Royal Wedding - Cinderella's Dream

di minimelania
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Scoperta ***
Capitolo 2: *** Nonnina ***
Capitolo 3: *** Grandi Manovre al Café de la Paix ***
Capitolo 4: *** Molly sa sempre dove parcheggiare Betsy ***
Capitolo 5: *** Fuga nella notte ***



Capitolo 1
*** La Scoperta ***


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Quadri royal wedding

Royal Wedding

- Un Matrimonio per Tre -

Elfric Arthur Philip Louis Wellington-Ingraham, quattordicesimo Duca di Therringham, fratello dell'appena incoronato Re Edoardo X, non sapeva che quel giorno la sua vita sarebbe cambiata per sempre. E anche parecchio.
Si stava appunto riprendendo dagli strapazzi del tour-de-force dell'Incoronazione di suo fratello a Westminster, con tutto il codazzo di cappelli, posti a sedere e posti in piedi, fotografi, parate in carrozza, discorsi e problemi su dove fare sedere il tal ministro e non scontentare il tal sultano.
Erano stati giorni difficili, ma finalmente erano finiti. Adesso che suo fratello era Re, con buona pace delle scommesse del tabloid che erano certi due a uno che sarebbe scappato prima con la sua nuova fiamma, Elfric si godeva il meritato riposo nella sua bella tenuta di Therringham. O almeno, fino a quel momento aveva creduto così.
Al mattino niente sembrava preannunciarlo, per cui era uscito come al solito e si era fatto una nuotata in piscina seguita da una lezione di tae-kwon-do e poi sauna. Niente, e dico niente avrebbe, lasciato presagire quel seguito. Che invece avvenne puntualmente.

A mezzogiorno il suo cameriere, Merton, irruppe nella sala massaggi dove lui aveva appena cominciato la sua seduta quotidiana seduta di shiatsu (tra l'altro, tenere a mente l'indiana niente male che era di turno quel giorno), col fiato grosso e sventolando in mano l'oggetto più prosaico del mondo: un telecomando ultramoderno.
- Sua signoria! Sua signoria, guardate! Alla tv sta succedendo il finimondo!
Elfric alzò appena un sopracciglio dal dormiveglia che l'olio e le sapienti mani dell'indiana gli avevano indotto, dopo il tanto strapazzo e la fatica della notte insonne. Aveva fatto non si ricordava più cosa con due biondine giù al Cherry Club, e poi a seguire nella sua limousine. Eccheccavolo! Lo si poteva trattare in quel modo?
Tutto quel che si ricordava era che adesso aveva un tremendo mal di testa.
- Che hai, Merton, sei impazzito? - biascicò, provando a tenere a freno l'impazienza che cominciava a montargli come panna. Dopo di che provò a richiudere gli occhi. Non era uomo da ire prolungate.
Ma Merton, che di solito era molto attento a non irritare il suo padrone neppure nelle più piccole inezie (tutti conoscevano anche troppo bene i suoi proverbiali scoppi di ira), stavolta si piantò proprio davanti al lettino, e insistette, imperterrito. Addirittura lo scrollò, il farabutto!
- E' importante, vostra Signoria! Oserei dire che è quasi vitale.
Dopo di che, con un fare gelido che non riusciva a tradire l'imbarazzo, diresse il lungo, piatto telecomando verso uno degli ultra sofisticati schermi al plasma che campeggiavano in ogni stanza a Therringham. Il padrone amava trattarsi bene. Accese e cominciò ad armeggiare per alzare il volume.
- Ma che combini? - cominciò a infastidirsi molto Elfric, aggrottando le belle sopracciglia. A quel punto, massaggio rovinato. Si tirò su, mentre l'indiana fuggiva discretamente in disparte.
- Che razza di roba sta succedendo? - ripeté, visto che Merton non lo stava a sentire. Era tutto preso dallo schermo. Su cui viaggiavano a velocità assurda immagini davvero incredibili.
Tg ovunque. Ed era strano, perché sembravano edizioni speciali. E Elfric pensava che quelle le avessero già consumate tutte i giorni scorsi.
Su ogni schermata giocavano a rincorrersi muti grandangoli di gente ammassata, gente che urlava, gente che rideva. Il tutto davanti a Buckingam Palace?
Poi l'immagine di una modella procace, piuttosto sexy in un tubino attillato. Foto di spiagge, un elicottero, e poi l'immagine di suo fratello. Suo fratello il Re?

- L'ex Re - corresse tossicchiando Merton. Sembrava in qualche modo compiaciuto.
- Che stai dicendo? Alza! - intimò Elfric - E' mio fratello! M,a che ci fa con quella bionda sopra il suo elicottero?
Ora nelle immagini si vedeva un prato, e la tenuta reale e delle guardie che cercavano di allontanare la gente. Sul fondo si allontanava un elicottero, da cui quello che fino al giorno prima era Re stava facendo ciao ciao con la mano.
Elfric si tirò indietro, senza capire. Poi si alzò, andò al mobiletto bar e si versò una generosa dose di scotch.
- Ma che sta succedendo? E' uno scherzo? -chiese buttando tutto giù di un fiato - Una di quelle maledette candid camera per ricchi?
- Niente affatto - scrollò la testa Merton - Vostro fratello ha appena lasciato Londra per una destinazione sconosciuta. La stampa mormora che si tratti di Bali, ma dai Servizi vi mandano a dire che è più probabile una banale Cuba.
Elfric lo guardò così senza capire. Aprì la bocca e poi la richiuse. Non poteva essere vero. Suo fratello non poteva essere appena fuggito via con la sua nuova fiamma. Esattamente come aveva annunciato. Adesso era Re, ecchecavolo!
- Cosa? Ma non può mica farlo, non dopo l'Incoronazione!
- Ve lo ripeto, signore. Me ne dolgo, ma alle undici e quaranta di stamani vostro fratello ha lasciato Londra in compagnia della signorina Fuentes, sopra l'elicottero di vostra nonna, la nostra amata regina Dorothea.
Che, per inciso, ora vi manda a dire che sta riunendo il Consiglio di Stato per capire il da farsi. Certamente questo è un momento molto buio per noi tutti. Un Re non può scappare con una ballerina. Non con una divorziata, almeno.
Elfric era sconvolto. Sapeva di quell'amorazzo di suo fratello anche prima che il loro nonno Enrico IX, morendo, un mese prima, lasciasse libero il trono. Ma non credeva che Eddy si sarebbe spinto tanto avanti da attuare quello che aveva sempre dichiarato: che un secondo dopo essere diventato Re avrebbe caricato la sua bella e avrebbe salutato tutti quanti.
- Adesso la nonna lo ammazza - fu tutto quello che riuscì a sussurrare, scuotendo la bella testa di riccioli scuri. Dopo di che si versò un altro bel goccio.
Merton si limitò ad annuire, pensoso. Ora in tv passavano le immagini di una vecchia enormemente grassa, schiacciata tra ermellino e corona.
- Chissà che botta - mugolò Elfric - povera nonna Dorothy. Lei ci teneva così tanto che Eddy. Oh che casino … oh che casino
- Certo. Ma vostro fratello ha fatto una scelta. Una scelta che, se ha rovinato lui, sicuramente fa la fortuna di altri. Nella vita la ruota gira, Sir.
- Che stai dicendo, Merton? - fece Elfric, con l'aria fissa e smarrita nel bicchiere. Ancora non se ne capacitava proprio.
Fu a quel punto che Merton sorrise ed enigmatico estrasse un foglio dalla tasca della sua elegantissima livrea blu.

- Il Re è morto, si diceva un tempo. Ma in questo caso, non saprei proprio che dire. Lunga vita al Re, Sir, in ogni caso - dopo di che si inchinò, davanti agli occhi basiti della massaggiatrice indiana - Dio vi salvi, Sir, ma siete Voi.




Spazio Autrice

Salve a tutti! Mi presento, sono Minimelania :)
Forse qualcuno (pochi) mi conosce già, per chi invece non ha idea di chi sono ...
Beh, sono la pazza che di solito intasa il fandom di Notre-Dame de Paris di storie *triiiisti*.
O anche allegre, dipende ^__^
Stavolta invece ho pensato di cimentarmi in qualcosa di più frivolo:
una bella ff su un tema che negli ultimi tempi è molto in voga
ovvero un bel Matrimonio Reale!
Sperando che il primo capitolo abbia catturato almeno un pochino della vostra attenzione,
vi do appuntamento a tra qualche giorno per il seguito :)
Nel frattempo un grosso bacio a tutti
(e mille grazie a PIEMME CULLEN per la bellissima IMMAGINE di COPERTINA)
da

<3 Minimelania <3


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Capitolo 2
*** Nonnina ***


Royal wedding
Quadri royal wedding

 Royal Wedding


Quando la vita ti sorprende, si sa, la miglior cosa è saltare sul primo jet e sparire a razzo per qualche tempo. Magari direzione Barbados, con una bionda taglia Pamela Anderson. Suo fratello l'aveva appena fatto - sorrise Elfric tra sé e sé.
Fino a quel giorno aveva sempre funzionato. Fino da quando, bambini, insieme sgattaiolavano via dalla sorveglianza di tate occhiute per correre a nascondersi o a giocare a rimpiattino nel parco.
Ma adesso Elfric era alle prese con un guaio serio, una sorpresa grossa come un uovo che si poteva anche chiamare tragedia. Se Elfric avesse avuto un briciolo di senso di quel che stava per capitargli addosso, a quell'ora si sarebbe già impiccato. Grazie a Dio non ne aveva per niente: non si passa metà della vita diviso tra campi da golf e massaggi, l'altra metà infognato in localini di Soho senza acquisire il necessario aplomb per sopportare una notizia del genere.
Perché che suo fratello, il giuggiolone, si fosse deciso a quello scherzo, era chiarissimo. Perché invece ora non saltasse fuori a gridare 'Ehi, è uno scherzo! Non dirmi che ci hai creduto sul serio!' era meno chiaro.
Stava davvero per diventare Re? Elfric se lo chiese per la centesima volta mentre salica la scalinata di marmo che conduceva agli appartamenti di sua nonna. Intorno era tutta una selva di parrucche che occhieggiavano sornione dai quadri.
- Che hai da guardare? - domandò a una mummia con una vecchia divisa da ammiraglio e un brigantino su sfondo Galapagos. Il mare, dietro le spalle dell'amico, era incredibilmente agitato.
La guida rossa di velluto, invece, sotto i piedi non faceva alcun rumore.
- Accidenti - Fece Elfric - questi sono davvero guai seri.
Ed era proprio così. Lo capì appena ebbe girato il pomello d'avorio e oro dello studio di sua nonna. Un attimo, e poi un'esplosione di alterigia regale lo investì. Fin da quando era bambino Elfric non sopportava tutto quello sfarzo, cristalli, mobili, decorazioni, intarsi che intasavano lo studio di sua nonna. C'era una foto di lei e Churchill, da un lato, e una nuova, con il presidente Obama.
- Che cavallona, la moglie, eh? - fece cercando di stemperare un po' il clima. Ma sua nonna non era dell'umore. Si alzò appena gli occhi azzurro pallido da sopra una cartella di fogli marchiati ognuno con un pomposo 'Top Secret'.
- Sai cosa sto leggendo, Louis?
Chissà perché, lei non riusciva mai a chiamarlo con il suo primo nome di battesimo. Quello che gli aveva dato sua madre. Lo aveva sempre chiamato Louis, come un antico prozio della sua parte, e probabilmente avrebbe continuato fino al giorno del giudizio.
- No, nonna. Magari tiro a indovinare: X Files? Sono sbarcati gli alieni a Saint James?
Sua nonna lo fulminò.
- Non è il caso che tu faccia dell'ironia. Generalmente non apprezzo questo genere di cose. Ma soprattutto adesso, Louis: ti rendi conto di che scandalo è appena scoppiato?
E senza dire una parola gli girò la cartellina. Era piena zeppa di commenti satirici dei tabloid: i paparazzi si erano scatenati e mezza Londra non faceva altro che parlare della fuga del neo-Re.
- C'era da aspettarselo, nonna. Lui lo aveva detto che non lo voleva fare.
Stavolta sua nonna non si limitò a guardarlo male. Alzò gli occhi, stirò le labbra in una specie di ghigno e poi afferrò il tagliacarte affilato. Giocherellò un istante con la lama per poi mirare con estrema precisione in mezzo alle sopracciglia di Churchill. Il colpo andò a segno. Quando sua nonna era davvero arrabbiata, lo faceva. Avevano dovuto far sistemare il quadro tredici volte dal '52, anno della sua ascesa al trono. Questa sarebbe stata la quattordicesima.
- Elfric, non so se ti rendi conto, ma tuo fratello ha abdicato. In tuo favore, Elfric. Questo significa …
- Che devo saltare sul primo jet e scappare? - Questo Elfric avrebbe tanto voluto dirlo, ma attualmente che gli difettava lo spirito. E anche la saliva, quindi si limitò ad un più conciso deglutire.
- … questo significa - continuò sua nonna - che tra una settimana tu sarai incoronato Re, e che prenderai il suo posto sul trono di Inghilterra, come ti spetta. Si tratterà di una cerimonia sobria, ovviamente, per non destare ulteriore clamore, e tutto sarà fatto tenendo fino all'ultimo la necessaria riservatezza, ma purtroppo il Regno ha bisogno di un Re, e … - qui occhiata eloquente e sospiro - … non rimani altro che tu, mio caro Elfric. Il primo in linea dinastica.
- Questo significa che la settimana prossima devo disdire il campo di Go-Kart? Che peccato, è sempre così difficile trovare posto … va bene. Scusami, nonna, sono serio. Ok. Sarò Re, perfettamente. Incoronato. Dentro l'Abbazia di Westminster. C'è qualcosa che devo fare, qualcosa a cui non hai già pensato?
Sua nonna gli rivolse uno sguardo di compiacimento.
- Ovviamente … niente di niente, caro. Dovrai soltanto trovarti lì e chinare il capo quanto l'Arcivescovo di Canterbury dirà la formula e poi … reggere e governare un Paese per tutto il resto dei tuo giorni, uno scherzo. Niente di cui preoccuparsi, Louis.
Quando sua nonna faceva dell'ironia, era ancora peggio che quando era seria. Elfric sorrise, si alzò. Non voleva restare in quel posto un minuto di più.
- Va bene, nonna - disse dirigendosi verso la porta. Mentre lo faceva pensò bene di estrarre dalla tasca della splendida giacca sportiva che portava il porta sigarette d'argento e smalto che gli aveva regalato chissà chi.
- Se non hai altro da dirmi …
- Risiediti. Non ti ho detto che puoi andare. Non ancora.
Elfric sospirò piano, e tornò indietro.
- Che c'è? - chiese sbuffando un po' di fumo e mettendosi a sedere. Sperò di riuscire a mascherare l'ansia dietro a una bella passata di cafonaggine, ma sua nonna non si lasciò ingannare. Neanche per un istante.
- Elfric, caro. Hai visto che è successo a tuo fratello. Prima ti ho detto che stavo leggendo dei documenti. Bene, questo - e così dicendo prese proprio l'ultimo della cartella e glie lo porse - E' un rapporto dei nostri Servizi Segreti. Hanno raccolto informazioni, Elfric: il mondo ride di noi. E questo è inammissibile. Secondo gli ultimi sondaggi la popolarità della famiglia è al suo minimo storico. Per questo, caro, ho bisogno di qualche piccola rassicurazione prima che tu salga al trono. Capisci: un altro scapolo sciocco e scapestrato potrebbe essere il colpo di grazia.
- Per scapestrato ci possiamo accordare. Posso cercare di non farmi più vedere in giro ubriaco dopo le tre e giuro che chiuderò il periodo delle foto con le mutande in testa. Posso anche smettere di vestirmi stile Hawaii. Ma per quanto riguarda sciocco, non lo so. Non credo di essere in grado di migliorare da quel versante.
- No. E in effetti io pensavo al terzo. Al fatto che sei scapolo, Louis. E a questo proposito …
Schiacciò un bottone sul tecnologico apparecchio telefonico che aveva davanti. Quel cosino aveva un tasto giallo per chiamare direttamente Downing Street. E un altro rosso per la Casa Bianca, a Washington. Elfric, per un istante, sperò che ce ne fosse uno anche per il Padreterno. In quel momento gli avrebbe fatto molto comodo, e invece …
- Wisteria? - garrì invece sua nonna, con tono ciarliero- Ciao, senti … avresti un momento? Sì, lo so che stasera hai quel party dal Duca di Wellington, ma insomma … si tratta del tuo matrimonio.
Dopo di che poi riagganciò la cornetta. Sorrise.
Fu in quell'esatto momento che Elfric, futuro Re d'Inghilterra, ebbe il quadro di quanto vasta era la sua rovina. Anzi, Rovina.

Angolo Autrice 

Ciao a tutti! Vado un po' di fretta, ma la prima cosa che devo fare è dare un grazie mille a tutti quelli (tanti!) che hanno cominciato a seguire questo nuovo parto della mia mente insana ... davvero non mi aspettavo così tante visite :)) Naturalmente, poi, un ringraziamento speciale ai dieci che hanno cominciato a seguire questa storia: *spero di non deludervi* :)) Un ringraziamento ancor più speciale va poi a PIEMME, che ha curato la grafica dell'immagine di apertura ... è davvero bellissima!  e a Sweet Cherry ... spero davvero che l'evoluzione degli eventi continui a intrigarti :))

Scappo, ma non prima di aver rinnovato un BACIONE  a tutti quanti, e a vervi detto che spero tantissimo che

Royal Wedding

continui a piacervi ;)

Vostra Minimelania <3

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Capitolo 3
*** Grandi Manovre al Café de la Paix ***


Royal wedding
Quadri royal wedding

Royal Wedding   

Wisteria 'Winnie' Merryweather, prima cugina dell'attuale quasi-Re e del precedente, stava amabilmente chiacchierando con un'amica davanti a una buona tazza di Darjeeling. O almeno così poteva parere a chi le avesse viste da lontano: due bionde, cotonatissime turiste ricche davanti a una tazza di thé. Ma la realtà era molto diversa. Stavano infatti confabulando, e da ore, su un affare della massima importanza.
Dopo la telefonata segreta che la Regina Nonna aveva fatto a Wisteria quella mattina, la bionda Dea Nutrice dei Tabloid di mezzo mondo aveva inforcato un paio di occhiali scuri ed era uscita nel sole di Parigi. Si trovava in riva alla Senna già da qualche giorno, ufficialmente per smaltire i postumi dell'incoronazione, in effetti impegnata nella ben più titanica impresa di leccarsi le ferite. Quello della fuga del cugino con conseguente abdicazione era stato un brutto colpo. Ma poi ci si era messa di mezzo nonnina. Il vento ora rischiava di cambiare, in suo favore.
Ecco perché in tutta segretezza e con la sua ultima amica del cuore aveva trovato rifugio in un'intima saletta del Café De La Paix: Rue de l'Opéra, a quell'ora, era quasi completamente deserta. Chi mai sarebbe uscito di casa alle tre di dopopranzo? Quel giorno avevano grandi cose da discutere, c'era bisogno di estrema segretezza.
- Hai capito? - sussurrò piuttosto eccitata, mescolando per la quattordicesima volta il suo thé. Aveva gli occhi accesi delle grandi occasioni - Stavolta non posso sbagliare. Non con Elfric. Sarà mio.
L'amica sospirò, piano. Poi però sorrise, come si doveva sempre fare con Winnie.
- Che cosa esattamente ti fa pensare che stavolta sarà diverso dalla precedente? Con Eduard ci hai provato una vita, da quando eravate piccolissimi. Me lo hai raccontato tu, da Chanel, l'altra sera. Eri sbronza, non ti agitare. Per Eduard hai imparato a truccarti, e a camminare in modo decente. Per Eduard hai imparato a svenire e scrivere bigliettini d'amore. A vestirti di modo decente …
- … e a svestirmi in modo indecente, sì - ridacchiò Winnie.
- E allora adesso mi spieghi perché mai pensi che Elfric ti voglia quando non ti ha voluto suo fratello? Scusami la brutalità, mia cara, ma io proprio non …
Wisteria non le fece neanche finire la frase. Le afferrò un braccio con le dita appuntite, cariche di anelli e laccate Dior, e le sorrise. Si piegò ancor di più sopra il tavolo, finché i suoi occhi non furono proprio sopra il vapore ambrato del Darjeeling.
- Ascolta bene, stavolta ho un piano - sussurrò - Stavolta non può non funzionare. Con Eduard penso di aver sbagliato tutto, non ho capito che cosa gli serviva. Ho speso troppo in cosmetici e borse e troppo poco in amore, mi capisci? Amore materno, ecco di cosa i bambinoni come lui hanno bisogno.
L'amica non riuscì a trattenersi. Scoppiò in una risata. Qualche sparuto avventore del Café si voltò. Un cameriere le guardò piuttosto storto.
- Non dirmi che tu, Wisteria Merrywather, hai idea di che cosa sia l'amore! Questa sarebbe una notizia bomba, altro che il divorzio di Vic e Beckham!
In effetti, in quel tardo agosto del 2013, l'isterica più famosa del mondo e il capitano del Los Angeles Galaxy si stavano lasciando. Pare che lei fosse stata pizzicata discinta nella Limousine di Clooney. I maligni avevano suggerito che fosse lì come stampella appendiabiti.
- Amore materno! - esclamò Wisteria - Non amore come lo intendono tutti, amore materno! Ecco che cosa manca ad Elfric.
- E perché? - chiese l'amica.
Wisteria allungò le labbra fini in un sorriso di trionfo.
- Quando sua madre, la Principessa, è morta, Eduard aveva già sedici anni, mentre Elfric solo nove. Ci rimase malissimo, pare che non uscì dalla sua stanza per sei giorni! Io non ricordo, perché ero alle Barbados con mamma e papà, ma mi pare di aver sentito che sette tanto male - sorrise e poi prese un bel respiro - Capisci adesso perché a Eduard non manca quello che è mancato ad Elfric. Io so cosa è mancato ad Elfric, e non a Eduard, e quindi penso di poter fare in modo di compensarlo. Non è riuscito con Eduard perché Eduard aveva quello che non ha Elfric, capisci? Ma siccome Elfric non ce l'ha, ecco che arrivo io e glie lo do. Tutto chiaro?
L'amica aggrottò le sopracciglia. Da quando in qua Wisteria parlava più misterioso di Aristotele? E va bene che ultimamente era strana. Appena dopo l'abdicazione di suo cugino (uno scherzetto da tragedia, davvero) aveva voluto lasciare Londra in fretta e furia. Ufficialmente perché non voleva perdersi le ultime sfilate di Parigi, dove c'era sempre qualche vecchia conoscenza disposta a offrirti un drink dopo cena e una seratina informale (ed in effetti erano già state in successione a casa di Lagerfeld, poi di Dolce e di Galliano e di un sacco di altri salami haute couture). Ma c'era di sicuro qualcos'altro. Winnie non sopportava di perdere. Figurarsi la vergogna di vedere suo cugino scappare con un'altra. Perché il sogno proibito di Wisteria - ormai lo avevano capito anche le piastrelle della Jacuzzi nel suo appartamento a Kensington - era riuscire a trascinare all'altare il bell'Erede. Peccato fosse stata surclassata, e neanche troppo elegantemente per giunta, da una bionda insignificante che proveniva da Non-So-Dove, Maryland.
- Questa mattina, quando nonnina ha chiamato, mi ha fatto capire che c'era anche Elfric con lei. Poi ha riattaccato, ma quando è uscito mi ha richiamata di nuovo. Dice che dopo lo scandalo ad Elfric serve una favola, e una buona moglie. Bisogna tappare la bocca ai giornali, fare una cosa sera, un romanzo che alla gente piaccia e che possa far dimenticare in fretta tutto il casino. E cosa c'è di meglio di un bel matrimonio tra cugini? La favola dei dolci piccioncini che sono innamorati fin da piccoli, la bella testa mora di lui, i bei capelli biondi di lei. Una cenetta, qualcosa di romantico … e poi lui le regala un anello e tutto è fatto! Nonna mi ha detto di aver dato ad Elfric l'anello di zaffiro e brillanti della Regina Vittoria! Gli ha detto 'Fai cosa ti pare, regalalo, vendilo, impegnalo, ma tra una settimana esatta portami una moglie!' - fece scimmiottando la voce di sua nonna - per questo poi mi ha chiamato. Perché vuole che io sia quella donna, capisci? Per questo devo tornare subito e … essere carina col povero Elfric.
- Io non continuo a capire il nesso tra amore materno, zaffiro della Vecchia, tuo cugino Elfric e te. Come farai a farlo innamorare? Alla fine è lui che deve decidere!
Fu a questo punto che Wisteria, sorridendo, alzò la punta del piede sotto il tavolo. La liberò dai lacci del sandalo e poi cercò la gamba dell'altra. Risalì lungo la calza, poi giocherellò con il ginocchio. Infine fece discretamente scivolare il piede lungo la coscia dell'altra, fino al lucido raso dello slip.
- Come sei ingenua, piccola Seréne - sussurrò premendo pianissimo - non sai che noi donne abbiamo armi segrete?
L'amica si lasciò andare a un riso strano. Wisteria chiamò il cameriere e pagò con la sua American Express novantasette euro per due thé e una striscia di sacher.

 

- Angolo Autrice - 

Ciao a tutti! 

Ecco, oggi ho un po' di tempo e quindi riesco a rispondervi bene … innanzitutto devo continuare a ringraziarvi per le visite, sono state davvero TANTE, e non sapete quanto mi faccia felice sapere che Royal Wedding sta ricevendo questa bella accoglienza J … quindi ancora GRAZIE MILLE ai venticinque che - per ora - seguono la mia storia … spero che gli sviluppi che sono in serbo continueranno a piacervi. In effetti per il prossimo capitolo ho in mente di introdurre finalmente il terzo, e ultimo, personaggio principale della nostra storia: Molly, stagista a tempo perso e guida turistica presso l'antico castello di Therringham, che poi è lo stesso in cui abita Elfric: tra le sale piene di armature e di impianti HI-FI possono capitare davvero strani incontri … ma per ora basta con le anticipazioni! Prima di lasciarvi, vorrei fare un saluto speciale a @PIEMME, che come al solito è l'autrice dell'immagine che vedete in copertina, poi a @Sawadee, che ha lasciato un commento: cara, mi fa piacere che Nonnina ti abbia fatto ridere, non è così per Elfric e penso proprio che non lo sarà neanche per Molly, tra un po' …
Da ultimo, un bacio affettuoso a MARIA S., amica di Facebook, che ha avuto la bontà di andarsi a leggere questa montagna di sciocchezze … <3 Grazie! Non sai quanto mi ha fatto piacere  :)

Un bacio a tutti, a presto, Vostra

<3 Minimelania <3

 

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Capitolo 4
*** Molly sa sempre dove parcheggiare Betsy ***


Royal wedding
Quadri royal wedding

Royal Wedding

Elfric, di ritorno da Londra, pensò che altri tre giorni così ed era morto. A parte quello che gli aveva detto Nonnina (tutto il trambusto di diventare Re, più la non trascurabile esigenza di trovare moglie entro una settimana e affibbiargli il temibile anello), era rimasto incagliato sei ore nelle abili spire del Gran Ciambellano che - seguito da una flottiglia di sarti, cuochi, esperti di buone maniere, informatori segreti, camerieri, esperti di mercato e ritrattisti di corte - aveva fatto di lui quel che voleva.
- Si metta qui, Altezza, per la foto.
- Allunghi il braccio, Altezza, così.
- No, è troppo lungo. Riproviamo? Il girovita deve essere perfetto.
- Che fiore preferisce per la giacca?
- C'è bisogno di un discorso?
- Si volti, la luce batte meglio così!
Erano state ventiquattro ore di inferno, che gli avevano anche ricordato da vicino i tempi assurdi in cui sua madre, lui e Eduard stavano a Palazzo, assediati da giornalisti e fotografi. C'era chi diceva che la Principessa, la scintillante, splendida silfide che assomigliava tutta a Eduard e niente a lui, avesse avuto alcuni amanti, negli anni. A suo marito non importava molto, visto che anche lui aveva da fare altrove, ma a tutto il resto del mondo pareva interessare invece moltissimo. Elfric era cresciuto con la sensazione di avere sempre gli occhi addosso di qualcuno, di stare sempre sul punto di sorprendere una lacrima negli occhi di sua madre o stizza in quelli della Nonna. Era cresciuto sapendo bene che con gli altri non si parla, soprattutto se sorridono molto e ti dicono che ti puoi confidare. E aveva imparato così a non fidarsi neanche della sua balia. Si ricordava quegli anni come un incubo fatto di tate, incontri ufficiali, cene eleganti, pony e tristezza, sempre tristezza negli occhi azzurri della donna che l'aveva messo al mondo e lo adorava. Anche Elfric adorava sua madre, forse meglio e di più di suo fratello, per questo ricordava quegli anni di pianti silenziosi, sussurri di servi, porte sbattute e assenza di suo padre come una tortura. Prima ancora che sua madre, la Principessa, morisse in un incidente stradale inscatolata dentro un trabiccolo di lusso lanciato a folle velocità per Berlino, lui sapeva che era già morta, da molti anni. Glie lo leggeva negli occhi, di un azzurro specchiato e profondo che non aveva mai più trovato in nessuno.
Figuriamoci, adesso, quanto poteva amare quello stuolo di pecore che gli prendevano le misure per l'abito dell'Incoronazione. O forse per le misure della bara. Forse nella mossa di Eduard c'era stata meno scemenza di quanto i tabloid amassero sbandierare giusto per vendere più copie dell'ultima edizione della sera. Forse Eduard aveva capito in tempo che una vita a quel livello è semplicemente insostenibile. Come lo era stato per la Principessa, morta scappando da uno stupro di sguardi che ormai durava da decenni, per suo padre, ridotto a larva da Inaugurazioni e a spettatore delle corse di Ascot, persino per Nonnina, ormai ridotta a un fossile dietro i suoi triti sorrisi e i cappellini. Eduard aveva capito tutto questo, e forse aveva mollato in tempo. Forse la bionda era soltanto una scusa per fare il salto, via da quell'orrore prima che fosse troppo tardi.
- E ci ha lasciato me - mormorò Elfric con una punta di amarezza. Poi il segretario di sua nonna venne a dirgli che l'elicottero era pronto per partire. Sarebbe tornato a Therringham, a godersi l'ultima settimana da essere umano.

 
- Altezza? Stiamo atterrando - gli gridò in cuffia il pilota.
Elfric si voltò verso il pilota con un cenno di assenso. Amava il suo elicottero e soprattutto amava tornare a Therringham dall'altro. Le verdi colline, i boschi, la pianura, poi la grande struttura centrale che risaliva al Medioevo, le ali corte e tozze del palazzo coperto di edera, il grande parco, e la fontana centrale. Era stata una sua ristrutturarlo, quasi una necessità fisica: nei lunghi anni della sua tormentosa adolescenza, Elfric non aveva mai trovato un posto che più di quello fosse un rifugio, un angolo di pace umida e nascosta in tutto il chiasso della sua vita.
- Bene. Ho proprio voglia di …
Ma le parole gli morirono in bocca. Strabuzzò gli occhi, li stropicciò, e poi tornò a guardare. Era possibile quello che stava vedendo?
Sospesa a poche decine di metri dalla facciata antica della casa, con una ruota fuori e una dentro, c'era una mini minor gialla, minuscola, con un curioso tettino-capote a strisce color melanzana. Chi doveva averla guidata fin lì doveva essere ubriaco o fatto, perché saltando tutti i controlli di sicurezza e le indicazioni, quello strano trabiccolo era assurdamente parcheggiato in mezzo all'aiuola centrale del giardino, quella con dentro le petunie White Star che erano state l'orgoglio di sua Nonna. Ebbene, a giudicare dalle tracce dei pneumatici, quel curioso catorcio aveva appena falciato via petunie White Star insieme a un'altra dozzina di rarissime e pregiate piante. Aveva poi sterzato bruscamente sopra un cespuglio di rose, passato un bosso, eradicato completamente una statua per andarsi infine a impantanare proprio vicino al laghetto. Sul micro-cofano giacevano ancora, coperti di zolle, i tristi resti vegetali dello scempio.
- Ma che diav
Avevano appena cominciato la discesa. Il pilota gli fece un cenno con la mano, biascicò qualcosa nel microfono della cuffia, e poi con una morbida curva cominciarono a scendere. Elfric era rimasto ipnotizzato dalla scena.  Quando infine riuscì a mettere piede a terra, la prima cosa fu dirigersi sul luogo del delitto.
Erano usciti anche un paio di camerieri, e l'addetto alla sicurezza del palazzo gracchiando con occhi più che torvo dentro il suo walkie-talkie.
- Ma che succede? - fece Elfric - Cos'è questo casino?
- Mi dispiace altezza - fece quello, imbarazzato. Era evidente che aveva sperato di sistemare tutto prima del suo arrivo - Uno spiacevole inconveniente, che speriamo di poter rimediare al più presto. Una inserviente appena assunta, Sir, che evidentemente …
In quel momento si udì una specie di ululato provenire dall'ala destra del palazzo. Poi un paio di addetti alla sicurezza che trascinavano fuori una ragazza scalciante e urlante. E facevano una fatica notevole, perché la ragazza opponeva resistenza ed era di una stazza considerevole.
- Ehi, dico a voi, ma che modi! Così si tratta una signora, diavolo! Mi spiegate checchavolo succede? Non sta benissimo la vecchia Betty, lì? So un cavolo io, se c'era scritto parcheggio! Parcheggio! Che ne so io che siete così stupidi da mettere le indicazioni sbagliate? Io pensavo che andasse bene, lì! E levami le mani di dosso!
Stavano vendendo nella loro direzione, adesso erano molto vicini, ed Elfric rimase per un istante a bocca aperta. Incantato.
La ragazza se ne accorse, perché gli piantò gli occhi in faccia. Ma poi li girò in direzione del capo della Security.
- Ehi, tu, scimmione. Dì subito ai tuoi amichetti si smetterla. Mi stanno facendo male, per Diana!
Il Capo della Security stava per ribattere qualcosa, ma Elfric lo fermò con un gesto le braccio. Quello lo guardò, senza capire. Poi fece cenno agli addetti di lasciarla.
- Emmenomale! - esplose lei, massaggiandosi entrambi i polsi. Poi puntò decisa verso di lui. Elfric si vide arrivare davanti un metro e settantacinque di valchiria, capelli rosso fuoco, occhi azzurrissimi, stazza più che considerevole, circonferenza vita pari almeno a una decina di modelle mezzo anoressiche.
- Allora, c'è qualche problema? - chiese piantandogli occhi occhi azzurrissimi dritto in faccia. Elfric quasi non riuscì a sostenere lo sguardo. Il fatto era che quegli occhi erano del colore … del colore …
- Ehi? Allora? Sto parlando con te!
Il Capo della Security cercò di intromettersi. Forse, per arginare l'imminente disastro.
- Signorina, non se sa con chi sta parlando. Ma appena sfondato tutti i controlli, infranto una decina di norme di sicurezza, attentato all'integrità della tenuta e adesso … offende Sir? Per una inserviente come lei forse sarebbe meglio che …
- Ehi, ehi! Io non sono un'inserviente, caro - fece       quella, gonfiando il petto generoso e vestissimo. A Elfric venne fatto di pensare ad un'antica e bellicosa dea Sassone - Io sono Molly Bloom, e sono appena stata assunta come Prima Guida Turistica.
Lo disse proprio così, con importanza. Che si sentissero quelle maiuscole!
Ad Elfric venne fatto di ridere. E qui commise nei riguardi di Molly il primo di una lunghissima serie di fatali errori.
- Che cosa hai da ridere, bamboccio? - fece lei andandogli sotto, e brandendo i suoi piccoli pugni. Piccoli rispetto a tutto il resto, ma in assoluto niente affatto piccoli.
L'addetto della sicurezza intervenne.
- Ma sapete con chi state parlando? Signorina, questi è …
- Io me ne frego. Hai capito? IO ME NE FREGO! Voglio solo che adesso mi liberate e mi restituite la mia Betsy.
- E chi sarebbe Betsy? - chiese Elfric, sinceramente interessato.
Molly sbuffò. Poi indicò la cosa con il tettino decappottabile viola.
- La Mini, decerebrato. La mia Mini. La rivoglio, e prima di subito.
- Veramente, signorina, noi adesso dovremo sequestrarla, perché  … per motivi di sicurezza … - provò a intervenire uno dei due addetti alla Security, ma anche lui fu subito rimesso a posto. Molly partì con una specie di ululato.
- Io la rivoglio, prima di subito!!! Voi non avete il diritto di….
- Aspettate - intervenne Elfric, alzando le mani. Tentò di essere conciliante: anni di lunga educazione diplomatica gli avevano forse insegnato qualcosa - Io proporrei che adesso ci calmiamo, lei Lucas disimpantana la Mini, voi addetti tornate al vostro posto e io torno in casa con la qui presente Molly …
- Prima Guida Turistica Bloom, per te, zuccone!
- … Prima Guida Turistica Bloom, a vedere cosa possiamo fare per lei. Vediamo se così la risolviamo? Forse le indicazioni di parcheggio non erano proprio chiare, forse stamani la signorina aveva fretta …
- E ti credo! E' il mio primo giorno di lavoro!
- Ecco appunto, il suo primo giorno - sorrise condiscendente Elfric. In realtà ardeva solo dalla voglia di continuare a fissare il colore di quegli occhi da un'altra parte. Più tranquilla, magari. E dove lei smettesse di strillare.
- Andiamo dentro? - propose - Anche io sono appena tornato e sono un po' … scombussolato, madame. Che ne direste di farmi compagnia con una tazza di thé?
Forse fu il braccio testo in quel modo così galante. Forse fu il fulminante sorriso di circostanza di Elfric, che questa volta non era niente affatto di circostanza, forse il sentirsi chiamare madame. O forse solo una gran voglia di bersi un buon thé, fatto sta che la dea urlante e bellicosa in un attimo fu in grado di calmare i suoi bollenti spiriti. E di riportare il calmo acquamarina dentro ai suoi occhi.
- Aggiudicato per il thé, bamboccione. Ma di' ai tuoi amici di fare presto, quando esco voglio che Betsy sia fuori di lì. Incolume. Devo tornare al mio lavoro, sai? Mica mi pagano per gracchiare scemenze dentro ai microfoni, come questi qui. E neanche per sollevare di peso guide turistiche indifese. Checcavolo, potevo anche morirci!
Mentre prendeva per il braccio Molly, Elfric scambiò un fugace sguardo col Capo della Security, che aveva fatto Afghanistan e Iraq, e era lo stesso piuttosto spaventato.
- Buona fortuna - mormorò quello a fior di labbra.
Elfric Arthur Philip Louis Wellington-Ingraham, Duca di Therringham, Quasi-Re d'Inghilterra, non aveva alcuna idea del guaio enorme in cui aveva appena messo i piedi. Un guaio di proporzioni abissali chiamato Molly Bloom. Prima Guida Turistica, dea che avrebbe messo a soqquadro il suo cuore molto prima dell'ora di cena.

 

*

Angolo Autrice

Allora, allora, allora, questo capitolo vi è piaciuto? Sì? Speriamo … perché ci ho messo un sacco di tempo per decidere il colore della Mini, e per decidere come fare entrare in scena l'ultimo, più importante personaggio della storia!

Come promesso ecco che è arrivata anche la nostra splendida, irosa, straripante, solare Molly Bloom. E adesso saranno guai per Elfric, visto che se ne è già innamorato come una pera. Guai soprattutto perché da qualche parte c'è ancora una cugina Wisteria che pensa di portarselo all'altare. E d'altra parte Nonnina non penso che amerebbe una 'nuora' come Molly. Insomma, sono previsti un po' di casini nei prossimi tempi. Nel frattempo, mentre aspettiamo che comincino a scoppiare, prendo uno spazio per ringraziarvi tutti (quanti siete! ^___^) Marguerite90: le tue recensioni sono sempre una cosa *magnifica*! (e io mi commuovo sempre tanto, anche se non me le merito! ^__^)> e vi mando un BACIO GROSSISSIMO da parte mia, di Elfric e Molly, che al momento hanno il loro da fare …

ALLA PROSSIMA!

Minimelania

 

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Capitolo 5
*** Fuga nella notte ***


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Quadri royal wedding

Royal Wedding  

Passarono una bella serata, come Elfric non ne passava da un po'. In effetti il thé del pomeriggio si trasformò velocemente in buffet, e da buffet in aperitivo, e poi in cena sulla terrazza ed infine in dopo cena per uno dei tanti vialetti del parco. Avevano preso con loro una bottiglia di vecchio whisky di marca, che Elfric provvedeva a rinnovare appena il livello nei bicchieri calava anche solo un pochino. Molly, oltre che una chiacchierona instancabile e una commensale di tutto rispetto, era anche una bevitrice instancabile: dopo il terzo calice di Borgogna, a cena, Elfric aveva cominciato a percepire vaghi giramenti di testa. Al sesto non stava in piedi e adesso - col whisky riserva speciale che una casa di Edimburgo produceva solo per la Famiglia Reale - era decisamente in imbarazzo quando provava a camminare in linea retta. Fortuna che i vialetti erano curvi e c'erano sacco di panchine.
- Vuoi che ci fermiamo un attimo a sedere? - propose mentre Molly continuava a spiegargli la genealogia di famiglia. Sembrava incredibile, ma i Bloom di Therring House - paesino a due miglia da Therringham - erano più complicati dei Coburgo-Gotha.
- Eh? Oh, sì, se vuoi. Ma io non ne ho bisogno. Tu sei stanco?
Elfric guardò pieno di ammirazione la dea che torreggiava davanti a lui nella frescura dei grossi larici. Solo un gagliardo rossore delle guance, solo un velo di liquido negli occhi lasciavano - forse - indovinare gli ettolitri di alcool che era riuscita a tracannare. Lui per sé si sentiva uno straccio.
- Sì, ehm, io … preferirei se ci sediamo un attimo.
Lei gli sorrise e si lasciò sedere assestandogli una pacca sulla spalla. Un'altra cosa che faceva impazzire Elfric- perché forse non l'abbiamo detto,  ma nella sera più di una volta lui si era trovato letteralmente ammaliato dal fascino di quella donna - era l'estrema naturalezza con cui Molly governava la sua stazza considerevole. A vederla urlante, o sulla mini, uno non l'avrebbe mai detto. Ma bastava seguirla mentre portava avanti un discorso, o spiare da dietro un tovagliolo i gesti con cui prendeva il bicchiere tra le lunghe, curate dita cicciotte. Ecco che allora avveniva un miracolo: la vera natura, quella di dèa antica e vicinissima, si profilava in tutta la sua chiarezza, rendeva impellente il desiderio, e tutto il resto andava a farsi benedire.
- Sei sbronzo, eh, vecchio mio? - buttò lì Molly, vedendo che Elfric sorrideva come un ebete alle stelle - Tutti così, lo dice sempre mia nonna. Ai nobili il blu è di sangue, a noi di Curaçao - poi chiuse gli occhi, con una certa solennità.
- Perché, avete origini caraibiche?
Lei scoppiò a ridere.
- Ma ti sembra? - tirandosi su la manica scoprì un braccio pieno di efelidi. E latteo, com'era giusto che fosse ogni buon braccio di onesto ceppo anglosassone - Solo che nonna andava a letto per un periodo con un tenente di stanza alle Antille. Quando lui si stabilì là tentò ogni cosa per portarsela dietro. A quel tempo arrivavano sempre casse piene di conchiglie, regali, cartoline, liquori … ma puoi mia nonna disse di no, e il tenente di dovette arrendere. Mia nonna è un tipo testardo, sai? Interessante da conoscere.
- Anche la mia - mormorò Elfric. Poi, tanto per cambiare discorso, le fece un complimento - Lo sai che sei davvero molto bella?
E Molly rise di nuovo. Sembrava che quella splendida dea conoscesse solo due stati: adirato/brusco e meravigliosamente sereno. Adesso eravamo nel secondo.
- Lo sai che sei ubriaco, vecchio mio? Mio nonno Barry racconta sempre la storia del fuciliere di Dublino, che a forza di dire scemenze da ubriaco cadde dentro una botte di sherry e ci annegò.
- Una bella morte - commentò Elfric.
- Davvero - annuì Molly, seria. Poi, per un lunghissimo lasso di tempo, fu solamente il fruscio delle foglie.
- Meglio di certo di quella che sto per fare io, tra una settimana - disse poi Elfric.
La ragazza lo guardò interrogativa.
- Sai tenere un segreto?- fece lui, chiudendo gli occhi e abbandonandosi alla spalliera della panchina. Senza attendere che lei rispondesse, sospirò  piano - Lo avrai saputo che devo fare il Re, perché mio fratello è scappato. Lo sanno tutti ormai. Beh, io … mia nonna vuole che io faccia il Re e io morirei prima di farlo. Mi capisci? Scappare, uccidersi, tutto quanto. Tutto per non diventare quel maledetto Re. Non voglio, non voglio, non voglio, eppure …
Molly trasse un lungo respiro. Gli passò una mano sulla spalla.
- Ma sei obbligato, vero? La vita non è sempre perfetta come sembra. A volte bisogna buttare giù bocconi amari. A volte tocca, caro mio.
- A te è successa una cosa del genere? - chiese lui. Gli era parso di percepire qualcosa, come un brivido, quando lei gli aveva toccato il braccio. Lei lo guardò, coi suoi occhi silenziosi. Poi si alzò.
- Può darsi. Ma ora è tardi. Lo sai che questa foresta è stregata? Forse dovremmo chiedere agli spiriti di farti passare la sbronza. C'è un po' di strada da qui alla tenuta, forse dovremmo rientrare.
- Non stiamo bene, qui?
- Sì - fece lei, tendendogli una mano e sospirando - Ma io ho una casa, e una famiglia, e domani devo tornare al lavoro, vecchio mio. E tu sei sbronzo come di più non si può. Dobbiamo riportarti a letto, e in fretta. Avanti, su.
Elfric emise un mugolio basso. Di fastidio, forse. O forse di estremo piacere per quella mano confortante e calda che gli veniva offerta. E non che Elfric fosse a digiuno di mani femminili, tutt'altro. Da quando era nato, a cominciare dalla Duchessa che gli faceva da tata fino alle governanti e poi alle tate, per finire alle modelle francesi dalle unghie lunghe e dalle mani setose, gli sembrava anzi di non aver mai fatto altro che essere toccato da donne. Ma Molly era diversa, Molly era sincera.
- Andiamo, vecchio, ti vedo male. Appoggiati. Che altrimenti mi cadi a faccia in giù come quel vecchio fuciliere di Dublino.
- Aveva un nome?
- Non lo so. Forse Sean. O forse John, chi lo sa. Ora cammina.
Elfric si lasciò finalmente sollevare, si fece passare una mano intorno al collo e si appoggiò alle spalle possenti di lei, che era alta più o meno quanto lui e larga il doppio.
- Mi piaci un sacco, Molly Bloom, lo sai? - biascicò lui - Giuro che sei la prima donna che mi tocca per riportarmi a letto sbronzo.
- Davvero? Non sai quanti mi tocca riportarne nel Pub di mio padre!
- Tuo padre ha un pub?
Lei alzò gli occhi al cielo.
- Ti dice niente il cognome Bloom, cocchino? Stradine stette, flussi di coscienza, Trinity College …
- Eh? No, veramente, no …
Lei sospirò.
- Siamo Irlandesi, caro. Nemici acerrimi della Corona. Di Dublino. Mio padre si trasferì qui anni fa, ma ha conservato l'impronta di famiglia. Pub da quasi sei generazioni.
- Accipicchia. E' una cosa importante. Impegnativa - rise lui. Lei si concentrò per spostare un poco il peso da un braccio all'altro e avere modo di affrontare l'ultima parte del vialetto.
- Quello che mi ripete anche lui più o meno da quando sono al mondo. Secondo lui io dovrei fare la cameriera al pub, spostare bestioni ubriachi, riempire boccali di Guinness e farmi toccare il culo dagli sbronzi finché lui non sarà abbastanza vecchio da sbronzarsi una volta per tutte e decidersi a tirare le cuoia. Dopo di che, nei suoi ordinati progetti, dovrei essere io a sostituirlo. Come ostessa. Ti rendi conto che meraviglia?
- Perché, non ne sei convinta? Non ti piace? Deve essere uno splendido mestiere.
Lei lo guardò, con un lampo di ironia negli occhi verdi.
- Metà del mondo è convinta che fare il Re sia un mestiere ancora migliore. Ma il punto è un altro, il punto è: a te piace che qualcun altro decida il tuo destino?
Ci misero molto, moltissimo tempo a tornare. Quando Molly raggiunse la Mini erano quasi le due di notte. Elfric aveva ripreso un po' di colore. La passeggiata gli aveva fatto bene.
- Allora, ci rivediamo … domani?  - balbettò.
Molly aprì la portiera e si infilò dentro il piccolo trabiccolo.
- Forse - disse mentre si allacciava la cintura. Dopo l'ultima battuta di Elfric si era notevolmente rabbuiata. Poi chiuse lo sportello, armeggiò con una leva polverosa e riuscì ad abbassare il finestrino - Rientra in casa. Altrimenti ti prendi un accidente.
Lui fece per obbedire. Ma poi gli successe qualcosa, si pentì.
Forse fu il vino, e forse la consapevolezza che un momento così poteva anche non ripresentarsi mai più, fatto sta che tornò indietro, infilò tutta la testa dentro il finestrino. Prese tra le dita una ciocca dei morbidi capelli ramati di Molly. La odorò, ci dette un bacio, spinse più che poteva a fondo il suo naso.
- Ohi, ma che … - protestò lei, ma si trovò la sua bocca a un centimetro da quella, delicatamente dischiusa, dell'Erede - Per le budella di San Wulstan, io …
Probabilmente San Wulstan, quella sera, stava guardando da un'altra parte e non si avvide del casino che stava succedendo a metà tra il Parco Reale di Therringham e una Mini dal tetto color melanzana, fatto sta Elfric si infilò in macchina passando direttamente da sopra, poi aderì con tutto il corpo a quello morbido di Molly e non fece in tempo a sussurrarle: - Conosci mica un posto carino … - che lei aveva già ingranato la marcia.
Quando quelli sella Security si avvidero che il Principe non era più a palazzo, loro erano già molto, molto lontani.

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