Royal Wedding - Cinderella's Dream di minimelania (/viewuser.php?uid=64923)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Scoperta ***
Capitolo 2: *** Nonnina ***
Capitolo 3: *** Grandi Manovre al Café de la Paix ***
Capitolo 4: *** Molly sa sempre dove parcheggiare Betsy ***
Capitolo 5: *** Fuga nella notte ***
Capitolo 1 *** La Scoperta ***
Quadri royal wedding
Royal
Wedding
- Un Matrimonio per Tre -
Elfric
Arthur Philip Louis Wellington-Ingraham, quattordicesimo Duca di
Therringham, fratello
dell'appena incoronato Re Edoardo X, non
sapeva che quel giorno la sua vita sarebbe cambiata per sempre. E anche
parecchio.
Si stava
appunto riprendendo dagli strapazzi del tour-de-force
dell'Incoronazione di suo fratello a Westminster, con tutto il codazzo
di cappelli,
posti a sedere e posti in piedi, fotografi, parate in carrozza,
discorsi e
problemi su dove fare sedere il tal ministro e non scontentare il tal
sultano.
Erano
stati giorni difficili, ma finalmente erano finiti. Adesso che suo
fratello era
Re, con buona pace delle scommesse del tabloid che erano certi due a
uno che
sarebbe scappato prima con la sua nuova fiamma, Elfric si godeva il
meritato
riposo nella sua bella tenuta di Therringham. O almeno, fino a quel
momento
aveva creduto così.
Al
mattino niente sembrava preannunciarlo, per cui era uscito come al
solito e si
era fatto una nuotata in piscina seguita da una lezione di tae-kwon-do
e poi
sauna. Niente, e dico niente avrebbe, lasciato presagire quel
seguito. Che invece avvenne puntualmente.
A mezzogiorno il suo cameriere, Merton, irruppe
nella sala massaggi dove lui aveva appena cominciato la sua seduta
quotidiana
seduta di shiatsu (tra l'altro, tenere a mente l'indiana niente male
che era di
turno quel giorno), col fiato grosso e sventolando in mano l'oggetto
più
prosaico del mondo: un telecomando ultramoderno.
- Sua signoria! Sua signoria, guardate!
Alla tv sta succedendo il finimondo!
Elfric alzò appena un sopracciglio dal dormiveglia
che l'olio e le sapienti mani dell'indiana gli avevano indotto, dopo il
tanto
strapazzo e la fatica della notte insonne. Aveva fatto non si ricordava
più
cosa con due biondine giù al Cherry Club, e poi a seguire
nella sua limousine. Eccheccavolo!
Lo si poteva trattare in
quel modo?
Tutto quel che si ricordava era che adesso aveva un
tremendo mal di testa.
- Che hai, Merton, sei impazzito? - biascicò,
provando a tenere a freno l'impazienza che cominciava a montargli come
panna. Dopo
di che provò a richiudere gli occhi. Non era uomo da ire
prolungate.
Ma
Merton, che di solito era molto attento a non irritare il suo padrone
neppure
nelle più piccole inezie (tutti conoscevano anche troppo
bene i suoi
proverbiali scoppi di ira), stavolta si piantò proprio
davanti al lettino, e insistette,
imperterrito. Addirittura lo
scrollò,
il farabutto!
- E' importante, vostra Signoria! Oserei dire che è
quasi vitale.
Dopo di che, con un fare gelido che non riusciva a
tradire l'imbarazzo, diresse il lungo, piatto telecomando verso uno
degli ultra
sofisticati schermi al plasma che campeggiavano in ogni stanza a
Therringham. Il
padrone amava trattarsi bene. Accese e cominciò ad
armeggiare per alzare il
volume.
- Ma che combini? - cominciò a infastidirsi molto
Elfric, aggrottando le belle sopracciglia. A quel punto, massaggio
rovinato. Si
tirò su, mentre l'indiana fuggiva discretamente in disparte.
- Che razza di roba sta succedendo? - ripeté, visto
che Merton non lo stava a sentire. Era tutto preso dallo schermo. Su
cui viaggiavano
a velocità assurda immagini davvero incredibili.
Tg ovunque. Ed era strano, perché sembravano edizioni
speciali. E Elfric pensava che
quelle le avessero già consumate tutte i giorni scorsi.
Su ogni schermata
giocavano a rincorrersi muti grandangoli
di gente ammassata, gente che urlava, gente che rideva. Il tutto
davanti a Buckingam Palace?
Poi l'immagine di una modella procace, piuttosto
sexy in un tubino attillato. Foto di spiagge, un elicottero, e poi
l'immagine
di suo fratello. Suo fratello il Re?
-
L'ex Re -
corresse tossicchiando Merton. Sembrava in qualche modo
compiaciuto.
- Che stai dicendo? Alza! - intimò Elfric - E' mio
fratello! M,a che ci fa con quella bionda sopra il suo elicottero?
Ora nelle immagini si vedeva un prato, e la tenuta
reale e delle guardie che cercavano di allontanare la gente. Sul fondo
si
allontanava un elicottero, da cui quello che fino al giorno prima era
Re stava
facendo ciao ciao con la mano.
Elfric si tirò indietro, senza capire. Poi si
alzò,
andò al mobiletto bar e si versò una generosa
dose di scotch.
- Ma che sta succedendo? E' uno scherzo? -chiese
buttando tutto giù di un fiato - Una di quelle maledette candid camera per ricchi?
- Niente affatto - scrollò la testa Merton - Vostro
fratello ha appena lasciato Londra per una destinazione sconosciuta. La
stampa
mormora che si tratti di Bali, ma dai Servizi vi mandano a dire che
è più
probabile una banale Cuba.
Elfric
lo
guardò così senza capire. Aprì la
bocca e poi la richiuse. Non poteva essere
vero. Suo fratello non poteva essere appena fuggito via con la sua
nuova
fiamma. Esattamente come aveva annunciato. Adesso era Re, ecchecavolo!
- Cosa? Ma non può mica farlo, non dopo
l'Incoronazione!
- Ve lo ripeto, signore. Me ne dolgo, ma alle
undici e quaranta di stamani vostro fratello ha lasciato Londra in
compagnia
della signorina Fuentes, sopra l'elicottero di vostra nonna, la nostra
amata
regina Dorothea.
Che, per inciso, ora vi manda a dire che sta
riunendo il Consiglio di Stato per capire il da farsi. Certamente
questo è un
momento molto buio per noi tutti. Un Re non può scappare con
una ballerina. Non
con una divorziata, almeno.
Elfric
era sconvolto. Sapeva di quell'amorazzo di suo fratello anche prima che il loro nonno Enrico IX,
morendo,
un mese prima, lasciasse libero il trono. Ma non credeva che Eddy si
sarebbe
spinto tanto avanti da attuare quello che aveva sempre dichiarato: che
un
secondo dopo essere diventato Re avrebbe caricato la sua bella e
avrebbe
salutato tutti quanti.
-
Adesso la nonna lo ammazza - fu tutto quello che riuscì a
sussurrare, scuotendo
la bella testa di riccioli scuri. Dopo di che si versò un
altro bel goccio.
Merton si limitò ad annuire, pensoso. Ora in tv
passavano le immagini di una vecchia enormemente grassa, schiacciata tra ermellino e
corona.
- Chissà che botta - mugolò Elfric - povera nonna
Dorothy. Lei ci teneva così tanto che Eddy. Oh che casino
… oh che casino
…
- Certo. Ma vostro fratello ha fatto una scelta.
Una scelta che, se ha rovinato lui, sicuramente fa la fortuna di altri.
Nella
vita la ruota gira, Sir.
- Che stai dicendo, Merton? - fece Elfric, con
l'aria fissa e smarrita nel bicchiere. Ancora non se ne capacitava
proprio.
Fu a
quel punto che Merton sorrise ed enigmatico estrasse un foglio dalla
tasca
della sua elegantissima livrea blu.
-
Il Re è morto, si diceva un tempo. Ma in questo
caso, non saprei proprio che dire. Lunga vita al Re, Sir, in ogni caso
- dopo
di che si inchinò, davanti agli occhi basiti della
massaggiatrice indiana - Dio
vi salvi, Sir, ma siete Voi.
Spazio Autrice
Salve a tutti! Mi presento, sono Minimelania :)
Forse qualcuno (pochi) mi conosce già,
per chi invece non ha idea di chi sono ...
Beh, sono la pazza che di solito intasa il fandom
di Notre-Dame de Paris di storie *triiiisti*.
O anche allegre, dipende ^__^
Stavolta invece ho pensato di cimentarmi in
qualcosa di più frivolo:
una bella ff su un tema che negli ultimi tempi
è molto in voga
ovvero un bel Matrimonio
Reale!
Sperando che il primo capitolo abbia catturato
almeno un pochino della vostra attenzione,
vi do appuntamento a tra qualche giorno per il
seguito :)
Nel frattempo un grosso bacio a tutti
(e mille grazie a PIEMME
CULLEN per la bellissima IMMAGINE di COPERTINA)
da
<3 Minimelania
<3
|
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Capitolo 2 *** Nonnina ***
Quadri royal wedding
Royal
Wedding
Quando la vita ti sorprende, si sa, la miglior cosa è
saltare sul primo jet e sparire a razzo per qualche tempo. Magari
direzione Barbados, con una bionda taglia Pamela Anderson. Suo fratello
l'aveva appena fatto - sorrise Elfric tra sé e sé.
Fino a quel giorno aveva sempre funzionato. Fino da quando, bambini,
insieme sgattaiolavano via dalla sorveglianza di tate occhiute per
correre a nascondersi o a giocare a rimpiattino nel parco.
Ma adesso Elfric era alle prese con un guaio serio, una sorpresa grossa
come un uovo che si poteva anche chiamare tragedia.
Se Elfric avesse avuto un briciolo di senso di quel che stava per
capitargli addosso, a quell'ora
si sarebbe già impiccato. Grazie a Dio non ne aveva per
niente: non si passa metà della vita diviso tra campi da
golf e massaggi, l'altra metà infognato in
localini di Soho senza acquisire il necessario aplomb
per sopportare una notizia del genere.
Perché che suo fratello, il giuggiolone, si fosse deciso a
quello scherzo, era chiarissimo. Perché invece ora non
saltasse fuori a gridare 'Ehi, è uno scherzo! Non
dirmi che ci hai creduto sul serio!' era meno chiaro.
Stava davvero per diventare Re? Elfric se lo chiese per la centesima
volta mentre salica la scalinata di marmo che conduceva agli
appartamenti di sua nonna. Intorno era tutta una selva di parrucche che
occhieggiavano sornione dai quadri.
- Che hai da guardare? - domandò a una mummia con una
vecchia divisa da ammiraglio e un brigantino su sfondo Galapagos. Il
mare, dietro le spalle dell'amico, era incredibilmente agitato.
La guida rossa di velluto, invece, sotto i piedi non faceva alcun
rumore.
- Accidenti - Fece Elfric - questi sono davvero guai seri.
Ed era proprio così. Lo capì appena ebbe girato
il pomello d'avorio e oro dello studio di sua nonna. Un attimo, e poi
un'esplosione di alterigia regale lo investì. Fin da quando
era bambino Elfric non sopportava tutto quello sfarzo, cristalli,
mobili, decorazioni, intarsi che intasavano lo studio di sua nonna.
C'era una foto di lei e Churchill, da un lato, e una nuova, con il
presidente Obama.
- Che cavallona, la moglie, eh? - fece cercando di stemperare un po' il
clima. Ma sua nonna non era dell'umore. Si alzò appena gli
occhi azzurro pallido da sopra una cartella di fogli marchiati ognuno
con un pomposo 'Top Secret'.
- Sai cosa sto leggendo, Louis?
Chissà perché, lei non riusciva mai a chiamarlo
con il suo primo nome di battesimo. Quello che gli aveva dato sua
madre. Lo aveva sempre chiamato Louis, come un antico prozio della sua
parte, e probabilmente avrebbe continuato fino al giorno del giudizio.
- No, nonna. Magari tiro a indovinare: X Files?
Sono sbarcati gli alieni a Saint James?
Sua nonna lo fulminò.
- Non è il caso che tu faccia dell'ironia. Generalmente non
apprezzo questo genere di cose. Ma soprattutto adesso, Louis: ti rendi
conto di che scandalo è appena scoppiato?
E senza dire una parola gli girò la cartellina. Era piena
zeppa di commenti satirici dei tabloid: i paparazzi si erano scatenati
e mezza Londra non faceva altro che parlare della fuga del neo-Re.
- C'era da aspettarselo, nonna. Lui lo aveva detto che non lo voleva
fare.
Stavolta sua nonna non si limitò a guardarlo male.
Alzò gli occhi, stirò le labbra in una specie di
ghigno e poi afferrò il tagliacarte affilato.
Giocherellò un istante con la lama per poi mirare con
estrema precisione in mezzo alle sopracciglia di Churchill. Il colpo
andò a segno. Quando sua nonna era davvero
arrabbiata, lo faceva. Avevano dovuto far sistemare il quadro tredici volte dal '52, anno della sua ascesa al trono. Questa sarebbe stata la quattordicesima.
- Elfric, non so se ti rendi conto, ma tuo fratello ha abdicato. In
tuo favore, Elfric. Questo significa …
- Che devo saltare sul primo jet e scappare? - Questo Elfric avrebbe
tanto voluto dirlo, ma attualmente che gli difettava lo
spirito. E anche la saliva, quindi si limitò ad
un più conciso deglutire.
- … questo significa - continuò sua nonna - che
tra una settimana tu sarai incoronato Re, e che
prenderai il suo posto sul trono di Inghilterra, come ti spetta. Si
tratterà di una cerimonia sobria, ovviamente, per non
destare ulteriore clamore, e tutto sarà fatto tenendo fino
all'ultimo la necessaria riservatezza, ma purtroppo il Regno ha bisogno
di un Re, e … - qui occhiata eloquente e sospiro -
… non rimani altro che tu, mio caro Elfric. Il primo in
linea dinastica.
- Questo significa che la settimana prossima devo disdire il campo di
Go-Kart? Che peccato, è sempre così difficile
trovare posto … va bene. Scusami, nonna, sono serio. Ok.
Sarò Re, perfettamente. Incoronato. Dentro l'Abbazia di
Westminster. C'è qualcosa che devo fare, qualcosa a cui non hai già pensato?
Sua nonna gli rivolse uno sguardo di compiacimento.
- Ovviamente … niente di niente, caro. Dovrai soltanto
trovarti lì e chinare il capo quanto l'Arcivescovo di
Canterbury dirà la formula e poi … reggere e
governare un Paese per tutto il resto dei tuo giorni, uno scherzo.
Niente di cui preoccuparsi, Louis.
Quando sua nonna faceva dell'ironia, era ancora peggio che quando era
seria. Elfric sorrise, si alzò. Non voleva restare in quel
posto un minuto di più.
- Va bene, nonna - disse dirigendosi verso la porta. Mentre lo faceva
pensò bene di estrarre dalla tasca della splendida giacca
sportiva che portava il porta sigarette d'argento e smalto che gli
aveva regalato chissà chi.
- Se non hai altro da dirmi …
- Risiediti. Non ti ho detto che puoi andare. Non ancora.
Elfric sospirò piano, e tornò indietro.
- Che c'è? - chiese sbuffando un po' di fumo e mettendosi a sedere.
Sperò di riuscire a mascherare l'ansia dietro a una bella
passata di cafonaggine, ma sua nonna non si lasciò
ingannare. Neanche per un istante.
- Elfric, caro. Hai visto che è successo a tuo fratello.
Prima ti ho detto che stavo leggendo dei documenti. Bene, questo - e
così dicendo prese proprio l'ultimo della cartella e glie lo
porse - E' un rapporto dei nostri Servizi Segreti.
Hanno raccolto informazioni, Elfric: il mondo ride di noi. E questo
è inammissibile. Secondo gli ultimi sondaggi la
popolarità della famiglia è al suo minimo
storico. Per questo, caro, ho bisogno di qualche piccola rassicurazione
prima che tu salga al trono. Capisci: un altro scapolo sciocco e
scapestrato potrebbe essere il colpo di grazia.
- Per scapestrato ci possiamo accordare. Posso cercare di non farmi
più vedere in giro ubriaco dopo le tre e giuro che
chiuderò il periodo delle foto con le mutande in testa.
Posso anche smettere di vestirmi stile Hawaii. Ma per quanto riguarda
sciocco, non lo so. Non credo di essere in grado di migliorare da quel
versante.
- No. E in effetti io pensavo al terzo. Al fatto che sei scapolo,
Louis. E a questo proposito …
Schiacciò un bottone sul tecnologico apparecchio telefonico
che aveva davanti. Quel cosino aveva un tasto giallo per chiamare
direttamente Downing Street. E un altro rosso per la Casa Bianca, a
Washington. Elfric, per un istante, sperò che ce ne fosse
uno anche per il Padreterno. In quel momento gli avrebbe fatto molto
comodo, e invece …
- Wisteria?
- garrì invece sua nonna, con tono ciarliero- Ciao, senti
… avresti un momento? Sì, lo so che stasera hai
quel party dal Duca di Wellington, ma insomma … si
tratta del tuo matrimonio.
Dopo di che poi riagganciò la cornetta. Sorrise.
Fu in quell'esatto momento che Elfric, futuro Re d'Inghilterra, ebbe il
quadro di quanto vasta era la sua rovina. Anzi, Rovina.
Angolo
Autrice
Ciao
a tutti! Vado un po' di fretta, ma la prima cosa che devo fare
è dare un grazie
mille a tutti quelli (tanti!) che hanno cominciato a
seguire questo nuovo parto della mia mente insana ... davvero non mi
aspettavo così
tante visite :)) Naturalmente, poi, un ringraziamento
speciale ai dieci che hanno cominciato a seguire questa storia: *spero di non deludervi*
:)) Un ringraziamento ancor più speciale va poi a PIEMME, che ha
curato la grafica dell'immagine di apertura ... è davvero
bellissima! e a Sweet Cherry ... spero davvero che
l'evoluzione degli eventi continui a intrigarti :))
Scappo,
ma non prima di aver rinnovato un BACIONE a tutti quanti, e a
vervi detto che spero tantissimo che
Royal
Wedding
continui a piacervi
;)
Vostra
Minimelania <3
|
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Capitolo 3 *** Grandi Manovre al Café de la Paix ***
Quadri royal wedding
Royal
Wedding
Wisteria 'Winnie'
Merryweather,
prima cugina dell'attuale quasi-Re e del precedente, stava amabilmente
chiacchierando
con un'amica davanti a una buona tazza di Darjeeling. O almeno
così poteva
parere a chi le avesse viste da lontano: due bionde, cotonatissime
turiste
ricche davanti a una tazza di thé. Ma la realtà
era molto diversa. Stavano
infatti confabulando, e da ore, su un affare della massima importanza.
Dopo la telefonata
segreta
che la Regina Nonna aveva fatto a Wisteria quella mattina, la bionda
Dea
Nutrice dei Tabloid di mezzo mondo aveva inforcato un paio di occhiali
scuri ed
era uscita nel sole di Parigi. Si trovava in riva alla Senna
già da qualche
giorno, ufficialmente per smaltire i postumi dell'incoronazione, in
effetti
impegnata nella ben più titanica impresa di leccarsi le
ferite. Quello
della fuga del cugino con conseguente abdicazione era stato un brutto
colpo. Ma
poi ci si era messa di mezzo nonnina.
Il vento ora rischiava di cambiare, in suo
favore.
Ecco
perché in tutta
segretezza e con la sua ultima amica del cuore aveva trovato rifugio in
un'intima saletta del Café De La Paix: Rue de
l'Opéra, a quell'ora, era quasi
completamente deserta. Chi mai sarebbe uscito di casa alle tre di dopopranzo? Quel
giorno avevano grandi cose da discutere, c'era bisogno di estrema segretezza.
- Hai capito? -
sussurrò
piuttosto eccitata, mescolando per la quattordicesima volta il suo
thé. Aveva
gli occhi accesi delle grandi occasioni - Stavolta non posso sbagliare.
Non con
Elfric. Sarà mio.
L'amica
sospirò, piano.
Poi però sorrise, come si doveva sempre fare con Winnie.
- Che cosa
esattamente ti
fa pensare che stavolta sarà diverso dalla precedente? Con
Eduard ci hai
provato una vita, da quando eravate piccolissimi. Me lo hai raccontato
tu, da Chanel,
l'altra sera. Eri sbronza, non ti agitare. Per Eduard hai imparato a
truccarti,
e a camminare in modo decente. Per Eduard hai imparato a svenire e
scrivere
bigliettini d'amore. A vestirti di modo decente …
- … e a
svestirmi in modo
indecente, sì - ridacchiò Winnie.
- E allora adesso
mi
spieghi perché mai pensi che Elfric ti voglia quando non ti
ha voluto suo
fratello? Scusami la brutalità, mia cara, ma io proprio non
…
Wisteria non le
fece
neanche finire la frase. Le afferrò un braccio con le dita
appuntite, cariche
di anelli e laccate Dior, e le sorrise. Si piegò ancor di
più sopra il tavolo,
finché i suoi occhi non furono proprio sopra il vapore
ambrato del Darjeeling.
- Ascolta bene,
stavolta
ho un piano - sussurrò - Stavolta non può non
funzionare. Con Eduard penso di
aver sbagliato tutto, non ho capito che cosa gli serviva. Ho speso
troppo in
cosmetici e borse e troppo poco in amore,
mi capisci? Amore materno, ecco di cosa i bambinoni
come lui hanno bisogno.
L'amica non
riuscì a
trattenersi. Scoppiò in una risata. Qualche sparuto
avventore del Café si
voltò. Un cameriere le guardò piuttosto storto.
- Non dirmi che tu,
Wisteria Merrywather, hai idea di che cosa sia l'amore! Questa sarebbe
una
notizia bomba, altro che il divorzio di Vic e Beckham!
In effetti, in quel
tardo agosto
del 2013, l'isterica più famosa del mondo e il capitano del
Los Angeles Galaxy
si stavano lasciando. Pare che lei fosse stata pizzicata discinta nella
Limousine di Clooney. I maligni avevano suggerito che fosse
lì come stampella
appendiabiti.
- Amore materno! -
esclamò
Wisteria - Non amore come lo intendono tutti, amore materno! Ecco che cosa manca ad
Elfric.
- E
perché? - chiese
l'amica.
Wisteria
allungò le labbra
fini in un sorriso di trionfo.
- Quando sua madre,
la
Principessa, è morta, Eduard aveva già sedici
anni, mentre Elfric solo nove.
Ci rimase malissimo, pare che non uscì dalla sua stanza per
sei giorni! Io non
ricordo, perché ero alle Barbados con mamma e
papà, ma mi pare di aver sentito
che sette tanto male - sorrise e poi prese un bel respiro - Capisci
adesso perché
a Eduard non manca quello che è mancato ad Elfric. Io so
cosa è mancato ad
Elfric, e non a Eduard, e quindi penso di poter fare in modo di
compensarlo. Non
è riuscito con Eduard perché Eduard aveva quello
che non ha Elfric, capisci? Ma
siccome Elfric non ce l'ha, ecco che arrivo io e glie lo do. Tutto
chiaro?
L'amica
aggrottò le
sopracciglia. Da quando in qua Wisteria parlava più
misterioso di Aristotele? E
va bene che ultimamente era strana. Appena dopo l'abdicazione di suo
cugino
(uno scherzetto da tragedia, davvero) aveva voluto lasciare Londra in
fretta e
furia. Ufficialmente perché non voleva perdersi le ultime
sfilate di Parigi,
dove c'era sempre qualche vecchia conoscenza disposta a offrirti un
drink dopo
cena e una seratina informale (ed in effetti erano già state
in successione a
casa di Lagerfeld, poi di Dolce e di Galliano e di un sacco di altri
salami haute
couture).
Ma c'era di sicuro
qualcos'altro. Winnie non sopportava di perdere.
Figurarsi la vergogna di vedere suo cugino scappare con un'altra.
Perché il
sogno proibito di Wisteria - ormai lo avevano capito anche le
piastrelle della
Jacuzzi nel suo appartamento a Kensington - era riuscire a trascinare
all'altare il bell'Erede. Peccato fosse stata surclassata, e neanche
troppo
elegantemente per giunta, da una bionda insignificante che proveniva da
Non-So-Dove, Maryland.
- Questa mattina,
quando nonnina ha chiamato, mi ha fatto
capire
che c'era anche Elfric con lei. Poi ha riattaccato, ma quando
è uscito mi ha
richiamata di nuovo. Dice che dopo lo scandalo ad Elfric serve una
favola, e
una buona moglie. Bisogna tappare la bocca ai giornali, fare una cosa
sera, un
romanzo che alla gente piaccia e che possa far dimenticare in fretta
tutto il
casino. E cosa c'è di meglio di un bel matrimonio tra cugini? La favola dei dolci
piccioncini che sono innamorati fin
da piccoli, la bella testa mora di lui, i bei capelli biondi di lei.
Una
cenetta, qualcosa di romantico … e poi lui le regala un
anello e tutto è fatto!
Nonna mi ha detto di aver dato ad Elfric l'anello di zaffiro e
brillanti della Regina
Vittoria! Gli ha detto 'Fai cosa ti pare,
regalalo, vendilo, impegnalo, ma tra una settimana esatta portami una
moglie!'
- fece scimmiottando la voce di sua nonna - per questo poi mi ha
chiamato. Perché
vuole che io sia quella donna, capisci? Per questo devo tornare subito
e …
essere carina col povero Elfric.
- Io non continuo a
capire
il nesso tra amore materno, zaffiro della Vecchia, tuo cugino Elfric e
te. Come
farai a farlo innamorare? Alla fine è lui che deve decidere!
Fu a questo punto
che
Wisteria, sorridendo, alzò la punta del piede sotto il
tavolo. La liberò dai
lacci del sandalo e poi cercò la gamba dell'altra.
Risalì lungo la calza, poi
giocherellò con il ginocchio. Infine fece discretamente
scivolare il piede lungo
la coscia dell'altra, fino al lucido raso dello slip.
- Come sei ingenua,
piccola
Seréne - sussurrò premendo pianissimo - non sai
che noi donne abbiamo armi
segrete?
L'amica si
lasciò andare a
un riso strano. Wisteria chiamò il cameriere e
pagò con la sua American Express
novantasette euro per due thé e una striscia di sacher.
-
Angolo Autrice -
Ciao
a tutti!
Ecco, oggi ho un po' di tempo e quindi
riesco a rispondervi bene … innanzitutto devo continuare a
ringraziarvi per le
visite, sono state davvero TANTE, e non sapete quanto mi faccia felice
sapere
che Royal Wedding sta ricevendo questa bella accoglienza J … quindi ancora GRAZIE
MILLE ai venticinque che - per ora
- seguono la mia storia … spero che gli sviluppi che sono in
serbo
continueranno a piacervi. In effetti per il prossimo capitolo ho in
mente di
introdurre finalmente il terzo, e ultimo, personaggio principale della
nostra
storia: Molly, stagista a tempo perso e guida turistica presso l'antico
castello di Therringham, che poi è lo stesso in cui abita
Elfric: tra le sale
piene di armature e di impianti HI-FI possono capitare davvero strani
incontri
… ma per ora basta con le anticipazioni! Prima di lasciarvi,
vorrei fare un
saluto speciale a @PIEMME, che come al solito è l'autrice
dell'immagine che
vedete in copertina, poi a @Sawadee, che ha lasciato un commento: cara,
mi fa
piacere che Nonnina ti abbia fatto ridere, non è
così per Elfric e penso
proprio che non lo sarà neanche per Molly, tra un po'
…
Da ultimo, un bacio affettuoso a MARIA
S., amica di Facebook, che ha avuto la bontà di andarsi a
leggere questa
montagna di sciocchezze … <3 Grazie! Non sai quanto
mi ha fatto piacere :)
Un bacio a tutti, a
presto, Vostra
<3 Minimelania <3
|
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Capitolo 4 *** Molly sa sempre dove parcheggiare Betsy ***
Quadri royal wedding
Royal
Wedding
Elfric,
di ritorno da
Londra, pensò che altri tre giorni così ed era
morto. A parte quello che gli
aveva detto Nonnina (tutto il trambusto di diventare Re, più
la non
trascurabile esigenza di trovare moglie entro una settimana e
affibbiargli il
temibile anello), era rimasto incagliato sei ore nelle abili spire del
Gran Ciambellano
che - seguito da una flottiglia di sarti, cuochi, esperti di buone
maniere,
informatori segreti, camerieri, esperti di mercato e ritrattisti di
corte -
aveva fatto di lui quel che voleva.
- Si metta qui, Altezza, per la foto.
- Allunghi il braccio, Altezza,
così.
- No, è troppo lungo. Riproviamo?
Il girovita deve essere perfetto.
- Che fiore preferisce per la giacca?
- C'è bisogno di un discorso?
- Si volti,
la luce batte
meglio così!
Erano state ventiquattro
ore di inferno, che gli avevano anche ricordato da vicino i tempi
assurdi in
cui sua madre, lui e Eduard stavano a Palazzo, assediati da
giornalisti e fotografi. C'era chi diceva che la Principessa, la
scintillante,
splendida silfide che assomigliava tutta a Eduard e niente a lui,
avesse avuto
alcuni amanti, negli anni. A suo marito non importava molto, visto che
anche
lui aveva da fare altrove, ma a tutto il resto del mondo pareva
interessare
invece moltissimo. Elfric era cresciuto con la sensazione di avere
sempre gli
occhi addosso di qualcuno, di stare sempre sul punto di sorprendere una
lacrima
negli occhi di sua madre o stizza in quelli della Nonna. Era cresciuto
sapendo
bene che con gli altri non si parla, soprattutto se sorridono molto e
ti dicono
che ti puoi confidare. E aveva imparato così a non fidarsi
neanche della sua
balia. Si ricordava quegli anni come un incubo fatto di tate, incontri
ufficiali, cene eleganti, pony e tristezza, sempre tristezza negli
occhi
azzurri della donna che l'aveva messo al mondo e lo adorava. Anche
Elfric
adorava sua madre, forse meglio e di più di suo fratello,
per questo ricordava
quegli anni di pianti silenziosi, sussurri di servi, porte sbattute e
assenza
di suo padre come una tortura. Prima ancora che sua madre, la
Principessa,
morisse in un incidente stradale inscatolata dentro un trabiccolo di
lusso
lanciato a folle velocità per Berlino, lui sapeva che era
già morta, da molti
anni. Glie lo leggeva negli occhi, di un azzurro specchiato e profondo
che non
aveva mai più trovato in nessuno.
Figuriamoci, adesso, quanto poteva amare quello stuolo di pecore che gli prendevano le misure per l'abito
dell'Incoronazione.
O forse per le misure della bara. Forse nella mossa di Eduard c'era
stata meno scemenza
di quanto i tabloid amassero sbandierare giusto per vendere
più copie dell'ultima
edizione della sera. Forse Eduard aveva capito in tempo che una vita a
quel
livello è semplicemente insostenibile.
Come lo era stato per la Principessa, morta scappando da uno stupro di
sguardi
che ormai durava da decenni, per suo padre, ridotto a larva da
Inaugurazioni e
a spettatore delle corse di Ascot, persino per Nonnina, ormai ridotta a
un
fossile dietro i suoi triti sorrisi e i cappellini. Eduard aveva capito
tutto
questo, e forse aveva mollato in tempo. Forse la bionda era soltanto
una scusa
per fare il salto, via da quell'orrore prima che fosse troppo tardi.
- E ci ha lasciato me -
mormorò Elfric con una punta di amarezza. Poi il segretario
di sua nonna venne
a dirgli che l'elicottero era pronto per partire. Sarebbe tornato a
Therringham, a godersi l'ultima settimana da essere umano.
- Altezza? Stiamo
atterrando - gli gridò in cuffia il pilota.
Elfric si
voltò verso il
pilota con un cenno di assenso. Amava il suo elicottero e soprattutto
amava
tornare a Therringham dall'altro. Le verdi colline, i boschi, la
pianura, poi
la grande struttura centrale che risaliva al Medioevo, le ali corte e
tozze del
palazzo coperto di edera, il grande parco, e la fontana centrale. Era
stata una
sua ristrutturarlo, quasi una necessità fisica: nei lunghi
anni della sua
tormentosa adolescenza, Elfric non aveva mai trovato un posto che
più di quello
fosse un rifugio, un angolo di pace umida e nascosta in tutto il
chiasso della
sua vita.
- Bene. Ho proprio
voglia
di …
Ma le parole gli
morirono
in bocca. Strabuzzò gli occhi, li stropicciò, e
poi tornò a guardare. Era
possibile quello che stava vedendo?
Sospesa a poche
decine di
metri dalla facciata antica della casa, con una ruota fuori e una
dentro, c'era
una mini minor gialla, minuscola, con un curioso tettino-capote a
strisce color
melanzana. Chi doveva averla guidata fin lì doveva essere
ubriaco o fatto,
perché saltando tutti i controlli di sicurezza e le
indicazioni, quello strano
trabiccolo era assurdamente parcheggiato in mezzo all'aiuola centrale
del
giardino, quella con dentro le petunie White Star che erano state
l'orgoglio di
sua Nonna. Ebbene, a giudicare dalle tracce dei pneumatici, quel
curioso
catorcio aveva appena falciato via petunie White Star insieme a
un'altra
dozzina di rarissime e pregiate piante. Aveva poi sterzato bruscamente
sopra un
cespuglio di rose, passato un bosso, eradicato completamente una statua
per
andarsi infine a impantanare proprio vicino al laghetto. Sul
micro-cofano giacevano
ancora, coperti di zolle, i tristi resti vegetali dello scempio.
- Ma che diav …
Avevano appena
cominciato
la discesa. Il pilota gli fece un cenno con la mano,
biascicò qualcosa nel
microfono della cuffia, e poi con una morbida curva cominciarono a
scendere.
Elfric era rimasto ipnotizzato dalla scena.
Quando infine riuscì a mettere piede a terra, la prima cosa
fu dirigersi
sul luogo del delitto.
Erano usciti anche
un paio
di camerieri, e l'addetto alla sicurezza del palazzo gracchiando con
occhi più
che torvo dentro il suo walkie-talkie.
- Ma che succede? -
fece
Elfric - Cos'è questo casino?
- Mi dispiace
altezza -
fece quello, imbarazzato. Era evidente che aveva sperato di sistemare
tutto
prima del suo arrivo - Uno spiacevole inconveniente, che speriamo di
poter
rimediare al più presto. Una inserviente appena assunta,
Sir, che evidentemente
…
In quel momento si
udì una
specie di ululato provenire dall'ala destra del palazzo. Poi un paio di
addetti
alla sicurezza che trascinavano fuori una ragazza scalciante e urlante.
E
facevano una fatica notevole, perché la ragazza opponeva
resistenza ed era di
una stazza considerevole.
- Ehi, dico a voi,
ma che
modi! Così si tratta una signora, diavolo! Mi spiegate
checchavolo succede? Non
sta benissimo la vecchia Betty, lì? So un cavolo io, se
c'era scritto
parcheggio! Parcheggio! Che ne so io
che siete così stupidi da mettere le indicazioni sbagliate?
Io pensavo che
andasse bene, lì! E levami le mani di dosso!
Stavano vendendo
nella
loro direzione, adesso erano molto vicini, ed Elfric rimase per un
istante a
bocca aperta. Incantato.
La ragazza se ne
accorse,
perché gli piantò gli occhi in faccia. Ma poi li
girò in direzione del capo
della Security.
- Ehi, tu,
scimmione. Dì
subito ai tuoi amichetti si smetterla. Mi stanno facendo male, per
Diana!
Il Capo della
Security
stava per ribattere qualcosa, ma Elfric lo fermò con un
gesto le braccio.
Quello lo guardò, senza capire. Poi fece cenno agli addetti
di lasciarla.
- Emmenomale! - esplose lei,
massaggiandosi entrambi i polsi. Poi
puntò decisa verso di lui. Elfric si vide arrivare davanti
un metro e
settantacinque di valchiria, capelli rosso fuoco, occhi azzurrissimi,
stazza
più che considerevole, circonferenza vita pari almeno a una
decina di modelle
mezzo anoressiche.
- Allora,
c'è qualche
problema? - chiese piantandogli occhi occhi azzurrissimi dritto in
faccia.
Elfric quasi non riuscì a sostenere lo sguardo. Il fatto era
che quegli occhi
erano del colore … del colore …
- Ehi? Allora? Sto
parlando con te!
Il Capo della
Security cercò di intromettersi. Forse, per arginare
l'imminente disastro.
- Signorina, non se
sa con
chi sta parlando. Ma appena sfondato tutti i controlli, infranto una
decina di
norme di sicurezza, attentato all'integrità della tenuta e
adesso … offende
Sir? Per una inserviente come lei forse sarebbe meglio che …
- Ehi, ehi! Io non
sono
un'inserviente, caro - fece
quella,
gonfiando il petto generoso e vestissimo. A Elfric venne fatto di
pensare ad
un'antica e bellicosa dea Sassone - Io sono Molly Bloom, e sono appena
stata
assunta come Prima Guida Turistica.
Lo disse proprio
così, con
importanza. Che si sentissero quelle maiuscole!
Ad Elfric venne
fatto di
ridere. E qui commise nei riguardi di Molly il primo di una lunghissima
serie
di fatali errori.
- Che cosa hai da
ridere,
bamboccio? - fece lei andandogli sotto, e brandendo i suoi piccoli
pugni.
Piccoli rispetto a tutto il resto, ma in assoluto niente affatto
piccoli.
L'addetto della
sicurezza
intervenne.
- Ma sapete con chi
state
parlando? Signorina, questi è …
- Io me ne frego.
Hai
capito? IO ME NE FREGO! Voglio solo che adesso mi liberate e mi
restituite la
mia Betsy.
- E chi sarebbe Betsy? - chiese Elfric,
sinceramente
interessato.
Molly
sbuffò. Poi indicò
la cosa con il tettino decappottabile viola.
- La Mini,
decerebrato. La
mia Mini. La rivoglio, e prima di subito.
- Veramente,
signorina, noi
adesso dovremo sequestrarla, perché …
per motivi di sicurezza … - provò a intervenire
uno dei due addetti alla
Security, ma anche lui fu subito rimesso a posto. Molly
partì con una specie di
ululato.
- Io la rivoglio,
prima di
subito!!! Voi non avete il diritto di….
- Aspettate -
intervenne
Elfric, alzando le mani. Tentò di essere conciliante: anni
di lunga educazione
diplomatica gli avevano forse insegnato qualcosa - Io proporrei che
adesso ci
calmiamo, lei Lucas disimpantana la Mini, voi addetti tornate al vostro
posto e
io torno in casa con la qui presente Molly …
- Prima Guida
Turistica
Bloom, per te, zuccone!
- … Prima
Guida Turistica Bloom,
a vedere cosa possiamo fare per lei. Vediamo se così la
risolviamo? Forse le
indicazioni di parcheggio non erano proprio chiare,
forse stamani la signorina aveva fretta …
- E ti credo! E' il
mio
primo giorno di lavoro!
- Ecco appunto, il
suo
primo giorno - sorrise condiscendente Elfric. In realtà
ardeva solo dalla
voglia di continuare a fissare il colore di quegli occhi da un'altra
parte. Più
tranquilla, magari. E dove lei smettesse di strillare.
- Andiamo dentro? -
propose - Anche io sono appena tornato e sono un po' …
scombussolato, madame. Che ne direste di farmi
compagnia con una tazza di thé?
Forse fu il
braccio testo
in quel modo così galante. Forse fu il fulminante sorriso di
circostanza di
Elfric, che questa volta non era niente affatto di circostanza, forse il
sentirsi chiamare madame. O forse
solo una gran voglia di bersi un buon thé, fatto sta che la
dea urlante e
bellicosa in un attimo fu in grado di calmare i suoi bollenti spiriti.
E di
riportare il calmo acquamarina dentro ai suoi occhi.
- Aggiudicato per
il thé,
bamboccione. Ma di' ai tuoi amici di fare presto, quando esco
voglio che Betsy
sia fuori di lì. Incolume. Devo tornare al mio lavoro, sai?
Mica mi pagano per
gracchiare scemenze dentro ai microfoni, come questi qui. E neanche per
sollevare di peso guide turistiche indifese. Checcavolo, potevo anche morirci!
Mentre prendeva per
il
braccio Molly, Elfric scambiò un fugace sguardo col Capo
della Security, che
aveva fatto Afghanistan e Iraq, e era lo stesso piuttosto spaventato.
- Buona fortuna -
mormorò
quello a fior di labbra.
Elfric Arthur
Philip Louis
Wellington-Ingraham, Duca di Therringham, Quasi-Re d'Inghilterra, non
aveva
alcuna idea del guaio enorme in cui aveva appena messo i piedi. Un
guaio di
proporzioni abissali chiamato Molly Bloom. Prima
Guida Turistica,
dea che avrebbe messo a soqquadro il suo cuore molto prima
dell'ora di cena.
*
Angolo Autrice
Allora,
allora, allora,
questo capitolo vi è piaciuto? Sì? Speriamo
… perché ci ho messo un sacco di
tempo per decidere il colore della Mini, e per decidere come fare
entrare in
scena l'ultimo, più importante personaggio della storia!
Come
promesso ecco che è
arrivata anche la nostra splendida, irosa, straripante, solare Molly
Bloom. E
adesso saranno guai per Elfric, visto che se ne è
già innamorato come una pera.
Guai soprattutto perché da qualche parte c'è
ancora una cugina Wisteria che
pensa di portarselo all'altare. E d'altra parte Nonnina non penso che
amerebbe
una 'nuora' come Molly. Insomma, sono previsti un po' di casini nei
prossimi
tempi. Nel frattempo, mentre aspettiamo che comincino a scoppiare,
prendo uno
spazio per ringraziarvi tutti (quanti siete! ^___^) Marguerite90:
le tue recensioni sono sempre una cosa *magnifica*!
(e io mi commuovo sempre
tanto, anche se non me le merito! ^__^)> e vi mando un BACIO GROSSISSIMO da
parte mia, di Elfric e Molly, che al momento hanno il loro da fare
…
ALLA
PROSSIMA!
Minimelania
|
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Capitolo 5 *** Fuga nella notte ***
Quadri royal wedding
Royal Wedding
Passarono
una bella
serata, come Elfric non ne passava da un po'. In effetti il
thé del pomeriggio
si trasformò velocemente in buffet, e da buffet in
aperitivo, e poi in cena
sulla terrazza ed infine in dopo cena per uno dei tanti vialetti del
parco.
Avevano preso con loro una bottiglia di vecchio whisky di marca, che
Elfric
provvedeva a rinnovare appena il livello nei bicchieri calava anche
solo un
pochino. Molly, oltre che una chiacchierona instancabile e una
commensale di
tutto rispetto, era anche una bevitrice instancabile: dopo il terzo
calice di
Borgogna, a cena, Elfric aveva cominciato a percepire vaghi giramenti
di testa.
Al sesto non stava in piedi e adesso - col whisky riserva speciale che
una casa
di Edimburgo produceva solo per la Famiglia Reale - era decisamente in
imbarazzo
quando provava a camminare in linea retta. Fortuna che i vialetti erano
curvi e
c'erano sacco di panchine.
- Vuoi che ci fermiamo un
attimo a sedere? - propose mentre Molly continuava a spiegargli la
genealogia
di famiglia. Sembrava incredibile, ma i Bloom di Therring House -
paesino a due
miglia da Therringham - erano più complicati dei
Coburgo-Gotha.
- Eh? Oh, sì, se vuoi. Ma
io non ne ho bisogno. Tu sei stanco?
Elfric guardò pieno di
ammirazione la dea che torreggiava davanti a lui nella frescura dei
grossi
larici. Solo un gagliardo rossore delle guance, solo un velo di liquido
negli
occhi lasciavano - forse - indovinare gli ettolitri di alcool che era
riuscita
a tracannare. Lui per sé si sentiva uno straccio.
- Sì, ehm, io … preferirei
se ci sediamo un attimo.
Lei gli sorrise e si
lasciò sedere assestandogli una pacca sulla spalla. Un'altra
cosa che faceva
impazzire Elfric- perché forse non l'abbiamo detto, ma nella sera
più di una volta lui si era
trovato letteralmente ammaliato dal
fascino di quella donna - era l'estrema naturalezza con cui Molly
governava la
sua stazza considerevole. A vederla urlante, o sulla mini, uno non
l'avrebbe
mai detto. Ma bastava seguirla mentre portava avanti un discorso, o
spiare da
dietro un tovagliolo i gesti con cui prendeva il bicchiere tra le
lunghe,
curate dita cicciotte. Ecco che allora avveniva un miracolo: la vera
natura,
quella di dèa antica e vicinissima, si profilava in tutta la
sua chiarezza,
rendeva impellente il desiderio, e tutto il resto andava a farsi
benedire.
- Sei sbronzo, eh, vecchio
mio? - buttò lì Molly, vedendo che Elfric
sorrideva come un ebete alle stelle -
Tutti così, lo dice sempre mia nonna. Ai nobili il blu
è di sangue, a noi di Curaçao
- poi chiuse gli occhi, con una
certa solennità.
- Perché, avete origini caraibiche?
Lei scoppiò a ridere.
- Ma ti sembra? - tirandosi
su la manica scoprì un braccio pieno di efelidi. E latteo,
com'era giusto che
fosse ogni buon braccio di onesto ceppo anglosassone - Solo che nonna
andava a letto
per un periodo con un tenente di stanza alle Antille. Quando lui si
stabilì là
tentò ogni cosa per portarsela dietro. A quel tempo
arrivavano sempre casse
piene di conchiglie, regali, cartoline, liquori … ma puoi
mia nonna disse di
no, e il tenente di dovette arrendere. Mia nonna è un tipo
testardo, sai?
Interessante da conoscere.
- Anche la mia - mormorò
Elfric. Poi, tanto per cambiare discorso, le fece un complimento - Lo
sai che
sei davvero molto bella?
E Molly rise di nuovo. Sembrava
che quella splendida dea conoscesse solo due stati: adirato/brusco e
meravigliosamente
sereno. Adesso eravamo nel secondo.
- Lo sai che sei ubriaco,
vecchio mio? Mio nonno Barry racconta sempre la storia del fuciliere di
Dublino, che a forza di dire scemenze da ubriaco cadde dentro una botte
di
sherry e ci annegò.
- Una bella morte -
commentò Elfric.
- Davvero - annuì Molly, seria.
Poi, per un lunghissimo lasso di tempo, fu solamente il fruscio delle
foglie.
- Meglio di certo di
quella che sto per fare io, tra una settimana - disse poi Elfric.
La ragazza lo guardò
interrogativa.
- Sai tenere un segreto?-
fece lui, chiudendo gli occhi e abbandonandosi alla spalliera della
panchina. Senza
attendere che lei rispondesse, sospirò
piano - Lo avrai saputo che devo fare il Re,
perché mio fratello è
scappato. Lo sanno tutti ormai. Beh, io … mia nonna vuole
che io faccia il Re e
io morirei prima di farlo. Mi capisci? Scappare, uccidersi, tutto
quanto. Tutto
per non diventare quel maledetto Re. Non voglio, non voglio, non
voglio, eppure
…
Molly trasse un lungo
respiro. Gli passò una mano sulla spalla.
- Ma sei obbligato, vero? La
vita non è sempre perfetta come sembra. A volte bisogna
buttare giù bocconi
amari. A volte tocca, caro mio.
- A te è successa una cosa
del genere? - chiese lui. Gli era parso di percepire qualcosa, come un
brivido,
quando lei gli aveva toccato il braccio. Lei lo guardò, coi
suoi occhi
silenziosi. Poi si alzò.
- Può darsi. Ma ora è
tardi. Lo sai che questa foresta è stregata? Forse dovremmo
chiedere agli
spiriti di farti passare la sbronza. C'è un po' di strada da
qui alla tenuta,
forse dovremmo rientrare.
- Non stiamo bene, qui?
- Sì - fece lei,
tendendogli una mano e sospirando - Ma io ho una casa, e una famiglia,
e domani
devo tornare al lavoro, vecchio mio. E tu sei sbronzo come di
più non si può.
Dobbiamo riportarti a letto, e in fretta. Avanti, su.
Elfric emise un mugolio
basso. Di fastidio, forse. O forse di estremo piacere per quella mano
confortante e calda che gli veniva offerta. E non che Elfric fosse a
digiuno di
mani femminili, tutt'altro. Da quando era nato, a cominciare dalla
Duchessa che
gli faceva da tata fino alle governanti e poi alle tate, per finire
alle modelle
francesi dalle unghie lunghe e dalle mani setose, gli sembrava anzi di
non aver
mai fatto altro che essere toccato da donne. Ma Molly era diversa,
Molly era sincera.
- Andiamo, vecchio, ti
vedo male. Appoggiati. Che altrimenti mi cadi a faccia in
giù come quel vecchio
fuciliere di Dublino.
- Aveva un nome?
- Non lo so. Forse Sean. O
forse John, chi lo sa. Ora cammina.
Elfric si lasciò
finalmente sollevare, si fece passare una mano intorno al collo e si
appoggiò
alle spalle possenti di lei, che era alta più o meno quanto
lui e larga il
doppio.
- Mi piaci un sacco, Molly
Bloom, lo sai? - biascicò lui - Giuro che sei la prima donna
che mi tocca per
riportarmi a letto sbronzo.
- Davvero? Non sai quanti
mi tocca riportarne nel Pub di mio padre!
- Tuo padre ha un pub?
Lei alzò gli occhi al
cielo.
- Ti dice niente il
cognome Bloom, cocchino? Stradine stette, flussi di coscienza, Trinity
College
…
- Eh? No, veramente, no …
Lei sospirò.
- Siamo Irlandesi, caro. Nemici
acerrimi della Corona. Di Dublino. Mio padre si trasferì qui
anni fa, ma ha
conservato l'impronta di famiglia. Pub da quasi sei generazioni.
- Accipicchia. E' una cosa
importante. Impegnativa - rise lui. Lei si concentrò per
spostare un poco il
peso da un braccio all'altro e avere modo di affrontare l'ultima parte
del vialetto.
- Quello che mi ripete
anche lui più o meno da quando sono al mondo. Secondo lui io
dovrei fare la
cameriera al pub, spostare bestioni ubriachi, riempire boccali di
Guinness e
farmi toccare il culo dagli sbronzi finché lui non
sarà abbastanza vecchio da
sbronzarsi una volta per tutte e decidersi a tirare le cuoia. Dopo di
che, nei
suoi ordinati progetti, dovrei essere io a sostituirlo. Come ostessa.
Ti rendi
conto che meraviglia?
- Perché, non ne sei
convinta? Non ti piace? Deve essere uno splendido mestiere.
Lei lo guardò, con un
lampo di ironia negli occhi verdi.
- Metà del mondo è
convinta che fare il Re sia un mestiere ancora migliore. Ma il punto
è un
altro, il punto è: a te piace che qualcun altro decida il
tuo destino?
Ci misero molto,
moltissimo tempo a tornare. Quando Molly raggiunse la Mini erano quasi
le due
di notte. Elfric aveva ripreso un po' di colore. La passeggiata gli
aveva fatto
bene.
- Allora, ci rivediamo …
domani? -
balbettò.
Molly aprì la portiera e
si infilò dentro il piccolo trabiccolo.
- Forse - disse mentre si
allacciava la cintura. Dopo l'ultima battuta di Elfric si era
notevolmente
rabbuiata. Poi chiuse lo sportello, armeggiò con una leva
polverosa e riuscì ad
abbassare il finestrino - Rientra in casa. Altrimenti ti prendi un
accidente.
Lui fece per obbedire. Ma
poi gli successe qualcosa, si pentì.
Forse fu il vino, e forse
la consapevolezza che un momento così poteva anche non
ripresentarsi mai più,
fatto sta che tornò indietro, infilò tutta la
testa dentro il finestrino. Prese
tra le dita una ciocca dei morbidi capelli ramati di Molly. La
odorò, ci dette
un bacio, spinse più che poteva a fondo il suo naso.
- Ohi, ma che … - protestò
lei, ma si trovò la sua bocca a un centimetro da quella,
delicatamente
dischiusa, dell'Erede - Per le budella di San Wulstan, io …
Probabilmente San Wulstan,
quella sera, stava guardando da un'altra parte e non si avvide del
casino che
stava succedendo a metà tra il Parco Reale di Therringham e
una Mini dal tetto color
melanzana, fatto sta Elfric si infilò in macchina passando
direttamente da
sopra, poi aderì con tutto il corpo a quello morbido di
Molly e non fece in
tempo a sussurrarle: - Conosci mica un posto carino … - che
lei aveva già
ingranato la marcia.
Quando quelli sella Security si avvidero che il Principe non era
più a palazzo, loro erano già molto, molto
lontani.
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