Rainbow. di Mo in Wonderland (/viewuser.php?uid=86607)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Red. ***
Capitolo 2: *** Orange. ***
Capitolo 3: *** Yellow. ***
Capitolo 4: *** Green. ***
Capitolo 5: *** Indigo. ***
Capitolo 6: *** Blue. ***
Capitolo 7: *** Violet ***
Capitolo 1 *** Red. ***
Red.
Red.
“Holmes, la prego, siamo qui da ore e sto gelando. Vuole dirmi chi stiamo aspettando?”
“Pazienti
ancora dieci minuti, Watson, arriverà. Deve arrivare.”
Sherlock si morse il labbro inferiore, cercando di reprimere il
nervosismo. Aveva teso una trappola perfetta, e quel farabutto non
poteva sospettare di nulla. Dovevano solo aspettare e sarebbe arrivato.
“Holmes,
la prego, mi spieghi. Almeno avrò qualcos‘altro a cui
pensare, oltre alle mie dita che stanno perdendo
sensibilità.” Watson si strinse nelle spalle, si
portò le mani alla bocca soffiando piano e strofinando per
scaldarle. “Come fa a non avere freddo?”
“Non ci
penso. Ma mi faccia vedere le sue mani, piuttosto.” Holmes si
avvicinò e Watson gli tese le mani tremanti. Sherlock
passò un indice sulle nocche arrossate e screpolate dal freddo.
Accarezzò il dorso con il pollice, poi intrecciò le dita
con le sue e mise le mani in tasca, stringendole forte per scaldarle.
[in
onore del compleanno di Robert (auguriii *__*), inizio la pubblicazione
di Rainbow (ex-Sherlock's Colours, per chi avesse letto l'Epilogo di No
More) e mi impegno ufficialmente di pubblicare ogni tre giorni. Potete
uccidermi se non lo faccio. Oh, no, è meglio di no. Comunque,
come avevo accennato, è una raccolta di sette drabble, di 15o
parole ciascuna, ognuna ispirata a un colore dell'arcobaleno. Non sono
in ordine cronologico, se le leggesse Doyle probabilmente si
rivolterebbe nella tomba, e-- c'è altro da dire? No? Possiamo
passare all'angolo lacrimoso in cui ringrazio abbondantemente
Ilaria1993, sunnyday5, PepperP, bromance, ladyElric92, BlackCobra,
pachelbel90 e ignorance per
le magnifiche recensioni che hanno lasciato all'ultimo capitolo di No
More. Sono ufficialmente senza parole, grazie. Adesso mi defilo con
gioia ^^]
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Capitolo 2 *** Orange. ***
Orange.
Orange.
Sherlock salì con un salto entrambi gli scalini che
portavano alla veranda. “Una passeggiata davvero meravigliosa.
Lei si è rilassato, Watson?”
John alzò
gli occhi dal suo taccuino di pelle scura, con un sorriso. “Oh,
sì, davvero. Questa vacanza sta facendo molto bene anche a me.
Ha notato nulla di interessante?”
“Può darsi.” Sherlock andò a sedersi
sulla panca in legno, alla sinistra di John. “E lei cosa sta
scrivendo?” Domanda inutile, era ovvio che stesse scrivendo gli
ultimi aggiornamenti del caso Tregennis.
“Appunti.” John richiuse il taccuino e lo
appoggiò sul tavolino alla sua destra insieme alla penna.
“Piuttosto, ha visto il meraviglioso tramonto sulla baia?”
John indicò il cielo limpido che a occidente andava
stemperandosi in un arancio rossiccio, riflettendosi sull‘oceano
insolitamente calmo.
“Sì.” Sherlock incrociò le braccia e,
sospirando, appoggiò la tempia alla spalla di John. Lui
voltò appena la testa e lo guardò negli occhi,
sorridendo.
[perdonatemi,
ma oggi ho camminato per cinque ore su e giù per il Carso (non
chiedete) e non mi reggo più in piedi. Ci tengo comunque ad
aggiornare, perchè lo avevo promesso. Il caso Tregennis è
quello de "L'avventura del piede del diavolo", in cui i Nostri
trascorrono una tranquilla - si fa per dire - villeggiatura in
Cornovaglia. Ora scusatemi, ma corro a letto :P]
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Capitolo 3 *** Yellow. ***
Yellow.
Yellow.
Seduto a gambe incrociate nel mezzo del salotto, Sherlock
pizzicava le corde del suo violino con oziosa noncuranza, troppo
immerso nei suoi pensieri per curarsi di qualsiasi cosa accadesse al di
fuori della sua mente.
Alzò
appena lo sguardo sulla tappezzeria rovinata del muro davanti. La luce
sbiadita della luna che entrava dalla finestra proiettava sul pavimento
le ombre lunghe e rettangolari delle valige ammassate vicino alla
porta. La sua ultima notte qui.
Sherlock
appoggiò con cura il violino a terra e gattonò fino ad
una cassa in pelle - sciolse la fibbia e aprì il coperchio.
Dentro, stipati in ogni angolo possibile, tutti i taccuini in cui John
aveva annotato minuziosamente i loro casi.
Ne
afferrò uno piuttosto spesso, dalla copertina gialla e ruvida e
iniziò a sfogliarlo lentamente, nella penombra della stanza. Ci
sarebbe stato tempo, la notte era lunga e John avrebbe dormito almeno
altre quattro ore.
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Capitolo 4 *** Green. ***
Green.
Green.
Sherlock passò un indice su una costa del velluto,
cercando di sgombrare la mente. Era dello stesso verde del muschio che
in autunno orna i tronchi degli alberi. Se spostava un lembo della
manica alla luce grigiastra del sole che entrava dalla finestra, il
tessuto riluceva, come di mille pagliuzze d’oro. Si
incantò a guardare quello spettacolo per alcuni minuti, poi
lasciò cadere la mano sul bracciolo della sua poltrona.
L’aveva trovata in fondo all’armadio di
John, il giorno dopo che lui l’aveva lasciato solo in quella casa
così vuota, e non aveva ancora trovato il coraggio di avvisarlo.
Ma non lo avrebbe fatto, o lui si sarebbe portato via anche quella.
Si strinse il bavero sotto il collo e si
infossò nella poltrona, accarezzando piano il velluto consumato
sul bordo della manica. John indossava quella stessa giacca, il giorno
del loro primo incontro, al laboratorio. Sherlock se lo ricordava.
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Capitolo 5 *** Indigo. ***
Indigo.
Indigo.
Ogni
volta che li guardava, Sherlock trovava un colore diverso. Nelle
giornate fredde, quando si accoccolava con lui davanti al fuoco, erano
grigi come il fumoso cielo di Londra. Altre volte, nei giorni in cui il
sole faceva capolino oltre le ciminiere di periferia, erano verde
acqua, come la base dei petali di ninfea. O ancora azzurro cielo, tanto
intenso da togliere il respiro, con piccole sfumature blu e giallo
dorato.
Ma
c’era un colore quasi sfuggente, che Sherlock non riusciva a
definire, una leggera sfumatura lilla, sul bordo esterno
dell’iride. E più lo guardava più gli sembrava un
normalissimo azzurro, ma c’era qualcosa di diverso, di più
forte, in quel colore. Qualcosa che riusciva ad annullare ogni suo
pensiero, lasciandolo completamente spiazzato. Lo notava soprattutto
quando John lo guardava severo, e allora aveva l’effetto di
gelargli il sangue nelle vene.
“I suoi occhi hanno sfumature indaco, lo sa, Watson?”
[ok, sono molto di fretta, e mi dispiace di aver aggiornato con
un giorno di ritardo, ma ieri non ho proprio trovato il tempo :/
anyway, questa è in assoluto la mia preferita della raccolta,
forse perché è un po' più fluff :D un grazie
speciale a BlackCobra e lunatica91 per le meravigliose recensioni ^^]
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Capitolo 6 *** Blue. ***
Blue.
Blue.
“Se la ricorda, Watson?” Terzo tasto, quinta corda - accordo di do bemolle - scala -
“Ma certo,
Holmes. L’ha suonata per me una sera, durante il caso del
maggiore Sholto.” Sherlock annuì - primo tasto, terza corda e secondo tasto, quarta corda. “Questa melodia mi ricorda la mia adorata Mary.” - accordo di fa - l’indice scivolò dal primo al secondo tasto e il violino emise un rumore stridente.
“Mi perdoni, Watson, mi ero distratto un attimo.”
Watson
sembrò non farci troppo caso e lo invitò a proseguire con
un cenno della testa. “Ma come mai questa nostalgia per i tempi
passati, Holmes?”
“Mi
è tornata in mente questo pomeriggio. Curioso, non crede?”
Sherlock spostò lo sguardo fuori dalla finestra - la notte era
particolarmente limpida e il cielo di un blu acceso, cosparso di
stelle. “Si metta sul divano, Watson, forse riuscirò a
farle prendere sonno anche questa volta.”
[il caso del maggiore Sholto è quello del racconto "Il
segno dei quattro", in cui il nostro Sherlock suona una ninna nanna ad
un Watson particolarmente insonne; è lo stesso caso in cui
Watson incontra Mary, e nel passo originale Watson stesso ci dice che
si addormenta sognandola. Qui invece abbiamo Sherlock *invidioso mode:
on*, che fa addormentare Watson per rapirlo :D]
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Capitolo 7 *** Violet ***
Violet.
Violet.
Sotto il cilindro di vetro, si muovevano, sbattendo furiosamente
le ali e cozzando tra di loro. Sherlock le osservò per un paio
di minuti, poi prese il violino dal tavolo e iniziò a suonare
dei cluster atonali - presero a volare in cerchi concentrici
sincronizzati. Lasciò il violino sul tavolo di nuovo e
appoggiò la guancia al palmo della mano.
Gli faceva male, perché gli ricordava la totale mancanza
di interesse di John per cose che lui riteneva fondamentali. Lo sapeva,
ma non riusciva a trattenersi dal farsi del male ogni volta.
Si alzò dallo sgabello e raggiunse la mensola sotto la
finestra, invasa dalle provette. Sotto un bicchiere, una farfalla dalle
enormi ali violette muoveva le antenne e le zampette - una sorpresa
gradita nella sua caccia alle mosche.
Sherlock sollevò il bicchiere e la farfalla uscì
dalla finestra con un frullo d’ali - un minuscolo puntino viola
all’orizzonte.
[purtroppo questo è la drabble che mi piace meno in
assoluto. Forse per la sua totale mancanza di senso. Anyhow, questa
è la fine di Rainbow, sempre che qualcuno lì fuori abbia aspettato abbastanza D:]
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