Five Methods

di Claudia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Round 1 ***
Capitolo 2: *** Round 2 ***
Capitolo 3: *** Round 3 ***
Capitolo 4: *** Round 4 ***
Capitolo 5: *** Round 5 ***
Capitolo 6: *** Final Round ***



Capitolo 1
*** Round 1 ***


Five Methods - 1

Round 1

 

“Non mi sembra affatto il caso, Harry, davvero.”

“Dai, Hermione, non ci vorrà molto.”

“Harry, se qualcuno ci scoprisse sarebbe imbarazzante.”

“Andiamo, l'abbiamo fatto altre volte.”

“Perché non lo chiedi a Ginny?”

“Scherzi? E' la sorella del mio migliore amico.”

Hermione gonfiò indispettita le guance, guardando Harry Potter seduto sulla poltrona di rimpetto alla sua. Aveva quell'aria maledettamente convinta, quell'aria disinvolta che portava guai a chiunque fosse diretta. A lei, per esempio.

Harry aveva una capacità che lei non aveva. Convincere le persone, piegarle con gentilezza al suo volere. Non esisteva persona in tutta Hogwarts che riuscisse a dire no! ad Harry Potter. Ok, qualche Serpeverde, Draco Malfoy. Ma Draco-sono-io-il-furetto-Malfoy non aveva voce in capitolo, dal momento che Harry non aveva il minimo interesse di convincerlo a fare qualcosa.

Hermione roteò lo sguardo, puntando con ostinazione i tendaggi della Sala Comune. Le sue dita picchiettavano a ritmo sul bracciolo della poltrona, mentre le sue labbra avevano preso a muoversi liberando una stupida canzoncina, canticchiata nei casi di emergenza. E quello era un caso di emergenza. Hermione aveva un intuito sopraffino nel captare situazioni potenzialmente pericolose.

“Ti assicuro che si tratterà solo di un giorno.”

Continuando a guardare altrove, la maga sospirò, afferrò il libro che aveva abbandonato sulle ginocchia e tornò a leggere con ostinazione. Harry sollevò un sopracciglio con disappunto, notando il disinteresse dell'amica. Tornò ad affondare nella comoda poltrona e prese a pensare ad un altro stratagemma per indurre la compagna ad accettare la sua proposta.

“Potrei darti qualcosa in cambio.”

“Sì, Harry. Divertente.” Borbottò Hermione, senza sollevare lo sguardo.

“Che significa quel sì Harry divertente? Ho delle potenzialità.”

Hermione puntò le iridi nocciola in quelle verdi del ragazzo. Capendo il significato di quello sguardo, Harry aggiunse. “La fama, ad esempio.”

La ragazza riabbassò lo sguardo, mormorando qualcosa di incomprensibile.

“Vediamo... potrei schiantarti qualcuno. Voglio dire, non ti sporcheresti nemmeno la bacchetta.”

Rimanendo in silenzio, con gli occhi fissi alle pagine del suo libro, Hermione puntò con un dito lo stemma di Capo Prefetto che aveva cucito al petto.

“Giusto. L'avevo dimenticato.” Disse Harry con una smorfia.

Quando Hermione chiuse con un tonfo il suo libro, giudicando conclusa la sua lettura, Harry le rivolse uno sguardo speranzoso.

“Non posso Harry, mi spiace. Ma rischi di mettermi in seri guai.”

“Pensavo che gli amici contassero di più di una semplice spilla del potere.” Ribatté Harry, acido.

Hermione, esasperata, sollevò le braccia in aria. “ Harry, sai benissimo che farei qualsiasi cosa per te e Ron, ma adesso non posso. Non è il momento giusto. Se qualcuno ci scoprisse tu rischieresti solo una lavata di capo e di pulire la stanza di Gazza, io verrei dimessa dal mio incarico e diventerei lo zimbello di tutta Hogwarts. Per cosa poi? Per uno stupido voto.”

“Non è un voto da poco!” Ribatté acceso Harry.

“Harry Potter se tu avessi studiato dall'inizio dell'anno, adesso non saresti così disperato.” Proferì tagliente Hermione, sapendo di cogliere nel vivo l'amico.

“Il fatto, poi, che la professoressa McGranitt ti abbia ricattato mi giunge alquanto sospetto.” Aggiunse, assottigliando lo sguardo come per sondare quanta verità ci fosse in ciò che Harry le aveva raccontato. Harry, da parte sua, si alzò di scatto, prendendo a percorrere avanti ed indietro l'intera distanza dalle poltrone al camino. Hermione tentò più volte di ascoltare i borbottii del ragazzo, ma inutilmente.

“Potremmo trovare un'altra soluzione.” Disse Hermione, bloccando l'amico.

“Sarebbe?” Domandò Harry, minimamente convinto delle soluzioni della ragazza.

“Ripetizioni.” Disse, semplicemente, lei.

Gli occhi di Harry, al di sotto delle lenti, luccicarono sorpresi e sconvolti. “Assolutamente NO.”

Hermione aggrottò la fronte, non capendo affatto da dove derivasse tutta quella convinzione. “Perché no? E' un modo legale per assicurarsi un buon voto.”

“No, no e no.” Harry scosse la testa e i suoi occhiali minacciarono di scivolargli sul grembo.

“Ok, fai come vuoi.” Hermione si alzò, stringendosi il libro al petto. “Convincimi del perché dovrei mai usare una pozione Polisucco e poi, forse, ne riparleremo.”

Harry fece un passo verso di lei, deciso a trattenere la ragazza dall'andare. Sembrava, decisamente, a corto di idee.

“Perché sei una mia amica!” Esclamò, come se solo quello bastasse a convincerla. Hermione stirò le labbra in un sorriso.

“Harry, non scherzare.” Il ragazzo la osservò sbigottito. Detto ciò, Hermione diede le spalle all'amico, dirigendosi verso il dormitorio femminile. Harry giurò di sentire una risata provenire dalla rampa delle scale.

*

Lunedì mattina, Ron Weasley fermò Hermione di fronte all'aula di Trasfigurazione. “Hai idea di cosa sia successo ad Harry?”

“No, perché?” Domandò, intuendo vagamente cosa affliggesse realmente Harry. Ron si grattò la base del collo, tenendo ben salda la borsa a tracolla che pendeva da una sua spalla. “Ieri sera mi è sembrato più nero del solito. Non vorrei che la sua cicatrice gli facesse di nuovo male.”

Hermione sorrise. “Parlerò con Harry, stai tranquillo.” Ron le rivolse un cenno con il capo e la precedette all'interno dell'aula. Notando che il giovane Weasley non era in compagnia del Ragazzo Sopravvissuto, Hermione sostò un poco accanto alla porta. Tutti gli studenti del sesto anno che avevano lezione con la professoressa McGranitt entrarono nell'aula, prendendo posto; ma di Harry nemmeno l'ombra.

“Ron, dov'è Harry?” Domandò Hermione a Ron, seduto in una delle ultime file. Il ragazzo scosse il capo.

“A colazione ha detto che aveva dimenticato la piuma alla Torre.”

Hermione aggrottò la fronte ed aprì la propria borsa. “Ron,” disse la ragazza portandosi la sacca di traverso. “Dì alla McGranitt che sono in Infermeria.”

“Ma che-?” Ron spalancò la bocca; Hermione Granger che lo intimava a dire una bugia ad un professore. Non si era mai sentito! Osservò la ragazza sparire dietro al portone dell'aula ed un attimo dopo la professoressa di Trasfigurazione fece il suo ingresso. Notando lo sguardo perso del ragazzo, la McGranitt simulò un colpo di tosse.

“Per Merlino, signor Weasley. Non le ho ancora chiesto di trasfigurarsi in un pesce lesso.”

*

Ginny Weasley cacciò, frettolosamente, un pezzo di carta nella mano di Harry. La Sala Comune di Grifondoro era deserta, tutti gli studenti di Hogwarts (tranne due) erano alle rispettive lezioni. Harry scannerizzò il foglio, muovendo lo sguardo dall'alto in basso e dal basso verso l'alto.

“E funziona?” Domandò scettico. Ginny sbuffò, smuovendo una ciocca vermiglia che le ricadeva davanti.

“Ovvio che funziona! E' stato sperimentato su un soggetto... bhé, un po' difficile.”

Harry sollevò lo sguardo sulla sorella di Ron, inarcando un poco il sopracciglio. La ragazza roteò gli occhi. “Ok, un soggetto impossibile. Ma tanto meglio, no?”

“Tutto sta nell'attenersi a quanto ho scritto. Vedrai che otterrai quello che vuoi!” Esclamò raggiante Ginny.

“Ok, ipotizzando anche che funzioni...” Prese a dire Harry. “L'ultimo punto mi lascia perplesso.”

Ginny si mise di fianco al ragazzo e, sollevandosi sulle punte, lanciò uno sguardo al foglietto di carta. Infine, un largo sorriso solcò le sue labbra.

“Non ti preoccupare, Harry. Quello è solo nei casi di emergenza.” Harry non s'azzardò a chiedere se Ginny lo avesse o meno sperimentato. Era ancora rimasto scombussolato dalla vita sentimentale della rossa. “Adesso devo andare Harry. Se c'è qualche problema non esitare a chiedermelo.” Detto ciò, gli diede un leggero bacio sulla guancia e corse verso il ritratto della Signora Grassa.

Harry rimase in piedi, di fronte al camino della Sala Comune. Fissò nuovamente il foglio di carta. Nell'angolo in alto a destra, la calligrafia chiara di Ginny spiccava vivida, accentuata dall'inchiostro rosso che la ragazza si ostinava ad usare.

 

 

"5 Metodi per Ottenere Ciò che Si vuole da una Persona"

Metodo #1. Essere gentili. La gentilezza è sempre l'arma migliore da usare, specialmente nei confronti di una ragazza. Lavora di fantasia, Harry!

Metodo #2. Darle sempre ragione. Su tutto. Con Draco ha funzionato!

Metodo #3. Dimostrarsi accondiscendente e saperle dare conforto. Ora, non so cosa abbia Hermione di che preoccuparsi, ma indaga!

Metodo #4. Difenderla. Da qualsiasi cosa.

Metodo #5. SOLO in caso di emergenza. Persuasione s-

 

 

“Harry Potter!”

Harry sobbalzò, cacciando il foglietto di Ginny in una tasca dei pantaloni. Si voltò lentamente, immaginando i punti che sarebbero stati tolti a Grifondoro e la punizione in una delle aule di Piton. Quando vide Hermione, ansante, che si teneva allo stipite, si rilassò un poco, ma non troppo.

“Cosa. ci. fai. qui?” Sibilò Hermione, abbandonando la sua postazione e camminando verso il ragazzo. Harry si trovò perso per qualche secondo.

“Ahh, ho dimenticato la mia piuma.” Disse Harry, indietreggiando, tuttavia, di un passo.

Hermione incrociò saldamente le braccia al petto, puntando torva il ragazzo. Dopodiché, sotto lo sguardo sconvolto di Harry, la ragazza aprì la propria borsa e ne estrasse la piuma bianca del ragazzo. “L'hai prestata a me ieri.”

Harry diventò rosso. “Oh-ah! Vero! Che scemo, l'avevo dimenticato. Grazie Herm!” Il ragazzo allungò una mano, ma Hermione ritrasse la piuma prima che Harry potesse anche solo toccarla.

“A che gioco stai giocando, Harry?” Domandò Hermione, mentre un piede prese a picchiettare sul pavimento della Sala.

“G-gioco? Che gioco?” Balbettò.

Hermione lo guardò, per niente convinta. “Non lo so. Dimmelo tu. Se si tratta di quella storia del voto-”

Harry sollevò il palmo di una mano, interrompendo la ragazza. “Sto valutando l'idea di... delle ripetizioni, Herm.”

Sembrò la risposta giusta, perché Hermione abbandonò il suo cipiglio e sorrise al ragazzo. “Ottimo!”

Tuttavia Harry si trovò a frenare il suo entusiasmo. “Anche se preferirei la Pozione Polisucco.”

Hermione sbuffò. “Harry.”

“Lo so, devo convincerti.” Disse il ragazzo, sorridendo consapevole. All'improvvisa sicurezza dell'amico, Hermione aggrottò la fronte.

“Non ti arrendi proprio mai, eh?”

“Raramente.”

Hermione rimase in silenzio, ma Harry continuò a parlare. “Cosa fai qui, Herm?”

La ragazza divenne improvvisamente rossa. “So-sono venuta a cercarti.”

“Hai saltato un'ora?” Domandò Harry, stupefatto.

Hermione sbuffò e tornò a posizionare la borsa a tracolla. “Già.” Si avviò verso l'uscita della Sala Comune, ma si arrestò, voltandosi verso Harry.

“Ho fatto dire a Ron di essere in Infermeria. Quindi, Harry, trova un'altra scusa per giustificarti. Ci vediamo!”

Harry, rimasto solo, sospirò. Ecco il primo problema che gli bloccava la strada. Pensò di cercare Ginny e chiedere aiuto.

Che cavolo s'inventava adesso?

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Capitolo 2
*** Round 2 ***


Five Methods - 2

Round 2

 

“Harry, ti senti bene?”

Ron Weasley, appoggiato con le spalle ad una finestra, osservava il suo migliore amico intento a rileggere la stessa pagina di un libro per la... centesima volta? Harry spostò il foglietto di Ginny verso la rilegatura centrale del libro e chiuse il volume con una certa agilità. “Tutto bene.”

Ron si staccò dalla sua postazione ed andò a sedersi sul bracciolo della poltrona che ospitava Harry. Lanciò uno sguardo alla copertina del libro che l'amico teneva in grembo e si preoccupò il doppio. “Si-si-sicuro?”

Harry notò la direzione dello sguardo di Ron e sorrise. “Oh, questo? Me l'ha prestato Hermione.” Disse, mettendo ben in mostra Cinquanta Modi per Trasfigurare.

“Harry, stai forse dicendo che ti sei messo a- a....” Balbettò Ron, sconvolto.

“Studiare? Sì.”

Il giovane Weasley sbiancò. “Che Merlino mi fulmini in questo istante!” Esclamò, balzando in piedi e prendendo a scuotere Harry all'altezza delle spalle.

“NON mi puoi tradire così Harry! Pensavo tu fossi il mio migliore amico!”

Harry lo guardò perplesso. “Ovvio che lo sono, Ron. Ma la Professoressa McGranitt ha minacciato di farmi pulire la classe di Trasfigurazione per un mese se non prendo almeno un Oltre Ogni Previsione al prossimo test. Come ben sai, non è proprio un divertimento.”

“Perché studiare? Fatti aiutare da Hermione!” Esclamò Ron, sventolando le mani in alto.

“Non credere che sia così semplice. Mi ha detto di no.”

Ron boccheggiò, ma Harry non gli diede peso. “Ha proposto di darmi ripetizioni.”

“RIPETIZIONI?!” Gridò Ron, con orrore, raggiungendosi il volto con le mani. Harry si trattenne dal ridere. L'odio di Ron per lo studio raggiungeva livelli abnormi. Si era spesso domandato come avesse fatto a raggiungere il sesto anno. Non aveva certo un padre come Lucius Malfoy, né un intelligenza come quella di Hermione. Era passato ai G.U.F.O. con voti accettabili, tanto che anche la Signora Weasley non aveva saputo se essere contenta o fare la predica al figlio. C'era, tuttavia, una spiegazione.

Ron aveva dalla sua una fortuna con la C maiuscola, ecco cosa.

“Ok, Harry. Niente panico!” Starnazzò Ron.

Il ragazzo gli sorrise. “Guarda che sei tu quello agitato.”

Ron lo incenerì con lo sguardo. “Proverò a convincere Hermione!”

Harry sospirò. “Ti sei forse dimenticato l'ultima volta che hai, ehm, tentato di persuadere Hermione?”

A quelle parole, Ron si toccò di scatto il didietro. Sì, Hermione lo aveva semi-schiantato in un atto di pura follia. Convincerla a dar loro una mano con Pozioni il giorno prima dei G.U.F.O. quando a lei mancava ancora un libro da studiare era stata una pessima idea. Molto pessima. Specialmente per il sedere di Ron.

“Ok, lasciamo perdere.” Mormorò Ron, per niente intenzionato a sperimentare di nuovo i massaggi di Madama Pomfrey.

“Comunque, non preoccuparti Ron. Ginny mi ha dato degli ottimi consigli.”

Ron sollevò un sopracciglio rosso, sentendo il nome della sorella. “Ah, sì? E quali, di grazia?”

Harry strizzò un occhio all'amico. “E' un segreto, sorry.”

Ron assunse un'espressione imbronciata. “Non esistono segreti, specie se coinvolgono mia sorella... ma dato che sei il mio migliore amico, lascerò correre e farò finta di non aver mai sentito.”

*

Metodo #1. Essere gentile.

Al termine della colazione, Harry Potter aveva rivolto la sua mente al primo metodo proposto da Ginny. Stava appoggiato ad una parete del corridoio, con le braccia conserte. Poco distante da lui vi era l'aula di Pozioni, la prima materia di quel giorno. Doveva lavorare di fantasia. Tzè. Era facile parlare, lui che aveva un'immaginazione pari a quella del... del Professor Piton. Lo stomaco di Harry emise un grugnito disgustato. L'idea di essersi anche solo paragonato all'uomo fu un pericolo rivelante per le brioche che aveva ingurigitato nemmeno mezz'ora prima. Immerso in quei pensieri e concentrato a riprendere il controllo del suo corpo, Harry non si accorse che l'esile figura di Ginny Weasley si era fermata esattamente di fronte a lui.

“Ciao, Harry.”

Riconosciuta la voce della ragazza, Harry sollevò gli occhi dal pavimento, pronto a ricambiare il saluto, ma non pronunciò sillaba. Di fianco a Ginny, Draco Malfoy lo osservava con il classico ghigno menefreghista.

“Potter! Intento a compiangere te stesso?”

Ginny precedette il Bambino Sopravvissuto mollando una gomitata ad un fianco di Malfoy. Senza badare alle proteste del ragazzo, Ginny volse nuovamente la sua attenzione all'amico.

“Metodo numero uno?” Domandò Ginny, come se solo lei sapesse. Harry si limitò a fare un cenno d'assenso, senza tuttavia staccare lo sguardo da Malfoy. Esattamente come il cielo era azzurro e l'erba verde, Malfoy era odioso - e voleva essere gentile. E anche quando era venuta alla luce la sua 'relazione' con Ginny, Harry non aveva affatto cambiato opinione sul Serpeverde. Gli era bastato un solo pomeriggio con Ron, dopo la rivelazione, per odiare Malfoy dal profondo del suo essere.

“Quel metodo non potrà mai funzionare.” La voce di Malfoy suonò vagamente divertita. Ginny guardò il ragazzo, sollevando un sopracciglio. Draco la guardò, inclinando la bocca in un ghigno.  “Dai, stiamo parlando di Potter.” Disse, indicando Harry. “Dove la gentilezza non è di casa.”

Harry si trattenne dallo strozzare Malfoy, più per rispetto di Ginny che per altro.

“Vero,” Il ragazzo dai capelli corvini boccheggiò alla constatazione della ragazza. “Ma provare non nuoce, capito Harry?”

Harry spalancò gli occhi.

“Arriva Hermione!” Esclamò Ginny. “Dacci dentro Harry!” Detto ciò, strattonò un braccio di Draco ed Harry li vide nascondersi dietro ad un'armatura.

Cazzo, non aveva pensato a niente!

“Secondo me non ci riesce.” Sibilò Draco, pressato contro il muro dalla ragazza. Ginny gli diede un colpetto sul braccio, inclinandosi leggermente in avanti per assistere alla scena.

Malfoy sbuffò, seguendo l'esempio della ragazza. Tanto valeva divertirsi.

Hermione Granger avanzava per il corridoio, carica di ogni ben di Dio. Un'alta pila di libri stava in precario equilibrio sul palmo delle sue mani, oscillando un poco ad ogni suo passo. Harry notò una beuta, cautamente sigillata, stare al vertice della pila. Conteneva un liquido rossastro che Harry, ovviamente, non riconobbe. Il ragazzo fece un respiro profondo e andò incontro alla ragazza.

“Hermione!” Harry intonò la voce in modo che sembrasse la più casuale possibile. La ragazza si arrestò sentendo il proprio nome.

“Harry, sei tu? Non ti vedo.”

“Herm... vuoi una mano?” Domandò Harry, incerto.

“Sarebbe meraviglioso.” Sospirò la ragazza.

“Se non ti aiuto,” Prese a dire Harry dubbioso. “Ce la fai ad arrivare all'aula?”

Draco, sempre nascosto, farfugliò “Ma che cazzo dice?”

Hermione rimase in silenzio, ma i libri impedirono ad Harry di vederne l'espressione.

“Harry, ti sei alzato male oggi?” Venne la tranquilla risposta di Hermione. Ginny si sorprese. Troppa calma. “Comunque, per rispondere alla tua... domanda, no, credo che morirei prima.”

“Se mi prometti quella cosa... ti dò una mano.”

Draco si chinò su Ginny. “Ma l'essere gentili, implica anche l'essere bastardi?” La ragazza gli rispose con uno sbuffo.

“Mi stai forse ricattando, Harry Potter?” Domandò Hermione. Harry scrollò le spalle.

“La mia era solo una proposta.”

“E va be-” Hermione non terminò la frase perché Ron arrivò dal niente.

“Herm! Ma quanta roba hai portato? Vieni, ti do una mano.” E senza attendere una risposta dalla ragazza, Ron prese un po' di libri, tenendo ben salda la beuta in una mano.

“Che idiota.” Disse Draco, e Ginny non capì se si riferiva a Ron o a Harry.

Una volta sistemati i libri tra le braccia, Ron osservò lo sguardo assassino di Hermione e quello terrorizzato del suo migliore amico. “Ho interrotto qualcosa?”

Hermione sollevò il mento. “No, Ron. Il tuo arrivo è stato... provvidenziale!” Detto ciò, sorpassò Harry ed entrò in classe.

“Uhm, c'è del nero a giro. Eh, Harry?”

Il moro emise un grugnito. “Ron, fammi un favore.”

Il giovane Weasley abbassò lo sguardo su Harry. “Qualsiasi cosa.”

“Stammi alla larga per oggi. Grazie.” Harry si catapultò nell'aula di Pozioni, lasciando un Ron alquanto sbigottito alle spalle. Ginny uscì dal suo nascondiglio e notandola, Ron si affrettò ad andarle incontro.

“Cosa ho fatto?”

Prima che Ginny potesse rispondere, Draco uscì allo scoperto. “Del casino, come al solito.”

Le efelidi di Ron risaltarono sul volto del ragazzo alla vista del Serpeverde. “TU!” E notando che era assieme a Ginny, disse. “VOI!”

Ginny sospirò. “Ronnie, risparmiaci la cosa dei pronomi personali.”

“Pronomi che? E non pensare di deviare la conversazione, signorina!”

Draco sospirò esasperato. “Ok, ne ho abbastanza di Potter e Weasley già di prima mattina. Ci si vede, Gin.” E dopo un gesto d'affetto con la propria ragazza, Draco si incamminò verso la fine del corridoio.

“Per fartela breve, fratellino. Harry stava cercando di ottenere l'aiuto che tu sai da Hermione... ma il tuo arrivo ha rovinato tutto. Dammi retta, sta alla larga da Harry per oggi. Bacio!” Esclamò Ginny, baciando la guancia del fratello e liberando un sonoro smack.

Rimasto solo, Ron abbassò lo sguardo sui libri. Chi passò accanto a lui, giurò di sentire la parola suicidio dalle sue labbra.

*

“Hermione!” Harry stava camminando dietro ad una ragazza alquanto alterata. Per usare un eufemismo.

“Stavo scherzando, è ovvio che t'avrei aiutato!” La voce di Harry era un lamento.

Hermione si voltò di scatto, tanto che Harry per poco non vi andò a sbattere. E non era il caso. La ragazza puntò il dito indice contro il petto del ragazzo, mentre il suo sguardo preannunciava tempesta. “Harry. tu. mi. hai. minacciato!”

“Adesso non esagerare.”

“Tu come lo chiami il se fai questo ti faccio quello?” Gridò arrabbiata.

Harry abbozzò un sorriso malizioso. Pessima mossa, perché Hermione andò di fuori e, rossa come un papavero, schiaffeggiò Harry con quanta più forza avesse in corpo. Gli occhiali di Harry caddero a terra; quando il ragazzo tornò a inforcarli sul naso, Hermione era sparita.

 

A/N: Ringrazio tutti coloro che hanno recensito il primo capitolo di 'Five Methods'. Troppo gentili. Continuate a leggere, il bello ha da venire. Garantito. ;)

Claudia

 

 

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Capitolo 3
*** Round 3 ***


Five Methods - 3

Round 3

 

Harry infilò una mano nella tasca dei pantaloni e ne estrasse quella che, da due giorni a quella parte, era diventata la sua Bibbia. Afferrò una piuma posta sulla propria scrivania e tracciò una linea netta.

Metodo #1. Essere gentili. La gentilezza è sempre l'arma migliore da usare, specialmente nei confronti di una ragazza. Lavora di fantasia, Harry!

Harry sospirò e passò alla riga sottostante, ma la voce di Ron alle sue spalle lo fece sobbalzare in modo vergognoso. Guadagnado di nuovo il controllo delle sue funzionali vitali e ricordandosi che lui, in teoria, doveva sempre essere arrabbiato col ragazzo, Harry si voltò fronteggiando un Ron alquanto abbattutto.

“Che c'è Ron? Sono occupato.” Cercò di lasciar trasparire il proprio disappunto, ma non riusciva a rimanere arrabbiato per molto. A differenza di Hermione. Il pensiero della ragazza e della sua missione fallita, tuttavia, riaccesero tale disappunto. Notando il tono di Harry, Ron prese a torturarsi le mani, intrecciandole in modo nervoso.

“Ti volevo chiedere scusa. Gi-Ginny mi ha spiegato la... la situazione.”

Harry sospirò e si lasciò cadere sul divano della Sala Comune. Ron, interpretando quel gesto come 'scuse accettate', andò a sedere accanto all'amico.

“Adesso mi odia.” Disse Harry come un dato di fatto.

Ron trattenne una mezza risata. “Chi? Hermione? Figurati.” Senza voltarsi a guardarlo, Harry puntò l'indice al suo volto, esattamente nel punto in cui la ragazza l'aveva preso a schiaffi. Notando l'inconfondibile segno delle cinque dita, Ron deglutì pesantemente.

“Ok, forse un pochino.” Disse, distanziando di qualche millimetro l'indice e il pollice di una stessa mano. Harry gli rivolse uno sguardo cupo e Ron decise di smettere di fare dell'ironia gratuita; non era nella posizione adatta per dispensare consigli, dato che lui era stato la causa diretta del primo fallimento di Harry.

“Ok. Quale sarebbe la prossima mossa?” Domandò titubante Ron.

Harry si tolse gli occhiali e pulì le lenti con un lembo del suo maglione. Aveva imparato a memoria i metodi di Ginny, non aveva più bisogno di consultare il foglietto che stava premuto in una tasca della sua divisa.

“Darle ragione.” Disse, inforcando nuovamente gli occhiali.

Ron sbatté le palpebre per qualche secondo, non afferrando affatto lo 'scopo' di tale mossa.

“Cosa vuol dire darle ragione?” Domandò perplesso.

Harry scrollò le spalle. “Non ne ho la più pallida idea. Penso assecondarla.”

“Non vorrei rovinare il tuo piano,” Disse Ron, guadagnandosi un'occhiata ombrosa da Harry. “Ma che senso ha darle ragione? Hermione ha sempre ragione. E' abituata ad avere ragione e nessuno oserebbe mai pensare che non abbia ragione.”

Harry incrociò gli occhi verdi sotto le lenti. Si era perso tra le troppe ragioni.

“Quando sei stupido, Ron.” La voce cristallina di Ginny li fece voltare verso la direzione dell'entrata della Sala Comune. La piccola di casa Weasley osservò i due ragazzi con una mano ancorata ad un fianco ed un braccio disteso che sorreggeva la sua borsa. Aveva uno sguardo talmente determinato da lasciar sorpresi entrambi i ragazzi.

“Ogni ragazza ADORA sentirsi dire che ha ragione. Anche Hermione. E ricorda,” disse puntando Ron. “Che anche LEI è una ragazza, Ronnie.”

Ron divenne paonazzo, memore del suo quinto anno. Ginny si avvicinò al divano e lasciò cadere la sua borsa di fianco ad Harry, infine, incrociò le braccia al petto, sospirando. Harry guardò la rossa “Hai detto ragazza, Gin? Dobbiamo includere in quella categoria anche Malfoy?” Domandò, trattenendo, assieme a Ron, una risata.

“Ovviamente NO. Draco è maschio in tutti i sen-”

Ron gracchiò terrorizzato, mezzo sconvolto, mezzo arrabbiato. “Per Merlino, Ginny! Non voglio sapere le prestazioni di Malfoy!”

La ragazza sbuffò, scuotendo il capo. Poi, riprese a parlare di Hermione. “Prima le ho parlato e lasciate che vi dica che era nera come un tizzone.”

“Fantastico.” Farfugliò Harry. Quell'opprimente mese di pulizie stava iniziando ad alitargli sul collo.

“Sinceramente non so come tu possa riappacificarti con lei e procedere al metodo due...” Disse, pensierosa, Ginny. “Non sono mai entrata nella testa di un ragazzo. Siete un costante emblema... fatta eccezione per Ron, ovvio.” Il chiamato in causa lasciò un grugnito di disapprovazione.

Tra i tre calò il silenzio, mentre la Sala Comune di Grifondoro prese a popolarsi di altri studenti.

“Ma CERTO!” Ginny gridò, sbattendo un pugno sul palmo di una mano. Gli studenti presenti si voltarono a guardarla, ma tornarono ben presto ad occuparsi delle proprie cose. Sia Harry che Ron guardarono Ginny, leggermente titubanti. Lo sguardo della ragazza luccicava in modo sinistro, pericoloso, pensò Harry.

“Draco! Ti farai aiutare da lui!”

Udendo il nome del loro arci-nemico, Ron ed Harry iniziarono a tossire violentemente, mentre il primo si alzò, inciampò e cadde rovinosamente a terra.

“Piuttosto un mese di pulizie!” Sbraitò Harry, paonazzo per la mancanza di ossigeno.

“Non essere sciocco, Harry. Vuoi davvero un intero mese di lavori forzati?”

“Se devo chiedere aiuto a Malfoy, Ginny... SI!”

La rossa sbuffò infastidita. “Draco è l'unico ragazzo che conosco capace di trattare qualsiasi ragazza. E' perfetto.”

“Ginny, per favore, smettila,” boccheggiò Ron. “Altrimenti morirò prima del previsto.”

“NON ci penso, nemmeno! Piuttosto la morte.”

“Harry.” Ginny tentò di parlare.

“Malfoy che mi insegna a trattare una ragazza! Merlino, mi farei ammazzare da Voldermort in persona!”

“Harry, non-”

“Bacio Piton, piuttosto!” A quelle parole, Ron storse la bocca in una smorfia. La morte ok, ma Piton...

“HARRY!” Ginny gridò, sbattendo una mano sul tavolo di fronte al divano. Harry sobbalzò, mentre Ron sembrò non essere poi tanto affetto dalla furia della sorella. Il moro guardò la giovane Weasley con tanto d'occhi e per un attimo, ma solo per un attimo, provò un moto di pietà per Draco Malfoy. Ginny simulò un colpo di tosse, riassettandosi la cravatta della propria divisa. “Stavo dicendo. Tu, Harry, ti farai consigliare da Draco un modo per farti perdonare da Hermione. Poi procederai al secondo metodo e qualcuno, quel giorno, se ne starà rintanato a letto.” Disse, puntando Ron come un serpente.

“Ginny, non-”

“Niente, Ginny non Potter.” Ribatté la rossa.

Ron si alzò in piedi. “Cosa ti fa credere che Malfoy aiuterà Harry?”

Ginny esibì un sorriso furbo. “Questi sono dettagli, Ron.”

Il fratello sollevò un sopracciglio, per niente convinto.

*

“Ok, Potter. Vediamo di passare quest' ora nel modo più indolore possibile.”

Harry pensò di non esser mai stato d'accordo con Draco Malfoy come in quel momento. Il Serpeverde sedeva alla scrivania di un'aula dismessa, verso la fine del pomeriggio. Quella stessa mattina, Ginny aveva ammiccato ad entrambi, ammonendoli di comportarsi in modo civile. Ma davvero si poteva parlare di 'civiltà' con Malfoy? Inoltre, Harry non aveva ancora ben capito come avesse fatto, alla fine, ad accettare il consiglio di Ginny e ritrovarsi in quella situazione. Ma soprattutto... era curioso di conoscere i metodi di persuasione che la rossa aveva usato con Malfoy. Il Serpeverde lo odiava quanto lui. Harry si sistemò gli occhiali sul naso. Quella ragazza era una forza della natura se era riuscita anche a travolgere il Serpeverde per Eccellenza.

“Adesso siediti Potter.”

Harry inarcò un sopracciglio. “E dove Mister Intelligenza?” Domandò, notando che non vi erano banchi. Malfoy si limitò ad un ghigno.

“Ovvio, in terra.”

Harry sbuffò. “Di grazia, perché ti sei preso la scrivania?”

Malfoy emise una risata divertita. “Ricordami, San Potter, chi deve insegnare a chi?”

Il moro emise un secondo sbuffo, gettandosi a sedere a terra, con le gambe incrociate. Stava contando fino a dieci.

“Bene, Potty, cosa sai di una ragazza?” A giudicare dall'espressione, Malfoy sembrava divertirsi parecchio.

“Mah, non so. Che sono diverse dai maschi e sono... femmine?” Domandò Harry, sarcastico.

“Potter, vuoi riconciliarti con la Mezzo-, no, con la... la... Granger o vuoi rimanere lo stupido che sei per tutta la vita?” Harry notò la fatica che aveva fatto anche solo per pronunciare il cognome di Hermione, più che lo 'stupido' rivolto a lui. Harry sollevò le braccia al cielo.

“Ok, Malfoy! Sono tutto orecchie!”

“Bene. Vediamo di fare un esempio pratico.” Harry sbiancò di colpo. Pratico?

Notando l'espressione di Harry, Malfoy si ritrasse. “Non con ME, idiota!”

Il moro emise un sospiro di sollievo. Draco emise un mezzo insulto ed agitò la bacchetta verso un punto imprecisato della stanza. Harry osservò un piccolo ologramma prendere vita davanti ai suoi occhi e a quelli del Serpeverde. Una ragazza ed un ragazzo stavano in piedi a due metri di distanza dai due maghi, l'uno di fianco all'altra. Harry osservò come ben presto la ragazza, dai folti capelli castani, iniziasse a prendere a schiaffi il ragazzo, urlando ogni tipo di invettiva. Il Bambino Sopravvissuto non capì molto della situazione, ma trovò la scena molto simile a quella avvenuta tra lui ed Hermione. E mentre il ragazzo dell'ologramma tentava disperatamente di calmare la ragazza, Harry osservò lo sguardo divertito di Malfoy che, con un colpo di bacchetta, bloccò l'immagine.

“Questo è un piccolo riassunto della tua vicenda.”

“Come hai fatto a fare... questa cosa?” Domandò sinceramente sorpreso Harry.

“Tut. Tut. Dettagli, Potter. Solo dettagli! Tuttavia ti farò l'immenso piacere di farti conoscere la mia idea geniale.”

Harry borbottò qualcosa, ma Draco lasciò correre.

“Questo è un ologramma virtuale, l'unica diavoleria per cui va riconosciuto il talento dei Babbani. Tuttavia, grazie alla mia magia l'ho perfezionato ancora di più! Ho 'impiantato' in quei due il tuo carattere e quello di Granger. Ciò che l'immagine mostra è ciò che ha più probabilità di avvenire tra voi due. In pratica, è una specie di simulatore che ci dice in anticipo cosa potrebbe accadere prendendo in considerazione determinate... situazioni. ”

Harry rimase sorpreso. Prima di tutto, l'idea, seppur di Malfoy, era geniale. E doveva ammetterlo. Secondo, era la prima conversazione civile che aveva con il Serpeverde. E non lo credeva possibile.

Draco ghignò all'espressione del suo rivale. “Non sai quanto ADORI vederti senza parole, Potter.”

Harry si riebbe subito. “Una curiosità, Malfoy. Come sai dei nostri caratteri?”

Draco alzò le spalle. “Ginevra mi ha riempito la testa con le vostre assurde sfumature caratteriali, che adesso vi conosco meglio della vostra biancheria.”

Harry arrossì, suo malgrado. E Draco aggiunse, “Non che ci tenga ad essere la tua biancheria, Potty.”

Dopo un attimo di silenzio, il biondo riprese. “Ok. Che idee avevi per riappacificarti con Granger?”

“Se le avessi avute, non ti avrei mai chiesto aiuto, Malfoy.”

“Touché.” Disse, teatralmente, Draco. “Va bene, proviamo con questa soluzione.” Malfoy fece volteggiare la bacchetta e l'ologramma riprese a muoversi. Harry osservò con interesse la scena. La sua controparte attendeva la pseudo Hermione nascosto dietro ad un angolo di un corridoio. Harry si aggiustò gli occhiali sul naso, notando ciò che teneva in mano il ragazzo. Fiori?

La prima soluzione, tuttavia, non funzionò ed Harry osservò la pseudo Hermione calpestare i fiori in terra con quanta più foga avesse in corpo.

“Decisamente, niente fiori.” Borbottò Draco. L'ologramma cambiò nuovamente.

Seguirono altri tentativi a vuoto: una nuova bacchetta, un braccialetto d'argento, una borsa di pelle, un nuovo gufo. Niente. La pseudo Hermione rifiutava tutto. Da parte sua, Harry si sentì sollevato sul braccialetto d'argento. Chissà quanto gli sarebbe venuto a costare.

“Merlino, Potter! Non vuole nulla quella donna!”

“Ehi, non è colpa mia!” Gridò risentito Harry.

“Cos'è che ama quella ragazza? Possibile che non abbia nessun interesse più femminile!?” Draco stava perdendo la pazienza.

Harry sbuffò. “Herm ama solo studiare.”

Un thud rimbombò nella stanza ed Harry osservò che la sedia su cui sedeva Malfoy era caduta a terra. Il Serpeverde stava emettendo frasi che Harry non capì all'inizio, tuttavia l'ologramma prese di nuovo a muoversi, mostrando il ragazzo che regalava alla pseudo Hermione un libro. Dopo un attimo di incertezza, la ragazza balzò al collo del giovane.

“Un LIBRO! Ecco cosa ti serve!”

“Un libro? E che libro?”

Draco fece sparire l'ologramma e guardò Harry con aria di sufficienza. “Oh, io non lo so. Scopritelo da solo.” Detto ciò, s'avviò verso la porta. Il mago, ancora seduto, richiamò la sua attenzione.

“Malfoy, ascoltami bene, perché potrebbe essere l'unica volta in cui me lo senti dire. Grazie.”

Il Serpeverde sollevò un biondo sopracciglio. “Tzè, non l'ho fatto mica per te Potty.”

Fu il turno di Harry di sorprendersi. Malfoy continuò. “Adesso vado a dormire. Da oggi in poi mi aspetta una lunga attività notturna.”

Attività notturna? Che intendi dire?”

“Quando sarai più grande, Potty, torna da me che te lo spiego.”

*

Harry guardò il pavimento sotto ai suoi piedi, mentre, allo stesso tempo, stava recitando ogni tipo di preghiera che gli venisse in mente. Davanti a lui, Hermione teneva tra le mani un libro. Come era Hogwarts dal 1867 al 1900, volume 67esimo.

“Harry.”

Il mago strizzò gli occhi per la paura di una reazione violenta. Tuttavia, l'abbraccio che venne dopo, fece crollare tutti i suoi timori.

“Oh, Harry! E' meraviglioso! Il 67esimo volume mi mancava proprio!”

Il mago sospirò, sollevato. “Sono felice che ti piaccia, Herm. Ero indeciso tra il 67esimo o l'81esimo.”

“Oh, l'81esimo ce l'ho già!” Esclamò, Hermione, estasiata.

“E scusa per... quella cosa.” Aggiunse titubante Harry. La ragazza gli sorrise.

“Già, riguardo a quella cosa, non devi più preoccuparti, Harry.”

Il ragazzo sollevò lo sguardo speranzoso.

“Adesso che so che ti intendi così tanto di libri, non avrai di certo problemi a consultare quelli che ti darò per il test!”

Un macigno crollò sulle spalle del ragazzo che balbettò “H-Hai ragione... Herm.”

“Io ho sempre ragione, Harry. Ok, grazie ancora! Ci vediamo a cena! A dopo!” Hermione corse via, sventolando una mano.

*

Ron e Ginny non si azzardarono a parlare quella sera. Osservarono, terrorizzati, Harry tranciare il foglietto di carta con la piuma.

Metodo #2. Darle sempre ragione. Su tutto. Con Draco ha funzionato!

 

A/N: Grazie ancora a tutti per le recensioni. Mi fate un immenso piacere. Specialmente coloro che mi hanno scritto di odiare o le d/g o le h/hr ma che comunque leggono questa storia. In particolare, volevo rispondere alla recensione di Chiussa: mi chiedi se i metodi valgono anche per far fare ad un ragazzo ciò che si vuole. Bhé, Ginny ha sperimentato i 5 metodi su Draco e tutto possiamo dire tranne che Draco sia un soggetto facile. ;)

 

 

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Capitolo 4
*** Round 4 ***


Five Methods - 4

Round 4

 

Per un intera settimana, Harry non prese in minima considerazione l'idea di andare avanti con il piano di Ginny. Quel giorno, tuttavia, la professoressa McGranitt tornò alla carica, ricordandogli che mancava solo una settimana al test in cui avrebbe dovuto prendere un Oltre Ogni Previsione. Harry prese in seria considerazione l'idea di studiare e di prendere ripetizioni da Hermione. Era la via più semplice e la meno dolorosa, pensò, mentre si strofinava la guancia attaccata dalla mano dell'amica.

“Io proverei ancora con i miei metodi, Harry.” Gli disse Ginny, una sera che la Sala Comune era deserta.

“In caso di fallimento, hai comunque del tempo per studiare.”

Harry sondò le parole della giovane Weasley per un'intera notte. La mattina seguente se ne venne fuori con la sua decisione.

“Ok, ci provo.”

E mentre rileggeva il metodo #3 più e più volte, Harry si rese conto che tra i due, era sempre stata Hermione a dargli conforto o anche solo incoraggiarlo. Egoisticamente parlando, lui aveva problemi forse un tantino più pericolosi rispetto alla ragazza. Tuttavia, sia lei che Ron gli erano sempre rimasti a fianco, rischiando quanto lui e forse anche di più. Erano due persone che amava, due persone che potevano benissimo essere sfruttate da Voldermort per il suo tornaconto.

Sì, non c'aveva mai pensato.

E forse, fu proprio in quell'occasione che Harry prese ad osservare Hermione con più attenzione.

Si sorprese di non aver mai notato che Hermione era molto spesso sola. Certo, parlava di frequente con le sorelle Patìl, con Ginny, ovvio, con Luna e qualche altra Grifondoro, ma Harry dubitava che si confidasse realmente con una di loro - forse, solo con Ginny. Sedeva in Biblioteca da sola, passeggiava e andava a lezione da sola. Eppure, Hermione era una delle ragazze più sociali che conosceva. Non si faceva scrupoli a parlare con le persone. Non aveva quella sorta di timidezza che possedeva Ron e decisamente, non era impacciata.

Sapeva mettere in riga i componenti dell'altro sesso, lui e Ron erano l'esempio lampante. Rispondeva a tono a Malfoy. Insomma, Hermione Granger non aveva motivo per dover essere sola.

Quando una mattina Harry scese a colazione, notò che Hermione non era presente.

“Hermione ha la febbre, Harry.” Lo informò Ginny, mentre addentava una fetta di crostata.

“Ha il permesso della professoressa McGranitt per rimanere nel dormitorio.” Senza farsi notare, la rossa ammiccò ad Harry ed il ragazzo sorrise. Ovvio cosa intendesse dire. Poi, osservò la ragazza portarsi una mano alla bocca e muovere le labbra, puntandolo con lo sguardo.

'In basso, in alto, una volta a destra, due a sinistra'

Harry la guardò sorpreso, dopo aver letto il labiale di Ginny. La puntò confuso, ma la ragazza tornò a concentrarsi sulla sua colazione.

Oh, bella questa.

Harry pensò alle parole di Ginny per tutta la prima ora, beccandosi così un compito supplementare da parte di Piton e cinque punti in meno a Grifondoro per la sua distrazione. Nonostante tutto, il mago si dimostrò impavido e non prestò attenzione fino alla fine della lezione, quando si avvicinò a Ron, portandolo in disparte dal flusso di studenti che usciva dall'aula.

“Hai mica idea di cosa significhi In basso, in alto, una volta a destra, due a sinistra?”

Ron lo guardò allibito. “Ha-Harry... fo-forse devi fare un salto in Infermeria.”

“Perché? Sai cosa vuol dire?” Domandò, curioso per la reazione dell'amico.

“No-no. Ma... non è che soffrirai un po' di... frustrazione se-sessuale?”

Harry sgranò gli occhi e per poco le lenti non gli caddero a terra. Neanche a dirlo, avvampò tanto ad assomigliare ad un pomodoro maturo. Decise di lasciar perdere Ron e trovare un'altra soluzione. Avrebbe chiesto direttamente a Ginny.

Harry non si sentiva di esagerare nel dire che la sua sfortuna era colossale. Non trovò Ginny, da nessuna parte, tanto che sembrò scomparsa del tutto. Provò perfino a chiedere a Luna Lovegood, ma la breve conversazione con la ragazza lo aveva lasciato stordito per i successivi dieci minuti e di Ginny neanche l'ombra.

Gli doleva ammetterlo, ma la sua unica soluzione era solo una persona. Una detestabile persona.

“Che vuoi Potty?” Domandò Draco Malfoy, voltandosi per guardarlo con aria di sufficienza.

“Uh. Sai dove è Ginny?”

“Dipende.” Gli rispose il biondo. Harry lo fulminò con lo sguardo.

“Le devo chiedere una cosa.”

“Cosa?”

“Gli affari tuoi, no, eh, Malfoy?”

“Sputa il rospo Potty.” Draco incrociò le braccia al petto.

“Stamattina mi ha detto una frase che non ho capito.”

Draco aggrottò la fronte. “E speri che ci creda?”

“Non mi interessa se ci credi o no, devo solo trovare Ginny.”

“E che ti avrebbe detto di grazia?” Domandò Draco, imperterrito. Harry sbuffò. Gli mancava Malfoy a ridergli in faccia per completare la giornata.

“In basso, in alto, una volta a destra, due a sinistra.”

Draco sembrò assimilare la frase, ma, con grande sorpresa di Harry, rimase serio.

“E' il candelabro.” Disse, semplicemente.

“Ok, grazie lo stesso. Ciao Malfoy.” Harry fece per andarsene.

“Aspetta, idiota! In basso, in alto, una volta a destra, due a sinistra significa come devi muovere il candelabro per entrare nel dormitorio femminile di Grifondoro.”

Harry spalancò bocca ed occhi. “Ma-Malfoy non-non voglio sapere perché lo sai!”

“Bravo, immaginalo e basta.”

*

Effettivamente un candelabro c'era. E proprio di fianco alla porta, in cima alle scale, che dava al dormitorio femminile. Harry rabbrividì. Se qualcuno l'avesse scoperto, maschio o femmina che fosse, non avrebbe fatto in tempo a dire Quidditch, che si sarebbe trovato faccia a faccia con il naso appuntito della McGranitt. Harry rimase immobile per qualche secondo, inalando quanta più aria possibile.

Ok. Forse non si rendeva pienamente conto della situazione. Non si rendeva conto di 'sapere' qualcosa dall'inestimabile valore. Il metodo per entrare nel dormitorio femminile. Merlino solo sapeva quanti suoi compagni agognavano a conoscere ciò che conosceva lui e... bhé, Malfoy.

“Harry, che stai facendo?”

Harry balzò mezzo metro da terra, afferrandosi il petto con entrambe le mani. Ron, esattamente dietro di lui, lo guardava stranito, mentre con gli occhi seguiva la serpentina delle scale che dava al dormitorio femminile.

“Harry?”

“Ciao, Ron, tutto bene?” Il moro tentò di mantenere un tono della voce credibile.

“Io sì, piuttosto tu che com-”

“Ciao Ginny!” Gridò improvvisamente Harry, notando la sorella di Ron entrare nella Sala Comune. Sorpreso da quella fuoriuscita, il giovane Weasley sbuffò, farfugliando qualcosa sulla pazzia che dilagava ad Hogwarts.

“Ciao, Harry. Draco mi ha detto che ti ha parlato.” Ginny sorrise, con voce sicura. Harry arrossì un poco e fece un cenno con il capo. Notando che il fratello si era avvicinato a loro, la ragazza emise un colpo di tosse.

“Quando si ha mal di testa e si vuol rimanere da soli l'ora di cena è la migliore, vero Harry?”

Harry rimase per qualche secondo imbambolato, poi, cogliendo la dritta della ragazza, annuì in modo vistoso. “Oh, Merlino!” Sia Ginny che il mago si voltarono a guardare Ron.

“Stanno impazzendo tutti! Tutti!”

*

Anche agli occhi dell'osservatore più attento, la Sala Comune di Grifondoro era completamente vuota. Il fuoco emetteva piccole scintille dal camino, una partita di scacchi magici era stata lasciata a metà su un tavolino, libri sparsi un po' ovunque, piume ancora intite dell'inchiostro più nero. A qualche metro dalla porta, si poteva sentire il rumore provocato dalle forti mandibole della Signora Grassa, intenta nel suo pasto serale assieme alla Dama di due quadri più in là. Insomma, non c'era veramente nessuno.

Sbagliato.

Bastava osservare le candele. Le piccole fiamme, perfettamente immobili e tremule, andavano ondeggiando selvaggiamente, per poi tornare nuovamente ferme. Questo perché Harry Potter, avvolto con il suo Mantello dell'Invisibilità, passava incurante di fronte a loro, sicuro di non poter mai essere visto. Una sicurezza che aveva ragione a possedere.

Il Bambino Sopravvissuto - e adesso Invisibile - era sgaiattolato dalla cena di quella sera, simulando una splendida recita che Ginny aveva contribuito a rendere vera agli occhi del fratello. Ron aveva insistito a portarlo in Infermeria - che credeva l'unico luogo sicuro da qualsiasi forma di pazzia - ma Harry aveva gentilmente declinato l'offerta dell'amico. Era corso fino alla Torre di Grifondoro, aveva buttato all'aria tutto il baule che teneva in fondo al letto, estraendone il mantello di suo padre, ed adesso era lì, all'inizio della 'fatidica' scalinata.

Harry si portò il palmo della mano all'altezza del naso. Vi aveva scritto, per sicurezza, la tanto desiderata combinazione. Onde evitare che, sul più bello, un blackout anomalo della sua mente lo tradisse.

Salì su per le scale due gradini alla volta.

Si guardò alle spalle e quando realizzò che non vi era realmente nessuno, estrasse un braccio da sotto le pieghe del mantello e afferrò il candelabro.

In basso, in alto, una volta a destra, due a sinistra.

La porta emise un leggero crack e uno spiraglio di luce, proveniente dal corridoio antistante, illuminò le sue scarpe da ginnastica. Harry fece un respiro profondo, come se costretto ad andare in apnea per molti secondi, e si chiuse la porta alle spalle.

Adesso era in territorio nemico, per alcuni, nel Giardino dell'Eden, per altri.

Si guardò intorno, incerto se provare eccitazione o delusione. Delusione perché il dormitorio femminile appariva identico a quello maschile. I suoi amici non si rendevano conto del tempo che perdevano a fantasticare su quel luogo.

Delle risatine sommesse, decisamente femminili, provennero da oltre una porta. Harry si riscosse dai propri pensieri, deciso più che mai a giungere al piano del sesto anno. Camminò lungo un primo corridoio e salì una rampa di scale. Secondo anno. Altra rampa di scale. Terzo anno. L'aria iniziava a mancare ai polmoni di Harry. Merlino, il loro dormitorio si estendeva solamente su due piani. Quarta rampa di scale. Per sua fortuna, quarto e quinto anno.

Toccato l'ultimo gradino che portava al piano del sesto anno, Harry si accasciò all'angolo del corridoio, riprendendo fiato. Adesso, capiva perché Hermione si stancava raramente nelle corse.

Un movimento improvviso lo fece maggiormente aderire alla parete dietro di lui, mentre una Parvati Patìl vestita solo di un reggiseno e con il sotto di un pagiama, gli sfrecciò davanti, quasi urtandolo. Harry si aggiustò gli occhiali sul naso. Merlino!

Decise di rimanere immobile, tanto per sondare la situazione. E fece bene, perché Lavender Brown, amica per eccellenza di Parvati, corse lungo il corridoio, rischiando di travolgerlo. Harry arrossì violentemente notando che la ragazza indossava unicamente un accappatoio.

Il Bambino Sopravvissuto - e adesso, possiamo dire in tutti i sensi - scosse il capo, facendo mente locale. Doveva trovare la camera di Hermione e non doveva farsi distrarre. No, no, no. Hermione. Harry pensa ad Hermione. Decisamente, anche se invisibile, non poteva rischiare di entrare in tutte le porte che si affacciavano su quel corridoio. Infine, ricordò che Hermione spesso si lamentava delle risatine noiose di Parvati e Lavender fino a tarda notte, tanto che la ragazza aveva desiderato molte volte di cambiare stanza e non avere più la sua accanto a quella delle due ragazze.

Sentendosi a cavallo, Harry si guardò freneticamente attorno. Puntata la porta di Parvati e Lavender, Harry si avvicinò in modo circospetto. Il ragazzo, adesso completamente di fronte alla camera delle due maghe, guardò prima a destra e poi a sinistra. Una delle due porte dava accesso alla camera di Hermione. Già, ma quale? A un tratto, Harry invidiò la spavalderia di Seamus. Certamente, lui non si sarebbe fatto grandi problemi ad entrare in tutte le stanze.

A salvarlo da quella noiosa decisione, un urlo rauco di Hermione fece cessare le risatine delle due ragazze. Sorridendo, Harry prese a ruotare la maniglia della porta alla sua sinistra. Hermione era capace di tutto, anche da malata.

Tuttavia, quando Harry chiuse la porta alle spalle, non notò nessuno. Vi erano tre letti, disposti in fila, con le testate che davano alle finestre. Uno di questi, quello probabilmente di Hermione, era sfatto; ma non ospitava sotto alle coperte l'amica. Harry inarcò un sopracciglio. Decise di togliersi il mantello, facendolo scivolare dalle spalle, ma tenendolo ben saldo in una mano in caso le compagne di Hermione fossero rientrate.

Si prese qualche minuto ad osservare la stanza dove Hermione trascorreva parte della sua giornata. Non ebbe difficoltà a riconoscere la scrivania della ragazza, ricoperta da libri, pergamene di ogni genere, piume e strani alambricchi, probabilmente ottenuti dalle lezioni di Piton. Guardandosi attorno, Harry si avvicinò al piccolo tavolinetto e riconobbe all'istante il libro che gli aveva regalato. Con stupore, notò che il segnalibro era posto ben oltre la metà del libro. Hermione aveva una velocità di lettura terrificante. Spostando lo sguardo, notò qualche macchia di inchiostro che incrostava il legno, una bustina contenente biscotti per il suo gufo, una serie di boccettine di china disposte in fila, secondo un ordine crescente di grandezza. Sì, Hermione era di un ordine maniacale.

Quando Harry fu sul punto di chiamarla, il suo sguardo fu catturato da una cornice, sommersa da una serie di fogli vari. Sorrise, notando che nel piccolo rettangolo di metallo, lui, lei e Ron sorridevano allegramente, con alle spalle la facciata della Tana. Si trattava dell'estate di un anno fa, quando Molly Weasley l'aveva invitato per la quinta volta, assieme ad Hermione, a trascorrere le vacanze con la famiglia Weasley.

Provando un po' di nostalgia, Harry depose la cornice, solamente per rivelarne un' altra. Aggrottò la fronte, notando che era una foto di lui assieme a lei, sempre alla Tana, con Grattastinchi che, seduto sulle gambe della padrona, lo guardava torvo. Non fece in tempo a domandarsi perché, che lo stridio di una porta lo fece voltare di scatto.

Ciò che avvenne dopo fu un caos totale.

A due metri da lui, in piedi, di fronte alla porta del bagno, stava Hermione Granger. Niente da dire, se non fosse stato per l'asciugamano che, da solo, ricopriva il corpo della maga. Harry sgranò gli occhi e lasciò cadere la cornice sulla scrivania della ragazza.

“He-Hermione, ti-ti giuro che non è come sembra!”

La ragazza aprì la bocca per parlare, tentativo inutile, perché non riuscì ad emettere suono, mentre le sue guance presero ad infiammarsi di un rosso acceso. Intuendo l'arrivo di un urlo, Harry scattò in avanti e serrò la bocca della maga con una mano. Hermione, d'istinto, si portò le mani al petto, tentando di coprirsi e tenere ben saldo l'asciugamano attorno a lei.

Ben presto, l'imbarazzo lasciò il posto ad una rabbia cieca.

“Io... Io ti UCCIDO Harry Potter! Fosse l'ultima cosa che faccio!” Hermione emise un grido strozzato.

“Per l'amor di Merlino, Herm, non urlare!”

“Harry Potter, dammi UNA sola ragione per cui NON dovrei torcerti il collo!”

Harry arrossì, tentando di guardare fisso il volto di Hermione. “Pe-perché toglieresti tut-tutto il divertimento a Tu-Sai-Chi.”

“Tu-Sai-Chi mi sarebbe grata!” Sbraitò Hermione. Notando che lo sguardo di Harry stava scivolando, inevitabilmente, verso il basso, la ragazza si ritrasse.

“Esci immediatamente!”

“Non posso!”

Hermione aggrottò la fronte. “Come non puoi? Harry questo è il dormitorio sbagliato! Non dovresti essere qui!”

“Lo-lo so, ero venuto a vedere solo come stavi!” Esclamò Harry, un po' arrabbiato che la ragazza non capisse le sue 'buone' intenzioni.

Hermione rimase in silenzio, fissando il ragazzo. “Sto abbastanza bene, Harry.”

“Vedo.” Ammise il ragazzo, guadagnandosi un cipiglio di Hermione. “Cio-cioè, volevo dire, so-sono felice che tu ti senta bene!”

Senza guardare il ragazzo, Hermione si diresse verso i propri cassetti e quando Harry notò la biancheria intima nel pugno della ragazza, avvampò di colpo.

“Harry, voltati!” Gracchiò Hermione, anch'essa rossa in volto. Harry fece come gli era stato comandato, cercando di riprendere il controllo della situazione. O almeno, fingere di riprenderlo. Tuttavia, delle voci provenienti dal corridoio gelarono entrambi.

Quando la porta fece per aprirsi, Hermione, sempre con indosso il proprio asciugamano, si gettò di peso sulla maniglia.

“Hermione? Sei tu?” Domandò la voce di una ragazza, dalla parte opposta.

“Sì, Elizabeth! Potresti aspettare un attimo fuori?”

“Hermione, ti senti bene? Perchè dobbiamo aspettare fuori? Non capisco.”

Hermione bloccò la maniglia. “So-sono nuda,” Harry arrossì di nuovo. “E-e-e devo vestirmi!”

Da dietro la porta si sollevarono delle risate. “Andiamo Herm, siamo ragazze! E poi non sarebbe la prima volta.”

Hermione si voltò di scatto verso Harry ed il ragazzo, notando di avere il Mantello sempre in una mano, se lo fece scivolare nuovamente addosso. Hermione lasciò la presa e due ragazze entrarono nella camera. “Davvero Granger, a volte sei strana.” Le sorrise l'altra ragazza. Hermione le rivolse un sorriso storto e percependo la presenza di Harry passare oltre a lei, bisbigliò minacciosa. “Ne riparliamo stasera.”

*

Ginny sbattè più volte le palpebre, scoppiando a ridere.

“Non è divertente!” Le gridò contro Harry, rigando il foglietto della ragazza e sospirando.

Metodo #3. Dimostrarsi accondiscendente e saperle dare conforto. Ora, non so cosa abbia Hermione di che preoccuparsi, ma indaga!

 Harry sospirò. “L'unico conforto sarà quello che dovrò dare a me stesso.”

Ginny tornò ad essere seria, trattenendo qualche risata ribelle.  “Scusami Harry. Pensavo che dato che Hermione era malata le avrebbe fatto piacere un po' di compagnia.”

 “Non ti preoccupare, Gin.”

 “A questo punto rimane il metodo #4.” Disse, pensierosa, la rossa.

Harry aggrottò la fronte.  “Ma ne vale veramente la pena?”

 “Dipende da te. Hai notato niente in camera di Hermione?” Harry sollevò uno sguardo interrogativo sulla ragazza e Ginny gli sorrise. Non era certo che la ragazza intendesse la foto che ritraeva Hermione assieme a lui.

 “Può darsi.” Disse, riabbassando lo sguardo.

Ginny gli diede un buffetto al naso, sorridendo.  “Allora, sono sicura che ne valga assolutamente la pena.”

Hermione entrò nella sala, accompagnata da un uh-oh di Ginny. Quando la giovane Weasley fece per andarsene, Harry la trattenne per una mano.  “Grazie Ginny. A te e a quello schizofrenico del tuo ragazzo. Ma non dirgli che te l'ho detto.”

Ginny ridacchiò.  “Croce sul cuore.”

 

A/N: ringrazio ancora tutti quanti voi per le recensioni! Mi hanno fatto un immenso piacere, davvero. =)

 

 

 

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Capitolo 5
*** Round 5 ***


Round 5

Round 5

 

 

Con grande sorpresa di Harry, non fu affatto difficile convincere Hermione delle sue buone intenzioni; anche se la ragazza sembrava non volergli perdonare il fatto di averla vista seminuda. Al contrario, Ron stava valutando la sua posizione di 'migliore amico', ma Harry proprio non ricordava la sequenza con cui muovere il candelabro. Inoltre, per sua fortuna, la notizia che era riuscito ad entrare laddove tutti ardivano di andare, non fece il giro di tutta Hogwarts. Harry ne fu più che certo quando quella mattina Seamus Finnigan lo salutò come sempre.

“Senza offesa, Harry,” Ginny addentò una brioche a colazione. “Ma di persone sfigate come te ne conosco veramente poche.”

Harry sospirò. Splendido, perfino la sorella del suo migliore amico se n'era accorta. Non che ci volesse un genio per capirlo. Ok, avrebbe messo in conto a Voldermort anche la sua 'fatidica' sfortuna. “Ti mancano due metodi,” Rifletté Ginny. “Non per metterti fretta, Harry, ma la settimana sta quasi finendo.”

Il Bambino Sopravvissuto emise un suono poco articolato. Con quell'assurda storia del test stava mettendo a rischio tutte le sue relazioni. Ron, da quando aveva scoperto della sua intrusione nel dormitorio femminile, lo considerava un traditore. Hermione, neanche a dirlo, lo squadrava con diffidenza e allontanava lo sguardo, arrossendo. Cosa ben peggior, stava iniziando ad avere conversazioni civili con Draco Malfoy, tra tutti. Ginny era l'unica anima pia che tentava ancora di incoraggiarlo.

“Harry, hai finito? Dobbiamo andare.”

Il mago fece un leggero cenno d'assenso ad Hermione che, carica di libri come sempre, attendeva il ragazzo per andare alla prima lezione di quel giorno. Cura delle Creature Magiche. Perfetto, pensò Harry. Gli mancava solo un 'animaletto' di Hagrid per mandare a rotoli una giornata già persa di suo. Mentre percorreva le scale che li avrebbero condotti al portone principale, Harry ricordò con orrore l'ultima lezione avuta col gigante. Hagrid si ostinava a vedere del buono in ogni creatura, anche in quella dove la malvagità era insita di natura.

“Spero ardentemente che Hagrid non riproponga una lezione sulle pulci.” La voce di Hermione suonava nervosa. Il settimo anno aveva impiegato una settimana per disinfestarsi da quelle piccole creature, tanto che il dormitorio di Grifondoro e quello di Serpeverde erano stati chiusi, in quarantena, per almeno tre giorni. Un incubo... per non parlare, poi, delle, ehm, incongruenze epidermiche.

Harry fece una smorfia. No, Merlino, Hagrid avrebbe proposto di peggio.

Abbandonarono l'entrata di Hogwarts, dirigendosi nei pressi della capanna di Hagrid, dove solitamente, l'uomo svolgeva le proprie lezioni. Harry notò che un gruppo consistente di Serpeverde era già presente, seduto a qualche metro di distanza dal gigante. Harry trattenne un sorriso. I Serpeverde erano gli studenti più tronfi di tutta quanta Hogwarts e saperli spaventati di un bonaccione come Hagrid era esilarante.

Fece vagare un po' lo sguardo, notando Ron che sbadigliava come a suo solito, Neville che sembrava parlare al vento con il rosso, Malfoy che sghignazza come tradizione con Goyle e Tiger, Hermione che leggeva l'ennesimo libro di Merlino solo sapeva cosa e infine il brilluccichio sinistro nello sguardo di Hagrid. Notando soprattutto quest'ultimo particolare, Harry si sentì deglutire con forza ed ebbe la strana impressione che la sua cicatrice pulsasse. Ora, quando ciò accadeva, non significava niente di buono. I casi erano due: o Voldermort si apprestava a seguire una lezione di Hagrid o presto tutti loro avrebbero fatto la conoscenza del nuovo animaletto da compagnia del gigante. Non sapeva perché, ma preferiva di gran lunga il primo caso.

“Harry, tutto bene? Sei un po' pallido.” Gli domandò Hermione, staccando per qualche decimo di secondo gli occhi dal suo libro.

Lo saresti anche tu, pensò Harry terrorizzato. Se tra Voldermort e l'animaletto avresti scelto il primo.

“Tu-tutto bene. Almeno credo.” Disse, aggiustandosi gli occhiali con un gesto insicuro.

“Buongiorno ragazzi miei!” La voce di Hagrid distolse l'attenzione di entrambi e con terrore di tutti, parve pericolosamente gioiosa. "Vedo che stamani siete veramente in pochi." Aggiunse il gigante, un poco deluso. Hermione si affrettò a sollevare una mano, chiedendo di parlare.

“Professore, alcuni ragazzi sono sempre in infermeria.” Gli fece presente Hermione.

Hagrid sollevò il sopracciglio cespuglioso, sorpreso. “Infermeria?”

“L'incidente, professore, ricorda?”

“Quale incidente?”

“Le pulci.” Disse Hermione, rassegnata.

Il volto di Hagrid si accese improvvisamente. “Oh, quelle dolci bestioline.”

“Le chiama dolci?” La voce di Draco Malfoy sbottò tra i Serpeverde, che udendolo, presero a ridacchiare. “Mi sono grattato per dei giorni.”

A quelle parole, Ron iniziò a ridere come un'ossesso. “Malfoy s'è grattato! Che evento indecoroso!” Lo canzonò.

“Stà zitto, Weasley! Lo sanno tutti che non sei andato in bagno per tre giorni!” Ribatté Malfoy, liberando un ghigno. Ron divenne improvvisamente rosso, esattamente come rossa e cieca era la sua rabbia in quel momento.

“AH!” Esclamò il giovane Weasley, ricordando improvvisamente “E tu Malfoy? Cosa mi dici delle tue prestazioni sessuali mancate?”

A quell'insinuazione, tutti coloro che erano all'ascolto si voltarono in massa verso il Serpeverde biondo, con tanto di incredulità malcelata nello sguardo. Draco Malfoy divenne più pallido del solito - a livelli quasi estremi - mentre Ron troneggiava sul gradino più alto del trionfo. Odiava Malfoy, odiava ancora di più l'idea di saperlo suo probabile futuro cognato, ma per una volta in vita sua, si sentì immensamente felice del 'piccolo' problema che Ginny aveva confessato ad Hermione durante l'invasione delle pulci.

“Avanti ragazzi,” Si intromise pacamente Hagrid. “Sono sicuro che adesso è tutto risolto.”

Draco, tuttavia, non prestò ascolto al gigante. “Tranquillo Lenticchia, mi sono rifatto alla grande in questi giorni!”

Harry osservò le vene del collo di Ron pulsare in modo indicibile.

“TU! Lurido figlio di un donnaiolo!” Prese ad imprecare Ron.

“Ragazzi....” Tossicchiò Hagrid.

“Testa di carota bollita!” Alzò la voce Malfoy.

“Non mi costringete a prendere provvedimenti, odio essere cattivo. Su!”

“Schifoso cadavere di Mangiamorte!” Harry tentò di trattenere Ron dal fiondarsi su Malfoy.

“Puzzolente lenticchia andata a male!”

“Bastaaaa....” Disse, calmo, Hagrid.

“TU testa di c-!”

“TU testa di m-!”

“HO DETTO BASTA PER IL CAZZO DI MERLINO!”

Cadde un silenzio religioso, mentre Harry s'aggiustò gli occhiali per vedere se ad aver parlato in modo tanto scurrile fosse stato davvero Hagrid.

Sì, era stato lui, senza dubbio.

Hagrid tossì, tanto che il suono sembrò provenire da un antro cavernoso.

“Torniamo alla lezione.” Detto ciò, Hagrid si sfregò le mani con fare eccitato. Harry inarcò un sopracciglio e non si sentì per niente tranquillo. Notando lo sguardo del ragazzo, il gigante ridacchiò, coprendosi la bocca con una sua mano possente. Immaginando che lo stato d'animo del Bambino Sopravvissuto combaciasse con quello degli altri studenti, Hagrid si apprestò a dire.

“Oh, non vi preoccupate. La lezione di oggi sarà tranquilla!” Gli studenti gli rivolsero sguardi scettici. Tranquillità, nel vocabolario del gigante, non aveva un significato poi così... tranquillo.

“Andrete nella foresta!”

In tutto ciò, Harry era più che sicuro di una cosa: Severus Piton avrebbe agognato ad una classe così silenziosa.

“Non siate così contenti, ragazzi,” Mormorò deluso Hagrid. “Mi state uccidendo con la vostra felicità.”

Come destatisi da un sogno - ma alcuni preferivano chiamarlo incubo - gli studenti iniziarono a mormorare in modalità sempre più crescente. Harry si lasciò cadere a terra, di fianco ad Hermione che, minimamente colpita dalle parole del gigante, era tornata ad inumidirsi le dita per sfogliare meglio le pagine del proprio libro. I Serpeverde iniziarono a protestare, a minacciare di dirlo ai proprio padri - per primo Malfoy - , a guardare Hagrid con occhi assassini. I Grifondoro, il cui rinomato coraggio sembrò al momento sparire, presero a strapparsi i capelli, a piangere come bambini e a soccorrere gli svenuti della propria Casa.

“Non possiamo andare nella foresta! E' proibita, no?” Gridò un Serpeverde.

“Albus mi ha dato il permesso per fare questa lezione.” Ribattè Hagrid, lievemente offeso.

“Ma è assurdo!”

Harry era stato molte volte nella foresta, la maggior parte di queste di nascosto. In teoria, avrebbe dovuto accettare tranquillamente la notizia e considerare la lezione di Hagrid come una 'ventata di aria fresca'. Nella pratica, tuttavia, si trovava d'accordo con i Serpeverde. Il che era tutto dire.

“Andrete in coppie!” Prese a spiegare Hagrid, sollevando la voce per coprire i mormorii degli studenti. “Lungo un sentiero prestabilito in modo che non correrete il rischio di perdervi accidentalmente nella foresta.”

“E cosa andiamo a fare nella foresta?” Si sollevò la voce sprezzante di Malfoy. “A raccogliere fiorellini di campagna?”

Hagrid corrugò la fronte. “Ha davvero uno strano hobby, signorino Malfoy.”

Le guance di Malfoy si tinsero di un leggero rosa, mentre il ragazzo imprecò a bassa voce.

“Al termine del sentiero che vi indicherò c'è un piccolo lago. Tutto ciò che dovrete fare sarà quello di liberare questi piccoli tesori al suo interno.” Detto ciò, Hagrid si avvicinò ad una piccola protuberanza, posta a terra e ricoperta da un lenzuolo. Quando il gigante trascinò via il pezzo di stoffa, gli studenti puntarono lo sguardo verso l'enorme vasca di vetro che troneggiava di fronte a loro. Coloro che avevano familiarità con il mondo babbano, presero ad urlare come pazzi.

“Piraña! Merlino quelli sono Piraña?!”

“Pira-che?” Domandò Draco.

Ron gli rivolse un ghigno. “Mettici una mano dentro, Malfoy.”

“Oh, vedo che molti di voi li conoscono. Sono piacevolmente sorpreso!”

Un Grifondoro inziò a singhiozzare, disperato. “Quei pesci sono capaci di divorare una mucca intera!”

“Sì, è vero, sono carnivori... ma innocui.” Lo rassicurò Hagrid.

Harry si domandò come gli aggettivi carnivoro ed innocuo potessero stare nella stessa frase, mentre Draco fulminò con lo sguardo Ron, dopo aver compreso le intenzioni del rosso nei suoi confronti.

Battendo i palmi delle mani gli uni contro gli altri, Hagrid intimò gli studenti a disporsi in coppie ed avvicinarsi alla grande vasca di vetro. Harry si presentò di fronte al gigante con Hermione, lanciando di tanto in tanto sguardi timorosi ai pesci dal muso così zannutto. Ron, assieme a Parvati, progettava di lanciarne uno contro il futuro cognato.

Di fronte al cancello della Foresta Proibita, Harry ed Hermione attendevano il loro turno di entrata: tra loro e gli studenti che l'avevano preceduti doveva trascorrere un tempo di almento quarantacinque minuti. Tre quarti d'ora di pura, terrorizzante, attesa. Harry aveva rifiutato di portare il piccolo contenitore d'acqua dolce, che adesso stava saldamente ancorato alla mano di un' Hermione quanto mai tranquilla.

“Hermione... sei sicura di esserti completamente ripresa?” Le domandò Harry, squadrandola con attenzione.

“Al cento per cento. Le Pozioni di Piton, per quanto detesti ammetterlo, sono veramente efficaci.” Disse, sollevando il contenitore d'acqua all'altezza degli occhi. Dopo aver osservato il pesce che vi sguazzava dentro, Hermione si avvicinò ad Harry con l'intenzione di non farsi sentire da Hagrid.

“Questi pesci sono davvero orrendi, non trovi?”

Harry si sistemò gli occhiali sul naso, incredulo. Vista tutta quanta la situazione, orrendi, era veramente un termine insipido.

“Avanti ragazzi, tocca a voi!” La mano di Hagrid diede una leggera, si fà per dire, pacca sulla spalla del Bambino Sopravvissuto, mostrando tutta quanta la fila dei suoi denti. “Rodolfo è al sicuro nelle vostre mani.”

“Rodolfo?” Harry sgranò lo sguardo al pensiero che Hagrid avesse attribuito a ciascun pesce un nome. Era tipico del gigante, senza dubbio.

“Hagrid, ma davvero non esistono pericoli?” Harry notò un'aria offesa dipingersi nell'espressione del gigante, visione che lo convinse a trascinare Hermione oltre il cancello della Foresta Proibita, senza batter ciglio.

Dopo qualche minuto, Harry si voltò per ascoltare ciò che Hermione aveva da dire. “Harry, puoi stare tranquillo.” Sentenziò, puntando con gli occhi la bacchetta che il mago teneva convulsamente stretta in una mano.

“Se Silente ha concesso questa... questa cosa ad Hagrid, vuol dire che non corriamo pericolo.” Disse, sollevando il pesce a pari livello con i loro occhi. Harry tornò a guardare la foresta davanti a sè, ripetendosi più volte che Hermione aveva sempre ragione, anche in quella circostanza, probabilmente. Se ci fosse stato Ron al posto della ragazza, sarebbe tornato indietro a tutta burrobirra. Poco ma sicuro.

Dopo qualche minuto, Harry iniziò a dubitare di tutta quella situazione, anche di chiamarsi egli stesso Harry. “Hermione, dov'è questo lago?”

La ragazza non rispose subito, come faceva normalmente, ma rimase in silenzio, guardando il sentiero di fronte a sè. Infine, terrorizzò Harry con un “Non lo sò.”

“Merlino!” Esclamò Harry, voltandosi indietro. Hermione sollevò il piccolo pesce di fronte a loro. “Pensi che Rodolfo morirà se non lo portiamo al lago?”

Harry sgranò lo sguardo. “Hermione, non possiamo pensare a quello stupi- cioè a Rodolfo! Ci siamo persi!”

“Tranquillo, Harry. Cosa ti preoccupa? Siamo stati nella Foresta altre volte.” Proferì tranquilla Hermione, mentre il volto del Bambina Sopravvissuto diventava sempre più stupito.

“Ok, probabilmente non ti sei ripresa. Adesso devo salvare una pazza e un pesce!” Sbottò Harry. Hermione corrugò la fronte.

“Nessuno ti ha chiesto di difendere la pazza.” Ribattè offesa la ragazza, voltandosi e prendendo a camminare. Harry sospirò e tentò di convincere Hermione a fermarsi. Aveva utilizzato una terminologia errata.

“Scusa, Herm. Seriamente. Pensiamo a come tornare indietro.” Sospirò Harry. La ragazza si fermò, voltandosi e fronteggiando Harry.

“Harry Potter non ci siamo affatto persi. Abbiamo solo preso un sentiero secondario.” Harry guardò Hermione, aggiustandosi le lenti sul naso.

“Hermione, non per contraddire, ma questo vuol dire essersi persi.” Il ragazzo iniziava a perdere di vista la logica seguita da Hermione.

“No, se sappiamo come tornare indietro. Ed io lo sò.” Sorrise, trionfante, la brunetta. Harry sollevò un sopracciglio. Che le pozioni di Piton avessero effetti collaterali? Senza attendere una risposta, Hermione prese a camminare nel verso opposto dal quale erano venuti. “Spero solo che Rodolfo non muoia. Non voglio una nota di demerito proprio da Hagrid. Mi rovinerebbe la media.”

Harry sollevò gli occhi al cielo, quando un grido di Hermione portò il suo sguardo di fronte a sè.

“Hermione!” Sfoderò la bacchetta e raggiunse Hermione, stesa a terra e priva di sensi. Rodolfo era finito a pochi metri dalla ragazza. Harry prese a guardarsi freneticamente attorno, tentando di inviduare il colpevole, senz'altro una creatura magica, tenendo ben salda la bacchetta di fronte a sè. Un rumore sinistro proveniente alle sue spalle, lo fece volteggiare, ma le lenti leggermente appannate dei suoi occhiali gli impedirono una migliore visuale.

“Chi è?” Domandò, con tono strozzato.

Una massa scura apparì da dietro un albero ed Harry fu pronto a scagliare un incantesimo di difesa, quando una voce ben nota lo avvide dal farlo.

“Harry, sono io.”

“Hagrid?!” Harry fissò il gigante buono privarsi della spessa mantella che ricopriva interamente la sua figura.

“Scusami Harry, non intendevo spaventarvi... cioè, no, volevo proprio farlo.”

Harry aprì la bocca, stupefatto. “Hagrid, che significa? Hermione è là, mezza morta!”

Il gigante, un poco imbarazzato, prese a picchiettare i grandi indici l'uno contro l'altro. “Come posso spiegare, Ginny... ecco, Ginny mi ha spiegato un po' la situazione... sì, tua e di Hermione, così ho deciso di darvi una mano...”

Harry ebbe una fitta alla testa. “Non capisco.”

Hagrid divenne leggermente rosso sotto allo strato di barba. “L'idea era questa. Spaventare Hermione, lei sviene, te la salvi.”

“Un po' semplicistica come idea.”

“Però ha funzionato.” Hagrid puntò la figura sempre stesa di Hermione. “Quindi, direi di passare alla seconda parte dell'idea.”

Harry fece un passo indientro. “Cioè?” Domandò scettico.

“In termini molto soft,” Prese a dire Hagrid, “Devo farti un poco di male per rendere più veritiero il tutto.”

“COSA?!” Gridò Harry.

“Harry, non disturbare le creature della Foresta.” Disse Hagrid, un poco risentito.

“Oh, certo, scu- NO! Non voglio essere picchiato a sangue!”

Hagrid liberò una grassa risata. “Suvvia, Harry! Credi davvero che ti farò così male? Tranquillo, ragazzo mio! Di me ti puoi fidare.”

Harry deglutì a forza. “O-ok, se questo significa poter passare quel test...”

Hagrid annuì convinto. “Hermione sarà estasiata di sapere che hai combattuto per la sua vita. Ne sono certo. Ovviamente, al resto dovrai pensarci tu. Allora, iniziamo?”

**

Quando aprì gli occhi, tutto gli apparve confuso. Tuttavia, ebbe come la sensazione di essere sdraiato in un letto. E così era, difatti. Harry Potter giaceva in un letto dell'Infermeria e per tutti era diventato ancora di più l'eroe che già era - almeno di fama. Harry Potter aveva salvato la vita ad una ragazza, ad Hermione Granger e non si parlava altro nei corridoi di Hogwarts.

“Do-dove sono?” Farfugliò, acquistando pian piano conoscenza.

Sentì il materasso abbassarsi da un lato, mentre una massa cespugliosa di capelli prese a solleticargli il mento.

“Oh, Harry! Sei sveglio!”

Il ragazzo sbattè le palpebre, fino a mettere a fuoco la figura di Hermione. “Hermione? Che cosa- cosa è successo?”

“Oh, Harry! Oh, Harry!” Continuò a ripetere Hermione con le lacrime agli occhi. Il ragazzo si sollevò un poco, aderendo le spalle al proprio cuscino. All'insaputa della maga, fece mente locale e si ricordò quanto era successo.

“Cosa è successo, Herm?” Domandò, fingendosi ignaro. “Eravamo nella Foresta, sei svenuta e poi- quell'essere.”

Hermione fece un cenno ansioso d'assenso, prendendo una mano di Harry tra le sue. “Mi hai salvato la vita e guarda come ti sei ridotto, mi dispiace. Hagrid ci ha trovato nella Foresta ed eri in queste condizioni. Ma nessuna traccia di chi ci ha aggredito. A proposito, ricordi forse cos'era?” Domandò, curiosa.

“Ehm, ho ricordi molto confusi.” Mentì Harry.

Il ragazzo abbassò lo sguardo su stesso, notando i bendaggi che avvolgevano la gamba ed il braccio. Deglutì. D'ora in poi avrebbe diffidato delle buone intenzioni di Hagrid.

“Harry, è un disastro, il tuo braccio destro è ferito.” Gli fece notare Hermione.

“Già, forse la professoressa McGranitt sarà mossa a pietà e non mi farà fare quell'assurdo test. Proprio adesso che avevo deciso di farlo seriamente, senza coinvolgere te. Volevo provare a me stesso che ce l'avrei fatta.” Disse Harry, cercando di muovere Hermione a commozione. Figurarsi se voleva mettersi alla prova con una cosa del genere!

Hermione rimase in silenzio, mise le mani in grembo e sussurò. “Userò la pozione Polisucco.”

Harry sgranò lo sguardo, tentò di sollevarsi dal letto, ma una fitta di dolore glielo impedì. “Dici sul serio?”

Hermione asserì. “Mi devo sdebitare, in più, non puoi seriamente scrivere.” Asserì, convinta.

Harry rimase in silenzio. Per ottenere ciò che voleva, alla fine, erano state necessarie le maniere forti di Hagrid. “Hermione, gra-”

“Signor Potter, ho una splendida notizia per lei!” La voce di Madame Pomfrey suonò squillante nella direzione dei due giovani. “Il professor Piton mi ha assicurato che la pozione che le ho somministrato la guarirà entro due ore. Non è felice? Potrà godersi la fama che si è conquistato!” Detto ciò, la maga sparì dietro ai tendaggi, canticchiando un motivetto allegro.

Hermione sorrise. “Oh, Harry! E' fantastico! Potrai fare quel test e dimostrare a te stesso quanto vali!”

“Ma, Hermione, tu-” sei in debito con me, ma Harry preferì rimanere in silenzio.

“Ti mostrerò la mia gratitudine, aiutandoti a studiare giorno e notte. Sono anche disposta a saltare le lezioni!” Disse Hermione, convinta.

“Io- Io ...” sono proprio sfigato, per Merlino! “... sono contento, grazie.” Sospirò, senza sapere quale fosse il suo stesso stato d'animo.

A quelle parole, Hermione scattò in piedi e afferò la propria borsa che giaceva in fondo al letto di Harry. “Molto bene! Domani ci metteremo d'accordo in Sala Comune! Adesso devo proprio andare. Ciao, Harry!”

Harry farfugliò un ciao a denti stretti. Quando Hermione scomparve da dietro la porta, Harry desiderò ardentemente avere la lista dei cinque metodi di Ginny a portata di mano. Chissà che sapore aveva la carta di pergamena.

*

A/N: scusate il lungo periodo di assenza, ma come avevo scritto nel riassunto di questa storia, gli impegni universitari mi stanno portando via gran parte del mio tempo. Comunque, il prossimo capitolo sarà l'ultimo; forse scriverò un epilogo, ma non ho ancora deciso con certezza, dato i miei tempi di pubblicazione! Volevo scusarmi se la frase scurrile di Hagrid ha suscitato in voi del disappunto (l'ha creato un po' a me mentre rileggevo il tutto xD).

Claudia

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Capitolo 6
*** Final Round ***


Harry osservò perplesso il libro

Final Round

 

Note: non so se valga o meno mettere questa nota, ma volevo comunque comunicare che potrebbero esservi delle leggerissime, quasi inesistenti tracce di yuri (vedi tipo di genere). Comprenderete meglio durante la lettura del capitolo. :)

 

 

Harry osservò perplesso il libro di Trasfigurazione chiuso di fronte a sè.

Fece scivolare lo sguardo alla sua destra, dove la piuma intinta nell'inchiostro non aspettava altro che essere usata. Infine, sollevò gli occhi incrociando quelli nocciola di una raggiante Hermione Granger. “Harry, non devi disperarti! Tutto ciò di cui hai bisogno è impegno e volontà!”

Harry sollevò il sopracciglio destro. “Non credo basteranno. Herm, è domani.”

“Oooh, non essere sciocco! Io studiai Antiche Rune nel giro di un'unica notte.” Disse, sventolando una mano di fronte al mago, incitandolo a stare zitto.

Stavolta, Harry sollevò il sopracciglio sinistro. “Lungi da me il farti notare che avevi il Giratempo.”

Hermione si ritrasse sulla sedia, risentita. “Questi sono solo dettagli, Harry. L'importante è vincere.”

“Vincere? Ma se tu mi hai sempre detto che nel Quidditch contano altre cose e non solo la vittoria.” Le fece notare Harry, aumentando il suo scetticismo.

Hermione sbuffò. “Cosa centra, adesso, il Quidditch? Stiamo parlando di studio! Se permetti, è più importante.”

“Dipende dai punti di vista.” Sbottò Harry.

“Insomma, VOI là! Questa è una biblioteca!” Esclamò la bibliotecaria, dietro ad uno scaffale non ben identificato.

Sia Harry che Hermione abbassarono mesti le spalle. “Vedi cosa combini? Ci fai sempre rimproverare.” Farfugliò Hermione, rivolta ad Harry.

Il mago si aggiustò gli occhiali sul naso. “Tu non conosci il Quidditch, Herm. Non puoi giudicare! Faresti meglio a startene zitta.” Sbottò Harry, mantenendo una tonalità bassa nella voce.

“Non usare quel tono con me, Potter! Ti sto facendo solo un favore.”

“Mi avresti fatto un favore se fossi tornata indietro nella foresta!” Ribattè, sarcastico, Harry.

Il volto di Hermione divenne violaceo. “Ti ho già chiesto scusa!”

“Avresti potuto chiedermi scusa in un altro modo! Sei troppo... troppo pudica!”

“NON possiamo farlo, Harry! Se qualcuno ci vedesse, noi-!” Hermione si azzittì all'istante, notando un ombra adagiarsi sul piano del tavolo a cui sedevano. La figura della bibliotecaria li sovrastò minacciosa, un poco arrossata in volto.

“Voi due, andate a parlare di sesso FUORI DALLA MIA BIBLIOTECA!” Sbraitò, paonazza.

“Ses-?” Harry ed Hermione le rivolsero la stessa domanda.

“FUORI!”

Quando il portone della biblioteca sbattè dietro di loro, i due ragazzi si guardarono in cagnesco.

“Splendido! Adesso dove andrò a studiare?” Sbottò Hermione, mentre le lacrime presero a pungerle gli occhi.

“Esistono tanti posti, Hermione! Piuttosto, IO sto perdendo tempo!”

“Se tu non avessi iniziato!” Lo rimproverò Hermione.

“Non sono stato io! Sei stata tu!”

“Cough. Scusate...”

“CHE C'E'?! ” Esclamarono Harry ed Hermione, all'unisono, voltandosi verso il luogo di provenienza della voce.

Ginny aprì la bocca in una perfetta O, mentre Draco aggrottò perplesso la fronte. Entrambi sorreggevano dei libri molto voluminosi.

“Credo che dovreste sfogare la vostra frustrazione sessuale da un'altra parte.” Disse Draco, ironico.

“Frustrazione?” Sbottò Harry.

“Se-sessuale?” Balbettò Hermione, rossa in volto.

“In più ostruite il passaggio.” Disse Draco, accennando alla porta dietro di loro.

Harry soppresse una mezza risata. “Perchè Malfoy, tu studi?”

Draco storse delicatamente la bocca, spostando lo sguardo alla sua destra. “Sì, a differenza di qualcuno.”

Harry fece per ribattere, ma Ginny lo bloccò sul nascere. “Harry, ti dispiace? Vorrei parlarti.”

Hermione osservò Ginny ed Harry sparire dietro ad un angolo del corridoio, assumendo un'espressione corrucciata. “O per favore, Mez-Granger.” Hermione si voltò di scatto verso Malfoy, ricordandosi della sua presenza. “Risparmiati le gelosie. Non credo che servano.”

Hermione si ritrasse, impettita. “Gelosie? Non credo che questo sia il caso Malfoy.”

Draco roteò gli occhi grigi, puntandoli infine al soffitto. “Chi si somiglia si piglia.”

Hermione sbuffò, mentre il rossore sulle sue guance non accennò a sparire. “O Merlino li fa e poi li accoppia? Non ricordo.” Si domandò Draco.

*

Ginny si voltò di scatto, arrestando il suo passo e facendo indietreggiare Harry di qualche centimetro.

“Allora, Harry?” Aveva una voce melodiosa, rare volte usava quel tono. Ron gli aveva spiegato che lo utilizzava unicamente quando si sforzava di essere gentile.

“Ehm, allora?” Domandò il ragazzo, pizzicandosi il mento con il dito indice della mano.

Le efelidi della giovane Weasley risaltarono improvvisamente sul volto pallido. “Allora, Harry? Stavate litigando! Ho come la sensazione che tu non ti stia comportando come ti dovresti comportare!” Sbottò, incrociando le braccia al petto.

“Non- o insomma, Ginny! Le ho provate tutte! Hermione è semplicemente un osso troppo duro.”

Ginny gonfiò le guance. “SEMPLICEMENTE, sei te che non hai gli attributi giusti.”

Harry avvampò. “Ginny!”

“Perfino Ron sarebbe meno tonto di te, il che è tutto dire!”

Harry serrò i pugni lungo i fianchi.

Ginny sbuffò, spostando una ciocca vermiglia dalla propria fronte. “Non vedo altra soluzione.”

Harry la guardò sorpreso, mentre Ginny gli si avvicinò con tanta velocità da lasciarlo interdetto. Sentì una leggera puntura ad un lato della testa e quando ebbe modo di osservare la scena di fronte a sè, vide il corpo esile di Ginny diventare più muscolo e crescere in altezza. I capelli, dapprima di un vivace rosso acceso, divennero neri come quelli di Harry.

Il giovane mago sbattè più volte le palpebre, osservando estereffato la copia di se stesso in versione femminile.

“CHE!?”

Ginny depositò a terra i libri e la propria sacca, estraendo delle vesti color verde-argento da essa e collocandovi la fialetta della pozione Polisucco. Squadrò Harry per qualche secondo, estrasse la bacchetta e la puntò contro le vesti che avevano tutta l'aria di appartenere a Draco Malfoy. “Così può andare.” Disse, fissando gli abiti identici a quelli del vero Harry. Senza molti preavvisi si spogliò della propria uniforme, la ricacciò nella sacca ed indossò la divisa maschile di Grifondoro. Infine, nascose i suoi oggetti personali dentro ad un'armatura nelle vicinanze.

“I tuoi occhiali, Harry.” Disse, porgendo la mano verso il ragazzo che, titubante, se li cavò dal naso e li passò a se stesso. “Duplico! Perfetto.” Concluse, Ginny, abbozzando un mezzo sorriso.

“Si può sapere-?”

“O avanti, Harry. Ho deciso che ti darò una bella mano. Sennò da solo non riusciresti a cavare un ragno da un buco.” Disse Ginny, rassettandosi la chioma selvaggia di Harry. Il giovane mago provò uno sfarfallio allo stomaco, pregando di non rivedere più quelle movenze sul suo corpo. “Che capelli.”

Harry tossì. “Allora, Gin. Il piano?”

“Oh, giusto. Dunque, lo abbiamo architettato io e Draco. E' pressochè perfetto.”

Harry aggrottò la fronte, udendo il nome di Malfoy. Notando lo sguardo scettico di Harry, Ginny sorrise. “La sua è la Casa dell'astuzia, Harry.” Disse, come se quella frase volesse dire tutto.

“Tu andrai nella Camera delle Necessità, pensando ad un luogo tranquillo dove poter stare con Hermione. Quello che farò io, beh, non è importante che tu lo sappia, ma avrai Herm in men che non si dica. La maderò da te, diritta tra le tue braccia.” Spiegò Ginny ed Harry non potè non notare lo sguardo malizioso sul proprio volto. “Bada bene però,” Disse Ginny, puntando il dito indice contro il petto del ragazzo. “Che non avrai altre possibilità. Questo quinto metodo è l'unico che ti rimane. Quando sarai solo con lei gioca bene le tue carte. Capito Harrì?” Domandò, intonando la voce di Fleur. Harry ebbe un brivido nell'udirlo.

“Io la preparò a dovere.” Ginny concluse la spiegazione, strizzando l'occhio al giovane mago.

“Ok.” Sospirò Harry. “Anche volendo non riuscirei a studiare per quel test di domani. Credo che dovrò abituarmi all'idea della pulizia.”

“Non disperare Harry. Adesso conosci i più intimi segreti delle donne.”

Harry osservò se stesso per qualche secondo, prima che Ginny si voltasse verso la direzione da cui erano venuti. Non riuscì a spiegarsi il perchè, ma sapere una ragazza a manovrare il proprio corpo non lo rendeva affatto tranquillo.

*

Quando Ginny tornò nel corridoio della biblioteca, vide Hermione e Draco esattamente dove l'avevano lasciati. Avanzò decisa verso di loro, attirando l'attenzione di entrambi i maghi.

“Harry.” Disse Hermione, guardando nelle vicinanze del ragazzo. “Dov'è Ginny?”

“Oh, ha detto che sarebbe tornata al dormitorio. Mi ha chiesto di dirti, Dra- cioè, Malfoy, di aspettarla nel bagno di Mirtilla Malcontenta.”

Draco increspò la fronte, ma lentamente sulle sue labbra comparve un sorriso malizioso. “Ti ringrazio, Potter.” Senza spendersi in altre cerimonie, Draco oltrepassò Hermione e scomparve dietro alla porta della biblioteca. Rimasta sola con Hermione, Ginny sorrise. La ragazza bruna divenne improvvisamente rossa.

“Herm.” Disse Ginny, abbassando il tono della voce in un sussurro gentile. Avanzò di un metro, sfiorando il corpo della ragazza. Il volto di Hermione divenne di una tonalità incandescente, mentre la giovane maga si guardava timidamente intorno per paura che qualcuno potesse scorgerli.

Ginny si chinò su di lei, facendo in modo che i lunghi capelli di Harry sfiorassero le guance vermiglie di Hermione. Con una mano le stuzzicò una ciocca di capelli, morbidamente adagiata su una spalla. Ginny trattene una piccola risata, convinta di poter sentire il cuore della giovane maga battere all'impazzata. Portò con delicatezza le labbra di Harry all'orecchio sinistro di lei, scostandole i capelli con le agili dita.

“Herm, vorrei parlarti, ma non qui.”

Sentì il corpo di Hermione fremere e Ginny abbozzò un sorriso. Abbassò la mano di Harry, sfiorando d'intento il petto della ragazza.

“Ha-Ha-Ha-Harry io- io-” Hermione iniziò a balbettare, ormai le tonalità del suo volto erano molteplici.

Ginny le posò un dito sulle labbra, facendola tacere. “Tranquilla, voglio solo chiederti scusa.”

Hermione si rilassò.

“A dovere.” Ginny utilizzò tutto lo charme di cui Harry doveva essere dotato, perchè il volto di Hermione tornò ad accendersi. Afferrò la mano della ragazza come se si trattasse di un oggetto di cristallo e la condusse dove non vi erano occhi che potessero vedere.

*

Quando entrò nel bagno prediletto di Mirtilla Malcontenta, Draco non sembrò affatto sorpreso di vedere Harry con la cravatta e i primi bottoni della camicia slacciati. Con una leggera spinta si scontò dalle pareti e con eleganza andò incontro al Grifondoro. Lo squadrò da cima a fondo, infine abbozzò un sorriso divertito.

“Ho come la netta sensazione che qualcuno si sia divertito.” Disse, annusando l'aria attorno ad Harry. “E anche molto.”

“Oh, Draco! Non sai che fatica.” Ginny si scostò il colletto, mostrando a Draco dei lividi rossi alla base del collo. “E credo che Harry avrà anche qualche graffio... da qualche parte.”

Draco arcuò un sopracciglio. “Vorace la ragazza.”

Ginny fece un cenno d'assenso, ma Draco non le badò. “E dimmi. Come è andata?”

Fu il turno di Ginny a sorridere. “Ho lavorato di mano.”

Draco rise. “Chissà da chi avrai imparato.”

Le guance di Harry divennero leggermente rosate. “Falla finita.”

“Lo sai, tesoro? Se tu non avessi quella brutta faccia approfitterei subito della situazione.” Disse Draco, accennando al fatto che erano soli in un bagno comunemente deserto.

Ginny rise di cuore. “O Draco, in queste condizioni incontreremo anche delle difficoltà tecniche.

Draco fece una smorfia, abbassando all'istante la mano diretta al volto di Harry. Infine, si voltò di scatto. “Oh, Merlino! Mi sento gay!”

“E pensa se qualcuno ti vedesse da solo con Harry!” Esclamò Ginny, divertita. A quelle parole, Draco si voltò improvvisamente, sbiancando in volto. Ginny dovette comprenderne il motivo poichè anche le guance di Harry persero il loro solito colorito. Udirono un rumore metallico, una tubatura si gonfiò e sgonfiò all'improvviso mentre la risatina sciocca di Mirtilla Malcontenta andò spegnendosi dopo qualche secondo.

*

Il vero Harry Potter sedeva in tutt'altro luogo. Aveva seguito il consiglio di Ginny, ma con il passare del tempo aveva fatto mente locale, giudicando per niente positivo quel sorriso malizioso che era comparso sul finto se stesso. Lentamente, aveva iniziato a comprendere il vero piano di Ginny e non sapeva se giudicarlo un ottimo o un pessimo stratagemma. Non credeva affatto che Hermione potesse in qualche modo cedere al suo fascino, benchè quest'ultimo fosse gestito con grande maestria proprio da una donna. Hermione era sempre stata ferrea e molto dura con se stessa. Non riusciva proprio ad immaginare di avere degli approcci amorosi con lei. O meglio, li immaginava, ma non collaborativi.

A quel pensiero scosse la testa, tanto che gli occhiali volarono ad un metro di distanza da lui. A tentoni, si mosse per recuperarli, ma un gesto avventato li fece scivolare ancora più lontano. “Accidenti!”

All'improvviso si bloccò, percependo la presenza di qualcun'altro oltre a lui. Non ebbe modo di domandare chi fosse poichè delle labbra calde si posarono possessive sulle sue, tanto che il corpo di Harry cadde all'indietro come un peso morto.

“Oh, Harry.” Il giovane mago riconobbe la voce di Hermione, che con le mani si stava facendo strada sotto alla sua divisa.

“He-Hermione.” Harry sentì qualcosa di soffice sotto di lui e comprese quasi subito che la stanza delle Necessità aveva fatto apparire un letto accogliente tutto per loro. Sentì il seno morbido di Hermione contro il suo petto, mentre la giovane maga aveva preso ad interessarsi al collo di Harry.

“Harry,” Sussurrò Hermione all'orecchio del ragazzo. “Domani - la pozione polisucco - io...”

Harry deglutì, mentre un fremito di eccitazione pervase il suo corpo. Nel giro di pochi minuti, perse completamente interesse per i propri occhiali e con delicatezza cinse la vita della ragazza.

*

Gli occhi di Minerva McGranitt si abbassarono sul nodo sfatto della cravatta di Harry e scivolarono sull'uniforme spiegazzata di Hermione, mentre quest'ultima tentava di riportare i suoi capelli ad una piega normale. A quella vista, la professoressa McGranitt si portò una mano alla bocca, tossicchiando.

“Signorina Granger, la sua maglia è al rovescio.”

Hermione si toccò il retro del collo con una mano, sentendo lo scollo a V del maglione. Arrossendo, balbettò delle scuse alla professoressa.

“Per quanto riguarda lei, signorino Potter.” La professoressa McGranitt osservò la cravatta con disappunto. “Ero venuta per informarla che il test di domani è rimandato. Immagino quanto lei si sia impegnato per superarlo, ma il signorino Paciok ha fatto saltare l'aula durante una punizione. Quindi, la informerò della prossima data.” Concluse, sollevando austera lo sguardo. “E adesso fareste meglio a tornare nei vostri dormitori.”

Ricevette un coro di sì come risposta, oltreppassò i suoi studenti e scomparve alla fine del corridoio.

“Oh, beh,” Disse Hermione, ancora rossa in volto. “Meglio così.”

“Già, meglio così.” Le sorrise Harry.

Hermione si sollevò sulle punte dei piedi e sfiorò le labbra di Harry. “Ci- ci vediamo più tardi, Harry.”

Il giovane mago fece un cenno d'assenso col capo. Quando la chioma scarmigliata di Hermione voltò l'angolo, Harry frugò nella tasca destra dei suoi pantaloni. Ne estrasse il foglietto di Ginny, ormai logoro per l'uso. Lo aprì con cautela ed un sorriso si dipinse sul suo volto. Sollevò la bacchetta, mormorando un Accio piuma ed una candida piuma incrostrata di inchiostro svolazzò di fronte a lui.

Con estrema precisione cerchiò il quindo metodo. Ginny era stata una maga, in tutti i senti.

Harry contemplò il foglietto per qualche istante, infine lo ripose nella tasca dei propri pantaloni. Piroettò su se stesso, in direzione del dormitorio di Grifondoro, canticchiando un motivetto babbano.

Quel giorno chi lo incontrò, giurò di non aver mai visto Harry Potter così felice.

 

Fine

 

Note dell'Autrice: l'ispirazione si sa, non la si può comandare. Eppure, alla fine ce l'ho fatta, concludendo, dopo Parenthood, una delle fanfiction che mi avevano più assorbito. Innanzittuto, ringrazio tutti coloro che sono giunti fino alla fine, ammirandoli seriamente per la loro pazienza. Sono una fan-writer sconclusionata e ritardataria, lo ammetto. Vi ringrazio e mi auguro che questo finale sia stato per voi di tutto rispetto. Avrei molto piacere a conoscere il vostro parere su quest'ultimo capitolo e sulla storia in generale. In attesa di una nuova fanfiction, vi saluto tutti quanti. ^^

Claudia

 

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