Matrimonio con omicidio

di ivi87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benvenuti a bordo ***
Capitolo 2: *** Il matrimonio ***
Capitolo 3: *** L'indagine comincia ***
Capitolo 4: *** I sogni son desideri ***
Capitolo 5: *** La ricerca della felicità ***
Capitolo 6: *** Amici e sospetti ***
Capitolo 7: *** Interruzioni ***
Capitolo 8: *** Una piacevole serata ***
Capitolo 9: *** La resa dei conti ***
Capitolo 10: *** Epilogo: Ritorno a casa...forse... ***



Capitolo 1
*** Benvenuti a bordo ***


#1 Benvenuti a bordo

 

La squadra omicidi del dodicesimo distretto di New York fece il suo ingresso sul ponte addobbato a festa.

La nave da crociera Queen Elizabeth ospitava circa duemila passeggeri, due dei quali stavano per convolare a nozze.

Jenny e Ryan erano raggianti ed emozionati.

Quella sera si sarebbero sposati sul ponte di una lussuosissima nave, nel bel mezzo dell’Atlantico.

La madre di Jenny, donna facoltosa, aveva pensato ad ogni cosa.

Ed era riuscita ad esaudire il desiderio della figlia di sposarsi in mezzo all’oceano.

Ryan dal canto suo, non poteva che essere felice per lei, nonostante gli sarebbe andata benissimo pure la chiesetta newyorkese in fondo alla strada.

Si sentiva un po’ in imbarazzo però. Non era ricco ne altolocato, ma fortunatamente i genitori della sua futura moglie erano ottime persone, che non giudicavano dal conto in banca ma badavano solo alla felicità della propria figlia.

Li aveva trovati subito simpatici e alla mano.

Un po’ come Castle, che aveva affittato un aereo privato per trasportare loro cinque da New York a Miami per l’imbarco, evitando così scali e cambi di voli.

Non lo faceva per ostentare le sue possibilità.

Ma solo perché era un uomo di buon cuore, e soprattutto, erano tutti grandi amici.

Jenny invece li aspettava a bordo già da un paio di giorni, per occuparsi dei preparativi.

Ryan si voltò a guardarli, tutti con il naso in su ad ammirare festoni e decorazioni.

Era una gioia stare tutti insieme senza qualche cadavere attorno.

Beckett si avvicinò immediatamente al parapetto per guardare il mare.

La Queen Elizabeth era salpata da poco, perciò la costa era ancora ben visibile.

Ma presto sarebbero stati circondati solo dal mare.

Lanie, la raggiunse comprensiva. Una migliore amica lo sa quando la malinconia ti sfiora.

Johanna Beckett adorava il mare. E di conseguenza anche Kate Beckett.

Inspirò profondamente l’aria marina, come se fosse il profumo della madre.

Poi si voltò verso l’amica con un sorriso di gratitudine in volto.

Ritornarono vicino agli altri cercando di attirare lo sguardo di Jenny.

La sposa e le due damigelle dovevano assolutamente cominciare a prepararsi!

 
 

Ryan restò sul ponte, invece, affiancato dai suoi fidi testimoni.

Ripassarono tutti i punti salienti della giornata.

Matrimonio al tramonto, cena in una delle sale da pranzo della nave, scelta da Jenny e da sua madre ed infine festa aperta a tutti i passeggeri della nave.

L’indomani verso l’ora di pranzo parenti e amici se ne sarebbero tornati ognuno alle proprie abitazioni, permettendo così ai novelli sposi di cominciare il loro viaggio di nozze su quella magnifica nave.

Perfetto sotto tutti i punti di vista.

Solo una cosa disturbava Esposito.

L’unica notte che avrebbero trascorso sulla nave, la doveva passare in camera con Castle.

Non era proprio con lui che intendeva dividere un letto a baldacchino da chissà quanti verdoni! Ma le ragazze erano irremovibili.

Kate e Lanie, per una volta che potevano passare un giorno e una notte insieme, come ragazze normali, non sentirono ragioni.

Esposito era sicuro che nemmeno Castle fosse particolarmente contento della disposizione delle camere, ma non lo diede a vedere. E nemmeno lui insistette troppo.

Era il giorno di Ryan e Jenny e non voleva rovinarglielo per una sciocchezza.



Angolo dell'autrice:
eccola finalmente la mia tanto agoniata ff a capitoli che mi stava facendo impazzire...
cominciamo con un piccolo prologo introduttivo...il bello deve ancora venire!!!!
Come al solito un grazie speciale alla mia alfa/beta Mari che mi ha consigliata e seguita x tutto il tempo... cmq di capitolo in capitolo ringrazierò chi di dovere..

Buona lettura a tutte!!! XD

Ivi87

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Capitolo 2
*** Il matrimonio ***


#2 Il matrimonio

 

Le due damigelle stavano guardando per la prima volta i vestiti che avrebbero indossato da lì a poche ore.

Erano nella suite degli sposi insieme a Jenny e a sua madre.

Una camera enorme degna di una regina.

“Casa mia è due volte più piccola” commentò Lanie distogliendo lo sguardo dal proprio abito per tornare ad ammirare la stanza

Jenny sorrise “E la vostra camera com’è? Vi piace?” domandò premurosa.

Stavano imparando poco a poco a conoscersi. Ma Jenny lo capì da subito, che oltre ad un uomo fantastico, aveva trovato anche due 

amiche meravigliose.

“Scherzi? È magnifica! Stanotte pigiama party sorella, non sento scuse!” rispose Lanie facendo l’occhiolino a Kate.

“Non vedo l’ora, sarà come ritornare al college”  rispose entusiasta.

Aveva proprio bisogno di scrollarsi di dosso la detective Beckett per far prendere un po’ di aria a Kate.  

La Signora Duffy-O’Malley si avvicinò alla figlia cominciando a scrutarla in volto.

“Mamma che fai? Perché mi fissi?” chiese preoccupata Jenny.

“Tesoro, che sciocchezze, non ti sto fissando. Sto cercando di immaginare quale colore di fard si intona meglio al tuo incarnato” rispose 

naturalmente.

Le ragazze risero insieme.

“Per un momento mi è sembrata Martha Rodgers” constatò Kate.

Jenny sorrise complice con Lanie.

“Che c’è?” domandò Kate, sorpresa.

“Niente, sono giusto dieci minuti che non lo nomini” le fece notare Lanie.

“Non mi sembra di averlo nominato!” mettendosi immediatamente sulla difensiva.

Ma Jenny controbattè, veloce “Peggio, hai nominato sua madre!”

“Passi la sposa, ma solo perché..beh, è la sposa! Ma tu…” e puntò un dito contro la sua migliore amica”..stanotte ti conviene dormire con 

un occhio aperto! Sappi che ero tremenda al college!” la minacciò Kate.

L’ennesima risata scoppiò fragorosa.

La madre di Jenny le riportò momentaneamente all’ordine.

“Su su ragazze, fateci vedere come state dentro quei vestiti”

Pochi minuti dopo Kate e Lanie stavano di fronte all’enorme specchio della cabina armadio, in piedi l’una di fianco all’altra.

I due vestiti erano identici, interamente in merletto e senza spalline; il tessuto partiva da sotto le braccia avvolgendo il seno e scendeva fino 

a metà coscia.

Differivano solo nel colore.

Kate in rosa pallido. Lanie in azzurro acqua.

“Oh mio dio!” esclamò Jenny “sembrate due principesse!!”

Kate si guardò bene. Non era abituata a vestirsi così, però si piaceva.

Pregustava già lo sguardo di Castle non appena l’avrebbe vista.

Ecco. Di nuovo lui. Per fortuna questa volta l’aveva solo pensato!

“A Castle verrà un infarto” l’affermazione di Lanie la destò dai suoi pensieri ma fece guadagnare all’anatomopatologa un occhiataccia.

Ma l’amica non demorse “anche ad Javier però!” guardandosi bene anche lei.

“Meravigliose” esclamò la signora Duffy-O’Malley commossa.

“No, mamma, non cominciare…” la pregò sua figlia, abbracciandola.

Kate le guardò con un sorriso amaro.

Lanie se ne accorse “Che ne dite se aiutiamo la sposa ad infilarsi nell’abito?” propose per distrarre sia Kate che la madre di Jenny 

dall’imminente pianto.

 

Poche stanze più in là Castle ed Esposito stavano compiendo i loro doveri da testimone: sfottere lo sposo.

“Il cravattino c’è..” disse Castle.

“I gemelli, pure..” gli fece eco Esposito.

Ryan li seguiva attento, non capendo il perché di quell’inventario.

“cosa manca…mmmm…ah si, il cappio al collo!!”

I due testimoni scoppiarono a ridere.

“Ah, ah, divertente, davvero” Ryan lanciò loro la giacca che aveva in mano, poi proseguì “Certo che, detto da te Castle..”

Rick tornò serio e fingendosi offeso, si infilò la giacca dello smoking.

“Ha ragione lui, amico, che battute fai?” lo imbeccò subito Esposito

“Ehy, mi abbandoni così?”

Javier si avvicinò a Ryan con fare indifferente, mettendogli una mano sulla spalla “Che ci vuoi fare…” poi di colpo si scaraventò su di lui 

sfregandogli il pugno sulla testa “il mio fratellino si sposa!!” scatenando le risate di Castle e le urla di Ryan.

Di anno in anno Castle sentiva di avere trovato degli amici veri.

Da scrittore di fama mondiale quale era non era mai stato circondato da molte amicizie.

Troppo faticoso capire chi ti voleva bene davvero e chi solo per la fama e i soldi.

Ma da quando Kate Beckett lo aveva condotto alla centrale di polizia ormai tre anni orsono, sapeva di aver vinto alla lotteria.

Aveva trovato tre persone fantastiche.

Due fratelli, gli stessi nella stanza assieme a lui.

E una donna straordinaria di cui andava letteralmente pazzo.

La sua musa e migliore amica.

Perché con lei poteva parlare di tutto. Tranne che dei suoi reali sentimenti.

“Ci sei amico?”

Ryan gli passò le mani davanti agli occhi.

“Tieni, metti questo” e gli passò un papillon rosa e un fazzoletto da taschino del medesimo colore.

Li osservò perplesso. Poi vide che Esposito ne aveva due uguali ma azzurri.

“Dovete essere intonati alle vostre dame, o Jenny mi ammazza” precisò lo sposo.

Castle li fissò, ancora tra le sue mani.

Sorrise immaginandosi la sua detective in abito rosa. Decisamente una novità.

“Ehi Castle, mi fai un favore?” domandò Esposito

“Sicuro!”

“Quando la vedi, non svenire, ok?”

“Si per favore, non mi rovinare la cerimonia!” rincarò Ryan

Castle non potè fare a meno di ridere. E negare sarebbe stato solo patetico e inutile.

Ma nemmeno poteva confessare così apertamente però..

“Non capisco a cosa alludiate” disse serio cominciando ad annodarsi il papillon “ma tenete a portata di mano un defibrillatore..”

 

La notte era calata da ore ormai ma la festa non sembrava voler finire.

Tutto era andato a meraviglia.

Da quando le damigelle fecero la loro entrata a braccetto dei due testimoni a quando Jenny aveva attraversato il ponte scortata dal padre.

La brezza leggera muoveva le decorazioni e i petali dei fiori, rendendo tutto più magico.

E il tramonto era da mozzare il fiato.

La madre di Jenny pianse più volte.

E al momento dello scambio degli anelli e del fatidico sì, anche Lanie e Kate si commossero.

Dopo cena, si aprirono le danze e i festeggiamenti a cui tutta la nave partecipò.

Kate era nuovamente al parapetto della nave, a fissare il mare.

Rick la raggiunse con due bicchieri di champagne.

La donna sorrise prendendo il flute. Non l’aveva lasciata tutta sera.

Nonostante le altre donne se lo stessero mangiando con gli occhi.

Soprattutto le cugine di Jenny, una più bella dell’altra.

Lui le era corso dietro come un cagnolino tutto il tempo.

Bevve un sorso guardandolo negli occhi.

Adorava avere questo potere su di lui. Non l’avrebbe mai ammesso, ma fare la musa non era così male.

“Ti va di ballare? Non l’abbiamo ancora fatto” domandò Rick.

“Si che abbiamo ballato…” rispose beffarda. Capendo che era solo una scusa per stringerla ancora.

“Quello era il ballo che le damigelle devono fare con i testimoni, è la tradizione, è una formalità e non avevamo scelta” rispose prontamente.

Kate rise, non si può certo dire che Castle sia uno che molla.

“Adesso invece te lo chiedo come si deve” fece una pausa teatrale e con un colpetto di tosse si schiarì la voce “Mi concederesti l’onore di 

questo ballo, Kate?”

In risposta, Kate, si morse il labbro inferiore, palesemente.

Finchè la detective Beckett restava a cuccia, Kate era libera di flirtare quanto gli pareva.

E perché non torturalo un po’ il suo plucky sideckik. Come quella volta con la ciliegia.

La sua faccia l’aveva ripagata di tutti i problemi che le causava durante le indagini.

“Perché no..” rispose infine.

Finirono di bere e si avvicinarono alla pista.

Rapidamente Kate si guardò intorno per scorgere Lanie.

Voleva evitare di passare la notte tra battutine e frecciatine dell’amica per aver ballato con Castle.

Ma non la vide da nessuna parte e nemmeno il suo compagno.

“Sei bellissima, lo sai?” le sussurrò stringendola a sé.

Kate lasciò perdere la folla. I loro volti erano pericolosamente vicini.

“Davvero? Perché non avevi una bella cera quando mi hai vista” ammiccando vistosamente. Sapeva perfettamente di avergli fatto un certo 

effetto.

L’aveva praticamente visto strozzarsi con la sua stessa saliva.

Rick rise. Beccato in pieno.

“Già beh, che ci vuoi fare..è tutta colpa tua..”

 

Il ballo finì. Ma ne seguirono altri intervallati da vari flute di champagne.

Anche se entrambi dimostrarono di reggere bene l’alcol, verso le quattro decisero di avviarsi verso le rispettive camere.

Rick da galantuomo accompagnò la donna di fronte alla porta di camera sua e di Lanie.

Le prese una mano e avvicinandosi le baciò una guancia.

Come quando la voleva distrarre per rubarle le foto dell’omicidio durante la loro prima indagine.

E bravo Rick, si disse Kate, che per tutta risposta con l’altra mano lo accarezzò sul collo, ancora proteso verso di lei, facendolo sussultare.

Per tutta la serata avevano fatto questo botta e risposta di gesti e sguardi.

Uno a uno palla al centro. Finivano sempre in parità.

Poi Rick si allontanò, diretto verso la sua stanza. Ma camminando all’indietro, per non interrompere subito il contatto visivo.

E Kate fece altrettanto. Si appoggiò, di spalle, alla maniglia, senza nemmeno guardarla.

Poi però fu costretta a voltarsi, perché la porta non si apriva.

Provò ancora. Niente da fare.

Rick, mesto mesto, le fu subito vicino.

“Problemi?”

Come in risposta alla sua domanda, dall’interno della stanza si sentirono dei gemiti accompagnati a dei risolini.

Kate si voltò allibita “O.MIO.DIO.”

Rick era parecchio divertito dalla situazione.

Ecco dov’erano finiti Lanie ed Esposito!

E per fortuna che dovevano assolutamente fare un pigiama party!

“E io dove dormo?” sussurrò Kate, più a sè stessa in realtà.

Il sorriso a 356 denti sul volto di Rick pareva non avere dubbi.

 

Kate si aggirava per la stanza di Castle e Esposito, circospetta.

Come se fosse su una scena del crimine.

Che bell’amica, Lanie, a metterla in quella situazione.

Un conto era flirtare con lui. Tutto un altro paio di maniche dormirci assieme!

Rick uscì dal bagno con addosso i pantaloni di una tuta e una canottiera.

Kate si fiondò a cambiarsi per levarsi dall’imbarazzo ma si segnò mentalmente di dare un’ulteriore occhiata ai bicipiti dello scrittore.

Ne uscì con una maglia lunga che Castle le aveva prestato. Più lunga del suo vestito, come aveva precisato lui nel momento stesso in cui lei 

aveva tentato di protestare.

Lui era sdraiato a letto sopra le coperte.

Nonostante il caldo sapeva che lei si sarebbe infilata sotto le lenzuola.

E così fece. E calò pure il silenzio.

Entrambi supini a fissare il soffitto. Insonni.

“E’ stato bello vero?” sussurrò dopo un po’ Rick.

“Il matrimonio?”

“Si, beh, tutto… anche il resto”

“I nostri balli?” azzardò lei, nonostante fosse pericoloso rievocare certi sguardi e sfioramenti proprio ora che erano a letto insieme.

“Già, proprio quelli”

“Si..è stato bello...” ammise lei.

Lo sentì voltarsi verso di lei. E anche al buio potè notare che i suoi occhi si erano illuminati “Davvero?”

Lei rise “Castle dormi!” e poi, prima di voltarsi su un fianco “e tieni le mani a posto”

“Per chi mi hai preso? Per un maniaco sonnambulo?” sbadigliando

“Devi sempre avere l’ultima battuta, vero?” seguendolo nello sbadiglio.

Per qualche secondo nessuno disse più nulla.

Assopiti di colpo.

“Si” riuscì a sussurrare però Castle prima di entrare nel dormiveglia.

Un dormiveglia agitato. Probabilmente dato dalla vicinanza di Kate.

E il pensiero di provare a sfiorarla, anche solo un braccio o i capelli accompagnò l’inizio dei suoi sogni. Tanto lo sapeva perfettamente che le 

sue erano minacce vuote.

Ma sì, solo i capelli, che male poteva farle?

L’urlo che sentì però lo fece desistere immediatamente.

Anzi, lo svegliò proprio, facendolo balzare a sedere.

Kate era accanto a lui, seduta e altrettanto scossa.

“Giuro che non ti ho toccata!” urlò alzando le mani dietro la testa.

Kate si passò le mani in volto per darsi una svegliata.

“Non sono stata io a urlare, Castle!” e velocemente scese dal letto e guardò fuori dalla porta.

Un gruppetto di passeggeri si era ammucchiato nel corridoio, una decina di porte più in là.

Castle le fece segno di rientrare, vista la mise che indossava.

Lei lo lasciò uscire e si sporse dalla porta solo con la testa.

Quando raggiunse la piccola folla che si era creata, guardò all’interno della stanza.

L’espressione sul suo volto fece capire a Kate che era successo qualcosa di grave.

Le fece segno di raggiungerlo e cominciò a fare allontanare le persone, come un provetto poliziotto.

Kate, fregandosene dell’abbigliamento, lo raggiunse preoccupata e come pochi secondi prima aveva fatto Castle, guardò all’interno della 

stanza.

Era abituata a scene del genere ma di certo non se l’aspettava proprio durante il matrimonio di Ryan e Jenny.

“Credi che ora Lanie e Esposito apriranno la porta?” chiese una voce alle sue spalle. 

 

 

Angolo dell'autrice:
So che KateRina24 e Angol non saranno contente che Ryan non sia più disponibile...mi dispiace ragazze... XD
Detto questo, che dire...dal prossimo capitolo inizia la parte investigativa. Vi informo subito che non sono particolarmente portata però, perciò la parte dominante della ff resta comunque quella emotivo/sentimentale... opinioni, consigli e critiche sono sempre ben accetti!!
Fatemi sapere cosa ne pensate!!!
Buona lettura a tutte!!

Ivi87

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Capitolo 3
*** L'indagine comincia ***


#3 L’indagine comincia

 

Beckett era con il comandante della Queen Elizabeth; parlavano in vivavoce con il capitano Montgomery, decidendo il da farsi.

Castle ed Esposito nel frattempo recuperarono dei guanti e con estrema delicatezza posarono a terra il corpo che pendeva dal lampadario.

Lanie era già pronta a scattare le foto. Fotocamera digitale alla mano.

Dovevano arrangiarsi come meglio potevano.

Esposito stava iniziando ad esaminare la stanza quando Beckett tornò da loro.

Jeans, scarpe da ginnastica e maglietta bianca a maniche corte.

Un abbigliamento decisamente più comodo.

Fuori cominciava ad albeggiare e nessuno di loro aveva chiuso occhio.

Tutto ad un tratto sembrava una normale giornata di lavoro a New York.

“Montgomery ci ha ordinato di restare qui tutto il tempo necessario per risolvere il caso. Il comandante e l’equipaggio sono a nostra completa disposizione”

Castle parve perplesso “E gli invitati? Partiranno in mattinata?”

“Assolutamente no, nessuno deve lasciare questa nave finchè non avremo fatto tutti i dovuti controlli” rispose.

“Non credi sia un suicidio?” domandò Esposito

“Questo ce lo dirà Lanie” guardando l’amica fare altre foto ai lividi sul collo della donna stesa sul pavimento.

“Lo spero proprio, perché senza le mie attrezzature non sarà un lavoro facile”

 

Mentre Beckett stava interrogando la coppia che, troppo ubriaca per accorgersene, aveva sbagliato camera e trovato così il corpo, Castle prendeva dei caffè doppi da portare alla squadra accompagnato da Ryan.

Lo sposo sembrava abbastanza agitato.

Era combattuto tra i suoi doveri da poliziotto e quelli da sposo in luna di miele.

“Non ti preoccupare ok? Ce ne occuperemo senza di te stavolta. Tu pensa a Jenny e godetevi il viaggio di nozze” gli disse Castle.

“Voglio dare una mano comunque”

“Facciamo così, ti teniamo aggiornato va bene?”

Esposito li raggiunse, reclamando il suo caffè.

“Yo, Ryan che ci fai qui, vai a fare colazione con tua moglie!”

Ryan li ringraziò entrambi, tornando da Jenny.

I due aspettarono in disparte che Beckett finisse il colloquio, sorseggiando i loro caffè.

Castle non potè non cogliere l’ironia della situazione.

“Sai a cosa stavo pensando?”

“A te e Beckett ieri sera soli in camera?” sparò Esposito sorridendo allusivo

“Sbaglio o questa notte, quando ci avete buttato giù dal letto era poco vestita?” proseguì divertito.

“Per forza, i suoi vestiti erano chiusi in camera con voi! Che dovevo fare, le ho prestato una maglietta” rispose come se niente fosse.

“E immagino che ti sia proprio dispiaciuto..” lo punzecchiò ancora

Castle respirò profondamente “Immensamente!”

I due risero, poi Rick si ricordò di quello che in realtà voleva dire.

“Comunque, stavo pensando alla Signora In Giallo”

Esposito aggrottò la fronte “Quella della tv?”

“Si, ovunque vada muore qualcuno! Non staremo mica diventando come lei vero?”

“Se non lo sai tu! Sei tu quello che scrive di morti ammazzati!”

“Stai insinuando che porto sfortuna?” domandò mezzo preoccupato, mezzo offeso.

“Chi porta sfortuna?” domandò Beckett, alle loro spalle.

Castle fu più veloce di Esposito a rispondere “Nessuno! Allora, scoperto qualcosa?”

“Si stavano divertendo al party degli sposi, si sono ubriacati, hanno sbagliato stanza e la donna ha urlato alla vista del corpo” lesse meccanicamente dal suo taccuino.

“Si, l’ultima parte me la ricordo” confermò lo scrittore.

“Ma ha urlato così forte? Perché io e Lanie non abbiamo sentito nulla..però eravamo occupati a..” Esposito fu interrotto dall’occhiataccia di entrambi.

 

Una volta ricevuto il benestare del comandante, quattro ufficiali, scortati da Esposito, trasportarono il cadavere su di una barella presa in prestito dall’infermeria, fino alla stiva della nave.

Era opportuno non lasciare il cadavere troppo in vista, senza contare il fatto che alla dottoressa Parish serviva un posto tranquillo in cui lavorare.

E una cella frigorifera per mantenere in buono stato la povera donna, morta apparentemente per suicidio.

Stavano provvedendo meglio che potevano.

Kate sentiva che non era un suicidio e risolvere un omicidio in quelle condizioni non era certo il massimo.

Le due donne si trovarono nella sala da pranzo della nave per un veloce pasto.

“Ho sistemato tutto con il capitano, possiamo continuare ad occupare le due stanze di stanotte fino a caso risolto” Kate informò l’amica, che annuì.

“Tu non credi al suicidio vero?” capì Lanie, dagli atteggiamenti della detective.

“Innanzitutto Esposito non ha trovato nessun biglietto d’addio nella stanza” dichiarò Beckett.

Lanie stava per ribattere ma fu fermata “Lo so che non è probatorio ai fini dell’indagine, ma nel 90% dei casi di suicidio a cui ho lavorato c’era una lettera d’addio, cominciamo da questo e poi vediamo..”

Il cameriere giunse a prendere le ordinazioni, interrompendole.

Lanie teneva lo sguardo basso e si capiva che qualcosa la preoccupava.

“Va tutto bene?” chiese Kate

“Si, si. È solo che..ti devo chiedere un favore..e non mi riferisco al caso”

Kate si allarmò “E’ successo qualcosa?”

“Riguarda questa notte…”

“Ah, si, a proposito, bello il nostro pigiama party Lanie! Proprio da rifare” commentò ironica

“E’ proprio quello che intendevo chiederti, in effetti..”

Kate spalancò la bocca.

“Stai scherzando spero???” alzando la voce di un tono.

Lanie vide alcuni passeggeri voltarsi verso loro due e si affrettò a placare l’amica.

“Aspetta prima di estrarre la pistola, ok? Lascia che ti spieghi” sussurrando le parole sperando che Kate imitasse il suo stesso volume di voce.

“Cosa c’è da spiegare Lanie?” Kate abbassò la voce ma non era intenzionata a cedere.

“Ok, senti, io e Javier..ci vogliamo molto bene sai, non me lo sarei mai aspettata ma sta diventando una storia davvero importante..”

Kate la interruppe “Fantastico, ma perché ci dovrei rimettere io?”

Lanie proseguì il suo racconto arrivando al punto “da qualche settimana noi abbiamo, o meglio, avevamo dei.. ‘problemi’ a letto..”

“Si, afferrato, salta i particolari, grazie!”

“Ma da quando abbiamo messo piede su questa nave..non lo so, sarà l’atmosfera del matrimonio, sarà la crociera, sarà stato il vestito di ieri sera, ma fatto sta che ieri sera è stato…” si guardò intorno controllando che ognuno si stesse facendo i fatti suoi

“Fe-no-me-na-le” sussurrò sillabando bene la parola all’amica.

Kate spalancò gli occhi memore della sera precedente “Ti assicuro che si sentiva Lanie, non mi servono spiegazioni..”

“Ti prego non possiamo dormire separati proprio ora che abbiamo ritrovato l’intesa sessuale di prima” la implorò Lanie.

Quando il cameriere arrivò con i piatti, Kate era leggermente arrossita.

In fondo lavorava con Esposito tutti i giorni. Era dell’avviso che fosse meglio cominciare a filtrare certi argomenti, ora che lui e Lanie stavano assieme.

“Kate?” domandò Lanie vedendo che la detective non diceva più nulla.

“Lanie, cosa vuoi che ti dica, mi sembra che tu abbia già deciso tutto!” non era arrabbiata con lei, ma si sentiva con le spalle al muro e non le piaceva.

“Lo sai che non è vero, se mi dici di no, capirò!” le disse Lanie, ma poi si morse il labbro inferiore e fece una smorfia.

Kate aggrottò la fronte facendole capire di parlare.

“No, invece, non capisco Kate. Noi siamo amiche vero?” domandò seria.

“Certo che lo siamo…” Kate rispose confusa. Lanie era la sua unica amica. Come dubitarne.

“Davvero? Perché a volte non mi sembra. Kate mi racconti bugie da tre anni”

Kate era al limite della perplessità e della confusione.

Se c’era una cosa a cui Kate Beckett teneva, era la verità.

Non riusciva a ribattere nulla dallo shock.

“Cosa provi per Castle?” domandò a bruciapelo.

“Niente Lanie, lo sai” rispose il più convincentemente possibile.

“Visto, questa è una bugia bella e buona. E la stai dicendo a me! Capisco che al resto del mondo tu non voglia far sapere della cotta mostruosa che hai per lui, ma a me? Perche menti a me?” Lanie era davvero amareggiata dal comportamento dell’amica.

“Lanie, io…” non sapeva nemmeno lei come difendersi.

“Quello che ti ho visto fare ieri sera, non era niente”

Kate capì che si riferiva al fatto di aver ballato insieme tutta la notte e al flirtare.

“Lanie, stavo solo giocando..non era niente…” arrancò, parlando con poca convinzione.

“Ma ti senti? Kate ho cercato di procurarti appuntamenti da che ci conosciamo e non hai mai accettato! Ti ho pregato di vestirti più sexy, truccarti e fare la carina con gli uomini ogni santo sabato sera della nostra amicizia, ma niente! Non sentivi ragioni!”

“E’ ancora così Lanie!” non capendo bene dove voleva arrivare.

“Tu dici? Da quando Castle è entrato nella tua vita, sei voluta uscire con Mister Luglio solo perché lui aveva un appuntamento con Miss single numero 3; ti sei fatta crescere i capelli quando hai sempre sostenuto che corti fossero più comodi e pratici per una poliziotta; hai cambiato look e rinnovato il guardaroba, tacco 10 incluso; hai lasciato Tom per Castle..”

Nel sentire quest’ultima affermazione Kate scattò e tentò di interrompere l’amica che però sembrava incapace di fermarsi.

“Ti sei messa con Josh per rabbia e gelosia nei confronti di Gina e ora hai mollato anche lui..”

“Ok, va bene Lanie, ho capito!” sbottò infine Kate.

“Capito cosa Kate, che mentire è inutile?”

“Ho capito che sei molto più attenta e perspicace di quanto credessi!”  

Per svariati minuti mangiarono in silenzio.

Poi Kate decise di chiarire.

“Se non ti ho detto niente è solo perché non so cosa dire. Non so come spiegare e spiegarmi cosa sento.”

“Quindi qualcosa lo senti?”

“Si” ammise “tutto quello che hai detto..l’ho notato anche io, ok? Me ne rendo conto ma non riesco a dargli una spiegazione logica..”

“Non c’è niente di logico nell’amore, lo sai vero?” le disse l’amica sorridendo

“Wow, vogliamo chiamarlo così? Non stai un pochino esagerando?” le rispose Kate avvampando mentre si affrettò a bere un lungo sorso d’acqua.

“In conclusione costringendoti a dormire con Castle, non ti sto facendo altro che un gigantesco favore!” esclamò con un sorriso allusivo.

“Certo che sei un mostro nel rigirare la frittata come ti pare…”

 

 Dopo pranzo si ritrovarono di nuovo tutti e quattro nella camera della vittima.

“Trovato niente?” chiese Beckett rivolta a Castle e Esposito.

“Nessun documento” rispose il primo.

“Nessun segno di effrazione o scasso” aggiunse il secondo.

“Conosceva il suo assassino” constatò Beckett.

“Aspetta a definirlo omicidio, abbiamo trovato queste in bagno, che farebbero pensare al suicidio” disse Esposito consegnandole una busta di plastica con all’interno due flaconi vuoti di pillole.

Kate era perplessa.

“Perché impiccarsi se già aveva prese tutte queste pillole?”

Castle provò a rispondere “Forse per combattere l’istinto di sopravvivenza. Aveva paura di divincolarsi e di non riuscire a togliersi la vita, perciò prima si è stordita con quelle pillole”

Nessuno commentò.

“Troppo fantasioso?” chiese infine.

“Non lo so, ma non sono convinta” rispose Kate.

Lasciò la busta con le pillole a Lanie “Pensaci tu, io vado a farmi dare la lista dei passeggeri per sapere il nome della donna che  alloggiava in questa camera. Voi due finite qui e poi sigillate la stanza. Nessuno deve contaminare questo posto”

Poi prima di uscire, si voltò con un leggero sorrisino “Esposito, fai vedere a Castle come ci si comporta su una scena del crimine” e se ne andò.

Castle rise forzatamente “la seguo solo da tre anni..che ne posso sapere..”

“E’ questo il punto amico, tu segui lei, non resti a fare il lavoro sporco con me e Ryan!”

“Beh, c’è sempre una prima volta. Avanti, dimmi che devo fare” esclamò ben disposto ad imparare.

“Vai a cercare del nastro adesivo da mettere sulla porta” ordinò il detective

“Nastro adesivo, vado!”

“Aspetta Castle” lo fermò Lanie

Lo scrittore si voltò, frenando la falcata sul nascere.

“Ti dovrei riferire quello che ho detto poco fa anche a Kate..”

Esposito la guardò complice, poiché conosceva perfettamente l’argomento.

“Si amico, ci serve un favore da voi due” spiegò l’uomo.

“Sicuro, qual è il problema?” domandò tranquillamente.

“Ci piacerebbe mantenere la disposizione delle camere della scorsa notte” proseguì piano per valutare l’espressione del suo volto.

“Oh..” la tranquillità di poco fa se ne andò direttamente a quel paese.

“Mi volete proprio morto…” aggiunse poi con finta ironia.

Già si immaginava Beckett con un diavolo per capello.

“Kate ha accettato” si affrettò a dire Lanie.

“Davvero? Perché mi suona un po’ strano…”

“Sicuro!” poi ci pensò un attimo…ma sì perché no.. “non ha nemmeno fatto storie..”

“Davvero?” ripeté Castle sgranando gli occhi.

“Davvero?” domandò Esposito contemporaneamente a Castle, forse ancora più stupito dello scrittore stesso.

La gomitata di Lanie arrivò veloce e precisa nel fianco del compagno.

“Bene, ora che ci siamo chiariti, puoi andare a cercare il nastro adesivo” disse la donna per cambiare argomento e riportare la discussione alle sole indagini.

Castle era ancora mezzo sconvolto dalla notizia appresa ma si riscosse in pochi attimi.

“Ah si, il nastro..vado!” e scomparì dalla loro vista.

 

 

Angolo dell’autrice:

Siete pronte ad entrare nel pieno delle indagini??? Spero di rendere bene la parte investigativa...'na fatica, credetemi!!! XD

Le cose si faranno interessanti già dalla prima notte...restate sintonizzate...e capirete il perchè del rating arancio!!! A martedì prossimo!!! XD

Mille grazie come sempre alla mia beta KateRina24!! Lovviu!!

Un abbraccio a tutte,

Ivi87 

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Capitolo 4
*** I sogni son desideri ***


#4 I sogni son desideri

 

Avviso: rating arancio, facciamo arancio scuro..venato di rosso và..per sicurezza, in caso di minorenni… XD

 

Verso la metà del pomeriggio il team cominciò ad accusare i primi segni di stanchezza.

Non dormivano da più di ventiquattrore ed il fisico, ma soprattutto la mente, cominciava a risentirne.

Decisero perciò di concludere le indagini per quel giorno per ricominciare l’indomani a mente lucida.

Esposito fu il primo a decidere di saltare la cena ed andare a riposare.

Sostenne di doversi rimettere in forze, scoccando uno sguardo languido a Lanie.

Castle si rifugiò in camera a chiamare Alexis e Martha.

Le due donne rimaste sole decisero di concedersi un bel massaggio rilassante nella SPA della nave.

Kate però non fece i conti con l’agitazione che la invase non appena realizzò che tra non molto sarebbe andata a dormire. Con Castle.

Il massaggio che per Lanie fu molto rilassante su Kate non sortì alcun effetto.

 

Già di per sé era nervosa per questo ‘presunto suicidio/forse omicidio’. La donna si chiamava Marilene Shepherd e aveva solo trentasei anni 

da quanto risultava sul registro dei passeggeri. Kate aveva già inviato i suoi dati a Montgomery e ora non poteva fare altro che andare a 

riposare anche lei.

Poggiò la mano sulla maniglia della porta e attese qualche secondo.

Dalla loro stanza non proveniva nessun rumore.

Forse Castle se ne era andato un po’ a zonzo sulla nave.

Aprì piano, infilando solo la testa, per controllare.

Le mancava solo di beccarlo mezzo nudo, mentre si stava cambiando!

Invece trovò la stanza semibuia e Castle a letto, già addormentato.

Entrò, richiudendo la porta dietro di sé e si avvicinò cauta.

Dormiva pesantemente, cosa che la incoraggiò a prendersi qualche secondo per guardarlo.

Notò il braccio appoggiato al petto e la mano che ancora stringeva il cellulare.

Se lo immaginò, sdraiato nel letto, a raccontare tutto ad Alexis e Martha.

Chissà se avrà detto loro che non è più Esposito il suo compagno di stanza?

Delicatamente gli tolse il telefono dalla mano e lo posò sul comodino.

L’uomo mugugnò appena e proseguì a dormire.

Kate prese una maglietta e dei pantaloncini corti e andò in bagno a cambiarsi.

L’averlo trovato già addormentato le sollevò di parecchio il morale.

Sarebbe stato imbarazzante affrontarlo senza la scusa dell’alcol o del party, questa volta.

Si mise a letto, badando bene a non svegliarlo.

Una volta sotto le lenzuola realizzò che Castle non si era messo sopra le coperte come la sera precedente.

Percepì il tessuto dei suoi pantaloni contro le proprie gambe e lo ringraziò mentalmente per non essersi messo a letto solo in boxer.

Allontanò le gambe da lui e respirò profondamente.

Non c’era di che preoccuparsi in fondo. Quel letto era enorme.

Era praticamente impossibile toccarsi.

Fissò il soffitto.

Le venne in mente la chiacchierata con Lanie, durante il pranzo.

Aver ammesso ad alta voce di provare qualcosa per lui, aveva cambiato tutto.

Da questo momento in poi qualunque sguardo o gesto nei confronti di Castle avrebbe assunto un significato ben preciso.

Ma si era anche sentita sollevata.

Confidarsi con Lanie le aveva tolto un bel peso dal cuore.

Fece un respiro profondo nel tentativo di rilassarsi.

La sonnolenza fece capolino e l’assecondò, chiudendo gli occhi.

Kate si immaginò che bello sarebbe se riuscisse ad aprirsi di più.

Se riuscisse a confidare all’uomo accanto a lei quanto importante era diventato nella sua vita.

 

Si vide sul ponte della nave. Al parapetto, fissando il mare.

Sentì due braccia forti avvolgerle la vita, posandole dei sensuali baci sul collo.

Il sorriso le nacque spontaneo in volto.

 

Cambiò immediatamente posizione e, da supina, si voltò su di un fianco.

 

Posò le sue mani sopra quelle di Rick e piegò la testa all’indietro, inarcando la schiena.

Come il petto si sollevò sotto i suoi occhi, Rick spostò le mani dalla vita raggiungendo i seni. Afferrandoli con vigore sopra l’abito leggero 

che indossava, che non le impedì di provare piacere.

Lasciò che il gemito le uscisse naturale dalla gola. Senza soffocarlo o nasconderlo.

Lui doveva sapere che quello che le stava facendo le piaceva da morire.

 

E mentre il sogno si faceva sempre più vivido, Kate nel letto cominciò a rigirarsi.

 

Incoraggiato Rick mantenne salda la presa sul seno sinistro, mentre con la mano destra scivolò pericolosamente giù, prima sul suo addome e poi ancora più in basso, alzandole il vestito sino alla vita.

La mano di Kate ancora posata su quella di Rick, lo seguiva nei movimenti.

Trovò facilmente il bordo degli slip facendola rabbrividire.

Allargò le gambe per facilitargli l’acceso.

 

Kate si contorse più volte, scalciando e attorcigliandosi nelle lenzuola.

 

Quando Rick fu dentro di lei non riuscì più a capire nulla.

Ogni pensiero o emozione era confuso..mescolato..si sentiva come se avesse le vertigini. Rick la stava torturando di piacere con le sue dita esperte.

Era sul punto di esplodere quando un tonfo li distrasse e Rick ritrasse la mano.

 

Kate si svegliò di colpo. Un tonfo e dei mugolii di dolore la svegliarono di soprassalto dal suo meraviglioso sogno.

Si guardò intorno irritata chiedendosi cosa mai avesse osato interromperla proprio sul più bello.

Si ritrovò completamente avvolta nelle lenzuola, stile mummia egiziana.

Ed era sdraiata di traverso a pancia in giù. Occupando in diagonale tutto il materasso.

Confusa si alzò sui gomiti e sbirciò giù dal letto.

Castle era steso a terra, intento a massaggiarsi una spalla.

Kate vedendolo sul pavimento cominciò a realizzare l’accaduto e si sentì morire.

Si tirò su a sedere di scatto. Coprendosi il volto con le mani.

Rick la imitò, restando seduto sul pavimento, appoggiò i gomiti al materasso e si coprì il volto massaggiandosi gli occhi.

Era ancora mezzo addormentato e non aveva ben capito perché invece di dormire a letto si era ritrovato per terra.

“Scusa” sussurrò debole Kate da dietro le proprie mani.

“Ma che diavolo è successo?” formulò Rick, confuso.

Bella domanda, pensò Kate.

“Ah..ecco..io..” cosa inventarsi?

“Ecco..stavo facendo…” un sogno erotico su di te. Diglielo Kate.

Le disse la sua coscienza.

“..un incubo! Stavo facendo un incubo!”

Castle parve bersela “Wow, doveva essere un sogno bello tosto!” commentò rialzandosi dal pavimento.

Fantastico, meraviglioso… “Orribile, Castle davvero orribile! Terrificante! Spaventoso”

“Ok, Beckett. Ho capito” le disse strabuzzando un po’ gli occhi.

Era stordito e indolenzito, mica sordo.

Si sdraiò nuovamente a letto e vide come era conciato.

“Ma che hai fatto al letto e perché sei arrotolata nelle lenzuola?”

Grazie al cielo la stanza era ancora semibuia altrimenti le gradazioni di rosso che il suo viso stava testando, gamma dopo gamma, 

sarebbero state evidenti.

Non trovava le parole. Non sapeva che dire. La mente di Kate era completamente vuota.

Inconsapevolmente Castle la aiutò.

“Avevi freddo?” chiese dubbioso, vista la stagione.

Freddo, gelo, freezer, ipotermia.

In un lampo la mente di Kate si riempì di parole e confezionò una bugia più che credibile.

“Il container! Il freezer, intendo. A volte sogno che non fanno in tempo a liberarci e noi due moriamo congelati!” disse tutto d’un fiato per 

paura di tradirsi.

Castle le prese la mano, comprensivo.

“Ma certo, tranquilla, sei perdonata” le disse gentile.

Poi aggiunse “Dai, srotolati e proviamo a dormire, almeno stanotte”

Kate restituì le lenzuola e insieme si sdraiarono a letto fianco a fianco.

A Castle sfuggì una leggera risatina.

“Ma è sempre così dormire con te? Povero Josh..”

Kate gli lanciò un leggero pugno sull’avambraccio e pensò che fosse il momento giusto per dirgli la verità “Non è più un problema suo 

ormai..”

Castle si voltò stupito.

“Come? Non state più insieme?”

“Già” disse debolmente, con un po’ di imbarazzo a trattare quell’argomento con lui.

In effetti lui la conosceva bene, e la sera prima alla festa di Ryan e Jenny aveva pensato che i due forse non stessero più insieme. O che si 

fossero presi una pausa almeno..non era da lei flirtare spudoratamente e mancare così di rispetto al suo ragazzo.

E ora ne aveva la conferma.

“Da quanto?”

“Tre settimane circa” Kate notò un pizzico di sollievo nella voce di Castle.

“Tre settimane?? E non hai detto niente a nessuno?” ovvero, non mi hai detto che sei tornata single???

“Certo che l’ho detto a qualcuno! L’ho detto a Lanie!”

Giusto Castle! La sua migliore amica! Che ti credevi, che sarebbe corsa in lacrime tra le tue braccia? Si disse mentalmente.

“Giusto, scusa. Cos’è successo?” poi si accorse che forse la sua era una domanda troppo privata e tentò di porre rimedio.

Ma la risposta di Kate fu più rapida.

“Josh ha trovato una foto di mia madre, in un cassetto…” si interruppe per guardarlo in volto.

Erano sdraiati così vicini ora, immersi nella conversazione.

“…e mi ha chiesto chi fosse. E io…”

Castle si ricordò che Josh non sapeva nulla dell’omicidio della madre di Kate.

“Non gliel’hai detto” concluse la frase per lei.

Kate scosse la testa sul cuscino.

“Non ci sono riuscita. Mi sono inventata la storia del vecchio inquilino che probabilmente ha dimenticato la foto durante il trasloco..”

Rick restò in silenzio, lasciandole il tempo di parlare.

“Mi ha chiesto perché la tenessi, visto che non era mia, e voleva gettarla, così gliel’ho strappata dalle mani prima che potesse anche solo 

avvicinarsi alla spazzatura e l’ho cacciato di casa urlando” rispose con la voce un po’ strozzata.

Con la mano, Rick, cercò quella di Kate, e la strinse forte.

“Mi dispiace tanto”

“Non è colpa sua. Non ho mai parlato a nessuno di mia madre. Eccetto te” e lo disse stringendo a sua volta la mano di Rick.

Forse era giunto il momento di sdrammatizzare un po’, pensò Castle. Non poteva sopportare che la sua musa fosse così triste.

“Beckett versione Hulk contro il povero Josh…perché mi perdo sempre i tuoi momenti migliori??”  la risata di Kate fu ciò che di più bello 

avesse mai sentito.

“Oh dio, avessi visto la sua faccia, Castle!”

“Me la sto immaginando proprio ora!”

Erano stesi a letto mano nella mano e l’agitazione di Kate era solo un lontano ricordo.

Si sentiva nel posto giusto al momento giusto. E con la persona giusta, cosa che con nessun altro era mai successa. Tantomeno con Josh, 

ecco perché non riusciva confidarsi con lui.

Lasciarlo era stato inevitabile. Ci pensava già da tempo, per via dei sentimenti che provava per Castle. Ma vederlo con la foto della madre in 

mano, ignaro di tutto, mentre le diceva di gettarla via, era stato troppo.

La fece scoppiare come nemmeno lei aveva mai pensato di poter fare.

Era ora di fare le cose per bene e riordinare la sua vita.

Non l’avrebbe mai detto che quello scrittore rompiscatole e combina guai sarebbe stato l’unico uomo a fare breccia nella sua corazza e nel 

suo cuore.

Ma così era e non aveva più intenzione di ignorare i suoi sentimenti.

Kate voleva essere felice. E ci sarebbe riuscita a tutti i costi.

E per quella notte c’era solo una cosa di cui avesse veramente bisogno.

“Se…se ti chiedessi di abbracciarmi, sarebbe sconveniente?” chiese timidamente.

Castle ci mise qualche secondo per registrare quelle parole, a lungo sognate.

“Sarebbe un onore” rispose.

 

 

Angolo dell’autrice:

Capitolo di passaggio per il caso, ma assolutamente fondamentale per il futuro della coppia! Bisognava stabilire le basi... Caskett avvisati!!

Alla prossima con il proseguimento delle indagini mixati a momento sweet ovviamente (lo sapete che da qui non mi smuovo!!) <3<3<3<3

Mille grazie alla mia beta!! as always ;-) (notare, il nome della vittima...è in suo onore!!! XD)

Recensioni sempre gradite ;-)

Buona lettura!!

 
Ivi87

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Capitolo 5
*** La ricerca della felicità ***


# 5 La ricerca della felicità

 

Kate si svegliò, colpita da un fascio di sole.

Si sentiva protetta e al sicuro e non aveva la minima voglia di alzarsi da quel letto.

Il braccio di Castle le avvolgeva completamente i fianchi e sentiva il suo respiro fresco sul collo. Non si sarebbe mossa di un centimetro nemmeno sotto tortura.

Restò immobile ad osservare la mano di Rick. Le sue dita lunghe, sognate la sera prima. Le accarezzò dolcemente, aprendogliele in modo da poterci infilare le proprie.

Le guardò a lungo. Sembrava un incastro perfetto.

Solo Rick e Kate, mano nella mano.

Chiuse gli occhi e assaporò il momento.

Decise che ce ne sarebbero stati altri di momenti simili a quello.

Se non di più belli.

I pensieri della sera precedente erano ancora freschi nella sua mente, come se li avesse appena formulati.

Essere felice. Questa era la sua missione.

Mai sottovalutare il potere di una donna con una missione.

Gliel’aveva detto giusto il mese scorso, parlando delle amicizie di Alexis.

E ora era lei a dover attuare la propria.

Che cominciava col voltarsi supina in modo da guardarlo in volto.

Senza lasciare la sua mano. Basta giochetti.

Che male c’era se lo aveva preso per mano? Nulla. Perciò perché ritirarla?

E così fece, accoccolandosi meglio.

 

Rick uscì dal sonno lentamente, percependo dei movimenti accanto a sè.

Quando aprì gli occhi si ritrovò abbracciato a Kate, la sua fronte contro la propria e mano nella mano.

Con un meraviglioso sorriso Kate disse “Buongiorno”

Dio, dove doveva firmare per svegliarsi ogni mattina così? Pensò Rick.

Emozionato come mai prima rispose anche lui con un “Buongiorno”, incatenando i loro sguardi, e strofinando dolcemente i loro nasi.

Accortosi del gesto, restò in attesa, aspettandosi da un momento all’altro una minaccia di morte. La forza dell’abitudine.

Però non arrivò. Anzi, Kate invece, ridusse ulteriormente la distanza.

Le loro labbra ebbero solo il tempo di sfiorarsi però, appoggiarsi appena.

Il telefono di Kate squillò, reclamando la sua attenzione.

Con riluttanza si tirò su a sedere, afferrando con fastidio il cellulare dal comodino.

Fissò il display, ma non rispose subito, si voltò invece verso Castle.

Si sollevò anche lui, guardandola negli occhi.

“Ok, giusto per essere sicuri, ci stavamo per baciare vero?”

“Vero” rispose lei divertita

“E chi devo uccidere per averci interrotto?”

Kate ruotò il telefono verso di lui, mostrando il nome che lampeggiava sul display.

No, Castle capì che quell’omicidio non era fattibile.

  

Si ritrovarono tutti e quattro nella stiva, l’improvvisata base operativa di Lanie.

Il corpo di Marilene Shepherd giaceva su un tavolo, coperto interamente da un lenzuolo. 

Kate informò il gruppo di quello che aveva appreso da poco.

“Montgomery mi ha chiamata stamattina dicendomi tutto quello che ha trovato sulla nostra vittima. Allora, trentottenne del Minnesota. Viveva da sola, nessun marito e a detta dei vicini non frequentava nessuno. Nessun parente in vita.”

“In pratica ha telefonato per niente” commentò Castle visibilmente infastidito.

Esposito e Lanie lo guardarono perplessi, ma Beckett riprese la parola, gettandogli un’occhiataccia.

“In realtà..” alzò la voce per riattirare l’attenzione dei due su di sé, prima che potessero fare qualsiasi domanda a Castle “ha trovato la sua cartella medica e te l’ha spedita via e-mail” disse rivolta a Lanie.

La donna controllò immediatamente utilizzando il portatile gentilmente offertole dal comandante della nave.

“Eccola, ora la apro” disse mentre i tre si posizionarono alle sue spalle per vedere lo schermo.

Lanie fece scorrere velocemente i dati clinici della donna “A giudicare da quello che vedo Marilene Shepherd aveva la Corea di Huntington”

“L’ho già sentita, ma non so bene di cosa si tratta” ammise Esposito.

“E’ una patologia ereditaria neurodegenerativa causata dalla degenerazione di cellule cerebrali, ovvero i neuroni, situate in specifiche aree del cervello” spiegò Lanie.

“Quindi i farmaci che abbiamo trovato nel suo bagno servivano per curare questa malattia?” le domandò Castle

“Veramente no, Castle, la Corea di Huntington è incurabile”

“Allora perché quei farmaci?” chiese Beckett.

Lanie prese i due flaconcini ancora imbustati “non è propriamente il mio campo, ma direi che la tetrabenazina” e indicò uno dei due contenitori “serviva solo a ritardare gli effetti della malattia”

“E l’altro invece?” disse Castle

“Huntexil. Non lo conosco, dopo alcune ricerche vi saprò dire qualcosa di più”

“Bene, altro?” e Beckett guardò Esposito.

“Si, ieri mentre Castle procurava il nastro adesivo Lanie mi ha suggerito un modo, come dire, originale, per rilevare le impronte digitali nella stanza” spiegò il detective.

“Ma davvero?” chiese Beckett sorridendo all’amica.

“E stato fichissimo!” disse Castle.

“Già, ma io ci ho rimesso tutto il mio ombretto nero!” sbuffò invece Lanie.

Beckett li guardò impazienti, così Esposito proseguì con la spiegazione.

“Ho preso l’ombretto di Lanie..”

Il tossicchiare di Castle lo interruppe, ma Esposito non cambiò il soggetto della frase.

Io ho preso l’ombretto di Lanie, io l’ho polverizzato e con il suo pennello della cipria..”

“Fard” lo corresse lei

“…del fard e io l’ho spennellato per tutta la stanza” continuò rimarcando il singolare della frase a Castle.

Quest’ultimo prese subito la parola “Io invece, ho tappezzato la stanza di nastro adesivo rilevando tutte le impronte che c’erano” disse tronfio.

Beckett roteò gli occhi per l’eccesso di testosterone nella stanza e incontrò anche gli occhi divertiti dell’amica.

“Ok ragazzi, risultato?”

“Un centinaio di impronte!” rispose Esposito.

“Quelle del servizio di pulizia delle camere, probabilmente” disse Castle

“Bene allora, mentre Lanie fa le sue ricerche e l’autopsia, noi tre andiamo a prendere le impronte digitali di tutto il personale che è entrato in quella stanza”

Beckett si girò su se stessa avviandosi verso il ponte superiore.

Esposito la imitò, dicendo “Io prendo ombretto e pennello!” 

Castle fece altrettanto “Io prendo il nastro adesivo!”

Restata da sola Lanie scostò il lenzuolo dal volto di Marilene Shepherd.

“Lo vedi con chi ho a che fare?”

  

In uno degli alloggi degli ufficiali Esposito stava prendendo ad uno ad uno le impronte digitali dell’equipaggio, mentre Castle e Beckett parlavano con il comandante della nave.

“Ho parlato con il mio equipaggio detective” esordì l’uomo “la signora Shepherd se ne stava per la maggior parte del tempo da sola e sempre con un aria malinconica in volto.”

“Abbiamo scoperta che era malata” disse Castle

“Questo spiega la malinconia e la voglia di starsene da sola” aggiunse Beckett.

Il comandante le porse un foglio “Questi sono i nomi delle persone con cui ha interagito la signora Shepherd o perlomeno con cui i miei uomini l’hanno vista almeno scambiare due parole..”

“La ringrazio per l’aiuto comandante” prendendo il foglio tra le mani.

L’uomo strinse la mano ai due e tornò a svolgere i suoi compiti.

Castle chiese a Esposito a che punto fosse.

“Yo, sai da quanti uomini è composto l’equipaggio di questa nave, amico?” rispose con un’occhiataccia.

“Vedo che sei di ottimo umore, magari è meglio se ti lasciamo solo..”

“Chiamaci quando hai finito, noi facciamo due chiacchiere con le persone su questa lista” disse Beckett sventolando il foglio appena ricevuto.

Pochi passi dopo, davanti alle scale che portavano al ponte superiore, Castle sussurrò:

“Dieci dollari che ci mette almeno un’ora” le sorrise, fermandosi sul primo gradino.

“Ce ne vorranno minimo due..” affiancandosi a lui sul gradino accettando con aria di sfida la scommessa.

Così vicini il ricordo del loro risveglio si fece prepotente nelle loro menti.

Si fissarono le labbra. E poi nuovamente negli occhi.

Un sorriso malizioso spuntò sul viso di entrambi a conferma di aver avuto lo stesso pensiero.

Castle annullò quei pochi centimetri di distanza che li separavano, posandole le mani sui fianchi e attirandola a se.

Kate lasciò immediatamente il corrimano, avvolgendo con entrambe le braccia il collo dello scrittore.

“Mi dispiace detective, ma la devo proprio baciare” le sussurrò sulle labbra.

Kate sorrise fissandolo in quei meravigliosi occhi blu.

“La prego, non si trattenga” rispose maliziosa, provocandolo.

E Castle non si trattenne. Le loro bocche, avide di quel contatto, danzavano e giocavano.

Calde e umide. Si lasciavano e si prendevano beffarde.

Kate baciò e si lasciò baciare. Solo con Rick persino un bacio poteva essere divertente.

La detective Beckett era riaffiorata per via della morte di quella donna, ma perché relegare Kate nel suo solito angolino?

Kate era uscita finalmente allo scoperto e non se ne sarebbe andata facilmente, soprattutto ora che era tra le braccia dell’uomo che amava.

E soprattutto ora che la felicità era dietro l’angolo.

La sua missione era cominciata.

‘Felicità, sto arrivando’ fu l’ultimo pensiero di Kate prima di abbandonarsi completamente al bacio.

 
 

Bussarono di cabina in cabina seguendo l’ordine della lista datagli dal comandante.

I primi furono i signori Huxtable, una coppia anziana, i quali erano soliti cenare al tavolo accanto alla vittima. Niente di nuovo: persona molto cordiale ma poco socievole e sempre con un’aria malinconica cucita addosso.

I signori Mayer furono i secondi. Giovane coppia in vacanza, sposata da un anno che alloggiava nella camera accanto alla signora Shepherd. Non hanno mai nemmeno sentito un fiato provenire dalla sua cabina. L’hanno incrociata solo una volta mentre rientravano nella loro cabina e la vittima invece usciva.

I signori Johnson non erano in camera. Probabilmente si stavano godendo una delle tante attrattive della nave. Li lasciarono perciò per ultimi e proseguirono con il prossimo nome in elenco.

Il signor Davidson viaggiava da solo. Raccontò di avere appena chiuso una storia importante e di volere così cambiare aria. Ha tentato di fare colpo su Marilene Shepherd senza però riscuotere troppo successo.

L’ultima coppia in elenco, invece, aveva un cognome decisamente troppo famigliare.

Castle e Beckett si guardarono un istante indecisi sul da farsi.

“Gli rovineremo la luna di miele…” diede voce ai suoi pensieri, Rick.

Kate ci pensò un po’ su.

“Facciamo così io vado da Lanie a vedere a che punto è con le ricerche e l’autopsia, tu torna da Esposito e dagli una mano. Ci ritroviamo tutti insieme a pranzo e solo allora…” Kate lasciò in sospeso la frase permettendo a Castle di finirla.

“…parleremo con Ryan e Jenny dei loro rapporti con la vittima”

 
 

Kate arrivò a passo di carica nella stiva, da Lanie.

Questa proprio non ci voleva. L’ultima coppia in elenco erano proprio i signori Kevin e Jennifer Ryan. Il che equivaleva a doverli trattare come minimo da sospettati.

Senza contare il viaggio di nozze rovinato.

Sospirò pesantemente una volta di fronte alla dottoressa Parish.

“Tesoro, cos’è quella faccia?”

“Ryan e Jenny sono appena entrati nella lista dei sospettati e io sono costretta ad interrogarli” spiegò la detective.

“Si, direi che la tua faccia è giustificata allora” disse con un mezzo sorriso Lanie, poi proseguì “lo sai meglio di me che quei due non farebbero male nemmeno a una mosca, vero?”

Kate ricambiò il sorriso “Si, si, lo so, proprio per questo mi scoccia doverli interrogare a proposito di un cadavere, due giorni dopo il loro matrimonio. Di sicuro questa luna di miele non se la scorderanno tanto facilmente..”

“Tu che mi dici invece?” chiese Kate.

“Ho finito proprio ora uno scambio davvero interessante di mail con un mio collega a New York. Appena avrà un po’ di informazioni dettagliate sull’Huntexil mi invierà una mail” spiegò la dottoressa.

“Perfetto. E l’autopsia invece?”

“Il comandante mi ha gentilmente prestato l’ufficiale Brayson, in quanto medico di bordo, per eseguire l’autopsia e io l’ho mandato a cercare quanto di più affilato trovasse. Non appena sarà tornato cominceremo l’autopsia”

Con un sorrisino Kate disse “Ti piace avere qualcuno da comandare a bacchetta eh?”

“Tantissimo!”

Le due donne risero alleviando così la tensione che regnava.

Prima il ritrovamento di un corpo e ora il possibile coinvolgimento di Ryan e Jenny.

Il tutto senza gli adeguati mezzi e strumenti idonei ad un’indagine.

Ci voleva un momento di frivolezze tra donne.

Il gossip ad esempio, poteva andare bene.

“E’ successo qualcosa…con Castle..stanotte..” ammise flebile diventando rossa e fissando per terra.

Lanie spalancò occhi e bocca come se le avessero appena pestato i piedi.

“Katherine Beckett raccontami tutto e non tralasciare i dettagli!!”

 

 

Angolo dell’autrice:

Ed eccoci nel pieno delle indagini! Come avrete capito si devono arrangiare come possono non avendo di certo previsto un omicidio, quindi se vi chiedete “ma quella cosa dell’ombretto e dello scotch, è vera?” chiedete a Angol, lei l’ha fatto e dice che funziona!! XD grazie signora oscura per il suggerimento!!! XD

Un bacione, come sempre alla beta!!

Buona lettura e come sempre...lasciate un commentino, anche piccino picciò!!

 
Baci,

 
Ivi87

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Capitolo 6
*** Amici e sospetti ***


#6 Amici e sospetti

 
Quando Kate e Lanie raggiunsero l’enorme sala da pranzo della nave videro Ryan, Jenny e Castle già seduti ad un grande tavolo rotondo.

Si accomodarono a due dei tre posti ancora vuoti.

Mancava solo Esposito all’appello e Kate pensò che fosse meglio aspettare anche il suo arrivo prima di cominciare con le domande.

“Dove hai lasciato Javier, Castle?” chiese Lanie allo scrittore.

“Una volta finito con le impronte digitali ha detto che passava qualche minuto dalla sua cabina e che poi ci avrebbe raggiunti qui”

Ryan bevve un sorso d’acqua e poi domandò: “a proposito, come farete a inserirle nel database federale? Come le mandate a New York?”

“Devo ancora accordarmi con Montgomery, ma credo che ci invierà qualcuno a prenderle” rispose Kate “o potremmo cercare qualcuno con 

uno scanner qui sulla nave e…”

Castle la interruppe “…e scannerizzare ogni impronta di ogni singolo ufficiale su questa nave oltre a tutte quelle nella stanza? Io credo di 

avere un’idea migliore…”

“Che hai combinato Castle?” gli chiese bonariamente Lanie.

“E’ legale?” aggiunse subito dopo Kate, solo per prenderlo in giro.

“Ma che spiritose queste ragazze, tu portale in crociera e non le riconosci più!”

Kate arrossì lievemente, sentendosi chiamata in causa. Lo incenerì con un finto sguardo assassino. Finto perché ormai lo sapevano 

entrambi 

che i loro battibecchi d’ora in poi non sarebbero stati più gli stessi.

“Allora Castle, illuminaci per favore” lo incalzò Ryan aggiungendoci un colpetto di tosse per distoglierlo da Kate, come sempre occhi negli 

occhi.

“Ehm? Si, allora…Mentre Esposito prendeva tutte le impronte digitali mi sono fatto la stessa domanda: come le inoltriamo al database 

federale di New York? Così mi sono ricordato di avere visto una persona fare questa ‘magia’ solo con un click del cellulare”

“L’agente Shaw vero?” domandò Beckett, dopo essersi ricordata di aver assistito alla stessa scena l’anno precedente.

Castle annuì e sventolò il suo I-phone davanti a tutti.

“Hai scaricato un’applicazione che fotografa e invia le impronte digitali direttamente all’AFIS?” chiese Lanie ammirata

“Ma certo che si” rispose Castle con nonchalance

 “Tu non sei un poliziotto, non puoi avere avuto l’autorizzazione” ribattè Kate

“Ho chiesto all’agente Shaw infatti…” si interruppe quando vide lo sguardo omicida di Kate.

Questo non era finto.

“L’hai chiamata! E senza dirmelo? Non avevamo già sostenuto questa conversazione tempo fa??” lei e solo lei era la sua musa e 

nessun’altra!!

“E’ stato un gesto istintivo dettato dalla sete di giustizia per quella povera donna e la voglia di contribuire e aiutarvi nelle indagini!” rispose 

con aria offesa.

Kate lo guardò di traverso mezza divertita. Sapeva benissimo cosa lo aveva spinto a farlo.

“Volevi quell’applicazione a tutti i costi vero?” rispose rassegnata. Mai mettersi contro Castle e il suo giocattolino.

“Oddio sì, è un anno che aspetto un’occasione come questa!” ammise gongolando.

Tutti risero, Jenny li guardò scuotendo la testa e gettando un’occhiata a Lanie. Li stava guardando anche lei, ma con uno strano sguardo…

Non seppe spiegarselo, ma capì che la dottoressa sapeva qualcosa.

Nell’ilarità generale arrivò Esposito.

Aveva un muso lungo e un’espressione abbattuta.

“Ti è morto il cane Javier?” domandò Ryan battendo una mano sulla spalla dell’amico.

Esposito fece finta di nulla “No, bro, tutto a posto!”

“No tesoro, la tua faccia dice tutt’altro!” disse Lanie amorevole al suo compagno

Cinque volti erano puntati fissi su di lui.

“Ok, va bene, ma promettete di non ridere!”

I cinque annuirono, anche se Castle e Ryan al solo sentire quella frase, se la stavano già ridendo sotto i baffi.

“Mi è caduto il cellulare nel water..è morto, defunto..non si accende più..” ammise Esposito

I due questa volta risero apertamente.

“Oh, andiamo, avevate promesso!”

“Scusa, scusa” si affrettò a dire, Castle

“Ma come diavolo hai fatto?” domandò Ryan non riuscendo a trattenere le risate.

Esposito incrociò le braccia offeso. In quell’istante arrivò il cameriere a prendere le ordinazioni. Tutti si zittirono per poi riscoppiare a ridere 

non appena li lasciò nuovamente soli.

“Ok, scusa tesoro, ma che ci faceva il tuo telefono nei pressi del water?” domandò Lanie intenerita da quel faccino da cucciolo ferito.

Esposito ci pensò un po’ su. Poi guardò i suoi amici e scoppiò a ridere pure lui.

Tra una risata e l’altra confessò “sapete che tengo sempre il cellulare della tasca posteriore dei pantaloni..sono entrato in bagno…mi sono 

calato i pantaloni e… pluf!”

Le risate raggiunsero anche gli altri tavoli, destando curiosità.

Lanie esclamò vari ‘non ci posso credere’.

Jenny si asciugò più volte le lacrime.

Kate, ridendo, si voltò verso Castle “Non c’è un’applicazione per questo genere di cose?”

“Oh, c’è un’app per tutto, detective!” rispose con uno sguardo volutamente malizioso.

  

Finito il pranzo si spostarono tutti nella suite degli sposi eccetto Lanie, che tornò nella stiva.

Fuori dalla stanza c’era la madre di Jenny che li stava aspettando.

Voleva delle spiegazioni, anche solo per poter rassicurare gli altri invitati e comunicare loro quanto ancora sarebbero dovuti rimanere a 

bordo.

Beckett si scusò per il disagio causato ma disse che finchè non si fosse chiarita la situazione nessuno poteva ancora lasciare la nave.

Jenny e Ryan rassicurarono la donna e la lasciarono andare dal resto della sua famiglia.

Una volta nella suite, Jenny capì che non era una visita di cortesia.

“Che succede ragazzi?” chiese un po’ in ansia.

Esposito, dopo un cenno di Beckett, prese la parola “Vi dovremmo fare qualche domanda”

Ryan sembrava dubbioso “Sulla donna trovata morta? Perché?”

Beckett si sentiva un po’ a disagio ad interrogare quello che considerava come un fratello maggiore e sua moglie, perciò, un po’ incerta 

disse 

“ Il… il comandante ci ha dato una liste di persone con cui la Signora Shepherd ha parlato e.., ci siete anche voi due..” riuscì infine a dire.

Ryan rimase per qualche secondo interdetto. Non si ricordava di nessuna signora Shepherd, ma lui era a bordo solo da due giorni, così come 

Castle, Beckett, Esposito, Lanie e tutto il resto degli invitati.

Jenny e sua madre invece erano sulla Queen Elisabeth già da cinque giorni ormai, per dare disposizioni al catering della nave e controllare 

che tutto fosse perfetto per il loro matrimonio.

Castle li vide spaesati perciò porse loro una foto della donna.

“Oh  mio Dio” esclamò Jenny portando una mano alla bocca.

“Abbiamo parlato con lei la mattina del nostro matrimonio” disse Ryan riconoscendola.

“Di cosa avete parlato?” chiese Esposito all’amico.

Ryan cercò di ricordare “Ci fece le sue congratulazioni…e disse che era molto contenta per noi, nient’altro..” poi ci pensò meglio “Tesoro, se 

ricordo bene però vi siete salutate chiamandovi per nome..” disse rivolto a Jenny.

La donna, ancora provata per la notizia, annuì “Si..si, quella mattina l’abbiamo incontrata sul ponte e te l’ho presentata…ma non la 

conoscevo come ‘Signora Shepherd’ perciò non avevo capito..io non…” le lacrime cominciarono a sgorgare veloci.

Ryan l’abbracciò, mentre Beckett cercò un fazzoletto da porgerle.

“Non fa niente” le rispose gentile Kate “raccontaci come l’hai conosciuta”

“Stavo litigando con un buquet  di fiori che non voleva stare attaccato al parapetto della nave, quando mi accorgo di questa donna che 

fissava nel vuoto e aveva il volto rigato di lacrime. Mi sono sentita una stupida perché me la prendevo con quel maledetto buquet quando 

c’era una persona che stava male e quasi nemmeno la notavo..” cominciò a spiegare Jenny.

Ryan le prese la mano comprensivo, così lei proseguì “quando le chiesi se stava bene e se le servisse qualcosa, mi disse solo che non 

dovevo preoccuparmi e che sarebbe riuscita a sistemare tutto”

“Nient’altro?” chiese Castle

“Non quella volta, ma aveva il volto più triste che avessi mai visto”

“Quante volte hai parlato con lei?” domandò invece Beckett

“Altre due: abbiamo pranzato insieme il giorno dopo. L’ho vista al tavolo da sola, che fissava una coppia e mi sono intristita per lei così le 

ho fatto compagnia..”

“Cosa vi siete dette?” chiese Esposito

“Ci siamo presentate, mi ha detto di chiamarsi Marilene ma che potevo chiamarla Mari. Mi ha spiegato che viaggiava da sola e che la sera 

prima era stata colta da un momento di sconforto e di solitudine. Ma quando le ho chiesto perché, non mi ha risposto ed è tornata a 

guardare la coppia che pranzava in fondo alla sala. Poi per cambiare argomento, visto che era turbata, ho iniziato a parlarle del mio 

matrimonio e dei preparativi..”

Kate prese appunti sul suo taccuino.

“Mentre l’ultima volta che vi siete viste?” fu Esposito stavolta a porre la domanda.

“La sera prima del matrimonio. L’ho incontrata in corridoio, stava entrando nella sua cabina. Io ero tutta gongolante per le nozze così lei mi 

ha fatto nuovamente le congratulazioni. Ci siamo abbracciate e le ho chiesto come si sentiva. Aveva costantemente questo alone di 

tristezza in volto ma c’era un sorriso che cercava di spuntare, me ne accorsi immediatamente e glielo feci notare. Mi disse che aveva

capito cosa doveva fare per mettersi l’anima in pace e guadagnarsi il paradiso. Mi ha lasciata di stucco. Mi ha detto che ero una ragazza 

fortunata ad avere trovato il vero amore e che per nulla al mondo me lo sarei dovuta far scappare. E da come me lo disse sembrava 

proprio che ci fosse passata” Jenny respirò a fondo “Vi giuro ragazzi che mi ha inquietata parecchio… l’ha detto in un modo così…”

Castle capì che non riusciva a trovare le parole “Come se sapesse di stare per morire?” l’aiutò lui.

“Si, si, esatto” confermò lei.

Kate si fece avanti premurosa “Jenny, mi dispiace dovertelo dire ma è proprio così,

Marilene era malata e stava morendo”

Jenny annuì ad occhi chiusi, metabolizzando le parole di Kate.

“Ora capisco il senso delle sue parole” rispose asciugandosi una lacrima.

 
Li lasciarono a proseguire la loro luna di miele, o quello che ne rimaneva.

Jenny era tristissima. Ma sapevano che Ryan sarebbe riuscito a farle tornare il sorriso sulle labbra.

Beckett non lo diede a vedere ma quella frase che la vittima disse a Jenny la colpì parecchio. Anche Kate sapeva di essere una ragazza 

fortunata. Guardò Castle camminare davanti a lei, mentre parlava con Esposito.

Sapeva di aver trovato il vero amore ed ora che l’aveva ammesso a sé stessa e ne era totalmente consapevole era più che mai 

determinata a non lasciarselo scappare.

Sorrise inconsapevolmente, sull’onda dei suoi pensieri.

Arrivati alla fine del corridoio che portava alle cabine Esposito e Castle si voltarono verso di lei in attesa di nuove istruzioni. 

“Vediamo un po’..” ricontrollando il suo taccuino “Castle, tu e il tuo I-phone cominciate a fotografare ed inviare le impronte digitali al 

database. Esposito, tu vai a prendere anche quelle delle presone su questa lista e poi vai ad aiutarlo” e gli porse il foglio su cui c’erano i nomi 

anche di Ryan e Jenny “ma..lasciali per ultimi ok? Vediamo cosa esce dal database prima…”

Esposito annui. Doveva assolutamente uscire qualcosa dal quel database o l’irlandese e la sua novella sposa sarebbero diventati gli unici 

sospettati.

“Io vado in cerca dei Signori Johnson, dato che stamattina non erano nella loro cabina”

Ognuno con un proprio compito da assolvere si incamminarono in tre direzioni diverse.

 

 

Angolo dell’autrice:

eccoci qua mie care lettrici: lo so, lo so, poco Caskett...mi rifaccio nel cap. 7, non preoccupatevi!!

Detto questo vi devo raccontare che questo capitolo è dedicato alla mia mitica sorellona Paola. Vi chiederete: perché?? Perché lei è l’unica 

donna che è riuscita a far cadere per ben due volte il cellulare nel water nello stesso identico modo di Esposito!! Ahahahahahah pluf! Un cell 

è resuscitato.. l'altro no, è morto!! Sissola ti vu bi!!!! XD

Ovviamente mille grazie alla beta come sempre..un nome un perché!! Cutuletta mi ha chiesto come mai se le voglio bene l’ho ammazzata 

nella ff... Moni, è un tributo!! Le sto allungando la vita!!! XD

 
Buona lettura!! Recensioni sempre gradite!! XD

 
Ivi87

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Capitolo 7
*** Interruzioni ***


#7 Interruzioni

 

Dopo un lungo girovagare, e grazie all’aiuto di qualche ufficiale, Beckett riuscì a trovare i Signori Johnson.

Erano nell’ala della nave dedicata alle attività sportive.

Quando interruppe la loro partita di squash, parvero parecchio infastiditi.

“Detective Beckett. Mi dispiace disturbarvi ma devo farvi alcune domande” disse porgendo loro la mano.

“A proposito di cosa?” chiese il marito sorpreso

“E’ morta una donna la notte che si è celebrato il matrimonio sul ponte” spiegò brevemente

“Oh cielo e cosa vuole da noi?” domandò la signora

Beckett mostrò loro la foto “il personale della nave vi ha visti interagire con lei..” il gemito della signora Johnson interruppe la sua frase.

“Tesoro guarda, è lei..” disse la signora.

L’uomo si prese qualche secondo per osservare la donna nella foto. E Beckett fece altrettanto con lui. Un quarantacinquenne di bell’aspetto, 

avrebbe detto.

“Si chiamava Marilene Shepherd, la conoscevate?”

L’uomo si riscosse “No, no…o meglio, qualche scambio di saluti, qualche battuta..” disse infine.

Ma sua moglie prese la parola “Ce la trovavamo ovunque, squash, sauna..”

“Vi seguiva?” chiese Beckett

“Ma no, non direi, mia moglie esagera..” cercò di minimizzare lui.

Sua moglie non apprezzò. L’occhiataccia che ricevette lo dimostrò.

“L’altra mattina mi ha fermato con una scusa al buffett..sembrava volesse dirmi qualcosa, ma poi mio marito mi ha raggiunta e lei se n’è 

andata scusandosi..” disse incrociando le braccia soddisfatta “Ti ricordi ora tesoro?” domandò sprezzante.

Beckett attese la risposta dell’uomo, visibilmente in difficoltà.

“Ehm..no, no, non ero attento cara..”

La moglie sbuffò.

“Nient’altro? Non le ha più detto niente?” chiese la detective.

I due scossero la testa.

“Va bene, se vi venisse in mente altro, qualsiasi cosa, fatemelo sapere” disse congedandosi.

Ovviamente il comportamento dei due non era per niente chiaro.

Per il momento non potè fare altro, perciò decise di raggiungere Lanie nella stiva.

 
Lanie fissava Kate con sguardo indagatore.

La detective roteò gli occhi “Non è successo nient’altro con Castle da che ti ho parlato stamattina!”

“Non vi siete appartati nemmeno una volta?” domandò stupita

“Lanie! Stiamo lavorando!” rispose seria

“Un bacetto, che sarà mai..”

“No, niente”

“Io e Javier si, invece” gongolando sbattendo le lunghe ciglia

“Non avevo dubbi! Ora c’è qualcosa sul caso che mi puoi dire??”

“Ok tesoro, allora, quel mio amico che ti dicevo mi ha spiegato che l’Huntexil è un nuovo farmaco in grado di agire sui sintomi della Corea di 

Huntington migliorando i parametri motori quali la distonia, la coordinazione motoria ed il movimento degli occhi. Marilene Shepherd faceva 

parte di un programma che sperimentava proprio questo farmaco” spiegò la dottoressa Parish

“Questo proverebbe che non ha tentato il suicidio, giusto? Altrimenti perché prendere parte ad una ricerca che poteva migliorare le sue 

condizioni?”

“Già, poi però nello stomaco io e l’ufficiale Brayson abbiamo trovato un bel po’ di pillole..” proseguì Lanie.

“...che invece indicherebbe il suicidio” completò Kate abbattuta.

Lanie annuì “Ma il vero motivo per cui ti posso assicurare che non si tratta di suicidio è questo..” e così dicendo scostò il lenzuolo dal corpo 

inerme della donna scoprendolo fino alle spalle.

Kate si avvicinò, curiosa.

“Guarda questi lividi, sono emersi poco fa, durante l’autopsia”

L’evidente forma di una mano violacea si distingueva chiaramente sulla pelle diafana della donna, sotto le abrasioni causate dalla corda 

stretta al collo.

“L’assassino ha inscenato il suicidio impiccandola al lampadario” constatò Beckett

La dottoressa annuì nuovamente. Ma restavano ancora tutte quelle pillole da spiegare.

“E quello?” domandò Kate indicando una strisciolina sottile di pelle bianca in prossimità del bordo violaceo

“Dimmelo tu detective..corrisponde esattamente alla base dell’anulare sinistro” rispose Lanie sorridendole.

 
Kate lasciò Lanie per andare da Castle e Esposito.

Di sicuro avevano bisogno di una mano per finire di inviare tutte quelle impronte digitali.

Quando arrivò vide che invece erano a buon punto. Notò con soddisfazione che si stavano proprio dando da fare.

Da un lato del tavolo Esposito stava sistemando la pila di schede riportante i dati e le  impronte digitali delle persone alle quali Castle aveva 

già provveduto ad inoltrare la foto via e-mail col suo programmuccio nuovo di zecca.

Dall’altro lato del tavolo invece vi erano quelle ancora da fotografare.

Entrando nella stanza li informò sulle novità scoperte da Lanie.

Nessuno dei tre prese minimanente in considerazione che la mano apparsa sul collo della vittima possa essere di Ryan, fresco di fede al dito.

“Come procede?” domandò Beckett per cambiare discorso, affiancandosi a loro.

“Quasi fatto” disse Castle “Su questa nave c’è un wi-fi potentissimo!!” aggiunse al settimo cielo.

Esposito e Beckett sorrisero per il suo entusiasmo.

“Speriamo di non intasare tutto il database..” esclamò poi Javier

“Montgomery li ha avvisati. C’è una squadra apposta che lavora al nostro caso”

“Hai trovato i Johnson?” proseguì il detective

“Si, e non me la raccontano giusta! Il marito era agitatissimo” rispose Kate

“Vado a prendere anche le loro impronte allora, così poi siamo al completo” Esposito prese tutto l’occorrente e uscì.

Rimasta da sola con Castle, Kate cominciò a pensare a quello che le aveva detto Lanie.

Squadrò Castle. Un bacetto che male poteva mai fare?

Si avvicinò facendo finta di niente, con l’intento di rubare un veloce ma intenso bacio al suo scrittore, quando proprio quest’ultimo sbottò.

“Maledizione!” Castle smise di fotografare  e, voltandosi, si ritrovò la donna a pochi centimetri dalle sue labbra.

Kate si allontanò come se fosse stata colta con le mani nel sacco “C-che c’è?”

“Si è scaricata la batteria!” disse mostrando il cellulare ormai spento.

“Faccio un salto nella nostra cabina e torno con il caricabatterie” urlò, già praticamente in fondo al corridoio.

Kate sbuffò. Lei che si concedeva dei ‘compromessi’ durante il lavoro e Castle invece faceva il poliziotto superpiù dedito al lavoro. Si erano 

forse scambiati i ruoli?

Rise tra sé: primo tentativo di smancerie, miseramente fallito.

Un’ora e mezza più tardi, il cellulare ben carico di Castle inviò l’ultima foto. L’uomo strinse l’apparecchio con entrambe le mani “E’ bollente!” 

esclamò.

“Il dipartimento rimborsa i cellulari fusi?” aggiunse poi.

Kate scosse la testa ridendo.

“Yo, bro, se vuoi ti do il mio!” propose Esposito

“E’ ancora morto annegato?” si informò Rick

“Si” confermò l’ispanico.

“Allora no, ma grazie per il pensiero”

Sistemate e archiviate tutte le schede del personale e dei passeggeri si diressero verso le proprie cabine per cambiarsi per la cena.

 
Kate uscì dalla doccia rinfrescata e rigenerata.

L’indagine cominciava a dare i suoi frutti. Innanzitutto erano riusciti a provare che non si trattava di suicidio, come già lei sospettava, ma 

bensì di un omicidio in piena regola. Inoltre avevano dei sospettati e centinaia di impronte che in quell’esatto momento dei sofisticati 

computer a New York stavano elaborando. Bisognava solo aspettare di trovare una corrispondenza.

Unico neo? Il coinvolgimento di Ryan e Jenny. Ma Kate era più che convinta che si sarebbe risolto tutto per il meglio.

In fondo doveva essere felice no? E allora bisognava partire da un po’ di sana positività.

Fino a poco tempo fa si sarebbe portata il lavoro a casa, impedendosi di avere una vita. Ma ora no. L’unica cosa da fare era aspettare una 

telefonata da Montgomery, perciò per quella sera, il suo lavoro era concluso.

La chiave della sua felicità stava nel lasciarsi andare e trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata. Perciò, togliendo la condensa del vapore 

dallo specchio e fissandosi bene negli occhi, decise di concentrarsi sull’altro aspetto della sua vita che amava, oltre al lavoro: Castle.

Prima non era riuscita a ritagliarsi un momento solo per loro due. Ma ora erano soli nella loro cabina.

Si mise la biancheria intima e, dato che non aveva ancora scelto cosa indossare per la cena, si infilò pantaloncini e t-shirt del pigiama.

Pronta e agguerrita per il secondo tentativo di approccio, aprì la porta del bagno.

Si ritrovò Castle seduto sulla sponda destra del letto, concentrato sulla porta del bagno.

Lui ovviamente distolse lo sguardo non appena lei uscì dal bagno.

“Che stavi combinando?” domandò curiosa

“Niente!” rispose veloce fingendo stupore

“Castle!”  portandosi di fronte a lui e posizionando le braccia sui fianchi.

“E va bene...stavo cercando di sviluppare la vista a raggi x per guardare attraverso le pareti..” disse con sguardo da cucciolo dispettoso.

“Oh, Rick, che sciocco! Potevi benissimo entrare..” disse lei con aria innocente e sedendosi a cavalcioni su di lui.

Ma Rick era scettico “Davvero?”

“Non l’hai fatto, perciò temo che non lo sapremo mai...” rispose lei ironica, alzando le spalle.

Risero entrambi e poi come quella mattina, occhi negli occhi, per poi passare a guardarsi le labbra e nuovamente tornare agli occhi.

Bastò un secondo ed entrambi si avventarono l’uno sulla bocca dell’altra.

Secondi, attimi, minuti. Le mani un po’ ovunque. Le labbra dappertutto.

Si fermarono solo quando i loro polmoni reclamarono ossigeno.

“Wow” ansimò Rick

“THAT was amazing!” Kate lo disse inspirando una bella boccata d’aria.

“Beh, dai, non era mica da buttare quel bacio..” disse ridendo, a fior di labbra, depositando un altro piccolissimo bacio.

Rick delineò una leggera scia di baci lungo tutta la sua mandibola giungendo fino al lobo dell’orecchio che mordicchiò prima di sussurrare 

“Volevi baciarmi anche prima, vero?”

Kate era totalmente trasportata da quelle sensazioni, dal suo abbraccio, le sue mani sulle cosce nude, la sua voce calda nell’orecchio, che 

non capì immediatamente.

“Eh..?” riuscì a malapena a dire

“Prima..mentre fotografavo le impronte digitali e Esposito ci ha lasciati da soli..”

Kate si allarmò.

“Mmm no, no, non mi pare proprio..” cominciando già ad arrossire

“No? Sarà, ma eri così vicina..”

“Ti sbagli!”

“Vicinissima”

“Ti ho detto di no!”

“Appiccicata!”

“Ok, va bene! Magari ci stavo pensando...” ammise sconfitta. Quante volte era già arrossita violentemente in quei due giorni?

“Aaaaawwwwww ciliegina birichina” le disse schioccandole un grosso bacio sulla guancia.

“Stai ridendo di me, Rick?”

Castle non riuscì a trattenersi oltre.

“Non rido di te, io rido con te” disse con le lacrime agli occhi.

“Io non sto affatto ridendo!” disse seria, ancora tremendamente imbarazzata.

“Ohh andiamo, sei la mia ragazza ora, direi che è normale che succedano... certe cose…”

“Come scusa? Ok, chiariamo bene come stanno le cose!” disse staccandosi un po’ da lui “Io non sono la ragazza di nessuno, ok? Essere ‘la 

ragazza di’ implica essere una proprietà e io non lo sono, ti è chiaro?” disse più per la rabbia e la vergogna che ancora sentiva. E 

soprattutto per la voglia atroce di togliergli quel sorrisino strafottente dalla faccia!

“Io non sono di nessuno!” Ribadì il concetto Kate “Ma…”

“Ma??” domandò Rick, incuriosito.

“…ma tu, invece, sei il mio ragazzo!” e disse ‘mio’ esattamente con l’intento di sottolinearne il possesso.

“Ah funziona così allora, ricapitoliamo: tu non sei la mia ragazza, ma io sono il tuo ragazzo, ho capito bene?” domandò lui cercando di 

capire.

“Esattamente, non fa una piega!”

“Quindi, sempre se ho capito bene, io, che NON ho una ragazza, me ne posso sempre cercare una, mentre tu…” Kate gli schiaffò una mano 

sulla bocca.

“Ok, sono la tua ragazza, falla finita!!”

La mano di Kate passò dalla bocca di Rick ai capelli, stringendoli con forza.

Lui le mise una mano sul sedere per tirarla nuovamente a sé e la baciò con più vigore di prima. Sulla bocca, sul collo, l’incavo del seno, 

ovunque riuscisse ad arrivare, mentre le mani di lei tastavano la consistenza della sua schiena e delle sue spalle, con la voglia tremenda di 

levargli la camicia per sentire la sua pelle calda.

Quando bussarono alla porta della loro stanza ai due non parve vero.

Rimasero in silenzio e immobili per qualche secondo. Chiunque fosse, magari si sarebbe arreso presto.

“Ragazzi? Kate, ci sei?” disse la voce di Lanie da dietro la porta.

No, Lanie non si sarebbe arresa.

 

Angolo dell’autrice:

che dire? Questi due hanno il fuoco dentro! :D

ormai non si contengono più!!

Questo capitolo è sia indagine sia Caskett...il prossimo è quasi tutto Caskett... una serata tutta per loro ci vuole! 

Soprattutto dopo l’interruzione di Lanie... pliiiisss non odiatela, ha un valido motivo per chiamare la sua amica!!(almeno per me lo è... e poi 

lei mica lo poteva sapere che quei due stavano pomiciando di brutto!!! :D)


Buona lettura a tutte!

 
E come sempre, recensioni sempre gradite!!

 

Ivi87

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Capitolo 8
*** Una piacevole serata ***


#8 Una piacevole serata

 
Avviso: capitolo con rating arancio
scuro ...minorenni avvisate… XD

 
Kate aprì la porta con una ferocia tale da scardinarla “Che c’è!!”urlò quasi.

Castle si voltò per non farsi vedere mentre ridacchiava.

Lanie nemmeno se ne accorse da tanto era eccitata

“Oddio, oddio!!! Ti do cinque minuti tesoro, vestiti e vieni sul ponte!” disse strattonandola per le spalle.

Kate provò a replicare qualcosa ma la sua amica glielo impedì “E guarda che torno a chiamarti se non ti vedo arrivare!”

“Che succede sul ponte?” Si intromise Castle

Lanie strabuzzò gli occhi “Modelli...canadesi...in biancheria intima!!!!!!”

“Capisco..andate fanciulle” disse facendo l’occhiolino a Kate.

Prese le sue cose e si chiuse in bagno per il suo turno di fare la doccia.

Kate era ancora immobile accanto alla porta.

“Allora? Ti vuoi muovere??” urlò Lanie.

 
I tre uomini attendevano le loro compagne da ben venti minuti. Parecchi tavoli in effetti erano occupati solo da uomini. Le signore erano 

tutte in adorazione sul ponte a vedere il servizio fotografico.

“Come state tu e Jenny?” domandò Castle

“Eh, non è facile essere sospettati di omicidio durante il proprio viaggio di nozze. I nostri parenti continuano a farci domande, e noi restiamo 

sul vago” rispose serio.

“Amico, stai tranquillo, dacci ancora un giorno e risolviamo il caso!” lo rassicurò Esposito.

“Già, lascia che i computer federali facciano il loro lavoro e vedrai che un nome salterà fuori, è impossibile che non combaci 

nessun’impronta” aggiunse Rick.

Ryan fece un grosso sospiro. Si fidava delle parole dei suoi amici, senza contare che sapeva bene che la miglior squadra della omicidi di New 

York non si sarebbe arresa facilmente.

Ed era contento che Lanie avesse trascinato Jenny a distrarsi un po’. Anche se la distrazione consisteva in una decina di modelli mezzi nudi.

“Ma quanto ci mettono?” sbuffò Esposito che cominciava ad innervosirsi.

Non che non si fidasse di Lanie. Ma quella donna sapeva essere parecchio esuberante.

“Nervoso Esposito? Paura che ti soffino via la ragazza da sotto il naso?” lo canzonò Castle.

“Beh, almeno io una ragazza ce l’ho, Castle. E poi tu perché sei così tranquillo invece di schiumare di gelosia?” domandò inarcando il 

sopracciglio e poggiando entrambi i gomiti sul tavolo.

“Già, Castle, sei troppo tranquillo. C’è forse qualcosa che dovremmo sapere?”

“Non so di cosa stiate parlando ragazzi…” cercò di fare il vago, lo scrittore.

“Castle? Niente niente tu e Beckett..da soli in stanza…” infierì Esposito.

“…avete fatto quella vostra cosa di fissarvi negli occhi intensamente…” proseguì Ryan

“…completare l’uno le frasi dell’altra…” toccò nuovamente a Esposito.

“..flirtare e ammiccare come dei veri piccioncini…” di nuovo Ryan

I due se la stavano ridendo di brutto.

“Veramente…” precisò Castle “...in questo momento quelli che si completano le frasi a vicenda siete voi due…piccioncini!!”

I detective misero il broncio offesi.

“E comunque, l’unica cosa che vi posso dire è che: sì, c’è stata una svolta! Ma da me non saprete altro finchè non avrò avuto il permesso 

ufficiale firmato e siglato da Kate”

“Eh sì, se ci tieni alla pelle..” concordò Ryan mentre Esposito annuì ridendo.

Una marea di ormoni femminili in festa rientrarono nel salone ristorante, segnale che il servizio fotografico era terminato.

Le tre donne si accomodarono ai loro posti, raggianti.

Lanie esclamò soddisfatta “E’ proprio vero: il mondo si divide in canadesi e non!!” beccandosi una finta occhiataccia dal compagno.

Jenny prese la mano di Ryan e disse “Mi ci voleva proprio dopo questa giornata!”

“Sono contento che tu ti senta meglio tesoro. Non c’è in programma anche un servizio di biancheria femminile per noi maschietti?” 

domandò Ryan, ovviamente scherzando.

Gli altri due uomini al tavolo si dimostrarono molto interessati al riguardo.

Questo portò le tre donne ad esclamare all’unisono un bel “No!”, per poi voltarsi tra di loro e complimentarsi per la sincronia spontanea che 

ne era scaturita.  

Cenarono in allegria, per qualche ora dimentichi della brutta situazione in cui si trovavano.

Volarono battutine e frecciatine su quanto tempo Jenny e Ryan avessero speso nella loro camera da letto a godersi le gioie del matrimonio, 

su Rick e Kate obbligati a stare nella stessa stanza, su Lanie e Esposito che non la finivano mai da lanciarsi sguardi languidi nemmeno 

davanti ad un cadavere.

Si divertirono sinceramente e si sentirono estremamente fortunati per essersi trovati, tra tante persone al mondo, proprio loro sei, legati 

insieme indissolubilmente da una forte e meravigliosa amicizia.

 
Più tardi Lanie ed Esposito decisero di chiudersi in cabina per testare la potenza dei loro collaudati sguardi languidi, mentre Ryan e Jenny 

cercarono in giro per la nave qualche attività di coppia da svolgere prima ritirarsi nella loro suite matrimoniale.

Rick e Kate optarono per una passeggiata sul ponte.

Mano nella mano camminavano lenti assaporando l’uno la vicinanza dell’altro.

Delle ragazzine esultanti si passavano di mano in mano le foto scattate ai vari modelli e gli autografi ottenuti.

“Erano così belli?” domandò curioso

“Meritavano davvero...” disse sorridendogli. Non voleva provocarlo o punzecchiarlo. Era solo la sacrosanta verità.

“Ma ti dirò… potrei aver scorto degli altrettanto meritevoli bicipiti l’altra sera Castle..”

Sul volto di Rick sbocciò un sorriso estasiato.

“Allora li hai notati!” esclamò soddisfatto.

Kate rise. Le capitava in continuazione da quando aveva messo piede su quella nave e da quando aveva deciso di mettere a riposo il 

cervello e lasciarsi andare. Non doveva più trattenersi o roteare gli occhi o distogliere lo sguardo, ora.

Beh, magari, alzare gli occhi al cielo qualche volta poteva farlo. Certe loro scaramucce le piacevano da impazzire e non era disposta a 

rinunciarvi.

Lo guardò ancora gongolante per l’apprezzamento fisico ricevuto. E rise ancora.

Rideva di gusto, perché lui la faceva ridere. Perché era vitale per lui che quel sorriso non si spegnesse mai. Anche Rick aveva una missione. 

Ed era esattamente questa.

Ed entrambi sapevano che per portare a compimento le loro personalissime missioni non potevano fare altro che vivere appieno il loro 

amore.

“Non capisco perché mi tenevi nascoste certe tue..doti!” disse lei, ora sì, con l’intento di prenderlo in giro “Oddio, non avrai pure gli 

addominali!!” aggiunse ironica.

Lui si fermò e l’attirò a sé prendendole anche l’altra mano.

“Ah, ah, davvero divertente detective! Per tua informazione, non posso dire di avere una vera e propria tartaruga, ma il mio addome è 

assolutamente piatto!!” precisò lui depositando un piccolo bacio sulle sue labbra.

Kate sorrise intenerita. Non era avvezza a smancerie e tenerezze, lei. Ma non si stupì affatto che ora la cosa non la disturbasse più. Anzi, 

c’erano elevate probabilità che non ne avrebbe più potuto fare a meno.

Si riscosse dai suoi pensieri. Un’affermazione come quella necessitava una risposta.

“Davvero? Ma se non ti ho mai visto muovere un dito e quando corriamo dietro ad un sospettato resti sempre in fondo!!” dandogli a sua 

volta un piccolo bacio.

“E’ solo per lasciarvi fare il vostro lavoro!”

Kate lo guardò scettica.

“Ok, non sono un patito della corsa, ma in palestra ci vado..a volte..preferisco nuotare..”

“Lasciamo stare, è meglio..” disse ridendo.

Ripresero a camminare finchè Kate non si fermò al parapetto, guardando il mare.

Castle l’abbracciò da dietro e stettero così per qualche momento.

Quando però Rick cominciò a baciarle il collo qualcosa in lei scattò.

Divenne completamente rossa ricordandosi del suo sogno erotico, che iniziava proprio in quel modo.

Respirò a fondo ricordandosi che non indossava un vestito ma dei pantaloni e che intorno a loro c’erano altre persone. Tutto sotto 

controllo, insomma.

“Tutto bene?” domandò lui, sentendola irrigidirsi.

“S-si, certo” deglutendo a forza

Si strinse di più nel suo abbraccio e insieme accoccolati respirarono il profumo del mare.


Rientrarono tardi nella loro cabina. Si cambiarono e si misero a letto. Abbracciati.

Per un attimo si sorrisero. Ormai veniva loro spontaneo dormire abbracciato e accoccolati.

Kate si posizionò al suo fianco. Poggiò la testa sulla spalla di Rick e infilò un braccio sotto la sua maglietta, lasciando la mano a vagare sul 

petto.

Dopo qualche secondo, però, si ricordò di controllare una cosa.

Con un gomito si fece leva per sollevarsi un po’. La mano che stava sul petto di Rick invece alzò la maglietta dell’uomo scoprendo lo 

stomaco.

“Visto? Piatto come una tavola!” disse lui, fiero.

I due risero, si scambiarono un ultimo bacio e si addormentarono sereni.

 
Il sole sorse presto.

Rick cominciò a sentire un certo languorino, segno che era già mattino.

Inoltre, un delizioso formicolio al basso ventre richiamò la sua attenzione. Eh sì, era proprio mattino!

Lentamente il suo cervello cominciò a carburare e aprì gli occhi.

La donna, che stava beatamente dormendo ancora abbracciata a lui, si stiracchiò appena, per poi tornare immobile.

Bastò quel piccolissimo movimento di lei a svegliarlo del tutto.

Inconsapevolmente, durante la notte, la mano di Kate era scivolata, dal petto di Rick, un po’ più in basso del dovuto. Molto più in basso.

Rick si sentì un po’ a disagio. E accaldato.

La mano di Kate era semichiusa e il braccio appesantito dal sonno.

Rick le circondò delicatamente il polso cercando di non svegliarla: sarebbe stato tremendamente difficile spiegarle che aveva fatto tutto da 

sola!

Con studiata lentezza tentò la risalita delle loro mani.

Il mugolio infastidito della donna lo bloccò immediatamente, lasciando di colpo il suo polso.

Kate, in un barlume di sonnolenta lucidità, si risistemò meglio, sempre più addosso a Rick.

Sentì il respiro caldo di lei sul collo e, soprattutto, la sua mano, questa volta a palmo ben aperto, raggiungere e superare l’elastico dei 

pantaloni del pigiama,  andando a sfiorare involontariamente la sua parte virile, facendolo eccitare ancora di più.

Tentare di spostarle la mano non si era rivelata una buona idea. Meglio non rifarlo.

Non che fosse una sensazione spiacevole, tutt’altro, ma metterla in imbarazzo di prima mattina non era quello che aveva in mente per il 

loro risveglio.

Inspirò ed espirò profondamente un paio di volte, ma non servì a molto.

La situazione era ormai fuori controllo.

Kate con quei gesti, anche se involontari e dettati dal suo subconscio, stuzzicava Castle sempre più, fin quando non riuscì a nascondere la 

sua evidente eccitazione maschile.

Pensò che se voleva continuare a vivere doveva svegliarla al più presto!

“Kate” la chiamò una prima volta.

Nulla, nemmeno si mosse questa volta.

Prima di poter provare una seconda volta, il telefono di Beckett cominciò a squillare e vibrare sul comodino.

Si svegliò in un sussulto, spaventata per un attimo dalla sua stessa suoneria. Si mise a sedere, salutò Rick con un sorriso e rispose al 

cellulare, senza accorgersi di nulla.

Rick tirò un enorme sospiro di sollievo e corse a buttarsi sotto il getto d’acqua freddo della doccia.

  
Beckett riunì tutti nella stiva per informarli di quanto emerso dalla telefonata ricevuta.

“Montgomery ti inoltrerà i risultati via mail, Lanie, ma posso anticiparvi che quasi tutte le impronte digitali corrispondono all’equipaggio e al 

servizio di pulizie delle camere.”

Tutti annuirono, attenti. Aveva detto quasi. Avevano bisogno anche di un’altra serie di impronte, altrimenti avrebbero dovuto trattare Ryan 

davvero come un sospettato di omicidio.

Kate li vide pendere dalle sue labbra e proseguì “Il fortunato vincitore di uno straziante ed estenuante interrogatorio è...il signor Adam 

Johnson!” disse con fare teatrale.

“Quello dello squash?” domandò Castle

“Proprio lui!”

Ora potevano dare a Ryan la bella notizia. Le impronte di Johnson nella camera della vittima non erano certo sufficienti per un’accusa di 

omicidio ma restava il fatto che quell’uomo aveva molte cose da spiegare.


La detective Beckett chiese al comandante della nave se avevano una stanza video-sorvegliata da poter utilizzare per l’interrogatorio di

Johnson.

La accompagnò in una cabina del personale, distante dagli alloggi dei passeggeri, e mostrò a Ryan e a Castle la cabina attigua, dotata di 

monitor per poter osservare il sospettato.

Non era come al distretto ma poteva andare.

Pochi minuti dopo, Adam Johnson fece il suo ingresso scortato da Esposito.

Avevano sistemato un tavolo al centro della stanza con due sedie da un lato e una sola dall’altro.

Quando i due detective presero posto, a Johnson non restò altro da fare che occupare l’unica sedia rimasta.

Castle notò subito la sua riluttanza a collaborare.

Nonostante il monitor fosse piccolo, vide con chiarezza l’esitazione dell’uomo.

Osservava con attenzione ogni suo piccolo gesto e ogni singola espressione.

La mimica facciale poteva essere parecchio rivelatoria e i dettagli, si sa, sono il suo pane quotidiano.

Come se non bastasse, era fermamente determinato a mostrare a Kate quanto sapeva essere professionale. Quella nuova e meravigliosa 

avventura appena intrapresa non avrebbe mai e poi mai dovuto interferire con il lavoro di Kate, né tantomeno con quello di scrittore di lui.

Entrambi non se lo sarebbero mai perdonato.

Doveva dimostrarle che, ora più che mai, sapeva mettere da parte battute ed infantilismi, ed essere un valido aiuto e consulente alla 

squadra.

Non sempre però.

Il mio lavoro è difficile Castle e averti attorno lo rendo un po’ più divertente.

Queste furono le sue esatte parole, e tali dovevano rimanere.

Professionale sì, ma una risatina qua e la non faceva male a nessuno, altrimenti il divertimento dove stava?

 

Angolo dell’autrice:

urge una spiegazione: “il mondo si divide in canadesi e non” è la mitica frase di Cate (ragazze del gruppo di facebook di efp: non la 

conoscete, ma se finisce di scrivere la sua ff e io, Mari e Paola riusciamo a convincerla a pubblicare, l’adorerete presto!! :D)

Questa frase va ripetuta ad intervalli regolari se no perde di efficacia ahahah e poi noi Caskett lo sappiamo bene che in Canada si respira 

tutta un’altra aria.. :D

 
Bene, detto questo, che dire di questo capitolo? Siamo quasi alla fine, ne mancano altri due per arrivare a dieci e dire bye bye alla Costa 

Crociere. Il prossimo capitolo servirà a chiudere l'indagine, ma c'è sempre spazio per qualche momento Caskett, non disperate!!

Un ringraziamento, quindi a Cate, per la mitica frase e a Mari che come sempre ha letto e corretto :D

 
Buona lettura, commenti sempre graditi :D

Ivi87

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Capitolo 9
*** La resa dei conti ***


#9 La resa dei conti

 
Le domande lo incalzavano, impedendogli di pensare.

“Perché ci ha mentito?”

“Come ha conosciuto la vittima?”

“Perché la signora Shepherd seguiva lei e sua moglie?”

“Sua moglie è coinvolta nell’omicidio?”

A turno Beckett e Esposito tentavano di mettergli pressione per farlo crollare.

Si erano accorti che sudava ed era agitato, perciò calcarono la mano.

“Avevate una relazione?”

“Sua moglie l’ha scoperto?”

“Sapeva che la vittima era malata?”

Adam allo stremo si portò le mani alla testa e urlò loro di smetterla.

“Che cosa state dicendo? Perché sono qui?” chiese esausto.

“Lei è qui, signor Johnson, perché ci ha mentito” rispose pacata Beckett inchiodandolo con lo sguardo.

“Che ne sa lei se io ho mentito oppure no?” disse ora, meno spaventato e più rabbioso.

“Ne sono certa perché queste...” e dicendolo posò sul tavolo il cartoncino con le impronte rilevate da Castle e Esposito sulla scena del 

crimine. Accanto posò invece quelle fornite dall’uomo il giorno prima. Infine espose, in bella mostra, la stampata dell’AFIS in cui si 

confermava la compatibilità delle due serie di impronte “...queste, a differenza sua, non mentono!” disse Beckett picchiettando gli indici sui 

fogli.

“Indovini un po’ dove erano le sue impronte?” proseguì Esposito.

L’uomo fissava i fogli davanti a sé, attonito.

Beckett assunse un tono più gentile ora, quasi materno “Sig. Johnson? Conosceva Marilene Shepherd?”

Lui annuì, prese fiato e rispose “Eravamo amanti”

 

Le successive domande, Castle e Ryan le ascoltarono attenti, dalla cabina attigua.

L’uomo ammise di avere avuto una relazione con la vittima, ma che non l’aveva invitata in crociera. Si era, infatti, sorpreso nel vederla a 

bordo ed era molto spaventato che la moglie potesse intuire qualcosa.

Spiegò che più cercava di evitarla più, Marilene li seguiva ovunque.

Una notte non era riuscito a seminarla. Lei lo aveva attirato in camera sua e avevano dormito insieme. Ecco il perché delle sue impronte 

nella cabina della vittima.

E sì, sapeva della malattia della donna, ma rispose che la sua gioia di vivere e la sua forza d’animo, nell’affrontare l’imminente morte, lo 

avevano fatto innamorare ancora di più. 

Castle studiò attentamente le parole dell’uomo. Potevano filare. Ma c’era qualcosa che non gli quadrava. Mancava ancora qualche pezzo.

Beckett e Esposito cercarono di estorcergli qualche altra informazione e tentarono più volte di farlo cadere in fallo. Ma Johnson non disse 

altro e furono costretti a rilasciarlo.

La detective si fece consegnare la fede nuziale dell’uomo per darla a Lanie.

Mentre la imbustava, vide l’uomo prepararsi a uscire e non le sembrò una buona idea permettergli di gironzolare per la nave: restava 

ancora l’unico sospettato.

“Sig. Johnson, verrà accompagnato nella sua cabina e la invito cortesemente a non muoversi da lì, per il momento” disse affabile

L’uomo si sentì nuovamente sott’accusa e reagì “Credevo avessimo finito! Io ho pagato per essere su una nave piena di intrattenimenti, 

non per starmene chiuso in cabina!”

“Sig. Johnson, solo perché gliel’ho chiesto gentilmente, non significa che non fosse un ordine!” detto questo uscì dalla stanza con Esposito 

al suo seguito.

 
In corridoio, Ryan ritornò da Jenny poichè non voleva lasciarla sola troppo a lungo. Beckett mandò Esposito a fare da piantone fuori alla 

cabina di Johnson e si diresse verso la stiva con Castle.

“I miei complimenti, detective” disse quest’ultimo.

“Per cosa, l’interrogatorio?” domandò stupita

“No..beh, si, anche...ma io mi riferivo alla tua battuta finale. Magnifica, degna di Nikki Heat!” Castle inspirò orgoglioso “Sei la mia 

soddisfazione!”

Beckett roteò gli occhi divertita e raggiunta la stiva, entrò sorridente.

“Cos’è quel bellissimo sorriso? L’avete inchiodato?” domandò la dottoressa Parish

“No purtroppo” ammise Beckett

“All’ora dev’essere il nostro scrittore di gialli preferito a farti sorridere così!”

Beckett avvampò. Castle sfoggiò un sorrisetto strafottente e, fiero di essere la causa di quei sorrisi, fece l’occhiolino a Lanie.

“Ti ho portato questa” disse indirizzando la conversazione sul caso e passando a Lanie la bustina di plastica che conteneva la fede nuziale di 

Johnson “Vedi cosa puoi ricavare..”

Lanie infilò i guanti e si mise ad esaminare l’anello al microscopio.

I due la fissarono impazienti “Se fate così mi deconcentrate” disse senza alzare gli occhi dal vetrino.

Si spostarono di qualche metro, lasciandole modo di lavorare.

“Come ti è sembrato Johnson?” chiese allora Beckett a Castle.

“Colpevole!” esclamò lui. Voleva essere un’altra battuta, ma in realtà lo pensava veramente.

“Anche a me...” confermò Kate “...ma non lo possiamo accusare di nulla, se non di essere stato in quella stanza”

I due si misero a riflettere. “Eppure c’è qualcosa che non mi torna...” disse lui.

Beckett estrasse dalla tasca posteriore dei jeans il suo taccuino “Rivediamo tutte le deposizioni” propose lei.

Lanie alzò gli occhi dal microscopio e li osservò.

Kate reggeva il piccolo libricino e Rick, dietro a lei, leggeva alle sue spalle, dall’incavo del collo della detective.

La dottoressa sorrise per la vicinanza che ora i due si concedevano.

Rilessero le parole dette da Jenny, l’unica delle persone interrogate ad avere avuto un legame diretto con la vittima, oltre a Johnson 

ovviamente.

Si soffermarono su alcune sue frasi.

 

...L’ho vista al tavolo da sola, che fissava una coppia e mi sono intristita per lei...

...Mi disse che aveva capito cosa doveva fare per mettersi l’anima in pace e guadagnarsi il paradiso...

 

“Ti ricordi cosa disse la moglie di Johnson?” le chiese Castle.

Beckett sfogliò altre pagine e trovò la deposizione dei sig.ri Johnson.

 

...Ce la trovavamo ovunque, squash, sauna...

...L’altra mattina mi ha fermato con una scusa al buffett..sembrava volesse dirmi qualcosa, ma poi mio marito mi ha raggiunta e lei se n’è 

andata scusandosi...

 

I due si voltarono l’uno di fronte all’altra.

“Ricapitoliamo tutto” disse Beckett “Cosa sappiamo di Marilene Shepherd?”

“Era una donna sola e malata che stava per morire...” iniziò Castle.

“...e aveva una relazione con un uomo sposato che ha seguito su questa nave...” proseguì lei dando il via ai loro soliti botta e risposta.

“Adam Johnson e signora si sentivano osservati e pedinati e anche Jenny dice che la Shepherd fissava una coppia mentre stavano 

pranzando.” gesticolò lui.

“Sappiamo inoltre che prima di morire voleva sistemare delle questioni in sospeso..”

“...e la signora Johnson dice che ha tentato di dirle qualcosa ma l’arrivo del marito l’ha interrotta...”

Beckett collegò i pezzi “Voleva confessarle di essere l’amante di suo marito!” esclamò euforica. Cominciava a tornare tutto.

“Voleva fare la cosa giusta, liberarsi la coscienza, e dire la verità prima di morire!” disse Castle con lo stesso entusiasmo.

 

...Mi disse che aveva capito cosa doveva fare per mettersi l’anima in pace e guadagnarsi il paradiso... - entrambi ripensarono a questa 

frase.

 

Si sorrisero. Adoravano la loro sintonia.

“Così lui va nella cabina di lei per tentare di farla ragionare..” riprese Beckett.

“...ma lei è irremovibile e insiste nel voler confessare tutto..” la seguì Castle.

“Lui va nel panico: sa che perderebbe tutto con il divorzio perché è la moglie quella ricca di famiglia, non lui, perciò...”

“...in un impeto di follia la strangola, appendendola poi al lampadario per inscenare il suicidio!” concluse lui soddisfatto.

Castle e Beckett si diedero il cinque, felici che i recenti cambiamenti nella loro sfera emotiva non avessero minimamente intaccato quella 

professionale.

“Oddio come siete carini quando fate così!” sentirono esclamare alle loro spalle.

Lanie li stava guardando ammaliata da quella intesa.

Castle ridacchiò contento, mentre Beckett divenne tutta rossa ma sorrise comunque all’amica.

“Però manca ancora qualcosa per completare il quadretto che avete appena dipinto” e sollevò la busta di plastica con all’interno il flacone 

vuoto di pillole.

“Le pillole!” esclamarono nello stesso istante.

Kate si mordicchiò il labbro pensierosa.

Si disse che l’unico modo per scoprirlo fosse affrontare nuovamente Johnson e metterlo di fronte alla realtà dei fatti. Ora che il quadro era 

più chiaro potevano farlo crollare facilmente.

Si voltò verso Lanie “La fede?” chiese.

“Nulla. O meglio, nulla di rilevante. Ci sono delle cellule epiteliali ma sono quasi sicuramente di Johnson e anche se durante lo 

strangolamento si fossero depositate quelle della vittima, non ho i mezzi per provarlo” spiegò Lanie.

“mmm...poco male..” rifletté Beckett “Venite con me!”

 

Esposito vide Beckett arrivare a passo di carica, al suo seguito Castle e Lanie.

Mentre si avvicinava, Esposito la vide mettere una mano sul calcio della pistola e, istintivamente, fece lo stesso.

Mai avrebbe pensato di utilizzarla al matrimonio del suo migliore amico, e fino ad ora, ai fini dell’indagine, non era ancora servita.

A quanto pare era arrivato il momento di usarla.

Beckett superò il collega e bussò alla cabina di Johnson. Mentre attendeva una risposta si voltò verso Esposito e disse “Reggimi il gioco”.

Esposito annuì.

 

Quando Johnson se li ritrovò nuovamente davanti a distanza di solo mezzora dal suo interrogatorio, ricominciò a sudare.

Si avvicinò, esasperato, allo scrittoio, appoggiandosi di peso con entrambi i palmi delle mani. “Ma quando finirà questa storia?!” gridò ai 

detective, senza voltarsi, fissando il ripiano di fronte a sé.

Beckett prese la parola “Finirà quando avrà confessato l’omicidio di Marilene Shepherd, Adam”

“Io non ho ucciso nessuno!!” seguitò a urlare l’uomo.

“E’ un po’ strano visto che le prove dicono il contrario...” cominciò a dire Castle facendo un passo avanti.

In pochi secondi Johnson afferrò il tagliacarte che stava sullo scrittoio e, puntandoselo alla gola, gridò “State lontani da me!”

Beckett e Esposito scattarono come molle, portandosi davanti ai rispettivi compagni. Presa salda e armi puntate contro Johnson.

Vedendo la canna delle pistole rivolte su di sé, Johnson iniziò a piangere “Non doveva andare così..” farfugliò,  premendo di più il coltello 

luccicante contro la propria gola.

“Mettilo giù, Adam!” urlò Beckett

“Non lo fare Johnson!” si unì Esposito.

Lanie e Castle rimasero immobili, sorpresi dalla reazione dell’uomo.

Non voleva farlo ulteriormente innervosire, ma Beckett doveva assolutamente farlo parlare “Cos’è successo Adam? Avevi paura di perdere 

tutto con il divorzio e hai affrontato Marilene? Le hai chiesto di non dire nulla a tua moglie ma lei si è rifiutata e allora l’hai uccisa?”

“No, no! Voi non capite! Io amavo Marilene!” rispose fra le lacrime

Esposito le diede man forte “E’ stato un incidente giusto, Adam? Tu non volevi che parlasse e ti sei lasciato prendere la mano”

“Letteralmente” sussurrò Castle pensando ai segni violacei a forma di dita sul cadavere.

“Io volevo solo farla ragionare! Ha cercato lei di scappare!! Io volevo solo che capisse...” disse agitandosi. Una goccia di sangue scivolò dal 

suo collo.

“Capire cosa Adam? Che se ti amava davvero allora avrebbe dovuto fare come dicevi tu? Tu questo lo chiami amore?” s’intromise Castle.

Non voleva mettersi in mezzo, ma quello che l’uomo stava descrivendo era un amore malato. Anzi, qualunque cosa fosse non era 

nemmeno degno di chiamarsi amore. Quello che provava per Kate era amore. O per Alexis. Darebbe la propria vita per loro. Quello era 

amore! Togliere la vita invece...

“Da quando in qua si uccide la persona amata, eh Adam? Tu lo chiami amore?”

Castle lo incalzava ancora e ancora “Tu non sai niente dell’amore, Adam! Quello che provavi tu era possesso! Perciò smettila di chiamarlo 

amore!”

A quelle parole Johnson si accasciò a terra, allentando la presa sul coltello, cosa che permise ai due detective di approfittare della situazione 

per avanzare di qualche passo.

Tra i singhiozzi, Johnson se ne accorse e rinsaldò la presa sulla gola “Fermi!!” gridò.

“Voi non capite, avrebbe rovinato tutto! E per cosa? La coscienza pulita?”

“Che cosa hai fatto allora, Adam?” chiese quindi Beckett, più gentile, assecondandolo.

“L-lei piangeva e voleva chiudersi in bagno, ma ho afferrato la maniglia prima che lei riuscisse a chiudere la porta. E poi le ho viste, lì sul 

lavandino...” farfugliò l’uomo...

“Cosa hai visto?” domandò Esposito

“Le pillole!” rispose Lanie al posto di Johnson.

“La facevano stare bene...ho pensato che fosse un modo perfetto per..”

Castle lo interruppe di nuovo “...per mandarla all’altro mondo!”

Era più forte di lui. Non provava nessuna pietà per Adam Johnson. Aveva sminuito e abusato del sentimento più bello e forte che possa 

esistere.

Provava solo disprezzo e incredulità. Il genere umano lo deludeva ogni giorno di più.

Kate poi poteva sgridarlo quanto le pareva, ma non sarebbe restato ad ascoltare quelle scempiaggini senza controbattere.

Beckett non commentò nulla sull’uscita di Castle, chiese invece “Ma perché strangolarla allora, se le avevi già fatto ingoiare tutte quelle 

pillole?”

Ancora una volta fu Lanie a rispondere “Perché non hanno fatto effetto subito. Il corpo ci mette ore ad assimilarle”

Esposito aggiunse “così hai pensato bene di dare un aiutino alle pillole strangolandola e poi hai inscenato il suicidio appendendola al 

lampadario!”

Johnson li guardò stupito.

“Peccato che oltre ai segni della corda si veda chiaramente il segno di una mano, Adam...” proseguì Beckett

“Non potete provare che sia stato io!” disse, rialzandosi in piedi, stravolto.

“Ti ricordi la tua fede, Adam?” rispose Beckett “La dottoressa Parish l’ha analizzata e indovina un po’ cosa ha trovato?”

Castle e Lanie capirono il bluff della detective.

“Residui di pelle provenienti dal collo di Marilene” esclamò risoluta, per non tradirsi.

Forse Castle poteva ancora sperare nel genere umano finchè esistevano persone come Katherine Beckett. Guardò la donna davanti a sé, 

sperando che, anche se di spalle, potesse sentire quanto fosse orgoglioso di lei in quel momento.

Impietrito Johnson, strizzò gli occhi permettendo ad altre lacrime di scendere copiose “Non volevo, mi ha costretto lei a farlo!” stremato, 

non riuscì a fare altro se non lasciar scivolare a terra il tagliacarte.

Questo bastò ad Esposito per volargli addosso ed ammanettarlo.

“Adam Johnson, la dichiaro in arresto per l’omicidio di Marilene Shepherd!” disse Beckett riponendo la pistola nella fondina.

In pochi minuti la stanza si svuotò, Esposito condusse Johnson in una cabina degli ufficiali e fu consegnato agli uomini del capitano della 

nave, in attesa di sbarcare al primo porto e chiuderlo definitivamente in cella.

Lanie seguì il compagno lasciando Castle e Beckett da soli.

L’aria era ancora densa degli ultimi avvenimenti e nessuno dei due parlava.

Poi Beckett si voltò verso di lui con aria seria. Tremendamente seria.

 

Angolo dell’autrice:

popolo di efp...ebbene sì, questo è il penultimo capitolo!!! Che tristezza quando una ff finisce!!! Mi toccherà rimettermi all’opera presto 

(altrimenti cutuletta mi sgrida e butta via le magliette con il mio nome!!! :D)

Alla prossima settimana con l’ultimo capitolo!!!! (Preparatevi al cazziatone di Beckett!!!! :D)

 

Un bacione grosso!

Buona lettura, recensioni sempre gradite!! ;D

 

Ivi87

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Capitolo 10
*** Epilogo: Ritorno a casa...forse... ***


#10 Epilogo: Ritorno a casa...forse...

 

Con passi lenti e sguardo severo Kate si portò di fronte a Rick.

Ma come gli era venuto in mente di sfidare così un assassino? Kate non sapeva se infuriarsi o se riempirlo di baci per quelle parole, fuori 

luogo, certo, ma assolutamente vere.

“Non farlo mai più, capito? Mai più!” disse con tono perentorio.

Rick sapeva di meritarselo. Si era comportato da stupido e ne avrebbe pagato le conseguenze, come era giusto che fosse.

Sperava solo di non aver rovinato il suo rapporto con Kate. Questo non se lo sarebbe mai perdonato. Aveva creduto che la loro situazione 

sentimentale non avrebbe influito su quella professionale, ma si era solo illuso. Era ovvio che ora le cose sarebbero state un po’ diverse.

“Mi dispiace tanto, non ho scuse!” le disse senza abbassare lo sguardo “Ti prometto che non mi lascerò più coinvolgere così!” disse infine.

Kate scrutò in quegli occhi azzurri e tristi e vide il più bel mare che avesse mai potuto immaginare.

Johanna Beckett adorava il mare, è vero, e avrebbe adorato anche lui, Kate ne era certa.

“Vieni con me” gli disse solamente, prima di uscire dalla stanza.

“Dove?” chiese Castle, ma lei era già in corridoio “Dove andiamo?” domandò raggiungendola.

Il suo silenzio era peggio di qualunque sfuriata.

Svoltarono in un altro corridoio e trovarono Ryan e Jenny, mano nella mano.

Beckett vide che i loro volti erano tesi e preoccupati, così si avvicinò a loro e con un enorme sorriso disse “E’ tutto finito ragazzi, ora potete

godervi la luna di miele!”

I due la guardarono stupiti. “Johnson ha confessato?” chiese Ryan incredulo.

Castle annuì sorridente e i quattro si abbracciarono felici e sollevati.

Dopo averli ringraziati Ryan e Jenny dissero che sarebbero andati a cercare Lanie ed Esposito per ringraziare anche loro.

“Ryan, digli che ci troviamo tra un’ora sul ponte” gli disse Beckett incamminandosi nuovamente con Castle al suo seguito.

“Va bene, ma voi dove andate?” domandò Ryan

Beckett rallentò il passo e si voltò “Andiamo a fare i bagagli” e lo disse con un meraviglioso sorriso che però Castle, alle sue spalle, non potè

vedere.

 

Lanie e Esposito posarono i loro bagagli sul ponte. Erano partiti leggeri, convinti di restare a bordo solo per il matrimonio, invece si erano 

visti costretti a saccheggiare le boutique della nave.

Esposito, da vero gentiluomo, reggeva le due buste porta-abiti contenenti il suo smoking e il vestito da damigella di Lanie.

Il capitano della nave li raggiunse dopo pochi istanti.

“Detective Esposito, Dottoressa Parish, la Queen Elisabeth è stata orgogliosa di ospitare il miglior team della omicidi di New York!” disse 

stringendo, grato le loro mani.

“Credo però di parlare a nome di tutti dicendo che spero di non rivedervi tanto presto, non per lavoro almeno..se invece foste interessati ad

una piacevole vacanza...!”

I tre sorrisero, poi il capitano si guardò attorno, perplesso.

“E la detective Beckett e il Signor Castle? Vorrei ringraziare anche loro!”

“Saranno qui a momenti, Beckett è molto puntuale” rispose Esposito.

Aspettarono qualche minuto, purtroppo però il Capitano, a malincuore,  non poté trattenersi oltre, c’erano dei problemi da risolvere prima 

della partenza, ma si raccomandò caldamente di ringraziare i due assenti a nome suo.

Arrivò invece Ryan, lasciando Jenny a pochi passi di distanza per salutare amici e parenti, anch’essi pronti allo sbarco.

Quando anche sua moglie lo raggiunse lasciò andare un lungo sospiro “Non sapete quanto sono contento che sia tutto finito!”

“Grazie davvero, ragazzi, ve ne siamo grati” disse Jenny abbracciandoli.

“Pensate solo a divertirvi ora” rispose Lanie

“Eh, già, la luna di miele continua..” commentò Javier facendo l’occhiolino a Kevin.

Lanie alzò lo sguardo al cielo, ma poi vide Jenny arrossire e si unì al compagno nella risata.

Tra una battuta e l’altra l’assenza di Rick e Kate si faceva sempre più evidente.

“Ryan, ma sei sicuro che ti ha detto di trovarci qui?” domandò Esposito.

“Tra un’ora sul ponte, così ha detto..” ribadì l’irlandese. Jenny annuì.

Lanie buttò un occhio all’orologio e poi chiese ad Javier “Dici che Kate se l’è presa per quello che Castle ha detto a Johnson?” 

L’uomo ci pensò un po’ su.. “Non saprei...fossimo stati al distretto, non avrei avuto dubbi sulla sorte di Castle. Ma ora come ora...”

Lanie convenne che sì, in effetti ora c’erano più variabili in gioco. Oltretutto lei era la più informata dei quattro.

“Hanno litigato?” domandò Kevin ignaro di tutto.

“No...non proprio...” Lanie non sapeva bene cosa rispondere.

“Diciamo che Castle ha intrapreso un duello verbale con Johnson...” proseguì Esposito.

“E’ stato dolce!” lo difese Lanie.

“E’ stato sconsiderato e inopportuno, poteva andare peggio, Johnson poteva reagire diversamente...” lo accusò Esposito.

“Vero, ma comunque è stato dolce!” ribadì lei con un tono che gli fece passare qualunque voglia di replicare.

Ryan rise guardandoli, pensando che forse di lì a poco, sarebbe toccato a lui fare da testimone al loro matrimonio “Dai, andiamo a salvare 

quel poveretto” aggiunse infine.

Si diressero nuovamente all’interno della nave, verso gli alloggi dei passeggeri.

Percorsero per l’ultima volta il corridoio che portava alle loro cabine e si fermarono davanti a quella di Castle e Beckett.

Lanie bussò leggermente. Se Beckett era incazzata, non voleva finire in mezzo alla sua sfuriata.

Nessuna risposta. Bussò più forte. Ancora nulla.

“Ragazzi? La nave sta per salpare, dobbiamo scendere ora!!” urlò alla porta.

In risposta arrivarono solo dei lievi lamenti.

Lanie preoccupata provò a ruotare la maniglia, ma la porta non si aprì.

“Ehm.. ragazzi ho come l’impressione di rivivere un deja-vu, però al contrario!” disse Esposito tossicchiando.

Lanie, inizialmente perplessa, cominciò ad afferrare il senso delle parole del compagno.

E se non fossero bastate quelle, ci pensarono una serie di gemiti tutt’altro che soffocati e delle urla di piacere, a fare capire a tutti quello che 

stava succedendo in quella stanza.

“...andiamo a fare i bagagli...” disse Ryan con voce stridula, imitando Beckett e meritandosi una leggera gomitata da Jenny.

Poi un rumore di cocci rotti, provenì dall’interno della cabina.

“Questa dev’essere la lampada che sta sul comodino..beh, stava sul comodino..” commentò Esposito divertito.

“Selvaggi!” esclamò Ryan facendo il feed the birds con l’amico.

“Ok, non ci serve la telecronaca! Su andiamocene da qui!” disse Lanie perentoria avviandosi seguita da Jenny. Pochi passi dopo si 

accorsero che i due uomini non le stavano seguendo.

Si voltarono e li videro entrambi con l’orecchio destro attaccato alla porta.

Si avvicinarono furiose. Stavano per fare una sonora ramanzina quando un ‘più forte’ di Beckett giunse alle loro orecchie, facendole 

sorridere.

I due uomini invece restarono allibiti. “Hai capito la nostra Beckett..” esclamò Esposito.

Ora però era troppo, Kate avrebbe sparato a tutti loro se non si fossero levati da lì. Lanie prese il suo uomo per la camicia e lo trascinò a 

forza sul ponte.

Ryan guardo Jenny e si affrettò a dire “ti seguo con le mie gambe amore”.

Se ne andarono, lasciando, così, il corridoio vuoto.

Kate e Rick avevano aspettato questo momento da così tanto tempo che potevano pure prenderselo un giorno di vacanza..sarebbero scesi

l’indomani al porto successivo. Montgomery avrebbe capito.

E poi, non potevano di certo andarsene senza salutare il capitano della nave.

Sarebbe stato scortese da parte loro, lui ci teneva così tanto a ringraziarli di persona!

Dovevano proprio restare, era destino.

 

FINE

 

Angolo dell’autrice:

 
E con mia grande tristezza che spunto la casellina ‘completa’ di questa ff!!!

Ah, quanti bei momenti su questa nostra love boat, quante emozioni!! *lacrimuccia*

Però ad un certo punto doveva finire.

Allora, che ne dite delle sfuriate di Becket?? Fossero sempre così, eh? :D

Un applauso a Francy091 che ha avuto l’occhio lungoooo. Ma scommetto che l’avevate capito un po’ tutte che tipo di sfuriate fa Beckett 

eheheheh

In conclusione devo assolutamente ringraziare la mia beta e “vittima” di questa storia: Mariiiii ILU SO MUCH!!!!! *.*

E ovviamente anche Paola e Cate che con le loro vicende e frasi epiche hanno contribuito ad un pezzetto di ff!!

Infine: ragazze del Castle Made of EFP Writer siete magnificheeeeeee grazie di cuore a tutte!!!!!!!

Ci leggiamo nuovamente la seconda settimana di Agosto.. perché prima sono in vacanza!!!!

 
Un bacione gigabnorme!

 
Ivi87

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