Matrimonio con omicidio di ivi87 (/viewuser.php?uid=119692)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benvenuti a bordo ***
Capitolo 2: *** Il matrimonio ***
Capitolo 3: *** L'indagine comincia ***
Capitolo 4: *** I sogni son desideri ***
Capitolo 5: *** La ricerca della felicità ***
Capitolo 6: *** Amici e sospetti ***
Capitolo 7: *** Interruzioni ***
Capitolo 8: *** Una piacevole serata ***
Capitolo 9: *** La resa dei conti ***
Capitolo 10: *** Epilogo: Ritorno a casa...forse... ***
Capitolo 1 *** Benvenuti a bordo ***
#1
Benvenuti a bordo
La
squadra omicidi del dodicesimo distretto di New York fece il suo
ingresso sul ponte addobbato a festa.
La
nave da crociera Queen Elizabeth ospitava circa duemila passeggeri, due
dei quali stavano per convolare a nozze.
Jenny
e Ryan erano raggianti ed emozionati.
Quella
sera si sarebbero sposati sul ponte di una lussuosissima nave, nel bel
mezzo dell’Atlantico.
La
madre di Jenny, donna facoltosa, aveva pensato ad ogni cosa.
Ed
era riuscita ad esaudire il desiderio della figlia di sposarsi in mezzo
all’oceano.
Ryan
dal canto suo, non poteva che essere felice per lei, nonostante gli
sarebbe andata benissimo pure la chiesetta newyorkese in fondo alla
strada.
Si
sentiva un po’ in imbarazzo però. Non era ricco ne
altolocato, ma fortunatamente i genitori della sua futura moglie erano
ottime persone, che non giudicavano dal conto in banca ma badavano solo
alla felicità della propria figlia.
Li
aveva trovati subito simpatici e alla mano.
Un
po’ come Castle, che aveva affittato un aereo privato per
trasportare loro cinque da New York a Miami per l’imbarco,
evitando così scali e cambi di voli.
Non
lo faceva per ostentare le sue possibilità.
Ma
solo perché era un uomo di buon cuore, e soprattutto, erano
tutti grandi amici.
Jenny
invece li aspettava a bordo già da un paio di giorni, per
occuparsi dei preparativi.
Ryan
si voltò a guardarli, tutti con il naso in su ad ammirare
festoni e decorazioni.
Era
una gioia stare tutti insieme senza qualche cadavere attorno.
Beckett
si avvicinò immediatamente al parapetto per guardare il mare.
La
Queen Elizabeth era salpata da poco, perciò la costa era
ancora ben visibile.
Ma
presto sarebbero stati circondati solo dal mare.
Lanie,
la raggiunse comprensiva. Una migliore amica lo sa quando la malinconia
ti sfiora.
Johanna
Beckett adorava il mare. E di conseguenza anche Kate Beckett.
Inspirò
profondamente l’aria marina, come se fosse il profumo della
madre.
Poi
si voltò verso l’amica con un sorriso di
gratitudine in volto.
Ritornarono
vicino agli altri cercando di attirare lo sguardo di Jenny.
La
sposa e le due damigelle dovevano assolutamente cominciare a prepararsi!
Ryan
restò sul ponte, invece, affiancato dai suoi fidi testimoni.
Ripassarono
tutti i punti salienti della giornata.
Matrimonio
al tramonto, cena in una delle sale da pranzo della nave, scelta da
Jenny e da sua madre ed infine festa aperta a tutti i passeggeri della
nave.
L’indomani
verso l’ora di pranzo parenti e amici se ne sarebbero tornati
ognuno alle proprie abitazioni, permettendo così ai novelli
sposi di cominciare il loro viaggio di nozze su quella magnifica nave.
Perfetto
sotto tutti i punti di vista.
Solo
una cosa disturbava Esposito.
L’unica
notte che avrebbero trascorso sulla nave, la doveva passare in camera
con Castle.
Non
era proprio con lui che intendeva dividere un letto a baldacchino da
chissà quanti verdoni! Ma le ragazze erano irremovibili.
Kate
e Lanie, per una volta che potevano passare un giorno e una notte
insieme, come ragazze normali, non sentirono ragioni.
Esposito
era sicuro che nemmeno Castle fosse particolarmente contento della
disposizione delle camere, ma non lo diede a vedere. E nemmeno lui
insistette troppo.
Era
il giorno di Ryan e Jenny e non voleva rovinarglielo per una
sciocchezza.
Angolo dell'autrice:
eccola finalmente la mia tanto agoniata ff a capitoli che mi stava
facendo impazzire...
cominciamo con un piccolo prologo introduttivo...il bello deve ancora
venire!!!!
Come al solito un grazie speciale alla mia alfa/beta Mari che mi ha
consigliata e seguita x tutto il tempo... cmq di capitolo in capitolo
ringrazierò chi di dovere..
Buona lettura a tutte!!! XD
Ivi87
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Il matrimonio ***
#2
Il matrimonio
Le
due damigelle stavano guardando per la prima volta i vestiti che
avrebbero
indossato da lì a poche ore.
Erano
nella suite degli sposi insieme a Jenny e a sua madre.
Una
camera enorme degna di una regina.
“Casa
mia è due volte più piccola”
commentò Lanie distogliendo lo sguardo dal proprio
abito per tornare ad ammirare la stanza
Jenny
sorrise “E la vostra camera com’è? Vi
piace?” domandò premurosa.
Stavano
imparando poco a poco a conoscersi. Ma Jenny lo capì da
subito, che oltre ad un
uomo fantastico, aveva trovato anche due
amiche
meravigliose.
“Scherzi?
È magnifica! Stanotte pigiama party sorella, non sento
scuse!” rispose Lanie
facendo l’occhiolino a Kate.
“Non
vedo l’ora, sarà come ritornare al
college”
rispose entusiasta.
Aveva
proprio bisogno di scrollarsi di dosso la detective Beckett per far
prendere un
po’ di aria a Kate.
La
Signora Duffy-O’Malley si avvicinò alla figlia
cominciando a scrutarla in
volto.
“Mamma
che fai? Perché mi fissi?” chiese preoccupata
Jenny.
“Tesoro,
che sciocchezze, non ti sto fissando. Sto cercando di immaginare quale
colore
di fard si intona meglio al tuo incarnato” rispose
naturalmente.
Le
ragazze risero insieme.
“Per
un momento mi è sembrata Martha Rodgers”
constatò Kate.
Jenny
sorrise complice con Lanie.
“Che
c’è?” domandò Kate, sorpresa.
“Niente,
sono giusto dieci minuti che non lo nomini” le fece notare
Lanie.
“Non
mi sembra di averlo nominato!” mettendosi immediatamente
sulla difensiva.
Ma
Jenny controbattè, veloce “Peggio, hai nominato
sua madre!”
“Passi
la sposa, ma solo perché..beh, è la sposa! Ma
tu…” e puntò un dito contro la
sua migliore amica”..stanotte ti conviene dormire
con
un
occhio aperto! Sappi
che ero tremenda al college!” la minacciò Kate.
L’ennesima
risata scoppiò fragorosa.
La
madre di Jenny le riportò momentaneamente
all’ordine.
“Su
su ragazze, fateci vedere come state dentro quei vestiti”
Pochi
minuti dopo Kate e Lanie stavano di fronte all’enorme
specchio della cabina
armadio, in piedi l’una di fianco all’altra.
I
due vestiti erano identici, interamente in merletto e senza spalline;
il
tessuto partiva da sotto le braccia avvolgendo il seno e scendeva
fino
a
metà
coscia.
Differivano
solo nel colore.
Kate
in rosa pallido. Lanie in azzurro acqua.
“Oh
mio dio!” esclamò Jenny “sembrate due
principesse!!”
Kate
si guardò bene. Non era abituata a vestirsi così,
però si piaceva.
Pregustava
già lo sguardo di Castle non appena l’avrebbe
vista.
Ecco.
Di nuovo lui. Per fortuna questa volta l’aveva solo pensato!
“A
Castle verrà un infarto” l’affermazione
di Lanie la destò dai suoi pensieri ma
fece guadagnare all’anatomopatologa un occhiataccia.
Ma
l’amica non demorse “anche ad Javier
però!” guardandosi bene anche lei.
“Meravigliose”
esclamò la signora Duffy-O’Malley commossa.
“No,
mamma, non cominciare…” la pregò sua
figlia, abbracciandola.
Kate
le guardò con un sorriso amaro.
Lanie
se ne accorse “Che ne dite se aiutiamo la sposa ad infilarsi
nell’abito?”
propose per distrarre sia Kate che la madre di Jenny
dall’imminente
pianto.
Poche
stanze più in là Castle ed Esposito stavano
compiendo i loro doveri da
testimone: sfottere lo sposo.
“Il
cravattino c’è..” disse Castle.
“I
gemelli, pure..” gli fece eco Esposito.
Ryan
li seguiva attento, non capendo il perché di
quell’inventario.
“cosa
manca…mmmm…ah si, il cappio al collo!!”
I
due testimoni scoppiarono a ridere.
“Ah,
ah, divertente, davvero” Ryan lanciò loro la
giacca che aveva in mano, poi
proseguì “Certo che, detto da te
Castle..”
Rick
tornò serio e fingendosi offeso, si infilò la
giacca dello smoking.
“Ha
ragione lui, amico, che battute fai?” lo imbeccò
subito Esposito
“Ehy,
mi abbandoni così?”
Javier
si avvicinò a Ryan con fare indifferente, mettendogli una
mano sulla spalla
“Che ci vuoi fare…” poi di colpo si
scaraventò su di lui
sfregandogli
il pugno
sulla testa “il mio fratellino si sposa!!”
scatenando le risate di Castle e le
urla di Ryan.
Di
anno in anno Castle sentiva di avere trovato degli amici veri.
Da
scrittore di fama mondiale quale era non era mai stato circondato da
molte
amicizie.
Troppo
faticoso capire chi ti voleva bene davvero e chi solo per la fama e i
soldi.
Ma
da quando Kate Beckett lo aveva condotto alla centrale di polizia ormai
tre
anni orsono, sapeva di aver vinto alla lotteria.
Aveva
trovato tre persone fantastiche.
Due
fratelli, gli stessi nella stanza assieme a lui.
E
una donna straordinaria di cui andava letteralmente pazzo.
La
sua musa e migliore amica.
Perché
con lei poteva parlare di tutto. Tranne che dei suoi reali sentimenti.
“Ci
sei amico?”
Ryan
gli passò le mani davanti agli occhi.
“Tieni,
metti questo” e gli passò un papillon rosa e un
fazzoletto da taschino del
medesimo colore.
Li
osservò perplesso. Poi vide che Esposito ne aveva due uguali
ma azzurri.
“Dovete
essere intonati alle vostre dame, o Jenny mi ammazza”
precisò lo sposo.
Castle
li fissò, ancora tra le sue mani.
Sorrise
immaginandosi la sua detective in abito rosa. Decisamente una
novità.
“Ehi
Castle, mi fai un favore?” domandò Esposito
“Sicuro!”
“Quando
la vedi, non svenire, ok?”
“Si
per favore, non mi rovinare la cerimonia!” rincarò
Ryan
Castle
non potè fare a meno di ridere. E negare sarebbe stato solo
patetico e inutile.
Ma
nemmeno poteva confessare così apertamente però..
“Non
capisco a cosa alludiate” disse serio cominciando ad
annodarsi il papillon “ma
tenete a portata di mano un defibrillatore..”
La
notte era calata da ore ormai ma la festa non sembrava voler finire.
Tutto
era andato a meraviglia.
Da
quando le damigelle fecero la loro entrata a braccetto dei due
testimoni a
quando Jenny aveva attraversato il ponte scortata dal padre.
La
brezza leggera muoveva le decorazioni e i petali dei fiori, rendendo
tutto più
magico.
E
il tramonto era da mozzare il fiato.
La
madre di Jenny pianse più volte.
E
al momento dello scambio degli anelli e del fatidico sì,
anche Lanie e Kate si
commossero.
Dopo
cena, si aprirono le danze e i festeggiamenti a cui tutta la nave
partecipò.
Kate
era nuovamente al parapetto della nave, a fissare il mare.
Rick
la raggiunse con due bicchieri di champagne.
La
donna sorrise prendendo il flute. Non l’aveva lasciata tutta
sera.
Nonostante
le altre donne se lo stessero mangiando con gli occhi.
Soprattutto
le cugine di Jenny, una più bella dell’altra.
Lui
le era corso dietro come un cagnolino tutto il tempo.
Bevve
un sorso guardandolo negli occhi.
Adorava
avere questo potere su di lui. Non l’avrebbe mai ammesso, ma
fare la musa non
era così male.
“Ti
va di ballare? Non l’abbiamo ancora fatto”
domandò Rick.
“Si
che abbiamo ballato…” rispose beffarda. Capendo
che era solo una scusa per
stringerla ancora.
“Quello
era il ballo che le damigelle devono fare con i testimoni, è
la tradizione, è
una formalità e non avevamo scelta” rispose
prontamente.
Kate
rise, non si può certo dire che Castle sia uno che molla.
“Adesso
invece te lo chiedo come si deve” fece una pausa teatrale e
con un colpetto di
tosse si schiarì la voce “Mi concederesti
l’onore di
questo
ballo, Kate?”
In
risposta, Kate, si morse il labbro inferiore, palesemente.
Finchè
la detective Beckett restava a cuccia, Kate era libera di flirtare
quanto gli
pareva.
E
perché non torturalo un po’ il suo plucky
sideckik. Come quella volta con la
ciliegia.
La
sua faccia l’aveva ripagata di tutti i problemi che le
causava durante le
indagini.
“Perché
no..” rispose infine.
Finirono
di bere e si avvicinarono alla pista.
Rapidamente
Kate si guardò intorno per scorgere Lanie.
Voleva
evitare di passare la notte tra battutine e frecciatine
dell’amica per aver
ballato con Castle.
Ma
non la vide da nessuna parte e nemmeno il suo compagno.
“Sei
bellissima, lo sai?” le sussurrò stringendola a
sé.
Kate
lasciò perdere la folla. I loro volti erano pericolosamente
vicini.
“Davvero?
Perché non avevi una bella cera quando mi hai
vista” ammiccando vistosamente.
Sapeva perfettamente di avergli fatto un certo
effetto.
L’aveva
praticamente visto strozzarsi con la sua stessa saliva.
Rick
rise. Beccato in pieno.
“Già
beh, che ci vuoi fare..è tutta colpa tua..”
Il
ballo finì. Ma ne seguirono altri intervallati da vari flute
di champagne.
Anche
se entrambi dimostrarono di reggere bene l’alcol, verso le
quattro decisero di
avviarsi verso le rispettive camere.
Rick
da galantuomo accompagnò la donna di fronte alla porta di
camera sua e di
Lanie.
Le
prese una mano e avvicinandosi le baciò una guancia.
Come
quando la voleva distrarre per rubarle le foto dell’omicidio
durante la loro
prima indagine.
E
bravo Rick, si disse Kate, che per tutta risposta con l’altra
mano lo accarezzò
sul collo, ancora proteso verso di lei, facendolo sussultare.
Per
tutta la serata avevano fatto questo botta e risposta di gesti e
sguardi.
Uno
a uno palla al centro. Finivano sempre in parità.
Poi
Rick si allontanò, diretto verso la sua stanza. Ma
camminando all’indietro, per
non interrompere subito il contatto visivo.
E
Kate fece altrettanto. Si appoggiò, di spalle, alla
maniglia, senza nemmeno guardarla.
Poi
però fu costretta a voltarsi, perché la porta non
si apriva.
Provò
ancora. Niente da fare.
Rick,
mesto mesto, le fu subito vicino.
“Problemi?”
Come
in risposta alla sua domanda, dall’interno della stanza si
sentirono dei gemiti
accompagnati a dei risolini.
Kate
si voltò allibita “O.MIO.DIO.”
Rick
era parecchio divertito dalla situazione.
Ecco
dov’erano finiti Lanie ed Esposito!
E
per fortuna che dovevano assolutamente fare un pigiama party!
“E
io dove dormo?” sussurrò Kate, più a
sè stessa in realtà.
Il
sorriso a 356 denti sul volto di Rick pareva non avere dubbi.
Kate
si aggirava per la stanza di Castle e Esposito, circospetta.
Come
se fosse su una scena del crimine.
Che
bell’amica, Lanie, a metterla in quella situazione.
Un
conto era flirtare con lui. Tutto un altro paio di maniche dormirci
assieme!
Rick
uscì dal bagno con addosso i pantaloni di una tuta e una
canottiera.
Kate
si fiondò a cambiarsi per levarsi dall’imbarazzo
ma si segnò mentalmente di
dare un’ulteriore occhiata ai bicipiti dello scrittore.
Ne
uscì con una maglia lunga che Castle le aveva prestato.
Più lunga del suo
vestito, come aveva precisato lui nel momento stesso in cui
lei
aveva
tentato
di protestare.
Lui
era sdraiato a letto sopra le coperte.
Nonostante
il caldo sapeva che lei si sarebbe infilata sotto le lenzuola.
E
così fece. E calò pure il silenzio.
Entrambi
supini a fissare il soffitto. Insonni.
“E’
stato bello vero?” sussurrò dopo un po’
Rick.
“Il
matrimonio?”
“Si,
beh, tutto… anche il resto”
“I
nostri balli?” azzardò lei, nonostante fosse
pericoloso rievocare certi sguardi
e sfioramenti proprio ora che erano a letto insieme.
“Già,
proprio quelli”
“Si..è
stato bello...” ammise lei.
Lo
sentì voltarsi verso di lei. E anche al buio potè
notare che i suoi occhi si
erano illuminati “Davvero?”
Lei
rise “Castle dormi!” e poi, prima di voltarsi su un
fianco “e tieni le mani a
posto”
“Per
chi mi hai preso? Per un maniaco sonnambulo?” sbadigliando
“Devi
sempre avere l’ultima battuta, vero?” seguendolo
nello sbadiglio.
Per
qualche secondo nessuno disse più nulla.
Assopiti
di colpo.
“Si”
riuscì a sussurrare però Castle prima di entrare
nel dormiveglia.
Un
dormiveglia agitato. Probabilmente dato dalla vicinanza di Kate.
E
il pensiero di provare a sfiorarla, anche solo un braccio o i capelli
accompagnò
l’inizio dei suoi sogni. Tanto lo sapeva perfettamente che
le
sue
erano minacce
vuote.
Ma
sì, solo i capelli, che male poteva farle?
L’urlo
che sentì però lo fece desistere immediatamente.
Anzi,
lo svegliò proprio, facendolo balzare a sedere.
Kate
era accanto a lui, seduta e altrettanto scossa.
“Giuro
che non ti ho toccata!” urlò alzando le mani
dietro la testa.
Kate
si passò le mani in volto per darsi una svegliata.
“Non
sono stata io a urlare, Castle!” e velocemente scese dal
letto e guardò fuori
dalla porta.
Un
gruppetto di passeggeri si era ammucchiato nel corridoio, una decina di
porte
più in là.
Castle
le fece segno di rientrare, vista la mise che indossava.
Lei
lo lasciò uscire e si sporse dalla porta solo con la testa.
Quando
raggiunse la piccola folla che si era creata, guardò
all’interno della stanza.
L’espressione
sul suo volto fece capire a Kate che era successo qualcosa di grave.
Le
fece segno di raggiungerlo e cominciò a fare allontanare le
persone, come un
provetto poliziotto.
Kate,
fregandosene dell’abbigliamento, lo raggiunse preoccupata e
come pochi secondi
prima aveva fatto Castle, guardò all’interno
della
stanza.
Era
abituata a scene del genere ma di certo non se l’aspettava
proprio durante il
matrimonio di Ryan e Jenny.
“Credi
che ora Lanie e Esposito apriranno la porta?” chiese una voce
alle sue spalle.
Angolo dell'autrice:
So che KateRina24 e Angol non saranno contente che Ryan non sia
più disponibile...mi dispiace ragazze... XD
Detto questo, che dire...dal prossimo capitolo inizia la parte
investigativa. Vi informo subito che non sono particolarmente portata
però, perciò la parte dominante della ff resta
comunque quella emotivo/sentimentale... opinioni, consigli e critiche
sono sempre ben accetti!!
Fatemi sapere cosa ne pensate!!!
Buona lettura a tutte!!
Ivi87
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** L'indagine comincia ***
#3
L’indagine
comincia
Beckett
era con il comandante della Queen Elizabeth; parlavano in vivavoce con
il
capitano Montgomery, decidendo il da farsi.
Castle
ed Esposito nel frattempo recuperarono dei guanti e con estrema
delicatezza
posarono a terra il corpo che pendeva dal lampadario.
Lanie
era già pronta a scattare le foto. Fotocamera digitale alla
mano.
Dovevano
arrangiarsi come meglio potevano.
Esposito
stava iniziando ad esaminare la stanza quando Beckett tornò
da loro.
Jeans,
scarpe da ginnastica e maglietta bianca a maniche corte.
Un
abbigliamento decisamente più comodo.
Fuori
cominciava ad albeggiare e nessuno di loro aveva chiuso occhio.
Tutto
ad un tratto sembrava una normale giornata di lavoro a New York.
“Montgomery
ci ha ordinato di restare qui tutto il tempo necessario per risolvere
il caso.
Il comandante e l’equipaggio sono a nostra completa
disposizione”
Castle
parve perplesso “E gli invitati? Partiranno in
mattinata?”
“Assolutamente
no, nessuno deve lasciare questa nave finchè non avremo
fatto tutti i dovuti
controlli” rispose.
“Non
credi sia un suicidio?” domandò Esposito
“Questo
ce lo dirà Lanie” guardando l’amica fare
altre foto ai lividi sul collo della
donna stesa sul pavimento.
“Lo
spero proprio, perché senza le mie attrezzature non
sarà un lavoro facile”
Mentre
Beckett stava interrogando la coppia che, troppo ubriaca per
accorgersene,
aveva sbagliato camera e trovato così il corpo, Castle
prendeva dei caffè doppi
da portare alla squadra accompagnato da Ryan.
Lo
sposo sembrava abbastanza agitato.
Era
combattuto tra i suoi doveri da poliziotto e quelli da sposo in luna di
miele.
“Non
ti preoccupare ok? Ce ne occuperemo senza di te stavolta. Tu pensa a
Jenny e
godetevi il viaggio di nozze” gli disse Castle.
“Voglio
dare una mano comunque”
“Facciamo
così, ti teniamo aggiornato va bene?”
Esposito
li raggiunse, reclamando il suo caffè.
“Yo,
Ryan che ci fai qui, vai a fare colazione con tua moglie!”
Ryan
li ringraziò entrambi, tornando da Jenny.
I
due aspettarono in disparte che Beckett finisse il colloquio,
sorseggiando i
loro caffè.
Castle
non potè non cogliere l’ironia della situazione.
“Sai
a cosa stavo pensando?”
“A
te e Beckett ieri sera soli in camera?” sparò
Esposito sorridendo allusivo
“Sbaglio
o questa notte, quando ci avete buttato giù dal letto era
poco vestita?”
proseguì divertito.
“Per
forza, i suoi vestiti erano chiusi in camera con voi! Che dovevo fare,
le ho
prestato una maglietta” rispose come se niente fosse.
“E
immagino che ti sia proprio dispiaciuto..” lo
punzecchiò ancora
Castle
respirò profondamente “Immensamente!”
I
due risero, poi Rick si ricordò di quello che in
realtà voleva dire.
“Comunque,
stavo pensando alla Signora In Giallo”
Esposito
aggrottò la fronte “Quella della tv?”
“Si,
ovunque vada muore qualcuno! Non staremo mica diventando come lei
vero?”
“Se
non lo sai tu! Sei tu quello che scrive di morti ammazzati!”
“Stai
insinuando che porto sfortuna?” domandò mezzo
preoccupato, mezzo offeso.
“Chi
porta sfortuna?” domandò Beckett, alle loro spalle.
Castle
fu più veloce di Esposito a rispondere “Nessuno!
Allora, scoperto qualcosa?”
“Si
stavano divertendo al party degli sposi, si sono ubriacati, hanno
sbagliato
stanza e la donna ha urlato alla vista del corpo” lesse
meccanicamente dal suo
taccuino.
“Si,
l’ultima parte me la ricordo” confermò
lo scrittore.
“Ma
ha urlato così forte? Perché io e Lanie non
abbiamo sentito nulla..però eravamo
occupati a..” Esposito fu interrotto
dall’occhiataccia di entrambi.
Una
volta ricevuto il benestare del comandante, quattro ufficiali, scortati
da
Esposito, trasportarono il cadavere su di una barella presa in prestito
dall’infermeria, fino alla stiva della nave.
Era
opportuno non lasciare il cadavere troppo in vista, senza contare il
fatto che
alla dottoressa Parish serviva un posto tranquillo in cui lavorare.
E
una cella frigorifera per mantenere in buono stato la povera donna,
morta
apparentemente per suicidio.
Stavano
provvedendo meglio che potevano.
Kate
sentiva che non era un suicidio e risolvere un omicidio in quelle
condizioni
non era certo il massimo.
Le
due donne si trovarono nella sala da pranzo della nave per un veloce
pasto.
“Ho
sistemato tutto con il capitano, possiamo continuare ad occupare le due
stanze
di stanotte fino a caso risolto” Kate informò
l’amica, che annuì.
“Tu
non credi al suicidio vero?” capì Lanie, dagli
atteggiamenti della detective.
“Innanzitutto
Esposito non ha trovato nessun biglietto d’addio nella
stanza” dichiarò
Beckett.
Lanie
stava per ribattere ma fu fermata “Lo so che non è
probatorio ai fini
dell’indagine, ma nel 90% dei casi di suicidio a cui ho
lavorato c’era una
lettera d’addio, cominciamo da questo e poi
vediamo..”
Il
cameriere giunse a prendere le ordinazioni, interrompendole.
Lanie
teneva lo sguardo basso e si capiva che qualcosa la preoccupava.
“Va
tutto bene?” chiese Kate
“Si,
si. È solo che..ti devo chiedere un favore..e non mi
riferisco al caso”
Kate
si allarmò “E’ successo
qualcosa?”
“Riguarda
questa notte…”
“Ah,
si, a proposito, bello il nostro pigiama party Lanie! Proprio da
rifare”
commentò ironica
“E’
proprio quello che intendevo chiederti, in effetti..”
Kate
spalancò la bocca.
“Stai
scherzando spero???” alzando la voce di un tono.
Lanie
vide alcuni passeggeri voltarsi verso loro due e si affrettò
a placare l’amica.
“Aspetta
prima di estrarre la pistola, ok? Lascia che ti spieghi”
sussurrando le parole
sperando che Kate imitasse il suo stesso volume di voce.
“Cosa
c’è da spiegare Lanie?” Kate
abbassò la voce ma non era intenzionata a cedere.
“Ok,
senti, io e Javier..ci vogliamo molto bene sai, non me lo sarei mai
aspettata
ma sta diventando una storia davvero importante..”
Kate
la interruppe “Fantastico, ma perché ci dovrei
rimettere io?”
Lanie
proseguì il suo racconto arrivando al punto “da
qualche settimana noi abbiamo,
o meglio, avevamo dei.. ‘problemi’ a
letto..”
“Si,
afferrato, salta i particolari, grazie!”
“Ma
da quando abbiamo messo piede su questa nave..non lo so,
sarà l’atmosfera del
matrimonio, sarà la crociera, sarà stato il
vestito di ieri sera, ma fatto sta
che ieri sera è stato…” si
guardò intorno controllando che ognuno si stesse
facendo i fatti suoi
“Fe-no-me-na-le”
sussurrò sillabando bene la parola all’amica.
Kate
spalancò gli occhi memore della sera precedente
“Ti assicuro che si sentiva
Lanie, non mi servono spiegazioni..”
“Ti
prego non possiamo dormire separati proprio ora che abbiamo ritrovato
l’intesa
sessuale di prima” la implorò Lanie.
Quando
il cameriere arrivò con i piatti, Kate era leggermente
arrossita.
In
fondo lavorava con Esposito tutti i giorni. Era dell’avviso
che fosse meglio
cominciare a filtrare certi argomenti, ora che lui e Lanie stavano
assieme.
“Kate?”
domandò Lanie vedendo che la detective non diceva
più nulla.
“Lanie,
cosa vuoi che ti dica, mi sembra che tu abbia già deciso
tutto!” non era
arrabbiata con lei, ma si sentiva con le spalle al muro e non le
piaceva.
“Lo
sai che non è vero, se mi dici di no,
capirò!” le disse Lanie, ma poi si morse
il labbro inferiore e fece una smorfia.
Kate
aggrottò la fronte facendole capire di parlare.
“No,
invece, non capisco Kate. Noi siamo amiche vero?”
domandò seria.
“Certo
che lo siamo…” Kate rispose confusa. Lanie era la
sua unica amica. Come
dubitarne.
“Davvero?
Perché a volte non mi sembra. Kate mi racconti bugie da tre
anni”
Kate
era al limite della perplessità e della confusione.
Se
c’era una cosa a cui Kate Beckett teneva, era la
verità.
Non
riusciva a ribattere nulla dallo shock.
“Cosa
provi per Castle?” domandò a bruciapelo.
“Niente
Lanie, lo sai” rispose il più convincentemente
possibile.
“Visto,
questa è una bugia bella e buona. E la stai dicendo a me!
Capisco che al resto
del mondo tu non voglia far sapere della cotta mostruosa che hai per
lui, ma a
me? Perche menti a me?” Lanie era davvero amareggiata dal
comportamento
dell’amica.
“Lanie,
io…” non sapeva nemmeno lei come difendersi.
“Quello
che ti ho visto fare ieri sera, non era niente”
Kate
capì che si riferiva al fatto di aver ballato insieme tutta
la notte e al
flirtare.
“Lanie,
stavo solo giocando..non era niente…”
arrancò, parlando con poca convinzione.
“Ma
ti senti? Kate ho cercato di procurarti appuntamenti da che ci
conosciamo e non
hai mai accettato! Ti ho pregato di vestirti più sexy,
truccarti e fare la
carina con gli uomini ogni santo sabato sera della nostra amicizia, ma
niente!
Non sentivi ragioni!”
“E’
ancora così Lanie!” non capendo bene dove voleva
arrivare.
“Tu
dici? Da quando Castle è entrato nella tua vita, sei voluta
uscire con Mister
Luglio solo perché lui aveva un appuntamento con Miss single
numero 3; ti sei
fatta crescere i capelli quando hai sempre sostenuto che corti fossero
più
comodi e pratici per una poliziotta; hai cambiato look e rinnovato il
guardaroba,
tacco 10 incluso; hai lasciato Tom per Castle..”
Nel
sentire quest’ultima affermazione Kate scattò e
tentò di interrompere l’amica
che però sembrava incapace di fermarsi.
“Ti
sei messa con Josh per rabbia e gelosia nei confronti di Gina e ora hai
mollato
anche lui..”
“Ok,
va bene Lanie, ho capito!” sbottò infine Kate.
“Capito
cosa Kate, che mentire è inutile?”
“Ho
capito che sei molto più attenta e perspicace di quanto
credessi!”
Per
svariati minuti mangiarono in silenzio.
Poi
Kate decise di chiarire.
“Se
non ti ho detto niente è solo perché non so cosa
dire. Non so come spiegare e
spiegarmi cosa sento.”
“Quindi
qualcosa lo senti?”
“Si”
ammise “tutto quello che hai detto..l’ho notato
anche io, ok? Me ne rendo conto
ma non riesco a dargli una spiegazione logica..”
“Non
c’è niente di logico nell’amore, lo sai
vero?” le disse l’amica sorridendo
“Wow,
vogliamo chiamarlo così? Non stai un pochino
esagerando?” le rispose Kate
avvampando mentre si affrettò a bere un lungo sorso
d’acqua.
“In
conclusione costringendoti a
dormire
con Castle, non ti sto facendo altro che un gigantesco
favore!” esclamò con un
sorriso allusivo.
“Certo
che sei un mostro nel rigirare la frittata come ti
pare…”
Dopo
pranzo si ritrovarono di nuovo tutti e quattro nella camera della
vittima.
“Trovato
niente?” chiese Beckett rivolta a Castle e Esposito.
“Nessun
documento” rispose il primo.
“Nessun
segno di effrazione o scasso” aggiunse il secondo.
“Conosceva
il suo assassino” constatò Beckett.
“Aspetta
a definirlo omicidio, abbiamo trovato queste in bagno, che farebbero
pensare al
suicidio” disse Esposito consegnandole una busta di plastica
con all’interno
due flaconi vuoti di pillole.
Kate
era perplessa.
“Perché
impiccarsi se già aveva prese tutte queste
pillole?”
Castle
provò a rispondere “Forse per combattere
l’istinto di sopravvivenza. Aveva
paura di divincolarsi e di non riuscire a togliersi la vita,
perciò prima si è
stordita con quelle pillole”
Nessuno
commentò.
“Troppo
fantasioso?” chiese infine.
“Non
lo so, ma non sono convinta” rispose Kate.
Lasciò
la busta con le pillole a Lanie “Pensaci tu, io vado a farmi
dare la lista dei
passeggeri per sapere il nome della donna che
alloggiava in questa camera. Voi due finite qui e poi
sigillate la
stanza. Nessuno deve contaminare questo posto”
Poi
prima di uscire, si voltò con un leggero sorrisino
“Esposito, fai vedere a
Castle come ci si comporta su una scena del crimine” e se ne
andò.
Castle
rise forzatamente “la seguo solo da tre anni..che ne posso
sapere..”
“E’
questo il punto amico, tu segui lei, non resti a fare il lavoro sporco
con me e
Ryan!”
“Beh,
c’è sempre una prima volta. Avanti, dimmi che devo
fare” esclamò ben disposto
ad imparare.
“Vai
a cercare del nastro adesivo da mettere sulla porta”
ordinò il detective
“Nastro
adesivo, vado!”
“Aspetta
Castle” lo fermò Lanie
Lo
scrittore si voltò, frenando la falcata sul nascere.
“Ti
dovrei riferire quello che ho detto poco fa anche a Kate..”
Esposito
la guardò complice, poiché conosceva
perfettamente l’argomento.
“Si
amico, ci serve un favore da voi due” spiegò
l’uomo.
“Sicuro,
qual è il problema?” domandò
tranquillamente.
“Ci
piacerebbe mantenere la disposizione delle camere della scorsa
notte” proseguì
piano per valutare l’espressione del suo volto.
“Oh..”
la tranquillità di poco fa se ne andò
direttamente a quel paese.
“Mi
volete proprio morto…” aggiunse poi con finta
ironia.
Già
si immaginava Beckett con un diavolo per capello.
“Kate
ha accettato” si affrettò a
dire Lanie.
“Davvero?
Perché mi suona un po’
strano…”
“Sicuro!”
poi ci pensò un attimo…ma sì
perché no.. “non ha nemmeno fatto
storie..”
“Davvero?”
ripeté Castle sgranando gli occhi.
“Davvero?”
domandò Esposito contemporaneamente a Castle, forse ancora
più stupito dello
scrittore stesso.
La
gomitata di Lanie arrivò veloce e precisa nel fianco del
compagno.
“Bene,
ora che ci siamo chiariti, puoi andare a cercare il nastro
adesivo” disse la
donna per cambiare argomento e riportare la discussione alle sole
indagini.
Castle
era ancora mezzo sconvolto dalla notizia appresa ma si riscosse in
pochi
attimi.
“Ah
si, il nastro..vado!” e scomparì dalla loro vista.
Angolo
dell’autrice:
Siete
pronte ad entrare nel pieno delle indagini??? Spero di rendere bene la
parte investigativa...'na fatica, credetemi!!! XD
Le
cose si faranno interessanti già dalla prima notte...restate
sintonizzate...e capirete il perchè del rating arancio!!! A
martedì prossimo!!! XD
Mille
grazie come sempre alla mia beta KateRina24!! Lovviu!!
Un
abbraccio a tutte,
Ivi87
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** I sogni son desideri ***
#4
I
sogni son desideri
Avviso:
rating arancio,
facciamo arancio scuro..venato di rosso và..per sicurezza,
in caso di
minorenni… XD
Verso
la metà del pomeriggio il team
cominciò ad accusare i primi segni di stanchezza.
Non
dormivano da più di
ventiquattrore ed il fisico, ma soprattutto la mente, cominciava a
risentirne.
Decisero
perciò di concludere le
indagini per quel giorno per ricominciare l’indomani a mente
lucida.
Esposito
fu il primo a decidere di
saltare la cena ed andare a riposare.
Sostenne
di doversi rimettere in
forze, scoccando uno sguardo languido a Lanie.
Castle
si rifugiò in camera a
chiamare Alexis e Martha.
Le
due donne rimaste sole decisero
di concedersi un bel massaggio rilassante nella SPA della nave.
Kate
però non fece i conti con
l’agitazione che la invase non appena realizzò che
tra non molto sarebbe andata
a dormire. Con Castle.
Il
massaggio che per Lanie fu molto
rilassante su Kate non sortì alcun effetto.
Già
di per sé era nervosa per questo
‘presunto suicidio/forse omicidio’. La donna si
chiamava Marilene Shepherd e aveva
solo trentasei anni
da
quanto risultava sul registro dei passeggeri. Kate aveva
già inviato i suoi dati a Montgomery e ora non poteva fare
altro che andare a
riposare
anche lei.
Poggiò
la mano sulla maniglia della
porta e attese qualche secondo.
Dalla
loro stanza non proveniva
nessun rumore.
Forse
Castle se ne era andato un po’
a zonzo sulla nave.
Aprì
piano, infilando solo la testa,
per controllare.
Le
mancava solo di beccarlo mezzo
nudo, mentre si stava cambiando!
Invece
trovò la stanza semibuia e
Castle a letto, già addormentato.
Entrò,
richiudendo la porta dietro
di sé e si avvicinò cauta.
Dormiva
pesantemente, cosa che la
incoraggiò a prendersi qualche secondo per guardarlo.
Notò
il braccio appoggiato al petto
e la mano che ancora stringeva il cellulare.
Se
lo immaginò, sdraiato nel letto,
a raccontare tutto ad Alexis e Martha.
Chissà
se avrà detto loro che non è
più Esposito il suo compagno di stanza?
Delicatamente
gli tolse il telefono
dalla mano e lo posò sul comodino.
L’uomo
mugugnò appena e proseguì a
dormire.
Kate
prese una maglietta e dei
pantaloncini corti e andò in bagno a cambiarsi.
L’averlo
trovato già addormentato le
sollevò di parecchio il morale.
Sarebbe
stato imbarazzante
affrontarlo senza la scusa dell’alcol o del party, questa
volta.
Si
mise a letto, badando bene a non
svegliarlo.
Una
volta sotto le lenzuola realizzò
che Castle non si era messo sopra le coperte come la sera precedente.
Percepì
il tessuto dei suoi
pantaloni contro le proprie gambe e lo ringraziò mentalmente
per non essersi
messo a letto solo in boxer.
Allontanò
le gambe da lui e respirò
profondamente.
Non
c’era di che preoccuparsi in
fondo. Quel letto era enorme.
Era
praticamente impossibile
toccarsi.
Fissò
il soffitto.
Le
venne in mente la chiacchierata
con Lanie, durante il pranzo.
Aver
ammesso ad alta voce di provare
qualcosa per lui, aveva cambiato tutto.
Da
questo momento in poi qualunque
sguardo o gesto nei confronti di Castle avrebbe assunto un significato
ben
preciso.
Ma
si era anche sentita sollevata.
Confidarsi
con Lanie le aveva tolto
un bel peso dal cuore.
Fece
un respiro profondo nel
tentativo di rilassarsi.
La
sonnolenza fece capolino e
l’assecondò, chiudendo gli occhi.
Kate
si immaginò che bello sarebbe
se riuscisse ad aprirsi di più.
Se
riuscisse a confidare all’uomo
accanto a lei quanto importante era diventato nella sua vita.
Si
vide sul ponte della nave. Al parapetto, fissando il mare.
Sentì
due braccia forti avvolgerle la vita, posandole dei sensuali baci sul
collo.
Il
sorriso le nacque spontaneo in volto.
Cambiò
immediatamente posizione e,
da supina, si voltò su di un fianco.
Posò
le sue mani sopra quelle di Rick e piegò la testa
all’indietro, inarcando la
schiena.
Come
il petto si sollevò sotto i suoi occhi, Rick
spostò le mani dalla vita
raggiungendo i seni. Afferrandoli con vigore sopra l’abito
leggero
che
indossava,
che non le impedì di provare piacere.
Lasciò
che il gemito le uscisse naturale dalla gola. Senza soffocarlo o
nasconderlo.
Lui
doveva sapere che quello che le stava facendo le piaceva da morire.
E
mentre il sogno si faceva sempre
più vivido, Kate nel letto cominciò a rigirarsi.
Incoraggiato
Rick mantenne salda la presa sul seno sinistro, mentre con la mano
destra
scivolò pericolosamente giù, prima sul suo addome
e poi ancora più in basso,
alzandole il vestito sino alla vita.
La
mano di Kate ancora posata su quella di Rick, lo seguiva nei movimenti.
Trovò
facilmente il bordo degli slip facendola rabbrividire.
Allargò
le gambe per facilitargli l’acceso.
Kate
si contorse più volte,
scalciando e attorcigliandosi nelle lenzuola.
Quando
Rick fu dentro di lei non riuscì più a capire
nulla.
Ogni
pensiero o emozione era confuso..mescolato..si sentiva come se avesse
le
vertigini. Rick la stava torturando di piacere con le sue dita esperte.
Era
sul punto di esplodere quando un tonfo li distrasse e Rick ritrasse la
mano.
Kate
si svegliò di colpo. Un tonfo e
dei mugolii di dolore la svegliarono di soprassalto dal suo
meraviglioso sogno.
Si
guardò intorno irritata
chiedendosi cosa mai avesse osato interromperla proprio sul
più bello.
Si
ritrovò completamente avvolta
nelle lenzuola, stile mummia egiziana.
Ed
era sdraiata di traverso a pancia
in giù. Occupando in diagonale tutto il materasso.
Confusa
si alzò sui gomiti e sbirciò
giù dal letto.
Castle
era steso a terra, intento a massaggiarsi
una spalla.
Kate
vedendolo sul pavimento
cominciò a realizzare l’accaduto e si
sentì morire.
Si
tirò su a sedere di scatto.
Coprendosi il volto con le mani.
Rick
la imitò, restando seduto sul
pavimento, appoggiò i gomiti al materasso e si
coprì il volto massaggiandosi
gli occhi.
Era
ancora mezzo addormentato e non
aveva ben capito perché invece di dormire a letto si era
ritrovato per terra.
“Scusa”
sussurrò debole Kate da
dietro le proprie mani.
“Ma
che diavolo è successo?” formulò
Rick, confuso.
Bella
domanda, pensò Kate.
“Ah..ecco..io..”
cosa inventarsi?
“Ecco..stavo
facendo…” un sogno
erotico su di te. Diglielo Kate.
Le
disse la sua coscienza.
“..un
incubo! Stavo facendo un
incubo!”
Castle
parve bersela “Wow, doveva
essere un sogno bello tosto!” commentò rialzandosi
dal pavimento.
Fantastico,
meraviglioso… “Orribile,
Castle davvero orribile! Terrificante! Spaventoso”
“Ok,
Beckett. Ho capito” le disse
strabuzzando un po’ gli occhi.
Era
stordito e indolenzito, mica
sordo.
Si
sdraiò nuovamente a letto e vide
come era conciato.
“Ma
che hai fatto al letto e perché
sei arrotolata nelle lenzuola?”
Grazie
al cielo la stanza era ancora
semibuia altrimenti le gradazioni di rosso che il suo viso stava
testando,
gamma dopo gamma,
sarebbero
state evidenti.
Non
trovava le parole. Non sapeva
che dire. La mente di Kate era completamente vuota.
Inconsapevolmente
Castle la aiutò.
“Avevi
freddo?” chiese dubbioso,
vista la stagione.
Freddo,
gelo, freezer, ipotermia.
In
un lampo la mente di Kate si
riempì di parole e confezionò una bugia
più che credibile.
“Il
container! Il freezer, intendo.
A volte sogno che non fanno in tempo a liberarci e noi due moriamo
congelati!”
disse tutto d’un fiato per
paura
di tradirsi.
Castle
le prese la mano,
comprensivo.
“Ma
certo, tranquilla, sei
perdonata” le disse gentile.
Poi
aggiunse “Dai, srotolati e
proviamo a dormire, almeno stanotte”
Kate
restituì le lenzuola e insieme
si sdraiarono a letto fianco a fianco.
A
Castle sfuggì una leggera
risatina.
“Ma
è sempre così dormire con te?
Povero Josh..”
Kate
gli lanciò un leggero pugno
sull’avambraccio e pensò che fosse il momento
giusto per dirgli la verità “Non
è più un problema suo
ormai..”
Castle
si voltò stupito.
“Come?
Non state più insieme?”
“Già”
disse debolmente, con un po’
di imbarazzo a trattare quell’argomento con lui.
In
effetti lui la conosceva bene, e
la sera prima alla festa di Ryan e Jenny aveva pensato che i due forse
non
stessero più insieme. O che si
fossero
presi una pausa almeno..non era da lei
flirtare spudoratamente e mancare così di rispetto al suo
ragazzo.
E
ora ne aveva la conferma.
“Da
quanto?”
“Tre
settimane circa” Kate notò un
pizzico di sollievo nella voce di Castle.
“Tre
settimane?? E non hai detto
niente a nessuno?” ovvero, non mi hai detto che sei tornata
single???
“Certo
che l’ho detto a qualcuno!
L’ho detto a Lanie!”
Giusto
Castle! La sua migliore
amica! Che ti credevi, che sarebbe corsa in lacrime tra le tue braccia?
Si
disse mentalmente.
“Giusto,
scusa. Cos’è successo?” poi
si accorse che forse la sua era una domanda troppo privata e
tentò di porre
rimedio.
Ma
la risposta di Kate fu più
rapida.
“Josh
ha trovato una foto di mia
madre, in un cassetto…” si interruppe per
guardarlo in volto.
Erano
sdraiati così vicini ora,
immersi nella conversazione.
“…e
mi ha chiesto chi fosse. E io…”
Castle
si ricordò che Josh non
sapeva nulla dell’omicidio della madre di Kate.
“Non
gliel’hai detto” concluse la
frase per lei.
Kate
scosse la testa sul cuscino.
“Non
ci sono riuscita. Mi sono
inventata la storia del vecchio inquilino che probabilmente ha
dimenticato la
foto durante il trasloco..”
Rick
restò in silenzio, lasciandole il
tempo di parlare.
“Mi
ha chiesto perché la tenessi,
visto che non era mia, e voleva gettarla, così
gliel’ho strappata dalle mani
prima che potesse anche solo
avvicinarsi
alla spazzatura e l’ho cacciato di
casa urlando” rispose con la voce un po’ strozzata.
Con
la mano, Rick, cercò quella di
Kate, e la strinse forte.
“Mi
dispiace tanto”
“Non
è colpa sua. Non ho mai parlato
a nessuno di mia madre. Eccetto te” e lo disse stringendo a
sua volta la mano
di Rick.
Forse
era giunto il momento di
sdrammatizzare un po’, pensò Castle. Non poteva
sopportare che la sua musa
fosse così triste.
“Beckett
versione Hulk contro il
povero Josh…perché mi perdo sempre i tuoi momenti
migliori??” la
risata di Kate fu ciò che di più bello
avesse
mai sentito.
“Oh
dio, avessi visto la sua faccia,
Castle!”
“Me
la sto immaginando proprio ora!”
Erano
stesi a letto mano nella mano
e l’agitazione di Kate era solo un lontano ricordo.
Si
sentiva nel posto giusto al
momento giusto. E con la persona giusta, cosa che con nessun altro era
mai
successa. Tantomeno con Josh,
ecco
perché non riusciva confidarsi con lui.
Lasciarlo
era stato inevitabile. Ci
pensava già da tempo, per via dei sentimenti che provava per
Castle. Ma vederlo
con la foto della madre in
mano,
ignaro di tutto, mentre le diceva di gettarla
via, era stato troppo.
La
fece scoppiare come nemmeno lei
aveva mai pensato di poter fare.
Era
ora di fare le cose per bene e
riordinare la sua vita.
Non
l’avrebbe mai detto che quello
scrittore rompiscatole e combina guai sarebbe stato l’unico
uomo a fare breccia
nella sua corazza e nel
suo
cuore.
Ma
così era e non aveva più
intenzione di ignorare i suoi sentimenti.
Kate
voleva essere felice. E ci
sarebbe riuscita a tutti i costi.
E
per quella notte c’era solo una
cosa di cui avesse veramente bisogno.
“Se…se
ti chiedessi di abbracciarmi,
sarebbe sconveniente?” chiese timidamente.
Castle
ci mise qualche secondo per
registrare quelle parole, a lungo sognate.
“Sarebbe
un onore” rispose.
Angolo
dell’autrice:
Capitolo
di passaggio per il caso, ma assolutamente fondamentale per il futuro
della
coppia! Bisognava stabilire le basi... Caskett avvisati!!
Alla
prossima con il proseguimento delle indagini mixati a momento sweet
ovviamente
(lo sapete che da qui non mi smuovo!!)
<3<3<3<3
Mille
grazie alla mia beta!! as always ;-) (notare, il nome della vittima...è in suo onore!!! XD)
Recensioni
sempre gradite ;-)
Buona
lettura!!
Ivi87
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** La ricerca della felicità ***
#
5 La ricerca
della felicità
Kate
si svegliò, colpita da un fascio di sole.
Si
sentiva protetta e al sicuro e non aveva la minima voglia di alzarsi da
quel
letto.
Il
braccio di Castle le avvolgeva completamente i fianchi e sentiva il suo
respiro
fresco sul collo. Non si sarebbe mossa di un centimetro nemmeno sotto
tortura.
Restò
immobile ad osservare la mano di Rick. Le sue dita lunghe, sognate la
sera
prima. Le accarezzò dolcemente, aprendogliele in modo da
poterci infilare le
proprie.
Le
guardò a lungo. Sembrava un incastro perfetto.
Solo
Rick e Kate, mano nella mano.
Chiuse
gli occhi e assaporò il momento.
Decise
che ce ne sarebbero stati altri di momenti simili a quello.
Se
non di più belli.
I
pensieri della sera precedente erano ancora freschi nella sua mente,
come se li
avesse appena formulati.
Essere
felice. Questa era la sua missione.
Mai
sottovalutare
il potere di una donna con una missione.
Gliel’aveva
detto giusto il mese scorso, parlando delle amicizie di Alexis.
E
ora era lei a dover attuare la propria.
Che
cominciava col voltarsi supina in modo da guardarlo in volto.
Senza
lasciare la sua mano. Basta giochetti.
Che
male c’era se lo aveva preso per mano? Nulla.
Perciò perché ritirarla?
E
così fece, accoccolandosi meglio.
Rick
uscì dal sonno lentamente, percependo dei movimenti accanto
a sè.
Quando
aprì gli occhi si ritrovò abbracciato a Kate, la
sua fronte contro la propria e
mano nella mano.
Con
un meraviglioso sorriso Kate disse “Buongiorno”
Dio,
dove doveva firmare per svegliarsi ogni mattina così?
Pensò Rick.
Emozionato
come mai prima rispose anche lui con un
“Buongiorno”, incatenando i loro
sguardi, e strofinando dolcemente i loro nasi.
Accortosi
del gesto, restò in attesa, aspettandosi da un momento
all’altro una minaccia
di morte. La forza dell’abitudine.
Però
non arrivò. Anzi, Kate invece, ridusse ulteriormente la
distanza.
Le
loro labbra ebbero solo il tempo di sfiorarsi però,
appoggiarsi appena.
Il
telefono di Kate squillò, reclamando la sua attenzione.
Con
riluttanza si tirò su a sedere, afferrando con fastidio il
cellulare dal comodino.
Fissò
il display, ma non rispose subito, si voltò invece verso
Castle.
Si
sollevò anche lui, guardandola negli occhi.
“Ok,
giusto per essere sicuri, ci stavamo per baciare vero?”
“Vero”
rispose lei divertita
“E
chi devo uccidere per averci interrotto?”
Kate
ruotò il telefono verso di lui, mostrando il nome che
lampeggiava sul display.
No,
Castle capì che quell’omicidio non era fattibile.
Si
ritrovarono tutti e quattro nella stiva, l’improvvisata base
operativa di
Lanie.
Il
corpo di Marilene Shepherd giaceva su un tavolo, coperto interamente da
un
lenzuolo.
Kate
informò il gruppo di quello che aveva appreso da poco.
“Montgomery
mi ha chiamata stamattina dicendomi tutto quello che ha trovato sulla
nostra
vittima. Allora, trentottenne del Minnesota. Viveva da sola, nessun
marito e a
detta dei vicini non frequentava nessuno. Nessun parente in
vita.”
“In
pratica ha telefonato per niente” commentò Castle
visibilmente infastidito.
Esposito
e Lanie lo guardarono perplessi, ma Beckett riprese la parola,
gettandogli
un’occhiataccia.
“In
realtà..” alzò la voce per riattirare
l’attenzione dei due su di sé, prima che
potessero fare qualsiasi domanda a Castle “ha trovato la sua
cartella medica e
te l’ha spedita via e-mail” disse rivolta a Lanie.
La
donna controllò immediatamente utilizzando il portatile
gentilmente offertole
dal comandante della nave.
“Eccola,
ora la apro” disse mentre i tre si posizionarono alle sue
spalle per vedere lo
schermo.
Lanie
fece scorrere velocemente i dati clinici della donna “A
giudicare da quello che
vedo Marilene Shepherd aveva la Corea di Huntington”
“L’ho
già sentita, ma non so bene di cosa si tratta”
ammise Esposito.
“E’
una patologia ereditaria
neurodegenerativa causata dalla degenerazione di cellule
cerebrali, ovvero
i neuroni, situate in specifiche aree del cervello”
spiegò Lanie.
“Quindi
i farmaci che abbiamo trovato nel
suo bagno servivano per curare questa malattia?” le
domandò Castle
“Veramente
no, Castle, la Corea di
Huntington è incurabile”
“Allora
perché quei farmaci?” chiese
Beckett.
Lanie
prese i due flaconcini ancora
imbustati “non è propriamente il mio campo, ma
direi che la tetrabenazina” e
indicò uno dei due contenitori “serviva solo a
ritardare gli effetti della
malattia”
“E
l’altro invece?” disse Castle
“Huntexil.
Non lo conosco, dopo alcune
ricerche vi saprò dire qualcosa di più”
“Bene,
altro?” e Beckett guardò Esposito.
“Si,
ieri mentre Castle procurava il nastro
adesivo Lanie mi ha suggerito un modo, come dire, originale, per
rilevare le
impronte digitali nella stanza” spiegò il
detective.
“Ma
davvero?” chiese Beckett sorridendo
all’amica.
“E
stato fichissimo!” disse Castle.
“Già,
ma io ci ho rimesso tutto il mio
ombretto nero!” sbuffò invece Lanie.
Beckett
li guardò impazienti, così Esposito
proseguì con la spiegazione.
“Ho
preso l’ombretto di Lanie..”
Il
tossicchiare di Castle lo interruppe, ma Esposito non cambiò
il soggetto della
frase.
“Io ho preso l’ombretto di
Lanie, io l’ho
polverizzato e con il suo
pennello della cipria..”
“Fard”
lo corresse lei
“…del
fard e io l’ho
spennellato per tutta
la stanza” continuò rimarcando il singolare della
frase a Castle.
Quest’ultimo
prese subito la parola “Io
invece, ho
tappezzato la stanza di nastro adesivo rilevando tutte le impronte che
c’erano”
disse tronfio.
Beckett
roteò gli occhi per l’eccesso di testosterone
nella stanza e incontrò anche gli
occhi divertiti dell’amica.
“Ok
ragazzi, risultato?”
“Un
centinaio di impronte!” rispose Esposito.
“Quelle
del servizio di pulizia delle camere, probabilmente” disse
Castle
“Bene
allora, mentre Lanie fa le sue ricerche e l’autopsia, noi tre
andiamo a
prendere le impronte digitali di tutto il personale che è
entrato in quella
stanza”
Beckett
si girò su se stessa avviandosi verso il ponte superiore.
Esposito
la imitò, dicendo “Io
prendo ombretto
e pennello!”
Castle
fece altrettanto “Io
prendo il nastro
adesivo!”
Restata
da sola Lanie scostò il lenzuolo dal volto di Marilene
Shepherd.
“Lo
vedi con chi ho a che fare?”
In
uno degli alloggi degli ufficiali Esposito stava prendendo ad uno ad
uno le
impronte digitali dell’equipaggio, mentre Castle e Beckett
parlavano con il
comandante della nave.
“Ho
parlato con il mio equipaggio detective” esordì
l’uomo “la signora Shepherd se
ne stava per la maggior parte del tempo da sola e sempre con un aria
malinconica
in volto.”
“Abbiamo
scoperta che era malata” disse Castle
“Questo
spiega la malinconia e la voglia di starsene da sola”
aggiunse Beckett.
Il
comandante le porse un foglio “Questi sono i nomi delle
persone con cui ha
interagito la signora Shepherd o perlomeno con cui i miei uomini
l’hanno vista
almeno scambiare due parole..”
“La
ringrazio per l’aiuto comandante” prendendo il
foglio tra le mani.
L’uomo
strinse la mano ai due e tornò a svolgere i suoi compiti.
Castle
chiese a Esposito a che punto fosse.
“Yo,
sai da quanti uomini è composto l’equipaggio di
questa nave, amico?” rispose
con un’occhiataccia.
“Vedo
che sei di ottimo umore, magari è meglio se ti lasciamo
solo..”
“Chiamaci
quando hai finito, noi facciamo due chiacchiere con le persone su
questa lista”
disse Beckett sventolando il foglio appena ricevuto.
Pochi
passi dopo, davanti alle scale che portavano al ponte superiore, Castle
sussurrò:
“Dieci
dollari che ci mette almeno un’ora” le sorrise,
fermandosi sul primo gradino.
“Ce
ne vorranno minimo due..” affiancandosi a lui sul gradino
accettando con aria
di sfida la scommessa.
Così
vicini il ricordo del loro risveglio si fece prepotente nelle loro
menti.
Si
fissarono le labbra. E poi nuovamente negli occhi.
Un
sorriso malizioso spuntò sul viso di entrambi a conferma di
aver avuto lo
stesso pensiero.
Castle
annullò quei pochi centimetri di distanza che li separavano,
posandole le mani
sui fianchi e attirandola a se.
Kate
lasciò immediatamente il corrimano, avvolgendo con entrambe
le braccia il collo
dello scrittore.
“Mi
dispiace detective, ma la devo proprio baciare” le
sussurrò sulle labbra.
Kate
sorrise fissandolo in quei meravigliosi occhi blu.
“La
prego, non si trattenga” rispose maliziosa, provocandolo.
E
Castle non si trattenne. Le loro bocche, avide di quel contatto,
danzavano e
giocavano.
Calde
e umide. Si lasciavano e si prendevano beffarde.
Kate
baciò e si lasciò baciare. Solo con Rick persino
un bacio poteva essere
divertente.
La
detective Beckett era riaffiorata per via della morte di quella donna,
ma
perché relegare Kate nel suo solito angolino?
Kate
era uscita finalmente allo scoperto e non se ne sarebbe andata
facilmente,
soprattutto ora che era tra le braccia dell’uomo che amava.
E
soprattutto ora che la felicità era dietro
l’angolo.
La
sua missione era cominciata.
‘Felicità,
sto arrivando’ fu l’ultimo pensiero di Kate prima
di abbandonarsi completamente
al bacio.
Bussarono
di cabina in cabina seguendo l’ordine della lista datagli dal
comandante.
I
primi furono i signori Huxtable, una coppia anziana, i quali erano
soliti
cenare al tavolo accanto alla vittima. Niente di nuovo: persona molto
cordiale
ma poco socievole e sempre con un’aria malinconica cucita
addosso.
I
signori Mayer furono i secondi. Giovane coppia in vacanza, sposata da
un anno
che alloggiava nella camera accanto alla signora Shepherd. Non hanno
mai
nemmeno sentito un fiato provenire dalla sua cabina. L’hanno
incrociata solo
una volta mentre rientravano nella loro cabina e la vittima invece
usciva.
I
signori Johnson non erano in camera. Probabilmente si stavano godendo
una delle
tante attrattive della nave. Li lasciarono perciò per ultimi
e proseguirono con
il prossimo nome in elenco.
Il
signor Davidson viaggiava da solo. Raccontò di avere appena
chiuso una storia
importante e di volere così cambiare aria. Ha tentato di
fare colpo su Marilene
Shepherd senza però riscuotere troppo successo.
L’ultima
coppia in elenco, invece, aveva un cognome decisamente troppo
famigliare.
Castle
e Beckett si guardarono un istante indecisi sul da farsi.
“Gli
rovineremo la luna di miele…” diede voce ai suoi
pensieri, Rick.
Kate
ci pensò un po’ su.
“Facciamo
così io vado da Lanie a vedere a che punto è con
le ricerche e l’autopsia, tu
torna da Esposito e dagli una mano. Ci ritroviamo tutti insieme a
pranzo e solo
allora…” Kate lasciò in sospeso la
frase permettendo a Castle di finirla.
“…parleremo
con Ryan e Jenny dei loro rapporti con la vittima”
Kate
arrivò a passo di carica nella stiva, da Lanie.
Questa
proprio non ci voleva. L’ultima coppia in elenco erano
proprio i signori Kevin
e Jennifer Ryan. Il che equivaleva a doverli trattare come minimo da
sospettati.
Senza
contare il viaggio di nozze rovinato.
Sospirò
pesantemente una volta di fronte alla dottoressa Parish.
“Tesoro,
cos’è quella faccia?”
“Ryan
e Jenny sono appena entrati nella lista dei sospettati e io sono
costretta ad
interrogarli” spiegò la detective.
“Si,
direi che la tua faccia è giustificata allora”
disse con un mezzo sorriso
Lanie, poi proseguì “lo sai meglio di me che quei
due non farebbero male
nemmeno a una mosca, vero?”
Kate
ricambiò il sorriso “Si, si, lo so, proprio per
questo mi scoccia doverli
interrogare a proposito di un cadavere, due giorni dopo il loro
matrimonio. Di
sicuro questa luna di miele non se la scorderanno tanto
facilmente..”
“Tu
che mi dici invece?” chiese Kate.
“Ho
finito proprio ora uno scambio davvero interessante di mail con un mio
collega
a New York. Appena avrà un po’ di informazioni
dettagliate sull’Huntexil mi
invierà una mail” spiegò la dottoressa.
“Perfetto.
E l’autopsia invece?”
“Il
comandante mi ha gentilmente prestato l’ufficiale Brayson, in
quanto medico di
bordo, per eseguire l’autopsia e io l’ho mandato a
cercare quanto di più
affilato trovasse. Non appena sarà tornato cominceremo
l’autopsia”
Con
un sorrisino Kate disse “Ti piace avere qualcuno da comandare
a bacchetta eh?”
“Tantissimo!”
Le
due donne risero alleviando così la tensione che regnava.
Prima
il ritrovamento di un corpo e ora il possibile coinvolgimento di Ryan e
Jenny.
Il
tutto senza gli adeguati mezzi e strumenti idonei ad
un’indagine.
Ci
voleva un momento di frivolezze tra donne.
Il
gossip ad esempio, poteva andare bene.
“E’
successo qualcosa…con Castle..stanotte..” ammise
flebile diventando rossa e
fissando per terra.
Lanie
spalancò occhi e bocca come se le avessero appena pestato i
piedi.
“Katherine
Beckett raccontami tutto e non tralasciare i dettagli!!”
Angolo
dell’autrice:
Ed
eccoci nel pieno delle indagini! Come avrete capito si devono
arrangiare come
possono non avendo di certo previsto un omicidio, quindi se vi chiedete
“ma
quella cosa dell’ombretto e dello scotch, è
vera?” chiedete a Angol, lei l’ha
fatto e dice che funziona!! XD grazie signora oscura per il
suggerimento!!! XD
Un
bacione, come sempre alla beta!!
Buona
lettura e come sempre...lasciate un commentino, anche piccino
picciò!!
Baci,
Ivi87
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Amici e sospetti ***
#6
Amici e sospetti
Quando
Kate e Lanie raggiunsero l’enorme sala da pranzo della nave
videro Ryan, Jenny
e Castle già seduti ad un grande tavolo rotondo.
Si
accomodarono a due dei tre posti ancora vuoti.
Mancava
solo Esposito all’appello e Kate pensò che fosse
meglio aspettare anche il suo
arrivo prima di cominciare con le domande.
“Dove
hai lasciato Javier, Castle?” chiese Lanie allo scrittore.
“Una
volta finito con le impronte digitali ha detto che passava qualche
minuto dalla
sua cabina e che poi ci avrebbe raggiunti qui”
Ryan
bevve un sorso d’acqua e poi domandò: “a
proposito, come farete a inserirle nel
database federale? Come le mandate a New York?”
“Devo
ancora accordarmi con Montgomery, ma credo che ci invierà
qualcuno a prenderle”
rispose Kate “o potremmo cercare qualcuno con
uno
scanner qui sulla nave e…”
Castle
la interruppe “…e scannerizzare ogni impronta di
ogni singolo ufficiale su
questa nave oltre a tutte quelle nella stanza? Io credo di
avere
un’idea
migliore…”
“Che
hai combinato Castle?” gli chiese bonariamente Lanie.
“E’
legale?” aggiunse subito dopo Kate, solo per prenderlo in
giro.
“Ma
che spiritose queste ragazze, tu portale in crociera e non le riconosci
più!”
Kate
arrossì lievemente, sentendosi chiamata in causa. Lo
incenerì con un finto
sguardo assassino. Finto perché ormai lo sapevano
entrambi
che
i loro
battibecchi d’ora in poi non sarebbero stati più
gli stessi.
“Allora
Castle, illuminaci per favore” lo incalzò Ryan
aggiungendoci un colpetto di
tosse per distoglierlo da Kate, come sempre occhi negli
occhi.
“Ehm?
Si, allora…Mentre Esposito prendeva tutte le impronte
digitali mi sono fatto la
stessa domanda: come le inoltriamo al database
federale
di New York? Così mi
sono ricordato di avere visto una persona fare questa
‘magia’ solo con un click
del cellulare”
“L’agente
Shaw vero?” domandò Beckett, dopo essersi
ricordata di aver assistito alla stessa
scena l’anno precedente.
Castle
annuì e sventolò il suo I-phone davanti a tutti.
“Hai
scaricato un’applicazione che fotografa e invia le impronte
digitali
direttamente all’AFIS?” chiese Lanie ammirata
“Ma
certo che si” rispose Castle con nonchalance
“Tu non sei un
poliziotto, non puoi avere
avuto l’autorizzazione” ribattè Kate
“Ho
chiesto all’agente Shaw infatti…” si
interruppe quando vide lo sguardo omicida
di Kate.
Questo
non era finto.
“L’hai
chiamata! E senza dirmelo? Non avevamo già sostenuto questa
conversazione tempo
fa??” lei e solo lei era la sua musa e
nessun’altra!!
“E’
stato un gesto istintivo dettato dalla sete di giustizia per quella
povera
donna e la voglia di contribuire e aiutarvi nelle indagini!”
rispose
con
aria
offesa.
Kate
lo guardò di traverso mezza divertita. Sapeva benissimo cosa
lo aveva spinto a
farlo.
“Volevi
quell’applicazione a tutti i costi vero?” rispose
rassegnata. Mai mettersi
contro Castle e il suo giocattolino.
“Oddio
sì, è un anno che aspetto un’occasione
come questa!” ammise gongolando.
Tutti
risero, Jenny li guardò scuotendo la testa e gettando
un’occhiata a Lanie. Li
stava guardando anche lei, ma con uno strano sguardo…
Non
seppe spiegarselo, ma capì che la dottoressa sapeva qualcosa.
Nell’ilarità
generale arrivò Esposito.
Aveva
un muso lungo e un’espressione abbattuta.
“Ti
è morto il cane Javier?” domandò Ryan
battendo una mano sulla spalla
dell’amico.
Esposito
fece finta di nulla “No, bro, tutto a posto!”
“No
tesoro, la tua faccia dice tutt’altro!” disse Lanie
amorevole al suo compagno
Cinque
volti erano puntati fissi su di lui.
“Ok,
va bene, ma promettete di non ridere!”
I
cinque annuirono, anche se Castle e Ryan al solo sentire quella frase,
se la
stavano già ridendo sotto i baffi.
“Mi
è caduto il cellulare nel water..è morto,
defunto..non si accende più..” ammise
Esposito
I
due questa volta risero apertamente.
“Oh,
andiamo, avevate promesso!”
“Scusa,
scusa” si affrettò a dire, Castle
“Ma
come diavolo hai fatto?” domandò Ryan non
riuscendo a trattenere le risate.
Esposito
incrociò le braccia offeso. In quell’istante
arrivò il cameriere a prendere le
ordinazioni. Tutti si zittirono per poi riscoppiare a ridere
non
appena li
lasciò nuovamente soli.
“Ok,
scusa tesoro, ma che ci faceva il tuo telefono nei pressi del
water?” domandò
Lanie intenerita da quel faccino da cucciolo ferito.
Esposito
ci pensò un po’ su. Poi guardò i suoi
amici e scoppiò a ridere pure lui.
Tra
una risata e l’altra confessò “sapete
che tengo sempre il cellulare della tasca
posteriore dei pantaloni..sono entrato in bagno…mi
sono
calato
i pantaloni e…
pluf!”
Le
risate raggiunsero anche gli altri tavoli, destando
curiosità.
Lanie
esclamò vari ‘non ci posso credere’.
Jenny
si asciugò più volte le lacrime.
Kate,
ridendo, si voltò verso Castle “Non
c’è un’applicazione per questo genere di
cose?”
“Oh,
c’è un’app per tutto,
detective!” rispose con uno sguardo volutamente
malizioso.
Finito
il pranzo si spostarono tutti nella suite degli sposi eccetto Lanie,
che tornò
nella stiva.
Fuori
dalla stanza c’era la madre di Jenny che li stava aspettando.
Voleva
delle spiegazioni, anche solo per poter rassicurare gli altri invitati
e
comunicare loro quanto ancora sarebbero dovuti rimanere a
bordo.
Beckett
si scusò per il disagio causato ma disse che
finchè non si fosse chiarita la
situazione nessuno poteva ancora lasciare la nave.
Jenny
e Ryan rassicurarono la donna e la lasciarono andare dal resto della
sua
famiglia.
Una
volta nella suite, Jenny capì che non era una visita di
cortesia.
“Che
succede ragazzi?” chiese un po’ in ansia.
Esposito,
dopo un cenno di Beckett, prese la parola “Vi dovremmo fare
qualche domanda”
Ryan
sembrava dubbioso “Sulla donna trovata morta?
Perché?”
Beckett
si sentiva un po’ a disagio ad interrogare quello che
considerava come un
fratello maggiore e sua moglie, perciò, un po’
incerta
disse
“
Il… il
comandante ci ha dato una liste di persone con cui la Signora Shepherd
ha
parlato e.., ci siete anche voi due..” riuscì
infine a dire.
Ryan
rimase per qualche secondo interdetto. Non si ricordava di nessuna
signora
Shepherd, ma lui era a bordo solo da due giorni, così
come
Castle,
Beckett,
Esposito, Lanie e tutto il resto degli invitati.
Jenny
e sua madre invece erano sulla Queen Elisabeth già da cinque
giorni ormai, per
dare disposizioni al catering della nave e controllare
che
tutto fosse perfetto
per il loro matrimonio.
Castle
li vide spaesati perciò porse loro una foto della donna.
“Oh mio Dio”
esclamò Jenny portando una mano alla
bocca.
“Abbiamo
parlato con lei la mattina del nostro matrimonio” disse Ryan
riconoscendola.
“Di
cosa avete parlato?” chiese Esposito all’amico.
Ryan
cercò di ricordare “Ci fece le sue
congratulazioni…e disse che era molto
contenta per noi, nient’altro..” poi ci
pensò meglio “Tesoro, se
ricordo
bene
però vi siete salutate chiamandovi per nome..”
disse rivolto a Jenny.
La
donna, ancora provata per la notizia, annuì
“Si..si, quella mattina l’abbiamo incontrata
sul ponte e te l’ho presentata…ma non la
conoscevo
come ‘Signora Shepherd’
perciò non avevo capito..io non…” le
lacrime cominciarono a sgorgare veloci.
Ryan
l’abbracciò, mentre Beckett cercò un
fazzoletto da porgerle.
“Non
fa niente” le rispose gentile Kate “raccontaci come
l’hai conosciuta”
“Stavo
litigando con un buquet di
fiori che non
voleva stare attaccato al parapetto della nave, quando mi accorgo di
questa
donna che
fissava
nel vuoto e aveva il volto rigato di lacrime. Mi sono sentita
una stupida perché me la prendevo con quel maledetto buquet
quando
c’era
una
persona che stava male e quasi nemmeno la notavo..”
cominciò a spiegare Jenny.
Ryan
le prese la mano comprensivo, così lei proseguì
“quando le chiesi se stava bene
e se le servisse qualcosa, mi disse solo che non
dovevo
preoccuparmi e che
sarebbe riuscita a sistemare tutto”
“Nient’altro?”
chiese Castle
“Non
quella volta, ma aveva il volto più triste che avessi mai
visto”
“Quante
volte hai parlato con lei?” domandò invece Beckett
“Altre
due: abbiamo pranzato insieme il giorno dopo. L’ho vista al
tavolo da sola, che
fissava una coppia e mi sono intristita per lei così
le
ho fatto
compagnia..”
“Cosa
vi siete dette?” chiese Esposito
“Ci
siamo presentate, mi ha detto di chiamarsi Marilene ma che potevo
chiamarla
Mari. Mi ha spiegato che viaggiava da sola e che la sera
prima
era stata colta
da un momento di sconforto e di solitudine. Ma quando le ho chiesto
perché, non
mi ha risposto ed è tornata a
guardare
la coppia che pranzava in fondo alla
sala. Poi per cambiare argomento, visto che era turbata, ho iniziato a
parlarle
del mio
matrimonio
e dei preparativi..”
Kate
prese appunti sul suo taccuino.
“Mentre
l’ultima volta che vi siete viste?” fu Esposito
stavolta a porre la domanda.
“La
sera prima del matrimonio. L’ho incontrata in corridoio,
stava entrando nella
sua cabina. Io ero tutta gongolante per le nozze così lei
mi
ha
fatto
nuovamente le congratulazioni. Ci siamo abbracciate e le ho chiesto
come si
sentiva. Aveva costantemente questo alone di
tristezza
in volto ma c’era un
sorriso che cercava di spuntare, me ne accorsi immediatamente e glielo
feci
notare. Mi disse che aveva
capito cosa doveva fare per mettersi l’anima in pace
e guadagnarsi il paradiso. Mi ha lasciata di stucco. Mi ha detto che
ero una
ragazza
fortunata ad
avere trovato il vero amore e che per nulla al mondo me lo
sarei dovuta far scappare. E da come me lo disse sembrava
proprio
che ci fosse
passata” Jenny respirò a fondo “Vi giuro
ragazzi che mi ha inquietata parecchio…
l’ha detto in un modo così…”
Castle
capì che non riusciva a trovare le parole “Come se
sapesse di stare per
morire?” l’aiutò lui.
“Si,
si, esatto” confermò lei.
Kate
si fece avanti premurosa “Jenny, mi dispiace dovertelo dire
ma è proprio così,
Marilene
era malata e stava morendo”
Jenny
annuì ad occhi chiusi, metabolizzando le parole di Kate.
“Ora
capisco il senso delle sue parole” rispose asciugandosi una
lacrima.
Li
lasciarono a proseguire la loro luna di miele, o quello che ne rimaneva.
Jenny
era tristissima. Ma sapevano che Ryan sarebbe riuscito a farle tornare
il
sorriso sulle labbra.
Beckett
non lo diede a vedere ma quella frase che la vittima disse a Jenny la
colpì
parecchio. Anche Kate sapeva di essere una ragazza
fortunata.
Guardò Castle
camminare davanti a lei, mentre parlava con Esposito.
Sapeva
di aver trovato il vero amore ed ora che l’aveva ammesso a
sé stessa e ne era
totalmente consapevole era più che mai
determinata
a non lasciarselo scappare.
Sorrise
inconsapevolmente, sull’onda dei suoi pensieri.
Arrivati
alla fine del corridoio che portava alle cabine Esposito e Castle si
voltarono
verso di lei in attesa di nuove istruzioni.
“Vediamo
un po’..” ricontrollando il suo taccuino
“Castle, tu e il tuo I-phone
cominciate a fotografare ed inviare le impronte digitali al
database.
Esposito,
tu vai a prendere anche quelle delle presone su questa lista e poi vai
ad aiutarlo”
e gli porse il foglio su cui c’erano i nomi
anche
di Ryan e Jenny “ma..lasciali
per ultimi ok? Vediamo cosa esce dal database
prima…”
Esposito
annui. Doveva assolutamente uscire qualcosa dal quel database o
l’irlandese e
la sua novella sposa sarebbero diventati gli unici
sospettati.
“Io
vado in cerca dei Signori Johnson, dato che stamattina non erano nella
loro
cabina”
Ognuno
con un proprio compito da assolvere si incamminarono in tre direzioni
diverse.
Angolo
dell’autrice:
eccoci
qua mie care lettrici: lo so, lo so, poco Caskett...mi rifaccio nel
cap. 7, non
preoccupatevi!!
Detto
questo vi devo raccontare che questo capitolo è dedicato
alla mia mitica
sorellona Paola. Vi chiederete: perché?? Perché
lei è l’unica
donna
che è
riuscita a far cadere per ben due volte il cellulare nel water nello
stesso
identico modo di Esposito!! Ahahahahahah pluf! Un cell
è
resuscitato.. l'altro no, è morto!! Sissola ti vu bi!!!! XD
Ovviamente
mille grazie alla beta come sempre..un nome un perché!!
Cutuletta mi ha chiesto
come mai se le voglio bene l’ho ammazzata
nella
ff... Moni, è un tributo!! Le
sto allungando la vita!!! XD
Buona
lettura!! Recensioni sempre gradite!! XD
Ivi87
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Interruzioni ***
#7
Interruzioni
Dopo
un lungo girovagare, e grazie all’aiuto di qualche ufficiale,
Beckett riuscì a
trovare i Signori Johnson.
Erano
nell’ala della nave dedicata alle attività
sportive.
Quando
interruppe la loro partita di squash, parvero parecchio infastiditi.
“Detective
Beckett. Mi dispiace disturbarvi ma devo farvi alcune
domande” disse porgendo
loro la mano.
“A
proposito di cosa?” chiese il marito sorpreso
“E’
morta una donna la notte che si è celebrato il matrimonio
sul ponte” spiegò
brevemente
“Oh
cielo e cosa vuole da noi?” domandò la signora
Beckett
mostrò loro la foto “il personale della nave vi ha
visti interagire con lei..”
il gemito della signora Johnson interruppe la sua frase.
“Tesoro
guarda, è lei..” disse la signora.
L’uomo
si prese qualche secondo per osservare la donna nella foto. E Beckett
fece
altrettanto con lui. Un quarantacinquenne di
bell’aspetto,
avrebbe
detto.
“Si
chiamava Marilene Shepherd, la conoscevate?”
L’uomo
si riscosse “No, no…o meglio, qualche scambio di
saluti, qualche battuta..”
disse infine.
Ma
sua moglie prese la parola “Ce la trovavamo ovunque, squash,
sauna..”
“Vi
seguiva?” chiese Beckett
“Ma
no, non direi, mia moglie esagera..” cercò di
minimizzare lui.
Sua
moglie non apprezzò. L’occhiataccia che ricevette
lo dimostrò.
“L’altra
mattina mi ha fermato con una scusa al buffett..sembrava volesse dirmi
qualcosa, ma poi mio marito mi ha raggiunta e lei se
n’è
andata
scusandosi..”
disse incrociando le braccia soddisfatta “Ti ricordi ora
tesoro?” domandò
sprezzante.
Beckett
attese la risposta dell’uomo, visibilmente in
difficoltà.
“Ehm..no,
no, non ero attento cara..”
La
moglie sbuffò.
“Nient’altro?
Non le ha più detto niente?” chiese la detective.
I
due scossero la testa.
“Va
bene, se vi venisse in mente altro, qualsiasi cosa, fatemelo
sapere” disse
congedandosi.
Ovviamente
il comportamento dei due non era per niente chiaro.
Per
il momento non potè fare altro, perciò decise di
raggiungere Lanie nella stiva.
Lanie
fissava Kate con sguardo indagatore.
La
detective roteò gli occhi “Non è
successo nient’altro con Castle da che ti ho
parlato stamattina!”
“Non
vi siete appartati nemmeno una volta?” domandò
stupita
“Lanie!
Stiamo lavorando!” rispose seria
“Un
bacetto, che sarà mai..”
“No,
niente”
“Io
e Javier si, invece” gongolando sbattendo le lunghe ciglia
“Non
avevo dubbi! Ora c’è qualcosa sul caso che mi puoi
dire??”
“Ok
tesoro, allora, quel mio amico che ti
dicevo mi ha spiegato che l’Huntexil è un nuovo
farmaco in grado di
agire sui sintomi della Corea di
Huntington
migliorando i parametri
motori quali la distonia, la coordinazione motoria ed il
movimento
degli occhi. Marilene Shepherd faceva
parte
di un programma che
sperimentava proprio questo farmaco” spiegò la
dottoressa Parish
“Questo
proverebbe che non ha tentato il
suicidio, giusto? Altrimenti perché prendere parte ad una
ricerca che poteva
migliorare le sue
condizioni?”
“Già,
poi però nello stomaco io e
l’ufficiale Brayson abbiamo trovato un bel po’ di
pillole..” proseguì Lanie.
“...che
invece indicherebbe il suicidio”
completò Kate abbattuta.
Lanie
annuì “Ma il vero motivo per cui ti
posso assicurare che non si tratta di suicidio è
questo..” e così dicendo
scostò il lenzuolo dal corpo
inerme
della donna scoprendolo fino alle spalle.
Kate
si avvicinò, curiosa.
“Guarda
questi lividi, sono emersi poco fa,
durante l’autopsia”
L’evidente
forma di una mano violacea si
distingueva chiaramente sulla pelle diafana della donna, sotto le
abrasioni
causate dalla corda
stretta
al collo.
“L’assassino
ha inscenato il suicidio
impiccandola al lampadario” constatò Beckett
La
dottoressa annuì nuovamente. Ma
restavano ancora tutte quelle pillole da spiegare.
“E
quello?” domandò Kate indicando una
strisciolina sottile di pelle bianca in prossimità del bordo
violaceo
“Dimmelo
tu detective..corrisponde
esattamente alla base dell’anulare sinistro”
rispose Lanie sorridendole.
Kate
lasciò Lanie per andare da Castle e Esposito.
Di
sicuro avevano bisogno di una mano per finire di inviare tutte quelle
impronte
digitali.
Quando
arrivò vide che invece erano a buon punto. Notò
con soddisfazione che si
stavano proprio dando da fare.
Da
un lato del tavolo Esposito stava sistemando la pila di schede
riportante i
dati e le impronte
digitali delle
persone alle quali Castle aveva
già
provveduto ad inoltrare la foto via e-mail
col suo programmuccio nuovo di zecca.
Dall’altro
lato del tavolo invece vi erano quelle ancora da fotografare.
Entrando
nella stanza li informò sulle novità scoperte da
Lanie.
Nessuno
dei tre prese minimanente in considerazione che la mano apparsa sul
collo della
vittima possa essere di Ryan, fresco di fede al dito.
“Come
procede?” domandò Beckett per cambiare discorso,
affiancandosi a loro.
“Quasi
fatto” disse Castle “Su questa nave
c’è un wi-fi potentissimo!!” aggiunse al
settimo cielo.
Esposito
e Beckett sorrisero per il suo entusiasmo.
“Speriamo
di non intasare tutto il database..” esclamò poi
Javier
“Montgomery
li ha avvisati. C’è una squadra apposta che lavora
al nostro caso”
“Hai
trovato i Johnson?” proseguì il detective
“Si,
e non me la raccontano giusta! Il marito era agitatissimo”
rispose Kate
“Vado
a prendere anche le loro impronte allora, così poi siamo al
completo” Esposito
prese tutto l’occorrente e uscì.
Rimasta
da sola con Castle, Kate cominciò a pensare a quello che le
aveva detto Lanie.
Squadrò
Castle. Un bacetto che male poteva mai
fare?
Si
avvicinò facendo finta di niente, con l’intento di
rubare un veloce ma intenso
bacio al suo scrittore, quando proprio quest’ultimo
sbottò.
“Maledizione!”
Castle smise di fotografare e,
voltandosi, si ritrovò la donna a pochi centimetri dalle sue
labbra.
Kate
si allontanò come se fosse stata colta con le mani nel sacco
“C-che c’è?”
“Si
è scaricata la batteria!” disse mostrando il
cellulare ormai spento.
“Faccio
un salto nella nostra cabina e torno con il caricabatterie”
urlò, già
praticamente in fondo al corridoio.
Kate
sbuffò. Lei che si concedeva dei
‘compromessi’ durante il lavoro e Castle
invece faceva il poliziotto superpiù dedito al lavoro. Si
erano
forse
scambiati
i ruoli?
Rise
tra sé: primo tentativo di smancerie, miseramente fallito.
Un’ora
e mezza più tardi, il cellulare ben carico di Castle
inviò l’ultima foto.
L’uomo strinse l’apparecchio con entrambe le mani
“E’ bollente!”
esclamò.
“Il
dipartimento rimborsa i cellulari fusi?” aggiunse poi.
Kate
scosse la testa ridendo.
“Yo,
bro, se vuoi ti do il mio!” propose Esposito
“E’
ancora morto annegato?” si informò Rick
“Si”
confermò l’ispanico.
“Allora
no, ma grazie per il pensiero”
Sistemate
e archiviate tutte le schede del personale e dei passeggeri si
diressero verso
le proprie cabine per cambiarsi per la cena.
Kate
uscì dalla doccia rinfrescata e rigenerata.
L’indagine
cominciava a dare i suoi frutti. Innanzitutto erano riusciti a provare
che non
si trattava di suicidio, come già lei sospettava,
ma
bensì
di un omicidio in
piena regola. Inoltre avevano dei sospettati e centinaia di impronte
che in
quell’esatto momento dei sofisticati
computer
a New York stavano elaborando.
Bisognava solo aspettare di trovare una corrispondenza.
Unico
neo? Il coinvolgimento di Ryan e Jenny. Ma Kate era più che
convinta che si
sarebbe risolto tutto per il meglio.
In
fondo doveva essere felice no? E allora bisognava partire da un
po’ di sana
positività.
Fino
a poco tempo fa si sarebbe portata il lavoro a casa, impedendosi di
avere una vita.
Ma ora no. L’unica cosa da fare era aspettare una
telefonata
da Montgomery,
perciò per quella sera, il suo lavoro era concluso.
La
chiave della sua felicità stava nel lasciarsi andare e
trovare un equilibrio
tra lavoro e vita privata. Perciò, togliendo la condensa del
vapore
dallo
specchio
e fissandosi bene negli occhi, decise di concentrarsi
sull’altro aspetto della
sua vita che amava, oltre al lavoro: Castle.
Prima
non era riuscita a ritagliarsi un momento solo per loro due. Ma ora
erano soli
nella loro cabina.
Si
mise la biancheria intima e, dato che non aveva ancora scelto cosa
indossare per
la cena, si infilò pantaloncini e t-shirt del pigiama.
Pronta
e agguerrita per il secondo tentativo di approccio, aprì la
porta del bagno.
Si
ritrovò Castle seduto sulla sponda destra del letto,
concentrato sulla porta
del bagno.
Lui
ovviamente distolse lo sguardo non appena lei uscì dal bagno.
“Che
stavi combinando?” domandò curiosa
“Niente!”
rispose veloce fingendo stupore
“Castle!” portandosi di fronte a lui
e posizionando le
braccia sui fianchi.
“E
va bene...stavo cercando di sviluppare la vista a raggi x per guardare
attraverso le pareti..” disse con sguardo da cucciolo
dispettoso.
“Oh,
Rick, che sciocco! Potevi benissimo entrare..” disse lei con
aria innocente e sedendosi
a cavalcioni su di lui.
Ma
Rick era scettico “Davvero?”
“Non
l’hai fatto, perciò temo che non lo sapremo
mai...” rispose lei ironica,
alzando le spalle.
Risero
entrambi e poi come quella mattina, occhi negli occhi, per poi passare
a guardarsi
le labbra e nuovamente tornare agli occhi.
Bastò
un secondo ed entrambi si avventarono l’uno sulla bocca
dell’altra.
Secondi,
attimi, minuti. Le mani un po’ ovunque. Le labbra dappertutto.
Si
fermarono solo quando i loro polmoni reclamarono ossigeno.
“Wow”
ansimò Rick
“THAT
was amazing!” Kate lo disse inspirando una bella boccata
d’aria.
“Beh,
dai, non era mica da buttare quel
bacio..” disse ridendo, a fior di labbra, depositando un
altro piccolissimo
bacio.
Rick
delineò una leggera scia di baci lungo tutta la sua
mandibola giungendo fino al
lobo dell’orecchio che mordicchiò prima di
sussurrare
“Volevi
baciarmi anche
prima, vero?”
Kate
era totalmente trasportata da quelle sensazioni, dal suo abbraccio, le
sue mani
sulle cosce nude, la sua voce calda nell’orecchio,
che
non
capì immediatamente.
“Eh..?”
riuscì a malapena a dire
“Prima..mentre
fotografavo le impronte digitali e Esposito ci ha lasciati da
soli..”
Kate
si allarmò.
“Mmm
no, no, non mi pare proprio..” cominciando già ad
arrossire
“No?
Sarà, ma eri così vicina..”
“Ti
sbagli!”
“Vicinissima”
“Ti
ho detto di no!”
“Appiccicata!”
“Ok,
va bene! Magari ci stavo pensando...” ammise sconfitta.
Quante volte era già
arrossita violentemente in quei due giorni?
“Aaaaawwwwww
ciliegina birichina” le disse schioccandole un grosso bacio
sulla guancia.
“Stai
ridendo di me, Rick?”
Castle
non riuscì a trattenersi oltre.
“Non
rido di te, io rido con
te” disse con
le lacrime agli occhi.
“Io
non sto affatto ridendo!” disse seria, ancora tremendamente
imbarazzata.
“Ohh
andiamo, sei la mia ragazza ora, direi che è normale che
succedano... certe
cose…”
“Come
scusa? Ok, chiariamo bene come stanno le cose!” disse
staccandosi un po’ da lui
“Io non sono la ragazza di nessuno, ok? Essere
‘la
ragazza
di’ implica essere
una proprietà e io non lo sono, ti è
chiaro?” disse più per la rabbia e la
vergogna che ancora sentiva. E
soprattutto per
la voglia atroce di togliergli
quel sorrisino strafottente dalla faccia!
“Io
non sono di nessuno!” Ribadì il concetto Kate
“Ma…”
“Ma??”
domandò Rick, incuriosito.
“…ma
tu, invece, sei il mio
ragazzo!” e
disse ‘mio’ esattamente con l’intento di
sottolinearne il possesso.
“Ah
funziona così allora, ricapitoliamo: tu non sei la mia
ragazza, ma io sono il
tuo ragazzo, ho capito bene?” domandò lui cercando
di
capire.
“Esattamente,
non fa una piega!”
“Quindi,
sempre se ho capito bene, io, che NON ho una ragazza, me ne posso
sempre
cercare una, mentre tu…” Kate gli
schiaffò una mano
sulla
bocca.
“Ok,
sono la tua ragazza, falla finita!!”
La
mano di Kate passò dalla bocca di Rick ai capelli,
stringendoli con forza.
Lui
le mise una mano sul sedere per tirarla nuovamente a sé e la
baciò con più
vigore di prima. Sulla bocca, sul collo, l’incavo del
seno,
ovunque
riuscisse
ad arrivare, mentre le mani di lei tastavano la consistenza della sua
schiena e
delle sue spalle, con la voglia tremenda di
levargli
la camicia per sentire la
sua pelle calda.
Quando
bussarono alla porta della loro stanza ai due non parve vero.
Rimasero
in silenzio e immobili per qualche secondo. Chiunque fosse, magari si
sarebbe
arreso presto.
“Ragazzi?
Kate, ci sei?” disse la voce di Lanie da dietro la porta.
No,
Lanie non si sarebbe arresa.
Angolo
dell’autrice:
che
dire? Questi due hanno il fuoco dentro! :D
ormai
non si contengono più!!
Questo
capitolo è sia indagine sia Caskett...il prossimo
è quasi tutto Caskett... una
serata tutta per loro ci vuole!
Soprattutto
dopo l’interruzione di Lanie...
pliiiisss non odiatela, ha un valido motivo per chiamare la sua
amica!!(almeno per me lo è... e poi
lei
mica lo poteva sapere che quei due stavano pomiciando
di brutto!!! :D)
Buona
lettura a tutte!
E
come sempre, recensioni sempre gradite!!
Ivi87
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Una piacevole serata ***
#8
Una piacevole
serata
Avviso: capitolo
con rating arancio
scuro ...minorenni
avvisate… XD
Kate
aprì la porta con una ferocia tale da scardinarla
“Che c’è!!”urlò
quasi.
Castle
si voltò per non farsi vedere mentre ridacchiava.
Lanie
nemmeno se ne accorse da tanto era eccitata
“Oddio,
oddio!!! Ti do cinque minuti tesoro, vestiti e vieni sul
ponte!” disse
strattonandola per le spalle.
Kate
provò a replicare qualcosa ma la sua amica glielo
impedì “E guarda che torno a
chiamarti se non ti vedo arrivare!”
“Che
succede sul ponte?” Si intromise Castle
Lanie
strabuzzò gli occhi “Modelli...canadesi...in
biancheria intima!!!!!!”
“Capisco..andate
fanciulle” disse facendo l’occhiolino a Kate.
Prese
le sue cose e si chiuse in bagno per il suo turno di fare la doccia.
Kate
era ancora immobile accanto alla porta.
“Allora?
Ti vuoi muovere??” urlò Lanie.
I
tre uomini attendevano le loro compagne da ben venti minuti. Parecchi
tavoli in
effetti erano occupati solo da uomini. Le signore erano
tutte
in adorazione sul
ponte a vedere il servizio fotografico.
“Come
state tu e Jenny?” domandò Castle
“Eh,
non è facile essere sospettati di omicidio durante il
proprio viaggio di nozze.
I nostri parenti continuano a farci domande, e noi restiamo
sul
vago” rispose
serio.
“Amico,
stai tranquillo, dacci ancora un giorno e risolviamo il
caso!” lo rassicurò
Esposito.
“Già,
lascia che i computer federali facciano il loro lavoro e vedrai che un
nome
salterà fuori, è impossibile che non
combaci
nessun’impronta”
aggiunse Rick.
Ryan
fece un grosso sospiro. Si fidava delle parole dei suoi amici, senza
contare
che sapeva bene che la miglior squadra della omicidi di New
York
non si sarebbe
arresa facilmente.
Ed
era contento che Lanie avesse trascinato Jenny a distrarsi un
po’. Anche se la
distrazione consisteva in una decina di modelli mezzi nudi.
“Ma
quanto ci mettono?” sbuffò Esposito che cominciava
ad innervosirsi.
Non
che non si fidasse di Lanie. Ma quella donna sapeva essere parecchio
esuberante.
“Nervoso
Esposito? Paura che ti soffino via la ragazza da sotto il
naso?” lo canzonò
Castle.
“Beh,
almeno io una ragazza ce l’ho, Castle. E poi tu
perché sei così tranquillo
invece di schiumare di gelosia?” domandò inarcando
il
sopracciglio
e poggiando
entrambi i gomiti sul tavolo.
“Già,
Castle, sei troppo tranquillo. C’è forse qualcosa
che dovremmo sapere?”
“Non
so di cosa stiate parlando ragazzi…”
cercò di fare il vago, lo scrittore.
“Castle?
Niente niente tu e Beckett..da soli in stanza…”
infierì Esposito.
“…avete
fatto quella vostra cosa di fissarvi negli occhi
intensamente…” proseguì Ryan
“…completare
l’uno le frasi dell’altra…”
toccò nuovamente a Esposito.
“..flirtare
e ammiccare come dei veri piccioncini…” di nuovo
Ryan
I
due se la stavano ridendo di brutto.
“Veramente…”
precisò Castle “...in questo momento quelli che si
completano le frasi a
vicenda siete voi due…piccioncini!!”
I
detective misero il broncio offesi.
“E
comunque, l’unica cosa che vi posso dire è che:
sì, c’è stata una svolta! Ma da
me non saprete altro finchè non avrò avuto il
permesso
ufficiale
firmato e
siglato da Kate”
“Eh
sì, se ci tieni alla pelle..” concordò
Ryan mentre Esposito annuì ridendo.
Una
marea di ormoni femminili in festa rientrarono nel salone ristorante,
segnale
che il servizio fotografico era terminato.
Le
tre donne si accomodarono ai loro posti, raggianti.
Lanie
esclamò soddisfatta “E’ proprio vero: il
mondo si divide in canadesi e non!!”
beccandosi una finta occhiataccia dal compagno.
Jenny
prese la mano di Ryan e disse “Mi ci voleva proprio dopo
questa giornata!”
“Sono
contento che tu ti senta meglio tesoro. Non c’è in
programma anche un servizio
di biancheria femminile per noi maschietti?”
domandò
Ryan, ovviamente
scherzando.
Gli
altri due uomini al tavolo si dimostrarono molto interessati al
riguardo.
Questo
portò le tre donne ad esclamare all’unisono un bel
“No!”, per poi voltarsi tra
di loro e complimentarsi per la sincronia spontanea che
ne
era scaturita.
Cenarono
in allegria, per qualche ora dimentichi della brutta situazione in cui
si
trovavano.
Volarono
battutine e frecciatine su quanto tempo Jenny e Ryan avessero speso
nella loro
camera da letto a godersi le gioie del matrimonio,
su
Rick e Kate obbligati a
stare nella stessa stanza, su Lanie e Esposito che non la finivano mai
da
lanciarsi sguardi languidi nemmeno
davanti
ad un cadavere.
Si
divertirono sinceramente e si sentirono estremamente fortunati per
essersi
trovati, tra tante persone al mondo, proprio loro sei, legati
insieme
indissolubilmente da una forte e meravigliosa amicizia.
Più
tardi Lanie ed Esposito decisero di chiudersi in cabina per testare la
potenza
dei loro collaudati sguardi languidi, mentre Ryan e Jenny
cercarono
in giro per
la nave qualche attività di coppia da svolgere prima
ritirarsi nella loro suite
matrimoniale.
Rick
e Kate optarono per una passeggiata sul ponte.
Mano
nella mano camminavano lenti assaporando l’uno la vicinanza
dell’altro.
Delle
ragazzine esultanti si passavano di mano in mano le foto scattate ai
vari
modelli e gli autografi ottenuti.
“Erano
così belli?” domandò curioso
“Meritavano
davvero...” disse sorridendogli. Non voleva provocarlo o
punzecchiarlo. Era
solo la sacrosanta verità.
“Ma
ti dirò… potrei aver scorto degli altrettanto
meritevoli bicipiti l’altra sera
Castle..”
Sul
volto di Rick sbocciò un sorriso estasiato.
“Allora
li hai notati!” esclamò soddisfatto.
Kate
rise. Le capitava in continuazione da quando aveva messo piede su
quella nave e
da quando aveva deciso di mettere a riposo il
cervello
e lasciarsi andare. Non
doveva più trattenersi o roteare gli occhi o distogliere lo
sguardo, ora.
Beh,
magari, alzare gli occhi al cielo qualche volta poteva farlo. Certe
loro
scaramucce le piacevano da impazzire e non era disposta a
rinunciarvi.
Lo
guardò ancora gongolante per l’apprezzamento
fisico ricevuto. E rise ancora.
Rideva
di gusto, perché lui la faceva ridere. Perché era
vitale per lui che quel
sorriso non si spegnesse mai. Anche Rick aveva una missione.
Ed
era esattamente
questa.
Ed
entrambi sapevano che per portare a compimento le loro personalissime
missioni
non potevano fare altro che vivere appieno il loro
amore.
“Non
capisco perché mi tenevi nascoste certe
tue..doti!” disse lei, ora sì, con
l’intento di prenderlo in giro “Oddio, non avrai
pure gli
addominali!!”
aggiunse ironica.
Lui
si fermò e l’attirò a sé
prendendole anche l’altra mano.
“Ah,
ah, davvero divertente detective! Per tua informazione, non posso dire
di avere
una vera e propria tartaruga, ma il mio addome è
assolutamente
piatto!!”
precisò lui depositando un piccolo bacio sulle sue labbra.
Kate
sorrise intenerita. Non era avvezza a smancerie e tenerezze, lei. Ma
non si
stupì affatto che ora la cosa non la disturbasse
più. Anzi,
c’erano
elevate
probabilità che non ne avrebbe più potuto fare a
meno.
Si
riscosse dai suoi pensieri. Un’affermazione come quella
necessitava una
risposta.
“Davvero?
Ma se non ti ho mai visto muovere un dito e quando corriamo dietro ad
un
sospettato resti sempre in fondo!!” dandogli a sua
volta
un piccolo bacio.
“E’
solo per lasciarvi fare il vostro lavoro!”
Kate
lo guardò scettica.
“Ok,
non sono un patito della corsa, ma in palestra ci vado..a
volte..preferisco
nuotare..”
“Lasciamo
stare, è meglio..” disse ridendo.
Ripresero
a camminare finchè Kate non si fermò al
parapetto, guardando il mare.
Castle
l’abbracciò da dietro e stettero così
per qualche momento.
Quando
però Rick cominciò a baciarle il collo qualcosa
in lei scattò.
Divenne
completamente rossa ricordandosi del suo sogno erotico, che iniziava
proprio in
quel modo.
Respirò
a fondo ricordandosi che non indossava un vestito ma dei pantaloni e
che
intorno a loro c’erano altre persone. Tutto sotto
controllo,
insomma.
“Tutto
bene?” domandò lui, sentendola irrigidirsi.
“S-si,
certo” deglutendo a forza
Si
strinse di più nel suo abbraccio e insieme accoccolati
respirarono il profumo
del mare.
Rientrarono
tardi nella loro cabina. Si cambiarono e si misero a letto. Abbracciati.
Per
un attimo si sorrisero. Ormai veniva loro spontaneo dormire abbracciato
e
accoccolati.
Kate
si posizionò al suo fianco. Poggiò la testa sulla
spalla di Rick e infilò un
braccio sotto la sua maglietta, lasciando la mano a vagare sul
petto.
Dopo
qualche secondo, però, si ricordò di controllare
una cosa.
Con
un gomito si fece leva per sollevarsi un po’. La mano che
stava sul petto di
Rick invece alzò la maglietta dell’uomo scoprendo
lo
stomaco.
“Visto?
Piatto come una tavola!” disse lui, fiero.
I
due risero, si scambiarono un ultimo bacio e si addormentarono sereni.
Il
sole sorse presto.
Rick
cominciò a sentire un certo languorino, segno che era
già mattino.
Inoltre,
un delizioso formicolio al basso ventre richiamò la sua
attenzione. Eh sì, era
proprio mattino!
Lentamente
il suo cervello cominciò a carburare e aprì gli
occhi.
La
donna, che stava beatamente dormendo ancora abbracciata a lui, si
stiracchiò
appena, per poi tornare immobile.
Bastò
quel piccolissimo movimento di lei a svegliarlo del tutto.
Inconsapevolmente,
durante la notte, la mano di Kate era scivolata, dal petto di Rick, un
po’ più
in basso del dovuto. Molto più in basso.
Rick
si sentì un po’ a disagio. E accaldato.
La
mano di Kate era semichiusa e il braccio appesantito dal sonno.
Rick
le circondò delicatamente il polso cercando di non
svegliarla: sarebbe stato
tremendamente difficile spiegarle che aveva fatto tutto da
sola!
Con
studiata lentezza tentò la risalita delle loro mani.
Il
mugolio infastidito della donna lo bloccò immediatamente,
lasciando di colpo il
suo polso.
Kate,
in un barlume di sonnolenta lucidità, si
risistemò meglio, sempre più addosso a
Rick.
Sentì
il respiro caldo di lei sul collo e, soprattutto, la sua mano, questa
volta a
palmo ben aperto, raggiungere e superare l’elastico
dei
pantaloni
del pigiama,
andando
a sfiorare involontariamente la
sua parte virile, facendolo eccitare ancora di più.
Tentare
di spostarle la mano non si era rivelata una buona idea. Meglio non
rifarlo.
Non
che fosse una sensazione spiacevole, tutt’altro, ma metterla
in imbarazzo di
prima mattina non era quello che aveva in mente per il
loro
risveglio.
Inspirò
ed espirò profondamente un paio di volte, ma non
servì a molto.
La
situazione era ormai fuori controllo.
Kate
con quei gesti, anche se involontari e dettati dal suo subconscio,
stuzzicava
Castle sempre più, fin quando non riuscì a
nascondere la
sua
evidente
eccitazione maschile.
Pensò
che se voleva continuare a vivere doveva svegliarla al più
presto!
“Kate”
la chiamò una prima volta.
Nulla,
nemmeno si mosse questa volta.
Prima
di poter provare una seconda volta, il telefono di Beckett
cominciò a squillare
e vibrare sul comodino.
Si
svegliò in un sussulto, spaventata per un attimo dalla sua
stessa suoneria. Si
mise a sedere, salutò Rick con un sorriso e rispose
al
cellulare,
senza
accorgersi di nulla.
Rick
tirò un enorme sospiro di sollievo e corse a buttarsi sotto
il getto d’acqua
freddo della doccia.
Beckett
riunì tutti nella stiva per informarli di quanto emerso
dalla telefonata
ricevuta.
“Montgomery
ti inoltrerà i risultati via mail, Lanie, ma posso
anticiparvi che quasi tutte
le impronte digitali corrispondono all’equipaggio e
al
servizio
di pulizie
delle camere.”
Tutti
annuirono, attenti. Aveva detto quasi. Avevano bisogno anche di
un’altra serie
di impronte, altrimenti avrebbero dovuto trattare Ryan
davvero
come un
sospettato di omicidio.
Kate
li vide pendere dalle sue labbra e proseguì “Il
fortunato vincitore di uno
straziante ed estenuante interrogatorio è...il signor
Adam
Johnson!”
disse con
fare teatrale.
“Quello
dello squash?” domandò Castle
“Proprio
lui!”
Ora
potevano dare a Ryan la bella notizia. Le impronte di Johnson nella
camera
della vittima non erano certo sufficienti per un’accusa
di
omicidio
ma restava
il fatto che quell’uomo aveva molte cose da spiegare.
La
detective Beckett chiese al comandante della nave se avevano una stanza
video-sorvegliata da poter utilizzare per l’interrogatorio di
Johnson.
La
accompagnò in una cabina del personale, distante dagli
alloggi dei passeggeri,
e mostrò a Ryan e a Castle la cabina attigua, dotata
di
monitor
per poter
osservare il sospettato.
Non
era come al distretto ma poteva andare.
Pochi
minuti dopo, Adam Johnson fece il suo ingresso scortato da Esposito.
Avevano
sistemato un tavolo al centro della stanza con due sedie da un lato e
una sola
dall’altro.
Quando
i due detective presero posto, a Johnson non restò altro da
fare che occupare
l’unica sedia rimasta.
Castle
notò subito la sua riluttanza a collaborare.
Nonostante
il monitor fosse piccolo, vide con chiarezza l’esitazione
dell’uomo.
Osservava
con attenzione ogni suo piccolo gesto e ogni singola espressione.
La
mimica facciale poteva essere parecchio rivelatoria e i dettagli, si
sa, sono
il suo pane quotidiano.
Come
se non bastasse, era fermamente determinato a mostrare a Kate quanto
sapeva
essere professionale. Quella nuova e meravigliosa
avventura
appena intrapresa
non avrebbe mai e poi mai dovuto interferire con il lavoro di Kate,
né
tantomeno con quello di scrittore di lui.
Entrambi
non se lo sarebbero mai perdonato.
Doveva
dimostrarle che, ora più che mai, sapeva mettere da parte
battute ed
infantilismi, ed essere un valido aiuto e consulente alla
squadra.
Non
sempre però.
Il
mio lavoro è
difficile Castle e averti attorno lo rendo un po’
più divertente.
Queste
furono le sue esatte parole, e tali dovevano rimanere.
Professionale
sì, ma una risatina qua e la non faceva male a nessuno,
altrimenti il
divertimento dove stava?
Angolo
dell’autrice:
urge
una spiegazione: “il
mondo si divide in canadesi e non”
è la mitica frase di Cate
(ragazze del gruppo di facebook di efp: non la
conoscete,
ma se finisce di
scrivere la sua ff e io, Mari e Paola riusciamo a convincerla a
pubblicare, l’adorerete
presto!! :D)
Questa
frase va ripetuta ad intervalli regolari se no perde di efficacia
ahahah e poi
noi Caskett lo sappiamo bene che in Canada si respira
tutta
un’altra aria.. :D
Bene,
detto questo, che dire di questo capitolo? Siamo quasi alla fine, ne
mancano
altri due per arrivare a dieci e dire bye bye alla Costa
Crociere.
Il prossimo capitolo servirà a chiudere l'indagine, ma
c'è sempre spazio per qualche momento Caskett, non
disperate!!
Un
ringraziamento, quindi a Cate, per la mitica frase e a Mari che come
sempre ha
letto e corretto :D
Buona
lettura, commenti sempre graditi :D
Ivi87
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** La resa dei conti ***
#9
La resa dei
conti
Le
domande lo incalzavano, impedendogli di pensare.
“Perché
ci ha mentito?”
“Come
ha conosciuto la vittima?”
“Perché
la signora Shepherd seguiva lei e sua moglie?”
“Sua
moglie è coinvolta nell’omicidio?”
A
turno Beckett e Esposito tentavano di mettergli pressione per farlo
crollare.
Si
erano accorti che sudava ed era agitato, perciò calcarono la
mano.
“Avevate
una relazione?”
“Sua
moglie l’ha scoperto?”
“Sapeva
che la vittima era malata?”
Adam
allo stremo si portò le mani alla testa e urlò
loro di smetterla.
“Che
cosa state dicendo? Perché sono qui?” chiese
esausto.
“Lei
è qui, signor Johnson, perché ci ha
mentito” rispose pacata Beckett
inchiodandolo con lo sguardo.
“Che
ne sa lei se io ho mentito oppure no?” disse ora, meno
spaventato e più
rabbioso.
“Ne
sono certa perché queste...” e dicendolo
posò sul tavolo il cartoncino con le
impronte rilevate da Castle e Esposito sulla scena del
crimine.
Accanto posò
invece quelle fornite dall’uomo il giorno prima. Infine
espose, in bella
mostra, la stampata dell’AFIS in cui si
confermava
la compatibilità delle due
serie di impronte “...queste, a differenza sua, non
mentono!” disse Beckett
picchiettando gli indici sui
fogli.
“Indovini
un po’ dove erano le sue impronte?”
proseguì Esposito.
L’uomo
fissava i fogli davanti a sé, attonito.
Beckett
assunse un tono più gentile ora, quasi materno
“Sig. Johnson? Conosceva Marilene
Shepherd?”
Lui
annuì, prese fiato e rispose “Eravamo
amanti”
Le
successive domande, Castle e Ryan le ascoltarono attenti, dalla cabina
attigua.
L’uomo
ammise di avere avuto una relazione con la vittima, ma che non
l’aveva invitata
in crociera. Si era, infatti, sorpreso nel vederla a
bordo
ed era molto
spaventato che la moglie potesse intuire qualcosa.
Spiegò
che più cercava di evitarla più, Marilene li
seguiva ovunque.
Una
notte non era riuscito a seminarla. Lei lo aveva attirato in camera sua
e avevano
dormito insieme. Ecco il perché delle sue impronte
nella
cabina della vittima.
E
sì, sapeva della malattia della donna, ma rispose che la sua
gioia di vivere e
la sua forza d’animo, nell’affrontare
l’imminente morte, lo
avevano
fatto
innamorare ancora di più.
Castle
studiò attentamente le parole dell’uomo. Potevano
filare. Ma c’era qualcosa che
non gli quadrava. Mancava ancora qualche pezzo.
Beckett
e Esposito cercarono di estorcergli qualche altra informazione e
tentarono più
volte di farlo cadere in fallo. Ma Johnson non disse
altro
e furono costretti a
rilasciarlo.
La
detective si fece consegnare la fede nuziale dell’uomo per
darla a Lanie.
Mentre
la imbustava, vide l’uomo prepararsi a uscire e non le
sembrò una buona idea
permettergli di gironzolare per la nave: restava
ancora l’unico
sospettato.
“Sig.
Johnson, verrà accompagnato nella sua cabina e la invito
cortesemente a non
muoversi da lì, per il momento” disse affabile
L’uomo
si sentì nuovamente sott’accusa e reagì
“Credevo avessimo finito! Io ho pagato
per essere su una nave piena di intrattenimenti,
non
per starmene chiuso in
cabina!”
“Sig.
Johnson, solo perché gliel’ho chiesto gentilmente,
non significa che non fosse
un ordine!” detto questo uscì dalla stanza con
Esposito
al suo
seguito.
In
corridoio, Ryan ritornò da Jenny poichè non
voleva lasciarla sola troppo a
lungo. Beckett mandò Esposito a fare da piantone fuori
alla
cabina
di Johnson e
si diresse verso la stiva con Castle.
“I
miei complimenti, detective” disse quest’ultimo.
“Per
cosa, l’interrogatorio?” domandò stupita
“No..beh,
si, anche...ma io mi riferivo alla tua battuta finale. Magnifica, degna
di
Nikki Heat!” Castle inspirò orgoglioso
“Sei la mia
soddisfazione!”
Beckett
roteò gli occhi divertita e raggiunta la stiva,
entrò sorridente.
“Cos’è
quel bellissimo sorriso? L’avete inchiodato?”
domandò la dottoressa Parish
“No
purtroppo” ammise Beckett
“All’ora
dev’essere il nostro scrittore di gialli preferito a farti
sorridere così!”
Beckett
avvampò. Castle sfoggiò un sorrisetto
strafottente e, fiero di essere la causa
di quei sorrisi, fece l’occhiolino a Lanie.
“Ti
ho portato questa” disse indirizzando la conversazione sul
caso e passando a
Lanie la bustina di plastica che conteneva la fede nuziale di
Johnson
“Vedi
cosa puoi ricavare..”
Lanie
infilò i guanti e si mise ad esaminare l’anello al
microscopio.
I
due la fissarono impazienti “Se fate così mi
deconcentrate” disse senza alzare
gli occhi dal vetrino.
Si
spostarono di qualche metro, lasciandole modo di lavorare.
“Come
ti è sembrato Johnson?” chiese allora Beckett a
Castle.
“Colpevole!”
esclamò lui. Voleva essere un’altra battuta, ma in
realtà lo pensava veramente.
“Anche
a me...” confermò Kate “...ma non lo
possiamo accusare di nulla, se non di
essere stato in quella stanza”
I
due si misero a riflettere. “Eppure c’è
qualcosa che non mi torna...” disse
lui.
Beckett
estrasse dalla tasca posteriore dei jeans il suo taccuino
“Rivediamo tutte le
deposizioni” propose lei.
Lanie
alzò gli occhi dal microscopio e li osservò.
Kate
reggeva il piccolo libricino e Rick, dietro a lei, leggeva alle sue
spalle,
dall’incavo del collo della detective.
La
dottoressa sorrise per la vicinanza che ora i due si concedevano.
Rilessero
le parole dette da Jenny, l’unica delle persone interrogate
ad avere avuto un legame
diretto con la vittima, oltre a Johnson
ovviamente.
Si
soffermarono su alcune sue frasi.
...L’ho
vista al
tavolo da sola, che fissava una coppia e mi sono intristita per lei...
...Mi
disse che
aveva capito cosa doveva fare per mettersi l’anima in pace e
guadagnarsi il
paradiso...
“Ti
ricordi cosa disse la moglie di Johnson?” le chiese Castle.
Beckett
sfogliò altre pagine e trovò la deposizione dei
sig.ri Johnson.
...Ce
la trovavamo
ovunque, squash, sauna...
...L’altra
mattina
mi ha fermato con una scusa al buffett..sembrava volesse dirmi
qualcosa, ma poi
mio marito mi ha raggiunta e lei se n’è
andata
scusandosi...
I
due si voltarono l’uno di fronte all’altra.
“Ricapitoliamo
tutto” disse Beckett “Cosa sappiamo di Marilene
Shepherd?”
“Era
una donna sola e malata che stava per morire...”
iniziò Castle.
“...e
aveva una relazione con un uomo sposato che ha seguito su questa
nave...”
proseguì lei dando il via ai loro soliti botta e risposta.
“Adam
Johnson e signora si sentivano osservati e pedinati e anche Jenny dice
che la
Shepherd fissava una coppia mentre stavano
pranzando.”
gesticolò lui.
“Sappiamo
inoltre che prima di morire voleva sistemare delle questioni in
sospeso..”
“...e
la signora Johnson dice che ha tentato di dirle qualcosa ma
l’arrivo del marito
l’ha interrotta...”
Beckett
collegò i pezzi “Voleva confessarle di essere
l’amante di suo marito!” esclamò
euforica. Cominciava a tornare tutto.
“Voleva
fare la cosa giusta, liberarsi la coscienza, e dire la
verità prima di morire!”
disse Castle con lo stesso entusiasmo.
...Mi
disse che
aveva capito cosa doveva fare per mettersi l’anima in pace e
guadagnarsi il
paradiso...
- entrambi ripensarono a questa
frase.
Si
sorrisero. Adoravano la loro sintonia.
“Così
lui va nella cabina di lei per tentare di farla ragionare..”
riprese Beckett.
“...ma
lei è irremovibile e insiste nel voler confessare
tutto..” la seguì Castle.
“Lui
va nel panico: sa che perderebbe tutto con il divorzio
perché è la moglie
quella ricca di famiglia, non lui, perciò...”
“...in
un impeto di follia la strangola, appendendola poi al lampadario per
inscenare
il suicidio!” concluse lui soddisfatto.
Castle
e Beckett si diedero il cinque, felici che i recenti cambiamenti nella
loro
sfera emotiva non avessero minimamente intaccato quella
professionale.
“Oddio
come siete carini quando fate così!” sentirono
esclamare alle loro spalle.
Lanie
li stava guardando ammaliata da quella intesa.
Castle
ridacchiò contento, mentre Beckett divenne tutta rossa ma
sorrise comunque
all’amica.
“Però
manca ancora qualcosa per completare il quadretto che avete appena
dipinto” e
sollevò la busta di plastica con all’interno il
flacone
vuoto
di pillole.
“Le
pillole!” esclamarono nello stesso istante.
Kate
si mordicchiò il labbro pensierosa.
Si
disse che l’unico modo per scoprirlo fosse affrontare
nuovamente Johnson e
metterlo di fronte alla realtà dei fatti. Ora che il quadro
era
più
chiaro
potevano farlo crollare facilmente.
Si
voltò verso Lanie “La fede?” chiese.
“Nulla.
O meglio, nulla di rilevante. Ci sono delle cellule epiteliali ma sono
quasi
sicuramente di Johnson e anche se durante lo
strangolamento si
fossero
depositate quelle della vittima, non ho i mezzi per provarlo”
spiegò Lanie.
“mmm...poco
male..” rifletté Beckett “Venite con
me!”
Esposito
vide Beckett arrivare a passo di carica, al suo seguito Castle e Lanie.
Mentre
si avvicinava, Esposito la vide mettere una mano sul calcio della
pistola e,
istintivamente, fece lo stesso.
Mai
avrebbe pensato di utilizzarla al matrimonio del suo migliore amico, e
fino ad
ora, ai fini dell’indagine, non era ancora servita.
A
quanto pare era arrivato il momento di usarla.
Beckett
superò il collega e bussò alla cabina di Johnson.
Mentre attendeva una risposta
si voltò verso Esposito e disse “Reggimi il
gioco”.
Esposito
annuì.
Quando
Johnson se li ritrovò nuovamente davanti a distanza di solo
mezzora dal suo
interrogatorio, ricominciò a sudare.
Si
avvicinò, esasperato, allo scrittoio, appoggiandosi di peso
con entrambi i
palmi delle mani. “Ma quando finirà questa
storia?!” gridò ai
detective,
senza
voltarsi, fissando il ripiano di fronte a sé.
Beckett
prese la parola “Finirà quando avrà
confessato l’omicidio di Marilene Shepherd,
Adam”
“Io
non ho ucciso nessuno!!” seguitò a urlare
l’uomo.
“E’
un po’ strano visto che le prove dicono il
contrario...” cominciò a dire Castle
facendo un passo avanti.
In
pochi secondi Johnson afferrò il tagliacarte che stava sullo
scrittoio e,
puntandoselo alla gola, gridò “State lontani da
me!”
Beckett
e Esposito scattarono come molle, portandosi davanti ai rispettivi
compagni.
Presa salda e armi puntate contro Johnson.
Vedendo
la canna delle pistole rivolte su di sé, Johnson
iniziò a piangere “Non doveva
andare così..” farfugliò, premendo di
più il coltello
luccicante
contro la propria gola.
“Mettilo
giù, Adam!” urlò Beckett
“Non
lo fare Johnson!” si unì Esposito.
Lanie
e Castle rimasero immobili, sorpresi dalla reazione dell’uomo.
Non
voleva farlo ulteriormente innervosire, ma Beckett doveva assolutamente
farlo
parlare “Cos’è successo Adam? Avevi
paura di perdere
tutto
con il divorzio e
hai affrontato Marilene? Le hai chiesto di non dire nulla a tua moglie
ma lei
si è rifiutata e allora l’hai uccisa?”
“No,
no! Voi non capite! Io amavo Marilene!” rispose fra le lacrime
Esposito
le diede man forte “E’ stato un incidente giusto,
Adam? Tu non volevi che
parlasse e ti sei lasciato prendere la mano”
“Letteralmente”
sussurrò Castle pensando ai segni violacei a forma di dita
sul cadavere.
“Io
volevo solo farla ragionare! Ha cercato lei di scappare!! Io volevo
solo che
capisse...” disse agitandosi. Una goccia di sangue
scivolò dal
suo
collo.
“Capire
cosa Adam? Che se ti amava davvero allora avrebbe dovuto fare come
dicevi tu?
Tu questo lo chiami amore?” s’intromise Castle.
Non
voleva mettersi in mezzo, ma quello che l’uomo stava
descrivendo era un amore
malato. Anzi, qualunque cosa fosse non era
nemmeno
degno di chiamarsi amore.
Quello che provava per Kate era amore. O per Alexis. Darebbe la propria
vita
per loro. Quello era
amore!
Togliere la vita invece...
“Da
quando in qua si uccide la persona amata, eh Adam? Tu lo chiami
amore?”
Castle
lo incalzava ancora e ancora “Tu non sai niente
dell’amore, Adam! Quello che
provavi tu era possesso! Perciò smettila di
chiamarlo
amore!”
A
quelle parole Johnson si accasciò a terra, allentando la
presa sul coltello,
cosa che permise ai due detective di approfittare della
situazione
per
avanzare
di qualche passo.
Tra
i singhiozzi, Johnson se ne accorse e rinsaldò la presa
sulla gola “Fermi!!”
gridò.
“Voi
non capite, avrebbe rovinato tutto! E per cosa? La coscienza
pulita?”
“Che
cosa hai fatto allora, Adam?” chiese quindi Beckett,
più gentile,
assecondandolo.
“L-lei
piangeva e voleva chiudersi in bagno, ma ho afferrato la maniglia prima
che lei
riuscisse a chiudere la porta. E poi le ho viste, lì
sul
lavandino...”
farfugliò l’uomo...
“Cosa
hai visto?” domandò Esposito
“Le
pillole!” rispose Lanie al posto di Johnson.
“La
facevano stare bene...ho pensato che fosse un modo perfetto
per..”
Castle
lo interruppe di nuovo “...per mandarla all’altro
mondo!”
Era
più forte di lui. Non provava nessuna pietà per
Adam Johnson. Aveva sminuito e
abusato del sentimento più bello e forte che possa
esistere.
Provava
solo disprezzo e incredulità. Il genere umano lo deludeva
ogni giorno di più.
Kate
poi poteva sgridarlo quanto le pareva, ma non sarebbe restato ad
ascoltare
quelle scempiaggini senza controbattere.
Beckett
non commentò nulla sull’uscita di Castle, chiese
invece “Ma perché strangolarla
allora, se le avevi già fatto ingoiare tutte quelle
pillole?”
Ancora
una volta fu Lanie a rispondere “Perché non hanno
fatto effetto subito. Il
corpo ci mette ore ad assimilarle”
Esposito
aggiunse “così hai pensato bene di dare un aiutino
alle pillole strangolandola
e poi hai inscenato il suicidio appendendola al
lampadario!”
Johnson
li guardò stupito.
“Peccato
che oltre ai segni della corda si veda chiaramente il segno di una
mano,
Adam...” proseguì Beckett
“Non
potete provare che sia stato io!” disse, rialzandosi in
piedi, stravolto.
“Ti
ricordi la tua fede, Adam?” rispose Beckett “La
dottoressa Parish l’ha
analizzata e indovina un po’ cosa ha trovato?”
Castle
e Lanie capirono il bluff della detective.
“Residui
di pelle provenienti dal collo di Marilene”
esclamò risoluta, per non tradirsi.
Forse
Castle poteva ancora sperare nel genere umano finchè
esistevano persone come
Katherine Beckett. Guardò la donna davanti a
sé,
sperando
che, anche se di
spalle, potesse sentire quanto fosse orgoglioso di lei in quel momento.
Impietrito
Johnson, strizzò gli occhi permettendo ad altre lacrime di
scendere copiose
“Non volevo, mi ha costretto lei a farlo!”
stremato,
non
riuscì a fare altro se
non lasciar scivolare a terra il tagliacarte.
Questo
bastò ad Esposito per volargli addosso ed ammanettarlo.
“Adam
Johnson, la dichiaro in arresto per l’omicidio di Marilene
Shepherd!” disse
Beckett riponendo la pistola nella fondina.
In
pochi minuti la stanza si svuotò, Esposito condusse Johnson
in una cabina degli
ufficiali e fu consegnato agli uomini del capitano della
nave,
in attesa di
sbarcare al primo porto e chiuderlo definitivamente in cella.
Lanie
seguì il compagno lasciando Castle e Beckett da soli.
L’aria
era ancora densa degli ultimi avvenimenti e nessuno dei due parlava.
Poi
Beckett si voltò verso di lui con aria seria. Tremendamente
seria.
Angolo
dell’autrice:
popolo
di efp...ebbene sì, questo è il penultimo
capitolo!!! Che tristezza quando una
ff finisce!!! Mi toccherà rimettermi all’opera
presto
(altrimenti
cutuletta mi
sgrida e butta via le magliette con il mio nome!!! :D)
Alla
prossima settimana con l’ultimo capitolo!!!! (Preparatevi al
cazziatone di
Beckett!!!! :D)
Un
bacione grosso!
Buona
lettura, recensioni sempre gradite!! ;D
Ivi87
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Epilogo: Ritorno a casa...forse... ***
#10
Epilogo:
Ritorno a casa...forse...
Con
passi lenti e sguardo severo Kate si portò di fronte a Rick.
Ma
come gli era venuto in mente di sfidare così un assassino?
Kate non sapeva se
infuriarsi o se riempirlo di baci per quelle parole, fuori
luogo,
certo, ma assolutamente
vere.
“Non
farlo mai più, capito? Mai più!” disse
con tono perentorio.
Rick
sapeva di meritarselo. Si era comportato da stupido e ne avrebbe pagato
le
conseguenze, come era giusto che fosse.
Sperava
solo di non aver rovinato il suo rapporto con Kate. Questo non se lo
sarebbe
mai perdonato. Aveva creduto che la loro situazione
sentimentale
non avrebbe
influito su quella professionale, ma si era solo illuso. Era ovvio che
ora le
cose sarebbero state un po’ diverse.
“Mi
dispiace tanto, non ho scuse!” le disse senza abbassare lo
sguardo “Ti prometto
che non mi lascerò più coinvolgere
così!” disse infine.
Kate
scrutò in quegli occhi azzurri e tristi e vide il
più bel mare che avesse mai
potuto immaginare.
Johanna
Beckett adorava il mare, è vero, e avrebbe adorato anche
lui, Kate ne era
certa.
“Vieni
con me” gli disse solamente, prima di uscire dalla stanza.
“Dove?”
chiese Castle, ma lei era già in corridoio “Dove
andiamo?” domandò
raggiungendola.
Il
suo silenzio era peggio di qualunque sfuriata.
Svoltarono
in un altro corridoio e trovarono Ryan e Jenny, mano nella mano.
Beckett
vide che i loro volti erano tesi e preoccupati, così si
avvicinò a loro e con
un enorme sorriso disse “E’ tutto finito ragazzi,
ora potete
godervi la luna di
miele!”
I
due la guardarono stupiti. “Johnson ha confessato?”
chiese Ryan incredulo.
Castle
annuì sorridente e i quattro si abbracciarono felici e
sollevati.
Dopo
averli ringraziati Ryan e Jenny dissero che sarebbero andati a cercare
Lanie ed
Esposito per ringraziare anche loro.
“Ryan,
digli che ci troviamo tra un’ora sul ponte” gli
disse Beckett incamminandosi
nuovamente con Castle al suo seguito.
“Va
bene, ma voi dove andate?” domandò Ryan
Beckett
rallentò il passo e si voltò “Andiamo a
fare i bagagli” e lo disse con un
meraviglioso sorriso che però Castle, alle sue spalle, non
potè
vedere.
Lanie
e Esposito posarono i loro bagagli sul ponte. Erano partiti leggeri,
convinti
di restare a bordo solo per il matrimonio, invece si erano
visti
costretti a saccheggiare
le boutique della nave.
Esposito,
da vero gentiluomo, reggeva le due buste porta-abiti contenenti il suo
smoking
e il vestito da damigella di Lanie.
Il
capitano della nave li raggiunse dopo pochi istanti.
“Detective
Esposito, Dottoressa Parish, la Queen Elisabeth è stata
orgogliosa di ospitare
il miglior team della omicidi di New York!” disse
stringendo,
grato le loro
mani.
“Credo
però di parlare a nome di tutti dicendo che spero di non
rivedervi tanto
presto, non per lavoro almeno..se invece foste interessati ad
una piacevole
vacanza...!”
I
tre sorrisero, poi il capitano si guardò attorno, perplesso.
“E
la detective Beckett e il Signor Castle? Vorrei ringraziare anche
loro!”
“Saranno
qui a momenti, Beckett è molto puntuale” rispose
Esposito.
Aspettarono
qualche minuto, purtroppo però il Capitano, a malincuore, non poté
trattenersi oltre, c’erano dei
problemi da risolvere prima
della
partenza, ma si raccomandò caldamente di
ringraziare i due assenti a nome suo.
Arrivò
invece Ryan, lasciando Jenny a pochi passi di distanza per salutare
amici e
parenti, anch’essi pronti allo sbarco.
Quando
anche sua moglie lo raggiunse lasciò andare un lungo sospiro
“Non sapete quanto
sono contento che sia tutto finito!”
“Grazie
davvero, ragazzi, ve ne siamo grati” disse Jenny
abbracciandoli.
“Pensate
solo a divertirvi ora” rispose Lanie
“Eh,
già, la luna di miele continua..”
commentò Javier facendo l’occhiolino a Kevin.
Lanie
alzò lo sguardo al cielo, ma poi vide Jenny arrossire e si
unì al compagno
nella risata.
Tra
una battuta e l’altra l’assenza di Rick e Kate si
faceva sempre più evidente.
“Ryan,
ma sei sicuro che ti ha detto di trovarci qui?”
domandò Esposito.
“Tra
un’ora sul ponte, così ha detto..”
ribadì l’irlandese. Jenny annuì.
Lanie
buttò un occhio all’orologio e poi chiese ad
Javier “Dici che Kate se l’è presa
per quello che Castle ha detto a Johnson?”
L’uomo
ci pensò un po’ su.. “Non
saprei...fossimo stati al distretto, non avrei avuto
dubbi sulla sorte di Castle. Ma ora come ora...”
Lanie
convenne che sì, in effetti ora c’erano
più variabili in gioco. Oltretutto lei
era la più informata dei quattro.
“Hanno
litigato?” domandò Kevin ignaro di tutto.
“No...non
proprio...” Lanie non sapeva bene cosa rispondere.
“Diciamo
che Castle ha intrapreso un duello verbale con Johnson...”
proseguì Esposito.
“E’
stato dolce!” lo difese Lanie.
“E’
stato sconsiderato e inopportuno, poteva andare peggio, Johnson poteva
reagire
diversamente...” lo accusò Esposito.
“Vero,
ma comunque è stato dolce!” ribadì lei
con un tono che gli fece passare
qualunque voglia di replicare.
Ryan
rise guardandoli, pensando che forse di lì a poco, sarebbe
toccato a lui fare
da testimone al loro matrimonio “Dai, andiamo a
salvare
quel
poveretto”
aggiunse infine.
Si
diressero nuovamente all’interno della nave, verso gli
alloggi dei passeggeri.
Percorsero
per l’ultima volta il corridoio che portava alle loro cabine
e si fermarono
davanti a quella di Castle e Beckett.
Lanie
bussò leggermente. Se Beckett era incazzata, non voleva
finire in mezzo alla
sua sfuriata.
Nessuna
risposta. Bussò più forte. Ancora nulla.
“Ragazzi?
La nave sta per salpare, dobbiamo scendere ora!!”
urlò alla porta.
In
risposta arrivarono solo dei lievi lamenti.
Lanie
preoccupata provò a ruotare la maniglia, ma la porta non si
aprì.
“Ehm..
ragazzi ho come l’impressione di rivivere un deja-vu,
però al contrario!” disse
Esposito tossicchiando.
Lanie,
inizialmente perplessa, cominciò ad afferrare il senso delle
parole del
compagno.
E
se non fossero bastate quelle, ci pensarono una serie di gemiti
tutt’altro che
soffocati e delle urla di piacere, a fare capire a tutti quello
che
stava
succedendo in quella stanza.
“...andiamo a fare i bagagli...”
disse Ryan
con voce stridula, imitando Beckett e meritandosi una leggera gomitata
da
Jenny.
Poi
un rumore di cocci rotti, provenì dall’interno
della cabina.
“Questa
dev’essere la lampada che sta sul comodino..beh, stava sul comodino..”
commentò Esposito divertito.
“Selvaggi!”
esclamò Ryan facendo il feed the
birds
con l’amico.
“Ok,
non ci serve la telecronaca! Su andiamocene da qui!” disse
Lanie perentoria
avviandosi seguita da Jenny. Pochi passi dopo si
accorsero che
i due uomini non
le stavano seguendo.
Si
voltarono e li videro entrambi con l’orecchio destro
attaccato alla porta.
Si
avvicinarono furiose. Stavano per fare una sonora ramanzina quando un
‘più forte’ di
Beckett giunse alle loro
orecchie, facendole
sorridere.
I
due uomini invece restarono allibiti. “Hai capito la nostra
Beckett..” esclamò
Esposito.
Ora
però era troppo, Kate avrebbe sparato a tutti loro se non si
fossero levati da
lì. Lanie prese il suo uomo per la camicia e lo
trascinò a
forza
sul ponte.
Ryan
guardo Jenny e si affrettò a dire “ti seguo con le
mie gambe amore”.
Se
ne andarono, lasciando, così, il corridoio vuoto.
Kate
e Rick avevano aspettato questo momento da così tanto tempo
che potevano pure
prenderselo un giorno di vacanza..sarebbero scesi
l’indomani al porto
successivo. Montgomery avrebbe capito.
E
poi, non potevano di certo andarsene senza salutare il capitano della
nave.
Sarebbe
stato scortese da parte loro, lui ci teneva così tanto a
ringraziarli di
persona!
Dovevano
proprio restare, era destino.
FINE
Angolo
dell’autrice:
E
con mia grande tristezza che spunto la casellina
‘completa’ di questa ff!!!
Ah,
quanti bei momenti su questa nostra love
boat, quante emozioni!! *lacrimuccia*
Però
ad un certo punto doveva finire.
Allora,
che ne dite delle sfuriate di Becket?? Fossero sempre così,
eh? :D
Un
applauso a Francy091 che ha avuto l’occhio lungoooo. Ma
scommetto che l’avevate
capito un po’ tutte che tipo di sfuriate fa Beckett
eheheheh
In
conclusione devo assolutamente ringraziare la mia beta e
“vittima” di questa
storia: Mariiiii ILU SO MUCH!!!!! *.*
E
ovviamente anche Paola e Cate che con le loro vicende e frasi epiche
hanno
contribuito ad un pezzetto di ff!!
Infine:
ragazze del Castle Made of EFP Writer siete magnificheeeeeee grazie di
cuore a
tutte!!!!!!!
Ci
leggiamo nuovamente la seconda settimana di Agosto.. perché
prima sono in
vacanza!!!!
Un
bacione gigabnorme!
Ivi87
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=732792
|