I'd promise you anything for another shot at life.

di Beliar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 2010. ***
Capitolo 2: *** 2012. ***



Capitolo 1
*** 2010. ***


I'd promise you anything for another shot at life.
 

2010.
 






“Ciao, J. S.”
Il piccolo James fece un gridolino contento lanciandosi fra le braccia dello zio che era appena entrato dalla porta; Sirius lo fece roteare in aria, ridendo, per poi portarselo sulle spalle. “Saluta zio Remus, da bravo.”
“Ciao zio!” fece James, contorcendosi per guardare dietro di lui l’uomo sulla soglia che gli rispose con un sorriso bonario.
“Ah, siete arrivati.” Li salutò Harry dalla cucina, sorridendo alla scenetta “venite, il pranzo è già in tavola.”
Si avvicinò a James, staccandolo dalle spalle del padrino - “Eddai, papà!” - e poi si affacciò in salotto “Al, vieni a vedere chi è arrivato.”
Albus trotterellò fino all’entrata illuminandosi tutto quando vide i due ospiti: tirò la stoffa dei pantaloni a Sirius, che si abbassò per farsi dare un bacio sulla guancia, e allungò le manine verso Remus; l’uomo lo prese in braccio e Al gli strinse il collo in un abbraccio soffocante. “Ciao Al” sussurrò con gli occhi che brillavano di gioia.
Harry sbuffò quando James lo strattonò per farsi lasciar andare la mano e si gettò di nuovo su Sirius, mettendo il broncio “Anche io in braccio!”
“Certo che non vi lasciano mai in pace…” Il Ragazzo Che è Sopravvissuto (un bel po’ di anni prima, ormai) si passò una mano fra i capelli, scompigliandoli ancora di più.
“Si, sono dei marmocchi fastidiosi” ghignò Sirius, e James gli fece una linguaccia divertito per poi scoppiare a ridere, seguito a ruota dal fratello.
In cucina trovarono Ginny che faceva volare a tavola dei bicchieri, bacchetta in una mano e Lily nell’altra. “Ciao!” li salutò sorridendo, mentre la piccola passava fra le braccia del padre.
“Ciao Ginny” rispose l’animagus, abbassandosi poi per soffiare sul faccino contratto di Lily che scoppiò a ridere, estasiata, iniziando a tirargli i capelli.
James si adombrò e strinse lo zio più forte, che alzò gli occhi al cielo.
“Okay, tutti a tavola” si impose il padrone di casa, ignorando i gemiti di protesta della sua progenie.
 

“Tè, prof?”
“Non c’è bisogno di chiamarmi così” si schermì imbarazzato Remus, accettando la tazza che Ginny gli porgeva.
“Ma è la verità” le diede manforte Sirius, guardando l’altro di sottecchi: era il secondo anno che il professor Lupin deteneva la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
“A proposito, dov’è Teddy?”
“È rimasto da Andromeda, aveva da studiare.” Rispose Remus, mentre Sirius borbottava “Tutto suo padre…”
“Ah, Sirius” esclamò Harry all’improvviso “Ridge mi ha portato la cartella di un tuo caso, ieri.”
“Che?”
“Già – annuì il figlioccio – dice che te l’hanno tolto. È vero?”
“Parli di quello in Svezia, mh? – l’uomo si schiarì la voce – Beh, in effetti potrei aver Schiantato un babbano… Per sbaglio.”
Calò un attimo di silenzio.
“Ok.” Ginny annuì “Sì. Hai Schiantato un babbano.”
“Ehm…- Sirius si grattò una guancia - già.”
“Zio Siriuuuuus! Vieni! Dai zio, dai dai dai dai dai!”
Sirius ghignò e si congedò con un inchino dai presenti in salotto per raggiungere James sul retro, in giardino.
“Che c’è, J. S.?”
“Guardami!” il bimbo trattenne il respiro, gonfiando le guance fino a diventare rosso.
L’uomo aggrottò le sopracciglia, chiedendosi se era il caso di fermarlo, e proprio quando stava per avvicinarsi James si gettò a quattro zampe sul prato cominciando ad abbaiare.
Sirius rise “E cosa saresti, di grazia?”
“Sono un animagus!” fece quello, saltando come un forsennato.
Quando un grosso cane nero lo afferrò per la collottola, sollevandolo in aria, scoppiò in una risata di pura adrenalina.
Il cane lo posò delicatamente a terra e cominciò a lappargli la faccia “Che schifo ziooo!”
James si rialzò in fretta e lo placcò; Sirius finse di opporre resistenza ma si abbassò subito sulle zampe posteriori per permettere al piccolo di salirgli in groppa.
 

Ginny lanciò uno sguardo apprensivo oltre la finestra mentre Sirius galoppava col suo ometto sul dorso.
“E poi si lamenta del mal di schiena…” sospirò divertito Remus.
“Zio, me la dici una storia?” Albus lo guardava con tanto d’occhi, speranzoso, abbarbicato sul bracciolo della poltrona.
Ginny sbuffò, cullando Lily per farla addormentare, e Remus afferrò Al sotto le braccia per farlo sedere sulle sue ginocchia.
Harry trattenne a stento una risata felice; quella era la sua famiglia ed era perfetta. Se solo pensava che avrebbe potuto perdere uno di loro nella guerra contro Voldemort…
Prese un sorso del suo tè ignorando l’angoscia che gli faceva scoppiare il solo pensiero: erano tutti lì, e non avrebbe potuto essere meglio di così.










Note: Siamo nel 2010, quindi: James Sirius ha 6 anni (teoricamente), Albus Severus 5, Sirius 51, Remus 50.
Dovrebbe esserci un secondo capitolo oltre a questo... e, oh, il titolo è preso da 'Disloyal Order Of Water Buffaloes' dei Fall Out Boy.
Spero vi sia piaciuta >__<

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Capitolo 2
*** 2012. ***


2012.




“Li voglio anch’io così!”
Teddy sospirò “Non puoi, Jamie, lo sai.”
“Ma il verde è il mio colore preferito, Teddy! Ti prego!”
“Pensavo fosse il rosso, bimbo.” Si intromise Sirius, divertito, mentre James tirava i capelli di Teddy color verde così chiaro da far quasi male agli occhi.
“Non vorrai fare un altro discorso su quanto sia importante essere Gryffindor, spero.” Lo riprese affabilmente Remus mentre piegava con la bacchetta una pila di magliette fresche di bucato.
“E tu smettila di essere così ordinato.” Sirius, con uno svolazzo, fece Lievitare il bucato e salì al piano di sopra.
Poi le fiamme nel camino si accesero di verde e ne uscì Harry, ripescando gli occhiali dalla tasca dei pantaloni. Non ebbe nemmeno il tempo di dire “Allora, Jam-” che il bambino corse come un razzo su per le scale, scartando lo zio e chiudendosi in camera di Ted.
“… ecco.” L’uomo sospirò preparandosi a un lungo discorso di convincimento per riportare il figlio a casa (era così ogni volta che lo accontentava e restava a dormire qualche giorno con la famiglia Black-Lupin).
“Aspetta, zio, vado io.” Gli propose Ted, sorridendo, e Harry sospirò di sollievo. “Grazie Ted, davvero.”
Mentre il ragazzo raggiungeva James sentì suo padre dire “Metto su un tè?”; entrò nella sua stanza silenziosamente individuando l’altro steso sul suo letto con la faccia affondata nel cuscino.
Gli poggiò una mano sulla spalla e lo costrinse delicatamente a mettersi seduto: come s’era aspettato non stava piangendo ma aveva il volto in fiamme per la rabbia.
“Non ci voglio tornare a casa.” Sbottò, tirando un filo che spuntava dalle cuciture dei suoi jeans.
“Non ti manca zia Lily?”
James scosse la testa dopo un attimo di esitazione per poi fissarlo con occhi imploranti.
“Domani devo partire per Hogwarts, Jamie…” gli ricordò l’altro.
Il bambino strinse le labbra e nascose la testa sotto il lenzuolo a sottolineare la sua cocciutaggine.
Ted sospirò, portandosi una mano fra i capelli; all’improvviso si illuminò e fece un minuscolo sorriso, sicuro di aver trovato il modo per persuadere il più piccolo.
Gli afferrò il polso esile e gli infilò un braccialetto di perline nere: James si fissò il braccio, sorpreso e felice, per poi abbracciarlo forte.
“È solo un prestito – mormorò Ted – e quando torno per le vacanze di Natale lo voglio indietro. Intesi?”
James annuì tirando su col naso, caracollando poi giù dal letto.
 
 
“A volte non so proprio come gestirlo…” Borbottò Harry afflitto, stringendo convulsamente il manico della tazza.
“È perché sei troppo buono!” Lo rimproverò Sirius.
L’altro strinse le labbra “Voglio solo che sia felice…”
Il padrino gli scompigliò i capelli quasi fosse ancora un bimbo di tredici anni, latrando una risata.
“Lo sappiamo – lo rassicurò bonario Remus – e poi senti chi parla, non ho mai sentito un ‘no’ uscire dalle tue labbra, caro il mio Padfoot.”
L’uomo si avvicinò alla poltrona su cui era seduto Remus, poggiandosi allo schienale “È perché io sono lo zio figo!”
Il licantropo roteò gli occhi.
“Non preoccuparti – fece l’altro, circondandogli le spalle con un braccio – anche tu sei figo! Sei lo zio tenebroso e pieno di cicatrici, no?”
Remus lo fissò cupo negli occhi, un sopracciglio sollevato, ma poi non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.
Due minuti dopo apparve James, lo sguardo basso; si avvicinò lentamente al padre stringendosi le mani dietro la schiena: si sentiva un po’ in colpa per non averlo nemmeno salutato.
All’improvviso alzò la testa, un sorriso enorme stampato in faccia, e disse “Ciao papà!”
Harry sospirò, grattandosi la testa, per poi alzarsi e prendergli la mano “Andiamo, su, la mamma ci sta aspettando.”
Allungò il braccio per afferrare il barattolo di Polvere Volante ma James gli salì sulle spalle “Aspetta, papà! Smaterializziamoci!”
“James…”
“E dai, ti prego! Dai!”
Harry esalò l’ennesimo sospiro “Tua mamma ci ucciderà…”
“Sììììì!” Urlò il bambino, esagitato, muovendo freneticamente le braccia e le gambe.
“Sta’ fermo, Jamie.”
James si bloccò ridacchiando per poi rannicchiarsi sulle spalle del padre e chiudere gli occhi.
“Ci vediamo.” Salutò Harry e un attimo prima che sparissero James sventolò una mano, senza fiato per l’eccitazione.
 
Ancor prima che Il Ragazzo che è Sopravvissuto potesse ri-abituarsi a respirare sentì il tono di rimprovero della moglie “Harry, sul serio?”
“Ehm.”
“Jamie!” strillò Albus contento correndo incontro al fratello.
“Hai visto Al? Hai visto? Ci siamo Smaterializzati!”
“Papà! Papà, voglio farlo anch’io! Ti prego, papi…” Al cercò lo sguardo più tenero e lacrimoso del suo repertorio per muovere a compassione l’uomo, con tanto di manine aggrappate dolcemente ai suoi pantaloni.
“Quando sarai un po’ più grande, Al…”
“Oh, ti prego, anch’io!”
“Anche io!” si aggiunse Lily, guardando il padre con vago rimprovero, perché c’era di certo qualcosa che gli spettava, anche se non le era ben chiaro cosa.
Harry cercò di non perdere l’equilibrio sotto l’assedio dei suoi bambini, rivolgendo a Ginny uno sguardo a metà fra il rammarico e l’imbarazzo.
“Ehi, Al, guarda qui!” il più grande prese a sventolare orgoglioso il braccio, mettendo in mostra il suo braccialetto nuovo.
“Non è quello di Ted?” chiese l’altro, sgranando gli occhi.
“Sì, beh, me l’ha dato in prestito.” Gonfiò il petto James, sorridendo sornione.
“Credo glie l’abbia dato Ted perché James non voleva venire più via…” sussurrò Harry, vagamente divertito.
Ginny scosse la testa, sciogliendosi in un sorriso, e poi batté le mani “Avanti, bambini! Tutti a letto!”
I tre spalancarono la boccuccia in sincrono “Oh, no, mamma!”

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