A thing to say

di Silvery Lugia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovi ordini ***
Capitolo 2: *** Thank you ***
Capitolo 3: *** Angoscia ***
Capitolo 4: *** Sentimenti cristallini ***
Capitolo 5: *** Tangibile tensione ***
Capitolo 6: *** Tutto o niente ***
Capitolo 7: *** Promessa ***
Capitolo 8: *** Inversione di ruoli ***
Capitolo 9: *** Responso ***



Capitolo 1
*** Nuovi ordini ***


Note iniziali

Ed ecco a voi l’inizio di un’altra fan fiction dedicata ad una delle coppie più belle di FMA.

Era da tempo che l’avevo in mente e ho deciso di cominciarla proprio il giorno del Royai Day. ^_^

E’ una specie di theme, inventato però di sana pianta dalla mia mente malata. XD Il tema è quello del titolo, cioè “cose da dire”, e l’intera fan fic sarà divisa in 4 parti, ognuna di almeno 3 capitoli (che in alcune parti potrebbero aumentare, ancora non lo so di preciso XD).

Per chi segue l’altra mia fan fic, cioè “Tre nuovi Alchimisti”, dico di non preoccuparsi: questa ha un numero preciso di capitoli. O quasi, come detto sopra. Di sicuro non saranno più di 14-15 capitoli. Vi spiego: in teoria per ogni parte volevo fare 3 capitoli (come vi ho già detto), ma forse alcuni saranno troppo lunghi e dovrò dividerli in più pezzi.

Basta, vi lascio o non finisco più con le mie paranoie! XD

Buona lettura! ^_^

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A thing to say

 

Capitolo 1:  Nuovi ordini

 

“Non morire”.

Era l’ordine che il Colonnello Mustang aveva dato ai suoi sottoposti qualche minuto prima, mentre si preparavano per il cosiddetto “Giorno della Promessa”.

Quel rifugio sotterraneo, buio e un po’ rozzo, forse non era proprio il massimo, ma era perfetto per non essere scoperti.

Roy, che stava spostando uno scatolone di munizioni, si fermò un attimo a prendere fiato, e ci si sedette sopra. Con lo sguardo percorse l’intero stanzone, fermandosi infine sulla figura di Riza.

Era da tempo che ci rifletteva sopra, da quando sapeva che avrebbero dovuto combattere. E quindi, non sapendo se sarebbero tornati vivi da quella battaglia. Non solo i suoi fedeli sottoposti, ma anche se stesso.

E mentre guardava la bionda, decise. Si avvicinò a lei, dicendole: «Tenente, le devo parlare.»

La donna rispose annuendo, e lo seguì fuori dallo stanzone principale, per entrare poi una stanzetta secondaria.

Entrati, però, Roy non cominciò subito con il suo discorso, pensando bene a quali parole usare. Le diede le spalle, sovrappensiero.

Fu Riza a interrompere quello strano silenzio, nel tentativo di farlo parlare: «Allora Colonnello, cosa doveva dirmi?»

Il moro fece un sospiro e si voltò, in modo da averla perfettamente di fronte: «Tenente, devo darle un altro ordine». Il tono era grave.

«Mi dica pure» disse la bionda, accigliandosi appena e facendosi più attenta.

Dopo un attimo di pesante silenzio, il Flame Alchemist parlò: «Nel caso io morissi…»

Ma la donna lo interruppe: «Non mi dica stupidaggini come “devi continuare a vivere”.»

L’uomo sgranò gli occhi, sorpreso. L’aveva capito al volo: possibile?

Riza, vedendo che il suo superiore non ribatteva in alcun modo, continuò: «Che motivo avrei di vivere? Il mio unico scopo è proteggerla. Senza di lei, la mia vita non ha alcun senso.» L’aveva detto con serietà, tutto d’un fiato. Solo un attimo dopo si rese conto dell’importanza di quelle parole, e imbarazzata distolse lo sguardo, giusto per non incrociare i suoi occhi neri come la notte.

Il Colonnello, intanto, era rimasto senza parole. Che significava? Che avrebbe messo fine alla propria vita o che si sarebbe lasciata morire lentamente? No, non poteva essere, non poteva crederci, Riza era una donna forte… poi si ricordò delle lacrime che le rigavano il viso, in quei sotterranei di Central City, quando l’Homunculus Lust le mentì, dicendole che lui era morto. In quell’occasione si era arresa, e l’unica cosa che voleva era mettere fine alla propria vita.

Il filo dei suoi pensieri venne interrotto dalla voce della bionda: «Colonnello, cerchi di eseguire anche lei l’ordine che ci ha dato.»

Certo che l’avrebbe eseguito. Ad ogni costo. Avrebbe cercato in tutti i modi di sopravvivere, per tutti coloro che credevano in lui. E soprattutto per lei. Non poteva fare in modo che Riza morisse per colpa sua. «Tenente, cercherò in tutti i modi di non disobbedire.» La bionda gli sorrise appena, un po’ rincuorata nel sentire quelle parole.

Roy rimase un attimo incantato da quel leggero sorriso. E in quel momento si rese conto di un’altra cosa che avrebbe voluto dire alla donna. Aprì la bocca, ma subito dopo la richiuse, pensando alle conseguenze che avrebbe potuto portare durante la battaglia. No, era meglio rimandare: a causa di quelle parole, sia l’uno che l’altro avrebbero potuto fare delle pazzie. E non potevano permetterselo.

Quel discorso che il moro aveva in mente era meglio rimandarlo. Prese un profondo respiro e disse: «Tenente, se tutto andrà bene, dovrò dirle una cosa dopo il “Giorno della Promessa”.»

Riza gli rivolse uno sguardo confuso: «Non può dirmela ora?»

«No, meglio di no…» rispose l’uomo, sorridendole appena. Avviandosi verso la porta, disse: «Avanti Tenente, riprendiamo i preparativi.»

«Sì… signore…» rispose lei. Rimase un attimo immobile, confusa dalle parole del suo superiore, poi lo seguì.

 

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Note finali

Bene! Questo era il primo capitolo! :D

Ok, mi rendo conto che l’inizio non è proprio il massimo, ma non avevo grandi idee su come cominciare. ^_^’’

Ringrazio in anticipo tutti coloro che decideranno di seguire questa fan fic: grazie! ^_^

Al prossimo capitolo! ^_^

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Capitolo 2
*** Thank you ***


Note iniziali

Ed ecco a voi il nuovo capitolo di questa ff! :D

Togliendo i giorni in cui non ho proprio potuto accendere il computer, ho impiegato davvero poco tempo a scrivere il capitolo, essendo anche più corto, soprattutto rispetto ai lunghi capitoli dell’altra mia ff in corso, “Tre nuovi Alchimisti”.

Adesso vi lascio! (sennò mi linciate XD)

Buona lettura! ^_^

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A thing to say

 

Capitolo 2:  Thank you

 

Un incubo. Un terribile incubo.

Ecco cos’era quel momento per Riza Hawkeye. Un momento che pensava non sarebbe mai arrivato.

E’ vero, glielo aveva promesso. Ma non si sarebbe mai immaginata di arrivare davvero a quel punto.

Ed ora era lì. A puntare la pistola alla testa di Roy Mustang.

E anche se era un Roy Mustang folle di rabbia, era pur sempre lui.

Si fece forza e provò a calmarlo. «Colonnello, non le permetto di uccidere Envy. Ma questo non significa che abbia intenzione di lasciarlo in vita. Mi occuperò io di lui.» Il cuore nel petto della bionda batteva così forte che sembrava volesse scoppiare.

«Alla fine ce l’ho fatta! Sono riuscito a prendere quel bastardo!» urlò il moro. Quasi un ringhio, che fece aumentare la paura di Riza. Paura di dover sparare.

«Sì, lo so quello che prova, ma ora ascolti!» lo interruppe lei, quasi con foga, mentre la mano che teneva la pistola -la mano del grande cecchino “Occhio di Falco”- cominciava a tremarle involontariamente.

La bionda continuò: «Ucciderlo… non aiuterebbe il suo paese o i suoi amici… servirebbe soltanto a soddisfare il suo odio smisurato. E questo la indebolirebbe…» Aveva bisogno di una forza enorme per riuscire a parlare, mentre il cuore le batteva così forte che pensò che il suono potesse rimbombare in quel buio corridoio. «Mi creda, mi dispiace molto, Colonnello, ma non posso lasciare… che lei si abbassi a quel livello… » disse lei, mentre abbassava lo sguardo. Le dispiaceva davvero, perché lo capiva. Quell’essere aveva portato via il suo migliore amico, lasciando una moglie sola e una figlia orfana di padre. Molto probabilmente, lei avrebbe fatto lo stesso, e non le sarebbe importato poi più di tanto. Ma non poteva fare in modo che il Flame Alchemist si facesse guidare dall’istinto “come un animale”, come aveva detto Scar. Non poteva permettergli di distruggere con le sue stesse mani il suo sogno. Il loro sogno.

Seguirono momenti di silenzio che fecero stare Riza in ansia più che mai. Ma non si sarebbe mai aspettata ciò che il moro avrebbe detto dopo.

«Se desideri spararmi, fallo pure.» La donna sgranò gli occhi, mentre l’angoscia l’assaliva: ma che stava dicendo quell’uomo? Lei stava facendo tutto questo per fermarlo, per fermarsi, e lui…

«Anche se…» continuò il moro, la voce più tranquilla, «dopo che mi avrai levato di mezzo… che farai?»

Riza sospirò. Glielo aveva già detto, perché adesso glielo stava chiedendo? Forse non aveva capito… in effetti, era stata un po’ sibillina. Rimase un attimo in silenzio, cercando delle parole che fossero chiare, ma non precipitose. «Non avrei ragione di passare una vita spensierata in solitudine. Perciò, una volta finita questa battaglia, cancellerei da questo mondo il mio corpo colmo di pazzia assieme a quello dell'Alchimista di Fuoco.»

Roy digrignò i denti. Non poteva essere vero! Quindi… aveva capito bene… si sarebbe addirittura tolta la vita… No. Non poteva permetterglielo. In nessun modo. E poi le aveva fatto una promessa: avrebbe cercato in tutti i modi di eseguire quell’ordine che lui stesso aveva dato. E non poteva disobbedire facendosi sparare da lei, tutto per colpa del suo stupido istinto e della rabbia che aveva dentro!

Infuriato con stesso, lanciò rabbiosamente una fiammata in un corridoio laterale. Fece un sospiro rilassò le spalle. «Non lo posso accettare… e non posso… sopportare l’idea di perderti…» sussurrò lui, mentre abbassava lo sguardo. Alla sola idea di perderla, ebbe una fitta al cuore.

Ed, Envy e Scar, intanto, guardavano in silenzio la scena. E il biondino si rese conto di quanto forte fosse il loro legame: erano bastate quelle frasi del Tenente Hawkeye per farlo calmare. E quelle parole, soprattutto, non erano falsità, stupide scuse per fare cambiare idea al Flame Alchemist… no, lei stava dicendo la verità. Lo si leggeva negli occhi della donna, quegli stessi occhi che li aveva sempre visti trasmettere lucidità e fermezza, e che ora, invece, erano colmi di paura, di dispiacere… di tristezza.

«Accidenti, in che razza di situazione mi trovo…» continuò il moro con tono dimesso. «Un ragazzino mi rimprovera… un uomo che un tempo era mio nemico mi fa la paternale…» disse riferendosi rispettivamente a Ed e a Scar. «E ancora una volta… tu» disse voltandosi verso la donna «soffri per causa mia… ». Si stava rivolgendo a lei considerandola semplicemente Riza Hawkeye, non il suo Tenente.

La bionda sgranò appena gli occhi, sia per parole dell’uomo che per suoi occhi colmi di tristezza.

Roy sospirò: «Sono solamente un grandissimo idiota…». S’avvicinò, per poi posare la mano guantata su quella della bionda, che impugnava la pistola, abbassandola: «Mi dispiace davvero…».

Il moro si sedette a terra, nel tentativo di calmarsi definitivamente, mentre si chiedeva come avesse potuto farle fare quel gesto che, se lo sentiva -o forse, in fondo, lo sapeva- lei trovasse orribile.

Riza, intanto, vedendo che il suo superiore si era finalmente fermato, sospirò e si accasciò a terra, sollevata. Aveva avuto una paura tremenda. Paura di dover davvero premere quel grilletto.

I loro sguardi si sollevarono e, per un solo attimo, s’incrociarono. Si sorrisero appena e, attraverso lo sguardo, si ringraziarono reciprocamente.

Lei lo ringraziò di essersi fermato, di non aver seguito l’istinto, di aver mantenuto la promessa di non morire.

Lui la ringraziò semplicemente di esserci sempre.

 

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Note finali

Un paio di note finali su questo capitolo:

1. I dialoghi che ho usato sono quelli del doppiaggio italiano di FMAB (ho trovato un sito dove scaricarli, e poi li ho copiati pari pari). Solo uno non è del doppiaggio italiano: quello che Riza dice quando Roy le chiede cosa avrebbe fatto dopo che lui sarebbe morto. La versione che ho usato l’ho trovata in una traduzione del manga che avevo scaricato. Il significato di fondo è lo stesso, ma mi piaceva di più questa versione… insomma, la trovavo più “Royaiosa”! *w* XD (sono pazza, lo so, sopportatemi XD)

2. Quando alla fine ho scritto che entrambi si guardano negli occhi e si sorridono… è un pezzo che mi sono inventato. Ma quando ho visto quella scena, immaginavo che sarebbe successo (oddio, nella mia testa c’era anche la versione con abbraccio e bacio, a dirla tutta…. u///u). Nella versione originale non c’è (peccato…. ç_ç), ma visto che qui cambio appena le cose (e io volevo che accadesse), ce l’ho messo u.u

In questo capitolo ho provato a parlare dei sentimenti che Roy e Riza provano in quel momento. Non so se ci sono riuscita, ma almeno ci ho provato, cosa che desideravo da un po’ ^_^

Riguardo l’intera fan fic, ho deciso come dividere le varie parti in cui è suddiviso (non so se vi ricordate, ma l’avevo scritto tra le note del capitolo scorso): con il testo di una canzone. In pratica: verso la fine dell’ultimo capitolo di ogni parte, metterò un pezzo di una canzone che, in qualche modo, c’entra con il momento o coi loro sentimenti. Così la suddivisione sarà più chiara. ^_^

Prima di lascarvi, ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate e che hanno commentato il primo capitolo, sia su EFP che su DeviantArt: GRAZIE! (_ _)

Al prossimo capitolo! ^_^

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Capitolo 3
*** Angoscia ***


Note iniziali

Ed ecco a voi il terzo capitolo di questa fan fiction!

Ammetto che avrei voluto metterci meno tempo, ma dovevo ricopiare i vari dialoghi degli episodi che mi servivano, per non parlare di un paio di giorni impegnati, ma soprattutto il CALDO. Mi sta seriamente uccidendo, e mi fa passare la voglia di fare le cose… -_-’’’ Addirittura, avevo cominciato un disegno per mia zia da farle mettere in cornice, ma da quando sono tornata da mia nonna non l’ho più preso in mano… anche se, in generale, praticamente non sto disegnando. L’idea di mettermi concentrata sul foglio a disegnare… mi viene il panico. Ammetto che stare al computer me lo fa di meno… il perché non lo so… mah… XD

Vabbè, a voi delle mie paranoie sul caldo non ve ne frega una mazza, quindi la smetto e vi lascio al capitolo! XD

Buona lettura! ^_^

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A thing to say

 

Capitolo 3:  Angoscia

 

Un incubo. Un terribile incubo.

Ecco cos’era quel momento per Roy Mustang. Quando vide quella scena, il suo unico desiderio era quello di svegliarsi il prima possibile. Solo che tutto quello non era affatto un sogno.

Gli sembrò di vedere la scena al rallentatore: il taglio sulla gola di Riza, i suoi occhi che si spalancarono per lo stupore e il dolore, le gocce di sangue che seguirono la traiettoria della caduta su un fianco come la scia di una stella cometa. Infine lei a terra, con il sangue che cominciò a scorrere, formando una pozza sotto la donna, e cominciando a sporcarle i vestiti e i capelli color oro.

«Tenente! Tenente!» la chiamò Roy più volte, con voce disperata, quando si rese conto che era tutto vero. La bionda era a terra, gli occhi ancora sgranati, mentre si teneva una mano sulla ferita, nella vana speranza di far fuoriuscire meno sangue.

Quella specie di dottore, intanto, sorrise, come soddisfatto della reazione del moro. «E adesso, ti decidi ad aprire il portale, Colonnello Mustang?»

«Maledetto! Me la pagherai!» gli urlò Roy con tutto il fiato e la rabbia che aveva. Si sporse, come se si potesse così svincolare dalla presa di quegli uomini senza più un nome. E avrebbe tanto voluto liberarsi, riempire di pugni quel vecchio pazzo, togliendogli dalle labbra quell’odioso sorriso, e correre infine dalla sua Riza.

Il Flame Alchemist guardò nuovamente la bionda, mentre veniva portata da uno di quegli uomini su un cerchio di trasmutazione, trascinata e buttata come se fosse un oggetto o la carcassa di un animale, mentre sul terreno si disegnava una scia di sangue. Un’altra cosa che lo fece ribollire di rabbia.

«Tenente! Rispondimi!» le urlò ancora Roy, nella speranza di sentire la voce della donna.

«Avanti, » cominciò quel vecchio con voce calma «esegui una trasmutazione umana e diventa il quinto sacrificio... Se non ti sbrighi, questa donna perderà la vita!» Roy lo sapeva: non c’era bisogno che quel bastardo glielo ricordasse. E intanto, pensò quanto fosse disgustoso ricattarlo sfruttando la vita della persona a cui teneva di più. «Ah, ma forse ho capito: preferisci trasmutarla quando è già morta, non è così? Bè, anche questo è possibile…»

“Bastardo…” pensò il moro, digrignando i denti e sentendosi inutile, e soprattutto, in trappola.

In quel momento, la voce flebile della bionda interruppe i pensieri del Flame Alchemist. «Io… non morirò…» disse rivolgendosi a quello scienziato «perché devi sapere che… ho ricevuto il preciso ordine… di non morire…» Nel sentire queste parole, Roy ebbe una fitta al cuore.

«Se si potesse ottenere un corpo immortale facilmente, non sarebbe molto leale, non trovi?» le rispose il vecchio “dottore”, serio, facendo notare la stupidità di quell’ordine. Poi si rivolse di nuovo verso Roy: «Mustang, mi comunichi la tua scelta? La tua preziosa donna sta per lasciarci... Se non fai niente, morirà dissanguata…» Un attimo di silenzio, in cui il vecchio si gustò tutto il dolore che il Flame Alchemist stava provando. Infilò una mano sotto il camice bianco, pronto a fare il suo colpo di scena: «Per fortuna, io sono un medico che sa usare l'Alchimia. Inoltre, il caso vuole che sia in possesso di una pietra filosofale» e con gesti lenti e calcolati, mostrò una piccola boccetta di vetro con del liquido rosso. «Questo significa che potrei, con assoluta certezza, salvare la vita di questa donna, e ci riuscirei senza fare il benché minimo sforzo. Ma… se lei muore prima che tu abbia preso la tua decisione, non potrò più fare nulla per poterla salvare.»

Roy seguì il discorso fino ad un certo punto. L’angoscia lo stava assalendo, non sapendo che fare, mentre il suo sguardo, a tratti sfocato dalla disperazione (o forse dagli occhi lucidi), si spostava dal rosso del sangue di Riza, al rosso della pietra filosofale. “Cosa devo fare? Cosa?!” si chiese il moro, pensando che forse fare quella trasmutazione, pur di salvare la vita di Riza, non fosse proprio una cattiva idea. Avrebbe dato un braccio, una gamba, o entrambi, pur di vederla ancora vivere.

Nel frattempo, lo scienziato aveva notato il silenzio della bionda. «Oh, che silenzio… è diventata molto taciturna, non vorrei che fosse già morta.»

Roy sgranò gli occhi: “No, no, no, non può essere morta! Non può!”

Ma la voce di Riza si sentì di nuovo: «Colonnello… non c'è alcun bisogno che lei… esegua una trasmutazione umana… non la faccia…» Lo supplicò con la voce e con lo sguardo, mentre ansimava e il corpo continuava ad essere scosso da tremiti.

«Ma tu la farai… » disse il vecchio «non è vero, Mustang?»

Roy strinse gli occhi. Cosa avrebbe dovuto fare? Non fare la trasmutazione, rischiando perdere Riza, oppure farla, salvandola ma deludendola?

«Allora?» lo incalzò lo scienziato. Non poteva aspettare troppo tempo, l’uomo doveva diventare il quinto sacrificio, il prima possibile.

Il moro guardò Riza, incrociando i suoi occhi color cioccolato, come se al loro interno potesse trovare la risposta al suo dilemma.

La donna lo guardò prima intensamente, poi spostò gli occhi verso l’alto. Da quel punto, aveva visto una cosa molto interessante sopra di lei. Sperò con tutta l’anima che il Flame Alchemist capisse.

Il moro la guardò sconvolto, poi abbassò la testa.

«D’accordo…» disse il moro con voce flebile.

Il “dottore” sorrise con fare insano. «Bravo! Allora, farai ciò che ti ho chiesto?»

La bionda guardò il suo superiore con tristezza: “Allora… non ha capito…

«D’accordo…» ripeté il Flame Alchemist «… Tenente. Non eseguirò una trasmutazione umana!»

Il vecchio rimase a bocca aperta. «La vuoi abbandonare? E' un gesto molto crudele.»

Roy sorrise con sicurezza: «Abbandonare? Non accetto critiche da chi tratta gli uomini come pedine da sacrificare.»

«Loro sono felici di dare la vita per una giusta causa. Li ho nutriti quando i genitori li avevano abbandonati. Sarebbero morti tutti di fame, se non fossi intervenuto io. Ho dato loro un'istruzione di prim'ordine. Ho dato loro un valido motivo per vivere. Per questo i miei uomini mi sono profondamente grati» gli rispose il vecchio con tono serio.

«Ecco perché rimarrai molto sorpreso, dottore» gli rispose a tono Roy.

«Ma che cosa…» cominciò lo scienziato, stupito dal cambiamento del moro, ma non finì la frase e sparì da sotto gli occhi dei presenti.

«E’ scomparso…» sussurrò Scar con lo sguardo confuso.

Proprio in quel momento, la boccetta con il denso liquido rosso cadde sulla testa di uno di quei pretendenti a diventare Comandante Supremo. Alzò lo sguardo, e con sorpresa vide che in una specie di buco nel soffitto, proprio sopra il cerchio di trasmutazione e Riza, c’era il vecchio, catturato con la particolare bava appiccicosa di Jelso.

Mentre il “dottore” supplicava la chimera di liberarlo, dicendo che era l’unica possibilità per salvare la vita della bionda, dal buco scesero May e Zampano. Approfittando della sorpresa creata dalla loro comparsa improvvisa, la ragazzina di Xing e il cinghiale-chimera lanciarono rispettivamente i pugnali e gli aculei contro i nemici. Grazie al loro intervento, sia Roy che Scar riuscirono a liberarsi.

Il Flame Alchemist ne approfittò immediatamente per correre verso Riza, e senza rendersene conto lanciò via la boccetta con la pietra filosofale, facendo disperare la povera May. Al moro in quel momento non gliene fregava niente della pietra: la sua unica priorità era la sua Riza. Ma uno degli uomini senza nome gli si piazzò davanti.

«Levati di mezzo!» urlò Roy, lanciando una fiammata con la mano sinistra, che indossava il guanto ancora intero.

Per un attimo, gli sembrò che la donna fosse una meta inarrivabile: gli sembrava di continuare a correre senza riuscire ad avvicinarsi. Quando finalmente la raggiunse, la prese tra le braccia: «Tenente, non mi devi abbandonare! Tenente, apri gli occhi! Tenente! Tenente!» La sua voce, nel vedere Riza con gli occhi chiusi e svenuta, ormai allo stremo, era colma di disperazione.

La battaglia intorno a lui scomparve, mentre pensava ad una soluzione per salvare la bionda. Non si accorse nemmeno di uno dei nemici, che provò a colpirlo alle spalle. Fortunatamente, intervenne Darius in tempo, che lo cacciò via con un calcio.

«Va tutto bene?» chiese l’uomo gorilla, ma non ebbe alcuna risposta dal Flame Alchemist, che continuava a chiamare la bionda.

«Non morire! Tenente, resta con me!» Per un attimo la voce di Roy s’incrinò: aveva già perso Hughes, il suo migliore amico, non voleva perdere anche l’altra persona più importante della sua vita. Ormai la disperazione aveva preso il sopravvento del famoso e fortissimo Flame Alchemist, mentre sentiva le lacrime salirgli agli occhi.

Fu proprio quella voce disperata a colpire May. Lasciò perdere la pietra filosofale, il motivo per cui aveva fatto quell’infinito viaggio attraverso il deserto, e corse verso i due militari: «Lei è più importante!»

Roy si voltò verso la ragazzina, mentre quest’ultima cominciava a tracciare un cerchio con il sangue di Riza. «Ci penso io!» urlò la moretta, ansimante, cercando di fare il più in fretta possibile.

Da rosso, il cerchio sul pavimento si accese di una luce azzurrina. Quando il lampo scomparve, Riza strinse gli occhi: stava lentamente riprendendo conoscenza.

«Tenente!» disse Roy, sporgendosi immediatamente verso la bionda. La prese tra le braccia e la strinse teneramente, assaporando il calore del corpo della donna. Al diavolo le regole e tutto il resto: l’importante era che Riza fosse salva.

«Per il momento ho fermato l'emorragia, ma devi trovare subito un vero medico!» disse la ragazzina di Xing.

Il Flame Alchemist la guardò con gli occhi colmi di gratitudine: «Grazie, ti sono debitore…»

La moretta, come risposta, gli sorrise. In quel momento non era per niente dispiaciuta della scelta che aveva fatto.

Subito dopo, Roy guardò con dolcezza la sua Riza. Nella sua testa risuonava un solo pensiero, incessantemente: “E’ ancora viva”.

In quel momento, la bionda aprì lentamente gli occhi. Sentì il calore di un corpo e delle braccia che la stringevano. Poi vide cha la persona in questione indossava un cappotto nero. Capì immediatamente chi era: Roy.

Lo guardò sorridendo: «Colonnello, mi dispiace molto…». Si sentiva in colpa per tutto quello che era successo, e soprattutto per la paura che gli aveva fatto provare.

«Non parlare, pensa a riposare» disse il moro, accigliandosi appena.

Ma la donna continuò, guardandolo con affetto: «Mi creda, sono così felice... che si sia accorto del mio cenno…» Non ci sperava molto, non era facile da capire.

«Siamo stati insieme talmente a lungo…» disse lui, sorridendole di nuovo con dolcezza, mentre ripercorreva velocemente la vita trascorsa insieme fino a quel momento. « Ho visto che… mi lanciavi delle occhiate come per dire “se osi eseguire la trasmutazione, ti sparo”…»

Riza sorrise alla piccola battuta, anche se, in effetti, era vero.

Roy si sentì alleggerito nel vederla sorridere, e l’abbracciò nuovamente, mentre il cuore cercava ancora di calmarsi dall’angoscia provata pochi minuti prima. E in quel momento si rese conto di una cosa.

Riza aveva detto lo avrebbe seguito se lui fosse morto, perché la sua vita non avrebbe avuto più alcun senso. Gli sembrava una roba assurda, quando lei lo disse, ma ora… capì che lui avrebbe fatto lo stesso. Perché senza di lei, non avrebbe avuto la forza di andare avanti. E poi… doveva dirle quella cosa, e per questo l’avrebbe seguita ovunque. Che fosse stato tra le stelle del paradiso o tra le fiamme dell’inferno. “Molto più probabile la seconda…” si disse Roy con una punta di amarezza.

Scosse la testa: non doveva pensare a queste cose. Ormai era tutto finito.

… per il momento.

 

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Note finali 

Olè! Ce l’ho fatta! :D

Allora, anche qui alcune note finali su questo capitolo:

1. Non sono impazzita nell’usare le stesse frasi iniziali dello scorso capitolo, ma la cosa è voluta. E per un semplice motivo: entrambi sono terribilmente scossi dai due avvenimenti, e quindi li ho voluti, in qualche modo, accomunare da questo elemento. ^_^

2. Siccome la cosa fondamentale in questa raccolta è il rapporto tra Roy e Riza, ho eliminato alcuni elementi (non ho specificato troppo sulla battaglia), e alla fine ho aggiunto un dolce abbraccio in più… u///u (perché, come nello scorso capitolo, lo volevo… anzi, pure qui c’era la versione con bacio… ehm, ehm… u////////u)

3. Mi rendo conto di non aver reso molto le emozioni come sono riuscita a fare col capitolo 2. :/ Eppure ho guardato l’episodio in questione con molta attenzione, cercando di notare ogni piccolo particolare utile, ma più di questo non sono riuscita a fare… -.-’’ Insomma, non mi sento soddisfatta così come lo ero dello scorso capitolo. :/

4. Nella mia testa, oltre ad una versione diversa della fine di quest’avvenimento, c’era anche quel pensiero che ho scritto alla fine, cioè che anche Roy si sarebbe tolto la vita nel caso Riza fosse morta. Ne sono più che convinta: Roy era disperato in quella situazione, e di sicuro quell’idea gli è passata per la testa. Glielo si leggeva in faccia. Ma questo è solo un mio parere. ^_^

Anche qui un finale un po’ disgustoso. Ma è per un semplice motivo: la battaglia finale non è ancora finita. Per loro, almeno, non so per la fan fic: sono ancora un po’ indecisa. Vabbè, lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo! XD

Ringrazio tutti coloro che seguono e commentano la storia, sia su EFP che su DeviantArt! Grazie! (_ _)

Al prossimo capitolo! ^_^

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Capitolo 4
*** Sentimenti cristallini ***


Note iniziali

E finalmente, il capitolo numero 4! ^_^

Chiedo perdono a tutti coloro che lo aspettavano: un po’ ho avuto altro da fare, un po’ non avevo idee per l’altra mia fan fic in corso, “Tre nuovi Alchimisti”, ed io mi sono ripromessa di aggiornarle in modo alternato. Chiedo scusa. ^_^’’

Vi lascio, così non vi rompo più le scatole! XD

Buona lettura!

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A thing to say

 

Capitolo 4: Sentimenti cristallini

 

Il sole era ormai scomparso dal cielo, brillando da dietro l’orizzonte e dando spazio alle prime luci della sera. Le mura bianche e spoglie della stanza dell’ospedale, tinte di arancio durante il tramonto, stavano lentamente tornando del colore originale.

“Finalmente un po’ di pace…” pensò Roy, ora che avevano anche cenato e tutti se ne erano andati. Ripensò alla fine del “Giorno della Promessa” e a tutto il lavoro che aveva fatto finora per Ishval, seppur cieco. E soprattutto, ad un avvenimento di quello giornata: la visita di Marcoh, accompagnato dal dottor Knox, e la grande notizia che gli era stata data. Presto avrebbe riacquistato la vista.

Riza, nella stessa stanza e seduta sul proprio letto, notò che il moro era pensieroso: «Colonnello, si sente bene?»

L’uomo sorrise: «E tu? Tutto bene?» chiese, preoccupato per la ferita al collo.

La donna sospirò. «E’ sempre il solito: pensa prima agli altri e poi a stesso. E non ha risposto alla mia domanda…»

«Non sono io quello che ha ricevuto un profondo taglio al collo» rispose prontamente lui.

«Le ricordo che anche lei è stato ferito…» disse la bionda, accigliandosi appena per la testardaggine dell’uomo.

«Intendi alle mani?» chiese lui, gli occhi puntati verso di lei, seguendo la provenienza della voce. «Bah, non è niente… A differenza di te, non ho rischiato di morire dissanguato…»

Lo sguardo di Riza s’intristì. Lui aveva sofferto nel vederla in quello stato, e lei si sentiva in colpa. «Mi dispiace…»

Roy sgranò gli occhi, stupito e confuso: «Ti… dispiace?». Poi capì, e la sua espressione s’addolcì: «Non dirmi che ti stai ancora scusando per essere stata ferita?»

La donna non rispose, rimanendo con lo sguardo fisso sulle lenzuola azzurrine.

Il moro sospirò: lui era testardo, ma anche lei non scherzava. Mise le gambe fuori dal letto e si alzò: voleva andare verso Riza.

Quando lei lo vide, chiese preoccupata: «Colonnello, che sta facendo?!»

L’uomo sorrise, tranquillo: «Voglio solo raggiungerti…»

«Ma potrebbe farsi male!» disse la bionda, spostando le lenzuola per alzarsi anche lei.

Il rumore della stoffa non sfuggì al Flame Alchemist: «Non provare ad alzarti! Ce la faccio da solo!» la richiamò, serio. «Non preoccuparti, sarà sì e no un metro!» aggiunse, divertito (ma per niente dispiaciuto) dalle premure della donna.

Riza non si mosse, ma seguì l’uomo passo dopo passo, finché non si sedette sul bordo del suo letto.

«Visto? Tutto a posto!» disse Roy, sorridendo.

La bionda sospirò, poi sorrise: seppur cieco, era pur sempre Roy Mustang, e la sua testardaggine sarebbe rimasta in eterno.

Il moro cercò di tornare sul discorso di prima, sorridendole con dolcezza: «Non devi sentirti in colpa per essere stata ferita… tu hai fatto di tutto per sfuggire alla presa di quegli uomini… ti ricordo che anch’io e Scar siamo stati catturati…»

«Io… non mi sento in colpa per essere stata ferita…» disse debolmente la bionda.

Sul viso dell’uomo si dipinse un’espressione confusa.

Riza continuò: «Mi sento in colpa… per averla fatta soffrire…»

Roy si stupì per quelle parole, poi cercò di tranquillizzarla: «Il concetto è lo stesso: tu sei stata solo una vittima in quell’occasione.»

Riza non rispose: si sentiva appena un po’ più serena, ma non poteva fare a meno di continuare a sentirsi responsabile.

Il moro decise di rompere quel pesante silenzio: «E tornando alla domanda che mi hai fatto prima…»

La donna alzò lo sguardo su di lui.

«… sto bene, non ti devi preoccupare. Stavo solo ripensando a quello che è successo oggi.»

Riza sorrise: anche lei era felice di quella notizia. «Già… presto recupererà la vista…» disse lei, allungando istintivamente la mano verso quegli occhi, spenti ma ancora per poco. Prima che la mano potesse anche solo sfiorarlo, però, Roy gliela prese e la strinse.

La donna sgranò gli occhi: a volte quell’uomo non sembrava essere cieco. «Ma come…»

«Ti ho semplicemente sentito» spiegò lui, sorridendo. Da quando aveva perso la vista, aveva affinato un po’ l’udito.

L’uomo continuò, mentre giocherellava con la mano della donna: «Sai, non vedo l’ora di riacquistare la vista. Da quando l’ho persa, mi sono reso conto che alcune piccole cose che prima, vedendole tutti i giorni, mi sembravano insignificanti, sono in realtà molto importanti per me.» Tra queste, c’era la vista dei suoi fidati sottoposti, della sua città, della sua casa. Per non parlare della vista rassicurante della figura di Riza e dei suoi capelli biondi.

«… Davvero?» chiese lei, leggermente insicura. Quel contatto non le dispiaceva, ma le faceva uno strano effetto, non essendoci abituata.

«Ah, mi è tornata in mente una cosa!» esclamò il moro.

La donna alzò un sopracciglio, confusa.

Roy continuò: «Ti ricordi di quando eravamo nel rifugio sotterraneo? Ti dissi che se tutto fosse andato per il meglio, avrei poi dovuto dirti una cosa…»

«Sì, mi ricordo…» rispose la bionda.

«Ebbene, visto che siamo sopravvissuti al “Giorno della Promessa”, posso anche dirtelo!» spiegò il moro, leggermente euforico.

«Allora?» lo incitò Riza: era piuttosto curiosa.

«Sì, ma prima…» La mano dell’uomo si mosse, partendo dal polso della bionda e percorrendo il braccio.

«C-Colonnello! Che sta facendo?!» chiese Riza, sgranando gli occhi per lo stupore, mentre le guance s’imporporavano appena.

Il Flame Alchemist sorrise: «Aspetta, sto cercando una cosa…»

“Sta… cercando una cosa?” ripeté mentalmente lei.

Nel frattempo, la mano dell’uomo continuò il suo “viaggio”, sfiorandole la pelle morbida. «Qui c’è la spalla…» sussurrò il moro. «… e qui il collo…» disse addolcendo il sorriso, sentendo la fasciatura sotto le dita. Gliela accarezzò per un attimo, poi riprese la sua ricerca: la mano arrivò sulla guancia della donna, poi percorse il profilo del volto fino al mento.

La donna, intanto, si era sentita piuttosto imbarazzata da quello strano comportamento, per non dire che a farla sentire così era proprio la sensazione delle dita dell’uomo sulla propria pelle.

Finalmente, Roy si fermò quando arrivò alle labbra. «Eccole…» sussurrò lui.

«Cercava… le mie labbra?» chiese Riza.

«Già…» rispose l’uomo, sorridendole teneramente. Poi, poco alla volta, avvicinò il proprio viso a quello della donna, posandole infine un bacio casto sulle labbra. Si staccò da quel contatto le sussurrò: «Ti amo, Riza. Era questo che volevo dirti.»

Roy non poteva vedere l’espressione stupita della donna, per non parlare del leggero rossore in volto. Non se lo aspettava minimamente: sapeva che lui provava affetto per lei (l’aveva visto chiaramente durante quella terribile battaglia), ma… non era preparata a questo. E adesso non sapeva che dire: lo amava, certo, lo amava da tantissimo tempo, dal periodo dell’apprendistato a villa Hawkeye. Ed era per questo che lo aveva seguito nell’esercito. Sapeva che così facendo non sarebbero potuti mai stare insieme come persone fidanzate o sposate, ne era perfettamente cosciente, ma non aveva mai visto da parte dell’uomo un interessamento del genere, quindi non si era creata il problema. Per lei andava bene così: stare sempre al suo fianco. Ma ora che lui aveva detto questo, non sapeva come rispondergli. Dire di non ricambiare avrebbe fatto male ad entrambi, ma dire il contrario avrebbe messo in pericolo la carriera di lui e il suo sogno, anzi, il loro sogno. Oltre al fatto che sarebbero stati irreparabilmente separati.

Roy notò il silenzio della donna: non si aspettava di certo che gli saltasse al collo, ma che almeno dicesse qualcosa. «… Riza?»

La donna si fece coraggio, anche se non fu per nulla facile, ma non riuscì a guardarlo in faccia: «Colonnello, lei… sta dicendo delle stupidaggini…»

L’uomo sgranò gli occhi: «Cosa? Ma…»

La bionda lo interruppe e continuò, sentendosi più sicura e alzando lo sguardo: «Si rende conto che in questo modo metterebbe in pericolo la sua carriera militare? E di conseguenza, il suo sogno di salire sul gradino più alto?»

Lui lo sapeva. Lo sapeva perfettamente che avrebbero rischiato entrambi. Ma credeva che Riza, provando gli stessi sentimenti, avrebbe almeno voluto fare un tentativo… o forse lei non provava ciò che provava lui.

Il moro sospirò: «Ho… capito.» Continuò, abbassando gli occhi e sorridendo amaramente: «Questo è stato il tuo modo più cortese per dirmi che non ricambi i miei sentimenti…»

«No, io ricambio i- », ma per quando Riza si rese conto di ciò che stava dicendo, era ormai troppo tardi. Le era involontariamente sfuggito.

La speranza si riaccese nel cuore di Roy: «Davvero?»

La bionda non rispose, mentre un leggero rossore le invase le guance. Ormai la frittata era fatta e non sapeva come risolvere il problema.

Il moro stavolta non si scoraggiò: immaginò che lei potesse sentirsi in imbarazzo, non solo per quei sentimenti, ma anche per essersi fatta scoprire in modo stupido mentre cercava di salvaguardare il loro sogno. La conosceva fin troppo bene. Un po’ d’impeto, cercò nuovamente le labbra della donna, per poi prenderle il viso tra le mani e darle nuovamente un bacio casto.

«Colonnello, io… ho paura… non voglio perderla…» sussurrò Riza appena le loro labbra si staccarono.

«Nemmeno io voglio perderti.» disse Roy. «Né come militare, né come donna da amare.»

Riza sgranò appena gli occhi.

L’uomo continuò: «So perfettamente che rischiamo, Riza… ma… averti al mio fianco e non avere nemmeno la possibilità anche solo di abbracciarti mi fa stare male…»

Un lungo e pesante silenzio scese tra i due. E fu Roy a interromperlo: «Riza, capirò se tu non vuoi rischiare. Lo accetterò senza problemi…» disse con tono tranquillo, anche se in realtà era dispiaciuto. E intanto, mentalmente, maledisse quella stupida e inutile legge anti-fraternizzazione.

Un altro momento di pesante silenzio scese tra i due. Questa volta, però, venne interrotto dalla bionda: «Sento che ci metteremo nei guai…» sussurrò.

Roy sorrise: quindi aveva accettato! … forse. «Ma lo sai che sono un ottimo stratega!» disse con tono allegro. Poi aggiunse, più serio: «Faremo molta attenzione, te lo prometto.»

«Lo spero… soprattutto per lei, Colonnello…» confessò la donna.

«Dovrebbe essere “lo spero, soprattutto per te, Roy”.»

«Come?» chiese Riza, confusa.

«Se dobbiamo cominciare una relazione, dovresti darmi del “tu” almeno quando siamo da soli… e chiamarmi anche per nome, logico…» spiegò lui.

«Mmh…» mugolò la bionda in segno d’assenso mentre abbassava lo sguardo, non del tutto convinta. O forse, semplicemente, cercava di calmarsi e di far scomparire il rossore in volto, che da quando era comparso sembrava non avere intenzione di andarsene. Sapeva che Roy non la poteva vedere, ma si sentiva comunque una stupida ragazzina alla prima cotta. Anche se… in realtà il moro sapeva del suo rossore: sentiva il calore attraverso le mani, ancora posate sul suo viso.

«Ah, un’ultima cosa…»

La donna alzò lo sguardò su di lui.

«Se vogliamo “ufficializzare” la cosa almeno tra di noi, dovresti dirmi anche tu le due “paroline magiche”… Sempre se è vero che ricambi i miei sentimenti…» finì con un sorriso leggermente divertito.

La bionda avvampò. Voleva che gli dicesse “ti amo”?! Ma… tanto erano chiari i suoi sentimenti! E soprattutto, l’idea di rivelare così palesemente ciò che provava per lui la metteva talmente in imbarazzo…

«Ehi, tutto ok?» chiese l’uomo, sentendo attraverso le mani l’improvviso aumento di calore.

«S-sì… allora…» balbettò la donna. Non riusciva a muovere la lingua, non solo a causa dell’imbarazzo, ma anche perché si sentiva terribilmente stupida!

Doveva calmarsi. Prese un profondo respiro e disse tutto d’un fiato: «Ti amo, Roy»

La risposta di lui fu un bacio, che stavolta cercò di approfondire. E la bionda, poco alla volta, si sentì più serena e ricambiò.

Quando le loro labbra si staccarono, il moro appoggiò la sua fronte su quella di Riza, e disse con tenerezza: «Mi bastavano solo le parole “ti amo”, ma tu sei riuscita a dire anche a dire il mio nome…»

«Sì, sorpreso?» chiese la bionda, sentendosi un po’ più tranquilla e sorridendo divertita.

Roy ricambiò il sorriso: «Sì, sono sinceramente sorpreso…»

La donna rise leggermente: «Stupido…»

«Gentile da parte tua…» disse lui, fintamente offeso.

Riza non poté fare a meno di ridere: durante il lavoro quel comportamento le dava terribilmente fastidio, ma fuori dall’ufficio non le era mai dispiaciuto… solo che aveva fatto in modo di non dimostrarlo mai.

Il moro la sentì e pensò che dovesse essere bellissima, sicuramente. Attirato da quel suono, la baciò per l’ennesima volta.

«Ma quante volte vuoi di baciarmi?»

«Ho intenzione di farlo per tutta la notte» rispose lui dolcemente.

Lei alzò un sopracciglio: «E per quale motivo?»

L’uomo sorrise: «Tenterò di recuperare tutti gli anni che ho perso…»

«Ne avrai tutto il tempo…» disse Riza, sorridendo per quella strana frase.

«No, perché dopo mi rimarranno sempre degli anni che non avrò recuperato!» spiegò Roy come se fosse una cosa ovvia.

La donna sospirò e sorrise: «Ti rendi conto che stai dicendo una cosa senza senso?»

Il moro aggrottò le sopracciglia: «Per me non è una cosa senza senso…». Il sorriso si dipinse nuovamente sulle sue labbra: «Non importa, ho deciso che ti bacerò tutta la notte…»

Avvicinò il proprio viso a quello di Riza.

«… e lo farò…» finì l’uomo, sussurrandolo a fior di labbra.

E Roy mantenne davvero la sua promessa. Fino alle prime luci dell’alba.

 

I am talking to you

You don't seem to hear

My feelings for you are crystal clear

Oh, please take my hand

You will understand

I just wanna have you always near

 

You are the ONE

It's not just for fun

 

Don't wanna miss you, tonight

I wanna kiss you so right

Don't wanna miss you, tonight

I want to kiss you untill the sunrise.*

(“Don’t wanna miss you”, Catalin Josan)

 

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*Traduzione:

(Sto parlando a te

Non sembri ascoltare

I miei sentimenti per te sono chiarissimi

Oh, per favore prendi la mia mano

Capirai che io voglio averti sempre vicina

 

Tu sei l'unica

Non sei solo un passatempo

 

Non voglio perderti, stanotte

Voglio baciarti per bene

Non voglio perderti, stanotte

Voglio baciarti fino al sorgere del sole.)

 

Note finali

Evviva, ce l’ho fatta! X3

Allora… che posso dire: con questo capitolo è finita la prima parte. Ovvio che tutte le fan del Royai avessero già capito cosa Roy volesse dire a Riza… XD

E… mi rendo pure conto che entrambi non sono un granché IC. Ci ho provato, con tutto il cuore, ma non sono del tutto convinta… come al solito, soprattutto con Riza. Anche se ho provato a pensare come sarebbe stata la sua reazione. Il fatto che rimanga sulla difensiva, cercando di far restare tutto com’era, lo vedo molto da lei. Così come, sinceramente, ce la vedo ad imbarazzarsi un po’ in una situazione del genere, soprattutto a dover dire palesemente i suoi sentimenti. Anche quando dice di sentirsi stupida lo vedo molto “da Riza”. Ovvio, questa è una mia idea personale. Ed è tra le mie idee personali anche il fatto che lei possa scherzare un pochino con Roy, se solo lei si “sciogliesse” un po’. Vabbè, ditemi voi!

Ammetto che all’inizio avevo in mente tutt’altra canzone. Ed ero in crisi quando dovevo sceglierle, perché ad una delle “parti” mancava, e non ne trovavo una adatta. Quando poi, per curiosità, sono andata a vedere la traduzione di questa canzone, ho pensato che fosse perfetta. Soprattutto quel primo pezzo (sempre per il discorso “Riza che rimane sulla difensiva”), ma anche quando dice “tu sei l’unica, non voglio averti solo come passatempo”. Nella storia non l’ho scritto, ma è ovvio che si riferisce alla fama di Roy come donnaiolo.

A rifletterci, forse molti di voi potrebbero odiare questa canzone a causa della pubblicità a cui faceva da sottofondo. XD Ma, come vi ho già detto, letta la traduzione, me ne sono innamorata! *w*

Riguardo al titolo, forse a prima vista qualcuno potrebbe pensare che per “cristallini” s'intende “fragili”, ma io intendevo che erano chiari, limpidi. Ammetto che non avevo idee, quindi mi sono ispirata al testo della canzone, pensando che poteva andar bene non solo per la dichiarazione, ma anche per l’imbarazzo di Riza a dire esplicitamente i propri sentimenti. So che non è il massimo, scusate… _ _|||

Il finale è… un po’ da schifo. Volevo la classica “frase ad effetto”, ma… niente. Non mi è venuta l’illuminazione. -.-‘’

E quando ho scritto che Roy maledice la legge anti-fraternizzazione, in realtà… la maledico io! è_é *Royaier convinta* XD

Ah, mi stavo dimenticando la cosa più importante! Forse leggendo questo capitolo, qualcuno penserà che i capitoli 2 e 3 non c’entrano, e invece non è così. Perché ne ho approfittato per approfondire i loro sentimenti, e per renderli più chiari, non solo a voi lettori, ma un po’ anche ai due personaggi stessi.

Bene, direi che questo è tutto. Anche perché ho già scritto delle note troppo lunghe XD

Ma prima, ringrazio tutte le persone che leggono/seguono/commentano/mettono tra le preferite o tra le ricordate la mia storia, sia su EFP che su DeviantArt! Ovviamente sono sottintesi anche i “lettori silenziosi”! Grazie! (_ _)

Al prossimo capitolo! :D

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Capitolo 5
*** Tangibile tensione ***


Note iniziali

Ce l’ho fatta! Ho scritto finalmente il nuovo capitolo! ^_^

Dopo la prima parte, con questo capitolo inizia la seconda, ambientata qualche tempo dopo lo scorso capitolo.

Detto questo, vi lascio. Buona lettura! Ah, e anche Buon Anno Nuovo! ^_^

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A thing to say

 

Capitolo 5: Tangibile tensione

 

«Ah, accidenti…»

«Cerchi di rilassarsi, Generale…»

Le due persone che stavano parlando erano rispettivamente il Generale Maggiore Roy Mustang, o più conosciuto come il famoso Flame Alchemist, e il Tenente Colonnello Riza Hawkeye, il miglior cecchino di Amestris e assistente personale dell’uomo.

Soli in una stanza, aspettavano con trepidazione. Anche Riza, certo, solo che lei riusciva sempre ad essere più controllata del moro.

Quest’ultimo, visibilmente nervoso, deglutì a vuoto per l’ennesima volta, mentre si guardava nello specchio di fronte e trovava anche il più piccolo difetto, in particolare nei capelli, portati all’indietro per l’occasione. La bionda, intanto, cercava di mettergli a posto l’alta uniforme, spazzolandogliela con cura.

«Mica facile!» disse Roy, rispondendo alla bionda. «Tra qualche…»

«Lo so, lo so…» sospirò la donna. «Tra qualche minuto la sua vita potrebbe cambiare totalmente. Ormai l’ha detto tante di quelle volte…»

Un momento di silenzio scese tra i due, in cui l’uomo distolse lo sguardo dallo specchio e fissò la bionda. “Anche se… dovrei correggere quella frase… e dire che la nostra vita potrebbe cambiare totalmente…”. Da quando avevano deciso di cominciare, non senza rischi, una relazione, quello era ormai un pensiero fisso nella testa dell’uomo.

Quella strana pace, intanto, attirò l’attenzione di Riza, che alzò lo sguardo: «Come mai questo silenzio? Fino ad adesso non ha fatto altro che lamentarsi…»

«Hai ragione, scusami… Sono così teso…» disse, sorridendo appena.

Lei ricambiò il sorriso, poi posò la spazzola per prendere un fazzoletto e passare alla lucidatura dei gradi e delle medaglie. «Lo so, la capisco… ma non le farà bene: deve cercare di rilassarsi, altrimenti rischia di fare brutta figura…»

«Mmmh…» mugolò lui, annuendo. Dopo qualche altro secondo di silenzio, in cui il moro aveva continuato a fissare la donna, un sorrisetto increspò le labbra di lui.

«Forse… c’è un modo per rilassarmi…». Per quando la bionda alzò lo sguardo, l’uomo le aveva già circondato la vita e le aveva bloccato la mano che teneva il fazzoletto, per poi baciarla subito dopo con passione. Poco dopo spostò le labbra verso il collo, continuando a posarle piccoli baci sulla pelle.

Dopo un attimo di smarrimento in cui Riza si lasciò pervadere dalla piacevole sensazione, la donna si riprese e con la mano libera impugnò una delle sue fidate pistole e la puntò al collo del moro.

Appena sentì il freddo metallo sulla propria pelle, Roy si bloccò e si allontanò subito da lei, alzando le mani in segno di arresa, mentre un sorriso preoccupato gli compariva sulle sue labbra. «Eddai, Riza…»

«“Eddai Riza” un corno!» disse lei nervosa, capendo dove il moro voleva arrivare. «Primo, farlo non la farebbe rilassare, anzi! La ecciterebbe ancora di più! Secondo, chiunque sarebbe potuto entrare e scoprirci! E come l’avrebbe spiegato, eh?!». Mentre parlava, si accigliava sempre di più: era davvero arrabbiata.

L’uomo sospirò: «Va bene, Riza, perdonami…»

«E non mi chiami “Riza”!» disse lei, spingendo ancora di più la pistola sul collo del moro. «Qualcuno potrebbe sentirci!»

«Perdonami, perdonami, perdonami!» disse subito lui, adesso davvero terrorizzato.

La donna gli lanciò un’altra occhiataccia di rimprovero, poi mise a posto la calibro 9. «Bene.»

Quando Roy vide finalmente la pistola dentro la fondina, si rilassò definitivamente. Ma per la sua incolumità, decise di rimanere in silenzio, mentre la bionda riprendeva a lucidare le medaglie.

Poco dopo, il moro cercò di scusarsi: «Non volevo fare sul serio… non qui, almeno… insomma, era solo per alleviare un po’ la tensione…»

«Bè, non lo faccia mai più. Non è stato di mio gradimento» disse lei, seria.

Le labbra dell’uomo s’incresparono in un sorrisetto furbo: «Ah, sì? A me sembrava proprio il contrario…»

Lei, semplicemente, lo fulminò con lo sguardo, e subito lui riprese a scusarsi: «Perdono, perdono!»

Proprio in quel momento, bussarono alla porta.

«Avanti!» disse Roy.

Aperta la porta, comparve un soldato, che si mise subito sull’attenti. «Generale Maggiore Mustang, la riunione comincerà tra dieci minuti.»

Il moro annuì e a quel cenno il soldato scomparve, richiudendo la porta.

«E’ giunto il grande momento…» disse la bionda.

«Già…» disse lui, pensieroso. Poi alzò lo sguardo sulla donna di fronte: «Senti, se… se andrà come spero… dopo dovrò dirti una cosa…»

Riza sorrise divertita: «Che strano, ho un dejà vu…»

Roy la guardò confuso, poi capì e sorrise: «Hai ragione, è una scena molto simile…». Poi tornò serio: «Solo che… stavolta non potrò dirtelo subito.»

Adesso fu il turno della bionda a guardarlo confusa.

«Vedi, prima… dovrò fare un’altra cosa…»

Lei sbatté più volte le palpebre, sempre più confusa: «Va bene…»

L’uomo sorrise dolcemente: «Capirai quando sarà il momento…»

«Allora aspetterò…» disse la bionda, stringendosi nelle spalle.

Nel frattempo, Roy prese il cappello e se lo mise con cura, poi si avvicinò alla porta, si affacciò per un secondo sul corridoio, e infine rientrò nella stanza. Tutto sotto lo sguardo di Riza, che alzò un sopracciglio: «Generale, che sta facendo?»

Lui si avvicinò, sorridendo: «Controllavo se potevi augurarmi “buona fortuna”…»

Lo sguardo della donna era nuovamente confuso: «Bè… buo-»

Ma non riuscì a finire la frase, che si trovò le labbra del suo amante sulle proprie. Fu un bacio tenero e dolce, che la donna, stavolta, non tardò a ricambiare, stringendosi a lui.

Quando le loro labbra si divisero, Roy la guardò con dolcezza: «Era questo l’augurio che volevo…»

Riza, in risposta, sorrise teneramente. Ma subito s’allontanò da lui, per paura che qualcuno li potesse vedere. «Aspetterò qui» disse semplicemente lei.

Il moro annuì, per poi uscire dalla stanza, lasciandola sola. Chiuse la porta dietro di sé e sospirò. Poi si avviò verso la grande stanza in cui si sarebbe tenuta la riunione.

Ad ogni passo che faceva, il cuore gli batteva sempre più forte. E senza che lo sapesse, all’unisono con quello della sua amata.

 

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Note finali

Bene, ce l’ho fatta! ^_^

Scusatemi se non ho aggiornato prima, ma a causa delle feste non sempre riuscivo ad accendere il computer, e così non riuscivo a finirlo e a controllare la presenza di eventuali errori…

Stavolta il tono è meno serio, a causa di Roy che fa lo scemo con Riza XD

Chissà se qualcuno di voi avrà capito cos’è di preciso questa “riunione”… secondo me, qualcuno sì… scoprirete di preciso cos’è con il prossimo capitolo…

Spero che i due personaggi siano abbastanza IC… E non sono molto convinta nemmeno del titolo… Vabbè, purtroppo dovete tenervelo così: altre idee non me ne sono venute… -.-‘’

Come sempre, ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate e a chi commenta, sia su DeviantArt che su EFP! Grazie infinite, poiché avete deciso si leggere la fan fiction scritta da questa pazza dell’autrice! XD

Al prossimo capitolo! ^_^

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Capitolo 6
*** Tutto o niente ***


Note iniziali

Finalmente ho postato il nuovo capitolo! ^_^

Scusate se ho impiegato tanto tempo, ma ultimamente con i capitoli dell’altra mia fan fic in corso, “Tre nuovi Alchimisti”, vado sempre in crisi… ^_^’

Buona lettura! ^_^

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A thing to say

 

Capitolo 6: Tutto o niente

 

Infine, il momento della verità era giunto. La riunione era stata lunga e faticosa, e subito dopo si era tenuta la votazione. Ed ora, tutti i più alti gradi dell’Esercito di Amestris, riuniti in quella grande sala, aspettavano con trepidazione il risultato.

Grumman, il Comandante Supremo, prese la parola. Era invecchiato da quando aveva preso il potere e ormai il suo fisico chiedeva totale riposo. Eppure, nei suoi piccoli occhi si vedeva ancora quello sguardo da volpe che ormai era diventata una sua caratteristica. «Bene, è giunto il momento di sapere i risultati. Immagino l’ansia che vi sta attanagliando, soprattutto nei due maggiori candidati.» disse, sorridendo divertito. Continuò: «Secondo gli assistenti che hanno contato i voti, è stata una lotta fino all’ultimo. Questo perché la vittoria è stata decretata da un solo voto di differenza.»

Il cuore di Roy cominciò a battere sempre più forte, tanto che credette che potessero sentirlo tutti i presenti nella sala.

Scese un momento di silenzio, in cui Grumman si divertì a far aumentare l’ansia degli astanti. Gli anni in più potevano anche averlo indebolito e aver fatto aumentare il numero di rughe, ma non avevano mutato minimamente il suo carattere.

«Bene, leggiamo il risultato.» disse il Comandante Supremo, cominciando ad aprire la busta. I gesti furono calmi, ma a Roy sembrarono addirittura al rallentatore. Tra pochi secondi sarebbe potuto cambiare tutto o niente.

Quando Grumman aprì il foglio contenuto all’interno della busta, nascose dietro i grandi baffi il sorriso gioioso che gli si era dipinto sulle labbra. «A quanto pare avevo ragione: sono stati i due maggiori candidati ad avere più voti: il Tenente Generale Olivier Milla Armstrong e il Generale Maggiore Roy Mustang.» I due si alzarono in piedi e il Flame Alchemist, senza farsi notare, deglutì, ma a vuoto: quell’ansia lo stava letteralmente uccidendo.

Il Comandante Supremo continuò: «Ma solo uno di voi» disse rivolgendosi direttamente agli interessati, «ha vinto alle votazioni. Quindi…» e ci fu un altro momento di pausa. Grumman si stava davvero divertendo.

Roy non ce la faceva più, gli sembrava che il cuore volesse uscirgli dal petto tanto che batteva forte.

Quanto avrebbe voluto, in quel momento, avere l’autocontrollo di Riza!

«… il nuovo Comandante Supremo è… il Generale Maggiore Roy Mustang!»

Il Flame Alchemist sbarrò gli occhi. Doveva aver avuto un’allucinazione causata dall’ansia, di certo. Ma il suono degli applausi che proruppe nella stanza lo riportò alla realtà. Subito pensò alla reazione della sua avversaria, la cosiddetta “Regina delle nevi”, e si aspettò un qualche attacco d’ira, ma non ci fu. Anzi, mentre applaudiva la donna sembrava stranamente tranquilla.

«Avanti, nuovo Comandante Supremo, si avvicini!» disse Grumman, sorridendo.

Roy si mosse, ancora un po’confuso. Pensò che, forse, potesse essere un sogno: a breve si sarebbe svegliato e avrebbe scoperto che era tutta opera della sua mente. Ma quando sentì il tocco dell’anziano militare sulla sua spalla, capì che era davvero tutto reale.

«Congratulazioni!» disse l’anziano militare stringendogli la mano. «Domani si terrà la cerimonia ufficiale.»

«Certo… grazie mille, Signore» disse il Flame Alchemist sorridendo.

Compilò e firmò i documenti necessari, e subito dopo tutti i presenti, uno alla volta, andarono a congratularsi con lui. Per ultima, quando se andarono tutti, il Tenente Generale Armstrong si avvicinò. A malavoglia, gli porse la mano, che lui strinse subito dopo.

«Congratulazioni…» disse la donna. «Anche se sai perfettamente che non sopporto affatto questa sconfitta.» aggiunse con tono gelido.

«Lo so, lo so… » disse il Flame Alchemist, mentre faceva un sorriso imbarazzato, dietro cui nascondeva tutta la paura che stava provando in quel momento.

«Bah, mi chiedo ancora come tu abbia fatto a vincere…» sbottò la donna Generale. Gli voltò le spalle e s’avviò verso l’uscita. «Vedi almeno di renderla felice.»

Il moro sbatté più volte le palpebre, confuso. «COSA?!» esclamò lui quando capì, e subito la raggiunse. «Tu… tu sai di me e… e…» balbettò lui, non riuscendo a completare la frase.

«Di te e Hawkeye? Sì.» disse la donna, girando appena la testa e guardandolo con sufficienza.

Il nuovo Comandante Supremo era sempre più confuso. «Ma… ma… come?»

Adesso la “Regina delle nevi” si voltò del tutto verso l’uomo. «Ho i miei informatori» rispose lei con calma, spostando con un gesto della mano alcuni capelli biondi.

Il moro la guardò serio: «Perché non hai usato questa informazione a tuo favore? Avresti potuto eliminarmi con facilità…»

Il Tenente Generale non lo fece finire e in uno scattò d’ira sguainò il suo fioretto finemente decorato: «Non pensare che l’abbia fatto per te!»

Roy fece subito un paio di passi indietro: anche se era il nuovo Comandante Supremo, anche se sapeva che lei era una persona di fiducia in caso di difficoltà, non poteva fare a meno di provare una sensazione di terrore puro quando si trovava di fronte a lei.

Dopo un paio di secondi la donna sembrava essersi calmata, ma continuò a tenere il suo fioretto in mano. «L’ho fatto per Hawkeye. So che è una brava ragazza e provo stima per lei, quindi merita di essere felice. Anche se mi chiedo come possa essersi innamorata di un imbecille come te…»

«Ehi!» esclamò il moro, offeso.

«E poi» aggiunse la donna «volevo che questa sfida fosse combattuta ad armi pari.»

«Oh, bè… allora… grazie…» disse il moro. La donna Generale gli lanciò un’occhiataccia, e lui subito aggiunse: «In nome di Hawkeye!»

«Mh» mugolò la “Regina delle nevi” e girò sui tacchi per andarsene, appoggiando il suo fioretto sulla spalla. Dopo qualche passo, si voltò e puntò la lama affilata contro il Flame Alchemist: «Ah, e ricordati: se non la farai felice, ti farò a fettine e prenderò il tuo posto!»

Il moro s’irrigidì: «C-certo!». Detto questo, la donna s’avviò definitivamente, e lui poté finalmente tirare un lungo sospiro di sollievo.

L’uomo si fece di nuovo serio: ora doveva dare la notizia a Riza. E, tra qualche tempo, dirle quella cosa.

 

- - -

 

Riza non ce la faceva più ad aspettare. Erano ormai passate ore da quando Roy era andato alla riunione, e né lui arrivava, né lei aveva notizie su quello che stava succedendo.

Era una cosa così importante quella che si stava decidendo in quella sala, che anche il suo autocontrollo se n’era andato a quel paese. Roy poteva essere diventato il nuovo Comandate Supremo, e ciò avrebbe significato la coronazione del loro sogno, e significava pure che tutto quello che avevano passato, il dolore che avevano visto, le battaglie che avevano combattuto, tutto quello era servito a qualcosa. Ma poteva essere anche andata in modo diverso, e quindi tutta quella fatica non era servita a niente.

La cecchina continuava riflettere guardando fuori dalla finestra e intrecciando nervosamente le dita delle mani, quando sentì la porta della stanza aprirsi. Immediatamente si voltò, e ciò che vide la deluse: sul viso di Roy non c’era dipinto nessun sorriso. Non poteva sapere che il moro stava ancora pensando al discorso fatto poco prima col Tenente Generale Armstrong.

La bionda s’avvicinò, con il rumore degli stivali sul pavimento come unico sottofondo. Si fermò di fronte a lui, e finalmente risuonò qualche parola nella stanza: «Non è… andata bene

«Cosa?» esclamò confuso il Flame Alchemist, distratto dai suoi pensieri. Quando guardò il viso della donna, la vide leggermente rattristata.

«L’ho visto… pensieroso…» disse la bionda, continuando ad usare il “lei”: chiunque sarebbe potuto entrare da un momento all’altro.

«Stavo… solo riflettendo su una cosa…» spiegò semplicemente lui, stringendosi nelle spalle.

«Allora?» lo incalzò Riza.

Finalmente le labbra dell’uomo si aprirono in un raggiante sorriso: «Bè…. Ecco… Hai davanti il nuovo Comandante Supremo!»

Un’espressione gioiosa compare sul viso della bionda, e il suo cuore fece addirittura una capriola dalla felicità, ma rimase al suo posto e mantenne il solito contegno: «Ne sono così felice!»

A Roy, invece, in quel momento non gliene fregava niente di regole e contegno, così la prese tra le braccia e la strinse. «Finalmente… finalmente il nostro sogno si è avverato!»

«Generale… anzi, Comandante, qualcuno potrebbe vederci!» disse Riza, allarmata.

«Umpf, hai ragione…» Si staccò da lei, chiuse la porta a chiave e tornò subito ad abbracciarla, e ne approfittò pure per darle un bacio sulle labbra. «Così non ci sono problemi!»

La cecchina rise leggermente, stringendosi a lui: «Sei sempre il solito…»

«Sono fatto così, non posso farci niente!» disse lui, sorridendo e guardandola negli occhi color cioccolato, così grandi e stupendi che ci si poteva riflettere senza problemi. «Mi sembra ancora tutto così incredibile…» aggiunse con dolcezza.

La donna tornò seria: «Questo è solo l’inizio… da adesso il lavoro da fare sarà ancora più duro…»

«Lo so perfettamente» rispose il moro. «Ma so anche che, con l’aiuto dei miei sottoposti e della mia meravigliosa assistente, riuscirò senza problemi a fare quel che devo…»

«Sperando solo che l’assistente non debba fare invece la baby-sitter…» aggiunse lei con tono scherzoso, prendendolo in giro.

Subito il Flame Alchemist s’imbronciò, ma poi un sorrisetto furbo si fece largo sulle labbra: «No, solo che dovrà continuare ad essere la mia amante…» e subito s’avvicinò alle labbra della donna, me venne fermato da una mano.

«Non ci sono problemi, » disse lei seria, «ma non sul posto di lavoro! Il mio superiore dovrà tenere a bada i suoi ormoni!»

Roy sbuffò, scocciato. La liberò dall’abbraccio, tanto ormai il bacio era sfumato.

Riza, invece, si divertì a vedergli quell’espressione sul viso. Decise di sorprenderlo: gli prese il viso tra le mani e lo baciò con passione. E il moro, dopo un primo momento in cui rimase interdetto, non si fece sfuggire l’occasione (ovviamente), così la strinse e ricambiò.

Quando s’allontanarono, fu il turno di lei a guardarlo con dolcezza: «Sul lavoro dovrà stare calmo, ma a casa è tutto un altro discorso…»

«Ottimo…» rispose lui con uno dei suoi sorrisi maliziosi.

«Piuttosto…» cominciò la cecchina, allontanandosi e riprendendo il suo tono formale, prima che qualcuno potesse sentire i loro discorsi dal corridoio (e dopo, altro che sogno avverato). «E’ proprio sicuro che quella “cosa” non me la possa dire adesso?» chiese, curiosa.

Il Flame Alchemist fece un sorrisetto divertito: «No, mio caro Tenente Colonnello, ancora non posso

Riza prese il cappotto e cominciò ad andare nel corridoio: «Va bene, per qualche settimana potrò aspettare…»

«Veramente…» la interruppe il moro, sorridendo leggermente imbarazzato, mentre la seguiva e chiudeva la porta «forse dovrai aspettare qualche mese…»

Gli occhi della bionda si sbarrarono. «Qualche… mese? Ma che deve fare?!»

Il moro rise: «Vedrai, vedrai

Raggiunsero l’automobile parcheggiata di fronte all’edificio e salirono, Riza al posto di guida e il moro a fianco.

«Senti…» cominciò Roy, con un tono tra il dolce e il malizioso, «ti va di festeggiare la vittoria a casa mia?»

«Con piacere…»

 

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Note finali

Finito! ^_^

Avete finalmente scoperto cos’era questa fantomatica riunione! Chissà se qualcuno di voi aveva già immaginato che c’entrasse con la nomina del nuovo Comandante Supremo! :D

Che sia chiaro: non so come funzionino queste cose nella realtà, quindi mi sono inventata tutto di sana pianta ^_^’

Non volevo far morire Grumman, mi dispiaceva! Poverello, lui è al primo a sostenere il Royai! (visto che dice a Roy “vorrei che sposassi mia nipote” e… bè, sua nipote è Riza!) XD

Per quanta riguarda Olivier Milla Armstrong (a cui ho pure aumentato il grado), ho pensato che potesse avere un comportamento del genere. L’ha detto esplicitamente che prova stima per Riza (come per Havoc), e sappiamo pure che in fondo (moooolto in fondo) è una donna buona… spero che alla fine non risulti OOC a voi lettori!

Non so perché, ma mi sono resa conto che dopo i primi 4 capitoli, più seri, da questa seconda parte sto scrivendo più scene divertenti… boh, mi viene automatico! E qui entrambi mi sono venuti addirittura piuttosto maliziosi… forse perché, in fondo, è passato del tempo dalla dichiarazione, e quindi il loro rapporto è “maturato” (diciamo così)… Spero che i capitoli vi piacciano comunque! ^_^’’

Il titolo non è un granché, lo so… ma c’è comunque attinenza col contenuto: come ho scritto, sapere il nome del nuovo Comandante Supremo avrebbe potuto cambiare tutto o niente, appunto. (fa schifo lo stesso… -.-‘’ ndVocina nella testa)(Lo so! Ma non avevo idee, maledizione! çAç ndMe)

Come sempre, ringrazio tutti coloro che hanno messo questa storia tra le seguite/preferite/ricordate a anche a chi legge semplicemente, sia su DeviantArt che su EFP. E ovviamente, a chi recensisce la storia! (chissà se, con la comparsa di Olivier, non compaia anche una recensione di VioletJuliet… XD)

Al prossimo capitolo! ^_^

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Capitolo 7
*** Promessa ***


Note iniziali

Lo so. Sono, come sempre, in ritardo mostruoso. Purtroppo l’altra mia fan fic in corso, “Tre nuovi Alchimisti”, mi dà sempre più spesso problemi per… mancanza di idee. Inoltre, pensavo che l’idea che avevo avuto per questo capitolo facesse risultare Roy e Riza (soprattutto quest’ultima) un po’ OOC… quindi ringraziate Hummingbird Royaifan se alla fine l’ho scritto lo stesso! XD Spero solo che non risultino, appunto, OOC… (in quel caso prendetevela con me, non con Hummingbird!)

Bene, vi lascio all’ultimo capitolo della seconda parte di questa fan fic! ^_^

Buona lettura! ^_^

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A thing to say

 

Capitolo 7: Promessa

 

Maniacale”. Era questo l’aggettivo giusto per descrivere il modo in cui Roy Mustang stava controllando per l’ennesima volta tutto quello che aveva fatto.

Finita “l’esaminazione”, si appoggiò con le mani allo schienale di una sedia. Sospirò: era finalmente arrivato il giorno in cui le avrebbe detto quella cosa.

Erano passati molti mesi da quando Roy Mustang era diventato il nuovo Comandante Supremo. L’inizio fu difficile, poiché la quantità di lavoro era aumentata in modo considerevole, ma non impossibile, grazie all’aiuto della sua fidatissima Riza Hawkeye.

Tempo dopo la nomina, fece finalmente una delle tante cose che desiderava fare con il suo grado: chiedere l’abolizione della legge anti-fraternizzazione. Aspettò qualche mese, per paura che la gente pensasse che volesse diventare Comandante Supremo solo per quello. Comunque, con molta sorpresa, scoprì che molti militari erano contrari a quel decreto, e, dopo alcune votazioni, la legge anti-fraternizzazione venne eliminata.

Adesso erano passati quattro o cinque mesi da allora, periodo in cui, nel frattempo, Roy e Riza avevano reso pubblica la loro relazione. E ora, era il momento di dirle quella cosa. Anzi, di chiedergliela.

Però… chissà se lei vorrà-” pensò Roy, ma non riuscì a finire mentalmente la frase, perché suonò il campanello.

Quando andò ad aprire, una splendida Riza vestita con abiti sobri comparve davanti ai suoi occhi.

«Buonasera» salutò la bionda.

«Ciao. Sei bellissima questa sera» salutò il moro, posandole un bacio sulle labbra.

La donna rise leggermente, mentre porgeva all’uomo la sua giacchetta: «Me lo dici tutte le volte che ci vediamo, qualunque cosa io mi metta!»

«Che ci posso fare se sei bella con qualunque vestito?» disse lui, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Sulle labbra, poi, comparve un pericoloso sorrisetto malizioso: «Quando non hai niente addosso, poi…»

Riza sospirò, quasi scocciata, mentre si avviava nella piccola sala da pranzo: «Ecco che comincia…»

«Eddai!» cominciò il moro sorridendo, mentre spostava galantemente la sedia per far accomodare la donna. «Era per farti un complimento!»

La bionda lo guardò seria, quasi minacciosa: «Roy Mustang, sai perfettamente che questo tipo di cose non sono di mio gradimento.»

«Ok, ok, scusa!» disse Roy, spaventato dall’idea che la sua amata Riza impugnasse le sue fidate calibro 9. Era un’abitudine che lei non aveva perso.

«Bene!» disse Riza con tono deciso, ma col sorriso sulle labbra. In fondo, si divertiva a vedergli quelle espressioni sul volto: era il suo modo di prenderlo un po’ in giro.

Un secondo dopo, però, il sorriso scomparve: la luce si spense e nella stanza cadde il buio più totale.

«Roy? Deve essere saltata la corrente!» disse lei, nella speranza che il moro rispondesse e le facesse capire dove si trovasse.

Al posto della voce dell’uomo, però, sentì uno schiocco di dita, e l’attimo dopo si accesero alcune candele poste sul tavolo di fronte a lei. Riza spalancò gli occhi, sorpresa.

«Ti va una cena a lume di candela?» disse Roy, in piedi di fronte a lei, dall’altra parte del tavolo. Sorrise nel vedere il volto della bionda: l’effetto sorpresa gli era riuscito.

«Certo…» rispose la bionda sorridendo, appena ripresasi dallo stupore.

Fu una cenetta intima, piacevole. Roy stesso aveva preparato tutti i piatti, dall’antipasto alla frutta. Riza rimase sorpresa ancora una volta: lo conosceva da tanti anni, ma non sapeva che fosse un cuoco provetto. E non sapeva nemmeno tutte le volte che, nei giorni precedenti, lui aveva impiastricciato tutta la cucina (e anche quasi dato fuoco) mentre provava e riprovava a cucinare quelle ricette, cercando di impararle e di farle perfette.

«E ora… il dolce!» disse il moro, sorridendo soddisfatto e felice all’idea che la fatica dei giorni precedenti non era stata inutile.

«Ma io non ce la faccio, sento che sto per scoppiare…» disse la donna, sorridendo imbarazzata.

«Non puoi dire no!» disse l’uomo con tono dispiaciuto. «Ho preparato appositamente per te una cosa speciale!»

La donna sospirò, per poi sorridere: «Va bene, ma solo un assaggio…»

«Ottimo!» disse Roy, per poi posarle sulle labbra l’ennesimo bacio della serata prima di avviarsi in cucina. Lì, prese il vassoio e si fermò. Il momento era giunto. Il cuore batteva forte, emozionato, ed ebbe un attimo di esitazione. Era davvero il momento giusto? Oppure avrebbe dovuto aspettare ancora?

«Roy? Tutto bene?» disse la voce di Riza, che lo distolse dai suoi pensieri. L’uomo scrollò la testa: non era il momento di farsi prendere dai dubbi. Era una scelta ponderata: ci aveva riflettuto bene, per intere notti, e infine aveva deciso. Non poteva fermarsi proprio ora.

Determinato, prese il vassoio e andò nella sala da pranzo, sorridendo divertito: «Eccomi, non sono scappato!»

La donna rise: «E’ che non ti ho visto più arrivare…»

Lui sorrise in modo rassicurante: «Tranquilla, è tutto a posto.» Detto questo, posò davanti a Riza il vassoio, il cui contenuto era nascosto da un coperchio.

La bionda sbatté un paio di volte le palpebre, confusa: «Ma…»

«Avanti!» la incalzò Roy.

Riza tolse il coperchio, e restò ancora più confusa nel vedere cosa c’era sotto: una scatolina. Incuriosita, la prese tra le mani: le sembrava di averne già viste alcune simili da qualche parte, ma non ricordava dove…

Sempre più curiosa, aprì la scatolina: un anello. Un piccolo anello di oro bianco, dalla forma semplicissima, con un piccolo diamante incastonato in modo da avere la superficie perfettamente liscia. Guardò poi all’interno del coperchio: c’era un bigliettino, scritto con l’inconfondibile ed elegante calligrafia di Roy. Mi vuoi sposare?

Il moro, nel frattempo, era rimasto di fianco alla donna, in piedi, ma non aveva avuto il coraggio di guardare la sua reazione. Decise infine di farlo, e quando vide il volto della bionda, si sorprese, anzi, meglio dire che si spaventò: con occhi sgranati, fissava la scatolina e… piangeva.

Roy si spaventò non poco: Riza Hawkeye non piangeva mai, e l’unica volta che gliel’aveva visto fare era stato tanto tempo addietro, nei sotterranei di Central, quando Lust le fece credere che lui era morto.

L’uomo non sapeva che fare: non era certo sua intenzione farla piangere! Appena si riprese, afferrò dal cassetto di un mobile un fazzoletto e lo porse alla donna. «R-Riza… io…» riuscì a malapena a sussurrare.

Lei, intanto, prese il quadratino di stoffa, mentre le lacrime continuavano a rigarle le guance in un pianto silenzioso, senza singhiozzi. Roy la osservò asciugarsi gli occhi: non riusciva a capire dall’espressione cosa Riza stesse provando in quel momento. Si maledisse: non sapeva cosa aveva fatto di male, ma di certo quella reazione era stata per causa sua.

La bionda, nel frattempo, riuscì a calmarsi un po’. «Scusami…» disse lei, con la voce leggermente incrinata, «è che…»

«Che?» la incalzò Roy.

«… non me l’aspettavo» completò lei, sorridendo. Continuò, balbettando appena per l’emozione: «Io… insomma… tu… non sai da quanto tempo lo desideravo…» disse lei, mentre le lacrime riprendevano a scorrere.

Roy sgranò gli occhi, stupito. Anche lei… aspettava questo momento? Subito dopo si diede mentalmente dell’idiota: anche se era Riza Hawkeye, era pur sempre una donna, e tutte, in fondo, desiderano l’arrivo un momento simile.

Intanto, la bionda continuò: «E poi, noi… dopo tutto quello che abbiamo fatto… meritiamo davvero la felicità?», riferendosi alla guerra di Ishval avvenuta tanti anni prima.

Dopo un attimo di silenzio, il moro s’abbassò, le prese il fazzoletto dalle mani e le asciugò teneramente le lacrime. «Riza, ascoltami» cominciò lui con tono serio. «Io… non so se lo meritiamo, ma… per qualche motivo, il destino ci ha dato questa possibilità. Adesso sta a noi decidere se afferrarla e approfittarne, oppure no.»

Nella stanza scese nuovamente il silenzio, mentre i due restavano nella medesima posizione. Fu Riza a rompere quella pace, sospirando: «Hai ragione.»

«E… quindi?» chiese lui quasi con un sussurro, asciugandole l’ultima lacrima presente sulla guancia: voleva avere la conferma di ciò che aveva pensato.

Lei, in tutta risposta, sorrise con dolcezza e appoggiò delicatamente la sua mano su quella dell’uomo: «Ma certo che accetto di sposarti…»

«Ma… ne sei sicura?» chiese Roy.

«Perché non dovrei esserlo?» ribatté lei, con lo stesso sorriso sulle labbra.

«Insomma…» cominciò il moro «sei sicura di volermi sposare? Di volere al tuo fianco, per il resto della tua vita, un uomo orgoglioso, narcisista e debole come me?»

Riza, in un primo momento, sgranò gli occhi. Poi, in modo del tutto inaspettato, si mise a ridere sommessamente. Roy non poté non rimanere a dir poco sorpreso.

«Fa uno strano effetto sentire il Comandante Supremo Roy Mustang riconoscersi i propri difetti…» disse lei, continuando a sorridere divertita, mentre il moro metteva il broncio. La bionda poi continuò, più seria: «E comunque… anche senza sposarti, avevo deciso di seguirti per il resto della mia vita… anzi, mi pare di aver detto “fino all’inferno”…» aggiunse sorridendo con dolcezza.

L’uomo ricambiò il sorriso: «Sì, “fino all’inferno”…» Prese l’anello dalla scatolina e lo infilò con delicatezza all’anulare della bionda. Un bacio sigillò nuovamente quella promessa.

Qualche mese dopo, in data 11 giugno, la promessa venne sigillata un’altra volta ancora. Stavolta davanti all’altare.

 

Cause everytime we touch, I feel this static

And everytime we kiss, I reach for the sky

Can't you hear my heart beat so?

I can't let you go

Want you in my life.*

(“Everytime We Touch”, Cascada)

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*Traduzione:

(Perché ogni volta che ci tocchiamo, sento la staticità

E ogni volta che ci baciamo, raggiungo il cielo

Non riesci a sentire il mio cuore che batte così?

Non posso lasciarti andare

Ti voglio nella mia vita.)

 

Note finali

Finita la seconda delle quattro parti! ;3

Ebbene sì: ciò che Roy doveva chiedere a Riza era se voleva sposarlo. Chissà se qualcuno di voi l’aveva capito… secondo me, qualche Royaier più incallito sì! XD

Non ero convinta del tutto per il fatto che Riza si mette a piangere. Ho cercato di rendere comunque questo gesto più IC scrivendo che lo fa silenziosamente, senza singhiozzi, e che è una specie di “evento straordinario” se succede. Ma non so se alla fine questa cosa risulti ugualmente OOC o no… ^_^’’

Dopo un po’ di stupidità e di un po’ più di passionalità nello scorso capitolo (di cui, alla fine, mi sono resa conto di non essere granché soddisfatta… :/), qui torna la serietà (a parte Roy che litiga con la cucina e il fatto che si riconosca i proprio difetti XD) e il romanticismo, sperando di non avere esagerato con quest’ultimo… Proprio perché volevo fare questo capitolo più serio, non ho messo un piccolo pezzo. Per farlo, poi, avrei dovuto specificare che Roy ha i baffi e Riza i capelli corti (quindi, mentre leggete, immaginateveli senza baffi lui e coi capelli lunghi lei). In poche parole: Riza accettava di sposare Roy solo se lui si tagliava i baffi, e lui l’avrebbe fatto solo se lei si faceva ricrescere i capelli. L’idea mi era venuta perché ODIO quei baffi (non presenti nel manga, per fortuna!) e perché mi piace di più Riza coi capelli lunghi.

Una noticina sull’anello. Ho pensato di fare questa specie di fedina con un piccolo diamante piuttosto che il classico solitario con una pietra più grande. Giusto perché, personalmente, quest’ultimo tipo di anello non lo vedo molto adatto a Riza, al contrario di una piccola e più semplice fedina. ^_^

Ultima nota sulla canzone finale: so che è una canzone molto dolce e romantica, e per questo non proprio adatta a Roy e Riza, ma quando ho letto la traduzione sono rimasta colpita da quel “ti voglio nella mia vita”. Mi sembrava perfetta per un pezzo in cui Roy chiedeva a Riza di sposarlo, ricordandomi il “lo voglio” nelle cerimonie nuziali! E parlando di matrimonio, ho scritto che si sono sposati l’11 giugno perché… bè, è la data del Royai Day! X3

… ok, ho scritto di nuovo delle note infinite… (e pensare che quando avevo cominciato questa fan fic mi ero ripromessa di non farlo… -.-‘’ XD)

Ringrazio infinitamente tutti coloro che commentano/leggono solamente questa storia e chi l’ha messa tra le preferite/seguite/ricordate, sia su EFP che su DeviantArt: grazie! (_ _)

Al prossimo capitolo! ^_^

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Capitolo 8
*** Inversione di ruoli ***


Note iniziali

Rieccomi qui! :D

Vi chiedo umilmente perdono per l’ennesimo ritardo! ç_ç L’altra mia fan fic in corso, “Tre nuovi Alchimisti”, mi dà sempre più problemi… e l’ispirazione non viene!

Vabbè, parlando di questa fan fic… con questo capitolo comincia la terza delle quattro parti in cui è suddivisa la storia! ^_^

Buona lettura! ^_^

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A thing to say

 

Capitolo 8: Inversione di ruoli

Ansia. Tanta, troppa. Un groviglio all’altezza dello stomaco.

Ecco come si sentiva Riza. E da ben una settimana, cioè da quando sapeva dell’arrivo di quel giorno.

Roy, intanto, in un raro momento di pausa, stava leggendo il giornale, seduto sul divano della nuova casa in cui abitavano da qualche mese lui e Riza. O meglio, la nuova signora Mustang.

Il Flame Alchemist, comunque, non si era reso conto di nulla, né in quel momento, né nei giorni precedenti. Come sempre, la donna era riuscita a nascondere l’inquietudine grazie al suo rinomato autocontrollo.

Mentre l’uomo continuava a leggere, sentì alle sue spalle la bionda che percorreva il corridoio con passo veloce.

«Roy, io esco!» disse lei rapidamente, poi seguirono vari rumori, mentre lei prendeva le chiavi, la borsa e la giacca.

«Cos…» balbettò lui, sorpreso, per poi chiedere, voltandosi e rimanendo seduto: «E dove vai così di fretta?»

Momento di panico. Riza, a malincuore, gli mentì, anche se solo in parte, rispondendogli: «Ho un appuntamento con Rebecca…»

«Ah, va bene» disse lui più tranquillo. Continuò, però, ad osservarla, mentre lei s’allacciava i bottoni della giacca. L’uomo sentiva che c’era qualcosa di diverso in lei, qualcosa di strano, eppure… a guardarla così, non aveva nulla. Era la solita Riza. Tranne per il fatto che da un po’ di tempo non era più la moglie del Comandante Supremo, ma quella del Capo di Stato, mentre a guidare l’Esercito c’era Olivier Milla Armstrong… ma questo era tutt’altro discorso. Ad ogni modo, più guardava la donna, più non vedeva nulla d’insolito.

Intanto, nella casa era sceso un momento di silenzio, interrotto dalla bionda, che stava finendo di abbottonarsi la giacchetta. Ma non riuscì a guardarlo in volto: «Forse, quando torno, dovrò dirti una cosa…»

Gli occhi neri del moro si riempirono di stupore, per poi mettersi a ridere sommessamente.

La donna chiese, alzando un sopracciglio: «Che c’è?»

L’uomo smise di ridere e disse: «E’ che… mi sono reso conto che è veramente strana la vita…» L’espressione di lei non mutò, e lui continuò sorridendo: «Bè… per una volta i ruoli si sono invertiti…»

La bionda lo guardò sorpresa, poi, capendo, sorrise: «Hai ragione… non ci avevo pensato…»

Stava per aprire la porta e andarsene, quando Roy la fermò, chiamandola: «Aspetta un attimo!»

Riza si bloccò, e lui le fece cenno di avvicinarsi. Lei eseguì, nuovamente con la confusione negli occhi color cioccolato. Finalmente vicini, il moro le mise una mano dietro al collo per farla abbassare alla sua altezza, e la baciò teneramente. Quanto gli piaceva baciarla così… e quanto piaceva a lei essere baciata così da lui.

Lentamente, e a malincuore, il moro lasciò le morbide labbra della bionda. Aprirono gli occhi, e lei, come sempre, rimase catturata dagli occhi d’ebano dell’uomo.

«Ci voleva un saluto come si deve, no?» sussurrò lui, quasi a voler mantenere quell’atmosfera.

«Sì…» rispose lei, sempre con un filo di voce. Le loro labbra si sfiorarono di nuovo, mentre l’inquietudine della donna si scioglieva come neve al sole.

Peccato che, appena fuori dalla porta d’entrata, l’ansia tornò ad attanagliarle la bocca dello stomaco. Fece un profondo sospiro e si disse: «Meglio andare, o farò tardi…»

Roy, intanto, aveva provato a ricominciare a leggere il giornale, ma senza riuscirci. Il pensiero che aveva in testa era uno solo: cosa poteva mai dovergli dire Riza al suo ritorno?

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Note finali

Finito! :D

Oddio, mi sembra cortissimo dopo aver scritto l’infinito capitolo 23 di “Tre nuovi Alchimisti”! XD Ma più di tanto non potevo scrivere: il resto succederà nei prossimi capitoli! ^_^

Ebbene sì, per una volta è Riza a dover dire una cosa a Roy… cosa? Bè, ovviamente non ve lo dico! u.u Provate a fare qualche ipotesi, e, quando arriverà il capitolo 10, vedete se ci avete azzeccato! ^_^

Per quanto riguarda il fatto che Roy adesso sia il Capo di Stato… ho scritto così visto che lui dice di voler far diventare Amestris uno stato democratico, e quindi mi sono immaginata che lasciasse il posto di Comandante dell’Esercito a Olivier Milla Armstrong… Bè, magari per voi è una cosa assurda… vabbè! ^_^’’

Come sempre, un grazie infinito tutti quelli che commentano/leggono solamente questa storia e chi l’ha messa tra le preferite/seguite/ricordate, sia su EFP che su DeviantArt: grazie! (_ _)

Al prossimo capitolo! ^_^

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Capitolo 9
*** Responso ***


Note iniziali

Salve a tutti, mi faccio schifo da sola per il ritardo mostruoso (maledetta ispirazione) e vi lascio subito al nuovo capitolo! ^_^’’

Buona lettura! :)

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A thing to say

 

Capitolo 9: Responso

Tap, tap, tap.

Tap, tap,tap.

Tap, tap, tap.

Era da quando erano arrivati lì che faceva questo. Tre passi, giro su se stessa. Altri tre passi, giro su se stessa. E così via. L’agitazione era così tanta che non riusciva a stare ferma.

Havoc la seguì con lo sguardo per un po’, senza dire nulla. Dopo qualche minuto, però, non ce la fece più: quel movimento cominciò ad innervosirlo. Sospirò: «Per favore, potresti smetterla?»

«No… non riesco a stare ferma…»

«Ma è assurdo che tu sia più in ansia della diretta interessata, Becky!» disse il ragazzo biondo.

«Lo sai che è fatta così…» sospirò Riza, sorridendo.

Il biondo Tenente s’infilò le dita nei capelli, scompigliandoseli appena. «Sì, ma… è ugualmente assurdo!» Si rivolse verso la collega e continuò: «Insomma, tu che sei quella che sta aspettando il responso, sei più calma di Becky

La donna fece un sospiro, osservando le proprie mani. Le strinse l’una all’altra, intrecciando le dita: «E’ solo ciò che si vede da fuori…» In realtà, dentro di sé, era tutt’altro che calma. Un mal di testa terribile, lo stomaco stretto in una morsa, leggeri brividi che le percorrevano la spina dorsale… no, era tutt’altro che quieta.

Havoc rimase per un attimo interdetto da quella risposta, per poi mettersi a guardare fuori dalla finestra. «Scusa, a volte dimentico il tuo rinomato autocontrollo…»

Rebecca si fermò davanti al fidanzato guardandolo negli occhi: «Secondo te poteva mai essere calma?!» Il suo nervosismo, al contrario, si capiva anche solo da questa frase.

Havoc la guardò in leggero imbarazzo: «Mi… mi dispiace!  E’ che sono abituato con te, che non nascondi affatto i tuoi sentimenti!»

La castana s’accigliò: «Vuol dire che non ti piace questo lato di me?!»

Riza si preoccupò: non era mai una buona idea far arrabbiare Rebecca… e, ad ogni modo, non voleva che lei e Havoc litigassero.

«No, no, no!» disse subito il biondo Tenente. «Al contrario! Siccome… bè, non sono molto intelligente, è una fortuna per me che tu non nasconda ciò che hai dentro… non… non mi devo scervellare per capirti… e così, se hai un problema ti aiuto, e se sei felice, gioisco con te…» Arrossì piuttosto visibilmente mentre diceva queste cose.

Rebecca, intanto, sembrava essersi calmata. «Davvero?» Il fidanzato semplicemente annuì, e lei si sedette al suo fianco e lo abbracciò: «Jean, ti amo!»

La donna bionda li guardò, sorridendo dolcemente. Era contenta nel vederli così: già si conoscevano, ma il loro rapporto si era intensificato dopo il “Giorno della Promessa”, poiché Rebecca era continuamente vicina ad Havoc durante la riabilitazione, dopo essere stato guarito con la pietra filosofale. E poi… bè, si sa: spesso da cosa nasce cosa, ed era nata una bella storia d’amore.

I pensieri di Riza furono interrotti dal rumore della porta di fronte a lei, che finalmente si apriva. Ne uscì una ragazza, col sorriso sulle labbra, mentre un uomo col camice bianco rimaneva sotto la porta. La ragazza, prima di andarsene, si voltò verso il dottore e gli strinse la mano: «Arrivederci!»

«Arrivederci!» salutò l’uomo, sorridendole di rimando. Mentre la ragazza si allontanava, guardò le due donne sedute di fronte: una bionda, l’altra castana, che si teneva a braccetto con un ragazzo biondo. «Chi di voi è Hawkeye Riza?»

«Sono io!» rispose immediatamente la bionda, scattando in piedi, come se qualcuno l’avesse punta con uno spillo. “Troppo veloce, troppo veloce…” si richiamò mentalmente.

Il medico, però, sembrò non farci caso, oppure era semplicemente abituato all’agitazione delle sue pazienti. «Prego, si accomodi.»

Rebecca, nel sentire questo, saltò subito in piedi. «Posso entrare anch’io?»

«E’ la mia migliore amica… è come una sorella…» spiegò Riza.

«Allora sì» disse l’uomo, invitandole ad entrare.

I tre si sedettero ai due lati della scrivania. «Allora, signora Hawkeye… abbiamo i risultati dei suoi esami….» disse il medico, guardando un foglio che aveva in mano.

Riza deglutì silenziosamente.

«... ed è positivo» concluse l’uomo con un sorriso.

In un secondo si sciolse quasi tutta dell’agitazione che la bionda aveva dentro, e lo dimostrarono le sue labbra, che s’incresparono timidamente verso l’alto.

La reazione di Rebecca fu molto più… “aperta”. «Oh mio Dio, è bellissimo, Riza!» esultò la castana, abbracciando così forte l’amica che rischiò di soffocarla.

Riza ricambiò l’abbraccio, felice. Ma in un secondo, l’inquietudine l’assalì nuovamente. Roy sarebbe stato altrettanto contento?

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Note finali

Finish! :D

Allora… il mio ritardo è mostruoso e non ci sono scuse. Posso solamente ringraziare Syl, che, scrivendo la sua recensione (seppur piccolina) qualche giorno fa, mi ha spinto a finire finalmente il capitolo… quindi grazie ^_^

Finirlo perché l’avevo già iniziato, ma mi ero bloccata, perché non sapevo bene come far comportare Rebecca ed Havoc.

Allora, sono riuscita a far sembrare che la persona che passeggiava avanti e indietro all’inizio fosse Riza? Spero di sì! ;) Me la immagino proprio così una situazione del genere XD

Con questo capitolo ho parlato quasi più di Havoc e Rebecca che di Roy e Riza. Il fatto è che la trovo un’altra coppia che sarebbe stata molto tenera :3 Quei due sarebbero perfetti insieme: entrambi simpatici, entrambi alla ricerca disperata dell’anima gemella, lei vuole un bel ragazzo e lui una col seno grande… tutto coincide! XD Ah, e nel caso qualcuno non lo ricordasse, è Havoc stesso a dire di non essere molto intelligente… io in realtà non la penso affatto così ^^ In certi momenti è un po’ scemo, è un tipo simpatico, ma non credo che non sia intelligente.

Mah, mi sa che dopo questo capitolo avrete ormai capito quale esame risulti positivo… o almeno credo. Se volete, scrivetemi cosa avete immaginato ;) … però dovrete comunque aspettare il prossimo capitolo per la risposta u.u

Ok, adesso vi lascio! Mi raccomando, scrivete cosa ne pensate, e segnalatemi gli errori, se ce ne sono! Di solito, me ne sfugge sempre qualcuno, anche se lo rileggo un miliardo di volte!

Ah, prima i ringraziamenti! A tutti coloro che commentano/leggono solamente questa storia e chi l’ha messa tra le preferite/seguite/ricordate, sia su EFP che su DeviantArt: grazie! (_ _)

Al prossimo capitolo! ^_^

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