Amore preconfezionato di MedusaNoir (/viewuser.php?uid=85659)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Amore
preconfezionato
Prologo
Draco aveva sette anni la
prima volta che vide Asteria. I
Malfoy erano stati invitati dai Greengrass per una cena elegante in cui
era
richiesta la presenza delle più influenti famiglie magiche
– Purosangue,
naturalmente. Quel giorno Narcissa aveva insistito perché il
suo “piccolo
bambolotto” fosse lavato, pettinato e vestito alla
perfezione, in modo da fare
bella figura con i loro ospiti; il bambino aveva lasciato che Dobby
facesse ciò
che gli era stato ordinato, lasciando sul letto gli abiti scelti dalla
signora
Malfoy e controllando che il bambino non facesse capricci, ma
continuava a
chiedersi per quale motivo i suoi
genitori tenessero tanto a quella cena: di solito lui restava a casa
con l’elfo
domestico, dal momento che Lucius e Narcissa temevano che si annoiasse
con
loro.
–
Chissà perché mamma vuole che ci vada
anch’io, – si chiese
a voce alta mentre l’elfo gli sistemava il mantello verde
sulle spalle.
– Forse
è perché vogliono far conoscere il giovane erede
ai
loro amici, signorino, – ipotizzò Dobby.
Draco, dubbioso, si
osservò per un po’ allo specchio prima
di parlare di nuovo.
–
Sì, forse è così, –
esclamò infine dando una spinta
all’elfo mentre usciva dalla sua stanza.
Il ricevimento dai
Greengrass era – come Draco si era
aspettato dai racconti dei genitori – elegante e raffinato,
per niente adatto
ad un bambino della sua età. I padroni di casa si fecero
perfino attendere,
entrando dopo almeno un’ora dall’arrivo degli
ospiti.
Draco alzò un
sopracciglio alla vista della famiglia che
scendeva le suntuose scale di marmo: il padre – un ufficiale
– indossava una
divisa decorata da almeno venti medaglie, mentre un paio di pesanti
baffi grigi
gli coprivano la bocca; la madre sembrava la donna meno affabile del
modo e,
già dall’espressione gelida che le contraeva il
volto quella sera, Draco intuì
che non avrebbe sorriso nemmeno di fronte alla nascita di un nipotino;
la
figlia più grande era l’unica che apparisse un
po’ intimorita dalla situazione
e continuava a sistemarsi il fiocco rosa sui lunghi ricci biondi; la
minore,
invece, era perfettamente a suo agio nel suo vestitino azzurro. Draco
notò che
salutava gli invitati con un inchino da perfetta dama, aggraziata ed
elegante;
suo padre gli aveva detto che le bambine avevano sette e cinque anni,
ma lui
stentava a credere che fosse così: la più piccola
sembrava avere decenni di
esperienza alle spalle in materia di balli e ricevimenti.
– Su, Draco,
– si sentì improvvisamente sussurrare
all’orecchio dal padre, – va’ a porgere i
tuoi saluti alle signorine
Greengrass.
Il bambino
sospirò: ecco per quale motivo era lì, per fare
compagnia a due mocciosette con la puzza sotto al naso. Si
avvicinò alle scale,
accorgendosi solo dopo qualche passo che, in quel momento,
l’attenzione di
tutti era su di lui. Storse un labbro: ovvio, lui era un
Malfoy.
Fece una riverenza
davanti alla figlia maggiore, che tentò a
sua volta un goffo inchino biascicando un: – Daphne.
Prima che Draco potesse
presentarsi, la più piccola spinse
da parte la sorella e, afferrando con le mani i lembi del suo
vestitino, si
inchinò guardandolo dritto negli occhi grigi.
– Asteria
Greengrass, – disse con un sorriso malizioso.
Draco le prese la manina
sfiorandola leggermente con le labbra.
– Draco Malfoy, incantato.
Poi sentì sua
madre scambiare qualche parola eccitata con la
signora Greengrass e, con profondo orrore, comprese il
perché della sua
presenza lì. Tentò di sgattaiolare fuori dalla
villa senza essere visto,
approfittando della confusione, ma Asteria si era attaccata al sua
braccio e
non dava segni di volerlo lasciare andare.
–
Ehm… Potresti... potresti lasciare…?
La bambina scosse la
testa, decisa. – No.
– Ma…
– Cerca pure di
scappare, se vuoi, – aggiunse, fissandolo
ancora negli occhi. Draco sussultò a quello sguardo
così determinato. – Ma un
giorno sarai mio: io diventerò tua moglie.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo I ***
Capitolo I
Giugno 1998
-
DRAAAACUUUUUCCIOOOO!
Groan.
Draco
sospirò, voltandosi verso la figura che gli stava
correndo incontro.
-
Pansy, - esordì, – ti ho detto mille volte di non
chiamarmi
così.
La
ragazza lo raggiunse sfoggiando un sorriso raggiante e si
aggrappò al suo braccio. – Scusa, ma sono
così emozionata: è un sacco di tempo
che non ci vediamo!
-
Un mese, - precisò Draco, alzando gli occhi al cielo.
Lanciò uno sguardo alle finestre di Villa Malfoy, sperando
ardentemente che
nessuno li vedesse.
-
E ti sembra poco? Ora che la scuola è finita, non avremmo
più tante occasioni per stare insieme -. Pansy mise su un
finto broncio,
triste.
-
Mi sembra di ricordare che mi stavi appiccicata anche
durante le vacanze, quindi non credo sia un problema per…
La
ragazza non lo lasciò finire: aveva appena avvistato
Narcissa e si stava incamminando verso di lei, procedendo elegantemente
lungo
il giardino della villa. Teneva molto alla considerazione che la madre
del
“suo” Draco aveva di lei e non le andava di fare
una pessima figura mostrandosi
totalmente dipendente dal figlio.
-
Buonasera, signora Malfoy, - la salutò con un leggero
inchino.
-
Ciao, Pansy, - rispose Narcissa con un sorriso: la ragazza
era praticamente cresciuta lì, a Villa Malfoy, e ormai la
considerava come una
figlia.
-
Che vestito incantevole! Suo marito?
-
Oh, è nello studio. Sta parlando con… Beh, con
Potter.
Pansy
strabuzzò gli occhi, confusa. – Potter?
-
E’ una questione delicata, - mormorò Narcissa,
cercando di
sviare il discorso. - Mentre aspetto che finisca vuoi entrare a bere un
tè?
-
Volentieri!
Draco
guardò Pansy saltellare allegramente al fianco di sua
madre e le sue labbra si incrinarono leggermente verso
l’altro.
Quella ragazza non
cambierà mai.
Ricordava
Pansy a otto anni darsi arie chiedendo a Dobby di
eseguire gli ordini più strani: sedersi a terra con lei e
Draco, fingendo di
essere l’invitata di cui i due bambini sparlavano; pettinarle
i capelli senza
dimenticare di ripetere, ogni tanto, che un giorno sarebbe sicuramente
diventata la signora Malfoy; fare da ancella devota quando la bambina
impersonava un’eroina tragica che si toglieva la vita per
amore. Quest’ultimo
gioco aveva sempre spaventato Dobby, dal momento che – come
Pansy amava
ripetere quando lui si mostrava reticente ad accontentare le sue
richieste –
l’ancella doveva seguire la padrona nella tomba o strapparle
via il pugnale per
uccidere se stessa prima di vedere l’orrenda fine
dell’altra. Dobby in quelle occasioni
indietreggiava, spaventato, e Draco si divertiva un mondo a lanciargli
occhiate
che significavano: “Fallo o dovrai vedertela con mio
padre”; tuttavia era stata
sempre Narcissa a salvare il povero elfo, scherzando sul fatto che, se
Dobby
avesse eseguito alla lettera gli ordini della bambina, i Malfoy
avrebbero
dovuto sostituirlo con l’elfo di Pansy.
-
Maki non si tocca! - urlava allora Pansy, ergendosi in
tutto il suo metro e venti di altezza e gonfiando il petto, imperiosa.
–
Nessuno fa il cavallo meglio di lei!
La
ricordava a undici anni, quando l’aveva stritolato non
appena il Cappello Parlante l’aveva smistata a Serpeverde
insieme al suo amato.
-
Oh, Draco! Questo è destino, staremo insieme per sempre!
Draco
a quelle parole aveva tremato dalla paura, ma non
glielo disse mai.
Non
glielo disse perché avrebbe dovuto ammettere di avere
avvertito anche un sentimento di sicurezza mai provato prima: Pansy, la
sua
migliore amica, gli sarebbe stata accanto per altri sette anni. Certo,
era
ovvio che sarebbero finiti entrambi a Serpeverde, ma ora Draco aveva la
certezza di poterla avere accanto.
Due
anni dopo Asteria Greengrass aveva fatto il suo ingresso
ad Hogwarts; fu smistata a Serpeverde e Draco aveva pensato che sarebbe
stato
l’inizio della rivalità tra le due ragazze,
però non fu così: Asteria non diede
mai segno di averlo riconosciuto o di ricordare le parole che gli aveva
rivolto
quando era solo una bambina.
Quell’anno,
quando fu ricoverato in infermeria per la ferita
di Fierobecco, Pansy aveva passato una settimana intera a piangere sul
suo
cuscino come se Draco stesse patendo le pene dell’Inferno;
cercava di fare
pensare a tutti proprio questo, era vero, ma lei lo sapeva e la sua
reazione
era quantomeno esagerata.
Nemmeno
in quell’occasione Asteria si era fatta viva: aveva
solo firmato un biglietto di buona guarigione insieme alla sorella, che
ormai
era diventata una grande amica di Pansy.
Draco
si era aspettato che, almeno per richiedere un
cavaliere per il Ballo del Ceppo, la più giovane delle
Greengrass si facesse
avanti, ma lei era rimasta un’altra volta
nell’ombra, a vederlo danzare con una
raggiante Pansy.
La
sua migliore amica era salita al settimo cielo quando lui
l’aveva invitata al Ballo. Draco non capiva cosa ci fosse di
tanto sorprendente:
era scontato che la scegliesse, era una brava ballerina e, inoltre, lui
non
avrebbe dovuto preoccuparsi di come portare a termine la serata con
altre
ragazze. Pansy non avrebbe preteso altro, le sarebbe bastato
volteggiare tra le
sue braccia.
Durante
una delle ultime canzoni Draco si era guardato
attorno, quasi per caso, e aveva incontrato gli occhi di Asteria: era
stata
invitata da un ragazzo del quinto anno e stava ballando con lui,
però non
distoglieva lo sguardo dall’erede dei Malfoy.
In
quell’istante Draco si era sentito gelare il sangue:
avrebbe preferito una guerra aperta tra le due ragazze, piuttosto che
sapersi
tallonato in silenzio.
A
sedici anni era crollato, ma certo non a causa di Asteria:
suo padre aveva fallito l’incarico che il Signore Oscuro gli
aveva affidato e
lui stava tentando di vendicarsi togliendogli il figlio. Inizialmente
Draco
aveva ripudiato quest’idea, convinto invece che il suo
Signore volesse fare di
lui un fedele Mangiamorte affidandogli un compito tanto importante, ma
ben
presto aveva dovuto ricredersi.
Non
aveva rivelato niente a Pansy per non farla stare in
ansia, ma sentiva che i bei giorni ad Hogwarts stavano finendo. Lei si
accorse
di come stava deperendo e cominciò a chiedergli la ragione,
senza ottenere mai
una risposta sincera. Draco sapeva che quell’incarico avrebbe
potuto strapparlo
dalla ragazza; tuttavia non osava toglierle la felicità
prima del tempo.
Poi,
al settimo anno, i fatti erano diventati noti a tutti e
Draco non aveva più potuto negare a Pansy la
verità.
Quando
l’aveva cercata per chiederle scusa, per dirle che
non avrebbe voluto mentirle, si era aspettato di trovarla con le
braccia
strette al petto, offesa e infuriata; invece l’aveva scoperta
in lacrime e aveva
dovuto abbracciarla per farla smettere di singhiozzare.
-
Perché… perché non ne hai parlato con
me?
-
Non volevo farti soffrire, credevo di potercela fare da
solo…
-
Ma tu non sei mai stato solo, Draco. Ci… ci sono io, ci
sarò sempre.
Draco
aveva sorriso e in quel momento la ragazza aveva
alzato lo sguardo, piena di determinazione.
-
Voglio seguirti, - aveva annunciato, – anche in capo al
mondo, se dovessi andarci. Prega il Signore Oscuro perché mi
prenda con sé.
Il
ragazzo aveva sussultato a quelle parole. – Non dirlo
neanche per scherzo.
-
No, Draco! Io voglio… -
-
Tu non sei una Mangiamorte! – aveva strillato Draco.
– Tu
non hai un’anima così e io lo so bene! Se vuoi
fare davvero qualcosa per me,
allora… stammi accanto come adesso. Completa gli studi.
Comportati come hai
sempre fatto e mi vedrai sorridere. Non tutti i Serpeverde diventano
necessariamente
dei Mangiamorte -. E
a quel punto
l’aveva stretta più forte, cercando di ricacciare
indietro le lacrime.
-
Ciao.
Draco
aprì gli occhi: per quanto tempo era rimasto lì a
ricordare? Pansy e sua madre dovevano essere entrate in casa, ora nel
giardino
non c’era più nessuno; nessuno, a parte Harry
Potter.
-
Ciao, - rispose cercando di mostrarsi educato: se era vero
ciò che i suoi genitori gli avevano detto, che per
quell’attimo di generosità
di Narcissa che aveva portato alla sconfitta del Signore Oscuro Potter
era
disposto a scendere a patti con loro, allora doveva cercare di fare
“il bravo
bambino”. Sapeva che provocarlo non avrebbe cambiato la
situazione, qualunque
fosse l’accordo che era stato preso, ma preferì
comunque evitare di insultarlo.
-
Bella casa, - affermò Harry, guardando di traverso Villa
Malfoy.
Draco
sbuffò. – Sì, proprio una casa meravigliosa: contando che questo era il
quartier generale del
Signore Oscuro e che non abbiamo più un elfo, direi che
può andare.
Harry
lasciò che le sue labbra si incurvassero in una smorfia.
– Ho parlato con tuo padre, - dichiarò senza giri
di parole.
-
E allora? -. Draco finse di apparire disinteressato, ma
sentiva il cuore battere nel petto.
-
Non andrà ad Azkaban, garantisco io per lui.
Si
guardarono un’ultima volta. Draco stava trattenendo un
“grazie” ed Harry un “prego”:
sapevano entrambi che volevano dirlo, ma che nessuno
dei due l’avrebbe fatto. Draco annuì, poi Harry si
smaterializzò.
____________________________________________________________________________________________________________________________
Note Med:
Ciao a tutti! Beh,
sono ottimista a dico "a tutti" invece di "a quei due che mi stanno
leggendo", però vabbè, mi concedo un saluto
più allargato!
Ringrazio chi ha
messo la storia nelle seguite, mi ha fatto tanto piacere
perché tengo molto a questa long ^^ E anche chi ha
commentato, ovviamente!
Volevo fare due
precisazioni riguardo la trama:
- Asteria si chiama
così, e non Astoria, perché Asteria è
il nome originale riportato sul sito della Rowling
- L'accordo tra Harry
e i Malfoy è reale, ne ha parlato la Rowling in un'intervista
Vi saluto, grazie "a
tutti"! ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo II ***
Capitolo II
Agosto 2000
Quel
giorno, un caldo pomeriggio estivo, Pansy era andata a
fare visita ai Malfoy nella loro antica villa. Erano passati due anni
dalla
fine della Seconda Guerra Magica e l’aria che si respirava
nello splendente
giardino era ben diversa da quando quel posto veniva utilizzato come
covo dei
Mangiamorte.
Ora
il parco davanti a Villa Malfoy pullulava di aiuole
fiorite tenute in perfetto ordine: bocche di leone, cinquefoglie,
garofani,
gelsi, gladioli, narcisi, violette; in un angolo regnava anche uno
stagno pieno
di ninfee. Su consiglio di Pansy, Narcissa aveva fatto piantare dei
fiori di
camomilla.
-
C’è bisogno di forza nelle avversità, e
noi ne abbiamo
dimostrata tanta, - aveva spiegato Pansy con un sorriso.
Alcuni
pavoni si aggiravano sotto il portico, attorno alla
famiglia riunita per festeggiare la promozione di Draco al Ministero
della
Magia. La sua amica si era presentata con una scatola di pasticcini
dall’aspetto delizioso, pronti per essere gustati insieme
allo squisito tè che
solo Narcissa sapeva fare: anche quando era Dobby a svolgere le
faccende di
casa, Narcissa non aveva mai permesso che fosse lui a preparare il
tè, che riteneva
invece una sua specialità; così, anche in un
giorno d’estate caldo come quello,
non aveva voluto rinunciare a deliziare la famiglia e gli ospiti di
quella che
lei definiva una “prelibatezza”.
Dopo
avere aiutato Narcissa a disporre su un vassoio
d’argento la montagna di pasticcini, Pansy si era seduta con
grazia accanto a
Draco e aveva cominciato ad accarezzargli i capelli delicatamente, come
se a
muoverli fosse semplicemente un soffio di vento; la chioma del ragazzo
stava
crescendo e minacciava di diventare lunga come quella del padre, ma non
serviva
a niente dirgli di accorciarla.
-
Sono così contenta per questa promozione! -
squittì Pansy,
tenendo tra le mani una tazza di tè fumante.
-
Del tutto prevedibile, bisogna dire, - precisò Lucius con
una nota d’orgoglio nella voce. – Draco
è un ragazzo intelligente, non mi sarei
aspettato niente di meno da lui.
Le
labbra del rampollo dei Malfoy si contrassero in un
ghigno soddisfatto. – Il Ministro era un po’
restio, ma alla fine ha dovuto
convenire con il signor Greengrass sulle mie doti.
-
Il Ministro! - sbuffò suo padre. – Può
girarsi dall’altra
parte tutte le volte che vuole: prima o poi avrebbe dovuto riconoscere
la tua
bravura!
-
A proposito dei Greengrass, - intervenne Narcissa
afferrando un bignè alla crema con la punta delle dita,
– quando Draco mi ha
detto cos’ha fatto Augustus, ho mandato un gufo a Lavinia per
invitarla a
prendere il tè. Purtroppo, però, entrambi avevano
da fare, ma hanno assicurato
che avrebbero mandato le loro figlie; dovrebbero arrivare da un momento
all’altro. Questo bignè è delizioso,
Pansy.
-
Mia madre ne farà fare altri apposta per lei, signora
Malfoy, - esclamò Pansy, lieta. – Quindi Daphne
verrà qui oggi? Oh, che bello,
è da tanto che non la vedo! Almeno
una settimana, direi.
-
Sì, e ci sarà anche Asteria. Te la ricordi, Draco?
Draco
aggrottò la fronte. Doveva averla incontrata da qualche
parte… Ma sì, Asteria era quella spocchiosa
ragazzina che lo aveva indicato
come suo futuro sposo! Che ne era stato di lei? Si ricordava di quando
aveva
dodici anni, ma poi il suo viso aveva cominciato a confondersi tra
quello di
decine di studentesse. Non stava mai con sua sorella, per quello non
l’aveva
collegata immediatamente a Daphne: ogni tanto la ragazza parlava di
lei, ma
Draco aveva quasi rimosso dalla mente il ricordo della prima volta che
l’aveva
vista.
Annuì.
– Che ne è stato di lei?
-
Ha appena concluso gli studi ad Hogwarts, - rispose sua
madre. – Ha ricevuto un sacco di O e anche un paio di E nei
M.A.G.O.
-
Ora che la
Preside è la McGranitt,
i professori che ha assunto saranno dei
rammolliti, - esclamò sdegnata Pansy.
-
Solo perché tu non hai preso nemmeno una E non significa
che i nuovi professori siano dei rammolliti, - le prese in giro Draco,
facendola arrossire per l’imbarazzo di essere stata derisa
davanti ai “futuri
suoceri”. – A parte Difesa Contro le Arti Oscure,
non credo che siano stati
assunti altri insegnanti, e di certo questa Asteria non frequenta
Babbanologia.
-
Sarà anche la ragazzina più intelligente del
pianeta, ma
io non l’ho mai notata a scuola. Dev’essere una di
quelle che nessuno guarda
mai… Di sicuro non somiglia a Daphne!
-
Pansy, shhh! –
l’avvertì Narcissa portandosi un dito davanti alla
bocca.
La
ragazza si voltò immediatamente verso l’imponente
cancello aperto e vide due figure avvicinarsi. La prima era Daphne, ne
era
certa, riconosceva le sue guance rosse e i lunghi capelli mossi:
qualche
maligno amava dire che somigliava a un maiale a causa della faccia un
po’
tonda, ma Pansy aveva sempre difeso la sua timida amica a spada tratta.
Ma
l’altra… Riflettendoci, non le sembrava di averla
mai vista prima. Asteria
doveva essersi fatta bella con il tempo.
Era
più alta della sorella e aveva un aspetto molto
più
simile alla madre che al padre, da cui invece aveva preso Daphne: la
chioma nera
scivolava con grazia sulle sue spalle; aveva un portamento elegante e
indossava
perfettamente un costoso capo d’alta moda magica; nei suoi
occhi verdi, diversa
da quelli azzurri della sorella, non si leggeva l’aria un
po’ impacciata
propria di Daphne, ma sicurezza e determinazione.
Non
appena Daphne si accorse della presenza dell’amica,
sbiancò,
stupita, ma Asteria continuò a camminare altera verso il
portico.
-
Daphne, Asteria, - le salutò gentilmente Narcissa.
–
Benvenute.
Asteria
rispose con un cenno del capo e immediatamente
allungò il braccio verso Draco aspettandosi un baciamano.
Lui corrugò le
sopracciglia: quel gesto gli ricordava qualcosa… Senza dire
niente, si inchinò
sfiorandole goffamente il dorso della mano con le labbra.
-
Benvenute, - ripeté con un sorriso. – Ciao, Daphne.
-
Ciao, - rispose lei, fissando ostinatamente il terreno.
-
Daphne, quanto tempo! - esclamò Pansy prendendole le mani,
raggiante. Lei ricambiò il gesto, ma non accennò
a parlare ancora; la sua amica
fu sorpresa da quello strano atteggiamento. – Che succede?
-
Non sapevo che ci fossi anche tu, - bofonchiò Daphne.
Pansy
si portò le mani ai fianchi, offesa. – Mi dispiace
essere un problema -. Si voltò verso Asteria con un sorriso
di circostanza. –
Ti ricordi di me? Ci siamo viste solo un paio di volte…
Pansy Parkinson,
piacere.
-
So chi sei, - si limitò a rispondere l’altra con
evidente
ostilità. Si rivolse poi a Lucius e Narcissa, senza
però distogliere lo sguardo
da Draco, che cominciava a sentirsi in imbarazzo. – Signora
Malfoy, signor
Malfoy, immagino che abbiate saputo del mio diploma.
-
Tua madre mi ha informata.
Draco
notò, per l’ennesima volta, come il tono di voce
Narcissa cambiasse ogni volta che si trovava davanti qualcuno che non
era della
famiglia; per la precisione, quando il suo interlocutore non era Draco,
Lucius
o Pansy.
-
Bene, - esclamò Asteria, togliendosi i lunghi guanti
bianchi. Evocò due poltrone di vimini bianche e si sedette;
Daphne, che si
accingeva a fare lo stesso, per lo sforzo di guardare a terra
intruppò nel
tavolo e fece cadere la teiera, che atterrò proprio ai piedi
della sorella.
-
Ci penso io! - disse Pansy prima che Narcissa potesse
intervenire. Si piegò cercando di non sporcare il vestito
viola e raccolse la
teiera, che fortunatamente non si era rotta.
-
Tsk.
Incontrò
lo sguardo di ghiacciato di Asteria, che la osserva
sdegnosa dall’alto in basso.
-
Si è mai visto uno spettacolo del genere? - la derise la
ragazza. – Dovresti essere una strega: usa la bacchetta e
risparmiati certe
umiliazioni. Wingardium Leviosa! -.
Tolse la teiera dalle mani di Pansy con un semplice colpo di bacchetta
e la
fece atterrare delicatamente sul tavolo. – E’ un
incantesimo di primo anno, tutti
dovrebbero saperlo fare.
-
Pansy voleva solo essere gentile, - le fece notare Draco.
Asteria
lo guardò di nuovo, ma non replicò. –
Di sicuro
saprete il motivo della mia visita, - continuò come se non
fosse successo
niente, mentre Pansy, carica d’indignazione, tornava a
sedersi.
-
Draco, - disse Lucius, ma nella sua voce non c’era
più
l’orgoglio di pochi minuti prima.
-
Esattamente.
-
Mi pare ovvio che sappiano perché sei qui, -
sibilò Pansy.
– Ti hanno invitata loro. E hanno invitato anche Daphne,
quindi non parlare
della tua visita.
-
Mia sorella è qui solo in veste di accompagnatrice. Non
è
vero, Daphne?
La
ragazza annuì debolmente.
-
Quindi… - mormorò Draco, cercando di rendere
più cordiale
la conversazione. – Siete qui per festeggiare la mia
promozione, no?
Festeggiamo, allora.
-
Promozione che non ci sarebbe stata senza l’intervento di
mio padre.
Draco
guardò Asteria: come osava parlargli in quel modo?
Prima
che potesse dire altro, Lucius intervenne. – Draco
è
stato promosso per la sua bravura…
-
Draco è stato promosso perché mio padre ha
chiesto alle
alte cariche di fargli un favore, - lo interruppe Asteria. –
Deve accettare la
realtà, signor Malfoy: l’essere riuscito a
scampare a Azkaban non cancella il
suo passato da Mangiamorte. Non sono in molti, al Ministero della
Magia, a
guardare con sospetto la sua famiglia. Draco non sarebbe niente senza
di noi -.
Fece una pausa, godendo dell’effetto che le sue parole
sortirono, poi riprese a
parlare, imperiosa. – La proposta di matrimonio è
ancora valida, signori
Malfoy.
Pansy
gettò un’occhiata a Daphne: di cosa stava parlando
Asteria?
Finalmente
Daphne ricambiò il suo sguardo, sussurrando: - Avrei voluto risparmiartelo!
Draco,
però, scoppiò a ridere. – Andiamo,
Asteria, quella
era solo la fantasia di una bambina! Le tue attenzioni mi fanno
piacere…
-
Era una matrimonio combinato, - lo interruppe Narcissa,
lasciandolo senza parole. – Noi eravamo una famiglia
prestigiosa, i Greengrass
anche… L’ unione delle nostre famiglie avrebbe
dovuto portare grandi vantaggi a
entrambi. Io… io non pensavo che voi voleste ancora farlo,
dopo tutto ciò che…
-. La sua voce si spezzò.
-
Io sono sempre disposta a sposare Draco, - ribattè
Asteria, alzandosi. – E voi non potete andare da nessuna
parte con una
reputazione così compromessa.
-
E se io non accettassi? -. Draco ribolliva di rabbia:
perché aveva dato così poca importanza alle
parole di quella bambina? Magari
avrebbe trovato un modo per togliersela di torno quando erano ancora a
scuola…
Facendola innamorare di Blaise, quella poteva essere una buona idea:
tutte si
innamoravano di Blaise.
Asteria
gli rivolse un sorriso maligno. – Scordatevi i
pavoni. Scordatevi i fiori. Scordatevi il tè con i
pasticcini del portico.
Scordatevi questa villa. Scordatevi tutto, perché nessuno si
ricorderà più dei
Malfoy.
Si
voltò per andarsene, seguita dalla sorella, quando Pansy
sbottò.
-
Lui non si farà certo minacciare da una smorfiosetta come
te! E’ un Malfoy, ti farà vedere di cosa
è capace! E poi… -. Il suo viso era
completamente rosso a causa dell’ira e
dell’imbarazzo per ciò che stava per
dire. – Sono qui da ben prima di te!
Asteria
non rispose, ma strappò alcune violette e, agitando
la bacchetta, li tramutò in achillee. Le lasciò
poi cadere a terra.
-
Tu non mi ostacolerai.
____________________________________________________________________________________________________________________________
I
fiori sono stati scelti secondo il loro linguaggio:
-
Bocca di leone: aspetto altero e indifferenza
-
Cinquefoglie: amore materno
-
Garofano: dignità e nobiltà
-
Gelso: vanità
-
Gladiolo: indifferenza
-
Narciso: presunzione ed egoismo
-
Ninfea: freddezza
-
Camomilla: forza nelle avversità
-
Achillea: guerra
Grazie per aver letto ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo III ***
Capitolo III
-
Quella… Quella… AAARGH!
Pansy
sbatté i piedi a terra con forza, calpestando le
achillee lasciate da Asteria. Il suo comportamento infantile non fu
preso molto
in considerazione dai Malfoy, abituati all’originalità
della ragazza da sempre. I due coniugi si limitarono a scambiarsi uno
sguardo
preoccupato e negli occhi di suo marito Narcissa lesse l’uomo
che era stato pochi
anni prima; deglutì, sapendo che i Greengrass avrebbero
potuto restituirlo al
degrado di quel tempo.
-
Pansy, per favore, smettila! - esclamò Draco. –
Non riesco
a pensare se fai tutto questo casino!
-
Scusa, Draco, - mormorò lei con aria colpevole, correndo a
sedersi sulle sue gambe. – E’ solo che quella
smorfiosetta mi dà ai nervi!
Cos’hai intenzione di fare?
-
Devo riflettere, - si limitò a rispondere il ragazzo,
scrollandosela
di dosso ed entrando in casa.
Pansy
seguì l’ombra del suo profilo, aggrottando la
fronte.
A
decine di miglia da lì, le sorelle Greengrass stavano
tornando
nella villa di famiglia, dopo essersi appena Materializzate nei pressi
di
Londra in una zona poco frequentata dai Babbani.
-
Asteria… - tentennò Daphne, inciampando nel suo
vestito. –
Sei sicura di quello che fai?
-
Assolutamente.
-
Non sapevo ti piacesse Draco…
-
Credo che sia un ragazzo interessante.
Daphne
inarcò un sopracciglio. – Hai minacciato i Malfoy
solo perché credi che Draco sia
interessante?
-
Sono stata promessa in sposa a lui anni fa, sono
determinata ad arrivare fino in fondo per prendere ciò che
mi appartiene.
-
E Pansy? Quella poverina è innamorata di lui praticamente
da sempre!
-
Per cui è ora che smetta, no? -. Asteria si fermò
improvvisamente davanti al cancello della villa e guardò sua
sorella negli
occhi. – Francamente, Daphne, non capisco come tu possa
essere amica di certa
gente.
-
Pansy non è come…
-
La eliminerò, lo sai. La eliminerò come chiunque
si
metterà sulla mia strada. Quindi, sorellina, prima di
decidere a chi giurare
eterna fedeltà pensa anche a questo.
-
Pansy?
La
ragazza alzò rapidamente il volto bagnato dal bracciolo
del divano, sedendosi come conveniva a una persona del suo rango. Mai come quello di Asteria, però.
Sentì
un’altra lacrima rigarle la guancia e
l’asciugò con il
braccio, preparando il suo migliore sorriso di circostanza.
-
Sono qui, signora Malfoy.
Narcissa
entrò nel salotto e individuò Pansy facilmente.
La
luce filtrava ormai fioca attraverso le tende verde scuro, ma
riuscì comunque a
notare il volto arrossato della ragazza. Si sedette al lato opposto del
divano.
-
Come stai, Pansy? - le chiese.
-
Tutto a posto, signora Malfoy, - rispose Pansy, sfoderando
di nuovo un finto sorriso.
-
Sicura di stare bene?
Pansy
esitò, poi fece segno di alzarsi. – Credo che sia
ora
di andare, sono rimasta qui fin troppo.
-
Nessun disturbo, Pansy -. Narcissa afferrò la sua mano,
costringendola
a fermarsi. – Puoi rimanere a dormire da noi, manda un gufo a
tua madre.
-
Non saprei se… Non vorrei dare disturbo… E poi
far
preparare una stanza proprio ora…
Narcissa
le rivolse una smorfia divertita. – Hai una stanza
tutta per te a Villa Malfoy da quando avevi sei anni: quale disturbo
vorresti
arrecare?
-
Va bene - si arrese Pansy.
-
Puoi trovare Eltanin in camera di Draco, è lì che
teniamo
la sua gabbia. Ti aspetto per la cena.
Pansy
annuì e si avviò verso la stanza del suo amico
per la
prima volta controvoglia.
-
NON POSSO ANDARE AVANTI COSI’!
-
Buonasera anche a te, Daphne.
Daphne,
stringendo le mani attorno ai capelli rossi, si
Materializzò nell’appartamento di Diagon Alley del
suo migliore amico e prese a
camminare avanti e indietro, incapace di calmarsi; Blaise
piegò leggermente La Gazzetta del
Profeta, alzando un
sopracciglio: quando Daphne era arrabbiata, riacquistava
incredibilmente
l’equilibrio.
-
Cosa succede? – le chiese, sorpreso dal suo comportamento.
– Chi ti ha fatto arrabbiare? Non dirmi che Lavinia ha
tentato di combinare un
matrimonio anche per te!
Daphne
finalmente si fermò, riprendendo fiato, e guardò
Blaise senza smettere di gesticolare.
-
Mia sorella è un’arpia.
-
La dolce e innocente
Asteria? Chi lo avrebbe mai detto?
-
Aspetta: hai appena usato il sarcasmo.
-
Stai cominciando a riconoscerlo, a quanto pare.
-
Potevi anche essere sincero, visto che agli occhi di tutti
Asteria è…
-
… era una timida
bambina che arrossiva non appena qualcuno le rivolgeva un complimento,
-
concluse Blaise per lei. – Ma non mi ha mai convinto, lo sai.
E dopo che la
vostra famiglia è stata una delle poche a uscire indenne
dalla Seconda Guerra
Magica ha deciso di mostrarsi per quello che è:
un’arpia, appunto.
-
Blaise, - mormorò Daphne, sospettosa, -
c’è qualcosa che
devo sapere?
-
Assolutamente no, - rispose il ragazzo senza
tentennamenti. – Ad ogni modo, come si è svolto il
“favoloso pomeriggio dai
Malfoy”?
-
C’era Pansy.
-
Ah.
-
Esattamente.
-
Asteria ha cercato di farla sentire inferiore.
-
Sì.
-
E ha preteso di sposare Draco.
-
Sì.
-
E le ha dichiarato guerra.
-
Sì.
-
Manda un gufo Theo, abbiamo bisogno di uno stratega, -
esclamò Blaise, riponendo il giornale e alzandosi dalla
poltrona.
-
Io non ho nessuna intenzione di mettermi contro Asteria! –
ribattè Daphne, indignata. – E’ pur
sempre mia sorella… e mi fa paura!
-
Non parlavo di prendere le parti di una delle due: abbiamo
bisogno di qualcuno che ci faccia fuggire dall’Inghilterra
prima che Pansy
provi ad arruolarci. E che sia in grado di arginare i suoi disastrosi
piani.
Pansy
bussò tre volte alla porta di Draco.
-
Avanti -. Non appena il ragazzo scoprì la sua visitatrice,
aggrottò le sopracciglia. – E’ la prima
volta che bussi.
-
Già, - confermò Pansy, torcendosi le mani.
– Sono… sono
venuta a prendere Eltanin. Tua madre mi ha invitata a restare stanotte
e…
-
Capisco, fa’ pure.
Mentre
scriveva il messaggio per sua madre e legava il
bigliettino alla zampa del gufo, Pansy osservò di nascosto
il ragazzo sdraiato
sul letto. Stava leggendo qualcosa, forse La
Gazzetta del
Profeta; scrutando meglio, si accorse che si trattava di un
solo foglio.
Mentre
apriva la finestra per far volare via il gufo, Draco
sospirò.
-
La mia promozione, - spiegò, indicando il documento che
teneva tra le mani. – Mi hanno in pugno.
-
Potresti rinunciare al lavoro, - suggerì Pansy con scarsa
convinzione.
-
E come potrei mantenerti dopo?
La
ragazza avvampò e si decise finalmente a voltarsi verso
di lui, incredula, ma fortunatamente Draco era tornato a concentrarsi
sul suo
foglio e non la vide.
-
Ma-mantenermi? - balbettò Pansy.
-
Mantenerti, - confermò Draco. – Lo chiami in un
altro
modo? Passi le giornate qui, dormi qui, ogni volta che scendo a
mangiare ti trovo
seduta accanto ai miei…
-
Oh, - esclamò Pansy, abbassando lo sguardo. – Se
vuoi non
vengo più…
-
No, ti prego: preferisco una rompiscatole come te alle arpie
che tramano nell’ombra!
La
ragazza sorrise, sollevata, e si gettò sul letto accanto
a Draco, poggiando il mento sul palmo delle mani. – Allora
hai deciso di
lasciar perdere le minacce di quell’ochetta?
-
Ochetta? Senti chi parla!
-
Ehi!
-
Almeno te sei innocua. Lei non è un’ochetta,
è una Banshee
in piena regola!
Pansy
scoppiò a ridere e poggiò la testa sulla spalla
dell’amico. – Quindi cosa farai? –
-
Devo ancora decidere… Mi tiene in pugno, e tiene in pugno
anche te: se la mia famiglia dovesse cadere in rovina, dove dormiresti
tu?
-
Mi basta stare accanto a te e potrei accontentarmi anche
della Foresta Proibita!
-
Voglio proprio vederti, te che dormi solo con lenzuola di
seta, - la prese in giro Draco. – Andiamo, è ora
di cena.
Si
alzò e uscì dalla porta, lasciando Pansy sola a
chiedersi quando Draco sarebbe arrivato a capire che lei parlava sul
serio, che ogni sua
frase era sincera come lo era il suo amore per lui.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo IV ***
Capitolo IV
Quando
Thedore Nott bussò alla porta di casa
Goyle-Bullstrode, Millicent gli venne subito ad aprire, evidentemente
sollevata
dalla velocità con cui l’amico aveva risposto alla
sua richiesta d’aiuto.
-
Grazie, - sussurrò, rivolgendogli un enorme sorriso.
– Fra
poco devo andare a lavoro, Peterson mi ha già fatto una
lavata di capo l’altro
giorno per essere arrivata in ritardo per la terza volta in una
settimana… Ma
non posso lasciarlo solo, non me la sento.
-
Fai bene, - concordò Theodore, dandole una pacca sulla
spalla per rassicurarla.
L’interno
dell’appartamento a Tottenham Court Road era
pressoché impossibile da descrivere con un solo aggettivo;
il primo che veniva
in mente a Theodore ogni volta che entrava nella casa dei suoi amici
era
“eterogeneo”, ma non era sicuro che bastasse a
riassumerne la particolarità.
Non poteva essere definito né ordinato né in
preda al caos: semplicemente, la
zona abitata da Millicent – la sua camera da letto, il bagno
e lo studio – era
immacolata, mentre quella in cui si trascinava Gregory –
camera, cucina e
l’ingresso che fungeva da salotto – non avrebbe
potuto versare in condizioni
peggiori.
Millicent,
nonostante la giovane età, aveva fatto carriera
in fretta al Ministero della Magia, lavorando nell’Ufficio
Internazionale della
Legge sulla Magia: gli erano valsi gli studi di tedesco e russo, oltre
al tempo
speso a Hogwarts sui libri nel tentativo di ottenere più E
possibili ai M.A.G.O.
Nella vita privata, come nel lavoro, era ordinata e precisa, non
c’era una sola
cosa che fosse fuori posto nella sua stanza e solo grazie a lei la
montagna di
piatti accumulati da Gregory ritrovavano il naturale colore perlaceo a
fine
giornata; tuttavia, nonostante l’intelligenza e
l’incredibile voglia di fare,
Millicent non era ancora stato in grado di trovarsi un compagno. Ad
ostacolarla, un tempo, era stato il fisico pesante e la diffidenza
verso il
prossimo; negli anni era maturata, si era aperta e addolcita e aveva
perfino
perso qualche chilo, ma aveva cominciato lei stessa a tenere i ragazzi
alla
larga: non reputava nessuna delle sue conoscenze degne di
più delle attenzioni
che avrebbe dato a un rapporto su una proposta di legge del Ministro
Bielorusso.
Ovviamente i suoi ex compagni di scuola, gli unici amici che avesse mai
avuto,
facevano eccezione ed era proprio per il tempo che dedicava al suo
coinquilino
che rischiava di perdere il lavoro per cui aveva tanto combattuto.
Dalla
morte del suo migliore amico, Gregory sembrava avere
perso una parte di sé. Millicent, a sua detta, era
fantastica, sempre pronta ad
aiutarlo e a cercargli un lavoro, ma non era Vincent, non lo sarebbe
mai stata;
con il tempo Gregory stava cominciando ad abituarsi a vivere senza di
lui, però
l’incapacità di trovare un impiego lo portava a
passare le giornate in casa,
mangiando tutto ciò che trovava; Millicent doveva lavorare
per due per potere
procurare da vivere a entrambi, ma Gregory era diventato talmente
apatico da non
riuscire a muovere un muscolo senza essere spronato dai suoi amici.
E
poi c’era lui, Theodore, il “buon amico”:
allampanato,
orecchie leggermente a sventola, colorito pallido, Theodore era sempre
disposto
ad accorrere alle richieste di aiuto degli amici, proprio come quella
mattina.
Pansy
si lamentava delle poche attenzioni che Draco le
riservava? Theodore le portava una confezione maxi di Cioccorane.
Daphne
veniva bocciata all’esame di Materializzazione
perché
finita a due chilometri di distanza dalla destinazione giusta? Theodore
le
accarezzava i capelli finché non smetteva di piangere.
Gregory
si sentiva inutile e incapace di portare a termine
qualsiasi cosa nella vita? Theodore lo spronava a farsi coraggio,
aiutandolo a
cercare gli annunci più adatti a lui sulla Gazzetta
del Profeta.
Blaise…
Ben, no, Blaise non aveva bisogno d’aiuto. Mai. Ma
era un ottimo giocatore di dama.
-
Greg, guarda chi c’è! –
esclamò Millicent, affacciandosi
sulla soglia della cucina.
-
Non parlargli così, non è un bambino, - la
sgridò
scherzosamente Theodore. – Ehi, Greg, come va?
Gregory
sollevò svogliatamente lo sguardo dalle ciambelle
che stava mangiando; dai lati della bocca colavano cioccolata e crema e
su una
guancia c’erano residui di zucchero a velo.
-
Mh, - si limitò a mugugnare, mostrando di avere notato il
visitatore.
Theodore
trascinò subito via dalla cucina Millicent,
preoccupato.
-
E’ in condizioni
pessime! – sussurrò, cercando di non
farsi sentire da Gregory.
-
Aveva un colloquio di lavoro ieri pomeriggio, è andato
malissimo.
Ha passato la notte a ingozzarsi di tutte le schifezze che è
riuscito a trovare
nella pasticceria qui sotto…
-
Vorrà dire che non era il colloquio giusto per lui, tutto
qua. Non ne avevamo trovato uno adatto alle sue capacità?
Doveva solo trasportare
dei mobili da una stanza all’altra, ce la potrà
fare…
-
Theo, - lo interruppe Millicent con un sospiro, - era quello
il lavoro che non è riuscito a
ottenere.
-
Ah.
-
Senti, io vado. Se ritardo ancora un po’ Peterson
affiderà
l’incontro con il rappresentante tedesco a qualcun altro,
quindi…
-
Sì, non preoccuparti, va’ pure. Qui ci
penserò io.
Theodore
la salutò con un veloce bacio sulla guancia e poi
tornò in cucina, sfregandosi le mani.
-
Allora, Greg, sei pronto per andare a correre?
Gregory
si limitò ad aggrottare la fronte.
-
Beh, ok, scherzavo. Troviamo qualcos’altro da fare e
intanto togliamo queste ciambelle dalla circolazione.
Crack.
Daphne
sobbalzò sulla sedia, perse l’equilibrio,
allungò le
braccia in cerca di sostegno e cadde a terra, trascinando con
sé il libri sulla
scrivania a cui si era aggrappata nel tentativo di salvarsi. Pansy
osservò
l’acrobazia in silenzio, alzando gli occhi al cielo, poi si
lanciò sul letto di
Daphne e incrociò le braccia, offesa.
-
Ti odio, - dichiarò, riducendo gli occhi a fessure.
–
Perché non mi hai detto niente?!
-
Non volevo farti soffrire, - si scusò Daphne, tirandosi in
piedi e riprendendo posto sulla sedia. – Cosa ci fai qui?
Vattene, se Asteria
ti scopre…
-
Non mi importa niente di quella Banshee!
-
Banshee?
-
Draco la chiama così, - chiuse il discorso Pansy,
mostrando ancora una volta che ciò che diceva Draco era per
lei pura verità,
anche se non aveva capito cosa intendesse o se la realtà
dimostrava il
contrario delle sue affermazioni. – Che significa che
“non volevi farmi
soffrire”? Lo sarei venuta a sapere comunque!
-
Ti prego, abbassa la voce! – la supplicò Daphne.
Pansy
fece un profondo respiro. – Va bene, - acconsentì,
regolando i suoi acuti isterici, - ma tu dovrai darmi una risposta
soddisfacente, altrimenti comincerò ad urlare.
-
E’ stata una decisione presa tanti anni fa, pensavo che
Asteria neanche se ne ricordasse; poi c’è stata la
guerra e i Malfoy sono
caduti in rovina…
-
Diversamente ricchi,
preferisco chiamarli.
-
Non credevo che i miei fossero ancora intenzionati a
stringere quell’accordo con loro! Asteria però si
è messo in testa di volere
Draco a tutti i costi, penso sia stata la tua reazione a spingerla a
portare
avanti l’idea del matrimonio.
-
Non dire fesserie, l’aveva già deciso:
è arrivata a casa
nostra…
-
Vostra?
-
Beh, di Draco, ma Narcissa ha detto che è praticamente anche
casa mia! E’ arrivata a Villa Malfoy con arie da
gran signora pretendendo di sposare Draco, ma chi si crede di
essere?
-
Siamo ricchi. Potenti. Mio padre è un pezzo grosso al
Ministero.
-
Sì, va bene, era una domanda retorica! Il punto è
questo
-. Pansy si alzò dal letto e si avvicinò a
Daphne, appoggiando le mani sui
braccioli della sedia. – Devo trovare un modo per toglierla
di mezzo.
-
Vuoi uccidere mia
sorella?!
-
No, mi basta farla finire in Siberia senza alcun mezzo per
tornare indietro! Devo impedire il matrimonio a tutti i costi, Daph, e
tu mi
aiuterai.
-
No.
Pansy
si ritrasse, aggrottando le sopracciglia. – No? Sei la
mia migliore amica, dovresti appoggiarmi in qualunque decisione.
-
Ma Asteria è mia sorella, non posso certo mettermi contro
di lei.
-
Traditrice.
Pansy
aprì l’armadio di Daphne e afferrò uno
dei vestiti che
le aveva prestato.
-
Pan, - tentò Daphne, preoccupata, - non prendertela con
me, ti prego. Non fare la scena “non siamo più
amiche e mi riprendo la mia
roba”.
-
Mi serve solo un abito per stasera, sono a cena dai
Malfoy. E non posso litigare con te: mi serve un’alleata
nella tana del nemico.
-
Beh, ti ringrazio!
-
Figurati, - rispose Pansy riponendo il vestito in una
busta, senza notare il sarcasmo dell’amica. – Porto
questo a casa e poi passo
da una certa parte, allora, e tu non osare schierarti con Asteria.
-
Rimarrò neutra, basta che non mi mettiate in mezzo.
-
Non contarci: ho già in mente come riuscire a farti
combattere per me.
Senza
aggiungere spiegazioni, Pansy si smaterializzò.
Decisamente
Draco aveva la testa tra le nuvole quella
mattina.
Harry
aveva cominciato a sospettarlo quando lo aveva visto
entrare nel suo ufficio, rendersi conto spaesato di essere circondato
da Auror
e fuggire nella stanza accanto, la sua sede: l’Ufficio
Applicazione della Legge
sulla Magia.
La
convinzione era cresciuta notandolo scontrarsi con
diverse persone nel corridoio, lo sguardo fisso al pavimento.
E
ora che gli stava rivolgendo un enorme sorriso Harry non
aveva più dubbi.
Qualcosa
non andava.
-
Malfoy? – esordì, titubante.
Draco
parve improvvisamente riprendersi dallo stato
confusionale; scosse la testa, si rese conto di essere di fronte al suo
nemico
di un tempo e assunse un’espressione contrariata.
-
Potter, - sibilò, - cosa vuoi?
-
Mi hai sorriso per cinque minuti esatti, - gli fece notare
Harry, controllando l’orologio di Fabian Prewett che teneva
al polso. – La
promozione fa questi effetti?
Draco
inarcò le sopracciglia. – La… -. Si
bloccò con la
bocca ancora aperta. - … promozione, - concluse, lasciandosi
cadere sulla prima
sedia libera e affondando la testa tra le mani.
Harry
si guardò intorno in cerca di un qualsiasi aiuto.
Draco non era suo amico, non lo era mai stato, ormai si limitavano a
salutarsi
silenziosamente quando si incontravano al Ministero, ma non potevano
certo definirsi
“amici”; non si lanciavano incantesimi, ecco tutto.
E adesso perché si
ritrovava ad essere l’unico presente in un corridoio sempre
trafficato mentre
Draco sembrava sull’orlo di una crisi di nervi?
Sospirò
e alla fine si decise a sedersi accanto a lui,
battendogli una mano sulla schiena e ritraendola in fretta.
-
Non… ehm… non dovresti essere felice della
promozione?
Capisco che ora avrai un sacco di lavoro in più,
però sei così giovane e già
hai raggiunto…
-
Se stai per dirmi che posso esserne orgoglioso, tappati
quella bocca, Potter! – sbraitò Draco, riemergendo
dalle mani che gli stavano
nascondendo il viso. – Sono rovinato!
Completamente… rovinato!
-
Non ti seguo, ma forse è meglio così. Torno in
ufficio, mi
aspettano per…
-
La mia carriera è finita, - si lamentò Draco
senza nemmeno
ascoltare le sue parole.
Harry
dovette sedersi di nuovo, maledicendo l’attimo in cui
aveva pensato di fare un pausa e prendersi un caffè.
Illuso!
-
Tu cosa faresti, Potter, se una ragazzina di cinque anni
mai vista prima ti annunciasse che sarai sua moglie?
-
Una ragazzina di
cinque anni? Beh, è una bambina, non la prenderai
sul serio!
-
Quasi quindici anni fa non lo feci, ma adesso la
situazione è tragica: la “bambina” si
è presentata a casa mia reclamando la mia
mano.
-
Ami un’altra?
-
Che c’entra? Non voglio sposarmi per interesse, io nemmeno
la conosco! L’ho vista ogni tanto a Hogwarts, ci ho parlato
ieri per la prima
volta dopo anni. E cosa mi chiede? Di diventare suo marito, altrimenti
la mia
famiglia perderà tutto: la villa, i pavoni… tutto!
-
Hai dei pavoni nel giardino? – chiese Harry, sorpreso.
-
Mio padre li adora. Quella pazza ci porterà via tutto!
-
E questo cos’ha a che fare con il tuo lavoro? Non
può
certo interferire, no?
Draco
gli rivolse uno sguardo sconsolato. – E’ la figlia
di
Richard Greengrass.
Harry
non riuscì a produrre un suono più riconoscibile
di: -
Oh.
-
Guarda qua, Greg! Che ne dici? Sembra un lavoro fatto
apposta per te: serve solamente un M.A.G.O. in Pozioni, Erbologia,
Trasfigur…
Va bene, passiamo ad altro.
Gregory
grugnì in risposta, appoggiando il volto grassoccio
sul palmo della mano e fissando Theodore, che seduto
all’altro capo del tavolo
sfogliava La Gazzetta del Profeta
in
cerca di colloqui che il suo amico fosse in grado di sostenere.
-
Non c’è niente per me, Theo, - esclamò
per l’ennesima
volta. – Sono una frana, non so fare niente, passo la
giornata a mangiare
ciambelle…
-
Ed è ora che la smetta.
Theodore,
ancora nascosto dal giornale, agitò la bacchetta, Appellando
la ciambella alla crema che Gregory stava per addentare.
-
Ehi! – si lamentò il ragazzo, ma Theodore gli
scoccò
un’occhiata eloquente.
-
Quando avremo trovato un lavoro, potrai mangiarla.
-
Ma non tocco niente da un’ora!
-
Un nuovo record, non trovi?
Chiunque
aveva conosciuto Gregory Goyle a Hogwarts, lo
avrebbe definito “grasso”, ma non avrebbe mai
pensato che potesse diventarlo
ancora di più: al castello le lezioni gli impedivano di
mangiare in
continuazione, però da quando abitava da solo e non aveva
nemmeno pergamene da
scrivere che lo tenessero occupato il cibo era diventato parte
fondamentale
delle sue giornate, attentando in tal modo alla dieta rigorosa di
Millicent.
-
Ho fame.
-
Non mi interessa.
-
Potrei sentirmi male!
-
Ci Materializzeremmo al San Mungo.
-
Ti resterei sulla coscienza!
-
Non faresti più male che a quella povera sedia.
L’inaspettato
suono del campanello impedì a Gregory di interiorizzare
le ultime parole di Theodore e offendersi.
-
Va’ ad aprire, - lo spronò Theodore.
-
Perché proprio io?
-
Perché questa è casa tua e inoltre fare qualche
passo fino
alla porta non farà affatto male alla tua salute.
Gregory
sbuffò, alzandosi controvoglia.
-
Non poteva Materializzarsi dentro casa, no? –
borbottò,
aprendo la porta.
-
Ciao, Gregory, è sempre un piacere trovarti così
in forma,
- lo salutò Blaise sorridente, posandogli una mano sulla
spalla.
-
Che ci fai qua? Sei venuto a dargli una mano?
-
Ah, ma allora avevo ragione: Theodore è qui. Theo, amico
mio! – esclamò, superando Gregory senza troppi
convenevoli e avvicinandosi
raggiante a Theodore. – Abbiamo un problema, -
annunciò immediatamente,
lasciando da parte il sorriso di circostanza e guardandosi intorno per
trovare
un posto pulito su cui sedersi; alla fine optò per la
poltrona di Millicent,
l’unica zona immacolata del salotto.
Theodore
lo seguì, prendendo posto accanto a Gregory – che
si era lasciato andare sul divano, stanco per i pochi metri percorsi
– e
osservando Blaise con stupore.
-
Tu… hai un problema?
-
Io no, ma potrei averlo. Draco si sta per sposare.
Gregory
tossì, sputando residui della ciambella che di
nascosto era riuscito ad Appellare.
-
Chi sarebbe la fortunata? – chiese Theodore, intuendo che
non si trattava di Pansy.
-
Asteria Greengrass, sorella di Daphne, figlia di Lavina…
-
… e di Richard Greengrass, - completò per lui
Theodore,
afferrando il punto della situazione.
-
Daphne è venuta a lamentarsi da me ieri: Asteria si
è
messa in testa di sposare Draco, non so per quale assurdo motivo, e la
sta
facendo impazzire.
-
E Draco?
-
Non ha ancora espresso alcun parere in proposito, ma Draco
non conta: è Pansy il problema. E tu devi aiutarci a capire
come uscire da questa
situazione senza che nessuno di noi si faccia male.
Theodore
si alzò, cercando la scorta di Whiskey Incendiario
di Millicent, e ne versò un po’ in tre bicchierini
di vetro senza dire una
parola; solo quando porse il primo a Blaise sembrò
riacquistare la voce.
-
Posso far dimagrire Gregory, trovare un ragazzo a Millicent
e perfino aiutare Daphne a percorrere una strada di montagna senza mai
inciampare, ma convincere Pansy a rinunciare a Draco è fuori
dalle mie
capacità. Non possiamo fare altro che attendere il suo
arrivo.
_____________________________________________________________________________________________________________________________
Dopo
quasi un anno di attesa, ho deciso di ricominciare a scrivere questa
long! Il perché sta tutto nei nuovi personaggi che ho
inserito: la storia avrebbe dovuto incentrarsi solo su Draco, Pansy e
Asteria, ma sarebbe venuta fuori decisamente "banale", non avevo molte
idee, e invece con l'inserimento dei loro amici già mi
balenano nella testa un sacco di scene!
D'ora
in poi aggiornerò ogni settimana (al massimo ogni due), non
sparirò :)
Grazie
finora a chi ha recensito questa storia e chi l'aveva messa tre le
seguite ^^
Medusa
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo V ***
Capitolo V
I
signori Parkinson avevano saputo, fin dal momento in cui
aveva mostrato il primo piccolo barlume di magia, che la loro bambina
sarebbe
stata una Serpeverde. Probabilmente, osservandola da lontano, in molti
avrebbero negato di trovare in lei un qualche minimo segno di
ambizione: odiava
studiare, non le interessava ottenere G.U.F.O. e M.A.G.O. nella
quantità
necessaria per un determinato lavoro, non aveva mai dichiarato di
volere
diventare la più grande strega di tutti i tempi.
Tuttavia,
Pansy era la ragazza più testarda che i suoi
genitori avessero incontrato nei loro quaranta anni di esistenza. Era
pressoché
impossibile farle cambiare idea in qualsiasi circostanza, sia che
ciò
richiedesse l’utilizzo di una manciata di galeoni sia che
mettesse a
repentaglio la reputazione dei Parkinson: se Pansy desiderava un pavone
perché
i Malfoy possedevano dei pavoni, Pansy avrebbe ottenuto un pavone.
I
“no” erano cominciati a volare dal primo anno di
Hogwarts,
quando la ragazza si era dovuta confrontare con professori che mai
l’avrebbero
favorita come i suoi genitori avevano fatto e con compagni che non
sarebbero
stati disposti a esserle amici se lei non avesse moderato il proprio
caratteraccio; per cui Pansy era stata costretta a porre freno alla
propria
testardaggine – godendo però della pessima fama di
una delle Serpeverdi note per
l’antipatia e il disprezzo nei confronti degli studenti delle
altre Case – e a
limitare i propri desideri.
L’unica
decisione che non aveva alcuna intenzione di mettere
da parte riguardava Draco e le nozze da favola con cui avrebbero
celebrato la
loro unione nell’elegante giardino di Villa Malfoy.
Perciò,
se alle cinque del pomeriggio di una calda giornata
estiva Pansy si stava Materializzando nei pressi di Tottenham Court
Road
nonostante le minacce della sua rivale in amore, i segnali
dell’imminente
battaglia venivano tracciati proprio in quel momento.
L’aria
all’interno dell’appartamento Goyle-Bullstrode era
leggermente tesa: Gregory aveva smesso di pensare al cibo, concentrando
gli
occhi sulla televisione del salotto, Theodore sfogliava distrattamente
giornali
con annunci di lavoro che pochi minuti prima era sceso a comprare e il
sempre
impassibile Blaise lanciava sguardi fugaci oltre le tende della
finestra. Ognuno
cercava di comportarsi come al solito, preparandosi tuttavia ad
affrontare la
furia della viziata e testarda Pansy.
-
Arriva, - annunciò infine Blaise, poggiando la schiena al
muro, in attesa dell’esplosione.
Theodore
chiuse il giornale e si avvicinò alla porta,
preparandosi ad aprire; Gregory tentò un balzo in avanti per
precederlo, ma
ricadde sul divano, impotente.
-
Non vale, - si lagnò. – In questo modo tu potrai
nasconderti dietro la porta e lei non ti vedrà subito.
-
Seriamente, Greg, - esclamò Blaise, sollevando un
sopracciglio, - credevi veramente di riuscire a infilarti tra il muro e la porta?
Ancora
una volta il suono del campanello impedì a Gregory di
scagliare una Maledizione Senza Perdono a uno dei suoi amici.
Theodore
abbassò leggermente la maniglia, poi tirò la
porta verso
di sé; nessun urlo di rabbia, però, precedette
l’entrata di Pansy Parkinson
nell’appartamento. Al contrario, la ragazza sorrise ai
presenti, salutandoli
educatamente e affacciandosi sulla soglia della camera di Millicent per
cercare
l’amica.
-
Milly non c’è?
-
Mi… Milly? – mormorò Theodore, cercando
una vaga
somiglianza tra quel soprannome e la stazza che un tempo aveva avuto
Millicent
Bullstrode.
-
E’ a lavoro, - rispose Blaise. Fissava Pansy con
un’espressione scettica, poco convinto dal suo comportamento
gentile che le
aveva visto sfoggiare solo in presenza dei Malfoy.
-
Oh, capisco. Vorrà dire che la aspetterò.
Pansy,
senza cancellare il sorriso angelico dal volto, si
mosse sotto gli occhi di tutti verso il divano, pulì con un
fazzoletto i
residui di crema lasciati da Gregory e si sedette con grazia,
lisciandosi il
vestito turchese; si guardò intorno, il mento poggiato sul
dorso della mano
sinistra, sistemandosi ogni tanto i capelli arricciati e legati da un
fiocco
dello stesso colore dell’abito. Per chi la conosceva bene
come i suoi amici, il
contrasto tra il suo aspetto e il carattere era preoccupante.
-
Che bell’abito, - esordì Theodore dopo qualche
minuto.
-
Ti ringrazio, - disse Pansy, sfoggiando un sorriso ancora
più luminoso. – L’ho preso a Diagon
Alley un anno fa.
-
Credevo fosse di Daphne, - osservò Blaise, versandosi un
altro bicchiere di Whiskey Incendiario per passare il tempo.
L’espressione
che Pansy gli rivolse nel rispondergli lo
confuse. – Oh, ero certa che l’avresti
riconosciuto. Ad ogni modo, glielo avevo
prestato io, ma mi serviva per stasera.
-
Incontro galante?
Pansy
rise forzatamente, portandosi una mano davanti alla
bocca. – Sono invitata a cena dai signori Malfoy.
-
I signori
Malfoy? – ripeté Gregory.
-
Sì, mi hanno chiesto di stare da loro oggi. Sapete, con il
trambusto di questi giorni, la promozione di Draco…
-
Nella quale non c’entra niente Richard Greengrass.
Il
sorriso di Pansy apparve più tirato mentre si voltava
verso Blaise.
-
Non capisco a cosa ti stia riferendo, caro Blaise.
-
Ti prego, togli quel “caro”: mi hai fatto venire i
brividi!
-
Non hai saputo del matrimonio? –
la punzecchiò Gregory, felice che Theodore avesse finalmente
smesso di
concentrarsi su di lui, concedendogli così di riprendere a
mangiare le
ciambelle alla crema in pace.
-
Ah, sì, roba di poco conto, - liquidò la faccenda
Pansy. –
Non crederete certo che il signor Greengrass abbia aiutato Draco ad
ottenere la
promozione solo per consentire a quella
vipera di metterlo alle strette.
-
Me ne hai appena dato la conferma, - esclamò Blaise,
alzando il bicchiere di vetro. – Un brindisi per la vecchia
Pansy!
-
Ma cosa…? E tu, idiota di un facocero, vedi di tenere
quella roba lontane dal mio vestito! – sbottò
Pansy, scansandosi in fretta
mentre la crema dell’ennesima ciambella addentata da Gregory
cadeva sul punto
in cui fino a qualche istante prima si trovava il suo vestito.
La
situazione non era delle migliori a Villa Malfoy.
Lucius
passeggiava sovrappensiero lungo il tappeto verde che
copriva quasi interamente il pavimento del suntuoso salotto, le dita
intrecciate dietro la schiena; in quegli anni non aveva perso lo
sguardo fiero
che lo aveva sempre caratterizzato, ma c’erano momenti
– come quello – in cui
una ruga di nervosismo e indecisione gli solcava la fronte pallida.
Narcissa lo
osservava muoversi in silenzio, sorseggiando nervosamente un bicchiere
di Vino
Elfico.
Dopo
avere raggiunto per la centotrentacinquesima volta il
camino ed essere tornato verso la porta della cucina, Lucius si
lasciò cadere
sulla poltrona di velluto verde, senza nemmeno preoccuparsi di assumere
una
posizione dignitosa per un mago della sua classe.
-
Matrimonio combinato, - decretò con un sospiro.
Narcissa
balzò in piedi, rigirandosi il calice tra le mani.
– Pensaci ancora, Lucius…
-
Ancora? Ci
rifletto da ieri, ma non riesco a trovare un’altra soluzione:
Draco dovrà
sposare la figlia di Richard Greengrass.
-
Ma lui non vuole!
-
Te l’ha detto, Cissa?
Lucius
si voltò verso la moglie, sperando in una risposta che
potesse rendergli la decisione più facile; Narcissa
abbassò lo sguardo,
esitante.
-
No, non lo ha fatto. Ma lo vedo nei suoi occhi, Lucius!
Draco non sposerebbe mai una donna che non conosce…
-
Se stai per dire che nostro figlio è alla ricerca del vero
amore, saltiamo la scena patetica.
-
Asteria non è adatta a lui.
-
E chi lo sarebbe?
-
Pansy! Lo conosce da sempre, vive praticamente qui ed è
evidente che prova qualcosa per lui. Asteria… No, non lo ama.
Lucius
sospirò ancora una volta. – Ma potrebbe imparare a
farlo. Come… come noi due.
-
Parla per te, io ti ho amato fin dal primo momento.
L’uomo
si ritrovò a sorridere: Narcissa sapeva essere una
fredda, distaccata Purosangue e allo stesso tempo la ragazza dolce per
cui
aveva perso la testa. Non glielo aveva mai detto, però,
aveva finto di essersi
innamorato di lei dopo le nozze; confessare che era stato lui stesso a
spingere
Abraxas Malfoy a farle sposare proprio quella
Black sarebbe significato ammettere di avere un animo più
delicato di quanto
volesse farle credere. E a quel tempo temeva che Narcissa amasse solo
il
Serpeverde dallo sguardo gelido.
-
Comunque, - riprese, tossendo, - non stiamo parlando di
noi.
-
Hai iniziato tu.
-
Lo so. Potremmo discuterne oggi a cena… Che ne dici?
-
Davanti a Pansy? Sei la delicatezza fatta persona, Lucius.
-
Quando sarà andata via, allora. Sei d’accordo?
Chiederemo
a Draco cosa ha intenzione di fare; dopodichè, decideremo
insieme come agire.
-
Lo spingerai a sposarla, non è vero?
Lucius
portò lo sguardo sugli occhi chiari di sua moglie,
poi lo distolse in fretta senza rispondere.
-
Perché stavi recitando?
Pansy
aggrottò la fronte, infastidita, e incrociando le
braccia al petto prese posto su una sedia – lontano dal
pasticcio che aveva
combinato Gregory sul divano – prima di rispondere alla
domanda di Theodore.
-
Prove generali, - sbuffò.
-
Per il matrimonio? – scherzò Gregory,
guadagnandosi la più
ostile delle occhiate di Pansy; si ritrasse nel divano mentre Theodore
gli
strappava dalle mani l’ultima ciambella al cioccolato rimasta.
-
Ve l’ho detto, i Malfoy mi hanno invitata a cena: voglio
essere impeccabile.
-
Andiamo, Pansy, - esclamò Blaise, - Lucius e Narcissa ti
adorano, non c’è bisogno di fingersi diversa!
-
Non parlavo di fare bella figura con loro.
Blaise,
Theodore e Gregory si scambiarono uno sguardo
allarmato: dopo anni di conoscenza, Pansy era pronta a rivoluzionare
l’immagine
che mostrava di sé al suo amato.
-
Vuoi conquistare Draco?
Pansy
si strinse nelle spalle. – Non ci ho mai provato
veramente, è arrivato il momento.
-
Sì, è proprio quello giusto, - osservò
Blaise. – Una pazza
smorfiosa reclama la mano di Draco minacciando di portargli via i
pavoni e tu
ti fai bella per piacergli. Non potevi scegliere un momento migliore, i
miei
complimenti.
-
Pazza smorfiosa? – chiese Pansy, ignorando il resto del
discorso di Blaise.
-
Beh, per come si è comportata! Daphne mi ha raccontato
tutto.
-
Ah, - esclamò Pansy, sorridendo di nuovo in maniera
snervante per i gusti dell’amico, - te l’ha detto
Daphne. Sì, Asteria è
veramente tremenda con lei, non si
comporta per niente da sorella… Ad ogni modo, ho deciso di
cambiare: non voglio
più essere l’amica che si accontenta di averlo
accanto senza mai mostrare il suo amore.
-
E quando di preciso avresti tentato di nascondere la tua
cotta?
-
Parla, Pansy, - intervenne Theodore. – Non sei certo qui
per farci vedere il vestito.
Pansy
fece una smorfia divertita. – Che succede, Theo, sei
curioso di sapere cosa ho in mente?
-
No, sono terrorizzato
da quello che dirai, per cui fallo subito.
-
D’accordo. – Finse di scrutare con attenzione le
proprie
dita prima di parlare di nuovo, come se volesse rendere palpabile la
tensione.
– Mi servono degli alleati per togliere di torno
quella… Come l’hai chiamata,
Blaise? Pazza smorfiosa.
Nessuno
replicò; Pansy aggrottò la fronte, confusa da
quel
silenzio di risposta.
-
Avete capito cos’ho detto?
-
Va bene, - disse Theodore. – Dicci quello che dobbiamo
fare e noi lo faremo.
-
State scherzando?
-
No, - esclamò Gregory, sospirando. – Tanto ci
obbligheresti a farlo comunque, non ha senso contraddirti.
-
Ah. – Pansy sgranò gli occhi, piacevolmente
sorpresa da
quella reazione.
-
A meno che, - intervenne Blaise sovrappensiero, - Draco
non voglia sposarla.
_____________________________________________________________________________________________________________________________
Ed
ecco il quinto capitolo (che a me, personalmente, non soddisfa molto)!
Mi dispiace avervi fatto attendere (ma c'è veramente
qualcuno che attende? u.u) per tanto tempo, ma pensavo di avere meno
impegni e più ispirazione: dovrei decidermi a tirare
giù uno schema della storia, mh.
Comunque,
come al solito grazie a chi sta seguendo la storia; nel prossimo
capitolo vedremo la pazza fur... ehm, Asteria!
Medusa
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=734951
|