Amore preconfezionato

di MedusaNoir
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Amore preconfezionato

Prologo

Draco aveva sette anni la prima volta che vide Asteria. I Malfoy erano stati invitati dai Greengrass per una cena elegante in cui era richiesta la presenza delle più influenti famiglie magiche – Purosangue, naturalmente. Quel giorno Narcissa aveva insistito perché il suo “piccolo bambolotto” fosse lavato, pettinato e vestito alla perfezione, in modo da fare bella figura con i loro ospiti; il bambino aveva lasciato che Dobby facesse ciò che gli era stato ordinato, lasciando sul letto gli abiti scelti dalla signora Malfoy e controllando che il bambino non facesse capricci, ma continuava a chiedersi per quale motivo i suoi genitori tenessero tanto a quella cena: di solito lui restava a casa con l’elfo domestico, dal momento che Lucius e Narcissa temevano che si annoiasse con loro.

– Chissà perché mamma vuole che ci vada anch’io, – si chiese a voce alta mentre l’elfo gli sistemava il mantello verde sulle spalle.

– Forse è perché vogliono far conoscere il giovane erede ai loro amici, signorino, – ipotizzò Dobby.

Draco, dubbioso, si osservò per un po’ allo specchio prima di parlare di nuovo.

– Sì, forse è così, – esclamò infine dando una spinta all’elfo mentre usciva dalla sua stanza.

Il ricevimento dai Greengrass era – come Draco si era aspettato dai racconti dei genitori – elegante e raffinato, per niente adatto ad un bambino della sua età. I padroni di casa si fecero perfino attendere, entrando dopo almeno un’ora dall’arrivo degli ospiti.

Draco alzò un sopracciglio alla vista della famiglia che scendeva le suntuose scale di marmo: il padre – un ufficiale – indossava una divisa decorata da almeno venti medaglie, mentre un paio di pesanti baffi grigi gli coprivano la bocca; la madre sembrava la donna meno affabile del modo e, già dall’espressione gelida che le contraeva il volto quella sera, Draco intuì che non avrebbe sorriso nemmeno di fronte alla nascita di un nipotino; la figlia più grande era l’unica che apparisse un po’ intimorita dalla situazione e continuava a sistemarsi il fiocco rosa sui lunghi ricci biondi; la minore, invece, era perfettamente a suo agio nel suo vestitino azzurro. Draco notò che salutava gli invitati con un inchino da perfetta dama, aggraziata ed elegante; suo padre gli aveva detto che le bambine avevano sette e cinque anni, ma lui stentava a credere che fosse così: la più piccola sembrava avere decenni di esperienza alle spalle in materia di balli e ricevimenti.

– Su, Draco, – si sentì improvvisamente sussurrare all’orecchio dal padre, – va’ a porgere i tuoi saluti alle signorine Greengrass.

Il bambino sospirò: ecco per quale motivo era lì, per fare compagnia a due mocciosette con la puzza sotto al naso. Si avvicinò alle scale, accorgendosi solo dopo qualche passo che, in quel momento, l’attenzione di tutti era su di lui. Storse un labbro: ovvio, lui era un Malfoy.

Fece una riverenza davanti alla figlia maggiore, che tentò a sua volta un goffo inchino biascicando un: – Daphne.

Prima che Draco potesse presentarsi, la più piccola spinse da parte la sorella e, afferrando con le mani i lembi del suo vestitino, si inchinò guardandolo dritto negli occhi grigi.

– Asteria Greengrass, – disse con un sorriso malizioso.

Draco le prese la manina sfiorandola leggermente con le labbra. – Draco Malfoy, incantato.

Poi sentì sua madre scambiare qualche parola eccitata con la signora Greengrass e, con profondo orrore, comprese il perché della sua presenza lì. Tentò di sgattaiolare fuori dalla villa senza essere visto, approfittando della confusione, ma Asteria si era attaccata al sua braccio e non dava segni di volerlo lasciare andare.

– Ehm… Potresti... potresti lasciare…?

La bambina scosse la testa, decisa. – No.

– Ma…

– Cerca pure di scappare, se vuoi, – aggiunse, fissandolo ancora negli occhi. Draco sussultò a quello sguardo così determinato. – Ma un giorno sarai mio: io diventerò tua moglie.

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Capitolo I

Giugno 1998

 

- DRAAAACUUUUUCCIOOOO!

Groan.

Draco sospirò, voltandosi verso la figura che gli stava correndo incontro.

- Pansy, - esordì, – ti ho detto mille volte di non chiamarmi così.

La ragazza lo raggiunse sfoggiando un sorriso raggiante e si aggrappò al suo braccio. – Scusa, ma sono così emozionata: è un sacco di tempo che non ci vediamo!

- Un mese, - precisò Draco, alzando gli occhi al cielo. Lanciò uno sguardo alle finestre di Villa Malfoy, sperando ardentemente che nessuno li vedesse.

- E ti sembra poco? Ora che la scuola è finita, non avremmo più tante occasioni per stare insieme -. Pansy mise su un finto broncio, triste.

- Mi sembra di ricordare che mi stavi appiccicata anche durante le vacanze, quindi non credo sia un problema per…

La ragazza non lo lasciò finire: aveva appena avvistato Narcissa e si stava incamminando verso di lei, procedendo elegantemente lungo il giardino della villa. Teneva molto alla considerazione che la madre del “suo” Draco aveva di lei e non le andava di fare una pessima figura mostrandosi totalmente dipendente dal figlio.

- Buonasera, signora Malfoy, - la salutò con un leggero inchino.

- Ciao, Pansy, - rispose Narcissa con un sorriso: la ragazza era praticamente cresciuta lì, a Villa Malfoy, e ormai la considerava come una figlia.

- Che vestito incantevole! Suo marito?

- Oh, è nello studio. Sta parlando con… Beh, con Potter.

Pansy strabuzzò gli occhi, confusa. – Potter?

- E’ una questione delicata, - mormorò Narcissa, cercando di sviare il discorso. - Mentre aspetto che finisca vuoi entrare a bere un tè?

- Volentieri!

Draco guardò Pansy saltellare allegramente al fianco di sua madre e le sue labbra si incrinarono leggermente verso l’altro.

Quella ragazza non cambierà mai.

 

Ricordava Pansy a otto anni darsi arie chiedendo a Dobby di eseguire gli ordini più strani: sedersi a terra con lei e Draco, fingendo di essere l’invitata di cui i due bambini sparlavano; pettinarle i capelli senza dimenticare di ripetere, ogni tanto, che un giorno sarebbe sicuramente diventata la signora Malfoy; fare da ancella devota quando la bambina impersonava un’eroina tragica che si toglieva la vita per amore. Quest’ultimo gioco aveva sempre spaventato Dobby, dal momento che – come Pansy amava ripetere quando lui si mostrava reticente ad accontentare le sue richieste – l’ancella doveva seguire la padrona nella tomba o strapparle via il pugnale per uccidere se stessa prima di vedere l’orrenda fine dell’altra. Dobby in quelle occasioni indietreggiava, spaventato, e Draco si divertiva un mondo a lanciargli occhiate che significavano: “Fallo o dovrai vedertela con mio padre”; tuttavia era stata sempre Narcissa a salvare il povero elfo, scherzando sul fatto che, se Dobby avesse eseguito alla lettera gli ordini della bambina, i Malfoy avrebbero dovuto sostituirlo con l’elfo di Pansy.

- Maki non si tocca! - urlava allora Pansy, ergendosi in tutto il suo metro e venti di altezza e gonfiando il petto, imperiosa. – Nessuno fa il cavallo meglio di lei!

 

La ricordava a undici anni, quando l’aveva stritolato non appena il Cappello Parlante l’aveva smistata a Serpeverde insieme al suo amato.

- Oh, Draco! Questo è destino, staremo insieme per sempre!

Draco a quelle parole aveva tremato dalla paura, ma non glielo disse mai.

Non glielo disse perché avrebbe dovuto ammettere di avere avvertito anche un sentimento di sicurezza mai provato prima: Pansy, la sua migliore amica, gli sarebbe stata accanto per altri sette anni. Certo, era ovvio che sarebbero finiti entrambi a Serpeverde, ma ora Draco aveva la certezza di poterla avere accanto.

 

Due anni dopo Asteria Greengrass aveva fatto il suo ingresso ad Hogwarts; fu smistata a Serpeverde e Draco aveva pensato che sarebbe stato l’inizio della rivalità tra le due ragazze, però non fu così: Asteria non diede mai segno di averlo riconosciuto o di ricordare le parole che gli aveva rivolto quando era solo una bambina.

Quell’anno, quando fu ricoverato in infermeria per la ferita di Fierobecco, Pansy aveva passato una settimana intera a piangere sul suo cuscino come se Draco stesse patendo le pene dell’Inferno; cercava di fare pensare a tutti proprio questo, era vero, ma lei lo sapeva e la sua reazione era quantomeno esagerata.

Nemmeno in quell’occasione Asteria si era fatta viva: aveva solo firmato un biglietto di buona guarigione insieme alla sorella, che ormai era diventata una grande amica di Pansy.

 

Draco si era aspettato che, almeno per richiedere un cavaliere per il Ballo del Ceppo, la più giovane delle Greengrass si facesse avanti, ma lei era rimasta un’altra volta nell’ombra, a vederlo danzare con una raggiante Pansy.

La sua migliore amica era salita al settimo cielo quando lui l’aveva invitata al Ballo. Draco non capiva cosa ci fosse di tanto sorprendente: era scontato che la scegliesse, era una brava ballerina e, inoltre, lui non avrebbe dovuto preoccuparsi di come portare a termine la serata con altre ragazze. Pansy non avrebbe preteso altro, le sarebbe bastato volteggiare tra le sue braccia.

Durante una delle ultime canzoni Draco si era guardato attorno, quasi per caso, e aveva incontrato gli occhi di Asteria: era stata invitata da un ragazzo del quinto anno e stava ballando con lui, però non distoglieva lo sguardo dall’erede dei Malfoy.

In quell’istante Draco si era sentito gelare il sangue: avrebbe preferito una guerra aperta tra le due ragazze, piuttosto che sapersi tallonato in silenzio.

 

A sedici anni era crollato, ma certo non a causa di Asteria: suo padre aveva fallito l’incarico che il Signore Oscuro gli aveva affidato e lui stava tentando di vendicarsi togliendogli il figlio. Inizialmente Draco aveva ripudiato quest’idea, convinto invece che il suo Signore volesse fare di lui un fedele Mangiamorte affidandogli un compito tanto importante, ma ben presto aveva dovuto ricredersi.

Non aveva rivelato niente a Pansy per non farla stare in ansia, ma sentiva che i bei giorni ad Hogwarts stavano finendo. Lei si accorse di come stava deperendo e cominciò a chiedergli la ragione, senza ottenere mai una risposta sincera. Draco sapeva che quell’incarico avrebbe potuto strapparlo dalla ragazza; tuttavia non osava toglierle la felicità prima del tempo.

 

Poi, al settimo anno, i fatti erano diventati noti a tutti e Draco non aveva più potuto negare a Pansy la verità.

Quando l’aveva cercata per chiederle scusa, per dirle che non avrebbe voluto mentirle, si era aspettato di trovarla con le braccia strette al petto, offesa e infuriata; invece l’aveva scoperta in lacrime e aveva dovuto abbracciarla per farla smettere di singhiozzare.

- Perché… perché non ne hai parlato con me?

- Non volevo farti soffrire, credevo di potercela fare da solo…

- Ma tu non sei mai stato solo, Draco. Ci… ci sono io, ci sarò sempre.

Draco aveva sorriso e in quel momento la ragazza aveva alzato lo sguardo, piena di determinazione.

- Voglio seguirti, - aveva annunciato, – anche in capo al mondo, se dovessi andarci. Prega il Signore Oscuro perché mi prenda con sé.

Il ragazzo aveva sussultato a quelle parole. – Non dirlo neanche per scherzo.

- No, Draco! Io voglio… -

- Tu non sei una Mangiamorte! – aveva strillato Draco. – Tu non hai un’anima così e io lo so bene! Se vuoi fare davvero qualcosa per me, allora… stammi accanto come adesso. Completa gli studi. Comportati come hai sempre fatto e mi vedrai sorridere. Non tutti i Serpeverde diventano necessariamente dei Mangiamorte -.  E a quel punto l’aveva stretta più forte, cercando di ricacciare indietro le lacrime.

 

- Ciao.

Draco aprì gli occhi: per quanto tempo era rimasto lì a ricordare? Pansy e sua madre dovevano essere entrate in casa, ora nel giardino non c’era più nessuno; nessuno, a parte Harry Potter.

- Ciao, - rispose cercando di mostrarsi educato: se era vero ciò che i suoi genitori gli avevano detto, che per quell’attimo di generosità di Narcissa che aveva portato alla sconfitta del Signore Oscuro Potter era disposto a scendere a patti con loro, allora doveva cercare di fare “il bravo bambino”. Sapeva che provocarlo non avrebbe cambiato la situazione, qualunque fosse l’accordo che era stato preso, ma preferì comunque evitare di insultarlo.

- Bella casa, - affermò Harry, guardando di traverso Villa Malfoy.

Draco sbuffò. – Sì, proprio una casa meravigliosa: contando che questo era il quartier generale del Signore Oscuro e che non abbiamo più un elfo, direi che può andare.

Harry lasciò che le sue labbra si incurvassero in una smorfia. – Ho parlato con tuo padre, - dichiarò senza giri di parole.

- E allora? -. Draco finse di apparire disinteressato, ma sentiva il cuore battere nel petto.

- Non andrà ad Azkaban, garantisco io per lui.

Si guardarono un’ultima volta. Draco stava trattenendo un “grazie” ed Harry un “prego”: sapevano entrambi che volevano dirlo, ma che nessuno dei due l’avrebbe fatto. Draco annuì, poi Harry si smaterializzò.

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Note Med:

Ciao a tutti! Beh, sono ottimista a dico "a tutti" invece di "a quei due che mi stanno leggendo", però vabbè, mi concedo un saluto più allargato!

Ringrazio chi ha messo la storia nelle seguite, mi ha fatto tanto piacere perché tengo molto a questa long ^^ E anche chi ha commentato, ovviamente!

Volevo fare due precisazioni riguardo la trama:

- Asteria si chiama così, e non Astoria, perché Asteria è il nome originale riportato sul sito della Rowling

- L'accordo tra Harry e i Malfoy è reale, ne ha parlato la Rowling in un'intervista

Vi saluto, grazie "a tutti"! ^^

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


Capitolo II

Agosto 2000

 

Quel giorno, un caldo pomeriggio estivo, Pansy era andata a fare visita ai Malfoy nella loro antica villa. Erano passati due anni dalla fine della Seconda Guerra Magica e l’aria che si respirava nello splendente giardino era ben diversa da quando quel posto veniva utilizzato come covo dei Mangiamorte.

Ora il parco davanti a Villa Malfoy pullulava di aiuole fiorite tenute in perfetto ordine: bocche di leone, cinquefoglie, garofani, gelsi, gladioli, narcisi, violette; in un angolo regnava anche uno stagno pieno di ninfee. Su consiglio di Pansy, Narcissa aveva fatto piantare dei fiori di camomilla.

- C’è bisogno di forza nelle avversità, e noi ne abbiamo dimostrata tanta, - aveva spiegato Pansy con un sorriso.

Alcuni pavoni si aggiravano sotto il portico, attorno alla famiglia riunita per festeggiare la promozione di Draco al Ministero della Magia. La sua amica si era presentata con una scatola di pasticcini dall’aspetto delizioso, pronti per essere gustati insieme allo squisito tè che solo Narcissa sapeva fare: anche quando era Dobby a svolgere le faccende di casa, Narcissa non aveva mai permesso che fosse lui a preparare il tè, che riteneva invece una sua specialità; così, anche in un giorno d’estate caldo come quello, non aveva voluto rinunciare a deliziare la famiglia e gli ospiti di quella che lei definiva una “prelibatezza”.

Dopo avere aiutato Narcissa a disporre su un vassoio d’argento la montagna di pasticcini, Pansy si era seduta con grazia accanto a Draco e aveva cominciato ad accarezzargli i capelli delicatamente, come se a muoverli fosse semplicemente un soffio di vento; la chioma del ragazzo stava crescendo e minacciava di diventare lunga come quella del padre, ma non serviva a niente dirgli di accorciarla.

- Sono così contenta per questa promozione! - squittì Pansy, tenendo tra le mani una tazza di tè fumante.

- Del tutto prevedibile, bisogna dire, - precisò Lucius con una nota d’orgoglio nella voce. – Draco è un ragazzo intelligente, non mi sarei aspettato niente di meno da lui.

Le labbra del rampollo dei Malfoy si contrassero in un ghigno soddisfatto. – Il Ministro era un po’ restio, ma alla fine ha dovuto convenire con il signor Greengrass sulle mie doti.

- Il Ministro! - sbuffò suo padre. – Può girarsi dall’altra parte tutte le volte che vuole: prima o poi avrebbe dovuto riconoscere la tua bravura!

- A proposito dei Greengrass, - intervenne Narcissa afferrando un bignè alla crema con la punta delle dita, – quando Draco mi ha detto cos’ha fatto Augustus, ho mandato un gufo a Lavinia per invitarla a prendere il tè. Purtroppo, però, entrambi avevano da fare, ma hanno assicurato che avrebbero mandato le loro figlie; dovrebbero arrivare da un momento all’altro. Questo bignè è delizioso, Pansy.

- Mia madre ne farà fare altri apposta per lei, signora Malfoy, - esclamò Pansy, lieta. – Quindi Daphne verrà qui oggi? Oh, che bello, è da tanto che non la vedo! Almeno una settimana, direi.

- Sì, e ci sarà anche Asteria. Te la ricordi, Draco?

Draco aggrottò la fronte. Doveva averla incontrata da qualche parte… Ma sì, Asteria era quella spocchiosa ragazzina che lo aveva indicato come suo futuro sposo! Che ne era stato di lei? Si ricordava di quando aveva dodici anni, ma poi il suo viso aveva cominciato a confondersi tra quello di decine di studentesse. Non stava mai con sua sorella, per quello non l’aveva collegata immediatamente a Daphne: ogni tanto la ragazza parlava di lei, ma Draco aveva quasi rimosso dalla mente il ricordo della prima volta che l’aveva vista.

Annuì. – Che ne è stato di lei?

- Ha appena concluso gli studi ad Hogwarts, - rispose sua madre. – Ha ricevuto un sacco di O e anche un paio di E nei M.A.G.O.

- Ora che la Preside è la McGranitt, i professori che ha assunto saranno dei rammolliti, - esclamò sdegnata Pansy.

- Solo perché tu non hai preso nemmeno una E non significa che i nuovi professori siano dei rammolliti, - le prese in giro Draco, facendola arrossire per l’imbarazzo di essere stata derisa davanti ai “futuri suoceri”. – A parte Difesa Contro le Arti Oscure, non credo che siano stati assunti altri insegnanti, e di certo questa Asteria non frequenta Babbanologia.

- Sarà anche la ragazzina più intelligente del pianeta, ma io non l’ho mai notata a scuola. Dev’essere una di quelle che nessuno guarda mai… Di sicuro non somiglia a Daphne!

- Pansy, shhh! – l’avvertì Narcissa portandosi un dito davanti alla bocca.

La ragazza si voltò immediatamente verso l’imponente cancello aperto e vide due figure avvicinarsi. La prima era Daphne, ne era certa, riconosceva le sue guance rosse e i lunghi capelli mossi: qualche maligno amava dire che somigliava a un maiale a causa della faccia un po’ tonda, ma Pansy aveva sempre difeso la sua timida amica a spada tratta. Ma l’altra… Riflettendoci, non le sembrava di averla mai vista prima. Asteria doveva essersi fatta bella con il tempo.

Era più alta della sorella e aveva un aspetto molto più simile alla madre che al padre, da cui invece aveva preso Daphne: la chioma nera scivolava con grazia sulle sue spalle; aveva un portamento elegante e indossava perfettamente un costoso capo d’alta moda magica; nei suoi occhi verdi, diversa da quelli azzurri della sorella, non si leggeva l’aria un po’ impacciata propria di Daphne, ma sicurezza e determinazione.

Non appena Daphne si accorse della presenza dell’amica, sbiancò, stupita, ma Asteria continuò a camminare altera verso il portico.

- Daphne, Asteria, - le salutò gentilmente Narcissa. – Benvenute.

Asteria rispose con un cenno del capo e immediatamente allungò il braccio verso Draco aspettandosi un baciamano. Lui corrugò le sopracciglia: quel gesto gli ricordava qualcosa… Senza dire niente, si inchinò sfiorandole goffamente il dorso della mano con le labbra.

- Benvenute, - ripeté con un sorriso. – Ciao, Daphne.

- Ciao, - rispose lei, fissando ostinatamente il terreno.

- Daphne, quanto tempo! - esclamò Pansy prendendole le mani, raggiante. Lei ricambiò il gesto, ma non accennò a parlare ancora; la sua amica fu sorpresa da quello strano atteggiamento. – Che succede?

- Non sapevo che ci fossi anche tu, - bofonchiò Daphne.

Pansy si portò le mani ai fianchi, offesa. – Mi dispiace essere un problema -. Si voltò verso Asteria con un sorriso di circostanza. – Ti ricordi di me? Ci siamo viste solo un paio di volte… Pansy Parkinson, piacere.

- So chi sei, - si limitò a rispondere l’altra con evidente ostilità. Si rivolse poi a Lucius e Narcissa, senza però distogliere lo sguardo da Draco, che cominciava a sentirsi in imbarazzo. – Signora Malfoy, signor Malfoy, immagino che abbiate saputo del mio diploma.

- Tua madre mi ha informata.

Draco notò, per l’ennesima volta, come il tono di voce Narcissa cambiasse ogni volta che si trovava davanti qualcuno che non era della famiglia; per la precisione, quando il suo interlocutore non era Draco, Lucius o Pansy.

- Bene, - esclamò Asteria, togliendosi i lunghi guanti bianchi. Evocò due poltrone di vimini bianche e si sedette; Daphne, che si accingeva a fare lo stesso, per lo sforzo di guardare a terra intruppò nel tavolo e fece cadere la teiera, che atterrò proprio ai piedi della sorella.

- Ci penso io! - disse Pansy prima che Narcissa potesse intervenire. Si piegò cercando di non sporcare il vestito viola e raccolse la teiera, che fortunatamente non si era rotta.

- Tsk.

Incontrò lo sguardo di ghiacciato di Asteria, che la osserva sdegnosa dall’alto in basso.

- Si è mai visto uno spettacolo del genere? - la derise la ragazza. – Dovresti essere una strega: usa la bacchetta e risparmiati certe umiliazioni. Wingardium Leviosa! -. Tolse la teiera dalle mani di Pansy con un semplice colpo di bacchetta e la fece atterrare delicatamente sul tavolo. – E’ un incantesimo di primo anno, tutti dovrebbero saperlo fare.

- Pansy voleva solo essere gentile, - le fece notare Draco.

Asteria lo guardò di nuovo, ma non replicò. – Di sicuro saprete il motivo della mia visita, - continuò come se non fosse successo niente, mentre Pansy, carica d’indignazione, tornava a sedersi.

- Draco, - disse Lucius, ma nella sua voce non c’era più l’orgoglio di pochi minuti prima.

- Esattamente.

- Mi pare ovvio che sappiano perché sei qui, - sibilò Pansy. – Ti hanno invitata loro. E hanno invitato anche Daphne, quindi non parlare della tua visita.

- Mia sorella è qui solo in veste di accompagnatrice. Non è vero, Daphne?

La ragazza annuì debolmente.

- Quindi… - mormorò Draco, cercando di rendere più cordiale la conversazione. – Siete qui per festeggiare la mia promozione, no? Festeggiamo, allora.

- Promozione che non ci sarebbe stata senza l’intervento di mio padre.

Draco guardò Asteria: come osava parlargli in quel modo?

Prima che potesse dire altro, Lucius intervenne. – Draco è stato promosso per la sua bravura…

- Draco è stato promosso perché mio padre ha chiesto alle alte cariche di fargli un favore, - lo interruppe Asteria. – Deve accettare la realtà, signor Malfoy: l’essere riuscito a scampare a Azkaban non cancella il suo passato da Mangiamorte. Non sono in molti, al Ministero della Magia, a guardare con sospetto la sua famiglia. Draco non sarebbe niente senza di noi -. Fece una pausa, godendo dell’effetto che le sue parole sortirono, poi riprese a parlare, imperiosa. – La proposta di matrimonio è ancora valida, signori Malfoy.

Pansy gettò un’occhiata a Daphne: di cosa stava parlando Asteria?

Finalmente Daphne ricambiò il suo sguardo, sussurrando: - Avrei voluto risparmiartelo!

Draco, però, scoppiò a ridere. – Andiamo, Asteria, quella era solo la fantasia di una bambina! Le tue attenzioni mi fanno piacere…

- Era una matrimonio combinato, - lo interruppe Narcissa, lasciandolo senza parole. – Noi eravamo una famiglia prestigiosa, i Greengrass anche… L’ unione delle nostre famiglie avrebbe dovuto portare grandi vantaggi a entrambi. Io… io non pensavo che voi voleste ancora farlo, dopo tutto ciò che… -. La sua voce si spezzò.

- Io sono sempre disposta a sposare Draco, - ribattè Asteria, alzandosi. – E voi non potete andare da nessuna parte con una reputazione così compromessa.

- E se io non accettassi? -. Draco ribolliva di rabbia: perché aveva dato così poca importanza alle parole di quella bambina? Magari avrebbe trovato un modo per togliersela di torno quando erano ancora a scuola… Facendola innamorare di Blaise, quella poteva essere una buona idea: tutte si innamoravano di Blaise.

Asteria gli rivolse un sorriso maligno. – Scordatevi i pavoni. Scordatevi i fiori. Scordatevi il tè con i pasticcini del portico. Scordatevi questa villa. Scordatevi tutto, perché nessuno si ricorderà più dei Malfoy.

Si voltò per andarsene, seguita dalla sorella, quando Pansy sbottò.

- Lui non si farà certo minacciare da una smorfiosetta come te! E’ un Malfoy, ti farà vedere di cosa è capace! E poi… -. Il suo viso era completamente rosso a causa dell’ira e dell’imbarazzo per ciò che stava per dire. – Sono qui da ben prima di te!

Asteria non rispose, ma strappò alcune violette e, agitando la bacchetta, li tramutò in achillee. Le lasciò poi cadere a terra.

- Tu non mi ostacolerai.

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I fiori sono stati scelti secondo il loro linguaggio:

- Bocca di leone: aspetto altero e indifferenza

- Cinquefoglie: amore materno

- Garofano: dignità e nobiltà

- Gelso: vanità

- Gladiolo: indifferenza

- Narciso: presunzione ed egoismo

- Ninfea: freddezza

- Camomilla: forza nelle avversità

- Achillea: guerra


Grazie per aver letto ^^

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Capitolo III

- Quella… Quella… AAARGH!

Pansy sbatté i piedi a terra con forza, calpestando le achillee lasciate da Asteria. Il suo comportamento infantile non fu preso molto in considerazione dai Malfoy, abituati all’originalità della ragazza da sempre. I due coniugi si limitarono a scambiarsi uno sguardo preoccupato e negli occhi di suo marito Narcissa lesse l’uomo che era stato pochi anni prima; deglutì, sapendo che i Greengrass avrebbero potuto restituirlo al degrado di quel tempo.

- Pansy, per favore, smettila! - esclamò Draco. – Non riesco a pensare se fai tutto questo casino!

- Scusa, Draco, - mormorò lei con aria colpevole, correndo a sedersi sulle sue gambe. – E’ solo che quella smorfiosetta mi dà ai nervi! Cos’hai intenzione di fare?

- Devo riflettere, - si limitò a rispondere il ragazzo, scrollandosela di dosso ed entrando in casa.

Pansy seguì l’ombra del suo profilo, aggrottando la fronte.

 

A decine di miglia da lì, le sorelle Greengrass stavano tornando nella villa di famiglia, dopo essersi appena Materializzate nei pressi di Londra in una zona poco frequentata dai Babbani.

- Asteria… - tentennò Daphne, inciampando nel suo vestito. – Sei sicura di quello che fai?

- Assolutamente.

- Non sapevo ti piacesse Draco…

- Credo che sia un ragazzo interessante.

Daphne inarcò un sopracciglio. – Hai minacciato i Malfoy solo perché credi che Draco sia interessante?

- Sono stata promessa in sposa a lui anni fa, sono determinata ad arrivare fino in fondo per prendere ciò che mi appartiene.

- E Pansy? Quella poverina è innamorata di lui praticamente da sempre!

- Per cui è ora che smetta, no? -. Asteria si fermò improvvisamente davanti al cancello della villa e guardò sua sorella negli occhi. – Francamente, Daphne, non capisco come tu possa essere amica di certa gente.

- Pansy non è come…

- La eliminerò, lo sai. La eliminerò come chiunque si metterà sulla mia strada. Quindi, sorellina, prima di decidere a chi giurare eterna fedeltà pensa anche a questo.

 

- Pansy?

La ragazza alzò rapidamente il volto bagnato dal bracciolo del divano, sedendosi come conveniva a una persona del suo rango. Mai come quello di Asteria, però.

Sentì un’altra lacrima rigarle la guancia e l’asciugò con il braccio, preparando il suo migliore sorriso di circostanza.

- Sono qui, signora Malfoy.

Narcissa entrò nel salotto e individuò Pansy facilmente. La luce filtrava ormai fioca attraverso le tende verde scuro, ma riuscì comunque a notare il volto arrossato della ragazza. Si sedette al lato opposto del divano.

- Come stai, Pansy? - le chiese.

- Tutto a posto, signora Malfoy, - rispose Pansy, sfoderando di nuovo un finto sorriso.

- Sicura di stare bene?

Pansy esitò, poi fece segno di alzarsi. – Credo che sia ora di andare, sono rimasta qui fin troppo.

- Nessun disturbo, Pansy -. Narcissa afferrò la sua mano, costringendola a fermarsi. – Puoi rimanere a dormire da noi, manda un gufo a tua madre.

- Non saprei se… Non vorrei dare disturbo… E poi far preparare una stanza proprio ora…

Narcissa le rivolse una smorfia divertita. – Hai una stanza tutta per te a Villa Malfoy da quando avevi sei anni: quale disturbo vorresti arrecare?

- Va bene - si arrese Pansy.

- Puoi trovare Eltanin in camera di Draco, è lì che teniamo la sua gabbia. Ti aspetto per la cena.

Pansy annuì e si avviò verso la stanza del suo amico per la prima volta controvoglia.

 

- NON POSSO ANDARE AVANTI COSI’!

- Buonasera anche a te, Daphne.

Daphne, stringendo le mani attorno ai capelli rossi, si Materializzò nell’appartamento di Diagon Alley del suo migliore amico e prese a camminare avanti e indietro, incapace di calmarsi; Blaise piegò leggermente La Gazzetta del Profeta, alzando un sopracciglio: quando Daphne era arrabbiata, riacquistava incredibilmente l’equilibrio.

- Cosa succede? – le chiese, sorpreso dal suo comportamento. – Chi ti ha fatto arrabbiare? Non dirmi che Lavinia ha tentato di combinare un matrimonio anche per te!

Daphne finalmente si fermò, riprendendo fiato, e guardò Blaise senza smettere di gesticolare.

- Mia sorella è un’arpia.

- La dolce e innocente Asteria? Chi lo avrebbe mai detto?

- Aspetta: hai appena usato il sarcasmo.

- Stai cominciando a riconoscerlo, a quanto pare.

- Potevi anche essere sincero, visto che agli occhi di tutti Asteria è…

- … era una timida bambina che arrossiva non appena qualcuno le rivolgeva un complimento, - concluse Blaise per lei. – Ma non mi ha mai convinto, lo sai. E dopo che la vostra famiglia è stata una delle poche a uscire indenne dalla Seconda Guerra Magica ha deciso di mostrarsi per quello che è: un’arpia, appunto.

- Blaise, - mormorò Daphne, sospettosa, - c’è qualcosa che devo sapere?

- Assolutamente no, - rispose il ragazzo senza tentennamenti. – Ad ogni modo, come si è svolto il “favoloso pomeriggio dai Malfoy”?

- C’era Pansy.

- Ah.

- Esattamente.

- Asteria ha cercato di farla sentire inferiore.

- Sì.

- E ha preteso di sposare Draco.

- Sì.

- E le ha dichiarato guerra.

- Sì.

- Manda un gufo Theo, abbiamo bisogno di uno stratega, - esclamò Blaise, riponendo il giornale e alzandosi dalla poltrona.

- Io non ho nessuna intenzione di mettermi contro Asteria! – ribattè Daphne, indignata. – E’ pur sempre mia sorella… e mi fa paura!

- Non parlavo di prendere le parti di una delle due: abbiamo bisogno di qualcuno che ci faccia fuggire dall’Inghilterra prima che Pansy provi ad arruolarci. E che sia in grado di arginare i suoi disastrosi piani.

 

Pansy bussò tre volte alla porta di Draco.

- Avanti -. Non appena il ragazzo scoprì la sua visitatrice, aggrottò le sopracciglia. – E’ la prima volta che bussi.

- Già, - confermò Pansy, torcendosi le mani. – Sono… sono venuta a prendere Eltanin. Tua madre mi ha invitata a restare stanotte e…

- Capisco, fa’ pure.

Mentre scriveva il messaggio per sua madre e legava il bigliettino alla zampa del gufo, Pansy osservò di nascosto il ragazzo sdraiato sul letto. Stava leggendo qualcosa, forse La Gazzetta del Profeta; scrutando meglio, si accorse che si trattava di un solo foglio.

Mentre apriva la finestra per far volare via il gufo, Draco sospirò.

- La mia promozione, - spiegò, indicando il documento che teneva tra le mani. – Mi hanno in pugno.

- Potresti rinunciare al lavoro, - suggerì Pansy con scarsa convinzione.

- E come potrei mantenerti dopo?

La ragazza avvampò e si decise finalmente a voltarsi verso di lui, incredula, ma fortunatamente Draco era tornato a concentrarsi sul suo foglio e non la vide.

- Ma-mantenermi? - balbettò Pansy.

- Mantenerti, - confermò Draco. – Lo chiami in un altro modo? Passi le giornate qui, dormi qui, ogni volta che scendo a mangiare ti trovo seduta accanto ai miei…

- Oh, - esclamò Pansy, abbassando lo sguardo. – Se vuoi non vengo più…

- No, ti prego: preferisco una rompiscatole come te alle arpie che tramano nell’ombra!

La ragazza sorrise, sollevata, e si gettò sul letto accanto a Draco, poggiando il mento sul palmo delle mani. – Allora hai deciso di lasciar perdere le minacce di quell’ochetta?

- Ochetta? Senti chi parla!

- Ehi!

- Almeno te sei innocua. Lei non è un’ochetta, è una Banshee in piena regola!

Pansy scoppiò a ridere e poggiò la testa sulla spalla dell’amico. – Quindi cosa farai? –

- Devo ancora decidere… Mi tiene in pugno, e tiene in pugno anche te: se la mia famiglia dovesse cadere in rovina, dove dormiresti tu?

- Mi basta stare accanto a te e potrei accontentarmi anche della Foresta Proibita!

- Voglio proprio vederti, te che dormi solo con lenzuola di seta, - la prese in giro Draco. – Andiamo, è ora di cena.

Si alzò e uscì dalla porta, lasciando Pansy sola a chiedersi quando Draco sarebbe arrivato a capire che lei parlava sul serio, che ogni sua frase era sincera come lo era il suo amore per lui.

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Capitolo IV

Quando Thedore Nott bussò alla porta di casa Goyle-Bullstrode, Millicent gli venne subito ad aprire, evidentemente sollevata dalla velocità con cui l’amico aveva risposto alla sua richiesta d’aiuto.

- Grazie, - sussurrò, rivolgendogli un enorme sorriso. – Fra poco devo andare a lavoro, Peterson mi ha già fatto una lavata di capo l’altro giorno per essere arrivata in ritardo per la terza volta in una settimana… Ma non posso lasciarlo solo, non me la sento.

- Fai bene, - concordò Theodore, dandole una pacca sulla spalla per rassicurarla.

L’interno dell’appartamento a Tottenham Court Road era pressoché impossibile da descrivere con un solo aggettivo; il primo che veniva in mente a Theodore ogni volta che entrava nella casa dei suoi amici era “eterogeneo”, ma non era sicuro che bastasse a riassumerne la particolarità. Non poteva essere definito né ordinato né in preda al caos: semplicemente, la zona abitata da Millicent – la sua camera da letto, il bagno e lo studio – era immacolata, mentre quella in cui si trascinava Gregory – camera, cucina e l’ingresso che fungeva da salotto – non avrebbe potuto versare in condizioni peggiori.

Millicent, nonostante la giovane età, aveva fatto carriera in fretta al Ministero della Magia, lavorando nell’Ufficio Internazionale della Legge sulla Magia: gli erano valsi gli studi di tedesco e russo, oltre al tempo speso a Hogwarts sui libri nel tentativo di ottenere più E possibili ai M.A.G.O. Nella vita privata, come nel lavoro, era ordinata e precisa, non c’era una sola cosa che fosse fuori posto nella sua stanza e solo grazie a lei la montagna di piatti accumulati da Gregory ritrovavano il naturale colore perlaceo a fine giornata; tuttavia, nonostante l’intelligenza e l’incredibile voglia di fare, Millicent non era ancora stato in grado di trovarsi un compagno. Ad ostacolarla, un tempo, era stato il fisico pesante e la diffidenza verso il prossimo; negli anni era maturata, si era aperta e addolcita e aveva perfino perso qualche chilo, ma aveva cominciato lei stessa a tenere i ragazzi alla larga: non reputava nessuna delle sue conoscenze degne di più delle attenzioni che avrebbe dato a un rapporto su una proposta di legge del Ministro Bielorusso. Ovviamente i suoi ex compagni di scuola, gli unici amici che avesse mai avuto, facevano eccezione ed era proprio per il tempo che dedicava al suo coinquilino che rischiava di perdere il lavoro per cui aveva tanto combattuto.

Dalla morte del suo migliore amico, Gregory sembrava avere perso una parte di sé. Millicent, a sua detta, era fantastica, sempre pronta ad aiutarlo e a cercargli un lavoro, ma non era Vincent, non lo sarebbe mai stata; con il tempo Gregory stava cominciando ad abituarsi a vivere senza di lui, però l’incapacità di trovare un impiego lo portava a passare le giornate in casa, mangiando tutto ciò che trovava; Millicent doveva lavorare per due per potere procurare da vivere a entrambi, ma Gregory era diventato talmente apatico da non riuscire a muovere un muscolo senza essere spronato dai suoi amici.

E poi c’era lui, Theodore, il “buon amico”: allampanato, orecchie leggermente a sventola, colorito pallido, Theodore era sempre disposto ad accorrere alle richieste di aiuto degli amici, proprio come quella mattina.

Pansy si lamentava delle poche attenzioni che Draco le riservava? Theodore le portava una confezione maxi di Cioccorane.

Daphne veniva bocciata all’esame di Materializzazione perché finita a due chilometri di distanza dalla destinazione giusta? Theodore le accarezzava i capelli finché non smetteva di piangere.

Gregory si sentiva inutile e incapace di portare a termine qualsiasi cosa nella vita? Theodore lo spronava a farsi coraggio, aiutandolo a cercare gli annunci più adatti a lui sulla Gazzetta del Profeta.

Blaise… Ben, no, Blaise non aveva bisogno d’aiuto. Mai. Ma era un ottimo giocatore di dama.

- Greg, guarda chi c’è! – esclamò Millicent, affacciandosi sulla soglia della cucina.

- Non parlargli così, non è un bambino, - la sgridò scherzosamente Theodore. – Ehi, Greg, come va?

Gregory sollevò svogliatamente lo sguardo dalle ciambelle che stava mangiando; dai lati della bocca colavano cioccolata e crema e su una guancia c’erano residui di zucchero a velo.

- Mh, - si limitò a mugugnare, mostrando di avere notato il visitatore.

Theodore trascinò subito via dalla cucina Millicent, preoccupato.

- E’ in condizioni pessime! – sussurrò, cercando di non farsi sentire da Gregory.

- Aveva un colloquio di lavoro ieri pomeriggio, è andato malissimo. Ha passato la notte a ingozzarsi di tutte le schifezze che è riuscito a trovare nella pasticceria qui sotto…

- Vorrà dire che non era il colloquio giusto per lui, tutto qua. Non ne avevamo trovato uno adatto alle sue capacità? Doveva solo trasportare dei mobili da una stanza all’altra, ce la potrà fare…

- Theo, - lo interruppe Millicent con un sospiro, - era quello il lavoro che non è riuscito a ottenere.

- Ah.

- Senti, io vado. Se ritardo ancora un po’ Peterson affiderà l’incontro con il rappresentante tedesco a qualcun altro, quindi…

- Sì, non preoccuparti, va’ pure. Qui ci penserò io.

Theodore la salutò con un veloce bacio sulla guancia e poi tornò in cucina, sfregandosi le mani.

- Allora, Greg, sei pronto per andare a correre?

Gregory si limitò ad aggrottare la fronte.

- Beh, ok, scherzavo. Troviamo qualcos’altro da fare e intanto togliamo queste ciambelle dalla circolazione.

 

Crack.

Daphne sobbalzò sulla sedia, perse l’equilibrio, allungò le braccia in cerca di sostegno e cadde a terra, trascinando con sé il libri sulla scrivania a cui si era aggrappata nel tentativo di salvarsi. Pansy osservò l’acrobazia in silenzio, alzando gli occhi al cielo, poi si lanciò sul letto di Daphne e incrociò le braccia, offesa.

- Ti odio, - dichiarò, riducendo gli occhi a fessure. – Perché non mi hai detto niente?!

- Non volevo farti soffrire, - si scusò Daphne, tirandosi in piedi e riprendendo posto sulla sedia. – Cosa ci fai qui? Vattene, se Asteria ti scopre…

- Non mi importa niente di quella Banshee!

- Banshee?

- Draco la chiama così, - chiuse il discorso Pansy, mostrando ancora una volta che ciò che diceva Draco era per lei pura verità, anche se non aveva capito cosa intendesse o se la realtà dimostrava il contrario delle sue affermazioni. – Che significa che “non volevi farmi soffrire”? Lo sarei venuta a sapere comunque!

- Ti prego, abbassa la voce! – la supplicò Daphne.

Pansy fece un profondo respiro. – Va bene, - acconsentì, regolando i suoi acuti isterici, - ma tu dovrai darmi una risposta soddisfacente, altrimenti comincerò ad urlare.

- E’ stata una decisione presa tanti anni fa, pensavo che Asteria neanche se ne ricordasse; poi c’è stata la guerra e i Malfoy sono caduti in rovina…

- Diversamente ricchi, preferisco chiamarli.

- Non credevo che i miei fossero ancora intenzionati a stringere quell’accordo con loro! Asteria però si è messo in testa di volere Draco a tutti i costi, penso sia stata la tua reazione a spingerla a portare avanti l’idea del matrimonio.

- Non dire fesserie, l’aveva già deciso: è arrivata a casa nostra…

- Vostra?

- Beh, di Draco, ma Narcissa ha detto che è praticamente anche casa mia! E’ arrivata a Villa Malfoy con arie da gran signora pretendendo di sposare Draco, ma chi si crede di essere?

- Siamo ricchi. Potenti. Mio padre è un pezzo grosso al Ministero.

- Sì, va bene, era una domanda retorica! Il punto è questo -. Pansy si alzò dal letto e si avvicinò a Daphne, appoggiando le mani sui braccioli della sedia. – Devo trovare un modo per toglierla di mezzo.

- Vuoi uccidere mia sorella?!

- No, mi basta farla finire in Siberia senza alcun mezzo per tornare indietro! Devo impedire il matrimonio a tutti i costi, Daph, e tu mi aiuterai.

- No.

Pansy si ritrasse, aggrottando le sopracciglia. – No? Sei la mia migliore amica, dovresti appoggiarmi in qualunque decisione.

- Ma Asteria è mia sorella, non posso certo mettermi contro di lei.

- Traditrice.

Pansy aprì l’armadio di Daphne e afferrò uno dei vestiti che le aveva prestato.

- Pan, - tentò Daphne, preoccupata, - non prendertela con me, ti prego. Non fare la scena “non siamo più amiche e mi riprendo la mia roba”.

- Mi serve solo un abito per stasera, sono a cena dai Malfoy. E non posso litigare con te: mi serve un’alleata nella tana del nemico.

- Beh, ti ringrazio!

- Figurati, - rispose Pansy riponendo il vestito in una busta, senza notare il sarcasmo dell’amica. – Porto questo a casa e poi passo da una certa parte, allora, e tu non osare schierarti con Asteria.

- Rimarrò neutra, basta che non mi mettiate in mezzo.

- Non contarci: ho già in mente come riuscire a farti combattere per me.

Senza aggiungere spiegazioni, Pansy si smaterializzò.

 

Decisamente Draco aveva la testa tra le nuvole quella mattina.

Harry aveva cominciato a sospettarlo quando lo aveva visto entrare nel suo ufficio, rendersi conto spaesato di essere circondato da Auror e fuggire nella stanza accanto, la sua sede: l’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia.

La convinzione era cresciuta notandolo scontrarsi con diverse persone nel corridoio, lo sguardo fisso al pavimento.

E ora che gli stava rivolgendo un enorme sorriso Harry non aveva più dubbi.

Qualcosa non andava.

- Malfoy? – esordì, titubante.

Draco parve improvvisamente riprendersi dallo stato confusionale; scosse la testa, si rese conto di essere di fronte al suo nemico di un tempo e assunse un’espressione contrariata.

- Potter, - sibilò, - cosa vuoi?

- Mi hai sorriso per cinque minuti esatti, - gli fece notare Harry, controllando l’orologio di Fabian Prewett che teneva al polso. – La promozione fa questi effetti?

Draco inarcò le sopracciglia. – La… -. Si bloccò con la bocca ancora aperta. - … promozione, - concluse, lasciandosi cadere sulla prima sedia libera e affondando la testa tra le mani.

Harry si guardò intorno in cerca di un qualsiasi aiuto. Draco non era suo amico, non lo era mai stato, ormai si limitavano a salutarsi silenziosamente quando si incontravano al Ministero, ma non potevano certo definirsi “amici”; non si lanciavano incantesimi, ecco tutto. E adesso perché si ritrovava ad essere l’unico presente in un corridoio sempre trafficato mentre Draco sembrava sull’orlo di una crisi di nervi?

Sospirò e alla fine si decise a sedersi accanto a lui, battendogli una mano sulla schiena e ritraendola in fretta.

- Non… ehm… non dovresti essere felice della promozione? Capisco che ora avrai un sacco di lavoro in più, però sei così giovane e già hai raggiunto…

- Se stai per dirmi che posso esserne orgoglioso, tappati quella bocca, Potter! – sbraitò Draco, riemergendo dalle mani che gli stavano nascondendo il viso. – Sono rovinato! Completamente… rovinato!

- Non ti seguo, ma forse è meglio così. Torno in ufficio, mi aspettano per…

- La mia carriera è finita, - si lamentò Draco senza nemmeno ascoltare le sue parole.

Harry dovette sedersi di nuovo, maledicendo l’attimo in cui aveva pensato di fare un pausa e prendersi un caffè.

Illuso!

- Tu cosa faresti, Potter, se una ragazzina di cinque anni mai vista prima ti annunciasse che sarai sua moglie?

- Una ragazzina di cinque anni? Beh, è una bambina, non la prenderai sul serio!

- Quasi quindici anni fa non lo feci, ma adesso la situazione è tragica: la “bambina” si è presentata a casa mia reclamando la mia mano.

- Ami un’altra?

- Che c’entra? Non voglio sposarmi per interesse, io nemmeno la conosco! L’ho vista ogni tanto a Hogwarts, ci ho parlato ieri per la prima volta dopo anni. E cosa mi chiede? Di diventare suo marito, altrimenti la mia famiglia perderà tutto: la villa, i pavoni… tutto!

- Hai dei pavoni nel giardino? – chiese Harry, sorpreso.

- Mio padre li adora. Quella pazza ci porterà via tutto!

- E questo cos’ha a che fare con il tuo lavoro? Non può certo interferire, no?

Draco gli rivolse uno sguardo sconsolato. – E’ la figlia di Richard Greengrass.

Harry non riuscì a produrre un suono più riconoscibile di: - Oh.

 

- Guarda qua, Greg! Che ne dici? Sembra un lavoro fatto apposta per te: serve solamente un M.A.G.O. in Pozioni, Erbologia, Trasfigur… Va bene, passiamo ad altro.

Gregory grugnì in risposta, appoggiando il volto grassoccio sul palmo della mano e fissando Theodore, che seduto all’altro capo del tavolo sfogliava La Gazzetta del Profeta in cerca di colloqui che il suo amico fosse in grado di sostenere.

- Non c’è niente per me, Theo, - esclamò per l’ennesima volta. – Sono una frana, non so fare niente, passo la giornata a mangiare ciambelle…

- Ed è ora che la smetta.

Theodore, ancora nascosto dal giornale, agitò la bacchetta, Appellando la ciambella alla crema che Gregory stava per addentare.

- Ehi! – si lamentò il ragazzo, ma Theodore gli scoccò un’occhiata eloquente.

- Quando avremo trovato un lavoro, potrai mangiarla.

- Ma non tocco niente da un’ora!

- Un nuovo record, non trovi?

Chiunque aveva conosciuto Gregory Goyle a Hogwarts, lo avrebbe definito “grasso”, ma non avrebbe mai pensato che potesse diventarlo ancora di più: al castello le lezioni gli impedivano di mangiare in continuazione, però da quando abitava da solo e non aveva nemmeno pergamene da scrivere che lo tenessero occupato il cibo era diventato parte fondamentale delle sue giornate, attentando in tal modo alla dieta rigorosa di Millicent.

- Ho fame.

- Non mi interessa.

- Potrei sentirmi male!

- Ci Materializzeremmo al San Mungo.

- Ti resterei sulla coscienza!

- Non faresti più male che a quella povera sedia.

L’inaspettato suono del campanello impedì a Gregory di interiorizzare le ultime parole di Theodore e offendersi.

- Va’ ad aprire, - lo spronò Theodore.

- Perché proprio io?

- Perché questa è casa tua e inoltre fare qualche passo fino alla porta non farà affatto male alla tua salute.

Gregory sbuffò, alzandosi controvoglia.

- Non poteva Materializzarsi dentro casa, no? – borbottò, aprendo la porta.

- Ciao, Gregory, è sempre un piacere trovarti così in forma, - lo salutò Blaise sorridente, posandogli una mano sulla spalla.

- Che ci fai qua? Sei venuto a dargli una mano?

- Ah, ma allora avevo ragione: Theodore è qui. Theo, amico mio! – esclamò, superando Gregory senza troppi convenevoli e avvicinandosi raggiante a Theodore. – Abbiamo un problema, - annunciò immediatamente, lasciando da parte il sorriso di circostanza e guardandosi intorno per trovare un posto pulito su cui sedersi; alla fine optò per la poltrona di Millicent, l’unica zona immacolata del salotto.

Theodore lo seguì, prendendo posto accanto a Gregory – che si era lasciato andare sul divano, stanco per i pochi metri percorsi – e osservando Blaise con stupore.

- Tu… hai un problema?

- Io no, ma potrei averlo. Draco si sta per sposare.

Gregory tossì, sputando residui della ciambella che di nascosto era riuscito ad Appellare.

- Chi sarebbe la fortunata? – chiese Theodore, intuendo che non si trattava di Pansy.

- Asteria Greengrass, sorella di Daphne, figlia di Lavina…

- … e di Richard Greengrass, - completò per lui Theodore, afferrando il punto della situazione.

- Daphne è venuta a lamentarsi da me ieri: Asteria si è messa in testa di sposare Draco, non so per quale assurdo motivo, e la sta facendo impazzire.

- E Draco?

- Non ha ancora espresso alcun parere in proposito, ma Draco non conta: è Pansy il problema. E tu devi aiutarci a capire come uscire da questa situazione senza che nessuno di noi si faccia male.

Theodore si alzò, cercando la scorta di Whiskey Incendiario di Millicent, e ne versò un po’ in tre bicchierini di vetro senza dire una parola; solo quando porse il primo a Blaise sembrò riacquistare la voce.

- Posso far dimagrire Gregory, trovare un ragazzo a Millicent e perfino aiutare Daphne a percorrere una strada di montagna senza mai inciampare, ma convincere Pansy a rinunciare a Draco è fuori dalle mie capacità. Non possiamo fare altro che attendere il suo arrivo.

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Dopo quasi un anno di attesa, ho deciso di ricominciare a scrivere questa long! Il perché sta tutto nei nuovi personaggi che ho inserito: la storia avrebbe dovuto incentrarsi solo su Draco, Pansy e Asteria, ma sarebbe venuta fuori decisamente "banale", non avevo molte idee, e invece con l'inserimento dei loro amici già mi balenano nella testa un sacco di scene!

D'ora in poi aggiornerò ogni settimana (al massimo ogni due), non sparirò :)

Grazie finora a chi ha recensito questa storia e chi l'aveva messa tre le seguite ^^


Medusa

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


Capitolo V

I signori Parkinson avevano saputo, fin dal momento in cui aveva mostrato il primo piccolo barlume di magia, che la loro bambina sarebbe stata una Serpeverde. Probabilmente, osservandola da lontano, in molti avrebbero negato di trovare in lei un qualche minimo segno di ambizione: odiava studiare, non le interessava ottenere G.U.F.O. e M.A.G.O. nella quantità necessaria per un determinato lavoro, non aveva mai dichiarato di volere diventare la più grande strega di tutti i tempi.

Tuttavia, Pansy era la ragazza più testarda che i suoi genitori avessero incontrato nei loro quaranta anni di esistenza. Era pressoché impossibile farle cambiare idea in qualsiasi circostanza, sia che ciò richiedesse l’utilizzo di una manciata di galeoni sia che mettesse a repentaglio la reputazione dei Parkinson: se Pansy desiderava un pavone perché i Malfoy possedevano dei pavoni, Pansy avrebbe ottenuto un pavone.

I “no” erano cominciati a volare dal primo anno di Hogwarts, quando la ragazza si era dovuta confrontare con professori che mai l’avrebbero favorita come i suoi genitori avevano fatto e con compagni che non sarebbero stati disposti a esserle amici se lei non avesse moderato il proprio caratteraccio; per cui Pansy era stata costretta a porre freno alla propria testardaggine – godendo però della pessima fama di una delle Serpeverdi note per l’antipatia e il disprezzo nei confronti degli studenti delle altre Case – e a limitare i propri desideri.

L’unica decisione che non aveva alcuna intenzione di mettere da parte riguardava Draco e le nozze da favola con cui avrebbero celebrato la loro unione nell’elegante giardino di Villa Malfoy.

Perciò, se alle cinque del pomeriggio di una calda giornata estiva Pansy si stava Materializzando nei pressi di Tottenham Court Road nonostante le minacce della sua rivale in amore, i segnali dell’imminente battaglia venivano tracciati proprio in quel momento.

 

L’aria all’interno dell’appartamento Goyle-Bullstrode era leggermente tesa: Gregory aveva smesso di pensare al cibo, concentrando gli occhi sulla televisione del salotto, Theodore sfogliava distrattamente giornali con annunci di lavoro che pochi minuti prima era sceso a comprare e il sempre impassibile Blaise lanciava sguardi fugaci oltre le tende della finestra. Ognuno cercava di comportarsi come al solito, preparandosi tuttavia ad affrontare la furia della viziata e testarda Pansy.

- Arriva, - annunciò infine Blaise, poggiando la schiena al muro, in attesa dell’esplosione.

Theodore chiuse il giornale e si avvicinò alla porta, preparandosi ad aprire; Gregory tentò un balzo in avanti per precederlo, ma ricadde sul divano, impotente.

- Non vale, - si lagnò. – In questo modo tu potrai nasconderti dietro la porta e lei non ti vedrà subito.

- Seriamente, Greg, - esclamò Blaise, sollevando un sopracciglio, - credevi veramente di riuscire a infilarti tra il muro e la porta?

Ancora una volta il suono del campanello impedì a Gregory di scagliare una Maledizione Senza Perdono a uno dei suoi amici.

Theodore abbassò leggermente la maniglia, poi tirò la porta verso di sé; nessun urlo di rabbia, però, precedette l’entrata di Pansy Parkinson nell’appartamento. Al contrario, la ragazza sorrise ai presenti, salutandoli educatamente e affacciandosi sulla soglia della camera di Millicent per cercare l’amica.

- Milly non c’è?

- Mi… Milly? – mormorò Theodore, cercando una vaga somiglianza tra quel soprannome e la stazza che un tempo aveva avuto Millicent Bullstrode.

- E’ a lavoro, - rispose Blaise. Fissava Pansy con un’espressione scettica, poco convinto dal suo comportamento gentile che le aveva visto sfoggiare solo in presenza dei Malfoy.

- Oh, capisco. Vorrà dire che la aspetterò.

Pansy, senza cancellare il sorriso angelico dal volto, si mosse sotto gli occhi di tutti verso il divano, pulì con un fazzoletto i residui di crema lasciati da Gregory e si sedette con grazia, lisciandosi il vestito turchese; si guardò intorno, il mento poggiato sul dorso della mano sinistra, sistemandosi ogni tanto i capelli arricciati e legati da un fiocco dello stesso colore dell’abito. Per chi la conosceva bene come i suoi amici, il contrasto tra il suo aspetto e il carattere era preoccupante.

- Che bell’abito, - esordì Theodore dopo qualche minuto.

- Ti ringrazio, - disse Pansy, sfoggiando un sorriso ancora più luminoso. – L’ho preso a Diagon Alley un anno fa.

- Credevo fosse di Daphne, - osservò Blaise, versandosi un altro bicchiere di Whiskey Incendiario per passare il tempo.

L’espressione che Pansy gli rivolse nel rispondergli lo confuse. – Oh, ero certa che l’avresti riconosciuto. Ad ogni modo, glielo avevo prestato io, ma mi serviva per stasera.

- Incontro galante?

Pansy rise forzatamente, portandosi una mano davanti alla bocca. – Sono invitata a cena dai signori Malfoy.

- I signori Malfoy? – ripeté Gregory.

- Sì, mi hanno chiesto di stare da loro oggi. Sapete, con il trambusto di questi giorni, la promozione di Draco…

- Nella quale non c’entra niente Richard Greengrass.

Il sorriso di Pansy apparve più tirato mentre si voltava verso Blaise.

- Non capisco a cosa ti stia riferendo, caro Blaise.

- Ti prego, togli quel “caro”: mi hai fatto venire i brividi!

- Non hai saputo del matrimonio? – la punzecchiò Gregory, felice che Theodore avesse finalmente smesso di concentrarsi su di lui, concedendogli così di riprendere a mangiare le ciambelle alla crema in pace.

- Ah, sì, roba di poco conto, - liquidò la faccenda Pansy. – Non crederete certo che il signor Greengrass abbia aiutato Draco ad ottenere la promozione solo per consentire a quella vipera di metterlo alle strette.

- Me ne hai appena dato la conferma, - esclamò Blaise, alzando il bicchiere di vetro. – Un brindisi per la vecchia Pansy!

- Ma cosa…? E tu, idiota di un facocero, vedi di tenere quella roba lontane dal mio vestito! – sbottò Pansy, scansandosi in fretta mentre la crema dell’ennesima ciambella addentata da Gregory cadeva sul punto in cui fino a qualche istante prima si trovava il suo vestito.

 

La situazione non era delle migliori a Villa Malfoy.

Lucius passeggiava sovrappensiero lungo il tappeto verde che copriva quasi interamente il pavimento del suntuoso salotto, le dita intrecciate dietro la schiena; in quegli anni non aveva perso lo sguardo fiero che lo aveva sempre caratterizzato, ma c’erano momenti – come quello – in cui una ruga di nervosismo e indecisione gli solcava la fronte pallida. Narcissa lo osservava muoversi in silenzio, sorseggiando nervosamente un bicchiere di Vino Elfico.

Dopo avere raggiunto per la centotrentacinquesima volta il camino ed essere tornato verso la porta della cucina, Lucius si lasciò cadere sulla poltrona di velluto verde, senza nemmeno preoccuparsi di assumere una posizione dignitosa per un mago della sua classe.

- Matrimonio combinato, - decretò con un sospiro.

Narcissa balzò in piedi, rigirandosi il calice tra le mani. – Pensaci ancora, Lucius…

- Ancora? Ci rifletto da ieri, ma non riesco a trovare un’altra soluzione: Draco dovrà sposare la figlia di Richard Greengrass.

- Ma lui non vuole!

- Te l’ha detto, Cissa?

Lucius si voltò verso la moglie, sperando in una risposta che potesse rendergli la decisione più facile; Narcissa abbassò lo sguardo, esitante.

- No, non lo ha fatto. Ma lo vedo nei suoi occhi, Lucius! Draco non sposerebbe mai una donna che non conosce…

- Se stai per dire che nostro figlio è alla ricerca del vero amore, saltiamo la scena patetica.

- Asteria non è adatta a lui.

- E chi lo sarebbe?

- Pansy! Lo conosce da sempre, vive praticamente qui ed è evidente che prova qualcosa per lui. Asteria… No, non lo ama.

Lucius sospirò ancora una volta. – Ma potrebbe imparare a farlo. Come… come noi due.

- Parla per te, io ti ho amato fin dal primo momento.

L’uomo si ritrovò a sorridere: Narcissa sapeva essere una fredda, distaccata Purosangue e allo stesso tempo la ragazza dolce per cui aveva perso la testa. Non glielo aveva mai detto, però, aveva finto di essersi innamorato di lei dopo le nozze; confessare che era stato lui stesso a spingere Abraxas Malfoy a farle sposare proprio quella Black sarebbe significato ammettere di avere un animo più delicato di quanto volesse farle credere. E a quel tempo temeva che Narcissa amasse solo il Serpeverde dallo sguardo gelido.

- Comunque, - riprese, tossendo, - non stiamo parlando di noi.

- Hai iniziato tu.

- Lo so. Potremmo discuterne oggi a cena… Che ne dici?

- Davanti a Pansy? Sei la delicatezza fatta persona, Lucius.

- Quando sarà andata via, allora. Sei d’accordo? Chiederemo a Draco cosa ha intenzione di fare; dopodichè, decideremo insieme come agire.

- Lo spingerai a sposarla, non è vero?

Lucius portò lo sguardo sugli occhi chiari di sua moglie, poi lo distolse in fretta senza rispondere.

 

- Perché stavi recitando?

Pansy aggrottò la fronte, infastidita, e incrociando le braccia al petto prese posto su una sedia – lontano dal pasticcio che aveva combinato Gregory sul divano – prima di rispondere alla domanda di Theodore.

- Prove generali, - sbuffò.

- Per il matrimonio? – scherzò Gregory, guadagnandosi la più ostile delle occhiate di Pansy; si ritrasse nel divano mentre Theodore gli strappava dalle mani l’ultima ciambella al cioccolato rimasta.

- Ve l’ho detto, i Malfoy mi hanno invitata a cena: voglio essere impeccabile.

- Andiamo, Pansy, - esclamò Blaise, - Lucius e Narcissa ti adorano, non c’è bisogno di fingersi diversa!

- Non parlavo di fare bella figura con loro.

Blaise, Theodore e Gregory si scambiarono uno sguardo allarmato: dopo anni di conoscenza, Pansy era pronta a rivoluzionare l’immagine che mostrava di sé al suo amato.

- Vuoi conquistare Draco?

Pansy si strinse nelle spalle. – Non ci ho mai provato veramente, è arrivato il momento.

- Sì, è proprio quello giusto, - osservò Blaise. – Una pazza smorfiosa reclama la mano di Draco minacciando di portargli via i pavoni e tu ti fai bella per piacergli. Non potevi scegliere un momento migliore, i miei complimenti.

- Pazza smorfiosa? – chiese Pansy, ignorando il resto del discorso di Blaise.

- Beh, per come si è comportata! Daphne mi ha raccontato tutto.

- Ah, - esclamò Pansy, sorridendo di nuovo in maniera snervante per i gusti dell’amico, - te l’ha detto Daphne. Sì, Asteria è veramente tremenda con lei, non si comporta per niente da sorella… Ad ogni modo, ho deciso di cambiare: non voglio più essere l’amica che si accontenta di averlo  accanto senza mai mostrare il suo amore.

- E quando di preciso avresti tentato di nascondere la tua cotta?

- Parla, Pansy, - intervenne Theodore. – Non sei certo qui per farci vedere il vestito.

Pansy fece una smorfia divertita. – Che succede, Theo, sei curioso di sapere cosa ho in mente?

- No, sono terrorizzato da quello che dirai, per cui fallo subito.

- D’accordo. – Finse di scrutare con attenzione le proprie dita prima di parlare di nuovo, come se volesse rendere palpabile la tensione. – Mi servono degli alleati per togliere di torno quella… Come l’hai chiamata, Blaise? Pazza smorfiosa.

Nessuno replicò; Pansy aggrottò la fronte, confusa da quel silenzio di risposta.

- Avete capito cos’ho detto?

- Va bene, - disse Theodore. – Dicci quello che dobbiamo fare e noi lo faremo.

- State scherzando?

- No, - esclamò Gregory, sospirando. – Tanto ci obbligheresti a farlo comunque, non ha senso contraddirti.

- Ah. – Pansy sgranò gli occhi, piacevolmente sorpresa da quella reazione.

- A meno che, - intervenne Blaise sovrappensiero, - Draco non voglia sposarla.

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Ed ecco il quinto capitolo (che a me, personalmente, non soddisfa molto)! Mi dispiace avervi fatto attendere (ma c'è veramente qualcuno che attende? u.u) per tanto tempo, ma pensavo di avere meno impegni e più ispirazione: dovrei decidermi a tirare giù uno schema della storia, mh.

Comunque, come al solito grazie a chi sta seguendo la storia; nel prossimo capitolo vedremo la pazza fur... ehm, Asteria!


Medusa

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