Perdersi nel cielo d'Inverno

di cicella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Primo Sguardo ***
Capitolo 2: *** L’ultimo sguardo ***
Capitolo 3: *** Una nuova visione ***
Capitolo 4: *** Prima che il destino si compia ***



Capitolo 1
*** Il Primo Sguardo ***


Disclaimer: I personaggi delle storie su questo sito sono puramente fittizi basate sulla propria fantasia . L'intreccio è liberamente ispirato alla saga di "Harry Potter" di J. K. Rowling (che ne detiene i diritti) il che significa che i personaggi NON esistono realmente e sono immaginari, ed è scritto NON a scopo di lucro ma per divertimento e per diffonderne la fama.
Avvertimenti:
La storia si intreccia con gli avvenimenti del sesto libro e di conseguenza potrebbe contenere degli SPOLIERS. Se non siete interessati ad alcun tipo di anticipazioni consiglio di non proseguire la lettura di questa storia.
In quanto parte della categoria slash avverto che i contenuti di questa storia non sono adatti ad un pubblico sensibile o comunque contrario all'argomento





Capitolo I * Il Primo Sguardo

Si può seguire la propria strada o fermarsi ad osservare ciò che ci circonda.
Harry ha accettato la strada che il Fato ha tracciato per lui ed è deciso a percorrerla fino in fondo. Eppure non può non notare i tanti piccoli viottoli sterrati che si ramificano da essa e di sui non sa dove portino.




«Guardati alle spalle».
Tre ragazze della Casa di Corvonero parlavano a bassa voce tra di loro ad uno dei tanti tavoli della Sala grande della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts mentre il resto degli studenti presenti a quell’ora del tardo pomeriggio, chi più chi meno, svolgeva i compiti loro assegnati, abbastanza vicine ad Harry Potter da permettergli di seguire i loro discordi visto che in quel momento non aveva molto interesse per il suo compito di pozioni.
La ragazza che aveva parlato continuò «Questo è quello che mi ha detto mia nonna prima di entrare ad Hogwarts. Le ho chiesto cosa volesse dire, e lei mi ha sorriso e detto che se non l’avessi capito per il mio quarto anno allora me l’avrebbe spiegato».
«E tu…» disse una delle ragazze che stava ascoltando l’amica «… sei riuscita a capirlo o te l’ha detto lei quest’estate?» chiede quasi con fare canzonatorio.
«Certo che l’ho capito da sola! Vediamo se ci arrivate anche voi!» esclama con la sicurezza di chi sa quello che gli altri ignorano.
«A parte il fatto che tu hai avuto quattro anni per pensarci…» constata subito la terza ascoltatrice del gruppo «… comunque è facile da intuire adesso che siamo più grandi».

Il Professor Piton passa vicino al tavolo dove sono sedute anche le tre ragazze fra gli altri e Harry non può che trovare un nuovo motivo per odiare il già non troppo apprezzato Professore di Pozioni, visto che ormai cominciava anche lui ad appassionarsi a quel discorso ed era ormai sul punto di conoscere la risposta a quella enigmatica raccomandazione.

La figura ammantata di nero del Professore era ormai passata oltre il tavolo occupato dalle tre Corvonero e superato anche Harry, ma le ragazze non accennavano a riprendere il discorso, sembravano davvero prese ormai dai loro compiti.
Harry abbassò gli occhi sulla sua pergamena e si stava decidendo sul riprendere il suo studio seriamente, quando l’ultima ragazza che aveva parlato riprese il suo discorso «… Significa che potresti avere gli occhi della persona che ti ama puntati su di te… Il principe azzurro è dietro le nostre spalle a vegliare su di noi, a lui importa solo la nostra felicità e benessere e non pretende niente in cambio quindi con si mette in mostra davanti ai nostri occhi come fanno gli sbruffoni che non faranno altro che farci soffrire».
«sei sicura?» chiese la ragazza che aveva dato il via a questa spinosa querelle «Io ho trovato il significato molto più ampio, cioè che bisogna guardarsi intorno e saper cogliere i particolari, non fidarsi di quello che ci viene messo davanti apposta proprio per farci sbagliare, con correre verso mete impossibili da raggiungere se prima non si è racimolato tutto quello che intorno a noi può esserci utile per andare avanti».
L’ultima del gruppo, che aveva ascoltato le opinioni delle altre, espresse infine anche la sua intuizione «Io credo che semplicemente significhi di stare attente ai maniaci che potrebbero assalirci da dietro mentre siamo da sole in qualche corridoio buio».
Le ragazze cominciarono a ridacchiare per l’ultima constatazione della loro amica e trattenevano a stento il volume delle loro risate per non essere punite dal Professor Piton che controllava la Sala.

Continuarono a confabulare tra loro ancora un po’, ma ormai Harry è assorto nelle sue riflessioni.
“Guardarsi alle spalle” poteva benissimo significare tutte le ipotesi formulate e molte altre, come poteva non significare niente.
Poteva anche avere un semplice “Significato letterale”.
Harry ridacchia tra se, decisamente riesce a trovare ogni volta pretesti sempre più assurdi per distrarsi dai suoi doveri di studente.
Decide così di fare esattamente quello che dice la frase; con fare molto disinvolto e molto lentamente comincia a voltarsi…

Al tavolo dietro di lui due ragazzi Corvonero gettano caramelle tutti i gusti più uno masticate nei capelli cespugliosi di una Tassorosso che presta attenzione unicamente allo svolgimento del suo trattato di Erbologia, ignorando il divertimento che provoca nei toturatori dei suoi capelli.
Un Serpeverde è curvo sulla sua pergamena intento ad impegnarsi seriamente per il compito assegnatogli. Harry riconosce in quel coetaneo moro seduto di spalle a lui Blase Zabini, uno dei pochi Serpeverde a studiare diligentemente e a non cercare invece di infastidire gli altri occupanti della sala.
Al fianco di Zaini un altro Serpeverde sta seduto a cavalcioni della panca girato dalla parte opposta al tavolo con il gomito su di esso e la testa mollemente sorretta dalla mano.
Sembra non temere ciò che il Professor Piton avrebbe potuto fargli se l’asesse visto lì, palesemente a poltrire; in effetti nessun Serpeverde teme l’ira del Professore di Pozioni unicamente per il fatto che non ha mai manifestato alcuna contrarietà verso il comportamento di quella Casa, e ormai a tutti erano chiari tali privilegi ed era ormai considerato un atteggiamento “normale”.

Harry si rende conto in quell’istante che effettivamente quella persona girata a cavalcioni della panca intenta a scrutare la Sala è esattamente quella dietro di lui, e alzando lo sguardo sul volto del ragazzo scopre che non sta semplicemente osservando distrattamente come chi cerca una qualsiasi distrazione o si incanta in uno sguardo fisso perso nei suoi pensieri, ma sta guardando direttamente ed esclusivamente lui!
Occhi grigi di un cielo invernale che hanno intrappolato in se la luce del sole; fissi, come a contemplare la bellezza di un attimo fuggevole, un tramonto stellato che dura pochi attimi, di cui non si vuole perdere nemmeno un momento per conservarne intatto il ricordo, non potendo prevedere quando una simile meraviglia si mostrerà di nuovo.
Gli occhi di Draco Malfoy lo guardano come ipnotizzati, sembra che il loro proprietario non si sia accorto che ora anche lui lo sta fissando.
Questo può significare solo una cosa: è da molto tempo che lo osserva. Doveva essere in quella posizione da molto tempo ormai, forse fin dal loro ingresso in Sala Grande visto che ad una breve occhiata alla sua pergamena questa era ancora semi-piegata e non vi erano tracce di scrittura al suo interno.

Harry fu conscio ad un certo punto che lui e Draco si stavano guardando ormai da un discreto numero di minuti esclusivamente stando con gli occhi gli uni incatenati negli altri, e una strana sensazione stava prendendo il posto della sua sorpresa e della sua curiosità.
Non riesce davvero a capacitarsi del perché tanta attenzione rivolta a lui da parte di colui considerato sua spina nel fianco gli metta addosso questa sorta di eccitazione e aspettativa di una nuova condizione tra di loro che sta forse per nascere.
Harry non può non sorridere tra se ad una tale “strana” sua considerazione; non aveva mai cercato la vicinanza del Serpeverde e non capiva perché una novità del genere lo rendesse tanto euforico.

E allora, in quel momento, accadde: Malfoy sgrana gli occhi in un modo tale da rendere visibili le iridi nella loro totale argentea brillantezza.
Se non fosse già di carnagione chiara, sembrerebbe essere impallidito più di quanto il suo colorito renda possibile e con uno scatto fulmineo ritorna ad una posizione composta, rivolto verso il suo tavolo.
Harry si ritrova così ad osservare le spalle del ragazzo biondo, la stessa cosa che il Serpeverde faceva forse da tempo verso di lui; si ridesta quando sente un potente tonfo sordo, il pugno di Malfoy sul tavolo, e subito si volta e ritorna a sedersi composto.
Gli occhi bassi sulla pergamena, dove c’è scritto molto meno del numero di righe minime assegnate dal compito.
Ma anche se si è voltato, davanti ai suoi occhi continua a vedere Malfoy, e la sua espressione mentre lo fissava, e i suoi occhi di cui il freddo intorpidisce i sensi e perdi te stesso, e di nuovo l’espressione di meraviglia e paura quando ha sorriso.
E di nuovo, ripensandoci, gli viene da sorridere.

«Malfoy ti ha detto qualcosa di divertente?»

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Capitolo 2
*** L’ultimo sguardo ***


Capitolo II * L'ultimo sguardo

Si può seguire la propria strada o fermarsi ad osservare ciò che ci circonda.
Malfoy ormai ha già preso la sua decisione: anche se questa non lo renderà felice, è un destino che aspetta di compiersi da quando è nato e che ora non riesce a contrastare. Lascia che un ultima volta il suo cuore si fermi a contemplare la bellezza del suo sogno perduto per poi incamminarsi sulla strada del proprio dovere.
 

 

 


«Dannazione!» esclamò nervosamente sbattendo un pugno sul tavolo e facendo vibrare il calamaio davanti a se rischiando di macchiare la pergamena del suo compito.
«Qualcosa non va? Hai qualche problema con qualche argomento? Vuoi una mano?»; il ragazzo al suo fianco che fino a quel momento era rimasto in silenzio completamente concentrato sui suoi studi, dimentico di tutti gli altri studenti che come lui e il suo compagno erano in Sala Grande a svolgere gli esercizi e i compiti della giornata, si era come ridestato al suono cupo del pugno dell’amico sul tavolo e giratosi verso di lui osserva ora la sua espressione accigliata e tesa e un ringhio rabbioso stampati sul viso.
«Draco che è successo? Non puoi esserti ridotto così solo perché non riesci a completare qualche formula o…»; in effetti ora che lo guarda attentamente si rende conto che quella è l’espressione che riserva esclusivamente ad un avvenimento ben preciso, particolare e normalmente raro, se si escludono gli ultimi tempi in cui l’ha vista troppo spesso.
Quella era l’arrabbiatura di chi sa di aver appena fatto una pessima figura davanti all’ultima persona sulla faccia della Terra che avrebbe dovuto vederla e non poter far niente per rimediare.
E visto che c’era un fatto che accadeva ormai da diverso tempo, Zabini da buon amico e soprattutto buon osservatore qual’era subito intuì il problema «Ah… non mi dire… “finalmente” si è accorto che lo fissavi.»
«Sta zitto! Zitto!...» sibilò Malfoy stringendo il pugno che aveva battuto il tavolo sempre più forte e gli occhi stretti in una morsa che appariva dolorosa persino a chi poteva osservarlo «… Non sono riuscito a replicare, a trovare un insulto decente abbastanza pungente da non dargli la possibilità di replicare!»
«Io direi che non hai mai neanche provato ad inventarti una scusa abbastanza originale da sembrare veritiera nel caso ti avesse scoperto.»
Malfoy spalancò di nuovo gli occhi e li portò sul volto dell’amico con la maschera di stupore di chi non si sarebbe mai aspettato una pugnalata da un alleato mentre insieme lottano contro il nemico comune.
Con un gesto fulmineo volta la testa verso i vari Serpeverde seduti attorno a loro e a quelli seduti ai tavoli vicini, con la paura che qualcuno di loro possa aver avuto interesse ai discorsi tra lui e Zabini e li stesse origliando.
«Hai finito di esternare le tue considerazioni? Amplifica la tua voce con l’incantesimo Amplificatum così ti sentiranno anche tutti gli studenti di tutte le scuole di magia di tutto il mondo magico!»
Malfoy aveva riacquistato il suo solito piglio arrogante, pungente di sempre, ma indirizzato al suo compagno di Casa perdeva molto della sua malignità e efficacia.
«Non c’è né bisogno Draco… ormai già da un po’ parecchi sanno che ti sta capitando qualcosa, che sei diverso dal tuo solito.»
«Che… che vuol dire?... In che senso “diverso”? Quanto? Chi lo dice?» ormai Malfoy è in preda al puro panico, sconcertato da quanto il suo strano comportamento fosse palese, nonostante cercasse di essere uguale al se stesso di sempre.
«Draco calmati. Non preoccuparti, non fino al punto da capire la verità. Però puoi immaginarlo che se stai sempre lontano da Pansy, lei cominci a lamentarsi a destra e manca e tutti comincino a fare le loro supposizioni, sei la star della nostra Casa, non puoi pretendere che la tua intera vita non venga posta sotto gli occhi di tutti e giudicata.»

Malfoy non guarda mai in faccia Zabini mentre gli parla; preferisce scrutare gli altri studenti seduti al suo tavolo pronto a reagire chiunque trovi ad origliare la conversazione tra lui e il compagno, ne gli sta particolarmente vicino, posizione che potrebbe permettergli di abbassare ulteriormente il tono della voce, ma che attrarrebbe sicuramente la curiosità dei sui compagni di Casa.

«Sono sotto gli occhi di tutti da quando sono nato, ma gli unici per cui ero felice di avere su di me mi hanno sempre guardato con disprezzo. Sempre, sempre… fino ad ora, fino a pochi istanti fa. Capisci Blaise, lui mi ha guardato! Non si è limitato a far scorrere i suoi occhi su di me come si fa con qualcosa che si è stati costretti a vedere solo perché era sulla tua traiettoria visiva.»
«Stai dicendo che si è accorto che lo osservavi e che invece di arrabbiarsi e incenerirti con i suoi super poteri da Golden Boy ti ha ricambiato?»
«Peggio Blaise, molto peggio. Ha lasciato che continuassi a guardarlo, che potessi soffermarmi a riflettere di quale tonalità di verde siano i suoi occhi e scoprire che tutto quello che ho sentito dire in giro non ne descrive neanche la metà della bellezza che realmente hanno.»
Zabini nonostante conosca da tempo l’interesse dell’amico, non può non rimanere sorpreso ogni volta dalla sincerità e dai sentimenti che da lui traspaiono ogni volta che l’argomento è il Bambino-Sopravvissuto.
«Comunque non c’è bisogno di preoccuparsi. Grazie al discorso sulla tua “missione speciale” che hai fatto in treno ricollegheranno il tuo comportamento all’incarico che devi portare a termine. E anche se dovessero accorgersi del tuo interesse esagerato per Potter potranno sempre giustificarlo interpretandolo come il soggetto della missione. I più stupidi al massimo penseranno che Pansy non ti basta più e che hai spostato il tuo gusto su un altro soggetto che magari non è adatta a formalizzazioni ufficiali, ma va più che bene come “piacevole intrattenimento”.»

«Harry, guardami per favore.»
Un sussurro appena più forte da poter essere udito dai due ragazzi che automaticamente voltano il capo verso il padrone di quella voce; Ginny Wesley seduta davanti a Harry Potter stanno probabilmente avendo una discussione che sicuramente non ha niente a che fare con i compiti da svolgere.
A Zabini non interessa molto sapere cosa la piattola rossa abbia da dire al Golden Boy, e poi già non si riesce più a sentire niente visto che hanno riabbassato la voce. Si volta verso l’amico per continuare il discorso, ma Malfoy ha lo sguardo calamitato su qualche dettaglio in un misto di rabbia e malinconia.
Si volta di nuovo per verificare cosa catturi l’interesse del compagno, ma non nota niente di … la piccola Weasel ha appoggiato la sua mano su quella di Potter e ne massaggia le nocche con le dita in movimenti lenti e delicati. Questa deve essere l’unica cosa che Malfoy in quel momento riesce a vedere e da cui non riesce a distogliere lo sguardo.
«Vorresti essere al posto della piattola?»
La domanda ridesta Malfoy dall’incantesimo e lo fa rivoltare verso il loro tavolo.
«Mi basterebbe essere al posto di Weasel. Mi sarebbe bastato potergli stare vicino, essere suo amico, avere tanti ricordi di momenti indimenticabili insieme a lui, cose che facevamo solo noi due, segreti che conoscevamo solo noi..»
«E poi a me sarebbero rimasti Tiger e Goyle?!? Sarò egoista ma mi va bene com’è adesso!»
Gli disse cercando di mantenere il tono più scherzoso possibile e provocando nel suo amico un leggero sorriso.
Zabini odiava vedere questi momenti di rimpianto in Malfoy; accettava il suo destino eppure continuava a rimuginare su quello che la scelta gli faceva perdere.
Quanto grande era quel sogno da sembrare così irrealizzabile?
Quanto grande il desiderio di renderlo reale?
Quanto forte quel sentimento che nonostante la costrizione trasbordava dalla morsa delle catene in cui era stretto?
«Sembrano molto affiatati vero?»
«Chi ti dice che sia vero che stanno insieme? Girano talmente tante chiacchiere su di lui che scommetto nemmeno una su dieci sia vera.»
«Bhé… una certezza me la dà il fatto che “questa chiacchiera” l’hanno messa in giro quelle comari delle Grifondoro, così fiere nell’avere una di loro così vicina al Golden Boy da poter torturare per estorcerle com’è nell’intimità»
«Basta qualcuno con un po’ di fantasia e potrebbe benissimo giurare di conoscerlo affondo. Sarebbe bastato che anche uno solo dei ragazzi della sua squadra di Quiddich avesse avuto un briciolo di fantasia e ne girerebbero sì di storie surreali!»
«Va bene, Draco… mi ci hai costretto tu. Li ho visti baciarsi.»
«E allora? Quella piattola è davvero molto scaltra, non mi stupirebbe se gli si fosse avventata addosso prendendolo di sorpresa.»
«Tutte e dieci le volte che li ho visti?!? Deve essere davvero un’idiota, come farà a sconfiggere il Signore Oscuro! Il mondo Magico è perduto nelle mani di un incapace!»
Gli era stato insegnato ad odiarlo, eppure ancora adesso che era consapevole del significato di ciò che provava per lui non riusciva ad ammettere apertamente di esserne attratto.
«Sei disposto a non “rischiare” di essere felice e poi ti fai rodere il fegato da mille sciacalli perché non vuoi ammettere che lui sia felice con qualcun altro?!?»

Come una scena a rallentatore, Malfoy abbassa la testa fino ad appoggiarla sulla pergamena davanti a lui con un lungo sospiro. Zabini ne rimane per un momento stupito e spera che i suoi compagni di Casa non scelgano questo momento per cominciare ad origliare.
«Tutto quello che ho davvero desiderato per me è sempre stato una chimera, ma in qualche modo finché mi trovavo al bivio delle scelte poteva ancora essere realizzabile, e mantenevo viva la mia speranza.»
«Scegli allora chi vuoi essere. Sono sicuro che puoi ancora essere quella persona. Solo costruendoci la vita con le nostre mani non avremo rimpianti. Qualsiasi strada tu scelga di percorrere, quale delle due possibilità tu decida di seguire, in entrambi i casi correrai rischi enormi e ne dovrai accettare le conseguenze, ma ricordati che una volta fatta la scelta, la si deve perseguire fino alla fine a tutti i costi e portare a termine. Scegli per quale delle due sei disposto a combattere.»
Malfoy rialza altrettanto lentamente la testa e guarda in faccia il suo amico armai dimentico di chi li circonda.
«Ho perso la possibilità di scegliere quando mio padre è stato arrestato. E’ successo troppo presto, quando ancora avevo bisogno di una guida, volevo una guida, forte, carismatica e da emulare come lui. Ho ancora bisogno di fare come avrebbe voluto per sentirlo vicino, per essere sicuro di fare una cosa giusta e rendere fiera la persona che amo. Dall’altra parte, l’altra scelta, è un incognita troppo pericolosa, non ho ancora il coraggio di affrontarla, non ho mai accettato il suo primo rifiuto e più tempo passa più mi farebbe male essere rifiutato di nuovo.»
«L’ho perso quando ho “scelto” la mia famiglia.»

Il peso di tutte quelle verità è troppo pesante per la sua giovane vita; l’unica cosa che può fare adesso è relegarle in un piccolo antro buoi della sua mente e chiuderle dentro coprendo l’entrata con un grosso macigno in attesa che il fato mandi il meritevole in grado di sbriciolarlo e permettere a quelle emozioni di godere finalmente della luce.
Piega la sua pergamena, raccoglie i libri e mettendosi tutto nella sua borsa si alza.
«Ho altro da fare, Blaise. E’ ora che mi metta a lavoro. Ti chiedo scusa già da adesso se non potrò dedicarti tempo ma credo sarò molto impegnato e…»
«Ricordati che sono qui nel caso avessi bisogno di una mano.»
«Sei molto desideroso di renderti utile o di mettere in mostra le tue capacità e la mia inettitudine davanti al Lord?»
«Draco non fare l’idiota. Sono tuo amico e che ti aiuterò qualsiasi cosa tu mi chieda di fare.»
«Lo so. Proprio perché sei mio amico è meglio tu non sappia niente. Voglio mantenere lontano le persone a cui voglio bene da questa faccenda. E’ una cosa che riguarda me e la devo fare da solo. Ormai non posso più tornare indietro.»
«Il mio destino è marchiato per sempre sulla mia pelle.»
Si avvia verso l’uscita della Sala Grande, non prima di aver consegnato la pergamena del compito al Professor Piton, il quale si sente perfettamente conto che al suo interno non vi è scritto nulla, ma la accetta lo stesso non risparmiando però al suo protetto una lunga occhiata interrogativa come chi presto vuole essere informato sul motivo di tale atteggiamento.

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Capitolo 3
*** Una nuova visione ***


Capitolo III *Una nuova visione

Si può seguire la propria strada o fermarsi ad osservare ciò che ci circonda.
Tutto si è compiuto in un breve momento, eppure i segni lasciati sono profondi e le cicatrici si vedranno ancora per molto tempo.
 

 

 


Gli occhi di Malfoy cominciarono a muoversi impercettibilmente, la sua visuale si sposta di poco, sta osservando ogni lineamento della figura di Harry.
Cosciente di un così innaturale silenzio tra loro due, Harry non riesce a nascondere nemmeno a se stesso il contrasto di sensazioni e sentimenti che si avvinghiano nella sua anima.
E’ consapevole in quel momento che non riuscie a staccare il suo sguardo dagli occhi di Malfoy, si è anche lui incantato, come ipnotizzato, studia ogni sfumatura di quel cielo misterioso cercandone plausibili spiegazioni a tutta l’assurda situazione venutasi a creare. Ma il suo sorriso, nato dallo stupore per quell’incredibile situazione, rompe l’incanto e fa voltare il Serpeverde verso il suo tavolo, e dopo aver osservato per qualche istante la sua schiena, a sua volta ritorna a sedersi composto.

«Malfoy ti ha detto o fatto qualcosa di divertente?»
Harry riconosce Ginny nella proprietaria della flebile voce che gli ha appena parlato, e alzando gli occhi davanti a se nota che la ragazza è ferma davanti a lui a fissarlo dall’altro lato del tavolo dove sono seduti in Sala Grande, in un pomeriggio di compiti da svolgere.
La punta della piuma con lui lei scrive pericolosamente tiene in bilico una goccia di inchiostro che rischia di macchiare la pergamena su cui è sospesa al minimo movimento del polso.
«Hai trovato l’ingrediente mancante a quella pozione? Non me la ricordo bene, non sono molto ferrato in questa materia lo sai. Chiedi ad Hermione, se la lusinghi abbastanza riuscirai a farti aiutare.»
Harry si rende conto che sta esplicitamente cambiando discorso, ma non è di quello che vuole parlare in quel momento e soprattutto non con lei.
«Uffa! Non siamo neanche a metà anno e a me già frigge il cervello!»
Ron come sempre è intollerante a qualsiasi attività scolastica al di fuori del Quiddich, ed ogni piccola distrazione merita di essere considerata, anche se non riguarda lui direttamente!
«Harry non mi sembra che tu sia messo meglio di me, non riesco a trovare più nulla da scrivere in questa dannata relazione e ho scritto appena un paio di pollici!»
«L’arte della prolissità è una tecnica che si affina col tempo, cosicché anche brevi semplici pensieri possano diventare estesi e sfarzosi arabeschi di parole. Se vi foste impegnati negli anni passati, “perfino” voi adesso ne sareste capaci.»
La voce di Hermione, anche se sommessa per evitare di disturbare di altri occupanti della Sala, manteneva l’autorevolezza che la caratterizzava.
«Noi non vogliamo diventare i migliori studenti della Scuola, vogliamo solo diplomarci e finire questo supplizio il prima possibile! Vero Harry?»
«Se volete diventare Auror vi servirà ben più di un foglio di carta con su scritto che “per un pelo” siete riusciti a diplomarvi.»
Le sue argomentazioni erano sempre giuste anche se dure da accettare. Voleva molto bene ai suoi amici, ma il vederli così tranquilli e indifferenti verso le attività scolastiche le metteva sempre addosso una sensazione di apprensione e sentiva quasi come un dovere accumulare lo stress anche per loro, di rendere suoi problemi che avrebbero avuto sicuramente grazie alla loro scarsa attenzione. Al contrario Ginny sembrava aver cominciato a prendere seriamente lo studio, ne era stata lieta e sperava che avrebbe trascinato con sé anche Harry quando i due cominciarono a fare coppia fissa. Si voltò verso l’amica, forse davvero in difficoltà perché era da tempo che non riprendeva a scrivere, e si accorse che i suoi occhi erano puntati fissi su Harry, come in attesa si qualcosa, quel qualcosa che poi le venne in mente, che aveva fatto iniziare il discorso e su cui poi avevano divagato.
«Harry… non hai risposto alla domanda che Ginny ti ha fatto prima.»
«Harry, guardami per favore.»
Una preghiera fatta in tono di voce più alto dalla più giovane dei Wesley, che ha fatto voltare anche alcuni dei Compagni seduti al loro fianco, e solo per ultimo il diretto interessato.
«Niente Ginny, davvero. E poi non devi preoccuparti, gli ho sempre tenuto testa, non credo che proprio quest’anno riuscirà a sorprendermi.»
«Già, certo. In fondo non fa altro che fissarti.»
L’ha detto con un tono di disappunto nella voce e gli occhi stretti in due fessure.
«Si, esatto. E comunque non sta mica a fissarmi tutto il giorno.»
La ragazza spalanca gli occhi e irrigidisce le spalle
«Forse non ti fisserà tutto il giorno, ma di certo questa non era la prima volta.»
A quella rivelazione, Harry non riesce a trovare una valida replica.
«Dunque questa non era la prima volta?»
Possibile che lui non si fosse mai accorto che il giovane Serpeverde posasse sovente lo sguardo sulla sua figura? E poi, quale poteva essere mai il motivo? Quale lo scopo? Doveva comunque tranquillizzare i suoi amici.
«Non mi ha detto ne fatto niente. Evidentemente la sua indole bellicosa ha trovato pace.»
Alla discussione tra i due innamorati decise di intervenire anche Hermione.
«Si, certo. E domani Tu-Sai-Chi si costituirà volontariamente al Ministero!»
«Allora forse visto che non ha più suo padre dietro a coprirlo si sente più debole e ci pensa bene prima di fare qualsiasi mossa.»
«Amico, se vuoi attacar briga con quel dannato furetto, posso sempre procurarti una buona occasione e spalleggiarti…»
Ron non sapeva resistere dall’intromettersi quando l’argomento era Malfoy.
«Per l’amor del cielo Ron smettila di organizzare scontri tra Case! Dovremmo essere tutti uniti contro il nemico comune, ma più andiamo avanti e più la divisione si fa irrecuperabile!»
Aveva tuonato Hermione, cercando di mantenere il volume della voce più basso possibile e contemporaneamente far sembrare la frase come urlata, riuscendo a rendere però il suo intervento emesso con un suono stridulo.
«Hermione, la situazione con i Serpeverde è irrecuperabile… da quando esistono! E visto quello che pensano di te e di me non mi sembra il caso che tu li difenda!»
«Ma se continuiamo a rimbalzare tra cattiverie e insulti è ovvio che la situazione non si risolverà mai! Visto che i Grifondoro sono tanto “virtuosi” non potremmo essere noi i primi a tendere la mano e costruire la pace?»
«Va bene, comincia tu, allora. Quando ti derideranno e insulteranno voglio proprio vedere se rimarrai impassibile.»
Harry guardava il battibecco tra Ron e Hermione
Erano già molte le frasi e gli atteggiamenti insoliti che aveva visto fare a Malfoy dall’inizio dell’anno, e quella non faceva che accumularsi ad una lista già lunga di stranezze. Aveva già in mente di sorvegliarlo per vedere quali sarebbero state le sue prossime mosse, ma la spiegazione per quella situazione richiedeva un contatto diretto e una domanda formale; la sua mente rifiutava anche solo l’idea di un atto simile. No, per il momento quella era l’ultima verità di cui voleva venire a conoscenza. Si volta verso Ginny e nota che lei ancora lo fissa, con una insolita espressione di consapevolezza e rassegnazione.
«Harry, quello sguardo non appartiene agli occhi di chi studia il tuo punto debole e si prepara a farti del male.»
Perché lei, proprio adesso, tra le tante stramberie di Malfoy, voleva la spiegazione proprio di quel gesto?
«Ginny te l’ho detto sto bene, non preoccuparti o farai diventare paranoici anche Ron e Hermione, e non credo di potervi sopportare in tre!»
Il tono di Harry era fintamente scherzoso, a sottintendere una seria richiesta.

«Mi scusi Signor Potter, è possibile avere un udienza privata con la vostra persona?»

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Capitolo 4
*** Prima che il destino si compia ***


Capitolo IV *Prima che il destino si compia

Si può seguire la propria strada o fermarsi ad osservare ciò che ci circonda.
La decisione è ormai presa e il destino aspetta di compiersi. L’unica cosa da poter fare ora è limitare il più possibile gli eventuali danni.
 

 

 


Termina di scrivere le proprietà dell’ultimo ingrediente della pozione assegnata dai suoi compiti e poi piega la pergamena.
Quanto tutto quello che sta studiando è inutile alle capacità che la Guerra ormai imminente richiederà? Continua a seguire il percorso di studi ufficiale della scuola, ma in privato già da tempo ha imparato molto di più, ad eseguire anche incantesimi considerati illegali, ma che sono necessari allo scopo finale di vittoria.
«Draco ha fatto la sua scelta, e il suo orgoglio lo porterà a seguire la strada tracciata dalla sua decisione fino in fondo, qualunque siano le conseguenze, rinunciando a ciò cui più teneva.»
Zabini si volta a scrutare la Sala in cerca del Professore di Pozioni; quando lo trova, raccoglie i suoi libri e li sistema nella borsa, avviandosi poi con la pergamena piegata tra le mani verso di lui. Quando lo raggiunge, gli consegna il compito, ma la figura autoritaria non dà segno di spostarsi, fermo tra le panche ai lati dei tavoli, per permettergli di passare ed uscire dalla Sala Grande; alzando lo sguardo trova gli occhi del Professore intento ad indagare nella profondità dei suoi occhi in cerca di un qualche cenno o segno di spiegazione alle domande che da ormai tempo cominciano a farsi strada nella sua mente circa il comportamento del suo protetto.
«Signor Zabini, lei è molto amico del Signor Malfoy.»
«Se è una domanda è stupida, e se è un affermazione è ovvia.»
«A tale riguardo avrà sicuramente notato il particolare stato d’animo del giovane.»
«Bhè, è facile intuire come debba sentirsi dopo tutti gli avvenimenti che hanno travolto la sua famiglia recentemente, mi stupirei se non si sentisse provato.»
«La salute del Signor Malfoy non è un fatto che sta a cuore solo a lei, come responsabile della vostra Casa richiedo essere informato se il
Signore in questione si fosse venuto a trovare in una qualche difficoltà. Voglio essere messo a conoscenza di qualsiasi sia la causa che produce tale vistoso malore.»
«Certamente Professore, me ne rendo perfettamente conto, ma le assicuro che non c’è niente di più rilevante oltre al motivo già detto.»
Quando ci si trova davanti un individuo tanto attento e astuto è inconcepibile credere di mentire e farla franca; se poi ha inoltre molti più anni di conoscenza di te diventa assurdo. Piton potrebbe facilmente far leva sulla volontà del ragazzo e obbligarlo a dirgli la verità.
«Mi scusi, Professore.»
Stranamente però, invece di approfittare del piccolo varco apertosi tra il Professore e la panca per liberarsi dall’interrogatorio e uscire dalla Sala, torna indietro verso il posto dov’era seduto.

«Ginny te l’ho detto sto bene, non preoccuparti o farai diventare paranoici anche Ron e Hermione, e non credo di potervi sopportare in tre!»
Il tono di Harry era fintamente scherzoso, a sottintendere una seria richiesta.
«Mi scusi Signor Potter, è possibile avere un udienza privata con la vostra persona?»
Anche quel tono falsamente cortese, nascondeva una certa esigenza.
E non si può dire certo che Harry non ne rimase sorpreso.
Tra le Case di Serpeverde e Grifondoro non c’era mai stata un interazione civile e pacifica, attrito istauratosi sin dalla creazione della stessa Scuola e che intere generazioni di Maghi non avevano dissipato, ostilità ormai radicata e considerata tra le “regole” di comportamento delle due Case.
Gli occhi di Harry e dei suoi compagni scrutavano Zabini come a volerne valutare la richiesta, per poter considerare quale reazione fosse giusta assumere nei suoi confronti. Ma non solo i loro occhi scrutavano il giovane; man mano che il passaparola si espandeva, aumentavano i ragazzi che lasciavano incompiuti i loro compiti per osservare la scena, e presto tutta la Sala osservava e aspettava la prossima mossa, tra cui anche il Professor Piton.

Harry, a differenza dei suoi amici, non sembrava volesse proferire parola, non riusciva a spiegarsi a cosa fosse dovuta quella strana atmosfera che quel pomeriggio aveva deciso di investirlo, tutta la situazione assurda che si era creata da quando aveva deciso di alzare gli occhi dalla pergamena dei suoi compiti e guardarsi in giro, fermandosi ad osservare la persona dietro di lui. Ponderò ancora per qualche istante l’atteggiamento del giovane Serpeverde; se non poteva sperare che l’insolito contesto che lo aveva travolto si sciogliesse da solo semplicemente ignorandolo, allora ben valeva continuare a parteciparvi accettandone le conseguenze.
Si alzò dal suo posto e si sfilò dalla panca restando per qualche momento in piedi davanti a Zabini, poi facendogli segno con una mano gli indica la porta della Sala Grande dandogli la precedenza per poi seguirlo fuori dalla stanza sotto gli sguardi attoniti di tutti i presenti.
Il Professor Piton segue con lo sguardo i due ragazzi allontanarsi dalla Sala, vorrebbe poter trovare il modo di seguirli e sapere il motivo degli strani avvenimenti che da poco tempo ruotano attorno a Draco Malfoy, sicuramente quei due ragazzi potrebbero dargli una spiegazione. Forse deve solo trovare le giuste argomentazioni per convincerli a raccontare quello che sanno; quest’anno dovrà fare particolarmente attenzione a quei giovani ragazzi, i tempi sono maturi e presto il processo di cambiamento comincerà a mutare il mondo da come lo si è sempre conosciuto.
Appena fuori dalla Sala Grande i due giovani proseguono ancora per una decina di passi, poi vicino ad una delle armature che adornano il corridoio, Zabini si arresta e si volta puntando gli occhi sulla persona che lo seguiva e alla quale aveva chiesto udienza.
«So che questa situazione ti appare surreale Potter, io stesso non avrei mai immaginato di arrivare ad una simile azione, perciò mi sbrigherò nel fare la mia richiesta prima che la tua testa cominci a fare mille congetture e io rischi di perdere la tua attenzione.»
Harry si è ripromesso di ascoltare in silenzio e senza remore per poter meglio capire tutto ciò che il Serpeverde aveva da dirgli, nonostante il suo atteggiamento non mancasse di far nascere in lui una certa insofferenza.
«Una richiesta?... Mi stai pregando di farti un favore?»
«Non essere così pieno di te Potter! O comincerò a pensare che quello che La Gazzetta del profeta scrive su di te sia tutto vero.»
La sua voce era molto bassa, ma lo scherno nella pronuncia era facilmente evidente.
«Tu mi hai cercato, tu hai qualcosa da dirmi, qualcosa di importante se ti ha reso necessario rivolgermi la parola “civilmente”. Questo significa che di qualunque cosa si tratti, sai che solo io posso addossarmela.»
Zabini non voleva essere uno dei tanti che contribuiva alla dilatazione del già infinito ego di Harry come il-Bambino-che-sopravvisse, ma era pur vero che durante la battaglia imminente sarebbe stato affidato proprio a lui il ruolo di riferimento a cui tutti avrebbero accordato la loro attenzione e il loro rispetto.
«Qualsiasi cosa accada, qualunque sia l’esito finale, finché tutto non sarà compiuto, non permettere che Piton muoia.»
Se non fosse per l’espressione seria, per la postura rigida e dritta, per il tono atono usato che ha nascosto qualsiasi sensazione una tale richiesta avrebbe potuto trasmettere, Harry penserebbe che sia uno scherzo. Che significa “qualsiasi cosa accada”?, e “finché tutto non sarà compiuto”? certo il ruolo di Piton all’interno della lotta contro Voldemort è molto delicato, di sicuro rischierà molto se il combattimento dovesse intensificarsi nella posizione in cui si ritrova. Inoltre molte volte si è scoperto a pensare che Piton fingesse anche “troppo bene” di essere una spia. Ma perché poi importa tanto a quel Serpeverde la sorte di Piton?
«E io cosa posso fare? Mi chiedi di controllare tutti quelli che si daranno da fare per sconfiggere Voldemort? Le guerre non sono giuste e eque Zabini. Sul campo di battaglia non si fanno distinzioni da entrambe le arti. Si cerca solo di arrivare alla fine il più velocemente possibile e di essere i vincitori e non i vinti. La brutalità dello scontro arriva anche a fare vittime tra le proprie fila, a dubitare dei tuoi alleati, dovrò portare addosso la responsabilità della vita di tutti quelli che vorranno combattere e anche degli innocenti che rischiano di essere colpiti a loro insaputa, come puoi pretendere che controlli che il tuo “caro” Professore non perisca, potrebbe anche essere dalla parte di Voldemort per tutto il tempo e non potrei comunque tenerlo d’occhio.»
«Non è chi combatte il Signore Oscuro che ti chiedo di risparmiare, né chi combatte al suo fianco. Non ha importanza con chi decida di schierarsi l’importante è che viva fino alla fine.»
«Davvero non capisco il motivo per cui mi dovrebbe stare tanto a cuore la sua sorte. Mi sembra che sia in grado di badare a se stesso e comunque non credo sia poi un elemento di così grande rilevanza da sentirne la mancanza nel Mondo Magico.»
Zabini è esasperato dall’ostilità di Harry. Davvero non avrebbe voluto arrivare a tanto; sa che il Professore è un uomo valido e capace, eppure se poteva avrebbe fatto questo e altro per facilitarlo maggiormente.
«Almeno fai in modo che non muoia prima di Draco. Finché Piton è vivo, lui ha possibilità di vivere, e forse anche di avere un futuro, ma se Piton dovesse perire nel proteggere Draco, spero che siate voi i primi a catturarlo, perché qualsiasi cosa tu o i tuoi compagni possiate fargli, non sarà niente in confronto alla punizione che dovrebbe subire dal Lord. Esistono tanti di quei modi per punire che sicuramente l’anatema che uccide è quello meno doloroso e lui, credimi, ne conosce davvero tanti.»
Ecco il vero motivo. Salvare l’amico, ma non da un destino inevitabile, ma dal dolore che potrebbe provare. Sa già dunque che Malfoy porterà a fine qualunque sia il suo compito accettandone tutti gli effetti.
«Il Lord punisce severamente gli errori e i tradimenti, soprattutto quelli che lo allontanano dalla vittoria. Molti uomini d’esperienza hanno fallito missioni affidategli, per i giovani le probabilità sono anche maggiori.»
«Ha a che fare con quello che ha detto sul treno?»
«Non hai bisogno che ti risponda.»
Chiude gli occhi e si passa lentamente la mano destra sul volto. Accarezza la mascella un paio di volte, e poi scende lungo il collo massaggiandolo. Muovendosi con pochi passi indietro e poi avanti, si guarda intorno con fare spaesato, non osservando nulla in particolare ma valutando quello che ha sentito. Dopo qualche istante riacquista una posizione composta e rialza lo sguardo sul giovane moro, rimasto in attesa osservandolo, per la risposta.
«Dipende dalla gravità delle azioni che decideranno di compiere, e comunque posso solo assicurarti che quando si presenterà la questione deciderò quale sia la cosa giusta da fare. »
Zabini pondera la risposta di Harry, e non può fare a meno di far sorgere sul suo volto un lieve ghigno. Fa un lievissimo inchino che gli permette però di mantenere gli occhi in quelli di Harry, e voltandosi fa per allontanarsi.

«Zabini, per il momento avete molte probabilità di riuscire a mantenere segrete le vostre intenzioni, ma non dubitate che presto riuscirò a scoprire il modo per poter fermare tutti voi.»
Trattenendo un passo, rivolge di poco la testa indietro.
«Tutti noi chi, Potter?»
«Tutti voi Mangiamorte, specialmente il vostro capo.»
A questa affermazione Zabini non tenta più di nascondere la sua risata.
«Quindi ci hai già condannato, e attendi solo di giustiziarci. La prossima volta che ci ritroveremo faccia a faccia molto probabilmente non avremo tempo per parlare, ma saremo costretti ad agire prima che lo faccia l’altro.»
Rivolgendogli queste ultime parole, riprende il cammino, e anche quando ormai svolta l’angolo e non è più visibile, Harry è ancora fermo lì, vicino a quell’armatura, in compagnia della consapevolezza di tutte delicate decisioni che lo aspettano.




§ Per ora FINE §




Per ora la finisco qui! XD davvero non mi viene in mente nient’altro, doveva fermarsi già al primo capitolo perché doveva essere una sorta di “prova” per vedere se mi ricordavo come si scriveva ^_^ e visto che l’ho intrecciata con l’ultimo libro, se volete sapere come continua, fate riferimento al 6° libro ^_^. Poi casomai se dovesse venirmi in mente come continuarla l’aggiornerò ^_^.

Adesso finisco di raccogliere appunti e scrivo la prossima che è una one-shot però passo allo stadio successivo, cioè dopo aver descritto i sentimenti ora proverò a descrivere una lemmon: tutto questo sempre se ci riesco XD. Poi se questa dovesse andare bene mi cimenterò anch’io con una longfic! Già ho in mente la trama e l’ordine degli eventi ^_^ e lì sì che ci sarà di tutto! XDDD (sempre che non si tramuti in un fiasco XDD).

Quindi se mi farete l’onore di recensire fatemi sapere nel complesso com’è venuta così capisco se sono riuscita a descrivere quello che volevo trasmettesse la storia. Grazie!!!

Ringraziamenti:
freeze, IAIA119, Elie_chan, fairy81– Grazie mille per aver seguito la mia fic, spero di poter trovare ispirazione per continuarla ^_^ anche se le altre fic che ho in mente di scrivere possono considerarsi una sorta di “seguito” a questa. Mhà… comunque spero di trovare una buona idea per portare avanti questa storia ^_^

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