Son of the comet

di Londoncalling
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Alive for a Day ***
Capitolo 3: *** Alive for a Night ***
Capitolo 4: *** Dream or Nightmare? ***
Capitolo 5: *** New beginning ***
Capitolo 6: *** Highway to Hell ***
Capitolo 7: *** Home sweet home ***
Capitolo 8: *** Liar ***
Capitolo 9: *** Double date ***
Capitolo 10: *** So Close to Me ***
Capitolo 11: *** My past, My future ***
Capitolo 12: *** Guess who's coming for dinner? ***
Capitolo 13: *** Just a Funny Game ***
Capitolo 14: *** Night of the Comet (I) ***
Capitolo 15: *** Night of the Comet (II) ***
Capitolo 16: *** Always choose him ***
Capitolo 17: *** Son of the comet ***
Capitolo 18: *** Poisoned Kiss ***
Capitolo 19: *** Best man ***
Capitolo 20: *** Family Matters ***
Capitolo 21: *** Phoenix ***
Capitolo 22: *** Peach Perfume ***
Capitolo 23: *** Rollercoaster ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Eccoci qua questa fan fiction è stata scritta a quattro mani con il prezioso aiuto di withoutrules, volevamo premettere un paio di cose per chiarire meglio in che contesto ci troviamo, insomma per una meglio riuscita alla lettura della fan fiction. Continueremo a scrivere e a postare capitoli se vediamo che avete interesse quindi recensite!  

Timeline: ambientata dopo la penultima puntata della seconda stagione della serie tv quindi chi non l’avesse vista può contenere spoilers
Characters: Elena, Stefan e Damon ma nel corso della fan fiction appariranno anche molti altri personaggi presenti nel telefilm. 
Warning:
 Elijah e Katherine sono entrambi scappati prima dell’inizio della battaglia, Elijah è riuscito a sapere il luogo dove è stata sepolta la sua famiglia mentre Katherine è ritornata alla sua vita normale. Jenna non è morta e tutto quello che è avvenuto nella puntata successiva a quella sopra indicata non è mai avvenuto.


 

Son of the Comet

Prologo

 

Un cielo plumbeo sostava sopra le nostre teste e una pioggia fitta scendeva dalla grande volta celeste bagnando i nostri corpi feriti e sanguinanti.
Tutt’intorno era buio, scuro, tetro e sembrava in fin di vita anche gli animali, gli alberi e persino gli oggetti inanimati sembravano soffrire da questa lotta che stava lasciando solamente miseria dietro di se.
Ero a terra incapace di muovermi, volsi uno sguardo poco dopo di me e vidi Stefan, il mio ragazzo, a terra che sanguinava e soffriva enormemente. Era pieno di lesioni e aveva ancora un paletto di legno conficcato nel petto.
 Nel vedere questa scena provavo un dolore più grande di quello fisico che stavo già patendo, ma riuscii ad allietarmi un poco quando scorsi tra la nebbia un ragazzo moro e muscoloso, che doveva essere Tyler, sollevare Stefan presumibilmente per portarlo in un luogo più sicuro aiutato da una dolce biondina, Caroline.
In tanta tristezza e desolazione mi sentii quasi consolata da quel quadretto: vampiri e licantropi che deponevano le armi per aiutarsi insieme a vincere un nemico più grande e più forte di loro.
Anche se in tutto questo non riuscivo a smettere di domandarmi dove fosse Damon e se stesse bene, vagai un po’ con gli occhi nel tentativo di vedere come era ridotto.
Lo riconobbi a fatica poco dopo; Era accasciato su un albero ed era anch’egli ferito.  Aveva in volto un’ espressione sofferente ed amara. Il suo sguardo era posato sul centro della battaglia.
Per qualche motivo ero come paralizzata non riuscivo a guardare la mia migliore amica combattere contro quel mostro di Klaus. Sapevo che sia se avesse vinto o perso, per lei sarebbe stata la fine.
Presi coraggio e la guardai: Bonnie, la nostra unica speranza di debellare un male che stava per troppo tempo avvelenando il nostro mondo.
In volto aveva un espressione furente e tormentata al tempo stesso e stava gridando con tutte le forze che le erano rimaste qualche strana parola in una lingua che sembrava essere latino oppure un antico celtico.
Vidi lo spietato Klaus cadere a terra senza vita.
E vidi Bonnie prontamente seguirlo al suolo esanime.
Ne segui un urlo.
Era il mio urlo. Non sapevo come o tanto meno dove avevo trovato la forza di pronunciare quel lamento.
Con grandi fatiche riuscii ad alzarmi e corsi  singhiozzante verso Bonnie.
Mi buttai a terra e prendendole il volto tra le mani iniziai a supplicare e ad implorare per la sua salvezza.
Le mie lacrime si stavano mischiando con le gocce di pioggia che scendevano imperterrite e cadevano copiose sopra il corpo morto della strega.
Bonnie, la mia migliore amica, era morta a causa mia.
Dovevo esserci io al suo posto, ero io colei che era destinata ad essere sacrificata, non lei.
Lei avrebbe dovuto vivere, lei doveva vivere.
-Bonnie, ti prego svegliati - continuavo a ripetere tra i singhiozzi.
-Bonnie, ti prego non lasciarmi - erano solo dei sussurri spezzati dalla mia voce che era rotta dal pianto.
Stavo abbandonando ogni speranza quando Bonnie, come per una magia, apri gli occhi e con uno sguardo sbarrato disse solamente: “Emily”
-Bonnie, stai bene?- Chiesi apprensivamente
-Emily, Emily mi ha salvata- disse, in fine, la giovane prima di chiudere gli occhi nuovamente.
Era svenuta. Era comprensibile, era priva di forze e avrebbe dovuto essere morta.
Fui veramente grata al cielo e a chiunque avesse riportato indietro la mia migliore amica. Finalmente vedevo la fine di quell’incubo.
Finalmente vedevo, dopo tanto tempo, uno spiraglio di luce aprirsi sopra le nostre vite.
Finalmente vedevo un nuovo inizio.
 

 

 
 

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Capitolo 2
*** Alive for a Day ***


Premessa: prima di lasciarvi alla lettura di questi due capitoli (Alive for a day e Alive for a night), ci tenevo a farvi notare il contrasto che abbiamo voluto porre tra Stefan e Damon, paragonandoli appunto al giorno e alla notte, e soprattutto abbiamo voluto calcare i sentimenti contrastanti che Elena prova per i due. Speriamo che l'effetto vi piaccia.
Spazio Autrici:In più ci teniamo a ringraziare tutti i nostri lettori e recensori, siamo veramente felici del seguito che stiamo ottenendo e speriamo di non annoiarvi con questi nuovi capitoli.
Detto ciò buona lettura e fateci sapere che ve ne pare.

 Alive for a Day 
 



Il sole filtrava dalle mie finestre ed arrivava fino ad illuminare il mio viso, annunciandomi il mattino. Decisi di alzarmi, mentre svolgevo il mio rituale mattutino, per un momento, mi tornarono alla mente i ricordi del giorno precedente, di quella violenza e di quel dolore che sembravano essere frutto solo di un brutto sogno. Eravamo riusciti a sconfiggere Klaus e la sua morte si era portata via tutti i timori per la creazione di una nuova razza che univa i due mondi degli schiavi del sole e della luna, i licantropi e i vampiri, Bonnie e gli altri erano arrivati in tempo per evitare il mio sacrificio e nonostante qualcuno avesse più ferite del necessario era tutto finito per il verso giusto. Nonostante questo non riuscivo a capire cosa mi angosciava e mi faceva capire che non era la fine ma bensì l’inizio di un pericolo ancora più grande di qualcosa che non sarei riuscita a controllare, era forse che temevo che Emily volesse qualcosa in cambio per aver salvato Bonnie o se invece era solo una cortesia che aveva fatto ad una sua discendete. Speravo vivamente di non dovermi più preoccupare di niente e di vivere una vita “normale” per quel che poteva esserlo, ma sapevo che c’era qualcosa che dovevo temere, magari il modo in cui era scappato via Elijah doveva farmi pensare a niente di buono. Decisi di smetterla con i pensieri pessimisti e di andare sotto a cercare Stefan, mi stava aspettando nel grande salone di casa Salvatore notai che era assorto nei suoi pensieri ma appena mi vide sorrise e mi attirò a sé per un bacio a fior di labbra.
-Ben svegliata, hai riposato bene?  –
-Si, finalmente dopo tanto non ho avuto nessun incubo pessimistico-catastrofico su quello che poteva succedere al rituale –
-Sono contento di sentirtelo dire oggi ti porto in un posto speciale, vieni andiamo – 
Mi prese per mano e mi condusse fino in garage dove era parcheggiata la sua poco appariscente decappottabile. Guidò sereno e io continuavo a non capire dove mi volesse portare fino a quando non scorsi in lontananza un lago, arrivammo e mi spiegò
-  Mio padre ci portava sempre quando arrivava l’estate, era uno dei miei posti preferiti da bambino –
Sorrisi e lo baciai tutte le incertezze della mattina si erano sciolte come neve al sole a vedere la tranquillità e la serenità negli occhi del mio ragazzo, se lui non era preoccupato perché dovevo esserlo io? Sapevo che c’era qualcosa che non andava ma decisi di non preoccuparmi più del dovuto e di godermi quella magnifica giornata che mi aveva preparato.
-Grazie –
 Sussurrai mentre, appoggiata la testa sulla sua spalla, giocherellavo con le sue dita guardando il tramonto. Mi guardò intensamente rispondendo un 
-Per te questo e altro – 
Continuava a sorridere e a guardami come se ci fossi solo io, come se fossi la cosa più bella del mondo e non trovavo nessun segnale che accompagnasse le mie paure perché sapevo che con l’arrivare della notte sarebbero tornate, sarebbero ricomparse ad angosciarmi e non riuscivo a capire perché lui era così sereno quando c’erano ancora così tante faccende da chiudere. Potevo vedere che era contento che tutta quella storia era finita e ne era completamente convinto e non pensava che magari potesse esserci altro. Mi alzai di scatto turbata e mi avviai verso la macchina.
-è tardi gli altri ci staranno aspettando è meglio andare via –
-Va bene, ti riporto a casa –
Capii che l’avevo turbato con quel cambiamento improvviso di umore, ma cercai di non pensarci fino a quando non vidi che stava imboccando la strada per casa mia e non diretto a casa Salvatore. Se mi fossi presentata così a casa ero sicura che Jeremy avrebbe capito che c’era qualcosa che non andava e avrebbe mandato Bonnie e Caroline in missione per “tirarmi su il morale” ma quello di cui avevo bisogno era solo un po’ di tempo per convincermi che era tutto apposto e che non serviva fasciarsi la testa prima di essersela rotta.
- Li passerò a salutare domani, ora sono stanca vorrei andare direttamente a casa –
Non rispose, ma vidi che cambiava strada, doveva aver capito che avevo bisogno di un po’ di tempo per me. Mi lasciò davanti a casa e disse che doveva andare nel bosco a mangiare qualcosa che la battaglia del giorno prima l’aveva indebolito. Entrai nell’enorme casa e chiusi dietro di me la porta a chiave, sospirai e pensai che ero ancora viva per un giorno.
 

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Capitolo 3
*** Alive for a Night ***


 Alive for a night 
 

Salendo le scale del pensionato Salvatore che portavano a quella che era diventata la mia nuova camera, ripensavo con un sorriso alla bella giornata passata con Stefan.
 Mi ero sentita felice dopo tanto tempo, anche se non potevo negare che nella mia mente c’erano ancora molti dubbi e molte paure.
Per qualche strana ragione, che non riuscivo a spiegarmi, temevo che ci fossero ancora dei pericoli che incombevano sulla nostra città, sapevo che queste paure erano solamente frutto della mia immaginazione, ma non riuscivo a scacciare queste ansie dalla mia mente.
Nemmeno stando con Stefan riuscivo a dimenticare del tutto questa sensazione di timore che provavo.
 Avrei tanto voluto condividere questi miei pensieri con lui, ma non potevo. Sentivo che anche se l’avessi fatto non mi avrebbe capita, avrebbe sicuramente cercato di consolarmi, ma non mi avrebbe presa sul serio.
-Damon-  dissi sorpresa, mentre la mia mente stava ritornando alla realtà. Avevo appena aperto la porta della mia stanza e l’avevo trovato li seduto sul mio nuovo letto.
-Ciao, anche a te Elena- rispose sogghignando, per via della mia espressione visibilmente sconvolta.
- Che ci fai qui? E’ successo qualcosa?- domandai preoccupata
- Questo dimmelo tu- rispose enigmatico
- Non saprei, non capisco proprio a che ti riferisci-
- Questa mattina ho incrociato il tuo sguardo, mi sembrava fosse successo qualcosa e ora che ti guardo ne ho la conferma. Che cosa c’è Elena-  disse avvicinandosi a me per guardarmi dritta negli occhi.
-Non c’è nulla che non va davvero- risposi tentennando con gli occhi fissi nei suoi.
- Elena, sai che lo scoprirò tanto vale dirmelo comunque-  commentò, evidentemente la mia esitazione non gli era passata inosservata.
Così cedetti, mi aprii con lui raccontandogli delle mie preoccupazioni apparentemente infondate riguardo un possibile nuovo nemico e della mia forte paura di poter mettere in pericolo me stessa e le persone che amo ancora una volta.
-Penso tu abbia ragione Elena, è tutto troppo tranquillo. Sembra la quiete prima di una tempesta.- disse spiazzandomi totalmente, dopo avermi ascoltata in religioso silenzio. Non mi aspettavo questa sua reazione. Era come se sentisse ciò che sentivo, come se capisse la parte di me stessa che anche io non riuscivo a capire.
-Ma non temere ti ho già salvato tante volte, una in più non mi cambia nulla- aggiunse poi con il suo solito fare spaccone.
Gli lanciai un’occhiataccia e abbozzai un mezzo sorriso. Nonostante mi sforzassi di non farmi piacere quel suo atteggiamento da gradasso, non riuscivo a restargli indifferente.
-Non ti stanchi mai di essere
-Fantastico, affascinante, bellissimo- disse interrompendo la mia frase, completandola a suo modo.
- Damon-  aggiunsi io con un sorriso appena pronunciato.
- E tu signorina, non ti stanchi mai di sforzarti a resistermi- disse avvicinandosi pericolosamente a me, arrivando a sfiorami il viso per poi scendere verso il collo.
- Che tu ci creda o no, è molto più facile di quello che pensi- sussurrai senza mai allontanarmi da lui per non spezzare quel contatto che mi faceva sentire così bene.
-No io non credo- sussurrò lui in risposta.
Poi, colmando definitivamente lo spazio che ci divideva, posò le sue labbra piene sulle mie iniziando a farsi strada nella mia bocca, le nostre lingue danzavano insieme, si cercavano, si attraevano e respingevano.
Il mio corpo era percosso da brividi, la mia mente riusciva solo a pensare al bisogno e all’urgenza di quel contatto tanto agognato, che non avrei voluto mai interrompere, ma che per il bisogno di ossigeno fui costretta a spezzare.
Quel bacio mi aveva fatto sentire così dannatamente viva, viva per una notte.
Ancora con il fiato corto appoggiai la mia fronte alla sua e mentre i nostri respiri si fondevano insieme, non riuscivo a staccare i miei occhi da quelli cristallini e profondi di lui.
Quando improvvisamente il ricordo doloroso di Stefan si fece largo nella mia mente, mi costrinse ad abbassare lo sguardo. Chiusi gli occhi per una frazione di secondo, ma quando li riaprii Damon era già scomparso.
 
 

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Capitolo 4
*** Dream or Nightmare? ***


Dream or Nightmare?

Ero ancora sotto shock per quello che avevo appena fatto, non so come ma mi ero ritrovata a baciare Damon e lui era sparito appena avevo riaperto gli occhi. Andai in camera di Stefan e mi preparai per la notte, non riuscivo a smettere di pensare a lui. Era stato tutto così sorprendente, non avevo mai pensato di baciare Damon, e a dirla tutta era stato meraviglioso.
Stefan quando mi baciava era più delicato, dolce, mentre il fratello baciava con passione nel suo bacio c’era tutto odio, amore,solitudine, ma soprattutto passione. Mi addormentai ancora sognando quelle labbra.
Era buio. Correvo nel vuoto alla ricerca di uno spiraglio di luce, un raggio di sole. Urlavo al vento, ma la voce non usciva dalla mia bocca.
Un volto apparve nel buio riconobbi i suoi occhi, azzurri come il colore del cielo dopo la tempesta, iniziai a correre ancora più veloce per quanto le mie fragili gambe mi permettevano per raggiungere il proprietario di quegli occhi.
Ero arrivata a prenderlo quando lui sussurrò dolcemente con quella sua voce melodiosa e irresistibile un – Sei mia – e le nostre labbra si incontrarono di nuovo, sta volta per molto più tempo della precedente, le nostre lingue si rincorrevano e la mia mano salì fino ad accarezzare i capelli ricci del giovane.
Ricci pensai e subito mi staccai per constatare che la persona che stavo baciando era un’altra, i suoi occhi verdi mi guardavano stupiti, mi ero allontana quasi spaventata da lui.
La scena mutò e mi trovai sola davanti ad un enorme animale, un leone presumevo, che mostrava i denti davanti a me e io istintivamente arretrai fino a trovarmi con le spalle contro un robusto albero, sentivo l’animale ringhiare e vedevo nei suoi occhi, quegli occhi così famigliari per me,  la ferocia e la fame istintivamente mi coprii la faccia con le mani come per proteggermi ma poi un ricordo sapevo a chi appartenevano quegli occhi ma non feci in tempo a guardarli nuovamente che mi ritrovai sospesa in aria aggrappata ad un grosso, enorme, corvo nero con gli occhi colore del cielo dopo la tempesta.
Mi sveglia di soprassalto sentendo che qualcuno si era seduto sul letto ed aveva parlato –Come stai piccola? Hai fatto un brutto sogno?–
- Stefan?  - sussurrai spaventata.
-Certo, chi altri dovrei essere, scusa- rispose sorridendo.
Sorrisi in risposta anche io e mi tranquillizzai decisamente.
-Si ho solo fatto un brutto sogno, mi dispiace averti svegliato- dissi
-Non fa niente, ora torna a dormire- rispose posando un dolce bacio sulla mia fronte.
Mi accasciai nuovamente sul letto, ma non riuscivo a prendere sonno così decisi di andare di sotto. Attenta a non fare rumore mi alzai e in punta di piedi uscii dalla porta.
Dopo aver sceso i numerosi gradini delle scale del pensionato Salvatore, entrai in cucina e aprii il frigorifero alla ricerca di qualcosa di fresco da bere.
Quando sentii una presenza alle mie spalle incombere su di me; istintivamente afferrai un grosso coltello da cucina e mi voltai verso il mio aggressore impugnando la grossa arma.
Prima che potessi rendermene conto ero già stata disarmata, volevo urlare, chiamare Stefan, ma non appena apri le labbra per emettere suono una mano mi tappò la bocca.  In fine morsicai la mano del mio assalitore per cercare di liberarmi.
-Ahi- disse, toccandosi la mano, con una voce fin troppo familiare e sexy.
-D..Damon?- chiesi con un filo di voce.
-Certo, chi altri dovrei essere, scusa- rispose ghignando.
Constatai che era già la seconda volta che sentivo quella frase nel giro di pochi minuti.
-Ma che diavolo ci fai qui?- sbottai.
-Potrei chiederti la stessa cosa e abbassa un po’ la voce il tuo fidanzato potrebbe sentirci-
C’era una nota ironica in quella frase o la percepivo solamente io.
-Scusa- sussurrai
–Comunque non mi hai detto come mai sei qui- aggiunsi curiosa.
-Sono rientrato adesso- rispose semplicemente.
-Adesso?- esplosi.
 –Damon, sono le quattro del mattino dove diavolo sei stato?- appena pronunciai quelle parole mi resi conto di essere stata troppo affrettata. Mi pentii subito della mia reazione esagerata in fondo non ero ne’ sua madre ne’ tanto meno la sua ragazza.
Lui sogghigno subito per via di quella che sembrava una mia gelosia esagerata.
-Sono stato da Andie- disse sbruffone, a mio avviso, solo per farmi perdere di più la testa.
-A…Andie- le parole mi morirono in bocca, così rapidamente presi un bicchiere d’acqua e feci per andarmene quando una mano forte e possente mi blocco per il polso e mi attirò a se.
-Non temere la mia preferita sei sempre tu- mi sussurrò con voce calda e rauca all’orecchio.
All’udire quelle parole provai brividi percorrermi, ancora una volta, per tutto il corpo; tuttavia mi sforzai di rimanere forte e sempre dandogli le spalle gli risposi –Buona notte, Damon- e me ne andai lasciandolo in piedi nella grande casa buia.
Mi rimisi a letto e mi accoccolai al corpo caldo di Stefan, avevo bisogno di lui più che mai. E cullata dalle sue braccia forti mi riaddormentai facendo sogni più tormentati dei precedenti.
 
 

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Capitolo 5
*** New beginning ***


Spazio Autrici: Abbiamo ormai già postato 5 capitoli (con questo) e non stiamo riscontrando un gran successo, salvo per alcune persone che ci seguono e recensiscono sempre che ringraziamo di cuore, perciò volevamo chiedere a tutti voi lettori il parere sulla fan fiction di modo che possiamo capire se è di vostro gradimento ed è il caso che la continuiamo oppure che ci fermiamo quì.
Detto ciò vi lasciamo alla fan fiction, buona lettura.

  New Beginning

Aprii lentamente gli occhi e mi trovai d’avanti il bellissimo e angelico viso del mio ragazzo che mi guardava rapito con i suoi meravigliosi occhi verdi.
-Buongiorno- mi disse lui dolcemente, vedendo che mi stavo svegliando.
Mugugnai qualcosa e tornai a coprirmi il volto con le coperte, non ero proprio intenzionata ad alzarmi da lì.
Stare lì nel letto con Stefan era una sensazione meravigliosa mi trasmetteva sicurezza, calore e mi sentivo davvero amata. Non mi sarei mossa da lì per nulla al mondo.
-Ehi- cominciò a sussurrarmi dolcemente all’orecchio, mentre mi spostava alcune ciocche dei miei lunghi capelli castani dal viso mettendoli dietro le mie orecchie.
-E’ il nostro nuovo primo giorno- continuò con voce delicata.
-Primo giorno di chè?- sbuffai, per poi aprire gli occhi e finalmente girarmi a guardarlo.
-Primo giorno di scuola- disse con semplicità e con un grande sorriso che illuminava la stanza.
Quella rivelazione mi giunse del tutto inaspettata, sconvolgendomi completamente. Molte volte, in questi ultimi mesi, avevo desiderato una vita normale; andare a scuola con i miei coetanei e non dovermi preoccupare ogni minuto di vampiri centenari, streghe e licantropi, ma ora che avevo l’occasione di rinunciare a tutti quei problemi e  di vivere una quieta esistenza, non ero felice e sollevata come avevo spesso immaginato che sarei stata.
-Non sei contenta?- domandò Stefan che doveva aver colto questa mia titubanza.
- Si, si sono contenta- risposi non troppo convinta.
Si rasserenò immediatamente alla mia risposta. Era così semplice Stefan, più lo guardavo e più mi innamoravo della sua perfezione, dei suoi lineamenti fini, del suo fisico scolpito, ma soprattutto dei suoi occhi gentili.
Quegli occhi verdi che rivelavano la purezza e la spensieratezza del fanciullo che un tempo doveva essere stato.
Provai invidia verso quegli occhi. Nonostante tutto quello a cui Stefan era andato in contro, l’oscurità in cui aveva soggiornato, il male che aveva visto e provocato quegli occhi rimanevano candidi e limpidi.
Si diceva sempre che gli occhi fossero lo specchio dell’anima; dovevo ammettere che Stefan per essere una creatura, che si presupponeva non avesse anima, aveva veramente degli occhi sublimi.
Tuttavia ero perfettamente conscia che Stefan avesse anche un’anima immacolata ed era questo che più mi attraeva di lui.
Non importava quanto Stefan di addentrasse nel buio, il male non riusciva mai a scalfirlo e quegli occhi cortesi ne erano la prova.
-Allora andiamo- concluse il vampiro felice andandosi a preparare.
Lo osservai ancora per un minuto, non riuscivo davvero a capire come potesse essere così entusiasta per un normale giorno del liceo. Insomma in 160 anni di esistenza avrà avuto moltissimi primi giorni di scuola eppure era ancora come un bambino festoso al suo primo giorno di scuola.
Decisi infine di alzarmi, prepararmi e andare in cucina a fare colazione. Tutto sommato anche se non ero propriamente al settimo cielo, come avrei dovuto, per questa giornata forse avrei potuto lasciarmi contagiare dall’entusiasmo del mio ragazzo.
-Buongiorno Elena- disse una voce roca e sensuale alle mie spalle, mentre mi stavo addentrando in cucina alla ricerca di qualcosa di buono da mangiare per colazione.
-Buongiorno Damon-
-Allora emozionata?- chiese sarcastico.
Passai la domanda con una smorfia sul viso che lo fece ridere spontaneamente. Non avevo mai visto Damon sorridere in quel modo.  Di solito Damon aveva una risata amara o un sogghigno quasi demoniaco, non era solito avere una risata così piena e spensierata. In fin dei conti forse Stefan aveva davvero contagiato qualcuno questa mattina.
-Strano che tu non voglia andare secondo Stefan è il vostro nuovo inizio- commentò scimmiottando la voce romantica e, a volte, eccessivamente smielata di Stefan. Facendo, questa volta, scoppiare me in una fragorosa risata.
-Elena, vogliamo andare- disse Stefan raggiungendomi in cucina, interrompendo lo scambio di battute tra me e suo fratello.
-Certo- replicai subito.
Lanciai un’ ultima occhiata a Damon che ricambiò il saluto con un cenno, presi la mano a Stefan ed entrammo nella sua Porsche pronti per il nostro “nuovo inizio”.
Il viaggio in auto passò veloce, scambiando quattro chiacchere e ascoltando la radio; in men che non si dica eravamo davanti al grosso edificio del Mystic Falls High School.
-Sei pronta?- chiese Stefan lanciandomi uno sguardo.
-Certo- risposi scendendo dalla macchina seguita a ruota da lui.
Vedere quella scuola mi portò alla mente un mucchio di ricordi alcuni positivi, altri decisamente meno. Mi sentii istantaneamente soffocare così decisi di lasciar andare avanti Stefan.
-Stefan, tu vai… Io… devo aver lasciato qualcosa nella macchina- dissi inventando una scusa a cui credette subito.
Stefan era già entrato ed io dopo aver fissato la scuola per dieci minuti, non potevo far altro che darmi della stupida.
Meno di due anni fa la scuola era il mio regno ed ora ne ero spaventata a tal punto che non riuscivo nemmeno ad entrare.
-Allora non entri?-
Mi voltai di scatto appena udii una voce fin troppo conosciuta dietro di me.
-Che ci fai qui, Damon?- domandai scocciata non tanto dalla sua presenza quanto dal fatto che probabilmente mi aveva vista stare qui’ fuori impalata per dieci minuti senza entrare. Odiavo fare la figura della debole stupida di fronte a lui.
- E’ il primo giorno di scuola del mio fratellino, credevi davvero che me lo sarei perso? Mi conosci , Elena, sono un tipo sentimentale- rispose sarcastico sogghignando con un’espressione che gli era decisamente più propria rispetto a quella di qualche ora prima.
Scossi la testa in segno di disapprovazione, quando mi sentii strattonare il braccio e venni condotta di forza dentro una macchina.
-Damon, ma che stai facendo?- chiesi seccata cercando di liberarmi.
-Ti privo della possibilità di vincere il titolo reginetta del ballo di quest’anno- rispose mettendo in moto l’automobile per partire sgommando.

 

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Capitolo 6
*** Highway to Hell ***


Spazio Autrici:Eccoci quì con un nuovo capitolo, abbiamo pensato di farlo un po' più lungo dei precedenti (su consiglio di una nostra lettrice affezionata) speriamo sia di vostro gradimento, ricordiamo che critiche, commenti e consigli sono sempre ben accetti, vi lasciamo alla lettura :)
 

Highway to Hell

-Damon, dove stiamo andando?- chiesi spazientita quando vidi che stavamo lasciando il Mystic Falls High School per poi imboccare l’autostrada.
-Lo vedrai, piccola- rispose distogliendo lo sguardo dalla giuda per farmi l’occhiolino.
-Damon- lo rimproverai
-Ti basti sapere che ti condurrò sulla strada della perdizione-
Un’altra risposta assai vaga.
Non lo sopportavo.
Perché doveva essere così maledettamente vago e sbruffone. Avrei desiderato una risposta onesta e rassicurante come quelle di Stefan, mentre invece Damon si divertiva a lasciarmi nell’incertezza.
Questa cosa mi faceva diventare matta. Lui con i suoi stupidi modi di fare mi stava facendo impazzire.
Quando ad un tratto ci fermammo davanti ad un aeroporto, vidi Damon parcheggiare e scendere dall’auto.
-Damon, che ci facciamo qui?- domandai sporgendo la testa fuori dal finestrino.
-Andiamo a farci un giro- rispose semplicemente, senza fornire alcuna spiegazione.
-Come un giro? Siamo in un aeroporto!-
-Sapevo che avrei dovuto legarti e imbavagliarti per portarti con me, ma avevo paura facessero storie al check-in-
Dopo aver udito la sua frase sarcastica, mi arresi e lo seguii all’interno dell’aeroporto.
-Damon, hai almeno i biglietti?-
-Non ne ho bisogno, ricordi posso far fare a tutti quello che voglio-
Tipica risposta da gradasso, ma infondo me l’ero cercata sta volta.
-Potrei persino convincerti a venire a letto con me- aggiunse poi sogghignando.
-Collana alla verbena, ricordi?- risposi indicando il ciondolo che portavo al collo.
-Come se avessi bisogno di soggiogarti per farlo-
La sua risposta mi aveva totalmente spiazzata.
Così decisi di cambiare argomento.
-Dove si va di bello?-
-Lo vedrai- replicò enigmatico nuovamente.
Dopo aver soggiogato gli assistenti di volo e gli impiegati del check-in, ci trovavamo seduti in prima classe su un lussuoso aereo.
-Devo ammettere che essere un vampiro ha i suoi vantaggi, risparmi un sacco di tempo e non devi mai fare la coda- dissi sorridendogli.
-Sì essere morto ha i suoi vantaggi- sorrise di rimando.
Dopo un paio d’ore di volo atterrammo. Ero curiosa di vedere dove Damon mi avesse portato, perciò corsi fuori dall’aeroporto velocemente.
Non ci potevo credere.
-Mi hai portato a Las Vegas!- constatai lanciandogli un’occhiataccia.
-E’ la capitale della perdizione, cos’altro ti aspettavi da me?- rispose malizioso, come al solito.
-Damon portami a casa, che ci facciamo qui? Non è il mio posto- mi lamentai.
-Oh Elena, sono certo avresti preferito la gita sul lago dove io e Stefan andavamo da bambini, ma io non sono Stefan- disse per poi afferrarmi per un braccio e condurmi in un casinò.
Inizialmente detestavo quel posto, ma dopo qualche scetticismo iniziale cominciai davvero a divertirmi.
Mentre Damon giocava ai dadi, perdendo un sacco di soldi, io gli soffiavo sulle mani nel disperato tentativo di portargli buona fortuna.
Era così sciocco, ma divertente.
Poi andammo alla roulette, alle slot machines e in un sacco di altri posti.
E ridevamo, e ridevamo.
Pensai di non essermi mai divertita tanto in vita mia.
Ero in un posto che avevo sempre pensato di odiare con una persona che avevo sempre detestato e stavo passando la giornata più piacevole della mia esistenza.
-Damon, ma dove mi hai portato?- dissi, guardandomi intorno, mentre Damon stava ordinando da bere.
-Che cos’ha questo posto che non va?-
-E’ un locale di spogliarelliste, Damon!- lo rimproverai.
-A me piace quì- concluse con un’ alzata di spalle.
Avevo appena finito di lanciare un’occhiataccia a Damon, quando una spogliarellista si strusciò con fare seducente sul corpo del giovane, toccandolo dappertutto e lui sogghignava divertito.
Guardavo la scena a dir poco allibita e decisi di intervenire.
-Senti bella, vai ad addescare qualcun altro per la notte lui è già occupato- affermai guardando in cagnesco la donna che si era prontamente allontanata da Damon.
-Andiamocene di qui- imposi con voce ferma, conducendo Damon fuori dal locale prendendolo per un braccio.
-Ehi, quanta fretta- disse lui canzonatorio.
-Io mi stavo divertendo- aggiunse poi, continuando a sogghignare sarcastico.
-Quello era evidente- chiarii con una punta di gelosia.
Era già la seconda volta che ero gelosa di Damon, non avrei dovuto esserlo, ma immaginarlo o vederlo con altre donne mi provocava delle forti fitte allo stomaco.
-Dai non essere gelosa, mi stavo solo svagando-
-Già con il tuo passatempo preferito- dissi con voce spezzata.
-Me ne vado- comunicai, incamminandomi verso l’aeroporto.
Non potei fare più di pochi passi che Damon si materializzò davanti a me bloccandomi .
-Dove pensi di andare?- mi domandò con occhi glaciali.
-A casa-
-Non posso lasciarti andare in giro per Las Vegas da sola alle due del mattino, tu non vai da nessuna parte-
-Prova a fermarmi- affermai con voce carica di sfida ed odio.
-L’hai voluto tu-
In una frazione di secondo mi caricò come un sacco di patate sulla sua schiena e mi portò in un hotel lì vicino.
-Tu non te ne vai da questa stanza- ordinò con il suo sguardo raggelante.
-E’ bello sapere di essere prigionieri in una camera d’albergo di Las Vegas, mentre il tuo aguzzino esce a divertirsi con le sue prostitute- commentai velenosa.
-Non me ne vado da nessuna parte, resto qui a controllarti- confessò guardando la parete.
La sua dichiarazione mi aveva molto colpito, Damon aveva la possibilità di uscire a fare baldoria e preferiva starsene chiuso in una camera d’albergo a controllarmi. Forse era davvero diverso.
-Come vuoi- risposi, alzando le spalle.
La stanchezza stava iniziando a farsi sentire, ma non avevo nulla da indossare per andare a letto.
Damon sembrò leggermi nella mente.
-Puoi dormire anche solo in intimo se ti va- intervenne
Gli lanciai l’ennesimo ammonimento con lo sguardo.
-Non farò niente di inopportuno, promesso-
-D’accordo-
Mi spogliai e mi infilai nel letto.
-Puoi dormire qui- annunciai a Damon che stava girovagando nella stanza senza sapere come comportarsi.
Senza aggiungere altro, lui si tolse i jeans e la t-shirt e si infilò a letto.
La mattina seguente mi svegliai accovacciata a lui. Istintivamente le mie gote si tinsero di un colore rosato, fortunatamente lui stava dormendo e non poteva percepire il mio imbarazzo o almeno così credevo.
-Non imbarazzarti è tutta la notte che mi tiri calci per poi stringerti a me come un koala- precisò aprendo gli occhi.
Quegli stupendi occhi cristallini così freddi eppure così caldi allo stesso tempo. Erano, se possibile, ancora più belli di mattina.
-S..scusami- balbettai, mentre stavo avvampando sotto il suo sguardo ammaliante.
-Nessun problema, ora è meglio che vada a farmi una doccia- esclamò alzandosi dal letto per dirigersi verso il bagno.
“Quanto vorrei andare con lui”pensai istintivamente, ma sapevo che invece avrei dovuto scacciare quei pensieri e dominare i miei istinti.
Tuttavia i miei sforzi erano vani, non potevo fare a meno di pensare al corpo scolpito e muscoloso di Damon sotto il getto d’acqua calda che scorreva sulla sua pelle ambrata.
Immaginavo le piccole gocce d’acqua che si infrangevano sulla sua fronte, per poi scendere sui suoi zigomi disegnati e sulle sue labbra piene. Quelle stesse gocce d’acqua si facevano, poi, strada sulle sue spalle robuste, sul suo collo, successivamente sui suoi addominali scolpiti e infine arrivavano al suo basso ventre.
“Elena che pensieri fai!”mi ammonii da sola.
Intanto Damon fece capolino nella stanza con i suoi bellissimi capelli corvini bagnati e ribelli, indossando solamente un asciugamano.
Il mio sguardo si posò ancora una volta sui suoi prestanti addominali per poi scendere un po’ più in basso, mi mordicchiai il labbro a quella vista.
-Ti prego non fermarti per me- commentò Damon divertito.
Prontamente diventai paonazza in viso e spostai lo sguardo verso la parete. Come una bambina che era stata scoperta mentre rubava delle caramelle.
-E’ ora di tornare a casa- annunciò.
Immediatamente tornai a guardarlo negli occhi e un’espressione affranta, totalmente spontanea, si dipinse sul mio volto.
-Dispiace anche a me, piccola Elena- ribatté commentando la mia faccia tutt’altro che gioiosa.
Ci preparammo e tornammo in aeroporto. Questa volta il viaggio fu molto diverso dal precedente, che era più carico di circospezione e diffidenza, al contrario parlammo di tutto e ridemmo sinceramente ripensando alla giornata appena trascorsa e alle pazzie che avevamo combinato.
Mi sentivo serena e davvero felice, anche se infondo al mio cuore albergava ancora il timore di non essere al sicuro.
Sentivo che una nuova minaccia e nuovi nemici erano in agguato.
Il pericolo era imminente.

 

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Capitolo 7
*** Home sweet home ***


Spazio Autrici:Speriamo vi piaccia questo capitolo nuovo di zecca e confidiamo,magari, in qualche recensione in più :)

Home sweet home

La mia risata riempiva la stanza mentre entravo in casa seguita da Damon. Quella giornata mi era davvero servita e anche se non l’avrei mai ammesso mi era molto piaciuto passare tutto quel tempo con Damon.
I suoi modi non erano certo dei migliori, ma la sua vicinanza mi faceva dimenticare ogni cosa,  mi suscitava emozioni forti e contrastanti. Amore ed odio, passione e rabbia.
Ero arrabbiata con me stessa per i sentimenti che nutrivo nei confronti di Damon. Non avrei mai dovuto provare quei forti sentimenti per il fratello del mio ragazzo.
Non avrei mai dovuto perdere la testa per uno spietato vampiro centenario.
Non avrei dovuto sentirmi attratta da un assassino.
-Dove siete stati?- disse Stefan con sguardo truce che ci stava probabilmente aspettando al centro della sala.
-Rilassati fratellino ho portato la tua ragazza a prendere un po’ d’aria- rispose provocatorio Damon.
-Se le hai anche solo… io…-  affermò il più giovane con aria furente, mentre si avvicinava al fratello come per minacciarlo fisicamente.
-Stefan no! Lui non ha fatto nulla- precisai io, separando i due.
-Allora, Elena ,spiegami che avete fatto?- ribadì Stefan
-Spiegazioni, che noia! Lascio voi due piccioncini a chiarirvi- commentò Damon sbuffando per poi lasciare la stanza.
-Siamo andati in giro- confidai con sguardo basso, intimorita dalla possibile reazione del mio ragazzo.
-E’ successo qualcosa, Elena?-
-E’ successo qualcosa, Elena ti prego dimmelo!- ripeté Stefan, visibilmente scosso, camminando nervosamente in largo e in lungo per tutto il perimetro del salotto.
-No, non è successo niente, non temere- risposi con voce fioca.
Stefan si voltò verso di me, istantaneamente i suoi lineamenti si distesero e colmando la distanza che ci separava mi stampò un grosso bacio sulle labbra.
-Ti amo, Elena- sussurrò, mentre mi accarezzava il viso con le dita.
-Ti amo anch’io-  replicai con voce tremante.
-Puoi scusarmi se ora vado nel bosco, sono rimasto a casa due giorni senza nutrirmi aspettando che tornassi- confessò dolcemente guardandomi negli occhi.
-Certo Stefan, scusami tu non avrei voluto farti stare in pensiero-
-Non importa è passato ormai- rispose avvicinandosi a me per posarmi un casto bacio sulle labbra ed uscire di casa.
Avevo l’enorme pensionato Salvatore a mia completa disposizione, ma non avevo idea di cosa fare. Beh in realtà forse una l’avevo, ma non era proprio il caso di assecondare quelle fantasie che mi stavano perseguitando da Las Vegas.
Tuttavia una forza dentro di me mi condusse fino alla porta della stanza di Damon, sapevo che non avrei dovuto varcare quella soglia; era lo spazio più intimo e privato di Damon ed era noto quanto non amasse visitatori in quella stanza.
Ero ancora indecisa se bussare oppure no quando una voce dall’altra parte del muro urlò: -Entra-.
“Maledetti super sensi da vampiro”pensai.
-Permesso- dissi, entrando timorosa nella stanza di lui. Mi sentivo come l’agnello che si addentrava nella tana del lupo.
-Che ti serve, Elena?- disse scontroso senza alzare la testa dai libri che stava leggendo.
-Sembrano antichi- constatai riferendomi ai testi che aveva in mano, per cercare di evitare la sua richiesta, dato che non avevo uno straccio di motivazione per essere entrata nella sua stanza.
-Lo sono-
-Di che parlano?-
-Vorrei saperlo anche io-
Mi avvicinai al letto dove era steso Damon, mi sedetti al margine del letto cercando di sbirciare qualcosa su quei libri ingialliti e polverosi.
-Parlano di una cometa- commentò Damon, sempre assorto nella lettura.
-Sei riuscito a capire di quale cometa si tratta?-
-Non ancora-
-Capisco, sei impegnato è meglio che ripassi in un secondo momento-
-Aspetta- mi fermò, distogliendo per la prima volta lo sguardo da quei libri polverosi per posarlo su di me.
-Cosa dovevi dirmi?- chiese poi.
-Nulla di importante-
Mi voltai per uscire quando Damon con velocità sovraumana si precipitò davanti a me impedendomi di lasciare la stanza.
-Per quale motivo sei venuta Elena?- domandò di nuovo con voce bassa e rauca, mentre si avvicinava sempre di più a me.
Deglutii.
La mia mente non riusciva più a formulare una frase di senso compiuto e il mio corpo si stava squagliando sotto lo sguardo di quegli occhi magnetici.
-Elena- sussurrò al mio orecchio.
-Perché- -sei- -qui?- disse con lo stesso tono eccitante mentre mi passava dei delicati, ma passionali baci sul collo.
-D..Damon- riuscii solo a biascicare in preda all’eccitazione per quel contatto così pericoloso, ma al tempo stesso rassicurante.
-Shhh- mi zittii posandomi sensualmente il suo indice sulle labbra.
-Mi sono stancato di parlare- disse con uno sguardo carico di passione per poi avventarsi sulle mie labbra.
Il contatto fu forte, violento e deciso e ancor più carico di urgenza della prima volta. Le nostre lingue si rincorrevano cariche di desiderio, mentre le sue mani forti si stavano preoccupando di privarmi della maglietta. Feci scorrere le mie mani tra i suoi folti capelli neri e mi aggrappai con le gambe alla sua vita. In un secondo mi trovai distesa sul letto senza maglietta e con lui sopra di me che mi toccava dappertutto, facendo crescere sempre di più il mio desiderio.
Gli tolsi, a mia volta, la t-shirt scoprendo dei meravigliosi addominali, che se possibile erano addirittura migliori di quelli che mi ero immaginata, iniziai a passargli una mano su di essi per poi arrivare al basso ventre.
Lo privai anche dei pantaloni e dei boxer neri che stavano costringendo la sua vistosa eccitazione, allo stesso tempo lui mi aveva tolto il reggiseno e stava giocando con i miei seni turgidi leccandoli e baciandoli.
Stavo per scoppiare, la voglia di lui era troppa.
-Ca**o Stefan!-imprecò Damon scomparendo in un secondo lasciandomi sul suo grande letto mezza nuda ed estremamente confusa.
Tutto divenne più chiaro quando dal salotto sentii provenire un –Sono a casa, Elena-
Cercai di vestirmi più rapidamente possibile e velocemente scesi dalle scale arrivando dinanzi a quello che si presupponeva essere il mio ragazzo.
-Ben tornato- dissi fingendo un sorriso.

 

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Capitolo 8
*** Liar ***


Spazio Autrici:Ringraziamo tutti per i commenti che sono finalmente aumentati, speriamo che vi piaccia anche questo capitolo :)
In ogni caso fateci sapere come lo trovate, buona lettura.

Liar

-Scusa se ci ho messo tanto- disse Stefan passandosi una mano tra i capelli.
-Figurati, ora sei quì- risosi dolcemente con un sorriso, pentendomi di quello che era successo pochi istanti prima.
-Che vuoi fare sta sera?- mi domandò cambiando argomento.
-Non lo so, tu?-
-Sai, pensavo che ora che non dobbiamo più preoccuparci di nemici assetati di sangue potremmo uscire io e te per una vera cenetta romantica, come ai vecchi tempi-
Sorrisi; la semplicità di Stefan era disarmante quasi quanto la sua timidezza. Nonostante fossimo insieme da molto tempo e ne avessimo passate di tutti i colori, si trovava ancora quasi in imbarazzo a chiedermi di uscire.
-Certo, mi piacerebbe- risposi sincera.
Dopo poco arrivammo al ristorante; era un posticino tranquillo, un po’ rustico, ma le candele e l’illuminazione soffusa conferivano all’ambiente un lato romantico.
Arrivò il cameriere, prese le nostre ordinazioni e successivamente ritornò con le nostre pietanze.
-Com’è il cibo?- chiese Stefan per spezzare il silenzio che si era creato.
-Eh?- dissi non avendo sentito la richiesta del giovane seduto di fronte a me.
-Elena, dove sei?-
-Come?-
-Sei completamente assente, dove sei?-
-Cosa dici, Stefan, sono quì davvero- risposi prendendogli la mano gelida per confortarlo.
Il ragazzo si rasserenò e  continuò a parlare di non saprei proprio dire cosa per un altro quarto d’ora.
-Elena, mi senti?- mi domandò nuovamente, avendo notato che non stavo dando attenzione alle sue parole.
-Sì, dicevi?- risposi, cercando di fare mente locale e ricordarmi l’ultima cosa che aveva accennato.
-Elena, dimmi che c’è che non va-
-Niente, davvero non c’è nulla che non vada-
Ovviamente non potevo ammettere che l’avevo quasi tradito con suo spietato fratello maggiore in casa sua e la cosa mi stava divorando internamente.
Smisi per un istante di pensare a tutto ciò,  la mia attenzione sì posò su una donna, con lunghi capelli biondi mossi, al di fuori del locale che sembrava ci stesse osservando, strizzai un po’ gli occhi per cercare di vedere meglio, ma la giovane fanciulla era già sparita.
-Elena?- mi chiamò Stefan, cercando di riportarmi alla realtà.
-Mi è sembrato di vedere…-
-Cosa?-
-Una donna- dissi assorta e confusa.
-Beh è solo una donna, non c’è nulla di cui preoccuparsi, Elena-
-Sì, ma sembrava che ci stesse guardando-
-Ci sono molte persone quì, sei sicura guardasse proprio noi?-
-Sì ed è sparita in una folata di vento-
-Elena, ne hai passate tante in questo periodo capisco che tu non riesca ancora a rilassarti, ma non c’è nulla di cui aver paura-
Non risposi.
Stefan sembrava totalmente convinto in ciò che affermava, ma io non riuscivo ad esserne pienamente convinta.
-Preferisci che andiamo a casa ora? Così puoi riposare un po’- suggerì Stefan.
Acconsentii e così tornammo al pensionato Salvatore.
Mi stavo preparando per la notte, pettinandomi i lunghi capelli castani liscissimi guardandomi allo specchio, quando una presenza si materializzò dal nulla alle mie spalle.
Mi voltai di scatto terrificata da questa presenza che incombeva su di me. Era un uomo molto più alto di me, con delle spalle larghe coperte da una giacca di pelle nera, capelli neri corvini un po’ disordinati, occhi ghiaccio che mostravano una sorta di dolore interiore ed amarezza.
-Damon- dissi, riconoscendolo finalmente.
Non rispose subito.
 Il suo sguardo era vuoto, perso e la sua andatura ondeggiante mi fece capire che fosse molto ubriaco.
-Che è successo?- chiesi apprestandomi prontamente a sorreggerlo porgendogli una mano.
Rifiutò la mia offerta d’aiuto scacciando la mia mano con grande violenza.
Voleva ferirmi.
-Damon, per favore lascia che ti aiuti-
-A che scopo? Tanto io sono solamente il ripiego-
-Che stai dicendo, non è assolutamente vero-
-Certo che lo è! Sono sempre stato il ripiego di Stefan, non sono mai stato la prima scelta come lui. Non lo sono stato per te o per Katherine o tanto meno per mio padre. Tutti preferiscono il dolce, caro Stefan non quella carogna di suo fratello- affermò urlando.
Perse vistosamente l’equilibrio, lo aiutai nuovamente a rialzarsi e mi scaccio ancora.
Non era in sé.
-Damon, sai che non è assolutamente vero, per favore ora vai a letto-
-Perché ti sto facendo perdere tempo? Sono questo per te, Elena, una perdita di tempo?- urlò
Ignorai il suo commento e mi avvicinai a lui per cercare di aiutarlo. Si allontanò.
-Dillo, dillo, Elena, dillo che sono solo questo per te!- gridò sempre più forte.
-Damon, non sei in te ne riparliamo domattina ora devi riposare-
-Prima stai con me,  poi vai a cena con mio fratello fingendo che sia tutto normale! Sei un’ipocrita, una bugiarda.- sputò pieno d’odio, ignorando le mie parole.
-Damon, per favore vai a letto-
-Vuoi che me ne vada così potrai sc***rti mio fratello? Mi fai schifo Elena, mi fai schifo-
In quel momento Stefan fece irruzione nella stanza infrapponendosi tra me e Damon.
-Damon, non permetterti di dire mai più una cosa del genere alla mia ragazza! E ora vattene di qui!-
urlò Stefan carico di rabbia contro il fratello.
-Come vuoi fratellino, ma fossi in te starei attento alla tua “ragazza” potrà sembrarti una santa, ma in realtà è solo una st***za, bugiarda come Katherine-
Sapevo che quelle parole non erano indirizzate a Stefan, bensì a me.
-Non provare a paragonarla a Katherine, Damon!-
-Sono più simili di quanto credi- commentò a denti stretti avviandosi verso la porta.
-Che intendi, Damon?- chiese scettico Stefan, non avendo compreso dove Damon avesse voluto andare a parare.
-Dico solo che non mi stupirei se quando te la sc**i, vorrebbe che al tuo posto ci fossi io-
-Sei ubriaco Damon, vattene!- rispose Stefan, senza dare peso alle parole del fratello, che forse avevano un fondo di verità.
Damon uscì dalla stanza.
-Stefan, non è in sé potrebbe fare qualcosa di stupido, vado a cercarlo-
Detto ciò uscii lasciando Stefan da solo nella stanza, corsi fuori dal pensionato sperando che Damon non si fosse allontanato troppo in quello stato.
Presi la macchina e guidai lungo la statale, cercandolo in lungo e in largo.
Lo trovai sul ciglio della strada sotto la fitta pioggia che scendeva imperterrita, dedito a squartare una povera malcapitata, fui inorridita da quella scena, ma spensi comunque l’auto e scesi avvicinandomi a lui.
Quando mi vide mollo la ragazza ormai esanime e con occhi rabbiosi si voltò verso di me avvicinandosi pericolosamente a me.
-Che c’è Elena vuoi essere la prossima?-
-Non lo farai, Damon-
-Io non ne sarei così sicuro-
-Torna a casa con me- esordii.
-Perché dovrei? Per essere il tuo giocattolo?-
-Lo sai che ci tengo a te-
-Ah giusto!- commentò sarcastico
-Se così non fosse non avrei lasciato Stefan da solo e attraversato mezza città solo per trovarti- confessai.
Damon non rispose.
Mi avvicinai a lui, lo abbracciai. Non si oppose all’abbraccio, così lo strinsi più forte.
Lui mi coprì con il suo forte corpo dalla pioggia .
Entrammo in macchina e tornammo a casa.

 

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Capitolo 9
*** Double date ***


Spazio Autrici:Ecco quì un nuovo capitolo fresco, fresco.
siamo contenti che le recensioni siano aumentate, se la storia continua a piacere così posteremo prestissimo un nuovo capitolo :)
fateci sapere se vi piace a presto un bacio, Ale e Sonny

Double date
 

Stefan non mi chiese niente quando tornai a casa, credeva che fosse una delle mie tante opere di bene verso persone che non se lo meritavano e anche io speravo vivamente si trattasse di quello e non di qualcosa di più, tipo un sentimento, per Damon. Scossi via quei pensieri dalla mia testa e andai a dormire abbracciata all’angelo più bello l’unico che volevo al mio fianco. Il giorno dopo Stefan chiacchierava come se non fosse successo nulla la sera precedente, però mi scortò fino in classe per assicurarsi che non sarei scappata nuovamente con Damon non lo disse esplicitamente ma me lo fece capire dicendomi – Ti aspetto qua alla fine della lezione – e mi guardò come per dire non provare a smaterializzarti di nuovo che sta volta mi arrabbio, mi diede un bacio a fior di labbra e si diresse verso la sua classe. Andai a sedermi a malincuore in uno degli ultimi banchi, ero arrivata presto e la classe era ancora abbastanza vuota feci per alzarmi quando una ragazza bassina dalla carnagione scura e i ricci ribelli color del cioccolato, Bonnie, si avvicinò insieme ad un’altra con la carnagione bianco latte e i lisci capelli color del miele raccolti in una coda che ondeggiavano a ogni suo movimento, Caroline,  e si sedettero nei due banchi affianco ai miei.
- Pensierosa sta mattina Elena? –
Mi sussurrò Bonnie vedendo la mia espressione concentrata, in realtà cercavo di capire come mai anche loro erano arrivate tanto presto solitamente aspettavano fino al suono della campanella per scambiarsi gli ultimi baci con i loro rispettivi fidanzati,  Bonnie con mio fratello Jeremy e Caroline con il licantropo Tyler. Ma oggi erano arrivate in classe in anticipo di dieci minuti dall’inizio della lezione, che fosse stato Stefan che le aveva mandate per controllarmi?
- Niente Bonnie, come mai così presto in classe? –
- Potremmo farti la stessa domanda Elena, come mai così presto? –
Cinguettò Caroline con la sua voce melodiosa e cristallina
- Io e Stefan siamo usciti prima di casa, voi come mai non siete con Tyler e Jeremy? –
- Volevamo stare un po’ con la nostra amica visto che ultimamente è sparita –
L’allusione di Caroline era riferita sicuramente alla mia scappatella a Las Vegas con Damon, si ora ne ero sicura erano mandate da Stefan per controllarmi.. o erano soltanto preoccupate per me?  Il professore della prima ora entrò in classe con la camicia macchiata di caffè e il giornale infilato sotto il braccio sinistro, ci assegnò una sfilza di esercizi da fare e si mise a leggere il quotidiano; provai a finire la conversazione con Bonnie e Caroline ma appena aprii bocca fui ripresa dal professore così scrissi veloce su un foglio di carta alle mie due amiche
Ho capito ragazze siete arrabbiate con me, vi spiego tutto oggi pomeriggio venite da me alle 5.00
La risposta delle altre non si fece attendere, Bonnie disse che doveva vedersi con Jeremy e non poteva rimandare mentre Caroline mi propose di rimandare la giornata tra amiche e sostituirla con un’uscita a quattro lei e Tyler con Stefan e me. Accettai, non era esattamente quello che avevo pianificato ma faceva sempre piacere uscire con due vecchi amici, spostammo l’appuntamento a dopo cena al Grill.
La lezione finì e Stefan mantenne fede alla sua parola e si fece trovare davanti alla mia porta,  sorrisi e gli annunciai
- Sta sera abbiamo un appuntamento  a quattro –
- Avrei preferito averti tutta per me, ma sono disposto a tutto pur di vederti così radiosa e contenta  -
- Tyler e Caroline ci aspettano al Grill per le nove -
Mi baciò e abbracciati ci avviammo verso la prossima lezione. La giornata passò velocemente e senza rendermene conto era già ora di prepararmi per l’appuntamento a quattro, scesi le scale cercando Stefan ma incontrai il fratello sbagliato. Damon era sul divano impegnato “fisicamente” con una ragazza di cui non potevo udire nient’altro che la voce visto che invocava il vampiro urlando sempre più forte, ritornai in camera e trovai Stefan che era sicuramente appena tornato da una battuta di caccia e si stava preparando anche lui per andare al Grill. Quando mi chiese se avessi visto Damon al piano di sotto finsi indifferenza e cercai di far cadere la cosa, lui capì e finimmo di prepararci ricordando la prima volta che avevamo avuto un appuntamento a quattro, quando all’epoca Caroline stava ancora con Matt, e sorridendo di quanto la mia bionda amica vampira adorasse organizzare serate del genere.  Eravamo in leggero ritardo quando arrivammo al Grill e avevano già iniziato a cantare, ma non fu difficile trovare i nostri amici in disparte seduti ad un tavolino vicino al tavolo da biliardo.
- Eccovi qua, pensavamo non sareste più venuti! – Scherzò Tyler salutandoci.
- Perdonatemi, colpa mia ho fatto tardi nel bosco - 
- Tranquillo, qualcuno qua ha passato ore a prepararsi e ha dovuto adattarsi con una sacca di sangue donata da qualcuno –
Sembrava strano vedere Tyler scherzare in quel modo natura “acquisita” di Caroline, ma sapevo che l’amore faceva accettare tutto così come io avevo accettato Stefa.. Damon! Cosa ci faceva seduto al tavolo dall’altra parte del locale a parlare con un ochetta? Si accorse che lo fissavo e mi sorrise con quel suo sorriso famelico , poi si volto rapido e riprese a baciare la sconosciuta seduta affianco a lui. Caroline si accorse che stavo fissando Damon e spedì Tyler e Stefan a prendere da bere per parlarmi.
- Elena, mi spieghi cosa sta succedendo? –
- Cosa deve succedere Care, niente –
- E perché continui a fissare Damon? –
- è solo che.. niente veramente! –
- Elena! Raccontami tutto per favore –
- Prima a casa era con un’altra ragazza, ora con quella. Penso voglia farmela pagare –
- Per che cosa? Elena, cosa ci stai nascondendo? –
- Possiamo, per favore, parlarne in un altro momento?  -
Feci un cenno con la testa in direzione di Stefan e Tyler al bar, lei capì al volo e iniziammo a parlare di una giornata di shopping da organizzare proprio quando i nostri fidanzati ci raggiunsero.
- Stefan, mi sa che ci conviene andare a farci una partitina a biliardo se non vogliamo diventare i loro autisti e portatori di borse piene di robe inutili –
- Tyler! Questa me la paghi –
Caroline si finse offesa e lui si avvicinò e la baciò per farsi perdonare, sorrisi a quella scena sembrava che finalmente tutto fosse tornato alla normalità e non importava cosa eri se un umano, un vampiro, un licantropo o una strega. Mi sentii osservare, mi girai e vidi due occhi colore della notte guizzare come se fossero stati scoperti, dei lunghi capelli chiari svolazzare e ad un tratto scomparve. Tornammo a casa ma nonostante Stefan cercasse in tutti i modi di distrarmi continuavo a domandarmi a chi appartenevano quegli occhi, e come mai stessero fissando proprio me.
 
 

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Capitolo 10
*** So Close to Me ***


Spazio Autrici:Questo capitolo è lunghissimo mi ci sono volute quasi 4 ore di orologio per scriverlo perciò spero lo apprezzerete :) fatemi sapere,come al solito, come vi sembra.
Grazie di cuore a tutte le ragazze che ci seguono e recensiscono.

So close to me
 

Mi svegliai di soprassalto avendo udito qualcuno far irruzione in casa Salvatore forzando la porta; mi voltai e vidi che Stefan non giaceva più accanto a me, con la sua super velocità doveva già essersi precipitato in soggiorno.
Decisi di scendere giù anche io;  non sapevo se fosse una buona idea, molto probabilmente non era certo una buona idea, ma non potevo lasciare che Stefan e Damon combattessero per me di nuovo, se qualche nemico stava cercando me, mi avrebbe trovata.
Giunta in salotto fui molto sorpresa, non mi trovai dinnanzi un vampiro assetato di sangue e vendetta, bensì una Bonnie molto spaventata che farneticava in lacrime.
Stefan e Damon erano accanto a lei, il primo cercava di farla tranquillizzare accarezzandole la spalla, mente il secondo sembrava oltremodo seccato dalla sua presenza qui e lanciava commenti sarcastici fuori luogo.
-Bonnie che succede?- chiesi preoccupata correndo ad abbracciarla
-Elena- mi prese il viso tra le mani continuando a piangere.
-Sei in pericolo, vampiri, una cometa, devi scappare!- continuò singhiozzando.
-Bonnie, ti prego calmati-
-Devi scappare,Elena!- -Scappa!-
Bonnie continuò a delirare e a dire frasi sconnesse per un altro po’. Successivamente grazie all’aiuto della mia presenza e della camomilla preparata da Stefan sembrò tranquillizzarsi.
-Bonnie, ora puoi dirmi che cos’è successo che ti ha fatto agitare così tanto?- chiesi sperando di non suscitare in lei un’altra reazione simile alla precedente.
-Un sogno-
-Fantastico! Siamo stati svegliati nel cuore della notte perché la strega ha fatto un brutto sogno- interruppe spazientito Damon.
Lo fulminai con lo sguardo.
-Hai detto bene, strega. Sono una strega e quello non era solamente un sogno, io l’ho visto. Credo di aver visto il futuro- rispose Bonnie.
-Come il futuro? È possibile?- chiesi guardando prima Bonnie poi Stefan e Damon come a chiedere conferma.
-Si, penso sia possibile dopo tutto è una strega e racchiude in se molto potere. Credo che sia una cosa possibile- spiegò Stefan.
-Non essere ridicolo fratellino, sai che non può essere possibile. Non c’era mai riuscita nemmeno Emily e lei si che era una strega! Pensi che sia il caso di dar credito alle parole di questa indovina da quattro soldi- commentò Damon facendo spazientire Bonnie la quale lo immobilizzò a terra con i suoi poteri psichici provocando al vampiro un gran dolore.
-Ahi ok, ok hai reso l’idea sai fare anche tu questi trucchetti da strega ora smetti- disse Damon agonizzante.
Bonnie interruppe il sortilegio e Damon riuscì a rialzarsi.
-Ok quindi sappiamo che Bonnie potrebbe essere in grado di predire il futuro, ma dicci che cosa hai visto?- chiesi rivolgendomi all’amica di sempre.
-Era tutto molto confuso e buio- chiarì
-Il cielo era molto scuro, c’era un forte vento che sembrava travolgere e spazzare via ogni cosa, riusciva persino a sradicare gli alberi, non era un vento normale.
Poi sono riuscita a scorgere dei corpi, erano martoriati e sanguinanti, mi sono avvicinata per identificare chi fossero e- si interruppe singhiozzando.
-Chi erano, coraggio Bonnie- le strinsi la mano per spingerla a continuare.
Fece un respiro profondo e si immerse nuovamente nella narrazione.
-Erano, anzi eravamo io, Caroline e Tyler anche se è stato difficile distinguerci eravamo talmente malconci che somigliavamo quasi più a carogne che a persone.- spiegò visibilmente scossa.
-Poi che hai visto?- la esortai nuovamente.
-Continuavo a camminare in quella desolazione, quando inciampai pensavo di essere caduta su una radice di un grosso albero, ma quando mi rialzai, realizzai di non essere inciampata su una pianta, bensì su una persona, o meglio su un vampiro.
Riconobbi Stefan esanime, era freddo, di un colore che andava dal grigio al blu, sembrava fosse fatto di pietra.
Poco più in la scorsi Damon a cui era toccata la stessa infelice sorte.
Iniziai a correre cercando di sfuggire da tutto quel dolore quando con il fiato corto mi fermai davanti ad un casolare. C’era il camino acceso e tutto mi faceva pensare che fosse un posto confortevole. Spiai dalla finestra, vidi un’allegra famiglia felice raccolta intorno ad un tavolo dedita ad attività quotidiane: c’erano alcune giovani donne che cucivano, altre che cucinavano e degli uomini che intagliavano il legno accanto ad un uomo più anziano, presumibilmente il padre, che spiegava loro i segreti del mestiere. Era simile a una di quelle famiglie delle campagne inglesi del 1400 , tutti erano così sorridenti, un calore mi pervase e così decisi di entrare alla ricerca di un riparo sicuro.
Appena varcai quella soglia la scena si distorse, la casa confortevole e calda si tramutò in un magazzino sudicio e freddo e la dolce famiglia si rivelò in realtà essere dei vampiri assetati di sangue, ma mi resi conto che non volevano il mio sangue, avevano già catturato qualcuno: Elena.-
-Bonnie ti prego continua- la incitai un po’ spaventata.
-Loro si divertivano a torturarti e a farti soffrire fino a quando una donna non ti ha decapitata- spiegò Bonnie singhiozzando.
-Il resto non sono riuscita a vederlo chiaramente ricordo solo che il cielo era buio pesto, ma c’era la luna piena e passò una cometa molto brillante. Poi credo di aver visto solo un bambino piangere- concluse confusa cercando di rimettere insieme tutti i tasselli della sua visione.
-E noi dovremo credere a queste fandonie, frutto della mente un po’ troppo fantasiosa della strega?- interruppe Damon.
-Bonnie riesci a ricordarti le donne che hai visto? di recente mi è sembrato di scorgere due ragazze, ma appena cercavo di guardarle meglio sparivano nel nulla- chiesi, raccontando a tutti di quelle che sembravano essere solo mie visioni.
-No purtroppo non riesco a ricordare altri dettagli scusami, Elena- rispose Bonnie.
- Elena perché non mi hai raccontato nulla di queste donne?- domandò Stefan preoccupato.
-Ho cercato di farlo, ma tu sembravi non darmi ascolto- mi discolpai.
-Bonnie dobbiamo partire subito, cercare di scoprire altri dettagli sul tuo sogno. Se tutto questo è vero siamo in grande pericolo.- annunciò Stefan con fare melodrammatico.
-Scusami tanto fratello, ma io non mi scomodo per andare a cercare non-si-sa-cosa per evitare non-si-sa-quale pericolo perché una strega ha fatto un incubo- replicò sbruffone Damon.
-La cometa, credo dovremo partire da li- disse Bonnie.
-Non so perché, ma sento che sia importante parte tutto da li dobbiamo trovare informazioni su quella cometa- chiarì la strega.
-Bene, partiremo oggi stesso e troveremo tutto ciò che possiamo su quella cometa- disse il più giovane dei Salvatore.
-Va bene, ma non contare su di me- replicò il fratello dandogli una pacca sulla spalla.
-D’accordo- risposi infine io.
-No, Elena tu non puoi venire, se qualcuno ti sta davvero cercando aspetterà solo l’occasione di coglierti fuori da qui per rapirti , è troppo pericoloso.-  affermò il mio ragazzo.
-Se tutto questo riguarda me, non voglio starmene in disparte- mi impuntai.
-Non posso correre questo rischio, tu starai qui- ribadì lui.
-E cosa dovrei fare restare chiusa qui dentro aspettando il tuo ritorno-
-Già, Damon sorvegliala tu non voglio che lasci la casa-
Damon fece un cenno di assenso. Stefan si avvicinò verso di me mi spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e mi sussurrò.
-È per il tuo bene, Elena. È per il bene di tutti.-
Infine mi guardò dritto negli occhi mi bacio appassionatamente, con un bacio che sapeva di tristezza ed addio.
-Tornerò presto- mi sussurrò tenendo il mio viso con le mani.
-Andiamo, Bonnie- affermò staccandosi da me per uscire e andare alla ricerca dell’ignoto con la mia migliore amica.
Non sapevo quando li avrei più rivisti e se li avrei mai più rivisti.
-Beh sembra che siamo rimasti solo tu e io- ruppe il silenzio Damon.
-Così pare-
-Vuoi andare a dormire sai è  molto tardi-
-Tecnicamente è  molto presto, sai è già mattino.- precisai facendolo sorridere.
- In ogni caso non riuscirei a dormire sapendo che il mio ragazzo e la mia migliore amica sono là fuori in chissà quale pericolo cercando qualcosa per salvarmi- aggiunsi preoccupata.
-Uhm, sì sembra proprio una di quelle cause che non conciliano bene il sonno- disse cercando di sdrammatizzare.
-Ehi ti va di fare qualcosa?- propose lui.
-Damon, ti ricordo che sono sotto duri ordini restrittivi, non posso lasciare la casa-
-E chi ha parlato di lasciare la casa, potremmo fare qualcosa qui-
-Non credo di seguirti, Damon-
Mi aspettavo che dietro quel fare qualcosa a casa da soli ci fosse un intento non del tutto casto, ma dalle sue parole non trapelava alcuna malizia.
-Potremmo vederci un film-
Damon Salvatore che da solo con una ragazza di notte voleva solamente guardare un film.
Questa mi era decisamente nuova.
Lui doveva aver letto lo stupore sul mio viso poiché ritirò l’offerta.
-Se non ti va non è un problema-
-No, no mi va- sorrisi
Mi sedetti sul divano e lui mi raggiunse con una coperta calda.
-Tieni- me la posò.
-Che ci guardiamo?- chiesi eccitata come una bambina.
Sorrise al mio entusiasmo.
-Dracula- rispose lui sghignazzando.
-Sei serio?-
-Certamente- rispose facendo partire il dvd.
-Che senso ha per un vampiro guardare un film che parla di vampiri? Sono almeno vere le cose che dicono nel film su di voi?-
-Nah la metà sono cavolate, però è un bel film-
-Se lo dici tu-
Il film iniziò, le immagini venivano proiettate sul televisore a raffica.
Non riuscivo a capire cosa stessero dicendo.
Le mie palpebre si fecero pesanti.
Chiusi gli occhi per un secondo.
Quando li riapri mi trovai completamente sdraiata sul divano, ma ben presto mi resi conto che non ero sdraiata direttamente sul sofà, al contrario sotto di me c’era il corpo muscoloso e caldo di un uomo che non sembrava essere Stefan.
Mi voltai per vedere il volto dell’uomo che giaceva sotto di me, cercando di non muovermi troppo per non svegliarlo.
Appena lo vidi mi persi nella bellezza del suo volto, stavo iniziando a fantasticare su quanto sarebbe stato bello accarezzare quel viso e baciare quelle labbra passionali, quando lui aprì gli occhi di scatto facendomi sobbalzare.
-Accidenti, mi hai spaventata!-
-Che cosa guardavi?- chiese Damon curioso.
-Nulla, cercavo di ricordare come sono finita così- risposi nel tentativo di inventare una scusa per essere stata beccata come un’idiota mentre lo fissavo.
-Ieri ti sei addormentata subito all’inizio del film, allora ti ho sdraiata e coperta, ma mugolavi, sembrava stessi facendo un brutto sogno, eri molto agitata. Allora mi sono sdraiato sul divano e ti ho fatta appoggiare con la tua schiena contro il mio addome per  poterti cullare- raccontò.
Io sorrisi vedendo questo lato dolce e premuroso di Damon.
-Insomma ti ho cullata solo perché il tuo mugolio era davvero irritante- aggiunse cercando di ricostruire la sua facciata da duro.
-Qualsiasi sia il motivo che ti ha spinto a farlo, grazie-
-Non c’è di che, Elena- sussurrò lui a un centimetro dal mio viso.
Ci guardammo fissi negli occhi per non saprei dire quanto, ma la realtà si scagliò nuovamente su di noi e l’imbarazzo prevalse.
-Io.. ehm..ecco… Io ho delle cose da fare- balbettai alzandomi dal divano spezzando quel piacevole contatto.
Damon mi guardò inebetito senza dire niente.
Corsi su per le scale di gran fretta per rifugiarmi nella stanza di Stefan; mi buttai sul suo letto e annusai ciò che rimaneva del suo odore sui cuscini, mentre mi maledicevo per aver provato tanto piacere dalla vicinanza di un altro uomo che non fosse Stefan.
Per di più non un uomo qualunque, ma Damon.
Con Stefan sempre più lontano non sapevo per quanto tempo sarei riuscita a resistere agli occhi magnetici di Damon, alle sue labbra sensuali e al suo sorriso diabolico.
Mi sarebbe bastato fare un passo e l’avrei potuto avere.
Avrei potuto perdermi nei suoi occhi di ghiaccio.
Succhiare le sue labbra piene.
Baciare la sua bocca così sensuale.
Godere del suo tocco.
Il problema era che era troppo vicino a me per tentare di resistergli.
Damon era così dannatamente vicino.
Così pericolosamente vicino a me, troppo vicino.
 


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Capitolo 11
*** My past, My future ***


Spazio Autrici:Scusate l'attesa, ma sono stata in vacanza e non ho più potuto aggiornare, mi farò perdonare con molti nuovi capitoli.
Spero continuerete a seguirci e commentare a presto baci.

My past, my future

Ormai avevo appurato che Damon era una tentazione troppo grande per me, fino a quando sarei rimasta da sola a stretto contatto con lui avrei potuto perdere il controllo delle mie azioni, come era già successo in passato.
Decisi, perciò, di prepararmi per andare a scuola almeno li sarei stata al riparo dal carisma del vampiro e non mi sarei cacciata in qualche situazione poco conveniente.
Volevo solamente che tutto tornasse alla normalità.
Per la prima volta in quel periodo mi resi conto di quanto Stefan avesse avuto ragione ad esaltare la scuola, la normalità, la famiglia e gli amici. Ero stata una stupida a sabotare il nostro nuovo inizio di una vita tranquilla, felice e senza problemi andandomene a Las Vegas con Damon.
Ora era come se l’universo avesse voluto farmela pagare per aver disprezzato una vita quieta e senza problemi con Stefan.
L’universo mi aveva portato via Stefan e al suo posto mi aveva dato una vagonata di problemi. Avevo avuto paura di ritornare a scuola e adesso che avevo un disperato bisogno di andarci, ironia della sorte, non potevo poiché ero bloccata in quella casa.
Noncurante di tutto ciò, scesi dalle scale indossando una maglietta a mezze maniche rossa, un paio di jeans a sigaretta molto stretti e le mie converse con aria piuttosto disinvolta e rilassata cercando di passare inosservata per andare a scuola.
-Dove pensi di andare?- Mi richiamò una voce rauca e sensuale alle mie spalle.
Il tentativo di passare inosservata non era riuscito un granché.
-Sto andando a scuola, Damon-
-Conosci  gli ordini Elena, non rendermelo più difficile di quando non sia già-
-Tornerò per pranzo, ciao-  lo congedai avviandomi alla porta quando Damon si materializzò davanti all’uscio bloccandomi con le sue braccia muscolose.
-Te lo ripeterò un’ ultima volta Elena- disse con uno sguardo severo.
-Non puoi andare da nessuna parte, chiaro?- concluse duramente.
-Cosa dovrei fare? Starmene qui con te- urlai con voce piena di disprezzo.
-Sì Elena, è proprio quello che dovresti fare rassegnati- sputò ferito, procedendo verso l’armadietto degli alcolici iniziando a stapparsi una bottiglia di scotch invecchiato.
-Sai non capisco perché ti faccia così schifo passare del tempo con me- continuò tra un sorso e un altro.
- E poi c***o perché un momento mi dici che ci tieni a me e l’altro scappi, si può sapere che diavolo ti prende, Elena?- gridò pieno di rabbia.
Continuò a bere una bottiglia dopo l’altra, malgrado i miei tentativi di fermarlo. Più volte tentai di togliergli la bottiglia dalle mani, ma era visibilmente più forte di me e tutte le mie mosse furono vane.
-È perché non sono come Stefan, vero?-
Feci cenno di no con il capo e ancora una volta mi avvicinai per togliergli gli alcolici, fallendo miseramente.
-Certo dev’essere per quello, passare del tempo con Stefan ti diverte tanto. Come biasimarti tutti adorano Stefan. Stefan è dolce, premuroso e divertente uno stinco di santo. Lo è sempre stato, anche per nostro padre. Stefan è sempre stato per tutti quello buono, mentre io ero la vergogna della famiglia era così anche nel 1864-
Flashback
-È possibile che ancora una volta tu sia stato la vergogna della famiglia Salvatore!- gridò un autorevole Giuseppe Salvatore al maggiore dei suoi figli.
-Padre lasciatemi spiegare-
-Spiegare cosa? Che avete lasciato il vostro dovere per tornare a casa a rincorrere fanciulle come avete sempre fatto!-
-Padre, io la amo-
-Dite così di tutte le sgualdrine con cui andate a letto!- urlò sempre più esasperato.
-Lei non è una sgualdrina è diversa-
-Quando la smetterai con questa storia e ti deciderai a mettere la testa apposto Damon?-
-Con tutto rispetto, padre, non sta a voi decidere quello che devo fare della mia vita-
-Non sta a me? Brutto insolente dovrei guardarti buttare via il tuo futuro per una ragazza qualunque che sembra più interessata a tuo fratello che a te. D’altronde come darle torto Stefan è un gentil uomo e sono certo non mollerebbe un incarico di prestigio per un suo capriccio.-
-Ah ci risiamo, riguarda sempre Stefan, il figlioletto prediletto ed impeccabile-
-No! Questa volta riguarda Damon con le sue scelleratezze e decisioni avventate-
-Non è stata una decisione avv..-
-Non intendo discutere questa faccenda con te un minuto di più. Parti domani con la prima carrozza e torni a fare ciò che avresti dovuto compiere già da tempo!-
-Ma padre..-
-Niente ma, la decisione è stata presa-
-Non intendo ubbidirvi- commentò saldamente il figlio
-Non intendi cosa?- urlò l’anziano prima di colpire il ragazzo con un sonoro schiaffo in faccia.
-Non pensi di aver già disonorato abbastanza il buon nome dei Salvatore?- aggiunse il padre, mentre guardava il figlio massaggiarsi la guancia dolorante.
-E adesso vattene hai un lungo viaggio da fare domattina è meglio che ti prepari- concluse congedando la sua prole.
Un aitante giovane del 1864 uscendo dalla porta dello studio paterno si imbatté in una bellezza fatale capelli lunghissimi ondulati castani e occhi bruni profondi.
-Buona sera signorina Katherine- esordì il ragazzo.
-Buona sera anche a lei signor Salvatore-
-Anche se dubito sia una buona serata per lei- aggiunse subito dopo.
-Lo sa che origliare alle conversazioni altrui non è considerata una buona abitudine? Specialmente per le nobili fanciulle come lei-
La ragazza fece una smorfia e commentò dicendo maliziosa:
-Non sono poi tanto nobile né gentile e questo lei lo sa bene-
-Lo sò, ma sono curioso di scoprire fino a che punto può essere una ragazzaccia- rispose lui a tono.
-Lasci che glielo mostri- replicò la bellissima ragazza avvicinandosi al maggiore dei Salvatore insinuando la sua lingua tra le labbra calde di lui.
In  un attimo il bacio divenne sempre più profondo e passionale e i due si ritrovarono nella stanza di Katherine ansimanti uno sopra l’altro. Il desiderio e la bramosia tra i due era palpabile.
-Devo partire domattina, questa sarà la nostra ultima notte- comunicò Damon alla giovane sopra di lui mentre le lasciava baci bollenti lungo tutto il corpo.
-Trasformatemi- chiese con un sussurro il giovane mentre stava esplodendo di passione.
-Non è ancora il momento, mio caro-
-Ma domani me ne sarò andato, dubito che la compagnia di Stefan sarà abbastanza per voi.
-Infatti non lo sarà, ma voi non lascerete la casa- rispose Katherine decisa, mentre continuava a toccare l’intimità del ragazzo.
-Ricordate che i giochi li conduco io-
Fine flashback
-Il giorno seguente andò da mio padre e lo persuase a farmi restare, pensavo perchè mi amasse, quando in realtà era solo un modo per poter continuare a fare i suoi stupidi giochetti con me-
-Mi dispiace- risposi sentendo quelle parole amare provenire dalla bocca di Damon.
-Non devi dispiacerti Elena, è comprensibile sono stato stupido a pensare che potesse amare qualcuno come me; sono stato doppiamente stupido a pensare che avesse potuto amarmi quanto l’amavo io-
-Damon, non dire questo- mi affrettai a posargli dolcemente una mano sulla guancia ed ad accarezzarlo.
-Ho passato un eternità, letteralmente, a cercare di salvare una persona che non voleva essere salvata e che non mi ha mai amato, Elena-
-Lei non  ti meritava, eri e sei un uomo migliore di quanto tu voglia dimostrare-
-Non importa più adesso. Lei è il mio passato, ora sto guardando al mio futuro-
E con queste parole cariche di dolcezza e sentimento negli orecchi mi avvicinai al ragazzo e istintivamente gli poggiai un dolce bacio sulle labbra.

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Capitolo 12
*** Guess who's coming for dinner? ***


Spazio Autrici:Eccoci quì con un nuovo capitolo come promesso, speriamo gradirete anche questo e confidiamo magari in qualche commento in più a presto baci.

 

Guess who's coming for dinner?
 

-Mi dispiace- mi affrettai a dire staccandomi da quelle stupende labbra piene per scusarmi del gesto avventato che avevo appena compiuto.
-Non devi dispiacerti, Elena. Sapevo che prima o poi avresti ceduto al mio fascino-
-Non è stato programmato scusami, non so cosa mi sia preso- continuai a scusarmi, ignorando il suo commento vanitoso e arrogante.
-Elena, dentro di te sai di averlo desiderato dal momento che ci siamo incontrati- rispose serio guardandomi magneticamente negli occhi.
-Io…-
-Tu…?- chiese Damon sogghignando, felice di avermi lasciato senza parole.
-Io… Io… insomma non è assolutamente vero- dissi cercando di rispondere razionalmente senza rimanere incantata da quegli occhi color ghiaccio.
-Quindi se io provassi a baciarti ora tu me lo impediresti giusto?- avanzò malizioso
-Certamente- affermai convinta, anche se dentro di me aleggiava solamente il desiderio di ricongiungermi con quella bocca perfetta e quelle labbra sensuali.
-Io non credo- rispose
- Non mi resta che metterti alla prova- continuò con voce roca.
Si accostò a me piano piano, lentamente si avvicinò fino a quando i nostri respiri potevano addirittura confondersi, era una tortura così piacevole.
Potevo sentire il suo respiro, il battito del suo cuore e riuscivo addirittura a vedere che, nonostante si mostrasse così spavaldo, c’era indecisione nei suoi occhi, non sapeva se l’avrei respinto nuovamente, non sapeva se ero ancora innamorata di Stefan e francamente non lo sapevo nemmeno io.
Sapevo solamente che non avrei voluto per nulla al mondo respingerlo, avrei dato qualsiasi cosa per baciarlo di nuovo, questa volta con la consapevolezza che fosse un bacio voluto da entrambi non dei baci rubati e furtivi come quelli che c’eravamo scambiati in passato.
Non avrei voluto che quel momento finisse mai, ma dovetti fermarlo io stessa.
-Non è giusto, Damon- mi allontanai.
-Me ne frego di cosa è giusto Elena!- sbottò quasi urlando
-Per favore, Damon- gli dissi facendo segno di calmarsi.
-È per Stefan?- chiese esasperato passandosi una mano tra i folti capelli corvini.
Annuii.
Senza aggiungere altro lasciai Damon e mi recai in quella che era la stanza mia e di Stefan avevo bisogno di pensare e di starmene un po’ da sola.
 
Dieci giorni dopo
Il resto della settimana passò davvero velocemente. Non l’avrei mai creduto, ma stavo passando veramente delle belle giornate con Damon.
Trascorrevamo tutti i giorni insieme dalle prime luci del mattino alle ultime della sera; ridevamo, giocavamo, scherzavamo, guardavamo la tv e parlavamo di ogni cosa, o almeno di quasi ogni cosa. Dalla notte in cui si era ubriacato avevamo cercato accuratamente di evitare il discorso bacio e qualsiasi cosa che riguardasse noi e i nostri sentimenti.
Non ero davvero pronta a dare una spiegazione di quello che era successo a Damon quando non ero riuscita a dare una spiegazione nemmeno a me stessa.
-È arrivata la cena!- annunciò Damon entrando dalla porta con in mano dei sacchetti di plastica.
-Finalmente stavo morendo di fame- risposi alzandomi dal divano e andando in cucina per preparare la tavola.
-Sai, ci hai messo davvero tanto, per essere un vampiro con i super poteri sei davvero molto lento- aggiunsi poi ridendo.
Lui ghignò e guardandomi di sottecchi rispose: -In certe cose è meglio essere lenti-
Colsi la sua battuta maliziosa e lo fulminai con lo sguardo.
-Non in certe cose come comprare la cena, Damon-
-Ehi, non parlarmi così o potresti diventare tu la mia cena- rispose cercando di fare il duro, anche se ottenendo scarsi risultati.
Sorrisi alla sua frase, poiché sapevo che Damon non mi avrebbe mai fatto nulla di male.
Lui sorrise di rimando.
Mi incantai per un attimo guardando i suoi bellissimi occhi di ghiaccio.
-Ehm credo sia meglio che vada a prendere il vino, vedo che hai la situazione sotto controllo qui con i piatti- dissi cercando di ricompormi e di non pensare all’intensità del suo sguardo, alle sensazioni che esso mi provocava.
Pochi minuti dopo ritornai in cucina con il vino trovando tutto apparecchiato alla perfezione, c’era una candela che illuminava la stanza e persino una rosa appoggiata in prossimità del mio bicchiere.
-Wow è…-
-Perfetto- concluse Damon, dato che io ero in uno stato di incredulità che mi impediva di trovare le parole per definire quello che Damon aveva fatto.
-Già-
Mangiammo sereni, parlammo e ci scambiammo battute a lungo.
-Posso chiederti una cosa?- domandai allo splendido ragazzo che sedeva di fronte a me.
-Certo- rispose tra un boccone e l’altro.
-Non pensi che la candela e tutto il resto sia un po’ eccessivo per una pizza?-
Lui scoppiò a ridere.
-Effettivamente-
-E poi dove hai trovato la rosa?- chiesi ridendo.
-Con i miei super poteri da vampiro, è ovvio-
-Impieghi un’ora per la cena e un nano secondo per prendere un fiore per decorare la tavola? è assurdo!-
-Mi sono preso il mio tempo è vero- ammise.
- Ma volevo che fosse speciale- aggiunse poi marcando l’ultima parola facendomi sussultare.
Nuovamente mi persi in quegli stupendi impenetrabili occhi azzurri.
Anche i suoi occhi si persero nei miei.
E un’altra volta sembrava che i nostri sguardi fossero congiunti da un filo invisibile, mentre le nostre anime somigliavano a due grandi magneti di segno opposto che per quanto diversi e per quanto cercassero di respingersi l’un l’altra erano destinate ad attrarsi.
In un minuto ci scordammo della cena e Damon si avventò famelico sulle mie labbra baciandole con passione, facendosi largo con la sua lingua nella mia bocca. Non respinsi quel contatto, al contrario risposi al bacio con la stessa intensità.
Con estrema rapidità mi ritrovai contro la parete del soggiorno prossima alle scale del pensionato Salvatore, con Damon che mi sosteneva per le cosce continuando a baciarmi con avidità.
Senza mai staccarci, perché nessuno dei due voleva rompere quel contatto che sembrava riportarci alla vita dopo tanto tempo, arrivammo in camera di Damon.
Prontamente si posizionò sopra di me e dopo essersi toto la maglietta nera aderente incominciò a privarmi anche dei miei indumenti da prima la maglietta, seguirono il reggiseno e i jeans.
Notai che nonostante fosse in preda all’eccitazione mi soffermò un momento a guardarmi per intero e mi domandai cosa gli passasse per la testa.
Subito però riprese a baciarmi con foga e desiderio, io ricambiai con la stessa intensità e gli tolsi i pantaloni e le mutande, mentre lui stava lasciando dei baci bollenti sull’incavo del mio collo.
-Mordimi- sussurrai
-No- rispose solamente, ignorando la mia richiesta e riprese a baciarmi.
Rimasi lievemente delusa dalla sua risposta, Stefan solitamente mi accontentava anche quando si trattava di fare cose che andavano contro la sua volontà.
-Stefan!- urlai.
Vidi guizzare un bagliore maligno negli occhi di Damon, si staccó da me si rivestì velocemente e mi lasció nuda nel suo letto.
Cosa cercavo di fare? Non riuscivo a capire come mai quando mi trovavo sola con lui perdevo il controllo.
Mi alzai dal letto e mi rivestii, la casa era completamente vuota e mi sentivo terribilmente in colpa, ma non riuscivo a capire se il mio sentimento era verso Stefan il mio ragazzo al quale stavo per fare le corna o verso Damon che continuavo a sedurre e poi abbandonare.
Mi sentivo in colpa, avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno, ma con chi? Non potevo certo chiamare Bonnie era con Stefan e avrebbe potuto sentire tutto, Jeremy non se ne parlava sapevo che per lui era troppo da sopportare.
L'unica che rimaneva era Caroline, presi le chiavi dalla macchina e uscii. Solo una volta arrivata all'auto le mandai un messaggio, sapevo di disubbidire agli ordini uscendo di casa da sola ma sarei impazzita a rimanere là dentro da sola. 
- Grazie Care, ho bisogno di un'amica ora - dissi quando mi venne ad aprire la porta, non mi ero nemmeno accorta di piangere fino a quando non la sentii asciugarmi le lacrime con l'indice della mano destra.
-Ora mi racconti tutto, vieni dentro é più sicuro- 
 

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Capitolo 13
*** Just a Funny Game ***


Spazio Autrici:Un nuovo capitolo è stato postato :D , speriamo di continuare a tenervi interessati alla storia.
Fateci sapere le vostre opinioni al riguardo al capitolo, confidiamo in molte recensioni a presto un bacio, Ale&Sonny.

 

Just a funny game

Entrai nella casa di Caroline che era sola quella sera. Sua madre, lo sceriffo Forbes, era di turno e non sarebbe tornata a casa prima dell'alba del giorno seguente.
La mia cara amica vampiro mise su una tisana, poi ci accomodammo entrambe sul divano del salotto e così iniziai a raccontarle cosa mi stava accadendo, evitando però di menzionare il fatto che io e il maggiore dei Salvatore stavamo per finire a letto insieme. Ed era successo per due volte. Lei mi ascoltò in silenzio annuendo quando le esponevo i miei dubbi e alla fine mi sorprese con una risposta del tutto inaspettata.
- So bene cosa provi Elena, se ricordi anche io ero stata ammaliata dal fascino di Damon ed é indubbio che sia un ragazzo affascinante. Ma lo hai ammesso anche tu che sei innamorata di Stefan, devi solo fare chiarezza ai tuoi sentimenti. Sono sicura che non vorrai commettere gli stessi errori di Katherine -
Rimasi stupita, sorrisi e poi abbracciai la mia amica. Avevo proprio bisogno di sentirmi dire quelle cose, bevemmo la nostra tisana e andammo a dormire. La mattina seguente quando mi alzai sentii Caroline parlare al telefono, inizialmente pensavo si trattava di Tyler ma quando sentii il nome di Stefan sussultai, non gli avrebbe mai raccontato quello che le avevo detto la sera prima? I dubbi mi assalivano e inziai a dubitare della lealtà di Caroline fino a quando lei non attaccó e mi venne incontro.
- Dormito bene? Ero al telefono con Bonnie, che ti saluta. Hanno scoperto qualcosa penso torneranno presto -
Tirai un sospiro di sollievo, come avevo potuto dubitare di lei?
- Cosa hanno scoperto? -
- La cometa passerà sta notte-
- E cosa succederà? -
- È quello che devono ancora scoprire, però mi raccomando non uscire di casa per tutta la durata del passaggio della cometa -
Niente di nuovo, il mio ordine restrittivo non era stato né tolto né alleggerito. E per giunta dovevo stare a casa da sola con Damon.
Caroline capì i miei pensieri e mi chiese se volevo fermarmi a stare da lei, ma la sera precedente mi disse che avrebbe dovuto passare la giornata con Tyler e non volevo recarle disturbo e farle saltare l'appuntamento.
Così le dissi che sarei rimasta nella mia camera a leggere e avrei limitato i contatti con il fratello del mio ragazzo fino a quando lui non sarebbe tornato a casa, proposito che non sapevo se ero davvero intenzionata a seguire.
Caroline mi accompagnò fino a sotto il portone, si voltó indietro solo quando chiusi il portone della casa.
Dopo aver parlato con Caroline non sentivo di aver fatto più chiarezza sui miei sentimenti per Damon.
Nonostante lei mi avesse fatto capire che per lui provavo solamente un’ attrazione continuavo a pensare che ci fosse sotto dell’altro.
Sentimenti molto più forti di una semplice attrazione, anche se non ero ancora totalmente pronta ad accettarli e a viverli a pieno, sarei tornata a casa e avrei dato  a Damon una spiegazione. Gliela dovevo.
Dovevo spiegargli che non era un pazzo che aveva mal interpretato qualche segnale, ma che anche io provavo qualcosa per lui, qualcosa di molto forte, qualcosa che mi spaventava, qualcosa che non avrei dovuto sentire, ma che in realtà sentivo ogni giorno di più.
Sentivo necessario dirgli che nonostante amassi sempre Stefan, la lontananza di quest’ultimo mi aveva fatto realizzare che nutrivo forti sentimenti per lui. Sentimenti che andavano ben oltre da un amicizia o dal semplice affetto.
Determinata a confessare tutto ciò a Damon, presi un bel respiro e aprii la porta del pensionato Salvatore.
Davanti a me si parò uno spettacolo che non avrei mai pensato di vedere.
Per tutto il viaggio da casa di Caroline fino a qui avevo sempre avuto il timore che dopo il mio ennesimo rifiuto Damon sarebbe fuggito chissà dove per consolarsi senza farsi vedere debole da nessuno, nutrivo la paura che fosse già troppo tardi e che fosse scappato lontano da qui.
Tuttavia, Damon mi sorprese anche questa volta perché al contrario delle mie aspettative non era scappato per andare a ubriacarsi o per andare a donne.
Se l’era portate a casa.
Da quel momento in poi il detto popolare “Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto” avrebbe avuto un significato completamente diverso per me.
Osservai inorridita il salone e l’atrio che era talmente a soqquadro che sembrava ci fosse appena passato un uragano.
Vi erano bottiglie di vetro di qualche super alcolico vuote in ogni dove, abiti più o meno succinti sparsi per tutta la stanza, musica a tutto volume e un Damon decisamente ubriaco che ballava in mezzo alla stanza con decine di ragazze che indossavano solo indumenti intimi che gli si strusciavano addosso ridendo sguaiatamente.
-Ehi Elena, sei riuscita a raggiungerci alla festa- urlò con sguardo vacuo.
-Più che una festa sembra il tuo harem- commentai seccata.
-Non mi sembri nello spirito giusto di una festa, Elena. Come mai? Senti la mancanza del tuo Stefan?- constatò sarcastico con una smorfia.
Avevo capito che non mi avrebbe reso le cose facili nemmeno un po’.
-Damon, per favore ho bisogno di parlarti-
-Parla!- gridò come se fosse la cosa più naturale del mondo.
-Preferirei farlo in privato-
-Qualsiasi cosa tu debba dire puoi dirla tranquillamente davanti alle mie ragazze-
-Non posso parlarti mentre sei in questo stato. Per favore lascia andare queste ragazze a casa e domani parleremo-
-Elena, forse non hai ancora capito che mi sono stancato di giocare con te. Per te ero solamente un gioco divertente. Beh per me non lo sei più ora ho trovato altro con cui divertirmi-
-Non sei mai stato un gioco per me, Damon.- confessai riuscendo finalmente a catturare la sua attenzione.
Mi guardò attento e capii che quello era il momento.
Il momento in cui avrei dovuto confessare quello che provavo.
Il momento in cui avrei dovuto fornire una spiegazione sia a lui sia a me stessa sul mio comportamento nei suoi confronti.
Il momento in cui con una sola frase avrei potuto cambiare il nostro rapporto per sempre.
Presi un grande respiro e continuai.
-Non sei mai stato un gioco per me- ripetei.
-E anche se lo fossi stato, sicuramente non saresti stato un gioco divertente per me, come ti sei definito. Saresti stato più una sfida continua, una spina nel fianco, ma non un gioco divertente.- dissi cercando di sdrammatizzare.
Persi la sua attenzione e vidi le sue aspirazioni scendere drasticamente.
-Quello che voglio dire, quello che non mi sarei mai aspettata di dire, è che non ti respingevo per giocare con te come faceva Katherine-
Al nome di lei lo vidi irrigidirsi, ma continuai a parlare.
-Io non volevo ferirti e non volevo giocare con te come lei ha fatto per questo ti respingevo, cercavo di allontanarti per non somigliare a lei, per non farti soffrire.-
-Non mi sembra che il tentativo di respingermi abbia proprio funzionato- sputò ferito.
Presi nuovamente aria.
-Il motivo… il motivo per cui non ha funzionato è…-
Mi fece segno con lo sguardo di andare avanti.
-… è perché credo di essermi innamorata di te e per quanto mi sforzassi di allontanarti, l’attrazione che mi spingeva verso di te era troppa- confessai tutto di un fiato.
Immediatamente Damon si materializzò esattamente di fronte a me che ero rimasta sul ciglio della porta per tutto questo tempo.
-Elena, sei proprio sicura di questo cambierà ogni cosa-
-Lo so-
-Domani non potrai cambiare idea e fingere che niente di questo sia mai accaduto.- cercò di farmi capire guardandomi dritto negli occhi con una grande intensità.
-Mi uccideresti- confessò.
-Non cambierò idea questo è quello che sento e anche se lo volessi non potrei cambiarlo- affermai continuando a guardarlo negli occhi per trasmettergli quello che stavo provando.
Lentamente i nostri visi si avvicinarono al punto di far sfregare le nostre labbra le une sulle altre e le nostre lingue danzare all’interno delle nostre bocche; sugellando con un bacio una confessione che era stata per troppo tempo nascosta.

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Capitolo 14
*** Night of the Comet (I) ***


Premessa:In occasione della notte di San Lorenzo arriva il fatidico capitolo night of the comet.
Questo capitolo è il vero centro della fan fiction credo il più importante e data la lunghezza (6 pagine) abbiamo pensato di dividerlo in due parti. Il motivo della divisione non è soltanto la lunghezza, ma credo lo capirete dopo.
Spazio Autrici:Come sempre vi ringraziamo di cuore per seguirci, in particolar modo abbiamo apprezzato i commenti che ci avete lasciato all'ultimo capitolo. Sono stati davvero preziosi per noi, ci hanno spinto a continuare e ci hanno fatto capire che il nostro lavoro ha colpito qualcuno che è la cosa più importante per noi. Speriamo di ricevere altri commenti positivi o negativi non importa e che continuiate a seguire la ff, speriamo di non delutervi con affetto, Ale&Sonny.

Night of the comet (Part One)

-Damon- lo richiamai alla realtà.
-Dimmi-
-Non vorrei rovinare questo momento per nulla al mondo, ma la casa è ancora invasa dalle tue ragazze di strada-
-Qualcuna sembra gelosa- rispose sogghignando.
Gli riservai un occhiataccia.
-D’accordo le manderò a casa-
-Bene- risposi.
-Ma non le posso tenere solo per sta sera, dai Elena-
Sbarrai gli occhi, dopo quello che avevamo condiviso voleva davvero tenere in casa nostra quelle poco di buono.
-Sto scherzando, Elena, rilassati ora le mando a casa.-
Detto fatto, in un attimo Damon liberò la casa dalle sue ragazze soggiogandole.
-Meglio? Sei soddisfatta?- domandò sarcastico Damon una volta finito il lavoro di “disinfestazione”
-Si sono felice che casa nostra non somigli più a un bordello-
-Ouch!- commentò sarcastico lui.
-Sai non dovresti lasciarti andare in frasi del genere rischi di sembrare gelosa- aggiunse sogghignando.
-Stai iniziando a chiamarmi “gelosa” un po’ troppo spesso non trovi?- risposi fulminandolo.
-È quello che sei- replicò con una smorfia.
-E come darti torto, anche io sarei gelosa di me se fossi nei tuoi panni. Nessuna riesce a resistere a questo bel faccino- puntualizzò pavoneggiandosi.
-Damon dovresti smetterla con questo atteggiamento o altrimenti sarò io a rovinarti quel bel faccino- risposi con sguardo di sfida.
-Oseresti sfidare un vampiro di 150 anni-
-Certo che si- risposi decisa senza mai abbassare lo sguardo.
-Sei sciocca lo sai- disse lui con tono suadente avvicinandosi a me.
-Potrei spezzarti il collo in un secondo se solo volessi- continuò
-Ma non vuoi. Non l’hai mai voluto, Damon-
-Questo non puoi e non potevi saperlo-
-L’ho sempre saputo-
Era sempre più vicino
-Adoro il modo con cui mi hai sempre tenuto testa- pronunciò lentamente con voce roca e sexy.
Ero ipnotizzata dalle sue parole e dalla sua voce calda a tal punto da non sapere più cosa dire.
Vedevo i suoi occhi vagare sul mio corpo desiderosi per poi soffermarsi sulle labbra a lungo, provocandomi brividi su tutto il corpo.
Mi sentivo come una vittima, stavo immobile e tesa come una corda di violino, in attesa di qualunque fosse la sua mossa successiva; con la differenza che da una normale vittima desideravo il mio aggressore così tanto che se non fosse venuto a prendermi mi sarei offerta spontaneamente.
Mi persi nei suoi occhi color ghiaccio che nascondevano sotto l'apparenza di predatore una dolcezza ed un amore che non avevo mai colto prima, poi finalmente le nostre labbra si ricongiunsero, bramose l'una delle altre. Quando ci staccammo sorrisi vittoriosa, nel mio inconscio sapevo che era esattamente quello che avevo sempre voluto. L'eccitazione di entrambi era ben visibile nei nostri occhi e nelle nostre mani, le mie erano aggrappate al suo collo e giocherellavo con qualche ciuffo ribelle mentre le sue scorrevano sulla mia schiena sorreggendomi e posandosi infine sui miei fianchi. Si inzió a dirigere vero il piano superiore, dove si trovavano le stanze da letto conducendomi fino alla sua. Una volta dentro chiuse la porta e si avvicinó famelico a me, inizió nuovamente a baciarmi e nel frattempo a sfilarmi la maglietta che indossavo mentre io facevo lo stesso con la sua camicia, finimmo di privarci anche degli ultimi indumenti e quella volta nessuno ci avrebbe fermati sarei stata sua e di nessun altro.
Entrò piano dentro di me e inizió a spingere, la mia eccitazione era al massimo e sentire i suoi baci su tutto il mio corpo erano come dare fuoco alla benzina, un incendio dentro di me. Piano piano aumentó l'andatura delle spinte e poco dopo venni seguita a ruota da lui che ancora mi guardava con occhi sognanti. Uscí da dentro di me e mi abbracciò baciandomi piano la testa. Restammo cosí fino a quando non notai che fuori si era fatto buio e il sole, che quando ero entrata nella stanza stava tramontando, aveva lasciato posto alla luna che brillava splendente nel cielo.
Ancora incredula per ciò che era accaduto pochi istanti prima mi recai, dopo essermi rivestita con una vestaglia che si trovava su una poltrona della stanza di Damon, sull’enorme terrazzo che dava sulla tenuta del pensionato Salvatore seguita a pochi passi di distanza da Damon.
-Sono stupende non è vero?- esordì Damon, distraendomi dalla contemplazione della volta celeste.
-Sì lo sono davvero- risposi per poi ritornare a guardare il cielo.
Era così immenso, sconfinato e libero.
Dalla tragica morte dei miei genitori adottivi avevo sempre trovato consolazione  nel guardare il cielo notturno.
Per quanto il buio e l’immensità di quello spazio mi terrorizzavano poiché simbolizzavano l’ignoto, trovavo stranamente confortante guardare il cielo; nonostante il timore iniziale di lanciarsi verso qualcosa di oscuro e smisurato c’erano le stelle che pur essendo deboli, lontane e talvolta fioche davano l’impressione di essere come dei punti fermi delle speranze a cui potevi aggrapparti.
Le stelle riuscivano a farmi sentire sollevata come se non importasse quanto faccia paura l’enorme universo, avrei sempre potuto contare su qualcosa che mi desse speranza.
Ero immersa in questi pensieri quando osservai qualcosa di anomalo nel cielo. C’era una stella, proprio sopra di me, decisamente più brillante e luminosa di ogni altra stella che sembrava stesse cadendo dal cielo, non avevo mai visto una stella così.
Per essere solamente un astro era riuscita a conferirmi calore e pace interiore per un attimo, poi realizzai che poteva essere il pericolo di cui aveva parlato Stefan.
-Damon guarda!- gridai indicandogli la cometa.
-È la cometa di cui parlava Stefan, del sogno di Bonnie. È la notte della cometa!-
-Se tutto questo è vero faresti meglio a rientrare, Elena- rispose con fare protettivo posizionandosi davanti a me.
-Non capisci Damon quella cometa non può essere presagio di male l’ho sentito-
-Non essere assurda! Come puoi “sentire” una cometa?-
-Ti assicuro che la cometa non mi  farà alcun male-
Guardai nuovamente la cometa alta nel cielo e ricordai un particolare che avevo per lungo tempo rimosso.
-Damon!- gridai entusiasta della mia epifania.
-Ricordi quel giorno dopo che siamo tornati da Las Vegas, che ero venuta in camera tua-
-Si, perché?- rispose Damon con un briciolo di malizia, probabilmente perché ricordava cosa era successo dopo, ma non volevo andare a parare li questa volta.
-Prima che noi… insomma quando io sono entrata stavi leggendo un libro-
-Sì è vero e parlava…-
-..della cometa- concludemmo in coro guardandoci negli occhi.
-Sei più riuscito a capire cosa dicesse- domandai
-No purtroppo ogni ricerca che facevo portava a un punto morto-
-Beh ora la cometa è passata se porterà distruzione come dice Bonnie lo vedremo, saremo pronti, vero Damon?- chiesi guardandolo negli occhi come a voler ricevere una conferma che sarebbe andato tutto per il meglio.
Lui annui guardandomi negli occhi, si avvicinò mi strinse tra le sue braccia.
-Andrà tutto bene, ti proteggerò Elena- sussurrò al mio orecchio.
-Ti proteggerò ad ogni costo- ribadì dolcemente.
Mi lasciai cullare dalle promesse di Damon quando scorsi una figura maschile dai capelli castani svolazzanti che ci stava guardando da dietro un albero.

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Capitolo 15
*** Night of the Comet (II) ***


Premessa: Questo non è un vero e proprio capitolo indipendente,ma è il sequel di night of the comet part two che abbiamo dovuto spezzare in due per dimensioni e tematiche.
Spazio Autrici: Dunque inizio il discorso annunciandovi che Sonny la mia partner di scrittura è in vacanza per un periodo di due settimane, sono certa che sentiremo tutti la sua mancanza, comunque sia il punto è che se i capitoli procederanno un po' a rilento o non saranno buoni come i precedenti prendetevela pure con me (Ale) xD
detto ciò ci tengo a ringraziare di cuore le numerose lettrici che ci seguono,che con i loro consigli e critiche ci spingono a migliorare e a continuare a scrivere.
speriamo continuerete a supportarci come state già facendo, con affetto ale.

Night of the comet (Part Two)

Prima che potessi dire qualcosa sentii il rombo di un motore fermarsi e due ragazzi scendere da un auto molto costosa.
Bonnie e Stefan erano tornati.
Io e Damon ci guardammo negli occhi intensamente, incerti su come affrontare la situazione. Potevo leggere le paure sul suo volto: la paura che ora che ci eravamo trovati saremmo stati divisi da Stefan, la paura di un ulteriore rifiuto e la paura di  perdere suo fratello.
-Damon devo dirti una cosa-
-Dimmi- pronunciò apatico per paura che fosse ciò che gli avevo promesso non sarebbe accaduto.
-Ho visto un uomo la fuori avrà avuto una ventina d’anni, era tra gli alberi e ci stava guardando-
-Sei sicura non fosse Stefan?-
-No sono sicura non fosse lui-
-Ok ce ne occuperemo- disse muovendosi per andare a ricevere Stefan e Bonnie al piano di sotto.
-E damon?- dissi richiamando la sua attenzione.
-Sì?-
-Dovresti sapere che non è la prima volta, mi era già capitato di vedere delle donne-
-M***a! Forse la cometa portava male come pensavano- replicò Damon che nonostante si sforzasse di apparire tranquillo per infondermi coraggio, non lo era affatto.
-Ora andiamo- propose.
Annuii e lo seguii di sotto dove ci attendevano Stefan e Bonnie.
Aprimmo la porta insieme e Stefan si avventò su di me lasciandomi un enorme bacio a stampo a cui non sapevo come rispondere.
Per evitare l’imbarazzo andai ad abbracciare Bonnie e a chiederle come fosse andato il viaggio.
Parlammo tutti e quattro del loro viaggio di cosa avevano, o meglio,  non avevano scoperto, delle mie “visioni” e dei sentimenti di calore e protezione che avevo avvertito al passaggio della cometa.
-Si è fatto molto tardi, è meglio che vada. Sono stata via già a lungo, la mia famiglia mi starà aspettando- annunciò poi Bonnie.
-Ti accompagno alla porta- dissi scortandola con fare amichevole.
Una volta congedata Bonnie, mi voltai nuovamente verso i fratelli Salvatore che stavano in piedi nel salotto uno accanto all’altro.
La faccenda stava diventando sempre più intricata, dovevo delle spiegazioni a Stefan, ma non ero sicura di essere in grado di fornirgliele.
D’altro canto Damon mi stava guardando con un’espressione severa come a voler dire “se non confessi tutto a Stefan mi perderai per sempre.”
Presi una boccata d’aria, lanciai un’occhiata eloquente a Damon e dissi: -Stefan dobbiamo parlare-
Stefan entusiasta ed ignaro di ciò che lo aspettava mi segui nella sua stanza.
-Stefan,vedi…- mi interruppi cercando un modo carino di dire che ero andata a letto con suo fratello.
Respirai a fondo.
-Non so davvero come dirlo, Stefan, ma la tua assenza mi ha fatto vedere le cose da un ottica diversa e ho rivalutato le mie priorità..-
-Non dire altro, Elena, ho capito perfettamente- mi interruppe lui.
-Hai capito?- chiesi sorpresa dato che la perspicacia non era tra le doti più sviluppate in Stefan.
-Sì, Elena. Devo dire che la distanza da te mi ha fatto pensare a lungo e credo di essere giunto alla tua stessa conclusione-
Ad ogni parola che usciva dalla sua bocca ero sempre più basita. Stefan Salvatore, l’uomo dal cuore d’oro, dopo nemmeno un mese di lontananza voleva lasciarmi?
-Quindi credi che sia opportuno…- suggerii, lasciando la frase a metà perché non avevo il coraggio di completarla.
Sapevo che non sarebbe stato facile lasciarlo andare, ma ora che guardavo Stefan dritto nei suoi meravigliosi occhi verdi, mi rendevo conto di amarlo ancora e sentirmi rifiutata da lui spezzava il mio cuore.
-Sì Elena non voglio forzare i tempi, ma lo voglio-
-Se è questo quello che vuoi… - ancora una volta lasciai la frase in sospeso.
-Ma non voglio forzarti Elena, succederà se lo vorrai e se sarai pronta-
-Non sarò mai pronta a una cosa del genere, Stefan-
-Capisco che tu non voglia diventare un mostro come me-
-Un mostro?- chiesi
-Sì un predatore, un assassino, un vampiro-
-Stefan, ma di cosa stai parlando?-
-Di quello che dicevi tu che il viaggio mi ha fatto capire le cose veramente importanti per me e mi ha fatto vedere le cose in prospettiva-
-Vale a dire?-
-Ho capito che non riuscivo a stare nemmeno un mese separato da te, ogni giorno mi logoravo pensando al tuo viso, ai tuoi occhi, alle tue labbra- disse dolcemente ripassando i contorni del mio viso con il polpastrello dell’indice.
Gli feci cenno con gli occhi di continuare a parlare, non capivo dove volesse arrivare con questo discorso.
-Elena, so che per te potrà essere dura, ma io non riesco a stare senza vederti nemmeno un giorno non posso immaginare un’eternità senza di te-
-Oh- commentai sorpresa, visto che questa non era proprio la rivelazione a cui ero arrivata io.
-Voglio stare con te in eterno, Elena- disse marcando la parola in eterno.
Io volevo lasciarlo e lui voleva passare il resto della sua vita o meglio della sua non-morte con me.
-Non devi decidere ora- si affrettò a dire vedendo lo sgomento sul mio volto.
-Ok, ci penserò su- pronunciai senza sapere cos’altro dire.
Terminate quelle parole Stefan si avventò su di me baciandomi con una passione che non aveva mai dimostrato.
Mi staccai sorpresa, provocando stupore negli occhi di Stefan.
-Wow- dissi
-Questo era inaspettato- aggiunsi per scusarmi
-Mi sei mancata- rispose dolcemente lui spostandomi una ciocca ribelle dal viso, per poi riprendere a baciarmi, da prima dolcemente poi con sempre più enfasi fino a quando finimmo barcollanti sul letto di quella che un tempo era la nostra stanza.
-Stefan io…- dissi per fermarlo quando capii le sue intenzioni.
-Non dire niente Elena, questa è la nostra notte-  mi sussurrò guardandomi negli occhi.
Come pietrificata da quelle dolci parole annuii, lasciai che Stefan mi spogliasse e dolcemente entrasse dentro di me.
-Ti amo, Elena- mi disse mentre spingeva dentro di me, ma nel mio cuore speravo soltanto che quelle parole fossero uscite dalla bocca del fratello sbagliato.
Ancora una volta i miei pensieri finirono a lui che probabilmente dall’altra stanza aveva sentito tutto.
Gli avevo promesso soltanto di non tornare indietro e l’avevo fatto. Non ero riuscita a mantenere neanche la più piccola promessa.
“Non potrai più cambiare idea, mi uccideresti” aveva detto.
L’avevo fatto. Avevo cambiato idea e non era difficile per me capire come si dovesse sentire ora Damon perché anche io mi sentivo morta dentro.
 

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Capitolo 16
*** Always choose him ***


Premessa: Questo è un capitolo breve e di passaggio che introduce al prossimo dove inizia la vera azione della storia, perciò non stupitevi se non sarà il massimo.
Spazio Autrici: Ringrazio nuovamente le lettrici che ci seguono con tanta costanza e affetto, un messaggio particolare va alle fan delena: tenete duro quest'altro capitolo ;D

Always choose him

Giacevo nell’enorme letto accanto a Stefan provando solamente un senso di vuoto e disperazione, malgrado la vicinanza al suo corpo  non mi sentivo riscaldata, mi sentivo solo fredda e morta.
Dovevo parlare con Damon, dovevo vederlo un’ ultima volta perché sapevo che non sarebbe più tornato da me questa volta.
Mi interrogavo su cosa avrei potuto dirgli, non curandomi della presenza di Stefan accanto a me, non c’era nulla che avrei potuto dire o fare per renderla scusabile.
Questa volta non potevo essere egoista come ero sempre stata, avrei dovuto lasciarlo andare nella speranza che trovasse qualcuno che lo rendesse davvero felice, che lo amasse senza limiti e senza freni come avrei voluto fare io.
Mi alzai dal letto e in quel momento la realtà ripiombò su di me come un macigno.
-Dove vai?- chiese Stefan alzandosi per guardarmi.
Stefan, ma certo come avevo potuto dimenticarmi di lui.
-Ehm vado a prendere un bicchier d’acqua- risposi per poi uscire dalla porta e scendere le scale in tutta fretta.
-Damon- sussurrai, estasiata.
Non si girò, ma ero certa mi avesse sentito con il suo super-udito.
Stava li davanti alla porta con un paio di jeans, una t-shirt bianca aderente e il suo solito giubbino di pelle nera. Mozzafiato come al solito, era pronto ad uscire dalla mia vita per sempre.
-Damon- lo richiamai più forte, consapevole che fosse del tutto vano.
-Che vuoi Elena?- rispose dopo qualche minuto voltandosi rivelando un espressione visibilmente ferita.
-Io…- rimasi senza parole nel vedere il male che gli avevo fatto.
-Io… io cosa? Tanto per cambiare non sai cosa vuoi, Elena! O chi vuoi!- urlò arrabbiato.
Non risposi.
Non avrei avuto una risposta convincente per smentirlo, anche se era quello che in fondo al cuore sperava.
-Tu mi hai fatto credere che avrei potuto fidarmi di te, che per te sarei stato il solo, che eri diversa da Katherine. Invece come lei non hai avuto la decenza di aspettare un minuto prima di s******i mio fratello dopo che eri andata a letto con me!- continuò a gridare sfogando la rabbia e l’odio che provava.
-Hai ragione io non sono diversa da lei, ti ho usato-
A queste mie parole Damon sembrò confuso, non si aspettava che dicessi apertamente una cosa del genere e sembrava ancora più ferito e umiliato di quanto non lo fosse prima.
-Io non ti ho mai amato Damon, credevo di farlo, ma era solo la disperazione per l’assenza di Stefan che mi ha spinto ad avvicinarmi a te.- mi interruppi.
Non avevo più la forza per continuare a dire tutte quelle bugie, avrei voluto gridargli che lo amavo, che con Stefan è stato uno stupido errore dettato dalla malinconia del passato, ma non potevo. Non questa volta. Sarai stata forte e gli avrei permesso di vivere la vita che meritava con una donna migliore.
Presi un bel respiro.
-Io, mi dispiace per quello che ti ho fatto. Ma tutto questo non cambierà la verità: Io amo Stefan, l’ho sempre amato e lo amerò per sempre. È così che deve essere, io sceglierò sempre lui.-
Damon mi guardò sempre più carico di odio e rancore.
Sbatté la porta ed uscii.
Se ne era andato.
Se ne era andato e questa volta potevo giurare che se ne fosse andato per sempre.
Mi accasciai contro la porta seduta sul pavimento, realizzai che le lacrime stavano solcando il mio viso quando agli angoli della bocca iniziai a percepire un sapore salato.
Tuttavia non mi importava, continuai a singhiozzare sommessamente ripensando a Damon e alla nostra conversazione precedente.
Rividi esattamente ogni minuto del nostro discorso immaginando come le cose sarebbero potute andare diversamente.
Rividi il suo viso contratto dalla rabbia e piansi perché non avrei voluto vedere  l’odio nei suoi occhi l’ultima volta che i miei occhi incrociavano i suoi.
-Ehi- Stefan fece capolino dalla stanza.
Cercai di asciugarmi le lacrime più in fretta che potevo, ma gli occhi arrossati dal pianto mi tradivano in ogni caso.
-Elena che è successo?
-Se ne è andato- dissi solamente tra i singhiozzi.
Stefan annuii e  con estrema premura si sedette accanto a me prendendomi tra le sue braccia.
Quel gesto, tuttavia mi riportò alla mente i brevi istanti in cui ero stata cinta da Damon in quel modo e quanto avrei voluto che al posto di Stefan ora ci fosse stato lui.



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Capitolo 17
*** Son of the comet ***


Premessa: Spero apprezzete questo capitolo perchè anche se non si scopre tutto tutto è uno dei grossi punti focali della storia.
Ovviamente i colpi di scena non sono finiti quì e anche riguardo a questa "situazione" c'è ancora molto da scoprire.
Spazio Autrici: All'ultimo capitolo le recensioni sono un po' diminuite forse per l'abbandono delle scene da parte del nostro vampiro preferito Damon? beh sappiate che tonerà presto dovete solo pazientare un po' perchè il lieto fine è ancora lontano.
In ogni caso ci tengo a ringraziare di cuore chi ci segue sempre e commenta, siete dei tesori e vale proprio la pena di scrivere per voi, con affetto Ale.

Son of the comet

Un mese dopo

Stavo giacendo a letto tranquillamente tra le braccia di Stefan, quando un pensiero o meglio una sensazione mi pervase la mente.
-Stefan, ho voglia di pollo-
Stefan sbarrò gli occhi alla mia richiesta.
-Elena, sono le sette del mattino!- obbiettò
-Che c’è tu puoi mangiare coniglietti alle sette del mattino, ma io non posso avere del pollo?- risposi ironica.
-Non è proprio la stessa cosa, ma d’accordo se questo è quello che vuoi…-
-È quello che voglio- risposi con assoluta certezza
-Va bene vado a comprarti del pollo, non ci metterò troppo-
-Grazie, sei il migliore- dissi con un sorriso a trentadue denti.
-Lo so- rispose Stefan prima di darmi un bacio sulla fronte ed uscire.
Una volta sola decisi di guardare la televisione per ingannare il tempo, anche se, mentre immagini e suoni si susseguivano costantemente all’interno dell’apparecchio televisivo,  la mia mente aveva deciso di crearsi dei film tutti suoi, come faceva da un po’ di tempo a questa parte. Il protagonista indiscusso di tali colossal era sempre uno: Damon.
Non riuscivo a fare a meno di chiedermi dove fosse, se stesse bene, se mi avesse pensato almeno una volta visto che io lo pensavo di continuo.
“Cioccolato”pensai.
Questa era decisamente nuova, mentre ero tutta presa a pensare a Damon mi assalì una voglia improvvisa di cioccolato. Pensai di chiamare Stefan e chiedergli se poteva portarmi anche quello con il pollo, ma non volevo tirare troppo la corda, ultimamente l’avevo inviato in spedizioni del genere fin troppo spesso.
In quell’esatto momento Stefan tornò con il pollo, ma la mia reazione non fu esattamente quella aspettata.
Appena l’odore dell’animale sfiorò le mie narici il mio stomaco sentii il bisogno di ribellarsi.
Corsi nel bagno di servizio e rigettai anche l’anima.
-Elena stai bene?- accorse Stefan preoccupato.
-Stefan portalo via!- ordinai disgustata dal pollo.
 
 
La scena si ripeté diverse volte quella settimana, quando finalmente un pomeriggio Stefan si decise ad affrontare la questione.
-Elena- esordì.
-Dimmi, Stef-
-Non credi che ultimamente tu sia… ehm ecco… diversa-
-Diversa? Cosa intendi?-
-Dico che hai sempre strane voglie, hai spesso la nausea e…- si interruppe.
-E?-
-E forse è solo la mia immaginazione, ma la notte quando dormi non sento solamente il battito del tuo cuore-
-Cosa?- dissi allarmata.
-Cosa vorrebbe dire?- mi affrettai a chiedere preoccupata.
-Che… ehm… è come se ci fosse dentro di te…-
-Cosa?- lo esortai nuovamente a parlare.
-…è come se dentro di te ci fosse un'altra persona-
-Stai cercando di dire che io sono…- -Ma è impossibile Stefan!-
-Io… Beh forse tu hai…-
-Non ti ho mai tradito Stefan!- riposi subito.
Beh forse questo non era del tutto vero, ma non l’avevo mai tradito con un umano perciò non potevo essere quello che Stefan era convinta che fossi.
-Capisco, ma come sai noi vampiri non possiamo avere figli-
-Non è neanche sicuro che io sia incinta per favore possiamo non parlarne ora-
Lui acconsentii.
-Credo sia meglio che vada da Bonnie, forse lei essendo una strega saprà darmi qualche spiegazione-
-È una buona idea, ma tienimi aggiornato sono in pensiero per te- rispose Stefan dolcemente.
-Non devi esserlo sono certa che sia solo un periodo di stress, tutto qui-
Lo baciai a fior di labbra e lasciai la stanza.
Inviai un messaggio a Bonnie dicendole che ero diretta verso casa sua, ed uno a Caroline chiedendole di raggiungerci là.
 
Dlin Dlon
Il suono del campanello della casa di Bonnie mi riportò alla realtà, per tutto il viaggio non mi ero smessa di interrogarmi sulle parole di Stefan e sulla loro autenticità o meno.
-Elena, che succede?- mi chiese Bonnie apprensiva seguita a ruota da Caroline che aveva un’espressione crucciata che non era decisamente da lei.
Entrai dentro e spiegai tutto alle due ragazze.
-Perciò sei assolutamente sicura che sia il figlio di Stefan? Perché sai che noi non possiamo avere figli- palesò l’ovvio Caroline.
-Sì sono assolutamente sicura che se fossi incinta non sarebbe di un umano-
-Aspetta hai detto non di un umano… fammi capire quanti vampiri sono coinvolti in questo?- chiese maliziosa Caroline, lasciando Bonnie di stucco visto che non si aspettava minimamente una rivelazione del genere.
-Potrebbe… intendo dire se questa “situazione” esistesse potrebbe essere di Stefan…-
-Oppure…- insinuò nuovamente Caroline furbescamente
-…oppure di Damon- confessai a voce bassa.
La mia confessione provò a Caroline un gridolino isterico, mentre Bonnie era sbigottita ed incredula.
-E così avete…- riprese ad indagare Care
-Sì, è successo solamente una volta-
-E com’è stato?-
-Caroline!- urlammo in coro io e Bonnie per riprenderla, quella discussione era decisamente inappropriata.
-Bonnie il motivo per cui sono venuta da te è che…-
-Che non esistono test per gravidanze sovranaturali- concluse la frase per me.
Annuii.
-Non è niente che abbia mai fatto prima, ma proverò a mettermi in contatto con…- si interruppe non sapendo come definirlo.
-Con qualsiasi cosa alberghi dentro di me-  continuai io per lei.
-Esatto se c’è qualcosa proverò a scoprirlo-
Detto ciò chiuse gli occhi e si concentrò. L’ambiente intorno a noi diventava sempre più buio e ventoso, quando ad un tratto Bonnie riaprì gli occhi di scatto e ritornò la luce.
-Elena, tu sei davvero incinta!-
-Cosa, ma non è possibile!- dissi non riuscendo a metabolizzare la cosa.
-Non lo so, ma ho sentito quella cosa dentro di te… è così forte e…-
-e?- chiesi terrorizzata di un’altra risposta sconvolgente
-E sovrannaturale-
Lanciai la testa indietro e mi passai una mano tra i capelli. Ormai non sapevo più cosa dire o pensare.
Ero incinta, questo era ormai assodato.
Ma di chi? E di cosa?
Avrei solo voluto avere qualche risposta in più ai miei interrogativi. Quello che non sapevo era che le risposte non sarebbero tardate ad arrivare.




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Capitolo 18
*** Poisoned Kiss ***


Spazio Autrici: Devo dire che sono entusiasta, a dir poco, delle recensioni che mi avete lasciato e di tutto il seguito che abbiamo ottenuto con lo scorso capitolo.
Come ho già detto per messaggio privato ad alcune di voi (visto che tengo molto a ringraziare personalemente ognuna di voi lettrici) la cosa più importante per me è sapere che la storia è tanto apprezzata e vi suscita emozioni.
Riuscire a far passare qualcosa a qualcuno è il motivo principale per cui scrivo e vedere che riesco in questo mi sprona a continuare a scrivere e mi sprona a cercare di fare sempre meglio.
Vi lascio alla lettura con la speranza che anche questo capitolo vi appassioni, fatemi sapere come lo trovate,un bacio Ale

Poisoned Kiss

-Stefan- lo chiamai entrando dalla porta.
Ero appena tornata da casa di Bonnie e non sapevo onestamente come avevo fatto a trovare la via di casa vista la confusione che affollava la mia mente.
Avrei potuto addirittura giurare di aver visto una donna sulla 50ina con una ragazza che doveva averne almeno la metà fissarmi per poi sparire nel nulla. La mia immaginazione mi stava giocando brutti scherzi.
-Ehi, che ti ha detto Bonnie-  si affrettò a chiedere raggiungendomi.
-Io sono…- presi fiato
-Incinta- sputai fuori di getto.
-Ok-
Si era ammutolito e conoscevo il motivo.
-Stefan il padre devi essere tu, non so come sia possibile, ma io non ti ho mai tradito-
-Lo so, Elena non dubito della tua fedeltà-
“Forse dovresti”pensai, ripercorrendo con la mente agli istanti che avevo vissuto con Damon.
-Bene, perchè ti ho visto molto silenzioso e mi ero preoccupata-
-Il motivo non è quello, anche io ho una cosa da dirti-
Dal suo tono sembrava piuttosto importante, così gli feci cenno di proseguire e gli diedi la massima attenzione.
-Io , beh come sai ho già espresso il mio desiderio di passare l’eternità con te- cominciò il discorso, ma lo interruppi subito capendo dove volesse arrivare.
-Si, se è per questo, ci ho pensato. Credo che lo diventerò un giorno, diventerò un vampiro, ma non ora; quando sarà più opportuno per me e per il bambino-
Era la prima volta che dicevo il “bambino” e stranamente non suonava male come l’avevo immaginato.
-No, non è questo che volevo dire. Quello che intendevo è che vorrei passare l’eternità con te, in quanto mia moglie-
Non potevo credere alle mie orecchie.
 In più il mio stupore crebbe a dismisura quando Stefan estrasse dalla tasca dei pantaloni un cofanetto di velluto blu e aprendolo rivelò un bellissimo anello con una grande pietra di lapizzuli.
-Elena, vuoi sposarmi- chiese infine con gli occhi lucidi dopo essersi inginocchiato davanti a me.
Non sapevo proprio cosa dire ero così commossa ed impreparata.
-Sì!- risposi, mentre una lacrima di commozione mi scendeva dagli occhi color nocciola.
Stefan mi baciò con trasporto e per un momento dimenticai tutti i problemi, il bambino e Damon.
-Ora devo andare però, Elena-
-Come? Mi chiedi di sposarti e te ne vai così?- chiesi seccata.
-Ho fatto un errore colossale ero così eccitato da farti la proposta che ho dimenticato di chiedere il permesso a tua zia- spiegò imbarazzato lui.
-Chiedere il permesso? C’è ancora qualcuno che lo fa?-
-Sono un uomo d’altri tempi, non dimenticarlo-
-Lo sei di sicuro- risposi con un sorriso
-E va bene ti lascio andare, ma torna presto- acconsentii e gli diedi un altro bacio.
Stavo per andare in salotto quando sentii bussare alla porta.
Non erano passati nemmeno cinque minuti da quando Stefan era uscito, probabilmente voleva un altro bacio o aveva dimenticato qualcosa.
Andai ad aprire con il sorriso sulle labbra.
-Va bene che avevo detto di fare presto, ma non così tanto…-
Il sorriso mi morì sulle labbra.
Damon.
Era tornato.
E non sembrava delle migliori intenzioni.
-Ti sono mancato?- chiese per rompere il ghiaccio con un sorriso beffardo.
Non sapevo cosa rispondere o come comportarmi, la sua apparizione mi aveva spiazzata.
Ero sicura ci fosse qualcosa di strano, non era il solito Damon.
Non sapevo chi fosse l’uomo che stava davanti a me, ma sicuramente non era il mio Damon e dovevo ammettere che mi metteva i brividi.
-Ma come sei scortese, Elena, non mi inviti nemmeno ad entrare?- continuò ghignando e facendosi largo nell’atrio.
-Vedo con piacere che qui non è cambiato poi molto- aggiunse guardandosi intorno.
-Damon perché sei tornato, non capisco-
-Mi sono divertito un po’ in giro, ma ultimamente non trovavo più nulla di divertente da fare- spiegò con aria annoiata.
-Perciò sono venuto a riprendermi ciò che è mio- aggiunse maliziosamente avvicinandosi sempre di più a me.
Indietreggiai spaventata, lo sguardo di Damon era così vacuo e terrificante allo stesso tempo che mi faceva rabbrividire.
-Oh piccola Elena, non provare a scappare. Sai che otterrò quello che voglio comunque, così rendi solamente la caccia più eccitante- commentò avventandosi su di me iniziando a baciarmi con foga e fame.
-No, Damon, no!- cercai di divincolarmi dalla sua stretta, ma la sua forza era molto superiore alla mia.
-Shhh, calmati, non ti farò del male- disse ironico guardandomi negli occhi con un ghigno sempre più spaventoso.
-Non più di quanto l’abbia fatto tu a me, almeno-
Dopo aver detto quella frase affondò gli affilati canini sul mio collo e iniziò a succhiare il mio sangue sempre di più.
Cercavo di liberarmi, ma era inutile.
Il mio collo e il resto del mio corpo doleva enormemente, ma in un certo senso provavo anche piacere. Era una sensazione nuova come se mi stessi donando completamente a lui.
Ad un tratto si staccò dal mio collo e riprese a baciarmi famelicamente.
Era come un bacio avvelenato. Mi avrebbe fatto male e lo sapevo, ma non potevo farne a meno.
Mi avrebbe fatto soffrire, ma non volevo la cura. Volevo solo il veleno.
In un attimo mi strappò via i jeans e la t-shirt, lasciandomi in indumenti intimi.
-No, Damon va via!- gridai nuovamente con le lacrime agli occhi.
Non volevo fare quello che mi stava costringendo a fare così.
Non era solo per il fatto che mi stessi per sposare con Stefan che non volevo farlo, ma anche perché amavo Damon, più di quanto fossi disposta ad ammettere, e tutto questo mi faceva sentire un oggetto per lui.
Mi faceva sentire usata.
Usata come probabilmente avevo fatto sentire lui quando l’avevo respinto.
-Per favore, Damon- lo pregai di ripensarci, poiché sapevo che tutto questo avrebbe nuociuto più a lui che a me.
  Ero sicura che si sarebbe pentito. Lui non era più il vecchio Damon che poteva approfittarsi delle persone senza farsi il minimo scrupolo.
Era cambiato.
Era un uomo migliore.
Rapidamente mi prese sostenendomi con le mani sul mio fondo schiena e dovetti aggrapparmi con le gambe al suo bacino per non cadere, un attimo dopo mi trovai scaraventata contro la libreria di casa Salvatore con Damon che premeva contro il mio corpo.
Pochi istanti dopo ridusse in brandelli i piccoli indumenti intimi che stavo indossando con le mani e con i denti, lasciandomi completamente nuda.
Lo guardai intensamente negli occhi sperando di riuscire a fargli cambiare idea, tuttavia il suo sguardo era vuoto e ferito proprio come quando aveva varcato la soglia di casa.
Non c’era gentilezza nel suo sguardo.
Mi lasciò morsi per tutto il corpo.
Più lo pregavo di lasciarmi andare, più lui si avventava ferocemente su di me.
Doveva eccitarlo, infondo era la sua natura.
Era un predatore, di conseguenza godeva nella caccia e nel far soffrire le sue prede.
Prese ancora un po’ del mio sangue, poi si slacciò i pantaloni ed entrò in me con spinte vigorose e decise.
Ripensai alla nostra prima volta, alla dolcezza e alla premura che aveva avuto nei miei confronti.
Non c’era dolcezza in tutto questo.
Non c’era amore, solo odio.
Una lacrima solcò il mio viso. Sapevo che Damon l’avesse vista, ma non se ne curò e continuò a spingere sempre più veloce.
Era incredibile come fosse dentro di me, ma tanto distante.
Non riuscivo a sopportare quella freddezza. Mi aggrappai di più a lui e mi strinsi alle sue forti braccia, appoggiando il mio viso sull’incavo del suo collo chiudendo gli occhi.
Volevo godermi in ogni caso la sua presenza e vicinanza.
Volevo trasmettergli amore anche se lui mi stava solo trasmettendo rancore ed odio.
Gli diedi un leggero bacio sul collo.
Potei vederlo sussultare nonostante la semplicità di quel contatto.
Riprese a spingere, venne dentro di me e mi staccò subito da lui con violenza.
-Elena, vattene- gridò
-Ma, Damon..- cercai di avvicinarmi a lui.
-Ho detto vattene!-
I suoi occhi erano severi e duri.
Presi le mie cose, mi rivestii velocemente e andai alla porta.
Mi voltai verso Damon un’ultima volta.
Non saprei dire se fosse stato frutto della mia immaginazione, ma vidi una lacrima sgorgare dai suoi occhi.
Con tutta la forza che avevo mi imposi di non tornare da lui e di fare ciò che mi aveva chiesto.
Uscii e richiusi la porta dietro di me.

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Capitolo 19
*** Best man ***


Spazio Autrici: Come sempre ringrazio tutti per seguirmi spero di non annoiarvi e che vi piaccia anche questo capitolo :D
bando alle ciancie vi lascio allla lettura, fatemi sapere come la trovate. A presto, Ale.

Best man

Corsi via dal pensionato Salvatore determinata a lasciarmi alle spalle ciò che era appena successo. Ero ancora molto scossa ed impaurita, tremavo vistosamente e non avevo idea di dove andare.
Avrei voluto cercare Stefan e rifugiarmi tra la protezione del suo caldo abbraccio, ma non volevo raccontargli ciò che era capitato. Il rapporto tra lui e suo fratello era già abbastanza complicato senza che aggravassi la situazione dicendo tutto a Stefan.
Distrutta ed emotivamente persa mi rifugiai in un bar per quelle che dovevano essere state un paio d’ore durante le quali non feci assolutamente nulla oltre che fissare il vuoto e pensare.
Quando mi resi conto che il sole era ormai tramontato mi avviai verso casa sperando che Stefan fosse tornato così Damon non avrebbe potuto avvicinarsi nuovamente a me.
Una volta arrivata al pensionato aprii lentamente la porta di casa e con lo sguardo cercai di scorgere se c’era qualcuno in casa.
L’ ingresso era vuoto così cercando di fare il minimo rumore entrai. Stavo per imboccare le scale quando dei rumori provenienti dal salotto.
Sobbalzai meravigliata quando trovai Damon interamente nudo sopra una ragazza bionda che detestavo di nome Andie che si stavano dando parecchio da fare.
Fui stupita dal fatto che fosse ancora viva, ma non me ne curai e corsi di sopra cercando di rimuovere quella scena.
Constai che Stefan non era ancora tornato così per ingannare il tempo mi misi a leggere un libro.
Arrivata a tre quarti della pagina sentii un brivido e una presenza materializzarsi dietro di me.
Alzai gli occhi dalla lettura, ma non mi voltai.
-Stefan sei tornato?- chiesi balbettando, anche se sapevo chi era che amava fare quel genere di entrate.
-No, Elena hai sbagliato riprova- rispose una voce roca e sensuale.
Sapevo che fosse Damon, ma in questo momento pronunciare anche solo il suo nome mi faceva soffrire troppo.
Vedendo che non rispondevo e non mi voltavo verso di lui Damon fece passare sensualmente un dito sul mio collo dicendo maliziosamente –Elena, sono il fratello cattivo-
-Che vuoi?-
-Giocare con te, sei fortunata non mi sono ancora stufato-
Continuavo a stare di spalle per evitare di incrociare i suoi occhi, vedere dentro di essi nuovamente quell’odio e sete di vendetta mi avrebbe devastata più di quando non fossi già.
-Io non voglio, non voglio giocare con te Damon- la mia voce tremò nel pronunciare il suo nome.
-Peccato che non sia tu a decidere- rispose con voce bassa e calda.
Chiusi gli occhi cercando di reprimere i sentimenti che continuavo a provare per lui nonostante tutto quello che mi aveva fatto.
-Ne voglio ancora, Elena- disse continuando a passare le dita sul mio collo, per poi affondare nuovamente i canini dentro di esso.
Come la prima volta sentii inizialmente il dolore della pelle che si strappava e del sangue che defluiva via dalle mie vene seguito da una sensazione di calore e piacere.
Mi sentivo una cosa sola con Damon e questo mi faceva stare davvero bene, ma piano piano cominciai a sentirmi diversa… più… più debole.
Iniziai a vedere strani puntini colorati sparsi ovunque, poco dopo la mia vista si annebbiò passando dal grigio al nero totale.
Poi sentii una voce distante come se fosse ovattata.
-Elena, Elena no- diceva.
Cercai di capire di chi fosse la voce, ma non riuscivo ancora a vedere.
-Elena, no ti prego svegliati!- La voce sembrava fosse leggermente più vicina.
-Elena, che ti ho fatto!- ripeteva in continuazione.
-Elena, ti prego non posso perderti- ora la voce era molto più forte e la riconobbi. Era la voce di Damon.
Cercai di aprire gli occhi senza successo per un paio di volte, poi lentamente incominciai a rivedere i contorni delle cose.
Con gli occhi semi chiusi scorsi Damon farsi due tagli nel braccio, pochi attimi dopo prendendomi dalla testa mi accostò la bocca alla sua ferita costringendomi a bere il suo sangue.
Inizialmente fui riluttante, ma poi bevvi dei sorsi abbondanti di quel liquido rossastro.
Mi sentii subito meglio e una volta tornate le energie mi staccai da Damon.
-Scusa, io non pensavo di…-
-Non importa, Damon- lo interruppi.
Non avevo bisogno di sentire le sue scuse, anche io non mi ero comportata nel migliore dei modi con lui.
-No, a me importa. Io non volevo farti questo. Non pensavo di averne preso troppo, scusa-
-È tutto ok- risposi.
- Tutto ok un c***o, Elena!- urlò.
-Avrei potuto ucciderti poco fa e tu continui a dire che è tutto normale?- continuò a urlare, sconvolto.
Probabilmente vedermi a terra come morta gli aveva fatto aprire gli occhi su quanto male mi avesse fatto oggi.
Sapevo che, nonostante cercasse di spegnere i suoi sentimenti continuamente, Damon aveva una coscienza. Ero sicura che ora si stesse odiando per quello che mi aveva fatto.
-Capisco perché tu mi abbia sempre respinto e scelto Stefan, sono un mostro. Hai fatto bene a lasciarmi andare-
Era a pezzi.
Cercò di non darlo a vedere uscendo dalla stanza, ma lo bloccai.
-Tu non hai fatto questo- dissi
Lui si voltò interrogativo.
-Non è colpa tua se sono svenuta, non mi hai tolto troppo sangue e non mi stavi uccidendo-
-Come puoi dirlo?-
- Perché la causa è un’altra. Io…-
-Tu?-
-Io sono incinta, Damon- confessai tutto d’un fiato.
Damon sgranò gli occhi e mi guardò con espressione attonita.
-Stefan lo sa?- chiese solamente.
-Sì è… suo- risposi con poca decisione
-Elena noi non possiamo avere figli, lo sai.-
-Non so come sia possibile, ma non sono andata con nessun umano perciò il bambino è sicuramente di un vampiro-
Damon sembrò esaminare attentamente ogni parola che avevo pronunciato e ripensarci più volte.
-Quindi il bambino potrebbe essere…- si interruppe, ma la sua richiesta era chiara.
Non dissi niente mi limitai a fissarlo intensamente negli occhi ed annuire.
Rimase immobile per qualche secondo.
Stava metabolizzando la notizia.
-Se non vuoi quel genere di responsabilità lo capisco- dissi non sapendo cosa aspettarmi da lui.
-La voglio-  si apprestò a rispondere deciso.
-Intendo se fosse mio figlio, vorrei esserci per lui- continuò lasciandomi senza parole.
Il Damon spietato e violento di sta mattina era sparito non appena aveva sentito dell’eventualità di diventare padre.
-E anche se fosse solo mio nipote, sai, mi farebbe piacere essere presente. Non dev’essere facile per un bambino crescere con Stefan come padre, almeno lasciagli avere uno zio forte!- riprese a dire con l’ironica arroganza che tanto amavo di lui.
Risi genuinamente al suo commento.
-Elena?-
Una voce mi chiamò dal salotto.
Poco dopo Stefan fece capolino nella stanza.
-Scusa se ci ho messo tanto, ma sai com’è tua zia, quando inizia a parlare non si ferma più.- disse Stefan
-Non c’è problema- risposi sorridendo.
-Tranquillo fratellino, non si è annoiata le ho tenuto compagnia io- intervenne Damon con un commento malizioso.
Stefan non colse nemmeno la battuta di Damon e continuò a parlargli come se niente fosse.
-Beh visto che sei qui, ne approfitterei per darti la bella notizia-
-Elena mi ha già detto tutto- rispose il maggiore dei fratelli.
-Allora che rispondi?-
-Che sono contento per voi-
-Mi fa piacere, allora mi farai da testimone?-
- Testimone?- ripeté Damon confuso.
-Elena cos’è questa storia?- mi chiese guardandomi negli occhi con un intensità che mi stava consumando.
Capii che era terrorizzato all’idea che potessi sposarmi con Stefan e sperava di aver capito male.
-Si io gli ho detto solo del bambino – spiegai a Stefan.
-C’è un’altra cosa che dovrei dirti, Damon.-
Presi un respiro profondo.
-Io e Stefan ci sposiamo-
-E vorremmo che tu ci facessi da testimone- concluse Stefan che sembrava entusiasta all’idea.

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Capitolo 20
*** Family Matters ***


Premessa: Il capitolo è abbastanza breve rispetto ai precedenti, ma volutamente perchè è molto intenso come vedrete.
Spazio Autrici:
Ci tengo, nuovamente, a ringraziare tutte voi lettrici, in particolar modo coloro che commentano sempre e ci mostrano il loro supporto. Grazie a tutte di cuore, con affetto Ale.

 

Family Matters
 

Prima che potessi fornire una qualsiasi spiegazione a Damon, una nostra vecchia conoscenza fece irruzione in casa Salvatore portando ogni cosa nello scompiglio più totale.
L’uomo o meglio il vampiro in questione era alto, moro, occhi nocciola, labbra sottili e con un portamento regale tipico di un uomo d’altri tempi.
Elijah era tornato e non sembrava avere buone intenzioni.
In un attimo si fiondò verso di me catturandomi. Stefan prontamente cercò di opporre resistenza al nemico, con l’aiuto del fratello che si era precipitato subito in mio soccorso, ma ogni tentativo dei due Salvatore fu vano ed Elijah dopo averli sbaragliati scomparì in un istante portandomi via con sé.
Persi i sensi, quando mi risvegliai mi resi conto di trovarmi in un ampio spazio buio e disabitato, doveva essere un grande magazzino in disuso probabilmente.
-Ti sei svegliata finalmente- disse una voce femminile sconosciuta.
-Sì- replicai spaventata con un filo di voce.
-Stai tranquilla non ti mangeremo, almeno non per ora- concluse la donna sghignazzando.
La donna doveva essere sulla cinquantina, aveva lunghi capelli castani chiari ricci e poco curati, occhi verdi penetranti e delle labbra molto sottili.
-Elena, che piacere rivederti- esordì Elijah
-Che ci faccio qui?- risposi aspra.
-Elena, a cosa devo tutta questa acidità? Non dirmi che non sei contenta di incontrarmi di nuovo?-
-Veramente no, dimmi perché mi hai portata qui e chi sono queste persone?- domandai riferendomi al fatto che il grande magazzino pullulava di vampiri.
-Oh certamente, come sono stato scortese non vi ho neanche presentati- enunciò teatrante.
-Loro sono la mia famiglia!- annunciò entusiasta.
Una famiglia di vampiri originali mi aveva imprigionato, questo era decisamente un problema.
-C..come la tua famiglia?- balbettai impaurita.
-Sì loro sono la mia famiglia- ribadì
- Piccola, innocente Elena, prima che tu e i  tuoi cavalieri Salvatore vi foste liberati di mio fratello Klaus sono riuscito ad estorcere a quest’ultimo il luogo dove era nascosta la mia famiglia e come vedi li ho risvegliati, non è fantastico- aggiunse con una punta di amara ironia che non riuscivo proprio a gustare.
-D’accordo, ma cosa centro io?- chiesi perplessa e spaventata.
-Avevamo un accordo e l’ho rispettato Elijah- aggiunsi.
-E questo ti fa onore, Elena.- ribatté
-Ma vedi ci sono cause maggiori che mi hanno portato a doverti rapire- aggiunse criptico.
-Vale a dire?-
-Una profezia-
-Che profezia?-
-Una che racconta del passaggio di una cometa-
-Non colgo ancora l’attinenza con me-
-Non essere impaziente, Elena, lo capirai-
-Perché non me lo racconti tu?-
-Sei molto curiosa. – constatò.
-Eh va bene te lo racconto.
 La profezia narra il passaggio di una misteriosa cometa che ogni 500 mila anni passa vicino alla terra portando i mondi degli umani, dei vampiri e dei licantropi a congiungersi- confessò.
-E questo in che modo può essere connesso con me?-
-Vedi, Elena, c’è un altro racconto popolare che veniva tramandato presso i Maya che preannunziava la nascita di un “salvatore” che sarebbe stato più potente degli schiavi del sole e della luna e avrebbe liberato la terra dal male. Riesci a capire ora?-
-Ma quando dovrebbe arrivare questa cometa?- riuscii solamente a domandare con un filo di voce, avendo capito a cosa si riferiva.
Speravo solamente che la cometa non fosse quella che avevo visto la notte che avevo passato con Damon, ma che non fosse ancora passata.
-Un mese fa- rispose.
Ora si spiegava come ero potuta rimanere incinta di un vampiro.
-Avrò il bambino tra otto mesi, quindi contate di tenermi qui tutto questo tempo?- chiesi ingenua.
-No, non essere sciocca, non ne abbiamo né il tempo né tanto meno la voglia-
-Che ne farete di me?-
-Ti uccideremo- rispose con una semplicità e un sadismo disarmante.
-Perché non lo fate ora- ribattei con aria di sfida.
-Aspettiamo che i tuoi bodyguard vengano alla riscossa nel disperato tentativo di salvarti così potremo uccidere anche loro-
Il sangue mi si raggelò nelle vene. Volevano usarmi come esca.  Sapevano che Stefan e Damon sarebbero venuti per me, per cercare ancora una volta di salvarmi.
Quegli spietati originali volevano approfittare della loro debolezza ed io ero la loro “debolezza”.
 
 

 

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Capitolo 21
*** Phoenix ***


Spazio Autrici: Per festeggiare il ritorno della co-autrice sonny abbiamo postato il nuovo capitolo che è decisamente più lungo del precedente :)
Siamo quasi agli sgoccioli perciò speriamo veramente che gli ultimi capitoli vi piacciano come il resto della fan fiction.
Come sempre è nostra premura ringraziare di cuore tutti i nostri lettori in special modo a quelli che commentano sempre dandoci il loro parere e supportandoci, vi lasciamo al testo buona lettura con affetto sonny e ale

Phoenix

Ero sola, da giorni, in uno stanzino piccolo e logorato dal tempo. Il sole era tramontato ormai da qualche ora e l’unica cosa che riuscivo a distinguere nel nero della notte era il vociferare di due persone, le mie guardie personali,  che scherzavano e ridevano tra di loro incuranti di me. Era diventato un inferno, non sapevo per quanto ancora sarei riuscita a resistere in quelle condizioni, i miei vestiti ormai usurati coprivano quel poco per permettermi di non morire di freddo e avevo posizionato il maglione che indossavo il giorno del rapimento sulla pancia per proteggere il piccolo rigonfiamento che cresceva dentro di me. In quei giorni era l’unica cosa che mi permetteva di andare avanti, oltre alla speranza di vedere prima o poi arrivare qualcuno dei miei cari.
 Sentii il tono di voce proveniente dalle due guardie fuori dalla mia stanza mutare improvvisamente, mi avvicinai alla porta per poter ascoltare meglio.
- Come previsto sono arrivati, anche se ce ne hanno messo di tempo. –
Erano arrivati, sapevo a chi si riferivano e non riuscivo a credere alle mie orecchie. Per giorni avevo sperato quel momento ma ora che era arrivato avevo paura, stavamo per affrontare una famiglia di originali e non avevamo abbastanza armi per difenderci.
Cercai di arrivare alla piccola finestra situata nella parte più alta della mia camera, ma appena mi mossi per cercare di arrampicarmi in qualche modo sul muro per arrivare ad essa e avvisare i miei amici di andarsene via finché erano ancora in tempo due mani possenti mi afferrarono e trascinarono fuori dalla stanza. Iniziai a urlare e cercare di liberarmi ma non facevo altro che peggiorare la situazione. Una volta arrivata nel grande piazzale che si trovava davanti all’antica casa dove, immaginavo, doveva aver vissuto per molto tempo la famiglia di vampiri originali.
Una signora sulla cinquantina Earnestine, la madre di Elijah,  che restava una donna di straordinaria bellezza nonostante il suo viso fosse segnato da qualche ruga, mi venne incontro e prese con se, avevo capito che era inutile fare resistenza così mi limitai a fissare verso il margine della radura e vedere chi fosse arrivato.
Stefan e Damon erano davanti a tutti e camminavano a passo sostenuto, dietro di loro scorsi l’esile figura di Bonnie affiancata da Caroline e Tyler. Erano venuti tutti per me.
-Ma che piacere vedere che siete venuti tutti- esordì Elijah beffardo uscendo dal grande portone accompagnato da quelli che negli ultimi giorni avevo conosciuto come i suoi fratelli: Claudius e Caden.
-A cosa debbo il piacere di questa visita?- continuò con falsa ingenuità l’originale.
Damon e Stefan, colmi di rabbia, si limitarono a digrignare i denti in attesa della prossima mossa del vampiro secolare.
-Oh ma certo per la ragazza!- esclamò Elijah come se avesse appena avuto un’ intuizione.
-Devo dire che sono un po’ risentito dal fatto che non siate venuti per una visita di cortesia, non vi sono mancato?- riprese sempre con finta innocenza.
-Elijah finiscila con le stronzate! Restituisci Elena!- gridò al limite della sopportazione Damon avvicinandosi ad Elijah quasi come a volerlo colpire.
Elijah, per nulla intimorito da Damon, gli si parò dinnanzi con una certa noncuranza, come se non dovesse nemmeno mostrare la sua superiorità al giovane vampiro.
Allora Stefan avanzò posizionandosi accanto al fratello nel tentativo di spalleggiarlo contro un nemico chiaramente più forte di loro.
Allo stesso modo fecero i fratelli di Elijah che si misero dietro di lui, mentre quelle che avevo capito essere le loro sorelle: Alease, Kaeleigh, Caelie e Delilah stavano già braccando Bonnie, Caroline e Tyler.
-Che cosa vuoi da lei?- chiese Stefan tentando di escogitare un modo per negoziare con l’originale.
 -Tuo figlio- replicò Elijah con nonchalance.
-O forse dovrei dire tuo figlio?- domandò sarcastico rivolgendosi a Damon.
-B******o non lo avrai mai! Stai lontano da lei!- urlò Damon prima di avventarsi ferocemente verso Elijah, il quale senza il minimo sforzo e con il solo uso della mano destra lo scaraventò ad almeno 15 miglia di distanza.
Malgrado la botta Damon si rimise subito in piedi e in un lampo fu di nuovo di fronte ad Elijah.
Tremavo in parte per il freddo vento che c’era in parte per il timore che mi assaliva. Vedevo la furia negli occhi glaciali di Damon. Del mio Damon.
Ero terrorizzata.
Sapevo che la sua rabbia aveva raggiunto ogni limite e presto sarebbe esploso. Ero spaventata da ciò che avrebbe potuto fare, ma soprattutto da quello che gli avrebbero fatto.
Chiusi gli occhi solo un attimo e pregai.
Non ero solita farlo, non sono mai stata religiosa e neppure la mia famiglia lo era mai stata, ma in quel momento sentivo il bisogno di una speranza, di un briciolo di fede a cui aggrapparmi.
Quando riaprii gli occhi vidi che Damon era sempre davanti ad Elijah e i due si stavano lanciando occhiate di sfida.
-Sempre il solito vecchio Damon, impaziente ed impulsivo- constatò con voce calma l’originale.
-Ed è questo che ti farà morire per primo- concluse il più anziano per poi scagliarsi contro Damon.
Lo colpì prima in pieno volto, successivamente sull’addome e in svariate parti del corpo. Ogni tentativo di difesa da parte di Damon venne sbaragliato prontamente dall’originale.
Intervenne, allora, Stefan in aiuto del fratello e iniziò a lottare strenuamente a sua volta contro Elijah.
In due avevano decisamente più possibilità anche se non ancora abbastanza per vincere.
Caden e Claudius osservavano la scena divertiti come se fossero al circo, al cinema o giù di lì, decisero di prendere parte allo scontro solo quando videro Elijah al tappeto con Damon sopra di esso nell’inutile tentativo di strappargli il cuore. Un cuore ormai morto da tempo.
Caden con una mossa rapidissima lanciò via Damon, mentre Claudius stava estraendo il cuore dal petto di Stefan.
Non potevo guardarlo morire.
Avrei voluto liberarmi o per lo meno urlare, ma i miei piedi non riuscivano a muoversi e la mia gola non emetteva un suono.
Fortunatamente intervenne Bonnie che si trovava poco più in la. Aveva creato un cerchio di fuoco per proteggere se stessa, Tyler e Caroline dagli attacchi delle sorelle di Elijah.
Per proteggere Stefan usò i suoi poteri psichici per immobilizzare Claudius.
Stava cercando di ucciderlo. Dopo vari sforzi riuscì a piegare al suolo il vampiro ed ad annientarlo; tutto ciò le costò la perdita di molte energie.
Era sudata e il sangue scendeva copioso dalle sue narici.
Si focalizzò questa volta su Caden che stava ancora combattendo contro il maggiore dei Salvatore, con lo stesso procedimento piegò a terra e uccise anche quell’originale, ma questa volta le fu fatale.
Non appena Caden esalò l’ultimo respiro, la strega cadde a terra esanime rompendo l’incantesimo di protezione su Tyler e Caroline che se la sarebbero dovuta vedere con le sorelle di Elijah.
In pochi attimi le giovani donne privarono della vita la bellissima vampira bionda e il suo amante licantropo.
Stefan e Damon continuavo a combattere contro Elijah, ma erano ormai esausti e feriti. C’erano sangue che sgorgava dappertutto martoriati di Stefan e Damon.
Fu facile per le quattro ragazze dare il colpo di grazia ai due fratelli.
Guardai morire di fronte a me gli unici due uomini che avessi mai amato e i miei amici più cari.
Ero rimasta inerte e impotente davanti a tutto ciò senza fare nulla.
Loro erano venuti per me.
Avevano sacrificato le loro vite per me.
O le loro non più vite.
Quelle parole mi riportarono alla mente una conversazione che avevo avuto con Damon diversi mesi prima.
 
Flashback
-Damon, c’è una cosa che voglio chiederti e devi essere al cento per cento onesto con me- chiesi stando seduta sul divano con le gambe incrociate, mentre guardavo negli occhi il mio interlocutore che era seduto accanto a me.
-Non sono stato io a finire il tuo stupido gelato, Elena!- rispose Damon come se conoscesse già la domanda.
Erano giorni che lo tormentavo accusandolo di aver finito il mio gelato preferito e di non essersi preoccupato di sostituirlo con una nuova confezione, ma lui continuava a negarlo.
-Non è questo che volevo chiederti… Però, insomma a questo punto puoi anche ammetterlo, siamo solo tu e io in casa chi altri avrebbe potuto finirlo!- ripresi l’interrogatorio.
-Ci risiamo- roteo gli occhi al cielo trattenendo una risata.
-Ok il punto è che non è questo che volevo chiederti anche perché sono sicura che l’abbia mangiato tu- spiegai ribadendo la mia tesi.
-Puoi andare oltre a questa faccenda del gelato e chiedermi cosa volevi chiedermi?- cercò di riprendere il punto della questione il bel vampiro.
-Ok vedi tu rischi sempre così tanto per me… Perché lo fai?- chiesi con semplicità.
-Voglio dire nessuno ti costringe a farlo, a cercare di salvarmi in ogni situazione… perché metterti in pericolo?- mi spiegai meglio.
-Beh ho già perso la vita una volta e non è stato poi così male- scherzò
-Damon!- lo rimproverai tirandogli un pugno sul braccio.
-Ahi!- finse di massaggiarsi dove l’avevo colpito.
-Sei forzuta per essere un’umana- chiarì lui.
-Sul serio ti avevo chiesto di essere onesto-
-Quando ero umano credevo che valesse la pena morire per proteggere la persona che ami- confessò
-E l’hai fatto per Katherine- chiesi conferma
-Già e si è rivelata una s*****a opportunista, se devo morire di nuovo voglio farlo per la persona giusta- spiegò guardandomi negli occhi con una tale intensità che mi fece aumentare notevolmente il battito cardiaco.
-Non dovresti farlo, non voglio che tu ti metta sempre in pericolo per me, non è giusto- risposi.
-Certo che lo è, Elena, nel caso non te ne sia accorta sono già morto. Sono un vampiro avrei dovuto morire più di un secolo fa. La tua vita è più importante. Tu devi crescere, fare dei progetti, sposarti, avere dei figli e invecchiare-
-Non so se riuscirei a lasciarti andare- dissi arrossendo e spostando lo sguardo imbarazzata dalla confessione che avevo appena fatto.
-Dovrai riuscirci, se qualcosa dovesse succedermi dovrai lasciarmi andare e vivere la tua vita-
 
Fine Flashback
 
Quel giorno mi aveva chiesto di essere in grado di lasciarlo andare qualora gli fosse successo qualcosa, ma gli avevo spiegato che non sarei riuscita a lasciarlo andare.
Non volevo lasciarlo andare.
Non l’avrei lasciato andare.
Una lacrima sgorgò dai miei occhi nocciola e mi rigò il viso.
Mi sentivo debole e avevo toccato il fondo.
I miei amici e la mia famiglia erano stati decimati a causa mia. Avrei voluto lasciarmi morire, ma se l’avessi fatto i loro sacrifici sarebbero stati in vano.
Ricordai nuovamente la promessa fatta a Damon: non l’avrei lasciato andare, non avrei lasciato andare nessuno di loro.
Piano piano inondata di una nuova misteriosa energia che non sapevo da dove provenisse mi rimisi in sesto e come la fenice che si erge maestosa risorgendo dalle ceneri feci io.
Il mio misterioso Potere intrappolo gli originali, li piegò uno ad uno e li annientò non lasciando di loro più alcuna traccia.
“Non ti lascerò andare” pensai.
Corsi da Damon e posandogli un lieve e delicato bacio sulle labbra lo riportai alla vita, feci lo stesso con Stefan, Bonnie, Tyler e Caroline.
-Elena, tu ci hai salvato come è possibile?- chiese Stefan ancora disorientato.
-Il bambino- esclamò Bonnie.
-L’ho sentito quando Elena, mi ha baciato. Il bambino ci ha salvati tutti- spiegò la mia migliore amica.
Stefan corse da me, mi strinse e mi baciò con trasporto, mentre era in lacrime ancora scosso da ciò che era successo.
-Grazie, grazie, grazie- continuava a ripetere il mio promesso sposo anche se non sapevo dire a chi fossero rivolti quei ringraziamenti se a me o al bambino o a qualche misteriosa forza.



 

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Capitolo 22
*** Peach Perfume ***


Premessa: Questo capitolo è stato concepito come la fine della storia, tuttavia non disperate se il finale non è di vostro gradimento poichè c'è un altro capitolo che in origine doveva essere solo un epilogo che è poi stato ampliato a vero e proprio capitolo. Quindi sarà quello l'ultimo finale :D
Spazio Autrici: Vi ringraziamo tutte con grande affetto per tutto ciò che ci avete trasmesso con i vostri commenti e con il vostro seguirci così costantemente. Abbiamo anche notato che siamo state inserite tra le Storie più popolari di vampire diaries e questo ci riempie di orgoglio e felicità. Questa storia era nata come un'idea abbozzata tra due amiche e si è rivelata un grande successo grazie a voi che avete reso tutto questo possibile.
Spero avrete la pazienza di seguirci anche in questi ultimi due capitoli e farci sapere come vi sembrano :)

Peach Perfume
 

Era il momento.
Era giunto quello che sarebbe stato l’istante più bello e significativo di tutta la mia vita.
Stavo percorrendo la navata della chiesetta , gremita di persone, di Mystic Falls, il paesino dov’ero nata e cresciuta.
Mille pensieri si affollavano nella mia mentre, mentre camminando lentamente mi approcciavo all’altare torturando il buchet di gardenie e peonie per sfogare un po’ di nervosismo.
Continuavo a camminare lentamente un passo dopo l’altro , superando senza rendermene conto, i miei cari e la mia famiglia che erano seduti sulle varie panchine.
Sapevo che dovevano esserci Bonnie, Caroline, Tyler, Matt, Jeremy, Jenna e un sacco d’altra gente di Mystic Falls su quelle panchine, ma in quell’istante non riconobbi nessuno o meglio non mi curai di cercare di scorgere nessuno di loro. L’unica cosa che i miei occhi si preoccupavano di  contemplare era il bellissimo uomo che mi aspettava all’altare.
Era lì in tutta la sua bellezza: aveva i capelli scuri pettinati in modo ordinato, un completo blu scuro che gli fasciava perfettamente il fisico alto e scolpito, aveva le braccia distese e le mani le une nelle altre, come faceva quando era nervoso, i suoi occhi chiari erano assorti come se avessero visto chissà quale visione divina. Sorrisi perché sapevo che quello sguardo era dedicato a me.
Mi avvicinai all’altare, lo guardai e seppi di aver preso la scelta giusta.
-Finché morte non ci separi- disse lui con la sua solita ironia, accennando un mezzo sorriso che somigliava a un ghigno.
Aveva voglia di scherzare sul fatto che fosse già morto persino nel giorno del suo matrimonio. Sorrisi per poi sugellare il nostro patto d’amore dicendo: -Finché morte non ci separi, Damon-
Damon sorrise di rimando e si avvicinò alle mie labbra sfiorandole dolcemente, fui percossa da una sensazione simile ad una scossa elettrica e mi stupii del fatto che mi provocasse tante emozioni data la semplicità di quel contatto.
Lui se ne accorse e sogghigno soddisfatto sulle mie labbra per poi approfondire il contatto e ufficializzare la nostra unione con un bacio passionale.
-Elena non posso credere che tu non sia ancora pronta!- disse sconvolta Caroline, mentre entrava nella stanza dove mi stavo preparando per il matrimonio, riportandomi alla realtà e frantumando tutte le mie fantasie.
-Ci metterò solo un attimo ancora, lo giuro- risposi voltandomi verso di lei.
-Farai meglio perché la chiesa è già piena di gente e si chiedono tutti dove sia la sposa-
-Che succede?- domandai alla bionda vedendola con gli occhi lucidi.
-Niente, è che… sei bellissima e ti stai per sposare- confesso con le lacrime agli occhi visibilmente emozionata per me.
-Oh,Care- dissi per poi abbracciarla e stringerla a me.
-Mi dispiace interrompere il bel quadretto, ma se Elena non esce da questa stanza ora probabilmente Stefan la verrà a cercare è mezzora che cammina nervosamente avanti e indietro sul piazzale della chiesa- spiegò Damon, dopo aver fatto capolino dalla porta.
-Oh no! Non permetterò al signor Salvatore di entrare qui dentro e rovinare la tradizione!- commentò Caroline lasciando l’abbraccio per poi correre fuori dalla stanza, cercando un modo per tranquillizzare Stefan e far andare il matrimonio alla perfezione come l’aveva pianificato.
-Ehi, stai avendo ripensamenti?- esordì malizioso Damon avvicinandosi a me che stavo di fronte allo specchio dandogli le spalle.
-Non è così Damon, anzi mi daresti una mano con questo?- chiesi indicandogli la zip del bellissimo abito bianco che indossavo.
-Ma certo-
Chiuse la zip, come gli avevo chiesto, ma notai che stava indugiando un po’ troppo sul corsetto accarezzandolo per un paio di minuti.
Un brivido mi attraversò, poi, quando passò dalla stoffa dell’abito a toccare delicatamente la pelle scoperta della mia spalla, continuò dirigendosi piano piano sul mio collo e tracciando sensualmente delle linee immaginarie con le dita in prossimità delle mie vene.
-Damon- sussurrai a bassa voce, pregando che si fermasse.
Lui ignorò la mia richiesta e cominciò a baciare delicatamente tutto il mio collo che mi fecero sussultare. Poi mi prese con violenza costringendomi a girarmi verso di lui così finalmente potei rivedere gli stupendi occhi ghiaccio che avevo sognato ad occhi aperti fino ad un minuto prima. Vi lessi impeto, desiderio ed urgenza.
Era ad un passo da me. Non mi opposi quando si avventò sulle mie labbra, colmando la distanza minima che ci separava, con un bacio che sapeva di passione e bisogno.
Le nostre lingue continuarono a cercarsi all’interno delle nostre bocche fino a quando il bisogno d’aria ci costrinse a separarci per un paio di secondi per poi avventarsi nuovamente le une sulle altre.
Damon mi prese impetuosamente e mi fece sedere sul tavolo dove mi stavo preparando per le nozze, facendo cadere tutti gli oggetti necessari ai preparativi per terra, ma poco m’importava.
Continuammo a baciarci voracemente ed intensamente. Il desiderio di lui si faceva sentire prepotentemente.
Come se avesse letto i miei pensieri mi privò delle mutandine e facendosi largo tra la grande gonna del mio vestito entrò in me facendomi gemere di piacere.
Ogni carezza era una dolce tentazione, ogni bacio una divina corruzione, ogni spinta era una soave dannazione che mi avrebbe portata dritta all’inferno.
E se quello era l’inferno avrei voluto bruciarci in eterno.
 
-Io…-
Non sapevo proprio da dove iniziare, mi ero lasciata trasportare dalla passione con Damon poco prima delle mie nozze con Stefan ero stata imperdonabile.
-Lo so già, Elena, è stato uno sbaglio e tu ami Stefan- concluse lui per me sbuffando come se conoscesse già la mia risposta o meglio giustificazione.
-Sì è così- annuii con poca convinzione, mentre mi sistemavo il vestito ormai tutto spiegazzato.
-Ma quanti sbagli vuoi ancora compiere prima di renderti conto che questo è quello che vuoi?- gridò Damon.
-Io credo che tu sappia già che questo è quello che vuoi, ma sei troppo codarda per ammetterlo e venirlo a prendere! Preferisci crogiolarti nel tuo sogno di una vita perfetta e normale con Stefan, ma indovina un po’ tutto questo è un’illusione che ti sei creata tu!- continuò a parlare ferendomi nel profondo perché sapevo che le sue parole erano in gran parte veritiere.
-Ma va pure e sposa Stefan, perché anche se cambiassi idea ormai mi hai perso per sempre- gridò per poi lasciare la stanza e abbandonarmi li con le mie insicurezze.
 
Era il momento.
Stavo attraversando la navata della chiesa con il mio vestito bianco e il mio buchet proprio come avevo fantasticato poco prima nella stanza dei preparativi, solamente che questa volta giunta sull’altare incontrai gli occhi verdi e premurosi del mio fidanzato Stefan.
Ero nervosa e non solo a causa di quella che chiamavano “ansia pre-matrimoniale”. Ero terribilmente agitata per via dei sensi di colpa che mi logoravano per aver tradito il mio fidanzato appena prima delle nozze con suo fratello.
Cercai di non darlo a vedere, stampandomi in viso un bel sorriso di circostanza.
Il pastore iniziò la solita cerimonia.
Avrei voluto interromperlo, fermare il matrimonio e dire a Stefan che lo amavo troppo per permettergli di sposare una traditrice qual’ero.
Presi il coraggio a due mani e fermai il rito.
-Stefan, ti posso parlare?- dissi a voce bassa, ma nonostante ciò tutti mi sentirono e la chiesa si gremì di mormorii e stupore per la mia richiesta.
-Ora?- chiese un po’ stranito lui.
-Sì non può aspettare-
Mi prese per mano e ci appartammo nella stanza dove si era preparato Stefan.
-Che succede, Elena?- chiese lui con occhi disorientati.
-Credo sia meglio che tu ti sieda- suggerii con voce tremolante.
-Per favore, non tenermi in sospeso dimmi che c’è che non va?-
-Io ho fatto una cosa spregevole, non te l’ho detto prima per non farti soffrire, ma ora il senso di colpa mi sta uccidendo, non posso permettere che tu mi sposi senza sapere che cosa ho fatto-
-Elena…- si intromise Stefan con voce calma e pacata.
-Io ti ho tradito Stefan- dissi di getto perché ormai non potevo più tenermelo dentro.
-Lo so- rispose, lasciandomi sconvolta.
-Lo sai?-
Lui annui con lo sguardo basso.
-Quella sera quando Damon è andato via di casa e avete litigato, ho sentito tutto quello che vi siete detti…-
-Ma allora perché non hai detto nulla? Perché mi hai chiesto di sposarti se sapevi?-
-Perché ho sentito quello che hai detto tu che è stato solo un errore e ti credo- spiegò lui.
-E so anche che ci sono probabilità che il bambino non sia mio, ma non per questo rinuncerò a te o a lui, Elena- continuò Stefan con gli occhi lucidi.
-Ho vagato in questa terra per centocinquant’anni alla ricerca di un briciolo di felicità e ora che l’ho trovata non me la farò portare via da nessuno. Elena, io ti amo, amo te e amo il nostro bambino. Mi faresti l’uomo più felice della terra se ora uscissi da qui e mi sposassi davanti ai nostri amici e alla tua famiglia.-
-Ma con Damon cosa faremo?- chiesi io.
-Andremo via questa notte stessa dopo il matrimonio troveremo un posto tranquillo per vivere io, te e il bambino. Lontano da lui e lontano da tutti gli altri pericoli. Era da un po’ che ci stavo pensando-
-Cosa ne pensi?- mi chiese dopo aver espresso la sua idea.
Non ero entusiasta dell’idea di lasciare la mia casa, i miei amici e la mia famiglia e soprattutto Damon, ma Stefan aveva sacrificato così tanto per stare con me, che questo sacrificio per stare con lui l’avrei fatto ad occhi chiusi.
-Penso che ci sia una chiesa piena di persone che aspetta di vederci sposati- risposi con un sorriso semplice e il cuore pieno di gioia e trepidazione.
-E con il potere a me conferito vi dichiaro marito e moglie- concluse il sacerdote.
-Può baciare la sposa- comunicò a Stefan che mi stampò un bacio passionale degno da film sotto gli occhi esultanti della folla.
Ci recammo poi al ricevimento dove tutti gli amici più cari e i parenti vennero a farci le congratulazioni.
Zia Jenna mi abbracciò in lacrime, mentre Alaric faceva le sue congratulazioni a Stefan con una stretta di mano.
Poi fu il turno di Bonnie che mi abbracciò emozionata e chiese a Stefan di tenermi sempre al sicuro, lui annui.
Infine Caroline e Tyler ci espressero le loro felicitazioni, mentre Caroline continuava a blaterare su quanto io fossi perfetta, su quanto Stefan fosse un uomo eccezionale e sulla scelta quanto mai azzeccata dei fiori e della musica. Tutto ciò sotto lo sguardo melanconico di Matt che ci scrutava da lontano.
-Un frullatore? Sul serio chi è che regala ancora certa roba ai matrimoni?- chiese Damon un po’ brillo a voce alta, dopo essersi accostato al tavolo dei regali.
-Damon ti dispiacerebbe metterlo giù- dissi a bassa voce avvicinandomi tentando di strappargli quel maledetto frullatore dalle mani.
-Non sono ancora riuscito a congratularmi con i novelli sposi. Congratulazioni Elena auguro a te e Stefan tutta la falsa felicità che avete sempre desiderato- disse ancora a voce alta guadagnandosi sguardi di disapprovazione da parte di tutti i presenti.
-Hai bevuto troppo- constatai.
-Io non bevo mai troppo. E poi questo è un matrimonio dovrebbe essere divertente, mi sto divertendo!-
-A me sembra che tu ti stia coprendo di ridicolo-
-A me sembra che tu ti sia coperta di ridicolo sposando un uomo che non ami-
-Questo è troppo! Sei mio fratello, ma non ti permetterò di rovinare il giorno del matrimonio o il resto della mia vita- intervenne Stefan.
Damon non sembrava intimorito, ma capi e lasciò me e Stefan da soli a goderci il nostro giorno speciale.
Mangiammo, brindammo con gli amici e ballammo svariate danze con tutta la comunità di Mystic Falls che ci guardava sognante. Stefan era un ballerino impeccabile oltre che un marito modello.
-Credo che ora dovremmo proprio andare- sussurrò Stefan al mio orecchio.
-Andare…. Andare?- chiesi dopo un momento di sbigottimento.
Lui annuii e mi guardò con grande profondità.
-C’è solo un’ultima cosa che devo fare-
-D’accordo-
Mi congedai da Stefan e corsi per tutto il grande prato dove si teneva il ricevimento alla ricerca di Damon. Non sarei potuta partire senza chiarirmi con lui.
Lo trovai vicino ad una collina appoggiato al tronco di un albero, mentre guardava l’orizzonte.
-Mi hai trovato- constatò senza nemmeno voltarsi.
-Non è stato facile- risposi
-Che vuoi, Elena?- tagliò corto ai convenevoli.
-Mi chiedevo quando saresti venuto a reclamare il tuo ballo con la sposa-
-Basta con i giochetti, Elena-
Era stanco di questo rapporto altalenante come lo ero anche io, ma avrei voluto un ultimo ricordo di lui per accompagnarmi per il resto della vita.
-Chiedo solo un ultimo ballo-
Lui capii, si voltò verso di me e mi guardò con intensità.
-Credo di non poter far altro che accontentare la sposa in questo caso-
Mi porse le mano e mi scortò sulla pista da ballo.
Ci muovemmo piano come cullati dalla melodia lenta che suonava il gruppo che aveva assunto Caroline, senza mai smettere di guardarci negli occhi.
Il tempo si fermò per un istante, tutto diventò magico e sapevo che non avrei mai più scordato quel profumo di pesco o quegli occhi color ghiaccio.
Tuttavia un istante non poteva durare per sempre, da lì a pochi sarei dovuta scappare via con Stefan per iniziare la nostra nuova vita insieme.
Mi appoggiai sulla spalla di Damon chiudendo gli occhi mentre continuavamo a danzare sulla pista da ballo.
-Addio, Damon- sussurrai al suo orecchio per poi staccarmi da lui, voltarmi e andare verso il parcheggio dove mi aspettava Stefan senza mai voltarmi indietro.
-Sei pronta?- chiese Stefan mettendo in moto l’auto.
Annuii.
E mentre la notte stava scendendo e Mystic Falls sembrava sempre più lontana, non potei fare a meno di guardare il cielo stellato e chiedermi se avrei mai più quegli occhi glaciali che mi avevano fatto perdere la testa.
Quello che non sapevo ancora è che il ricordo di quegli occhi e di quel profumo di pesco mi avrebbe fatto visita in molte altre notti.

 

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Capitolo 23
*** Rollercoaster ***


Premessa: Questo capitolo è il capitolo di epilogo perciò con questo si conclude la storia e confessiamo che noi stesse autrici sentiamo già la mancanza di questo racconto.
Tuttavia se voi foste interessati io e sonny avremmo in mente alcuni altri progetti tra cui disaster diaries (una raccolta di os demenziali sul nostro telefilm preferito) oppure son of the moon (una os oppure una long forwood che sarebbe uno spin off di son of the comet), o ancora il continuo di questa fan fiction.
Fateci sapere, se non vi abbiamo stufato, a quale sareste interessati a leggere maggiormente, grazie mille.

Spazio Autrici: Siamo giunti ai ringraziamenti finali e quasi non mi sembra vero. Questa fan fiction ci ha impegnate per tutta l'estate e vederla al termine mi provoca una certa malinconia.Comunque sia vogliamo ringraziarvi di cuore a tutte quelle che ci hanno seguito dagli albori fino ad oggi quando la storia non era ancora conosciuta, a chi ha sempre commentato, a chi l'ha seguita silenziosamente. Un grazie a tutti quelli che ci hanno dato il supporto e la spinta necessaria per portare a termine questo progetto.
Ora la smetto con i sentimentalismi, lo giuro, vi lascio all'epilogo, buona lettura.
Con affetto Ale e Sonny. 

Rollercoaster
 

 Sei anni dopo
Una camaro vecchio modello sfreccia lungo l’autostrada a bordo un affascinante vampiro centenario dagli occhi color ghiaccio e i capelli neri spettinati accanto a lui sul sedile passeggero vi è un piccolo bimbo di circa cinque o sei anni con lo stesso sguardo magnetico e gli stessi capelli corvini, ha anche una pelle molto chiara, un piccolo nasino alla francese cosparso di piccole lentiggini.
-Dove stiamo andando?- chiese il bambino intento a guardare la strada davanti a se.
-È una sorpresa, ma vedrai ti piacerà- rispose il vampiro
-Non mi hai ancora detto il tuo nome- constatò il bambino.
-Sono Damon e tu?-
-Io sono Alexander, Alexander Salvatore-
-Uh è un bel nome, ma non credi sia un po’ pretenzioso? E poi quel cognome Salvatore è decisamente pomposo- scherzò Damon sempre con gli occhi fissi sulla strada.
-La mamma mi ha chiamato Alexander perché significa “protettore degli uomini” ed è quello che sono, mentre Salvatore significa “colui che salva o colui che protegge” è perché mio padre ha origini italiane- spiegò orgoglioso il piccolo.
-Oh ma davvero, è interessante- rispose il vampiro fingendosi stupito.
-Sai che la mamma mi impedisce di andare in macchina con gli sconosciuti- esordì Alexander con un nuovo argomento di conversazione.
-Ah si? E allora perché sei venuto con me?-
-Quando mi hai toccato ho sentito che potevo fidarmi di te, sei buono- rispose con semplicità il bambino dagli occhi blu.
Damon sorrise fiero cercando di non darlo a vedere.
-Siamo arrivati- disse dopo qualche altro minuto di strada il vampiro, parcheggiando la sua auto.
-Il Luna-park!- esclamò entusiasta Alexander alla vista delle sue giostre preferite.
Damon fu felice della reazione che il bimbo aveva esternato così lo aiutò a scendere dall’auto e prendendolo per mano entrarono all’interno del luna-park.
-Possiamo farle tutte?- domandò il piccolo con entusiasmo.
-Ma certo e anche più volte se ti va- rispose con un sorriso.
-Fooorte!-
-Da dove vuoi cominciare?-
-La casa degli spiriti, è la mia preferita!-
-Chissà perché non ne avevo dubbi- commentò a bassa voce Damon.
-Cosa?- chiese il bambino che non aveva capito.
-Nulla dicevo andiamo!-
Entrarono nella casa degli spiriti, poi andarono sulla ruota panoramica, sugli autoscontri, sulle montagne russe e su tante altre giostre, divertendosi entrambi un mondo.
-Voglio andare su quella- disse Alexander indicando una giostra con dei cavalli.
-Di nuovo?- chiese Damon esausto.
-Sì!-
-Ma non vedi che fila che c’è. E va bene ti accontento andiamo-
Il vampiro si approccio all’addetto della giostra e lo soggiogò per farlo passare avanti alla fila ricevendo le lamentele di tutti gli umani che stavano aspettando il loro turno pazientemente.
-Ehi non ho mica tutta l’eternità da passare qui- rispose Damon alle lamentele ironizzando sul fatto che in realtà lui avesse tutta l’eternità, ma quelle persone non potevano saperlo.
Fecero un giro su altre due o tre giostre, ma il sole stava ormai calando e per quanto nessuno dei due volesse tornare a casa era giunto il momento di farlo.
-È meglio tornare a casa ora, si sta facendo buio- disse Damon, malgrado non volesse lasciare quel ragazzino.
Non riusciva a spiegarselo, ma sentiva un forte legame con quel bambino che era riuscito con una sola giornata al luna-park a ritrasmettergli la voglia di vivere che aveva perso ormai da anni.
-Di già- chiese Alexander mentre finiva di mangiare il suo zucchero filato.
-Già, ma, ehi, tornerò ancora a trovarti- rispose Damon senza troppa convinzione, sapeva che quando Elena e Stefan avrebbero scoperto che aveva rapito il bambino sarebbero scappati di nuovo e non sapeva se li avrebbe mai più ritrovati.
Mentre i due camminavano verso il parcheggio pronti a tornare a casa, videro un uomo in passamontagna strappare via dalle mani di una esile vecchietta una borsetta blu per poi spingere l’anziana signora a terra e scappare via.
Damon non ci diede peso fin quando qualcosa attirò la sua attenzione, il ladro aveva fatto circa cinquecento metri quando si accasciò a terrà come se avesse un terribile malore alla testa che lo costringeva a rimanere a terra agonizzante.
Si voltò verso il piccolo che fissava concentrato la scena, non era possibile che fosse stato lui a fare tutto ciò in fondo era solo un bambino, si disse il vampiro.
Ritorno ad osservare la scena: due poliziotti erano sopraggiunti, avevano catturato il ladro e restituito la borsetta alla signora. In quell’istante Alexander spostò lo sguardo su Damon e il delinquente non sentì più alcun dolore come se non avesse mai sofferto nulla.
-S..Sei- cercò di dire un Damon senza parole.
-Alexander!- urlò, in quel momento, una voce femminile che interruppe il discorso dei due Salvatore.
Il bambino e il vampiro si voltarono in direzione della voce, era una donna di straordinaria bellezza con la voce rotta e gli occhi gonfi probabilmente aveva pianto.
-Elena- sussurrò Damon. Era ancora più bella dell’ultima volta in cui l’aveva vista sei anni prima.
La donna corse incontro ai sue e si accasciò a terra in lacrime abbracciando e baciando il figlio sulla testa.
-Come hai potuto!- urlò contro al vampiro dopo aver constatato che il bambino stava bene.
-Volevo solo…-
-Volevi solo creare il panico, terrorizzare me e Stefan per vendicarti! L’unica cosa di cui sei capace è la vendetta.- urlò furente Elena.
-Avresti messo a rischio persino la vita di un bambino innocente per farcela pagare sei spregevole! Mi fai schifo!- continuò con rabbia.
-Messo a rischio? Ma ti senti Elena siamo in un luna-park, non ho portato tuo figlio in chissà quale bisca clandestina perciò rilassati!-
-Non dirmi di rilassarmi, Damon! Non sei tu quello che si è svegliato sta mattina senza avere idea di dove fosse suo figlio, perciò non dirmi di rilassarmi!- rispose sempre più isterica la ragazza.
-Sta bene, Elena. Dio, guardalo, sta bene non si è mai divertito tanto in vita sua-
Elena osservò il figlio ed effettivamente sembrava tranquillo e felice, ma questo non sarebbe bastato a Damon per farsi perdonare.
-Andiamo a casa- disse Elena strattonando il piccolo.
-Lascia almeno che vi accompagni a casa- chiese Damon con aria supplichevole.
-Sappiamo la strada possiamo andare benissimo a piedi da qui- Mentì Elena. Casa loro era distante svariate miglia.
-Elena, ora so dove abitate non c’è bisogno che tu menta. Sul serio lasciate che vi dia un passaggio-
La ragazza guardò suo figlio nei suoi meravigliosi occhi color ghiaccio che esprimevano quanto il bambino fosse entusiasta all’idea di fare un altro giro in macchina con Damon.
-E va bene- disse spostando lo sguardo dagli occhi del figlio a quelli di Damon. Si sorprese di quanto fossero simili. Gli occhi così chiari e ammaliatori di Alexander le avevano sempre ricordato qualcuno, ma non era mai riuscita a capire con chiarezza chi.
Damon.
Gli occhi di Alexander erano decisamente quelli di Damon.
Come aveva potuto dimenticarlo.
Quegli occhi erano qualcosa che non si dimenticava facilmente.
Mentre entravano in macchina Elena si sorprese di notare quante altre cose avessero in comune il vampiro e suo figlio; dalla camminata spavalda al modo di sorridere. Avevano gli stessi capelli scuri, la stessa carnagione chiara e persino lo stesso modo di roteare gli occhi in segno di disappunto.
L’auto partì.
Damon era al posto di guida con accanto Alexander che aveva voluto ad ogni costo riprovare l’emozione di essere il copilota, mentre Elena se ne stava dietro sbuffando sperando di arrivare a casa il prima possibile.
-Che fai! Non siamo ancora arrivati!- sbottò Elena quando due ore dopo vide Damon fermarsi ad una stazione di servizio.
-Alexander si è addormentato più di un’ora fa, ti dispiacerebbe metterlo dietro a dormire e venire tu qui davanti?- chiese Damon, malgrado adorasse quel bambino da addormentato non era di grande compagnia e poi non avrebbe voluto svegliarlo.
-Sta benissimo anche li-
-Elena- la ammonì Damon.
-Che c’è?-
-Voglio parlare-
-Lo stiamo già facendo- rispose esasperata Elena.
-Non riparto finché non metti dietro Alexander e ti siedi qui- la minacciò il vampiro.
-D’accordo per me possiamo stare qui tutta la notte-
Mezzora dopo
-Elena, accidenti, non essere testarda vieni qui!- la esortò nuovamente Damon.
-D’accordo- rispose lei cedendo finalmente.
-Contento- disse Elena dopo essersi seduta accanto a Damon lasciando Alexander dietro a dormire.
-Sì- rispose Damon soddisfatto con il suo ghigno di vittoria, quello che Elena odiava così tanto.
-Eccoci siamo arrivati- annunciò un ora dopo Damon accostando vicino al vialetto della splendida villetta dove vivevano ora Elena e Stefan.
-Grazie del passaggio- disse Elena con sincera cortesia.
I due si guardarono intensamente negli occhi.
Nessuno dei due sapeva cosa dire o cosa fare, ma attendevano solo che l’altro facesse una mossa.
-Io beh devo andare. È tardi- annunciò rompendo per prima quel momento di trepidante attesa.
-Aspetta- disse Damon bloccandola per un braccio prima che potesse aprire la portiera della macchina e uscire.
-Vi rivedrò più?- chiese a bassa voce Damon sperando con tutto il cuore che avrebbe potuto passare ancora del tempo con la donna che aveva sempre amato e quel bambino tanto speciale.
Elena non rispose, ma fece cenno di no con il capo.
Damon capì, appena Stefan avrebbe saputo del rapimento del bambino avrebbe costretto Alexander ed Elena a scappare di nuovo e a rifarsi una vita lontano dove Damon non li avrebbe più trovati.
Al vampiro parve di sentire il suo cuore spezzarsi, frantumarsi in mille pezzi e minuscole schegge che andavano dappertutto. Ma non poteva essere vero.
Lui era un vampiro non ce l’aveva un cuore.
Lui poteva spegnerlo.
Ma allora perché questa volta sembrava che il mondo gli fosse appena crollato addosso.
-Ora devo chiederti una cosa io- chiese insicura Elena.
Damon ancora distrutto le fece cenno di andare avanti a parlare.
-Perché ora?-
-Voglio dire perché hai deciso di farti vivo ora dopo tutti questi anni?- spiegò con voce tremante.
-Perché è ora che vi ho trovati, vi siete spostati in così tanti posti in così poco tempo. Vi muovevate senza lasciare traccia e sono riuscito solo ora ad avvicinarmi a voi- spiegò il vampiro
-Io non ho mai smesso un giorno di cercarvi, Elena- spiegò Damon con voce bassa e carica di emozioni che aveva represso per anni.
Gli occhi dei due si incatenarono nuovamente cercando di spiegare con gli occhi quei sentimenti che avevano avuto troppa paura di esternare, per poi avvicinare le loro labbra e farle congiungere in un bacio passionale.
Quando si staccarono, una lacrima rigò il viso della giovane che prontamente l’asciugò cercando di nascondere la sua fragilità al vampiro.
-È meglio che vada devo mettere a letto Alex-
-Certo lascia che ti aiuti- in un secondo Damon usci dall’auto e prese in braccio il bambino che dormiva pacificamente con il sorriso sulle labbra.
-Grazie- disse Elena avvicinandosi per prendere il bambino in braccio.
-Non c’è di che- sussurrò piano il vampiro che fece per porgerle il bambino, ma quando il bambino ancora dormiente senti il distacco del contatto mugugnò qualcosa nel sonno –no, papà- sembrava dicesse.
-Non te ne andare papà- si lamentò più chiaramente questa volta.
Elena e Damon si guardarono stupiti da quella frase ed incerti sul da farsi.
-Beh Stefan non è ancora tornato probabilmente sarà ancora fuori a cercare Alexander, credo che tu possa entrare così mi accompagni di sopra e lo mettiamo a letto- disse Elena.
-Sempre se non ti disturba, è chiaro- si apprestò poi a chiedere.
-Nient’affatto- rispose il vampiro per poi entrare in casa invitato da Elena.
-Dove devo..-
-Di sopra- rispose Elena indicandogli la porta prima che Damon finisse la domanda.
-Wow è carina- disse Damon entrando nella camera da letto di Elena e Stefan osservandosi in torno.
-Già. Lascialo pure qui nel letto con me, dorme sempre con noi si sente più tranquillo- spiegò Elena.
-Vado un secondo a cambiarmi, torno subito- aggiunse prima di sparire nel bagno adiacente alla stanza.
-Eccomi- disse uscendo qualche minuto dopo in vestaglia da notte, quando si accorse che non solo Alexander si trovava addormentato nel suo letto, ma anche Damon che dormiva abbracciato a suo figlio.
Avrebbe voluto svegliarlo, ma l’espressione pacifica sul suo viso non le permise di farlo. Al contrario entrò anch’ella nel letto e si inserii all’interno dell’abbraccio del vampiro, addormentandosi pochi istanti dopo col sorriso sulle labbra, ignara che qualcuno stava osservando quel quadretto da dietro un albero. Quel qualcuno che aveva amato e che aveva fatto parte della sua vita fino a poco prima, ma che vedendo quella scena decise di anteporre la felicità della donna che amava, di suo figlio e di suo fratello facendosi da parte per sempre.
 

 

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