Shrinking Universe

di nightswimming
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - What You Really Need ***
Capitolo 2: *** II - To Die For ***
Capitolo 3: *** III - God Of A Shrinking Universe ***



Capitolo 1
*** I - What You Really Need ***


 
 
 
 
 
 
Cast your ideals onto me
And I’ll show you what you really need.
 
 
 
 
 
 
 
Sul terrazzo fresco e fievolmente illuminato della casa di Matt al lago, Dom fece una smorfia e scosse inorridito la testa.
- No, Matt, ti prego. Due coppie… Io mi sparo. –
Matt gli rubò il bicchiere di mano e lo riempì fino all’orlo di vino bianco, emettendo un sospiro spazientito.
- Quante storie. E’ solo una cena! E poi cosa vorresti fare, prendere un aereo all’ultimo momento e tornartene a Londra? – ribatté, porgendogli il bicchiere con fare sbrigativo. Dom lo prese rivolgendogli un occhiataccia.
- Neanche per idea. Como è piena di belle ragazze in cerca di un’avventura con una rockstar da raccontare alle amiche. E io mi presto volentieri allo scopo. – rispose, gonfiando il petto per darsi un tono e buttando giù tre abbondanti sorsi di vino. Lo assaporò chiudendo gli occhi, estasiato – era un gran vino, come tutti quelli che Matt gli propinava quando lo voleva corrompere – e quando li riaprì fronteggiò l’espressione sarcastica dell’amico con il proprio miglior cipiglio sbruffone.
- Dom… -
Il batterista alzò gli occhi al cielo.
- …Che c’é. –
- Gaia ci tiene. Lei e sua cugina Allegra sono cresciute insieme, e stasera lei porta il suo nuovo ragazzo. Voleva approfittare dell’occasione per fartela conoscere. – lo apostrofò Matt, addolcendo la voce come un padre con il proprio figlio un po’ testardo.
Dom si portò una mano alla fronte con aria fintamente svenevole, ma capì in cuor suo di aver perso la partita.
- Oh, Gesù. Gaia ci tiene. –
- Sì. –
Matt sentì che sbuffava, anche se, a causa della penombra, non riusciva a vederlo bene in viso; e sorrise soddisfatto.
- Non sono mica il suo fidanzato. Tu lo sei! – si lamentò fiocamente Dom, arreso, appoggiando un braccio alla balaustra. Matt gli si avvicinò e lo imitò lentamente.
- Dom… -
- Oh, falla finita con quella faccia! Resto. –
Matt avvicinò il bicchiere e lo fece tintinnare contro quello dell’amico.
- Lo faccio per lei, non per te. – mugugnò il biondo, ma una luce divertita gli brillava negli occhi.
Si sorrisero.
- Oh, va benissimo. E’ Gaia che comanda, tra noi due, l’ho sempre sospettato. –
Dom alzò le spalle.
- Contento tu… -
- E’ colpa di tutta quella roba psicologica che studia. Mi tiene in scacco. Prevede tutte le mie reazioni, sfrutta i miei punti deboli, decifra i miei tic e i miei sogni… -
Dom scoppiò a ridere davanti all’espressione affranta di Matt e gli appoggiò una mano sulle spalle.
- E’ una gran donna. – gli disse, stringendo la presa sulla sua giacca. Matt tornò a riempire i bicchieri di entrambi con la bottiglia che teneva alle loro spalle, appoggiata sulla balaustra, e Dom propose un altro brindisi.
- A Gaia, che ti sopporta da… -
Matt sorrise, un po’ imbarazzato.
- Nove anni il mese prossimo. – sussurrò, schiarendosi la voce. Stava cominciando a farsi umido fuori.
Dom emise un fischio di apprezzamento.
- Una santa, praticamente. Cheers. –
- Cheers. –
Rimasero a bere in silenzio, seguendo con gli occhi un motoscafo che era appena partito dalla villa a fianco per una scampagnata notturna. C’era una stellata pazzesca e il lago, illuminato quasi a giorno, era uno spettacolo.
- Sì, gran donna, ma è anche una fanatica di… coso… Ligabue o come si chiama e io non ne posso più. – disse ad un tratto Matt, ridacchiando, lo sguardo ancora fisso sulle piccole onde che il motoscafo aveva lasciato dietro di sé. – E sua cugina Allegra è anche peggio. Sette volte, sono andate a vederlo insieme. E due insieme a me. – Emise un verso affranto, probabilmente richiamando il ricordo nella propria testa. – Stasera, se non le distraiamo a dovere, ci tocca sorbirci la discografia completa. – Voltò la testa, incrociando lo sguardo divertito di Dom con sicurezza, come se sapesse perfettamente dove trovarlo anche nel buio. – Mi aiuti ad evitare questa tortura? –
Dom gli fece l’occhiolino.
- Quelle due dovranno cedere. –
 
*
 
Allegra, con il fidanzato al seguito, arrivò verso la fine del secondo ascolto di Buon compleanno, Elvis! e Dom l’amò perché, oltre al fatto di essere attraente come sua cugina, il suo urlo entusiasta indusse Gaia a spegnere lo stereo.
Mentre le due si abbracciavano, Matt si avvicinò a Dom che stava venendo loro incontro per le presentazioni e gli sorrise con un’espressione stranamente aggressiva.
- Dom, - cominciò, sottovoce e in tono suadente, - provaci con Allegra e ti spezzo le gambe. –
- Bells, sei scemo? C’è il suo ragazzo con lei! – ribatté Dom, sgranando gli occhi per la sorpresa. Matt agitò una mano davanti al viso per fargli intendere come considerava quell’obiezione.
- Ho visto come l’hai guardata. –
- Cristo, sono un portatore sano del gene del maschio eterosessuale! E lei è una figa pazzesca! – rispose Dom, sorridendo nel mentre al ragazzone biondo e robusto che stava guardando nella loro direzione con aria timida. Matt sorrise a sua volta, cordiale.
- Dom? Ti spezzo le gambe. E sii gentile. –
- Sì, mamma. Anche perché quello è capace di ridurmi a un mucchio di ossa e lividi. -
Matt soppesò con lo sguardo il fisico prestante del ragazzo e annuì, soddisfatto. Dopodiché salutò con affetto Allegra che gli era saltata al collo e la serata cominciò.
 
*
 
Gaia, fasciata in un elegante abito da cocktail, fece la sua entrata trionfale in terrazzo con le melanzane alla parmigiana ben strette fra le presine colorate; un’unanime ovazione percorse il tavolo affamato.
- Gaia, - disse estasiato Dom con l’acquolina in bocca, mettendosi il tovagliolo sulle ginocchia con un gesto velocissimo, - sposami. –
La ragazza gli lanciò un bacio a mezz’aria e cominciò a tagliare porzioni sufficientemente abbondanti.
- C’è un problema, però, Dommie caro. – disse, cinguettando. Allegra e il suo ragazzo si presero per mano e cominciarono a ridacchiare. – Quella seccatura del tuo cantante. Che facciamo, lo uccidiamo e lo buttiamo nel lago? –
Matt sospirò.
- Se proprio dovete sacrificare un genio della musica per la vostra sporca tresca, fate pure. -
- Facciamo che ci pensiamo dopo cena. – disse sbrigativamente Dom, allungando famelico il piatto. Gaia annuì convinta.
- Ottima idea. Va bene grande così? –
- Sì che va bene, amore. Il maiale può trattenersi davanti agli ospiti. – rispose Matt al suo posto, con un sorrisino perfido.
- Vaffanculo, Bells. –
- Bisticciano come due innamorati. – rise Allegra, subito seguita da tutti quanti. – Gaia, non ti ingelosisci mai? -
- Finché Matt non mi diventa una ventenne bionda, stupida e in minigonna non ho niente di cui preoccuparmi. – rispose, dando un bacio sulla fronte a Matt e sedendosi accanto a lui. - Allora, cugina, raccontami tutto. Se non ti imbarazza, Marco. –
Il ragazzo fece segno di no con la testa, rassegnato.
- Dopo la centesima volta, Gaia, ho smesso di imbarazzarmi. – disse con lo sguardo rivolto alla propria ragazza. Allegra gli diede uno schiaffetto sulla mano.
- Stupido. Non è colpa mia se tutti pretendono una spiegazione! –
- Una spiegazione per che cosa? – si intromise Dom, a bocca piena. Allegra sorrise.
- Ma per niente, in realtà. Io non ci trovo nulla di così strano. –
- Mi sto incuriosendo. – fece Matt, versando da bere a tutti. L’amico gli lanciò uno sguardo sarcastico che lui ignorò con perfetta noncuranza.
- Beh, io e Marco siamo amici sin da quando eravamo bambini. E non avevamo mai, mai pensato all’altro in quel modo fino a… un mese fa. – concluse, lanciando al ragazzo uno sguardo adorante prontamente contraccambiato. Gaia si pulì le labbra col tovagliolo e alzò un dito con fare saccente.
- Un momento, Alle la sta facendo troppo sbrigativa. E’ più complicato di così: questi due erano inseparabili, studiavano insieme, uscivano con lo stesso gruppo, lei accompagnava lui agli allenamenti di calcio e lui accompagnava lei alle lezioni di danza… Così per quanto, dieci anni? Sì, dieci anni. E poi da un giorno all’altro si mettono insieme, zac, con la massima disinvoltura. –
Matt ridacchiò e fissò lo sguardo su Marco e Allegra che si scambiavano un brindisi, evitando per qualche strano motivo gli occhi di Dom che sentiva essersi piantati su di lui. Sentì che masticava piano, lentamente, e che altrettanto lentamente avvicinava il bicchiere alle labbra e lo vuotava tutto d’un colpo. Sentì quando lo riappoggiò sul tavolo e avvertì il fruscìo della stoffa dei suoi pantaloni quando accavallò le gambe con un movimento nervoso.
Era come se il fatto di non voler badare a Dom amplificasse ogni minima sensazione collegata a lui.
Per questo, quando lui parlò, la voce frettolosa e sinceramente interessata, Matt quasi sobbalzò per la sorpresa.
- Cioè vi conoscete alla perfezione, difetti, qualità, fissazioni, fobie… E riuscite ad amarvi comunque? Non ci vorrebbe un po’ più di mistero per scatenare la passione? –
Matt si girò finalmente a guardarlo. Si era lasciato andare indietro sulla sedia, e aveva un’espressione serena, calma, di tranquilla concentrazione su quello che stava chiedendo, i capelli biondi schiariti dal sole e gli occhi brillanti per il vino che spiccavano sul viso abbronzato.
Matt si disse distrattamente che d’estate diventava molto bello, sin da ragazzo. Non che non fosse bello anche d’inverno, o d’autunno, ma d’estate era diverso. Sembrava accendersi di una luce nuova. Tutti i suoi ricordi più piacevoli con Dom erano concentrati in estate: ma era naturale, era il periodo dell’anno in cui potevano scegliere di vedersi secondo la loro volontà e non perché erano obbligati dai tour. D’estate la loro amicizia si esprimeva per quello che era, declinata secondo l’assenza totale di impegni e stress, presa nella sua forma più pura e intensa.
D’estate, per questo motivo, non litigavano, o litigavano raramente e sempre per sciocchezze. D’estate Dom passava un sacco di tempo al lago con lui e Gaia e insieme si divertivano come pazzi. D’estate Matt gli proponeva le sue idee migliori e Dom le guarniva sapientemente con i suoi consigli da amico e da musicista coi controfiocchi.
E d’estate, un anno prima…
- Ero della tua stessa opinione, Dominic. – disse Marco, riscuotendo Matt dai propri pensieri. – So tutto di lei, il meglio ed il peggio. La conosco meglio di quanto  conosca sé stessa, probabilmente. – I due piccioncini si scambiarono uno sguardo complice e Gaia sorrise alla cugina con un’espressione quasi commossa. – Una cosa del genere avrebbe potuto farmi perdere ogni interesse, se fosse stata un’altra persona… Ma con Allegra no. Sapevo che aveva qualcosa di… Insomma, l’ho sempre trovata bella, mi sembrava oggettivamente innegabile. – Si interruppe per accendersi una sigaretta, e Dom lo imitò, attento alle sue parole. – E intelligente, e interessante, e tutto il resto. Non soffrivo quando mi presentava i suoi ragazzi, anzi, molte volte ci sono diventato pure amico. Un giorno però si è presentata a casa mia ed è scattato qualcosa. Forse una latenza di cui ero inconsapevole… Non so. E’ stato come se l’avessi vista per la prima volta: ma non è stato un colpo di fulmine in ritardo. E’ stato piuttosto un lampo di genio. Sì, un lampo di genio. Come quello di un pittore che si immagina in testa il suo quadro migliore… Come quello di Matt la volta in cui ha scritto Citizen Erased. – concluse, avvicinando sorridente il bicchiere a quello di un altrettanto sorridente Matthew.
- E’ la tua preferita? – chiese lui, interessato, e Marco intavolò una conversazione su quanto Citizen Erased fosse la canzone che avrebbe scelto se lo avessero costretto a decidersi con una pistola alla testa fra tutte quelle dei Muse – perché ovviamente erano tutte “fantastiche, Dio, tu non sai quanto vi ho ascoltato da dieci anni a questa parte”.
Il racconto della felice coppietta sfumò così nell’ennesima consacrazione dei Muse, e a Matt non dispiacque per niente, sia per vanità sia perché sentiva di essere scampato in quel modo da un discorso disturbante.
Dom stette zitto per il resto della serata, ridendo di tanto in tanto e dando fondo a diversi bicchieri di spumante con aria assorta.

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Capitolo 2
*** II - To Die For ***


Now there’s nothing left
To die for.
 
 
 
 


 
 
Erano le tre del mattino quando Dom, sulla porta di Villa Bellini, abbracciò Allegra con una foga del tutto fuori luogo e strinse la mano a Marco come fosse il suo migliore amico.
- Dom, - lo riprese Gaia, afferrandogli le spalle quando notò che cominciava a ondeggiare inquietantemente, - sei ubriaco! –
Il biondo scosse la testa e alzò fieramente il mento per ribattere.
- No. – disse, facendo seguire una pausa quasi teatrale. - …Sono completamente sbronzo. Se non mi sdraio finisco sdraiato. Qui a terra. Maaaatt… -
Matt gli si fece accanto col volto paonazzo e gli occhi lucidi.
- Doooom… - gli fece il verso. I due si guardarono e scoppiarono a ridere come matti, appoggiandosi alle rispettive spalle. Gaia alzò gli occhi al cielo.
- Inglesi. Incorreggibili. Quando si tratta di bere… –
Marco e Allegra salutarono ancora una volta e si allontanarono a braccetto, le teste vicine. Gaia chiuse la porta e osservò scuotendo la testa quei due salire le scale berciando God Save The Queen.
- Amore, stai accompagnando Dom nella sua stanza? Riesci a tornare sulle tue gambe? – urlò, spegnendo le luci del soggiorno. Matt le rispose facendole un saluto militare.
- Sissignora tenente colonnello. –
Dom scoppiò nuovamente a ridere, quasi singhiozzando. Gaia si avvicinò e gli diede un bacio sulla fronte.
 - Bene. Il tenente colonnello ti aspetta a letto, non appena finisce di serrare i ranghi fra i piatti da lavare. –
 
*
 
Matt mugugnò per il dolore. Dom era inciampato sull’ultimo gradino e gli era piombato su un piede con tutto il peso.
- Ahia, cazzo! –
- …Scusa. – biascicò l’altro, nascondendo la testa sotto il suo collo. Matt sbuffò e gli fece passare un braccio attorno alle proprie spalle. Il corridoio era buio pesto, ma in quel momento non disponeva della concentrazione sufficiente per ricordare dove fossero gli interruttori della luce.
Avanzarono in silenzio, incerti sulle gambe, i respiri un po’ affannati per lo sforzo che l’alcool rendeva eccessivo. All’ennesimo ondeggiamento, Dom andò a sbattere con la testa sul suo zigomo facendogli perdere l’equilibrio e finirono contro il muro.
Matt si ritrovò addosso il suo corpo bollente e faticò a restare in piedi: annaspò con le braccia fino a cingergli il collo e per fortuna Dom fu sufficientemente pronto ad allargare le gambe per sostenere quel peso improvviso.
- Cazzo, tu stasera vuoi proprio uccidermi… - si lamentò Matt, strofinando lo zigomo dolorante sulla maglietta dell’altro. Si sentiva la testa vuota e le tempie pulsanti.
Dom non rispose. Rimase immobile, le mani appoggiate al muro, il profilo indefinito nel buio che guardava fisso davanti a sé, e non in basso, dove era scivolato Matt.
- Dom? – domandò questo, piano, facendo leva sulle sue spalle per tirarsi su. Era stato un movimento piccolo, goffo, frettoloso, ma nell’arco di un attimo con quel minuscolo insignificante gesto aveva aderito completamente al corpo dell’altro e Matt avvertì distintamente che Dom era caldissimo dappertutto, che era leggermente sudato, che il cuore gli batteva a mille e che il motivo per cui non lo guardava negli occhi era il rigonfiamento all’altezza del cavallo dei pantaloni che il suo ginocchio aveva sfiorato.
Sentì di dovergli dire qualcosa. Che nelle condizioni in cui era avrebbe trovato eccitante anche un manico di scopa, per esempio.
Ma il pensiero lo infastidì, e gli parve così fuori luogo, così imbarazzante, così squallido che preferì non dire nulla.
 
*
 
Per fortuna la porta della camera di Dom era ad appena un metro di distanza.
Nessuno dei due accese la luce: guardarsi in faccia dopo quello che era successo nel corridoio parve insopportabile ad entrambi. In ogni modo la finestra aveva le tende aperte e la luce della luna illuminava il letto come un faro, dissipando una parte di oscurità.
Matt rimase a fissare quell’ammasso di lenzuola e cuscini come incantato. Era di un biancore abbacinante: sembrava neve. Gli sembrò freddo ed immenso. Il pensiero che Dom quella notte vi dormisse da solo, ubriaco e confuso, gli lasciò una sensazione sgradevole all’altezza dei polmoni. Come un senso di soffocamento.
- Vuoi… Vuoi che dorma con te? – si ritrovò a chiedergli, sottovoce.
Erano esattamente al centro della stanza. Dom alzò la testa di scatto, gli occhi sgranati che per la prima volta dopo minuti interi incrociarono i suoi, dopodiché scoppiò in una risatina sgradevole.
- Dormire con me? Sei impazzito? – disse sprezzante, scoppiando in una nuova risata. – Ma figurati. Non sono mica malato. – Respirò velocemente, prendendosi la testa fra le mani e sedendosi sul letto ad occhi chiusi. – E poi Gaia ti aspetta. –
Matt lo osservò scompigliarsi i capelli e provare a togliersi la maglietta, senza risultato. La tirava su scoprendo una strisciolina di pelle e quella poi ricadeva giù; la tirava su e ricadeva giù; la tirava su e ricadeva giù. Si scopriva un fianco, poi un pezzetto di addome, poi l’ombelico…
Emise un verso che era quasi un ringhio.
- Ma guardati, non riesci nemmeno a svestirti. – sussurrò arrabbiato, terribilmente arrabbiato con lui. Perché lo stava trattando in maniera fredda e arrogante, perché era così ubriaco da non riuscire nemmeno a sfilarsi una cazzo di t-shirt.
Perché non voleva che rimanesse a dormire con lui.
Dom al suono della sua voce tremante di collera si bloccò. Dal collo della maglia spuntavano solo i capelli biondi: la rindossò del tutto, lento, rivolgendogli uno sguardo a metà fra l’impaziente e il riluttante.
- Allora aiutami. – sussurrò infine, in un soffio. E poi alzò le braccia.
Matt ammise a sé stesso di non aspettare altro. Si avvicinò in un passo e obbedì alla sua richiesta, senza una traccia di gentilezza, quasi strappandogliela di dosso. Dom lo afferrò per la camicia e lo fece crollare su di sé, incontrando le sue labbra al volo, quasi di schianto. Matt gli passò le mani fra i capelli e lo baciò con tutta la foga di cui era capace, grato, frenetico, ringraziando Dio di essere ubriaco perché l’indomani il ricordo di quella sera sarebbe stato sicuramente relegato in fondo alla sua memoria da un mal di testa massacrante, lo sapeva per certo, lo sapeva perché era già successo un anno prima quando Gaia era andata in palestra e Dom si era presentato alla villa con un sacchetto di birre in mano, e avevano bevuto, bevuto fino a riconoscere a malapena il proprio corpo da quello dell’altro quando si erano gettati nel lago e la luna aveva illuminato i loro visi pallidi e bagnati, e Matt si era fatto aiutare da Dom a risalire a riva e come bel ringraziamento aveva tentato di soffocarlo con l’asciugamano, e lui si era arrabbiato, incazzato a morte, perché a dir suo aveva veramente rischiato di morire, e per farlo smettere di ridere l’aveva baciato con furia, schiacciando il proprio viso contro il suo e insinuando la lingua nella sua bocca senza alcun riguardo, staccandosi quando aveva avvertito il suo respiro spezzarsi e farsi affannoso solo per dirgli “vedi, io non ti voglio soffocare” e ricominciando subito dopo, e Matt quando aveva sentito la macchina di Gaia scricchiolare sulla ghiaia del cortile si era sentito combattuto fra il sollievo e la frustrazione, perché avrebbe tanto voluto sapere se Dom stava scherzando davvero oppure…
- Maaaatt! –
Matt si allontanò di scatto e cadde dal letto, rialzandosi subito dopo. Ansimava, per lo spavento e… per il motivo per cui stava ansimando anche Dom. Non voleva assolutamente chiarire a sé stesso quale fosse.
Il suo batterista fu molto bravo. Rise, si accese una sigaretta, si scusò e gli chiese di scusarsi anche con Gaia. Matt gli voltò le spalle senza neanche aspettare che terminasse la frase.
Dom lo guardò sbattere la porta dietro di sé, deglutì e si accorse solo qualche minuto dopo che tutto il tabacco si era consumato e che le lenzuola si erano macchiate di cenere.
 
*
 
Ripassò per quello stesso corridoio, cercando di fare meno rumore possibile. Aprì la porta curandosi di non far cigolare i vecchi cardini e lo vide alzarsi subito a sedere sul letto, a torso nudo esattamente come l’aveva lasciato.
Si avvicinò lentamente e salì con le ginocchia sulle lenzuola. Dom gli abbracciò i fianchi e lo baciò immediatamente, con una dolce naturalezza, come se l’avesse fatto da sempre. Gli tolse la camicia con gesti sempre più concitati e lo fece sdraiare sotto di sé, slacciandogli i jeans con una mano e sostenendosi sul cuscino con l’altra. Osservò il suo viso accaldato farsi serio mentre glieli sfilava: tremò leggermente quando si morse un labbro. Gli tolse i boxer con un movimento che gli sembrò molto goffo e che lo fece vergognare profondamente, ma Dom lo sfiorò d’un tratto con la mano aperta e lui si sentì come se gli avessero dato una scossa elettrica, come se il viso e il corpo dell’altro fossero tutto ciò che occorresse sapere del mondo – perché erano il mondo, erano tutto quello che percepiva attorno a lui – come se un’illuminazione improvvisa avesse squarciato un velo che esisteva da quando l’aveva conosciuto. Come se avesse appena avuto un lampo di genio.
Aprì gli occhi che aveva tenuto chiusi per il piacere e si svegliò accanto a Gaia, accanto alla sua bocca semichiusa ancora tinta di rossetto dalla sera prima.
Matt prese diversi respiri per calmarsi, ma non ci riuscì. Era dolorosamente teso tutto quanto, come se stesse per spezzarsi da un momento all’altro - e in un punto in particolare.
Non aveva avuto il coraggio di andare fino in fondo nemmeno nel segno e tantomeno lo aveva nella realtà: così cercò di chiudere Dom fuori dalla propria mente e si sforzò di immaginare le labbra rosse e socchiuse di Gaia che succhiavano, leccavano, mordevano e lo baciavano ovunque.
Funzionò: l’eccitazione, nata da un sogno su Dom, stava raggiungendo il limite a causa di una fantasticheria su Gaia addormentata. Matt provò a vergognarsi di sé stesso ma non ci riuscì, e a furia di rigirarsi nelle lenzuola fresche per darsi sollievo finì per svegliarla e soddisfò quel desiderio ibrido figlio di due passioni diverse nel suo corpo morbido e famigliare.
Ascoltando i suoi respiri calmarsi e rallentare dopo l’orgasmo, si chiese se anche Dom l’aveva sognato.
 
*
 
Quando si svegliò la mattina dopo scoprì che se n’era andato. Gaia gli disse che aveva lasciato un biglietto in cui si scusava con lei per il comportamento della sera prima e Matt capì subito che non si riferiva all’ubriacatura. Sorrise, e anche Gaia sorrise, e lui si sentì terribilmente in colpa.
Dom voleva bene a Gaia: la considerava una gran donna.
Matt si ritrovò a constatare con divertimento amaro che probabilmente gli importava di più non ferire lei piuttosto che non sconvolgere la vita a lui.
 
*
 
Matt cominciò a pensare che Gaia sospettasse qualcosa pochi giorni dopo. Si ritrovarono a parlare di Marco e Allegra mentre erano seduti in terrazzo a fare colazione, e lei ricordò divertita il modo in cui Dom li aveva abbracciati sulla porta, affettuoso e colmo di gratitudine, come se quei due gli avessero fatto un gran favore.
Matt rimase in silenzio, corrucciato, spalmando la sua marmellata sul pane con una concentrazione eccessiva. Gaia rise e gli chiese di raccontarle le condizioni in cui Dom era andato a dormire, temendo che magari l’amico potesse aver fatto qualcosa di stupido sotto i fumi dell’alcool – che so, tranciargli le corde della Glitter con i denti o cose simili, visto che erano giorni che non lo nominava neppure nei suoi discorsi.
Matt si affrettò a negare tutto, brusco. Gaia non insistette e capì che qualcosa doveva essere successo per forza.
 
*
 
L’estate finì con molta lentezza, strascicando i giorni nella noia e nella routine. Gaia non smise mai di pensare a quella sera: non li aveva mai visti comportarsi così, e li conosceva troppo bene entrambi per sbagliarsi. Dom era un amico, un caro amico, che lei amava e da cui si sentiva riamata. E Matt, beh, Matt era il suo uomo da anni, ormai, e come lui aveva confidato al suo batterista era in grado di leggerlo come un libro aperto.
Sapeva che nessuno dei due le avrebbe mai fatto del male, almeno non coscientemente - e quindi non di proposito.
Perciò, pur con una certa fatica, accantonò l’inverosimile dubbio che le si era insinuato nella mente più per esclusione che per altro e quando Matt e Dom raggiunsero Chris per partire in tournée sentì di avere il cuore in pace.
 
*
 
La ripetitività dei concerti, dei viaggi in aereo e delle serate permise sia a Matt che Dom di vestire i soliti panni di goliardia e spensieratezza. Ogni volta che suonavano ci mettevano più concentrazione e impegno che mai, come a voler incanalare ogni energia fisica e emotiva nella musica per evitare di riversarla in altro. Sentivano di rendere ogni esibizione più bella e spettacolare di quella prima: non affrontare i fatti aveva avuto almeno questo effetto positivo.
Quando l’alcool cominciava a scorrere troppo abbondantemente in corpo e uno sguardo, un brevissimo contatto, una battuta o anche semplicemente il trovarsi nella stessa stanza faceva scattare sensazioni pericolose, Matt correva a telefonare a Gaia e Dom si buttava nelle braccia della prima fan disponibile.
Gaia si inquietò: Matt non la chiamava mai così spesso. Non era così cieca e sentimentale da commuoversi per tutta quell’attenzione telefonica; al contrario; quel dubbio orrendo che razionalmente aveva tentato di accantonare tornò a riaffacciarsi sempre più spesso.
 
*
 
Il giorno prima del Reading, Matt invitò cena Chris e Dom nel suo appartamento a Londra.
Il tour stava andando a gonfie vele e per questo motivo brindarono in continuazione, felici, senza pensieri. Dom era talmente sicuro del successo della serata che quando Chris tornò a raggiungere Kelly e i bambini si disse che non c’era niente di male a rimanere per un’altra birretta.
Quella sera non aveva sentito niente per Matt che andasse oltre l’orgoglio di averlo come frontman e la solida amicizia che li aveva da sempre legati. Si sentiva al sicuro e sentiva di aver messo al sicuro anche lui. E Gaia. Le loro vite forse non sarebbero state sconvolte da un paio di colpi di testa provocati da qualcosa di così nebuloso e probabilmente passeggero.
Ma quando Matt si accorse che era troppo ubriaco persino per alzarsi dal divano e gli propose di fermarsi a dormire lì, Dom capì che non aveva dimenticato niente. Né la sua testa né il suo corpo.
Quella sensazione, come lo sfiorare una cicatrice che ci si dimentica di avere addosso ma che è sempre lì, scavata nella pelle, evidente e incancellabile, lo riempì di una felicità che non avrebbe mai sperato di poter provare. Matt era così: talmente presente in ogni fibra di sé da potersi scordare di averlo sempre addosso.
Lo baciò di slancio, gli disse che lo amava. Che in qualche vigliacca maniera lo aveva sempre amato. Poi tacque, aspettando una risposta.
Matt tacque a sua volta, per secondi interi, come a volersi convincere di aver capito bene, ma troppo euforico per riuscire a pensare con lucidità. L’immagine di Gaia che gli si parò davanti agli occhi fu però così istintiva da farlo esitare ancora, e capì che anche Dom l’aveva vista, come fosse un ologramma proiettato dal suo sguardo. Entrambi si immobilizzarono, paralizzati dal senso di colpa.
- Io… Voglio bene a Gaia. Non posso farle questo. – disse Dom, sottovoce ma in tono fermo, pur sapendo che con quell’affermazione sigillava forse per sempre quello che aveva avuto il coraggio di aprire poco prima. Matt lo vide stringere i pugni con forza e ammirò la sua integrità. Lui avrebbe saputo fermarsi per primo?
- Mi ha reso felice. Così felice. – sussurrò, sentendo la gola chiudersi. Sapeva la risposta.
Dom annuì sorridendo.
- Lo so. E’ per questo che le voglio bene. -
Dormirono insieme, abbracciati, divisi fra la tristezza provocata dal senso di colpa e la gioia incredibile che li invadeva anche solo quando si sfioravano. Quando si svegliarono Dom chiese di poter fare una doccia, Matt gli rispose di no nella maniera più assoluta, che l’avrebbe fatta prima lui, e assistette immobile allo spettacolo dell’altro che si spogliava nel letto per chiarire la questione.
Si spogliò a sua volta sentendosi la testa meravigliosamente leggera e il corpo in fiamme. Il pensiero di Gaia era andato a infrangersi miseramente contro il muro di emozioni che Dom aveva saputo provocare soltanto togliendosi la maglietta.
Ripensò a quelle due sere al lago, quando lei li aveva fisicamente interrotti entrambe le volte: e decise che non intendeva negarsi più nulla.
 
*
 
Mentre facevano l’amore il telefono aveva squillato tre volte. Matt aspettò che Dom entrasse nella doccia per controllare e non si stupì affatto quando scoprì che erano di Gaia.
Il senso di colpa riaffiorò improvvisamente e lo spinse a chiamarla subito: lei, affettuosissima, loquace e fin troppo premurosa gli chiese come stavano andando i preparativi per il concerto di quella sera, sentendosi rispondere con una gentilezza quasi formale.
Quando Dom uscì dal bagno Matt udì distrattamente che Marco e Allegra li avevano invitati al loro matrimonio, fissato per il mese prossimo.

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Capitolo 3
*** III - God Of A Shrinking Universe ***


Can’t  you see it’s over?
Because you’re the god
Of a shrinking universe.
 
 



 
 
 
 
Gaia ebbe la terribile conferma il giorno del proprio compleanno.
Fu molto imbarazzante: Matt le aveva regalato un bellissimo abito da sera e un profumo, Dom si era presentato con una scatola di velluto che recava il nome di una delle gioiellerie più care di Londra.
- Per la donna migliore del mondo. Matt non ti merita. – aveva detto lui, entusiasta, pregandola di aprire subito il regalo. Lei aveva obbedito con un sorriso faticoso e le mani tremanti.
Le mancò il respiro: non aveva mai visto una collana più bella. Sapeva che non era per i suoi trent’anni; sapeva che era il modo egoista e ingenuo di Dom di sperare nel perdono di qualcosa che nemmeno aveva saputo confessare apertamente.
- Che fai, piangi? – le chiese ridendo il biondo, abbracciandola sotto allo sguardo colpevole di Matt.
Fu proprio quello sguardo che la convinse definitivamente: era durato un attimo, ma lei l’aveva intercettato in tempo.
 
*
 
Ormai sapeva che si trattava soltanto di scegliere il momento in cui smascherarli.
Ma lo voleva fare davvero? Matt non aveva smesso di amarla, ne era sicura. Non era cambiato – qualche volta pensava a Dom, tutto qui. Dom non avrebbe mai voluto farli lasciare: se ne sarebbe pentito per sempre. Perciò, si disse un giorno che era in palestra a correre sul tapis roulant, può anche restare tutto così. Matt era stato infedele altre volte; e anche lei. Si erano perdonati, avevano scelto di continuare nonostante tutto. Voleva pur dire qualcosa.
Si rese dolorosamente conto che rimanere insieme era stato possibile perché non avevano mai amato nessuno, oltre all’altro. Ed era talmente disperata che non le riuscì difficile pensare subito al peggio: magari Matt e Dom erano già innamorati.
 
*
 
Aveva detto a Matt che sarebbe tornata per cena. Londra non le sembrò mai così orribile come in quel momento, mentre la percorreva a passi lentissimi, con le lacrime in gola, diretta a casa.
Era ancora vestita da ginnastica: maglietta, pantaloncini corti e scarpe da tennis. Tutta in bianco, come una sposa.
Arrivata sotto casa alzò lo sguardo verso la finestra dell’appartamento di Matt: Dom era seduto sul davanzale, a torso nudo, e fumava una sigaretta con un sorriso indecente sulle labbra. Felice com’era, si disse Gaia, non l’avrebbe notata neanche volendo.
Salendo le scale si chiese che cos’avesse più di lei. Una risposta volgare le si presentò subito alla mente: ma certo, lui era un uomo. E lei era una donna. Come potevano essere paragonati? Erano così diversi, anche come carattere. Non aveva senso fare confronti. Eppure non riusciva a farne a meno.
Ripensò con rabbia al suo compleanno, e a quello che Dom aveva detto.
Per la donna migliore del mondo.
Sapeva che lo pensava davvero; e, sebbene i fatti volessero dimostrare il contrario, sapeva che anche Matt lo pensava.
Ma non era bastato.
 
*
 
Infilò le chiavi nella toppa con uno sforzo tremendo: le mani non ne volevano sapere di star ferme.
Chiuse gli occhi e, appoggiandosi con tutto il peso, spalancò la porta con un gran fracasso.
La testa di Matt spuntò turbata dalla camera da letto in fondo al corridoio.
- Santo Cielo, amore, mi hai fatto prendere un colpo. – disse, sorridendo e venendole incontro a piedi scalzi. Gaia fece una smorfia che sperò fosse il più convincente possibile e accettò il suo bacio, perché temeva potesse essere l’ultimo.
Matt sparì in cucina. Sembrava perfettamente a proprio agio. Troppo a proprio agio.
- Vuoi un caffè, tesoro? –
- Sì, grazie. – rispose lei, mandando giù quel fastidioso sapore salato che le aveva invaso la gola. Lasciò scivolare a terra la sacca della palestra e si fece coraggio. Voltandosi brevemente a osservare Matt che preparava la moka nella stanza alla sua destra, prese un gran respiro e si avviò verso la camera da letto.
Era vuota. La finestra era aperta. Gaia sfoderò il massimo di humour nero che riuscì a tirare fuori in quella situazione disperata e si chiese se per caso Dom non si fosse buttato dalla finestra.
Si avvicinò all’armadio a muro; lo aprì; era vuoto. Le restava da controllare il bagno e sotto al letto.
 
*
 
Dom si sforzò di non emettere nemmeno un gemito. La fatica gli stava spezzando le mani: restare attaccati all’intelaiatura del letto, sospeso da terra con la sola forza delle braccia, non era facile.
Vide le scarpe bianche di Gaia percorrere il pavimento  a passi lenti e aggraziati.
Per un attimo sperò intensamente che lo trovasse.
 
*
 
Gaia socchiuse la porta del bagno e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, capì che non aveva senso aspettare: prima lo faceva, meglio era per tutti e tre. In qualunque modo fosse andata a finire.
Si avvicinò al letto, strusciando leggermente le scarpe a terra. Si fermò, accarezzò le lenzuola disfatte e sentì che una lacrima le scivolava lungo una guancia.
Stava per chinarsi quando un fracasso tremendo esplose dalla cucina, seguito da un urlo di Matt.
Gaia inorridì.
- Matt! – gridò, precipitandosi di corsa in cucina. Matt era appoggiato al muro opposto ai fornelli, pallido e con gli occhi sgranati, con i piedi a pochi passi da un enorme ammasso di cocci bianchi.
- Dio… Io non so… Come… - sussurrò lui, passandosi le mani fra i capelli. – Stavo prendendo le tazze dalla mensola, devo averle tirate giù troppo violentemente… E i piatti… -
Gaia fissò lo sguardo sui pezzi di ceramica davanti a lei. Non sapeva più che fare.
Matt la guardava ancora attaccato al muro.
- Beh, adesso li raccogliamo e andiamo a cena fuori. Anche perché non so proprio dove potremmo mangiare!... – disse, in tono volenteroso, quello che non aveva avuto mai quando si trattava di mettere a posto qualcosa, e Gaia gli si avvicinò con un’espressione gelida in volto e gli tirò uno schiaffo più forte che poté.
Non rimase nemmeno a vedere che espressione avesse fatto lui: raccolse da terra la sacca e si precipitò fuori dalla porta.
 
*
 
Dom la raggiunse dopo che ebbe attraversato la strada.
- Gaia! – urlò, riuscendo ad afferrarla per un polso. Gaia si voltò di scatto e tirò uno schiaffo anche a lui.
Dom si strinse la guancia con gli occhi lucidi.
- Gaia… Mi dispiace, io… -
Lei scoppiò a piangere e lo abbracciò di slancio, tirandogli istericamente pugni sulla schiena.
- Avrei sopportato qualunque cosa, per lui. Qualunque cosa. – singhiozzò, schiacciando il viso contro la sua camicia allacciata storta per la fretta. – Ma non questo. – sussurrò, lasciandosi sfuggire un gemito.
Dom la strinse forte.
- Perdonami. Sai che non avrei mai voluto farti del male. Non potevo augurare nulla di meglio a Matt, sei… Sei l’unica donna che io abbia mai rispettato davvero. – L’allontanò da sé, stringendole le spalle: Gaia vide che anche lui piangeva. – Mi sarebbe tanto piaciuto trovare una come te, innamorarmi di una come te. – Si interruppe, senza fiato. I suoi occhi erano così chiari, e disperati, e sinceri, che lei non poté fare altro che guardarli incantata. – Ma sono innamorato di Matt. Da sempre, da quando l’ho incontrato. La cosa terribile è che me ne sono accorto troppo tardi…e anche lui. –
Gaia rimase in silenzio, fissandolo mentre si asciugava il viso. Gli voleva così bene… Li aveva sempre protetti, lei e Matt, aveva sempre voluto la loro felicità. E ora li stava distruggendo.
Lui d’altro canto sembrava voler scomparire sotto terra: gesticolava senza controllo e riusciva a stento a parlarle.
- Ti prego, non pensare che questo abbia nulla a che fare con te. Non… Dio, è così difficile da spiegare… Non c’entra nulla con il fatto che sono un uomo. Non ti sentire svalutata, Cristo, anche se so che cos’altro puoi pensare in questo momento… Io… Io vorrei uccidermi con le mie mani. – concluse, tirandosi i capelli a ciocche e digrignando i denti.
Gaia lottò contro sé stessa fino alla fine. Non poteva farlo: non poteva capire. Era un impulso ingiusto e masochistico. Eppure, sin dalla cena con Marco e Allegra non aveva potuto far altro che accorgersene.
Lei e Matt si erano amati tantissimo, ed avevano pensato spesso che sarebbe potuta durare per sempre. Era stata una storia vera, piena di felicità incredibili e enormi sofferenze: lei non rimpiangeva un solo attimo.
Ma Matt le sue canzoni più belle le componeva insieme a Dom, semplicemente standogli accanto. Lei non era il suo colpo di genio. E non perché era una donna e non un uomo: perché non era Dom e basta. Forse era anche migliore di lui, in ogni senso, ma che importava.
- Dammi una sigaretta. – disse, incolore, tenendo una mano. L’altro rimase incredulo a fissarla, ma non appena si riscosse cercò freneticamente il pacchetto in tutte le tasche.
- Ecco. – le disse, allungandogliela e incespicando nelle parole. Gaia rifiutò di avvicinarsi alla fiamma che lui le porgeva.
- Faccio da sola. – disse, togliendogli l’accendino di mano. Dom annuì, ferito, seppur riconoscendo dentro di sé che non aveva nessun diritto di esserlo. La osservò inspirare tre lunghe ed interminabili boccate, con gli occhi vuoti e arrossati fissi sulla strada.
- Mi sento nulla. Mi sento zero. – cominciò, la voce roca. – E non saprai mai come cosa si prova perché non hai mai amato nessuno, almeno fino a Matt. Beh, vi auguro di passarne una simile nel futuro, per capire almeno cosa si prova. –
Dom abbassò la testa senza il coraggio di guardarla negli occhi.
- Ma non sono un’illusa. E per quanto speri che sia solo uno stupido capriccio, so che non lo é. –
Ricominciò a piangere, ma questa volta più compostamente, come se si fosse ormai rassegnata.
- Rinuncio a lui solo perché… Perché sei tu. Perché se io sono la donna migliore del mondo, tu con tutti i tuoi stramaledetti difetti sei l’uomo migliore del mondo e io non mi riesco a capacitare come quel figlio di puttana sia potuto essere così fottutamente fortunato. –
Rise piano, senza allegria, tirando su con il naso. Dom provò ad abbracciarla ma lei si scostò con rabbia.
- Non mi toccare. Non vi perdono: mi limito a prendere atto. – Finì la sigaretta e la schiacciò con la punta della scarpa. – Con voi ho sprecato sia l’affetto che l’amore. Non riesco a pensare a niente di peggio. –
Gli voltò le spalle e si incamminò verso non sapeva nemmeno dove. Ma non le importava. Doveva consumare i pensieri con i propri passi. E poi si sentiva lo sguardo di Dom sulla schiena, lo avvertiva penetrare in profondità come un pugnale. Se continuava così prima o poi avrebbe raggiunto il cuore – e lei non poteva permetterselo.
Si chiese se un uomo avrebbe mai potuto fare quello che aveva fatto lei: capire, accettare, rinunciare, arrendersi all’evidenza e accondiscendere alla felicità altrui a scapito della propria.
Si rispose fermamente di no. Non era mai stata più convinta in tutta la sua vita.
Dopotutto pensare di essere migliore non solo di loro due, ma di tutti i rappresentanti del loro sesso - e forse anche del proprio - sebbene non la consolasse e non attutisse in alcun modo il dolore, era l’unica cosa che stupidamente le rimaneva.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: la mia prima BellDom è IL male. XD Dev’essere lo shock di aver provato ad esplorare un continente sconosciuto :D
E’ forse la cosa più emotivamente cruda e disillusa che io abbia mai scritto. Dom in qualche modo si salva, ma Matt… Rileggendo la fic non ho potuto fare a meno di pensare: “ma che stronzo fedifrago ipocrita! E l’ho reso io così!”.
*schizofrenia, noi ce l’abbiamo*
Che dire. Il risultato mi soddisfa – no, non sta crollando il mondo, stavolta mi soddisfa davvero :D Volevo scrivere una storia spietata, senza redenzione e soprattutto senza scadere nel solito, ritrito potere salvifico dell’amore cui sono attaccata come una cozza allo scoglio: e così ho fatto. Certo, ho dovuto subire il contrappeso creando i due personaggi originali più melensi e Harmonyosi di sempre – ma! va bene così. Descrivere Gaia mi ha appassionato e il suo rapporto con Dom – sì, paradossalmente più del suo rapporto con Matt – è ciò che ho amato di più raccontare in questa fic. Mentre mi apprestavo a scrivere il dialogo finale, che nella mia testa era la resa dei conti, mi sono detta: “beh, ci va Matt. Cavolo, è la sua donna!” ma alla fine, come tutti avrete notato, a correre dietro a Gaia è stato Dom. Io me la spiego dando un diverso peso alle delusioni d’amore – che in qualche modo ci si aspetta, se si vive nella realtà – e alle delusioni d’amicizia, che invece sono più… difficili da accettare, almeno nella mia testa. In realtà ci è andato Dom e basta, non so spiegare perché. Ho scritto il suo nome al posto di quello del suo amico senza praticamente accorgermene.
E comunque Matt in questa storia è stronzo, per cui l’ho lasciato a casa XD
Una cosa che mi ha divertito è che più la vicenda si faceva sporca e foriera di tragedia, più il linguaggio si asciugava. Come se non volessi dare troppo spazio a certi dialoghi e ridurre l’introspezione al minimo.
Potere del mancato distacco dalle vicende narrate XD
Insomma, per essere la prima volta che partecipo a un contest, poteva andare peggio. Ho effettivamente scritto di molto peggio, e con molto più tempo a disposizione - mercoledì prossimo ho il tema, e giovedì la versione, e lunedì la terza prova, e davvero non so come sono riuscita a buttar giù qualcosa in mezzo a tutto questo bailamme :D
Spero che vi sia piaciuta. Scriverla è stato – sic! – un piacere.
Baci :***

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