Shrinking Universe di nightswimming (/viewuser.php?uid=11000)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - What You Really Need ***
Capitolo 2: *** II - To Die For ***
Capitolo 3: *** III - God Of A Shrinking Universe ***
Capitolo 1 *** I - What You Really Need ***
Cast your ideals onto me
And I’ll show you what you really
need.
Sul
terrazzo fresco e fievolmente illuminato della casa di Matt al lago,
Dom fece
una smorfia e scosse inorridito la testa.
-
No, Matt, ti prego. Due coppie…
Io mi
sparo. –
Matt
gli rubò il bicchiere di mano e lo riempì fino
all’orlo di vino bianco,
emettendo un sospiro spazientito.
-
Quante storie. E’ solo una cena! E poi cosa vorresti fare,
prendere un aereo
all’ultimo momento e tornartene a Londra? –
ribatté, porgendogli il bicchiere
con fare sbrigativo. Dom lo prese rivolgendogli un occhiataccia.
-
Neanche per idea. Como è piena di belle ragazze in cerca di
un’avventura con
una rockstar da raccontare alle amiche. E io mi presto volentieri allo
scopo. –
rispose, gonfiando il petto per darsi un tono e buttando giù
tre abbondanti
sorsi di vino. Lo assaporò chiudendo gli occhi, estasiato
– era un gran vino,
come tutti quelli che Matt gli propinava quando lo voleva corrompere
– e quando
li riaprì fronteggiò l’espressione
sarcastica dell’amico con il proprio miglior
cipiglio sbruffone.
-
Dom… -
Il
batterista alzò gli occhi al cielo.
-
…Che c’é. –
-
Gaia ci tiene. Lei e sua cugina Allegra sono cresciute insieme, e
stasera lei
porta il suo nuovo ragazzo. Voleva approfittare
dell’occasione per fartela
conoscere. – lo apostrofò Matt, addolcendo la voce
come un padre con il proprio
figlio un po’ testardo.
Dom
si portò una mano alla fronte con aria fintamente svenevole,
ma capì in cuor
suo di aver perso la partita.
-
Oh, Gesù. Gaia ci tiene. –
-
Sì. –
Matt
sentì che sbuffava, anche se, a causa della penombra, non
riusciva a vederlo
bene in viso; e sorrise soddisfatto.
-
Non sono mica il suo fidanzato. Tu lo sei! – si
lamentò fiocamente Dom, arreso,
appoggiando un braccio alla balaustra. Matt gli si avvicinò
e lo imitò
lentamente.
-
Dom… -
-
Oh, falla finita con quella faccia! Resto. –
Matt
avvicinò il bicchiere e lo fece tintinnare contro quello
dell’amico.
-
Lo faccio per lei, non per te.
–
mugugnò il biondo, ma una luce divertita gli brillava negli
occhi.
Si
sorrisero.
-
Oh, va benissimo. E’ Gaia che comanda, tra noi due,
l’ho sempre sospettato. –
Dom
alzò le spalle.
-
Contento tu… -
-
E’ colpa di tutta quella roba psicologica che studia. Mi
tiene in scacco.
Prevede tutte le mie reazioni, sfrutta i miei punti deboli, decifra i
miei tic
e i miei sogni… -
Dom
scoppiò a ridere davanti all’espressione affranta
di Matt e gli appoggiò una
mano sulle spalle.
-
E’ una gran donna. – gli disse, stringendo la presa
sulla sua giacca. Matt
tornò a riempire i bicchieri di entrambi con la bottiglia
che teneva alle loro
spalle, appoggiata sulla balaustra, e Dom propose un altro brindisi.
-
A Gaia, che ti sopporta da… -
Matt
sorrise, un po’ imbarazzato.
-
Nove anni il mese prossimo. – sussurrò,
schiarendosi la voce. Stava cominciando
a farsi umido fuori.
Dom
emise un fischio di apprezzamento.
-
Una santa, praticamente. Cheers. –
-
Cheers. –
Rimasero
a bere in silenzio, seguendo con gli occhi un motoscafo che era appena
partito
dalla villa a fianco per una scampagnata notturna. C’era una
stellata pazzesca
e il lago, illuminato quasi a giorno, era uno spettacolo.
-
Sì, gran donna, ma è anche una fanatica
di… coso… Ligabue o come si chiama e io
non ne posso più. – disse ad un tratto Matt,
ridacchiando, lo sguardo ancora
fisso sulle piccole onde che il motoscafo aveva lasciato dietro di
sé. – E sua
cugina Allegra è anche peggio. Sette
volte, sono andate a vederlo insieme. E due insieme a me.
– Emise un verso
affranto, probabilmente richiamando il ricordo nella propria testa.
– Stasera,
se non le distraiamo a dovere, ci tocca sorbirci la discografia
completa. –
Voltò la testa, incrociando lo sguardo divertito di Dom con
sicurezza, come se
sapesse perfettamente dove trovarlo anche nel buio. – Mi
aiuti ad evitare
questa tortura? –
Dom
gli fece l’occhiolino.
-
Quelle due dovranno cedere. –
*
Allegra,
con il fidanzato al seguito, arrivò verso la fine del
secondo ascolto di Buon compleanno, Elvis!
e Dom l’amò
perché, oltre al fatto di essere attraente come sua cugina,
il suo urlo
entusiasta indusse Gaia a spegnere lo stereo.
Mentre
le due si abbracciavano, Matt si avvicinò a Dom che stava
venendo loro incontro
per le presentazioni e gli sorrise con un’espressione
stranamente aggressiva.
-
Dom, - cominciò, sottovoce e in tono suadente, - provaci con
Allegra e ti
spezzo le gambe. –
-
Bells, sei scemo? C’è il suo ragazzo con lei!
– ribatté Dom, sgranando gli
occhi per la sorpresa. Matt agitò una mano davanti al viso
per fargli intendere
come considerava quell’obiezione.
-
Ho visto come l’hai guardata. –
-
Cristo, sono un portatore sano del gene del maschio eterosessuale! E
lei è una
figa pazzesca! – rispose Dom, sorridendo nel mentre al
ragazzone biondo e robusto
che stava guardando nella loro direzione con aria timida. Matt sorrise
a sua
volta, cordiale.
-
Dom? Ti spezzo le gambe. E sii gentile. –
-
Sì, mamma. Anche perché quello è
capace di ridurmi a un mucchio di ossa e
lividi. -
Matt
soppesò con lo sguardo il fisico prestante del ragazzo e
annuì, soddisfatto.
Dopodiché salutò con affetto Allegra che gli era
saltata al collo e la serata
cominciò.
*
Gaia,
fasciata in un elegante abito da cocktail, fece la sua entrata
trionfale in
terrazzo con le melanzane alla parmigiana ben strette fra le presine
colorate;
un’unanime ovazione percorse il tavolo affamato.
-
Gaia, - disse estasiato Dom con l’acquolina in bocca,
mettendosi il tovagliolo
sulle ginocchia con un gesto velocissimo, - sposami. –
La
ragazza gli lanciò un bacio a mezz’aria e
cominciò a tagliare porzioni
sufficientemente abbondanti.
-
C’è un problema, però, Dommie caro.
– disse, cinguettando. Allegra e il suo
ragazzo si presero per mano e cominciarono a ridacchiare. –
Quella seccatura
del tuo cantante. Che facciamo, lo uccidiamo e lo buttiamo nel lago?
–
Matt
sospirò.
-
Se proprio dovete sacrificare un genio della musica per la vostra
sporca
tresca, fate pure. -
-
Facciamo che ci pensiamo dopo cena. – disse sbrigativamente
Dom, allungando
famelico il piatto. Gaia annuì convinta.
-
Ottima idea. Va bene grande così? –
-
Sì che va bene, amore. Il maiale può trattenersi
davanti agli ospiti. – rispose
Matt al suo posto, con un sorrisino perfido.
-
Vaffanculo, Bells. –
-
Bisticciano come due innamorati. – rise Allegra, subito
seguita da tutti
quanti. – Gaia, non ti ingelosisci mai? -
-
Finché Matt non mi diventa una ventenne bionda, stupida e in
minigonna non ho
niente di cui preoccuparmi. – rispose, dando un bacio sulla
fronte a Matt e
sedendosi accanto a lui. - Allora, cugina, raccontami tutto. Se non ti
imbarazza, Marco. –
Il
ragazzo fece segno di no con la testa, rassegnato.
-
Dopo la centesima volta, Gaia, ho smesso di imbarazzarmi. –
disse con lo
sguardo rivolto alla propria ragazza. Allegra gli diede uno schiaffetto
sulla
mano.
-
Stupido. Non è colpa mia se tutti pretendono una
spiegazione! –
-
Una spiegazione per che cosa? – si intromise Dom, a bocca
piena. Allegra
sorrise.
-
Ma per niente, in realtà. Io non ci trovo nulla di
così strano. –
-
Mi sto incuriosendo. – fece Matt, versando da bere a tutti.
L’amico gli lanciò
uno sguardo sarcastico che lui ignorò con perfetta
noncuranza.
-
Beh, io e Marco siamo amici sin da quando eravamo bambini. E non
avevamo mai, mai pensato
all’altro in quel modo fino a…
un mese fa. – concluse, lanciando al ragazzo uno sguardo
adorante prontamente
contraccambiato. Gaia si pulì le labbra col tovagliolo e
alzò un dito con fare
saccente.
-
Un momento, Alle la sta facendo troppo sbrigativa. E’
più complicato di così:
questi due erano inseparabili, studiavano insieme, uscivano con lo
stesso
gruppo, lei accompagnava lui agli allenamenti di calcio e lui
accompagnava lei
alle lezioni di danza… Così per quanto, dieci
anni? Sì, dieci anni. E poi da un
giorno all’altro si mettono insieme, zac, con la massima
disinvoltura. –
Matt
ridacchiò e fissò lo sguardo su Marco e Allegra
che si scambiavano un brindisi,
evitando per qualche strano motivo gli occhi di Dom che sentiva essersi
piantati su di lui. Sentì che masticava piano, lentamente, e
che altrettanto
lentamente avvicinava il bicchiere alle labbra e lo vuotava tutto
d’un colpo.
Sentì quando lo riappoggiò sul tavolo e
avvertì il fruscìo della stoffa dei
suoi pantaloni quando accavallò le gambe con un movimento
nervoso.
Era
come se il fatto di non voler badare a Dom amplificasse ogni minima
sensazione
collegata a lui.
Per
questo, quando lui parlò, la voce frettolosa e sinceramente
interessata, Matt
quasi sobbalzò per la sorpresa.
-
Cioè vi conoscete alla perfezione, difetti,
qualità, fissazioni, fobie… E
riuscite ad amarvi comunque? Non ci vorrebbe un po’
più di mistero per
scatenare la passione? –
Matt
si girò finalmente a guardarlo. Si era lasciato andare
indietro sulla sedia, e
aveva un’espressione serena, calma, di tranquilla
concentrazione su quello che
stava chiedendo, i capelli biondi schiariti dal sole e gli occhi
brillanti per
il vino che spiccavano sul viso abbronzato.
Matt
si disse distrattamente che d’estate diventava molto bello,
sin da ragazzo. Non
che non fosse bello anche d’inverno, o d’autunno,
ma d’estate era diverso.
Sembrava accendersi di una luce nuova. Tutti i suoi ricordi
più piacevoli con
Dom erano concentrati in estate: ma era naturale, era il periodo
dell’anno in
cui potevano scegliere di vedersi secondo la loro volontà e
non perché erano
obbligati dai tour. D’estate la loro amicizia si esprimeva
per quello che era,
declinata secondo l’assenza totale di impegni e stress, presa
nella sua forma
più pura e intensa.
D’estate,
per questo motivo, non litigavano, o litigavano raramente e sempre per
sciocchezze. D’estate Dom passava un sacco di tempo al lago
con lui e Gaia e
insieme si divertivano come pazzi. D’estate Matt gli
proponeva le sue idee
migliori e Dom le guarniva sapientemente con i suoi consigli da amico e
da
musicista coi controfiocchi.
E
d’estate, un anno prima…
-
Ero della tua stessa opinione, Dominic. – disse Marco,
riscuotendo Matt dai
propri pensieri. – So tutto di lei, il meglio ed il peggio.
La conosco meglio
di quanto conosca
sé stessa, probabilmente.
– I due piccioncini si scambiarono uno sguardo complice e
Gaia sorrise alla
cugina con un’espressione quasi commossa. – Una
cosa del genere avrebbe potuto
farmi perdere ogni interesse, se fosse stata un’altra
persona… Ma con Allegra
no. Sapevo che aveva qualcosa di… Insomma, l’ho
sempre trovata bella, mi
sembrava oggettivamente innegabile. – Si interruppe per
accendersi una
sigaretta, e Dom lo imitò, attento alle sue parole.
– E intelligente, e
interessante, e tutto il resto. Non soffrivo quando mi presentava i
suoi
ragazzi, anzi, molte volte ci sono diventato pure amico. Un giorno
però si è
presentata a casa mia ed è scattato qualcosa. Forse una
latenza di cui ero
inconsapevole… Non so. E’ stato come se
l’avessi vista per la prima volta: ma
non è stato un colpo di fulmine in ritardo. E’
stato piuttosto un lampo di
genio. Sì, un lampo di genio. Come quello di un pittore che
si immagina in
testa il suo quadro migliore… Come quello di Matt la volta
in cui ha scritto Citizen Erased.
– concluse, avvicinando
sorridente il bicchiere a quello di un altrettanto sorridente Matthew.
-
E’ la tua preferita? – chiese lui, interessato, e
Marco intavolò una
conversazione su quanto Citizen Erased fosse
la canzone che avrebbe scelto se lo avessero costretto a decidersi con
una
pistola alla testa fra tutte quelle dei Muse –
perché ovviamente erano tutte
“fantastiche, Dio, tu non sai quanto vi ho ascoltato da dieci
anni a questa
parte”.
Il
racconto della felice coppietta sfumò così
nell’ennesima consacrazione dei Muse,
e a Matt non dispiacque per niente, sia per vanità sia
perché sentiva di essere
scampato in quel modo da un discorso disturbante.
Dom
stette zitto per il resto della serata, ridendo di tanto in tanto e
dando fondo
a diversi bicchieri di spumante con aria assorta.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** II - To Die For ***
Now there’s nothing left
To die for.
Erano
le tre del mattino quando Dom, sulla porta di Villa Bellini,
abbracciò Allegra
con una foga del tutto fuori luogo e strinse la mano a Marco come fosse
il suo
migliore amico.
-
Dom, - lo riprese Gaia, afferrandogli le spalle quando notò
che cominciava a
ondeggiare inquietantemente, - sei ubriaco! –
Il
biondo scosse la testa e alzò fieramente il mento per
ribattere.
-
No. – disse, facendo seguire una pausa quasi teatrale. -
…Sono completamente
sbronzo. Se non mi sdraio finisco sdraiato. Qui a terra.
Maaaatt… -
Matt
gli si fece accanto col volto paonazzo e gli occhi lucidi.
-
Doooom… - gli fece il verso. I due si guardarono e
scoppiarono a ridere come
matti, appoggiandosi alle rispettive spalle. Gaia alzò gli
occhi al cielo.
-
Inglesi. Incorreggibili. Quando si tratta di bere…
–
Marco
e Allegra salutarono ancora una volta e si allontanarono a braccetto,
le teste
vicine. Gaia chiuse la porta e osservò scuotendo la testa
quei due salire le
scale berciando God Save The Queen.
-
Amore, stai accompagnando Dom nella sua stanza? Riesci a tornare sulle
tue
gambe? – urlò, spegnendo le luci del soggiorno.
Matt le rispose facendole un
saluto militare.
-
Sissignora tenente colonnello. –
Dom
scoppiò nuovamente a ridere, quasi singhiozzando. Gaia si
avvicinò e gli diede
un bacio sulla fronte.
- Bene. Il tenente
colonnello ti aspetta a
letto, non appena finisce di serrare i ranghi fra i piatti da lavare.
–
*
Matt
mugugnò per il dolore. Dom era inciampato
sull’ultimo gradino e gli era
piombato su un piede con tutto il peso.
-
Ahia, cazzo! –
-
…Scusa. – biascicò l’altro,
nascondendo la testa sotto il suo collo. Matt
sbuffò e gli fece passare un braccio attorno alle proprie
spalle. Il corridoio
era buio pesto, ma in quel momento non disponeva della concentrazione
sufficiente per ricordare dove fossero gli interruttori della luce.
Avanzarono
in silenzio, incerti sulle gambe, i respiri un po’ affannati
per lo sforzo che
l’alcool rendeva eccessivo. All’ennesimo
ondeggiamento, Dom andò a sbattere con
la testa sul suo zigomo facendogli perdere l’equilibrio e
finirono contro il
muro.
Matt
si ritrovò addosso il suo corpo bollente e faticò
a restare in piedi: annaspò
con le braccia fino a cingergli il collo e per fortuna Dom fu
sufficientemente
pronto ad allargare le gambe per sostenere quel peso improvviso.
-
Cazzo, tu stasera vuoi proprio uccidermi… - si
lamentò Matt, strofinando lo
zigomo dolorante sulla maglietta dell’altro. Si sentiva la
testa vuota e le
tempie pulsanti.
Dom
non rispose. Rimase immobile, le mani appoggiate al muro, il profilo
indefinito
nel buio che guardava fisso davanti a sé, e non in basso,
dove era scivolato
Matt.
-
Dom? – domandò questo, piano, facendo leva sulle
sue spalle per tirarsi su. Era
stato un movimento piccolo, goffo, frettoloso, ma nell’arco
di un attimo con
quel minuscolo insignificante gesto aveva aderito completamente al
corpo
dell’altro e Matt avvertì distintamente che Dom
era caldissimo dappertutto, che
era leggermente sudato, che il cuore gli batteva a mille e che il
motivo per
cui non lo guardava negli occhi era il rigonfiamento
all’altezza del cavallo
dei pantaloni che il suo ginocchio aveva sfiorato.
Sentì
di dovergli dire qualcosa. Che nelle condizioni in cui era avrebbe
trovato
eccitante anche un manico di scopa, per esempio.
Ma
il pensiero lo infastidì, e gli parve così fuori
luogo, così imbarazzante, così
squallido che preferì non dire nulla.
*
Per
fortuna la porta della camera di Dom era ad appena un metro di
distanza.
Nessuno
dei due accese la luce: guardarsi in faccia dopo quello che era
successo nel
corridoio parve insopportabile ad entrambi. In ogni modo la finestra
aveva le
tende aperte e la luce della luna illuminava il letto come un faro,
dissipando
una parte di oscurità.
Matt
rimase a fissare quell’ammasso di lenzuola e cuscini come
incantato. Era di un
biancore abbacinante: sembrava neve. Gli sembrò freddo ed
immenso. Il pensiero
che Dom quella notte vi dormisse da solo, ubriaco e confuso, gli
lasciò una
sensazione sgradevole all’altezza dei polmoni. Come un senso
di soffocamento.
-
Vuoi… Vuoi che dorma con te? – si
ritrovò a chiedergli, sottovoce.
Erano
esattamente al centro della stanza. Dom alzò la testa di
scatto, gli occhi
sgranati che per la prima volta dopo minuti interi incrociarono i suoi,
dopodiché scoppiò in una risatina sgradevole.
-
Dormire con me? Sei impazzito? – disse sprezzante, scoppiando
in una nuova
risata. – Ma figurati. Non sono mica malato. –
Respirò velocemente, prendendosi
la testa fra le mani e sedendosi sul letto ad occhi chiusi. –
E poi Gaia ti
aspetta. –
Matt
lo osservò scompigliarsi i capelli e provare a togliersi la
maglietta, senza
risultato. La tirava su scoprendo una strisciolina di pelle e quella
poi
ricadeva giù; la tirava su e ricadeva giù; la
tirava su e ricadeva giù. Si
scopriva un fianco, poi un pezzetto di addome, poi
l’ombelico…
Emise
un verso che era quasi un ringhio.
-
Ma guardati, non riesci nemmeno a svestirti. –
sussurrò arrabbiato,
terribilmente arrabbiato con lui. Perché lo stava trattando
in maniera fredda e
arrogante, perché era così ubriaco da non
riuscire nemmeno a sfilarsi una cazzo
di t-shirt.
Perché
non voleva che rimanesse a dormire con lui.
Dom
al suono della sua voce tremante di collera si bloccò. Dal
collo della maglia
spuntavano solo i capelli biondi: la rindossò del tutto,
lento, rivolgendogli
uno sguardo a metà fra l’impaziente e il
riluttante.
-
Allora aiutami. – sussurrò infine, in un soffio. E
poi alzò le braccia.
Matt
ammise a sé stesso di non aspettare altro. Si
avvicinò in un passo e obbedì
alla sua richiesta, senza una traccia di gentilezza, quasi
strappandogliela di
dosso. Dom lo afferrò per la camicia e lo fece crollare su
di sé, incontrando
le sue labbra al volo, quasi di schianto. Matt gli passò le
mani fra i capelli
e lo baciò con tutta la foga di cui era capace, grato,
frenetico, ringraziando
Dio di essere ubriaco perché l’indomani il ricordo
di quella sera sarebbe stato
sicuramente relegato in fondo alla sua memoria da un mal di testa
massacrante,
lo sapeva per certo, lo sapeva perché era già
successo un anno prima quando
Gaia era andata in palestra e Dom si era presentato alla villa con un
sacchetto
di birre in mano, e avevano bevuto, bevuto fino a riconoscere a
malapena il
proprio corpo da quello dell’altro quando si erano gettati
nel lago e la luna
aveva illuminato i loro visi pallidi e bagnati, e Matt si era fatto
aiutare da
Dom a risalire a riva e come bel ringraziamento aveva tentato di
soffocarlo con
l’asciugamano, e lui si era arrabbiato, incazzato a morte,
perché a dir suo
aveva veramente rischiato di morire, e per farlo smettere di ridere
l’aveva
baciato con furia, schiacciando il proprio viso contro il suo e
insinuando la
lingua nella sua bocca senza alcun riguardo, staccandosi quando aveva
avvertito
il suo respiro spezzarsi e farsi affannoso solo per dirgli
“vedi, io non ti
voglio soffocare” e ricominciando subito dopo, e Matt quando
aveva sentito la
macchina di Gaia scricchiolare sulla ghiaia del cortile si era sentito
combattuto fra il sollievo e la frustrazione, perché avrebbe
tanto voluto
sapere se Dom stava scherzando davvero oppure…
-
Maaaatt! –
Matt
si allontanò di scatto e cadde dal letto, rialzandosi subito
dopo. Ansimava,
per lo spavento e… per il motivo per cui stava ansimando
anche Dom. Non voleva
assolutamente chiarire a sé stesso quale fosse.
Il
suo batterista fu molto bravo. Rise, si accese una sigaretta, si
scusò e gli
chiese di scusarsi anche con Gaia. Matt gli voltò le spalle
senza neanche
aspettare che terminasse la frase.
Dom
lo guardò sbattere la porta dietro di sé,
deglutì e si accorse solo qualche
minuto dopo che tutto il tabacco si era consumato e che le lenzuola si
erano
macchiate di cenere.
*
Ripassò
per quello stesso corridoio, cercando di fare meno rumore possibile.
Aprì la
porta curandosi di non far cigolare i vecchi cardini e lo vide alzarsi
subito a
sedere sul letto, a torso nudo esattamente come l’aveva
lasciato.
Si
avvicinò lentamente e salì con le ginocchia sulle
lenzuola. Dom gli abbracciò i
fianchi e lo baciò immediatamente, con una dolce
naturalezza, come se l’avesse
fatto da sempre. Gli tolse la camicia con gesti sempre più
concitati e lo fece
sdraiare sotto di sé, slacciandogli i jeans con una mano e
sostenendosi sul
cuscino con l’altra. Osservò il suo viso accaldato
farsi serio mentre glieli
sfilava: tremò leggermente quando si morse un labbro. Gli
tolse i boxer con un
movimento che gli sembrò molto goffo e che lo fece
vergognare profondamente, ma
Dom lo sfiorò d’un tratto con la mano aperta e lui
si sentì come se gli
avessero dato una scossa elettrica, come se il viso e il corpo
dell’altro
fossero tutto ciò che occorresse sapere del mondo
– perché erano
il mondo, erano tutto quello che percepiva attorno a lui –
come se un’illuminazione improvvisa avesse squarciato un velo
che esisteva da
quando l’aveva conosciuto. Come se avesse appena avuto un
lampo di genio.
Aprì
gli occhi che aveva tenuto chiusi per il piacere e si
svegliò accanto a Gaia,
accanto alla sua bocca semichiusa ancora tinta di rossetto dalla sera
prima.
Matt
prese diversi respiri per calmarsi, ma non ci riuscì. Era
dolorosamente teso
tutto quanto, come se stesse per spezzarsi da un momento
all’altro - e in un
punto in particolare.
Non
aveva avuto il coraggio di andare fino in fondo nemmeno nel segno e
tantomeno
lo aveva nella realtà: così cercò di
chiudere Dom fuori dalla propria mente e
si sforzò di immaginare le labbra rosse e socchiuse di Gaia
che succhiavano,
leccavano, mordevano e lo baciavano ovunque.
Funzionò:
l’eccitazione, nata da un sogno su Dom, stava raggiungendo il
limite a causa di
una fantasticheria su Gaia addormentata. Matt provò a
vergognarsi di sé stesso
ma non ci riuscì, e a furia di rigirarsi nelle lenzuola
fresche per darsi sollievo
finì per svegliarla e soddisfò quel desiderio
ibrido figlio di due passioni
diverse nel suo corpo morbido e famigliare.
Ascoltando
i suoi respiri calmarsi e rallentare dopo l’orgasmo, si
chiese se anche Dom l’aveva
sognato.
*
Quando
si svegliò la mattina dopo scoprì che se
n’era andato. Gaia gli disse che aveva
lasciato un biglietto in cui si scusava con lei per il comportamento
della sera
prima e Matt capì subito che non si riferiva
all’ubriacatura. Sorrise, e anche
Gaia sorrise, e lui si sentì terribilmente in colpa.
Dom
voleva bene a Gaia: la considerava una gran donna.
Matt
si ritrovò a constatare con divertimento amaro che
probabilmente gli importava
di più non ferire lei piuttosto che non sconvolgere la vita
a lui.
*
Matt
cominciò a pensare che Gaia sospettasse qualcosa pochi
giorni dopo. Si
ritrovarono a parlare di Marco e Allegra mentre erano seduti in
terrazzo a fare
colazione, e lei ricordò divertita il modo in cui Dom li
aveva abbracciati
sulla porta, affettuoso e colmo di gratitudine, come se quei due gli
avessero
fatto un gran favore.
Matt
rimase in silenzio, corrucciato, spalmando la sua marmellata sul pane
con una
concentrazione eccessiva. Gaia rise e gli chiese di raccontarle le
condizioni
in cui Dom era andato a dormire, temendo che magari l’amico
potesse aver fatto
qualcosa di stupido sotto i fumi dell’alcool – che
so, tranciargli le corde
della Glitter con i denti o cose simili, visto che erano giorni che non
lo
nominava neppure nei suoi discorsi.
Matt
si affrettò a negare tutto, brusco. Gaia non insistette e
capì che qualcosa
doveva essere successo per forza.
*
L’estate
finì con molta lentezza, strascicando i giorni nella noia e
nella routine. Gaia
non smise mai di pensare a quella sera: non li aveva mai visti
comportarsi
così, e li conosceva troppo bene entrambi per sbagliarsi.
Dom era un amico, un
caro amico, che lei amava e da cui si sentiva riamata. E Matt, beh,
Matt era il
suo uomo da anni, ormai, e come lui aveva confidato al suo batterista
era in
grado di leggerlo come un libro aperto.
Sapeva
che nessuno dei due le avrebbe mai fatto del male, almeno non
coscientemente -
e quindi non di proposito.
Perciò,
pur con una certa fatica, accantonò l’inverosimile
dubbio che le si era
insinuato nella mente più per esclusione che per altro e
quando Matt e Dom
raggiunsero Chris per partire in tournée sentì di
avere il cuore in pace.
*
La
ripetitività dei concerti, dei viaggi in aereo e delle
serate permise sia a
Matt che Dom di vestire i soliti panni di goliardia e spensieratezza.
Ogni
volta che suonavano ci mettevano più concentrazione e
impegno che mai, come a
voler incanalare ogni energia fisica e emotiva nella musica per evitare
di
riversarla in altro. Sentivano di rendere ogni esibizione
più bella e
spettacolare di quella prima: non affrontare i fatti aveva avuto almeno
questo
effetto positivo.
Quando
l’alcool cominciava a scorrere troppo abbondantemente in
corpo e uno sguardo,
un brevissimo contatto, una battuta o anche semplicemente il trovarsi
nella
stessa stanza faceva scattare sensazioni pericolose, Matt correva a
telefonare
a Gaia e Dom si buttava nelle braccia della prima fan disponibile.
Gaia
si inquietò: Matt non la chiamava mai così
spesso. Non era così cieca e sentimentale
da commuoversi per tutta quell’attenzione telefonica; al
contrario; quel dubbio
orrendo che razionalmente aveva tentato di accantonare tornò
a riaffacciarsi
sempre più spesso.
*
Il
giorno prima del Reading, Matt invitò cena Chris e Dom nel
suo appartamento a
Londra.
Il
tour stava andando a gonfie vele e per questo motivo brindarono in
continuazione, felici, senza pensieri. Dom era talmente sicuro del
successo
della serata che quando Chris tornò a raggiungere Kelly e i
bambini si disse
che non c’era niente di male a rimanere per
un’altra birretta.
Quella
sera non aveva sentito niente per Matt che andasse oltre
l’orgoglio di averlo
come frontman e la solida amicizia che li aveva da sempre legati. Si
sentiva al
sicuro e sentiva di aver messo al sicuro anche lui. E Gaia. Le loro
vite forse
non sarebbero state sconvolte da un paio di colpi di testa provocati da
qualcosa di così nebuloso e probabilmente passeggero.
Ma
quando Matt si accorse che era troppo ubriaco persino per alzarsi dal
divano e
gli propose di fermarsi a dormire lì, Dom capì
che non aveva dimenticato
niente. Né la sua testa né il suo corpo.
Quella
sensazione, come lo sfiorare una cicatrice che ci si dimentica di avere
addosso
ma che è sempre lì, scavata nella pelle, evidente
e incancellabile, lo riempì
di una felicità che non avrebbe mai sperato di poter
provare. Matt era così:
talmente presente in ogni fibra di sé da potersi scordare di
averlo sempre
addosso.
Lo
baciò di slancio, gli disse che lo amava. Che in qualche
vigliacca maniera lo
aveva sempre amato. Poi tacque, aspettando una risposta.
Matt
tacque a sua volta, per secondi interi, come a volersi convincere di
aver
capito bene, ma troppo euforico per riuscire a pensare con
lucidità. L’immagine
di Gaia che gli si parò davanti agli occhi fu
però così istintiva da farlo
esitare ancora, e capì che anche Dom l’aveva
vista, come fosse un ologramma
proiettato dal suo sguardo. Entrambi si immobilizzarono, paralizzati
dal senso
di colpa.
-
Io… Voglio bene a Gaia. Non posso farle questo. –
disse Dom, sottovoce ma in
tono fermo, pur sapendo che con quell’affermazione sigillava
forse per sempre
quello che aveva avuto il coraggio di aprire poco prima. Matt lo vide
stringere
i pugni con forza e ammirò la sua integrità. Lui
avrebbe saputo fermarsi per
primo?
-
Mi ha reso felice. Così felice. –
sussurrò, sentendo la gola chiudersi. Sapeva
la risposta.
Dom
annuì sorridendo.
-
Lo so. E’ per questo che le voglio bene. -
Dormirono
insieme, abbracciati, divisi fra la tristezza provocata dal senso di
colpa e la
gioia incredibile che li invadeva anche solo quando si sfioravano.
Quando si
svegliarono Dom chiese di poter fare una doccia, Matt gli rispose di no
nella maniera
più assoluta, che l’avrebbe fatta prima lui, e
assistette immobile allo
spettacolo dell’altro che si spogliava nel letto per chiarire
la questione.
Si
spogliò a sua volta sentendosi la testa meravigliosamente
leggera e il corpo in
fiamme. Il pensiero di Gaia era andato a infrangersi miseramente contro
il muro
di emozioni che Dom aveva saputo provocare soltanto togliendosi la
maglietta.
Ripensò
a quelle due sere al lago, quando lei li aveva fisicamente interrotti
entrambe
le volte: e decise che non intendeva negarsi più nulla.
*
Mentre
facevano l’amore il telefono aveva squillato tre volte. Matt
aspettò che Dom
entrasse nella doccia per controllare e non si stupì affatto
quando scoprì che
erano di Gaia.
Il
senso di colpa riaffiorò improvvisamente e lo spinse a
chiamarla subito: lei,
affettuosissima, loquace e fin troppo premurosa gli chiese come stavano
andando
i preparativi per il concerto di quella sera, sentendosi rispondere con
una
gentilezza quasi formale.
Quando
Dom uscì dal bagno Matt udì distrattamente che
Marco e Allegra li avevano
invitati al loro matrimonio, fissato per il mese prossimo.
|
|