Never be the same again di DarknessIBecame (/viewuser.php?uid=126865)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I° capitolo ***
Capitolo 2: *** II° capitolo ***
Capitolo 3: *** III° capitolo ***
Capitolo 4: *** IV° capitolo ***
Capitolo 1 *** I° capitolo ***
Never be the same
I° capitolo
Non era così male, passare un po’ di tempo con Rachel,
alla fin fine. Anche se avevo rifiutato il suo invito al ballo, avevo
apprezzato il suo regalo. Non avevo idea di come lo sapesse, ma quello era
addirittura il mio gusto preferito di burro cacao. Certo, avrebbe potuto
risparmiarsi i vari appostamenti fuori dal motel insieme a Finn, ma da un certo
punto di vista la capivo. Passare del tempo con la persona che ami è sempre
tempo ben speso. E ragionandoci su, credo che non sia stato un bel momento per
lei. Sotto quella scorza da isterica, maniaca del controllo, c’era una persona
attenta e sensibile. Doveva aver sofferto comunque, anche quando aveva visto
Quinn lasciare la mia stanza. Perché non voleva che Finn stesse male. Poi il
mio segreto era venuto fuori, ed i ponti con il glee club erano stati tagliati.
Almeno, fin quando non erano arrivati quei due a bussare alla mia porta. Se i
vestiti di Finn avevano portato nella mia mente un po’ di tranquillità, visto
che non ero più costretto ad indossare gli strani capi di Kurt, la chitarra…la
chitarra aveva curato il mio cuore. Non sapevo vivere senza averla tra le mani,
strimpellavo motivetti insensati a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Quello che disse Rachel, però, mi colpì più di ogni altra cosa, più di mille
gesti d’affetto.
-Abbiamo bisogno di te, Sam. E tu hai bisogno della
musica.- non avevo mai pianto, ma quella volta lo feci. Anche se volevo farmi
vedere forte dai miei fratellini, anche se mi vergognavo enormemente di farmi
vedere dal quarterback in quelle condizioni. Non so come, ma lei, ancora una
volta, capì quello che stavo passando.
-Finn, che ne dici di portare i fratellini di Sam a prendere una crepes? Sono
certa che un po’ di nutella dentro non gli dispiacerà.- aveva sorriso
candidamente verso il ragazzo, mentre già Stacy ed Stevie* cominciavano a
saltare sul letto, felici.
-Ma…tu rimani qui?- lui, titubante, aveva preso i piccoli per mano, mentre già
lo tiravano verso la porta.
-Si, io…aiuto Sam a mettere apposto, così i suoi troveranno la stanza in
perfetto ordine, al ritorno.- aveva annuito un paio di volte, ricambiando lo
sguardo smarrito di Finn con un’occhiata convincente. Mi sentivo a disagio. Non
eravamo abbastanza in confidenza, e non avrei saputo di cosa parlare. E se
avesse voluto invitarmi ancora al Prom? Non volevo essere indelicato come la
volta precedente. Anzi, bugiardo, come la volta precedente. Perché infondo,
ogni tanto mi ritrovavo a pensare a lei come ad una possibile conquista. Ero
curioso di scoprire di cosa sapessero quelle labbra, più perché erano grandi
quanto le mie, solo decisamente femminili, che per qualche strana attrazione
fisica. Quella scattava quando cantava, o quando portava una gonna troppo
corta. Come in tutti i sani maschi del glee e non, ne ero sicuro. Tutta roba
normale, insomma. Ero pur sempre un adolescente, senza ragazza…e poi, nessuno
avrebbe potuto resistere a Rachel Berry quando si esibiva. L’avevo capito dalla
sua prima esibizione. Non fosse stato per la voce meravigliosa, per il modo in
cui incatenava lo sguardo di un’intera platea col suo, caldo, sarebbe stato per
come si muoveva. Come poteva, una ragazza così mingherlina, così austera,
salire su un palco e diventare tutto ciò che voleva? Sensuale, solare,
malinconica…mi riscossi da quei pensieri confusi quando sentii sbattere la
porta. Finn ci aveva lasciati da soli, ed io non avevo il coraggio di
guardarla. Ora mi vergognavo anche di avere lei di fronte, mentre continuavo a
piangere. Mi ritrovai a stringere forte la custodia della chitarra, sbirciando
l’orlo di quel giacchetto giallo canarino. Era buffo. Poi lei si mosse ed io mi
immobilizzai. Non avevo voglia di parlare, non avevo voglia di pensare alla mia
situazione. Ma tutto quello che Rachel fece, fu darmi un delicato bacio sulla
nuca ed accarezzarmi i capelli lunghi, passando oltre. Prese il telecomando
della televisione e la sintonizzò su un canale di musica rock. Tolse il
giacchetto, lo piegò con cura e lo mise sullo schienale di una sedia piena di
scatole impilate. Poi cominciò a canticchiare sottovoce una canzone dei Placebo
e si mise davvero a rassettare la camera. Ero sinceramente stupito, e
combattuto. Si aspettava che cominciassi a parlare io? Dovevo alzarmi a darle
una mano?
-Esci anche tu se vuoi, Sam. Qui ci penso io.- sembrava avermi letto nel
pensiero, e la cosa cominciava a preoccuparmi. Mi infastidiva il fatto che non
conoscessi assolutamente niente di lei, seppure da quasi un anno passassimo
praticamente tutti i giorni insieme, al glee. Non mi ero mai reputato un
ragazzo superficiale, ma probabilmente con lei lo ero stato. Non riuscendo più
a sopportare la sua presenza tranquilla nella stanza, e quella voce
spettacolare che sembrava lì solo per farmi sapere quanto stupido fossi, me ne
andai a fare una passeggiata. Presi un po’ d’aria, mi fermai all’area giochi
situata dietro al motel e mi sedetti su una panchina, tirando fuori la chitarra
e passandomi la cinghia intorno alla spalla. Vidi Finn tenere quelle due pesti
dei miei fratelli letteralmente sotto le sue grandi braccia, mentre muovevano
scompostamente le gambe per aria e tenevano due belle crepes salde tra le mani.
Sorrisi istintivamente, rilassandomi. Mi venne in mente la perfetta canzone da
cantare al glee, il giorno dopo. Avrei avuto bisogno anche degli altri, ma dopo
quel pomeriggio, potevo star sicuro che non mi avrebbero rifiutato una mano.
Dopo altri 15 minuti di risate leggere, mentre accompagnavo i miei fratellini
in una canzone dei cartoni animati con la chitarra, tornammo alla nostra
stanza. Quando vi entrammo, Rachel non c’era. Aveva lasciato dietro di sé un
ordine quasi maniacale, sistemando gli oggetti in maniera così strategica da
dare a quella minuscola stanzetta un’aria più respirabile. Si camminava anche
meglio, lì dentro. Notai un foglietto sul cuscino del letto, ma non ne feci
parola. Ringraziai e salutai Finn, che già si stava preoccupando di capire dove
fosse la Berry, e lo osservai raggiungere la macchina. Lei era seduta al posto
del passeggero, il capo chino e le spalle scosse da qualche singhiozzo. Appena
sentì aprirsi lo sportello, si affrettò a ricomporsi. Aveva un’aria serena. Mi
stavo perdendo qualcosa? Le sue reazioni mi lasciavano perplesso. Feci
spallucce e mi chiusi la porta alle spalle. Stacy era già arrivata ad afferrare
quella che sembrava una lettera, quindi la presi di forza e me la feci sedere
sulle gambe, togliendogli di mano il foglio e tenendolo lontano dalla sua
vista.
“Non cercare di strafare. So che è un brutto momento, quindi non vergognarti di
chiedere aiuto. Non a noi. Non a me. Voglio rimediare a questa brutta
settimana. Fammi provare.”
Dopo la firma, trovai una piccola stellina dorata. Avevo
sentito parlare delle sue strambe manie, tra cui questa, ma credevo fossero
leggende metropolitane. Invece quella stellina c’era, eccome. Non riuscii a
trattenermi e risi di gusto, tenendomi la pancia con le mani e spaventando gli
altri due piccoli Evans. Mi guardarono come se fossi uscito di testa,
scrollarono entrambi le spalle e si rimisero a guardare Mickey Mouse.
Ed ecco che mi ero imbarcato nella più strana delle
avventure. Di mattina andavo a scuola, di pomeriggio partecipavo alle lezioni
del glee, due ore a consegnare pizze per un locale conosciuto di Lima. Le volte
che il datore di lavoro non provvedeva alla mia cena, ero praticamente
costretto a cenare con lei. Passava ogni sera alle 20, a volte accompagnata dai
genitori, a volte da sola. Aveva deciso che, almeno un paio di sere alla
settimana avrei dovuto studiare da lei. Mi lasciava da solo nello studiolo e se
ne andava a fare altro, in giro per la casa. Aveva persino convinto i miei
genitori, ammonendoli.
-Sam non può studiare, se deve badare ai suoi fratellini. Quindi verrà qui Mercedes,
una nostra compagna. So che si troveranno magnificamente con lei, è un angelo
ed adora i bambini. Forse potrebbe portarsi dietro anche Britt, ma devono
ricordarsi di sistemare, poi.- l’avevano vista così sicura che non avevano
potuto rifiutare. Era semplicemente un uragano. Ma per quanto potesse essere
indisponente, non era mai una presenza ingombrante, non con me, almeno. Quando
la sentivo provare in camera sua, provavo il desiderio di raggiungerla,
ringraziarla. Avevo accettato di portare lei e Mercedes al ballo, erano state
così dolci e disponibili che mi ero davvero sentito onorato a quella proposta.
Forse sarebbe stato un po’ strano, ma alla fine, tutto il glee era strano e si
accettava semplicemente per quel che era. Quindi non potevo stare semplicemente
a sentirla, mentre provava quella maledetta canzone strappalacrime, indirizzata
a Finn. Jar of hearts. Perfetta, come tutte quelle che aveva scelto da quando
la conoscevo. Aveva una vasta conoscenza musicale, non dovevo stupirmi più di
tanto. Fu solo quando sentii qualcosa infrangersi sul pavimento sopra la mia
testa che decisi di uscire dalla stanza ed affrettarmi a raggiungerla in camera
sua. E se si fosse fatta male? A grandi falcate salii velocemente i gradini e
spalancai la porta. Era seduta sul letto, a gambe incrociate e si dondolava
avanti e indietro, le braccia strette attorno al piccolo petto. Era talmente
piccola che sarebbe potuta tranquillamente sembrare una bambina, con quel
vestitino stampato ed i calzettoni bianchi che le arrivavano al ginocchio.
-Rach, tutto apposto?- sussurrai, senza trovare il coraggio di entrare in
quella camera talmente tanto rosa da farmi venire, per un momento, l’idea che
un unicorno potesse spuntare dal bagno. Ci sarebbe stato bene. Lei puntò lo
sguardo su di me, carico di domande inespresse. Non ero bravo in queste cose,
probabilmente proprio come Finn. Tutto quello che feci fu sedermi accanto a lei
ed attirarla con una mano verso di me. Lei si rannicchiò sul mio petto e rimase
in silenzio, mentre si calmava. Posai il mento sul suo capo ed inspirai a
fondo. Rachel Berry era davvero, davvero, davvero una donna che creava
problemi. E ti ci trascinava dentro, perché una volta conosciuta, non potevi
fare a meno di lei.
*Modificato
da Aaron a Stevie, su gentile suggerimento di IrishMarti, per mia pura
ignoranza. :) Quindi grazie a lei, signorina!
Oooooh, ecco qua. Avverto. Primo di quattro capitoli
Samchel, uno sfogo personale che non poteva mancare tra le mie FF. In questo
sito ci sono un paio di persone che lo sanno bene. XD Gli altri capitoli sono
già pronti, ma li posterò uno per settimana, così da darvi sempre qualcosa da
leggere. Che dire…qui ci si rivede Sabato! Spero apprezziate lo sforzo, che vi
piaccia e di non aver fatto troppi erroracci di ortografia e battitura.
BascioCascio
Vevve
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** II° capitolo ***
II capitolo
II° capitolo
Era una bella
sensazione, avere qualcuno accanto. Qualche volta c’era Noah, che si offriva di
consolarmi, ma spesso aveva secondi fini. Sapevo che era un bravo ragazzo, e mi
piaceva, ma quando Rachel Berry ha bisogno di una spalla su cui piangere, deve
essere ascoltata, coccolata…neanche Kurt o Mercedes riuscivano a darmi una mano,
in quei momenti. Quindi vedere Sam, insicuro, sulla mia porta, fu un’esperienza
strana. Sebbene già da una settimana o due ci vedessimo spesso, avevo lasciato
che lui si adeguasse ai nuovi ritmi, cercando comunque di indirizzarlo nel
migliore dei modi. Ok, forse a volte mi facevo prendere un po’ la mano, ma lo
facevo per il suo bene. Era troppo tenero, per non sentire il bisogno di
aiutarlo. Quelle guance piene, gli occhioni azzurri nascosti da quel ciuffo
ribelle, le labbra enormi che assumevano sempre quel broncio adorabile, se
qualcuno lo prendeva in giro. Perché come me, Sam sembrava fatto apposta per
attirare gli scherzi altrui. Soprattutto quelli delle sue ex. Santana mi faceva
letteralmente ribollire di rabbia. Trouthy mouth? Insomma, quella ragazza non
aveva rispetto. Da quando l’avevo visto piangere, quel giorno al motel, avevo
capito che volevo proteggerlo. Istinto materno? Forse. Non mi interessava. E
lui mi fece entrare nella sua vita. Per quale motivo, non riuscivo a capirlo,
ma adesso avevo carta bianca. E dovevo essere accorta. Era in una situazione
difficile, emotivamente sotto pressione. Solitamente avrei sguazzato nel suo
dramma, esageratamente melodrammatica, avrei cercato di farlo parlare, per poi
vantarmi del mio quasi perfetto ruolo da psicologa del gruppo, ma…quella volta
non lo feci. Ero abbastanza sensibile da capire che aveva bisogno dei suoi
spazi, e glieli diedi, per quanto il mio desiderio di avere pieno controllo di
quanto mi accade intorno fosse deciso a tornare in superficie. Avere un
carattere forte, e sfaccettato come il mio, non sempre risulta una buona cosa.
Significa che ogni sfaccettatura ha bisogno di vincere sulle altre. Per questo
faticavo a trovare il giusto equilibrio.
Lo guardai intensamente, quasi sfidandolo ad avvicinarsi. Ero in piena crisi
isterica, avevo appena rotto la mia tazza preferita, quella con sopra Tweety e
Silvestro, perché alla millesima prova per la canzone da cantare al Prom,
ancora non riuscivo a sentirla perfetta. Senza piangere, sobbalzavo per i
singhiozzi atoni che scuotevano il mio corpo. Una crisi di pianto silenziosa,
una delle peggiori. Mi avrebbe lasciato un bel mal di testa. Il biondino, dopo
un’iniziale ritrosia, si avvicinò comunque, ed io sentii il letto piegarsi un
po’ sotto il suo peso. Mi afferrò delicatamente per le spalle e mi diede asilo
sul suo petto. Da quando i ruoli erano cambiati? Non avrebbe dovuto essere lui
quello da consolare? Respirai più e più volte a fondo, a volte emettendo anche
buffi versetti. Lo sentivo sorridere sui miei capelli, ed improvvisamente
sentii che anche le mie labbra si piegavano all’insù. Senza aver detto una sola
parola. Senza piagnistei, lamentele, scenate, cinque minuti e tutto stava
tornando alla normalità. Ancora in silenzio mi staccai, senza guardarlo e mi
distesi sul letto, a pancia in su. Lo tirai per la manica della maglia e lo
feci stendere di fianco a me. Sempre senza guardarlo. Sentivo i suoi occhi sul
mio volto, cercare qualcosa che evidentemente non trovarono. Quindi, di buon
grado, mi seguì ed appoggiò la testa sul mio stesso cuscino.
-Non dovresti pensare ancora a lui, sai? Quella canzone è tutta una farsa,
Rach.- quasi sobbalzai al sentire la sua voce. Forse perché mi aveva colpita
nel vivo. Ero stata scoperta.
- Devi allontanarlo dalla tua mente. Alìm.- a questo punto non potei fare altro
che voltarmi e guardarlo con un sopracciglio inarcato.
-Alìm?- sospirai, praticamente ad un centimetro dal suo naso, visto che anche
lui era voltato verso di me. Seguendo un impulso automatico scostai il solito
ciuffo ribelle dalla fronte. Non sapevo come facesse a vederci, se aveva sempre
i capelli penzoloni davanti agli occhi. Il suo volto si illuminò in un sorriso
dolcissimo.
-Ti ho distratta.- buttò fuori, sembrava piuttosto soddisfatto. Io invece rimanevo
perplessa, tanto che ripetei di nuovo la stessa parola, cercando di dargli la
medesima intonazione che avevo sentito da lui. Sam annuì, avvicinandosi col
corpo. Mi passò un braccio sotto la vita, ed io, istintivamente, alzai il
bacino per facilitarlo. Sembravamo due amici di vecchia data, e questo mi
faceva sentire bene. Per questo lo assecondavo. Mi voltai su un fianco, posando
un braccio sul suo petto e cercando di guardarlo, anche se riuscivo a vedere
solo il suo mento, mentre lui fissava le stelline fosforescenti che da piccina
avevo preteso di attaccare al soffitto della camera.
-E’ Na’vi. Vuol dire “molto lontano”. Penso proprio che tu debba lasciare che
Finn si faccia gli affari suoi. Devi pensare che è lui a perderci.- lo disse
con un tono quasi sconsolato. Che si ripetesse le stesse cose, quando pensava a
Quinn? Eravamo sulla stessa barca. Smisi di guardarlo, posando il capo sul suo
costato ed allungando il braccio, lasciato morbido, cercando con disinvoltura
di abbracciarlo. Non era solo.
-Parlami del Na’vi. E’ preso da Avatar, vero? Come fai a ricordarti le parole?-
cercai di intavolare un discorso che lo tenesse, e mi tenesse, lontano dal
pensiero della coppia che tanto ci irritava sapere unita. Ascoltare la sua voce
pacata era piacevole, e vedere quanta passione aveva per quella strana lingua
inventata mi fece sorridere.
-Sai che il Na’vi ha sette vocali? Sette! James Cameron e Paul Frommer sono
degli autentici geni! Sono riusciti a creare addirittura un vocabolario di
mille parole!- sentivo che anche lui si stava rilassando, e capivo
perfettamente cosa provava. Potersi esprimere con tranquillità, senza essere
giudicati, era qualcosa di veramente liberatorio. Annuii convinta, strusciando
la guancia sul suo petto, così che potesse capirlo anche se non mi guardava.
Cominciò a giocare con una ciocca di capelli, perdendosi a spiegarmi varie
espressioni colloquiali di questo popolo inventato. Poi passò alle imitazioni e
mi ritrovai a ridere come una sciocca, alzandomi sui gomiti per poterlo osservare
meglio.
-Sei buffo, Sam. Ma in senso buono.- mi affrettai ad aggiungere, sperando di
non averlo offeso. Forse era troppo tardi. Quel volto da angioletto si rabbuiò,
e gli occhi si serrarono stretti, così come le labbra. Mi misi in ginocchio,
poggiando il sedere sui talloni e gesticolando in fretta.
-Mi dispiace, non volevo! Insomma, per me buffo ha una connotazione positiva!
L’importanza di una risata nella vita è riconosciuta da tutti e tu mi stai
facendo ridere, ma…- mi bloccai, quando lo vidi mettersi seduto e riaprire gli
occhi. Mi prese le mani, ancora bloccate in aria, e mi sorrise amaro.
-Ti andrebbe di baciarmi Rach? Non pensare male. Sei davvero molto bella, e
simpatica. Ma non voglio che ci veda niente di romantico. E’ solo che…vorrei
finalmente baciare qualcuno che non si fa beffe di me…- accompagnò le mie mani,
nelle sue, sul mio grembo, mentre mi osservava attentamente. Ero spiazzata
dalle sue parole. Non provavo niente per lui, non mi sembrava, almeno, quindi
che ci sarebbe stato di male, in un semplice, piccolo bacio? La mia mente era
libera di fantasticare quanto voleva, ma sapeva che non avevo ancora
dimenticato Finn. Mi affrettai a richiudere la bocca, quando sentii che la
mascella cominciava a farmi male per la prolungata posizione presa.
-Sei sicuro? Voglio dire, sono lusingata, ma forse dovresti aspettare la giusta
ragazza…- strinsi le mani tra le sue, premendo i pollici sul loro dorso. Lui
scosse il capo, ed i capelli ricaddero sulla fronte.
-Se devo fidarmi del mio istinto, tutte le fidanzate che avrò saranno sempre
bellissime ragazze, troppo prese dalla loro immagine. Mi vedono tutte come il
belloccio e stupido di turno, quindi si sbrigano tutte a tapparmi la bocca,
così che possa fare da fidanzato trofeo al loro fianco. Questa…questa mi sembra
l’occasione migliore. Ma se non vuoi…- non seppi resistere oltre, le sue parole
mi portavano alla mente tanta malinconia che seppi cosa fare. Sciolsi
l’intreccio delle nostre dita per portarle ai lati del suo viso. Gli sorrisi
timida, sperando che capisse, che non vedesse altro che amicizia, in quel
nostro gesto. Lo attirai verso di me sempre fissandolo negli occhi. Mantenere
il contatto visivo era importante. Gli posai le labbra sulla guancia, vicina
alla bocca, senza essere troppo invadente. Poi gli baciai la punta del naso,
gli occhi, l’altra guancia. Come altro potevo baciarlo? Non osavo pensare a
qualcosa di diverso. Lo sentii mugugnare qualcosa, mentre girava il volto e
posava la sua bocca sulla mia. Era morbidissima e fresca. Sapeva del burro
cacao che gli avevo regalato, vaniglia. Istintivamente il mio sorriso si aprì
di più sulle sue labbra, e per qualche impensabile motive lui approfondì il
bacio, quasi con foga. All’inizio cercai di non rispondere, ma le sue mani
ormai erano sulla mia schiena, tra i miei capelli, ed era qualcosa di così
diverso dai baci ricevuti fino a quel momento…Sam era tenero anche quando
cercava di risultare brusco. Per questo mi lasciai andare. Volevo aspettare che
fosse lui a rompere il contatto, così piacevole. Continuavo ad accarezzargli il
volto, anche ad occhi chiusi, e spostai i capelli che mi solleticavano il naso.
Il ragazzo ci sapeva fare con i baci. Io ne sapevo qualcosa, in tutta la vita
avevo fatto solo e sempre quello. Si staccò finalmente da me, tenendo gli occhi
fermamente chiusi, e per qualche attimo pensai che magari voleva trattenere
l’immagine di Quinn, o Santana nella sua mente. Io avevo fatto lo stesso con
Noah, tanto tempo prima, no? Magari mi fece un po’ male, ma non lo diedi a
vedere. Quella era una gentilezza che volevo fargli. Mi distesi nuovamente sul
letto, ma questa volta mi voltai su un fianco per dargli le spalle. Avvicinai
le gambe al busto e le cinsi con le braccia, poi con disinvoltura parlai di
nuovo.
-Di sotto, accanto alla tv, c’è un dvd che potrebbe piacerti. Prendilo e
portalo qui, se non hai voglia di studiare. Possiamo vederlo. O puoi vederlo di
sotto, io rimango qui ancora un po’.- ecco, adesso gli avevo dato anche la
scusa per allontanarsi, magari si sentiva in imbarazzo. Sentii il letto
riprendere la solita forma, quando lui si alzò, e lo sentii scendere
velocemente le scale. Cominciai a canticchiare, mentre i minuti passavano,
cercando di tenere la mente occupata e ben lontana da quel bacio. Non avevo
pensato a Finn, in quel momento. Avevo chiuso gli occhi e mi ero lasciata
trascinare, e ne ero stata anche contenta. Infondo eravamo due ragazzi liberi,
feriti ed in cerca di un sostegno. Potevamo anche trovarci bene insieme, no?
Non mi accorsi praticamente di niente. Lui si sedette nuovamente accanto a me,
mi si sdraiò di fianco e premette play sul telecomando. Dalla tv partì un suono
familiare, ed io sbattei velocemente le ciglia, fissando lo schermo confusa e
poi voltandomi di poco verso lui. Il suo bel viso era rivolto allo schermo,
serio serio. Senza dire niente, mi voltai di nuovo. Mi concentrai sul film,
Avatar ovviamente, perché era la prima volta che lo vedevo e dovevo ammettere
che non era poi così male. Aveva dei colori vividi, ed una storia particolare
di fondo. Stavo per voltarmi a dirglielo, quando lo sentii voltarsi ed
abbracciarmi da dietro. Posò la testa sulla mia spalla e rimase così, a seguire
la storia. Sorrisi. Ancora una volta aveva trovato il modo di farmi stare
zitta.
Ok, invece di pubblicarlo sabato prossimo (il giorno
del mio compleanno, se proprio volete saperlo, ho deciso di pubblicarlo prima.
Questa storiella è già pronta, perché non approfittarne? Ringrazio chi ha
commentato e letto il precedente capitolo, non pensavo neanche di arrivare a
tanto. Mi immaginavo già la FF che cadeva nel dimenticatoio. XD Troppo
melodrammatica? Lo so, ma questo è un capitolo POV Rachel. Capitemi.
Mi scuso per eventuali orrori di ortografia o battitura.
BascioCascio
Vevve
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** III° capitolo ***
III° capitolo
III° capitolo
Corsi di sotto, approfittando di quella scappatoia
che Rachel mi aveva lasciato, consapevolmente o meno. Mi toccai le labbra,
ancora calde e leggermente arrossate dal bacio. Quel gusto non me lo sarei
scordato facilmente. Non sapeva semplicemente di qualcosa di preciso. Aveva una
particolare fragranza fruttata, che mi faceva venir voglia di leccarmi le
labbra o tornare di sopra e provare a vedere se il sapore sarebbe stato lo
stesso, baciandola una seconda volta. Era normale aver paura di una ragazza?
Beh, io ero letteralmente terrorizzato da quello scricciolo di Rachel Berry.
Baciarla era stata un’esperienza devastante. Perché aveva spazzato via tutte le
certezze che mi ero creato in quegli anni. Avevo sempre baciato belle ragazze,
alte, formose, sensuali, estremamente sensuali. Tutto quel che ne avevo
ricavato erano emozioni forti, si, ma prettamente superficiali. Mi smuovevano
le parti basse, nient’altro. Quinn, forse…riusciva a farmi battere il cuore. Ma
sopra al resto, sentivo sempre montare dentro tanta eccitazione, che cancellava
qualsiasi altro pensiero. Pensavo che fosse l’amore che provavo per lei, che
tutta quell’attrazione dovesse essere il risultato di chimica e sentimenti. E probabilmente lo era. Allora
cos’avevo sentito, baciando Rachel? Soltanto calore. Un groviglio di possessività,
gioia, ma soprattutto calore che s’irradiava nelle membra. Le famose farfalle
nello stomaco. Quel maledetto sorriso, così semplice e delicato che si era
aperto sulle sue labbra, al tocco delle mie, aveva completamente azzerato le
mie facoltà mentali. Avevo baciato bocche atteggiate in espressioni che
volevano essere attraenti, magari imbronciate, soddisfatte…ma mai un sorriso
tanto ingenuo, puro. Sembrava davvero felice di baciare me. ME. Avevo chiuso
gli occhi per immaginarmi quel sorriso, e c’ero riuscito perfettamente. Era
come quello che le era apparso in volto alla fine del discorso per le
regionali. Aveva le lacrime agli occhi, ma la sua espressione emanava
candidamente tutta la felicità che si possa immaginare. E lei aveva rivolto
quella stessa felicità a me, attraverso quell’unico gesto. Come rimanere
indifferenti, di fronte ad un fatto del genere? Persino il cuore più duro si
sarebbe sciolto, ed il mio non aveva resistito.
Cominciai a gironzolare per la sala, l’indecisione fatta persona. Se fossi
tornato di sopra, come avrei dovuto comportarmi? Si aspettava di più da me? Io ero
sicuro di volere di più. Quindi andai verso il mobile della televisione, deciso
a prendere il primo film che mi fosse capitato sotto mano. Ma non avrei dovuto
aspettare che la Berry mi rendesse le cose facili. In bella vista c’era un
pacchetto fino, con un bel fiocco rosa. Tipico. Pensavo vi fosse un biglietto,
almeno per capire se quello fosse il giusto DVD da prendere, ma tutto quello
che trovai fu una scritta glitterata col mio nome sopra. Mi morsi il labbro
inferiore e scartai titubante quel piccolo involucro. E dentro c’era il film di
Avatar, ovviamente. L’ultimo uscito, con le scene tagliate ed ogni sorta di
approfondimento, con il commento di James Cameron ad ogni scena. Mi chiesi se
davvero avessi mai conosciuto Rachel, prima di quella settimana. Se davvero
qualcuno l’avesse mai conosciuta. E la risposta venne automatica. Si. Perché
ogni persona che veniva a contatto con lei, cambiava sempre un pochino, dopo averla
abbandonata al suo destino. Solo Kurt e Mercedes sembravano i più legati a lei.
Tutti riuscivano ad evolversi, a crescere, grazie anche al suo pedante aiuto, e
poi la dimenticavano come se nulla fosse successo. Prendevano la parte migliore
di lei e la lasciavano spossata ed inerme, l’unica a dover crescere da sola.
Non che lo desse a vedere, comunque. Lei andava avanti per la sua strada,
imperterrita. Neanche mi accorsi, durante i vari ragionamenti, di essere
tornato in camera sua. La sentii canticchiare, ancora in quella posizione, e mi
sembrò così vulnerabile che avrei potuto passare ore in quella camera
disgustosamente colorata a farla parlare. Come se lo facesse già poco. Misi il
disco nel lettore ed afferrai il telecomando, silenziosamente. Non si era
accorta della mia presenza, quindi mi sdraiai di nuovo sul suo letto ed accesi
la TV. Fissai lo schermo nero, aspettando l’introduzione al film, ma con la
coda dell’occhio la vidi girarsi verso di me e voltarsi di nuovo, incerta.
Quando già il protagonista faceva capolino sulla scena, decisi impulsivamente
di volerla sentire più vicina. Per questo non persi l’occasione e l’abbracciai
da dietro, posando il mento su quella piccola spalla e continuando a seguire il
film. Lei non si ritirò al contatto, ma neanche fece altro. Rimase rilassata
tra le mie braccia, mentre le scene scorrevano veloci e piacevoli.
Alla prima battuta in lingua Na’vi, la recitai in sincrono con gli attori, poi
mi morsi la lingua. Non avevo mai visto quel film con una ragazza, ma se a Quinn
infastidiva sentirmi parlare così normalmente, ed a Santana faceva lo stesso
effetto, cosa potevo aspettarmi da lei? Un risolino basso, e poi una carezza
sul volto. Tutto qua. Mi seniti bene, e riuscii a godermi il resto del film in
pace. Alla fine ci scambiammo le varie opinioni, e rimasi stupito da quanto
acute potessero essere le sue osservazioni. Si intendeva di cinema, di questo
ne ero certo, e poté tranquillamente dirmi quali attori erano più bravi e quali
meno. Era rimasta incantata da Sigourney Weaver e dal particolare modo di
muoversi del popolo Na’vi. Chiacchierammo per un’altra mezz’ora, prima che il
mio telefono squillasse. Di malavoglia mi alzai e risposi a mia madre, che già
si preoccupava per il ritardo che portavo. Lei si alzò con me e mi accompagnò
fino al piano inferiore, aspettando che recuperassi i libri per aprirmi la
porta di casa. Mi porse il film ed io la guardai con aria interrogativa.
- So che lo hai già, e so anche che lo hai visto così tante volte da aver
rovinato la copia. Quindi non fare storie e portalo a casa. Sono sicura che
S&S (*) saranno contenti di rivederlo con te.- detto questo mi spinse
letteralmente fuori dall’uscio e lo richiuse ridacchiando, mentre io osservavo
la casa con due occhioni spalancati.
-Ricorda il vestito da tuo papà. Il ballo è tra soli
due giorni!- From Rachel.
Mi incamminai a piedi verso la fermata del pullman,
scuotendo la testa e non potendo far altro che sorridere.
Quella sera mi sentivo
decisamente impacciato. Avevamo deciso di cambiarci a casa di Mercedes, la più
vicina al ristorante, e rimasi di sasso quando le vidi scendere dalle scale.
Erano entrambe bellissime e mi complimentai con loro. Vederle arrossire ai miei
complimenti semplici e diretti mi fece pensare che entrambe non vi erano abituate.
Era un’ingiustizia. Mercie mi sistemò i capelli, mentre Rachel mi sistemò
quella specie di cravattino da cowboy che adoravo. Respirai a fondo e sentii un
lieve profumo di cocco salire dal naso ed arrivarmi dritto al cervello. I suoi
capelli. Quei boccoli lucidi e perfettamente acconciati profumavano più di
tutto quello che c’era nella stanza. Smisi di respirare, fin quando non si alzò
e con un’occhiata d’intesa a Mercedes mi batté una mano sulla spalla.
-Perfetti. Le foto le facciamo a scuola, no? Perché ho dimenticato la digitale
a casa.- sospirò e sistemò lo scollo del vestito senza spalline, andando a
mettere le scarpe col tacco che ancora non aveva indossato, per comodità.
Rimaneva comunque la più bassa tra noi. La Jones si avvicinò al mio orecchio,
ridacchiando e mi sussurrò una frase che non avrei dimenticato.
-Fa attenzione a lei. E vedi di non farla star male come quell’altro pesce
lesso, o dovrai vedertela con la furia Kurtcedes.- mi lasciò così, a bocca
aperta, mentre raggiungeva l’amica ed infilava anche lei le scarpe. Che
diamine…? Aveva intuito qualcosa che neanche io sapevo? Feci spallucce e le
presi sotto braccio, pronto ad uscire di casa. La cena era stata leggera e
divertente, anche dopo aver salutato Quinn e Finn, che ci guardavano una con
aria di sufficienza, l’altro quasi con invidia. Fortunatamente Mercedes si
sbrigò a liquidarli e noi potemmo finire di mangiare il nostro menù a base di pasta. Una volta
arrivati a scuola, le accompagnai a trovare un posto dove sedersi e
galantemente mi offrii per andare a recuperare dei drink. Non feci in tempo a
tornare al tavolo che Artie e Puck mi trascinarono con loro sul palco, dove ci
saremmo esibiti. Riscuotemmo un gradito successo, e mi divertii davvero tanto.
Perché da quando ero entrato nel glee club, non potevo far altro che divertirmi
ad ogni canzone. Avevo trovato dei veri amici, ed ora ero anche convinto che mi
avrebbero sostenuto in ogni occasione. Scesi dal palco accompagnando la
carrozzina di Artie per poi lasciarlo vicino al tavolo del punch. Lui e Puck si
scambiarono un’occhiata di intesa, ma io non ci feci troppo caso. Vedevo solo
Rachel, da sola, che fissava un punto imprecisato alla sua destra. Mi voltai in
quella direzione e vidi Mercedes ballare vivacemente con un bel tipo. Cavolo!
Quello era il nerd che frequentava con lei le lezioni di chimica! Si era
trasformato da secchione con gli occhiali a superfigo con capelli impomatati e
sorriso smagliante. Lei sorrideva radiosa, ridacchiando ogni tanto a qualche
sua battuta che puntualmente le faceva avvicinandosi al suo orecchio. “Vai,
tipo sfigato, vai!” mi ritrovai a pensare, mentre raggiungevo la mia altra
accompagnatrice al tavolo.
-E’ libero questo posto?- mormorai, sedendomi disinvolto accanto a lei, ancora
intenta a fissare compiaciuta l’amica.
-Hai visto la mia diva? Sono così contenta…ha qualcuno con cui passare la
serata, senza avere me e te tra i piedi.- notai che aveva le lacrime agli
occhi. Era una ragazza estremamente emotiva, e questo mi piaceva. Le altre
spesso, per difendersi dagli inconvenienti della vita, nascondevano ogni sorta
di sentimento. Lei invece li lasciava trasparire senza vergogna. Le scostai
istintivamente un boccolo dal viso e mi persi a guardare i suoi occhioni da
cerbiatta. Quando si alzò, aveva un’aria fin troppo decisa.
- Ora tocca a me. Li stenderò tutti, promesso!- baldanzosa, raggiunse il palco
e fece un cenno d’assenso verso Brad e gli altri ragazzi della band. Era
arrivato il momento. L’avevo sentita provare così tante volte quella canzone
che sapevo le strofe a memoria. Ma comunque riuscì a lasciarmi sbalordito. La
forza della sua voce era inarrestabile. Vidi Finn voltarsi più volte verso lei,
mentre la biondina appoggiava paciosa il volto sul suo petto, e Rachel non
fuggiva il suo sguardo. Nei suoi grandi occhi nocciola c’era un tormento ed
un’espressività tale che non seppi neanche come facessero gli altri a
sostenerlo. Mi alzai istintivamente, sapendo già quando sarebbe finita la
canzone, e mi diressi alla scaletta che portava sul palco. L’aspettai e le tesi
la mano, aiutandola a scendere quei pochi gradini.
-Sei stata…magnifica. Sono senza parole, Berry.- ancora una volta la vidi
arrossire ai miei complimenti, mentre la trascinavo al centro della pista.
Blaine, il nuovo ragazzo di Kurt, nel frattempo, aveva occupato l’enorme vuoto
lasciato dalla presenza di Rachel, e stava attaccando con un pezzo movimentato
che mi piaceva da matti. Senza neanche chiederle il permesso, la presi per la
vita e mi spostai, ballicchiando, un po’ di lato. Dopo neanche un minuto ridevamo
come due sciocchi, mentre la facevo piroettare davanti a me, o imitavo un ballo
robot così, su due piedi. Sentivo sulla nuca uno sguardo perforante, e sapevo già a
chi appartenesse. Non volli farci caso, mi concentrai solo sulle sue risate, e…sul
suo vestito. Mentre girava di fronte a me, mi piegai un po’ e sollevai con le
mani il primo strato di tulle rosa a ritmo. Sembrava una nuvoletta vaporosa.
-Sicura di non essere fatta di zucchero filato? Zucchero filato tutto rosa.-
ridacchiai, riportandomela vicino ed affondando automaticamente il naso sul suo
collo. Lei si tirò indietro, stupita, e poi stette al gioco.
-Evans, smettila di annusarmi, sembri un cagnolino. E poi mi fai il solletico
con i capelli!- sventolò una manina, mentre io ancora respiravo il suo profumo
e saggiavo la consistenza morbida della pelle con il naso, poi scostò quella
fastidiosa ciocca. Un gesto che in quei giorni avevo imparato ad apprezzare, e
ad aspettare pazientemente, quando non c’era lei. Per quello non mi ero ancora
tagliato i capelli. Kurt si era proposto più volte di farmi un taglio diverso,
ma avevo rifiutato. Per farla pentire delle ultime parole, le diedi uno
scherzoso morso sulla spalla, e la sentii ridere e tremare al tempo stesso. Poi
una mano mi spinse via dalle sue braccia, ed io osservai attonito la scena che
mi si parava davanti.
(*)
S&S, se non l'aveste capito, sono Stevie e Stacy. Avendo dei nomi
così simili, mi piace pensare che possano aver dato un
soprannome a questa coppietta. Ora, chi pensa che abbia detto la mia
ennesima cavolata alzi la mano. XD
Ed eccomi di nuovo qui. Ma quanto può essere
morbidoso Sam? Io me lo immagino proprio, a farsi tutti quei filmini mentali,
mezz’ora a gironzolare per quel salone senza decidersi su cosa fare. *w* Spero
vi piaccia il pre ballo a casa di Mercedes. Ho modificato, per forza di cose
(leggi “niente Jesse, maledizione”) anche la cena ed il prom. Ok, non so cos’altro
dire, se non che spero vi godiate la lettura e che ringrazio chi si prende la
briga di recensire e quelle anime pie che ogni tanto danno un’occhiata alle mie
FF.
Chiedo umilmente perdono per eventuali orrori di ortografia o battitura.
BascioCascio
Vevve
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** IV° capitolo ***
IV capitolo
IV° capitolo
Ero realmente emozionata. Io e Mercedes ridevamo
tranquille nella sua camera, mentre Sam si cambiava in quella dei signori
Jones. Entrai nel vestito infilandolo dai piedi, chiedendo a lei di chiudermi
la zip. Il frusciare della stoffa, un misto di tulle, taffetà ed il raso della
sottoveste aveva il potere di tranquillizzarmi. Era un po’ come quando da piccina
indossavo il tutù per i saggi di danza. Per quello mi ero immediatamente
innamorata di quell’abito. Lasciai che la mia Diva mi acconciasse i capelli, e
poi ci divertimmo a truccarci a vicenda, incrociando i pennelli e mettendo su
strane smorfie da modelle mentre l’una si prendeva cura del viso dell’altra.
Finita la preparazione, afferrai la borsetta e ne tirai fuori il profumo che mi
aveva regalato Kurt. Come ogni adolescente che si rispetti, avevo imparato
tanto dai film, quindi voltai l’elegante boccetta e ne versai un paio di gocce
ai lati del collo, proprio sotto l’orecchio ed una nell’incavo tra i seni.
Mercedes mi guardò storto, alzando un sopracciglio ed incrociando le braccia
sotto al petto prosperoso. Era una favola, avvolta da quel tessuto lucente,
color melanzana; gli strass che disegnavano il seno ed il punto vita e lo
scialle poco più chiaro davano un tocco delicato e grintoso al tempo stesso.
Non capivo come facesse ad abbinare con tanta audacia e gusto i suoi abiti.
-Che c’è?- domandai, in risposta alla sua occhiataccia.
-Berry, c’è qualcosa che mi nascondi? Sei…radiosa.- neanche mi diede il tempo
di aprir bocca, che già mi stava abbracciando, attenta a non rovinare il lavoro
di un pomeriggio.
-Anche tu lo sei. Questa sera dobbiamo divertirci come non mai! Sarà uno
sballo.- ok, non avevo mai usato la parola “sballo” in vita mia, ma ci stava
bene. Lei la prese a ridere, e, catturando la mia mano nella sua mi portò fuori
dalla stanza. Visto che il nostro accompagnatore era già in casa ed aveva anche
visto i nostri vestiti, non ci preoccupammo di scendere scalze. Non c’era
bisogno di essere troppo formali. Scendemmo le scale con attenzione, avevamo
entrambe una gonna lunga, quindi non volevamo rischiare di inciampare o
strappare il tessuto prima che entrassimo nel vivo della situazione. Vidi un
lampo biondo avvicinarsi ed istintivamente arrossii, fissandomi le unghie dei
piedi, laccate dello stesso pallido rosa che sfoggiavo su quelle delle mani.
Sam ci offrì galantemente il braccio, tenendoci ben salde fino alla fine dei
gradini.
-Questa sera sarò costretto a fare a botte per il vostro onore, lo so già.
Siete semplicemente…wow.- la frase con cui esordì ci mise di buon umore, mentre
io e la mia più cara amica ci guardavamo timidamente. Per quanto nessuno fosse
avaro con noi, nei complimenti sulle nostre voci, non eravamo abituate, invece,
a riceverne di così diretti, soprattutto sul nostro aspetto esteriore. Infondo,
credo ci reputassimo le “brutte” del club, perché ci sentivamo così. Continuò
così per qualche minuto, smise di parlare soltanto quando ci avvicinammo a lui
per sistemargli quei capelli arruffati ed il cravattino in stile “Bruce
Springsteen nella copertina dell’album Tunnel Of Love”. Era stato così carino,
tutto eccitato, quando mi aveva dato questo piccolo particolare sul suo
vestito, il giorno prima.
Il tempo sembrò volare, ricordavo alcuni momenti con precisione, come l’espressione
di Mercedes che cercava la mia approvazione quando quel ragazzone le aveva
chiesto di ballare, oppure quello in cui, mettendo piede sul palco, ebbi la
certezza che avrei dimostrato ancora una volta la perfezione delle mie
esibizioni. Perché adesso sentivo davvero mia quella canzone. E dovevo tutto a
quel bacio con Sam. Non so cosa lui avesse capito, ma le mie idee non potevano
essere più chiare. Se anche solo per un attimo ero riuscita ad accaparrarmi un
angolo sicuro tutto per me, tra le sue braccia, allora voleva dire che Finn non
poteva più avermi. Avevo sprecato così tanto tempo dietro a lui ed ai suoi
cambi di idee…senza capire quanto il mondo potesse offrirmi, lontana da lui.
Che continuasse a raccogliere i cuori di altre ragazze. Stavo allontanando il
mio, e volevo che fosse per sempre. Non doveva prendersi la briga di tornare
indietro per me. E gliel’avrei detto di fronte ad una folla di ragazzi dagli
ormoni impazziti. Meglio.
L’ultimo frangente che la mia mente riusciva a ricordare, fu la mano calda di
Sam Evans che si univa alla mia, mentre ancora scendevo i gradini che mi
separavano dalla pista, ed i suoi occhi ammaliati ed ammalianti fissi su di me.
Poi fu solo un inseguirsi di balli, giravolte, braccia che mi catturavano ed
una calda bocca a pochi centimetri dal mio collo. Ero sicuramente diventata
rossa come un peperone. Come il vestito di Santana, anzi. Cercavo di
arrabattare su quel paio di parole che servivano a farmi sembrare disinvolta,
ma il cuore nel petto batteva a mille ed il respiro era corto. Potevo farlo
passare come l’effetto del ballo scatenato sulle note della voce di Blaine, ma
ero quasi certa che non Sam non ci avrebbe creduto. Ogni tanto mi aveva
guardato, durante la serata, con uno sguardo che aveva poco di equivocabile. Se
fossimo stati abbastanza fortunati da passare indenni quella serata, magari
avremmo anche potuto capire cosa ci stava succedendo. Ma nella mia vita,
nessuno ne esce mai indenne, io per prima. Mi sono cucita addosso un ruolo da
regina del dramma, ed ogni mio gesto, o gesto di altri, avrebbe sempre
rispecchiato questo mio modo di essere. Inconsapevolmente spingevo anche gli
altri a partecipare a quella farsa con me. Poco male. Certo, sentirlo strappare
dalle mie braccia in quel modo fu una bella sorpresa. Lo guardai un secondo,
aveva la bocca spalancata e gli occhi sbarrati. Mi voltai, già con i pugni
chiusi sui fianchi, pronta a lottare ed a ribattere per le rime a quel gesto di
Finn, quando anche io rimasi allibita.
-Sta lontana da lui, nasona! Come diamine ti viene in mente di approfittare
della situazione di Sam per sfruttarlo in questo modo? Mi fai veramente schifo,
Berry.- sputò Quinn Fabray, inviperita, di fronte a me. Ero così tanto
scioccata che neanche mi accorsi dei tentativi di Finn di calmarla e farla
ragionare. Persi completamente il senso del tempo, sentii soltanto Sam urlarle
qualcosa addosso, cercando di farsi sentire sopra la musica alta. Gli misi una
mano sul petto e feci un passo avanti, sempre con gli occhi fissi sulla
ragazza.
-Quinn, per favore. Non litigare con lui. Sta tranquilla, io non avevo…non
voglio approfittarmi di lui. Stavamo solo ballando.- scossi il capo, cercando
una parvenza di senso nella sfuriata a cui avevo appena assistito.
-Non guardarmi così, Berry, non ci casco. Tu vuoi solo tenere tutti legati
attorno al tuo dito, così che non vadano troppo lontano e tu possa rimanere
sempre al centro dell’attenzione. Ti ho capita, ma Sam deve sapere chi sei in
realtà.- ora potevo chiaramente vedere Finn guardarla perplesso, prima di
gettarmi un’occhiata mortificata. Cercava di tirarla via, ma lei continuava a
gesticolare, sproloquiando sul fatto che io fossi solo un’approfittatrice, che
volevo il suo ragazzo e tutti gli altri del glee in pungo...delle dita grandi e
calde si intrecciarono con le mie, e senza neanche vederlo, sapevo che cercava
di farmi coraggio. Quella era una cosa tra me e lei.
-Se non riesci ad ammettere che sei soltanto gelosa di me, Quinn, allora lascia
stare. Sarò sincera. Non mi interessa più cercare di rubarti Finn. Per quanto
io gli abbia voluto bene, mi sembra evidente che lui ha scelto te, non me. Ma
io lo so. So che sei infastidita, perché preferiresti vedere Sam da solo per
sempre, invece che tra le braccia di un’altra. E se questa “altra” sono io, fa
ancora più male. Cerca di accettare la sua decisione, se vorrà scegliere di
passare un po’ di tempo con me. Se davvero anche tu gli hai voluto bene, ti
chiedo di lasciare che si rifaccia una vita. Stagli vicina come amica, ma non
mettere in mezzo l’astio che provi per me. Per favore. Non essere egoista, non
con lui.- La canzone volgeva quasi al termine, e sentivo qualche sguardo
addosso. Non tutti si erano accorti del nostro diverbio, ma abbastanza perché
mi sembrasse di avere un vero e proprio pubblico. Cercavo di farle capire con
lo sguardo quanto credessi in ogni parola. Certo, magari avevo tirato fuori un
po’ di quell’acredine che si era venuta a creare in due anni di continui
diverbi, quasi sempre vinti da lei, ma speravo capisse che non avrei mai fatto
del male a Sam. Probabilmente non fu così, perché mi diede uno schiaffo a mano
aperta, potente e veloce, tanto da farmi traballare per un attimo sui tacchi.
-Oddio…oddio, mi dispiace. Rach…- mentre ancora mi tenevo una mano sulla guancia,
la vidi correre via, in lacrime. Finn rimase imbambolato a fissare l’ultimo
punto in cui era stata la sua ragazza, ed io vidi Sam mettere una mano sul suo
braccio e fargli un cenno con la testa. Gli indicava di seguirla. Non capivo se
gli applausi fossero per la nostra scenetta o per l’esibizione dell’Usignolo.
Sentii soltanto un braccio che mi trascinava verso l’esterno, mentre con l’altro
mi cingeva la vita, quasi con la paura che potessi cadere da un momento all’altro.
-Ecco. Sta tranquilla, è tutto passato.- mi disse Sam, accarezzandomi la
schiena e fissandomi, preoccupato ed ansioso. Dovevo dire qualcosa, altrimenti
sarebbe uscito fuori di testa. Mi aveva portato sulle gradinate di ferro che
attorniavano il campetto da football, e l’aria della sera, unita al freddo
metallo su cui eravamo seduti mi fece rabbrividire. Invece di porgermi la
giacca, mi avvicinò a sé e mi strinse forte, posando il mento sul mio capo,
come la prima volta che mi aveva consolata. Quella sensazione aveva un che di
familiare, quindi cominciai a riprendermi.
-Mi dispiace.- confessai, senza guardarlo. Ero immobile, le braccia ciondoloni
lungo i fianchi, e non sapevo come scusarmi con lui.
-Ti…cosa?- mi scostò un poco, guardandomi incredulo. -E perché diamine dovrebbe
dispiacerti, sentiamo!-
-Beh…questo doveva essere il miglior ballo a cui avessi partecipato, invece per
colpa mia ti sei dovuto subire una sfuriata…e poi avresti potuto seguire Quinn,
magari chiarire con lei…invece sei qui con me. Magari lei è ancora innamorata
di te, e tu te ne stai fermo e buono, lasciandoti scappare quest’occasione.
Attiro solo disgrazie, eh?- affermai, con aria mogia, mentre lui mi
riavvicinava a sé. Mi mise un dito sotto al mento, così da potermi guardare in
viso e sorrise. Non sembrava arrabbiato con me, anzi…era quasi felice. Vidi che
avvicinava il suo volto al mio, quasi incredula, e chiusi gli occhi, godendo il
contatto con le sue labbra. Era il nostro secondo bacio, ma sembrava che non
facessimo altro da una vita. Quando ci staccammo, cercai di studiare le
emozioni sul suo viso, ma riuscivo a scorgere soltanto quella bellissima,
enorme bocca che ghignava soddisfatta.
-Hai finito con i discorsi inutili? Cosa vado a fare da Quinn, se posso avere
te, qui ed ora?- forse non avrebbe mai espresso i suoi sentimenti meglio di
così, ma quelle poche parole mi scaldarono il cuore. Ripresi semplicemente a
baciarlo, accarezzandogli il collo, senza accorgermi delle risatine di Kurt e
Mercedes alle mie spalle. A quelle avrei pensato dopo.
-Mr. Schue?- entrai in classe decisa, portandomi
dietro il microfono portafortuna. Erano passati quattro giorni dal ballo, io e
Sam avevamo deciso di far tranquillizzare un po’ le acque, prima di rendere
pubblica la nostra relazione. Ma non ce la facevo più ad aspettare, avevo visto
una Cheerios quella mattina mangiarselo con gli occhi e strusciarsi sul suo
armadietto mentre faceva la gatta morta con lui. Ne avevo abbastanza.
-Si, Rachel?-
-Vorrei cantare un pezzo…forse è un po’ vecchiotto, ma ne ho cantati di più
vetusti.- risi, vedendolo annuire. Quell’uomo doveva essersi messo l’anima in
pace, con me. Nessuno rifiuta un’esibizione a Rachel Berry dopotutto, no? Dopo
un cenno d’assenso rivolto alla band, cominciai a cantare.
I can't believe it took me quite so long
To take the forbidden step
Is this something that I might regret
Nothing ventured nothing gained
A lonely heart that can't be tamed
I'm hoping that you feel the same
This is something that I can't forget
I thought that we would just be friends
Things will never be the same again
It's just the beginning it's not the end
Things will never be the same again
It's not a secret anymore
Now we've opened up the door
Starting tonight and from now on
never, never be the same again
Never be the same again
Now I know that we were close before
I'm glad I realized I need you so much more
And I don't care what every one will say
It's about you and me
And we'll never be the same again
Ecco.
Praticamente era una dichiarazione, e speravo che non gli desse troppo fastidio.
Mi guardava incantato, e quando mi sedetti di fianco a lui, attirò la mia sedia
più vicina alla sua, prendendomi le mani nelle sue. Beh,
forse non era troppo dispiaciuto.
“Because the girls Sam’s dated make fun of the things
he likes, and Rachel has a hard time believing anyone’s passions deserves
ridiculing.”
Ecco. Sono arrivata alla fine. Quasi quasi non ci
credo neanche! XD Però sono troppo contenta. Ho decisamente sfogato la mia
fissa Samchel (non del tutto, ma un pochino…) e sono riuscita a far vedere
questa coppia sotto un altro punto di vista anche ad altri gleeks. Cosa può
esserci di meglio? Ah, si, scrivete di Samchel anche voi, se mi volete bene! O
di Puckleberry…o di St. Berry. Basta poco per farmi felice. Vi ringrazio dal
profondo del cuore per aver recensito o soltanto letto questa storia…è stato
importante per me!!
BascioCascio
Vevve la BerryPazza
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=738934
|