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di Bakabeans
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** When white fades ***
Capitolo 2: *** Question mark ***
Capitolo 3: *** Snowpuppet ***
Capitolo 4: *** Hot chocolate talks ***
Capitolo 5: *** Strange ***
Capitolo 6: *** On this ground ***
Capitolo 7: *** Appendix ***



Capitolo 1
*** When white fades ***


1- When white fades

Il susseguirsi delle stagioni in quella landa dimenticata da Hyne in mezzo ai ghiacci del Nord era solo segnato dal calendario.

Dicembre era da poco iniziato, ma non che fosse particolarmente evidente.

Il paesaggio attorno non cambiava mai.

Ghiaccio e neve. Neve e ghiaccio

Insomma, tanto -tantissimo- bianco.

***

 

Quella persona era una Strega. Non poteva avere alcun dubbio.

Punto primo: era vestita di nero.

Punto secondo: era molto vestita solo di nero.

Punto terzo: era preoccupantemente vestita niente altro che di nero.

Punto quarto: il suo sguardo non era particolarmente amichevole. Ed era circondato da fin troppo nero.

Sfortunatamente non era riuscito a trattenersi da una delle uscite meno azzeccate di tutta la sua corta esistenza: "...Io sarei un maschio..." aveva balbettato senza troppa convinzione, stiracchiando il maglione "E... e..."

"...E quello che sono io credo di saperlo da quando sono nata. Ma grazie per avermelo ricordato"

Stupidamente si ritrovò ad annuire convinto, per poi sfracellarsi terrorizzato contro il muro mentre il Professore Responsabile le mostrava la stanza e si prodigava in scuse per la sistemazione: "...Mi rendo conto che sia un po' imbarazzante, ma provvederemo a sistemarti nell'altra Ala del Dormitorio non appena ci sarà qualche trasferimento, promozione o simili..."

"Starò bene anche qui" lo aveva zittito facendo rumorosamente cadere a terra quella specie di baule portatile di quel sempre più cupo nero che l'aveva fatta pendere di lato fin dal suo ingresso "Sarei fuori posto comunque. Nessun problema..."

Si sentiva davvero idiota a pensare che forse l'unico che aveva considerato la cosa esattamente 'un problema' era lui. Tuttavia l'idea di tentare una nuova protesta gli faceva preferire di gran lunga trascorrere le prossime nottate ad aiutare i pazzi del Comitato Festival appeso per gli alluci ad appendere festoni.

Quando il professore uscì, avrebbe voluto aggrapparsi a lui. Invece era rimasto incollato alla parete senza dire una parola, mentre lei si rinchiudeva nella sua parte di stanza, trascinandosi dietro quell'affare color funerale fatto di cinghie e pelle di chissà quale pessima plastica da quattro Gil.

La vita del Garden era davvero crudele. Non bastavano gli allenamenti massacranti, le lezioni al limite del coma permanente, l'andrenalina quotidianamente a livelli tachicardici, i teppisti che lo prendevano di mira... NO.

Si sistemò gli occhiali sul naso, attento che il suo mirabile lavoro di scotch e incastri non si riducesse in un ennesimo puzzle su cui impiegare tutta la nottata. Era questo che più mal sopportava: che certi teppisti di quarta categoria gli riducessero gli occhiali a un simile disastro. Almeno una volta a settimana.

La porta che venne improvvisamente sbattuta di lato gli fece correre seriamente il rischio di dover nuovamente dar fondo alle sue scorte di colla.

"QUI C'E' FREDDO!!!"

Si era ritrovato sotto il naso un'unghia fin troppo lunga, affilata e accusatoria. Nera a teschietti bianchi.

"C'è un freddo terribile, non è possibile vivere in un posto del genere!!!" lo aveva afferrato per il maglione, scrollandolo "Non ci risveglieremo VIVI domattina! Saremo DAVVERO MORTI!!!"

"...Benvenuta a Trabia..." soffocò, cercando di aggiustare gli occhiali che avevano iniziato a scricchiolare "...Io ci sono abituato... al freddo..."

Lo aveva squadrato con lo stesso sguardo con cui avrebbe analizzato un alieno PuPu. Poi aveva ridacchiato: "Infatti ti si sono congelati i capelli"

"Sono così e non ci posso fare proprio niente"

Bianchi. Da quando si ricordava il primo sguardo a uno specchio.

E uno dei Motivi Numero Uno-Due-Tre-ecceteraeccetera per cui lenti e stanghette erano tenute assieme dai suoi esperimenti di bricolage alla buona.

"Come i miei teschi..." si era staccata da lui, correndo nella camera, acciuffando qualcosa e schiacciandoglielo in faccia: "...E come i suoi dentini!"

Annaspò in mezzo alla massa pelosa cercando di scaraventarla il più lontano possibile. Senza offendere troppo la sua proprietaria, naturalmente.

"E' UN GATTO?!" gridò strozzato, sentendosi nei tre secondi successivi sempre più idiota e patetico del solito. Cosa che gli venne confermata dal miagolio stizzoso qualche metro più in là. E la faccia sotto schock della persona davanti a lui: "...Tu sei sempre abituato a precisare tutto quello che ti capita sotto il naso?" si chinò a riprendere l'essere che continuava a rivolgergli sbuffi più cupi del suo stesso pelo "Dunque, io sono una ragazza e lui è un gatto. Segnatelo, per favore"

Si sentì avvampare: "S-sono allergico ai gatti!!!"

"Non ti sei coperto di bolle. E quasi lo stavi mangiando... Forse sei un Gattivoro, allora questo sarebbe un problema"

"Sono allergic-" cercò di protestare, ma di nuovo si ritrovò con quella bestia a pochi millimetri dal suo naso. E smise definitivamente di respirare. Sopra la palla di pelo gli si presentò il ghigno più divertito che nemmeno il peggiore dei teppisti di tutto il Garden gli avesse mai rivolto dopo averlo lasciato a gambe all'aria nella fontana della Hall.

"...Tu hai paura, ehem, dei gatti..." stava trattenendo le risate "...Oh, questo per te sarà un gran problema, ma vedrai che lo risolverai. O ti ci abituerai entro una settimana"

Rimase immobilizzato contro il muro, mandando giù a fatica: "...Tu e il gatto siete il p-problema..." singhiozzò "Il Regolamento all'articolo 57, comma 12 vieta gli animali in giro per il Garden e all'articolo 63 comma 45 pure i Dormitori misti..."

Si interruppe non appena si accorse di quello che gli era appena uscito di bocca. Mentre lei era rimasta con il gatto sollevato e ondeggiante a mezz'aria, spalancando gli occhi dalla sorpresa: "Sei della Disciplina?! Ero convinta che solo a Balamb o Galbadia avessero quel Comitato e invece esiste pure qui?!"

La maggior parte degli studenti considerava infatti il Garden di Trabia come una specie di enorme parco giochi. Era piuttosto sminuente dichiarare di essersi diplomati lì: tutto per colpa di quella pazza scleromane della Tilmitt che aveva trascorso i suoi anni passati in mezzo ai ghiacci a organizzare Festival quasi ogni giorno, seguita a ruota da un nutrito gruppo di imbecilli scansafatiche... Eppure, nonostante tutto anche quello era un Garden come gli altri e in quanto tale non poteva non esserci uno dei Comitati basilari perchè la vita al suo interno potesse svolgersi in maniera 'abbastanza' vivibile e degna di essere definita militare. Comitati Festival Pazzoidi a parte.

Annuì, cercando di assumere un certo contegno e sistemandosi gli occhiali: il Comitato di Disciplina era quel poco che riusciva a salvare la sua misera esistenza ridotta allo scatafascio da geni con tendenze artistiche e teppisti sadici. Rispetto al famoso CdD di Balamb e di tutte le leggende che giravano sul suo conto non era così noto, ma era pur sempre della categoria. E di questo, lui ne era schifosamente orgoglioso.

Addetto Semi-Qualificato per la Catalogazione Devianze Studentesche nel Quotidiano.

Il suo ruolo nel Comitato poteva essere semplicemente riassunto solo da un simile affastellamento di parolone. Secondo altri, lui era solo il Prendiappunti.

Block notes, lista degli orari della scuola e corse a perdifiato per i corridoi. Per evitare di venire picchiato da tutti quelli il cui nome compariva sulle pagine quadrettate: notti insonni, weekend mancati. Ecco cosa significava per un qualsiasi studente venire segnato sul suo block notes.

"...Nessun problema"

Era sussultato, mentre veniva risbattuto nella cruda realtà dal sacco di pelo nuovamente all'altezza del suo naso. Quella strana ragazza (che nella sua testa era davvero degna di essere confinata a vita nelle cucine a pulire pentole fino a far diventare persino bianco l'ultimo dei suoi calzini) era tornata a fissarlo col suo strano ghigno: "Yukidama"

Restò per un attimo basito, per poi accorgersi del gatto: "...Yu-?"

"Yukidama. Palla di neve" lo agitò davanti a lui "Potreste diventare amici. Anche a lui piace il freddo"

"Il Regolamento dice che..." tentò di ribattere, venendo nuovamente zittito da quelli che sembravano sibili seccati. Insomma, il gatto stava vicendo contro l'essere umano. Niente di più patetico.

"...E dato che abbiamo iniziato le presentazioni..." si interruppe con una smorfia "...Beh, di solito nei vostri CdD c'è sempre un Cavaliere o qualcosa del genere. Non mi pare che tu appartenga alla categoria..."

Non che avesse molta voglia di far sapere il suo nome a qualcuno che probabilmente nell'intrecciare paglia e lanciare maledizioni era molto più esperta di qualsiasi altra fatucchiera conquistamondo in circolazione, ma non aveva mai avuto molte possibilità nella sua vita. E quel momento, stretto tra un muro gelido e una specie di famiglio ingrassato, decisamente non aveva altra alternativa.

"...Kisoku. Houritsu Kisoku..." mugugnò, fissandola quanto più minacciosamente riusciva a figurarsi di poter fare "...E se ti metti a ridere..."

"In Esthariano ho sempre avuto un 18 stiracchiato e molto aiutato..." ritirò il gatto, appoggiandoselo sulla spalla e facendosi improvvisamente seria "Uhm, Ki-... Ki-kisoku... Beh, si può scrivere in un sacco di modi..."

Si era messa a tracciare in aria una serie complicata di segni, aggrottando la fronte e usando la coda della bestia come pennello... fino a che i suoi occhi non si illuminarono, afferrando quel dannato gioco di parole che gli faceva da biglietto da visita e gli stava rovinando la vita. Di sicuro sarebbe scoppiata a ridere, come facevano tutti. E di riflesso automatico, nella sua mente diede avvio al conteggio di quanti calci avrebbe dato a quel gatto non appena ne se ne fosse presentata l'occasione.

Tuttavia non rise. Rimase un attimo in silenzio, per poi ricominciare a strattonare la coda nei suoi arabeschi aerei: "Tu ci sei entrato apposta al Comitato di Disciplina..." fece una pausa ad effetto, quasi a rimangiarsi la risata "...signor Regola&Legge?!"

Sbuffò. Odiava la traduzione simultanea del suo tesserino scolastico. Anche da parte di chi aveva un 18 tirato in Esthariano.

"...E ti fai tanti problemi solo per questo? Almeno i bambini ti risparmieranno..." sollevò il gatto, facendolo volare sopra la sua testa "...Mentre Yukidama un giorno mi mangerà, lo sai?"

La palla di pelo le mostrò orgogliosamente i denti. Esattamente del colore dei suoi capelli... e di quei deprimenti teschietti.

"Nezu. Mi" diede un'occhiata preoccupata alla cosa che teneva in mano, abbassando all'improvviso la voce "Però non chiamarmi mai dal cognome. Solo 'Mi'. Altrimenti Yukidama si ricorda di darmi la caccia"

Fu in quel momento che decise.

Quella persona era davvero un Strega.

 

*Asterisco dell'autrice: ci ero ricascata qualche annetto fa. Una storia a puntate. Hyne, che avevo fatto di male? 

Comunque, inizio subito a divertirmi con quello che dopo cinque anni dovrei aver imparato di giapponese o meglio, teoricamente imparato e che poi sfrutto per fini del tutto fandomeschi. Ma che ci posso fare se mi ci diverto tanto, come quelli della Square con Cloud-in-the-sky (<- questo me l'ha insegnato Youffie :D).

Solo che spiegare in maniera comprensibile quello che ormai spesso mi sembra ovvio (è spaventoso ammetterlo, ma è così!) è davvero complicato. E probabilmente per la maggioranza di coloro che hanno avuto pietà e hanno letto fin qui è senza senso. Un po' come Bleach in italiano tutte le volte che nei primi volumi quell'anima in pena di Fragolo tentava di fare lo spelling del suo nome.

Io ci provo. Amore per i kanji (i segnetti cinesi, per chi ignorasse la cosa), il mio WaKan e la voglia di sfidare l'impossibile. Il primo che compare è il nome, l'altro ("ovviamente"-NdTutti) il cognome.

Kisoku Houritsu: 'regola/regolamento' + 'legge'. Penso che siano i due composti che più mal sopporto. Perchè dimentico sempre come si scrivano.

Mi Nezu: 'incanto' + 'topo'. Aggiungo che ci sono un bel po' di kanji che significano 'mi' e il gioco sta proprio in questo ;) Per quanto riguarda quello che ho scelto (), il motivo è che il suo radicale è lo stesso di 'demone'... Giusto per giocare con questa storia delle Streghe di FF8. Dopo aver distrutto Cavalieri e co. a loro tempo.

Se lo si legge dal cognome al nome si ottiene 'nezumi' ovvero (e nuovamente) 'topo'. Scusate, ma non sono riuscita a resistere XD

Yukidama: 'palla di neve'. Se non fosse che è un gatto nero. In omaggio ai Simpson.

 

...Posso inventarmi un teorico 'Esthariano' per spiegare tutto questo, vero?

(In fondo non è colpa mia. E' tempo e Ps2/Ps3/PsP che mi mancano. In attesa di quella figata preannunciata da musichetta 'O-Fortuna' di FF13-Versus, naturalmente :D)

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Capitolo 2
*** Question mark ***


2- Question mark

Era facile perdere il senso del tempo durante la giornata.

Sentirlo persino scorrere era chiedere troppo. Ogni tanto veniva buio, se ne andava e tornava poco dopo.

Man mano che dicembre avanzava alzarsi dal letto era un'autentica scocciatura.

E in quei momenti, la vita di un gatto era davvero invidiabile.

***

Si sedette su una panchina della Hall, mentre un nutrito gruppo di appassionati dell'allenamento all'aperto correva verso l'esterno trascinandosi dietro le improbabili armi che ciascuno aveva in dotazione.

Estrasse il block notes cercando una nuova pagina. Davanti ai suoi occhi passavano sfilze di nomi, cognomi e numeri di matricola che ormai aveva mandato a memoria. Il Grande Impiego per la Gloria e l'Onore del suo Comitato un po' sfigato a cui era tuttavia tanto affezionato.

Fece schioccare la penna, recuperando da un qualche punto della testa le ultime informazioni che era riuscito a ottenere su quella che si sarebbe dimostrata da quell'inverno la sua vicina di stanza. Come nel meno originalmente riuscito fumetto cretino per adolescenti in crisi ormonale.

Fortunatamente quella nuova assurda condizione per la sua piccola vita di studente medio sarebbe stata di breve durata, o almeno così aveva capito.

Quella ragazza assimilabile come una prossima discendente di Hyne in versione ancor peggio delle precedenti non sarebbe rimasta a lungo. Dopo una serie segnalazioni piuttosto abbondanti da parte di Balamb e poi Galbadia era stata mandata come ultima possibilità a Trabia. In attesa dell'Esame Seed che si sarebbe tenuto il prossimo marzo.

Contò i giorni sulle dita. Decidendo che un simile numero lo deprimeva, optò per i mesi. Dato che non superavano una mano, pensò che sarebbe stato qualcosa di relativamente sopportabile in confronto ai teppisti che continuavano a tormentarlo dal suo ingresso al Garden. Da un bel po' di tempo a quella parte se la mente non lo ingannava come i suoi occhiali penosamente rigati.

Sospirò, togliendosi di dosso quello che pareva un pelo di gatto. La bestia che gli era stata gettata addosso in più di un'occasione si era divertita a sondare meticolosamente ogni parte della stanza: sentiva le mani prudergli per l'irresistibile voglia di scagliarlo davvero come la grossa palla che era in un qualche punto disperso del continente.

Aveva cercato in ogni modo di levarsi di torno entrambi gli esseri che erano entrati nella sua esistenza, ma con scarso successo. Persino il Capo Comitato si era limitato a un'alzata di spalle e aveva girato il discorso sull'Aggiornamento Limiti Restrittivi di Velocità Massima nei Corridoi. E lui, per riflesso automatico, si era dimenticato di insistere: le Regole prima di tutto. Rendevano il mondo un po' meglio dello schifo in cui comunque andava sprofondando di giorno in giorno.

In fondo, non gli importava molto che lo prendessero in giro per il suo strano nome. Quelli che erano stati i suoi genitori forse erano persone come lui. E anche a loro piaceva la neve.

Come le regole, anche la neve rendeva tutto ordinato come era giusto che fosse.

O come la Seed. Ma di questo non era molto convinto.

"...Tu non hai niente di meglio da fare?"

Alzò il capo dal block notes. Fece un respiro profondo e schiacciò nuovamente il pulsante della penna.

Teppisti. Armati fino all'impossibile per quello che la comune visione di un ragazzino poteva avere a riguardo. Ma non certo per quella che aveva il mondo in cui vivevano da un tempo che la maggior parte di loro aveva smesso di contare.

Chiuse il blocchetto senza accennare a muoversi. Non aveva molte possibilità di scampo, soltanto avrebbe voluto mettere almeno in salvo i suoi occhiali: dall'ultima notte erano trascorsi pochi giorni e pensare di doversi rimettere sul suo bricolage casalingo non gli causava ottimi umori.

"...Potresti uscire con la tipa di Galbadia che ti hanno messo in stanza" ridacchiò qualcuno "...O era di Balamb, non abbiamo ben capito. Ti ha già lanciato addosso qualche Maelstorm?"

"Sarebbe un peccato, ci toglierebbe il divertimento, Kikkun" incalzò un altro, mentre certi allegri nomignoli lo facevano avvampare. Rimase a fissare le sue nocche, controllando con l'angolo degli occhiali le loro mosse: soltanto con un Levita avrebbe potuto trovare una qualche via di scampo. Tuttavia, conosceva bene quello che sarebbe seguito anche a una trovata così geniale. Un Dispel collettivo per cui non solo i suoi occhiali avrebbero avuto bisogno di una revisione completa.

Un qualsiasi altro studente degno di questo nome a quel punto si sarebbe messo a combattere eroicamente contro tutti i cattivi. Armato di una di quelle invenzioni tanto famose e artisticamente estrose per cui la Seed era nota. Gunblade in primis.

E se la sarebbe teoricamente dovuta cavare senza un capello fuori posto, una macchia di sangue, un colletto stropicciato.

Sfortunatamente questo non era il suo caso. Anche perchè non si era mai esattamente applicato nella parte 'pratica'. Considerare che non gli piacesse combattere, fare casino, distruggere mezza scuola per un qualche futile motivo non era poi così errato. Più semplicemente a lui piaceva l'ordine. Le regole e le disposizioni. Da ottenere tramite civilissima carta stampata e inchiostro.

Cosa che non la Seed non c'entrava molto. E lo sapeva bene.

Ma in quel mondo allo scatafascio anche dopo che quella storia incredibile di Streghe e Cavalieri era andata a concludersi nulla era stato ordinato. Nessuna guerra era finita. Nessuno aveva smesso di contendersi il mondo.

Doveva esserci qualcuno che segnasse tutto questo. Che ne facesse rapporto. E quella persona era proprio lui.

Poi, sarebbero arrivati gli altri a sistemare i problemi con le loro lame affilate e i loro colpi poderosi. E lui ne avrebbe preso nota fino all'ultima goccia. Di sudore, di sangue e d'inchiostro. Non faceva differenza.

"Uhm, non trovate di essere un pochino troppi?"

Ebbe un sussulto nel sentire la sua voce. Le ombre attorno a lui si mossero permettendogli di prendere un po' di coraggio e guardare nella loro stessa direzione. Seppur non avesse bisogno di constatarlo con i suoi occhi: sapeva che solo una persona poteva entrare in scena con una simile e idiotissima constatazione. Teneva sulla spalla la sua bestia pelosa, la coda lasciata ondeggiare per aria come una specie di radar: "Yukidama vuole del salmone fresco non surgelato e del latte di Molboro. Ero venuta a chiederlo a te perchè sembri essere l'unico che conosca questo posto..." aveva iniziato a sballottare il gatto che per tutta risposta aveva mandato uno dei suoi gorgoglii. Probabilmente era semplicemente seccato, come qualsiasi essere con poca simpatia per lo venire spupazzato.

Rimase inorridito quando quel gatto malefico si infilò tra le gambe di quelli che gli stavano davanti per poi strusciarsi amorevolmente contro di lui, come il peggiore dei lecchini che avesse mai conosciuto. Tentò di reprimere l'istinto di mettersi a gridare e prenderlo a calci nel suo morbido fondoschiena.

"...Non è carino? Ti sta iniziando ad apprezzare e lo farà ancor di più non appena gli darai il salmone" continuava, ignorando nella maniera più che totale il guaio abissale che aveva iniziato a fissarla con numerose paia d'occhi. E altrettanti mezzi d'offesa a disposizione, senza contare quello forse più micidiale. Ovvero ciò per cui improvvisamente si sentì grato persino a quelli che di lì a poco lo avrebbero ridotto a uno strofinaccio da pavimenti.

Una mano si abbassò sul gatto: "Senti, Strega... Portati via il micio che non abbiamo tempo per i vostri incantesimi"

Restò un attimo basito nel veder spiaccicato il nomignolo che gli era salito alla mente non appena l'aveva incontrata. A quanto pare non era l'unico a pensarla in quel modo, ma almeno aveva avuto abbastanza tatto a non dirlo ad alta voce sventolandole la bestia davanti come un fazzoletto sporco.

Tuttavia non si era arrabbiata. O perlomeno non aveva iniziato a scagliare Maelstorm a raffica contro di loro.

"Ooh, che insulto spaventoso. Sono una Strega, eh?" aveva incrociato le braccia, infilate in qualcosa che sembravano dei lunghi guanti con la solita tremenda fantasia a teschietti. Ora tono su tono nel consueto nero pece.

Il ragazzo che teneva il gatto aveva annuito, imitato dagli altri: "Esattamente. Solo una Strega se ne va in giro vestita così... E con questo coso sempre appresso. Mi chiedo perchè non ti abbiano già bruciata da un pezzo come hanno fatto con tutte quelle prima di te"

Attorno, le armi iniziavano a mostrarsi alla luce del sole invernale che filtrava dai finestroni. Ma lei pareva non farci caso.

"Yukidama, se ti stai annoiando vai a farti un giretto. Poi il nostro gentile compagno di stanza ti porterà il salmone che ti piace tanto"

In un attimo accadde qualcosa che non seppe se definire come l'inizio della fine o molto peggio: la bestia pelosa si liberò dalla presa e ringraziò del servizio come qualsiasi felino del caso. Aprendo due perfette scie parallele sulla faccia di chi fino a poco prima lo aveva trattato forse meglio della sua adorata padroncina.

Nessuno però riuscì a riacciuffarlo come ordinavano gli insulti e le grida che gli si riversarono contro, facendogli ben pensare di aver trovato qualcuno che lo potesse sostituire nel venire pestato nei loro momenti di noia.

"STREGA, te lo SPELLIAMO quell'essere!!!"

"Sì, certo..."

"Mi ha quasi ammazzato!!!"

"...Non credevo avesse la forza di un Acherosaurus. Buon Hyne, è un gatto... Segnatevelo se anche voi soffrite di questi problemi di memoria!"

Era un discorso che non aveva il benchè minimo senso. E la sua conclusione era solo una: l'avrebbero bruciata sul serio se non si fosse data alla fuga come lui faceva ogni volta. Perchè erano troppi, cattivi e agguerriti. Mentre lei era solo una specie di Strega con un gatto strambo.

"Piantala di prenderci per il culo, dannata!!!" esclamò quello che nel suo cuore aveva soprannominato Faccia Rigata, dopo che la bestia gli aveva lasciato il suo (piuttosto sanguinolento) ricordino "Ti rispedisco in casino al posto da dove sei venuta!!!"

Uno di quei teppisti si voltò verso di lui, ghignando: "Poi torniano da te, Kikkun. Non ti preoccupare e stai buono qui"

Non che avesse la benchè minima intenzione e possedesse il più che spauruto coraggio di scappare. Ormai ci era abituato e non era un tempo così lungo far passare ancora qualche anno prima di potersi anche lui imbarcare verso Balamb, sostenere l'Esame e lasciare per sempre Trabia.

Lo sapeva bene.

Non era forte. Non era un figo. Non era niente di quello che ci sarebbe potuto aspettare da un Gunblader.

Perchè avesse scelto una delle armi più difficili e pesanti a disposizione della Seed non sapeva dirlo. Probabilmente erano stati gli ormoni dell'infanzia, qualche test attitudinale superato senza troppi problemi e un po' di fortuna.

Insomma, semplicemente incredibile.

Come la Strega che stava a pochi passi da lui.

Una Strega vestita di nero. Armata di Gunblade.

 

*Asterisco dell'autrice: ...avete mai visto Squall in versione dark, gothic lolita e femminile? E pure un po' più loquace del solito? Io sì. L'ho conosciuta :D

E a Lucca 2008 c'era una tipa che mi ha convinta che Squall come donna starebbe benissimo. Forse anche meglio di Cloudette. Peccato che il suo fidanzato (usato come Porta-Gunblade formato mini e kawaii) non fosse molto d'accordo sul giubottino corto col pelucchio e certi pantaloncini. Attirava troppi Seifer/Don Corneo/Kuja/Al Cid etc etc, a detta sua.

**Ho un Beta-Reader. Stavolta mi serve proprio. Grazie mille, Gareth! :)

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Capitolo 3
*** Snowpuppet ***


3- Snowpuppet

Tutto si svuotava attorno.

Se si tendeva l'orecchio, si sentiva persino il cadere della neve.

Le vacanze invernali erano iniziate. E Dicembre stava per finire.

***

Comprendeva all'improvviso lo stato psicologico di un pupazzo di neve davanti a un falò.

Quella bestia dannata si era addormentata sulla sua pancia e da quello che poteva pensare ci doveva aver tranquillamente passato tutta la notte.

"Sai, mi sono messa a cogitare meditabonda..." era comparsa sulla porta, tenendo in mano un grosso spillone tintinnante "... e ho capito che le terapie d'urto sembrano essere le migliori per certe fobie insensate. Quindi d'ora in avanti tu e Yukidama dormirete assieme. Io rischio di schiacciarlo perchè mi agito troppo e occupo tutto lo spazio..."

D'istinto si tirò le coperte fino al collo: "M-Ma a me non interssa superare le mie fobie di prima mattina!!!"

"Adoro venire ringraziata"

Avvampò, ricordando quello che era successo nella Hall poco tempo prima: per una volta i suoi occhiali non avevano dovuto essere sottoposti al consueto trattamento di scotch e colla. E il Comitato aveva gioito per un nuovo incarico alle Cucine.

"...Temo che trascorrerò tutto il tempo che mi rimane qui a pulire pentole. Anche se è un gatto, Yukidama soffre la solitudine"

Il ragionamento era più che logico. Solo che il suo cervello ancora scarso di zuccheri non aveva la benchè minima voglia di ascoltare le lamentele di una Strega attaccata come una piattola alla sua pulciosa palla di pelo.

"Ti ho già ringraziato, ma ti ho anche detto che tanto non cambia nulla, no?! Ci sono abituato, a tutto: neve, ghiaccio e teppisti" tentò di darsi un po' contegno

"Come Gunblader sei di una tristezza che supera quella di Yukidama quando finisce il latte. Miagola che è un concerto funebre" entrò senza farsi troppe premure, raccogliendo quella specie di grosso nido di corvo che aveva sulla testa attorno allo spillone "Ma lui è un bel micione che deve solo fare il gatto. Tu invece sei uno dei pochi scemi che sa come esattamente un Gunblade possa funzionare anche come arma da fuoco oltre che da taglio. C'è un sacco di gente che se lo chiede, sai? Io me lo sono completamente dimenticata, so solo che se premo il grilletto faccio un bello scoppio e ci metto meno tempo ad atterrare quello che ho davanti"

Prese il sacco ripieno di interiora che continuava a dormicchiare sul suo stomaco e si sedette con un tonfo sul letto, facendolo seriamente sudare freddo. Proprio come un pupazzo di neve.

"Il Gunblade è diventato improvvisamente di moda, non trovi?"

Cercò di non incrociare il suo sguardo, afferrando a tentoni gli occhiali e mettendoseli sul naso: erano pieni di ditate.

"Fino a poco tempo fa lo usavano solo quelli dell'Esercito di Galbadia e qualche Seed con la passione per le cose proprio difficili. Adesso ogni moccioso che entra al Garden lo fa solo per tenerne uno in mano: che poi per la maggior parte ripieghino su altro è qualcosa che mi fa schiantare dalle risate!" annuì soddisfatta "Capisco che Leonhart e Almasy hanno sventolato i loro Gunblade per tutto il mondo, ma da un lato ci sono le fungherls, dall'altro c'è il duro lavoro della Seed..."

"Ognuno ha i suoi idoli... E poi quella persona è il Comandante Leonhart" la corresse. Il rispetto per le autorità, prima di tutto.

"Giusto, il Grande Eroe che ha salvato l'Universo e il buon funzionamento degli orologi!" rimase un attimo pensierosa "Quindi hai scelto pure tu il Gunblade perchè sei uno dei tanti membri del suo Fan Club?! Ma lo sai che sei proprio carino quando fai scoprire questi tuoi lati romantici?"

Sentì un urlo disperato uscire dalla sua bocca: "N-NO! Io sono entrato al Garden prima!"

"Allora sei forte!"

"NO! Proprio per niente!!!" esclamò strozzato, per poi volersi rimangiare la lingua davanti all'occhiata sinistramente divertita che gli aveva lanciato. Rimase senza respirare mentre si alzava dal letto e si chinava su di lui. Togliendosi lo spillone dai capelli e puntandoglielo alla gola.

"Allora ti farò diventare forte io. Odio i Gunblader depressi, apaticamente vivi e che non sopportano il mio gatto"

La punta di quel coso forse più pericoloso di un qualsiasi Hyperion in circolazione lo fece definitivamente sciogliere: "...C-Che accidenti vuoi da me...?" sospirò. Ne aveva sopportati tanti di teppisti pazzi nella sua breve vita, ma qualcuno di così insistente, cocciuto e rompiscatole non lo aveva mai preso di mira. Prima di quel mattino gelato in cui si era ritrovato un gatto sulla pancia, naturalmente.

"Mi serve un compagno di allenamenti e qui a Trabia nessuno sa usare il Gunblade, oltre a te"

"Non sono bravo nella pratica..."

"Si impara"

"A me servirebbe un corso da zero"

Aveva riso, puntellandolo con lo spillone: "Nessun problema"

Ancora quella battuta. Sembrava non sapesse dire altro.

"Preparati, mangia qualcosa e portati dietro le tue cose"

Si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo quando finalmente si allontanò verso la porta, sistemandosi la palla di pelo sulla spalla. Aveva brividi ovunque.

Sgattaiolò fuori dal letto, infilandosi addosso quanto di più pesantemente imbottito potesse avere. Allenamenti fuori programma e senza la guida di un insegnante non erano certo proibiti, ma lui aveva sempre cercato di evitarli. Riunioni improvvise, riunioni straordinarie, riunioni di un'importanza fondamentale per la buona sopravvivenza del Pianeta. O meglio, la sua. Voleva arrivare all'Esame Seed abbastanza integro da non dover mettere mano allo scotch anche per le sue ossa.

In un angolo del suo cervello stanco si chiedeva perchè avesse mai accettato. Probabilmente era stato l'istinto di liberarsi di quella doppia presenza il più presto possibile. Una questione di sopravvivenza, come al solito.

"...Sai che siamo davvero fortunati?" era tornata a far capolino da uno spiraglio dello scorrevole "...usi anche tu un doppia mano. Ammettilo, ti sei preso una cotta per Leonhart e non vuoi dirlo!"

Avvampò, schiacchiandosi un dito nella cerniera del giubbotto. Tentare di reagire in qualsiasi modo l'avrebbe divertita ancor di più, tanto valeva stare zitto e sperare che quella mattinata finisse al più presto.

Sopportò che gli tappasse il naso per fargli ingollare qualcosa di caldo e dal vago sapore di uovo e si ritrovò a trascinarsi dietro di lei con un grosso panino infilato in bocca. Possibilità di fuga non ne aveva: il famiglio li seguiva senza perderlo di vista, esattamente cinque passi più in là.

Erano un trio che più patetico di così non riusciva a figurarsi.

Si ritrovò a osservarla sottecchi, mentre avanzava a larghe falcate sui rumorosi stivaletti che sfoggiava per l'occasione, dondolando la custodia per il Gunblade. A forma di bara, decorata nella sua immancabile fantasia a teschietti. Ora persino in metallo.

"I Garden si somigliano un po' tutti, non trovi?" esclamò appena usciti all'esterno, voltandosi di scatto e facendolo quasi cadere a terra "Potrebbero anche distruggerli mille volte e ogni volta li ricostruirebbero sempre uguali!"

Fece le spallucce: il vecchio Garden era stato abbandonato tra le nevi più a nord, quasi non si ricordava nemmeno come fosse stato. E per la maggior parte degli studenti di Trabia non era un bel ricordo da conservare.

Lui inoltre non aveva mai propriamente considerato i Garden come una casa. Perchè non lo era. Era l'Accademia Militare della Seed e in quelle parole niente era così familiare e caldo come una vera casa. Era solo un posto dove vivere perchè in quel mondo pareva non ce ne fossero altri.

Caricato l'essere malefico sulla spalla, percorsero il lungo viale innevato senza incrociare nessuno. Le vacanze invernali erano iniziate e chi poteva era tornato alla propria famiglia... o stava ancora beatamente dormendo nel suo letto.

Attorno, la neve scricchiolava sotto i loro piedi mentre il sole inondava il paesaggio silenzioso. Dietro i suoi occhiali, era costretto a strizzare gli occhi per non perdere qualche altra diotria.

"Questo posto va bene. Largo, spazioso e senza troppe persone"

Avrebbe voluto ribattere che il gatto era di troppo, ma preferì trattenersi.

Appoggiò a terra la custioda per il Gunblade e l'aprì facendo scattare i lucchetti: i suoi guanti da allenamento erano seminuovi, le cartucce ben allineate e la lama riluceva come uno specchio. Anche se non gli piaceva usare quell'affare, non l'avrebbe certo lasciato arrugginire. Ordine e olio di gomito, queste erano le basi per la buona tenuta di un'arma.

Una palla di neve lo colpì in pieno a una tempia, facendo scricchiolare le stanghette. La Strega stava in piedi a pochi passi da lui, sogghignando: "Ginnastica del mattino. Altrimenti domani non riuscirai nemmeno ad alzare un dito"

La imitò nei suoi buffi movimenti di riscaldamento, sotto lo sguardo attento della palla di pelo, strategicamente appollaiato su un grosso ramo.

Quando finalmente si fu riscaldata anche sotto i suoi svolazzi impossibili e fiocchetti assortiti, lui ormai aveva i capelli appiccicati alla fronte per il sudore. Non riusciva a capire come potesse resistere a quelle temperature gelide indossando gonnelline e calzette che nessuna ragazza di buon senso avrebbe mai osato in un posto del genere.

"Dunque, anche tu usi un due mani. Due mani per attaccare, due per difendere e se proprio si è sfortunati se ne lascia penzolare una e si tiene il Gunblade con l'altra: ti becchi una slogatura di polso da non dormire la notte, ma l'importante è uscirni vivi. Il grilletto va premuto al momento giusto, anche se cosa esattamente stia per 'momento giusto' non saprei..." aveva spiegato facendo ruotare l'arma davanti al suo naso, dondolandosi e infilzando l'aria di colpi "...Secondo te una ragazza che usa il Gunblade, è strana?"

La domanda improvvisa l'aveva distratto dai movimenti della lama: "...Tu sei sempre strana" aveva risposto di rimando, senza pensarci troppo. Per poi volersi rimangiare la sua stessa lingua.

Era rimasta a guardarlo, divertita, portando l'arma dietro le spalle: "Uh, hai ragione. Però è meglio essere strani che matti" aveva ridacchiato, giocando il teschietto metallico appeso alla catena.

Si chiese che differenza ci potesse essere tra le due cose, almeno nel suo caso.

"Adesso guarda come si fa, rimani fermo e teoricamente non dovrebbe accaderti nulla"

Si era congelato, fissandola mentre si metteva in posizione.

Gunblade sbilanciato a destra, braccia a piombo sul terreno. Prendere la rincorsa, puntare l'obbiettivo.

"APRI GLI OCCHI!!! Altrimenti non imparerai niente!!!" la sentì gridare, abbassandosi giusto in tempo per evitare che la sua testa venisse teoricamente tranciata se non si fosse raggomitolato con il naso immerso nella neve.

Quella non era solo una Strega strana. Era anche matta.

Tentò di non svenire quando lo afferrò per la sciarpa, sbattacchiandolo come avrebbe fatto con il suo famiglio: "...Tu non vuoi proprio imparare?!" lo aveva scrollato disperata "Io sono davvero bravissima, basta che prendi esempio da me! Guarda quello che faccio e non avrai nessun problema!"

"...Non mi interessa venire ammazzato nel bel mezzo di un allenamento"

"Era una terapia d'urto!"

Si trattenne dal sottolineare che era perfetta solo per farlo andare per direttissima all'Altro Mondo: "...Di solito si usa il metodo dell'imitazione..."

Lo aveva guardato nuovamente con la sua espressione degna di analisi di un PuPu.

"...Tu fai qualcosa e io provo a imitarti..."

Finalmente lo aveva lasciato andare, superandolo e squadrando torva il Gunblade ancora nella custodia: seduta sui talloni, era rimasta per un po' immobile in quella posizione.

"Hai detto che farai tutto quello che farò io?" si era voltata, sorridendo e rialzandosi in piedi "Fantastico. Nemmeno Yukidama lo fa"

Prese il Gunblade che gli porgeva, crollando di peso di lato: non ricordava fosse così pesante. Cercò di rimettersi in equilibrio, ignorando i ghigni che gli venivano rivolti senza troppa pietà. Anche il gatto stava di certo osservandolo, appollaiato su quel ramo alle sue spalle.

Le mani sembravano essere troppo piccole per quell'impugnatura, la lama lo faceva piegare in avanti e l'idea di premere il grilletto gli portava alla mente il ricordo di qualcosa di piuttosto bruciacchiato.

"...Ne avremo per un bel po'" aveva ridacchiato lei, afferrandogli le braccia e tendendole davanti a lui per poi fargliele improvvisamente abbassare "Dritte. Non da spezzarti tutte le cosine che hai dentro, ma non piegarle ancora"

Si staccò, allontanandosi di qualche passo: "Hai la stessa grazia di un pupazzo di neve... Sciolto"

Dietro di lui giurò di aver sentito una risata.

 

*Asterisco dell'autrice: come ci si allena per diventare Gunblader? ._.

A questi dubbi non ci sono risposte, solo tantitantitanti video da guardare fino a farsi male agli occhi. E un po' di inventiva. Mai prendersi troppo sul serio nel fanwriteraggio assassino.

Ow, siamo a metà (...e non è ancora caduto un asteroide?!). E con questa prima metà vi lascio per un poco.

Nel frattempo, posso mettere le mie canzoncine, giusto? (so che non gliene importa a nessuno -e le musichette che scelgo sono tutte in giapponese e sconosciute/prese da anime- giusto per divertirmi. Poi, se avete voglia di cercarvele su internet... Enjoy! :D)

 

_Opening: Yume no Shima Shinen Kouen (Paranoia Agent)

#Ending: Konayuki-Powder Snow (Asian Kung-Fu Generation)

.Yukidama: Bokura wa Family!! (Kyou kara Ore wa...)

[Mi Nezu: Treat or Goblin (Abenobashi-Mahou Shoutengai)

]Kisoku Houritsu: Ano Machi no Gunjou (Tekkokinkreet)

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Capitolo 4
*** Hot chocolate talks ***


4- Hot chocolate talks

Gennaio.

Un altro mese di freddo. Forse più di tutti gli altri.

E neve.

Era diventata ancora più gelida del solito.

Qualcuno tentava di acchiappare i fiocchi con la lingua, quando tornavano a cadere.

Per toccarla però era meglio indossare i guanti.

***

 

Le mani avevano smesso di prudergli ogniqualvolta quel famiglio malefico gli compariva davanti.

Quello che sentiva era solo dolore. Puro e autentico dolore che avrebbe reso felice qualsiasi adolescente medio con piccoli problemi comportamentali.

Sbattè la fronte contro il block notes, lasciandosi cadere sul tavolino della Mensa deserta.

Era distrutto.

Nemmeno ore di riunione per la 'definizione dettagliata e adeguamento agli standard interscolastici' del Regolamento lo avevano mai sfiancato in quel modo. Neanche le nottate di studio fino all'alba per prepararsi ai compiti in classe delle materie che vantavano il maggior numero di tomi da mandare a memoria.

Insomma, mai nella sua scarsa vita di studente medio si era sentito così a pezzi per ogni singolo osso, muscolo o qualsiasi altra cosa che componesse il suo corpo.

"Esagerato" sentì la testa venirgli schiacciata da quelle zampette odiose, mentre una sedia si spostava a poca distanza da lui "Yukidama adora i cadaveri, se non gli dai segno di vita inizierà ad assaggiarti"

Mosse un dito.

"Ho portato della cioccolata calda, ne vuoi un po'?" il profumo gli fece alzare il capo, aggrappandosi disperatamente al bicchiere: se proprio doveva morire nel dolore fisico, era giusto che lo facesse con qualcosa di caldo nello stomaco. Ormai aveva perso ogni misero briciolo di dignità.

"Questo Garden è sempre così silenzioso..."

Aveva girato gli occhi attorno, continuando a ingollare la sua cioccolata: "Sono le dieci passate della sera..." ringraziò Hyne per quel calore che aveva iniziato a spandersi dentro di lui "...Ed è inverno. Ma non è male"

"...Tu non hai idea di quello che c'è a Galbadia. Sembra davvero un tomba..."

"Sono seri, a Galbadia. E' così che dorebbe essere un'Accademia Milit-"

"...Balamb invece è un grosso campeggio con vista mare"

Posò il bicchiere, ignorando il fatto che la bestia ci avesse tuffato il naso e avesse iniziato a ripulirlo: "Sei stata proprio in tutti i Garden che esistono al mondo..."

Non avevano mai parlato molto di quello che aveva letto del suo curriculum. In primo luogo perchè non ne vedeva alcuna utilità dato che se ne sarebbe andata da lì a poco; in secondo luogo lui ne era ancora profondamente terrorizzato. E aggiungendo a questo un Gunblade e un gatto non poteva che starsene con la bocca chiusa, continuando a seguire i suoi allenamenti in mezzo alla neve, nel cuore della notte o nel più ovvio Centro di Addestramento.

"...Però non sei una persona cattiva" borbottò, forse per l'effetto combinato della cioccolata e del sonno. Di solito, tutti gli studenti in trasferimento appartenevano alla peggior categoria di teppisti del Garden di provenienza. E i suoi occhiali avevano personalmente sperimentato la cosa.

"Adoro questa tua passione per specificare tutto quello che ti capita davanti... Allora non sono una Strega così crudele!"

"...Sei davvero una Strega?"

Aveva smesso di vergognarsi per le sue domande fuori luogo e senza senso. Lei pareva divertirsi un mondo a rispondergli a qualsiasi cosa, dalla più elementare differenza tra cartuccia e proiettile alla spiegazione dettagliata della generazione dei Nobodies.

Si fece seria, abbassando improvvisamente la voce: "Non ci devono più essere segreti, è giusto che tu sappia la verità" sospirò grave "Io sono l'ultima Ancient in grado di salvare il Gaia e richiamare l'Eone Finale prima che i Cristalli vengano distrutti dal malvagio Garland..."

Rimase a guardarla a bocca spalancata.

"...Naturalmente sto scherzando" si fissò le dita "...Vestiti a parte..."

Annuì, esattamente come aveva pensato fin dal primo momento in cui l'aveva vista: "Perchè di nero?"

"Ho una mia filosofia" aveva sorriso giocherellando con la coda del gatto, impegnato a sistemarsi le sue zampine schifose "Punto primo: sono in lutto per l'umanità. Punto secondo: è sempre attuale. Punto terzo: anche se lo sporchi, sul nero le macchie si vedono meno"

"...Lutto?"

"Suona bene e devo averlo letto da qualche parte. Basta solo guardare un po' il mondo: dopo la minaccia della Compressione-degli-Orologi e del Gran-Mal-di-Testa-Apocalittico avrebbe dovuto concludersi tutto con petali e violini, invece i Garden sono ancora in piena attività" tamburellò con le unghie sul tavolo "I guai dell'umanità sono davvero utili a fare la felicità del nostro fondo cassa"

Non era del tutto un ragionamento errato. Nella Seed non c'era nulla di romantico o avventuroso fin dal giorno in cui era stata fondata.

Gli era stato ben spiegato da alcuni del Comitato, presi da uno dei loro deliri filosofici sul perchè il Grande Capo del Disciplinare di Balamb improvvisamente fosse andato di matto correndo a Galbadia per mettersi da parte della Strega.

Aveva capito tutto e per realizzare la sua vena romantica se ne era andato. Questa era stata la spiegazione più logica.

"...E' un modo di essere utili al mondo. Male o Bene che sia per noi non fa molta differenza: l'importante è che i clienti paghino, no?"

Non aveva mai pensato troppo dettagliatamente a tutti i risvolti del diventare -un giorno ancora piuttosto lontano- Seed. Per ora gli bastava vivere al Garden, seguire il Comitato. E aspettare la primavera del nuovo anno, per potersi finalmente liberare di lei.

Come un po' tutti avevano fatto fino ad allora.

"Tu appartieni alla schiera degli abbandonati, dei soli o dei depressi cronici con preoccupanti manie di autodistruzione?"

"...Cosa?"

Si era puntata un dito al naso: "Abbandonata. Storia triste e lacrimevole" poi lo aveva indicato "E tu?"

La sua vita non era interessante. Perchè fosse entrato al Garden era una delle domande che nonostante adolescenza incalzante non si era mai posto.

Semplicemente, pareva non esserci altro posto al mondo.

Ovunque attorno a lui, c'era sempre stata la neve.

"Dovresti provare gli altri Garden. Almeno quello di Balamb: c'è il mare, il sole, la spiaggia... Io soffro il caldo, ma è davvero un posticino carino!"

"...L'esame Seed si tiene lì. Ci andrò quando mi diplomerò..." si era stiracchiato cercando di trattenere uno sbadiglio

"Mi piace quando pensi al futuro!"

Alzò un sopracciglio, senza sembrare troppo scocciato per tutti gli apprezzamenti gratuiti che faceva piovere su di lui: "E' solo la procedura..."

"Stavo iniziando a dimenticarmi come ti chiami" lo aveva preso in giro "...Kikkun"

Era arrossito. E gli occhiali avevano lentamente iniziato a fondersi sulla sua faccia.

"Smetteranno di soprannominarti così non appena diventerai un po' più forte... Grazie a me, naturalmente"

Aveva cercato più volte di spiegarle con tutta la delicatezza possibile che a lui non importava di diventare 'un po' più forte'. Tantomeno scendere sul campo di battaglia a sporcarsi di sangue come tutti gli altri. Voleva restare col suo block-notes, annotando e facendo rapporto dei disastri che il resto dell'umanità avrebbe compiuto davanti ai suoi occhi.

Sul foglio, anche il più feroce sterminio aveva qualcosa di esteticamente apprezzabile.

Carta e inchiostro avevano infatti quella meravigliosa qualità di rendere tutto meno disordinato. Righe, punteggiatura, caratteri regolari.

Lo stesso valeva per le sigle con cui il mondo andava sempre a riempirsi la bocca.

Persino per descrivere in maniera semplice e precisa il lavoro della Seed ne era stata inventata una, in Esthariano.

"Te l'ho detto che in quella materia avevo un diciotto stiracchiato e dato per grazia e intercessione di Hyne..." aveva alzato gli occhi al cielo, facendo una smorfia.

Per una volta voleva essere lui a saper qualcosa di più. Decise di non mollare: "Sono le 3K: kitanai, kitsui, kiken"

Kitanai. Sporco.

Kitsui. Faticoso.

Kiken. Pericoloso.

Il lavoro che nessun uomo di quel mondo retto e giusto avrebbe voluto fare. Perchè si aveva una famiglia, degli amici e carinerie di questo genere.

Un Seed non aveva nulla di tutto questo.

Per la maggior parte di loro non esisteva un passato a cui legarsi. Era stato cancellato. O dimenticato.

"Sei un po' individioso, eh? Anch'io. Ma non per questo odio le famigliole felici che vanno al parco a fare pic-nic nel weekend. Anzi, le adoro" lo aveva interrotto, mentre gli occhi le si illuminavano "Per questo vorrei fare di tutto perchè possano continuare a mangiare i loro cestini del pranzo senza proccuparsi troppo. Non lo sapranno mai che sono stata io a renderli felici, ma a me non importa. Se prima non c'è stato nessuno a prendersi cura di me, non significa che farò lo stesso!"

La guardò abbracciare la palla di pelo con trasporto, strappandogli un miagolio poco entusiasta: "Ci dovresti provare, è bellissimo sentire tutto questo caldino sulle ginocchia!" glielo aveva messo davanti, dondolandolo per la collottola "Tentaci!"

"...No, grazie..."

Aveva ridacchiato, liberando il gatto: "Sei davvero pessimista"

"Realista" ribattè seccato, allontanando un poco la sedia

"Temo che un discorso su amicizia e fratellanza non avrebbe alcun effetto su di te..."

"Esattamente"

"La parola 'altruismo' non ti dice nulla, giusto?"

"Non si diventa Seed per 'altruismo'..." aveva sospirato "Lo si diventa. Niente altro"

Era rimasta a guardarlo mentre la bocca le si piegava verso il basso: "...Che tristezza che mi fai, Kikkun. Saresti capace di far morire uno zombie"

Non rispose, lasciandosi di nuovo cadere sul tavolo. L'effetto della cioccolata stava lentamente svanendo e gli occhi gli si chiudevano per la stanchezza.

"Vado a prendere del latte... Vuoi qualcosa anche tu?"

Aveva scosso il capo senza staccarsi dai foglietti. Voleva solo poter dormire senza famigli malefici sul suo stomaco.

Sentì i suoi passi allontanarsi nella Mensa deserta.

Finalmente un po' di silenzio. E ancora quel caldino che gli scaldava le punte delle dita.

Le era debitore di una cioccolata.

Avrebbe dovuto segnarselo, in un angolino del block notes.

 

*Asterisco dell'autrice: Un paio di precisazioni su alcune cose che compaiono in questo capitolo.

1) "Vesto di nero perchè sono in lutto per l'umanità". Ringrazio il signor Baudelaire (quel tizio alcolizzato e strafatto che ha scritto "I Fiori del Male") e InkSpinster per l'idea. Probabilmente all'inizio era un'idea serissima, ora quelli così si chiamano Emo. La civilità continua a evolversi, se non erro...

2) "Kitanai. Kitsui. Kiken". E' l'appellativo non ufficiale che viene dato in Giappone alle Forze di Autodifesa (Japanese Self Defence Forces-JSDF). In Giappone non hanno troppa simpatia per tutto quello che non indossa una divisa che non sia scolastica o da ufficio. Dopo due bombe atomiche penso molti la penserebbero così, no? (per info più dettagliate, vi rimando al forum)

E grazie a OrAnGe MaSk (se le maiuscole sono sbagliate è questione di stile XD) per aver commentato fin qui. Dopo che su EFP i tre tizi di cui sopra non se li calcolava nessuno *hug*

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Capitolo 5
*** Strange ***


5- Strange

L'inverno stava per finire, scivolando verso Febbraio.

Già si poteva sentire po' più di caldo.

O forse, era una semplice impressione.

***

Non c'erano molte valigie da fare. Era entrata in quella stanza solo con un assurdo baule portatile.

E un gatto.

Dunque, gli veniva spontaneo chiedersi che cosa stesse facendo rinchiusa là dentro da un'intera giornata.

Certo non erano affari suoi, poteva tranquillamente restare a dormire abbracciata a quella palla di pelo fino al giorno successivo. Era stato quello il suo modo di passare il tempo, quando non era impegnata a rovinarlo fisicamente e psicologicamente.

Ogni tanto cercava di ricordarle che l'Esame Seed prevedeva anche una prova scritta e che probabilmente avrebbe dovuto aprire qualche libro e tentare di leggerlo, ma bastava la minaccia soffiata da parte del famiglio per fargli richiudere la bocca.

Abbassò il capo sui fogli che gli erano stati lanciati addosso da quelli del Comitato: erano umidicci e appiccicosi.

Proprio come tutti quelli che si erano aggrappati alle divise di quanti stavano per volare verso Balamb.

Il giorno dopo sarebbe stato il giorno della partenza.

Ecco perchè invece di continuare a dormire avrebbe dovuto seriamente mettersi a studiare.

Non aveva alcuna intenzione di averla come compagna di stanza anche per l'anno successivo.

E il motivo gli venne ricordato in quel preciso istante. Da quella cosa pelosa che aveva iniziato a strusciarsi contro la sua gamba mugugnando qualcuna delle sue lagne funebri.

Scattò dallo sgabello, crollando contro la parete e sfracellandosi qualche costola senza nemmeno lui capire esattamente come. Ma non era certo il misero stato delle sue ossa che più lo preoccupava in quel momento.

Aveva sentito un rumore che conosceva fin troppo bene. E non apparteneva alla suddetta ed ennesima costola distrutta.

Riuscì a mettere a fuoco quel tanto che gli serviva per rendersene davvero conto: la stanghetta che moribonda e spezzata indicava il cielo. Sotto il grasso sedere del suo assassino.

"...O Hyne, Yukidama è scappato dalla stanza e non me ne ero accorta...!"

Intravide un'indefinita sagoma scura sfrecciargli davanti e precipitarsi sul gatto. E sentì nuovamente quel grido disperato sotto le sue calzette svolazzanti.

"I-miei-OCCHIALI!!!" esclamò saltando in piedi e cercando di non svenire mentre il suo cervello immagazzinava la disfatta. Le due figure si fermarono nel balletto gioioso che avevano appena iniziato: "...Cosa?"

"Il TUO gatto mi ha distrutto gli occhiali..!!! E tu... CI SEI SALTATA SOPRA!!!"

Un lungo attimo di silenzio, poi un fruscìo lo avvisò che finalmente si era allontanata dal luogo del delitto. Tentò di mettere a fuoco per evitare che oltre che a pezzi gli venissero anche ridotti a briciole: si erano chinati su quelli che erano stati i suoi occhiali, fissandoli come un curioso PuPu malridotto.

"...Hai molto scotch e molta colla estremamente potente, vero...?"

Si accasciò contro il muro indicando il suo armadietto: mai, nemmeno nel peggiore dei pestaggi aveva ricordo di un simile senso di depressione.

"Dunque, ho una bella notizia e una brutta notizia..." gli era comparsa davanti, vicinissima a lui e con quel dannato famiglio maniaco omicida appollaiato sulla spalla intento a sua volta a fissarlo comprensivo: "...La brutta notizia è che io sono solo brava a rifarmi gli orli dei vestiti e preparare le pappine e Yukidama..." aveva sospirato, grattandogli la testa come avrebbe esattamente fatto con quel gatto "...La buona notizia è che hai delle lenti a contatto!"

Se ne era completamente dimenticato. Da quando aveva smesso di seguire gli allenamenti per il Gunblade aveva anche smesso di indossarle. Esistevano anche speciali protezioni per gli occhiali da combattimento, ma le sue finanze non erano ancora abbastanza fornite per affrontare un costo che andasse oltre a colla, scotch e lenti a contatto.

Cercò di non mettersi a piangere per la gioia e si rialzò, afferrando la scatoletta e riprendendo possesso delle sue scarse diotrie.

"...Vuoi una mano...?" aveva mormorato colpevole, mentre la zampina del famiglio gli aveva battuto su una spalla

"...No, grazie..." singhiozzò tentando di sopportare il dolore per essersi appena infilato un dito nell'occhio "...Ecco, ho finito..."

"Possiamo stare a guardare come si fa?" aveva continuato a insistere, sedendosi sull'altro sgabello.

Annuì senza troppo entusiasmo, mettendosi davanti all'opera di distruzione che era stata così genialmente messa in atto nel giro di pochi secondi.

Per fortuna che quella sarebbe stata l'ultima notte. Poi basta famigli grassi e pelosi, basta Streghe con complessi d'identità.

Si mise al lavoro, tagliando lo scotch e scaldando la colla. Allineò i pezzi, cercò di raddrizzare quello che poteva. Ma dopo poco si rese conto che nonostante tutta la sua buona volontà, era accaduto quello gli avrebbe fatto di gran lunga preferire il vero ritorno della Strega sulla terra: "Si sono spezzate le lenti..."

Alzò gli occhi verso di lei e il suo gatto, senza riuscire a dire nulla. Quelle lenti il Garden le avrebbe pagate, certo, ma con tutta la burocrazia di carta che gli sarebbe stata lanciata addosso e gli esami Seed in pieno svolgimento... avrebbe rivisto un paio di occhiali integri con l'inizio dell'autunno successivo. Pure volendo essere ottimisti.

"...Mi dispiace..." si era sporta verso il tavolo "...Forse posso fare qualcosa...?"

Lasciò cadere la testa tra le mani, vicino all'orlo della crisi isterica: "...Sei tu la Strega, no? Fai una magia..." borbottò sconsolato. Rimasero a fissarsi per un attimo, finchè lo sbadiglio dell'essere malefico non lo fece rinsavire: "...Come non detto, tu non sei una Strega..."

Di nuovo silenzio.

"A proposito..." all'improvviso aveva abbozzato un sorriso, tirando una stanghetta verso di sè: "...Te l'ho detto che sono l'ultima Ancient in grado di salvare Gaia...?"

In quel momento avrebbe volentieri atteso persino qualche Era Glaciale senza pretendere la restituzione delle sue diotrie. Avrebbe anche potuto aver voglia di un allenamento di Gunblade nel cuore nella notte.

Insomma gli sarebbe andata a genio qualsiasi cosa, tranne che la persona davanti a lui rimettesse le sue unghiette sui suoi occhiali.

"G-Guarda, non c'è alcun problema..." tentò di evitare il peggio, venendo beatamente ignorato. Solo il famiglio continuava a fissarlo torvo, mentre la sua adorabile padroncina aveva iniziato a battere sulle lenti mormorando qualcosa. Per poi rivolgergli una smorfia divertita: "...Non mi ricordo tanto bene, ma c'è qualche formuletta..." aveva ridacchiato nervosa  "Abracadabra... Frullallìfrullallà... Magia della Musica Piccipiccipù...?"

"Stavo scherzando... C-cioè la storia della S-Strega..." balbettò penosamente, gettandosi invano sul tavolino per recuperare quel cumulo informe che erano stati i suoi occhiali

"Mi sto concentrando" aveva sbottato "Sei sempre stato piuttosto bravo a stare zitto e tranquillo? Rifallo anche adesso, grazie"

Per riflesso automatico a un ordine ritornò seduto: "...C-Cosa pensi di f-fare?"

Era rimasta pensierosa, mordicchiandosi un labbro: "Non mi sono mai esercitata molto... Mi servirebbe un corso di Strega da zero. Come per te e il Gunblade: l'unica differenza che nel tuo caso ci sono io, invece per me non c'è proprio nessuno... E non sono esattamente un genio in autodidattica"

Appoggiò gli occhiali su una mano, chiudendoli con l'altra.

Passò qualche secondo.

E lui giurò che mai avrebbe staccato gli occhi dalle sue dita. Nemmeno si sarebbe permesso di sbattere le palpebre.

Ma nonostante questo, quello che accadde in seguito non riuscì bene a comprenderlo.

Semplicemente, dopo che aprì la mano erano incredibilmente interi.

"...E' rimasta un po' di incrinatura qui, ma non riesco proprio a fare di meglio..." aveva chinato il capo di lato, facendoli ondeggiare davanti al suo naso "Io ci ho messo tutta la mia buona volontà, credimi..."

Era pietrificato.

Solo il tentativo del gatto di trasformare i suoi occhiali nel suo prossimo giochino lo fece rinsavire: li acchiappò prima che lo facessero quelle zampine odiose, continuando a fissarli come la cosa più fuori di testa avesse mai avuto davanti a lui.

In effetti, non aveva mai visto un paio di occhiali riparati in quel modo.

Quello che lui aveva -saltuariamente- usato sul campo di battaglia non serviva certo per riparare oggetti. La Para-Magia si divideva in un certo numero di categorie e anche se comprendeva qualcosa di abbastanza simile a una capacità di ricostituente universale, non era propriamente adatta a riparare alcun genere di cosa. Serviva ben altro.

E quello era ciò che ora stava a qualche centimetro dal suo naso. Sottoforma di occhiali.

"...MAGIA?!"

"Tu hai proprio una fissazione per precisare tutto quello che ti capita"

Erano ancora un po' ammaccati e quell'incrinatura all'angolo era fastidiosa, ma non era il caso di andare troppo per il sottile: erano di nuovo assemblati e pure meglio di quando fosse stato mai capace di fare con scotch e colla.

"Sei davvero una Strega..." si lasciò sfuggire, sistemandosi gli occhiali sul naso. Per tutta risposta ricevette un'occhiata che non seppe decifrare: "...Appunto. Non ricordarmelo troppo"

"Avevo ragione?"

Piegò le labbra verso il basso: "...Uhm. Comunque, non dirlo a nessuno" sospirò, tamburellando sul tavolino "...Che sono troppo strana"

"Effettivamente..."

Lo sguardo divertito che gli venne lanciato lo informò per l'ennesima volta consecutiva che era riuscito in un'altra delle sue uscite poco azzeccate.

"Credevo saresti scappato"

Non era poi così errato. Per il momento si era limitato a smettere di respirare.

Anche perchè con quel famiglio malefico nuovamente sotto il naso non riusciva a fare altro.

"A proposito... Yukidama è il mio Cavaliere"

Sentì qualcosa muoversi nello stomaco. Ora quella vecchia favola della Strega e del suo Cavaliere stava davvero degenerando.

"Non è uno scherzo. E pensare ti credevo una persona serissima..."

"S-scusa..." cercò di ricomporsi, scacciando la zampina che continuava a mirare ai suoi occhiali "E' solo che..."

"E' strano? Concordo pienamente" aveva annuito, grattando la testa pelosa " Per questo sono sempre fuori posto, ovunque vada nel mondo. Perchè sono strana e sono..."

Non se la sentì di puntualizzare come al suo solito.

"Speravo che non lo scoprissi" sbuffò tornando a tamburellare nervosa

"...Non è che l'abbia scoperto io..."

Aveva chinato il capo di lato, fissandolo confusa. Poi si era allargata in un sorriso: "Oh, sono stata io. Per gli occhiali!" ridacchiò "Yukidama ti fa proprio paura, eh?"

Era una minaccia alla sua sopravvivenza e sanità mentale. Ma doveva portare pazienza, ancora qualche ora e l'avrebbe visto ritornare nel mondo parallelo da cui era sbucato.

"...Ma non è perchè sono una..." fece le spallucce "...Questa cosa qui che sono passata da un Garden all'altro, ehi. Non mi sono mai messa a lanciare Maelstorm contro le persone..."

Un certo diciottesimo senso lo avvertì che stava per iniziare la tipica soap opera sulla "Triste Infanzia Che Mi E' Stata Crudelmente Negata" per cui la maggior parte degli studenti era famosa.

Eccetto lui, naturalmente.

"...Mi dispiace per quello che ti è successo" tentò di riparare alla prevedibile sequela di sfortunati eventi che sicuramente sarebbero stati elencati. Si immobilizzò, sbattendo lentamente le palpebre: "Non mi è successo proprio niente"

"Non era una 'storia triste e lacrimevole'...?"

"Suona bene, non trovi?"

"Hai detto che ti avevano abbandonata!"

"Mi ascolti quando parlo?! Incredibile, nemmeno Yukidama lo fa!" era scoppiata in una risata divertita battendo le mani. Rimase a guardarla davvero come se si trovasse davanti a un buffo PuPu verde acqua scolorito: "...Tu sei davvero strana..."

"Lo so quello che sono. Da quando sono nata, grazie per avermelo ricordato di nuovo" aveva ripetuto lo stesso discorso che gli aveva fatto al suo primo ingresso. E in quel momento capì che non era stato di certo fatto per fargli notare come lei fosse una ragazza.

"Non c'è altro posto per me oltre al Garden" sospirò all'improvviso, gettando un'occhiata verso la finestrella "O perlomeno mi hanno sempre detto così..."

A lui non era mai servito che qualcuno glielo dicesse, lo sapeva. E basta.

"A me piace..."

"Solo quello di Trabia. Dovresti provare ad andare anche a Galbadia e Balamb: quando sarai Seed anche quelli diventeranno i tuoi Garden, sai?"

Annuì poco convinto: "...E' davvero per questo che ti hanno trasferita?"

"Mi piace viaggiare. Yukidama invece è un po' lamentoso: a Balamb c'è troppa sabbia, a Galbadia c'è troppa roccia... Preferisce stare sulla neve e guardare le sue orme che lo inseguono" sorrise "...Ma non gli piace andare troppo lontano"

Non gli interessava molto conoscere in maniera approfondita le manie di quel gatto odioso.

"Nemmeno a te piace muoverti troppo, eh?" aveva picchiettato sul suo naso con una delle sue unghie strambe. Si era limitato ad annuire, mentre lei tornava a tormentare quella grossa testa pelosa: "Dicono che come Seed non si torni nello stesso posto per due volte..."

"Si chiamano missioni"

"...Resta solo il Garden. E nemmeno quello sta fermo" aveva ridacchiato, ignorandolo "E Yukidama detesta volare..."

Non riusciva a capire perchè ogni frase si concludesse sulle fissazioni della palla di pelo.

"Conosci la storia del Cavaliere della Strega, giusto?" si era alzata in piedi, sistemandosi il gatto sulla spalla. Cercò di recuperare qualche ricordo di quello che rimaneva delle poche notti passate a leggere qualcosa che non fossero regolamenti o libri di testo: "...Ehm... Ci sono un Cavaliere... e una Strega... E succede qualcosa..." prese fiato come nel test orale più difficile di tutta la sua breve vita "...Però finisce bene"

Contrariamente da quello che si era aspettato, non era scoppiata a ridergli in faccia. Era rimasta seria, mordicchiandosi un labbro.

La sua testa gli mandò un semplice e chiaro messaggio. Aveva deliberatamente offeso la sua specie. Stregonesca e felino-cavalleresca che fosse.

"...E' che non me ne intendo molt-"

"Un giorno, il Cavaliere e la Strega si separano" staccò le zampine di quel famiglio ingrassato da lei, dondolandolo a mezz'aria "Ma un giorno si rincontreranno di nuovo"

Avrebbe voluto fare una delle sue stupide domande.

Sfortunatamente, l'aria che aveva a disposizione la dovette ingoiare.

Di nuovo, quel gatto a pochi millimetri dalla sua faccia. E stava persino sorridendogli.

Come la Strega dietro di lui.

"Ti affido Yukidama"

Rimase a fissare quei dentini bianchi.

E non riuscì a dire un assoluto accidenti di nulla.

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Capitolo 6
*** On this ground ***


6- On this ground

Il sole che brillava faceva male agli occhi.

Ma non si sarebbe mai sciolto nulla.

O perlomeno in quel posto.

Mentre da qualche parte nel mondo, già spuntavano i fiori.

***

Fece uscire una mano dalle coperte, cercando a tentoni la sveglia.

La stanza era fredda.

Avrebbe voluto girarsi dall'altra parte e riaddormentarsi di nuovo. ma non poteva: quell'essere malefico gli si era infilato accanto, pacificamente intento a ronfare mordicchiandogli il cuscino.

Rimase immobolizzato per qualche lungo secondo. Poi decise che una piastrella congelata sarebbe stata meno peggio di una grassa palla di pelo. Morbida e calda, ma pur sempre una detestabile palla di pelo.

Scattò in piedi, scrollando il cuscino a cui quella cosa si era attaccata con le unghie. Sottolineando con soffi contriti la poco gentile sveglia mattutina.

"Tu saresti il gatto: se non te ne sei ancora accorto inizia a pensarci" aveva sbottato, sentendosi piuttosto stupido nell'iniziare la giornata parlando con un famiglio viziato "Staccati, per favore..."

Riuscì finalmente a farlo scivolare a terra sul suo grosso sedere peloso. E restò a guardare sconsolato le perfette striscie verticali con cui i suoi artigli avevano artisticamente squartato la sua roba. Ma l'idea di mettersi addirittura a litigare di prima mattina con un gatto lo faceva deprimere ancora di più.

Decise di lasciar perdere.

Infilò la divisa, alzando la cerniera fino al mento. Sistemò le maniche e la piega dei pantaloni.

Controllò che il famiglio non avesse pasteggiato anche con le sue scarpe.

Infine, lucidò gli occhiali. La fastidiosa incrinatura all'angolo non era guarita nemmeno con un Curaga: avrebbe dovuto aspettare la fine degli esami, la fine della vacanze estive, la fine di tutti i Festival insensati e forse avrebbe potuto tentare di proporre la domanda per un paio di lenti nuove. Vedendosela approvata quando lui fosse diventato Seed di Livello A. Nella migliore delle ipotesi, naturalmente.

La palla di pelo aveva iniziato una delle sue lagne grattando lo scorrevole. Lo fece uscire, guardandolo trotterellare col suo grasso sedere nella saletta comune per poi ricominciare la sua nenia contro la porta accanto: "Sarà già andata nella Hall" lo aveva informato, felice di poter ottenere una piccola rivincita contro quell'essere.

Per tutta risposta gli aveva lanciato un'occhiata fin troppo storta.

Rinunciò a continuare una poco razionale lotta fatta di sguardi e preferì uscire. Inseguito prontamente da quella presenza, esattamente tre passi più indietro.

Tentò di non prestare attenzione ai gridolini di sdilinquimento che qualcuno era in grado di emettere a quelle ore del mattino. La sua pressione bassa e la carenza di zuccheri dalla notte successiva erano in grado di azzerare qualsiasi e impossibile moto di affetto da parte sua per quella palla di pelo.

Oltrepassò la Mensa, ignorando lo stomaco affamato che aveva iniziato a gorgogliare.

Quello sarebbe stato uno dei pochi giorni in cui avrebbe potuto mangiare un pasto senza dover sgattaiolare verso il tavolo più nascosto, cercando di non farsi notare troppo dai soliti teppisti. E si stava lasciando sfuggire l'occasione.

Non sapeva con esattezza se fosse un buon motivo quello per cui non ne stesse approfittando. Razionalmente, non lo era affatto.

A ogni nuova primavera, la scena era sempre la stessa. Ne aveva intraviste molte, strascicando i piedi nel corridoio.

Ma non aveva mai avuto un motivo per farmarsi troppo a lungo nella Hall.

Non c'era mai stato nessuno da salutare. Nessuno a cui augurare buona fortuna!, in bocca al lupo!, ganbatte!, torna vincitore e fammi infiltrare al Ballo di Balamb!

Avanzò ancora di qualche passo, il famiglio alla sua solita distanza: se avesse anche solo accennato di fare marcia indietro, probabilmente lo avrebbe ridotto alla stregua del suo cuscino.

Forse era proprio quello il buon motivo per cui ora si trovava nella Hall. Ma nemmeno lui ne era troppo sicuro.

Per gli altri studenti attorno era diverso. Qualcuno non aveva dormito, altri avevano passato la notte a rivangare le stupidaggini combinate negli anni passati ed erano scoppiati a ridere e a singhiozzare tutte le lacrime possibili.

Assieme alle persone con cui avevano condiviso fino allora la loro vita.

Lui non sapeva cosa fare. Perchè come al solito la sua situazione era diversa. E del tutto nuova.

Non sapeva cosa fare perchè era troppo abituato a qualcosa che si ripetesse, sempre uguale negli anni.

Come la neve in inverno.

Come le partenze in primavera.

Si alzò sulle punte, in direzione della voce del professore che parlava concitato dalla gradinata, ma per la prima volta nella sua monotona vita di studente medio e rappresentante del Comitato di Disciplina non era interessato al discorso.

Spostò lo sguardo sugli studenti in divisa radunati in file ordinate: era curioso di poterla vedere.

Tutti gli altri avevano le loro storie più varie, più disperate, più assurde possibili. Ma lei era la storia più stramba di tutte.

Sentì qualche vertebra schioccare mentre cercava di farsi spazio oltre le teste: non riusciva a vederla.

Perchè non c'erano nè nero a quantitativi impressionanti, nè stupidi volant e fiocchetti assortiti.

Lei stava in una fila come tante altre, una studentessa come tante altre. Chiusa nella divisa grigia, il fiocco viola ben stretto sotto il colletto.

Niente calzette strambe, nè tacchi improbabili e importabili da qualsiasi e autentico essere umano.

Considerare la cosa come una delle delusioni più cocenti che avesse mai provato era pure scarsamente accettabile.

Rimase in silenzio, continuando a guardare insistentemente davanti a sè.

Qualcuno gridò di rompere le file e uscire dal Garden, altri si mossero accanto a lui.

Poi all'improvviso se ne rese conto. Anche se non lo aveva degnato di uno sguardo mentre si dirigeva verso l'uscita, solo scrollando la mano in aria.

Le sue unghie. A teschietti. Fucsia.

Sentì qualcosa muoversi nel suo stomaco. Ma non sapeva bene come farlo uscire fuori.

Si limitò a lasciarsi sfuggire uno sbuffo, per poi mettersi a inseguire il famiglio che lo aveva sorpassato.

Correva sul marmo luccicante nel sole del mattino, scivolando sotto decine di gambe, ignorando altrettante centinaia di strilli. Ma chi dei due fosse effettivamente il più disperato in quella corsa non avrebbe saputo dirlo.

Studenti, divise, aiuole, pezzi di marmo.

Il portone d'ingresso.

Il gelo fuori dalla Hall lo colse alla sprovvista: il gatto frenò bruscamente con le zampine, affondando nella neve qualche metro più in là; lui venne attraversato da un brivido lungo tutta la schiena.

Per un po', rimasero entrambi immobili nella spianata deserta, sotto il cielo azzurro.

Attorno non c'era nessun altro. Erano tutti partiti.

Sistemò gli occhiali sul naso e avanzò nella neve, osservando la coda della palla di pelo che sbucava dal cumulo bianco in cui era scomparso. Prese fiato e la tirò di peso, scrollando il suo proprietario a mezz'aria: "Come Cavaliere sei disastroso..."

Lo fece ricadere a terra, evitando di venire assassinato da qualcuna delle sue unghiette. Dopo l'ennesima occhiataccia d'odio, con uno sbuffo il famiglio spiaccicò il suo grasso sedere a qualche passo da lui, fissando torvo davanti a sè.

E stupidamente si ritrovò a imitarlo.

Anche se razionalmente tutto quello non aveva alcuna logica.

Però era un bel ricordo, da appuntare sul block-notes: insieme al suo debito per la cioccolata, era il secondo appunto che non avrebbe avuto a che vedere con il Regolamento Scolastico Interno.

Di nuovo, qualcosa gli si mosse nello stomaco. Un gorgoglio che indicava come il suo scarso livello di zuccheri mattutini stesse raggiugendo quota zero. In semplici parole, aveva una fame da non aspettare che la Mensa si svuotasse del solito gruppo di teppisti per poi precipitarsi a prendere gli avanzi della mattinata.

Dietro di lui risuonò il carillon di inizio giornata: mancavano solo 364 giorni a un nuovo marzo.

Abbassò lo sguardo sul grosso gatto nero che gli stava accanto.

"Sei rimasto solo anche tu, eh?"

Gli aveva rivolto un'occhiata scocciata. E lui aveva fatto lo stesso.

"Torniamo al Garden" sospirò, infilando le mani nelle tasche "E non ti porto sulla spalla, non ci contare"

Aveva miagolato sommesso, sicuramente meditando qualche vendetta felina nei suoi confronti. Poi aveva finalmente alzato il suo peloso didietro dal suolo gelido.

 

 

La neve crocchiava sotto i loro passi.

Sarebbe stata una lunga e difficile convivenza.

***

 

*Asterisco dell'Autrice: non mantengo mai le promesse che faccio ai lettori. Mi piace mantere questo genere di shot-fiction sul vago, vago vaghissimo. Oh, ma siccome mi sono sentita in colpa...  Nella prossima pagina *udite!udite!* troverete le schede dei personaggi che avevo scritto mooolto tempo fa. Giusto perchè considero importantissimo fare le schede dei miei personaggi, anche se poi non scrivo mai dettagliatamente quando, dove e cosa. Me ne dimentico.

Grazie per aver letto questa storia un po' fluff! :D

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Capitolo 7
*** Appendix ***


In anteprima assoluta, le vecchie "schede pg" che uso di solito quando devo realizzare un personaggio ex-novo per una fanfiction. Ne ho anche di dettagliatissime che risalgono a personaggi più complessi di cui avevo scritto in storielle precedenti, queste sono una sorta di modello base, anche perchè poi di Mi, Kisoku e Yukidama non h avuto più tempo di scrivere nulla... :( 

Questa fanfiction era stata una sorta di esperimento dopo aver convissuto per quasi 4 anni con i personaggi di "BANZAI!", "Hime" e "Ganbare!". Insomma, vabbè l'amore per i propri figlioli e conseguenti nipoti, ma avevo voglia di provare con qualcuno di nuovo. E una fanfiction in cui riclare alcune delle questioni sulla SeeD che avevo sviscerato con tutti i suoi angst!moments e le discussioni sul forum. Con tanta lode per il mio beta-knoght, Youffie (a cui ho fatto da beta) e DK_ (per tutto il sangue e l'angstangstangst! che mi son dovuta leggere in un pomeriggio qualsiasi di un maggio di qualche annetto fa)

Perché mi sia inventata di pubblicare una fanfiction invernale a giugno, non so. Forse perché fa terribilemente caldo e leggere di neve e ghiaccio può servire a qualcosa

Kisoku Houritsu

Età: 15 anni

DoB: 31 agosto (Vergine)

Altezza: 1.61cm

Peso: 49kg

Arma: Gunblade (...per la maggior parte del tempo: Block Notes e penna a sfera)

Elemento: Ghiaccio

Music Theme: Aru Machu no Gunjou (Tekkokinkreet)

Vorrebbe semplicemente essere lasciato in pace nella sua comune vita di studente medio del Garden di Trabia. Occuparsi delle punizioni per conto del suo Comitato Disciplinare di giorno, darsi al bricolage per ricostruire i suoi occhiali di notte. E fuggire dai teppisti che lo hanno preso di mira e rendono quotidianamente la sua vita una maratona di corsa lungo i corridoi.

Nel frattempo, aspetta l'Esame Seed.

Fondamentalmente non odia nulla in maniera viscerale, detesta un po' tutto. Inoltre non ammetterebbe mai di aver paura di qualcosa, specie se si tratta di un banale, grosso e schifoso gatto che gli viene puntualmente sbattuto in faccia.

Le uniche cose che gli piacciono davvero sono la neve, l'ordine e il suo block notes.

In Mensa cerca di trascorrere meno tempo possibile per non venire fatto oggetto dell'ennesimo scherzetto. Preferisce andarci tardi quando non c'è nessuno e mangiare quello che è rimasto.

 

Mi Nezu

Età: 17 anni

DoB: 14 febbraio (Acquario)

Altezza: 1.65cm

Peso: 51kg

Arma: Gunblade

Elemento: Sacro

Music Theme: Treat or Goblin (Abenobashi-Mahou Shoutengai)

Non ha un esatto scopo nella vita. Non sa nemmeno che cosa ci sia venuta a fare al Garden. Semplicemente, è l'unico posto al mondo dove può stare e non le dispiace. Pure al suo gatto piace, dunque non c'è nulla di cui lamentarsi.

Veste solo di nero per una sua filosofia personale: è in lutto per l'umanità (non sa che significhi, però è d'effetto!), è sempre un colore attuale (non ha molti soldi da spendere in vestiti) e si macchia difficilmente (un lavoro in meno da fare).

Le piacciono molto gli accessori in metallo a forma di teschietto carino e questa fantasia la sfoggia sempre, in qualsiasi occasione, in qualsiasi modo.

Ha un certo senso di orgoglio per essere una delle poche ragazze in grado di usare il Gunblade. Ma mal sopporta chi continua i paragoni con il Comandante Leonhart o il Traditore Almasy. Ognuno è se stesso, o perlomeno così pensa lei.

Adora il menù fisso della Mensa.

 

Yukidama

Età: ?

DoB: ?

Altezza: ?

Peso: ?

Arma: ?

Elemento: ?

Music Theme: Bokura wa Family!! (Kyou kara Ore wa...)

E' grasso, nero e lamentoso. Gli piace che la sua padroncina lo porti a spasso sulla spalla, mentre detesta sentire il marmo o la neve freddi sotto le sue zampine. Non si sa da quanto loro due siano assieme e giudica la domanda quantomai stupida: è un gatto più intelligente di quanto non sembri sotto i suoi chili di pelo e ciccia. O perlomeno così pensa dal punto dal suo punto di vista, dato che non si cura dell'opinione altrui.

Odia i croccantini e adora il salmone non congelato.

Provare diversi tipi di latte è il suo hobby segreto. Quello di Molboro invecchiato di 15 mesi è secondo lui il migliore.

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