Calendar di Bakabeans (/viewuser.php?uid=110980)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** When white fades ***
Capitolo 2: *** Question mark ***
Capitolo 3: *** Snowpuppet ***
Capitolo 4: *** Hot chocolate talks ***
Capitolo 5: *** Strange ***
Capitolo 6: *** On this ground ***
Capitolo 7: *** Appendix ***
Capitolo 1 *** When white fades ***
1-
When white fades
Il
susseguirsi delle stagioni in quella landa
dimenticata da Hyne in mezzo ai ghiacci del Nord era solo segnato dal
calendario.
Dicembre
era da poco iniziato, ma non che fosse
particolarmente evidente.
Il
paesaggio attorno non cambiava mai.
Ghiaccio
e neve. Neve e ghiaccio
Insomma,
tanto -tantissimo- bianco.
***
Quella
persona era una Strega. Non poteva avere alcun dubbio.
Punto
primo: era vestita di nero.
Punto
secondo: era molto vestita solo
di nero.
Punto
terzo: era preoccupantemente vestita niente
altro che di
nero.
Punto
quarto: il suo sguardo non era particolarmente amichevole. Ed
era circondato da fin troppo nero.
Sfortunatamente
non era riuscito a trattenersi da una delle uscite
meno azzeccate di tutta la sua corta esistenza: "...Io sarei un
maschio..." aveva balbettato senza troppa convinzione, stiracchiando il
maglione "E... e..."
"...E
quello che sono io credo di saperlo da quando sono nata. Ma
grazie per avermelo ricordato"
Stupidamente
si ritrovò ad annuire convinto, per poi sfracellarsi
terrorizzato contro il muro mentre il Professore Responsabile le
mostrava la
stanza e si prodigava in scuse per la sistemazione: "...Mi rendo conto
che
sia un po' imbarazzante, ma provvederemo a sistemarti nell'altra Ala
del
Dormitorio non appena ci sarà qualche trasferimento,
promozione o
simili..."
"Starò
bene anche qui" lo aveva zittito facendo
rumorosamente cadere a terra quella specie di baule portatile di quel sempre
più cupo nero che l'aveva fatta pendere di lato
fin dal suo ingresso
"Sarei fuori posto comunque. Nessun problema..."
Si
sentiva davvero idiota a pensare che forse l'unico che aveva
considerato la cosa esattamente 'un problema' era lui. Tuttavia l'idea
di
tentare una nuova protesta gli faceva preferire di gran lunga
trascorrere le
prossime nottate ad aiutare i pazzi del Comitato Festival appeso per
gli alluci
ad appendere festoni.
Quando
il professore uscì, avrebbe voluto aggrapparsi a lui. Invece
era rimasto incollato alla parete senza dire una parola, mentre lei si
rinchiudeva nella sua parte di stanza, trascinandosi dietro
quell'affare color
funerale fatto di cinghie e pelle di chissà quale pessima
plastica da quattro
Gil.
La
vita del Garden era davvero crudele. Non bastavano gli allenamenti
massacranti, le lezioni al limite del coma permanente, l'andrenalina
quotidianamente a livelli tachicardici, i teppisti che lo prendevano di
mira...
NO.
Si
sistemò gli occhiali sul naso, attento che il suo mirabile
lavoro
di scotch e incastri non si riducesse in un ennesimo puzzle su cui
impiegare
tutta la nottata. Era questo che più mal sopportava: che
certi teppisti di
quarta categoria gli riducessero gli occhiali a un simile disastro.
Almeno una
volta a settimana.
La
porta che venne improvvisamente sbattuta di lato gli fece correre
seriamente il rischio di dover nuovamente dar fondo alle sue scorte di
colla.
"QUI
C'E' FREDDO!!!"
Si
era ritrovato sotto il naso un'unghia fin troppo lunga, affilata e
accusatoria. Nera a teschietti bianchi.
"C'è
un freddo terribile, non è possibile vivere in un posto del
genere!!!" lo aveva afferrato per il maglione, scrollandolo "Non ci
risveglieremo VIVI domattina! Saremo DAVVERO MORTI!!!"
"...Benvenuta
a Trabia..." soffocò, cercando di aggiustare
gli occhiali che avevano iniziato a scricchiolare "...Io ci sono
abituato... al freddo..."
Lo
aveva squadrato con lo stesso sguardo con cui avrebbe analizzato un
alieno PuPu. Poi aveva ridacchiato: "Infatti ti si sono congelati i
capelli"
"Sono
così e non ci posso fare proprio niente"
Bianchi.
Da quando si ricordava il primo sguardo a uno specchio.
E
uno dei Motivi Numero Uno-Due-Tre-ecceteraeccetera per cui lenti e
stanghette erano tenute assieme dai suoi esperimenti di bricolage alla
buona.
"Come
i miei teschi..." si era staccata da lui, correndo
nella camera, acciuffando qualcosa e schiacciandoglielo in faccia:
"...E
come i suoi dentini!"
Annaspò
in mezzo alla massa pelosa cercando di scaraventarla il più
lontano possibile. Senza offendere troppo la sua proprietaria,
naturalmente.
"E'
UN GATTO?!" gridò strozzato, sentendosi nei tre secondi
successivi sempre più idiota e patetico del solito. Cosa che
gli venne
confermata dal miagolio stizzoso qualche metro più in
là. E la faccia sotto
schock della persona davanti a lui: "...Tu sei sempre abituato a
precisare
tutto quello che ti capita sotto il naso?" si chinò a
riprendere l'essere
che continuava a rivolgergli sbuffi più cupi del suo stesso
pelo "Dunque,
io sono una ragazza e lui è un gatto. Segnatelo, per favore"
Si
sentì avvampare: "S-sono allergico ai gatti!!!"
"Non
ti sei coperto di bolle. E quasi lo stavi mangiando... Forse
sei un Gattivoro, allora questo sarebbe un problema"
"Sono
allergic-" cercò di protestare, ma di nuovo si
ritrovò
con quella bestia a pochi millimetri dal suo naso. E smise
definitivamente di
respirare. Sopra la palla di pelo gli si presentò il ghigno
più divertito che
nemmeno il peggiore dei teppisti di tutto il Garden gli avesse mai
rivolto dopo
averlo lasciato a gambe all'aria nella fontana della Hall.
"...Tu
hai paura, ehem, dei gatti..." stava
trattenendo le risate "...Oh, questo per te sarà un gran
problema, ma
vedrai che lo risolverai. O ti ci abituerai entro una settimana"
Rimase
immobilizzato contro il muro, mandando giù a fatica:
"...Tu e il gatto siete il p-problema..." singhiozzò "Il
Regolamento all'articolo 57, comma 12 vieta gli animali in giro per il
Garden e
all'articolo 63 comma 45 pure i Dormitori misti..."
Si
interruppe non appena si accorse di quello che gli era appena
uscito di bocca. Mentre lei era rimasta con il gatto sollevato e
ondeggiante a
mezz'aria, spalancando gli occhi dalla sorpresa: "Sei della
Disciplina?!
Ero convinta che solo a Balamb o Galbadia avessero quel Comitato e
invece
esiste pure qui?!"
La
maggior parte degli studenti considerava infatti il Garden di
Trabia come una specie di enorme parco giochi. Era piuttosto sminuente
dichiarare di essersi diplomati lì: tutto per colpa di
quella pazza scleromane
della Tilmitt che aveva trascorso i suoi anni passati in mezzo ai
ghiacci a
organizzare Festival quasi ogni giorno, seguita a ruota da un nutrito
gruppo di
imbecilli scansafatiche... Eppure, nonostante tutto anche quello era un
Garden
come gli altri e in quanto tale non poteva non esserci uno dei Comitati
basilari perchè la vita al suo interno potesse svolgersi in
maniera
'abbastanza' vivibile e degna di essere definita militare.
Comitati
Festival Pazzoidi a parte.
Annuì,
cercando di assumere un certo contegno e sistemandosi gli
occhiali: il Comitato di Disciplina era quel poco che riusciva a
salvare la sua
misera esistenza ridotta allo scatafascio da geni con tendenze
artistiche e
teppisti sadici. Rispetto al famoso CdD di Balamb e di tutte le
leggende che
giravano sul suo conto non era così noto, ma era pur sempre
della categoria. E
di questo, lui ne era schifosamente orgoglioso.
Addetto
Semi-Qualificato per la Catalogazione
Devianze Studentesche nel Quotidiano.
Il
suo ruolo nel Comitato poteva essere semplicemente riassunto solo
da un simile affastellamento di parolone. Secondo altri, lui era solo
il
Prendiappunti.
Block
notes, lista degli orari della scuola e corse a perdifiato per i
corridoi. Per evitare di venire picchiato da tutti quelli il cui nome
compariva
sulle pagine quadrettate: notti insonni, weekend mancati. Ecco cosa
significava
per un qualsiasi studente venire segnato sul suo block notes.
"...Nessun
problema"
Era
sussultato, mentre veniva risbattuto nella cruda realtà dal
sacco
di pelo nuovamente all'altezza del suo naso. Quella strana ragazza (che
nella
sua testa era davvero degna di essere confinata a vita nelle cucine a
pulire
pentole fino a far diventare persino bianco l'ultimo dei suoi calzini)
era
tornata a fissarlo col suo strano ghigno: "Yukidama"
Restò
per un attimo basito, per poi accorgersi del gatto:
"...Yu-?"
"Yukidama.
Palla di neve" lo agitò davanti a lui
"Potreste diventare amici. Anche a lui piace il freddo"
"Il
Regolamento dice che..." tentò di ribattere, venendo
nuovamente zittito da quelli che sembravano sibili seccati. Insomma, il
gatto
stava vicendo contro l'essere umano. Niente di più patetico.
"...E
dato che abbiamo iniziato le presentazioni..." si interruppe
con una smorfia "...Beh, di solito nei vostri CdD c'è sempre
un Cavaliere
o qualcosa del genere. Non mi pare che tu appartenga alla categoria..."
Non
che avesse molta voglia di far sapere il suo nome a qualcuno che
probabilmente nell'intrecciare paglia e lanciare maledizioni era molto
più
esperta di qualsiasi altra fatucchiera conquistamondo in circolazione,
ma non
aveva mai avuto molte possibilità nella sua vita. E quel
momento, stretto tra
un muro gelido e una specie di famiglio ingrassato, decisamente non
aveva altra
alternativa.
"...Kisoku.
Houritsu Kisoku..." mugugnò, fissandola quanto
più minacciosamente riusciva a figurarsi di poter fare "...E
se ti metti a
ridere..."
"In
Esthariano ho sempre avuto un 18 stiracchiato e molto
aiutato..." ritirò il gatto, appoggiandoselo sulla spalla e
facendosi
improvvisamente seria "Uhm, Ki-... Ki-kisoku... Beh, si può
scrivere in un
sacco di modi..."
Si
era messa a tracciare in aria una serie complicata di segni,
aggrottando la fronte e usando la coda della bestia come pennello...
fino a che
i suoi occhi non si illuminarono, afferrando quel dannato gioco di
parole che
gli faceva da biglietto da visita e gli stava rovinando la vita. Di
sicuro
sarebbe scoppiata a ridere, come facevano tutti. E di riflesso
automatico,
nella sua mente diede avvio al conteggio di quanti calci avrebbe dato a
quel
gatto non appena ne se ne fosse presentata l'occasione.
Tuttavia
non rise. Rimase un attimo in silenzio, per poi ricominciare
a strattonare la coda nei suoi arabeschi aerei: "Tu ci sei entrato apposta
al Comitato di Disciplina..." fece una pausa ad effetto,
quasi a
rimangiarsi la risata "...signor Regola&Legge?!"
Sbuffò.
Odiava la traduzione simultanea del suo tesserino scolastico.
Anche da parte di chi aveva un 18 tirato in Esthariano.
"...E
ti fai tanti problemi solo per questo? Almeno i bambini ti
risparmieranno..." sollevò il gatto, facendolo volare sopra
la sua testa
"...Mentre Yukidama un giorno mi mangerà, lo sai?"
La
palla di pelo le mostrò orgogliosamente i denti. Esattamente
del
colore dei suoi capelli... e di quei deprimenti teschietti.
"Nezu.
Mi" diede un'occhiata preoccupata alla cosa che
teneva in mano, abbassando all'improvviso la voce "Però non
chiamarmi mai
dal cognome. Solo 'Mi'. Altrimenti Yukidama si ricorda di darmi la
caccia"
Fu
in quel momento che decise.
Quella
persona era davvero un Strega.
*Asterisco
dell'autrice:
ci ero
ricascata qualche annetto fa. Una storia a puntate. Hyne, che avevo
fatto di male?
Comunque,
inizio subito a divertirmi con quello che dopo cinque anni dovrei
aver imparato di giapponese o meglio, teoricamente imparato e che poi
sfrutto
per fini del tutto fandomeschi. Ma che ci posso fare se mi ci diverto
tanto,
come quelli della Square con Cloud-in-the-sky (<- questo me l'ha
insegnato Youffie :D).
Solo
che spiegare in maniera comprensibile quello che ormai spesso mi
sembra ovvio (è spaventoso ammetterlo, ma è
così!) è davvero complicato. E
probabilmente per la maggioranza di coloro che hanno avuto
pietà e hanno letto
fin qui è senza senso. Un po' come Bleach in italiano tutte
le volte che nei
primi volumi quell'anima in pena di Fragolo tentava di fare lo spelling
del suo
nome.
Io
ci provo. Amore per i kanji (i segnetti cinesi, per chi ignorasse
la cosa), il mio WaKan e la voglia di sfidare l'impossibile. Il primo
che
compare è il nome, l'altro ("ovviamente"-NdTutti) il cognome.
Kisoku
Houritsu:
'regola/regolamento' +
'legge'. Penso che siano i due composti che più mal
sopporto. Perchè dimentico
sempre come si scrivano.
Mi
Nezu:
'incanto' + 'topo'. Aggiungo che ci sono un bel
po' di kanji che significano 'mi' e il gioco sta proprio in questo ;)
Per
quanto riguarda quello che ho scelto (魅),
il motivo è che il suo radicale è
lo stesso di 'demone'... Giusto per giocare con questa storia delle
Streghe di
FF8. Dopo aver distrutto Cavalieri e co. a loro tempo.
Se
lo si legge dal cognome al nome
si ottiene 'nezumi' ovvero (e nuovamente) 'topo'. Scusate, ma non sono
riuscita
a resistere XD
Yukidama:
'palla di neve'. Se non fosse che
è un gatto nero. In omaggio ai Simpson.
...Posso
inventarmi un teorico
'Esthariano' per spiegare tutto questo, vero?
(In
fondo non è colpa mia. E' tempo
e Ps2/Ps3/PsP che mi mancano. In attesa di quella figata preannunciata
da
musichetta 'O-Fortuna' di FF13-Versus, naturalmente :D)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Question mark ***
2-
Question mark
Era
facile
perdere il senso del tempo durante la giornata.
Sentirlo
persino scorrere era chiedere troppo. Ogni tanto veniva buio, se ne
andava e
tornava poco dopo.
Man
mano che
dicembre avanzava alzarsi dal letto era un'autentica scocciatura.
E
in quei
momenti, la vita di un gatto era davvero invidiabile.
***
Si
sedette su una panchina della
Hall, mentre un nutrito gruppo di appassionati dell'allenamento
all'aperto
correva verso l'esterno trascinandosi dietro le improbabili armi che
ciascuno
aveva in dotazione.
Estrasse
il block notes cercando una
nuova pagina. Davanti ai suoi occhi passavano sfilze di nomi, cognomi e
numeri
di matricola che ormai aveva mandato a memoria. Il Grande Impiego per
la Gloria
e l'Onore del suo Comitato un po' sfigato a cui era tuttavia tanto
affezionato.
Fece
schioccare la penna,
recuperando da un qualche punto della testa le ultime informazioni che
era
riuscito a ottenere su quella che si sarebbe dimostrata da
quell'inverno la sua
vicina di stanza. Come nel meno originalmente riuscito fumetto cretino
per
adolescenti in crisi ormonale.
Fortunatamente
quella nuova assurda
condizione per la sua piccola vita di studente medio sarebbe stata di
breve
durata, o almeno così aveva capito.
Quella
ragazza assimilabile come una
prossima discendente di Hyne in versione ancor peggio delle precedenti
non
sarebbe rimasta a lungo. Dopo una serie segnalazioni piuttosto
abbondanti da
parte di Balamb e poi Galbadia era stata mandata come ultima
possibilità a
Trabia. In attesa dell'Esame Seed che si sarebbe tenuto il prossimo
marzo.
Contò
i giorni sulle dita. Decidendo
che un simile numero lo deprimeva, optò per i mesi. Dato che
non superavano una
mano, pensò che sarebbe stato qualcosa di relativamente
sopportabile in
confronto ai teppisti che continuavano a tormentarlo dal suo ingresso
al
Garden. Da un bel po' di tempo a quella parte se la mente non lo
ingannava come
i suoi occhiali penosamente rigati.
Sospirò,
togliendosi di dosso quello
che pareva un pelo di gatto. La bestia che gli era stata gettata
addosso in più
di un'occasione si era divertita a sondare meticolosamente ogni parte
della
stanza: sentiva le mani prudergli per l'irresistibile voglia di
scagliarlo
davvero come la grossa palla che era in un qualche punto disperso del
continente.
Aveva
cercato in ogni modo di
levarsi di torno entrambi gli esseri che erano entrati nella sua
esistenza, ma
con scarso successo. Persino il Capo Comitato si era limitato a
un'alzata di
spalle e aveva girato il discorso sull'Aggiornamento Limiti Restrittivi
di
Velocità Massima nei Corridoi. E lui, per riflesso
automatico, si era
dimenticato di insistere: le Regole prima di tutto. Rendevano il mondo
un po'
meglio dello schifo in cui comunque andava sprofondando di giorno in
giorno.
In
fondo, non gli importava molto
che lo prendessero in giro per il suo strano nome. Quelli che erano
stati i
suoi genitori forse erano persone come lui. E anche a loro piaceva la
neve.
Come
le regole, anche la neve
rendeva tutto ordinato come era giusto che fosse.
O
come la Seed. Ma di questo non era
molto convinto.
"...Tu
non hai niente di meglio
da fare?"
Alzò
il capo dal block notes. Fece
un respiro profondo e schiacciò nuovamente il pulsante della
penna.
Teppisti.
Armati fino
all'impossibile per quello che la comune visione di un ragazzino poteva
avere a
riguardo. Ma non certo per quella che aveva il mondo in cui vivevano da
un
tempo che la maggior parte di loro aveva smesso di contare.
Chiuse
il blocchetto senza accennare
a muoversi. Non aveva molte possibilità di scampo, soltanto
avrebbe voluto
mettere almeno in salvo i suoi occhiali: dall'ultima notte erano
trascorsi
pochi giorni e pensare di doversi rimettere sul suo bricolage casalingo
non gli
causava ottimi umori.
"...Potresti
uscire con la tipa
di Galbadia che ti hanno messo in stanza" ridacchiò qualcuno
"...O
era di Balamb, non abbiamo ben capito. Ti ha già lanciato
addosso qualche
Maelstorm?"
"Sarebbe
un peccato, ci
toglierebbe il divertimento, Kikkun" incalzò un altro,
mentre certi
allegri nomignoli lo facevano avvampare. Rimase a fissare le sue
nocche,
controllando con l'angolo degli occhiali le loro mosse: soltanto con un
Levita
avrebbe potuto trovare una qualche via di scampo. Tuttavia, conosceva
bene
quello che sarebbe seguito anche a una trovata così geniale.
Un Dispel
collettivo per cui non solo i suoi occhiali avrebbero avuto bisogno di
una
revisione completa.
Un
qualsiasi altro studente degno di
questo nome a quel punto si sarebbe messo a combattere eroicamente
contro tutti
i cattivi. Armato di una di quelle invenzioni tanto famose e
artisticamente
estrose per cui la Seed era nota. Gunblade in primis.
E
se la sarebbe teoricamente dovuta
cavare senza un capello fuori posto, una macchia di sangue, un colletto
stropicciato.
Sfortunatamente
questo non era il
suo caso. Anche perchè non si era mai esattamente applicato
nella parte
'pratica'. Considerare che non gli piacesse combattere, fare casino,
distruggere mezza scuola per un qualche futile motivo non era poi
così errato.
Più semplicemente a lui piaceva l'ordine. Le regole e le
disposizioni. Da
ottenere tramite civilissima carta stampata e inchiostro.
Cosa
che non la Seed non c'entrava
molto. E lo sapeva bene.
Ma
in quel mondo allo scatafascio
anche dopo che quella storia incredibile di Streghe e Cavalieri era
andata a
concludersi nulla era stato ordinato. Nessuna guerra era finita.
Nessuno aveva
smesso di contendersi il mondo.
Doveva
esserci qualcuno che segnasse
tutto questo. Che ne facesse rapporto. E quella persona era proprio lui.
Poi,
sarebbero arrivati gli altri a
sistemare i problemi con le loro lame affilate e i loro colpi poderosi.
E lui
ne avrebbe preso nota fino all'ultima goccia. Di sudore, di sangue e
d'inchiostro. Non faceva differenza.
"Uhm,
non trovate di essere un
pochino troppi?"
Ebbe
un sussulto nel sentire la sua
voce. Le ombre attorno a lui si mossero permettendogli di prendere un
po' di
coraggio e guardare nella loro stessa direzione. Seppur non avesse
bisogno di
constatarlo con i suoi occhi: sapeva che solo una persona poteva
entrare in
scena con una simile e idiotissima constatazione. Teneva sulla spalla
la sua
bestia pelosa, la coda lasciata ondeggiare per aria come una specie di
radar:
"Yukidama vuole del salmone fresco non surgelato e del latte di
Molboro.
Ero venuta a chiederlo a te perchè sembri essere l'unico che
conosca questo
posto..." aveva iniziato a sballottare il gatto che per tutta risposta
aveva mandato uno dei suoi gorgoglii. Probabilmente era semplicemente
seccato,
come qualsiasi essere con poca simpatia per lo venire spupazzato.
Rimase
inorridito quando quel gatto
malefico si infilò tra le gambe di quelli che gli stavano
davanti per poi
strusciarsi amorevolmente contro di lui, come il peggiore dei lecchini
che
avesse mai conosciuto. Tentò di reprimere l'istinto di
mettersi a gridare e
prenderlo a calci nel suo morbido fondoschiena.
"...Non
è carino? Ti sta
iniziando ad apprezzare e lo farà ancor di più
non appena gli darai il
salmone" continuava, ignorando nella maniera più che totale
il guaio
abissale che aveva iniziato a fissarla con numerose paia d'occhi. E
altrettanti
mezzi d'offesa a disposizione, senza contare quello forse
più micidiale. Ovvero
ciò per cui improvvisamente si sentì grato
persino a quelli che di lì a poco lo
avrebbero ridotto a uno strofinaccio da pavimenti.
Una
mano si abbassò sul gatto:
"Senti, Strega... Portati via il micio che non abbiamo tempo per i
vostri
incantesimi"
Restò
un attimo basito nel veder
spiaccicato il nomignolo che gli era salito alla mente non appena
l'aveva incontrata.
A quanto pare non era l'unico a pensarla in quel modo, ma almeno aveva
avuto
abbastanza tatto a non dirlo ad alta voce sventolandole la bestia
davanti come
un fazzoletto sporco.
Tuttavia
non si era arrabbiata. O
perlomeno non aveva iniziato a scagliare Maelstorm a raffica contro di
loro.
"Ooh,
che insulto spaventoso.
Sono una Strega, eh?" aveva incrociato le braccia, infilate in qualcosa
che sembravano dei lunghi guanti con la solita tremenda fantasia a
teschietti.
Ora tono su tono nel consueto nero pece.
Il
ragazzo che teneva il gatto aveva
annuito, imitato dagli altri: "Esattamente. Solo una Strega se ne va in
giro vestita così... E con questo coso sempre appresso. Mi
chiedo perchè non ti
abbiano già bruciata da un pezzo come hanno fatto con tutte
quelle prima di
te"
Attorno,
le armi iniziavano a
mostrarsi alla luce del sole invernale che filtrava dai finestroni. Ma
lei
pareva non farci caso.
"Yukidama,
se ti stai annoiando
vai a farti un giretto. Poi il nostro gentile compagno di stanza ti
porterà il
salmone che ti piace tanto"
In
un attimo accadde qualcosa che
non seppe se definire come l'inizio della fine o molto peggio: la
bestia pelosa
si liberò dalla presa e ringraziò del servizio
come qualsiasi felino del caso.
Aprendo due perfette scie parallele sulla faccia di chi fino a poco
prima lo
aveva trattato forse meglio della sua adorata padroncina.
Nessuno
però riuscì a riacciuffarlo
come ordinavano gli insulti e le grida che gli si riversarono contro,
facendogli ben pensare di aver trovato qualcuno che lo potesse
sostituire nel
venire pestato nei loro momenti di noia.
"STREGA,
te lo SPELLIAMO
quell'essere!!!"
"Sì,
certo..."
"Mi
ha quasi ammazzato!!!"
"...Non
credevo avesse la forza
di un Acherosaurus. Buon Hyne, è un gatto...
Segnatevelo se anche voi
soffrite di questi problemi di memoria!"
Era
un discorso che non aveva il
benchè minimo senso. E la sua conclusione era solo una:
l'avrebbero bruciata
sul serio se non si fosse data alla fuga come lui faceva ogni volta.
Perchè
erano troppi, cattivi e agguerriti. Mentre lei era solo una specie di
Strega
con un gatto strambo.
"Piantala
di prenderci per il
culo, dannata!!!" esclamò quello che nel suo cuore aveva
soprannominato
Faccia Rigata, dopo che la bestia gli aveva lasciato il suo (piuttosto
sanguinolento)
ricordino "Ti rispedisco in casino al posto da dove sei venuta!!!"
Uno
di quei teppisti si voltò verso
di lui, ghignando: "Poi torniano da te, Kikkun. Non ti preoccupare e
stai
buono qui"
Non
che avesse la benchè minima
intenzione e possedesse il più che spauruto coraggio di
scappare. Ormai ci era
abituato e non era un tempo così lungo far passare ancora
qualche anno prima di
potersi anche lui imbarcare verso Balamb, sostenere l'Esame e lasciare
per
sempre Trabia.
Lo
sapeva bene.
Non
era forte. Non era un figo. Non
era niente di quello che ci sarebbe potuto aspettare da un Gunblader.
Perchè
avesse scelto una delle armi
più difficili e pesanti a disposizione della Seed non sapeva
dirlo.
Probabilmente erano stati gli ormoni dell'infanzia, qualche test
attitudinale
superato senza troppi problemi e un po' di fortuna.
Insomma,
semplicemente incredibile.
Come
la Strega che stava a pochi
passi da lui.
Una
Strega vestita di nero. Armata
di Gunblade.
*Asterisco
dell'autrice:
...avete mai visto Squall in
versione dark, gothic lolita e femminile? E pure un po' più
loquace del solito?
Io sì. L'ho conosciuta :D
E
a Lucca 2008 c'era una tipa che mi
ha convinta che Squall come donna starebbe benissimo. Forse anche
meglio di
Cloudette. Peccato che il suo fidanzato (usato
come Porta-Gunblade formato mini e kawaii) non fosse molto d'accordo
sul
giubottino corto col pelucchio e certi pantaloncini. Attirava troppi
Seifer/Don
Corneo/Kuja/Al
Cid etc etc, a detta
sua.
**Ho
un Beta-Reader. Stavolta mi serve proprio.
Grazie mille, Gareth! :)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Snowpuppet ***
3-
Snowpuppet
Tutto
si
svuotava attorno.
Se
si
tendeva l'orecchio, si sentiva persino il cadere della neve.
Le
vacanze
invernali erano iniziate. E Dicembre stava per finire.
***
Comprendeva
all'improvviso lo stato
psicologico di un pupazzo di neve davanti a un falò.
Quella
bestia dannata si era
addormentata sulla sua pancia e da quello che poteva pensare ci doveva
aver
tranquillamente passato tutta la notte.
"Sai,
mi sono messa a cogitare
meditabonda..." era comparsa sulla porta, tenendo in mano un grosso
spillone tintinnante "... e ho capito che le terapie d'urto sembrano
essere le migliori per certe fobie insensate. Quindi d'ora in avanti tu
e
Yukidama dormirete assieme. Io rischio di schiacciarlo
perchè mi agito troppo e
occupo tutto lo spazio..."
D'istinto
si tirò le coperte fino al
collo: "M-Ma a me non interssa superare le mie fobie di prima
mattina!!!"
"Adoro
venire ringraziata"
Avvampò,
ricordando quello che era
successo nella Hall poco tempo prima: per una volta i suoi occhiali non
avevano
dovuto essere sottoposti al consueto trattamento di scotch e colla. E
il
Comitato aveva gioito per un nuovo incarico alle Cucine.
"...Temo
che trascorrerò tutto
il tempo che mi rimane qui a pulire pentole. Anche se è un
gatto, Yukidama
soffre la solitudine"
Il
ragionamento era più che logico.
Solo che il suo cervello ancora scarso di zuccheri non aveva la
benchè minima
voglia di ascoltare le lamentele di una Strega attaccata come una
piattola alla
sua pulciosa palla di pelo.
"Ti
ho già ringraziato, ma ti
ho anche detto che tanto non cambia nulla, no?! Ci sono abituato, a
tutto:
neve, ghiaccio e teppisti" tentò di darsi un po' contegno
"Come
Gunblader sei di una
tristezza che supera quella di Yukidama quando finisce il latte.
Miagola che è
un concerto funebre" entrò senza farsi troppe premure,
raccogliendo quella
specie di grosso nido di corvo che aveva sulla testa attorno allo
spillone
"Ma lui è un bel micione che deve solo fare il gatto. Tu
invece sei uno
dei pochi scemi che sa come esattamente un Gunblade possa funzionare
anche come
arma da fuoco oltre che da taglio. C'è un sacco di gente che
se lo chiede, sai?
Io me lo sono completamente dimenticata, so solo che se premo il
grilletto
faccio un bello scoppio e ci metto meno tempo ad atterrare quello che
ho
davanti"
Prese
il sacco ripieno di interiora
che continuava a dormicchiare sul suo stomaco e si sedette con un tonfo
sul
letto, facendolo seriamente sudare freddo. Proprio come un pupazzo di
neve.
"Il
Gunblade è diventato
improvvisamente di moda, non trovi?"
Cercò
di non incrociare il suo
sguardo, afferrando a tentoni gli occhiali e mettendoseli sul naso:
erano pieni
di ditate.
"Fino
a poco tempo fa lo
usavano solo quelli dell'Esercito di Galbadia e qualche Seed con la
passione per
le cose proprio difficili. Adesso ogni moccioso che entra al Garden lo
fa solo
per tenerne uno in mano: che poi per la maggior parte ripieghino su
altro è
qualcosa che mi fa schiantare dalle risate!" annuì
soddisfatta
"Capisco che Leonhart e Almasy hanno sventolato i loro Gunblade per
tutto
il mondo, ma da un lato ci sono le fungherls, dall'altro c'è
il duro lavoro
della Seed..."
"Ognuno
ha i suoi idoli... E
poi quella persona è il Comandante
Leonhart" la corresse. Il
rispetto per le autorità, prima di tutto.
"Giusto,
il Grande Eroe che ha
salvato l'Universo e il buon funzionamento degli orologi!" rimase un
attimo pensierosa "Quindi hai scelto pure tu il Gunblade
perchè sei uno
dei tanti membri del suo Fan Club?! Ma lo sai che sei proprio carino
quando fai
scoprire questi tuoi lati romantici?"
Sentì
un urlo disperato uscire dalla
sua bocca: "N-NO! Io sono entrato al Garden prima!"
"Allora
sei forte!"
"NO!
Proprio per
niente!!!" esclamò strozzato, per poi volersi rimangiare la
lingua davanti
all'occhiata sinistramente divertita che gli aveva lanciato. Rimase
senza
respirare mentre si alzava dal letto e si chinava su di lui.
Togliendosi lo
spillone dai capelli e puntandoglielo alla gola.
"Allora
ti farò diventare forte
io. Odio i Gunblader depressi, apaticamente vivi e
che non sopportano il
mio gatto"
La
punta di quel coso forse più
pericoloso di un qualsiasi Hyperion in circolazione lo fece
definitivamente
sciogliere: "...C-Che accidenti vuoi da me...?" sospirò. Ne
aveva
sopportati tanti di teppisti pazzi nella sua breve vita, ma qualcuno di
così
insistente, cocciuto e rompiscatole non lo aveva mai preso di mira.
Prima di
quel mattino gelato in cui si era ritrovato un gatto sulla pancia,
naturalmente.
"Mi
serve un compagno di
allenamenti e qui a Trabia nessuno sa usare il Gunblade, oltre a te"
"Non
sono bravo nella
pratica..."
"Si
impara"
"A
me servirebbe un corso da
zero"
Aveva
riso, puntellandolo con lo
spillone: "Nessun problema"
Ancora
quella battuta. Sembrava non
sapesse dire altro.
"Preparati,
mangia qualcosa e
portati dietro le tue cose"
Si
lasciò sfuggire un sospiro di
sollievo quando finalmente si allontanò verso la porta,
sistemandosi la palla
di pelo sulla spalla. Aveva brividi ovunque.
Sgattaiolò
fuori dal letto,
infilandosi addosso quanto di più pesantemente imbottito
potesse avere.
Allenamenti fuori programma e senza la guida di un insegnante non erano
certo
proibiti, ma lui aveva sempre cercato di evitarli. Riunioni improvvise,
riunioni straordinarie, riunioni di un'importanza fondamentale per la
buona
sopravvivenza del Pianeta. O meglio, la sua. Voleva
arrivare all'Esame
Seed abbastanza integro da non dover mettere mano allo scotch anche per
le sue
ossa.
In
un angolo del suo cervello stanco
si chiedeva perchè avesse mai accettato. Probabilmente era
stato l'istinto di
liberarsi di quella doppia presenza il più presto possibile.
Una questione di
sopravvivenza, come al solito.
"...Sai
che siamo davvero
fortunati?" era tornata a far capolino da uno spiraglio dello
scorrevole
"...usi anche tu un doppia mano. Ammettilo, ti sei preso una cotta per
Leonhart e non vuoi dirlo!"
Avvampò,
schiacchiandosi un dito
nella cerniera del giubbotto. Tentare di reagire in qualsiasi modo
l'avrebbe
divertita ancor di più, tanto valeva stare zitto e sperare
che quella mattinata
finisse al più presto.
Sopportò
che gli tappasse il naso
per fargli ingollare qualcosa di caldo e dal vago sapore di uovo e si
ritrovò a
trascinarsi dietro di lei con un grosso panino infilato in bocca.
Possibilità
di fuga non ne aveva: il famiglio li seguiva senza perderlo di vista,
esattamente cinque passi più in là.
Erano
un trio che più patetico di
così non riusciva a figurarsi.
Si
ritrovò a osservarla sottecchi,
mentre avanzava a larghe falcate sui rumorosi stivaletti che sfoggiava
per
l'occasione, dondolando la custodia per il Gunblade. A forma di bara,
decorata
nella sua immancabile fantasia a teschietti. Ora persino in metallo.
"I
Garden si somigliano un po'
tutti, non trovi?" esclamò appena usciti all'esterno,
voltandosi di scatto
e facendolo quasi cadere a terra "Potrebbero anche distruggerli mille
volte e ogni volta li ricostruirebbero sempre uguali!"
Fece
le spallucce: il vecchio Garden
era stato abbandonato tra le nevi più a nord, quasi non si
ricordava nemmeno
come fosse stato. E per la maggior parte degli studenti di Trabia non
era un
bel ricordo da conservare.
Lui
inoltre non aveva mai
propriamente considerato i Garden come una casa. Perchè non
lo era. Era
l'Accademia Militare della Seed e in quelle parole niente era
così familiare e
caldo come una vera casa. Era solo un posto dove
vivere perchè in quel
mondo pareva non ce ne fossero altri.
Caricato
l'essere malefico sulla
spalla, percorsero il lungo viale innevato senza incrociare nessuno. Le
vacanze
invernali erano iniziate e chi poteva era tornato alla propria
famiglia... o
stava ancora beatamente dormendo nel suo letto.
Attorno,
la neve scricchiolava sotto
i loro piedi mentre il sole inondava il paesaggio silenzioso. Dietro i
suoi
occhiali, era costretto a strizzare gli occhi per non perdere qualche
altra
diotria.
"Questo
posto va bene. Largo,
spazioso e senza troppe persone"
Avrebbe
voluto ribattere che il
gatto era di troppo, ma preferì trattenersi.
Appoggiò
a terra la custioda per il
Gunblade e l'aprì facendo scattare i lucchetti: i suoi
guanti da allenamento
erano seminuovi, le cartucce ben allineate e la lama riluceva come uno
specchio. Anche se non gli piaceva usare quell'affare, non l'avrebbe
certo
lasciato arrugginire. Ordine e olio di gomito, queste erano le basi per
la
buona tenuta di un'arma.
Una
palla di neve lo colpì in pieno
a una tempia, facendo scricchiolare le stanghette. La Strega stava in
piedi a
pochi passi da lui, sogghignando: "Ginnastica del mattino. Altrimenti
domani non riuscirai nemmeno ad alzare un dito"
La
imitò nei suoi buffi movimenti di
riscaldamento, sotto lo sguardo attento della palla di pelo,
strategicamente
appollaiato su un grosso ramo.
Quando
finalmente si fu riscaldata
anche sotto i suoi svolazzi impossibili e fiocchetti assortiti, lui
ormai aveva
i capelli appiccicati alla fronte per il sudore. Non riusciva a capire
come
potesse resistere a quelle temperature gelide indossando gonnelline e
calzette
che nessuna ragazza di buon senso avrebbe mai osato in un posto del
genere.
"Dunque,
anche tu usi un due
mani. Due mani per attaccare, due per difendere e se proprio si
è sfortunati se
ne lascia penzolare una e si tiene il Gunblade con l'altra: ti becchi
una
slogatura di polso da non dormire la notte, ma l'importante
è uscirni vivi. Il
grilletto va premuto al momento giusto, anche se cosa esattamente stia
per
'momento giusto' non saprei..." aveva spiegato facendo ruotare l'arma
davanti al suo naso, dondolandosi e infilzando l'aria di colpi
"...Secondo
te una ragazza che usa il Gunblade, è strana?"
La
domanda improvvisa l'aveva
distratto dai movimenti della lama: "...Tu sei sempre
strana"
aveva risposto di rimando, senza pensarci troppo. Per poi volersi
rimangiare la
sua stessa lingua.
Era
rimasta a guardarlo, divertita,
portando l'arma dietro le spalle: "Uh, hai ragione. Però
è meglio essere
strani che matti" aveva ridacchiato, giocando il teschietto metallico
appeso alla catena.
Si
chiese che differenza ci potesse
essere tra le due cose, almeno nel suo caso.
"Adesso
guarda come si fa,
rimani fermo e teoricamente non dovrebbe accaderti nulla"
Si
era congelato, fissandola mentre
si metteva in posizione.
Gunblade
sbilanciato a destra,
braccia a piombo sul terreno. Prendere la rincorsa, puntare
l'obbiettivo.
"APRI
GLI OCCHI!!! Altrimenti
non imparerai niente!!!" la sentì gridare, abbassandosi
giusto in tempo
per evitare che la sua testa venisse teoricamente tranciata
se non si
fosse raggomitolato con il naso immerso nella neve.
Quella
non era solo una Strega
strana. Era anche matta.
Tentò
di non svenire quando lo
afferrò per la sciarpa, sbattacchiandolo come avrebbe fatto
con il suo
famiglio: "...Tu non vuoi proprio imparare?!" lo aveva scrollato
disperata "Io sono davvero bravissima, basta che prendi esempio da me!
Guarda
quello che faccio e non avrai nessun problema!"
"...Non
mi interessa venire
ammazzato nel bel mezzo di un allenamento"
"Era
una terapia d'urto!"
Si
trattenne dal sottolineare che
era perfetta solo per farlo andare per direttissima all'Altro Mondo:
"...Di solito si usa il metodo dell'imitazione..."
Lo
aveva guardato nuovamente con la
sua espressione degna di analisi di un PuPu.
"...Tu
fai qualcosa e io provo
a imitarti..."
Finalmente
lo aveva lasciato andare,
superandolo e squadrando torva il Gunblade ancora nella custodia:
seduta sui
talloni, era rimasta per un po' immobile in quella posizione.
"Hai
detto che farai tutto
quello che farò io?" si era voltata, sorridendo e
rialzandosi in piedi
"Fantastico. Nemmeno Yukidama lo fa"
Prese
il Gunblade che gli porgeva, crollando
di peso di lato: non ricordava fosse così pesante.
Cercò di rimettersi in
equilibrio, ignorando i ghigni che gli venivano rivolti senza troppa
pietà.
Anche il gatto stava di certo osservandolo, appollaiato su quel ramo
alle sue
spalle.
Le
mani sembravano essere troppo
piccole per quell'impugnatura, la lama lo faceva piegare in avanti e
l'idea di
premere il grilletto gli portava alla mente il ricordo di qualcosa di
piuttosto
bruciacchiato.
"...Ne
avremo per un bel
po'" aveva ridacchiato lei, afferrandogli le braccia e tendendole
davanti
a lui per poi fargliele improvvisamente abbassare "Dritte. Non da
spezzarti tutte le cosine che hai dentro, ma non piegarle ancora"
Si
staccò, allontanandosi di qualche
passo: "Hai la stessa grazia di un pupazzo di neve... Sciolto"
Dietro
di lui giurò di aver sentito
una risata.
*Asterisco
dell'autrice:
come ci si allena per diventare
Gunblader? ._.
A
questi dubbi non ci sono risposte,
solo tantitantitanti video da guardare fino a farsi male agli occhi. E
un po'
di inventiva. Mai prendersi troppo sul serio nel fanwriteraggio
assassino.
Ow,
siamo a metà (...e non è ancora
caduto un asteroide?!). E con questa prima metà vi lascio
per un poco.
Nel
frattempo, posso mettere le mie
canzoncine, giusto? (so che non gliene importa a nessuno -e le
musichette che
scelgo sono tutte in giapponese e sconosciute/prese da anime- giusto
per
divertirmi. Poi, se avete voglia di cercarvele su internet... Enjoy! :D)
_Opening: Yume no Shima Shinen Kouen (Paranoia Agent)
#Ending:
Konayuki-Powder Snow (Asian Kung-Fu Generation)
.Yukidama: Bokura wa Family!! (Kyou
kara Ore wa...)
[Mi Nezu: Treat or Goblin (Abenobashi-Mahou Shoutengai)
]Kisoku Houritsu: Ano Machi no Gunjou
(Tekkokinkreet)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Hot chocolate talks ***
4- Hot
chocolate talks
Gennaio.
Un
altro
mese di freddo. Forse più di tutti gli altri.
E
neve.
Era
diventata ancora più gelida del solito.
Qualcuno
tentava di acchiappare i fiocchi con la lingua, quando tornavano a
cadere.
Per
toccarla
però era meglio indossare i guanti.
***
Le
mani avevano smesso di prudergli
ogniqualvolta quel famiglio malefico gli compariva davanti.
Quello
che sentiva era solo dolore.
Puro e autentico dolore che avrebbe reso felice qualsiasi adolescente
medio con
piccoli problemi comportamentali.
Sbattè
la fronte contro il block
notes, lasciandosi cadere sul tavolino della Mensa deserta.
Era
distrutto.
Nemmeno
ore di riunione per la
'definizione dettagliata e adeguamento agli standard interscolastici'
del
Regolamento lo avevano mai sfiancato in quel modo. Neanche le nottate
di studio
fino all'alba per prepararsi ai compiti in classe delle materie che
vantavano
il maggior numero di tomi da mandare a memoria.
Insomma,
mai nella sua scarsa vita
di studente medio si era sentito così a pezzi per ogni
singolo osso, muscolo o
qualsiasi altra cosa che componesse il suo corpo.
"Esagerato"
sentì la testa
venirgli schiacciata da quelle zampette odiose, mentre una sedia si
spostava a
poca distanza da lui "Yukidama adora i cadaveri, se non gli dai segno
di
vita inizierà ad assaggiarti"
Mosse
un dito.
"Ho
portato della cioccolata
calda, ne vuoi un po'?" il profumo gli fece alzare il capo,
aggrappandosi
disperatamente al bicchiere: se proprio doveva morire nel dolore
fisico, era
giusto che lo facesse con qualcosa di caldo nello stomaco. Ormai aveva
perso
ogni misero briciolo di dignità.
"Questo
Garden è sempre così
silenzioso..."
Aveva
girato gli occhi attorno,
continuando a ingollare la sua cioccolata: "Sono le dieci passate della
sera..." ringraziò Hyne per quel calore che aveva iniziato a
spandersi
dentro di lui "...Ed è inverno. Ma non è male"
"...Tu
non hai idea di quello
che c'è a Galbadia. Sembra davvero un tomba..."
"Sono
seri, a Galbadia. E' così
che dorebbe essere un'Accademia Milit-"
"...Balamb
invece è un grosso
campeggio con vista mare"
Posò
il bicchiere, ignorando il
fatto che la bestia ci avesse tuffato il naso e avesse iniziato a
ripulirlo:
"Sei stata proprio in tutti i Garden che esistono al mondo..."
Non
avevano mai parlato molto di
quello che aveva letto del suo curriculum. In primo luogo
perchè non ne vedeva
alcuna utilità dato che se ne sarebbe andata da
lì a poco; in secondo luogo lui
ne era ancora profondamente terrorizzato. E aggiungendo a questo un
Gunblade e
un gatto non poteva che starsene con la bocca chiusa, continuando a
seguire i
suoi allenamenti in mezzo alla neve, nel cuore della notte o nel
più ovvio
Centro di Addestramento.
"...Però
non sei una persona
cattiva" borbottò, forse per l'effetto combinato della
cioccolata e del
sonno. Di solito, tutti gli studenti in trasferimento appartenevano
alla
peggior categoria di teppisti del Garden di provenienza. E i suoi
occhiali
avevano personalmente sperimentato la cosa.
"Adoro
questa tua passione per
specificare tutto quello che ti capita davanti... Allora non sono una
Strega
così crudele!"
"...Sei
davvero una
Strega?"
Aveva
smesso di vergognarsi per le
sue domande fuori luogo e senza senso. Lei pareva divertirsi un mondo a
rispondergli a qualsiasi cosa, dalla più elementare
differenza tra cartuccia e
proiettile alla spiegazione dettagliata della generazione dei Nobodies.
Si
fece seria, abbassando
improvvisamente la voce: "Non ci devono più essere segreti,
è giusto che
tu sappia la verità" sospirò
grave "Io sono l'ultima Ancient
in grado di salvare il Gaia e richiamare l'Eone Finale prima che i
Cristalli
vengano distrutti dal malvagio Garland..."
Rimase
a guardarla a bocca
spalancata.
"...Naturalmente
sto
scherzando" si fissò le dita "...Vestiti a parte..."
Annuì,
esattamente
come aveva pensato fin dal primo momento in cui l'aveva vista:
"Perchè di
nero?"
"Ho
una mia
filosofia" aveva sorriso giocherellando con la coda del gatto,
impegnato a
sistemarsi le sue zampine schifose "Punto primo: sono in lutto per
l'umanità. Punto secondo: è sempre attuale. Punto
terzo: anche se lo sporchi,
sul nero le macchie si vedono meno"
"...Lutto?"
"Suona
bene e devo
averlo letto da qualche parte. Basta solo guardare un po' il mondo:
dopo la
minaccia della Compressione-degli-Orologi e del
Gran-Mal-di-Testa-Apocalittico
avrebbe dovuto concludersi tutto con petali e violini, invece i Garden
sono
ancora in piena attività" tamburellò con le
unghie sul tavolo "I guai
dell'umanità sono davvero utili a fare la
felicità del nostro fondo cassa"
Non
era del tutto un
ragionamento errato. Nella Seed non c'era nulla di romantico o
avventuroso fin
dal giorno in cui era stata fondata.
Gli
era stato ben
spiegato da alcuni del Comitato, presi da uno dei loro deliri
filosofici sul perchè
il Grande Capo del Disciplinare di Balamb improvvisamente fosse andato
di matto
correndo a Galbadia per mettersi da parte della Strega.
Aveva
capito tutto e per
realizzare la sua vena romantica se ne era andato. Questa era stata la
spiegazione più logica.
"...E'
un modo di
essere utili al mondo. Male o Bene che sia per noi non fa molta
differenza:
l'importante è che i clienti paghino, no?"
Non
aveva mai pensato
troppo dettagliatamente a tutti i risvolti del diventare -un giorno
ancora
piuttosto lontano- Seed. Per ora gli bastava vivere al Garden, seguire
il
Comitato. E aspettare la primavera del nuovo anno, per potersi
finalmente
liberare di lei.
Come
un po' tutti
avevano fatto fino ad allora.
"Tu
appartieni alla
schiera degli abbandonati, dei soli o dei depressi cronici con
preoccupanti
manie di autodistruzione?"
"...Cosa?"
Si
era puntata un dito
al naso: "Abbandonata. Storia triste e lacrimevole" poi lo aveva
indicato "E tu?"
La
sua vita non era
interessante. Perchè fosse entrato al Garden era una delle
domande che
nonostante adolescenza incalzante non si era mai posto.
Semplicemente,
pareva
non esserci altro posto al mondo.
Ovunque
attorno a lui,
c'era sempre stata la neve.
"Dovresti
provare gli
altri Garden. Almeno quello di Balamb: c'è il mare, il sole,
la spiaggia... Io
soffro il caldo, ma è davvero un posticino carino!"
"...L'esame
Seed si
tiene lì. Ci andrò quando mi
diplomerò..." si era stiracchiato cercando di
trattenere uno sbadiglio
"Mi
piace quando
pensi al futuro!"
Alzò
un sopracciglio,
senza sembrare troppo scocciato per tutti gli apprezzamenti gratuiti
che faceva
piovere su di lui: "E' solo la procedura..."
"Stavo
iniziando a
dimenticarmi come ti chiami" lo aveva preso in giro "...Kikkun"
Era
arrossito. E gli
occhiali avevano lentamente iniziato a fondersi sulla sua faccia.
"Smetteranno
di
soprannominarti così non appena diventerai un po'
più forte... Grazie a me,
naturalmente"
Aveva
cercato più volte
di spiegarle con tutta la delicatezza possibile che a lui non importava
di
diventare 'un po' più forte'. Tantomeno scendere sul campo
di battaglia a
sporcarsi di sangue come tutti gli altri. Voleva restare col suo
block-notes,
annotando e facendo rapporto dei disastri che il resto
dell'umanità avrebbe
compiuto davanti ai suoi occhi.
Sul
foglio, anche il più
feroce sterminio aveva qualcosa di esteticamente apprezzabile.
Carta
e inchiostro
avevano infatti quella meravigliosa qualità di rendere tutto
meno disordinato.
Righe, punteggiatura, caratteri regolari.
Lo
stesso valeva per le
sigle con cui il mondo andava sempre a riempirsi la bocca.
Persino
per descrivere
in maniera semplice e precisa il lavoro della Seed ne era stata
inventata una,
in Esthariano.
"Te
l'ho detto che
in quella materia avevo un diciotto stiracchiato e dato per grazia e
intercessione di Hyne..." aveva alzato gli occhi al cielo, facendo una
smorfia.
Per
una volta voleva
essere lui a saper qualcosa di più. Decise di non mollare:
"Sono le 3K:
kitanai, kitsui, kiken"
Kitanai.
Sporco.
Kitsui.
Faticoso.
Kiken.
Pericoloso.
Il
lavoro che nessun
uomo di quel mondo retto e giusto avrebbe voluto fare.
Perchè si aveva una
famiglia, degli amici e carinerie di questo genere.
Un
Seed non aveva nulla
di tutto questo.
Per
la maggior parte di
loro non esisteva un passato a cui legarsi. Era stato cancellato. O
dimenticato.
"Sei
un po'
individioso, eh? Anch'io. Ma non per questo odio le famigliole felici
che vanno
al parco a fare pic-nic nel weekend. Anzi, le adoro" lo aveva
interrotto,
mentre gli occhi le si illuminavano "Per questo vorrei fare di tutto
perchè possano continuare a mangiare i loro cestini del
pranzo senza
proccuparsi troppo. Non lo sapranno mai che sono stata io a renderli
felici, ma
a me non importa. Se prima non c'è stato nessuno a prendersi
cura di me, non
significa che farò lo stesso!"
La
guardò abbracciare la
palla di pelo con trasporto, strappandogli un miagolio poco entusiasta:
"Ci dovresti provare, è bellissimo sentire tutto questo
caldino sulle ginocchia!"
glielo aveva messo davanti, dondolandolo per la collottola "Tentaci!"
"...No,
grazie..."
Aveva
ridacchiato,
liberando il gatto: "Sei davvero pessimista"
"Realista"
ribattè seccato, allontanando un poco la sedia
"Temo
che un
discorso su amicizia e fratellanza non avrebbe alcun effetto su di
te..."
"Esattamente"
"La
parola
'altruismo' non ti dice nulla, giusto?"
"Non
si diventa
Seed per 'altruismo'..." aveva sospirato "Lo si diventa. Niente
altro"
Era
rimasta a guardarlo
mentre la bocca le si piegava verso il basso: "...Che tristezza che mi
fai, Kikkun. Saresti capace di far morire uno zombie"
Non
rispose, lasciandosi
di nuovo cadere sul tavolo. L'effetto della cioccolata stava lentamente
svanendo e gli occhi gli si chiudevano per la stanchezza.
"Vado
a prendere
del latte... Vuoi qualcosa anche tu?"
Aveva
scosso il capo
senza staccarsi dai foglietti. Voleva solo poter dormire senza famigli
malefici
sul suo stomaco.
Sentì
i suoi passi
allontanarsi nella Mensa deserta.
Finalmente
un po' di
silenzio. E ancora quel caldino che gli scaldava le punte delle dita.
Le
era debitore di una
cioccolata.
Avrebbe
dovuto
segnarselo, in un angolino del block notes.
*Asterisco
dell'autrice:
Un paio di
precisazioni su alcune cose che compaiono in questo capitolo.
1)
"Vesto di nero
perchè sono in lutto per l'umanità". Ringrazio il
signor Baudelaire (quel
tizio alcolizzato e strafatto che ha scritto "I Fiori del Male") e
InkSpinster per l'idea. Probabilmente all'inizio era un'idea serissima,
ora
quelli così si chiamano Emo. La civilità continua
a evolversi, se non erro...
2)
"Kitanai.
Kitsui. Kiken". E' l'appellativo non ufficiale che viene dato in
Giappone
alle Forze di Autodifesa (Japanese Self Defence Forces-JSDF). In
Giappone non
hanno troppa simpatia per tutto quello che non indossa una divisa che
non sia
scolastica o da ufficio. Dopo due bombe atomiche penso molti la
penserebbero
così, no? (per info più dettagliate, vi rimando
al forum)
E
grazie a OrAnGe MaSk (se le maiuscole sono sbagliate è
questione di stile XD) per aver commentato fin qui. Dopo che su EFP i
tre tizi di cui sopra non se li calcolava nessuno *hug*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Strange ***
5- Strange
L'inverno
stava per finire, scivolando verso Febbraio.
Già
si
poteva sentire po' più di caldo.
O
forse, era
una semplice impressione.
***
Non
c'erano molte valigie da fare.
Era entrata in quella stanza solo con un assurdo baule portatile.
E
un gatto.
Dunque,
gli veniva spontaneo
chiedersi che cosa stesse facendo rinchiusa là dentro da
un'intera giornata.
Certo
non erano affari suoi, poteva
tranquillamente restare a dormire abbracciata a quella palla di pelo
fino al
giorno successivo. Era stato quello il suo modo di passare il tempo,
quando non
era impegnata a rovinarlo fisicamente e psicologicamente.
Ogni
tanto cercava di ricordarle che
l'Esame Seed prevedeva anche una prova scritta e che probabilmente
avrebbe
dovuto aprire qualche libro e tentare di leggerlo,
ma bastava la
minaccia soffiata da parte del famiglio per fargli richiudere la bocca.
Abbassò
il capo sui fogli che gli
erano stati lanciati addosso da quelli del Comitato: erano umidicci e
appiccicosi.
Proprio
come tutti quelli che si
erano aggrappati alle divise di quanti stavano per volare verso Balamb.
Il
giorno dopo sarebbe stato il
giorno della partenza.
Ecco
perchè invece di continuare a
dormire avrebbe dovuto seriamente mettersi a studiare.
Non
aveva alcuna intenzione di
averla come compagna di stanza anche per l'anno successivo.
E
il motivo gli venne ricordato in
quel preciso istante. Da quella cosa pelosa che aveva iniziato a
strusciarsi
contro la sua gamba mugugnando qualcuna delle sue lagne funebri.
Scattò
dallo sgabello, crollando
contro la parete e sfracellandosi qualche costola senza nemmeno lui
capire esattamente
come. Ma non era certo il misero stato delle sue ossa che
più lo preoccupava in
quel momento.
Aveva
sentito un rumore che
conosceva fin troppo bene. E non apparteneva alla suddetta ed ennesima
costola
distrutta.
Riuscì
a mettere a fuoco quel tanto
che gli serviva per rendersene davvero conto: la stanghetta che
moribonda e
spezzata indicava il cielo. Sotto il grasso sedere del suo assassino.
"...O
Hyne, Yukidama è scappato
dalla stanza e non me ne ero accorta...!"
Intravide
un'indefinita sagoma scura
sfrecciargli davanti e precipitarsi sul gatto. E sentì nuovamente
quel
grido disperato sotto le sue calzette svolazzanti.
"I-miei-OCCHIALI!!!"
esclamò saltando in piedi e cercando di non svenire mentre
il suo cervello
immagazzinava la disfatta. Le due figure si fermarono nel balletto
gioioso che
avevano appena iniziato: "...Cosa?"
"Il
TUO gatto mi ha distrutto
gli occhiali..!!! E tu... CI SEI SALTATA SOPRA!!!"
Un
lungo attimo di silenzio, poi un
fruscìo lo avvisò che finalmente si era
allontanata dal luogo del delitto.
Tentò di mettere a fuoco per evitare che oltre che a pezzi
gli venissero anche
ridotti a briciole: si erano chinati su quelli che erano stati i suoi
occhiali,
fissandoli come un curioso PuPu malridotto.
"...Hai
molto scotch e molta
colla estremamente potente, vero...?"
Si
accasciò contro il muro indicando
il suo armadietto: mai, nemmeno nel peggiore dei pestaggi aveva ricordo
di un
simile senso di depressione.
"Dunque,
ho una bella notizia e
una brutta notizia..." gli era comparsa davanti, vicinissima a lui e
con
quel dannato famiglio maniaco omicida appollaiato sulla spalla intento
a sua
volta a fissarlo comprensivo: "...La brutta notizia è che io
sono solo
brava a rifarmi gli orli dei vestiti e preparare le pappine e
Yukidama..."
aveva sospirato, grattandogli la testa come avrebbe esattamente fatto
con quel
gatto "...La buona notizia è che hai delle lenti a contatto!"
Se
ne era completamente dimenticato.
Da quando aveva smesso di seguire gli allenamenti per il Gunblade aveva
anche
smesso di indossarle. Esistevano anche speciali protezioni per gli
occhiali da
combattimento, ma le sue finanze non erano ancora abbastanza fornite
per
affrontare un costo che andasse oltre a colla, scotch e lenti a
contatto.
Cercò
di non mettersi a piangere per
la gioia e si rialzò, afferrando la scatoletta e riprendendo
possesso delle sue
scarse diotrie.
"...Vuoi
una mano...?"
aveva mormorato colpevole, mentre la zampina del famiglio gli aveva
battuto su
una spalla
"...No,
grazie..."
singhiozzò tentando di sopportare il dolore per essersi
appena infilato un dito
nell'occhio "...Ecco, ho finito..."
"Possiamo
stare a guardare come
si fa?" aveva continuato a insistere, sedendosi sull'altro sgabello.
Annuì
senza troppo entusiasmo,
mettendosi davanti all'opera di distruzione che era stata
così genialmente
messa in atto nel giro di pochi secondi.
Per
fortuna che quella sarebbe stata
l'ultima notte. Poi basta famigli grassi e pelosi, basta Streghe con
complessi
d'identità.
Si
mise al lavoro, tagliando lo
scotch e scaldando la colla. Allineò i pezzi,
cercò di raddrizzare quello che
poteva. Ma dopo poco si rese conto che nonostante tutta la sua buona
volontà,
era accaduto quello gli avrebbe fatto di gran lunga preferire il vero
ritorno della Strega sulla terra: "Si sono spezzate le lenti..."
Alzò
gli occhi verso di lei e il suo
gatto, senza riuscire a dire nulla. Quelle lenti il Garden le avrebbe
pagate,
certo, ma con tutta la burocrazia di carta che gli sarebbe stata
lanciata
addosso e gli esami Seed in pieno svolgimento... avrebbe rivisto un
paio di
occhiali integri con l'inizio dell'autunno successivo. Pure volendo
essere
ottimisti.
"...Mi
dispiace..." si era
sporta verso il tavolo "...Forse posso fare qualcosa...?"
Lasciò
cadere la testa tra le mani,
vicino all'orlo della crisi isterica: "...Sei tu la Strega, no? Fai una
magia..." borbottò sconsolato. Rimasero a fissarsi per un
attimo, finchè
lo sbadiglio dell'essere malefico non lo fece rinsavire: "...Come non
detto, tu non sei una Strega..."
Di
nuovo silenzio.
"A
proposito..."
all'improvviso aveva abbozzato un sorriso, tirando una stanghetta verso
di sè:
"...Te l'ho detto che sono l'ultima Ancient in grado di salvare
Gaia...?"
In
quel momento avrebbe volentieri
atteso persino qualche Era Glaciale senza pretendere la restituzione
delle sue
diotrie. Avrebbe anche potuto aver voglia di un allenamento di Gunblade
nel
cuore nella notte.
Insomma
gli sarebbe andata a genio
qualsiasi cosa, tranne che la persona davanti a lui rimettesse le sue
unghiette
sui suoi occhiali.
"G-Guarda,
non c'è alcun
problema..." tentò di evitare il peggio, venendo beatamente
ignorato. Solo
il famiglio continuava a fissarlo torvo, mentre la sua adorabile
padroncina
aveva iniziato a battere sulle lenti mormorando qualcosa. Per poi
rivolgergli
una smorfia divertita: "...Non mi ricordo tanto bene, ma c'è
qualche
formuletta..." aveva ridacchiato nervosa
"Abracadabra...
Frullallìfrullallà... Magia della Musica
Piccipiccipù...?"
"Stavo
scherzando... C-cioè la
storia della S-Strega..." balbettò penosamente, gettandosi
invano sul
tavolino per recuperare quel cumulo informe che erano stati i suoi
occhiali
"Mi
sto concentrando"
aveva sbottato "Sei sempre stato piuttosto bravo a stare zitto e
tranquillo?
Rifallo anche adesso, grazie"
Per
riflesso automatico a un ordine
ritornò seduto: "...C-Cosa pensi di f-fare?"
Era
rimasta pensierosa,
mordicchiandosi un labbro: "Non mi sono mai esercitata molto... Mi
servirebbe un corso di Strega da zero. Come per te e il Gunblade:
l'unica
differenza che nel tuo caso ci sono io, invece per me non
c'è proprio
nessuno... E non sono esattamente un genio in autodidattica"
Appoggiò
gli occhiali su una mano,
chiudendoli con l'altra.
Passò
qualche secondo.
E
lui giurò che mai avrebbe staccato
gli occhi dalle sue dita. Nemmeno si sarebbe permesso di sbattere le
palpebre.
Ma
nonostante questo, quello che
accadde in seguito non riuscì bene a comprenderlo.
Semplicemente,
dopo che aprì la mano
erano incredibilmente interi.
"...E'
rimasta un po' di
incrinatura qui, ma non riesco proprio a fare di meglio..." aveva
chinato
il capo di lato, facendoli ondeggiare davanti al suo naso "Io ci ho
messo
tutta la mia buona volontà, credimi..."
Era
pietrificato.
Solo
il tentativo del gatto di
trasformare i suoi occhiali nel suo prossimo giochino lo fece
rinsavire: li
acchiappò prima che lo facessero quelle zampine odiose,
continuando a fissarli
come la cosa più fuori di testa avesse mai avuto davanti a
lui.
In
effetti, non aveva mai visto un
paio di occhiali riparati in quel modo.
Quello
che lui aveva
-saltuariamente- usato sul campo di battaglia non serviva certo per
riparare
oggetti. La Para-Magia si divideva in un certo
numero di categorie e
anche se comprendeva qualcosa di abbastanza simile a una
capacità di
ricostituente universale, non era propriamente adatta a riparare alcun
genere
di cosa. Serviva ben altro.
E
quello era ciò che ora stava a
qualche centimetro dal suo naso. Sottoforma di occhiali.
"...MAGIA?!"
"Tu
hai proprio una fissazione
per precisare tutto quello che ti capita"
Erano
ancora un po' ammaccati e
quell'incrinatura all'angolo era fastidiosa, ma non era il caso di
andare
troppo per il sottile: erano di nuovo assemblati e pure meglio di
quando fosse
stato mai capace di fare con scotch e colla.
"Sei
davvero una
Strega..." si lasciò sfuggire, sistemandosi gli occhiali sul
naso. Per
tutta risposta ricevette un'occhiata che non seppe decifrare:
"...Appunto.
Non ricordarmelo troppo"
"Avevo
ragione?"
Piegò
le labbra verso il basso:
"...Uhm. Comunque, non dirlo a nessuno" sospirò,
tamburellando sul
tavolino "...Che sono troppo strana"
"Effettivamente..."
Lo
sguardo divertito che gli venne
lanciato lo informò per l'ennesima volta consecutiva che era
riuscito in
un'altra delle sue uscite poco azzeccate.
"Credevo
saresti scappato"
Non
era poi così errato. Per il
momento si era limitato a smettere di respirare.
Anche
perchè con quel famiglio
malefico nuovamente sotto il naso non riusciva a fare altro.
"A
proposito... Yukidama è il
mio Cavaliere"
Sentì
qualcosa muoversi nello
stomaco. Ora quella vecchia favola della Strega e del suo Cavaliere
stava davvero
degenerando.
"Non
è uno scherzo. E pensare
ti credevo una persona serissima..."
"S-scusa..."
cercò di ricomporsi,
scacciando la zampina che continuava a mirare ai suoi occhiali "E' solo
che..."
"E'
strano? Concordo
pienamente" aveva annuito, grattando la testa pelosa " Per questo
sono sempre fuori posto, ovunque vada nel mondo. Perchè sono
strana e
sono..."
Non
se la sentì di puntualizzare
come al suo solito.
"Speravo
che non lo
scoprissi" sbuffò tornando a tamburellare nervosa
"...Non
è che l'abbia scoperto
io..."
Aveva
chinato il capo di lato,
fissandolo confusa. Poi si era allargata in un sorriso: "Oh, sono stata
io.
Per gli occhiali!" ridacchiò "Yukidama ti fa proprio paura,
eh?"
Era
una minaccia alla sua
sopravvivenza e sanità mentale. Ma doveva portare pazienza,
ancora qualche ora
e l'avrebbe visto ritornare nel mondo parallelo da cui era sbucato.
"...Ma
non è perchè sono
una..." fece le spallucce "...Questa cosa qui che sono passata da un
Garden all'altro, ehi. Non mi sono mai messa a lanciare Maelstorm
contro le
persone..."
Un
certo diciottesimo senso lo
avvertì che stava per iniziare la tipica soap opera sulla
"Triste Infanzia
Che Mi E' Stata Crudelmente Negata" per cui la maggior parte degli
studenti era famosa.
Eccetto
lui, naturalmente.
"...Mi
dispiace per quello che
ti è successo" tentò di riparare alla prevedibile
sequela di sfortunati
eventi che sicuramente sarebbero stati elencati. Si
immobilizzò, sbattendo
lentamente le palpebre: "Non mi è successo proprio niente"
"Non
era una 'storia triste e
lacrimevole'...?"
"Suona
bene, non trovi?"
"Hai
detto che ti avevano
abbandonata!"
"Mi
ascolti quando parlo?!
Incredibile, nemmeno Yukidama lo fa!" era scoppiata in una risata
divertita battendo le mani. Rimase a guardarla davvero come se si
trovasse
davanti a un buffo PuPu verde acqua scolorito: "...Tu sei davvero
strana..."
"Lo
so quello che sono. Da
quando sono nata, grazie per avermelo ricordato di nuovo" aveva
ripetuto
lo stesso discorso che gli aveva fatto al suo primo ingresso. E in quel
momento
capì che non era stato di certo fatto per fargli notare come
lei fosse una ragazza.
"Non
c'è altro posto per me
oltre al Garden" sospirò all'improvviso, gettando
un'occhiata verso la
finestrella "O perlomeno mi hanno sempre detto così..."
A
lui non era mai servito che
qualcuno glielo dicesse, lo sapeva. E basta.
"A
me piace..."
"Solo
quello di Trabia.
Dovresti provare ad andare anche a Galbadia e Balamb: quando sarai Seed
anche
quelli diventeranno i tuoi Garden, sai?"
Annuì
poco convinto: "...E' davvero
per questo che ti hanno trasferita?"
"Mi
piace viaggiare. Yukidama
invece è un po' lamentoso: a Balamb c'è troppa
sabbia, a Galbadia c'è troppa
roccia... Preferisce stare sulla neve e guardare le sue orme che lo
inseguono" sorrise "...Ma non gli piace andare troppo lontano"
Non
gli interessava molto conoscere
in maniera approfondita le manie di quel gatto odioso.
"Nemmeno
a te piace muoverti
troppo, eh?" aveva picchiettato sul suo naso con una delle sue unghie
strambe. Si era limitato ad annuire, mentre lei tornava a tormentare
quella
grossa testa pelosa: "Dicono che come Seed non si torni nello stesso
posto
per due volte..."
"Si
chiamano missioni"
"...Resta
solo il Garden. E
nemmeno quello sta fermo" aveva ridacchiato, ignorandolo "E Yukidama
detesta volare..."
Non
riusciva a capire perchè ogni
frase si concludesse sulle fissazioni della palla di pelo.
"Conosci
la storia del
Cavaliere della Strega, giusto?" si era alzata in piedi, sistemandosi
il
gatto sulla spalla. Cercò di recuperare qualche ricordo di
quello che rimaneva
delle poche notti passate a leggere qualcosa che non fossero
regolamenti o
libri di testo: "...Ehm... Ci sono un Cavaliere... e una Strega... E
succede qualcosa..." prese fiato come nel test orale più
difficile di
tutta la sua breve vita "...Però finisce bene"
Contrariamente
da quello che si era
aspettato, non era scoppiata a ridergli in faccia. Era rimasta seria,
mordicchiandosi un labbro.
La
sua testa gli mandò un semplice e
chiaro messaggio. Aveva deliberatamente offeso la sua specie.
Stregonesca e
felino-cavalleresca che fosse.
"...E'
che non me ne intendo
molt-"
"Un
giorno, il Cavaliere e la
Strega si separano" staccò le zampine di quel famiglio
ingrassato da lei,
dondolandolo a mezz'aria "Ma un giorno si rincontreranno di nuovo"
Avrebbe
voluto fare una delle sue
stupide domande.
Sfortunatamente,
l'aria che aveva a
disposizione la dovette ingoiare.
Di
nuovo, quel gatto a pochi
millimetri dalla sua faccia. E stava persino sorridendogli.
Come
la Strega dietro di lui.
"Ti
affido Yukidama"
Rimase
a fissare quei dentini
bianchi.
E
non riuscì a dire un assoluto accidenti
di nulla.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** On this ground ***
6- On
this ground
Il
sole che
brillava faceva male agli occhi.
Ma
non si
sarebbe mai sciolto nulla.
O
perlomeno
in quel posto.
Mentre
da
qualche parte nel mondo, già spuntavano i fiori.
***
Fece
uscire una mano dalle coperte,
cercando a tentoni la sveglia.
La
stanza era fredda.
Avrebbe
voluto girarsi dall'altra
parte e riaddormentarsi di nuovo. ma non poteva: quell'essere malefico
gli si
era infilato accanto, pacificamente intento a ronfare mordicchiandogli
il
cuscino.
Rimase
immobolizzato per qualche
lungo secondo. Poi decise che una piastrella congelata sarebbe stata
meno
peggio di una grassa palla di pelo. Morbida e calda, ma pur sempre una
detestabile palla di pelo.
Scattò
in piedi, scrollando il
cuscino a cui quella cosa si era attaccata con le unghie. Sottolineando
con
soffi contriti la poco gentile sveglia mattutina.
"Tu
saresti il gatto: se non te
ne sei ancora accorto inizia a pensarci" aveva sbottato, sentendosi
piuttosto stupido nell'iniziare la giornata parlando con un famiglio
viziato
"Staccati, per favore..."
Riuscì
finalmente a farlo scivolare
a terra sul suo grosso sedere peloso. E restò a guardare
sconsolato le perfette
striscie verticali con cui i suoi artigli avevano artisticamente
squartato la
sua roba. Ma l'idea di mettersi addirittura a
litigare di prima mattina
con un gatto lo faceva deprimere ancora di più.
Decise
di lasciar perdere.
Infilò
la divisa, alzando la
cerniera fino al mento. Sistemò le maniche e la piega dei
pantaloni.
Controllò
che il famiglio non avesse
pasteggiato anche con le sue scarpe.
Infine,
lucidò gli occhiali. La
fastidiosa incrinatura all'angolo non era guarita nemmeno con un
Curaga:
avrebbe dovuto aspettare la fine degli esami, la fine della vacanze
estive, la
fine di tutti i Festival insensati e forse avrebbe potuto tentare di
proporre
la domanda per un paio di lenti nuove. Vedendosela approvata quando lui
fosse
diventato Seed di Livello A. Nella migliore delle ipotesi, naturalmente.
La
palla di pelo aveva iniziato una
delle sue lagne grattando lo scorrevole. Lo fece uscire, guardandolo
trotterellare col suo grasso sedere nella saletta comune per poi
ricominciare
la sua nenia contro la porta accanto: "Sarà già
andata nella Hall" lo
aveva informato, felice di poter ottenere una piccola rivincita contro
quell'essere.
Per
tutta risposta gli aveva
lanciato un'occhiata fin troppo storta.
Rinunciò
a continuare una poco
razionale lotta fatta di sguardi e preferì uscire. Inseguito
prontamente da
quella presenza, esattamente tre passi più indietro.
Tentò
di non prestare attenzione ai
gridolini di sdilinquimento che qualcuno era in grado di emettere a
quelle ore
del mattino. La sua pressione bassa e la carenza di zuccheri dalla
notte
successiva erano in grado di azzerare qualsiasi e impossibile moto di
affetto
da parte sua per quella palla di pelo.
Oltrepassò
la Mensa, ignorando lo
stomaco affamato che aveva iniziato a gorgogliare.
Quello
sarebbe stato uno dei pochi
giorni in cui avrebbe potuto mangiare un pasto senza dover sgattaiolare
verso
il tavolo più nascosto, cercando di non farsi notare troppo
dai soliti
teppisti. E si stava lasciando sfuggire l'occasione.
Non
sapeva con esattezza se fosse un
buon motivo quello per cui non ne stesse
approfittando. Razionalmente,
non lo era affatto.
A
ogni nuova primavera, la scena era
sempre la stessa. Ne aveva intraviste molte, strascicando i piedi nel
corridoio.
Ma
non aveva mai avuto un motivo per
farmarsi troppo a lungo nella Hall.
Non
c'era mai stato nessuno da salutare.
Nessuno a cui augurare buona fortuna!, in bocca al lupo!, ganbatte!,
torna vincitore e fammi infiltrare al Ballo di Balamb!
Avanzò
ancora di qualche passo, il
famiglio alla sua solita distanza: se avesse anche solo accennato di
fare
marcia indietro, probabilmente lo avrebbe ridotto alla stregua del suo
cuscino.
Forse
era proprio quello il buon
motivo per cui ora si trovava nella Hall. Ma nemmeno lui ne era troppo
sicuro.
Per
gli altri studenti attorno era
diverso. Qualcuno non aveva dormito, altri avevano passato la notte a
rivangare
le stupidaggini combinate negli anni passati ed erano scoppiati a
ridere e a
singhiozzare tutte le lacrime possibili.
Assieme
alle persone con cui avevano
condiviso fino allora la loro vita.
Lui
non sapeva cosa fare. Perchè
come al solito la sua situazione era diversa. E del tutto nuova.
Non
sapeva cosa fare perchè era
troppo abituato a qualcosa che si ripetesse, sempre uguale negli anni.
Come
la neve in inverno.
Come
le partenze in primavera.
Si
alzò sulle punte, in direzione
della voce del professore che parlava concitato dalla gradinata, ma per
la
prima volta nella sua monotona vita di studente medio e rappresentante
del
Comitato di Disciplina non era interessato al discorso.
Spostò
lo sguardo sugli studenti in
divisa radunati in file ordinate: era curioso di
poterla vedere.
Tutti
gli altri avevano le loro
storie più varie, più disperate, più
assurde possibili. Ma lei era la storia
più stramba di tutte.
Sentì
qualche vertebra schioccare
mentre cercava di farsi spazio oltre le teste: non riusciva a vederla.
Perchè
non c'erano nè nero a
quantitativi impressionanti, nè stupidi volant e fiocchetti
assortiti.
Lei
stava in una fila come tante
altre, una studentessa come tante altre. Chiusa nella divisa grigia, il
fiocco
viola ben stretto sotto il colletto.
Niente
calzette strambe, nè tacchi
improbabili e importabili da qualsiasi e autentico essere
umano.
Considerare
la cosa come una delle delusioni più cocenti che avesse mai
provato era pure
scarsamente accettabile.
Rimase
in silenzio, continuando a
guardare insistentemente davanti a sè.
Qualcuno
gridò di rompere le file e
uscire dal Garden, altri si mossero accanto a lui.
Poi
all'improvviso se ne rese conto.
Anche se non lo aveva degnato di uno sguardo mentre si dirigeva verso
l'uscita,
solo scrollando la mano in aria.
Le
sue unghie. A teschietti. Fucsia.
Sentì
qualcosa muoversi nel suo
stomaco. Ma non sapeva bene come farlo uscire fuori.
Si
limitò a lasciarsi sfuggire uno
sbuffo, per poi mettersi a inseguire il famiglio che lo aveva
sorpassato.
Correva
sul marmo luccicante nel
sole del mattino, scivolando sotto decine di gambe, ignorando
altrettante
centinaia di strilli. Ma chi dei due fosse effettivamente il
più disperato in
quella corsa non avrebbe saputo dirlo.
Studenti,
divise, aiuole, pezzi di
marmo.
Il
portone d'ingresso.
Il
gelo fuori dalla Hall lo colse
alla sprovvista: il gatto frenò bruscamente con le zampine,
affondando nella
neve qualche metro più in là; lui venne
attraversato da un brivido lungo tutta
la schiena.
Per
un po', rimasero entrambi
immobili nella spianata deserta, sotto il cielo azzurro.
Attorno
non c'era nessun altro.
Erano tutti partiti.
Sistemò
gli occhiali sul naso e
avanzò nella neve, osservando la coda della palla di pelo
che sbucava dal
cumulo bianco in cui era scomparso. Prese fiato e la tirò di
peso, scrollando
il suo proprietario a mezz'aria: "Come Cavaliere sei disastroso..."
Lo
fece ricadere a terra, evitando
di venire assassinato da qualcuna delle sue unghiette. Dopo l'ennesima
occhiataccia d'odio, con uno sbuffo il famiglio spiaccicò il
suo grasso sedere
a qualche passo da lui, fissando torvo davanti a sè.
E
stupidamente si ritrovò a
imitarlo.
Anche
se razionalmente tutto quello
non aveva alcuna logica.
Però
era un bel ricordo, da
appuntare sul block-notes: insieme al suo debito per la cioccolata, era
il
secondo appunto che non avrebbe avuto a che vedere con il Regolamento
Scolastico Interno.
Di
nuovo, qualcosa gli si mosse
nello stomaco. Un gorgoglio che indicava come il suo scarso livello di
zuccheri
mattutini stesse raggiugendo quota zero. In semplici parole, aveva una
fame da
non aspettare che la Mensa si svuotasse del solito gruppo di teppisti
per poi
precipitarsi a prendere gli avanzi della mattinata.
Dietro
di lui risuonò il carillon di
inizio giornata: mancavano solo 364 giorni a un nuovo marzo.
Abbassò
lo sguardo sul grosso gatto
nero che gli stava accanto.
"Sei
rimasto solo anche tu,
eh?"
Gli
aveva rivolto un'occhiata
scocciata. E lui aveva fatto lo stesso.
"Torniamo
al Garden"
sospirò, infilando le mani nelle tasche "E non ti porto
sulla spalla, non
ci contare"
Aveva
miagolato sommesso,
sicuramente meditando qualche vendetta felina nei suoi confronti. Poi
aveva
finalmente alzato il suo peloso didietro dal suolo gelido.
La
neve
crocchiava sotto i loro passi.
Sarebbe
stata una lunga e difficile convivenza.
***
*Asterisco
dell'Autrice:
non mantengo mai le promesse che faccio ai lettori. Mi piace mantere
questo genere di shot-fiction sul vago, vago vaghissimo. Oh, ma siccome
mi sono sentita in colpa... Nella prossima pagina
*udite!udite!* troverete le schede dei personaggi che avevo scritto
mooolto tempo fa. Giusto perchè considero importantissimo
fare le schede dei miei personaggi, anche se poi non scrivo mai
dettagliatamente quando, dove e cosa. Me ne dimentico.
Grazie
per aver letto questa storia un po' fluff! :D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Appendix ***
In
anteprima assoluta, le vecchie "schede pg" che uso di solito quando
devo realizzare un personaggio ex-novo per una fanfiction. Ne ho anche
di dettagliatissime che risalgono a personaggi più complessi
di cui avevo scritto in storielle precedenti, queste sono una sorta di
modello base, anche perchè poi di Mi, Kisoku e Yukidama non
h avuto più tempo di scrivere nulla... :(
Questa fanfiction era stata
una sorta di esperimento dopo aver convissuto per quasi 4 anni con i
personaggi di "BANZAI!", "Hime" e "Ganbare!". Insomma, vabbè
l'amore per i propri figlioli e conseguenti nipoti, ma avevo voglia di
provare con qualcuno di nuovo. E una fanfiction in cui riclare alcune
delle questioni sulla SeeD che avevo sviscerato con tutti i suoi
angst!moments e le discussioni sul forum. Con tanta lode per il mio
beta-knoght, Youffie (a cui ho fatto da beta) e DK_ (per tutto il
sangue e l'angstangstangst! che mi son dovuta leggere in un pomeriggio
qualsiasi di un maggio di qualche annetto fa)
Perché mi sia
inventata di pubblicare una fanfiction invernale a giugno, non so.
Forse perché fa terribilemente caldo e leggere di neve e
ghiaccio può servire a qualcosa
Kisoku
Houritsu
Età:
15 anni
DoB:
31 agosto (Vergine)
Altezza:
1.61cm
Peso:
49kg
Arma:
Gunblade (...per la maggior parte del tempo:
Block Notes e penna a sfera)
Elemento:
Ghiaccio
Music
Theme:
Aru Machu no Gunjou (Tekkokinkreet)
Vorrebbe
semplicemente essere lasciato in pace nella sua comune vita
di studente medio del Garden di Trabia. Occuparsi delle punizioni per
conto del
suo Comitato Disciplinare di giorno, darsi al bricolage per ricostruire
i suoi
occhiali di notte. E fuggire dai teppisti che lo hanno preso di mira e
rendono
quotidianamente la sua vita una maratona di corsa lungo i corridoi.
Nel
frattempo, aspetta l'Esame Seed.
Fondamentalmente
non odia nulla in maniera viscerale, detesta un po'
tutto. Inoltre non ammetterebbe mai di aver paura di qualcosa, specie
se si
tratta di un banale, grosso e schifoso gatto che gli viene puntualmente
sbattuto in faccia.
Le
uniche cose che gli piacciono davvero sono la neve, l'ordine e il
suo block notes.
In
Mensa cerca di trascorrere meno tempo possibile per non venire
fatto oggetto dell'ennesimo scherzetto. Preferisce andarci tardi quando
non c'è
nessuno e mangiare quello che è rimasto.
Mi
Nezu
Età:
17 anni
DoB:
14 febbraio (Acquario)
Altezza:
1.65cm
Peso:
51kg
Arma:
Gunblade
Elemento: Sacro
Music Theme: Treat or Goblin
(Abenobashi-Mahou Shoutengai)
Non
ha un esatto scopo nella vita. Non sa nemmeno che cosa ci sia
venuta a fare al Garden. Semplicemente, è l'unico posto al
mondo dove può stare
e non le dispiace. Pure al suo gatto piace, dunque non c'è
nulla di cui
lamentarsi.
Veste
solo di nero per una sua filosofia personale: è in lutto per
l'umanità (non sa che significhi, però
è d'effetto!), è sempre un colore
attuale (non ha molti soldi da spendere in vestiti) e si macchia
difficilmente
(un lavoro in meno da fare).
Le
piacciono molto gli accessori in metallo a forma di teschietto
carino e questa fantasia la sfoggia sempre, in qualsiasi occasione, in
qualsiasi modo.
Ha
un certo senso di orgoglio per essere una delle poche ragazze in
grado di usare il Gunblade. Ma mal sopporta chi continua i paragoni con
il
Comandante Leonhart o il Traditore Almasy. Ognuno è se
stesso, o perlomeno così
pensa lei.
Adora
il menù fisso della Mensa.
Yukidama
Età:
?
DoB:
?
Altezza:
?
Peso:
?
Arma: ?
Elemento: ?
Music Theme: Bokura wa Family!! (Kyou
kara Ore wa...)
E'
grasso, nero e lamentoso. Gli piace che la sua padroncina lo porti
a spasso sulla spalla, mentre detesta sentire il marmo o la neve freddi
sotto
le sue zampine. Non si sa da quanto loro due siano assieme e giudica la
domanda
quantomai stupida: è un gatto più intelligente di
quanto non sembri sotto i
suoi chili di pelo e ciccia. O perlomeno così pensa dal
punto dal suo punto di
vista, dato che non si cura dell'opinione altrui.
Odia
i croccantini e adora il salmone non congelato.
Provare
diversi tipi di latte è il suo hobby segreto. Quello di
Molboro invecchiato di 15 mesi è secondo lui il migliore.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=739483
|