Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera

di Julietts
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Veglia ***
Capitolo 2: *** Alla sera ***
Capitolo 3: *** Il cinque maggio ***
Capitolo 4: *** A Zacinto ***
Capitolo 5: *** Il sabato del villaggio ***
Capitolo 6: *** L' Infinito ***
Capitolo 7: *** San Martino del Carso ***
Capitolo 8: *** Sono una creatura ***
Capitolo 9: *** Canto notturno di un pastore errante dell'Asia ***
Capitolo 10: *** Soldati ***
Capitolo 11: *** Mattina ***



Capitolo 1
*** Veglia ***


Veglia
-Non sono mai stato
Tanto
Attaccato alla vita-
Giuseppe Ungaretti
-Non ho più la forza di vivere-
-E io non ho voglia di morire-
-Non è proprio la stessa cosa-
-Ah davvero? Beh è relativo. Vivere e morire sono concetti tanto oggettivi quanto ignoti-
-Hanno significati opposti, però, e questo nessuno può negarlo-
-Non sono tanto presuntuosa da pensare di conoscere l’infinito significato che una parola racchiude dentro di sé-
-Stai rendendo tutto più complicato. Sei un’ infermiera che deve prelevarmi del sangue. Fallo, e vattene-
-Già. Sono solo una stupida infermiera che deve prelevarti del sangue. Lo faccio, e me ne vado-
-Che poi, perché proprio l’infermiera? Non potevi fare il medico?-
-No-
-Ma un’infermiera non conta un cazzo, un medico è rispettato-
-Scusa non dovevo solo prelevarti del sangue e andarmene?-
-Sì, ma mentre lo fai, rispondi. Perché non hai fatto il medico?-
-Perché volevo fare l’infermiera. E ho finito. I risultati dei test ti verranno comunicati fra al massimo un paio di ore. Tu ora prendi le tue pillole e dormi, che è quasi l’alba-
-Perché volevi essere meno importante di qualcun altro?-
-Le infermiere in un ospedale ci vogliono-
-Ma sai quante ce ne sono. Perché hai fatto l’infermiera?-
-Dormi-
-E tu rispondimi-
-E’ personale-
-Oh non fare finta che sia qualcosa di profondo e sentito. Dillo se non avevi voglia di fare l’università-
-Io l’ho fatta l’università. Sono laureata in neurologia, e libera di applicare la mia professione-
-Non ci credo-
-Giuro-
-Non sparare cagate-
-E’ la verità-
-E allora perché cazzo hai voluto fare l’infermiera? Ehi dove stai andando? Prima rispondimi! Ehi! Almeno resta!-
-Perché dovrei restare, il mio lavoro l’ho fatto-
-Rimarresti con me...fino all’alba?-
-Ho da fare, il mio turno finisce tra quattro ore e devo ancora sbrigare alcune faccende importanti-
-Per favore-
-Non volevi che me ne andassi subito?-
-No, vorrei tanto che restassi. Non mi va di rimanere solo, di notte, senza sapere se guarirò-
-Non vorrai che io ti tenga la mano no?-
-No. Solo che resti-
-Ok-
-Ok. Grazie-
-Di niente-

-E’ l’alba, devo andare-
-Grazie per essere rimasta con me, tutto questo tempo. Ne avevo bisogno-
-Beh, pensaci due volte la prossima volta prima di farti due o...quindici mila, iniezioni di droga-
-Dovevo staccare. Non escludo che non lo rifarò-
-Beh, forse non ne avrai il tempo. I medici ancora non ti hanno comunicato nulla. Potresti non guarire, lo sai-
-Non lo sapevo di avere quella malattia quando mi drogavo. Forse, se lo avessi saputo...-
-Lo avresti fatto comunque-
-Già. Non ti rende triste stare con i malati senza curarli?-
-No-
-Non ti senti inutile, impotente?-
-No-
-Perché hai fatto l’infermiera e non il medico?-
-Perché nella vita volevo avere il tempo di sedermi accanto a un paziente, o su una panchina fuori, o vicino alla tomba di mia madre, e sapere di non essere essenziale, che senza di me nessuno sarebbe morto, ma forse qualcuno avrebbe potuto superare la notte-

-Ecco i risultati. Te li ho portati io, contento? Leggi pure da solo-
-Cazzo-
-Già-
-Sono fottuto vero?-
-Te la sei scavata da solo la fossa-
-Io voglio vivere, adesso-
-Dovevi pensarci prima-
-Ma io l’ho capito ora. Non può essere troppo tardi-
-Evidentemente lo è-
-Sei proprio un’infermiera del cazzo-
-E tu sei un paziente diciassettenne e arrogante-
-Morirò-
-Bravo. Almeno hai imparato a leggere-

-Il ragazzo è morto?-
-Sì è morto-
-Come mai sei andata al suo funerale, Lori?-
-Perché ho conosciuto quel ragazzo, e volevo salutarlo per l’ultima volta-
-Gli altri medici mi hanno detto che continuava a dire parolacce, insultare tutti, urlare, non collaborare, e che non a detto ciao a nessuno, nemmeno un secondo prima di chiudere gli occhi. Non aveva voglia di vivere-
-Secondo me ti sbagli. Ne aveva voglia eccome. E proprio nell’ultima parte della sua vita. A dire il vero, non ho mai visto nessuno tanto attaccato alla vita-
-Non puoi essere seria-
-Hai ragione. Sono solo un’infermiera-

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Capitolo 2
*** Alla sera ***


Alla sera

-...e mentre lo guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge-
Ugo Foscolo
 

-Ciao-
-Ciao-
-Bel tramonto eh?-
-Sì. Proprio un bel tramonto-
-Che ci fai qui tutto solo?-
-E tu?-
-Sono appena uscito dal parco. Dentro ci sono ancora Gianluca, Enzo e Roberto. Le ragazze se ne sono andate mezz’oretta fa-
-Bene-
-Ma tu? Tu che guardi...un tramonto?-
-Mi tranquillizza-
-Beh amico, è rilassante ma...dopo un po’ ti scocci. Ecco guarda, è già finito, torna con noi-
-No-
-Come?-
-No-
-Ma che cazzo ti prende amico?!? Sei diventato gay per caso?-
-No. Torna dagli altri, io me ne vado a casa. Sono solo stanco-
-Ok...oggi ti girano al contrario. Bene. Ci vediamo domani a scuola-
-Ciao-
 
-Sei ancora qui?!? È passata più di un’ora!-
-E tu? Sei ancora qui?-
-Piantala amico, mi sto preoccupando...ormai è sera! Vieni con me, torniamo insieme-
-Non ne ho voglia-
-Ma ti sei fatto una canna?-
-No-
-E sentiamo cosa guardi di tanto figo da perderci le ore?-
-La sera-
-La sera...la sera?-
-La sera-
-E cosa ci trovi nella...sera?-
-Mi tranquillizza-
-Anche una sigaretta ti tranquillizza...se la vuoi, me ne è avanzata giusto una-
-No, grazie-
-Grazie? Ma chi cazzo sei tu? E che ne hai fatto del mio amico?-
-Piantala-
-Ah io devo piantarla? Sei tu che stai fissando un cazzo di paesaggio da un cazzo di prato da due cazzo di ore!!!!-
-Non capisci-
-E’ vero, non capisco-
-Non ti senti mai scavalcato da quello che ti circonda, abitato da sentimenti troppo spinti per te, con tutta la fretta di diventare adulto ma pieno di voglia di restare un bambino? Non ti sembra mai di vivere in un mondo che gira al contrario? Non hai mai voglia di fermare tutto e...osservare il cielo?-
-No, amico, no. Non ti capisco. Ma ora me ne torno, se no mia madre si che me lo fa guardare il cielo...mi fa dormire fuori-
-Ciao, allora-
-E tu proprio non vieni?-
-No-
-No-
-No-
-Ok. Ciao, amico-
 
Forse non voglio andarmene perché distaccarmi dalla realtà mi fa sentire felice. Forse non voglio andarmene perché per una volta mi sento a posto, e tutti i guai, le incertezze, le rabbie e i pensieri rimangono fuori da te, fuori dalla tua vita.
È così sbagliato aggrapparsi a ogni cosa per essere se non felice, almeno...sereno?

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Capitolo 3
*** Il cinque maggio ***


-La procellosa e trepida
Gioia d’un gran disegno,
l’ansia d’un cor che indocile
serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch’era follia sperar-
Alessandro Manzoni

 
-Mamma...che lavoro farò io da grande?-
-Tutto quello che vorrai, Pierino-
-Tutto?-
-Sì-
-Ma proprio tutto?-
-Sì-
-Ma proprio tutto tutto tutto?-
-Sì, Pierino, sì-
-Senti mamma, posso farti un domanda?-
-Certo, amore-
-Perché io mi chiamo Pierino?-
-Perché a me e papà piaceva questo nome-
-Ma mi prendono tutti in giro, mamma. Pierino è quello delle barzellette, e io non voglio essere nelle barzellette!!!-
-Ma tu sei grande ormai, non te la prendi più per queste cose, vero?-
-Ho sei anni, mamma-
-Lo so-
-Lo so che lo sai, mamma. Comunque...che lavoro posso fare da grande?-
-Te l’ho detto: tutto quello che vorrai-
-Anche l’astronauta?-
-Sì-
-Anche il soldato?-
-Sì-
-E il cuoco?-
-Certo-
-E il professore?-
-Sicuro-
-E il musicista?-
-Senza ombra di dubbio-
-E l’eroe?-
-Soprattutto l’eroe, Pierino. Soprattutto l’eroe-
-Io voglio salvare il mondo-
-Beh, per ora fai i compiti di matematica, che hai tante addizioni per domani, no? Poi ci penseremo-
-No mamma io non scherzo. Io farò l’eroe, anzi, il supereroe!-
-Certo, Pierino, e lo diventerai-
-Ma io voglio esserlo adesso-
-Non avere fretta di crescere amore....crescerai-
-Lo so, mamma. Ma...io voglio essere importante, salvare gli altri, vincere contro tutti i cattivi e sconfiggerli per sempre!!!-
-Ok, ci credo, ora però fai i compiti!-
-Ma mamma...-
-Niente ma, Pierino, fai i compiti-
-Mamma....da grande, quando farò l’eroe, prometto che non mangerò mai a bocca aperta-
-Molto bene-
-E farò sempre i miei doveri-
-Bravo-
-E mi laverò i denti dopo ogni pasto. E mangerò sempre le verdure. E aiuterò le vecchiette ad attraversare la strada, e vincerò sempre a campana, e...-
-Hai tanti sogni amore, ok, ma adesso, apri il quaderno di matematica-
-Mamma...davvero, io potrò diventare, un giorno, un eroe?-
-Sicuro Pierino. Comincia a impegnarti da ora. E poi lo sarai, vedrai amore, lo sarai-
-Mamma...-
-Sì?-
-Quando sarò un eroe, mi ricorderò di te-
 
Ne sono sicura, Pierino, ne sono sicura. Perché io ti voglio bene, amore, e ti auguro il meglio del meglio. Perché sono tua madre, e tua madre per te può volere soltanto un futuro splendido, speciale, felice e sereno.
Ma penso anche al futuro degli altri, e tu, ne sono sicura, da grande farai tanto. Anzi, tantissimo. Sarai uno splendido uomo, Pierino, anzi, uno splendido eroe. Ti guardo con tenerezza, mentre sei lì a fare queste addizioni che tanto odi. Vedrai, Pierino, crescerai, e diventerai bravo, e non avrai più problemi con le addizioni. Magari ne avrai altri, ma non con le addizioni.
Ogni tanto sbuffi, ma non lo sai, non te ne rendi conto, che stai diventando grande e maturo, e presto o tardi sboccerai, ne sono certa.
Intanto aspetto, aspetto e credo. Credo in te, amore, e aspetto te, il tuo venire.
Già, non aspetto altro che il sovvenire di un grande uomo, di un grande eroe.
 

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Capitolo 4
*** A Zacinto ***


Questa prof la dedico a lei...
Forse non la leggerà mai, anzi sicuramente non la leggerà
Mai
Ma proprio mai
Ma io gliela dedico comunque.
Non importa se mi lamento di tutti i compiti che ci dà
(troppi)
O delle sue battute che mio malgrado riescono
Sempre
A farmi ridere
O delle sue verifiche troppo difficili,
io la rispetto prof.
E la ringrazio di avermi insegnato cosa vuol dire
Essere
Veramente
Legati a qualcosa
Che non ci appartiene
Ma è ugualmente parte di noi.
Grazie, prof.

 
 

-Tu non altro che il canto avrai del figlio
O materna mia terra; a noi prescrisse
Il fato illacrimata sepoltura-
Ugo Foscolo
 

 
-Prof...tornerà mai in Sicilia?-
-Certo che ci tornerò, ragazzi-
-E quando?-
-Quando mi sentirò pronto-
-E cosa aspetta?-
-Ci vorranno anni, forse, decenni, per completare la mia formazione, ed ho intenzione di sfruttare al meglio la grande fortuna di vivere in una splendida città come Milano. E quando davvero, sentirò di essere completo, potrò tornare nella mia terra, tra la mia gente, dalla mia famiglia, e sarò la persona che ho sempre voluto essere-
-Che bel sogno prof-
-Già. È il sogno di una vita-
-Ma non pensa che andando avanti potrebbe decidere di vivere definitivamente a Milano? Insomma, magari trova una ragazza qua, si sposa, avrà dei figli...e poi mollerà tutto per tornare in una terra di disoccupazione e problemi? Ma se ne stia al nord, già che c’è!!!-
-Sono cosciente di essere fortunato, ragazzi. Molto fortunato. Ad avere avuto la possibilità di studiare e laurearmi qui, di lavorare qui, di incontrare gente come voi, come i miei colleghi, che mi hanno arricchito, voluto bene, con loro, con voi sono diventato una persona migliore, ma prima o poi, non potrò resistere al richiamo della mia terra. È come una molla, posso tentare di allontanarmi quanto voglio, ma proprio nel momento in cui credo di essere riuscito a slegarmi da lei, questa mi riporta velocemente indietro, riallacciato alla Sicilia, come sono sempre stato-
-Sente...nostalgia di casa?-
-Sì, ragazzi, molta. E ci tornerò, ne sono certo-
-Non pensa che sia...raro, avere un legame così con il proprio paese?-
-Certo che è raro, ed è anche molto bello-
-Prof...e intanto? Intanto che non torna?-
-I verbi, Bianchini, i verbi-
-Ok, dettagli...intanto non ha risposto-
-Beh, mettendo per un attimo da parte la tua incapacità di produrre proposizioni contenenti verbi coniugati opportunamente, credo che nel tempo che mi ci vorrà per...completarmi...mi impegnerò al massimo, vivendo ogni attimo con incredibile intensità, perché una mattina, potrei svegliarmi e cambiare tutto-
-E se...non riuscirà mai a sentirsi completo? E se non tornerà mai nella sua terra?-
-Spero di riuscire, ragazzi, spero davvero di farcela. Perché quando tornerò lì, avrò tanto da fare. Cercherò di esprimere tutte le conoscenze acquisite, così come le esperienze, e renderò migliori le persone attorno a me, che un clima come questo che si respira a Milano, non sanno nemmeno immaginarselo-
-Ma se non ce la farà a tornare?-
-Vorrà dire che il destino, o Dio, a seconda della vostra percezione del mistero e del futuro, avrà così deciso per me-
-Un disegno sopra tutti noi?-
-Una specie, ragazzi. Certo, credo molto nel libero arbitrio, ma credo anche, profondamente, che non tutto dipenda completamente da noi, che ci sia un’entità superiore. Che poi lo si chiami Allah, Dio, Buddha, Padre o Fato poco importa-
-Molto profondo, prof-
-Bene. Ora prendiamo storia-
 
E così scivola via il momento. Le mie parole riecheggiano ancora per un attimo nell’aria, nelle menti, per poi scivolare via, lasciando posto alla storia del nazismo e al Mein Kampf di Hitler. Ma nel mio cuore questa questione non scivola mai via, è sempre lì, e queste curiosità dei miei alunni sono solo uno spiraglio del mio sogno sul mondo. Perché ciò che sento, ciò che desidero dal mio futuro è così ricco che non so descriverlo. So che tornerò in Sicilia. L’anno prossimo, fra due anni, domani, fra dieci anni. Ci tornerò, quando mi sentirò pronto.
Mi ricordo ancora da ragazzino, sopra la tomba di mio padre, e della mia promessa: io non finirò come lui, morto non conoscendo altro che quelle quattro case, un supermercato e una piazzetta che è il mio paese di origine e che era tutto il mondo per lui. Non morirò ignorante, potrei dire, per quanto mio padre non fosse considerato tale (essendo un prestigioso medico). Ma i suoi limiti, c’erano, potenti, decisi, e quelli non saranno anche i miei limiti. Quando io tornerò, sarò pronto, e non me ne andrò a vivere da nessun’altra parte. Ci andrò e ci rimarrò. Mi mancherà Milano, mi mancherà la gente di qui, ma sarò al mio posto, e potrò dire di aver ritrovato quel pezzo della mia anima mancante. Perché in Sicilia c’è una parte di me, che io ho lasciato lì nascendoci e vivendoci, e non potrò mai sentirmi pienamente...completo, finchè non la riotterrò, inglobando dentro di me parte della mia terra, della mia patria, del mio Sogno.

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Capitolo 5
*** Il sabato del villaggio ***


-Altro dirti non vo’; ma la tua festa
Ch’anco tardi a venir non ti sia grave-
Giacomo Leopardi

 
-Sono le cose importanti, sono i piccoli gesti, che fanno la differenza in un rapporto, gli ha detto. E lui le ha risposto che stavano insieme da poco, che lui non era pratico di quelle cose, che ci avrebbe provato per lei, ma lei non ha nemmeno provato a capirlo, lo ha lasciato così su due piedi-
-Che troietta. Paolo ci ha solo guadagnato-
-Sarà. Però anche Simona ha le sue ragioni-
-Ma che vuoi che ne sappia Simona-
-Ma si, che poi tu non lo sai, ma lui l’aveva baciata già un sacco di volte ma solo quando non c’era nessuno in giro-
-E beh, mi sembra il minimo-
-No ma tu non sai cosa è successo prima. Anche io pensavo così, poi però mi hanno raccontato. Praticamente Simo piaceva a uno di diciassette anni che andava in giro a dire che se la voleva fare. E lei ci stava anche, solo che era una vita che correva dietro a Paolo, e che Paolo correva dietro a lei, sbavando molto aggiungerei io, allora ha rifiutato. Poi, alla festa della Nicole, si sono baciati. Solo che per Paolo era la prima volta, ed è andato un po’ veloce. Allora Simo ha detto a tutti che lui baciava di merda, e hanno litigato. Poi però hanno fatto pace, e si sono baciati ancora. E così arriviamo all’altro giorno. Sono usciti la Simo, Paolo, Luca, Giovanni, la Michi e Pietro. Andavano al parco e praticamente gli altri hanno fatto un po’ di battutine su loro due, che dicevano che non erano una coppia seria e la Simo ci è stata male, perché comunque a lei piaceva un sacco Paolo e comunque...sì comunque loro avevano ragione: non si tengono neanche per mano! Infatti che cosa assurda. Allora poi da soli lei gli ha detto che se si vergognava di stare con una ragazza poteva anche lasciarla, e da lì tutto il casino, e poi boh, oggi mi ha chiamato e mi ha detto che lo volevo tradire con quello di diciassette anni. Io le ho detto no Simo ti prego che poi te ne penti ma lei niente-
-Sì ma posso dirti una cosa? È ridicola. C’è va lì e si fa con quello solo per far stare male Paolo, che invece è un bravissimo ragazzo. E comunque sai quanti se n’è fatta la cara Simo questa estate?-
-No quanti?-
-Cinque-
-Dio che troia-
-Si lo so. Ma il bello è che poi quasi tutti se li era fatti anche la sorella grande, Valentina-
-No ma ti prego cazzo...non ci credo. che schifo-
-Che poi...sai che va in giro a vantarsi di quanto erano fighi?!? Io li ho visti su Facebook. Dei ciospi assurdi-
-Ma scusa cinque minuti fa non la difendevi?-
-No beh aspetta non facciamo confusione. Secondo me in questo caso ha ragione lei perché Paolo è immaturo e non può comportarsi così cazzo c’ha tredici’anni mica cinque, ma normalmente è vero comunque che lei è un po’ una puttanella-
-E sai chi ha contagiato?-
-Chi?-
-La Sara-
-Ma se è una santa, quella-
-Sì ma sembra che sia cambiata. La Fra mi diceva che adesso fuma, e l’altra sera si è ubriacata e si è fatta almeno tre ragazzi-
-Ma scusa lei non stava con Matteo da una vita?-
-Sì ma si sono lasciati-
-E perché?-
-Non lo sa nessuno. Le voci dicono che sia stata lei a lasciarlo, ma Matteo è sparito dal radar della vita-gossip quindi non so dirti nulla-
-Sì ma anche la Sara....Mio Dio come cade in basso la gente-
-E tu? Tu come sei messa?-
-Bah sinceramente per ora me ne sto bene da sola...-
-Possibile?-
-Certo. Prima mi piaceva Pietro, però lui non mi cagava di striscio, allora mi sono consolata con Marco...ma anche lui è un po’ immaturo. E tu?-
-Beh per ora con Giuseppe sto bene. Lui è un figo e mi dà sempre ragione...cosa c’è di meglio?-
-Nulla. Beh ora scusa ma scappo, che ho ripetizioni...baci-
-Ok un bacio Silvi alla prossima e tienimi aggiornata su la Simo eh-
-Contaci, un bacio-
-Ragazze, avanti rientrate-
 
La nuova generazione mi lascia un po’ perplessa. Qui fuori, a dare un occhio a tutti, non ho potuto fare a meno di sentire.
La cosa che più mi ha sconvolto è che hanno tredici anni. Tredici, solo tredici, sono all’inizio della terza media, e c’è già la troia, la santa, l’immaturo e il figo...e le pettegole. Quelle non svaniscono mai. So che posso sembrare la vecchia professoressa un po’ fuori e malinconica, ma mi ricordo quando avevo io tredici anni. Una bellissima età. Mi ricordo come se fosse ieri, il primo bacio, il primo ragazzo. Ma non era ancora nulla di serio. Invece, adesso, sembrano delle trentenni cresciute troppo in fretta.
Ecco, è questo che mi dispiace più di tutto.
Hanno tanta fretta di crescere, di atteggiarsi da adulti e adulte, ma non sanno che l’attesa a volte è meglio del risultato. Perché la vita ‘dei grandi’ è dura e difficile, per niente come loro si immagino, come vedono in televisione. E dovrebbero godersi a pieno quest’età, della spensieratezza, delle piccole grandi gioie, dei piccoli grandi dolori, della piccola grande vita.
Non abbiate fretta di crescere, ragazzi.
Vi prego, o ve ne pentirete.
Non voglio dirvi niente, tanto lo capirete tutti da soli, prima o poi.
Solo, per favore, attenzione: il mondo è pieno di gente che si approfitta di quelli come voi. O forse, che esaudiscono questi desideri vostri che prima o poi, diventano condanne.

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Capitolo 6
*** L' Infinito ***


-...Così tra questa
Immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare-
Giacomo Leopardi

 
-Amo sbagliare. Sì proprio così, lapidatemi pure, ma io amo sbagliare-
-Nessuno può amare sbagliare. È assurdo. Gli errori sono ciò che ci portano verso il pentimento e il miglioramento, se a una persona piace fare errori, è come assuefatta a un livello base di conoscenza ed esperienza-
-Non so dirti se queste tue teorie (validissime, ne sono certa) siano esatte. So solo dirti che sì, lo dico e lo ripeto, io amo sbagliare, mi fa sentire viva-
-Ma non può essere l’errore la risposta. Forse, forse è la scelta-
-No. Tutti siamo liberi di scegliere, e tutti ce lo fanno notare. Guardati intorno: siamo martellati da pubblicità, frasi-simbolo, immagini, suoni, colori che ci urlano: prendi in mano la tua libertà, scegli ciò che vuoi scegliere. Ed è proprio a questo punto che per me si innesca il piacere e la soddisfazione-
-Allora vedi? È nella scelta-
-No, non nella scelta in sé. Nella scelta sbagliata. Vedi, quando tu hai due opzioni, sai che una è giusta e l’altra è sbagliata. Ora, se tu scegli quella giusta, avrai gioie e riconoscimenti, se prendi la via sbagliata, sarai triste e sola. Ecco, io scelgo di sbagliare-
-Ma non è detto che al bivio ci siano una scelta giusta e una sbagliata. E se ce ne fossero due giuste? O due sbagliate?-
-C’è n’è sempre una migliore e una peggiore-
-Non condivido a pieno la tua concezione. Dunque tu dici: quando devo fare una scelta, voglio sbagliare-
-Esatto. Solo così puoi sentirti viva. Sapendo che puoi sbagliare, che nessuno può impedirtelo-
-Ma lo sai che seguendo questa strada ti troverai allo sfascio e alla miseria? Una persona dovrebbe volere il meglio per sé e il meglio di sé...-
-Ma io miro al meglio-
-No, tu miri all’errore-
-Si impara più con un errore che con cento risposte giuste-
-Si ma se continui a sbagliare, un giorno pagherai sul serio-
-Può darsi. Ma almeno avrò vissuto davvero-
-E non è possibile che esista una via di mezzo? O sbagli o fai giusto? O è bianco o è nero?-
-Io detesto il grigio-
-Come scusa?-
-Detesto il grigio-
-Perché?-
-Perché non è bianco e non è nero-
-E quindi?-
-Mangeresti mai un cibo che è un po’ dolce un po’ salato? Faresti mai una strada metà in acqua metà in cielo?-
-No, è vero, ma molte volte, trovare un equilibrio è la cosa migliore, e anche l’unica che ti eviterà un se no inevitabile crollo-
-Ecco, è proprio questo che contesto io. Perché tutti cercano l’equilibrio? Equilibrio è un sinonimo di tranquillità, di normalità. Di noia. Il mio equilibrio sarà proprio la mancanza di questo. Farò tanti errori, nella mia vita, mi odierò, farò cose stupide, piangerò, forse, alla fine, ma almeno, sarò felice-
-Sei proprio sicura di quello che dici? Lo pensi davvero?-
-Sì-
-Ok-
-Ok-
 
Sì, io lo penso davvero, anche se so che tu adesso non mi crederai. Perché non sai cosa significa, tu, sempre nel giusto, buona samaritana, perfetta, dolce, aperta, sensibile. Non sai cosa vuol dire avere un vulcano dentro, esplodere, per poi ricrescere più forte. Non sai cosa vuol dire sbagliare, ed essere contenta di aver sbagliato. Perché il concetto di errore è relativo, e anche se così non fosse, la mia vita mi piace così com’è. La mia concezione della vita mi piace così com’è.
Vivere nell’errore è da matti? Forse. Ma ‘il naufragar  m’è dolce in questo mare’.

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Capitolo 7
*** San Martino del Carso ***


-è il mio cuore
Il paese più straziato-
Giuseppe Ungaretti

 
-Lasciatemi solo-
-Come vuole-
 
‘Eccoci dunque, Adolf. Devi fare la tua scelta. Ma non una scelta vile, quella mai: non sarai definito un codardo, che se la svigna alla resa dei conti. Perché è a questo che siamo arrivati, alla resa dei conti. Guardati intorno: hai perso. I Russi arriveranno da un momento all’altro, il tuo piano è fallito, e tu sei rimasto solo. E non per tua volontà, anche se così in questo momento può sembrare. Sei rimasto solo perché quelli che prima urlavano a gran voce il tuo Mein Kampf ora tacciono, in un angolo, impauriti, e si nascondono. Sì, i Nazisti, i Nazisti si nascondono, gli orgogliosi, quelli più orgogliosi, alla fine hanno ingoiato il loro orgoglio e hanno chinato la testa. E tu? Vuoi chinare la testa anche tu? D'altronde, Adolf, non hai molta scelta: di certo non puoi scappare. E poi, andiamo, non lo faresti mai. Tu, il grande capo della Germania, non puoi scappare. Hai preso in mano questa nazione che era un bocciolo, un piccolo bocciolo attaccato da mille insetti comunisti. Tu l’hai trasformata in una splendida rosa, ma come ogni fiore, prima o poi, morirà. Ha il diritto di morire, e nemmeno tu, il grande Adolf, puoi impedirlo. Questo potere, non sei mai riuscito ad ottenerlo.
Forse, forse Adolf un giorno ti pentirai di quello che hai fatto. Infondo, tutti questi ebrei, quegli uomini, quei politici, quelle donne, quei bambini....ma non importa. Tu hai seguito i tuoi ideali, e di questo devi essere fiero: non li hai mai abbandonati, fino alla fine. Guarda l’Italia, che ha fatto: un voltabandiera finale, verso gli Americani, verso i vincitori. Tu, Adolf, tu, Germania, non lo hai fatto, non ti sei arreso. Hai continuato, fino alla fine, fino ad ora. Ma ora? Ora, caro Adolf, devi decidere come avrà fine la tua vita. E non provare a smettere di pensare e agire d’istinto: non è da te. Tu sei un tedesco, tu sei il tedesco, e mai nulla ti potrà far staccare dalla tua razionalità. Quindi, continua ad ascoltarmi, Adolf, fino alla fine.
Torna indietro nel tempo, di un anno o due. Forse tre. Passeggiavi per quella cittadina, ti ricordi? Quella vicino Norimberga. Eri lì, e passeggiavi con le tue guardie, scambiando sorrisi cordiali ai tedeschi e altri compiaciuti alle vetrine dei negozi, che esibivano con onore i cartelli: Vietato l’Ingresso ai Cani e agli Ebrei.
Eri lì per una passeggiata, ti avrebbe fatto bene e poi, bisognava pur farsi vedere, dal proprio popolo. Beh, ad un tratto, una bambina ti era venuta incontro. Portava in viso alcuni tratti tedeschi, ma era indubbiamente ebrea.
Piccola, magra, dai capelli biondi e gli occhi velati, ma di conformazione fisica simile a quei Cani e con alcuni tratti somatici ben riconoscibili fra tanti: era una figlia di Cani. Facesti cenno a una guardia di scacciarla, ma lei non si muoveva, anzi, ti fissava. Allora, tu ti sei avvicinato, Adolf, e in quella bambina hai visto un essere umano. In quegli occhi nebulosi e stanchi hai potuto riconoscere i dolori di una vita difficile, stroncata da te, e per la prima e l’ultima volta, ti sei sentito in colpa. Gli hai chiesto di andarsene, che lì sola, avrebbe potuto farsi male. Lei non si muoveva, anzi continuava a fissarti, muta, senza proferire parola. Tu eri curioso. Ti sei avvicinato ancora di più, e ti sei piegato verso di lei. La bambina dai capelli biondi ti fissava, vitrea e perfetta. Poi, aveva sussurrato: -Warum?- .
Perché. Perché? Perché.
-Fucilatela- era stato il tuo comando alla guardia più vicina. Hai fatto un passo all’indietro, poi un mirino, uno sparo, e una cascata di capelli biondi cadde al suolo, vicino ai tuoi piedi. E tu? Tu la calpestai, imitato dalle tue guardie che si sorridevano divertite. Ma dentro, ti sentivi morire.
Perché? Ci hai più ripensato, Adolf? Perché?
Perché. Perché infondo tu sei nato con questa idea, ed era il tuo destino, quello di portarlo a termine
Già, era tutto scritto fin dall’inizio, la tua strada, le tue decisioni, tutto era già stato scelto, e tu hai solo avuto il coraggio e l’imprudenza di seguire cosa ti diceva la ragione. Perché la ragione sa, ed è l’unica cosa che ti ha guidato fin qui. Alcuni giornali stranieri, Americani, ti definiscono un pazzo, ma tu lo sai, matto non lo sei e mai lo diventerai. Perché forse, forse alcune tue scelte potevano essere discutibili, ma mai nessuno potrà dire che non le hai prese con lucidità.
Ed ora, Adolf, ora per un attimo smettila di seguire la testa. Solo per un attimo. Ascolta me, voce della tua coscienza, apri il tuo cuore. Cosa senti, Adolf? Che...sentimenti provi?
Delusione. Bene, Adolf, sono contenta per te: sei ancora umano, hai ancora delle emozioni. Ma...delusione per che cosa? Per la guerra che hai perso? In cui  hai trascinato la tua nazione, che doveva essere la vincitrice, la potenza, e invece è stata distrutta, straziata, calpestata, derisa? Per questo sei deluso? Ti hanno deluso i tuoi soldati, che non si sono dimostrati all’altezza delle tue aspettative? I generali? Le casse dello stato? Le banche? La moneta? Le armi? L’organizzazione dei funzionari di Stato?
Tu. Tu ti sei deluso da solo, ammettilo Adolf, sei deluso da te stesso. Chissà che cosa potevi diventare, chi potevi diventare, se prima della fine avessi staccato la ragione e l’ambizione e seguito il cuore. Magari, oggi, saresti onorato da tutti i Paesi e la tua terra, la tua Germania, sarebbe la Potenza Mondiale grazie a te. Magari davvero il tuo destino era quello solo che tu, accecato dalla fame di potere, non lo hai visto, o meglio, lo hai interpretato in modo diverso. Bene, Adolf, magari, a quest’ora, saresti felice. Invece, soffri. Soffri tantissimo. Era da tanto che non ascoltavi il tuo cuore e la tua coscienza vero? Fa male, vero?
È normale, Adolf. Questo è il prezzo da pagare per aver ucciso, distrutto, umiliato. E ora, guardati dentro, Adolf. È il tuo cuore, il paese più straziato’
 
-Eva, vieni...è arrivato il momento-
-Arrivo-
-Hai quello che ti ho chiesto?-
-Sì, Adolf, è qui-
-Bene. Addio, Eva-
-Addio, Adolf-
 
-Fuhrer...posso entrare? Fuhrer? Fuhrer?!? ODDIO!!!-
 
Adolf Hitler si uccise, o così sembra, con del veleno, insieme alla sua amata moglie Eva. Poi, per essere sicuro di averla fatta finita, si sparò anche un colpo alla tempia. Ormai, era un uomo distrutto. Il suo corpo, imbruttito da anni di guerra, anfetamine e droghe di altro tipo, rendeva ancora più grottesca la scena del suicidio.
Adolf Hitler se ne andò così, quasi in silenzio, dopo aver scritto il suo testamento, e per una volta, si accontentò di non essere il più brillante, il più potente, il più originale. Del resto, nella morte, si è tutti uguali, e forse lui, almeno così, trovò la pace.
O forse no.

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Capitolo 8
*** Sono una creatura ***


-La morte
Si sconta
Vivendo-
Giuseppe Ungaretti

 
-Non può essere così difficile vivere, non può essere, non ha senso-
-No? Eppure-
-Eppure è così, sì, lo so-
-Strano, hai mai pensato che per assurdo la vita, la cosa più bella che abbiamo, è anche la più dura?-
-Sì, la vita è bella. E poi, perché? Cosa c’è di bello nella vita? Forse, solo questo. Il concetto, l’idea che ti inculcano fin da quando sei nella culla: è bello vivere. Ma io comincio a non crederci più-
-Addirittura?-
-Ma guardati intorno, per favore. Cosa vedi? Dolore, sofferenza. Una persona, vivendo, incontra sicuramente questo: dolore e sofferenza. Questa è la tua unica certezza-
-Ma esistono anche persone felici-
-Poche. E non lo sono davvero. Tutti hanno i loro scheletri negli armadi, e solo perché tu non li vedi, non puoi dire che non ci sono-
-Per esempio?-
-Per esempio...pensa a una ragazza felice. Una a caso. Una che sta camminando qui, in questo parco-
-Ok. Individuata-
-Perfetto. Ti sembra felice, no?-
-Sì-
-Perché?-
-Sta ascoltando la musica con il suo IPod, e sta sorridendo-
-Ok, bene. Beh, magari ora sorride, però a casa, deve affrontare una brutta situazione. Magari sono sette fratelli, e economicamente non ce la si fa più. Magari scoprirà che fra poco dovrà lasciare la scuola, e lavorare. Lei, che magari voleva diventare una cantante famosa, si ritroverà in un lurido bar a pulire tavoli-
-Oh oh, vero, ma non è sempre così-
-Questo è un esempio di dramma esterno, come piace chiamarlo a me. E poi, c’è il dramma interno-
-Dramma...interno?-
-Sì. Prendiamo sempre l’esempio della ragazza: questa ragazza ha apparentemente una vita perfetta. Ma dentro, ha il fuoco. È infelice, insoddisfatta, non si sente compresa, capita, ha il mondo addosso, che le chiede di essere perfetta, al meglio, e lei invece vuole solo rilassarsi, giocare, far finta di ridere per qualcosa che ridere non fa, nemmeno un po’, ma che senso ha stare tristi? E invece è costretta ad una serietà che non le appartiene, e deve fare i conti con dei ritmi che non riesce a gestire. Magari, è la ragazza più fortunata del pianeta, eppure la sua vita è drammatica, perché lei è infelice-
-E cosa rende felice?-
-Non lo so-
-Scusa?-
-Non lo so. Sto ancora vivendo, non so dirti cosa possa rendere felice una persona, perché non riesco a trovare una persona felice nella mia vita-
-Tu non sei felice?-
-No. Tu?-
-Non lo so. Pensavo di sì, fino a poco fa-
-Ah, ok. Pensavi di sì. Perché?-
-Non ho mai pensato che tutto debba essere perfetto, nella mia vita. Non è questo che rende felice. Ma io mi alzo la mattina, mi guardo allo specchio e so di essere una persona buona, giusta e sincera che affronta un’altra giornata meglio che può. Questo mi rende felice-
-Certo. Beh, tu non hai il dramma dentro, forse, o forse, non te ne accorgi. Buon per te-
-Cioè a me sembra solo di essere felice?-
-Secondo la mia teoria, sì-
-Ma se a me sembra di essere felice non è come se lo fossi?-
-No-
-E cosa cambia?-
-Tutto-
-O niente?-
-Tutto-
-Quindi la vita è questo: dolore e sofferenza-
-Così pare-
-E non ci resta che sperare in una morte veloce e indolore che ponga fine a tutto-
-Non ho mai detto questo-
-Credi che la morte possa far continuare la vita?-
-Certo che no. Credo che possa farla ricominciare da capo-
-In un altro tempo, in un altro spazio, forse potrei crederti-
-Pensavo di essere io quella cinica-
-No, sul serio, se parliamo di felicità, dolore, sofferenza, amore e fortuna su questa terra, posso ascoltarti, ma non siamo sciocchi: non puoi ricercare gli stessi sentimenti che provi qui ed ora anche nel posto, nel qualsiasi posto ci sarà dopo la morte. La vita finisce. Il resto è mistero, ma non mi aspetto nulla-
-Così non rimani deluso?-
-Esatto-
-E’ da idioti-
-Come prego?-
-Questo ragionamento è da idioti. Tu vivi, soffri, piangi, preghi, fai un’imitazione scarsa e improduttiva dell’amore, della gioia, e pensi che tutto possa finire qui. Scusa, ma non dirmi se non è assolutamente pessimistico come sguardo sull’esistenza-
-La morte non è bella, nessuno ha mai detto che è bella-
-Ma qualcuno una volta ha detto ‘la morte si sconta vivendo’-
-E dunque?-
-E dunque, caro amico, rimango della mia idea: tu vivi, soffri, piangi, preghi, fai un’imitazione scarsa e improduttiva dell’amore, della gioia, e pensi che tutto possa finire qui. No, questa è la morte. E quando porrai fine a tutto questo, potrai vivere. Tutto questo, e molto altro. Senza niente, o con tutto, non ha importanza: finirai per essere felice-
 
Vivi.
Soffri.
Piangi.
Preghi.
Fai un’imitazione scarsa e improduttiva dell’amore, della gioia.
Pensi che tutto possa finire qui.
Idiota.
Questa è la morte.
E dopo la morte, avrai la vita.
Ma c’è una regola, fondamentale, da prendere in considerazione.
La morte va scontata.
Il che, detto in termini comuni, può essere tradotto con: la vita va vissuta.
Intensamente.
Solo così si potrà vivere.
O morire.
A piacere di ognuno, a questo punto.
 

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Capitolo 9
*** Canto notturno di un pastore errante dell'Asia ***


-Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai,
silenziosa luna?-
Giacomo Leopardi
 
-Ho capito che per noi due, è anche troppo facile ricadere nei vecchi schemi. Siamo felici, ma siamo anche irrimediabilmente tristi. Siamo completi, ma mai soddisfatti. E tutti e due vogliamo essere soddisfatti nella vita, no?-
-Certo-
-Quindi sarai d’accordo con me se dico che qualche meccanismo cigola. È stato bellissimo Sonia, davvero, ti ho amato tanto, tantissimo, così tanto che mi ha logorato, distrutto e fatto rinascere, stare con te è stato come volare sulle montagne russe, ma sono sempre più stanco, e la fatica è sempre lì, in agguato. E c’è sempre qualcosa che non soddisfa, capisci? Non tutto soddisfa tutto-
-Certo. Certo, capisco-
-E non sei d’accordo, vero? Lo capisco dalla tua espressione, non è così?-
-Certo che non sono d’accordo. Come potrei esserlo?-
-E tu allora cosa pensi? Cosa pensi di questo ultimo guaio, di questa ultima situazione? Rattopperemo tutto ancora una volta? E se ancora una volta la stoffa salterà al primo accenno di vento?-
-Quello che dici tu è molto giusto. Se vuoi ti do ragione. Ma io non penso che tu ne abbia. Sai, io e te siamo così. Apparentemente incompatibili. Ci sentiamo attratti l’uno dall’altra, ma la ragione impone ad entrambi di fermarci. Abbiamo due caratteri forti, focosi, che insieme fanno scintille. Ci siamo lasciati, tante volte. Ci siamo sempre ritrovati. Siamo magnetici, e questo è indiscutibile. C’è fuoco, ecco. Ma nel fuoco si rimane scottati. Forse tu ti sei stufato di tutto questo fuoco, di tutte queste scottature. Forse anch’io, forse...anche io. Forse tutto il fumo non ci permette di goderci i momenti felici, forse la passione a lungo andare logora perfino un amore forte come quello che ci lega. E non ci sentiamo più soddisfatti, e ci chiediamo se la felicità sia questa. Io non ti biasimo se, adesso, decidessi anche di finirla qui. Ma non venirmi a raccontare balle su toppe e guai, noi non siamo così fragili-
-Già. Non siamo così fragili-
-E allora? Che vuoi fare adesso?-
-Non lo so. Io ti amo, Sonia, tantissimo, solo, vorrei anche essere felice-
-Provare amore non ti rende felice?-
-Sì. Ma è come se...non fosse abbastanza-
-Quando dici quelle tre parole, chiudi gli occhi. Perché? Te ne vergogni? È un tuo diritto desiderare tutto, e anche di più. Forse io non posso dartelo, Marco-
-Forse io non posso più darti tutto, eh? Forse anche tu sei stanca di tutto questo fuoco-
-Forse è il fumo-
-Già. Forse pensiamo che questo possa nascondere qualcosa, ma quando la passione, l’amore si fa da parte, ci ritroviamo noi due, persone incompatibili che condividono lo stesso letto occasionalmente e la stessa vita da quasi due anni-
-Ormai hai deciso. Solo, mi mancherai-
-Mi mancherai tanto anche tu. Forse, avrò voglia di baciarti, qualche volta-
-Solo qualche volta?-
-Sempre. Io avrò sempre voglia di baciarti-
-Non potrai più. È finita, ricordi? Ora siamo amici...cioè, no, dai, non siamo amici-
-Perché? Non possiamo essere amici, Sonia?-
-Ovviamente no. Possiamo amarci, in alternativa odiarci e ignorarci, ma stabilire un rapporto di amicizia cortese e sincera, non potremmo mai, avanti. Siamo troppo...-
-Lo so. Ti amo-
-Ti amo anche io-
-Ricordami perché ci stiamo lasciando-
-E’ finita. Non è più tempo per noi, dobbiamo farcene una ragione-
-Già-
-Già-
 
Alzo gli occhi. Vedo la luna. Lei se ne va. Scompare, in quel viale alberato, sotto il ticchettio insistente della pioggia. Se ne va, e io mi sento improvvisamente troppo, troppo solo. Perché l’ho fatta andare via? Io la amo!!! La amo!
Sono un coglione. Un mai soddisfatto coglione, per giunta. Non sarò mai felice.
O forse sì. Ma non con lei. Io volevo esserlo con lei, con Sonia, l’unica che riusciva a farmi battere il cuore in quella maniera sconvolgente, l’unica che con i suoi ragionamenti poneva fine a tutti i miei complessi mentali, l’unica che ho amato tanto da lasciarla.
Si, forse è stato questo.
L’ho amata troppo. E il troppo stroppia.
Nessuno si sposerà mai con il Grande Amore. Nessuno costruirà mai niente con il Grande Amore.
Tra dieci, quindici anni, forse di lei avrò solo un ricordo appannato, di baci roventi, carezze, discorsi, notti passate tra gemiti e lacrime, e quell’odore di fumo che ha dato sapore alle mie sere d’estate e d’inverno.
Mi manca già. E piove. Alzo nuovamente gli occhi: le nuvole ricoprono il cielo, ma lasciano uno spiraglio. E vedo, di nuovo, la luna.
Tranquilla, osserva i miei tormenti. Mi guarda, mentre sono qui, bagnato di pioggia e lacrime, che dico addio alla donna che ho amato di più in tutta la mia vita.
Se ne sta lì, tranquilla, e osserva. Tutto.
Qual è il suo senso? Che ci fa lì? Ci prova gusto, a veder soffrire noi poveri esseri umani? Ci prova gusto ad assistere ad una simile, pietosa scena? Non può, semplicemente, scomparire dietro quelle nubi violente e pensare alla sua vita?
Che cosa fa lì?
È così necessaria, la sua presenza?
Per chi?
Perché?
Cazzo, che qualcuno mi risponda, una buona volta.
Qualcuno che abbia pena di me. Di un uomo che, come altri centomila, si pone domande e non riceve risposte.
Mai.

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Capitolo 10
*** Soldati ***


-Si sta come
D’autunno
Sugli alberi
Le foglie-
Giuseppe Ungaretti
-La vita di un musicista è costellata di problemi-
-Ok-
-Sì, sembra tutto bello, facile, tu vai lì, suoni, ti prendi gli applausi, e poi torni ad essere nessuno, fino al concerto dopo. E così via, concerti e concerti, finchè poi, anche tu, ti dimentichi chi sei. E non vali più nulla, né tu, né la tua musica-
-Ok-
-Sai qual è il punto? Il punto è che la fama la raggiungono in pochi, e quasi mai per bravura. Il merito è ormai una qualità dimenticata da Dio. Chi se ne importa se suoni divinamente, se non hai agganci, finisci ad insegnare musica ad una scuola elementare-
-Ok-
-E’ una situazione talmente precaria...non ce la si fa più. Non ce la faccio più. L’arte non vale poi così tanto, se manca il resto. L’arte non ti paga l’affitto della casa, il cibo, i vestiti, il mutuo del violino, perché te ne sei comprato uno decente, che costa più dell’affitto della casa, a dirla tutta. Perché fare il musicista significa rivoluzionare tutte le tue priorità-
-Ok-
-Si, fare il musicista vuole dire svegliarsi in piena notte, afferrare il tuo strumento e cominciare a suonarlo, prendendoti il mattino dopo tutti i cazziatoni di questo mondo. Fare il musicista vuol dire andare a fare un concerto, e trovarsi davanti gente che sbadiglia, che scrive messaggi, che ascolta l’IPod. Fare il musicista significa firmare qualche autografo che finirà sotto mille altri autografi nella biblioteca di qualche ‘presunto collezionista’. Fare il musicista vuol dire regalare la tua vita alla musica. Cosciente che non te la restituirà. La musica si prende tutto, e non ti restituisce mai niente. È questa la verità-
-Ok-
-Sì, perché è ingiusto. La musica ti attrae, ed ha un potere decisivo, sulle tue scelte. Ti cattura, e tu diventi suo schiavo, schiavo della musica. E a quel punto non puoi più farci nulla. Sei cosciente di che cosa ti porterà, la musica. Solo problemi. Una vita costellata di problemi. Ma sei pronto a compiere il sacrificio. E sei fregato. Perché la musica ha sempre quel potere, nel tuo cuore. Dopo un po’, l’incanto svanisce, ti lascia da solo, ma quel potere, quel potere di attrarti, ce l’avrà sempre. Non ti permetterà mai di mollarla, ormai sei suo, e non sarai mai di nessun altro.
Sei sposato con la musica, e lei è la moglie più possessiva che esista-
-Ok-
-Ah, giusto, perché non bisogna dimenticarsi che l’amore sarà un’altra cosa che la musica ti porterà via. Il vero amore non potrai più provarlo per nessun’altra cosa e persona. Quell’amore che scuote l’animo, nel profondo, non potrai mai rivolgerlo alla tua donna. Sarà sempre e solo suo. Certo, ti innamorerai, ma non sarà mai la stessa cosa. Guardandoti dentro, ogni giorno della tua vita, saprai che l’unica cosa con cui vorrai condividere sicuramente il resto dei tuoi giorni è la musica. La tua fidanzata forse, chissà, ma la musica, è una certezza-
-Ok-
-E avrai sempre una vita d’inferno. La gente ti prenderà per uno scansafatiche, che pur di far qualcosa, strimpella due corde. Ma che andasse a lavorare, penseranno tutti. E non sapranno cosa vuol dire, avere la musica dentro. Non sapranno com’è faticoso viverci insieme, alzarsi con lei, ogni giorno, lottarci per dargli una forma, un’espressione, un’interpretazione, litigarci perché ci ruba la felicità, e andarci a dormire la sera cosciente che il giorno dopo sarà uguale-
-Ok-
-Ok?-
-Ok. Ho capito tutto. Ho solo una domanda-
-Dimmi-
-Quello che hai detto mi ha convinto. La vita di un musicista fa schifo. Ma allora, perché fai il musicista?-
-Non lo so. Mi è successo, come succede una sventura o un temporale. Questo mi è stato dato dal destino, questo mi prendo-
-Ok-
 
-Amore, come sono andati oggi i colloqui per il concerto?-
-Bene, amore. Bene-
-Hai trovato qualche ragazzo giovane che puoi usare per il numero di apertura?-
-No, non lo so. Domani continuo, poi, prenderò le mie decisioni-
-Ti faccio un piatto di pasta?-
-Si, grazie cara-
-Di niente amore-
 
-Ehi, eccoci qui. Allora, non hai nulla da raccontarmi?-
-Oggi l’ho sentita ancora, mentre stavo parlando con un ragazzo. Ha tremato-
-Amore, sei sicuro?-
-Sì. È proprio vero, lei non mi ha mai abbandonato-
-Potrei essere gelosa della tua musica-
-Perché? La musica non la bacio, non ci parlo, non ci faccio l’amore, non me la sposo, non la scelgo-
-No, è lei che sceglie te-
-Già. Ed è una merda-
-Forse dovresti...cambiare lavoro-
-Mai-
-Mai?-
-Mai. Non posso tradirla. Sarebbe come tradire me stesso-
-Non puoi stare sempre...così-
-Ma io non sto sempre così-
-Beh, quasi sempre, amore, ammettiamolo. Passi settimane intere chiuse in quella camera, con il tuo violino, e provi, componi, provi, componi, provi, componi. A qualsiasi ora del giorno o della notte. Ti rapisce completamente. Non puoi controllarla, non puoi controllarti. È troppo imprevedibile, ti sta logorando la vita. E cosa ti dà, in cambio? Dieci minuti di gloria, uniti a cinque secondi di completezza con un profondo senso di infinito. Tue parole testuali. Ti è sufficiente?-
Respiro. Sospiro. Respiro.
-Sì. Perché quei cinque secondi, sono i secondi più belli di tutta la vita-
 
 

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Capitolo 11
*** Mattina ***


-M’illumino
D’immenso-
Giuseppe Ungaretti
 
-Gli uomini sbagliano. Sbagliano continuamente. È nella loro natura, non si può impedire loro di farlo...sarebbe come cambiare la loro essenza. Sbagliare li rende, ci rende uguali, e allo stesso tempo, irrimediabilmente diversi. È un concetto alquanto complicato, lo capisco, ma è anche vero che tutti, alla fine, ce l’abbiamo nel cuore. Sbagliare ci rende migliori, se non ci rovina la vita-
-Già, sbagliare. È un concetto troppo relativo, però, quello dell’errore. Quando si può dire che una persona sbaglia? Qual è il sistema di riferimento, il punto 0? Da che parte comincia l’errore, da che parte comincia il giusto?-
-Non si può. Almeno, noi non possiamo. Forse, dopo anni, attraverso una visione più oggettiva si possono rintracciare i punti, i momenti, dove sono state prese delle decisioni cosiddette ‘sbagliate’. In effetti, se ci pensi, è molto più semplice rintracciare eventuali errori nella storia di Roma piuttosto che in quella contemporanea-
-Un’idea alquanto manzoniana non trova? ‘Ai posteri l’ardua sentenza’-
-Esatto. Sì, sono pienamente d’accordo. Ma vedi, non è l’errore in sé, il punto. Bisogna infatti pensare all’uomo come parte di una comunità, di un gruppo di uomini che, come lui, hanno il diritto di sbagliare. Quindi, un errore che può essere costruttivo per un uomo, può diventare una piaga per un popolo. Sbagliare ci rende uguali, ci può rendere migliori, ma ci può anche distruggere. Il rischio è molto alto-
-In una persona ‘normale’ c’è una sorta di sesto senso che ci induce a riflettere sui nostri errori, e a non commetterne di nuovi-
-La coscienza?-
-Forse. Ma vede, non credo affatto che il prendere una decisione in sé, per quanto possa essere negativa, sia un errore. Il non prenderla, forse, lo sarebbe-
-L’indifferenza peggior peccato capitale?-
-Esatto. Nessuno può essere neutrale. O si è solo infami-
-Cioè secondo te è sempre giusto prendere una posizione. Anche se questa va contro ogni etica e morale, sempre meglio di far finta di nulla e non metterci del proprio. Tutto, ma non astenersi. Mmm, hai una visione piuttosto decisa della realtà, a quanto vedo-
-Certo, prof. Credo fermamente in questi valori. Seguire la propria testa, i propri ragionamenti, non farsi influenzare da nessuno-
-E l’amore?-
-Scusi?-
-Non stai mettendo in conto l’amore-
-L’amore è fortemente irrazionale. Due persone non si possono scegliere. Quello non è amore, è istinto di sopravvivenza. Ci fa sentire al sicuro, avere una persona accanto, più o meno della stessa età, con una storia simile, una qualche sicurezza, un carattere più o meno simile e complementare. Ma quello, ripeto, non è amore. L’amore è qualcosa di fortemente incontrollabile. Non si può arginare, ordinare, esploderebbe tra i paletti, straborderebbe dagli argini. Non si può amare un pochino, o amare tanto. Si ama, punto. È come la morte. Si è morti, punto. Non si può essere un po’ morti, o tanto morti-
-Un uomo e una donna non possono sentirsi sicuri e innamorati?-
-Sta cercando di mettere a tacere i suoi sensi di colpa per caso?-
-Scusami?-
-Ma si, prof, andiamo. Lei vuole ascoltare me, sua giovane alunna di quinta liceo di cui ammira fortemente le idee, che le dico che non sta completamente andando fuori strada e fingendo di essere felice. Mi dispiace, non posso mentirle così-
-Non capisco proprio cosa tu stia dicendo. Ti ho invitata qui, a casa mia, solo per continuare un colloquio che avevamo avuto in precedenza a scuola sul concetto di errore, coscienza, e morale-
-Sì. E ora stiamo parlando dell’amore. E lei, con gli occhi, mi sta pregando di dire qualcosa che possa darle ragione. In cui possa rivedere la sua vita. Le ripeto, mi dispiace, ma non credo che la donna con cui mangia a pranzo, cena e colazione e con cui va a fare la spesa, la sua “fidanzata”, sia l’amore della sua vita-
-No? E che ne sai tu? Non mi conosci-
-Non è vero. Io la conosco meglio di quanto crede. Fa questa vita perché ha sempre voluto una sicurezza di fondo, forse iniziata a cercare quando i suoi genitori sono morti prematuramente, non lo so, comunque, si è trovato un lavoro mediamente prestigioso, una casa mediamente bella in un luogo mediamente tranquillo. E fin qui ci sta. Ma non mi può dire che la donna che ‘mediamente ama’ sia quella che le provoca...il vero amore. Non può dirmi che ogni volta che la vede le viene voglia di baciarla, di farci l’amore fino a stare male. Non mi può dire che quando la guarda mentre parla, mentre sorride, mentre cammina, le vengono i brividi. Non mi può dire di sentirsi pienamente felice e soddisfatto con lei. Non menta a me, o meglio, non menta a se stesso, per favore-
-Forse non tutti siamo in grado di amare in quel modo. Forse alcuni riusciranno solo ad ‘amare mediamente’-
-No. Questa è la scusa che si ripete ogni sera prima di andare a dormire. Ma la smetta, per favore. Lei non è pienamente soddisfatto perché ha provato l’amore vero, e visto che non può essere realizzato, si è aggrappato all’amore giusto. Ma dimentica che l’amore non è giusto, se è grande-
-E sentiamo, chi sarebbe stato o è secondo te il mio grande amore?-
-Ma naturalmente io-
-Scusami?-
-E’ ovvio prof che lei è completamente preso da me. Glielo leggo negli occhi. E se ne vergogna anche parecchio, perché io ho la meta dei suoi anni, sono una sua studente, e questo suo sentimento va contro ogni etica e morale, riprendendo il discorso di prima. Però mi sta un po’ deludendo, se devo dire il vero. Sta decidendo di non scegliere, di ignorare me e se stesso. Mi vuole vicino a lei, il più possibile, però non può combinare niente con me. È in perenne battaglia con se stesso e, sebbene questa situazione sia faticosa, è comunque migliore di qualsiasi tipo di surrogato dell’amore che le offre la sua presunta fidanzata. Mi dica dove sbaglio-
-Io non posso averti-
-Non è vero questo-
-Vuoi dire che...faresti qualcosa con me?-
-Forse non tutto, o non proprio tutto. O forse, ancora non lo so. Potremmo cominciare a fare l’amore, che ne dice? E se saranno scintille, come prevedo, forse, potrei perfino impegnarmi un po’ di più, la prossima volta che mi inviterà qui per ‘una conversazione filosofica’-
-Non ho mai conosciuto una persona come te-
-Ma questo è ovvio. Il vero amore si incontra solo una volta nella vita, e io non le consiglio di sprecarlo così-
-Cioè adesso dovremmo fare l’amore?-
-Sì, oppure, potrebbe cacciarmi via dimostrandomi che sbaglio e facendo l’amore con la sua fidanzata che ama alla follia. A lei la scelta. Ma la prego, la prego, non sia indifferente. Prenda una cazzo di decisione-
-Spogliati-
 
-Avevi ragione-
-Certo che avevo ragione, prof. E lei lo sa perfettamente. Sono state scintille, esattamente come immaginavo-
-Wow-
-Bene. Finalmente, ha scelto. Oh, guardi...che bell’alba-
-E’ stupefacente la tua capacità di impressionarti dei fenomeni atmosferici mentre sei su un divano nuda tra le braccia del tuo professore di lettere dopo due ore di sesso-
-L’emozione è emozione. E io provo emozione-
-Anch’io-
-Sono contenta. Si dice infatti che...se siamo ancora in grado di emozionarci, non siamo poi così distanti da essere felici-
-Già. Ed è mattina-

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