Whatever i did.. it was only for you..

di Toya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di tutto ***
Capitolo 2: *** Finalmente Mangiamorte ***
Capitolo 3: *** Remember you.. ***
Capitolo 4: *** In viaggio per Hogwarts ***
Capitolo 5: *** Two souls.. one road.. ***
Capitolo 6: *** Casuality or..? ***
Capitolo 7: *** The begining of the real story.. ***
Capitolo 8: *** Plan ***
Capitolo 9: *** New friend ***
Capitolo 10: *** Questo non è altro che amore ***



Capitolo 1
*** L'inizio di tutto ***


Avanzavo piano piano per quel tetro corridoio, con il capo chino sotto quel manto nero, osservando la serie di mattonelle abiette, non osando guardare ciò che era davanti a me.
Nella mia mente, mille pensieri vagavano spaesati in cerca di risposta, non osando però oltrepassare quella barriera che le rispingeva dentro, come una barriera elastica.. è quelle continue domande continuavano a lacerarmi e ferirmi sempre di più..
Mi doleva il collo nel stare per tutto quel tempo con il capo chino, ma non potevo fare altro. Potevo intravedere davanti a me solo 2 figure vaghe.. Uno molto grande e grosso mentre l'altro era piccoletto.. Quasi il suo opposto.. Non ero riuscita a vedere i loro volti, perché ogni volta che osavo alzare per pochi secondi la testa, li vedevo con addosso una specie di maschera lucente e briosa che mi proibiva di identificarli.
Sentivo una mano gelida poggiarsi sulla mia spalla, e al solo contatto riuscivo a identificare chi era..  Era il mio mentore  che, indifferentemente, si era affiancata a me, ascoltando interessata alla discussione dei 2 uomini.
Non potevo non rialzare lo sguardo e ammirarla di nascosto. Quel suo lato così forte e autoritario erano i lati che adoravo del mio mentore. Avanzava così tranquilla, sfoggiando quel sorriso così impassibile, nonostante sapeva bene dove dovevamo andare. Era diventata quasi un idolo per me.. ogni volta che la vedevo, cercavo di spiccare sempre tra i suoi occhi, cercavo di assomigliare al suo profilo così perfetto.
Ma proprio quando mi ero persa completamente in queste riflessioni, notai che le 2 persone davanti in me in nero si fermarono davanti ad una porta massiccia, come se in attesa di qualcosa.
“Si aspettano che la porta si apra da sola?”
Mi chiedevo, osservando attentamente quella porta che sembrava del tutto normale. Udivo soltanto delle voci da lontano.. voci vaghe, quasi inudibili, come sibili. Notavo come i due uomini, assieme al mio mentore, avevano iniziato a bisbigliare qualcosa, cercando di non farmi capire nulla. Ero rimasta lì, alcuni passi lontana da quel gruppo, e iniziavo a sentire mancare il fiato.
“ Forse.. siamo arrivati, ed è giunto il momento..”
Questo pensiero iniziava a sopraelevarsi alle altre domande, riuscendo a mettermi in ansia. Dopo tutti quei mesi di preparamento, ero sicura di essere riuscita a governare questa mia preoccupazione in attesa del grande evento, eppure i miei sforzi iniziarono a frantumarsi quando l’enorme e massiccia porta si aprì lentamente, facendo un grave scricchiolio.
Dalla piccola fessura aperta, una voce rauca ma stridula chiese qualcosa di quasi impercettibile. A tale domanda, fu l’uomo grande e robusto a rispondere con voce bassa, togliendosi la maschera mistica.
-Rodolphus, Rabastan, Alecto e.. la nuova “recluta”-
Intonò l’uomo, allontanandosi dalla porta, lasciando l’interlocutore libero di osservare i presenti. Ero tentata ad alzare lo sguardo verso la porta. Vedevo il riflesso di una luce proveniente dalla porta sulle mattonelle, e un’ombra sgorbia offuscare quel riflesso.
La porta, allora si aprì ancora di più, colpendo tutto il corridoio di una luce tetra. Notai i due uomini avanzare verso la porta, indisturbati dall’atmosfera cupa creatasi.
Non riuscivo a trattenere quella curiosità, e alzai lo sguardo verso la porta, chiedendomi cosa potesse esserci, ma quella figura posta come blocco mi inquietò parecchio.
L’uomo, dall’aspetto piuttosto putrido e orripilante, mi osservava con aria interessata, picchiettando sul bordo della porta con le dite della sua mano destra che era stranamente metallizzata, quasi di argento.
Subito chinai il capo, notando la sua persistente occhiata, sistemando il ciuffo ondulato rossiccio, dietro l’orecchio, cercando di distrare la sua attenzione su di me, quando una voce familiare mi rincuorò.
-Alena.. è ora di andare cara.-
Il mio mentore avanzò tranquillamente verso la porta con passo sicuro, dopo essersi voltata verso di me, rivolgendomi un sorriso abbozzato.  Appena la donna scomparve, presi di coraggio e iniziai a indirizzarmi verso la porta, tirando il cappuccio nero nel mantello più verso il volto, non lasciando intravedere altro che le mie pallide labbra.
“è giunta l’ora di rivendicarti”.

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Capitolo 2
*** Finalmente Mangiamorte ***


Avanzavo in silenzio per la sala, seguendo fedelmente il mio mentore. Le voci che prima sentivo come sibili ora si facevano sempre più forti e distinguibili. Al centro della sala, vi era una grande tavola piuttosto antica ma ancora robusta. Vedevo tante persone assise attorno al tavolo, tutte con delle espressioni cupe e con un’aria minatoria ma superiore, come evidenziava il loro sguardo quando si posava su di me.. la ragazza incappucciata. Osservavo di nascosto i volti, con una curiosità quasi maniacale, cercando di riconoscerli. Vagamente riconoscevo qualcuno, sia dai racconti epici che si sentivano sul loro conto, che dalle taglie leggendarie che pendevano sulle loro teste.  Riconobbi subito la mangiamorte Bellatrix Lestrange.. Quante cose avevo sentito sul suo conto.. così tante da provare un brivido di paura solo a vederla, accompagnata quasi ad una sensazione di compiacimento.

Le due figura che prima mi avevano accompagnata, si sederono in silenzio nei sedili vuoti , accanto agli altri, rimanendo in silenzio. Nessuno osava fiatare, solo qualche bisbiglio ma poi niente, il silenzio più assoluto. Tutto culminava sull’ultima sedia posta all’apice del tavolo, che dava le spalle a tutti i presenti.
Il mio mentore era ancora in piedi però, con le braccia incrociate. I suoi lunghi capelli neri cenere le cadevano perfettamente fino alle spalle, e il suo sguardo deciso lasciava intravedere un velo di preoccupazione oltre a quegli accesi occhi.
Il silenzio si interruppe quando un rumore di passi si udì dal corridoio precedente. Notai come molti dei mangiamorte si girarono verso la porta come se curiosi di sapere chi stava entrando nella cosiddetta tana del lupo.
Una donna slanciata dai folti capelli biondi avanzava per la sala con un atteggiamento altezzoso se pur con passi nervosi nell’osservare la poltrona che dava le spalle a tutti. Dietro di lei, c’era un ragazzo, un ragazzo che conoscevo bene.
Biondo.. Alto.. Atteggiamento arrogante e altezzoso.. Il cui padre era appena stato buttato ad Azkaban.. Non poteva essere altro che un Malfoy, con precisione.. Draco Malfoy!
Rimasi a bocca aperta nel vedere il ragazzo in quella stanza. Nonostante ero abituata a vederlo nei corridoi di Hogwarts o nelle lezioni che avevamo in comune, vederlo in quella sala era stato come vederlo per la prima volta, sotto una visuale diversa.
Abbassai ancora di più il cappuccio, nascondendo ancora di più il mio volto, affiancandomi alla figura del mio mentore. Per un attimo, mi presi per stupida da sola. Perché dovevo nascondermi da lui? Tanto non mi avrebbe mai riconosciuto..
“Non sa nemmeno che esisto..” Era il pensiero che dominava, eppure cercavo lo stesso di sopprimerlo. Perché mi stavo preoccupando di ciò che poteva pensare lui? Perché all’improvviso mi sentivo turbata?
Draco guardava la sala con una certa aria da trionfante, osservando ogni angolo di quella sala, compreso sua zia che lo osservava squisita dalla sua presenza e da quella di sua sorella.
La donna osservò in atteggiamento di studio il mio mentore e soprattutto me, tenendo vicino a sé il ragazzo, e dopo il suo esame, si rivolse verso la persona seduta sulla poltrona isolata dalle altre.
-Mio signore..- intonò la donna con voce smorzata quasi dalla paura di aver disturbato il “signore”.
La poltrona si voltò verso il tavolo, lasciando intravedere una figura dall’aspetto laido e inumano, da cui i suoi occhi scarlatti risaltavano in modo persistente e sinistro.
Era proprio lui.. Colui-che-non-doveva-essere-nominato. Ero nella stessa stanza dove anche il Signore Oscuro era presente. Sentivo un’aria gelida accarezzarmi violentemente la pelle, nonostante avevo addosso quel mantello logoro, così forte da farmi sobbalzare sul posto appena osai alzare lo sguardo e vederlo in pienezza. Osservava la platea con aria superba e quasi sprezzante, e i suoi occhi si fermarono ferreamente sul  giovane Malfoy che si era quasi nascosto dietro la madre.
-Narcissa, vedo che sei venuta con Draco.. – intonò con un sorriso feroce il Signore Oscuro, posando poi il suo sguardo su di me. Quello sguardo pesava più di tutte quelle altre messe insieme.  –Allora miei seguaci.. Avete notizie da farmi?-
In sala scese il silenzio più assoluto, e i Mangiamorte si guardavano a vicenda minacciosamente. Fu un uomo piuttosto alto e ben piazzato con una lunga chioma bionda a interrompere quel silenzio, parlando.
-Mio signore.. Riguardo alla faccenda di Potter, credo che è già stato informato. Le posso dire che stiamo reclutando tanti giovani aiutanti, pronti a servirla e a combattere per lei, mio signore- disse con voce roca in direzione del Signore Oscuro.
L’uomo iniziò a muovere il collo, e riposò lo sguardo su di me, quasi con disprezzo.
-Giovani reclute, eh? Come quella?- Chiese in tono grave, osservando il mio mentore con un sorriso spregiante. Notai come tutti i mangiamorte si voltarono verso di me, osservandomi con una curiosità quasi sadica. Il mio mentore allora, posò la sua mano sulla mia spalla, e disse.
-Mio signore, le ho portato questa ragazza, una delle reclute di cui parlava Rowle, perché possa –
Ma il mio mentore non riuscì a terminare la frase, che fu interrotta bruscamente dal Signore Oscuro.
-Fammi indovinare- intonò sarcastico, mentre gesticolava pressantemente con le mani –Perché possa anche lei unirsi a noi e diventare a tutti gli effetti una Mangiamorte?-
La sua voce era pungente, quasi incredulo dell’atto del mio mentore. Notavo che era in difficoltà, e da una parte la capivo. Stava presentando una completa estranea al Signore Oscuro, il mago oscuro più potente di quel tempo. Decisi di prendere la situazione in mano e avanzai di un passo.
-Mio signore- intonai con voce ferma, sottraendomi da ogni paura e chinandomi al suo cospetto. – Sono onorata di essere al suo cospetto e sarei disposta a tutto per lei.-
Per quanto, in quel momento, ero agitata e spaventata, cercavo di essere più forte che mai, assumendo un atteggiamento sicuro. Ma di quella sicurezza, parve che il Signore Oscuro non ne fosse interessato e volse subito lo sguardo verso Draco.
-Qualcun altro vuole diventare un Mangiamorte? Qualcuno di giovane.. di Serpeverde..il cui padre ha rovinato tutti i miei piani al ministero..- E mentre diceva ciò, i suoi occhi erano fissi su Draco in modo quasi insistente, tanto da farlo sudare.
-Mio signore.. sono qui per..per essere iniziato- affermò titubante, osservando la madre e poi la zia. Tutta quella sicurezza che aveva prima di entrare era svanita, rendendolo quasi un debole agnello di fronte al lupo affamato.
Il Signore Oscuro sorrise compiaciuto al ragazzo e afferrando la sua bacchetta saldamente, mandò un segnale ottico al mio mentore che con la mano mi fece avanzare verso di lui.
-Dammi il tuo braccio sinistro!- Disse con tono rude e fermo, attendendo impaziente che facessi come detto. In quel momento, mi sentì come se il tempo fosse fermato. Mi chiedevo se quello che stavo facendo era la scelta giusta. Forse dovevo rifletterci ancora un po’. Eppure più osservavo quell’uomo, più la mia sete di vendetta aumentava in modo folle, e senza accorgermi il braccio sinistro poggiava sulla sua mano.
-Dicono che faccia male, vogliamo vedere?- Intonò con tono sadico, premendo con insistenza, la bacchetta sul mio avambraccio, mentre nel suo volto un sorriso compiaciuto dominava.
Sentivo all’inizio dei pizzichi in tutto l’avambraccio, qualcosa di sopportabile.
“Tutto qui? Questo è il dolore insopportabile che si provava”
Ma proprio quando iniziai a sentirmi sollevata di ciò, sentì un dolore atroce affliggermi. Il braccio iniziava a dolermi in modo quasi straziante, come se fosse posta ai carboni ardenti.. Bruciore.. tanto dolore..
Stringevo forte i denti, cercando di neutralizzare quel dolore. Non volevo farmi vedere sofferente da loro, eppure più cercavo di resistere, più il dolore aumentava, come se egli fosse consapevole di ciò che pensavo.
Sentivo gli sguardi di tutti i presenti pesarmi molto, tutti interessati a quello spettacolo, scommettendo ,chissà, su quanto la ragazzina incappucciata poteva resistere.
Iniziavo a intravedere lievemente il marchio. Sentivo la pelle raggrinzirsi al formarsi della figura, come se fossi marchiata veramente. Chiusi gli occhi, cercando di contrastare il dolore, iniziando a pensare a tutto e di più.. Cercavo di pensare a qualcosa di allegro, che potesse distogliermi da quel dolore, ma appena ci provavo vedevo sangue.. solo sangue, e da lontano.. una voce grave che urlava quel nome.. il mio nome.
Appena lo sentì, aprì gli occhi, notando che il dolore era finito. Osservavo stupita il mio braccio ancora un po’ dolente. Il marchio era lì, impresso maestosamente sul mio braccio. Un lieve sorriso adornava il mio volto, ma appena alzai lo sguardo verso il Signore Oscuro, lo notai scrutarmi di nascosto, con quei suoi occhi così penetranti, e quel sorriso strano.
Il mio mentore si affiancò a me allora, tirandomi dietro vicino a lei. Mentre indietreggiavo, i miei occhi rimasero quasi ipnotizzati dallo sguardo del Signore Oscuro, non riuscendo più a controllarmi. Perché continuava a osservarmi?
Intanto, la signora Malfoy avanzò assieme a Draco distogliendo il Signore Oscuro da me. Afferrando il suo braccio, il Signore Oscuro fece fedelmente la stessa cosa. Nel vedere Draco soffrire, sentivo il suo dolore su di me. Riconoscevo istante per istante ciò che provava, come se stava succedendo a me. Con le dite, toccai debolmente il marchio che al solo tocco provocò un dolore indicibile.. Eppure c’era una cosa positiva.. Era finalmente diventata una Mangiamorte.

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Capitolo 3
*** Remember you.. ***


Sdraiata sul mio letto, osservavo disinteressata qualche rivista magica di qualche settimana fa. Era passata quasi una settimana da quando, dopo il rito di iniziazione, era diventata a tutti gli effetti una Mangiamorte. Al quel pensiero non riuscì a non guardare il marchio ancora visibile e dolorante. Buttai subito le riviste in un angolo e mi misi vicino alla finestra, osservando il vuoto per un po’.
               
-Allora Draco.. vedo che a Hogwarts avrai compagnia- lo stuzzicò Bellatrix mentre mi guardava curiosa, cercando di capire la mia identità. Era una sensazione bruttissima, più che altro fastidiosa. Era stata il mio mentore a volere che restassi incappucciata, e non sapevo il perché, ma questa condizione mi rendeva ancora più nervosa.
Il ragazzo, che per tutto quel tempo sembrava essersi distaccato dalla loro discussione, rivolse verso di me uno sguardo misto tra curiosità ma anche disappunto.
 –Ah davvero, e chi sei?- chiese con tono superbo, non staccando lo sguardo da me, pronto a cogliere ogni piccolo indizio potessi offrirgli.
Ma quando aprì bocca per pronunciare qualcosa, fui interrotta dal mio mentore, che con eleganza distolse lo sguardo del ragazzo.
-Allora Draco, sei pronto per l’incarico che il Signore Oscuro ti ha affidato?- chiese la donna, scrutando per bene il ragazzo con aria investigatrice, quasi ponendo un accento di sarcasmo sulla sua domanda posta.
Il ragazzo le rivolse un sorriso sicuro e fiero, ma appena provò a ribattere, fu interrotto dalla zia, che sbattendo entrambe le mani sul tavolo, si avvicinò col volto verso il mio mentore, tenendo quel suo sorriso spietato.
- Un piccolo consiglio da colleghi.. prova a pensare solo alla tua di “recluta”, che a Draco ci penso io- le sussurrò con voce stridula ma ferma, mentre giocherellava morbosamente con un riccio che aveva davanti agli occhi. –E bada che la ragazzina non intralci con i piani di Draco! Avrà pur sempre ricevuto il compito di aiutarlo, ma.. – rivolgendosi a me in modo feroce quasi sadico – Non ti montare la testa.-

 
Quelle parole risuonava nella mia mente in modo costante e perpetuo, ma non era l’unica cosa che mi rendeva turbata. Nonostante erano passate alcuni giorni da quel giorno, ogni volta che provavo a chiudere gli occhi e a rilassarmi, vedevo quegli occhi.. Quegli occhi scarlatti che mi osservavano con insistenza, mi perseguivano nell’oscurità dei miei pensieri, mi privavano dell’unico attimo in cui riuscivo a sfiorare quella pace interiore che da anni ormai non riuscivo a raggiungere pienamente.
Al lato del letto c’era ancora il mio baule del tutto vuoto.. Mancavano pochi giorni al ritorno ad Hogwarts, e non mi ero nemmeno occupata di prepararmi al ritorno. Mi alzai pigramente, sedendomi per terra sul quel violaceo tappeto. Un lieve sorriso apparve nel vedere una vecchia sciarpa, ancora integra dagli accesi colori blu e nero. Mi vennero in mente così tanti ricordi.. ricordi che non mi appartenevano, ma alla vecchia Alena, che viveva ormai rinchiusa dentro quel diario malandato ma ancora integro. La sua anima continuava a riempire ogni giorno le pagine di quel diario che la nuova Alena aveva ormai dimenticato come fare, oppure.. aveva preferito non ricordare..
Presi delicatamente quel diario, osservando per alcuni minuti quella copertina di un azzurrino così sciupato, passando leggermente le dita sulla sua superficie ruvida, quasi sentendo una dolce cantilena al mio orecchio narrare qualcosa di imprecisato, ma che riusciva a calmarmi. Da quel diario, un foglietto colorato cadde sule mie ginocchia. Posai il diario dentro il baule, e quasi spaventata, osservai il foglietto. C’era scritto un nome.. Katherine..
Appena lo lessi, sentì un frastuono trafiggermi dentro. D’impulso mi tappai le orecchie, rannicchiandomi su di me stessa, come se cercassi di proteggermi da qualcosa.. o di scappare qualcosa.
“-Alena! Alena! Aiutami! Alena!-“
 Una voce mi assillava, una voce dolce ma grave.. quasi roca che urlava, strillava, strillava continuamente il mio nome, e davanti a me.. Sangue.. solo sangue. Chiusi gli occhi iniziando a urlare, a urlare qualcosa di imprecisato. Mi sentivo presa, mi sentivo trascinata da qualcosa, mentre una strana forza iniziava ad alimentare la mia mente e il mio cuore. Una strana rabbia aveva preso il dominio di me, una innata malinconia gestiva ogni mio pensiero, ogni mia visione. Mi sentivo cadere.. cadere ina sottospecie di dimensione senza base. 
Quel foglietto giaceva per terra indisturbato, mentre una goccia iniziava ad schiarire la scritta d’inchiostro..  Delle calde lacrime rigavano ferocemente il mio volto, mentre i miei capelli rossicci erano sparsi per il volto, e le mie mani graffiavano impotenti la parete giallastra di quella camera.
-Avevi promesso che non mi avresti più tormentato! Perchè continui a venire?! Perchè?-

 
 
 

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Capitolo 4
*** In viaggio per Hogwarts ***


Il treno per Hogwarts era affollato come al solito. Nonostante i recenti avvenimenti, l’atmosfera era piuttosto calma e fresca. Da ogni scompartimento, risa e grida animavano l’ambiente.. Sembrava tutto normale.. Vedere quei volti sorridenti, i gruppetti che si incontravano dopo tutto quel tempo e raccontarsi emozionati le loro vacanze era sì bello da vedere.. Ma non riuscivo a cogliere quell’aspetto. “Idiozie, solo falsità..”
Mentre osservavo distrattamente il paesaggio dal finestrino, fui interrotta da Mandy, che timidamente, notando il mio distacco dal gruppo, cercò di coinvolgermi alla loro discussione.
-Allora Alena.. Che cosa hai fatto quest’estate?- chiese la ragazza, giocherellando con il lembo della gonna timidamente, mentre notavo Padma e Lisa confabulare animatamente volgendo di tanto in tanto lo sguardo verso di me.
-Io..niente di che- La mia risposta fu secca e fredda, rivolgendo però un sorriso tiepido verso la ragazza che timidamente ricambiò.
Le 2 ragazze scoppiarono in una fragorosa risata, per poi tacere subito osservando divertite me e Mandy.
Mi alzai di colpo, e prendendo la giacca, avanzai verso la porta, non rivolgendo nemmeno lo sguardo alle 2 ragazze. Era meglio che me ne andavo, prima che combinassi qualcosa.. e ne sarei stata capace. Proprio quando stavo per uscire, mi imbattei in Luna, con addosso dei strani occhiali, iniziò a perquisire il scompartimento.
-Salve ragazze, sono venuta a salutarvi.. Oh, ma guarda! La stanza è infestata da gorgosprizzi- Affermò con tono sorpreso, mentre sistemava la serie di libri che portava con sé.
-Ciao Lunat..ehm Luna- intonarono in coro Padma e Lisa ridacchiando, divertite dall’aspetto della ragazza. Luna però, sembrava del tutto tranquilla, per niente turbata dalle fastidiose puntatine delle 2.
-Ciao Alena, vai da qualche parte?- Intonò la ragazza, notando che stavo uscendo, sfoggiando il suo solito sorriso raggiante, mentre toglieva quei strani occhiali che portava. Annuì in silenzio e aprì la porta, ancora nervosa, quando fu fermata da lei. – Ehi attenta al nargillo! Potrebbe farsi del male- intimò lei, sfoggiando la stessa espressione di prima con un velo di preoccupazione.
Accennai ad un “sì” poco convinto e uscì finalmente da quello scompartimento sospirando. Non c’era nessuno fortunatamente, e potevo finalmente stare da sola, senza le “ironiche” risate delle mie compagne di casata.
Osservavo tristemente il paesaggio che sfuggiva ogni volta che mi concentravo su un dettaglio.. proprio come la mia vita. Sfiorai incantata il vetro della finestra, come se volessi raggiungere la cosa, ma appena le mie dita toccarono il freddo vetro, mi svegliai bruscamente da quell’attimo di illusione.
Scossi la testa, osservando per alcuni secondi l’avambraccio coperto da un lungo guanto blu, che si intonava perfettamente con la felpa grigia che indossavo. Dovevo nascondere quel segno, nessuno doveva accorgersi che ero diventata un Mangiamorte. Eppure, l’idea di una possibile scoperta mi rendeva preoccupata. Davvero sarei riuscita a nascondere la mia vera identità? Davvero nessuno si sarebbe accorto di ciò? Soprattutto in quel periodo dove i controlli erano più ferrei?
Con lo sguardo cercai subito Draco. Anche lui doveva essere nel treno, anche lui doveva condividere le mie preoccupazioni. Mi incamminai per lo stretto corridoio, andando a sbattere contro vari gruppi, ma continuando ad avanzare. Dovevo trovarlo, dovevo vedere come si comportava.
Lo trovai lì, seduto assieme a Parkinson e Zabini. Mentre i suoi due compagni scherzavano e ridevano tra di loro, Draco fissava il vuoto, giocherellando nervoso con il cravattino.
“Sbruffone” pensai osservandolo attentamente, senza farmi notare. Tutta quella sicurezza che aveva dimostrato quel giorno era svanita nel constatare che non era un gioco quel compito.. o meglio sì, era un gioco.. ma un gioco mortale. Non sapevo se identificare paura nei suoi occhi o codardia.. Fatto sta che il suo profilo non lasciava intravedere la solita fierezza che alimentava il suo animo.. e quasi provai compassione per lui.
 
-Non devi temere, là ci sarà Piton a controllarti e ad aiutarti.- intonò con voce sicura il mio mentore, mentre era seduta su una poltrona accanto al camino a sorseggiare del vino rosso. -Tanto, credo che si stia occupando lui di quell'idiota del figlio di Lucius-
La osservai in silenzio, tenendo per mano una lettera giallognola che mi aveva consegnata poco prima. Al lato destro c’era scritto in una calligrafia curvilinea ed elegante: “Per Severus”. La cosa mi rendeva sorpresa. Il mio professore di pozioni.. era al corrente di tutto? Come poteva essere successo? Come poteva un Mangiamorte diventare un professore a Hogwarts?
Ero ancora incredula, e non riuscivo a staccare lo sguardo da quel nome, sempre speranzosa che il mio mentore mi dia conto. Il salotto era tetro, l’unica fonte di luce era il fuoco del camino che ormai stava anch’esso per abbondarci. Ero seduta sulla poltrona opposta alla sua, e studiavo i suoi movimenti pigri con una tale malinconia. Volevo sapere così tante cose.. che solo lei in quel momento poteva riferirmi, eppure preferiva perdere tempo godendosi goccio per goccio quella bevanda così.. “babbana”.
-Sii diligente.. e goditi questi momenti..prima che essi svaniscano senza che tu te ne accorga.- sussurrò con tono dolce, nascondendosi dietro il calice, con un fil di voce, quasi sperando che io non l’avessi sentita.
Rimasi a bocca aperta, sbalordita. Nonostante erano passati ormai anni da quando mi aveva presa e addestrata, non si era mai dimostrata a me in quel lato.. “affettivo”. L’avevo sempre vista come una donna forte e audace, una che difficilmente dimostrava i suoi sentimenti.. e per la prima volta, mi aveva mostrato, anche se non in maniera esplicita, di tenerci a me.
Le sorrisi dolcemente, sistemando distrattamente il ciuffo rossiccio che copriva i miei occhi verdognoli, mentre il mio volto iniziava a prendere un colorito più intenso del solito pallore.

   

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Capitolo 5
*** Two souls.. one road.. ***


 Il volto inespressivo del professor Piton si dipinse di uno strano stupore nel leggere quella lettera, e spesso distaccava lo sguardo dal quel pezzo di carta scrutandomi, come se incredulo della mia presenza lì davanti a lui.
-Bene Owen.. Ammetto di essere sorpreso di sapere che sei tu la “nuova”, non che non me l’abbiano detto, ciò nonostante è incredibile che una studentessa.. soprattutto di Corvonero, sia stata fatta entrare..- intonò riversando lo sguardo verso la lettera, rileggendola attentamente passo per passo.
Io rimasi lì, seduta sul primo banco vicino alla cattedra dell’aula di Difesa contro le Arti Oscure, osservando perplessa l’espressione del professore. Osservavo curiosa la lettera, cercando di leggere quelle poche parole marcate così forte, da farle intravedere dal retro del foglio, ma appena riuscì a comprenderne il collegamento logico, l’uomo chiuse la lettera notando il mio tentativo di curiosare la misteriosa lettera.
-Una ragazzina di 16 anni.. Non devi essere molto brava con gli incantesimi di grande potenza.- Ipotizzò l’uomo passeggiando per la cattedra, tenendo stretta la lettera, con passi veloci e nervosi.
Scossi leggermente la testa, e affermai con tono pacato con un che di superbo –No professore, Amycus mi ha istruita personalmente e non credo di essere messa male.-
Notai un leggero sorriso celarsi che scomparve subito, ritornando a osservarmi in modo severo come al suo solito. –Bene, credo allora che non devo dirti nulla, Amycus già ti insegnato perfettamente tutto. Tuttavia.. non mi dispiacerebbe metterti alla prova. –
Sorrisi compiaciuta dall’idea, ma proprio quando stavo per accettare, udì la porta aprirsi. Mi voltai subito preoccupata, sperando che nessuno ci avesse ascoltato, ma mi tranquillizzai nel vedere che era solo Malfoy, con aria angustiata.
-Profes..- non terminò la frase che rivolse lo sguardo a me stupito e allo stesso tempo disgustato. Risposi al suo sguardo con altrettanta riluttanza, cercando di impormi alla sua presenza.
-Draco.. Cosa devi dirmi?- chiese l’uomo, sempre con tono inespressivo, sedendosi sulla sua cattedra con pacatezza.
Notavo Draco mandare occhiate al professore, chiedendo il perché della mia presenza lì, al quanto disturbato da ciò, mandandomi altrettante occhiate minacciose. Era divertente vedere l’espressione del professore Piton, ormai con lo sguardo dimissionario, poggiando la mano sulla fronte.
-Professore, con permesso, ora vado..- Intonai alzandomi di colpo, e prendendo i miei libri, mi indirizzai verso la porta, evitando ogni contatto visivo con il ragazzo che mi scrutava in silenzio, fino ad uscire con brio.

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Capitolo 6
*** Casuality or..? ***


Camminavo pensierosa verso l’aula di Difesa dopo la solita interminabile lezione di Trasfigurazione, pensando ancora al piccolo colloquio con il professore Piton e alla successiva interruzione da parte di Malfoy. Ero ancora alterata dall’ego del ragazzo. Che cosa credeva di essere?
Sentì uno strano piacere nell’immaginare la sua reazione nel sapere che l’altra Mangiamorte che doveva aiutarlo non era altro che me, la ragazza che a malapena conosceva e di cui forse non conosceva nemmeno il nome.
Iniziai a riflettere sulla proposta del professore. Per la prima volta provai una strana stima verso di  lui, forse perchè per la prima volta l’aveva visto sotto una visuale diversa e non più come un  professore piatto, ridondante e monotono. Avevo un forte desiderio di affrontare qualche sfida, di misurarmi veramente contro qualcosa. Ero pur sempre una Mangiamorte! E quel desiderio folle di sfida, solo il professore era riuscito a vederla.
Appena entrai nell’aula, mi sedetti lontano dalle mie compagne di casata che si divertivano a prendermi in giro ormai, in un banco da sola. Posai tranquillamente i libri, indifferente alle provocazioni delle ragazze, e alzai lo sguardo verso il professore che mi salutò con un breve cenno di capo.
Ma appena iniziai a sfogliare il libro, sentì qualcuno sedersi accanto a me. Mi mostrai indifferente e continuavo a sfogliare il libro, senza nemmeno interessarmi di chi fosse.
-Ehi..- sentì una voce cristallina, quasi dolce ma sicura provenire da dietro.
Mi voltai infastidita, quasi pronta a rispondergli male quando rimani a bocca aperta. Accanto a me era seduto proprio lui.. la persona di cui ego non riuscivo a sopportare, era seduto accanto a me come se niente fosse, accennando un sorriso lieve ma tranquillo. Lo fissai per alcuni minuti in silenzio ancora incredula della sua presenza. Non so che cosa mi era preso, fatto sta che non riuscivo a reagire.. ero come.. ipnotizzata da quel suo sguardo altezzoso ma pacato.
Ma quel mio attimo di ipnosi fu interrotto stranamente dal strano silenzio che calò nell’aula. Mi guardai attorno e notai che quel silenzio non era per la presenza del professore. Notai che tutti i loro sguardi erano rivolti verso di me e di Draco, quasi increduli di quello che avevano sotto gli occhi.
Che cosa hanno da guardare?!” mi chiesi alterata dai comportamenti dei miei “compagni” e mi rivoltai verso il banco sbuffando.
Draco sembrava essere indifferente a quelle occhiate sbalordite, e tranquillamente prese il suo libro iniziando a sfogliarlo. Che cosa gli era preso? Da che mandava segnali di fumo al professore Piton per farmi allontanare, ora lui stesso si era seduto accanto a me? Sospettai che il professore gli avesse detto qualcosa.. Era l’unica motivazione che poteva spiegare questo suo strano cambiamento.  
Mi voltai un attimo alla ricerca dei suoi compagni. C’erano tutti! Gli smilzi Tiger e Goyle, e pure i suoi fedeli compagni come Pansy, Blaise e Daphne che osservavano il loro “leader” perplessi , parlottando tra di loro.
Decisi di fingere che tutto andava bene e mi concentrai a lungo sul libro.
Che cosa mi prendeva? Perché mi sentivo così agitata? Tenevo lo sguardo fisso sul libro, tanto che il collo iniziava a dolermi per la posizione in cui ero, eppure non riuscivo a fare altro. C’era qualcosa che mi proibiva ad alzare lo sguardo verso di lui.
Che mi stava succedendo?
 

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Capitolo 7
*** The begining of the real story.. ***


Appena la lezione terminò, iniziai  a raccogliere i miei libri in modo frettoloso, cercando di non dare nell’occhio del ragazzo che per tutto il tempo della lezione pareva essere tranquillo, tenendo sempre quell’aria da vincente di chi ha la partita in un pugno.  
Stavo per uscire quando mi accorsi di non trovare le pergamene con i miei appunti, e iniziai a crearle dappertutto  nervosamente. Notai il ragazzo osservarmi divertito, mentre sistemava le sue cose in modo caotico.
Mentre cercavo disperatamente quegli appunti, notai Padma e sua sorella Calì parlottare in modo animato, indicandomi. 
“Bene, finirò nella bocca di tutti ora” pensai piuttosto scocciata, infastidita dalle loro risate.
Tutti uscirono dall’aula, eccetto me e Draco. Rimasi stupita di vederlo ancora lì, ma continuai a cercare quella pergamena con tutti i miei appunti e soprattutto.. I miei schizzi. Ecco il motivo per cui ero così preoccupata. Non che mi interessassero veramente quegli appunti, ma più che altro..perché soltanto disegnando riuscivo a sfogare quella rabbia repressa che sentivo, e non volevo che nessun altro li vedesse.  Appena tutti uscirono, udì una voce familiare.
-Cerchi questo per caso?- chiese sorridendo il ragazzo seduto, mostrando una pergamena stropicciata che aveva in mano, osservando i disegni con un’aria divertita.
Appena vidi quel foglio, non ci pensai 2 volte e mi avventai subito verso di lui cercando di strappargli quel foglio. Ma appena mi avvicinai a lui cercando di afferrare il foglio che cercava volontariamente di allontanare da me, quasi persi l’equilibrio e finì per cadere su di egli. Sentì la sua mano sul mio fianco reggermi, e appena cercai di rialzarmi,mi ritrovai a pochi centimetri dal suo volto. Era sorpreso quanto lo ero io,  soprattutto imbarazzato. Ci fissammo negli occhi per qualche minuto in silenzio. Ero quasi incantata dai suoi occhi azzurri, così cristallini e vivi, e non riuscivo a staccarmi da quella visione. Non sapevo che mi prendeva ma ero rimasta paralizzata , e come me, nemmeno lui riusciva a reagire. 
Tutto cambiò quando riuscì a essere cosciente di quello che stava succedendo,  e sgarbatamente afferrai il foglio con prepotenza, quasi avvicinando ancora di più il mio volto al suo, cercando di sopprimere ogni sensazione ed emozione che sentivo, e con fretta mi indirizzai verso l’uscita nervosa.
Il ragazzo rimase seduto per un po’, ancora preso da ciò che era successo, ma appena notò che mi stavo allontanando, cercò di fermarmi.
-Aspetta! L..Le..Le..Lena!?- intonò iniziando a balbettare qualcosa nella speranza di indovinare il mio nome, ma notando l’insuccesso, mi bloccò per il braccio, e con lo sguardo quasi supplicante.
Non riuscì a non perdermi in quello sguardo così tenero e afflitto, che inconsciamente annuì, senza accorgermene. 
-Menomale..- Affermò, mentre un leggero sorriso animò il suo volto e tirò un sospiro di sollievo. -L-Lena giusto?- chiese imbarazzato, tenendomi ancora per il braccio.
-Mi chiamo Alena..- intonai con un fil di voce, cercando di sopprimere ogni sensazione che cercava di prendere il sopravvento su di me.  Dovevo essere fredda e forte, non incline all’imbarazzo o alle debolezze.. Una donna come il mio mentore.
Il ragazzo accennò un sorriso alla ragazza, lasciando andare il suo braccio, notando un lungo guanto di cotone color blu coprirle tutto il braccio fino al gomito.
-Un po’ presto per i guanti, non dici?- affermò divertito, poggiandosi su un tavolo vicino, con le braccia incrociate.
Alzai lo sguardo verso di lui, osservando infastidita quella sua espressione da “vincitore”, ma non risposi, nascondendo il braccio dentro il mantello.
Il ragazzo notò il mio gesto e non potè non ribattere. -Tranquilla.. So che sei tu la “nuova”..- Affermò rivolgendo a me un sorriso, anche se stranamente, la sua espressione era triste..quasi malinconica.
Mi aveva scoperta.. Non potevo più mentire, sarebbe stato troppo palese. 
Il ragazzo avanzò verso di me, e allungò la sua mano.
-Siamo “colleghi” ora, diamo finalmente inizio a questa collaborazione.- Affermò aspettando che stringessi la sua mano.
Osservai in silenzio la sua mano, mentre nella mia mente le sue parole risuonavano in modo ridondante.  “Colleghi”… “Collaborazione”.. Sì, lo sentivo ora.. Era finalmente giunto il momento di mettersi in azione.
Strinsi decisa la sua mano, accennando un sorriso che trovò risposta nel suo di sorriso.
Nonostante una strano calore stava iniziando ad alimentarmi dentro, qualcos’altro aveva ormai rubato la mia attenzione..finalmente ci si metteva al lavoro..
Questo era il vero inizio di tutto..

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Capitolo 8
*** Plan ***


Erano passati alcuni giorni da quando Draco mi aveva scoperta e da quel giorno ci incontravamo molto spesso, prima o dopo le lezioni.. Sempre, però, di nascosto. Non potevamo rendere nota la nostra “amicizia”, avrebbe destato troppa attenzione e sarebbe stato d’intralcio alla nostra missione. Per quanto spendevamo molto tempo insieme, la nostra discussione era sempre accentrata sulla nostra missione. Univamo le nostre idee e conoscenze per realizzare vari piani su come avanzare, ma ogni cosa che ci inventavamo non andava per niente bene.
-Silente è  il più grande mago dell'era moderna, come può finire in trappola da 2 ragazzini come noi!?- sbottai all’improvviso stracciando l’ennesima pergamena e mi buttai sull’erba, chiudendo i miei occhi ormai rossi dalla stanchezza.  Draco si sedette accanto a me, recuperando i pochi resti della pergamena. – Se fosse stata davvero questo grande mago, noi non dovremo neanche essere qui- intonò, iniziando a scarabocchiare qualcosa su quel frammento di pergamena. Mi avvicinai a lui, curiosa di capire che stava scrivendo, per poi rimanerci di stucco.
-Draco! Stai disegnando?!- tuonai nel vederlo così tranquillo. Come poteva essere così incompetente in una situazione così delicata? Draco scoppiò a ridere, in modo così infantile, sdraiandosi sull’erba. La mia rabbia si tramutò stranamente in una strana sensazione di tenerezza verso di lui. Era incredibile come il Draco che tutti vedevano era del tutto diverso da quello che era accanto a me.  Quel sorriso che sfoggiava in quel momento, nonostante la frustrazione di sapere a cosa andava incontro, era qualcosa di tabù per tutti coloro che gli stavano accanto..eccetto per me. Percepivo la paura che aveva dai suoi occhi, dai suoi sospiri, dal suo silenzio..
-Posso chiederti una cosa?-
Quella voce mi risveglio da quei pensieri e annuì in silenzio, mentre cercavo di rimettermi al lavoro recuperando una nuova pergamena.
-Com’è che hai conosciuto..la Carrow?- chiese osservando attentamente la mia reazione che era quasi di stupore ma anche di tristezza nel sentire quella domanda. Un lieve sorriso si intravise sul mio volto, un sorriso quasi nostalgico che però non poteva scordarsi di ciò che stava realmente sotto al quel primo incontro..  Chiusi allora gli occhi, cercando di ripescare quel ricordo nella mia mente.
-Alcuni anni fa, mentre stavo per tornare a casa, la vidi per la prima volta in un viottolo babbano nei pressi di dove abitavo, mentre stava cruciando alcuni passanti. Lei mi vide ma stranamente.. Non so perché ma non mi colpì. Poteva uccidermi, ma non lo fece.. Ma anzi decise di prendermi con sé..- Osservai per alcuni secondi l’erba ancora stupita dell’emozione che provavo nel raccontarla a qualcuno. Era la prima volta che mi confidavo con qualcuno, e ciò mi fece sentire in un certo senso leggera, nonostante ancora mi chiedevo il perché di quella sua azione quel giorno. Draco rimase il silenzio, anche lui sorpreso da quella storia.
-Ma non hai mai provato a chiederle il perché di quella sua azione?- intonò il ragazzo curioso, volendo sapere di più riguardo questo incontro.
Alzai le spalle sospirando. -Una volta sì, ci avevo provato.. Mi ha detto solo che aveva visto qualcosa in me che le ha fatto fare questa scelta..Niente di più. Devi sapere che io e il mio mentore..non parliamo molto, nonostante siano passati così tanti anni e vivi assieme a lei. Lei è una persona piuttosto introversa, è raro scambiarci qualche parola con lei..molto raro..- mormorai pensando al mio mentore, riflettendo a cosa poteva aver visto in me quel giorno.
-Qualsiasi cosa abbia visto.. Sono sicuro che ha visto il meglio di te, perché è  ciò che esalta di più quando qualcuno ti osserva..- rispose il ragazzo, senza guardarmi, mentre lanciava un sassolino sul lago.
Lo osservai stupita mentre cercava di ignorare il mio sguardo. Erano davvero delle parole importanti per me, e non so perché ma mi sentivo felice nel sentirlo dire proprio da lui. Forse..Non è solo un’amicizia di profitto.. Forse c’è qualcos’altro di più forte e profondo che ci sta unendo. Sentivo una strana sensazione in me, qualcosa che non aveva mai provato.
-Forse.. È meglio che i nostri piani li facciamo ai Tre Manici di Scopa.- disse Draco alzandosi di lì, guardando con sguardo astio il trio passeggiare nei dintorni, confabulando qualcosa. Mi alzai anch’io, prendendo velocemente le pergamene sparse per il prato.
-Ai Tre Manici di Scopa? Non sarà pericoloso lì?- chiesi preoccupata, notando quella strana rabbia nel volto di Draco. 
-Possiamo imperiare Rosmerta e avremmo il gioco in mano. Rispose Draco senza smettere di osservare il famigerato gruppetto.
-Perché..non lasci perdere?- chiesi piano, cercando di distogliere il suo sguardo da loro. -Non ne vale la pena, non credi?-
Ma Draco sembrò irritato da quelle parole. -Lasciare perdere?! È per colpa loro che mio padre è ad Azkaban! Tutta colpa di Harry Potter!- tuonò stringendo i pugni, e si allontanò via nervoso.

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Capitolo 9
*** New friend ***


Erano passati alcune settimane dal nostro ultimo colloquio. Da quel giorno io e Draco non ci eravamo più visti. Non era successo niente tra di noi, eppure c’era una strana tensione che continuava a separarci. Spesso lo vedevo in qualche angolo remoto del castello a vagabondare da solo con quella sua aria frustrata che indossava da un po’. Nemmeno i suoi fedeli compagni osavano avvicinarsi a lui, osservandolo da lontano preoccupati. Per quanto avrei voluto aiutarlo, qualcosa mi fermava..l’orgoglio? Non saprei. Fatto sta che me ne stavo lì lontana a osservarlo passivamente, cercando di sopprimere quella forza che voleva che lo aiutassi. Dopo le solite monotone lezioni, mi avviai pigramente verso la sala comune, quando udì delle voci lì vicino. 
- È stato Malfoy!- pronunciò con sicurezza Harry, mentre Hermione e Ron lo osservavano sconvolti dalle sue accuse. Anche la McGranitt non potè non rimanere stupita dalla sicurezza con cui il ragazzo aveva accusato Draco. -è molto seria la tua accusa, Potter!-
Ma la predica della McGranitt fu interrotta prontamente dal professore Piton che stava ancora esaminando la collana. -E così..Hai delle prove?- Il suo tono era freddo, come lo era la risposta di Harry. 
-Lo so e basta-
Il professore allora stava per rispondergli, ma entrai subito nella sala.
-Malfoy è innocente.. Sono rimasta tutto il tempo con lui e non ha fatto nulla del genere, posso assicurarlo io.- Intonai con tono deciso, avvicinando al gruppetto, mentre Harry mi guardava perplesso.
-Owen, lei era in quel momento con il signorino Malfoy, lo può confermare?- chiese la professoressa, osservando il prescelto con severità attendendo una mia risposta.
-Sì professoressa, lo posso confermare.- risposi, evitando gli sguardi increduli di Harry che continuava a borbottare qualcosa con i suoi compagni. La McGranitt non potè dire nient’altro, anche se rimase sorpresa dal fatto che una Corvonero stesse difendendo un Serpeverde.
Notai che il professore mi sorrise leggermente e riprese il suo rimprovero con un’espressione compiaciuta.
- - - - - - - -
Era quasi buio ormai e il lago era piuttosto silenzioso. Era il posto perfetto per nascondermi e per togliere quella maschera costruita per coprire la verità. Il marchio, in quei giorni, mi faceva un male indescrivibile. Ero scappata dalla lezione di Erbologia appena la ferita sull’avambraccio sinistro iniziò a bruciare. Non riuscivo a fingere di resistere, e non potevo nemmeno farmi vedere da qualcuno. Il lago era l’unico posto che poteva accogliermi senza pregiudizi. Mi nascosi sotto un albero imponente, abbassando piano piano il lungo guanto che avevo nel braccio sinistro. Il marchio, ancora in rilievo, era ben in vista e solo nel vederlo sentì ancora più forte il dolore. Strinsi i denti, sopprimendo il dolore con un silenzioso urlo. Le mie lacrime bagnarono la marchiatura, accendendo ancora di più il dolore della bruciatura. Soffrivo, soffrivo in silenzio, ma non capivo che non era solo quello il motivo del mio dolore, anzi cercavo di convincere che l’unico problema che mi turbava fosse il marchio che inspiegabilmente aveva iniziato a dolermi. 
-Tranquilla..Passerà prima o poi..-
Mi voltai verso quella voce, nascondendo d’istinto il marchio con il guanto. Osservai quella figura sorpresa, sentendomi quasi appagata da quella presenza. Osservavo in silenzio quel suo volto così  limpido, come lo erano i suoi occhi azzurrini che erano fermi sulla mia espressione ancora sofferente. 
-Draco..- sussurrai piano, ancora incredula della sua presenza lì, quasi aspettando una risposta da lui per essere sicura della sua identità. Notai solo un lieve sorriso celarsi sul suo volto quasi di acconsentimento, e si sedette accanto a me, afferrando dolcemente la mia mano.
-Il Signore Oscuro.. Sta cercando in qualche modo di comunicare con te..- mormorò con un fil di voce, accarezzando leggermente il mio avambraccio, abbassando il guanto che lo copriva. 
Osservai in silenzio quel suo profilo così perfetto, fermandomi sulle parole dette. “Comunicare con me? Perché mai?”. 
Da lontano, però, udivo delle grida, delle grida deboli e gracili..come quelle di una bambina. Più mi concentravo su quella voce, più le grida si facevano forti e quasi comprensibili. Ascoltavo, ascoltavo impietrita, mentre delle gocce di sudore bagnavano la mia fronte corrugata. Chiusi gli occhi d’impulso, ritrovandomi in una stanza adimenzionale, dove non si intravedeva altro che l’oscurità più profonda. Eppure quella voce continuava a risuonare in quella stanza senza confini. Mi concentrai ancora di più, combattendo quella voce che mi diceva di smetterla e di tornare nella realtà. Dall’oscurità all’improvviso riuscì a intravedere un’esile figura che emanava un sbagliore tale da diminuire gradualmente l’oscurità presente. Riconoscevo quei curati boccoli ramati, quella pelle vellutata quasi rosata, e quegli occhi così piccoli e dolci, resi tale dall’ombreggiatura ramata sui suoi occhi color verdi. Ma ciò che più mi colpì fu quel sorriso così grande e puro, per niente superbo, che rendeva quel suo volto così dolce e curioso. 
Ogni dettaglio di tale figura era come un tuffo nel passato. Ogni dettaglio mi faceva ripescare ricordi che ormai credevo di aver perso. Mi sentì per qualche secondo in pace con me stessa nel vedere quella figura, che riconoscevo perfettamente, lì tranquilla a osservarmi sorridendo. All’improvviso, notai quella voce dibattersi da sola e quel bagliore iniziava a soffocarsi dall’oscurità. La bambina si dibatteva con tutta la forza che aveva, ma era troppo debole..troppo. 
“È già successo..è già successo! Non posso permettere che risucceda di nuovo!”
Iniziai a correre verso di lei, ma più correvo, più la distanza tra me e lei era la stessa. Non demorsi e continuai a correre più forte ancora. Dovevo riuscirci, dovevo riuscire finalmente a proteggerla. Questi erano i pensieri che dominavano quando la bambina, stremata dallo sforzo fatto, cadde nell’oscurità che iniziò ad avvolgerla, quasi risucchiandola. 
“NO! Dove la state portando!? Lasciatela!” 
Il volto piangente della bambina si alzò tremante, e alzando una mano in direzione mia, urlò con voce flebile, cercando di combattere inutilmente contro l‘oscurità che ormai l’aveva quasi del tutto risucchiata. 
-Alena!  Alena aiutami! Alena!-
-Katherine!!- urlai il più forte possibile, tendendo la mia mano verso di lei, cercando di afferrarla, ma appena ci provai, sentì qualcuno bloccarmi e la sua mano fu inghiottita dal buio, come tutto il suo corpo. E in quel buio, due occhi color scarlatti avanzavano verso di me in modo minaccioso, quasi volendomi travolgere.
Appena aprì gli occhi, sconvolta ancora da quello che avevo visto, anzi rivisto appena, mi ritrovai quasi a pochi passi dalla sfonda del Lago Nero. Mi guardai attorno perplessa. Mi ricordavo che ero rimasta seduta sotto quell’albero che in quel momento non riuscivo nemmeno a intravederlo dalla lontananza che avevo inconsciamente percorso. Ma ciò che mi lasciò stupita era la presenza di Draco accanto a me che mi aveva bloccata dal cadere in acqua. Il ragazzo mi osservava in modo preoccupato e allo stesso tempo curioso di sapere che mi era preso. 
-Tutto bene?- chiese con tono preoccupato lasciando lentamente la presa, tenendo fisso lo sguardo verso di me. - All’improvviso stavi tremando, e tutt’ad un tratto ti sei messa a correre urlando un nome..Kat..Katherine!- 
Al sentire quel nome, d’istinto mi tappai le orecchie, sentendo l’eco di quelle grida tornarmi in testa, constatando che il mio volto era umido dal pianto che, sempre inconsciamente, avevo versato nel vedere quella figura sparire.
Lo sguardo del ragazzo fu quasi di compassione, ma quella compassione io non la volevo ricevere. Scossi la testa, quasi volendo che quei ricordi uscissero dalla mia testa, e con passi quasi decisi mi allontanai da Draco senza accennare ad un sorriso o ad un grazie.
-Grazie..- 
Mi fermai di botto stupita, chiedendomi il perché della sua gratitudine in quel momento in cui dovevo essere io a doverlo ringraziare. 
-Il professore Piton mi ha detto..che mi hai difeso quando lo sfregiato mi stava accusando dell’incidente della collana.- intonò Draco, mentre una strana malinconia alimentò di botto il suo viso. 
Mi voltai verso di lui e risposi sfoggiando un lieve sorriso. - È quello che si fa tra colleghi..- 
- È quello che si fa tra amici- rispose di rimando Draco, porgendomi la mano in attesa che la stringessi.
La prima volta che strinsi la sua mano, era una stretta tra colleghi, questa volta invece..era una stretta più forte..più profonda. Da quando ero diventata allieva del mio mentore, non avevo mai stretto un legame profondo con nessuno che con lei stessa, ma riflettendoci, io e Draco condividevamo lo stesso destino..
Porsi la mia mano lentamente e Draco la strinse forte, sorridendomi dolcemente.
Qualcosa era cambiato dentro di me, qualcosa di indefinibile. Quello che per lui era una semplice stretta tra amici, era per me molto di più di quanto poteva immaginare. In quel momento, lui era diventato il mio unico punto di riferimento.

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Capitolo 10
*** Questo non è altro che amore ***


-Che cosa hai in mente ora, Draco?- chiesi piano, mentre continuavo a guardare attorno a me per essere sicura che non ci fosse nessuno. 
-Tranquilla, a quest’ora la biblioteca è sempre vuota.- affermò divertito Draco, mentre curiosava tra i libri dello scaffale davanti a lui. Con la scusa di dover fare una ricerca per la prossima lezione di Difesa contro le Arti Oscure, io e Draco stavamo cercando un nuovo piano per la realizzazione del nostro obiettivo.
-Non mi hai ancora risposto.- constatai, quasi infastidita da ciò.
-Lumacorno sembra aver posato i suoi occhi su di te- intonò Draco, sempre sfogliando qualche libro che trovava lì vicino, senza guardare nella mia direzione.
Lo osservai perplessa, cercando di capire che cosa volesse intendere. -In che senso, scusa?-
Draco rise, e poggiando il libro che aveva in mano sul tavolo dov’ero seduta, iniziò a spiegare. -Per lui saresti un buon “acquisto” per il suo Luma-Club.Perché non accetti di entrarci?-
Lo guardai ancora più sconvolta, non capendo dove voleva arrivare. -Perché mai dovrei?!- intonai alterata dalla sua idea. Non avevo tempo per dei stupidi incontri di conversazione.
-Perché il professore è ora il nostro asso nella manica, e tu sei l’unica che può aiutarmi nella mia impresa.- affermò deciso, guardandomi negli occhi. Rimasi per qualche secondo paralizzata da quello sguardo, per poi riprendermi da ciò.
-Il professore come può esserci d’aiuto? Dimmi che cosa hai in mente!- 
-Tranquilla.. Mi basta solo che fai quello che ti dico..- rispose teso, riflettendo su qualcosa. - Non sarai sola lì, se hai bisogno, ci sarà Blaise.. Lui sa tutto..Credo che può aiutarti.- riprese rivolgendomi un sorriso teso. 
E così Blaise sapeva tutto. In effetti Blaise e Draco erano molto amici e potevo aspettarmela una cosa del genere.
Annuì alle parole di Draco, chiedendomi a che cosa servisse il professore Lumacorno in tutto ciò, ma fui distratta dal quel strano atteggiamento che il ragazzo di recente era solito avere. C’era qualcosa che lo turbava ancora più di prima. Avevo imparato in quei mesi a capire il suo silenzio, a capire ciò che pensava guardando i suoi occhi. Lo studiavo di nascosto, mentre si isolava da ciò che gli stava attorno, corrugando la sua fronte quasi dalla disperazione. Dopo le lezioni, riusciva sempre a scomparire tra la folla, lasciando tutti, compresa me alla sua ricerca. Più volte, alla fine delle lezioni, provai a seguirlo per vedere dove andava, ma ogni volta che credevo di averlo quasi preso, scompariva dietro l’angolo. Spesso lo incrociavo in qualche angolo sperduto del castello con lo sguardo perso nel vuoto, con un atteggiamento quasi di sconfitta. Eppure, quando ci dovevamo vedere per parlare della nostra missione, indossava sempre quel sorriso, anche se lieve, che non usava mai con gli altri, ma riuscivo a interpretare un velo di malinconia e di falsità in quel sorriso. Nonostante sembrasse più sorridente e felice con me, sapevo bene che non era quello il vero Draco.. Era un’altra maschera che aveva costruito per non evidenziare il suo stato di disagio, di paura..di inferiorità al compito dato, un sentimento e una consapevolezza che non aveva mai provato fino ad ora e non avrebbe mai voluto che qualcuno se ne accorgesse.
Appena Draco si accorse che lo stavo osservando, cercò di rilassarsi, nascondendosi dietro una battuta. 
-Stai per caso cercando di usare con me la Legilimanzia?- chiese divertito il ragazzo, passando una mano tra i suoi biondi capelli. - Perché non credo otterrai dei buoni risultati.- 
Scossi la testa, rispondendo. - Non sapevo che..avevi imparato a usare l’Occlumanzia..-
Il ragazzo mi rivolse un sorriso quasi aspro. -Quante cose che non sai di me..-
-Allora perché non mi dici più di te?- ribattei subito, senza pensarci due volte, per poi, arrossire pesantemente, riflettendo a ciò che gli avevo appena chiesto. Draco non sembrò per niente disturbato, anzi, rispose subito con tono di sfida, tenendo un sorriso furbo. - Perché invece non mi parli di te?-
Chinai il capo, scossa dalla sua richiesta. Avevo paura..avevo paura di riaprire quella ferita che avevo cercato in tutti i modi di chiudere, ma che ancora continuare a dibattersi per aprire. Ebbi un breve affanno nel sentire di nuovo da lontano quella voce che invocava pietosamente il mio nome. Presi il fretta i miei libri, pronta a lasciare la sala.
-Fin da quando sono nato, tutti..mio nonno..mio padre..mia zia..immaginavano grandi cose su di me. Fin da piccolo, ho vissuto sotto questa situazione.  Da una parte mi piaceva, mi sentivo importante, tutte quelle attenzioni su di me mi rendevano sempre più orgoglioso e sicuro di me. Eppure..Solo mia madre riusciva a capire che cosa realmente provavo. Camminare in una strada che non avevo segnato io ma gli altri..iniziava a rendermi nervoso. Avevo paura di deludere tutte le persone che avevano tutte quelle aspettative su di me..e lei era l’unica che mi spingeva a fare quello che volevo realmente. Fatto sta che le pressioni di mio padre e di mia zia continuavano a essere sempre più forti, e mi lasciai trascinare nel loro mondo, perdendo pian piano la mia infanzia prima del dovuto.. A pensarci bene, quello che sono ora, non lo sono per me, ma per mio padre..-  
Il ragazzo sospirò, e alzò lo sguardo spento verso di me, rimanendo sorpreso. Lo osservavo in silenzio, accennando un lieve sorriso, quasi di compassione. Per la prima volta l’avevo sentito aprirsi quasi totalmente a me e la cosa mi rendeva in un certo senso più serena.
-Mi dispiace Draco..- sussurrai avvicinandomi a lui, senza che me ne rendessi conto. Da quando stavo iniziando a provare sentimenti come la compassione e il dispiacere? Non lo sapevo neanche io.. 
Draco però, mi mostrò disinteressato a quel breve avvicinamento mio e questo mi riportò a essere di nuovo un po’ fredda e distaccata verso di lui.
“Che cosa ti aspettavi, Alena? Seriamente credevi che lui…” 
-Stai attenta però.- Riprese all’improvviso, attirando la mia attenzione. -Pare che Blaise sia interessato a te.- mormorò il ragazzo, voltandosi di nuovo verso gli scaffali, cercando nervosamente qualcosa. 
Blaise? Zabini era..interessato a me? Sapevo della sua fama da dongiovanni, ma la cosa mi sorprese parecchio perché pensavo di non apparire davanti agli altri, di essere quasi invisibile. 
-D..dici sul serio?- chiesi sbalordita, non che mi interessasse la cosa, ma più che altro mi divertiva l’idea.
Notai che alla domanda posta, Draco si voltò verso di me, scrutandomi in silenzio. Quel silenzio era quasi imbarazzante, perché sentivo il suo sguardo posarsi su di me in modo costante senza levarsi mentre una strana tensione si alzava in me, e non riuscivo a sembrare normale, anzi.. stranamente il mio cuore batteva, batteva sempre più forte, ogni secondo che passava il mio cuore batteva sempre più forte.
Draco si avvicinò a me piano piano, sempre tenendo fisso il suo sguardo su di me, come un predatore alla vista della sua preda. Con una mano sfiorò dolcemente i miei capelli. -I tuoi lunghi capelli dai riflessi ramati..- sussurrò vicino al mio orecchio, per poi accarezzare le mie labbra col pollice. -Le tue candide e carnose labbra..- e infine, alzò delicatamente il mio mento, facendomi incrociare il suo sguardo con il mio. -I tuoi occhi così irresistibilmente e minacciosamente dolci..- 
In quel momento, io e Draco eravamo a pochi centimetri di distanza. Sentivo il suo respiro mischiarsi col mio, sentivo quasi la punta del suo naso toccare la mia pelle..e quel suo sguardo..sempre fisso nel  mio..mentre le nostre labbra erano a  pochi millimetri di distanza.. quasi per incontrarsi.
Chiusi gli occhi d’istinto, lasciandomi andare finalmente a quel folle desiderio che fremeva nel mio cuore a cui non avevo mai dato retta fino a quel momento. Per la prima volta avevo deciso di dare retta ai miei sentimenti. Finalmente avevo capito che quello che provavo per Draco non era, ciò che volevo continuare a credere, una semplice amicizia ma era un sentimento ancora più forte di essa.. Sentivo di amarlo..

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