Amami Ancora

di Channy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ritorno a casa: mattinata 'normale' a casa Trager ***
Capitolo 3: *** Rivelazioni, Amore ***
Capitolo 4: *** "Il Mio Cuore è Tuo" ***
Capitolo 5: *** Potrebbe Essere Amicizia ***
Capitolo 6: *** Teneri Momenti da Amici ***
Capitolo 7: *** Bicchieri di Vino, Consigli e Inviti a Cena ***
Capitolo 8: *** Lotte di Sapone, Menù Afrodisiaco, Nottata Bollente e Risveglio Gelido ***
Capitolo 9: *** "Le donne vogliono gli stronzi" ***
Capitolo 10: *** Incontri in Discoteca e Gelosia ***
Capitolo 11: *** Confessioni e Pianificazioni ***
Capitolo 12: *** Elaborazioni, Tradimenti, Discussioni ***
Capitolo 13: *** Frappuccino da Starbucks ***
Capitolo 14: *** Confessione, Amore ***
Capitolo 15: *** Ritorno al passato ***
Capitolo 16: *** Palpitazioni ***
Capitolo 17: *** "Io ti amo" ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Amami Ancora

Prologo


Kyle’s POV

Infilai la chiave nella toppa ed entrai finalmente dopo diversi giorni a casa mia. Ero stato ad un convegno medico in cui si erano discusse nuove tecniche per evitare che i virus riconoscano attraverso i recettori di membrana le cellule da infettare. Dopo giornate di ricerche si era riuscito a pensare a qualcosa che avrebbe facilitato la nostra ricerca, ma non c’era niente di definitivo. Ed ora eccomi qui tranquillo, alle 2 di notte, dopo essere riuscito a liberarmi da quel gravoso impegno, lasciare il borsone con dentro i vestiti a terra in cucina, prima di aprire il frigorifero in cerca di un po’ d’acqua. Mi concentrai sui battiti cardiaci dei miei cari e il mio cuore si fermò quando ne sentii due in più? Chi c’era? Quando cominciai a prestare attenzione potei sentire un profumo familiare, troppo familiare, che mancava da quella casa da 5 anni ormai. Il profumo della mia Jessi… dio, quanto mi mancava quella ragazza. Per me era sempre stata importante, fin dal primo giorno in cui l’avevo vista, solo che la mia stupidità mi aveva impedito di fare la cosa giusta più volte ed era per questo che se n’era andata. In questi anni passati lontano da lei non avevo fatto altro che pensarla, cercarla, ma sapevo per certo che aveva deciso di tagliare tutti i ponti con me e non sarebbe stata disposta a farsi trovare. Lei era stata il mio unico grande amore, perché se pensavo di essere innamorato di Amanda, mi sbagliavo di grosso: non avevo mai capito che cosa voleva dire veramente amare prima di essere stato con lei. Capivo perché Steven e Nicole stavano insieme dopo tutti quegli anni, perché l’amore c’era sempre stato e non era mai mancato. E speravo che anche quello mio e di Jessi sarebbe potuto durare così a lungo…ma ovviamente mi sbagliavo, certo che mi sbagliavo. Non potevo incolparla di essersene andata via lasciandomi solo a ripensare ai bei momenti passati insieme, perché ero stato io a rovinare tutto. Avevo fatto in modo che il nostro legame si dissolvesse come sabbia al vento ,e dopo un paio di mesi dalla nostra rottura se ne era andata di casa, ritornando in quella di Sarah, sua madre, per poi non avere più contatti con me. Non la vedevo, non la sentivo. Neanche non fossi mai esistito... Però con il resto della famiglia si sentiva molto spesso, perciò non perdevo occasione per chiedere a Nicole come stesse, che cosa stesse facendo…ma avrei voluto che mi parlasse. Se solo…ma non riuscivo a farmene una ragione. Lei era stata tutto per me, era il mio primo vero bacio, la mia prima volta, era essenzialmente tutto, e avrei dato qualsiasi cosa per poter tornare indietro e evitare di commettere gli stessi errori.

Guardai nel frigorifero e decisi di bere un po’ di latte..Comunque non poteva essere lei, non qui, non era assolutamente possibile. Appena chiusi lo sportello del frigo mi trovai un bambino davanti. Avrà avuto sui 4 anni, e 2 occhioni azzurri che mi erano davvero familiari…mi ricordavano un po’ i miei.

Mi fissò curioso “ Chi sei?” chiese con un aria sospettosa

“Kyle.” Risposi sorridendo

Fece altrettanto. Il suo viso, anche quello familiare, mostrò due fossette “Okay. Cosa ci fai qui alle 2 di notte?  Non sei un ladro, vero?” aggrottò la fronte pensieroso “ Perché sembri troppo buono per essere un malvivente, ma la mamma dice sempre di non fidarmi di nessuno…” aggrottò la fronte pensieroso

“No, non preoccuparti, non sono un ladro.” lo rassicurai “ Vuoi un po’ di latte?”

“Sì, grazie.” Mi sorrise di nuovo

“Comunque io qui ci abito.” Gli dissi cercando di sviare ogni suo sospetto. Annuì. “Tu cosa ci fai qui? E come ti chiami?”

“La nonna ha chiesto a me e alla mamma di venire qua. E scusami se non ti ho detto il mio nome prima ma avevo sentito dei rumori e….comunque io sono--“

“Adam!” sentii sibilare per il corridoio “Quante volte devo dirti che non puoi andare in giro così? Mi hai fatto prendere un colpo. E ti ho già detto di no, non dormirai nella stanza con la vasca. Lo so che è come quella nella tua stanza ma non è casa tua, chiaro?” avrei riconosciuto quella voce tra tutte ovunque…non era un sogno, Jessi era qui

“Mamma, non t’arrabbiare, sono venuto qua perché volevo del latte e Kyle me ne ha dato un po’.”

Entrò in cucina e appena mi vide rimase sorpresa “Kyle?”

“Ciao, Jessi.” Le sorrisi incerto. Aveva un figlio? Com’era possibile che avesse un figlio? Era sposata oppure solamente fidanzata? E chi era il padre di quel bambino? Il mio sorriso si trasformò in una smorfia…com’era possibile che lei fosse riuscita a voltare pagina e io no? Perché si era rifatta una vita?

“Kyle…non dovresti essere qui…” le sue parole mi ferirono al contrario di quello che potevo pensare…mi facevano male. Non era contenta di vedermi

La guardai confuso“Invece sì. Lo avevo detto a Nicole che sarei tornato prima.”

“Adam…”

“Sì mamma?” la guardò con ammirazione

“Andiamo a letto. Domai si torna a casa”

“Ma--“

“Niente ma, sai che la mamma ha da lavorare, vero?” mi guardò con astio “Notte, Kyle.” Prese in braccio suo figlio che reggeva ancora il bicchiere di latte prima di dirigersi verso la sua vecchia stanza. Sentii la sua porta chiudersi dolcemente alle sue spalle,  e tutto il dolore che avevo tentato di tenere nascosto in quegli anni risalì in superficie....perchè me l'ero lasciata scappare? 'Ti amo' mormorai prima di sospirare e andare nella mia stanza. Per tutta la notte non feci altro che ascoltare il suo battito...

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Capitolo 2
*** Ritorno a casa: mattinata 'normale' a casa Trager ***


Capitolo 1:  Ritorno a casa: mattinata 'normale' a casa Trager

Jessi’s POV

2 giorni prima…

Mi svegliai, lui accanto a me, che dormiva. I suoi capelli neri che gli accarezzavano il viso. Era così bello, così carino, e non volevo che il mondo cambiasse il suo modo di essere così vivace e spensierato, ingenuo, come lo sono tutti i bambini. Ma lui era il mio bambino, e di nessun’altro. Fin dal giorno in cui avevo scoperto di essere incinta avevo deciso di tenerlo, di proteggerlo. Una parte mia…e di suo padre, da cui l’avevo sempre tenuto lontano per paura che lo facesse soffrire come aveva fatto con me.

Avevo diciotto anni quando diedi alla luce il piccolo Adam, all’insaputa di tutti, tranne che di Nicole e Lori, che erano le uniche due a cui lo avevo detto. Ormai mi ero trasferita nell’appartamento di Sara, per nascondere la gravidanza e avevo tagliato i ponti con lui…il padre del bambino. Ancora oggi pensare a lui mi faceva stare male. Era stato l’unico che avessi mai amato, l’unico che continuassi ad amare e che non potessi scordare.

E ora a 22 anni lavoravo come ricercatrice chimica in una casa farmaceutica oltre che all’università dove tenevo qualche corso , abitavo in centro Seattle con il mio bellissimo bambino, e status: single.

Bussarono alla porta e mi alzai per andare a rispondere: era Nicole.

“Jessi!” mi abbracciò

“Nicole!” risposi con equivalente entusiasmo al suo abbraccio

“Come sta andando?” mi chiese curiosa

“Benissimo. Adam dorme.” mi staccai dal suo abbraccio “Aspetta vado a svegliarlo.”

“No. Aspetta. Devo parlarti.” mi prese la mano

“Di cosa?” finsi di non saperlo, ma era chiaro di cosa volesse parlarmi

“Jessi diventa sempre più difficile. Io e Lori non possiamo più continuare così. Ormai anche Stevenn e Josh lo sanno, e Kyle, bè…diventa sempre più insistente. Sa che ci teniamo in contatto con te e che c’è qualcosa che non va. Devi dirglielo.”

“Nicole, non capisci—“

“Capisco, Jessi, ma lui ha il diritto di sapere. Adam è anche suo figlio.”

“Non voglio che si senta obbligato a nulla, e poi io e Adam siamo felici così.”

“Dio, Jessi. So che prova ancora qualcosa per te, e credimi ogni giorno si incolpa per quello che è successo, perché ti ha fatto soffrire così tanto, e ci sta male….”

“Ma..”

“Senti, facciamo così. Vieni a casa con me e porta Adam.” la guardai preoccupata “Jessi, non preoccuparti, Kyle non ci sarà, è a New York per una conferenza, e comunque non vive più con noi.”

Feci un sospiro di sollievo. Nicole mi strinse la mano in segno  di conforto e mi abbracciò e lasciò che mi sfogassi

Ore dopo eravamo nella sua auto, destinazione: Casa Trager. Ero molto nervosa. Nonostante vedessi Lori minimo una volta a settimana dato che stava studiando in centro Seattle e aveva l’appartamento vicino al mio; l’ultima volta che avevo visto Josh e Steven erano passati diversi mesi, anche se li sentivo continuamente per telefono.

“Mamma, dove stiamo andando?” mi chiese curioso Adam guardandomi curioso dal suo sedile nel retro della macchina

“Stiamo andando a casa della nonna.” mi girai e gli mandai un bacio

“Ok” esclamò continuando a giocare con il squadernino che si divertiva a riempire di numeri “Mamma…” mi guardò serio

“Sì?” gli sorrisi

“Io ce l’ho un papà?” la sua domanda mi prese in contropiede

“Come mai me lo chiedi?”

“I miei amici a scuola mi hanno chiesto chi è il mio papà, quindi mamma..io ce l’ho il papà?”

Mandai a Nicole un messaggio d’aiuto

“Certo che c’è l’hai.” rispose lei per me

“E perché non lo conosco?” chiese ancora più curioso

“Tesoro ti va del gelato? Nicole hai il gelato a casa?”

“Certo che c’è l’ho!” esclamò Nicole

“Ok.” sorrise tutto contento prima di ritornare con quell’espressione seria che assumeva tutte le volte che si concentrava su una cosa

“Hai bisogno, amore?” gli chiesi un po’ preoccupata

“Non riesco a finire la serie di numeri…” sbuffò prima di mettere su il muso

“Vuoi che ti dia una mano?” chiesi divertita dalla sua espressione. Scosse la testa “Dai che fra poco arriviamo a casa.” gli feci un sorrisino prima di girarmi e fissare lo sguardo fuori dal finestrino…avevo paura, paura che lui tornasse prima, paura di vederlo, paura di ritornare in quella casa piena di ricordi di lui, di me, di noi…Dovevo trovare il coraggio prima o poi di affrontarlo. Sapevo che non potevamo continuare così, e che prima o poi Adam avrebbe cominciato a fare domande ma non pensavo così presto…

 

“Mamma, perché sei triste?” mi chiese preoccupato il mio piccolo adorabile bambino

Gli sorrisi mentre lo mettevo sotto le coperte “Va tutto bene, tesoro, non preoccuparti, sto solamente pensando…”

“A cosa?” m’interruppe curioso. Mi sdraiai accanto a lui e presi ad accarezzare i suoi capelli

“Al passato.”

“Mamma, non essere triste. Ci sono io qui con te che ti faccio compagnia.” mi diede un bacio sulla guancia. A quel suo piccolo gesto la mia tristezza se ne andò completamente e mi addormentai poco dopo stringendo tra le braccia Adam. Prima o poi avrei parlato con Kyle, ma non adesso

 

Kyle’s POV

La mattina seguente mi svegliai tutto tranne che tranquillo. Non avevo chiuso occhio che per 2 orette 5 minuti e 36 secondi. Il pensiero di lei mi aveva tormentato per ore e ore, e quando finii per chiudere gli occhi e a dormire un po’ aveva invaso anche i miei sogni, più del solito. La consapevolezza di averla sotto lo stesso tetto mi faceva battere il cuore all’impazzata, e soprattutto mi faceva ritornare un adolescente. Nonostante avesse la notte prima dichiarato implicitamente che non voleva saperne di me, non riuscivo a crederci, il mio ottimismo mi diceva di mettere da parte quella possibilità. Eravamo comunque nella stessa casa, perciò non poteva evitarmi per sempre…anche se nei cinque anni precedenti l’aveva fatto. Sospirai ancora, la mia mente adesso rivolta ad Adam, il figlio di Jessi. Forse era lui la ragione per cui aveva smesso di vedermi? Perché si era rifatta una vita e non voleva che m’intromettessi?

Decisi di smetterla di continuare a pensare. Mi alzai dalla vasca, e aprii la porta della mia stanza. Immediatamente sentii la voce di Jessi, la sua voce ansiosa.

“Ok…va bene, devo stare calma…”

“Mamma…” entrai in cucina e vidi davanti a me Jessi che versava una tazza di cereali a suo figlio

“Hai un'altra possibilità.” gli disse rivolgendogli un sorriso un po’ forzato

“Non volevo farti arrabbiare.” mormorò Adam coprendosi il faccino

Smise di versare la ciotola di cereali “No, no, amore non piangere, non mi sono arrabbiata, è che…è difficile per me accettare che qualcuno sbagli in chimica.” gli si avvicinò e lo abbracciò. Alzò lo sguardo e mi vide. Il suo volto si irrigidì immediatamente e lasciò Adam prima di versare in un'altra ciotola degli altri cereali

“Ciao Kyle.” sorrise Adam “Vuoi giocare con noi?”

“A cosa?” chiesi curioso

“Riconosci il composto!” disse tutto entusiasta “Mamma, vero che può giocare?”

“…va bene.” acconsentì fredda “Allora sei pronto, ometto?” lo guardò allegra. Era bipolare o cosa? Adam annuì “Bene. Cao.”

“Ossido di calcio…?” aggrottò le sopracciglia

“Esatto.” gli sorrisi

“Acido solfidrico.”

H2S ” rispose pronto

“Valenze azoto.” chiese lei divertita

“3 rispetto all’idrogeno, 3,5, ma anche 2,4 rispetto all’ossigeno.”

“Bravo il mio bambino!” gli mandò un bacio “Kyle…fagli una domanda.”

“Ehm…Okay?” ero scioccato, mi aveva rivolto la parola “Na2SO4

“….solfato di sodio, oppure tetrossisolfato, valenza 6, di sodio”

Rimasi sbalordito “Quanti anni hai?”

“4 e mezzo, perché?”

“No, niente.” Non potei fare a meno di pensare che anche il padre doveva essere intelligente, o aveva ereditato tutto da Jessi

“Kyle, Jessi, Adam?” ci guardò stranamente Nicole

“Ah, eccoti, dobbiamo parlare.” constatò Jessi dura

“Di che cosa?” chiese mia madre tentando di fare la finta ingenua

“Perché mi hai mentito?” le guardai confuso, su che cosa aveva mentito Nicole? Spostai lo sguardo su Adam, e aveva la mia stessa identica espressione dipinta sul volto

“Perché Kyle deve sapere…”

“Cosa devo sapere?” cosa c’entravo io? Perché mi stavano mettendo in mezzo

“Devi sapere una cosa che Jessi ti tiene nascosta da 5 anni.”

“Nicole, non dirglielo!” esclamò Jessi esasperata

“Deve sapere!” rispose Nicole con un tono altrettanto esasperato “Adam è---“

“E’ mio figlio, Nicole, mio figlio, permettimi di decidere chi voglio nella sua vita.”

“Te ne pentirai per tutta la vita, quando sarà adulto e verrà lui a cercarlo.”

“Non me ne pento ora, e non me ne pentirò in futuro.” rispose ferma

La ignorò “Kyle, Adam è---“ non fece in tempo a parlare che Jessi mi venne in contro e mi baciò con tutta se stessa.

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Angolo dell'autrice:

Spero vi piaccia, quanto è stato bello scrivere questo capitolo per me

Per favore lasciate una recensione, almeno mi faccio un idea di quello che pensate.

Grazie mille per aver letto

Channy

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Capitolo 3
*** Rivelazioni, Amore ***


Capitolo 2: Rivelazioni, Amore


Jessi’s POV

Ma cosa stavo facendo? Ero forse impazzita? Perché l’avevo baciato? Forse per far sì che non sentisse quello che Nicole voleva dirgli, o solo perché ne avevo voglia? Probabilmente entrambe le cose, dato che sapevo di essere ancora innamorata di lui. Non avevo mai dubitato per un solo istante dei miei sentimenti per Kyle, e ammetto che spesso avevo pensato a come le cose sarebbero state se Kyle e io fossimo stati ancora insieme, con Adam…

Lo allontanai da me quando ormai il sovraccarico di energia tra noi era diventato troppo eccessivo e rischiavamo di provocare un black out. Aprii gli occhi e vidi immediatamente quelli di Kyle guardarmi stupiti, troppo stupiti. Distolsi lo sguardo dai suoi occhioni azzurri e guardai in giro. Nicole mi guardò come se fossi pazza, Adam era traumatizzato

“Buongiorno a tutti!” disse Steven allegro entrando in cucina. Lo fissammo “Cosa?”

Nicole lo ignorò “Kyle…” chiese preoccupata

“Jessi, perché non me l’hai detto?”

“Cosa avrei dovuto dirti, Kyle?” chiesi davvero confusa…a che cosa si stava riferendo? Perché mi guardava con quell’aria delusa?

“Quando mi hai baciato, hai fatto calare le difese…e sono riuscito a entrare nella tua mente.” disse colpevole

“Come hai potuto?!” gli tirai uno schiaffo. Oddio, Kyle mi stava facendo tirar fuori la peggior parte di me

“Come hai potuto tu nascondermi una cosa simile? Perché me l’hai tenuto nascosto?”

Presi un respiro profondo “Senti, Kyle…non qui. Parliamone da qualche altra parte…andiamo, al parco?” disse le ultime parole facendo trapelare la disperazione

“…Okay.” si rassegnò

Andai dove Adam era seduto e lo presi in braccio, prima di percorrere il corridoio ed entrare nella mia stanza

“Mamma, cosa è successo?” chiese con gli occhi lucidi “E’ lui quello a cui pensi spesso? Quello che ti fa piangere?”

“Sì, tesoro.” lo misi a sedere sul letto “Senti, io ora devo parlare con Kyle, rimani qui con i nonni?”

“….promettimi che non ti accadrà nulla.”

“Te lo prometto.” gli baciai la fronte e m’infilai un paio di All star. Allacciai le stringhe “Tesoro, se hai sonno, dormi.” Presi una giacca, gli mandai un bacio e chiusi la porta alle mie spalle. Appena mi voltai mi trovai faccia a faccia con Kyle

“Andiamo?” mi chiese spazientito

“Okay.”

 

Kyle’s POV

Decidemmo di andare in macchina al parco, o almeno lo decisi io. Avevo bisogno di risposte il più velocemente possibile, e sapevo che Jessi non voleva darmele, ma me lo doveva. Era scomparsa per 5 anni, torna improvvisamente e scopro che ha un figlio, e questo bambino era mio. Ero stato così stupido a non notare i segnali. Sapevo che mi assomigliava, anche fin troppo. Aveva i miei occhi, i miei capelli, lo stesso sorriso, lo stesso modo di corrucciare la fronte mentre pensa….era lui…e poi il nome Adam…

Quando Jessi mi aveva baciato, ero rimasto completamente stupito, ma velocemente avevo ricambiato. La mia curiosità aveva avuto la meglio, volevo sapere cosa mi stava nascondendo ed ero riuscito così ad ascoltare i suoi pensieri, a vedere alcuni suoi ricordi e uno di questi mi aveva particolarmente colpito: lei all’ospedale che teneva un bambino, Nicole che l’era accanto e la supplicava di farmi sapere che aveva avuto un figlio da me…Non potevo non avercela con lei, almeno un po’, e mi dispiaceva che mi sentissi così indisposto nei suoi confronti adesso, perché io l’amavo, e avrei voluto che questi anni di separazione non ci fossero mai stati, avrei voluto andare al college e finirlo con la consapevolezza di averla per sempre…finché morte non ci separi. Cercavo in continuazione di capirla, ma questo non l’autorizzava a tenermi all’oscuro di un così grande e importante segreto, che non riguardava solo lei, ma anche me, dato che era anche figlio mio.

Per tutto il tragitto in macchina rimanemmo in silenzio, io in attesa che dicesse qualcosa, e lei che cercava di costruire un muro tra me e lei. Parcheggiai vicino al parco, scesi dalla macchina e andai ad aprire la sua portiera

“Grazie.” mormorò. Annuii invece di risponderle. Non me la sentivo di dare qualcosa di cui mi sarei pentito

Camminammo in silenzio prima di sederci su una panchina in disparte da tutti

“Allora?” chiesi brusco

“Niente…” abbassò lo sguardo

“Cosa niente?” la rabbia trapelava ovviamente dalla mia voce, non riuscivo a controllarla, e questo era strano. Ero sempre in grado di controllare le mie emozioni, ma in quel momento, davanti a Jessi, proprio non avevo un controllo di me

“Kyle…” mi guardò irritata “Non alzare la voce con me.”

“Sì però tu puoi farlo, vero? Tu puoi permetterti di non dirmi che ho un figlio, nostro figlio, Jessi, Adam. E l’ho saputo così…così—non me l’avresti detto, vero? Avresti lasciato che crescesse e diventasse adulto senza dirmi niente, e forse fra 15 anni me lo sarei trovato davanti alla porta a dirmi che sono suo padre…Jessi, perché?” mi sfogai

“Perché devo proteggerlo.” mi guardò negli occhi

“Anche da me?” Il mio sguardo non si spostò di un millimetro. Dovevo sapere cosa stava provando in questo momento

“Specialmente da te.” rispose con voce risoluta

“Mi ferisci, Jessi, se parli così.” distolsi lo sguardo. Aveva toccato un tasto dolente

“Più di quanto tu abbia ferito me?” mi chiese sarcastica

“Quindi sarebbe questo il motivo per cui mi hai tenuto lontano da nostro figlio?” chiesi incredulo “Non credi che sia un po’ esagerato?” mi arrabbiai di nuovo

“E dici poco? Non volevo più vederti. Non voglio vederti più neanche ora. Nonostante abbia un figlio con te, non volevo e non voglio legami con te. Mi hai ferito, e potresti far la stessa cosa con mio figlio”

“Non ho mai voluto farti del male, Jessi, mai.” mi guardai le mani “Ma perché sei ancora attacca al passato? Quello che è successo, è successo. Non posso cancellare il passato, eppure tu lo hai ritenuto un motivo valido per non farmi conoscere nostro figlio.” le sue parole erano troppo dure, piene d’odio nei miei confronti

“Hai ragione. Non puoi cancellare il passato, ma tu non meriti Adam.” ora stava davvero esagerando. Quell’ultima sua frase era come un pugno nello stomaco

“Lascia che sia Adam a deciderlo.” risposi freddo. Cercai in tutti i modi di cancellare il dolore nella mia voce che si era fatta ad un tratto roca

“E’ ancora minorenne, e io posso decidere per lui. Io so cosa è meglio per lui, e non ha bisogno di te.”

Una coltellata “Non ha cominciato a chiedere di suo padre?” Non rispose “Ha bisogno di una figura maschile. Cosa gli racconterai? Che suo padre se n’è andato e che non l’ha mai voluto? Non mettermelo contro. Non voglio che mi odi.”

Si alzò dalla panchina “Ripeto: lui non ha bisogno di me. Tu non conquisterai anche mio figlio, per poi spezzare il suo cuore in mille pezzi. Hai giocato con me, e ti odio per questo. E non ti permetterò di fare altrettanto con mio figlio, non giocherai con lui. Io sono la madre, e ti giuro che se dovessi fargli del male in alcun modo…ti uccido, a sangue freddo. Sai che ne sono stata capace in passato, potrei farlo ancora. Potrei ucciderti, lentamente, e poi accoltellarti al cuore.” mi disse crudele

“Quello lo stai già facendo ora.” sentivo un groppo alla gola, e pensare mi diventava sempre più difficile “Mi faresti un favore?” sussurrai. Alzò lo sguardo e mi guardò negli occhi “Digli che…che gli voglio bene.” le lanciai le chiavi della macchina “Se vuoi torna a casa in macchina. Io…” le diedi le spalle senza dire una parola “Mi dispiace.” mormorai prima di cominciare a correre il più velocemente possibile. Dovevo allontanarmi da lei. La sua presenza era tossica. Non potevo lasciare che continuasse a ripetermi quelle cose orrende. Avrebbe demolito quel poco che era rimasto di me. Quel poco che si era lasciata dietro quando mi aveva semplicemente tolto la parola dopo che le avevo detto quello che era successo, e le sue dita stampate sul mio viso quel giorno in cui aveva fatto le valigie e se n’era andata, e avevo tentato di fermarla

Mi ritrovai presto nella mia amata foresta, mi sdraiai a terra e cominciai a analizzare il ricordo del giorno in cui se n’era andata, e mi aveva lasciato per sé portandosi con sé oltre al vero me stesso anche la mia capacità di mare un’altra.

“Jessi, cosa stai facendo?” le dissi preoccupato quando vidi due valigie vicino alla porta

“Me ne vado.” mormorò evitando il mio sguardo

“Non puoi farlo.” la guardai disperato “No, Jessi…” l’afferai per i polsi “Io ti amo…”

“Dillo a lei.” disse acida

“Perché non riesci a capire che ho sbagliato? Non ho mai voluto ferirti.” strinsi la presa sui suoi polsi, per non farla andare via

“Kyle, mi fai male!” si liberò i polsi dalla mia stretta. La baciai. Appena mi allontanai mi tirò uno schiaffo “Tu per me sei morto.” mi disse guardandomi negli occhi. Stava dicendo la verità, e queste sue parole spezzarono il mio cuore definitivamente. Silenziose lacrime mi rigarono le guancie mentre lei mi fissava senza neanche versare una lacrima, anche se i suoi occhi di quel verde che un tempo erano stati luminosi verso di me ne erano piene

Analizzai di nuovo quel segmento, e tentai di concentrarmi su tutto tranne le parole che ci eravamo detti e allora lo sentii, il battito di Jessi, più quello troppo veloce per essere quello di un’altra persona. Era il suo. Riascoltai il suo battito all’infinito, e prima che me ne resi conto stavo piangendo silenziosamente. Non avrei mai potuto conoscerlo…lei non me l’avrebbe mai permesso…Passai ad analizzare la sera prima in cui l’avevo incontrato… gli avevo voluto bene immediatamente. Lui era mio figlio, perdinci! Doveva farmelo conoscere. Cominciò a piovere, trovai un riparo e mi addormentai in posizione fetale promettendomi che avrei trovato un modo di far valere i miei diritti di padre

 

Jessi’s POV

Sbattei la porta dietro di me, tutto tranne che felice. Perché avevo reagito così? Perché gli avevo detto quelle cose? Perché riusciva ancora oggi a farmi perdere il controllo?

Ero stata crudele con lui, davvero, e avrei voluto scusarmi, ma non riuscivo ad aprire bocca, e me ne  ero pentita quando lui mi aveva voltato le spalle e se n’era andato. Non lo avevo seguito semplicemente perché non avrei fatto altro che girare il coltello nella piaga, e se lui aveva bisogno di qualcosa, quella era tranquillità.

“Jessi, dov’è Kyle?” chiese Lori

“Lori…cosa ci fai qui?” chiesi sorpresa di vederla

“Sono tornata a casa e mamma mi ha raccontato tutto. Dov’è?”

“Non lo so…è scappato.” abbassai lo sguardo

“Cosa gli hai detto per farlo scappare?”

“….”

“Jessi…” mi ammonì ma fu interrotta da Adam che mi si avventò contro

“Mamma!”

“Adam.” gli sorrisi, prima di prenderlo in braccio “Cos’hai fatto di bello?”

“Ho fatto un disegno, lo vuoi vedere?” gli brillarono gli occhi

“Certo, amore, vai a prenderlo.” lo misi per terra e corse via

“Allora?” mi guardò un po’ addolcita Lori

“Ho sbagliato. Gli ho detto le cose sbagliate. Le mie parole erano piene di risentimento e odio e…non so cosa fare Lori.”

Mi abbracciò “Jessi, se vuoi puoi piangere…”

“Sono stufa di sentirmi debole.” ruppi l’abbraccio “Comunque è inutile preoccuparsi. Sarà da Declan, no?”

“No. Nei suoi momenti da depressione post-Jessi se ne sta per i fatti suoi. Dove non si sa.”

“Depressione post-Jessi?” chiesi incredula. Era proprio da lori dare un nome a queste cose

“Te l’ho detto che lui muore ancora per te, ma tu non mi credi.”

“Come posso, Lori?”

“Non lo so. Io la verità te l’ho detta, e tu non vuoi crederci.” mi guardò come se fossi stupida

Le sorrisi leggermente “Vado a vedere il disegno di Adam.”

“Dai lo voglio vedere anch’io.” mi strinse il braccio in segno di conforto

Andammo nella mia vecchia stanza ma non c’era traccia di Adam. Cominciai a preoccuparmi. Chissà dove s’era cacciato

“Adam? Dove sei?” chiesi ansiosa

“Stanza della vasca…” sentii dire e lo raggiunsi nella stanza di Kyle.

Era da anni che c’entravo, precisamente dal giorno della sua confessione. Era rimasta quasi la stessa. L’aria sapeva di lui e pensare a tutti i bei momenti passati a dormire abbracciati in quella vasca-letto mi fecero sorridere tristemente

“Quante volte ti ho detto di non venire qui? Non è camera tua.” lo rimproverai

Abbassò lo sguardo “Lo so, ma mi fa sentire a casa..”

“Dai, lascialo stare, Jessi.” mi disse Lori, prendendo, come sempre, le parti di Adam

Sospirai prima di avvicinarmi al disegno fatto con i gessetti. Disegnava davvero bene, e non lo pensavo solo perché fossi sua madre, ma perché lo era davvero. Era un’immagine di me, Nicole, Steven, Josh, Lori, lui, e Kyle….a mò di quadretto familiare. Mi stupiva che avesse disegnato un estraneo e che l’aveva messo accanto a me nel suo disegno

“Ti piace?” mi chiese sprizzando felicità da tutti i pori. Annuii sorridendo, incapace di parlare in alcun modo. Guardavo mio figlio e rivedevo Kyle, mi guardavo intorno e tutto sapeva immancabilmente di lui. Alzai un attimo lo sguardo e la bacheca di Kyle attrasse la mia attenzione. Disegni, di me, di noi, nelle situazioni più belle, un’immagine di me che dormivo, un’altra di noi due che ci baciavamo…

“Mamma, Kyle era il tuo ragazzo?”

“Sì, tesoro…” mi s’inondarono gli occhi di lacrime. Mi rivolsi a Lori “Dove sono Nicole e Steven?”

“Sono andati a fare la spesa. Perché?”  mi guardò confusa

“Prenditi cura del mio piccolo, per favore. Devo andare.” camminai lentamente verso la porta e la aprii. Aveva cominciato a piovere.“Cavolo” pensai. Ci mancava anche questa. Entrai nella sua Audi Q7 e mi misi al posto di guida. L’auto sapeva di lui. Chiusi gli occhi mentre le lacrime scendevano senza che io potessi ostacolarle mentre lasciavo che la mia mente percorresse quei se, quei ma che non mi ero mai concessa prima. E pensavo a come sarebbe stata la vita mia e di Adam se non avessi mollato Kyle, se avessi riacquisito fiducia in lui, come i compleanni del mio bambino sarebbero stati con il padre presente, o come ogni sera al ritorno del padre dal lavoro avrebbe corso verso di lui e gli sarebbe saltato in braccio, e come Kyle preso nostro figlio in braccio avrebbe riso ai racconti del piccolo, per poi mandarlo a finire le sue faccende prima di cena e avvicinarsi a me e darmi un bacio che mi avrebbe fatto sciogliermi e chiamarmi amore…e io stavo privando mio figlio di tutto questo, della gioia di avere un padre. Io non ne avevo mai avuto uno prima di Steven, a parte Taylor, di cui però non mi ero mai potuta fidare al cento per cento, e poi comunque ero rimasta incinta e me n’ero andata via. Ma Adam ne aveva bisogno, e anche io avevo bisogno che suo padre fosse presente. Ero stata egoista. Era per la mia paura di dover accettare di aver bisogno di Kyle come dell’aria che respiro, e questi anni li avevo passati in una lunga e tormentata apnea, senza riuscire a prendere un po’ di ossigeno. E adesso che lo avevo rivisto…misi in moto la macchina. Lo avrei trovato, gli avrei detto che mi dispiaceva, e che non potevo mettermi in mezzo tra lui e nostro figlio, e che era libero di entrare nelle nostre vite quando voleva.

Parcheggiai la macchina prima di inoltrarmi nella folta foresta. Immediatamente i miei vestiti si attaccarono alla mia pelle, e i miei capelli diventarono più pesanti. La pioggia batteva forte mentre proseguivo verso il mio obbiettivo: Kyle. Lo cercai a lungo, prima di trovarlo in un antro sdraiato in posizione fetale che dormiva. Come facesse con tutto questo frastuono non me lo spiegavo. Aveva dipinta in volto un’espressione tutto tranne che rilassata. Sembrava Adam quando aveva gli incubi. Mi sdraiai accanto a lui e ascoltai il suo battito non so per quanto. Intanto la pioggia continuava a scendere ininterrotta, anzi aumentava d’intensità.

Improvvisamente gli occhi di Kyle si aprirono e mi guardò confuso. Gli sorrisi leggermente

Si mise a sedere “Cosa ci fai qui, Jessi?” chiese sconcertato, la sua voce completamente roca, i suoi occhi rossi

“Devo chiederti scusa. Non volevo scaricare la mia rabbia su di te, mi dispiace davvero tanto per quello che ti ho detto. Non lo pensavo veramente…o forse sì, e mi dispiace, non sai quanto..”

“Hey, che fai?” mi zittì mettendo un dito davanti alle mie labbra “Piangi?” mi chiese tracciando i lineamenti del mio volto

“Io? Pff.” risi nervosamente

“Mi è mancato il tuo volto.” disse seriamente  tracciando le mie sopracciglia “Le tue sopracciglia, i tuoi occhi verdi, il tuo naso, le tue labbra..” smise di parlare mentre solcava il contorno delle mie labbra “Jessi, io ti amo.”

Non risposi ma mi alzai. Mi voltai verso di lui “Non vieni a casa?”

“No.” rispose deciso

“Perché?”

“Perché è inutile. Tanto te ne andrai subito, e mi lascerai di nuovo lì, a casa Trager a rimuginare sul passato e sui miei errori, e su di te, e a ripetere che ti amo anche se non potrai sentirmi.”

Sospirai “Dai vieni. Sta volta prometto che non t’ignorerò per altri 5 anni prima di presentarmi di nuovo a casa Trager. Hai ragione tu. Hai diritto a conoscere Adam.” lo guardai intensamente e quei suoi occhi s’illuminarono

“Aiutami ad alzarmi, per favore.” mi chiese e gli sorrisi

Camminammo la sua auto. Gli lanciai le chiavi. Le afferrò e aprì l’auto. Entrammo e nessuno fiatò. La situazione stava diventando fin troppo imbarazzante. Dissi la prima cosa stupida che stavo pensando “Mi sei mancato anche tu.”

Mi guardò sorridendomi “Anche tu, Jessi.”

Silenzio

“…Kyle?” chiesi incerta

Mi guardò negli occhi “Sì?” mi guardò curiosamente prima di avvicinare il suo volto al mio e mi baciò, proprio come il mio messaggio per lui gli stava comunicando. Però quando il bacio da casto e innocente si trasformò in uno decisamente più passionale, lo allontanai da me

“Cosa stiamo facendo?”

“Non lo so, ma so solo che mi piace.” assalì le mie labbra ancora una volta. Le mie braccia finirono automaticamente intorno al suo collo mentre lui mi prendeva in braccio allontanava il sedile dal volante e mi cingeva la vita. Il bacio dimostrava quanto fossimo smaniosi l’uno dell’altra. Le mie mani trovarono i suoi capelli

“Dietro.” mormorai sulle labbra. Andammo nel sedile posteriore e riprendemmo a baciarci. La foga di trovare le labbra dell’altra era così forte che  spesso le nostre labbra si mancavano. Mi fece sdraiare sul sedile prima di cominciare a baciare il mio collo. La mia mente era completamente scollegata, non ragionava più. L’avevo messa in switch-off volontariamente. Ero stufa della mia coscienza che mi ripeteva di non lasciarmi andare alla passione perché dopo me ne sarei pentita.

I nostri vestiti finirono presto in giro, e la voglia di riscoprirsi rese la mia mente priva di qualsiasi pensiero coerente. La voglia di lui diventava sempre più cocente e il suo tocco sulla mia pelle la lasciava come infuocata. Bramavo i suoi baci, le sue carezze, il suo tocco, tutto. Lo volevo, e non m’interessava se me ne sarei pentita. Mi era mancato troppo, e non avevo voglia di fermarmi adesso.

Si fermò improvvisamente. I suoi occhi diventati di una tonalità più scura sui miei “Cosa c’è?” dissi accarezzandogli il viso

Sospirò “Cos’accadrà dopo questo? Ci sarà un noi?”

“Non lo so.” lo baciai a fior di labbra “Viviamo giorno per giorno, okay?”

Annuii, prima di riprendere a baciarmi, sta volta più lentamente, senza più la foga di prima. Le sue mani finirono trai miei capelli, mentre io mi avvicinavo ancora di più a lui per sentire il contatto della mia pelle contro la sua. I nostri respiri si facevano sempre più affannati, mentre i nostri cuori battevano allo stesso ritmo folle.

‘Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, e ancora ti amo’ pensai

“Ti amo.” mi rispose prima di dare inizio a quella danza che avevamo imparato anni prima insieme

__________________________________________________________________________________________

Angolino dell'autrice:

Grazie mille per la lettura. Spero vi sia piaciuto.

ele85:  concordo con te. Dai zio, è sempre stato palese che Adam è tu figlio, sveglia! hihi. comunque sono felice che ti siano piaciuti gli altri capitoli, e che questo sia all'altezza delle tue aspettative. :D

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Capitolo 4
*** "Il Mio Cuore è Tuo" ***


hope52: grazie mille per i tuoi complimenti. eccoti qui con un altro capitolo

ele85: concordo con te. Jessi è stata crudele, anche troppo. Capiamo tutti che i suoi sentimenti sono stati feriti ma non per questo è autorizzata a lanciare sale sulle ferite ancora aperte di Kyle. Per quanto riguarda al tradimento....non posso ancora dirti nulla, ma cercherò di placare la tua curiosità nei prossimi capitoli.

A tutti i lettori, spero vi piaccia, e per favore recensite per darmi idea di ciò che pensate.
Baci
Channy


Capitolo 3: "Il Mio Cuore è Tuo"

Kyle’s POV

Mi svegliai lentamente, stranamente felice. Che cosa era successo? Aprii gli occhi e li posai sulla massa di capelli castani sul mio petto. Tra le braccia stringevo Jessi, e non potei fare a meno di sorridere contento, finalmente completo. Lei ancora dormiva, ed io non potevo far altro che pensare al futuro, al nostro futuro insieme, se ci sarebbe mai stato un noi dopo quello che era successo. Io speravo vivamente di sì, perché l’amavo, e quegli attimi passati a fare l’amore dimostravano che nonostante fossero passati diversi anni dal nostro ultimo incontro ravvicinato, eravamo ancora perfetti l’uno per l’altra, i nostri corpi si completavano come se fossero stati plasmati insieme. L’amavo, non avevo mai smesso, e la possibilità che lei non mi desse un’altra chance mi faceva battere il cuore a mille, in anticipazione. Nonostante sapessi che quello che avevamo fatto era stato un gesto avventato, forse sbagliato, non riuscivo a pentirmene. L’unico rimorso mai avuto era quello di averla fatta soffrire così tanto, tradendo la sua fiducia, il suo amore per me così da costringerla ad allontanarsi da me, per proteggere se stessa e nostro figlio, da me, dal dolore che provava ogni volta che mi vedeva per casa, o che incontrava il mio sguardo triste, che le implorava perdono.

Cominciai ad accarezzarle i capelli dolcemente, notando che erano lunghi quanto quando l’aveva incontrata la prima volta..forse anche di più. Si mosse, e allora avvicinai il mio volto al suo, e la baciai leggermente. Aprì immediatamente gli occhi e mi guardò stranita, confusa.

Le sorrisi “Hey” mormorai accarezzandole la spalla

“Ciao” rispose timida

“Cosa c’è che non va?” le chiesi preoccupato. Si mise a sedere e io con lei. Le abbracciai la vita e cominciai a baciarle prima il collo, poi le spalle, le braccia e la schiena.

“Kyle..” protestò. Smisi immediatamente di coccolarla, presi il suo mento tra le dita e feci in modo che mi guardasse negli occhi. La fissai in cerca di qualche indizio, cercai di entrare nella sua mente ma mi trovai davanti un muro inaccessibile.

“Jessi…” chiesi incredulo. Mi stava tagliando fuori. “Devo preoccuparmi?” la mia voce incerta. Non rispose ed evitò il mio sguardo “Okay, devo decisamente preoccuparmi…Jessi, parlami.”

“Non so se vuoi sentire quello che ho da dirti.” mi prese la mano e intrecciò le nostre dita, prima di guardare le nostre mani unite con un sorriso amaro dipinto in volto.

“Testami” avvicinai a me le nostre mani e le poggiai al mio petto “Lo senti?” chiesi riferendomi al mio cuore, che batteva all’impazzata per la vicinanza a lei “E’ tuo. Fa questo solamente per te” le sorrisi tristemente

“Perché mi stai dicendo questo?”

“Volevo solo che tu lo sapessi, che il mio cuore è sempre stato tuo, e lo sarà per sempre. So che dubiti di me, di un noi in futuro, ma vorrei solamente che tu pensassi di darmi un’altra possibilità, perché noi siamo fatti per stare insieme, Jessi. Me l’hai detto tu.” le mie parole facevano trapelare la disperazione che stavo provando

“Te l’ho detto prima di scoprire che mi tradivi con lei, da settimane”

“Lo so, Jessi, e non sai quanto mi dispiace per quello che ho fatto”

“Questo non cambia le cose.” sospirò “Mi dispiace, Kyle, ma io non posso…purtroppo mi pento di quello che è successo poco fa.” Si allontanò da me prima di mettersi a cercare i vestiti “Non sarebbe mai dovuto accadere. Non dovevamo…”

“Perché?” cercai di avvicinarmi a lei ma me lo impedì “Io ti amo”

“Perché è giusto così, Kyle. Non voglio tornare insieme a te. Non posso” si rivestì in fretta. Feci altrettanto “Scusa se ti ho illuso. Non volevo…possiamo tornare a casa?”

Non risposi finendo di vestirmi. Ritornai al posto di guida prima di accendere il motore. Partii quando anche lei si era rimessa nel posto del passeggero e aveva allacciato la cintura. Ero confuso, distrutto, le emozioni dentro di me infinite e contrastanti. Per tutto il ritorno nessuno fiatò e quando arrivammo a destinazione, scesi immediatamente dall’auto, entrai in casa e sbattei la porta dietro di me, infuriato.

“Kyle..” disse Nicole preoccupata vedendomi in quelle condizioni.

Alzai la mano per evitare che continuasse. Non volevo nessuno in quel momento, e neanche le parole di mia madre sarebbero potute essermi di conforto. Raggiunsi la mia stanza.

Appena aprii la porta vidi seduto alla mia scrivania Adam, che con i gessetti disegnava. Sorrisi a quel miracolo che era mio figlio prima di mettermi seduto nella vasca.

“Ciao, Kyle” disse, la sua voce faceva trasparire un sorriso mentre il suo sguardo era concetrato sul disegno

“Ciao.” mormorai, e la rabbia cominciava a sbollire

“Va meglio ora?”

“Cosa?”

“Bé, eri molto arrabbiato, prima. Spero tu sia più tranquillo ora.”

“Come?”

“Non serve essere un genio per capirlo. Sei turbato…e confuso.” girò la sedia e mi guardò “La mamma mi ha detto che stavate insieme”

“E’ così” la mia voce piena d’amarezza e nostalgia per quei momenti del passato con Jessi

“E so che l’hai fatta soffrire.” constatò. Lo guardai stupito “Però mi stai simpatico”

“Grazie” gli sorrisi “Vuoi venire nella vasca?” gli feci un po’ di spazio

“Certo.” si alzò, tolse le scarpe ed entrò “E’ uguale alla mia.”

“Dormi in vasca?” chiesi incredulo. Avevamo più cose in comune di quanto immaginassi

“Sì, anche se la mamma preferisce di no?”

“Perché?”

“Non lo so…” fece spallucce “Non me l’ha mai voluto dire.” mi guardò negli occhi e non potei fare a meno di sorridere “Posso farti una domanda?” mi chiese titubante, abbassando lo sguardo

“Dimmi.” appoggia le braccia sui lati della vasca

“Tu sai per caso chi è mio padre? Perché la mamma non me lo dice…”

“Io…” e adesso? Non potevo rivelargli la verità senza il consenso di Jessi

“Allora lo sai?” era pieno di speranza, mi dispiaceva non poter soddisfare la sua curiosità

“Jessi non me l’ha mai voluto dire…ma non ti preoccupare. Sono sicuro che tuo padre ti vuole bene e che ti sia vicino più di quanto tu possa immaginare.” gli scompigliai i capelli affettuosamente, e cominciò a ridere. Mi sarei perso le mie responsabilità, perché anche se avevo fallito come fidanzato, non avevo l’intenzione di farlo come padre.

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Capitolo 5
*** Potrebbe Essere Amicizia ***


hope52: certo che lei lo ama! E' logico! Anche lei ne è consapevole, solo che è difficile ammettere di essere ancora innamora di una persona che ti ha spezzato il cuore. Grazie mille per la recenzione, spero vivamente che questo nuovo capitolo ti piaccia.

ele85: guarda anch'io sono depressa per la fine del telefilm, ed è proprio per questo che ho deciso di scrivere questa storia: per mantenere vivo il ricordo di questa serie bellissima, non come le solite cagate che fanno vedere alla tele. Concordo con te...che domande fa Kyle? Bè un pò stupidino sembra, ma ho voluto rendere il Kyle di questa storia ancora più ingenuo, ma poi ho in programma di farlo diventare un pò più furbo. Nel prossimo capitolo scoprirai cosa è successo tra Kyle e Jessi, e chi ha causato la loro rottura. La motivazione per cui Jessi non vuole che il figlio dorma in una vasca è che è troppo simile al padre. Nonstante sia meno ingenuo, vivere ogni giorno con la fotocopia dell'uomo che continui ad amare ma che hai deciso di tenere alla larga da te e da tuo figlio non è così facile,e nonostante sia consapevole che Kyle e Adam non siano la stessa persona, a volte vorrebbe che il suo bambino non le ricordasse continuamente la sua lontananza da lui.

Cari lettori, spero di dilettarvi ancora con la mia storia. Buona lettura

Channy

P.S. scusate per gli errori...sto cercando un beta- reader.

Capitolo 4: Potrebbe Essere Amicizia

Jessi’s POV

Sentii la porta sbattere dietro di lui, e sussultai spaventata. Era davvero arrabbiato, ma come biasimarlo d’altronde. Presi una ciocca di capelli tra le mie dita e constatai che erano ancora bagnati, inspirai ed espirai più volte prima di aprire lentamente la porta. Mi trovai davanti Nicole

“Cos’è successo?” mi guardò con uno sguardo di rimprovero

“Cosa?” chiesi brusca “Abbiamo parlato, e basta”

“Perché siete bagnati?”

“Siamo stati sotto la pioggia.” dissi atona

“Perché è arrabbiato?”

“Perché gli ho detto chiaro e tondo che non ho intenzione di tornare con lui.”  sospirai mentre le lacrime continuavano a salirmi agli occhi

Il volto di Nicole si addolcì e mi abbracciò “Se vuoi piangere…”

Ruppi l’abbraccio “No. Ho già sprecato troppe lacrime, non posso più farlo.”

“Guarda che piangere non è segno di debolezza, anzi…”

“Devo andare, Nicole.”

“Nella tua stanza?” mi accarezzò il braccio in segno di conforto

“Sì, Nicole, e via di qua.” mi indirizzai verso la mia stanza

“Jessi!”

La ignorai prima di andare nella mia camera per prendere il necessario per fare un bagno veloce. Avevo bisogno di rilassarmi, decisamente, e di lavare via quello che era successo oggi, e il disgusto che provavo per me stessa per essere andata a letto con Kyle. Lui non era mio, non era stato solamente mio, e pensare a quando lo avevo beccato con quella…nella mia stanza, per giunta, ancora oggi mi provocava una rabbia incredibile e un dolore che mi mozzava il fiato.

Una volta arrivata in bagno mi spogliai velocemente prima di entrare nella doccia. I miei muscoli tesi si lasciarono immediatamente andare e la mia mente si liberò completamente da ogni mio pensiero riguardante Kyle. Pensai solo all’acqua calda che mi bagnava la pelle, e mi tranquillizzava.

Ero talmente rilassata che non mi accorsi di non essere più la sola in bagno: Cominciai a canticchiare beatamente una canzone prima di aprire la tendina e trovarmi davanti lui. Avevo sprecato così tanto tempo per cercare di non pensarlo per niente. Lo guardai scocciata, andando con la mente a quella volta anni prima in cui ci eravamo trovati in una situazione analoga. Sospirai prima di prendere l’accappatoio e indossarlo. I miei occhi mai lontani dai suoi. Il silenzio sembrava infinito e insopportabile e decisi di spezzarlo

“Cosa vuoi?” chiesi brusca

“Devo parlarti..” disse abbassando lo sguardo, mentre le sue guance si tingevano di rosso

“E ovviamente non potevi aspettare che uscissi dal bagno, vero?” chiesi sarcastica

“Scusa, è solo che non ho riflettuto. Mi dispiace.”

“Se è in merito a quello che successo prima, te lo puoi scordare. Io non ho più niente da dire”

“No.” rispose, la sua voce ad un tratto fredda “E’ per Adam”

“Ok…cosa mi devi dire?”

“Voglio esserci per lui. E lo so è prematuro dirgli che sono suo padre adesso, ma in futuro spero che potremmo farlo insieme.” mi sorrise e il mio cuore accelerò

“Ehm..va bene. Ora io esco.” stavo per mettere la mano sulla maniglia della porta quando mi sentì afferrare il polso. Mi voltai

“Jessi, quando tu ed Adam avete intenzione di ritornare a casa vostra.”

“Oggi.”

“Ah…mi potresti dare il tuo numero di cellulare?”

“Certo.” glie lo dissi

“Se non ci vediamo dopo, ciao.” mi guardò dolcemente, nei suoi occhi azzurri una luce, la mia luce. Istintivamente gli accarezzai la guancia e ricambiai quel dolce sorriso

“Ciao.” sussurrai prima che lui lasciasse la mia mano. Uscii dal bagno e cercai il suo battito. Il suo cuore batteva forte quanto il mio, come se avessimo appena finito di correre una maratona. Scossi la testa prima di andare nella mia stanza e cambiarmi.

Raggiunsi la cucina dove tutti stavano allegramente parlando

“Josh!” dissi entusiasta prima di andare ad abbracciarlo “Quanto mi sei mancato.”

“Sì, anche tu, Jessi, ma non mi stritolare!”

Risi, rompendo l’abbraccio e tirandogli una leggera pacca sulla spalla “Come va con Andy?”

“Benissimo. Mi ha detto di salutarti.”

“Dille che ricambio, e che prima o poi verrò a trovarvi.” gli sorrisi

“Sarà fatto.”

“Allora, Jessi, non mi devi dire niente?” chiese Lori, la solita pettegola, anche se lo faceva solo per aiutarmi

“Dopo, ti dico tutto dopo, prima che io e Adam ce ne andiamo”

“Andiamo di già, mamma?”

“Sì, tesoro, mi dispiace, ma devo seriamente tornare al lavoro per lunedì.” gli andai vicino e lo presi in braccio prima di dargli un bacio sulla fronte. Immediatamente appoggiò la sua testa nell’incavo del mio collo e sospirò

“Però possiamo tornare qua ogni tanto, vero?” mormorò poco convinto

“Certo.” baciai la massa dei suoi capelli

“Davvero?” alzò lo sguardo sorridendo speranzoso

“Prometto.” gli accarezzai il nasino

“Bello!” rispose euforico e tutti ridemmo

“Come tornerete a casa?” chiese Nicole

“Prenderemo un taxi.” risposi sorridendo

“Ma cosa dici? Potrei accompagnarvi io”

“Non scomodarti, Nicole. Un taxi andrà più che bene. E comunque andiamo nell’appartamento vicino all’università, che è più lontano, quindi..”

“Potrebbe accompagnarvi Kyle.” intervenne Steven

“No!” risposi troppo velocemente. Mi guardarono tutti “Insomma…non è davvero necessario.” risposi ridendo nervosamente “Prenderemo un taxi.” dissi con la voce più autoritaria che avevo

“Se proprio insisti.” disse Nicole, tornando alla sua tazza di tè

“Che si mangia per cena?” chiese Adam

“Prendiamo qualcosa al Take-Away?” chiese Nicole a tutti quanti

“Sì, Mc Donald!!” gridò Adam

“No.” gli dissi prima di metterlo giù “Sai benissimo le schifezze che fanno…”

“Dai, Jessi.” disse Josh “Si vive una sola volta. Permettigli di mangiare porcate una volta ogni tanto.”

“Sì, Jessi.” Lori era d’accordo con il fratello

“Perché non una buona pizza?” chiese Steven

“Ecco, perché non la pizza, Adam?” gli chiesi e lui fece il muso “Quante volte ti ho detto che con il muso non risolverai le cose?”

“Dai, mamma, per favore.” m’implorò

“D’accordo” mi arresi “Ma non aspettarti che diventi un abitudine”

“Sì” cominciò a correre per tutta la cucina con l’ilarità generale

 

Poche ore dopo avevamo tutti finito di mangiare, ma di Kyle neanche l’ombra

“Jessi, perché non vai a vedere cosa sta facendo Kyle?” chiese Nicole

“Perché dovrei?” ribattei sorpresa. La guardai in volto e capii che non avrebbe accettato un no per risposta “Va bene.” mi alzai facendo il muso e mi diressi verso la stanza di Kyle. Bussai

“Jessi.” sentii chiamare dall’altra parte della porta

“Kyle, dovresti venire il salotto, si stavano chiedendo tutti che fine avessi fatto.”

“E tu non te lo stavi chiedendo?” chiese triste. Aprii la porta e o vidi seduto nella sua vasca, il volto stremato

“Ovvio che me lo stavo chiedendo”

Sospirò “Perché sei qua?”

“Perché me l’hanno chiesto.”

“Oh…”

“E perché volevo salutarti, perché io e Adam adesso andiamo.”

“Ciao, allora. Salutamelo.”

“Ciao, Kyle.” uscii velocemente dalla sua stanza e chiusi la porta dietro di me “Adam!” chiamai “Preparati che andiamo” Mi voltai e mi trovai davanti Lori. Feci finta di nulla

“Allora?” chiese impaziente

“Cosa?” ribattei facendo la finta ingenua

“Cos’è successo?” mi accarezzò il braccio in segno di conforto

“Andiamo in giardino.” dissi tranquilla e lasciai che Lori mi seguisse. Lasciai che si creasse un silenzio tra noi prima di parlare “Io e Kyle abbiamo fatto sesso.”

Mi guardò esterrefatta, la bocca spalancata “Davvero? Avete fatto l’amore? E adesso state insieme?”

“E’ stato solo sesso, Lori. Quindi non stiamo insieme.” puntualizzai un po’ irritata, non con lei, ma semplicemente con me stessa. Perché continuavo a negare l’evidenza? Ovvio che c’era ancora amore tra noi….e allora perché cercavo di ignorare questi miei sentimenti per lui?

“Come vuoi tu, Jessi. Però gli farai conoscere Adam, vero?”

“Certo.” le sorrisi

“Lo so che ti manca.”

“Ma questo non cambia nulla.”

“Va bene.” mi abbracciò “Voglio solo che voi due siate felici.”

“Anch’io. Con tutto il mio cuore.” ricambiai l’abbraccio

 

Una settimana dopo, mentre mi trovavo a lezione arrivò la segretaria che mi fece segno di uscire un attimo dalla classe

“Ragazzi, io devo uscire un attimo. Per quando torno voglio che qualcuno mi sappia dare la risposta al problema che ho appena scritto alla lavagna” dissi severa per la disapprovazione della classe

“Ma prof!” qualcuno protestò

“Volete un altro problema?” chiesi minacciosa

Nessuno fiatò e io sorrisi. Ma il mio sorriso si trasformò immediatamente in stupore quando vidi entrare nell’aula lui. Era da quando avevo lasciato casa Trager che aspettavo impazientemente una chiamata da parte sua, ma neanche fissare il telefono per ore e ore lo aveva mai fatto squillare.

Venne vicino alla cattedra e mi sorrise “Ciao, Jessi.” gli sentii mormorare mentre i miei studenti mormoravano, poveri piccoli pettegoli

“Ciao, Kyle.” sorrisi timidamente “Cosa ci fai qui?”

“Hai voglia di pranzare con me?”

“Sì, okay.” risposi senza neanche pensarci

“Bene. Per il resto della lezione mi metterò seduto in fondo, e poi andremo ovunque tu voglia.” mi diede un bacio sulla guancia prima di andare a sedersi nell’ultima fila, dove non c’era seduto nessuno

Mi schiarii la gola “Allora, li avete fatti i problemi, vero?” chiesi sarcastica catturando immediatamente l’attenzione dei presenti “Bene. Allora, c’è qualcuno che è disposto a risolverlo alla lavagna?” Silenzio “Vuol dire che chiamerò qualcuno” guardai l’elenco dei presenti alla lezione e scelsi un cognome “Signor Sanderson, dato che l’ho vista ridacchiare fino esattamente a 10 secondi e 34 millesimi fa, perché non viene lei?” rassegnato l’allievo si alzò dal suo posto e venne con il quaderno alla lavagna

“Eccomi prof.” disse sconsolato

“Mi dia il quaderno.” allungai la mano e glie lo presi dalle mani, alzai lo sguardo e incontrai quello divertito di Kyle, sorrisi, prima di leggere i 4 sgorbi scritti dal malcapitato “Prenda il gessetto ed esegua. Se non finisce qui, per quel che m’interessa può anche non dormire. Io voglio i problemi fatti, entro domani mattina sulla mia cattedra, e questo vale per tutti.”

Vidi una ragazza alzare la mano “Prof?”

“Sì?”

“Quei due problemi, per domani?!” chiese stupita

“No. Non 2.” tutti fecero una gran sospiro di sollievo “Sono questi 2 più i primi 3 a pagina 542 del libro.” Gli alunni mi guardarono stupiti. “Buon lavoro.” sorrisi falsamente prima di far cenno a Kyle di alzarsi. Suonò esattamente quando ebbi finito di mettere a posto le mie cose

“Per niente severa, eh?” scherzò Kyle

“Certamente” gli tirai una pacca sulla spalla scherzosamente prima di uscire con lui dall’aula. Senza accorgercene ci prendemmo per mano e camminammo per i corridoi fino ad arrivare all’uscita dall’università.

Mi era mancato. Davvero tanto. Mi era mancata soprattutto la sua amicizia, il mio migliore amico…perché saremmo stati solo amici, niente di più. Come no! Prima dovevo imparare a reprimere i miei sentimenti al di fuori della sfera d’amicizia che provavo per lui, il ragazzo, ormai giovane uomo che amavo con tutta me stessa.

 

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Capitolo 6
*** Teneri Momenti da Amici ***


capitolo 5


hope52: eccoti accontentata. in questo capitolo finalmente leggerai cosa prova Kyle, non so se ne sarai soddisfatta, però spero proprio di sì. comunque grazie per la recensione e per l’idea di dare uno scorcio di cosa pensano i personaggi.

ele85: lo so, lo so. Jessi è un po’…una prof stronza. sicuramente non vorrei fosse la mia. grazie per il tuo supporto

Capitolo 5: Teneri momenti da amici


Kyle’s POV

Se n’era appena andata ed i dubbi avevano già cominciato ad assalirmi. Mi avrebbe permesso di entrare nella vita di Adam?

Sospirai prima di cercare di dormire inutilmente. Mi girai e rigirai più volte nella mia vasca senza mai trovare pace. Le uniche immagini nella mia mente erano quelle di quando mi aveva scoperto tradirla alle sue spalle…nella sua camera…

‘Perché le stai facendo questo? Lei si fida di te, ti ama, e tu…’ pensai. Guardai quegli occhi così diversi da quelli della mia amata Jessi. Avevo paura, paura perché io e Jessi stavamo correndo, troppo. Era successo tutto così velocemente che non ero sicuro di ricordarmi ogni singolo istante del nostro amore

“Kyle?” mi chiese catturando la mia attenzione “Va tutto bene?” mi accarezzò il braccio

“Sì.” mentii. La guardai togliersi la maglia e buttarla a terra. Le sue labbra improvvisamente attaccarono le mie e mi ritrovai a ricambiare quel bacio, come dimostrazione che non valesse nulla al contrario di quello suo, di Jessi. Perché tradirla non era mia intenzione: era solo un modo per testare che i miei sentimenti per lei fossero ancora saldi, indissolubili. E mi ripetevo in continuazione che tutto questo non avesse alcun valore. Perché infondo era solo sesso quello che facevo con Amanda, solamente squallido sesso. Non mi davano stimoli a livello intellettuale, soddisfa vano il mio desiderio di confermare i miei sentimenti per l’unico amore della mia vita.

La spogliai velocemente, desideroso di farmi una doccia appena finito, per lavar via i sensi di colpa che ormai mi riempivano il petto. E mentre vedevo Amanda ansimare sotto di me non riuscivo a non provare disgusto per lei che stava ai miei crudeli giochetti, per me stesso che andavo a letto con un'altra, e per noi che vivevamo nella paura di essere scoperti. Lasciai che mi togliesse gli indumenti e la baciai perdendo ogni cognizione del tempo, ogni lume della ragione, neanche fossi stato sotto stupefacenti e non potessi intendere il volere.

Mentre stavo per portare a termine quell’atto così cattivo, brutto, schifoso, sentii la porta spalancarsi

“Kyle, sai---“ si fermò sulla porta incredula.

Alzai lo sguardo e dissi la solita patetica frase “Non è come sembra!”ero nel panico. Mi allontanai da Amanda e mi misi i miei boxer. Jessi, davanti a noi non reagiva, mente il suo sguardo vagava nel vuoto. “Amore, so che stai pensando male, ma ti giuro, non è come sembra. Posso spiegarti tutto.”

“Non voglio le tue futili spiegazioni” il suo tono era gelido e mi spezzò il cuore “E non ti permettere di chiamarmi amore…mai più” mi guardò negli occhi, i miei ormai riempiti di lacrime mentre i suoi freddi come il ghiaccio

“Jessi…” disse Amanda impaurita “Guarda che—“ si interruppe quando vide Jessi guardarla minacciosa

“Kyle, prima di uscire di qua con quella prenditi le coperte che ci sono nel mio letto e tienitele. Io non le voglio…” uscì dalla stanza camminando fieramente, la testa alta mentre sentivo che si dirigeva in cucina, prendeva il cellulare, chiamava qualcuno e usciva di casa

Gli occhi, a quei ricordi, mi si riempirono di lacrime, come anni prima. Mi alzai e presi il cellulare

“Pronto?”

“Declan…dove sei?”

“In giro, perché?”

“Ho bisogno di parlarti...Jessi è stata qui.” dissi sull’orlo delle lacrime

“Devo venire da te?”

“Sì, Grazie.” e misi giù. Ricacciai le lacrime indietro. Ecco. Un altro momento da depressione post-Jessi

 

Ed ora, invece, dopo che avevo trovato il coraggio di andare all’Università di Seattle a vedere se voleva venire a pranzo con me, mi trovavo nella sua aula a seguire quanto rimaneva della sua lezione prima che suonasse la campanella che segnasse la fine dell’ora e l’inizio del nostro forse ‘appuntamento’? Forse stavo sognando, però…Comunque non era molto cambiata. Manteneva ancora il pugno di ferro con gli altri e incuteva un certo timore tra gli alunni. Purtroppo, tra la popolazione maschile della classe c’era qualcuno che la vedeva come una professoressa ma come una giovane donna, molto attraente da provare a portarsi a letto, e le loro occhiate mi rendevano alquanto geloso.

Finalmente l’ora finì e mi ritrovai ad uscire da quell’aula sotto gli occhi di tutti con Jessi al mio fianco. Poi, improvvisamente, senza accorgercene, le nostre mani si sfiorarono e poi si strinsero. Si attrassero come due elementi di cariche opposte. Il mio cuore mancò un battito, sentii una scarica percorrermi tutta la spina dorsale e uno svolazzo continuo nello stomaco. E quando mi accorsi che lei non tentava di rompere questo contatto diventai ancora più felice, e mi spuntò sul volto un sorriso ebete, da innamorato.

“Cosa c’è?” mi guardò curiosa vedendo appunto il mio sorriso

“Nulla…” mentii, abbassando lo sguardo

“Stai mentendo.” constatò ridendo

“Hai ragione, Jessi.”

“Io ho sempre ragione.” disse guardandomi con aria di sufficienza

“Ah, davvero?” le chiesi sarcastico stringendo la sua mano nella mia

Mi guardò stupita prima di ritrarre la mano e entrare nella mia auto. Ti pareva che dovevo rovinare tutto. Che idiota.

Entrai anch’io e allacciai la cintura. Immediatamente pensai a cosa era successo quella volta nel bosco, in quell’auto e non potei fare a meno di sentirmi un po’ in imbarazzo. Ma se anche Jessi provava quella sensazione non lo diede a vedere

“Dove andiamo?” chiesi cercando di non pensare

“C’è un posto vicino alla scuola di Adam. Potremmo andare lì così da poter andare a prenderlo finita la scuola.”

“Mi sembra un’idea fantastica.”

“Certo. L’ho detta io.” mi fece l’occhiolino

Roteai gli occhi “Dai le indicazioni?”

“Ovvio.” mi scompigliò i capelli prima di mettersi a ridere, la sua risata così contagiosa che non potei fare altro che ridere con lei.

‘Cercherò di riacquistare la sua fiducia e farla di nuovo mia’ pensai mettendo in moto

In macchina passammo il tempo tra le sue indicazioni stradali parlando del più e del meno. E poi arrivammo ad un comune ristorante dove Jessi ordinò una Ceasar Salad e io un hamburger.

“Non dovresti essere al lavoro?”

“No. Ho preso la giornata libera oggi.” dissi studiando i lineamenti del suo volto. Aveva perso peso

“Come mai?”

“Così. Perché ne avevo voglia.” risposi evasivo

“Va bene…” fissò il suo piatto e giocò con il cibo per un po’ prima di fissarmi intensamente

“Cosa?” chiesi confuso

“Sei sempre lo stesso.” sorrise timidamente

“E chi dovrei essere?”

“Non lo so….sono passati degli anni eppure sei rimasto pressoché lo stesso ingenuo Kyle., o almeno lo sei in apparenza.”

“….anche tu sei più o meno la stessa. Solo che ti sei addolcita.”

“Lo prendo per un complimento.”

“Lo è.” le accarezzai la mano “Allora raccontami qualcosa di Adam.”

“Bè…ti somiglia, questo è ovvio, ama l’acqua e soprattutto le vasce, infatti nella sua stanza c’è sia il letto che la vasca. Adora disegnare, è molto intelligente, come i genitori del resto, e gioca spesso con il lego.”

“Dimmi di te…com’è essere madre?”

Rifletté prima di sorridere “E’ una sensazione meravigliosa, Kyle.” le brillavano gli occhi “E? la consapevolezza di aver messo al mondo un’altra vita, di aiutarla a crescere, e a diventare grande, guidandola nelle sue scelte, consigliandola, promettendogli di essere sempre lì per lei. E’ una nuova emozione tutti i giorni, essere genitori. Ogni giorno vedi tuo figlio crescere, imparare qualcosa, come muovere i primi passi, imparare a fare la pipì nel vasino, dire le prime paroline, e queste piccole cose che ti rendono pieno d’orgoglio…è stupefacente. Sai qual è stato il momento più bello della mia vita?” Scossi la testa “Quando mi hanno dato Adam in braccio per la prima volta all’ospedale. Mi ha ripagato di tutto il dolore provato nel momento del parto.”

 “Avrei voluto esserci.” mormorai e lei non rispose “Uhm—“

“Avrei voluto anch’io averti lì.” si torturò le mani “E’ solo che ho passato questi anni a non pensarti e—non è stato facile, ma non volevo ammettere che nostro figlio avesse bisogno del padre fino alla settimana scorsa…”

“Jessi, tranquilla. Non è necessario.”

“No. Ho sbagliato.”

“Ma non avevi sempre ragione?” le dissi sorridendo

“Idiota.” mi schiaffeggiò la mano e rise “Che ore sono?”

“Le 2 e mezza, perché?”

“Dobbiamo andare.”

Poco dopo ci ritrovammo davanti la scuola di Adam. Quando lo vidi arrivare di corsa per abbracciare la madre, in quel preciso istante fui l’uomo più felice del mondo. Quando mi vide si fermò di colpo mi squadrò e mi saltò in braccio

“Ciao!” disse euforico prendendomi in contropiede

“Ciao, Adam.” lo abbracciai per la prima volta in vita mia, mentre tentavo di trattenere le lacrime

“Bene, bene. Scordati della tua mammina.” Jessi finse di essere offesa

“Dai, mamma, non te la prendere.” lo misi giù e cinse le gambe di Jessi che lo prese in braccio. “Ecco, ora ti do un bacio almeno smetti di sentirti offesa.” le diede un bacio sulla guancia

“Il mio ometto.”  ridacchiò

“Mettimi giù.” chiese con insistenza

“Agli ordini.” lo mise giù e gli prese la manina

“Allora, Kyle, cosa ci fai qui?” mi guardò curioso

“Sono solo passato a trovarti.”

“Bello! Mamma vero che può venire a casa nostra? Vero?” guardò sua madre con una faccia da cucciolo abbandonato

“Se ne a voglia….” si rassegnò Jessi, prima di guardarmi in attesa

“Se non disturbo…”

“Certo che non disturbi, se ti abbiamo invitato!” esclamò Adam con un tono di voce che si usa per spiegare agli ignoranti

“Bé, allora andiamo?”


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Capitolo 7
*** Bicchieri di Vino, Consigli e Inviti a Cena ***


@ele85: grazie mille per la tua recensione. Spero davvero che questo capitolo ti piaccia. Ho dovuto riscriverne una parte perché il mio computer si era spento improvvisamente causando la perdita del discorso tra Kyle e una sua amica (non pensare male!). Buona lettura

Capitolo 6: Bicchieri di Vino, Consigli e Inviti a Cena


Jessi’s POV

Perché ero così agitata? Infondo stava venendo solo a casa mia…A chi stavo cercando di darla a bere? Non ero pronta per dire ad Adam che Kyle era suo padre; avevo paura di come avrebbe reagito alla cosa. Mi avrebbe odiato? O—

“Jessi, tutto bene?” chiese Kyle tenendo in braccio Adam che si era addormentato

“Sì, tranquillo” gli rivolsi un sorriso forzato prima di inserire la chiave nella toppa. Aprii la porta e digitai immediatamente il codice d’allarme “Entra pure.”

“Grazie.” mi seguì e guardò il salotto “Wow. Bella casa.”

Alzai le spalle “Forse è meglio metterlo a letto.” dissi “La sua camera è da questa parte.” gli feci strada. Aprii la porta lentamente

“Aveva ragione, ha una vasca identica alla mia” disse entrando nella stanza

“Mettilo sul letto” dissi e lui fece.

Appena mise sul letto Adam cominciò ad ammirare la stanza, accarezzando più volte i muri tinteggiati di azzuro pastello, osservando la bacheca su cui erano affissi i suoi disegni a gessetto e prestando attenzione alle foto incorniciate sulla scrivania

“Questo era lui?” chiese indicando una foto che lo mostrava da neonato

“Sì, aveva 1 settimana.” sorrisi

“Hai un album con le sue foto?” chiese curioso

“Certo che ce l’ho. Dai andiamo in salotto e lasciamolo dormire” andai verso il letto, baciai la fronte al mio piccolo prima di lasciare la stanza. Kyle chiuse la porta dietro di sé cercando di fare il meno rumore possibile. “Fai come se fosse casa tua. Io intanto faccio due cosette e poi ti faccio vedere l’album.” corsi di fretta in camera mia e mi sdraiai un attimo sul letto. Ero disperata. Dovevo assolutamente cambiarmi e truccarmi un poco per poter mettere al meglio me stessa. Aprii le ante dell’armadio e cercai in giro qualcosa che mi valorizzasse, ma che non facesse vedere che mi ero messa in tiro per lui. Alla fine optai per un paio di shorts slavati e un top blu.

‘Oddio’ pensai ‘Ma perché diamine sto facendo tutto questo? Noi siamo solo amici…amici che hanno un figlio, amici che stavano insieme, amici che non si sono sentiti per anni e che quando si sono rivisti hanno fatto sesso in macchina…certo, solamente amici.’ presi un bel respiro prima di tornare in salotto dove lui mi guardò a bocca aperta

“Ti--stai bene vestita così” mormorò osservando ogni parte del mio corpo con cura

“Grazie.” arrossii “Allora…” battei le mani “Che ne pensi di guardare quegli album ora?”

“Certo.” si tolse le scarpe e si mise a sedere per terra. Lo raggiunsi pochi secondi dopo con due album pieni zeppi

“Cominciamo da questo.” aprii la prima pagina. “Questa è stata la prima sua foto.” l’immagine era di me all’ospedale che tenevo in braccio il piccolo Adam “E questa…”

Continuammo così fin quando non guardai l’ora “Sono le 5:30. Vado a svegliare Adam.”

“Okay…” mi sorrise. Perché mi faceva sempre questo effetto?

“Io….vado.” dissi imbarazzata prima di andare nella camera di mio figlio. Lo trovai sorridente che leggeva a letto

“Ciao, mamma.” mi fece segno di sedermi

“Perché non sei venuto in salotto se eri sveglio?” chiesi curiosa arruffandogli i capelli

“Volevo lasciarti i tuoi spazi” lo guardai confusa “Ho quattro anni ma non per questo sono stupido. So che vuoi ancora bene a Kyle..” mi fece un ghigno “E non dire che non è vero, perché si vede lontano un miglio.”

Lo fissai sbalordita “Stai troppo con zia Lori.”

“Lo so.” mi baciò la guancia “Io voglio solo che tu sia felice, mamma.” poggiò la testa sul mio grembo “C’è qualcosa che devi dirmi?” mi chiese.

E lì sapevo che sapeva…magari non sapeva proprio tutto, ma almeno aveva capito che gli stavo tenendo nascosto qualcosa “No. Non posso dirtelo ora, ma hai ragione.” gli baciai la fronte “Dai, ometto. Andiamo ad invitare Kyle per cena.”

“Sì!” dissi scattando in piedi

“Li hai fatti i compiti?”

“Oggi a scuola.”

“Bravo.” gli carezzai i capelli prima di dargli un bacio sonoro sulla guancia. Rise. “Ti voglio bene.”

“Anch’io mamma, tanto.” alzò le braccia e lo presi automaticamente in braccio “Take-away cinese?”

“Okay.” andammo in salotto

“Ciao, Adam.” sorrise Kyle

“Ciao!” rispose entusiasta,e immediatamente lo misi giù

“Vuoi rimanere a cena?” chiesi nervosa, più che altro timorosa di un rifiuto

“Con piacere.”

“Bene. Allora chiamo il cinese.” presi il telefono “Cosa volete voi? Il solito?”

“Ti ricordi ancora cosa prendevo al cinese 5 anni fa?” chiese Kyle stupito

“Certo. E’ la stessa cosa che ordina Adam tutte le volte.”

“Abbiamo tante cose in comune, vero?” chiese a nostro figlio

“Chissà perché?” alzò le spalle

Ormai erano le 9 e Adam era già letto. E Kyle non era ancora andato via. Infatti eravamo seduti al tavolo della cucina a bere due bicchieri di vino rosso

“Non l’avrei mai detto. Jessi che beve vino..” fece roteare il liquido nel bicchiere prima di prenderne un sorso

“Le persone cambiano….e comunque lo uso solo per le occasioni speciali.” abbassai lo sguardo

“E questa lo è?”

“….credo di sì.” alzai le spalle prima di svuotare il bicchiere in un sol colpo

“E cosa si festeggia?” chiese avvicinandosi a me

“L’amicizia.” dissi nervosa prima di alzarmi e di sedermi sul divano in salotto

“La nostra amicizia?” mi seguì con la bottiglia di vino in mano

“Esatto.” evitai il suo sguardo

“Facciamo un brindisi allora.” mi sorrise prima di riempirmi il bicchiere e di riempire anche il suo “Me lo terresti un attimo.” mi porse il suo bicchiere prima di appoggiare la bottiglia in cucina. Tornò e si sedette ancora accanto a me “Allora…all’amicizia”

“All’amicizia.” i suoi occhi catturarono i miei appena li incontrai

“E ad Adam.” mi guardò intensamente

“Ad…Adam.” dissi distrattamente. Non si poteva continuare così. Non potevo continuare a negare che provavo qualcosa per lui…ma non m’interessava. Il mio sguardo dai suoi occhi calò alle sue labbra. Bevvi ancora tutto d’un fiato e anche lui fece altrettanto

‘E’ solo stupida attrazione, niente di più’ continuai a ripetermi

“Sai benissimo che è molto più di questo, Jessi.” m’interruppe

‘Diamine, non dovrei pensare a queste cose adesso, quando lui può sentire ogni mio discorso’

“Hai ragione, non dovresti, ma neanche io dovrei pensare certe cose, ora, dato che volendo potresti leggere i miei pensieri…” appoggiò il bicchiere sul tavolino accanto al divano, e poi prese anche il mio e fece la stessa cosa “Per esempio..cosa sto pensando adesso?”  mi accarezzò il braccio

‘Cavolo, Jessi. Perché mi stai facendo questo? Perché hai dovuto cambiarti? Vedevo già abbastanza prima quando eri in jeans e maglietta, ma adesso, con questi shorts addosso e con il top decisamente attillato…’

“Kyle!” protestai arrossendo

‘Adoro il tuo sorriso, adoro tutto di te. Sei così bella, così spensierata…vorrei tanto poterti abbracciare, stringerti a me, potermi svegliare con te accanto ogni mattina, e--”

I suoi pensieri furono interrotti da me, o meglio dalle mie labbra che si posarono sulle sue con furia. Si staccò da me e mi guardò incredulo prima di sorridere malizioso e prendere a baciarmi con ugual forza. Mi strinse a sé mentre le mie mani inevitabilmente finivano trai suoi capelli. Ci baciammo come se non ci fosse un domani, come se fosse giunta la fine del mondo e quella fosse l’ultima occasione per stare insieme. Le sue mani si facevano strada sotto il mio top e sentivo che mi accarezzava la pelle. Improvvisamente però interruppe il bacio

“Cosa c’è?” chiesi confusa

“Non voglio che tu consideri questo momento come uno sbaglio domani…”

Lo baciai e feci navigare le mie mani sotto la sua maglia e sul suo torace scolpito. Rispose al bacio senza più calcolare alcuna cosa. Poco dopo mi trovai sdraiata sul divano guardata da quei suoi occhi color ghiaccio infuocati dalla passione, ma dopo avermi slacciato gli shorts e avermeli tolti si fermò di nuovo

“Cosa ora?” chiesi leggermente irritata

“Non hai detto nulla, prima. Sarà ancora un errore, vero? Se faremo l’amore questo non vorrà dire che torneremo insieme, vero?” chiese rassegnato, ma anche speranzoso

“….” Non risposi. Perché aveva perfettamente ragione.

“Bene, come pensavo.” si alzò dal divano, si rimise la maglia che era stata buttata a terra in precedenza, si infilò le scarpe, allacciò la zip dei pantaloni “E poi comunque tutto questo non sarebbe dovuto accadere. C’è nostro figlio che dorme di là…un po’ da irresponsabili.”

“Ma l’amore è irresponsabile.” mormorai

“Ma tu non mi ami.” constatò e a queste parole mi si gelò il sangue nelle vene. Cosa stava farneticando? Io lo amavo? E’ solo che…

“Bè, io vado.” mi baciò dolcemente prima di dirigersi alla porta “Proviamo ad essere amici, seriamente però.” chiuse la porta alle sue spalle e passai una buona mezzora a fissare la porta, non curandomi del fatto che ero mezza nuda, in trans. Cos’era successo? Kyle mi aveva rifiutato?..O mio Dio!

 

Kyle’s POV

Guardai l’ora. Erano le undici e mezza ed era tutto il giorno che ero fuori. Sbadigliai esausto. Era stata una giornata piena di eventi e sicuramente pesante. Chiusi l’auto che avevo parcheggiato davanti casa prima di andare alla porta d’ingresso, infilare la chiave nella toppa ed entrare in casa.

“Kyle, sei tu?” chiese Nicole raggiungendomi all’ingresso

“Sì.” buttai le chiavi sul tavolino all’ingresso

“Cos’hai fatto oggi?” chiese curiosa

“Ho visto Jessi e Adam.” dissi atono

“Davvero? E com’è andata? Gli avete detto che tu sei—“

“No. Faremo le cose con calma.” sospirai prima di mettermi le mani trai capelli

“Cos’è successo?” era preoccupata, come al solito.

Silenzio

“Dai, vieni che ti faccio una tazza di tè.” la seguii in cucina e mi sedetti davanti a lei

“E’ andata bene, tutto sommato.” dissi guardandola “E sono simpatico ad Adam…”

“Ma?”

“Ma sono confuso…cioè è Jessi che..la scorsa settimana dopo che—“ mi fermai. Mica potevo dirgli che io e Jessi avevamo fatto l’amore..era pur sempre mia madre e stavamo navigando in acque a dir poco imbarazzanti “…dopo che ci siamo baciati, non voleva stare con me. Allora io comincio ad accettare la cosa dell’amicizia e lei cosa fa? Mi bacia.”

Mi porse la tazza di tè “Credo che lei sia confusa quanto te. Prova ancora qualcosa per te, ma non vuole ‘scottarsi’ ancora” mi sorrise “Vedrai che si risolverà tutto per il meglio.”

Presi un sorso della bevanda bollente “Lo spero.”

“Non mi avete mai voluto dire perché vi siete lasciati….”

“Ed è meglio così, credimi. Non saresti per niente fiera di me se sapessi cosa ho combinato.”

“Prometto che non ti giudicherò”

Risi sarcastico “Se guarderai la cosa come psicologa forse, ma sei mia madre e ti verrà sicuramente voglia di sgridarmi, ma mi dispiace, mi rimprovero da solo ogni giorno perciò non ho bisogno della predica.” presi la tazza in mano e mi alzai dal tavolo “Però magari un giorno te lo racconterò.” le sorrisi “Notte.” le diedi un bacio sulla guancia prima di andare nella mia stanza. Domani mi aspettava un turno massacrante all’ospedale

 

“Salve, dottor Trager.” disse ammicando Camilla, l’infermiera in guardiola

“Ciao, Camilla.” le rivolsi un sorriso

“Oh, la prego, mi chiami Camie.” perché tutte le volte che parlava con me tentava di farsi notare? O erano le mani nei capelli, o il petto all’infuori. Non la sopportava a volte, nonostante dovessi riconoscere fosse brava nel suo lavoro

“D’accordo…Camie.” andai nello stanzino del personale e mi cambiai, cercando di non prestare attenzione ai discorsi dei miei colleghi

“Ciao, Kyle.” mi salutò Matt

“Ciao.” ricambiai

“Cos’hai fatto ieri?” chiese curioso

“Ehm…non ricordo con esattezza.”

“Ma mica dovevi incontrare quella gnocca di cui hai la foto--”

“Ne possiamo parlare dopo?” lo interruppi già un po’ irritato. Mi dovevo ricordare assolutamente di non confidargli più niente. Aveva la bocca troppo larga

“Certo, amico.” gli suonò il cerca persone e per fortuna se ne andò.

Tutti i miei colleghi erano più grandi di me ma la maggior parte di loro non sapeva cosa significasse la parola maturità. Sbuffai prima di finire finalmente di cambiarmi, infilare la mia roba nel mio armadietto e chiuderlo. Mi mancavano esattamente 47 ore 55 minuti e 34 secondi prima che finisse il mio turno. E non vedevo l’ora di quel momento perché avrei chiamato Jessi e avrei passato del tempo con Adam. Ma per il momento mi toccava lavorare. Non è che odiavo il mio lavoro, anzi fare il chirurgo generale mi appagava, mi rendeva felice, ma il pensiero di non poterli vedere se non dopo 2 giorni mi rattristava un po’.

Mi ritenevo fortunato. A ventidue anni ero già un interno e non uno specializzando al Northwest Hospital & Medical Center di Seattle, dopo aver conseguito la laurea in 2 anni, avevo iniziato subito a lavorare e in un anno da specializzando ero diventato uno dei chirurghi più importanti del mio ospedale. Si vociferava che presto sarei diventato responsabile di un gruppo di specializzandi e sinceramente quest’affermazione mi lusingava molto. L’unica cosa che mi mancava era l’amore, ma su quello avevo una mezza ideuccia per far sì che Jessi ritornasse con me.

Il mio cerca persone suonò e mi diressi immediatamente in reparto dove la dottoressa Stewart mi affidò uno specializzando

“Kyle, questo è Jason, sarà la tua ombra oggi, e Jason questo è il dottor Trager. Io vi lascio.” e se ne andò incutendo terrore tra le infermiere

Mi diressi verso la guardiala e mi feci passare delle cartelle cliniche

“Dottor Trager…” chiese Jason come intimorito

“Oh, chiamami Kyle.” gli sorrisi ritornando alla mia cartella clinica

“D’accordo, Kyle…”

Mi voltai e lo guardai “Devi chiedermi qualcosa?”

“No, nulla.”

“Bene.” mi voltai verso un’infermiera “Prelievo del sangue al paziente della stanza 356”

“Sì, dottore.” andò verso la stanza

“Jason, voglio una tac di questo paziente entro 33 minuti e 59 secondi.”

“Sì, signore.” e si mise a correre al seguito dell’infermiera

“L’hai già fatto scappare, dottor Trager ?” chiese ridendo Sophie “Sei un record.”

Le scompigliai i capelli in risposta

“Tu vuoi farmi perdere credibilità, Kyle.” mise il broncio. Sophie e Michael erano gli unici amici veri che avevo in questo ospedale. Sapevano tutto di me…bè non sapevano proprio tuta la mia storia ma  gli avevo parlato di Jessi e di Adam

“Dai Sophie, non te la prendere…” le baciai la guancia e sorrisi

“Sì, bravo, bravo, ridi.” fece una faccia esasperata prima di ridacchiare “Com’è andata ieri?”

“Bene, credo” evitai il suo sguardo

“Kyle, fai proprio schifo a mentire.” scosse la testa

“Ho passato una giornata piacevole con Jessi e Adam e poi quando Adam è andato a letto---“

“No! Non dirmi che ti sei fatto fregare così” mi guardò speranzosa

“No. Non è accaduto nulla.” sospirai

“Meno male. Dai racconta.”

“Abbiamo bevuto un bicchiere di vino, forse più di uno, però è stata lei!”

Mi guardò confusa “A far cosa?”

“A buttarmi giù dalla finestra e a farmi il solletico. Ma a baciarmi, scema!”

“Non c’è bisogno di prendersela, deficiente.”

La ignorai “E comunque stavamo quasi per fare… tu sai cosa—“

“Sesso, Kyle, sesso. Chiama le cose con il loro nome.”

Roteai gli occhi “ Stavamo per fare sesso, quando mi sono fermato e le ho chiesto se sarebbe significato qualcosa se avessimo proseguito  .”

“E lei?” chiese sempre più curiosa

“E lei non ha risposto. Quindi ho preso e me ne sono andato.” finii la mia storia

“Oddio…” mi guardò come se fossi stupido “Ma sei scemo?”

Esaminai un’altra cartella “Perché?”

“Per essere così intelligente sei proprio stupido…”

“Perché, scusa?” corrucciai la fronte confuso

“Kyle, sei proprio un inesperto.”

“Guarda che io non voglio solamente un rapporto fisico con lei. Voglio che sia mia.”

“Ma potevate cominciare con una storia di tipo fisico per poi esplorare di nuovo l’amore. Avreste potuto divertirvi nel frattempo e dopo vi sareste confessati i vostri sentimenti e sareste vissuti per sempre felici e contenti con Adam e i figli seguenti. Sei proprio un dilettante.” andò all’ascensore e la seguii. Salimmo sull’ascensore

Ignorai quel commento “Quindi cosa dovrei fare?”

Stette in silenzio quando le porte dell’ascensore si aprirono ed entrò il dottor Barnes, direttore ospedaliero.“Ormai è troppo tardi.” disse teatralmente “A meno che…Trova una babysitter per Adam, invita Jessi a cena dicendo che dovete parlare di Adam, bla bla, e poi riportala a casa tua o falle visitare il tuo attico inutilizzato. Una volta arrivati a una di queste due destinazioni potrete lasciarvi andare alla passione, desiderarvi, appagarvi per quanto vorrete. Poi finito di fare tutte le vostre cose sconce le farai credere che per te quello che c’è stato un attimo prima non conta nulla e poi le proponi una rapporto unicamente basato su tanto puro e sano sesso.” disse a bassa voce

“Ma sei pazza?” mormorai esterrefatto

“Lo prenderò per un complimento. Comunque fidati. Tanto lei ti ama”

“Tu sei fuori di testa.” commentai

“Mi prometti una cosa?”

“Cosa?” chiesi con il broncio

“Se avrete una femmina la chiamate come me?” ridacchiò

Il dottor Barnes si voltò e ci guardò male

“Dottoressa Brandon, in merito a quella cartella che mi aveva fatto leggere precedentemente forse so cos’ha il suo paziente---“

Barnes si girò “Non attacca, dottor Trager.” mi guardò serio “Posso darle un consiglio?” chiese ancora più serio

“Sì, certo.” lo guardai un po’ intimidito

“Ascolti la dottoressa Trager, i suoi consigli potranno esserle utili.”

Diventai più rosso di un pomodoro e Barnes  e Sophie cominciarono a ridacchiare, mentre io volevo solo che la terra m’inghottisse

 

33 ore dopo ero nella saletta dei medici che tentavo di riposarmi un po’. Dall’inizio del turno avevo fatto solamente 3 pause e non ce la facevo più Dopo le numerose operazioni chirurgiche, le ore in ambulatorio, in reparto e in pronto soccorso avevo finalmente trovato il tempo per riposarmi e quindi per ripensare a ciò che mi aveva detto Sophie. Ora dovevo solamente trovare il coraggio di chiamare Jessi e chiederle di venire a cena con me. Perché magari Sophie aveva ragione e dovevo solamente seguire il suo consiglio.

Finito finalmente il turno estenuante presi il cellulare mentre m’incamminavo fuori dall’ospedale

“Ciao, Kyle.” sentii la sua voce e subito mi sentii meglio

“Ciao, Jessi.” sorrisi mentre aprivo la mia auto

“Nicole mi aveva detto che eri all’ospedale…”

“Sì.” mi misi al posto di guida

“Allora….”

“Senti, volevo chiederti se volevi venire a cena da me.”

“Da te?”

“Sì, nel mio attico in centro città…”

“Ma Adam…”

“Lori voleva portarlo in giro.” dissi in fretta

“Davvero?”

“Eh già.”

“D’accordo. A cena.” sapevo che stava sorridendo

“A cena. Domani sera,  manderò un taxi a prenderti alle 7.30.” e misi giù. Cominciai a sorridere come un idiota prima di ringraziare mentalmente Sophie un milione di volte. Prima di partire mandai un messaggio a Lori per chiederle se poteva curare Adam per la sera successiva.

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Capitolo 8
*** Lotte di Sapone, Menù Afrodisiaco, Nottata Bollente e Risveglio Gelido ***


@scar12: grazie mille per la tua recensione!

@hope52:sono davvero felice che tu abbia apprezzato questo capitolo considerandolo il meglio riuscito per adesso. mi dispiace solo darti la triste notizia che la suspence oggi si interrompe con questo nuovo capitolo, e soprattutto un Kyle diverso, più…non dico nulla perché tanto poi lo leggi. sono ansiosa di ricevere la tua opinione su questo capitolo. buona lettura :D

@ele85:grazie per i complimenti. hai perfettamente ragione, anch’io odio quella cretina che ci prova con Kyle. non l’ha ancora capito che lui non la filerà mai? comunque, sì, Sophie è solo un’amica e lo rimarrà per sempre. nel corso della storia ne darà di consigli a Kyle…eheh. eccoti il nuovo capitolo. spero che ti piaccia


Capitolo 7: Lotte di sapone, Menù Afrodisiaco, Nottata bollente e Risveglio Gelido

Jessi’s POV

Chiusi gli occhi ripensando alla telefonata di Kyle sorridendo come una ragazzina al suo primo appuntamento. Pensavo mi avrebbe ignorato per settimane dopo quello che era successo. Ero talmente preoccupata su come quella serata avrebbe influito sulla nostra ‘amicizia’ che avevo chiamato Nicole in cerca di notizie riguardo a Kyle, e lei mi aveva semplicemente detto che era al lavoro. Perciò avevo passato le ore successive a pensare se chiamarlo o no quando dopo aver preparato il pranzo avevo ricevuto una sua chiamata. E appena avevo visto il suo nome sul display del cellulare che avevo esultato prima di rispondere.  Quindi, ora, il mio pensiero era fisso sulla cena a cui mi aveva invitato e che non avrei potuto rifiutare neanche se l’avessi voluto, su come vestirmi, come truccarmi. Sì, logico, andavo solo perché probabilmente avremmo parlato di Adam, ma non potevo negare di aver in cuor mio la speranza che la serata non si sarebbe conclusa davanti ad un innocuo bicchiere di vino a parlare come vecchi amici, ma con qualcosa di più, anche se forse tutto questo potesse sembrare sbagliato. Infondo lui voleva tornare con me, e l’unica cosa che io ero disposta ad offrirgli era un rapporto senza impegni, per il momento. Forse avrei cambiato idea e sarei tornata con lui, un giorno, ma adesso non ero per niente pronta. Certo, un rapporto senza alcun impegno era proprio ciò di cui avevo bisogno, nonostante sapessi che non sarei mai riuscita a sopportare la vista di lui con un’altra, soprattutto perché mi avrebbe riportato a quella  troia di Amanda che pur sapendo del nostro rapporto aveva acconsentito ad andare a letto con Kyle, dopo che tra noi si era installata una sorta di amicizia…..

Ormai era notte, e mentre ero sdraiata sul letto, avrei voluto averlo vicino a me, addormentarmi tra le sue forti braccia e sentirmi protetta da qualsiasi cosa, così vivendo in una bolla di sapone sospesa nel tempo, lontana da qualsiasi preoccupazione, qualsiasi sentimento che non fosse il nostro amore. Seppure il mio cuore non voleva far altro che stare con lui e vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo, la mia psiche non era di tale avviso. Chi poteva assicurarmi che non mi avrebbe ferito di nuovo? Tradito, umiliato, deluso ancora? Forse ero una codarda, forse non ero pronta a rischiare, ma dopo quello che era successo ci avevo messo mesi per riacquistare fiducia in me stessa, nelle mie capacità riprendendo ad andare al college. Avevo finalmente raggiunto la mia stabilità e ora Kyle aveva fatto sì che tutte le mie sicurezze fossero sull’orlo del precipizio. Sì, ero decisamente codarda, una codarda senza più alcuna fiducia nei confronti degli altri.

 

Mi svegliai al suono del mio cellulare, spaventata

“Pronto?” risposi assonnata

“Ciao, Jessi. A che ora devo venire a prendere Adam?”

“Lori..” risposi con voce gracchiante

“Stavi dormendo?”

“Certo…oggi è sabato. Giornata libera.” sospirai e sbadigliai “Lori, perché non vieni a casa mia e mi dai una mano a prepararmi per la cena con Kyle?”

“Davvero?” mormorò incredula “Sì, sì!” disse entusiasta “Fantastico! Così quando sarai pronta mi porterò Adam dietro.”

“Perfetto.” sorrisi “Vorrei chiederti un favore…”

“Ma non preoccuparti, non c’è nessun problema. Adam può dormire da me.”

“E’ che…cosa?” chiesi sorpresa

“Non è che io voglia insinuare qualcosa…ma probabilmente finirete tardi e non mi sembra il caso di scomodare il piccolo di notte fonda.”

“Okay, Lori…”

“D’accordo, ci vediamo fra un’ora circa” attaccò e inveii contro me stessa: in che pasticcio mi ero messa?

Decisi di alzarmi a questo punto e preparare la colazione. Feci il preparato per i pancakes e preparai la spremuta per Adam.

“Tesoro?” dissi entrando nella sua stanza. Era nella vasca

“Ciao, mamma.” rispose assonnato

“Perché sei andato nella vasca poi?”

“Non riuscivo a prendere sonno.” mormorò “Perché mi stai svegliando ora? Sono le 8.”

“Lo so. Dillo a quella svitata della zia Lori. Sarà qui fra un’ora. Vuoi fare il bagno?”

“Certo.” mi sorrise. Lo presi in braccio e lo portai in bagno. Mentre riempivo la vasca mi raccontava della sua settimana

Risi quando mi disse che c’era una bambina che gli ronzava intorno “E come si chiama?”

“Candy…mi chiedo io perché i suoi genitori l’anno chiamata così? La prendono in giro tutti a scuola…infatti mi fa un po’ pena, ma io la voglio solo come amica, perché comunque a me piace un’altra bambina.” lo feci entrare nella vasca piena di schiuma, presi la spugna e cominciai a fargli il bagno

“Davvero?” chiesi incredula. Come stava passando velocemente il tempo. A mio figlio già interessavano le bambine “E come si chiama? Com’è?”

“Si chiama Allison ed è la bambina più bella di tutta la scuola.” uno sguardo sognante si impossessò del suo viso

“E’ intelligente?” chiesi guardandolo seriamente

“Oh, sì, però non ho speranze.”

“Perché?”

“Perché ha già un fidanzato.” mi guardò sconsolato

“Oh, amore.” presi lo shampoo e gli insaponai i capelli “vedrai che se è destino che vi mettiate insieme accadrà. Ora voglio avere una sua descrizione fisica.”

“Bionda, occhi azzuri…”

“Sembra che tu e tuo padre abbiate  un qualcosa per le bionde…” mormorai

Mi fissò incredulo “Mio padre?!”

“Eh…hai capito male, tesoro.”

Mi guardò serio, facendomi venire i sensi di colpa perché gli stavo mentendo “Sei sicura?”

“Ma certo.” gli schizzai dell’acqua addosso

“Non dovevi farlo, mamma.” e cominciò a schizzarmi tutta ridendo come un pazzo

“Guarda che ti faccio il solletico.” lo schizzai a mio volta cercando di fargli il solletico

Cominciò a sbattere i piedi e le mani nell’acqua facendo sì che la maggior parte dell’acqua nella vasca si riversasse sulla sottoscritta

“Ah!” e rise

“Questa me la paghi!” cominciai a fargli il solletico

“Dai, mamma…per favore…ti prego..” disse tra le risate

Cominciai a ridere e fui interrotta molto più tardi dal campanello “Non nasconderti.” gli feci l’occhiolino prima di correre alla porta ed aprire a Lori

“Oh mio Dio! Cos’hai combinato? Perché sei tutta bagnata?” mi guardò con orrore

“Eh..” evitai il suo sguardo

“Quante volte devo dirti che non puoi tutte le volte che devo venire io fare lotta con tua figlio…” sospirò “Tu va a preparare la colazione e io metto a posto Adam.”

“Sì, mamma.” la canzonai. Si voltò e mi guardò truce prima di andare in bagno

 

Mi guardai nello specchietto che avevo con me in taxi. Lori aveva fatto davvero un ottimo lavoro prima di andarsene con Adam a casa sua. Presi un gran respiro quando il taxi si fermò davanti ad un enorme palazzo. Appena fui davanti alla porta un giovane in divisa me la aprì. Sorrisi prima di chiedere di Kyle. Mi fece salire in ascensore e mi disse di premere l’ultimo piano. Quando si aprirono le porte me lo trovai davanti sorridente

“Benvenuta, Jessi.” disse prima di baciarmi la guancia

 

Kyle’s POV

Squillò il telefono e mi agitai. Possibile che fossi così ansioso? Risposi

“Signor Trager, è arrivata”

“Grazie, Michael.” dissi cercando di star calmo e attaccai.

Guardai la cucina davanti a me. Mancavano solamente 10 minuti affinché tutto fosse perfetto. Ormai era da ore che stavo cucinando, e posso dire di essere fiero dei risultati ottenuti. Ovviamente il menù non l’avevo gestito da solo ma me l’aveva consigliato Sophie, dicendomi solamente alla metà della preparazione che era appunto qualcosa di speciale...giuro non mi sarei mai fidato di Sophie in questi casi. Jessi, così avrebbe capito immediatamente le mie intenzioni…

Finalmente spensi il forno tirando fuori il piatto forte della serata. Presi un gran bel respiro prima di togliermi il grembiule e posarlo sul tavolo della cucina. Per l’occasione avevo disseminato la casa di candele, e avevo prestato particolare attenzione alla sala da pranzo addobbandola di luci, tutte chiaramente soffuse. La grande tavola era stata sostituita da un tavolo ben più piccolo per accorciare le distanze tra noi, e sopra di esso c’era una tovaglia rosso, colore dominante quella sera a casa mia. Ce n’erano di tutte le sfumature, graduazioni. Era così ovvio che quella sarebbe stata una cena romantica, ma non ero riuscito a trattenermi avevo strafatto. Andai verso l’ascensore appena in tempo per vedere le porte aprirsi e rivelare una Jessi che mi mozzò il fiato, fece sì che la pressione sanguigna aumentasse e fece impazzire completamente il mio cervello che davanti a tanta bellezza faceva fatica a contenersi. Indossava un vestito bianco e portava ai piedi un paio di Jimmi Choo

“Benvenuta, Jessi.” dissi fingendo di essere calmo baciandole la guancia e sentii subito elettricità. Perché delle candele? Non volevo mandare casa in cortocircuito

“Grazie.” mi sorrise

“Sei bellissima.” mi lasciai sfuggire

Arrossì e non rispose a quel mio commento “Allora…cosa si mangia?” chiese curiosa

“Adesso vedrai.” la presi istintivamente per mano “Chiudi gli occhi.” le sussurrai all’orecchio e rabbrividì

“Perché dovrei?” sussurrò, la sua voce roca, sexy

“Fidati di me.” cercai di persuaderla. Appena chiuse gli occhi la condussi lentamente verso la sala da pranzo. “Ora puoi aprirli”

Quando li aprì percepii il suo stupore. “Kyle…non dovevi.”

“Non preoccuparti, è stato un piacere.” tirai fuori la sedia per lei e la misi apposto “Leggi il menù mentre vado a prendere gli antipasti e il vino.” Tornai poco tempo dopo e servii gli antipasti: ostriche piccanti accompagnate da una bottiglia di Chianti

Nel giro di poco servii anche le altre pietanze: vermicelli alle rose, come primo, soufflé di salmone con insalata di sedano per contorno e per dolce le cartellette al cioccolato. Mentre stavamo mangiando quest’ultima delizia, io e Jessi parlavamo del più e del meno

“Kyle…dobbiamo dire ad Adam che sei suo padre.”

“Davvero? Cioè..ti senti pronta?” la guardai entusiasta

“Certo. E poi dobbiamo metterci d’accordo. Io lo tengo i giorni in cui tu hai i turni lunghi durante la settimana, e tu quando io lavoro sia all’università che nella casa farmaceutica.” mi sorrise, un sorriso normale che però a me sembrava malizioso

“Grazie, Jessi.” dissi abbassando lo sguardo sul piatto davanti a me

“Niente, Kyle. Ah…una cosa..” o avevo le allucinazioni oppure mi stava provocando

“Cosa?” chiesi ammaliato da lei

“Perché questo menù?”

“Cos--cos’ha di strano?” chiesi balbettante

Sotto al tavolo sentii la sua gamba accarezzarmi la caviglia “…L’hai fatto apposta? L’atmosfera, il rosso passione, il menù afrodisiaco…o sto immaginando tutto?” si avvicinò a me

“Hai ragione.” sussurrai

“Cosa vuoi Kyle?” chiese con voce bassa

Mi alzai e lei fece altrettanto. Ci avvicinammo tanto che potevo quasi sentire il suo corpo contro il mio, il suo fiato sul mio viso “Voglio te.”

“Sai bene che—“

La interruppi “Non m’interessa” dissi con voce roca “Non ha importanza. Ti voglio, e in questo momento non m’interessa per niente avere una storia.” la guardai negli occhi, famelico

Mi fissò sbalordita, forse anche ferita prima di rispondere “Allora credo proprio di poter soddisfare questo tuo desiderio.” sussurrò

Le nostre bocche si avvicinarono pericolosamente prima di incontrarsi in un bacio urgente, passionale. Immediatamente le mie braccia si trovarono a circondare la sua vita mentre le mie labbra cercavano di non interrompere quel bacio, nonostante l’ossigeno cominciasse a mancare. Feci un modo che il mio corpo riuscisse a mantenere quello stato d’apnea e così fece anche lei, anche se si rivelò più difficile del solito perché la concentrazione non era proprio delle migliori. Mi staccai da quel bacio e presi una boccata d’aria. Aprii gli occhi e la vidi, tutta accalorata, i capelli ormai in disordine e gli occhi pieni di desiderio. La presi in braccio e la portai in camera da letto. La poggiai sul letto con forza prima di cercare di toglierle il vestito senza successo. Sbuffai prima di strapparglielo

“E con che cosa torno a casa, dopo?” rise

“Nulla. Perché sta sera non ci torni.” mormorai prendendo a baciarle e morderle il collo

“Aspetta” mi stoppò

“Cosa?”

“E’ per questo che mi hai invitato a cena?” mi chiese seria

“Sì.” ammisi. Feci per spostarmi quando lei mi attirò a se con una presa possessiva

“Dove credi di andare?” mi guardò maliziosa

“Da nessuna parte, credimi.” ritornai a baciarle il collo

Poco dopo non avevamo più nulla addosso, e il mio corpo sentiva un bisogno inesprimibile del suo, come se fosse la mia droga, droga che non prendevo da mesi e di cui dovevo sfamarmi. Ignorai la mia ragione che mi diceva che tutto questo era sbagliato e decisi di seguire l’istinto per l’ennesima volta. Per il momento mi sarei accontentato solo di questo, e poi avrei preteso di più

“Kyle, cazzo.” ansimò “Non pensare, agisci.”

Ridacchiai “Mi ero dimenticato che dici parolaccie quando fai sesso.”

Mi guardò male, e allora l’accontentai. Nel nostro stare insieme c’era molto più che attrazione fisica, c’era molto più che amore. C’era rabbia, tristezza, dolore, e con quell’atto così diverso dal nostro dolce fare l’amore, ma che ricordava più un qualcosa di barbaro, di brutale, animalesco senza alcun sentimento, esprimevamo tutti quei sentimenti, ci sfogavamo. E avrei voluto essere incazzato tutta la vita se avesse significato provare per sempre quelle sensazioni così intense. Mi addormentai tra le sue braccia, finalmente tranquillo, ascoltando il suo battito ritornato alla normalità, non prima di aver pensato un ‘ti amo’, sperando con tutto me stesso che stesse dormendo e non potesse sentirmi mentre dalla vetrata che fungeva dalla finestra di vedevano le luci della città.

 

Jessi’s POV

Mi svegliai a pezzi. I muscoli erano completamente indolenziti e la mia mente era confusa. Appena piazzai tutti i pezzi del puzzle spalancai la bocca stupita. Oh, dio…Cosa diamine avevo fatto? Adesso lui avrebbe cercato di rimettersi con me e io non ero ancora pronta per questo…

“Buongiorno, Jessi.” la sua voce profonda mi prese alla sprovvista

“Buongiorno, Kyle.” risposi ad un tratto fredda

“Non preoccuparti. Tutto questo non è mai successo.” mi fece l’occhiolino

“Come, prego?”

“E’ quello che volevi no? Che questo non fosse mai accaduto.”

“Ti sbagli, non me ne pento.” lo guardai negli occhi anche un po’ offesa, e ferita…quindi lui voleva solo questo da me?

“Ah, davvero?” la sua voce aveva un non so che di sarcastico

“Sono seria.” dissi un po’ alterata

“Buono a sapersi.” sciolse l’abbraccio in cui ci eravamo addormentati “Comunque non ha avuto alcun significato, non preoccuparti. Però è stato divertente, aggressivo....eccitante, l’estasi allo stato puro.” mi guardò malizioso “Dovremo replicare.” si alzò dal letti e mi guardò maliziosamente e istintivamente mi coprii. A questo mio gesto rise “Ho già visto tutto.”

“Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Kyle?”

“E’ andato in letargo, per il momento. Perché il Kyle che ora hai di fronte a te ha deciso che era stufo dei tuoi giochetti per ferire il povero ingenuo Kyle che soffre da depressione post-Jessi e perciò vuole divertirsi anche lui un pochino.” mi guardò serio

“Quindi è stato solo divertimento?” chiesi completamente incredula…cos’era successo?

“Sì. E’ stato solo sesso.” disse tranquillo, parlandomi anche con una certa sufficienza. Gli occhi cominciarono a bruciarmi. Perché mi stava facendo questo? Voleva forse ripagarmi con la sua stessa moneta? “Non lo dirò a nessuno, comunque, se è questo che ti preoccupa.” mi guardò prima di cambiare discorso “Oggi ho ancora un giorno libero. Potrei passarlo con Adam mentre tu sei al lavoro?”

“Certo…” mi fissai le mani

“Grazie!” rispose entusiasta prima di salire sul letto e darmi un bacio sulla guancia “Jessi?” chiese guardandomi preoccupato

Alzai lo sguardo e incontrai i suo occhi

“Voglio essere tuo amico, davvero.” mi sorrise, all’improvviso ritornato il Kyle di sempre prima di darmi un bacio veloce sulle labbra e scappare in bagno

“Stupida, stupida…” mi insultai mentre le lacrime cominciavano a bagnarmi il volto. Era tutta colpa mia se Kyle ora sembrava bipolare. Mica ero scema. La sera prima lo avevo sentito mormorarmi un ‘ti amo’ prima di addormentarsi, e la mia stupida codardia, il mio stupido egoismo non aveva fatto altro che allontanarlo da me almeno sul piano sentimentale. Ora voleva solo un’amicizia. Ma io non volevo la mia stessa moneta. Volevo lui. Lui, soltanto lui, e avrei trovato il modo di fidarmi di nuovo di lui e vivere la mia favola insieme a nostro figlio. Lo dovevo a me stessa, e a Adam.

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Jessi all'appuntamento x vedere com'è vestita

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Capitolo 9
*** "Le donne vogliono gli stronzi" ***


@hope52: Kyle è semplicemente stupido, quando si comporta così. Ma sta facendo il cattivo anche perché è stufo di tutta questa situazione e ha deciso di seguire il consiglio della sua amica Sophie, e condurre il gioco. Solo che così non si rende conto totalmente di quello che sta succedendo. Si sta autodistruggendo e sta distruggendo anche Jessi che si sente solo usata ma cede perché ha paura di perderlo. In pratica il ragazzo ha tirato fuori l’altra parte di sé, che sarebbe il Kyle malizioso, egoista, e anche stronzo.

@scar12: sono contenta che ti sia piaciuto. E sono ancora più felice che tu abbia trovato Kyle strano. Lo è. Non è sotto sostanze, è solo arrabbiato con lei e glie lo dimostra facendole provare quello che ha provato lui quando lei lo ha spinto via, ma lo fa inconsciamente.

@ele85: anch’io credo che ci serviva un Kyle del genere. Il nostro non ha più intenzione di farsi mettere i piedi in testa, ma non capisce che ascoltando il consiglio dell’amica si stia ancora una volta facendo manipolare. Sia chiaro, Sophie vuole solo che Kyle sia felice, ma lui vuole sempre far felici tutti, quindi il più delle volte ignora se stesso per dar spazio agli altri. Sinceramente non so quanti capitoli manchino alla fine, ma non credo molti. Forse in totale saranno una quindicina, forse una ventina massimo, ma dipende tutto da ciò che mi verrà in mente mentre scrivo. Cercherò di postare ancora questa settimana prima di andare in vacanza dato che sarò via per un mese, probabilmente senza computer…mi dispiace. 

Capitolo 8:  "Le donne vogliono gli stronzi"


Kyle’s POV

“No, Sophie, basta così.” risposi un po’ irritato. Rischiavo di perdere la pazienza

“Fidati, Kyle. Ormai è caduta ai tuoi piedi. Non puoi dichiararti. Deve farlo lei!” disse esasperata

“E’ da più di un mese che andiamo avanti così. Non voglio. Mi sento uno schifo.”

“Kyle, è così che mi ringrazi? Lo sanno tutti che grazie a me sei diventato uno stallone. E’ grazie a me che hai avuto il miglior sesso della tua vita.”

Sospirai. Cavolo, aveva ragione “Ma—“

M’interruppe “Niente ma. Continua così.” mi scompigliò i capelli “Non posso crederci. Il mio Kyle sta crescendo. Sembra solo ieri quando sei entrato in questo ospedale e venivi chiamato il ‘vergine novellino carino’. Non sai che shock quando abbiamo scoperto che avevi già---“

“Ma perché devi sempre essere così esplicita?”

M’ignorò “Kyle, ripeti con me.”

“Okay…” dissi rassegnato

“Le donne vogliono gli stronzi. Le donne vogliono gli stronzi.”

“Le donne vogliono gli stronzi.” dissi sbuffando

“E tu cosa sei?”

“Uno stronzo.”

“E Jessi che cos’è?” chiese incitandomi

“Lei è bellissima, totalmente bellissima, i suoi capelli, le sue labbra---“

“Risposta sbagliata.” mi tirò uno scappellotto

“Hey!” ero indignato

“Allora, Jessi è..?”

“Una donna.” roteai gli occhi

“Bene. Quindi Jessi vuole il te stronzo.” mi sorrise maliziosamente “Ah, quando direte ad Adam…”

“Non abbiamo ancora trovato il momento giusto.” sospirai

“Certo, sei sempre a divertirti con la madre…”

La ignorai completamente cambiando argomento “Quindi se le donne vogliono l’uomo stronzo, tu chi vuoi? Non mi pare che Michael sia—“

Mi tappò la bocca “Shh. Devi stare zitto.” si voltò e sorrise maliziosa quando vide qualcuno arrivare

“Ciao, Kyle.” sentii dire, mi voltai immediatamente

“Jessi, ciao. Cosa ci fai qui all’ospedale?” chiesi curioso

“Devo parlarti.” disse seria

“Okay…” chiesi un po’ preoccupato

“Ciao, Sophie.” disse Jessi sorridendole

“Voi due vi conoscete?” chiesi incredulo

“Certo.” dissero all’unisono

“Okay, mi racconterete…andiamo nel mio ufficio.” le presi la mano e la condussi dall’altra parte dell’ospedale

Aprii l’ufficio, la feci sedere e mi misi dall’altra parte della scrivania

“Congratulazioni. Sei il primario più giovane della storia”

Arrossii “Merito solamente delle specializzazioni conseguite.”

“Non essere modesto.” mi sorrise

“Allora. A cosa devo questa visita?”

“Nulla…è solo che volevo farti una sorpresa.” si alzò dalla sedia e lì notai che indossava un trench coat

“Hai freddo, Jessi?”

“No.” disse decisa, girandosi verso la porta e chiudendola a chiave

“Cosa vuoi fare?” chiesi confuso

Venne vicino a me e si sedette sulle mie gambe e mi baciò. All’inizio sorpreso non reagii ma poi mi lasciai andare. Le mie mani finirono sul nodo del trench per scioglierlo, mentre le mie labbra scendevano sul suo collo. Appena gli sfilai quell’indumento rimasi stupito…Jessi indossava un interessantissimo capo di lingerie rosso bordeaux.

“Jessi, non possiamo.” dissi risoluto

“Perché no?” fece la faccia imbronciata

“Senti, piccola, io sono al lavoro, non posso farmi distrarre…”

“Quindi io sarei una distrazione?” chiese mettendo le sue mani sul mio petto coperto dalla camicia

“Sì.” allontanai le sue mani da me “E poi siamo in ospedale. Non passiamo causare un black-out.”

“Non dire cavolate. Hanno l’energia di riserva.” prese a baciarmi il collo

“Jessi, no.” l’allontanai da me. Sapevo che non sarebbe stata felice della cosa. E sapevo quanto amasse avere le cose sotto controllo. Voleva condurre lei il gioco perché da quando avevamo cominciato quel tipo di rapporto ero sempre stato io alla guida, presentandomi dove lavorava per portarla via in qualche luogo che non aveva mai visto prima di portarla nel mio attico e farla mia.

Abbassò lo sguardo “Kyle...volevo solo—“

“Lo so, Jessi.” sospirai prima di alzarmi, darle il trench e baciarle la fronte “Ma se vuoi puoi rimanere e–“

“No, grazie.” la sua voce faceva trapelare la sua sofferenza. Ecco l’avevo ferita, di nuovo. Aprì la porta che aveva chiuso a chiave. Si infilò l’indumento, lo chiuse prima di uscire dall’ufficio senza neanche voltarsi indietro, senza neanche un ciao

“In amor vince chi fugge…” cercai di rassicurarmi con le parole che mi aveva detto prima Sophie. Ma allora perché mi sembrava di stare per perderla?

 

Jessi’s POV

Oddio. Quanto mi sentivo umiliata. Ero stata respinta come se fossi il nulla, come se non affascinassi nessuno. Volevo solo dargli ciò che voleva…e ora neanche quello voleva più.

‘Stupide lacrime’ pensai mentre salivo in macchina. Avevo paura di averlo perso. Io non volevo assolutamente che questo accadesse e per questo motivo mi concedevo a lui, cercando di fargli capire invano che lo amavo e avevo bisogno di lui. Anima e corpo.  Ormai era passato oltre un mese dalla cena a casa sua e non avevamo ancora detto ad Adam che Kyle era suo padre. Nel frattempo, invece, passavamo sempre più tempo tutti e tre insieme, e se quando c’era nostro figlio vedevo il Kyle di sempre, quando eravamo soli diventava completamente un’altra persona, più istintivo, anche più freddo verso i miei sentimenti. Ancora mi chiedevo come non capisse che c’era un motivo se ero disposta a sopportare quella situazione estremamente pesante, ma in fondo rimaneva il solito ingenuo di sempre…gli lanciavo segnali in tutti i modi, presentandomi a casa sua con qualche scusa nei pomeriggi liberi, cercando di parlargli, ma l’unica cosa che succedeva era che finivamo a fare l’amore, se così si poteva chiamare. Dalla volta nella foresta, nella sua auto tutto era cambiato. Non era più dolce, adorabile, simbolo del nostro amore, ma era solamente brutale, passionale, violento…e questa cosa cominciava a stufarmi. Perché quel modo di far l’amore mi lasciava ,mentre mi vestivo, completamente vuota, inutile, sporca, mi faceva sentire usata come un oggetto, mi faceva sembrare una banale, stupida, ingenua ragazza che si prestava come oggetto per del sesso senza sentimento, una squallida prostituta. Ma non era questo ciò che volevo, non era questo quello che cercavo. Volevo di nuovo sentirmi amata, rispettata, venerata, dolcemente coccolata, accarezzata, baciata. Passai a casa e mi cambiai prima di andare a prendere Adam a scuola. Erano quasi le 3 quando arrivai e Adam mi corse incontro.

“Ciao, mamma.” mi baciò la guancia

“Ciao, ometto.” lo abbracciai forte

“Puoi mettermi giù?” mormorò

“Perché?” chiesi stupita rimettendolo a terra

“Perché adesso esce Allison..”

“Ti vergogni?” chiesi incredula

“Non è che mi vergogno, è solo…” lasciò la frase in sospeso

“Andiamo in macchina, dai.” cambiai argomento, rattristata.

Aprii la portiera del passeggero e lo feci sedere, prima di chiuderla e andare dalla parte del guidatore

“Sei triste.” constatò fissandomi

“Non dire sciocchezze.” risi nervosamente

“Sei triste.” ripeté “E’ colpa mia?” chiese preoccupato

“Ma no, amore, non è colpa tua. E’ solamente un periodo un po’ no.” gli rivolsi un sorriso

“C’entra Kyle?”

Sospirai “In parte.”

“E quanto è grande questa parte?”

Mi rassegnai a rispondergli “Molto.”

“C’è qualcos’altro che devi dirmi?”

“Stai crescendo così in fretta, Adam, che ho paura di chiudere gli occhi e di ritrovarmi improvvisamente a quando andrai al college.”

“Mamma! Ho solo 4 anni.”

“Fra pochi mesi ne avrai 5.” sorrisi tristemente

“Bè..mancano ancora 13 anni…”

“E questi passeranno subito.”

“Ti voglio bene, mamma.”

“Anch’io te ne voglio, piccolo.” focalizzai la mia completa attenzione sulla strada, segnando la fine di quella conversazione

 

Adam’s POV

Non so cosa pensavano quei due. Okay…avevo solo 4 anni ma non per questo ero stupido. Si vedeva lontano un miglio che Kyle era mio padre. Mi stavo solamente chiedendo quanto volevano aspettare prima di farmelo sapere ufficialmente. Eravamo due gocce d’acqua, io e mio padre, quindi non capivo perché continuavano a evitare di dirmelo. Li sentivo sempre parlare di me mentre pensavamo che stessi dormendo e discutevano appunto su quando dirmelo.

E poi c’era un’altra cosa che non mi dicevano, o meglio che non si dicevano. Ero l’unico che aveva capito che quei due si amavano ancora? No, perché tutti quanti l’avevano capito, tranne i diretti interessati. Ero triste quando sentivo la mamma piangere di notte quando era convinta stessi dormendo. Vedevo come si guardavano quando passavamo del tempo tutti e tre insieme. Mentre giocavano con me si rubavano sguardi. Erano proprio ingenui

Dovevo fare qualcosa…ma cosa? Decisi di chiamare la mia alleata speciale: zia Lori. Lei sì che sapeva cosa fare in situazioni di questo tipo.

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Capitolo 10
*** Incontri in Discoteca e Gelosia ***


@ele85: mi dispiace dirti che…bè non posso dirtelo, perché tanto lo scopri quando leggi questo capitolo….però, vabbè, dico solo che Kyle nei prossimi capitoli sarà molto geloso..e non dico altro. Adam è un genio e io lo adoro. In questo capitolo vedrete cosa ha appena cominciato a macchinare con la cara zietta Lori…eheh. Buona lettura

@hope52: appunto! Sono pienamente d’accordo con te. I genitori di quel povero bambino sono entrambi così ingenui che mi viene da piangere. Invece di affrontarsi girano in tondo, e credono di sapere tutto, quando in realtà anche loro figlio sa più cose di loro. Ci saranno altri Adam’s Pov. Spero che quest’ultima notizia ti piaccia

@scar12: anch’io sono stufa di Kyle che tratta Jessi come pattumiera. Uffi. Però vedremo ancora per un po’ Bipolar’s Kyle. Mi dispiace. Sigh


Capitolo 9: Incontri in Discoteca e Gelosia

Jessi’s POV

“Potreste ripetermi perché dovrei lasciare casa mia e depositare mio figlio a casa Trager e uscire?” chiesi ancora, stufa

“Tesoro, noi lo facciamo solo per te. Siamo stufe di vederti sempre col musone per Kyle. Il  mare è pieno di pesci.” mi disse Hillary sorridendo maliziosa “E noi stasera te ne procureremo uno..”

“Ma non sono mai stata in discoteca.” protestai

“Appunto. Dai, stasera ti portiamo a vivere.” mi disse Lori ridendo “Ti rilasserai, berrai e forse ti porterai a letto uno sconosciuto”

“La vedo dura.” borbottai

Eravamo all’entrata di uno dei locali più in di Seattle e io ovviamente non volevo essere lì. Che diamine, potevo passare una serata a ridere e scherzare con Adam, o tra le braccia di Kyle, e invece mi toccava uscire con queste due che volevano che andassi a letto con il primo che mi capitava sotto tiro. Sospirai quando vidi Hillary flirtare con il buttafuori per evitarci la coda. E come per magia eravamo dentro. La luce era davvero minima e per arrivare al cuore del locale era necessario fare delle scale. E mentre le facevamo la musica diventava sempre più alta e mi ritrovai eccitata all’idea di divertirmi anch’io.

Ci dirigemmo verso il bancone del bar

“2 sex on the beach” chiese Lori

“E per lei un ‘hot pussy’” disse Hillary. A questo nome le mie guance diventarono rosse…come si faceva a chiamare un cocktail così?

Il barista mi fece l’occhiolino “Qualcuno ha intenzione di divertirsi stasera..” addusse malizioso. Lo ignorai diventando ancora più rossa, colore con andava molto bene con il mio abitino verde acqua.

“Rilassati, Jessi. Ti adocchiamo qualcuno noi.” disse Lori prendendo il suo drink e cominciando a berlo

“Scusate..vado un attimo in bagno ad incipriarmi il naso” mentii dirigendomi verso il bagno più vicino. Mi sentivo fuori dal mio elemento..questo non era il mio mondo. In bagno mi fissai allo specchio. I miei capelli mossi lasciati sciolti. Facevo fatica a riconoscermi. Presi un gran respiro prima di uscire dal bagno e scontrarmi con qualcuno

“Mi dispiace.” sentii una voce maschile dirmi. Alzai lo sguardo e rimasi scioccata. Chi era questo ragazzo? Oh mio Dio….era così, così

“No..è colpa mia.” sussurrai, stupefatta

“Io sono Blake.” mi diede la mano e la strinsi. Sentii immediatamente qualcosa dentro “E tu sei?”

“Jessi.” sorrisi come un’idiota “Scusa…le mie amiche mi aspettano…”

“Bè, posso sempre portarti dove sono le tue amiche.” disse nervoso

“Certo.” sorrisi

“Ah finalmente!” disse Lori vedendomi arrivare. Ma appena mi vide accompagnata mi guardò incredula “Jessi, jessi…non ci presenti il tuo amico?”

“Veramente l’ho appena conosciuto—“

“Sono Blake” sorrise e mi sciolsi come neve al sole

“Loro sono Lori e Hillary.”

“Ecco il tuo drink.” disse Hillary passandomelo

“Grazie.” lo mandai giù “Caspita!” era forte

“Non bevi di solito?” mi chiese Blake

“Non proprio.” confessai

“Blake ti dispiace se parliamo un attimo con Jessi?” disse Lori, ma non attese una risposta. Ci allontanammo un poco da lui “Okay…il piano mio e di Adam è che tu fai ingelosire Kyle e poi voi due vi mettete insieme—“

La interruppi “Hai come alleato mio figlio? Hai messo in mezzo Adam?” chiesi irritata

“E’ lui che mi ha chiesto aiuto! Comunque vedo che Blake ti piace…quindi parlaci.” mi spinse verso quel ragazzo che aveva i capelli biondi e gli occhi verdi, come i miei

“Ti va di ballare?” mi chiese. Annuii e allora mi prese per mano e mi portò in mezzo alla pista

Ore dopo mi trovavo ad un tavolino a parlare con lui del più e del meno

“Meno male che sono uscito stasera.” mi disse

“Perché?” chiesi confusa

“Perché ho incontrato te. Pensa te, volevo rimanere a casa a guardarmi un film..”

“Anch’io. Sarei volentieri rimasta a casa a fare giochi di società con mio figlio—“

“Hai un figlio?” chiese stupito “Wow..” mi sorrise “Di solito le mamme non sono così…”

“Così come?” chiesi sulla difensiva

“Così in forma.” cominciò a fare cerchi sulla mia mano “Quanti anni ha?”

“Quasi cinque.” gli dissi

“E il padre?” chiese curioso

“Il mio ex.” dissi senza pensare. Kyle era davvero un mio ex? “Vai al college?”

“No. Cioè..non proprio. Ho appena iniziato come specializzando al Northwest Hospital & Medical Center. Lo conosci?”

“Fin troppo bene..” borbottai

“Perché?”

“E’ dove lavora il mio ex. Probabilmente lo conosci.”

“Davvero? Chi è?”

Sospirai “Kyle Trager.”

“Quel Kyle Trager?” chiese stupito. Anuii

“Io dovrei andare…”

“Dammi il tuo numero, per favore.” mi guardò implorante

Sorrisi e  glie lo diedi “Ci sentiamo.”

“Aspetta.” mi afferrò per il polso e mi girò in modo che i miei occhi incontrassero i suoi. Sentii le farfalle nello stomaco. Mi baciò la guancia “Ti chiamo.” e mi lasciò andare

Nei giorni successivi non feci altro che passare ore al telefono con Blake a parlare del più e del meno, e a vederci appena avevamo un attimo libero. Nonostante fossi completamente felice, sentivo qualcosa che non andava…ed era Kyle. Ma non è che lo stessi tradendo. In fondo non stavamo insieme, e dato che eravamo in un paese libero potevo fare tutto quello che volevo, ma mi sentivo comunque in colpa perché ignoravo le sue chiamate e lo vedevo solo se strettamente necessario.

Blake era una boccata d’aria fresca e non me la sarei lasciata sfuggire, anche a costo di evitare Kyle…era lui quello che non voleva stare con me, adesso, e io l’avrei accontentato cominciando ad uscire con Blake

 

Kyle’s POV

Erano passate due settimane da quando Jessi si era presentata all’ospedale per farmi quella sorpresa e da quel giorno aveva fatto di tutto per evitarmi. Non ci eravamo più incontrati da soli, ma solo in presenza di Adam, e in quelle occasioni era stata fredda con me, e aveva parlato al telefono dozzine di volte ridendo come una ragazzina al telefono con il ragazzo che le piace…questa cosa non mi piaceva per niente. Avevo chiesto qualcosa al riguardo ad Adam che mi aveva guardato maluccio e aveva deciso di non dire niente. Ed ora ero nel mio ufficio, geloso come non mai, e un po’ arrabbiata dall’atteggiamento di uno specializzando che non mi sapeva di buono…non lo so ma mi sentivo minacciato da quello, che poteva essere più grande di me, ma ero comunque io il suo superiore. Decisi di andare in mensa e di smettere d’ignorare la fame. Appena entrai vidi quel tizio, quel Blake, all’improvviso alzarsi e salutare una persona con la mano e correre nella direzione in cui ero venuto. Mi girai e vidi una scena che neanche se avessi voluto sarei stato in grado d’immaginare…la mia espressione dava l’idea di quanto fossi stupito. Quello aveva preso in braccio la mia Jessi. Quello aveva baciato la mia Jessi sulla guancia! Chi cazzo si credeva di essere? Stavo letteralmente fumando dalla rabbia…e dalla gelosia…ugh! Jessi alzò lo sguardo e mi vide, probabilmente livido dalla rabbia, prese quel damerino per mano e entrambi vennero verso di me

“Ciao, Kyle.” mi sorrise

“Ciao..Jessi.” dissi freddo “Perché sei qui?”

“Sono venuta a trovare Blake.” mi guardò sorridendo maliziosamente

“Ah...” i miei occhi fissi sui suoi

“Bè, ci vediamo a casa mia domani con Adam. Ha detto di riferirti che ti deve raccontare una cosa.” sorrise falsamente

“Certo. A domani.” risposi facendo trapelare la rabbia

“Quando mi fai conoscere Adam?” chiese Blake e non ci vidi più, mi allontanai velocemente da loro e mi sedetti al mio solito tavolo

“Cosa c’è che non va?”  chiese Michael

“Non l’hai vista? Si struscia addosso quel tipo…cos’ha più di me quello?!”

“Nulla, Kyle. Non hai niente da invidiargli” mi rassicurò Sophie

“E allora perché ignora me ed esce con quello?” chiesi esasperato. Il mondo mi era crollato da sotto i piedi. E quello voleva anche conoscere mio figlio! Ecco, voleva distruggere il mio quadretto familiare, il mio futuro. Oh, ma non glie l’avrei permesso. Avrei trovato un modo per sbarazzarmi di lui. Gli avrei reso la vita all’ospedale un inferno. Non poteva impossessarsi della mia famiglia. Nessuno poteva.

“Kyle, respira.” disse Sophie preoccupata “Okay…ammetto che il piano Kyle fa lo stronzo non ha funzionato. Dobbiamo fare qualcos’altro.”

“Te l’avevo detto io!” esclamò Michael

“Non preoccupatevi.” sorrisi malizioso. “Io ho già un piano” guardai dove Jessi e quel ruba ragazze erano seduti. Oh sì. Un piano.






Mise da discoteca

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Capitolo 11
*** Confessioni e Pianificazioni ***


Capitolo 10: Confessioni e Pianificazioni

Jessi’s POV

Mi sedetti al tavolo infondo alla mensa con Blake e sorrisi felice

“Ha abboccato, vero?” chiese lui ridendo

“Oh, sì.” risi con lui “Grazie mille, Blake.” presi la sua mano e la strinsi

“Per me è un piacere aiutarti a farlo ingelosire. Spero solamente che non mi renda la vita impossibile dato che sono stato assegnato al suo gruppo di specializzanti.”

“Kyle non lo farebbe mai” dissi sicura

“Jessi, un uomo geloso è capace di qualsiasi cosa. Sto invadendo il suo territorio e lui farà di tutto per far vedere chi è il capo.” mi guardò serio

“No, tu non conosci Kyle…non ti farebbe mai del male.”

“Scusa se te lo dico, ma tu sembri così sicura di te…non ti pare che ti abbia già fatto soffrire, che ti abbia fatto del male volontariamente?”

“Non dire così.” abbassai lo sguardo sulle mie mani

Sospirò “Scusa, non volevo—“

“Non preoccuparti.” gli rivolsi una smorfia “Vorrei poter voltare pagina..”

“Ma non puoi, e lo capisco.” mi guardò e mi sorrise un po’ triste. Sapevo che gli piacevo. C’era attrazione tra noi, ma non riuscivo proprio a pensare a lui senza sentirmi un po’ in colpa. Ero ancora convinta che io e Kyle fossimo destinati, ma se avessi conosciuto Blake prima di questa situazione con Kyle… “Comunque…dobbiamo elaborare un piano. Tu mi tradirai con Kyle, ma dobbiamo fargli credere che sia stato lui ad indurti in tentazione. Questo vuol dire che quando lui si porterà Adam a casa tu ti starai preparando per un ‘appuntamento’ con me oppure gli chiederai di farti da babysitter…lui finirà per odiarmi, tu lo affronterai e finirete insieme.”

“Ma tu rimarrai mio amico, vero?”

“Certo, Jessi, perché non dovrei?” prese una forchettata dell’insalata che aveva nel vassoio

“Non lo so.”

“Ci sta guardando, quindi ora non ti agitare. Ti accarezzerò la guancia e ti bacierò.”

“Ma—“

“Shh” mi accarezzò la guancia, si avvicinò un po’ e mi baciò dolcemente. Non potevo negare che quando le nostre labbra si incontrarono sentii le farfalle nello stomaco. Lo baciai a mia volta prima di sorridergli e cominciare a mangiare il mio pranzo. E mentre mangiavo e conversavo con Blake potevo sentire un paio d’occhi fissi su di me che non mi mollarono mai un istante

Il giorno dopo alle 7 di sera suonarono alla porta.  Aprii e mi trovai davanti un Kyle per niente felice

“Dov’è il tuo Blake?” chiese con disprezzo entrando in casa

“Oggi non lo vedo.” risposi ignorando la sua ira

“Oh.” sorrise.

‘Stronzo’ pensai “Allora, Adam è di la. Oggi è il giorno.”

“Okay.” mi prese per mano e andammo insieme in soggiorno

“Ciao, Kyle!” disse Adam correndogli incontro

“Hey, Adam.” gli sorrise prima di prenderlo in braccio

“Amore, dobbiamo dirti una cosa” dissi nervosa

“Certo, sputate il rospo.” Kyle lo mise a terra.

“Kyle è tuo padre.” dissi tutto d’un fiato

Non disse nulla e noi lo guardammo preoccupati

“Adam…se non ti sto simpatico..cioè mi dispiace di non esserci stato sempre ma…” Kyle sospirò teso

Adam sbuffò “Ma ce ne avete messo di tempo prima di dirmelo. Vi stavo solo osservando e tutte le volte calcolavo quante probabilità c’erano che mi dicesse il tutto. E comunque l’avevo già capito da tempo. Per la precisione quando siete venuti a prendermi insieme a scuola, e poi dai pensavate che non vi sentissi quando discutevate sul fatto se dirmelo o no, o tutte le volte che la nonna parlava in codice ‘Kyle deve sapere’ bla bla…Però è stato divertente vedervi così nervosi. Non c’era bisogno di scomporsi così tanto, e siate sinceri una volta nella vita. Vivete di segreti, sentimenti nascosti…e sono felice che tu sia il mio altro genitore. Non so se l’avrei presa altrettanto bene se fosse stato qualcun altro.”

Lo guardammo entrambi meravigliati, stupiti, increduli

“Quindi tu sapevi?” chiese Kyle che ancora non si capacitava della cosa

Sorrise furbetto “Certo!”

“Quali sentimenti nascosti?” chiesi confusa

“Davvero non ci siete ancora arrivati? E’ così palese!” ci fissò esasperato “Non fa niente. Chiamatemi quando la cena è pronta.” disse prima di scuotere la testa e andare nella sua stanza. Chiuse la porta dietro di sé

“Bè..l’ha presa bene.” constatai

“Sembra più intelligente di noi.” mormorò

“Già.” annuii

“Perché stai con Blake?” cambiò improvvisamente discorso

Lo guardai stranita “Perché non dovrei stare con lui?”

“Perché puoi fare di meglio, e poi perché non mi hai detto nulla? Pensavo ti fidassi di me…”

“Kyle, noi non siamo proprio amici…” spiegai

“Ce l’hai ancora con me per quello che è successo quando sei venuta a trovarmi all’ospedale? Jessi, sai che mi dispiace, però ritengo che tu stia esagerando. D’accordo, ti ho respinta, ma non per questo dovevi andare con un altro.” disse alterato

Presi a respirare profondamente per non arrabbiarmi “Blake non è l’altro, Kyle. Io e te non stiamo insieme, ricordi?”

“Ma—“

“Niente ma. Sei tu quello che dice:” cercai di imitare la sua voce “E’ solo sesso, solo divertimento, nessun legame, solo sano e puro sesso.”

“Non mi pare che tu ti sia opposta all’idea. Eravamo in due, sai com’è” disse sarcastico

“Non mi sono opposta perché era meglio farmi usare che non averti affatto.” gli urlai contro perdendo la pazienza

“Bè…” rimase senza parole

“Kyle, senti, non voglio litigare, okay? Lo so perché non vuoi che io esca con Blake.”

“Davvero?”

“Sì. E’ perché così non posso più venire a letto con te.”

“E’ questo quello che pensi di me? Uno che usa una donna a suo piacere, senza provare sentimenti né emozioni? Cavolo, Jessi, pensavo mi conoscessi.” mi guardò deluso

“Anch’io pensavo di conoscerti, ma poi ho capito che siamo cambiati. Tu sei cambiato. Non sei più il dolce altruista Kyle che sapeva capirmi al volo. Sei un estraneo che quando ho deciso di confessare i miei sentimenti ha allontanato ogni possibilità per me di parlartene quando mi ha riso in faccia dopo aver passato insieme una delle notti più belle della mia vita.”

Scosse la testa “Forse è meglio preparare la cena o chiamare il takeaway…”

“Hai perfettamente ragione.” evitai il suo sguardo per nascondere le lacrime che rischiavamo di uscirmi dagli occhi prima di prendere il telefono e contattare il ristorante indiano

 

Kyle’s POV

“Sei un idiota.” mi disse Lori guardandomi con disapprovazione “Ma che consigli ascolti?!”

“Hey!” protestò Sophie “Di solito funziona. Alla fine lei ci stava, no?” si difese

“Ragazze, calme.” disse Declan ristabilendo la calma nel mio salotto

“Cosa facciamo?” chiese Michael sbuffando

“Non lo so..” mormorò Sophie

“Oh, ora Miss so tutto io ha chiuso la bocca” disse acida Lori

“Basta!” esclamò Declan

“Senti, almeno io ho provato ad aiutarlo! Tu, invece, cos’hai fatto?!” ribattè Sophie

“Avete rotto.” dissi catturando l’attenzione di tutti quanti “Vi ho fatto venire qui per farmi aiutare, quindi per favore smettetela di litigare e cerchiamo insieme di elaborare un piano.”

“Hai ragione.” disse Sophie

Lori sospirò “Kyle, io sono dalla tua parte, sempre, e devo dirti una cosa…”

“Cosa?” chiesi preoccupato

“La devi smettere di giocare con lei. Dille la verità una volta per tutte.”

“No, amico, non farlo! E se ti respinge?!” esclamò Michael terrorizzato

“Io dico solo che la devi smettere di trattare male Blake. Non ti ha fatto nulla.” constatò Sophie seria

“Quello mi sta portando via Jessi!” dissi esasperato

“Te la sta portando via perché tu l’hai trattata male” Declan mi guardò torvo

“Okay, ho sbagliato a trattare Jessi così. Vuol dire che mi comporterò come il Kyle di sempre, d’accordo?” chiesi

“Va bene, però secondo me devi continuare a trattare Blake male.” borbottò Michael

“Io concordo con Michael” sorrise Declan

“Chissene.” sbuffò Lori “Quello che dobbiamo fare è ripristinare la tua immagine agli occhi di Jessi. La inviterai a cena e questa volta non per portartela a letto. La porterai dove cavolo vorrai, vi divertirete, scherzerete, chiacchiererete---“

Sophie la interruppe “Lei non uscirà mai con lui. Ha una storia con uno e non può andare ad un appuntamento con Kyle.”

“Inventa una balla, amico, dille che dovete parlare in generale, che dovete chiarire, rafforzare la vostra amicizia.”

“Secondo me non ci sta.” borbottò Michael “Io se fossi in lei non uscirei con te dopo tutto quello che le hai fatto.”

“Ma grazie, amico” sbottai sarcastico “Grazie infinite!”

“Non te la prendere con Michael.” rispose difendendolo Sophie “Neanche io al posto di Jessi ti darei un’occasione, ma dato che noi non siamo lei speriamo per te che te la dia.”

“Sono un disastro.” sussurrai

“Chi vuole un po’ di caffè?” chiese Declan ma lo ignorammo tutti

“Secondo me abbiamo bisogno di un'altra persona.” disse Lori sorridendo

“Chi?” la guardammo sorpresi

“Non dire quella sciacquetta di Hillary.” mormorò Sophie

“Non intendevo lei.” la guardò male

“E allora chi?” chiese curioso Michael

“Adam.” la guardammo come se fosse pazza “Pensateci un attimo. Vive con Jessi, conosce quasi tutti i suoi movimenti, odia Blake, e vuole che tu e Jessi ritorniate insieme.”

“Davvero?” chiesi incredulo

 

“Mi ha chiamato Dottor Trager?” disse entrando nel mio ufficio

“Sì…il tuo cognome?”

“Cameron.” mi guardò curioso

“Portami un caffè, nero, senza zucchero e poi vai in tintoria a recuperare i mie capi, ecco” tirai fuori la ricevuta e glie la diedi “Poi ritorna qua e metti in ordine alfabetico tutte le cartelle del mio ufficio e ricontrolla tutti i pazienti che ho avuto questa settimana e che non sono ancora stati dimessi.”

Mi guardò stupito “D’accordo…” fece per uscire dal mio ufficio quando si voltò e mi sorrise “Dimenticavo…Jessi la saluta.”

“Come?” chiesi confuso

“Sta mattina quando se n’è andata da casa mia mi ha detto di salutarla.”

Ruppi la matita che avevo in mano “Vai a lavorare.” ringhiai “Cazzo!” esclamai quando la porta si chiuse dietro quel tizio…ecco, mi faceva dire anche le parolacce, questo.

 

Scusate ma non ho proprio il tempo di rispondere alle recensioni. Risponderò a tutto quando torno. E’ l’una di notte e non ho ancora finito di far la valigia. Spero che il capitolo vi piaccia. <3

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Capitolo 12
*** Elaborazioni, Tradimenti, Discussioni ***


@kasya: grazie mille per i complimenti. Kyle e Jessi sono bellissimi insieme. la coppia Kymanda faceva non schifo, di più.

@ele85: per me Blake è neutro. Non lo detesto né lo amo particolarmente. Certo Kyle e Jessi vivrebbero decisamente meglio senza di lui. Ma volevo che Kyle capisse certe cose e che aprisse gli occhi ed è per questo che questo tizio è spuntato fuori dal nulla. Non odiarmi per questo. Io credo che a questo punto della storia Blake sia un personaggio di una certa utilità. Poteva chiamarsi Thomas, Matt o ancora Hayden, solo che ho scelto Blake perché lo trovo un nome carino. :P Comunque capisco la tua avversione nei suoi confronti, e ti dico che come supporter di Kessi è necessario odiarlo, come si odia Amanda. L’unico motivo per cui non lo detesto è che lo sto usando, e anche Jessi lo sta usando…quindi…sì ho fatto un po’ di confusione. Unica richiesta che ti devo fare prima di leggere questo capitolo è..non arrabbiarti per quello che succede, ti prego. Baci

@scar12: lo spero anch’io, tanto. Spero che si rimettano insieme e che Jessi molli Blake, anche se credo che adesso di quello che io spero Jessi se ne fa un baffo. Non potranno tornare insieme, almeno non adesso, e non ancora per un bel po’, e non sai quanto mi dispiace. Grazie mille per la recensione e buona lettura

@hope52:Anch’io adoro Adam ed è sicuramente il mio personaggio preferito. E’ un figo. Ritengo allora che la prima parte del capitolo ti piacerà molto dato certi discorsi che Adam fa al suo papino…e non preoccuparti, non mi ammazzo perché non posso rispondere. E’ solo che ci tengo perché chi recensisce decide di dedicarmi il proprio tempo per farmi sapere cosa pensa e io lo apprezzo e sento il bisogno di ricambiare. E’ per questo che ci tengo a rispondere. Quindi grazie per la recensione. Cercherò di postare il prossimo capitolo domani. Non faccio promesse, ma ci proverò dato che l’ho già scritto a mano e devo solo riscriverlo al computer. Baci

 

Capitolo 11: Elaborazioni, Tradimenti, Discussioni

Kyle’s POV

Poggiai la testa sulla scrivania del mio ufficio. Erano passati 3 minuti e 43 secondi da quando Blake Cameron aveva lasciato il mio antro guadagnando punti con il suo ‘Jessi la saluta’, rendendomi partecipe di quella tresca amorosa che se fosse dipeso da me non sarebbe mai esistita. Ma non dovevo pensare male, no, Jessi sicuramente era passata da lui quella mattina stessa per portargli un caffè, o per fare una passeggiata mattutina. Questo non voleva dire che avevano passato la notte insieme o peggio che  l’avessero trascorsa senza chiudere occhio, troppo presi da altre attività..più cercavo di non pensarci e più m’immaginavo la mia Jessi tra le sue braccia, le sue labbra sulle sue. Cavolo questa incertezza mi stava uccidendo

La porta si aprì “Ecco il suo caffè” disse sorridendomi e porgendomi la tazza

La guardai nauseato “ Cosa ti avevo chiesto?” mormorai

“Caffè nero, senza zucchero.”

“Non ne ho più voglia.” dissi allontanando la tazza “Voglio un vanilla latte di Starbuck’s con un po’ di cannella e un croissant alla marmellata” sorrisi diabolicamente

“Ma devo andare in tint—“

“Vai in tintoria, poi da Starbuck’s e poi ritorna qua.”

Cominciò a borbottare “Che stronzo..”

“Sai che potrei licenziarti per questa tua dichiarazione?” mi guardò incredulo “Dimenticavo…potresti chiamare il mio avvocato e fissarmi un appuntamento?” chiesi “Cameron, se riesci a fare tutto quanto in 24 ore potrai assistere a tutte le operazioni per una settimana.”

Mi sorrise “A dopo” e se ne andò

Un po’ mi faceva pena, infondo se non avesse avuto quella specie di relazione con Jessi mi sarebbe stato simpatico

 

Uscito dall’ospedale 10 ore dopo era sera. Salii in macchina e chiamai Lori

“Ciao, Kyle”

“Ciao, Lori.” sorrisi “Adam è lì con te?”

“Sì, sono andata a prenderlo a scuola e adesso siamo a casa tua”

“Perfetto. Io sto arrivando.”

Mentre guidavo verso casa i miei pensieri negativi si erano improvvisamente dissolti e pensavo soltanto a ciò che sarebbe accaduto in futuro, se Jessi avesse mollato Blake per ritornare da me. Insieme saremmo andati a vivere in un villa carina in periferia e avremmo finalmente formato una famiglia felice. Certo non sarebbe stato tutto rose e fiori ma non erano certo quelli a spaventarmi. Le mie vere intenzioni non erano mai cambiate, il mio amore per lei non era di certo diminuito, nonostante l’avessi nascosto ,per paura di essere respinto di nuovo, schermato  con arroganza e egoismo tanto che Jessi aveva accettato quei squallidi incontri con me e aveva celato i suoi sentimenti per paura di perdermi. Me l’aveva detto chiaro e tondo 2 settimane prima, quando l’avevo vista per l’ultima volta. Da allora non rispondeva più alle mie chiamate ma lasciava che fosse Adam a farlo e utilizzava Lori come intermediaria. Infatti era quest’ultima che mi portava Adam e glie lo riportava indietro. Capivo che fosse arrabbiata e ferita ma anch’io lo ero e questa situazione rendeva tutto ancora più insopportabile.  Avevamo entrambi torto, no, anzi, era solo e soltanto colpa mia, e mi sentivo terribilmente in colpa per averla indotta ad accettare quel rapporto solo sesso, per aver fatto sì che lei mi odiasse ancora una volta. Volevo rimediare, volevo chiarire con lei…se solo me l’avesse lasciato fare.

Entrai in casa mentre tutti erano già lì, intenti a mangiare italiano

“Ciao, Kyle.” dissero

“Ciao, Papà” mormorò Adam troppo concentrato a mangiare la sua porzione di lasagne

“Ciao a tutti, c’è ancora da mangiare?” chesi

“Certo.” disse Sophie alzandosi da terra e poggiando il suo piatto su un tavolo “In cucina.”

“Andammo in cucina “Cosa c’è?” chiesi confuso quando vidi la sua faccia contrarsi in una smorfia

“Adam è abbastanza incazzato.” prese un piatto e mi servì una porzione di lasagne

“E perché è arrabiato? E con chi?”

Entrò in quel momento Lori “Vuoi sapere perché tuo figlio è arrabbiato con te?” mise le mani sui fianchi

“E’ arrabbiato con me?”

“Certo!” esclamò Declan entrando in cucina “Perché stai facendo soffrire Jessi, ancora. Fa finta che sia tutto okay ma Adam sa che piange….”

“Non pensavo stesse così male.” mormorai stupito. Era lei quella che se la faceva con un altro

“Bè sta male.” ci mancava solo Michael “Quandi ora va da tuo figli e parlaci.”

“Okay…” mormorai incerto. Avevo perso Jessi, non potevo perdere anche mio figlio. Presi il mio piatto e una forchetta e andai a sedermi accanto a lui

“Hey…” dissi cauto

Alzò lo sguardo dal piatto e mi fissò, i suoi occhi azzurri decisamente più scuri del solito non rispecchiavano i miei preoccupati “Io voglio solo che Jessi sia felice, come certamente voglio tante altre cose, come per esempio la pace nel mondo, o rivedervi insieme..ma se tu non sei in grado di renderla felice, Kyle, sarei disposto ad appoggiare chiunque a lei andasse a genio purché non la facesse piangere. So che la ami e anche lei, nonostante tutto, ti ama, forse anche troppo. Ma lei ha già sofferto tanto e quindi ti chiedo solo di essere sincero, di comportarti come il Kyle di cui si è innamorata anni fa, perché senno perderai non solo Jessi, ma anche la mia ammirazione.” Davvero aveva solo 4 anni questo bambino? Era riuscito a dirmi tutto quello che probabilmente tutti pensavano ma che forse non avevano il coraggio di dirmi

“Tu sai tutto?”

“Lei ti ha perdonato l’errore di anni fa e te lo avrebbe anche detto, ma tu hai rovinato tutto. Le hai spezzato il cuore e mi dispiace ammetterlo ma Blake la fa ridere, le fa dimenticare tutti i suoi problemi, e io non l’ho mai vista così felice se non nei ricordi di quando stavate insieme”

“Sono stato uno stupido, anche se l’unica cosa a cui miravo è tornare con lei.”

“Hai sbagliato tattica. Chiama gli altri, ho un piano.”

5 minuti e 7 secondi dopo Adam era davanti a noi, tutti noi lo guardavamo scrivere su un foglio il ruolo di tutti

“Questo weekend ormai è sfumato, anche se papà, tu puoi sempre provare a chiamare la mamma. Sappiamo tutti che non ti risponderà quindi lascia un messaggio in segreteria chiedendo di parlarle, dicendo che dovete chiarire.” mi suggerì “Domani Blake probabilmente verrà a casa nostra e io casualmente sentirò nostalgia di casa e papà sarà costretto a portarmi a casa prima interrompendo le chiacchierate di mamma e Blake. Forse riuscirà anche a parlarle….no, dubito.” corrucciò la fronte pensieroso prima di sorridere furbamente “Zia Lori che ne pensi di una giornata di shopping con la mamma? E perché non vai anche tu, Sophie?”

Lori lo guardò e all’improvviso spalancò la bocca completamente meravigliata “Sei un genio! Il mio nipotino è un genio!” sorrise maliziosa “Kyle, io, Jessi e Sohpie andremo a fare shopping..che bella cosa se c’incontrassimo casualmente con te al centro commerciale! Che coincidenza!”

“Adam sei troppo un figo” disse Sophie scompigliandogli i capelli

“Batti cinque” Declan gli batté il cinque e lo stesso fece Michael

“Apprezzo tantissimo il tuo aiuto” gli sorrisi e lui ricambiò. Gli scompigliai i capelli affettuosamente “Ti voglio bene.”

“Anch’io, papà” rise prima di tornare serio “Ora ho bisogno io di una mano.”

“No…cos’hai combinato?” chiese Lori preoccupata

“Si tratta di Candy..non vuole più essere mia amica, e a me dispiace perché lei è simpaticissima, carinissima con i suoi occhi color nocciola e i capelli lunghi castani—“

“Sembra che tu abbia una cotta per lei” ridacchia

“No! A me piace Allison, la bambina più carina della scuola.”

“Secondo me ti piace di più Candy…” constatai e lui mi guardò male. Allora risi davanti al suo rifiuto di accettare che aveva una cotta per Candy

 

Jessi’s POV

“Mi dispiace” mormorai cercando di tranquillizzarlo

“Urgh..non lo sopporto più” disse Blake frustrato mettendosi a sedere sul divano

Eravamo a  casa mia e lui aveva appena finito di raccontare cosa gli stava facendo passare Kyle all’ospedale.

“Sta cercando di farmi rinunciare a te…mi sta trattando come se con valessi nulla per dimostrare che lui è superiore a me e che dovrebbe essere lui il tuo ragazzo. Mi sembra di essere in una nuova versione de ‘Il diavolo veste Prada’ solo che qui Miranda Presley si chiama Kyle Trager, veste un camice e un sorriso per tutti, tranne che per il sottoscritto, ovviamente.” sbuffò

“Vuoi che parli con lui?”

“No, non ancora, dobbiamo fargli credere che io non sia turbato..”

“Sei sicuro?” gli chiesi prendendolo per mano e baciandogli la guancia

“Mi piaci davvero, e se non fossi così innamorato di Kyle cercherei di farmi amare da te, farei carte false per averti…” mi sussurrò all’orecchio prima di baciarmi dolcemente

Mi rilassai immediatamente mentre sentivo le sue labbra muoversi sulle mie e istintivamente sorrisi

“Forse potresti farmelo dimenticare” mormorai contro le sue labbra

Interrupe il contatto e mi guardò malizioso “Forse…” mi baciò di nuovo, sta volta però con passione e io non potei fare altro che assecondarlo. Le mie braccia finirono intorno al suo collo mentre le sue mi circondarono la vita . Interruppi il bacio “Cosa—“ cominciò ma non fece in tempo a finire che lo avevo spinto sul divano e gli ero salita sopra a cavalcioni. Lo guardai maliziosa

“Aiutami a dimenticare, allora.” lo implorai

“Con grande piacere.” mise le mani sui miei fianchi e mi sorrise. Lo baciai, desiderosa di lui, desiderosa di dimenticare Kyle…non so se avrebbe funzionato ma ero disposta a tutto pur di non provare più quel dolore, quella fitta al petto che mi faceva piangere in continuazione. Completamente persa tra le sue braccia mi dimenticai di tutti i miei problemi che tornarono a galla appena mi accorsi che non rispondeva più ai miei baci

“C’è qualcosa che non va?” lo guardai confusa

“No…è solo che siamo sul divano, in salotto…”

Mi alzai dal divano, lo presi per mano e lo condussi nella mia stanza. Chisui la porta dietro di noi prima di riprendere a baciarlo, con urgenza. Mi spinse sul letto prima di essermi subito sopra. Infilò le mani sotto la mia maglietta e me la tolse velocemente.

“Gancetto davanti…pratico.” disse riferendosi al mio reggiseno. Cominciò a baciarmi e a mordermi il collo mentre le sue dita trattavano ogni millimetro di pelle esposta. Si fermò solo quando raggiunse il reggiseno. Me lo sganciò e me lo levò. Gli tolsi la maglietta e ammirai il suo torace scolpito prima di mettermi seduta e ricoprirlo di baci. Ci spogliammo, le nostre labbra che s’incontravano continuamente. Non volevo perderle, non volevo perderlo. Mi sentivo libera di fare le mie scelte, non mi sentivo in colpa. Io non stavo tradendo Kyle. Stavo soltanto per fare sesso con Blake, il mio ragazzo. Mi baciò lentamente e ci congiungemmo. Fu dolce, lento, le sue mani mi accarezzavano dolcemente, le sue labbra mi baciavano adorabilmente, senza fretta.  Era così che volevo fare l’amore, non di fretta, non barbaramente, violentemente. Mi aveva fatto riscoprire il fare l’amore, non il sesso, le carezze, i baci teneri, la dolcezza e il significato di quell’atto. Io con Blake stavo bene…ero stato bene quando eravamo andati a letto insieme, gli volevo bene, e volevo darci una chance.

Ore dopo ero ancora stretta nel suo abbraccio mentre parlavamo del più e meno. Le nostre dita erano intrecciate, e i nostri discorsi erano interrotti dai baci che ci scambiavamo, dalle carezze che riservava alle mie braccia o ai miei capelli. Tra noi c’era una grande compatibilità, e una grande intesa, seconda soltanto a quella con Adam…e con Kyle. Sospirai tranquilla prima di mettere le dita tra i suoi capelli biondi e accarezzarli

“Te ne penti?” mi chiese guardandomi negli occhi

Ammirai i suoi verdi e sorrisi. “No.” strinse la presa sulla mia vita

“Non voglio rovinare il momento, ma credo che potrei innamorarmi di te, Jessi.”

“Anch’io, Blake, potrei.”

“Ma non lo farai. So che tornerai da lui” sospirò prima di baciarmi la fronte

“Se lo sai perché allora mi stai vicino?”

“Carpe diem, Jessi, la vita è troppo breve per non viverla, e io la sto vivendo con te, Jessi. So che soffrirò quando tutto finirà, ma avrò i ricordi e forse la tua amicizia..”

“Certo che avrai la mia amicizia, Blake.” gli sorrisi “Vuoi fare il piccolo filosofo?” risi prima di diventare improvvisamente seria “Se potessi…”

“Ma non puoi”

“Ma io voglio.” lo baciai

“Sarebbe bello, vero?” mi sorrise tristemente

“Sarebbe magnifico, Blake.” Cavolo…se l’avessi conosciuto prima di tutta questa situazione con Kyle…

“Stammi vicino, Jessi.” sussurrò mentre mi accarezza il braccio

“Non ho intenzione di andarmene.” lo baciai dolcemente

“Per il momento.” puntualizzò

“Per il momento.” ripetei avvicinando ancora una volta le sue labbra alle miei

In quell’istante suonò il campanello

 

Kyle’s POV

Suonai il campanello dell’appartamento di Jessi mentre tenevo per mano Adam. Cosa completamente inutile dato che avevo le chiavi di casa; ma volevo assicurarmi che Jessi fosse a casa sana e salva e soprattutto da sola.

Aprì la porta e sorrisi quando vidi i suoi occhi brillare

“Ciao.” disse facendoci entrare. Mi baciò la guancia prima di prendere in braccio Adam e baciargli la fronte “Ciao, amore, com’è andata?”

“Benissimo, papà ed io ci siamo divertiti un botto con tutti e---perché sei in accappatoio? E cos’hai sul collo?”

Lo mise giù e si coprì il collo “Devo fare una doccia, tesoro.” evitò il mio sguardo “E sul collo…ho uno sfogo, ho usato qualcosa e…uhm”

“Jessi ti potrei parlare un attimo?” le chiesi sospettoso. Non poteva essere…Nah, non lo avrebbe mai fatto…ma quello poteva essere solamente un succhiotto…

“Okay..” andammo in cucina e intanto tenevo d’occhio la casa. Nell’aria si sentiva un profumo maschile..

“Ehm..” cominciai leggermente imbarazzato

“Come mai siete tornati a casa così presto?” chiese tesa

“Non c’è un motivo preciso, Adam voleva tornare a casa..”

“Ah.” si rilassò “Hai intenzione di fermarti?”

“Mi stai chiedendo se mi fermo?”

“Esatto.” mi guardò confusa “Comunque Blake è qui.” disse derma e io la guardai accigliato. I miei sospetti rivelatisi veri “Dai non fare il finto tonto, sicuramente te ne sarai accorto.” rise falsamente “Cosa dovevi dirmi?”

“E’ per questo che sei in accappatoio? E’ per questo che hai…hai il segno sul collo?” le ultime parole le dissi con una certa fatica. L’idea che lui l’avesse toccata, marchiata mi faceva venire voglia di urlare

“Sì. Io e Blake siamo andati a letto insieme.” confermò ciò che sentivo e mi sentii il mondo crollare addosso. Mi sentii tradito. Come aveva potuto?! Come?! Il mio cuore mancò un battito prima di cominciare a battere furiosamente tanto che mi misi una mano sul petto

“Era la prima volta?”

“Non sono affari tuoi, Kyle.” mi guardò con astio

“Sì, invece, sono affari miei. Ti sei dimenticata di quello che è successo?” chiesi esasperato

“Mi ricordo benissimo Kyle, sei tu che non ti ricordi! Mi ricordo che tu volevi essermi solamente amico”

“Vuoi farmi soffrire, Jessi?” chiesi speranzoso perché sarebbe stato meglio sapere che si stava vendicando invece che sentirle dire che provava qualcosa per un altro

“No, Kyle.” sospirò “Io ci tengo davvero a Blake.” come non detto “Senti, non voglio parlarne adesso” si diresse verso la sua camera

La seguii “No, ne parliamo adesso, Jessi.” ormai ero disperato. La porta si aprì per rivelare un Blake completamente vestito

“Dottor Trager” mormorò imbarazzato. Lo ignorai

“Jessi…” cominciai

“Non adesso, Kyle.” mi liquidò

“Sarà meglio che io vada.” disse Blake

“Esatto, vai” dissi brusco

“Kyle!”esclamò Jessi indignata. Prese Blake per mano “Scusalo.” sussurrò

“Non preoccuparti, Jessi.”

“Ti accompagno alla porta.” gli sorrise e mi sentii male. Come poteva farmi soffrire così? Come poteva fare la carina con quel tipo davanti ai miei occhi? Non sapeva che così mi pugnalava il cuore?

Li vidi baciarsi dolcemente davanti alla porta prima che Blake se ne andasse

“Adam?” chiamò

“Mamma?” entrò correndo

“Papà se ne sta andando..”

“Davvero? Non rimani un po’?” mi guardò deluso. Aveva capito che non eravamo riusciti a chiarire

“Vorrei, ma ho da fare, domani.” gli arruffai i capelli “Ti voglio bene”

“Anch’io” mi fece un sorriso incoraggiante

“Ciao, Jessi.”  sussurrai e la guardai negli occhi. “Ci sentiamo, okay?”

“Certo.” disse sarcastica. La fissai, il mio volto serio prima di voltarmi e uscire. La porta sbatté dietro di me

Chiamai l’ascensore e aspettai che arrivasse, la mia mente completamente vuota. Ero in uno stato di negazione, sì, negavo l’evidenza. Mi risvegliai da questa condizione quando salii in macchina e accesi il motore. In quel preciso istante la mia momentanea apatia andò perduta. Spensi il motore e presi a pugni il volante. Sentimenti contrastanti mi stavano facendo impazzire. C’era rabbia, tristezza, dolore che accompagnavano il mio cuore spezzato. E a questi si aggiungeva la paura di perderla per sempre perché ero stato uno stupido e ne avevo la conferma ogni secondo che passava.

 

Blake’s POV

Uscito dall’appartamento di Jessi presi l’ascensore ed arrivai al piano terra. Sapevo di avere un sorriso da coglione stampato sul viso ma non me ne poteva fregare di meno. Jessi era meravigliosa, fantastica, e se solo non fosse stata innamorata di Kyle avrei potuto dire di aver trovato la ragazza. Ma sapevo che il suo cuore apparteneva già ad un altro. Cosa potevo fare? Avrei potuto lottare per lei…ma mi sembrava una battaglia già persa in partenza. Lei era tutto quello che avevo sempre desiderato e mi chiedevo come Kyle avesse potuto farla soffrire. Come aveva potuto farla piangere? Se non fosse stato il mio capo l’avrei volentieri preso a calci un culo per quello che le faceva patire anche adesso. Cosa avrei fatto per poterla avere per sempre…

Salii in macchina e mi guardai allo specchietto. Già sentivo la sua mancanza. Allacciai la cintura e stavo per accendere il motore quando mi accorsi che Kyle stava andando alla sua macchina, il suo volto sembrava perso. Salì in macchina e tirò un pugno al volante…Ahia…questo non era un buon segno. Sospirai rassegnato. Dovevo aspettarmi l’inferno al lavoro il giorno successivo, ma avrei subito qualsiasi cosa…Jessi provava qualcosa per me e questo mi bastava. Speravo solo che il piano saltasse e che lei decidesse improvvisamente di stare con me. Ma io ero soltanto uno stupido ingenuo che voleva disperatamente credere nell’impossibile

Squillò il cellulare e risposi “Pronto?”

“Ciao, Blake.”

“Hey, Jessi.” sorrisi al suono della sua voce

“Voglio che tu sappia una cosa…” disse, sentivo la sua voce disperata

“Cosa?” chiesi preoccupato “Jessi, stai bene? Vuoi che venga su da te?”

“No…stai tranquillo. Adesso mi passa.” prese un respiro profondo e scoppiò a piangere

“Io vengo su, Jessi.” uscii dalla mia auto, ormai Kyle se n’era andato, ma anche se mi avesse visto non me ne sarebbe fregato. Jessi era più importante di tutto questo. Era mia amica, anche se io speravo in qualcosa di più.

Corsi verso il palazzo e appena entrai chiamai l’ascensore che purtroppo non c’era. Decisi di fare le scale, e le feci in fretta, i suoi singhiozzi che m’incitavano ad andare più veloce. Bussai alla porta e immediatamente aprì. Riattaccai, misi il cellulare in tasca e l’abbracciai. Pianse tra le mie braccia

“Io ci tengo a te, Blake, davvero…ma allora perché fa così male?”

“Sono qui, Jessi” le accarezzai i capelli mentre lei continuava a piangere

“Sono stufa di piangere per lui…” mormorò versando ora lacrime silenziose. Le asciugai sorridendole tristemente “Voglio solo dimenticarlo.”

‘Sai che non puoi’ pensai ma non glie lo dissi. Non le serviva sentirsi dire quelle cose “Jessi…” le baciai la fronte “Ti voglio bene e…non voglio vederti così, mi fa sentire inutile.”

Mi baciò leggermente e sospirò prima di affondare la testa nell’incavo del mio collo

“Jessi, io ci sono, sempre, e ti proteggerò. Te lo giuro.” continuai ad accarezzarle i capelli. Entrammo in casa e vidi Adam guardarmi

“Grazie.” mormorò

Gli sorrisi. “Ora, Jessi, ti infili sotto le coperte, io ti faccio una bella cioccolata calda e vedi che ti senti subito meglio.” la presi in braccio e la portai nella sua stanza. La misi sotto le coperte e feci per andarmene

“Blake?” mi chiamò

Mi voltai “Sì?” chiesi preoccupato

“Dormi qui, oggi, per favore.” m’implorò

“Okay.” mi avvicinai e la baciai velocemente

“Ora vai a farmi quella cioccolata.” mi sorrise debolmente “Con i marshmallow, mi raccomando”

“La tua cioccolata è in arrivo, sta tranquilla.”

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Capitolo 13
*** Frappuccino da Starbucks ***


@hope52: sì…anche a me dispiace per Blake, perché è un bravo ragazzo e si è messo in un gran pasticcio perché dai….ci tiene già troppo a Jessi ed è consapevole più di chiunque altro che tra loro non potrà mai durare…è masochista. Per quanto riguarda Kyle….devi assolutamente leggere questo capitolo e poi fammi sapere cosa ne pensi. Bacioni

@Bella Black: sono contenta che ti piaccia Adam e anche che ti piaccia Blake. Grazie mille per la recensione. Spero che questo nuovo capitolo sia di tuo gradimento.

@ele85: ecco. Caprone è la parola adatta per definire Kyle in questo momento...anche se presto le cose cambieranno, o almeno lo spero. Bè Blake è l’opposto di Kyle, è il suo ‘rivale’ ed era necessario che fosse anche fisicamente diverso da lui. Biondo, occhi verdi, sorriso smagliante, è il tipico ragazzo californiano che si era stufato del caldo e si è trasferito a Washington, Seattle per studiare medicina. E’ simpatico, un po’ il buffone del villaggio e appena ha visto Jessi è come se gli fosse scattato qualcosa dentro.  A dirti la verità non so davvero a chi mi sia ispirata. Sicuramente non ad Amanda dato che il ragazzo a mano a mano che scrivo mi sta diventando simpatico mentre Amanda ad ogni puntata del telefilm mi veniva voglia di strangolarla…quella deficiente del cavolo…comunque non lo so, volevo creare un antagonista per Kyle, qualcuno che gli mettesse i bastoni fra le ruote e ho avuto un attimo in cui mi è venuto in mente Blake, che inizialmente non doveva né diventare una persona importante per Jessi, ma solo uno con cui se la faceva una notte…comunque…grazie mille per la recensione e per i complimenti. Mi riempe il cuore di gioia sapere che la mia storia ti piace. Bacioni enormi. Channy

@scar12: lo vorremmo tutti…lo vorremmo tutti, ma è servito a Kyle per capire che è una specie di mezzo deficiente patentato….xD

@kasya: no. Blake non è Amanda al maschile…ma comunque vedrai che in futuro Blake sparirà per un po’, non ti preoccupare. Adam è un genio e lo adoro troppo, come tutti del resto. Come fa a non piacere un bambino così? Grazie mille per la recensione. <3

Capitolo 12: Frappuccino da Starbuck’s

Kyle’s POV

“Kyle, amico, apri questa porta, dai.” disse Declan dopo aver bussato ripetutamente alla porta della mia stanza

Ero andato a casa Trager una settimana prima, dicendo all’ospedale che avrei preso una pausa, usufruendo delle ferie arretrate per staccare e d’allora mi ero rinchiuso nella stanza del nostro primo bacio e n’ero uscito solo se necessario. In vano avevano cercato di risollevarmi il morale che adesso si trovava 1000 miglia sotto terra. Jessi mi aveva tradito. Tecnicamente, no, ma io mi sentivo così. Lei eran andata a letto con un altro, non era stata solo mia e questa consapevolezza mi faceva fremere di rabbia e di dolore. Chissà cosa stava facendo in questo momento, forse se la stava passando con quel Blake Cameron del cavolo. Come poteva essere così fredda?

Ora sapevo cosa aveva dovuto provare Jessi una volta scoperto il mio tradimento….a pezzi, distrutta, il mondo le era crollato addosso, era sconvolta, depressa…e io ora mi sentivo così.

“Basta con queste depressioni post-Jessi!” sentii Lori esclamare prima di vederla fare capolino nella stanza. Ero nella vasca, seduto e appena chiuse la porta dietro di se la guardai e sorrisi debolmente

“Ciao.” sussurrai

“Kyle…” si sedette sul bordo della vasca

“Lo so, lo so, devo fare qualcosa…” sospirai

“Reagisci, okay?” mi prese la mano e la strinse “Ora..il piano è ancora in piedi, non abbatterti così. Domani ti voglio incontrare per caso al centro commerciale, di mattina verso le 11, sbarbato, lavato, e sorridente.” si alzò dalla vasca e sorrise

“Ci sarò, Lori, non preoccuparti.” le feci un sorriso che sembrava più una smorfia

“D’accordo” se ne andò chiudendo la porta dietro di sé

 

Jessi’s POV

Sbuffai per l’ennesima volta con le braccia conserte. Che cavolo quelle troglodite di Lori e Sophie (che poi loro due insieme cosa ci facevano? mica si odiavano?) perché dovevano costringermi ad andare al centro commerciale quando non avevo bisogno di nulla.

“Dai che ti divertirai.” cercò di rincuorarmi Lori

“Urgh…”borbottai

“Sarà una giornata indimenticabile!” esclamò Sophie

“Io non ci vedo chiaro. Voi due vi odiate…”

“Stiamo cercando di darci una chance” disse Lori evitando il mio sguardo

‘Qua c’è qualcosa che non va…’ pensai

2 ore e 5 minuti dopo ero completamente sfinita. Mi  avevano trascinato per negozi e costretto a comprare roba. Devo ammettere di aver trovato delle cose carine, però…

“Vi prego, sediamoci.” implorai

“D’accordo.” mi sorrise complice Sophie e la guardai stranita

“Perché non andiamo da Starbuck’s?”  chiese Lori

“L’importante è che ci sediamo.” dissi esausta

Andammo da Starbuck’s e chi dovette fare la fila per tutte? Io, naturalmente

“Per me un frappuccino al cioccolato.” sentii dire dalla sua voce….cavolo, ora avevo anche le allucinazioni “Grazie.” alzai lo sguardo e lo vidi lì, sorridere educatamente alla commessa due casse più in là. Si voltò all’improvviso e i suoi occhi si illuminarono. Mi salutò con la mano

“Signorina, cosa ordina?” chiese la commessa attirando la mia attenzione “Un frappuccino alla vaniglia, un caffè e un vanilla latte” pagai e andai al balcone dove si aspettano le ordinazioni

“Ciao, Jessi.” mi sorrise

“Ciao, Kyle” feci un mezzo sorriso

“Come stai?” mi chiese guardandomi preoccupato

“Bene, e tu? Mi hanno detto che non ti stai facendo vedere all’ospedale”

La sua espressione da preoccupata cambiò in triste, ferita “Te l’ha detto Blake?”

“Sì e anche Sophie.”

Prese la sua ordinazione “Jessi…ho bisogno di parlarti” m’implorò

Arrivarono anche le mie “Sono qui con Sophie e Lori..”

“Solo 5 minuti”

Sospirai “D’accordo”

Mi diede una mano con le ordinazioni e ci dirigemmo al tavolo dove le due erano sedute

“Ciao, Kyle” dissero all’unisono

“Vi dispiace se parliamo un attimo?” chiese Kyle cortese

“No, tanto dovevamo andare da Victoria’s Secret…a te non interessa, vero Jessi?”

Arrossii “No…”

“Bene, ci vediamo dopo” e se ne andarono

Ci sedemmo al tavolo e ci guardammo in silenzio

“Jessi…” bevetti un po’ il mio frappuccino “Mi dispiace”

“Ti dispiace per cosa?” chiesi confusa

“Per tutto. Per averti proposto il rapporto solo sesso, per aver reagito così male quando ho scoperto che stavi con Blake. Ho sbagliato su tutta la linea e—“

“Okay, Kyle, accetto le tue scuse” dissi d’impulso

Rimanemmo in silenzio per un po’, ma non era imbarazzante, anzi, era confortevole. Che fosse ritornato il Kyle di sempre?

“Io voglio che tu sappia una cosa. I miei sentimenti per te non sono mai cambiati. Avevo paura che mi respingessi e—“

Lo interruppi “Kyle, cosa vuoi?” chiesi

“Vorrei…non ha importanza cosa voglio io ma cosa vuoi tu. Dimmi sei felice con Blake?” mi sorrise triste

Lo guardai stupita ma non risposi

“Per favore non evitarmi più, okay? Cercherò di non mettermi in mezzo tra te e Blake dato che è quello che vuoi.” si alzò

“Aspetta, Kyle.” mormorai. Dovevo trovare il coraggio di dirgli la verità

“Cosa?” chiese preoccupato

“Grazie.” gli sorrisi

Fece una smorfia “Non preoccuparti…posso passare a prendere Adam, oggi?”

“Certo.” sorrisi

“E volevo riconoscere Adam, se per te non è un problema…”

“D’accordo” mi alzai anch’io. Lo abbracciai cogliendolo di sorpresa, ma appena si riebbe mi strinse a se. Le sue mani mi carezzavano la schiena e una scarica elettrica mi attraversò

Annusò i miei capelli “Ti amo.” mormorò prima di baciarmi la fronte, rompere l’abbraccio, guardarmi senza espressione e andarsene.

Rimasi lì in piedi, troppo stupita per far qualsiasi cosa. Kyle era…..non sapevo cosa dire. Senza accorgermene cominciai ad andare in giro per il centro commerciale senza uno scopo preciso….ripetevo continuamente le parole che mi aveva detto Kyle senza realmente comprenderle…lui continuava ad amarmi…lui mi amava, nonostante tutto.

“Jessi!” mi sentii chiamare e mi voltai appena in tempo per vedere Lori e Sophie corrermi incontro

“Allora? Non ci racconti nulla?” chiese Lori sorridendo felicemente

“Dov’è Kyle?”

“Se n’è andato.” mormorai

Mi guardarono confuse “Cos’è successo?”

“Mi ama.” dissi normalmente

“Quindi ora siete tornati insieme?” mi chiese Sophie speranzosa

“No.” dissi stranita…ma Kyle voleva stare con me?

“Come no?” Lori era stupita

“Abbiamo chiarito.” ero sempre più confusa

“E quindi?” m’incalzò Sophie

“Mi ha dato la sua benedizione per stare con Blake?” chiesi a me stessa, quando ci arrivai….mi aveva lasciata libera….avevo bisogno di pensare

“E’ pazzo, vero?” chiese Sophie a Lori

“Io quando lo becco….”

“Voglio andare a casa.” mormorai

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Capitolo 14
*** Confessione, Amore ***


Dio scusate! E’ da fine luglio che non aggiorno. Son imperdonabile, ma non è dipeso da me, seriamente. Per prima cosa dopo l’ultimo aggiornamento sono andata a Londra con i miei...e poi mi sono trasferita lì, quindi ora ufficialmente vivo a Londra. Ma dato che mio padre fa la navetta tra Milano e Londra, è ancora un casino. I miei mi hanno regalato un portatile per Natale dopo che li ho implorati di comprarmi n computer perché a Londra non avevo assolutamente niente. Quindi bella. Poi c’è stato il problema internet, modem, bla bla bla. Fatto sta che ora ho il portatile, ho internet, ma comunque mi trovo in Italia per le vacanze di metà trimestre.

Per quanto riguarda questo capitolo..ho scritto l’inizio subito ai primi di agosto, ma non sapevo mai come concluderlo etc.....

So già che non vi piacerà quello che accadrà. Sinceramente non piace neanche a me, ma era necessario un po’ più di drammi per andare avanti verso ciò che voglia accada dopo.

Buona lettura, e mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate.

Bacioni

Channy


Capitolo  13: Confusione, Amore

Jessi’s POV

Appena Kyle e Adam uscirono chiusi la porta dietro di loro, prima di poggiarci la testa contro. Ero confusa, stremata e preoccupata.  Cos’era successo quella mattina? Non mi era ancora chiaro, ma se non mi sbagliavo Kyle aveva detto di amarmi, ma mi aveva dato la sua benedizione per stare con Blake?! Ma stava bene? …alla fine avevo ottenuto quello che volevo, ma era davvero ciò a cui miravo, ora? Le cose – da quando avevo appena conosciuto Blake e avevamo architettato di far ingelosire Kyle- erano cambiate. Io stavo con Blake? Non lo sapevo ancora con certezza, anche se sapevo di provare dei forti sentimenti per lui…che fosse solo amicizia? Ovviamente no, perché non ci avrei fatto l’amore assieme se l’avessi considerato solo un amico. Ma io volevo ritornare con Kyle, la mia anima gemella, il padre di mio figlio? Sospirai. Non ne ero più così tanto sicura. Avevo bisogno di parlare con qualcuno…Kyle era escluso, dato che era il diretto interessato, e Blake…non volevo fargli del male…Lori era pro-Kyle e non mi avrebbe dato mai un consiglio obbiettivo, Sophie, neanche a parlarne…Forse Nicole? Era la figura più vicina ad una madre per me…però volendo potevo usare la scusa ‘una mia amica…’. Non ne ero sicura. Andai in camera mia e mi buttai sul letto. Presi il cellulare che avevo lasciato sul comodino e vidi che avevo ricevuto due messaggi. Il primo era di Blake e diceva:

Hey, bellissima, ti sei divertita a fare shopping? Spero per te di sì. Ti va di vederci? Voglio farti vedere una cosa. Bacio’  sorrisi e risposi con:

‘Mi hai incuriosito. Okay. A stasera, alle 8? Adam passa la notte dal padre’ non so perché gli avevo dato quest’ultima informazione…

Il secondo messaggio era di Kyle

‘Voglio rimediare. Pranziamo insieme uno di questi giorni?’ risi felice. Avrei aspettato un po’ prima di rispondergli, anche perché non so se sarei dovuta uscire con lui, quando la mia situazione sentimentale con Blake non era ancora del tutto risolta…

Cominciai a pensare a cosa avrei dovuto mettere per la serata. Alla fine optai per una gonna semplice e una camicetta bianca. Andai a farmi una doccia in fretta, mi cambiai e mentre aspettavo che Blake venisse a prendermi mi misi a correggere i compiti dei miei alunni. Era assurdo quello che alcuni scrivevano…come si poteva fare chimica, e biochimica all’università e scrivere cavolate del genere? Scossi la testa dopo aver fatto la lista delle persone che si erano beccate un’insufficienza sugli esercizi…avrei dovuto fare un ripasso generale perché gli esami si stavano avvicinano in maniera esorbitante e se avessi lasciato correre avrei dovuto bocciare diverse persone.

Suonarono al citofono e corsi a vedere chi era: Blake, ovviamente. Sorrisi prima di dirgli che sarei scesa. Non ebbi la pazienza di aspettare l’ascensore dopo aver chiuso la porta a chiave dietro di me. Scesi i gradini delle scale a due a due e quando lo vidi lì, aspettarmi davanti al portone del mio palazzo corsi verso di lui e l’abbracciai. Lui contraccambiò.

“Woah…a cosa devo tutto questo entusiasmo?” rise

“A te. Mi sei mancato.” confessai

“Oh…”mi guardò a disagio “Mi sei mancata anche tu.” disse timido

Gli baciai la guancia “Dove mi porti?” presi la sua mano nella mia e lui s’immobilizzò immediatamente. Mi guardò negli occhi con un punto interrogativo dipinto sul volto

“Cosa stai facendo, Jessi?”

Mi raschiai la gola “Perché? Ti da fastidio?” chiesi improvvisamente sulla difensiva

“No, certo che no, ma—“

“Blake…”

“Cosa?” chiese accarezzandomi il braccio pensando che fossi arrabbiata

“Non parliamone ora, okay? Hai detto che dovevi farmi vedere una cosa” cambiai argomento e lui sorrise. Non potei fare altro che ricambiare

 

“Quanto ci vuole?” chiesi curiosa. Eravamo in macchina da circa 20 minuti e non eravamo ancora arrivati a destinazione

“Siamo quasi arrivati. Pazienta ancora un attimo.”

Guidò ancora per circa 5 minuti prima di parcheggiare davanti ad una villetta. Spense il motore, tolse la cintura di sicurezza, scese dalla macchina, e mi aprì la portiera. Mi porse la mano e io l’accettai volentieri

“Dove siamo?” domandai guardando la villetta

“A casa mia…” disse prendendomi per mano e incamminandosi con me sul vialetto. Arrivammo alla porta d’ingresso, inserì la chiave nella toppa ed entrammo.

Appena misi piede dentro mi accolse un profumo di vaniglia…la mia fragranza preferita. La casa sembrava vissuta, c’era quel calore e quell’affetto nelle stanze che sembrava caratterizzare i miei momenti passati a casa Trager

“Cosa ne pensi?”

“E’…stupenda, Blake. Da quanto vivi qui?”

“Sei mesi, giorno più giorno meno.”

“E’ davvero bello qui.” gli sorrisi prima di stringere la presa sulla sua mano

Ore dopo eravamo seduti sul divano con un bicchiere di vino a parlare del più del meno quando decisi di raccontargli quello che era successo quello stesso giorno al centro commerciale

“Blake, devo parlarti.”

“Spara.” mi guardò intensamente prima di posare le sue dita sulla mia mano e accarezzarla

“Oggi al centro commerciale ho visto Kyle.”

“Oh….e quindi?”

“Niente…mi ha dato la sua benedizione per stare con te.”

“Sul serio?” disse stupito “Wow…questo cambia le cose” si schiarì la gola “Perché non gli hai semplicemente detto la verità? Cioè che vuoi tornare con lui?” mi guardò. Nella sua voce si sentiva distintamente una nota di dolore

Sospirai, abbassando lo sguardo per non incontrare i suoi occhi “Perché non ne sono più sicura ora…”

Non rispose, ma si alzò dal divano.

“Blake…”

“Jessi…stai rendendo tutto più difficile.” sospirò frustrato

“Ma io ci tengo a te!” lo rassicurai

“Ma tu lo amerai, sempre! Fai una bella cosa, torna con lui, per favore!”

Lo raggiunsi e tentai di abbracciarlo. Si scostò “Io voglio provarci...”

“A che scopo? Tanto tornerai da lui comunque.” Rise amaramente

“E chi te lo assicura? Che ne so io, magari—“

“Ma magari cosa? Non prendiamoci in giro, Jessi, per favore.” Disse irritato

“Blake...” cercai di farlo ragionare

“Piantala, Jessi. Chiamalo così vi rimettete insieme.” Era visibilmente arrabbiato

“Ma che fine ha fatto ‘carpe diem’, Blake?”

“E’ andato nel cesso quando ho scoperto che...” s’interruppe bruscamente. Sospirò “Jessi, non complichiamoci la vita inutilmente. Torna da lui. E’ meglio. E’ il padre di tuo figlio, è l’amore della tua vita.”

Ignorai questa sua frase “Cosa hai scoperto, Blake?” chiesi cauta guardandolo negli occhi

“Se te lo dico rovinerò tutto. E io non voglio.” Posò una mano sulla mia guancia e mi avvicinò a sé

Gli occhi mi si riempirono di lacrime. Ero così confusa. “Blake, io non ci capisco più niente.” Sussurrai “E adesso so con certezza che mi sto innamorando di te.” Confessai

Mi guardò stupito “Davvero?”

Annuii. La tensione nella stanza era palpabile. Mi alzai sulle punte e lo baciai con forza. Le sue mani sul mio volto, le mie braccia intorno al suo collo. La voglia di baciarci era talmente tanta che i baci erano brevi, intesi, passionali.

Lui ruppe l’abbraccio “Jessi..” cercò di farmi ragionare

“Fai l’amore con me.” Gli domandai. Lui non se lo fece ripetere due volte. Mi prese in braccio e mi condusse in quella che doveva essere la sua stanza. Non prestai attenzione all’arredamento. Mi buttò sul letto bruscamente prima di avventarsi di nuovo sulle mie labbra, mentre mi sfilava la gonna e la buttava di lato. Cercai di sfilargli la maglietta ma mi risultava impossibile perché le nostre labbra non volevano separarsi. Esercitai un po’ di pressione e la strappai.

Lui smise di baciarmi e mi guardò stupito. “Oddio.” Disse, la sua voce piena di stupore

Mi morsi il labbro inferiore, troppo concentrata ad osservare il suo petto per poter prestare attenzione alla sua domanda. Mi alzai sui gomiti e riempii di baci il suo collo, il suo petto. Lui si riprese e cominciò a togliere i bottoni della mia camicetta, ma dopo solo due sbuffò e fece saltare tutti i bottoni. Le mie mani raggiunsero il bottone dei suoi jeans, lo tolsero e tirarono giù la zip. Mi tolse il reggiseno e gli slip lasciandomi completamente nuda al suo cospetto. Il suo sguardo era fisso sul mio corpo e lo ammirava. Mi baciò dolcemente le labbra, prima di scendere all’altezza del mio collo e permearlo di attenzioni. Ricoprì il mio corpo di baci, mi toccò con amore, tenerezza, rallentando così il ritmo frenetico con cui ci eravamo voluti prima. Mi stava facendo sentire desiderata, amata, coccolata. Mi stava facendo provare sensazioni indescrivibili, e ogni sua carezza, ogni suo bacio mi faceva fremere di piacere.  Cercai di togliergli i boxer, ma sembrava impossibile. Mi diede una mano a sfilare quell’ultimo capo di abbigliamento che ci separava dal diventare un tutt’uno.

Mi guardò negli occhi. Verde, incontrò verde. “Sei pronta?” mi chiese accarezzandomi l’interno coscia sensualmente.

Annuii incapace di esprimere a parole il mio consenso. Si posizionò tra le mie gambe e diede inizio a quello che sarebbe stato il culmine di una lenta e profonda passione.

Al raggiungimento del Nirvana temporale mi resi conto di due cose: la prima era che ero innamorata di Blake; la seconda era che questo rendeva ancora tutto più difficile.

Prima di addormentarmi tra le sue braccia lo fissai intensamente e sorrisi.

“Cosa c’è?” mi chiese aggrottando le sopracciglia

“Mi sono resa conto di una cosa.” Mormorai baciandogli la punta del naso

“Davvero, cosa?” domandò curioso, stringendomi ancora di più a sé

Valutai un attimo se dirgli dei miei sentimenti per lui o no...dirglielo avrebbe reso davvero le cose complicate. Non sapevo se avrebbe ricambiato, ma se lo anche lui provava per me amore, allora tornare con Kyle sarebbe stato molto difficile se alla fine avessi scelto lui....

Sospirai optando per la verità “Io ti amo.” Sussurrai “Non sei costretto a ricambiare, ma io ti amo.”

Mi guardò incredulo prima di rivolgermi un sorriso smagliante “Ti amo anch’io, Jessi.” Mi baciò e entrambi sprofondammo nel mondo dei sogni.

Venni svegliata dal suono insistente del mio cellulare che squillava. Sbuffai  voltandomi. Blake mi stringeva tra le sue braccia e questo rendeva l’alzarmi dal letto un po’ difficile: non volevo rischiare di svegliarlo, soprattutto perché sembrava dormire così bene. Facendo attenzione mi scrollai le sue braccia di dosso e cercai in vano una vestaglia. Dato che non riuscivo a trovarne una, corsi in salotto, dove avevo lasciato la mia borsa, l’apri, presi il cellulare e risposi.

“Pronto?”

“Jessi, dove sei?” era Kyle, e sembrava preoccupato. Immediatamente ero preoccupata anch’io

“Kyle? Che ore sono?” chiesi passandomi una mano trai capelli

“Sono le 3 del pomeriggio. Sono venuto a lasciare Adam a casa, ma tu non ci sei.”

“Oddio, scusami. E’ che...” lasciai la frase in sospeso “Adam sta bene?”

“Sì, sì sta bene.” Sospirò “Comunque siamo entrati lo stesso in casa, con la copia elle chiavi che mi hai dato.” Disse abbastanza irritato “Potresti tornare a casa? Tuo figlio chiede di te.”

“Certo, scusa, arrivo subito. A fra poco.” Misi giù il cellulare, mi voltai e vidi Blake davanti a me. Mi spaventai

“Scusa, non volevo spaventarti.” Cinse la mia vita con le sue braccia e depositò un casto bacio sulla mia fronte “Devi tornare a casa?”

“Sì, Adam chiede di me.”

Sorrise. “Allora preparati, così ti accompagno a casa.”

“Devo ricordarti che la mia camicia non è più presentabile? Hai fatto saltare tutti i bottoni.”

Rise di gusto “Oh, povera. Ma l’hai visto lo stato in cui hai ridotto la mia maglietta?”

Lo guardai malissimo

“Comunque non ti preoccupare, ti do una mia maglietta da indossare.”

“Grazie.” Gli sorrido contenta

“Di niente. Ah e comunque...ti amo.”

“Ti amo anch’io.” Risposi prima di avvicinarmi a lui e baciarlo con passione. “Che ne dici se per risparmiare tempo facciamo la doccia insieme?” lo guardai maliziosamente

“Questa è un’ottima idea!” esclamò ridendo. Mi prese in braccio e mi condusse in bagno.

Un’ora dopo ci trovavamo in prossimità di casa mia

“Jessi, posso farti una domanda?” mi chiese Blake cauto

“Certo, chiedi tutto quello che vuoi.” Posai una mano sulla sua

“Non mi hai mai voluto dire per quale motivo non hai l’ombelico...”

Mi immobilizzai all’istante. Un flashback mi colse all’istante

“Kyle, noi siamo fatti per stare insieme! Non dovrai mai tenermi all’oscuro di nulla. Non dovrai mai proteggermi da nessuno. Io so, e ti accetto per quello che sei.”disse esasperata. Non riuscivo a capire per quale motivo stava insieme ad Amanda. Noi eravamo perfetti insieme, noi ci completavamo.

“Jessi....” sussurrò posando una mano sulla mia guancia

“Jessi? Ci sei? Non sei obbligata a rispondermi...” mi rassicurò

“Prima o poi te lo dirò. Stai tranquillo.” Non sapevo se stavo dicendo la verità o solo una bugia

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Capitolo 15
*** Ritorno al passato ***


Capitolo 14: Ritorno al passato

Grazie mille per le recensioni e scusate se vi ho lasciato aspettare così tanto.

cjjosh_fan: grazie mille e sono contenta che anche se il capitolo non ti sia piaciuto più di tanto tu abbia deciso lo stesso di recensire.

newdanger93: Dio scusami per l’aver chiamato Blake James. Mi dispiace un sacco, è solo che sto scrivendo tipo 3 storie in contemporanea, 2 delle quali sono originali e un tizio si chiama James...comunque Kessi forever davvero!!!

Evelyn Wright: sono contenta che a qualcuno Blake non dispiaccia. Io personalmente l’adoro, solo che povero bisogna anche capirlo. Non è colpa sua se si è innamorato di Jessi...e non voglio che soffra, però mi sa che sarà davvero inevitabile. Grazie mille per aver recensito.

Jude16: concordo pienamente con te. Anche se Blake è un bravo ragazzo, Kyle è..è tutto! Grazie, grazie grazie per aver recensito.

scar12: aww, anch’io ne sono molto felice.

gen: mi faccio pena da sola. Ci metto troppo a scrivere questa storia. Non perché non mi piaccia, sia ovvio, è solo che devo smettere di scrivere un sacco di storie contemporaneamente. Finisce sempre che una venga trascurata. Grazie per la recensione.

Kyle’s POV

Misi giù il telefono e già sapevo dov’era. Era con Blake, probabilmente a casa sua. Nonostante le avessi detto che volevo solo la sua felicità la consapevolezza che lei si trovasse tra le sue braccia faceva più male di quanto io avessi mai pensato. Avrei mantenuto la mia promessa. Non mi sarei messo più in mezzo tra lei e Blake, li avrei lasciati vivere la loro vita insieme, ma non sarebbe stato semplice. Al pensiero che avessero passato la notte insieme, il mio cuore prendeva a battere velocemente, una morsa indescrivibile mi prendeva lo stomaco e mi piegava in due dal dolore. Cercai di regolarizzare la mia respirazione e il mio battito cardiaco.

“Papà, tutto bene?” chiese Adam guardandomi preoccupato

“Sì, sì, non preoccuparti.” Cercai di rassicurarlo rivolgendogli un sorriso forzato.

Mi guardò ancora più sospettoso “Dov’è la mamma?”

“Credo che sia con il suo...con..tu sai chi.” Non riuscivo neanche a pronunciare il suo nome ad alta voce

“Oh..” disse. Finalmente tutto gli era chiaro.

“Cosa vuoi fare, ora? Guardare la televisione? Fare i compiti?”

“I compiti li ho già finiti. Però se vuoi potremmo guardare un film, oppure giocare a qualcosa...”

“Hai fame?”  domandai dirigendomi verso la cucina

“Sì!” rispose entusiasta “Che cucini?”

“Quello che vuoi tu?” lo informai.

“Allora fai gli  spaghetti allo scoglio.” Sorrise felice.

Ricambiai il suo sorriso “Se ci sono gli ingredienti, volentieri.” Lo presi in braccio e lo portai in cucina con me “Vuoi darmi una mano?”

“Certo.” Cominciò a ridacchiare, senza alcun motivo apparente.

Mi piaceva vederlo comportarsi da bambino. A volte era troppo serio, e mi chiedevo se non fosse cresciuto un po’ troppo per la sua età. Era di una maturità sconvolgente, e questo mi spaventava. Volevo che vivesse la sua infanzia normalmente. Non volevo che questa gli venisse rubata come era successo a me.

Più tardi, una volta pronto il pranzo ci ritrovammo a mangiare quando sentii la porta d’ingresso aprirsi. Adam lasciò cadere la forchetta nel piatto, scese dalla sua sedia senza difficoltà e corse verso sua madre.

“Mamma! Sai che mi sei mancata?”

Mi alzai da dove ero seduto e li raggiunsi all’entrata dell’appartamento.

“Amore, anche tu mi sei mancato.” Lo prese in braccio e lo strinse a se. Gli posò un bacio sulla fronte. “Ciao, Kyle.” Mi sorrise timida.

“Ciao, Jessi.” Risposi “Stavamo mangiando. Se hai fame ce n’è un po’ anche per te.”

“Sì, certo. Sto morendo di fame.”

Ritornammo in cucina. Adam ricominciò a mangiare, mentre io servii un piatto a Jessi prima di sedermi al mio posto.

“Allora, mamma..dov’eri?” chiese Adam curioso dopo aver mandato giù un boccone.

Jessi cominciò a tossire. Le versai un bicchiere d’acqua che lei trangugiò in fretta e furia.”Ero con...ero con Blake, tesoro.”

Adam fece una smorfia.

“Perché quella faccia, tesoro? Pensavo ti piacesse Blake..”

Fece il muso e mise le braccia conserte “Adesso non mi piace più!” disse chiaramente arrabbiato.

“Ma perché?” lei lo guardò confusa, e preoccupata.

“Blake non è fatto per te, mamma. E poi..e poi...”

“E poi cosa, Adam?”

“Ti porterà via da me.” Si lamentò. I suoi occhi si riempirono di lacrime “Papà mi dai una mano a scendere dalla sedia?” m’implorò. Stava per scoppiare a piangere.

Mi alzai dalla sedia e lo presi in braccio. Appena gli feci toccare terra corse via e se ne andò nella sua stanza.

Jessi sospirò “Cosa gli ha preso?” mi domandò.

Alzai le spalle “Non lo so. Tu mangia, io vado a parlargli.” La rassicurai.

“Grazie, Kyle.” Mi sorrise dolcemente.

Mi ammaliai ad osservare i suoi lineamenti, ad osservare le sue morbidi labbra che voleva assaporare, a guardare i suoi occhi fissarmi preoccupati, confusi ma anche pieni di quel sentimento che credevo non provasse più nei miei confronti.

“Kyle, tutto bene?” mi chiese seriamente preoccupata.

“Huh?” ritornai in me “Sì, sì, sto bene.” La rassicurai “Vado, ora.” Mi voltai e raggiunsi la stanza di Adam. Bussai

“Non voglio parlare con te, mamma.”

“Sono io, Adam.” Dissi “Posso entrare?” chiese cautamente. Non rispose.

Aprii la porta e lo vidi sdraiato sul suo letto, il volto affondato nel suo cuscino. Si mise a sedere con difficoltà e si asciugò il viso.

“Non è giusto!” si lamentò “Ci facciamo in quattro per farvi mettere di nuovo insieme, e lei preferisce Blake, uffa.” Fece il broncio, mentre le lacrime continuavano a scendere dai suoi occhi arrossati.

“Adam..” mi sedetti accanto a lui sul letto “Non puoi avercela con lei per questo motivo.” Lo feci sedere sulle mie ginocchi “Tua madre lo ama, ed è felice con lui. Non vuoi che la mamma sia felice?”

“Certo che lo voglio, ma...”

“Adam, tutto ciò che conta è che lei sia felice. Poi magari lui a te sta antipatico, ma la ama, e non le farebbe mai del male.” Tentai di fargli comprendere.

“E tu? Tu sarai felice, papà?”

“Lo sarò, perché sapere lei felice è l’unica cosa che conta, Adam. Quando vuoi bene ad una persona anteponi la sua felicità alla tua. E tu e Jessi siete il mio mondo...” gli baciai la fronte e lo strinsi a me “Ti voglio bene.”

“Ti voglio bene anch’io, papà.”

 

“Allora?” chiese Jessi appena mi vide emergere dalla stanza di nostro figlio.

La raggiunsi in cucina “Sì, ha avuto un attimo di crisi, ma gli passerà.”

“Grazie, Kyle.” Disse cominciando a rassettare la cucina. Le diedi una mano.

“Ora sta dormendo.” L’informai mettendo alcuni piatti nella lavastoviglie. “Fra poco devo andare, Jessi, quindi se Adam non sarà sveglio salutamelo e dagli un bacio da parte mia.”

“Oh.” Sospirò “ Io a volte Adam non lo capisco. Puoi dirmi cos’è successo?”

“Jessi, credo che non sia mio il compito—“

“Sei suo padre, Kyle, e io in quanto madre ho il diritto di sapere perché mio figlio ce l’ha con me, così che da potergli chiedere scusa se è un errore dalla mia parte.” Mi guardò, i suoi occhi m’imploravano di dirle quale fosse il problema.

“E’ arrabbiato perché credeva che noi saremmo tornati insieme, e dato che questo non è successo e tu stai ancora con Blake, lui ce l’ha con te, perché hai distrutto il suo sogno di famiglia felice.” Azionai la lavastoviglie e mi asciugai le mani con uno strofinaccio. “Ora devo andare, Jessi. Ci sentiamo.” La lasciai in cucina a rimuginare su quello che le avevo appena detto. Raggiunsi l’ingresso di casa sua e chiusi la porta dietro di me.

Feci un respiro di sollievo e scesi le scale lentamente. Raggiunsi la mia auto incapace di pensare lucidamente. Cosa mi stava succedendo?

 

Jessi’s POV

Adam ce l’aveva con me, e anche dopo essersi svegliato decise di tenere il muso. Mi parlava solo se strettamente necessario, e la tensione in casa si faceva sempre più pesante.

I giorni venivano ed andavano. Una settimana dopo decisi di mettere fine a questo strazio. Era diventato impossibile parlare con mio figlio senza che lui rispondesse a monosillabi, o lanciandomi occhiatacce.

“Prof?” sentii dire da una mia studentessa.

Mi voltai verso colei che aveva osato parlare mentre scrivevo sulla lavagna “Sì, signorina Matthews?” domandai guardandola sospettosa

“Volevo sapere se era possibile correggere un esercizio di quelli che ci aveva dato per compito...”

“Per caso dormiva quando..” guardai l’orologio “ 25 minuti e 49 secondi fa ho domandato all’inizio della lezione se c’era bisogno che facessi gli esercizi alla lavagna dopo aver ritirato le vostre belle copie dei compiti?”

“Scusi, prof.”

Sospirai “Mi faccia finire di scrivere questa definizione e poi correggerò l’esercizio richiesto.” Terminai di scrivere la definizione.

“Ho deciso che per oggi basta così con le spiegazioni. Il resto di quest’ora e le prossime prima degli esami di settimana prossima saranno spese a ripassare e a fare esercizi. Ragazzi, ora quello che io voglio da voi è impegno, rispetto e serietà. Lo so che gli esami possono essere davvero pesanti, e che io non sia una delle prof più facili da gestire, però impegnatevi e date il massimo, non per me perché tanto io la mia laurea l’ho presa, ma per voi, perché in pratica sputate sangue sui libri, non dormite, non mangiate, respirate libri..non credo voi vogliate rimanere tanto tempo con me come vostra insegnante.”

Alcuni studenti si misero a ridere, ma molti rimasero in silenzio avendo paura delle conseguenze.

Qualcuno bussò alla porta ed entrò  “Professoressa..” mi guardò preoccupata.

“Sì?” Chiesi guardandola confusa

“Qualcuno ha detto di consegnarle questo.” Mi porse una lettera.

“Grazie mille.” Le rivolsi un sorriso tirato. Chi poteva avermi mandato una lettera? Solo toccandola potevo sentire che dentro c’era qualcosa di solido..di metallo.

Aprii la busta e tirai fuori il foglio per primo. Il biglietto diceva:

Verremo a prenderlo,

C.

Il mio cuore mancò un battito. Misi una mano davanti alla bocca per nascondere la mia paura, il mio stupore. Il mio cuore prese a battere sempre più veloce. Dovevo calmarmi, la mia pressione sanguigna stava salendo troppo...rischiavo di uccidermi così. Presi l’oggetto metallico all’interno della busta. Era lui. L’anello dei Latnok.

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Capitolo 16
*** Palpitazioni ***


Capitolo 15: Palpitazioni

Jessi’s POV

Calma...calma apparente, tranquillità come prima dell’inizio di una battaglia. Fu questa la prima sensazione che provai appena riuscii a smettere di agitarmi. Rimisi l’anello ed il bigliettino nella busta e la depositai sulla cattedra.

“Allora, ragazzi...” cominciai prendendo il gessetto. “Che esercizio devo correggere?”

“Il 723.” Disse qualcuno dei miei studenti.

Presi il libro e lessi l’esercizio. Non feci in tempo a scrivere i dati sulla lavagna che si ruppe il gesso. Comincia a tremare. Di rabbia. Avevo appena realizzato quello che era successo. Non era assolutamente possibile! Come si permetteva quell’uomo? Dovevo ucciderlo quando  ne avevo avuta l’occasione anni prima. Avrei dovuto convincere Kyle ad ucciderlo. Non era riuscito ad avere Kyle, ed ora voleva Adam...Adam!  Improvvisamente mi venne l’ansia. Mio figlio...sentii l’adrenalina diffondersi nel mio sangue. Il mio cuore ricominciò a battere velocemente. La paura mi attanagliò lo stomaco. Dovevo mettere mio figlio al sicuro. Questa era la mia priorità. Adam, il mio piccolo ometto era in pericolo.

“Ragazzi, devo andare. Mi dispiace. Il biglietto...” afferrai la borsa e quella busta disgustosa. “Mio figlio...” lasciai la frase in sospeso. Corsi verso la porta principale. Uscì e mi misi a correre per i corridoi fino a raggiungere il mio ufficio. Mi fiondai sul telefono e chiamai la scuola di Adam.

Il mio respiro era completamente affannato quando la segreteria della scuola rispose.

“Pronto?”

“Pronto, chi parla?” chiese Marika.

“Salve, sono Jessica Trager, la madre di Adam.” Dissi tutto d’un fiato.

“Oh, salve Signora Trager, posso aiutarla in alcun modo?” la sua voce era preoccupata.

“Sì. Vengo a prendere Adam fra poco. Non lo lasci in mano di nessuno che non sia io o il padre, la prego.” Ero disperata, pietrificata.

“Sì, non si preoccupi.”

“Anche se magari questa persona ha una delega da parte mia con la firma, oppure se dice di essere il fratello del padre di Adam..., non lo lasci andare. Lo custodisca finché non vengo a renderlo.”

“Signora Trager, sta bene? Ha bisogno di aiuto?”

“Non si preoccupi....può mandare a chiamare mio figlio per favore. Ho bisogno di parlargli.” Implorai quasi isterica.

“Certamente. Aspetti in linea.” Mi mise in attesa.

Presi a mordicchiarmi le unghie mentre aspettavo di sentire la voce di mio figlio al telefono. Non potevo crederci. Come avevano fatto a sapere di Adam?

“Pronto, Mamma?” Adam domandò al telefono, la voce leggermente irritata.

“Grazie a Dio.” Sospirai. Per il momento mio figlio era al sicuro. “Adam vengo a prenderti fra poco. Anzi vengo a prenderti adesso, capito?” la mia voce ritornò ansiosa.

“Mamma, cosa c’è? Stai bene?” era preoccupato.

“Amore, non posso spiegarti ora. Ti prego solamente, non muoverti da lì, non uscire da scuola, non fidarti degli sconosciuti. Ti imploro, fallo per me...o se proprio mi odi, fallo per tuo padre...” presi un respiro profondo per evitare di scoppiare a piangere. “Vengo a prenderti, amore, vengo a prenderti adesso.” Attaccai il telefono. Presi le cose che mi servivano e uscii dal mio ufficio. Chiusi la porta alle mie spalle e la chiusi a chiave. Mi misi a correre e raggiunsi in breve tempo il parcheggio.

Una volta messa in moto l’auto, guidai velocemente verso la scuola di Adam in fretta e furia. Sorpassai un paio di volte il limite di velocità, ma non poteva importarmene di meno. 

Il mio cellulare cominciò a squillare insistentemente. Lo ignorai, non avevo la forza di rispondere. Avrei perso la concentrazione e avrei fatto un incidente.

Appena raggiunsi la scuola parcheggiai in malo modo, presi la mia borsa e scesi dall’auto. La chiusi immediatamente e salii i gradini che conducevano al cancello della scuola. Suonai il citofono.

“Chi è?”

“Sono la Signora Trager. Sono qui per venire a prendere Adam.” Dissi senza fiato.

Il cancello si aprì magicamente. Camminai velocemente verso la segreteria ed una volta che la raggiunsi spalancai la porta. Appena vidi mio figlio seduto in una di quelle sedie da sala d’attesa fuori dall’ufficio della preside corsi verso di lui e mi misi in ginocchio davanti a lui. Lo abbracciai forte e cominciai a piangere silenziosamente. Adam mi circondò il collo con le braccia. Era qui, sano e salvo. Improvvisamente sentii una sensazione di dolore....

“Kyle...” mormorai.

 

Kyle’s POV

Camminavo per i corridoi dell’ospedale seguito dagli specializzandi. Mi fermai all’improvviso e mi voltai verso di loro. Potevo vedere di sfuggita Sophie sogghignare divertita. Inarcai le sopracciglia.

“Cosa volete?” domandai.

“Vogliamo qualcosa da fare...” disse timidamente una ragazza di nome Serena.

“In un ospedale c’è sempre qualcosa da fare. Volete qualcosa da fare? Siete sicuri?” domandai guardandoli seriamente.

“Certamente.”

“D’accordo...” cominciai “Chi riesce tra voi a---“ mi bloccai all’improvviso. Sentii improvvisamente rabbia, ansia, calma, paura, tutte queste sensazioni d’un colpo. Mi colpirono così violentemente e così alla sprovvista che il mio respiro si fermò, per brevi istanti che mi sembravano infiniti. Jessi....Jessi! Cosa diamine stava succedendo. Sentii una fitta al cuore. Posai una mano sul cuore. Improvvisamente il mio respiro si fece sempre più veloce, fino a diventare come quello di un maratoneta dopo aver concluso i 42 chilometri.

“Dottor Trager, si sente bene?” domandarono i specializzandi. Le loro voci mi giungevano ovattate.

“Kyle? Kyle, stai bene?” Sophie mi pose una mano sulla spalla.

Scossi la testa. “Jessi...” sussurrai stupefatto. Le stava succedendo qualcosa. Era ansiosa, aveva paura. Lo sentivo. Le stava accadendo qualcosa. “Devo solo....devo solo andare nel mio ufficio...” mormorai. La mia voce appena udibile. Sophie mi lasciò andare. “Devo solo andare....” ripetei prima di voltarmi e correre verso il mio ufficio, nel petto, il mio cuore martellava ad un ritmo pazzo. Appena entrai in ufficio presi il telefono e chiamai il suo cellulare.

“Salve, Sono Jessica...” si interruppe “Adam, dai che sto registrando il messaggio della segreteria....” si poteva sentire Adam ridacchiare nel sottofondo “al momento vorrei rispondere ma sono occupata, perciò lasciate gentilmente un messaggio con il vostro nominativo, e un recapito telefonico. Vi richiamerò appena potrò. Grazie.”

Jessi non rispondeva! Cosa gli era successo? Cosa cazzo ti è successo Jessi?!

“Jessi, sono Kyle....chiamami...fammi sapere che stai bene....ho sentito le tue sensazioni....so che c’è qualcosa che non va....Jessi, cazzo, chiamami, non farmi stare in pensiero.” Il nervosismo ormai alle stelle. Attaccai il telefono. Magari era a lezione...magari. Decisi di chiamare il suo dipartimento all’università di Seattle.

“Pronto?” dissi appena sentii qualcuno respirare dall’altra parte della conversazione.

“Buon pomeriggio, con chi parlo?” domandò Kelly, la segretaria del dipartimento.

“Salve Kelly, sono il Dottor Trager. Jessica è per carso lì.” Cercai di mantenere la calma, e di far ritornare la mia respirazione ad una velocità normale.

“Mi dispiace, se n’è appena andata di corsa. Credo che sia andata a prendere vostro figlio. Non ne sono sicura.”

“Grazie lo stesso.” Attaccai il telefono senza riguardo.

La chiamai un’infinità di volte. Sempre la segreteria. L’ansia mi attanagliò lo stomaco ancora una volta. Ero troppo agitato. Stavo sudando troppo, la mia camicia quasi zuppa. Stavo perdendo troppi liquidi e minerali. Sbottonai i primi bottoni della camicia per facilitare la mia respirazione. Sentii bussare alla porta.

“Avanti.” Dissi ansante.

“Kyle...”  Sophie entrò nel mio ufficio e chiuse la porta dietro di sé. “Sembri febbricitante.” Disse preoccupata.

Mi venne immediatamente accanto. Mi toccò la fronte e mi guardò sbalordita. “Che succede?” domandò.

“Jessi....Jessi....” non riuscivo a dire nient’altro. Sembrava che il mio vocabolario fosse composto solo dal nome Jessi. La mia pressione sanguigna aumentò ulteriormente. Jessi aveva paura, Jessi era agitata, Jessi stava per piangere. Era terrorizzata.

I miei occhi si riempirono di lacrime. Non riuscivo a controllarmi. Provavo esattamente quello che Jessi stava provando in quel momento.

“Adam...cazzo!” mormorai. Potevo sentirlo. Jessi era preoccupata per Adam, Jessi stava male perché aveva paura per lui! Ormai sentivo il sangue pulsarmi nelle orecchie.

Mi venne improvvisamente un mal di testa allucinante. Sentivo la testa pulsare. Un ronzio alle orecchie insistente cominciò a farsi sentire.

“Kyle, cerca di rilassarti!” mi intimò Sophie, agitata. “Ti esce sangue dal naso!”

Poggiai una mano sul cuore. “Sophie...” ansimai. Stavo sperimentando i sintomi dell’ipertensione. Sapevo a cosa andavo in contro. 

Continuava a colarmi il sangue dal naso. Non mi sentivo bene, questo ormai era palese. L’ipertensione. A 22 anni. Assurdo. Ma non riuscivo a ristabilire la mia pressione sanguigna, né la respirazione. Mi stavo facendo del male da solo, ma non riuscivo a tranquillizzarmi in alcun modo. Solo Jessi sarebbe stata in grado di calmarmi.

Il senso della vista cominciò ad abbandonarmi. Cominciai a vedere sfuocato.

“Kyle!” sentii Sophie urlare.

Cercai di mantenermi cosciente ma non facevo altro che peggiorare la situazione così.  L’ultima cosa che percepii fu Sophie aprire la porta e chiedere aiuto. Improvvisamente una sensazione di sollievo mi avvolse.

E poi il nulla.

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Ok...quando ho cominciato a scrivere questo capitolo non avevo intenzione di renderlo così drammatico. Spero vi piaccia comunque. Ho già idee per il capitolo successivo. Non preoccupatevi per Kyle. Tornerà in salute. :De se ne andò incutendo terrore tra le infermiereson questo è il dottor Trager. ssa Stewart mi affidò uno specializzando

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Capitolo 17
*** "Io ti amo" ***


Capitolo 16: “Io ti amo”

 
Jessi’s POV.

“Adam dobbiamo andare.” La mia voce si fece ancora una volta agitata. Cos’era successo a Kyle?

“Mamma, stai bene?” Adam domandò preoccupato.

“Sta tranquillo, amore. Ora andiamo all’ospedale da tuo padre e poi torniamo a casa.” Lo rassicurai. Presi la sua manina e feci per andarmene quando la segretaria mi fermò.

“Deve firmare—“

La interruppi “Si, certamente.” Mi feci dare il modulo, lo firmai e glie lo consegnai. Ripresi la mano di Adam nella mia e insieme uscimmo dalla scuola. Una volta saliti in auto presi il mio cellulare e controllai. Avevo un sacco di chiamate perse da parte di Kyle, di Sophie, e di Blake. Misi l’auricolare nell’orecchio per poter ascoltare i messaggi in segreteria telefonica mentre guidavo.

Il primo era di Kyle: “Jessi, sono Kyle....chiamami...fammi sapere che stai bene....ho sentito le tue sensazioni....so che c’è qualcosa che non va....Jessi, cazzo, chiamami, non farmi stare in pensiero.”

O mio Dio....Kyle...chissà come stava ora.

Il secondo era di Sophie: “Jessi....” stava piangendo. “Per favore, chiamami al più presto. Kyle si è sentito male. Sembra gli sia venuta l’ipertensione e non smetteva di agitarsi e a dire il tuo nome.....vieni al più presto. Ho già chiamato Nicole...” e il messaggio si concluse.

I miei occhi si inondarno di lacrime.

“Mamma? Stai bene?” Adam chiese di nuovo, sempre più preoccupato.

“Sì, tesoro, sto bene.” Gli mentii.

Lui mi guardò poco convinto.

“Va tutto bene.” Lo rassicurai. Presi a riascoltare alcuni messaggi.

Jessi....devi venire in ospedale. Kyle è stato male e...” questo era Blake.

Sospirai quando vidi il parcheggio dell’ospedale. Parcheggiai alla cavolo prima di slacciarmi la cintura. Adam mi fissò perplesso ma imitò il mio gesto. Scendemmo immediatamente dall’auto. Io sbattei la portiera dell’auto con forza, mentre Adam ripeté l’azione meno bruscamente. Una volta chiusa a chiave l’auto presi la mano di Adam e cominciai a correre vero l’entrata dell’ospedale, mentre mio figlio faceva fatica a tenere al mio passo.

“Mamma! Rallenta!” mi disse ma io lo ignorai. Appena entrati, andai verso la reception.

“Mi sa dire dove posso trovare il Dottor Trager?” domandai quasi istericamente.

“Il Dottor Trager non è raggiungibile al momento.” Un’infermiera mi informò...mi pare si chiamasse Camilla....quella che faceva il filo a Kyle!

“Questo lo so! Sta male! Potrebbe dirmi se sta meglio? Qualsiasi cosa?!” la mia pazienza aveva un limite e se questa stronza non avesse parlato l’avrei anche torturata per estorcerle le informazioni che volevo, dovevo ottenere.

“Non sono data a dare risposte a coloro che non sono famigliari.” Disse lei freddamente.

Presi in braccio Adam “Sono la madre di suo figlio!! Ed ora mi dica quello che voglio sapere! Cazzo!”

“Mi dispiace, ma io...”

“Estrassi il mio cellulare dalla borsa e chiamai il cercapersone di Sophie e poi quello di Blake.

In pochi minuti entrambi ci raggiunsero.

“Grazie a Dio sei qui, Jessi.” Sophie disse dopo aver esalato un sospiro di sollievo.

“Sì davvero, Jessi.” Blake disse guardandomi ansioso e preoccupato.

“Questa infermiera non voleva darmi informazioni su di lui!” dico esasperata.

“Io non sapevo---“ cercò di difendersi.

“Ma cosa sta dicendo! Se le ho anche detto di essere la madre del figlio del Dottor Trager!” la accusai.

“Camilla....” Sophie disse con aria di rimprovero.

“Scusi.” Disse evitando il mio sguardo.

“Andiamo, Jessi.” Disse Blake dirigendosi verso un ascensore. Io e Sophie lo seguimmo.

“Mamma, perché non mi hai detto che papà sta male?” domandò Adam. Era arrabbiato.

“L’ho fatto per proteggerti, amore. Non volevo che tu...” cercai di trattenere le lacrime. “Puoi avercela con me quanto vuoi...ma ora dobbiamo pensare solamente a stare accanto a tuo padre.” Salimmo sull’ascensore.

“Come sta? Le sue condizioni?”

“E’ stabile. Si è ripreso. Adesso è sedato....dovrebbe svegliarsi fra un po’.” Sophie rispose.

“Ma com’è possibile che alla sua età gli venga l’ipertensione?” domandai.

“Non lo sappiamo. Conduce uno stile di vita sano, perciò...” rispose Blake passandosi una mano fra i capelli biondi già scompigliati.

L’ascensore raggiunse il piano desiderato e noi scendemmo.

“Si rimetterà, vero?” chiese Adam, la sua voce risultava nervosa.

“Certo.”rispose Sophie sorridendogli.

“Bene.” Adam sorrise. Cominciò a divincolarsi tra le mie braccia, al che lo misi con i piedi per terra. “Posso vederlo?”

“E’ nella stanza 357.” Disse Blake.

Adam corse verso la stanza del padre. Io mi voltai verso Blake e lo abbracciai. Le lacrime cominciarono a solcarmi il viso.

“Shhh.” Sussurrò “Va tutto bene, Jessi. Non è successo nulla.” Mi rassicurò ricambiando l’abbraccio.

“Ho avuto così paura...prima Adam e poi Kyle—“

“Cosa? Adam? Perché?” domandò perplesso. Si allontanò un po’ da me così da potermi vedere in faccia.

“Me lo vogliono portare via. Capisci?” singhiozzai.

“Chi, Jessi? Gli assistenti sociali? Kyle?” mi guardò perplesso e ansioso.

“No! Non loro....” lasciai la frase in sospeso. Non potevo dirgli nulla. Rischiavo di metterlo in pericolo.

“Chi allora?” domandò, i suoi occhi verdi preoccupati.

“Non posso dirtelo...” dissi sincera.

“Perché no?” chiese allontanandosi da me così rompendo il nostro abbraccio. “Non ti fidi di me, forse?”

“Certo che mi fido...ma è per la tua salvaguardia che non te lo dico. Ci sono cose che è meglio che tu non sappia.”

“Sono in grado di salvaguardarmi da solo, Jessica. Dì piuttosto che non ti fidi di me. E’ più credibile.” Disse deluso. “Vai a vedere Kyle. Ha bisogno di te, ora.”  Si voltò e se ne andò.

Non poteva capire. In parte aveva ragione. Non mi fidavo al cento per cento di lui...ma non potevo rivelargli determinate cose. C’erano già troppe persone immischiate in questa faccenda. E meno erano, meglio sarebbe stato per tutti.

 

Kyle’s POV

Mi svegliai con un mal di testa allucinante. Aprii gli occhi ma li richiusi immediatamente. La luce era troppo forte. Li riaprii lentamente, giusto il tempo perché i miei occhi mettessero a fuoco lo scenario.

Ero in una stanza di ospedale.

“Kyle?” sentii dire.

Mi voltai verso la direzione in cui pensavo la voce provenisse. “Jessi? Come stai?” chiesi, la mia voce roca. “Adam sta bene?” domandai ansioso.

“Sì, sta giocando con Sophie nel tuo ufficio. Non è un fan degli ospedali.” Rispose sorridendo lievemente.

“Tu invece? Allora?” l’incalzai.

“Dovrei essere io a domandarti come ti senti. Sei scemo? Farti venire l’ipertensione, Kyle..” mi guardò con uno sguardo di rimprovero, ma sentivo che era tutta una facciata. Era sollevata, e anche preoccupata.

“Mi dispiace, Jessi. Non volevo farti preoccupare, ma... cos’è successo?”

“I Latnok vogliono Adam.”

Mi misi a sedere. “Devo chiamare Foss.”

“Questo può aspettare, Kyle.” Mi disse prendendo la mia mano nella sua. “Ora, sei costretto a rimanere sotto osservazione stanotte, ma domani potrai tornare a casa...e solo allora affronteremo l’argomento, okay?”

“D’accordo.” Strinsi la sua mano in segno di conforto. “Jessi, non preoccuparti. Ce la faremo anche questa volta ad avere la meglio su di loro.”  Dissi ottimista.

“Spero sia come dici tu.” Abbassò lo sguardo.

“Hey.” Con l’altra mano le accarezzai la guancia. I suoi occhi incontrarono i miei. I suoi erano pieni di lacrime. “Li sconfiggeremo, Jessi. Ora pensiamo solo a mettere Adam al sicuro.”

“Giusto.” Rispose, la sua voce appena un sussurro. Una lacrima solitaria le rigò la guancia. L’asciugai con un dito.

Lei si avvicinò a me e mi abbracciò. Cercai di ricambiare l’abbraccio ma era abbastanza impossibile. Jessi ruppe l’abbraccio. Io mi spostai di lato così da fare dello spazio sul letto.

“Sdraiati accanto a me.” La invitai.  Lei non se lo fece ripetere due volte. Poggiò la testa sul mio petto dopo essersi sdrataia. Le mie braccia circondarono le sue spalle. “Jessi, non preoccuparti. Ci sono io qui con te, amore. Non sei sola.” Mi ero lasciato sfuggire quella parola, ma non me ne importava. Le posai un bacio sui capelli. “Ci sono io.” Strinsi la stretta sulle sue spalle.

Jessi non rispose. E sentii il mio cuore frantumarsi. Non mi amava più, forse?

“Kyle?” mi chiamò.

“Huh?”

“Grazie di esserci, davvero. Io ti amo...ma è tutto così complicato ora....perché io amo anche lui.”

“Capisco, Jessi. Ma lo sai che sta a te decidere.” Sussurrai con il cuore in gola.

“Lo so.” Rispose e sospirò.

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