Amami Ancora di Channy (/viewuser.php?uid=66768)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ritorno a casa: mattinata 'normale' a casa Trager ***
Capitolo 3: *** Rivelazioni, Amore ***
Capitolo 4: *** "Il Mio Cuore è Tuo" ***
Capitolo 5: *** Potrebbe Essere Amicizia ***
Capitolo 6: *** Teneri Momenti da Amici ***
Capitolo 7: *** Bicchieri di Vino, Consigli e Inviti a Cena ***
Capitolo 8: *** Lotte di Sapone, Menù Afrodisiaco, Nottata Bollente e Risveglio Gelido ***
Capitolo 9: *** "Le donne vogliono gli stronzi" ***
Capitolo 10: *** Incontri in Discoteca e Gelosia ***
Capitolo 11: *** Confessioni e Pianificazioni ***
Capitolo 12: *** Elaborazioni, Tradimenti, Discussioni ***
Capitolo 13: *** Frappuccino da Starbucks ***
Capitolo 14: *** Confessione, Amore ***
Capitolo 15: *** Ritorno al passato ***
Capitolo 16: *** Palpitazioni ***
Capitolo 17: *** "Io ti amo" ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Amami Ancora
Prologo
Kyle’s POV
Infilai la
chiave nella
toppa ed entrai finalmente dopo diversi giorni a casa mia. Ero stato ad
un
convegno medico in cui si erano discusse nuove tecniche per evitare che
i virus
riconoscano attraverso i recettori di membrana le cellule da infettare.
Dopo
giornate di ricerche si era riuscito a pensare a qualcosa che avrebbe
facilitato la nostra ricerca, ma non c’era niente di
definitivo. Ed ora eccomi
qui tranquillo, alle 2 di notte, dopo essere riuscito a liberarmi da
quel
gravoso impegno, lasciare il borsone con dentro i vestiti a terra in
cucina,
prima di aprire il frigorifero in cerca di un po’
d’acqua. Mi concentrai sui
battiti cardiaci dei miei cari e il mio cuore si fermò
quando ne sentii due in
più? Chi c’era? Quando cominciai a prestare
attenzione potei sentire un profumo
familiare, troppo familiare, che mancava da quella casa da 5 anni
ormai. Il
profumo della mia Jessi… dio, quanto mi mancava quella
ragazza. Per me era
sempre stata importante, fin dal primo giorno in cui l’avevo
vista, solo che la
mia stupidità mi aveva impedito di fare la cosa giusta
più volte ed era per
questo che se n’era andata. In questi anni passati lontano da
lei non avevo
fatto altro che pensarla, cercarla, ma sapevo per certo che aveva
deciso di
tagliare tutti i ponti con me e non sarebbe stata disposta a farsi
trovare. Lei
era stata il mio unico grande amore, perché se pensavo di
essere innamorato di
Amanda, mi sbagliavo di grosso: non avevo mai capito che cosa voleva
dire
veramente amare prima di essere stato con lei. Capivo perché
Steven e Nicole
stavano insieme dopo tutti quegli anni, perché
l’amore c’era sempre stato e non
era mai mancato. E speravo che anche quello mio e di Jessi sarebbe
potuto
durare così a lungo…ma ovviamente mi sbagliavo,
certo che mi sbagliavo. Non
potevo incolparla di essersene andata via lasciandomi solo a ripensare
ai bei
momenti passati insieme, perché ero stato io a rovinare
tutto. Avevo fatto in
modo che il nostro legame si dissolvesse come sabbia al vento ,e dopo
un paio
di mesi dalla nostra rottura se ne era andata di casa, ritornando in
quella di
Sarah, sua madre, per poi non avere più contatti con me. Non
la vedevo, non la
sentivo. Neanche non fossi mai esistito... Però con il resto
della famiglia si
sentiva molto spesso, perciò non perdevo occasione per
chiedere a Nicole come
stesse, che cosa stesse facendo…ma avrei voluto che mi
parlasse. Se solo…ma non
riuscivo a farmene una ragione. Lei era stata tutto per me, era il mio
primo
vero bacio, la mia prima volta, era essenzialmente tutto, e avrei dato
qualsiasi cosa per poter tornare indietro e evitare di commettere gli
stessi
errori.
Guardai nel
frigorifero
e decisi di bere un po’ di latte..Comunque non poteva essere
lei, non qui, non
era assolutamente possibile. Appena chiusi lo sportello del frigo mi
trovai un
bambino davanti. Avrà avuto sui 4 anni, e 2 occhioni azzurri
che mi erano
davvero familiari…mi ricordavano un po’ i miei.
Mi
fissò curioso “ Chi
sei?” chiese con un aria sospettosa
“Kyle.”
Risposi
sorridendo
Fece
altrettanto. Il
suo viso, anche quello familiare, mostrò due fossette
“Okay. Cosa ci fai qui
alle 2 di notte? Non
sei un ladro, vero?”
aggrottò la fronte pensieroso “ Perché
sembri troppo buono per essere un
malvivente, ma la mamma dice sempre di non fidarmi di
nessuno…” aggrottò la
fronte pensieroso
“No,
non preoccuparti,
non sono un ladro.” lo rassicurai “ Vuoi un
po’ di latte?”
“Sì,
grazie.” Mi
sorrise di nuovo
“Comunque
io qui ci
abito.” Gli dissi cercando di sviare ogni suo sospetto.
Annuì. “Tu cosa ci fai
qui? E come ti chiami?”
“La
nonna ha chiesto a
me e alla mamma di venire qua. E scusami se non ti ho detto il mio nome
prima
ma avevo sentito dei rumori e….comunque io sono--“
“Adam!”
sentii sibilare
per il corridoio “Quante volte devo dirti che non puoi andare
in giro così? Mi
hai fatto prendere un colpo. E ti ho già detto di no, non
dormirai nella stanza
con la vasca. Lo so che è come quella nella tua stanza ma
non è casa tua,
chiaro?” avrei riconosciuto quella voce tra tutte
ovunque…non era un sogno,
Jessi era qui
“Mamma,
non
t’arrabbiare, sono venuto qua perché volevo del
latte e Kyle me ne ha dato un
po’.”
Entrò
in cucina e appena
mi vide rimase sorpresa “Kyle?”
“Ciao,
Jessi.” Le
sorrisi incerto. Aveva un figlio? Com’era possibile che
avesse un figlio? Era
sposata oppure solamente fidanzata? E chi era il padre di quel bambino?
Il mio
sorriso si trasformò in una
smorfia…com’era possibile che lei fosse riuscita a
voltare pagina e io no? Perché si era rifatta una vita?
“Kyle…non
dovresti
essere qui…” le sue parole mi ferirono al
contrario di quello che potevo
pensare…mi facevano male. Non era contenta di vedermi
La guardai
confuso“Invece sì. Lo avevo detto a Nicole che
sarei tornato prima.”
“Adam…”
“Sì
mamma?” la guardò
con ammirazione
“Andiamo
a letto. Domai
si torna a casa”
“Ma--“
“Niente
ma, sai che la
mamma ha da lavorare, vero?” mi guardò con astio
“Notte, Kyle.” Prese in braccio suo figlio che
reggeva ancora il bicchiere di latte prima di dirigersi verso la sua
vecchia stanza. Sentii la sua porta chiudersi dolcemente alle sue
spalle, e tutto il dolore che avevo tentato di tenere
nascosto in quegli anni risalì in
superficie....perchè me l'ero lasciata scappare?
'Ti amo' mormorai prima di sospirare e andare nella mia stanza. Per
tutta la notte non feci altro che ascoltare il suo battito...
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Capitolo 2 *** Ritorno a casa: mattinata 'normale' a casa Trager ***
Capitolo 1: Ritorno
a casa: mattinata 'normale' a casa Trager
Jessi’s POV
2
giorni prima…
Mi svegliai, lui
accanto a me, che dormiva. I suoi capelli neri che gli accarezzavano il
viso.
Era così bello, così carino, e non volevo che il
mondo cambiasse il suo modo di
essere così vivace e spensierato, ingenuo, come lo sono
tutti i bambini. Ma lui
era il mio bambino, e di nessun’altro. Fin dal giorno in cui
avevo scoperto di
essere incinta avevo deciso di tenerlo, di proteggerlo. Una parte
mia…e di suo
padre, da cui l’avevo sempre tenuto lontano per paura che lo
facesse soffrire
come aveva fatto con me.
Avevo diciotto
anni
quando diedi alla luce il piccolo Adam, all’insaputa di
tutti, tranne che di
Nicole e Lori, che erano le uniche due a cui lo avevo detto. Ormai mi
ero
trasferita nell’appartamento di Sara, per nascondere la
gravidanza e avevo
tagliato i ponti con lui…il padre del bambino. Ancora oggi
pensare a lui mi
faceva stare male. Era stato l’unico che avessi mai amato,
l’unico che
continuassi ad amare e che non potessi scordare.
E ora a 22 anni
lavoravo come ricercatrice chimica in una casa farmaceutica oltre che
all’università dove tenevo qualche corso , abitavo
in centro Seattle con il mio
bellissimo bambino, e status: single.
Bussarono alla
porta e
mi alzai per andare a rispondere: era Nicole.
“Jessi!”
mi abbracciò
“Nicole!”
risposi con
equivalente entusiasmo al suo abbraccio
“Come
sta andando?” mi
chiese curiosa
“Benissimo.
Adam
dorme.” mi staccai dal suo abbraccio “Aspetta vado
a svegliarlo.”
“No.
Aspetta. Devo
parlarti.” mi prese la mano
“Di
cosa?” finsi di non
saperlo, ma era chiaro di cosa volesse parlarmi
“Jessi
diventa sempre
più difficile. Io e Lori non possiamo più
continuare così. Ormai anche Stevenn
e Josh lo sanno, e Kyle, bè…diventa sempre
più insistente. Sa che ci teniamo in
contatto con te e che c’è qualcosa che non va.
Devi dirglielo.”
“Nicole,
non capisci—“
“Capisco,
Jessi, ma lui
ha il diritto di sapere. Adam è anche suo figlio.”
“Non
voglio che si
senta obbligato a nulla, e poi io e Adam siamo felici
così.”
“Dio,
Jessi. So che
prova ancora qualcosa per te, e credimi ogni giorno si incolpa per
quello che è
successo, perché ti ha fatto soffrire così tanto,
e ci sta male….”
“Ma..”
“Senti,
facciamo così.
Vieni a casa con me e porta Adam.” la guardai preoccupata
“Jessi, non
preoccuparti, Kyle non ci sarà, è a New York per
una conferenza, e comunque non
vive più con noi.”
Feci un sospiro
di
sollievo. Nicole mi strinse la mano in segno
di conforto e mi abbracciò e lasciò
che mi sfogassi
Ore dopo eravamo
nella
sua auto, destinazione: Casa Trager. Ero molto nervosa. Nonostante
vedessi Lori
minimo una volta a settimana dato che stava studiando in centro Seattle
e aveva
l’appartamento vicino al mio; l’ultima volta che
avevo visto Josh e Steven
erano passati diversi mesi, anche se li sentivo continuamente per
telefono.
“Mamma,
dove stiamo
andando?” mi chiese curioso Adam guardandomi curioso dal suo
sedile nel retro
della macchina
“Stiamo
andando a casa
della nonna.” mi girai e gli mandai un bacio
“Ok”
esclamò
continuando a giocare con il squadernino che si divertiva a riempire di
numeri “Mamma…”
mi guardò serio
“Sì?”
gli sorrisi
“Io ce
l’ho un papà?”
la sua domanda mi prese in contropiede
“Come
mai me lo
chiedi?”
“I
miei amici a scuola
mi hanno chiesto chi è il mio papà, quindi
mamma..io ce l’ho il papà?”
Mandai a Nicole
un
messaggio d’aiuto
“Certo
che c’è l’hai.”
rispose lei per me
“E
perché non lo
conosco?” chiese ancora più curioso
“Tesoro
ti va del
gelato? Nicole hai il gelato a casa?”
“Certo
che c’è l’ho!”
esclamò Nicole
“Ok.”
sorrise tutto
contento prima di ritornare con quell’espressione seria che
assumeva tutte le
volte che si concentrava su una cosa
“Hai
bisogno, amore?”
gli chiesi un po’ preoccupata
“Non
riesco a finire la
serie di numeri…” sbuffò prima di
mettere su il muso
“Vuoi
che ti dia una mano?” chiesi divertita dalla sua espressione.
Scosse la testa
“Dai che fra poco arriviamo a casa.” gli feci un
sorrisino prima di girarmi e
fissare lo sguardo fuori dal finestrino…avevo paura, paura
che lui tornasse
prima, paura di vederlo, paura di ritornare in quella casa piena di
ricordi di
lui, di me, di noi…Dovevo trovare il coraggio prima o poi di
affrontarlo.
Sapevo che non potevamo continuare così, e che prima o poi
Adam avrebbe
cominciato a fare domande ma non pensavo così
presto…
“Mamma,
perché sei
triste?” mi chiese preoccupato il mio piccolo adorabile
bambino
Gli sorrisi
mentre lo
mettevo sotto le coperte “Va tutto bene, tesoro, non
preoccuparti, sto
solamente pensando…”
“A
cosa?” m’interruppe
curioso. Mi sdraiai accanto a lui e presi ad accarezzare i suoi capelli
“Al
passato.”
“Mamma,
non essere
triste. Ci sono io qui con te che ti faccio compagnia.” mi
diede un bacio sulla
guancia. A quel suo piccolo gesto la mia tristezza se ne
andò completamente e
mi addormentai poco dopo stringendo tra le braccia Adam. Prima o poi
avrei
parlato con Kyle, ma non adesso
Kyle’s POV
La mattina
seguente mi
svegliai tutto tranne che tranquillo. Non avevo chiuso occhio che per 2
orette
5 minuti e 36 secondi. Il pensiero di lei mi aveva tormentato per ore e
ore, e
quando finii per chiudere gli occhi e a dormire un po’ aveva
invaso anche i
miei sogni, più del solito. La consapevolezza di averla
sotto lo stesso tetto
mi faceva battere il cuore all’impazzata, e soprattutto mi
faceva ritornare un
adolescente. Nonostante avesse la notte prima dichiarato implicitamente
che non
voleva saperne di me, non riuscivo a crederci, il mio ottimismo mi
diceva di
mettere da parte quella possibilità. Eravamo comunque nella
stessa casa, perciò
non poteva evitarmi per sempre…anche se nei cinque anni
precedenti l’aveva
fatto. Sospirai ancora, la mia mente adesso rivolta ad Adam, il figlio
di
Jessi. Forse era lui la ragione per cui aveva smesso di vedermi?
Perché si era
rifatta una vita e non voleva che m’intromettessi?
Decisi di
smetterla di
continuare a pensare. Mi alzai dalla vasca, e aprii la porta della mia
stanza.
Immediatamente sentii la voce di Jessi, la sua voce ansiosa.
“Ok…va
bene, devo stare
calma…”
“Mamma…”
entrai in
cucina e vidi davanti a me Jessi che versava una tazza di cereali a suo
figlio
“Hai
un'altra possibilità.”
gli disse rivolgendogli un sorriso un po’ forzato
“Non
volevo farti
arrabbiare.” mormorò Adam coprendosi il faccino
Smise di versare
la
ciotola di cereali “No, no, amore non piangere, non mi sono
arrabbiata, è che…è
difficile per me accettare che qualcuno sbagli in chimica.”
gli si avvicinò e
lo abbracciò. Alzò lo sguardo e mi vide. Il suo
volto si irrigidì
immediatamente e lasciò Adam prima di versare in un'altra
ciotola degli altri
cereali
“Ciao
Kyle.” sorrise
Adam “Vuoi giocare con noi?”
“A
cosa?” chiesi curioso
“Riconosci
il composto!”
disse tutto entusiasta “Mamma, vero che può
giocare?”
“…va
bene.” acconsentì
fredda “Allora sei pronto, ometto?” lo
guardò allegra. Era bipolare o cosa? Adam
annuì “Bene. Cao.”
“Ossido
di calcio…?”
aggrottò le sopracciglia
“Esatto.”
gli sorrisi
“Acido
solfidrico.”
“H2S ”
rispose pronto
“Valenze
azoto.” chiese
lei divertita
“3
rispetto all’idrogeno,
3,5, ma anche 2,4 rispetto all’ossigeno.”
“Bravo
il mio bambino!”
gli mandò un bacio “Kyle…fagli una
domanda.”
“Ehm…Okay?”
ero
scioccato, mi aveva rivolto la parola “Na2SO4 ”
“….solfato
di sodio,
oppure tetrossisolfato, valenza 6, di sodio”
Rimasi
sbalordito “Quanti
anni hai?”
“4 e
mezzo, perché?”
“No,
niente.” Non potei
fare a meno di pensare che anche il padre doveva essere intelligente, o
aveva
ereditato tutto da Jessi
“Kyle,
Jessi, Adam?” ci
guardò stranamente Nicole
“Ah,
eccoti, dobbiamo
parlare.” constatò Jessi dura
“Di
che cosa?” chiese
mia madre tentando di fare la finta ingenua
“Perché
mi hai mentito?”
le guardai confuso, su che cosa aveva mentito Nicole? Spostai lo
sguardo su
Adam, e aveva la mia stessa identica espressione dipinta sul volto
“Perché
Kyle deve
sapere…”
“Cosa
devo sapere?”
cosa c’entravo io? Perché mi stavano mettendo in
mezzo
“Devi
sapere una cosa
che Jessi ti tiene nascosta da 5 anni.”
“Nicole,
non dirglielo!”
esclamò Jessi esasperata
“Deve
sapere!” rispose
Nicole con un tono altrettanto esasperato “Adam
è---“
“E’
mio figlio, Nicole,
mio figlio, permettimi di decidere chi voglio nella sua vita.”
“Te ne
pentirai per
tutta la vita, quando sarà adulto e verrà lui a
cercarlo.”
“Non
me ne pento ora, e
non me ne pentirò in futuro.” rispose ferma
La
ignorò “Kyle, Adam
è---“ non fece in tempo a parlare che Jessi mi
venne in contro e mi baciò con
tutta se stessa.
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Angolo
dell'autrice:
Spero
vi piaccia, quanto è stato bello scrivere questo capitolo
per me
Per
favore lasciate una recensione, almeno mi faccio un idea di quello che
pensate.
Grazie
mille per aver letto
Channy
|
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Capitolo 3 *** Rivelazioni, Amore ***
Capitolo 2: Rivelazioni, Amore
Jessi’s POV
Ma
cosa stavo facendo? Ero forse impazzita? Perché
l’avevo
baciato? Forse per far sì che non sentisse quello che Nicole
voleva dirgli, o
solo perché ne avevo voglia? Probabilmente entrambe le cose,
dato che sapevo di
essere ancora innamorata di lui. Non avevo mai dubitato per un solo
istante dei
miei sentimenti per Kyle, e ammetto che spesso avevo pensato a come le
cose
sarebbero state se Kyle e io fossimo stati ancora insieme, con
Adam…
Lo
allontanai da me quando ormai il sovraccarico di energia
tra noi era diventato troppo eccessivo e rischiavamo di provocare un
black out.
Aprii gli occhi e vidi immediatamente quelli di Kyle guardarmi stupiti,
troppo
stupiti. Distolsi lo sguardo dai suoi occhioni azzurri e guardai in
giro.
Nicole mi guardò come se fossi pazza, Adam era traumatizzato
“Buongiorno
a tutti!” disse Steven allegro entrando in
cucina. Lo fissammo “Cosa?”
Nicole
lo ignorò “Kyle…” chiese
preoccupata
“Jessi,
perché non me l’hai detto?”
“Cosa
avrei dovuto dirti, Kyle?” chiesi davvero
confusa…a
che cosa si stava riferendo? Perché mi guardava con
quell’aria delusa?
“Quando
mi hai baciato, hai fatto calare le difese…e sono
riuscito a entrare nella tua mente.” disse colpevole
“Come
hai potuto?!” gli tirai uno schiaffo. Oddio, Kyle mi
stava facendo tirar fuori la peggior parte di me
“Come
hai potuto tu nascondermi una cosa simile? Perché me
l’hai tenuto nascosto?”
Presi
un respiro profondo “Senti, Kyle…non qui.
Parliamone
da qualche altra parte…andiamo, al parco?” disse
le ultime parole facendo
trapelare la disperazione
“…Okay.”
si rassegnò
Andai
dove Adam era seduto e lo presi in braccio, prima di
percorrere il corridoio ed entrare nella mia stanza
“Mamma,
cosa è successo?” chiese con gli occhi lucidi
“E’
lui quello a cui pensi spesso? Quello che ti fa piangere?”
“Sì,
tesoro.” lo misi a sedere sul letto “Senti, io ora
devo
parlare con Kyle, rimani qui con i nonni?”
“….promettimi
che non ti accadrà nulla.”
“Te
lo prometto.” gli baciai la fronte e m’infilai un
paio
di All star. Allacciai le stringhe “Tesoro, se hai sonno,
dormi.” Presi una
giacca, gli mandai un bacio e chiusi la porta alle mie spalle. Appena
mi voltai
mi trovai faccia a faccia con Kyle
“Andiamo?”
mi chiese spazientito
Kyle’s POV
Decidemmo
di andare in macchina al parco, o almeno lo decisi
io. Avevo bisogno di risposte il più velocemente possibile,
e sapevo che Jessi
non voleva darmele, ma me lo doveva. Era scomparsa per 5 anni, torna
improvvisamente e scopro che ha un figlio, e questo bambino era mio.
Ero stato
così stupido a non notare i segnali. Sapevo che mi
assomigliava, anche fin
troppo. Aveva i miei occhi, i miei capelli, lo stesso sorriso, lo
stesso modo
di corrucciare la fronte mentre pensa….era lui…e
poi il nome Adam…
Quando
Jessi mi aveva baciato, ero rimasto completamente
stupito, ma
velocemente avevo
ricambiato.
La mia curiosità aveva avuto la meglio, volevo
sapere cosa mi stava
nascondendo ed ero riuscito così ad ascoltare i suoi
pensieri, a vedere alcuni
suoi ricordi e uno
di
questi mi aveva particolarmente colpito: lei
all’ospedale che teneva un bambino, Nicole che
l’era
accanto e la supplicava di farmi sapere che aveva avuto un figlio da
me…Non
potevo non avercela con lei, almeno un po’, e mi dispiaceva
che mi sentissi
così indisposto nei suoi confronti adesso, perché
io l’amavo, e avrei voluto
che questi anni di separazione non ci fossero mai stati, avrei voluto
andare al
college e finirlo con la consapevolezza di averla per
sempre…finché morte non
ci separi.
Cercavo in continuazione di
capirla, ma questo non l’autorizzava a tenermi
all’oscuro di un così grande e
importante segreto, che non riguardava solo lei, ma anche me, dato che
era
anche figlio mio.
Per
tutto il tragitto in macchina rimanemmo in silenzio, io in
attesa che dicesse qualcosa, e lei che cercava di costruire un muro tra
me e
lei. Parcheggiai vicino al parco, scesi dalla macchina e andai ad
aprire la sua
portiera
“Grazie.”
mormorò. Annuii invece di risponderle. Non me la sentivo
di dare qualcosa di cui mi sarei pentito
Camminammo
in silenzio prima di sederci su una panchina in disparte
da tutti
“Allora?”
chiesi brusco
“Niente…”
abbassò lo sguardo
“Cosa
niente?” la rabbia trapelava ovviamente dalla mia voce, non
riuscivo a controllarla, e questo era strano. Ero sempre in grado di
controllare le mie emozioni, ma in quel momento, davanti a Jessi,
proprio non
avevo un controllo di me
“Kyle…”
mi guardò irritata “Non alzare la voce con
me.”
“Sì
però tu puoi farlo, vero? Tu puoi permetterti di non dirmi
che
ho un figlio, nostro figlio, Jessi, Adam. E l’ho saputo
così…così—non me
l’avresti detto, vero? Avresti lasciato che crescesse e
diventasse adulto senza
dirmi niente, e forse fra 15 anni me lo sarei trovato davanti alla
porta a
dirmi che sono suo padre…Jessi,
perché?” mi sfogai
“Perché
devo proteggerlo.” mi guardò negli occhi
“Anche
da me?” Il mio sguardo non si spostò di un
millimetro.
Dovevo sapere cosa stava provando in questo momento
“Specialmente
da te.” rispose con voce risoluta
“Mi
ferisci, Jessi, se parli così.” distolsi lo
sguardo. Aveva
toccato un tasto dolente
“Più
di quanto tu abbia ferito me?” mi chiese sarcastica
“Quindi
sarebbe questo il motivo per cui mi hai tenuto lontano da
nostro figlio?” chiesi incredulo “Non credi che sia
un po’ esagerato?” mi
arrabbiai di nuovo
“E
dici poco? Non volevo più vederti. Non voglio vederti
più
neanche ora. Nonostante abbia un figlio con te, non volevo e non voglio
legami
con te. Mi hai ferito, e potresti far la stessa cosa con mio
figlio”
“Non
ho mai voluto farti del male, Jessi, mai.” mi guardai le mani
“Ma perché sei ancora attacca al passato? Quello
che è successo, è successo.
Non posso cancellare il passato, eppure tu lo hai ritenuto un motivo
valido per
non farmi conoscere nostro figlio.” le sue parole erano
troppo dure, piene
d’odio nei miei confronti
“Hai
ragione. Non puoi cancellare il passato, ma tu non meriti
Adam.” ora stava davvero esagerando. Quell’ultima
sua frase era come un pugno
nello stomaco
“Lascia
che sia Adam a deciderlo.” risposi freddo. Cercai in tutti
i modi di cancellare il dolore nella mia voce che si era fatta ad un
tratto
roca
“E’
ancora minorenne, e io posso decidere per lui. Io
so cosa è meglio per lui, e non ha
bisogno di te.”
Una
coltellata “Non ha cominciato a chiedere di suo
padre?” Non
rispose “Ha bisogno di una figura maschile. Cosa gli
racconterai? Che suo padre
se n’è andato e che non l’ha mai voluto?
Non mettermelo contro. Non voglio che
mi odi.”
Si
alzò dalla panchina “Ripeto: lui non ha bisogno di
me. Tu non
conquisterai anche mio figlio, per poi spezzare il suo cuore in mille
pezzi.
Hai giocato con me, e ti odio per questo. E non ti
permetterò di fare
altrettanto con mio figlio, non giocherai con lui. Io sono la madre, e
ti giuro
che se dovessi fargli del male in alcun modo…ti uccido, a
sangue freddo. Sai
che ne sono stata capace in passato, potrei farlo ancora. Potrei
ucciderti,
lentamente, e poi accoltellarti al cuore.” mi disse crudele
“Quello
lo stai già facendo ora.” sentivo un groppo alla
gola, e
pensare mi diventava sempre più difficile “Mi
faresti un favore?” sussurrai.
Alzò lo sguardo e mi guardò negli occhi
“Digli che…che gli voglio bene.” le
lanciai le chiavi della macchina “Se vuoi torna a casa in
macchina. Io…” le
diedi le spalle senza dire una parola “Mi
dispiace.” mormorai prima di
cominciare a correre il più velocemente possibile. Dovevo
allontanarmi da lei.
La sua presenza era tossica. Non potevo lasciare che continuasse a
ripetermi
quelle cose orrende. Avrebbe demolito quel poco che era rimasto di me.
Quel
poco che si era lasciata dietro quando mi aveva semplicemente tolto la
parola
dopo che le avevo detto quello che era successo, e le sue dita stampate
sul mio
viso quel giorno in cui aveva fatto le valigie e se n’era
andata, e avevo
tentato di fermarla
Mi
ritrovai presto nella mia amata foresta, mi sdraiai a terra e
cominciai a analizzare il ricordo del giorno in cui se n’era
andata, e mi aveva
lasciato per sé portandosi con sé oltre al vero
me stesso anche la mia capacità
di mare un’altra.
“Jessi,
cosa stai facendo?” le dissi
preoccupato quando vidi due valigie vicino alla porta
“Me
ne vado.” mormorò evitando il mio sguardo
“Non
puoi farlo.” la guardai disperato “No,
Jessi…” l’afferai per i polsi
“Io ti amo…”
“Dillo
a lei.” disse acida
“Perché
non riesci a capire che ho sbagliato?
Non ho mai voluto ferirti.” strinsi la presa sui suoi polsi,
per non farla
andare via
“Kyle,
mi fai male!” si liberò i polsi dalla
mia stretta. La baciai. Appena mi allontanai mi tirò uno
schiaffo “Tu per me
sei morto.” mi disse guardandomi negli occhi. Stava dicendo
la verità, e queste
sue parole spezzarono il mio cuore definitivamente. Silenziose lacrime
mi
rigarono le guancie mentre lei mi fissava senza neanche versare una
lacrima,
anche se i suoi occhi di quel verde che un tempo erano stati luminosi
verso di
me ne erano piene
Analizzai
di nuovo quel segmento, e tentai di
concentrarmi su tutto tranne le parole che ci eravamo detti e allora lo
sentii,
il battito di Jessi, più quello troppo veloce per essere
quello di un’altra
persona. Era il suo. Riascoltai il
suo battito all’infinito, e prima che me ne resi conto stavo
piangendo
silenziosamente. Non avrei mai potuto conoscerlo…lei non me
l’avrebbe mai
permesso…Passai ad analizzare la sera prima in cui
l’avevo incontrato… gli
avevo voluto bene immediatamente. Lui era mio figlio, perdinci! Doveva
farmelo
conoscere. Cominciò a piovere, trovai un riparo e mi
addormentai in posizione
fetale promettendomi che avrei trovato un modo di far valere i miei
diritti di
padre
Jessi’s POV
Sbattei
la porta dietro di me, tutto tranne che felice. Perché
avevo reagito così? Perché gli avevo detto quelle
cose? Perché riusciva ancora
oggi a farmi perdere il controllo?
Ero
stata crudele con lui, davvero, e avrei voluto scusarmi, ma non
riuscivo ad aprire bocca, e me ne ero
pentita
quando lui mi aveva voltato le spalle e se n’era andato. Non
lo avevo seguito
semplicemente perché non avrei fatto altro che girare il
coltello nella piaga,
e se lui aveva bisogno di qualcosa, quella era tranquillità.
“Jessi,
dov’è Kyle?” chiese Lori
“Lori…cosa
ci fai qui?” chiesi sorpresa di vederla
“Sono
tornata a casa e mamma mi ha raccontato tutto.
Dov’è?”
“Non
lo so…è scappato.” abbassai lo sguardo
“Cosa
gli hai detto per farlo scappare?”
“….”
“Jessi…”
mi ammonì ma fu interrotta da Adam che mi si
avventò
contro
“Mamma!”
“Adam.”
gli sorrisi, prima di prenderlo in braccio “Cos’hai
fatto
di bello?”
“Ho
fatto un disegno, lo vuoi vedere?” gli brillarono gli occhi
“Certo,
amore, vai a prenderlo.” lo misi per terra e corse via
“Allora?”
mi guardò un po’ addolcita Lori
“Ho
sbagliato. Gli ho detto le cose sbagliate. Le mie parole erano
piene di risentimento e odio e…non so cosa fare
Lori.”
Mi
abbracciò “Jessi, se vuoi puoi
piangere…”
“Sono
stufa di sentirmi debole.” ruppi l’abbraccio
“Comunque è
inutile preoccuparsi. Sarà da Declan, no?”
“No.
Nei suoi momenti da depressione post-Jessi se ne sta per i
fatti suoi. Dove non si sa.”
“Depressione
post-Jessi?” chiesi incredula. Era proprio da lori
dare un nome a queste cose
“Te
l’ho detto che lui muore ancora per te, ma tu non mi
credi.”
“Come
posso, Lori?”
“Non
lo so. Io la verità te l’ho detta, e tu non vuoi
crederci.” mi
guardò come se fossi stupida
Le
sorrisi leggermente “Vado a vedere il disegno di
Adam.”
“Dai
lo voglio vedere anch’io.” mi strinse il braccio in
segno di
conforto
Andammo
nella mia vecchia stanza ma non c’era traccia di Adam.
Cominciai a preoccuparmi. Chissà dove s’era
cacciato
“Adam?
Dove sei?” chiesi ansiosa
“Stanza
della vasca…” sentii dire e lo raggiunsi nella
stanza di
Kyle.
Era
da anni che c’entravo, precisamente dal giorno della sua
confessione.
Era rimasta quasi la stessa. L’aria sapeva di lui e pensare a
tutti i bei
momenti passati a dormire abbracciati in quella vasca-letto mi fecero
sorridere
tristemente
“Quante
volte ti ho detto di non venire qui? Non è camera
tua.” lo
rimproverai
Abbassò
lo sguardo “Lo so, ma mi fa sentire a casa..”
“Dai,
lascialo stare, Jessi.” mi disse Lori, prendendo, come
sempre, le parti di Adam
Sospirai
prima di avvicinarmi al disegno fatto con i gessetti.
Disegnava davvero bene, e non lo pensavo solo perché fossi
sua madre, ma perché
lo era davvero. Era un’immagine di me, Nicole, Steven, Josh,
Lori, lui, e
Kyle….a mò di quadretto familiare. Mi stupiva che
avesse disegnato un estraneo
e che l’aveva messo accanto a me nel suo disegno
“Ti
piace?” mi chiese sprizzando felicità da tutti i
pori. Annuii
sorridendo, incapace di parlare in alcun modo. Guardavo mio figlio e
rivedevo
Kyle, mi guardavo intorno e tutto sapeva immancabilmente di lui. Alzai
un
attimo lo sguardo e la bacheca di Kyle attrasse la mia attenzione.
Disegni, di
me, di noi, nelle situazioni più belle,
un’immagine di me che dormivo, un’altra
di noi due che ci baciavamo…
“Mamma,
Kyle era il tuo ragazzo?”
“Sì,
tesoro…” mi s’inondarono gli occhi di
lacrime. Mi rivolsi a
Lori “Dove sono Nicole e Steven?”
“Sono
andati a fare la spesa. Perché?”
mi guardò confusa
“Prenditi
cura del mio piccolo, per favore. Devo andare.” camminai
lentamente verso la porta e la aprii. Aveva cominciato a
piovere.“Cavolo”
pensai. Ci mancava anche questa. Entrai nella sua Audi Q7 e mi misi al
posto di
guida. L’auto sapeva di lui. Chiusi gli occhi mentre le
lacrime scendevano
senza che io potessi ostacolarle mentre lasciavo che la mia mente
percorresse
quei se, quei ma che non mi ero mai concessa prima. E pensavo a come
sarebbe
stata la vita mia e di Adam se non avessi mollato Kyle, se avessi
riacquisito
fiducia in lui, come i compleanni del mio bambino sarebbero stati con
il padre
presente, o come ogni sera al ritorno del padre dal lavoro avrebbe
corso verso
di lui e gli sarebbe saltato in braccio, e come Kyle preso nostro
figlio in
braccio avrebbe riso ai racconti del piccolo, per poi mandarlo a finire
le sue
faccende prima di cena e avvicinarsi a me e darmi un bacio che mi
avrebbe fatto
sciogliermi e chiamarmi amore…e io stavo privando mio figlio
di tutto questo,
della gioia di avere un padre. Io non ne avevo mai avuto uno prima di
Steven, a
parte Taylor, di cui però non mi ero mai potuta fidare al
cento per cento, e
poi comunque ero rimasta incinta e me n’ero andata via. Ma
Adam ne aveva
bisogno, e anche io avevo bisogno che suo padre fosse presente. Ero
stata
egoista. Era per la mia paura di dover accettare di aver bisogno di
Kyle come
dell’aria che respiro, e questi anni li avevo passati in una
lunga e tormentata
apnea, senza riuscire a prendere un po’ di ossigeno. E adesso
che lo avevo
rivisto…misi in moto la macchina. Lo avrei trovato, gli
avrei detto che mi
dispiaceva, e che non potevo mettermi in mezzo tra lui e nostro figlio,
e che
era libero di entrare nelle nostre vite quando voleva.
Parcheggiai
la macchina prima di inoltrarmi nella folta foresta.
Immediatamente i miei vestiti si attaccarono alla mia pelle, e i miei
capelli
diventarono più pesanti. La pioggia batteva forte mentre
proseguivo verso il
mio obbiettivo: Kyle. Lo cercai a lungo, prima di trovarlo in un antro
sdraiato
in posizione fetale che dormiva. Come facesse con tutto questo
frastuono non me
lo spiegavo. Aveva dipinta in volto un’espressione tutto
tranne che rilassata.
Sembrava Adam quando aveva gli incubi. Mi sdraiai accanto a lui e
ascoltai il
suo battito non so per quanto. Intanto la pioggia continuava a scendere
ininterrotta, anzi aumentava d’intensità.
Improvvisamente
gli occhi di Kyle si aprirono e mi guardò confuso.
Gli sorrisi leggermente
Si
mise a sedere “Cosa ci fai qui, Jessi?” chiese
sconcertato, la
sua voce completamente roca, i suoi occhi rossi
“Devo
chiederti scusa. Non volevo scaricare la mia rabbia su di te,
mi dispiace davvero tanto per quello che ti ho detto. Non lo pensavo
veramente…o forse sì, e mi dispiace, non sai
quanto..”
“Hey,
che fai?” mi zittì mettendo un dito davanti alle
mie labbra
“Piangi?” mi chiese tracciando i lineamenti del mio
volto
“Io?
Pff.” risi nervosamente
“Mi
è mancato il tuo volto.” disse seriamente tracciando le mie
sopracciglia “Le tue
sopracciglia, i tuoi occhi verdi, il tuo naso, le tue
labbra..” smise di
parlare mentre solcava il contorno delle mie labbra “Jessi,
io ti amo.”
Non
risposi ma mi alzai. Mi voltai verso di lui “Non vieni a
casa?”
“No.”
rispose deciso
“Perché?”
“Perché
è inutile. Tanto te ne andrai subito, e mi lascerai di
nuovo lì, a casa Trager a rimuginare sul passato e sui miei
errori, e su di te,
e a ripetere che ti amo anche se non potrai sentirmi.”
Sospirai
“Dai vieni. Sta volta prometto che non
t’ignorerò per
altri 5 anni prima di presentarmi di nuovo a casa Trager. Hai ragione
tu. Hai
diritto a conoscere Adam.” lo guardai intensamente e quei
suoi occhi
s’illuminarono
“Aiutami
ad alzarmi, per favore.” mi chiese e gli sorrisi
Camminammo
la sua auto. Gli lanciai le chiavi. Le afferrò e
aprì
l’auto. Entrammo e nessuno fiatò. La situazione
stava diventando fin troppo
imbarazzante. Dissi la prima cosa stupida che stavo pensando
“Mi sei mancato
anche tu.”
Mi
guardò sorridendomi “Anche tu, Jessi.”
Silenzio
“…Kyle?”
chiesi incerta
Mi
guardò negli occhi “Sì?” mi
guardò curiosamente prima di
avvicinare il suo volto al mio e mi baciò, proprio come il
mio messaggio per
lui gli stava comunicando. Però quando il bacio da casto e
innocente si
trasformò in uno decisamente più passionale, lo
allontanai da me
“Cosa
stiamo facendo?”
“Non
lo so, ma so solo che mi piace.” assalì le mie
labbra ancora
una volta. Le mie braccia finirono automaticamente intorno al suo collo
mentre
lui mi prendeva in braccio allontanava il sedile dal volante e mi
cingeva la
vita. Il bacio dimostrava quanto fossimo smaniosi l’uno
dell’altra. Le mie mani
trovarono i suoi capelli
“Dietro.”
mormorai sulle labbra. Andammo nel sedile posteriore e
riprendemmo a baciarci. La foga di trovare le labbra
dell’altra era così forte
che spesso le
nostre labbra si
mancavano. Mi fece sdraiare sul sedile prima di cominciare a baciare il
mio
collo. La mia mente era completamente scollegata, non ragionava
più. L’avevo
messa in switch-off volontariamente. Ero stufa della mia coscienza che
mi
ripeteva di non lasciarmi andare alla passione perché dopo
me ne sarei pentita.
I
nostri vestiti finirono presto in giro, e la voglia di
riscoprirsi rese la mia mente priva di qualsiasi pensiero coerente. La
voglia
di lui diventava sempre più cocente e il suo tocco sulla mia
pelle la lasciava
come infuocata. Bramavo i suoi baci, le sue carezze, il suo tocco,
tutto. Lo
volevo, e non m’interessava se me ne sarei pentita. Mi era
mancato troppo, e
non avevo voglia di fermarmi adesso.
Si
fermò improvvisamente. I suoi occhi diventati di una
tonalità
più scura sui miei “Cosa
c’è?” dissi accarezzandogli il viso
Sospirò
“Cos’accadrà dopo questo? Ci
sarà un noi?”
“Non
lo so.” lo baciai a fior di labbra “Viviamo giorno
per giorno,
okay?”
Annuii,
prima di riprendere a baciarmi, sta volta più lentamente,
senza più la foga di prima. Le sue mani finirono trai miei
capelli, mentre io
mi avvicinavo ancora di più a lui per sentire il contatto
della mia pelle
contro la sua. I nostri respiri si facevano sempre più
affannati, mentre i
nostri cuori battevano allo stesso ritmo folle.
‘Ti
amo, ti amo, ti amo, ti amo, e ancora ti
amo’
pensai
“Ti
amo.” mi rispose prima di dare inizio a quella danza che
avevamo imparato anni prima insieme
__________________________________________________________________________________________
Angolino
dell'autrice:
Grazie
mille per la lettura. Spero vi sia piaciuto.
ele85:
concordo con te. Dai zio, è sempre stato palese
che Adam è tu figlio, sveglia! hihi. comunque sono felice
che ti siano piaciuti gli altri capitoli, e che questo sia all'altezza
delle tue aspettative. :D
|
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Capitolo 4 *** "Il Mio Cuore è Tuo" ***
hope52: grazie mille
per i tuoi complimenti. eccoti qui con un altro capitolo
ele85: concordo con
te. Jessi è stata crudele, anche troppo. Capiamo tutti che i
suoi sentimenti sono stati feriti ma non per questo è
autorizzata a lanciare sale sulle ferite ancora aperte di Kyle. Per
quanto riguarda al tradimento....non posso ancora dirti nulla, ma
cercherò di placare la tua curiosità nei prossimi
capitoli.
A tutti i
lettori, spero vi piaccia, e per favore recensite per darmi idea di
ciò che pensate.
Baci
Channy
Capitolo 3: "Il Mio Cuore è Tuo"
Kyle’s
POV
Mi svegliai
lentamente, stranamente felice. Che cosa era
successo? Aprii gli occhi e li posai sulla massa di capelli castani sul
mio
petto. Tra le braccia stringevo Jessi, e non potei fare a meno di
sorridere
contento, finalmente completo. Lei ancora dormiva, ed io non potevo far
altro
che pensare al futuro, al nostro futuro
insieme, se ci sarebbe mai stato un noi dopo quello che era successo.
Io
speravo vivamente di sì, perché
l’amavo, e quegli attimi passati a fare l’amore
dimostravano che nonostante fossero passati diversi anni dal nostro
ultimo
incontro ravvicinato, eravamo ancora perfetti l’uno per
l’altra, i nostri corpi
si completavano come se fossero stati plasmati insieme.
L’amavo, non avevo mai
smesso, e la possibilità che lei non mi desse
un’altra chance mi faceva battere
il cuore a mille, in anticipazione. Nonostante sapessi che quello che
avevamo
fatto era stato un gesto avventato, forse sbagliato, non riuscivo a
pentirmene.
L’unico rimorso mai avuto era quello di averla fatta soffrire
così tanto,
tradendo la sua fiducia, il suo amore per me così da
costringerla ad
allontanarsi da me, per proteggere se stessa e nostro figlio, da me,
dal dolore
che provava ogni volta che mi vedeva per casa, o che incontrava il mio
sguardo triste,
che le implorava perdono.
Cominciai ad
accarezzarle i capelli dolcemente, notando che
erano lunghi quanto quando l’aveva incontrata la prima
volta..forse anche di
più. Si mosse, e allora avvicinai il mio volto al suo, e la
baciai leggermente.
Aprì immediatamente gli occhi e mi guardò
stranita, confusa.
Le sorrisi
“Hey” mormorai accarezzandole la spalla
“Ciao”
rispose timida
“Cosa
c’è che non va?” le chiesi preoccupato.
Si mise a
sedere e io con lei. Le abbracciai la vita e cominciai a baciarle prima
il
collo, poi le spalle, le braccia e la schiena.
“Kyle..”
protestò. Smisi immediatamente di coccolarla, presi
il suo mento tra le dita e feci in modo che mi guardasse negli occhi.
La fissai
in cerca di qualche indizio, cercai di entrare nella sua mente ma mi
trovai
davanti un muro inaccessibile.
“Jessi…”
chiesi incredulo. Mi stava tagliando fuori. “Devo
preoccuparmi?” la mia voce incerta. Non rispose ed
evitò il mio sguardo “Okay,
devo decisamente preoccuparmi…Jessi, parlami.”
“Non
so se vuoi sentire quello che ho da dirti.” mi prese la
mano e intrecciò le nostre dita, prima di guardare le nostre
mani unite con un
sorriso amaro dipinto in volto.
“Testami”
avvicinai a me le nostre mani e le poggiai al mio
petto “Lo senti?” chiesi riferendomi al mio cuore,
che batteva all’impazzata
per la vicinanza a lei “E’ tuo. Fa questo solamente
per te” le sorrisi
tristemente
“Perché
mi stai dicendo questo?”
“Volevo
solo che tu lo sapessi, che il mio cuore è sempre
stato tuo, e lo sarà per sempre. So che dubiti di me, di un
noi in futuro, ma
vorrei solamente che tu pensassi di darmi un’altra
possibilità, perché noi
siamo fatti per stare insieme, Jessi. Me l’hai detto
tu.” le mie parole
facevano trapelare la disperazione che stavo provando
“Te
l’ho detto prima di scoprire che mi tradivi con lei, da
settimane”
“Lo
so, Jessi, e non sai quanto mi dispiace per quello che
ho fatto”
“Questo
non cambia le cose.” sospirò “Mi
dispiace, Kyle, ma
io non posso…purtroppo mi pento di quello che è
successo poco fa.” Si allontanò
da me prima di mettersi a cercare i vestiti “Non sarebbe mai
dovuto accadere.
Non dovevamo…”
“Perché?”
cercai di avvicinarmi a lei ma me lo impedì “Io ti
amo”
“Perché
è giusto così, Kyle. Non voglio tornare insieme a
te. Non posso” si rivestì in fretta. Feci
altrettanto “Scusa se ti ho illuso.
Non volevo…possiamo tornare a casa?”
Non risposi
finendo di vestirmi. Ritornai al posto di guida
prima di accendere il motore. Partii quando anche lei si era rimessa
nel posto
del passeggero e aveva allacciato la cintura. Ero confuso, distrutto,
le
emozioni dentro di me infinite e contrastanti. Per tutto il ritorno
nessuno
fiatò e quando arrivammo a destinazione, scesi
immediatamente dall’auto, entrai
in casa e sbattei la porta dietro di me, infuriato.
“Kyle..”
disse Nicole preoccupata vedendomi in quelle
condizioni.
Alzai la mano
per evitare che continuasse. Non volevo
nessuno in quel momento, e neanche le parole di mia madre sarebbero
potute
essermi di conforto. Raggiunsi la mia stanza.
Appena aprii la
porta vidi seduto alla mia scrivania Adam,
che con i gessetti disegnava. Sorrisi a quel miracolo che era mio
figlio prima
di mettermi seduto nella vasca.
“Ciao,
Kyle” disse, la sua voce faceva trasparire un sorriso
mentre il suo sguardo era concetrato sul disegno
“Ciao.”
mormorai, e la rabbia cominciava a sbollire
“Va
meglio ora?”
“Cosa?”
“Bé,
eri molto arrabbiato, prima. Spero tu sia più
tranquillo ora.”
“Come?”
“Non
serve essere un genio per capirlo. Sei turbato…e
confuso.” girò la sedia e mi guardò
“La mamma mi ha detto che stavate insieme”
“E’
così” la mia voce piena d’amarezza e
nostalgia per quei
momenti del passato con Jessi
“E so
che l’hai fatta soffrire.” constatò. Lo
guardai
stupito “Però mi stai simpatico”
“Grazie”
gli sorrisi “Vuoi venire nella vasca?” gli feci un
po’ di spazio
“Certo.”
si alzò, tolse le scarpe ed entrò
“E’ uguale alla
mia.”
“Dormi
in vasca?” chiesi incredulo. Avevamo più cose in
comune di quanto immaginassi
“Sì,
anche se la mamma preferisce di no?”
“Perché?”
“Non
lo so…” fece spallucce “Non me
l’ha mai voluto dire.”
mi guardò negli occhi e non potei fare a meno di sorridere
“Posso farti una
domanda?” mi chiese titubante, abbassando lo sguardo
“Dimmi.”
appoggia le braccia sui lati della vasca
“Tu
sai per caso chi è mio padre? Perché la mamma non
me lo
dice…”
“Io…”
e adesso? Non potevo rivelargli la verità senza il
consenso di Jessi
“Allora
lo sai?” era pieno di speranza, mi dispiaceva non
poter soddisfare la sua curiosità
“Jessi
non me l’ha mai voluto dire…ma non ti preoccupare.
Sono sicuro che tuo padre ti vuole bene e che ti sia vicino
più di quanto tu
possa immaginare.” gli scompigliai i capelli affettuosamente,
e cominciò a
ridere. Mi sarei perso le mie responsabilità,
perché anche se avevo fallito
come fidanzato, non avevo l’intenzione di farlo come padre.
|
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Capitolo 5 *** Potrebbe Essere Amicizia ***
hope52: certo
che lei lo ama! E' logico! Anche lei ne è consapevole, solo
che è difficile ammettere di essere ancora innamora di una
persona che ti ha spezzato il cuore. Grazie mille per la recenzione,
spero vivamente che questo nuovo capitolo ti piaccia.
ele85: guarda
anch'io sono depressa per la fine del telefilm, ed è proprio
per questo che ho deciso di scrivere questa storia: per mantenere vivo
il ricordo di questa serie bellissima, non come le solite cagate che
fanno vedere alla tele. Concordo con te...che domande fa Kyle?
Bè un pò stupidino sembra, ma ho voluto rendere
il Kyle di questa storia ancora più ingenuo, ma poi ho in
programma di farlo diventare un pò più furbo. Nel
prossimo capitolo scoprirai cosa è successo tra Kyle e
Jessi, e chi ha causato la loro rottura. La motivazione per cui Jessi
non vuole che il figlio dorma in una vasca è che
è troppo simile al padre. Nonstante sia meno ingenuo, vivere
ogni giorno con la fotocopia dell'uomo che continui ad amare ma che hai
deciso di tenere alla larga da te e da tuo figlio non è
così facile,e nonostante sia consapevole che Kyle e Adam non
siano la stessa persona, a volte vorrebbe che il suo bambino non le
ricordasse continuamente la sua lontananza da lui.
Cari lettori,
spero di dilettarvi ancora con la mia storia. Buona lettura
Channy
P.S. scusate per
gli errori...sto cercando un beta- reader.
Capitolo 4:
Potrebbe
Essere Amicizia
Jessi’s
POV
Sentii la porta
sbattere dietro di lui, e sussultai
spaventata. Era davvero arrabbiato, ma come biasimarlo
d’altronde. Presi una
ciocca di capelli tra le mie dita e constatai che erano ancora bagnati,
inspirai ed espirai più volte prima di aprire lentamente la
porta. Mi trovai
davanti Nicole
“Cos’è
successo?” mi guardò con uno sguardo di rimprovero
“Cosa?”
chiesi brusca “Abbiamo parlato, e basta”
“Perché
siete bagnati?”
“Siamo
stati sotto la pioggia.” dissi atona
“Perché
è arrabbiato?”
“Perché
gli ho detto chiaro e tondo che non ho intenzione di
tornare con lui.” sospirai
mentre le
lacrime continuavano a salirmi agli occhi
Il volto di
Nicole si addolcì e mi abbracciò “Se
vuoi
piangere…”
Ruppi
l’abbraccio “No. Ho già sprecato troppe
lacrime, non
posso più farlo.”
“Guarda
che piangere non è segno di debolezza,
anzi…”
“Devo
andare, Nicole.”
“Nella
tua stanza?” mi accarezzò il braccio in segno di
conforto
“Sì,
Nicole, e via di qua.” mi indirizzai verso la mia
stanza
“Jessi!”
La ignorai prima
di andare nella mia camera per prendere il
necessario per fare un bagno veloce. Avevo bisogno di rilassarmi,
decisamente,
e di lavare via quello che era successo oggi, e il disgusto che provavo
per me
stessa per essere andata a letto con Kyle. Lui non era mio, non era
stato
solamente mio, e pensare a quando lo avevo beccato con
quella…nella mia stanza,
per giunta, ancora oggi mi provocava una rabbia incredibile e un dolore
che mi
mozzava il fiato.
Una volta
arrivata in bagno mi spogliai velocemente prima di
entrare nella doccia. I miei muscoli tesi si lasciarono immediatamente
andare e
la mia mente si liberò completamente da ogni mio pensiero
riguardante Kyle.
Pensai solo all’acqua calda che mi bagnava la pelle, e mi
tranquillizzava.
Ero talmente
rilassata che non mi accorsi di non essere più
la sola in bagno: Cominciai a canticchiare beatamente una canzone prima
di
aprire la tendina e trovarmi davanti lui. Avevo sprecato
così tanto tempo per
cercare di non pensarlo per niente. Lo guardai scocciata, andando con
la mente
a quella volta anni prima in cui ci eravamo trovati in una situazione
analoga.
Sospirai prima di prendere l’accappatoio e indossarlo. I miei
occhi mai lontani
dai suoi. Il silenzio sembrava infinito e insopportabile e decisi di
spezzarlo
“Cosa
vuoi?” chiesi brusca
“Devo
parlarti..” disse abbassando lo sguardo, mentre le sue
guance si tingevano di rosso
“E
ovviamente non potevi aspettare che uscissi dal bagno,
vero?” chiesi sarcastica
“Scusa,
è solo che non ho riflettuto. Mi dispiace.”
“Se
è in merito a quello che successo prima, te lo puoi
scordare. Io non ho più niente da dire”
“No.”
rispose, la sua voce ad un tratto fredda “E’ per
Adam”
“Ok…cosa
mi devi dire?”
“Voglio
esserci per lui. E lo so è prematuro dirgli che sono
suo padre adesso, ma in futuro spero che potremmo farlo
insieme.” mi sorrise e
il mio cuore accelerò
“Ehm..va
bene. Ora io esco.” stavo per mettere la mano sulla
maniglia della porta quando mi sentì afferrare il polso. Mi
voltai
“Jessi,
quando tu ed Adam avete intenzione di ritornare a
casa vostra.”
“Oggi.”
“Ah…mi
potresti dare il tuo numero di cellulare?”
“Certo.”
glie lo dissi
“Se
non ci vediamo dopo, ciao.” mi guardò dolcemente,
nei
suoi occhi azzurri una luce, la mia luce. Istintivamente gli accarezzai
la
guancia e ricambiai quel dolce sorriso
“Ciao.”
sussurrai prima che lui lasciasse la mia mano. Uscii
dal bagno e cercai il suo battito. Il suo cuore batteva forte quanto il
mio,
come se avessimo appena finito di correre una maratona. Scossi la testa
prima
di andare nella mia stanza e cambiarmi.
Raggiunsi la
cucina dove tutti stavano allegramente parlando
“Josh!”
dissi entusiasta prima di andare ad abbracciarlo
“Quanto mi sei mancato.”
“Sì,
anche tu, Jessi, ma non mi stritolare!”
Risi, rompendo
l’abbraccio e tirandogli una leggera pacca
sulla spalla “Come va con Andy?”
“Benissimo.
Mi ha detto di salutarti.”
“Dille
che ricambio, e che prima o poi verrò a trovarvi.”
gli sorrisi
“Sarà
fatto.”
“Allora,
Jessi, non mi devi dire niente?” chiese Lori, la
solita pettegola, anche se lo faceva solo per aiutarmi
“Dopo,
ti dico tutto dopo, prima che io e Adam ce ne
andiamo”
“Andiamo
di già, mamma?”
“Sì,
tesoro, mi dispiace, ma devo seriamente tornare al
lavoro per lunedì.” gli andai vicino e lo presi in
braccio prima di dargli un
bacio sulla fronte. Immediatamente appoggiò la sua testa
nell’incavo del mio
collo e sospirò
“Però
possiamo tornare qua ogni tanto, vero?” mormorò
poco
convinto
“Certo.”
baciai la massa dei suoi capelli
“Davvero?”
alzò lo sguardo sorridendo speranzoso
“Prometto.”
gli accarezzai il nasino
“Bello!”
rispose euforico e tutti ridemmo
“Come
tornerete a casa?” chiese Nicole
“Prenderemo
un taxi.” risposi sorridendo
“Ma
cosa dici? Potrei accompagnarvi io”
“Non
scomodarti, Nicole. Un taxi andrà più che bene. E
comunque andiamo nell’appartamento vicino
all’università, che è più
lontano,
quindi..”
“Potrebbe
accompagnarvi Kyle.” intervenne Steven
“No!”
risposi troppo velocemente. Mi guardarono tutti
“Insomma…non è davvero
necessario.” risposi ridendo nervosamente
“Prenderemo un
taxi.” dissi con la voce più autoritaria che avevo
“Se
proprio insisti.” disse Nicole, tornando alla sua tazza
di tè
“Che
si mangia per cena?” chiese Adam
“Prendiamo
qualcosa al Take-Away?” chiese Nicole a tutti
quanti
“Sì,
Mc Donald!!” gridò Adam
“No.”
gli dissi prima di metterlo giù “Sai benissimo le
schifezze che fanno…”
“Dai,
Jessi.” disse Josh “Si vive una sola volta.
Permettigli di mangiare porcate una volta ogni tanto.”
“Sì,
Jessi.” Lori era d’accordo con il fratello
“Perché
non una buona pizza?” chiese Steven
“Ecco,
perché non la pizza, Adam?” gli chiesi e lui fece
il
muso “Quante volte ti ho detto che con il muso non risolverai
le cose?”
“Dai,
mamma, per favore.” m’implorò
“D’accordo”
mi arresi “Ma non aspettarti che diventi un
abitudine”
“Sì”
cominciò a correre per tutta la cucina con
l’ilarità
generale
Poche ore dopo
avevamo tutti finito di mangiare, ma di Kyle
neanche l’ombra
“Jessi,
perché non vai a vedere cosa sta facendo Kyle?”
chiese Nicole
“Perché
dovrei?” ribattei sorpresa. La guardai in volto e
capii che non avrebbe accettato un no per risposta “Va
bene.” mi alzai facendo
il muso e mi diressi verso la stanza di Kyle. Bussai
“Jessi.”
sentii chiamare dall’altra parte della porta
“Kyle,
dovresti venire il salotto, si stavano chiedendo
tutti che fine avessi fatto.”
“E tu
non te lo stavi chiedendo?” chiese triste. Aprii la
porta e o vidi seduto nella sua vasca, il volto stremato
“Ovvio
che me lo stavo chiedendo”
Sospirò
“Perché sei qua?”
“Perché
me l’hanno chiesto.”
“Oh…”
“E
perché volevo salutarti, perché io e Adam adesso
andiamo.”
“Ciao,
allora. Salutamelo.”
“Ciao,
Kyle.” uscii velocemente dalla sua stanza e chiusi la
porta dietro di me “Adam!” chiamai
“Preparati che andiamo” Mi voltai e mi
trovai davanti Lori. Feci finta di nulla
“Allora?”
chiese impaziente
“Cosa?”
ribattei facendo la finta ingenua
“Cos’è
successo?” mi accarezzò il braccio in segno di
conforto
“Andiamo
in giardino.” dissi tranquilla e lasciai che Lori
mi seguisse. Lasciai che si creasse un silenzio tra noi prima di
parlare “Io e
Kyle abbiamo fatto sesso.”
Mi
guardò esterrefatta, la bocca spalancata “Davvero?
Avete
fatto l’amore? E adesso state insieme?”
“E’
stato solo sesso, Lori. Quindi non stiamo insieme.”
puntualizzai
un po’ irritata, non con lei, ma semplicemente con me stessa.
Perché continuavo
a negare l’evidenza? Ovvio che c’era ancora amore
tra noi….e allora perché cercavo
di ignorare questi miei sentimenti per lui?
“Come
vuoi tu, Jessi. Però gli farai conoscere Adam,
vero?”
“Certo.”
le sorrisi
“Lo so
che ti manca.”
“Ma
questo non cambia nulla.”
“Va
bene.” mi abbracciò “Voglio solo che voi
due siate
felici.”
“Anch’io.
Con tutto il mio cuore.” ricambiai l’abbraccio
Una settimana
dopo, mentre mi trovavo a lezione arrivò la
segretaria che mi fece segno di uscire un attimo dalla classe
“Ragazzi,
io devo uscire un attimo. Per quando torno voglio
che qualcuno mi sappia dare la risposta al problema che ho appena
scritto alla
lavagna” dissi severa per la disapprovazione della classe
“Ma
prof!” qualcuno protestò
“Volete
un altro problema?” chiesi minacciosa
Nessuno
fiatò e io sorrisi. Ma il mio sorriso si
trasformò
immediatamente in stupore quando vidi entrare nell’aula lui.
Era da quando
avevo lasciato casa Trager che aspettavo impazientemente una chiamata
da parte
sua, ma neanche fissare il telefono per ore e ore lo aveva mai fatto
squillare.
Venne vicino
alla cattedra e mi sorrise “Ciao, Jessi.” gli
sentii mormorare mentre i miei studenti mormoravano, poveri piccoli
pettegoli
“Ciao,
Kyle.” sorrisi timidamente “Cosa ci fai
qui?”
“Hai
voglia di pranzare con me?”
“Sì,
okay.” risposi senza neanche pensarci
“Bene.
Per il resto della lezione mi metterò seduto in
fondo, e poi andremo ovunque tu voglia.” mi diede un bacio
sulla guancia prima
di andare a sedersi nell’ultima fila, dove non
c’era seduto nessuno
Mi schiarii la
gola “Allora, li avete fatti i problemi,
vero?” chiesi sarcastica catturando immediatamente
l’attenzione dei presenti “Bene.
Allora, c’è qualcuno che è disposto a
risolverlo alla lavagna?” Silenzio “Vuol
dire che chiamerò qualcuno” guardai
l’elenco dei presenti alla lezione e scelsi
un cognome “Signor Sanderson, dato che l’ho vista
ridacchiare fino esattamente
a 10 secondi e 34 millesimi fa, perché non viene
lei?” rassegnato l’allievo si
alzò dal suo posto e venne con il quaderno alla lavagna
“Eccomi
prof.” disse sconsolato
“Mi
dia il quaderno.” allungai la mano e glie lo presi dalle
mani, alzai lo sguardo e incontrai quello divertito di Kyle, sorrisi,
prima di
leggere i 4 sgorbi scritti dal malcapitato “Prenda il
gessetto ed esegua. Se non
finisce qui, per quel che m’interessa può anche
non dormire. Io voglio i
problemi fatti, entro domani mattina sulla mia cattedra, e questo vale
per
tutti.”
Vidi una ragazza
alzare la mano “Prof?”
“Sì?”
“Quei
due problemi, per domani?!” chiese stupita
“No.
Non 2.” tutti fecero una gran sospiro di sollievo
“Sono
questi 2 più i primi 3 a pagina 542 del libro.”
Gli alunni mi guardarono
stupiti. “Buon lavoro.” sorrisi falsamente prima di
far cenno a Kyle di
alzarsi. Suonò esattamente quando ebbi finito di mettere a
posto le mie cose
“Per
niente severa, eh?” scherzò Kyle
“Certamente”
gli tirai una pacca sulla spalla scherzosamente
prima di uscire con lui dall’aula. Senza accorgercene ci
prendemmo per mano e
camminammo per i corridoi fino ad arrivare all’uscita
dall’università.
Mi era mancato.
Davvero tanto. Mi era mancata soprattutto la
sua amicizia, il mio migliore amico…perché
saremmo stati solo amici, niente di
più. Come no! Prima dovevo imparare a reprimere i miei
sentimenti al di fuori
della sfera d’amicizia che provavo per lui, il ragazzo, ormai
giovane uomo che
amavo con tutta me stessa.
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Capitolo 6 *** Teneri Momenti da Amici ***
capitolo 5
hope52:
eccoti accontentata. in questo capitolo finalmente leggerai cosa prova
Kyle,
non so se ne sarai soddisfatta, però spero proprio di
sì. comunque grazie per
la recensione e per l’idea di dare uno scorcio di cosa
pensano i personaggi.
ele85: lo
so, lo so. Jessi è un po’…una prof
stronza. sicuramente non vorrei fosse la
mia. grazie per il tuo supporto
Capitolo
5: Teneri momenti da amici
Kyle’s POV
Se
n’era appena andata ed i dubbi avevano già
cominciato ad
assalirmi. Mi avrebbe permesso di entrare nella vita di Adam?
Sospirai prima
di cercare di dormire inutilmente. Mi girai e
rigirai più volte nella mia vasca senza mai trovare pace. Le
uniche immagini
nella mia mente erano quelle di quando mi aveva scoperto tradirla alle
sue
spalle…nella sua camera…
‘Perché
le stai facendo questo? Lei
si fida di te, ti ama, e tu…’ pensai. Guardai
quegli occhi così diversi da
quelli della mia amata Jessi. Avevo paura, paura perché io e
Jessi stavamo
correndo, troppo. Era successo tutto così velocemente che
non ero sicuro di
ricordarmi ogni singolo istante del nostro amore
“Kyle?”
mi chiese catturando la mia
attenzione “Va tutto bene?” mi accarezzò
il braccio
“Sì.”
mentii. La guardai togliersi
la maglia e buttarla a terra. Le sue labbra improvvisamente attaccarono
le mie
e mi ritrovai a ricambiare quel bacio, come dimostrazione che non
valesse nulla
al contrario di quello suo, di Jessi. Perché tradirla non
era mia intenzione:
era solo un modo per testare che i miei sentimenti per lei fossero
ancora saldi,
indissolubili. E mi ripetevo in continuazione che tutto questo non
avesse alcun
valore. Perché infondo era solo sesso quello che facevo con
Amanda, solamente
squallido sesso. Non mi davano stimoli a livello intellettuale,
soddisfa vano
il mio desiderio di confermare i miei sentimenti per l’unico
amore della mia
vita.
La
spogliai velocemente, desideroso
di farmi una doccia appena finito, per lavar via i sensi di colpa che
ormai mi
riempivano il petto. E mentre vedevo Amanda ansimare sotto di me non
riuscivo a
non provare disgusto per lei che stava ai miei crudeli giochetti, per
me stesso
che andavo a letto con un'altra, e per noi che vivevamo nella paura di
essere
scoperti. Lasciai che mi togliesse gli indumenti e la baciai perdendo
ogni
cognizione del tempo, ogni lume della ragione, neanche fossi stato
sotto
stupefacenti e non potessi intendere il volere.
Mentre
stavo per portare a termine
quell’atto così cattivo, brutto, schifoso, sentii
la porta spalancarsi
“Kyle,
sai---“ si fermò sulla porta
incredula.
Alzai
lo sguardo e dissi la solita
patetica frase “Non è come sembra!”ero
nel panico. Mi allontanai da Amanda e mi
misi i miei boxer. Jessi, davanti a noi non reagiva, mente il suo
sguardo
vagava nel vuoto. “Amore, so che stai pensando male, ma ti
giuro, non è come
sembra. Posso spiegarti tutto.”
“Non
voglio le tue futili
spiegazioni” il suo tono era gelido e mi spezzò il
cuore “E non ti permettere
di chiamarmi amore…mai più” mi
guardò negli occhi, i miei ormai riempiti di
lacrime mentre i suoi freddi come il ghiaccio
“Jessi…”
disse Amanda impaurita
“Guarda che—“ si interruppe quando vide
Jessi guardarla minacciosa
“Kyle,
prima di uscire di qua con
quella prenditi le coperte che ci sono nel mio letto e tienitele. Io
non le
voglio…” uscì dalla stanza camminando
fieramente, la testa alta mentre sentivo
che si dirigeva in cucina, prendeva il cellulare, chiamava qualcuno e
usciva di
casa
Gli occhi, a
quei ricordi, mi si riempirono di lacrime, come
anni prima. Mi alzai e presi il cellulare
“Pronto?”
“Declan…dove
sei?”
“In
giro, perché?”
“Ho
bisogno di parlarti...Jessi è stata qui.” dissi
sull’orlo delle lacrime
“Devo
venire da te?”
“Sì,
Grazie.” e misi giù. Ricacciai
le lacrime indietro. Ecco. Un altro momento da depressione post-Jessi
Ed ora, invece,
dopo che avevo trovato il coraggio di andare
all’Università di Seattle a vedere se voleva
venire a pranzo con me, mi trovavo
nella sua aula a seguire quanto rimaneva della sua lezione prima che
suonasse
la campanella che segnasse la fine dell’ora e
l’inizio del nostro forse
‘appuntamento’? Forse stavo sognando,
però…Comunque non era molto cambiata.
Manteneva ancora il pugno di ferro con gli altri e incuteva un certo
timore tra
gli alunni. Purtroppo, tra la popolazione maschile della classe
c’era qualcuno
che la vedeva come una professoressa ma come una giovane donna, molto
attraente
da provare a portarsi a letto, e le loro occhiate mi rendevano alquanto
geloso.
Finalmente
l’ora finì e mi ritrovai ad uscire da
quell’aula
sotto gli occhi di tutti con Jessi al mio fianco. Poi, improvvisamente,
senza
accorgercene, le nostre mani si sfiorarono e poi si strinsero. Si
attrassero
come due elementi di cariche opposte. Il mio cuore mancò un
battito, sentii una
scarica percorrermi tutta la spina dorsale e uno svolazzo continuo
nello
stomaco. E quando mi accorsi che lei non tentava di rompere questo
contatto
diventai ancora più felice, e mi spuntò sul volto
un sorriso ebete, da
innamorato.
“Cosa
c’è?” mi guardò curiosa
vedendo appunto il mio sorriso
“Nulla…”
mentii, abbassando lo sguardo
“Stai
mentendo.” constatò ridendo
“Hai
ragione, Jessi.”
“Io ho
sempre ragione.” disse guardandomi con aria di
sufficienza
“Ah,
davvero?” le chiesi sarcastico stringendo la sua mano
nella mia
Mi
guardò stupita prima di ritrarre la mano e entrare nella
mia auto. Ti pareva che dovevo rovinare tutto. Che idiota.
Entrai
anch’io e allacciai la cintura. Immediatamente pensai
a cosa era successo quella volta nel bosco, in quell’auto e
non potei fare a
meno di sentirmi un po’ in imbarazzo. Ma se anche Jessi
provava quella
sensazione non lo diede a vedere
“Dove
andiamo?” chiesi cercando di non pensare
“C’è
un posto vicino alla scuola di Adam. Potremmo andare lì
così da poter andare a prenderlo finita la scuola.”
“Mi
sembra un’idea fantastica.”
“Certo.
L’ho detta io.” mi fece l’occhiolino
Roteai gli occhi
“Dai le indicazioni?”
“Ovvio.”
mi scompigliò i capelli prima di mettersi a ridere,
la sua risata così contagiosa che non potei fare altro che
ridere con lei.
‘Cercherò
di riacquistare la sua fiducia e farla di nuovo
mia’ pensai mettendo in moto
In macchina
passammo il tempo tra le sue indicazioni
stradali parlando del più e del meno. E poi arrivammo ad un
comune ristorante
dove Jessi ordinò una Ceasar Salad e io un hamburger.
“Non
dovresti essere al lavoro?”
“No.
Ho preso la giornata libera oggi.” dissi studiando i
lineamenti del suo volto. Aveva perso peso
“Come
mai?”
“Così.
Perché ne avevo voglia.” risposi evasivo
“Va
bene…” fissò il suo piatto e
giocò con il cibo per un
po’ prima di fissarmi intensamente
“Cosa?”
chiesi confuso
“Sei
sempre lo stesso.” sorrise timidamente
“E chi
dovrei essere?”
“Non
lo so….sono passati degli anni eppure sei rimasto
pressoché lo stesso ingenuo Kyle., o almeno lo sei in
apparenza.”
“….anche
tu sei più o meno la stessa. Solo che ti sei
addolcita.”
“Lo
prendo per un complimento.”
“Lo
è.” le accarezzai la mano “Allora
raccontami qualcosa di
Adam.”
“Bè…ti
somiglia, questo è ovvio, ama l’acqua e
soprattutto
le vasce, infatti nella sua stanza c’è sia il
letto che la vasca. Adora
disegnare, è molto intelligente, come i genitori del resto,
e gioca spesso con
il lego.”
“Dimmi
di te…com’è essere madre?”
Rifletté
prima di sorridere “E’ una sensazione meravigliosa,
Kyle.” le brillavano gli occhi “E? la
consapevolezza di aver messo al mondo
un’altra vita, di aiutarla a crescere, e a diventare grande,
guidandola nelle
sue scelte, consigliandola, promettendogli di essere sempre
lì per lei. E’ una
nuova emozione tutti i giorni, essere genitori. Ogni giorno vedi tuo
figlio
crescere, imparare qualcosa, come muovere i primi passi, imparare a
fare la
pipì nel vasino, dire le prime paroline, e queste piccole
cose che ti rendono pieno
d’orgoglio…è stupefacente. Sai qual
è stato il momento più bello della mia
vita?”
Scossi la testa “Quando mi hanno dato Adam in braccio per la
prima volta
all’ospedale. Mi ha ripagato di tutto il dolore provato nel
momento del parto.”
“Avrei
voluto esserci.” mormorai e lei non rispose
“Uhm—“
“Avrei
voluto anch’io averti lì.” si
torturò le mani “E’ solo che ho passato
questi anni
a non pensarti e—non è stato facile, ma non volevo
ammettere che nostro figlio avesse bisogno del padre fino alla
settimana scorsa…”
“Jessi,
tranquilla. Non è necessario.”
“No. Ho
sbagliato.”
“Ma non
avevi sempre ragione?” le dissi sorridendo
“Idiota.”
mi schiaffeggiò la mano e rise “Che ore
sono?”
“Le 2 e
mezza, perché?”
“Dobbiamo
andare.”
Poco dopo ci
ritrovammo davanti la scuola di Adam. Quando lo vidi
arrivare di corsa per abbracciare la madre, in quel preciso istante fui
l’uomo più felice del mondo. Quando mi vide si
fermò di colpo mi squadrò e mi saltò
in braccio
“Ciao!”
disse euforico prendendomi in contropiede
“Ciao,
Adam.” lo abbracciai per la prima volta in vita mia, mentre
tentavo di trattenere le lacrime
“Bene,
bene. Scordati della tua mammina.” Jessi finse di essere
offesa
“Dai,
mamma, non te la prendere.” lo misi giù e
cinse le gambe di Jessi che lo prese in braccio. “Ecco, ora
ti do
un bacio almeno smetti di sentirti offesa.” le diede un bacio
sulla guancia
“Il mio
ometto.” ridacchiò
“Mettimi
giù.” chiese con insistenza
“Agli
ordini.” lo mise giù e gli prese la manina
“Allora,
Kyle, cosa ci fai qui?” mi guardò curioso
“Sono
solo passato a trovarti.”
“Bello!
Mamma vero che può venire a casa nostra?
Vero?” guardò sua madre con una faccia da cucciolo
abbandonato
“Se ne a
voglia….” si rassegnò Jessi, prima di
guardarmi in attesa
“Se non
disturbo…”
“Certo
che non disturbi, se ti abbiamo invitato!”
esclamò Adam con un tono di voce che si usa per spiegare
agli
ignoranti
“Bé,
allora andiamo?”
|
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Capitolo 7 *** Bicchieri di Vino, Consigli e Inviti a Cena ***
@ele85:
grazie
mille per la tua recensione. Spero davvero che questo capitolo ti
piaccia. Ho
dovuto riscriverne una parte perché il mio computer si era
spento
improvvisamente causando la perdita del discorso tra Kyle e una sua
amica (non
pensare male!). Buona lettura
Capitolo
6: Bicchieri
di Vino, Consigli e Inviti a Cena
Jessi’s POV
Perché
ero così agitata? Infondo stava venendo solo a casa
mia…A chi stavo cercando di darla a bere? Non ero pronta per
dire ad Adam che
Kyle era suo padre; avevo paura di come avrebbe reagito alla cosa. Mi
avrebbe
odiato? O—
“Jessi,
tutto bene?” chiese Kyle tenendo in braccio Adam che
si era addormentato
“Sì,
tranquillo” gli rivolsi un sorriso forzato prima di
inserire la chiave nella toppa. Aprii la porta e digitai immediatamente
il
codice d’allarme “Entra pure.”
“Grazie.”
mi seguì e guardò il salotto “Wow.
Bella casa.”
Alzai le spalle
“Forse è meglio metterlo a letto.” dissi
“La
sua camera è da questa parte.” gli feci strada.
Aprii la porta lentamente
“Aveva
ragione, ha una vasca identica alla mia” disse
entrando nella stanza
“Mettilo
sul letto” dissi e lui fece.
Appena mise sul
letto Adam cominciò ad ammirare la stanza,
accarezzando più volte i muri tinteggiati di azzuro
pastello, osservando la
bacheca su cui erano affissi i suoi disegni a gessetto e prestando
attenzione
alle foto incorniciate sulla scrivania
“Questo
era lui?” chiese indicando una foto che lo mostrava
da neonato
“Sì,
aveva 1 settimana.” sorrisi
“Hai
un album con le sue foto?” chiese curioso
“Certo
che ce l’ho. Dai andiamo in salotto e lasciamolo
dormire” andai verso il letto, baciai la fronte al mio
piccolo prima di
lasciare la stanza. Kyle chiuse la porta dietro di sé
cercando di fare il meno
rumore possibile. “Fai come se fosse casa tua. Io intanto
faccio due cosette e
poi ti faccio vedere l’album.” corsi di fretta in
camera mia e mi sdraiai un
attimo sul letto. Ero disperata. Dovevo assolutamente cambiarmi e
truccarmi un
poco per poter mettere al meglio me stessa. Aprii le ante
dell’armadio e cercai
in giro qualcosa che mi valorizzasse, ma che non facesse vedere che mi
ero
messa in tiro per lui. Alla fine optai per un paio di shorts slavati e
un top
blu.
‘Oddio’ pensai ‘Ma perché diamine sto facendo
tutto questo? Noi siamo solo amici…amici
che hanno un figlio, amici che stavano insieme, amici che non si sono
sentiti
per anni e che quando si sono rivisti hanno fatto sesso in
macchina…certo,
solamente amici.’ presi un bel respiro prima di
tornare in salotto dove lui
mi guardò a bocca aperta
“Ti--stai
bene vestita così” mormorò osservando
ogni parte
del mio corpo con cura
“Grazie.”
arrossii “Allora…” battei le mani
“Che ne pensi di
guardare quegli album ora?”
“Certo.”
si tolse le scarpe e si mise a sedere per terra. Lo
raggiunsi pochi secondi dopo con due album pieni zeppi
“Cominciamo
da questo.” aprii la prima pagina. “Questa
è
stata la prima sua foto.” l’immagine era di me
all’ospedale che tenevo in
braccio il piccolo Adam “E questa…”
Continuammo
così fin quando non guardai l’ora “Sono
le 5:30.
Vado a svegliare Adam.”
“Okay…”
mi sorrise. Perché mi faceva sempre questo effetto?
“Io….vado.”
dissi imbarazzata prima di andare nella camera
di mio figlio. Lo trovai sorridente che leggeva a letto
“Ciao,
mamma.” mi fece segno di sedermi
“Perché
non sei venuto in salotto se eri sveglio?” chiesi
curiosa arruffandogli i capelli
“Volevo
lasciarti i tuoi spazi” lo guardai confusa “Ho
quattro anni ma non per questo sono stupido. So che vuoi ancora bene a
Kyle..”
mi fece un ghigno “E non dire che non è vero,
perché si vede lontano un
miglio.”
Lo fissai
sbalordita “Stai troppo con zia Lori.”
“Lo
so.” mi baciò la guancia “Io voglio solo
che tu sia
felice, mamma.” poggiò la testa sul mio grembo
“C’è qualcosa che devi dirmi?”
mi chiese.
E lì
sapevo che sapeva…magari non sapeva proprio tutto, ma
almeno aveva capito che gli stavo tenendo nascosto qualcosa
“No. Non posso
dirtelo ora, ma hai ragione.” gli baciai la fronte
“Dai, ometto. Andiamo ad
invitare Kyle per cena.”
“Sì!”
dissi scattando in piedi
“Li
hai fatti i compiti?”
“Oggi
a scuola.”
“Bravo.”
gli carezzai i capelli prima di dargli un bacio
sonoro sulla guancia. Rise. “Ti voglio bene.”
“Anch’io
mamma, tanto.” alzò le braccia e lo presi
automaticamente in braccio “Take-away cinese?”
“Okay.”
andammo in salotto
“Ciao,
Adam.” sorrise
Kyle
“Ciao!”
rispose entusiasta,e immediatamente lo misi giù
“Vuoi
rimanere a cena?” chiesi nervosa, più che altro
timorosa di un rifiuto
“Con
piacere.”
“Bene.
Allora chiamo il cinese.” presi il telefono “Cosa
volete voi? Il solito?”
“Ti
ricordi ancora cosa prendevo al cinese 5 anni fa?”
chiese Kyle stupito
“Certo.
E’ la stessa cosa che ordina Adam tutte le volte.”
“Abbiamo
tante cose in comune, vero?” chiese a nostro figlio
“Chissà
perché?” alzò le spalle
Ormai erano le 9
e Adam era già letto. E Kyle non era ancora
andato via. Infatti eravamo seduti al tavolo della cucina a bere due
bicchieri
di vino rosso
“Non
l’avrei mai detto. Jessi che beve vino..” fece
roteare
il liquido nel bicchiere prima di prenderne un sorso
“Le
persone cambiano….e comunque lo uso solo per le
occasioni speciali.” abbassai lo sguardo
“E
questa lo è?”
“….credo
di sì.” alzai le spalle prima di svuotare il
bicchiere
in un sol colpo
“E
cosa si festeggia?” chiese avvicinandosi a me
“L’amicizia.”
dissi nervosa prima di alzarmi e di sedermi
sul divano in salotto
“La
nostra amicizia?” mi seguì con la bottiglia di
vino in
mano
“Esatto.”
evitai il suo sguardo
“Facciamo
un brindisi allora.” mi sorrise prima di riempirmi
il bicchiere e di riempire anche il suo “Me lo terresti un
attimo.” mi porse il
suo bicchiere prima di appoggiare la bottiglia in cucina.
Tornò e si sedette
ancora accanto a me
“Allora…all’amicizia”
“All’amicizia.”
i suoi occhi catturarono i miei appena li
incontrai
“E ad
Adam.” mi guardò intensamente
“Ad…Adam.”
dissi distrattamente. Non si poteva continuare
così. Non potevo continuare a negare che provavo qualcosa
per lui…ma non
m’interessava. Il mio sguardo dai suoi occhi calò
alle sue labbra. Bevvi ancora
tutto d’un fiato e anche lui fece altrettanto
‘E’
solo stupida attrazione, niente
di più’ continuai
a ripetermi
“Sai
benissimo che è molto più di questo,
Jessi.”
m’interruppe
‘Diamine,
non dovrei pensare a
queste cose adesso, quando lui può sentire ogni mio
discorso’
“Hai
ragione, non dovresti, ma neanche io dovrei pensare
certe cose, ora, dato che volendo potresti leggere i miei
pensieri…” appoggiò
il bicchiere sul tavolino accanto al divano, e poi prese anche il mio e
fece la
stessa cosa “Per esempio..cosa sto pensando adesso?” mi accarezzò il
braccio
‘Cavolo,
Jessi. Perché mi stai
facendo questo? Perché hai dovuto cambiarti? Vedevo
già abbastanza prima quando
eri in jeans e maglietta, ma adesso, con questi shorts addosso e con il
top
decisamente attillato…’
“Kyle!”
protestai arrossendo
‘Adoro
il tuo sorriso, adoro tutto
di te. Sei così bella, così
spensierata…vorrei tanto poterti abbracciare,
stringerti a me, potermi svegliare con te accanto ogni mattina,
e--”
I suoi pensieri
furono interrotti da me, o meglio dalle mie
labbra che si posarono sulle sue con furia. Si staccò da me
e mi guardò
incredulo prima di sorridere malizioso e prendere a baciarmi con ugual
forza.
Mi strinse a sé mentre le mie mani inevitabilmente finivano
trai suoi capelli.
Ci baciammo come se non ci fosse un domani, come se fosse giunta la
fine del
mondo e quella fosse l’ultima occasione per stare insieme. Le
sue mani si
facevano strada sotto il mio top e sentivo che mi accarezzava la pelle.
Improvvisamente però interruppe il bacio
“Cosa
c’è?” chiesi confusa
“Non
voglio che tu consideri questo momento come uno sbaglio
domani…”
Lo baciai e feci
navigare le mie mani sotto la sua maglia e
sul suo torace scolpito. Rispose al bacio senza più
calcolare alcuna cosa. Poco
dopo mi trovai sdraiata sul divano guardata da quei suoi occhi color
ghiaccio
infuocati dalla passione, ma dopo avermi slacciato gli shorts e
avermeli tolti
si fermò di nuovo
“Cosa
ora?” chiesi leggermente irritata
“Non
hai detto nulla, prima. Sarà ancora un errore, vero? Se
faremo l’amore questo non vorrà dire che torneremo
insieme, vero?” chiese
rassegnato, ma anche speranzoso
“….”
Non risposi. Perché aveva perfettamente ragione.
“Bene,
come pensavo.” si alzò dal divano, si rimise la
maglia che era stata buttata a terra in precedenza, si
infilò le scarpe,
allacciò la zip dei pantaloni “E poi comunque
tutto questo non sarebbe dovuto
accadere. C’è nostro figlio che dorme di
là…un po’ da irresponsabili.”
“Ma
l’amore è irresponsabile.” mormorai
“Ma tu
non mi ami.” constatò e a queste parole mi si
gelò il
sangue nelle vene. Cosa stava farneticando? Io lo amavo? E’
solo che…
“Bè,
io vado.” mi baciò dolcemente prima di dirigersi
alla
porta “Proviamo ad essere amici, seriamente
però.” chiuse la porta alle sue
spalle e passai una buona mezzora a fissare la porta, non curandomi del
fatto
che ero mezza nuda, in trans. Cos’era successo? Kyle mi aveva
rifiutato?..O mio
Dio!
Kyle’s POV
Guardai
l’ora. Erano le undici e mezza ed era tutto il
giorno che ero fuori. Sbadigliai esausto. Era stata una giornata piena
di eventi
e sicuramente pesante. Chiusi l’auto che avevo parcheggiato
davanti casa prima
di andare alla porta d’ingresso, infilare la chiave nella
toppa ed
entrare in casa.
“Kyle,
sei tu?” chiese Nicole raggiungendomi all’ingresso
“Sì.”
buttai le chiavi sul tavolino all’ingresso
“Cos’hai
fatto oggi?” chiese curiosa
“Ho
visto Jessi e Adam.” dissi atono
“Davvero?
E com’è andata? Gli avete detto che tu
sei—“
“No.
Faremo le cose con calma.” sospirai prima di mettermi
le mani trai capelli
“Cos’è
successo?” era preoccupata, come al solito.
Silenzio
“Dai,
vieni che ti faccio una tazza di tè.” la seguii in
cucina
e mi sedetti davanti a lei
“E’
andata bene, tutto sommato.” dissi guardandola “E
sono
simpatico ad Adam…”
“Ma?”
“Ma
sono confuso…cioè è Jessi che..la
scorsa settimana dopo
che—“ mi fermai. Mica potevo dirgli che io e Jessi
avevamo fatto l’amore..era pur
sempre mia madre e stavamo navigando in acque a dir poco imbarazzanti
“…dopo
che ci siamo baciati, non voleva stare con me. Allora io comincio ad
accettare
la cosa dell’amicizia e lei cosa fa? Mi bacia.”
Mi porse la
tazza di tè “Credo che lei sia confusa quanto
te. Prova ancora qualcosa per te, ma non vuole
‘scottarsi’ ancora” mi sorrise
“Vedrai che si risolverà tutto per il
meglio.”
Presi un sorso
della bevanda bollente “Lo spero.”
“Non
mi avete mai voluto dire perché vi siete
lasciati….”
“Ed
è meglio così, credimi. Non saresti per niente
fiera di
me se sapessi cosa ho combinato.”
“Prometto
che non ti giudicherò”
Risi sarcastico
“Se guarderai la
cosa come psicologa forse, ma sei mia madre e ti verrà
sicuramente voglia di
sgridarmi, ma mi dispiace, mi rimprovero da solo ogni giorno
perciò non ho
bisogno della predica.” presi la tazza in mano e mi alzai dal
tavolo “Però
magari un giorno te lo racconterò.” le sorrisi
“Notte.” le diedi un bacio sulla
guancia prima di andare nella mia stanza. Domani mi aspettava un turno
massacrante all’ospedale
“Salve,
dottor Trager.” disse ammicando Camilla,
l’infermiera in guardiola
“Ciao,
Camilla.” le rivolsi un sorriso
“Oh,
la prego, mi chiami Camie.” perché tutte le volte
che
parlava con me tentava di farsi notare? O erano le mani nei capelli, o
il petto
all’infuori. Non la sopportava a volte, nonostante dovessi
riconoscere fosse
brava nel suo lavoro
“D’accordo…Camie.”
andai nello stanzino del personale e mi
cambiai, cercando di non prestare attenzione ai discorsi dei miei
colleghi
“Ciao,
Kyle.” mi salutò Matt
“Ciao.”
ricambiai
“Cos’hai
fatto ieri?” chiese curioso
“Ehm…non
ricordo con esattezza.”
“Ma
mica dovevi incontrare quella gnocca di cui hai la
foto--”
“Ne
possiamo parlare dopo?” lo interruppi già un
po’ irritato.
Mi dovevo ricordare assolutamente di non confidargli più
niente. Aveva la bocca
troppo larga
“Certo,
amico.” gli suonò il cerca persone e per fortuna
se
ne andò.
Tutti i miei
colleghi erano più grandi di me ma la maggior
parte di loro non sapeva cosa significasse la parola
maturità. Sbuffai prima di
finire finalmente di cambiarmi, infilare la mia roba nel mio armadietto
e
chiuderlo. Mi mancavano esattamente 47 ore 55 minuti e 34 secondi prima
che
finisse il mio turno. E non vedevo l’ora di quel momento
perché avrei chiamato
Jessi e avrei passato del tempo con Adam. Ma per il momento mi toccava
lavorare. Non è che odiavo il mio lavoro, anzi fare il
chirurgo generale mi
appagava, mi rendeva felice, ma il pensiero di non poterli vedere se
non dopo 2
giorni mi rattristava un po’.
Mi ritenevo
fortunato. A ventidue anni ero già un interno e
non uno specializzando al Northwest Hospital & Medical Center
di Seattle,
dopo aver conseguito la laurea in 2 anni, avevo iniziato subito a
lavorare e in
un anno da specializzando ero diventato uno dei chirurghi
più importanti del
mio ospedale. Si vociferava che presto sarei diventato responsabile di
un
gruppo di specializzandi e sinceramente quest’affermazione mi
lusingava molto.
L’unica cosa che mi mancava era l’amore, ma su
quello avevo una mezza ideuccia
per far sì che Jessi ritornasse con me.
Il mio cerca
persone suonò e mi diressi immediatamente in
reparto dove la dottoressa Stewart mi affidò uno
specializzando
“Kyle,
questo è Jason, sarà la tua ombra oggi, e Jason
questo è il dottor Trager. Io vi lascio.” e se ne
andò incutendo terrore tra le
infermiere
Mi diressi verso
la guardiala e mi feci passare delle
cartelle cliniche
“Dottor
Trager…” chiese Jason come intimorito
“Oh,
chiamami Kyle.” gli sorrisi ritornando alla mia
cartella clinica
“D’accordo,
Kyle…”
Mi voltai e lo
guardai “Devi chiedermi qualcosa?”
“No,
nulla.”
“Bene.”
mi voltai verso un’infermiera “Prelievo del sangue
al
paziente della stanza 356”
“Sì,
dottore.” andò verso la stanza
“Jason,
voglio una tac di questo paziente entro 33
minuti e 59 secondi.”
“Sì,
signore.” e si mise a correre al seguito
dell’infermiera
“L’hai
già fatto scappare, dottor Trager ?” chiese
ridendo
Sophie “Sei un record.”
Le scompigliai i
capelli in risposta
“Tu
vuoi farmi perdere credibilità, Kyle.” mise il
broncio.
Sophie e Michael erano gli unici amici veri che avevo in questo
ospedale.
Sapevano tutto di me…bè non sapevano proprio tuta
la mia storia ma gli avevo parlato di Jessi e di Adam
“Dai
Sophie, non te la prendere…” le baciai la guancia
e
sorrisi
“Sì,
bravo, bravo, ridi.” fece una faccia esasperata prima
di ridacchiare “Com’è andata
ieri?”
“Bene,
credo” evitai il suo sguardo
“Kyle,
fai proprio schifo a mentire.” scosse la testa
“Ho
passato una giornata piacevole con Jessi e Adam e poi
quando Adam è andato a letto---“
“No!
Non dirmi che ti sei fatto fregare così” mi
guardò
speranzosa
“No.
Non è accaduto nulla.” sospirai
“Meno
male. Dai racconta.”
“Abbiamo
bevuto un bicchiere di vino, forse più di uno,
però
è stata lei!”
Mi
guardò confusa “A far cosa?”
“A
buttarmi giù dalla finestra e a farmi il solletico. Ma a
baciarmi, scema!”
“Non
c’è bisogno di prendersela, deficiente.”
La ignorai
“E comunque stavamo quasi per fare… tu sai
cosa—“
“Sesso,
Kyle, sesso. Chiama le cose con il loro nome.”
Roteai gli occhi
“ Stavamo per fare sesso,
quando mi sono fermato e le ho chiesto se sarebbe
significato qualcosa se avessimo
proseguito .”
“E
lei?” chiese sempre più curiosa
“E lei
non ha risposto. Quindi ho preso e me ne sono andato.”
finii la mia storia
“Oddio…”
mi guardò come se fossi stupido “Ma sei
scemo?”
Esaminai
un’altra cartella “Perché?”
“Per
essere così intelligente sei proprio
stupido…”
“Perché,
scusa?” corrucciai la fronte confuso
“Kyle,
sei proprio un inesperto.”
“Guarda
che io non voglio solamente un rapporto fisico con
lei. Voglio che sia mia.”
“Ma
potevate cominciare con una storia di tipo fisico per
poi esplorare di nuovo l’amore. Avreste potuto divertirvi nel
frattempo e dopo
vi sareste confessati i vostri sentimenti e sareste vissuti per sempre
felici e contenti
con Adam e i figli seguenti. Sei proprio un dilettante.”
andò all’ascensore e
la seguii. Salimmo sull’ascensore
Ignorai quel
commento “Quindi cosa dovrei fare?”
Stette in
silenzio quando le porte dell’ascensore si
aprirono ed entrò il dottor Barnes, direttore
ospedaliero.“Ormai è troppo
tardi.” disse teatralmente “A meno
che…Trova una babysitter per Adam, invita
Jessi a cena dicendo che dovete parlare di Adam, bla bla, e poi
riportala a
casa tua o falle visitare il tuo attico inutilizzato. Una volta
arrivati a una
di queste due destinazioni potrete lasciarvi andare alla passione,
desiderarvi,
appagarvi per quanto vorrete. Poi finito di fare tutte le vostre cose
sconce le
farai credere che per te quello che c’è stato un
attimo prima non conta nulla e
poi le proponi una rapporto unicamente basato su tanto puro e sano
sesso.”
disse a bassa voce
“Ma
sei pazza?” mormorai esterrefatto
“Lo
prenderò per un complimento. Comunque fidati. Tanto lei
ti ama”
“Tu
sei fuori di testa.” commentai
“Mi
prometti una cosa?”
“Cosa?”
chiesi con il broncio
“Se
avrete una femmina la chiamate come me?” ridacchiò
Il dottor Barnes
si voltò e ci guardò male
“Dottoressa
Brandon, in merito a quella cartella che mi
aveva fatto leggere precedentemente forse so cos’ha il suo
paziente---“
Barnes si
girò “Non attacca, dottor Trager.” mi
guardò serio
“Posso darle un consiglio?” chiese ancora
più serio
“Sì,
certo.” lo guardai un po’ intimidito
“Ascolti
la dottoressa Trager, i suoi consigli potranno
esserle utili.”
Diventai
più rosso di un pomodoro e Barnes
e Sophie cominciarono a ridacchiare, mentre
io volevo solo che la terra m’inghottisse
33 ore dopo ero
nella saletta dei medici che tentavo di
riposarmi un po’. Dall’inizio del turno avevo fatto
solamente 3 pause e non ce
la facevo più Dopo le numerose operazioni chirurgiche, le
ore in ambulatorio,
in reparto e in pronto soccorso avevo finalmente trovato il tempo per
riposarmi
e quindi per ripensare a ciò che mi aveva detto Sophie. Ora
dovevo solamente
trovare il coraggio di chiamare Jessi e chiederle di venire a cena con
me. Perché
magari Sophie aveva ragione e dovevo solamente seguire il suo consiglio.
Finito
finalmente il turno estenuante presi il cellulare
mentre m’incamminavo fuori dall’ospedale
“Ciao,
Kyle.” sentii la sua voce e subito mi sentii meglio
“Ciao,
Jessi.” sorrisi mentre aprivo la mia auto
“Nicole
mi aveva detto che eri all’ospedale…”
“Sì.”
mi misi al posto di guida
“Allora….”
“Senti,
volevo chiederti se volevi venire a cena da me.”
“Da
te?”
“Sì,
nel mio attico in centro città…”
“Ma
Adam…”
“Lori
voleva portarlo in giro.” dissi in fretta
“Davvero?”
“Eh
già.”
“D’accordo.
A cena.” sapevo che stava sorridendo
“A cena.
Domani sera, manderò un taxi a prenderti alle
7.30.” e misi
giù. Cominciai a sorridere come un idiota prima di
ringraziare mentalmente
Sophie un milione di volte. Prima
di partire
mandai un messaggio a Lori per chiederle se poteva curare Adam per la
sera successiva.
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Capitolo 8 *** Lotte di Sapone, Menù Afrodisiaco, Nottata Bollente e Risveglio Gelido ***
@scar12: grazie
mille per la tua recensione!
@hope52:sono
davvero felice che tu abbia apprezzato questo
capitolo considerandolo il meglio riuscito per adesso. mi dispiace solo
darti
la triste notizia che la suspence oggi si interrompe con questo nuovo
capitolo,
e soprattutto un Kyle diverso, più…non dico nulla
perché tanto poi lo leggi.
sono ansiosa di ricevere la tua opinione su questo capitolo. buona
lettura :D
@ele85:grazie
per i complimenti. hai perfettamente ragione,
anch’io odio quella cretina che ci prova con Kyle. non
l’ha ancora capito che
lui non la filerà mai? comunque, sì, Sophie
è solo un’amica e lo rimarrà per
sempre. nel corso della storia ne darà di consigli a
Kyle…eheh. eccoti il nuovo
capitolo. spero che ti piaccia
Capitolo 7:
Lotte di sapone, Menù Afrodisiaco, Nottata bollente e Risveglio Gelido
Jessi’s POV
Chiusi gli occhi
ripensando alla telefonata di Kyle
sorridendo come una ragazzina al suo primo appuntamento. Pensavo mi
avrebbe
ignorato per settimane dopo quello che era successo. Ero talmente
preoccupata
su come quella serata avrebbe influito sulla nostra
‘amicizia’ che avevo
chiamato Nicole in cerca di notizie riguardo a Kyle, e lei mi aveva
semplicemente detto che era al lavoro. Perciò avevo passato
le ore successive a
pensare se chiamarlo o no quando dopo aver preparato il pranzo avevo
ricevuto
una sua chiamata. E appena avevo visto il suo nome sul display del
cellulare
che avevo esultato prima di rispondere.
Quindi, ora, il mio pensiero era fisso sulla cena a cui mi
aveva invitato
e che non avrei potuto rifiutare neanche se l’avessi voluto,
su come vestirmi,
come truccarmi. Sì, logico, andavo solo perché
probabilmente avremmo parlato di
Adam, ma non potevo negare di aver in cuor mio la speranza che la
serata non si
sarebbe conclusa davanti ad un innocuo bicchiere di vino a parlare come
vecchi
amici, ma con qualcosa di più, anche se forse tutto questo
potesse sembrare
sbagliato. Infondo lui voleva tornare con me, e l’unica cosa
che io ero
disposta ad offrirgli era un rapporto senza impegni, per il momento.
Forse
avrei cambiato idea e sarei tornata con lui, un giorno, ma adesso non
ero per
niente pronta. Certo, un rapporto senza alcun impegno era proprio
ciò di cui
avevo bisogno, nonostante sapessi che non sarei mai riuscita a
sopportare la
vista di lui con un’altra, soprattutto perché mi
avrebbe riportato a
quella troia di
Amanda che pur sapendo
del nostro rapporto aveva acconsentito ad andare a letto con Kyle, dopo
che tra
noi si era installata una sorta di amicizia…..
Ormai era notte,
e mentre ero
sdraiata sul letto, avrei voluto averlo vicino a me, addormentarmi tra
le sue
forti braccia e sentirmi protetta da qualsiasi cosa, così
vivendo in una bolla
di sapone sospesa nel tempo, lontana da qualsiasi preoccupazione,
qualsiasi
sentimento che non fosse il nostro amore. Seppure il mio cuore non
voleva far
altro che stare con lui e vivere ogni giorno come se fosse
l’ultimo, la mia
psiche non era di tale avviso. Chi poteva assicurarmi che non mi
avrebbe ferito
di nuovo? Tradito, umiliato, deluso ancora? Forse ero una codarda,
forse non
ero pronta a rischiare, ma dopo quello che era successo ci avevo messo
mesi per
riacquistare fiducia in me stessa, nelle mie capacità
riprendendo ad andare al
college. Avevo finalmente raggiunto la mia stabilità e ora
Kyle aveva fatto sì
che tutte le mie sicurezze fossero sull’orlo del precipizio.
Sì, ero
decisamente codarda, una codarda senza più alcuna fiducia
nei confronti degli
altri.
Mi svegliai al
suono del mio cellulare, spaventata
“Pronto?”
risposi assonnata
“Ciao,
Jessi. A che ora devo venire a prendere Adam?”
“Lori..”
risposi con voce gracchiante
“Stavi
dormendo?”
“Certo…oggi
è sabato. Giornata libera.” sospirai e
sbadigliai “Lori, perché non vieni a casa mia e mi
dai una mano a prepararmi
per la cena con Kyle?”
“Davvero?”
mormorò incredula “Sì,
sì!” disse entusiasta
“Fantastico! Così quando sarai pronta mi
porterò Adam dietro.”
“Perfetto.”
sorrisi “Vorrei chiederti un favore…”
“Ma
non preoccuparti, non c’è nessun problema. Adam
può
dormire da me.”
“E’
che…cosa?” chiesi sorpresa
“Non
è che io voglia insinuare qualcosa…ma
probabilmente
finirete tardi e non mi sembra il caso di scomodare il piccolo di notte
fonda.”
“Okay,
Lori…”
“D’accordo,
ci vediamo fra un’ora circa” attaccò e
inveii
contro me stessa: in che pasticcio mi ero messa?
Decisi di
alzarmi a questo punto e preparare la colazione.
Feci il preparato per i pancakes e preparai la spremuta per Adam.
“Tesoro?”
dissi entrando nella sua stanza. Era nella vasca
“Ciao,
mamma.” rispose assonnato
“Perché
sei andato nella vasca poi?”
“Non
riuscivo a prendere sonno.” mormorò
“Perché mi stai
svegliando ora? Sono le 8.”
“Lo
so. Dillo a quella svitata della zia Lori. Sarà qui fra
un’ora. Vuoi fare il bagno?”
“Certo.”
mi sorrise. Lo presi in braccio e lo portai in
bagno. Mentre riempivo la vasca mi raccontava della sua settimana
Risi quando mi
disse che c’era una bambina che gli ronzava
intorno “E come si chiama?”
“Candy…mi
chiedo io perché i suoi genitori l’anno chiamata
così? La prendono in giro tutti a scuola…infatti
mi fa un po’ pena, ma io la
voglio solo come amica, perché comunque a me piace
un’altra bambina.” lo feci
entrare nella vasca piena di schiuma, presi la spugna e cominciai a
fargli il
bagno
“Davvero?”
chiesi incredula. Come stava passando
velocemente il tempo. A mio figlio già interessavano le
bambine “E come si
chiama? Com’è?”
“Si
chiama Allison ed è la bambina più bella di tutta
la
scuola.” uno sguardo sognante si impossessò del
suo viso
“E’
intelligente?” chiesi guardandolo seriamente
“Oh,
sì, però non ho speranze.”
“Perché?”
“Perché
ha già un fidanzato.” mi guardò
sconsolato
“Oh,
amore.” presi lo shampoo e gli insaponai i capelli
“vedrai che se è destino che vi mettiate insieme
accadrà. Ora voglio avere una
sua descrizione fisica.”
“Bionda,
occhi azzuri…”
“Sembra
che tu e tuo padre abbiate un
qualcosa per le bionde…” mormorai
Mi
fissò incredulo “Mio padre?!”
“Eh…hai
capito male, tesoro.”
Mi
guardò serio, facendomi venire i sensi di colpa
perché
gli stavo mentendo “Sei sicura?”
“Ma
certo.” gli schizzai dell’acqua addosso
“Non
dovevi farlo, mamma.” e cominciò a schizzarmi
tutta
ridendo come un pazzo
“Guarda
che ti faccio il solletico.” lo schizzai a mio
volta cercando di fargli il solletico
Cominciò
a sbattere i piedi e le mani nell’acqua facendo sì
che la maggior parte dell’acqua nella vasca si riversasse
sulla sottoscritta
“Ah!”
e rise
“Questa
me la paghi!” cominciai a fargli il solletico
“Dai,
mamma…per favore…ti prego..” disse tra
le risate
Cominciai a
ridere e fui interrotta molto più tardi dal
campanello “Non nasconderti.” gli feci
l’occhiolino prima di correre alla porta
ed aprire a Lori
“Oh
mio Dio! Cos’hai combinato? Perché sei tutta
bagnata?”
mi guardò con orrore
“Eh..”
evitai il suo sguardo
“Quante
volte devo dirti che non puoi tutte le volte che
devo venire io fare lotta con tua figlio…”
sospirò “Tu va a preparare la
colazione e io metto a posto Adam.”
“Sì,
mamma.” la canzonai. Si voltò
e mi guardò truce prima di andare in bagno
Mi guardai nello
specchietto che avevo con me in taxi. Lori
aveva fatto davvero un ottimo lavoro prima di andarsene con Adam a casa
sua.
Presi un gran respiro quando il taxi si fermò davanti ad un
enorme palazzo.
Appena fui davanti alla porta un giovane in divisa me la
aprì. Sorrisi prima di
chiedere di Kyle. Mi fece salire in ascensore e mi disse di premere
l’ultimo
piano. Quando si aprirono le porte me lo trovai davanti sorridente
“Benvenuta,
Jessi.” disse prima di baciarmi la guancia
Kyle’s POV
Squillò
il telefono e mi agitai. Possibile che fossi così
ansioso? Risposi
“Signor
Trager, è arrivata”
“Grazie,
Michael.” dissi cercando di star calmo e attaccai.
Guardai la
cucina davanti a me. Mancavano solamente 10
minuti affinché tutto fosse perfetto. Ormai era da ore che
stavo cucinando, e
posso dire di essere fiero dei risultati ottenuti. Ovviamente il
menù non l’avevo
gestito da solo ma me l’aveva consigliato Sophie, dicendomi
solamente alla metà
della preparazione che era appunto qualcosa di speciale...giuro non mi
sarei
mai fidato di Sophie in questi casi. Jessi, così avrebbe
capito immediatamente
le mie intenzioni…
Finalmente
spensi il forno tirando fuori il piatto forte
della serata. Presi un gran bel respiro prima di togliermi il grembiule
e
posarlo sul tavolo della cucina. Per l’occasione avevo
disseminato la casa di
candele, e avevo prestato particolare attenzione alla sala da pranzo
addobbandola di luci, tutte chiaramente soffuse. La grande tavola era
stata
sostituita da un tavolo ben più piccolo per accorciare le
distanze tra noi, e
sopra di esso c’era una tovaglia rosso, colore dominante
quella sera a casa
mia. Ce n’erano di tutte le sfumature, graduazioni. Era
così ovvio che quella
sarebbe stata una cena romantica, ma non ero riuscito a trattenermi
avevo
strafatto. Andai verso l’ascensore appena in tempo per vedere
le porte aprirsi
e rivelare una Jessi che mi mozzò il fiato, fece
sì che la pressione sanguigna
aumentasse e fece impazzire completamente il mio cervello che davanti a
tanta
bellezza faceva fatica a contenersi. Indossava un vestito bianco e
portava ai
piedi un paio di Jimmi Choo
“Benvenuta,
Jessi.” dissi fingendo di essere calmo
baciandole la guancia e sentii subito elettricità.
Perché delle candele? Non
volevo mandare casa in cortocircuito
“Grazie.”
mi sorrise
“Sei
bellissima.” mi lasciai sfuggire
Arrossì
e non rispose a quel mio commento “Allora…cosa si
mangia?” chiese curiosa
“Adesso
vedrai.” la presi istintivamente per mano “Chiudi
gli occhi.” le sussurrai all’orecchio e
rabbrividì
“Perché
dovrei?” sussurrò, la sua voce roca, sexy
“Fidati
di me.” cercai di persuaderla. Appena chiuse gli
occhi la condussi lentamente verso la sala da pranzo. “Ora
puoi aprirli”
Quando li
aprì percepii il suo stupore. “Kyle…non
dovevi.”
“Non
preoccuparti, è stato un piacere.” tirai fuori la
sedia
per lei e la misi apposto “Leggi il menù mentre
vado a prendere gli antipasti e
il vino.” Tornai poco tempo dopo e servii gli antipasti:
ostriche piccanti
accompagnate da una bottiglia di Chianti
Nel giro di poco
servii anche le altre pietanze: vermicelli
alle rose, come primo, soufflé di salmone con insalata di
sedano per contorno e
per dolce le cartellette al cioccolato. Mentre stavamo mangiando
quest’ultima
delizia, io e Jessi parlavamo del più e del meno
“Kyle…dobbiamo
dire ad Adam che sei suo padre.”
“Davvero?
Cioè..ti senti pronta?” la guardai entusiasta
“Certo.
E poi dobbiamo metterci d’accordo. Io lo tengo i
giorni in cui tu hai i turni lunghi durante la settimana, e tu quando
io lavoro
sia all’università che nella casa
farmaceutica.” mi sorrise, un sorriso normale
che però a me sembrava malizioso
“Grazie,
Jessi.” dissi abbassando lo sguardo sul piatto
davanti a me
“Niente,
Kyle. Ah…una cosa..” o avevo le allucinazioni
oppure mi stava provocando
“Cosa?”
chiesi ammaliato da lei
“Perché
questo menù?”
“Cos--cos’ha
di strano?” chiesi balbettante
Sotto al tavolo
sentii la sua gamba accarezzarmi la
caviglia “…L’hai fatto apposta?
L’atmosfera, il rosso passione, il menù
afrodisiaco…o sto immaginando tutto?” si
avvicinò a me
“Hai
ragione.” sussurrai
“Cosa
vuoi Kyle?” chiese con voce bassa
Mi alzai e lei
fece altrettanto. Ci avvicinammo tanto che
potevo quasi sentire il suo corpo contro il mio, il suo fiato sul mio
viso “Voglio
te.”
“Sai
bene che—“
La interruppi
“Non m’interessa” dissi con voce roca
“Non ha
importanza. Ti voglio, e in questo momento non m’interessa
per niente avere una
storia.” la guardai negli occhi, famelico
Mi
fissò sbalordita, forse anche ferita prima di rispondere
“Allora credo proprio di poter soddisfare questo tuo
desiderio.” sussurrò
Le nostre bocche
si avvicinarono pericolosamente prima di
incontrarsi in un bacio urgente, passionale. Immediatamente le mie
braccia si
trovarono a circondare la sua vita mentre le mie labbra cercavano di
non
interrompere quel bacio, nonostante l’ossigeno cominciasse a
mancare. Feci un
modo che il mio corpo riuscisse a mantenere quello stato
d’apnea e così fece
anche lei, anche se si rivelò più difficile del
solito perché la concentrazione
non era proprio delle migliori. Mi staccai da quel bacio e presi una
boccata d’aria.
Aprii gli occhi e la vidi, tutta accalorata, i capelli ormai in
disordine e gli
occhi pieni di desiderio. La presi in braccio e la portai in camera da
letto.
La poggiai sul letto con forza prima di cercare di toglierle il vestito
senza
successo. Sbuffai prima di strapparglielo
“E con
che cosa torno a casa, dopo?” rise
“Nulla.
Perché sta sera non ci torni.” mormorai prendendo
a
baciarle e morderle il collo
“Aspetta”
mi stoppò
“Cosa?”
“E’
per questo che mi hai invitato a cena?” mi chiese seria
“Sì.”
ammisi. Feci per spostarmi quando lei mi attirò a se
con una presa possessiva
“Dove
credi di andare?” mi guardò maliziosa
“Da
nessuna parte, credimi.” ritornai a baciarle il collo
Poco dopo non
avevamo più nulla addosso, e il mio corpo
sentiva un bisogno inesprimibile del suo, come se fosse la mia droga,
droga che
non prendevo da mesi e di cui dovevo sfamarmi. Ignorai la mia ragione
che mi
diceva che tutto questo era sbagliato e decisi di seguire
l’istinto per l’ennesima
volta. Per il momento mi sarei accontentato solo di questo, e poi avrei
preteso
di più
“Kyle,
cazzo.” ansimò “Non pensare,
agisci.”
Ridacchiai
“Mi ero dimenticato che dici parolaccie quando
fai sesso.”
Mi
guardò male, e allora l’accontentai. Nel nostro
stare
insieme c’era molto più che attrazione fisica,
c’era molto più che amore. C’era
rabbia, tristezza, dolore, e con quell’atto così
diverso dal nostro dolce fare
l’amore, ma che ricordava più un qualcosa di
barbaro, di brutale, animalesco
senza alcun sentimento, esprimevamo tutti quei sentimenti, ci
sfogavamo. E
avrei voluto essere incazzato tutta la vita se avesse significato
provare per
sempre quelle sensazioni così intense. Mi addormentai tra le
sue braccia,
finalmente tranquillo, ascoltando il suo battito ritornato alla
normalità, non
prima di aver pensato un ‘ti amo’, sperando con
tutto me stesso che stesse
dormendo e non potesse sentirmi mentre dalla vetrata che fungeva dalla
finestra
di vedevano le luci della città.
Jessi’s POV
Mi svegliai a
pezzi. I muscoli erano completamente
indolenziti e la mia mente era confusa. Appena piazzai tutti i pezzi
del
puzzle spalancai la bocca stupita. Oh, dio…Cosa diamine
avevo fatto? Adesso lui
avrebbe cercato di rimettersi con me e io non ero ancora pronta per
questo…
“Buongiorno,
Jessi.” la sua voce profonda mi prese alla
sprovvista
“Buongiorno,
Kyle.” risposi ad un tratto fredda
“Non
preoccuparti. Tutto questo non è mai successo.” mi
fece l’occhiolino
“Come,
prego?”
“E’
quello che volevi no? Che questo non fosse mai
accaduto.”
“Ti
sbagli, non me ne pento.” lo guardai negli occhi anche
un po’ offesa, e ferita…quindi lui voleva solo
questo da me?
“Ah,
davvero?” la sua voce aveva un non so che di
sarcastico
“Sono
seria.” dissi un po’ alterata
“Buono
a sapersi.” sciolse l’abbraccio in cui ci eravamo
addormentati “Comunque non ha avuto alcun significato, non
preoccuparti. Però è
stato divertente, aggressivo....eccitante, l’estasi allo
stato puro.” mi guardò
malizioso “Dovremo replicare.” si alzò
dal letti e mi guardò maliziosamente e istintivamente
mi coprii. A questo mio gesto rise “Ho già visto
tutto.”
“Chi
sei tu e cosa ne hai fatto di Kyle?”
“E’
andato in letargo, per il momento. Perché il Kyle che
ora hai di fronte a te ha deciso che era stufo dei tuoi giochetti per
ferire il
povero ingenuo Kyle che soffre da depressione post-Jessi e
perciò vuole
divertirsi anche lui un pochino.” mi guardò serio
“Quindi
è stato solo divertimento?” chiesi completamente
incredula…cos’era successo?
“Sì.
E’ stato solo sesso.” disse tranquillo, parlandomi
anche con una certa sufficienza. Gli occhi cominciarono a bruciarmi.
Perché mi
stava facendo questo? Voleva forse ripagarmi con la sua stessa moneta?
“Non lo
dirò a nessuno, comunque, se è questo che ti
preoccupa.” mi guardò prima di
cambiare discorso “Oggi ho ancora un giorno libero. Potrei
passarlo con Adam
mentre tu sei al lavoro?”
“Certo…”
mi fissai le mani
“Grazie!”
rispose entusiasta prima di salire sul letto e
darmi un bacio sulla guancia “Jessi?” chiese
guardandomi preoccupato
Alzai lo sguardo
e incontrai i suo occhi
“Voglio
essere tuo amico, davvero.” mi sorrise,
all’improvviso
ritornato il Kyle di sempre prima di darmi un bacio veloce sulle labbra
e
scappare in bagno
“Stupida,
stupida…” mi insultai mentre le lacrime
cominciavano
a bagnarmi il volto. Era tutta colpa mia se Kyle ora sembrava bipolare.
Mica
ero scema. La sera prima lo avevo sentito mormorarmi un ‘ti
amo’ prima di
addormentarsi, e la mia stupida codardia, il mio stupido egoismo non
aveva
fatto altro che allontanarlo da me almeno sul piano sentimentale. Ora
voleva
solo un’amicizia. Ma io non volevo la mia stessa moneta.
Volevo lui. Lui,
soltanto lui, e avrei trovato il modo di fidarmi di nuovo di lui e
vivere la
mia favola insieme a nostro figlio. Lo dovevo a me stessa, e a Adam.
_______________________________________________________________________________________________________________________________________________
Jessi
all'appuntamento x vedere
com'è vestita
|
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Capitolo 9 *** "Le donne vogliono gli stronzi" ***
@hope52:
Kyle è
semplicemente stupido, quando si comporta così. Ma sta
facendo il cattivo anche
perché è stufo di tutta questa situazione e ha
deciso di seguire il consiglio
della sua amica Sophie, e condurre il gioco. Solo che così
non si rende conto
totalmente di quello che sta succedendo. Si sta autodistruggendo e sta
distruggendo anche Jessi che si sente solo usata ma cede
perché ha paura di
perderlo. In pratica il ragazzo ha tirato fuori l’altra parte
di sé, che
sarebbe il Kyle malizioso, egoista, e anche stronzo.
@scar12:
sono
contenta che ti sia piaciuto. E sono ancora più felice che
tu abbia trovato
Kyle strano. Lo è. Non è sotto sostanze,
è solo arrabbiato con lei e glie lo
dimostra facendole provare quello che ha provato lui quando lei lo ha
spinto
via, ma lo fa inconsciamente.
@ele85:
anch’io
credo che ci serviva un Kyle del genere. Il nostro non ha
più intenzione di
farsi mettere i piedi in testa, ma non capisce che ascoltando il
consiglio dell’amica
si stia ancora una volta facendo manipolare. Sia chiaro, Sophie vuole
solo che
Kyle sia felice, ma lui vuole sempre far felici tutti, quindi il
più delle
volte ignora se stesso per dar spazio agli altri. Sinceramente non so
quanti
capitoli manchino alla fine, ma non credo molti. Forse in totale
saranno una
quindicina, forse una ventina massimo, ma dipende tutto da
ciò che mi verrà in
mente mentre scrivo. Cercherò di postare ancora questa
settimana prima di
andare in vacanza dato che sarò via per un mese,
probabilmente senza computer…mi
dispiace.
Capitolo 8:
"Le donne vogliono gli stronzi"
Kyle’s POV
“No,
Sophie,
basta così.” risposi un po’ irritato.
Rischiavo di perdere la pazienza
“Fidati,
Kyle.
Ormai è caduta ai tuoi piedi. Non puoi dichiararti. Deve
farlo lei!” disse
esasperata
“E’
da più di un
mese che andiamo avanti così. Non voglio. Mi sento uno
schifo.”
“Kyle,
è così che
mi ringrazi? Lo sanno tutti che grazie a me sei diventato uno stallone.
E’
grazie a me che hai avuto il miglior sesso della tua vita.”
Sospirai.
Cavolo,
aveva ragione “Ma—“
M’interruppe
“Niente ma. Continua così.” mi
scompigliò i capelli “Non posso crederci. Il mio
Kyle sta crescendo. Sembra solo ieri quando sei entrato in questo
ospedale e
venivi chiamato il ‘vergine novellino carino’. Non
sai che shock quando abbiamo
scoperto che avevi già---“
“Ma
perché devi
sempre essere così esplicita?”
M’ignorò
“Kyle,
ripeti con me.”
“Okay…”
dissi rassegnato
“Le
donne
vogliono gli stronzi. Le donne vogliono gli stronzi.”
“Le
donne
vogliono gli stronzi.” dissi sbuffando
“E
tu cosa sei?”
“Uno
stronzo.”
“E
Jessi che
cos’è?” chiese incitandomi
“Lei
è
bellissima, totalmente bellissima, i suoi capelli, le sue
labbra---“
“Risposta
sbagliata.” mi tirò uno scappellotto
“Hey!”
ero
indignato
“Allora,
Jessi
è..?”
“Una
donna.”
roteai gli occhi
“Bene.
Quindi
Jessi vuole il te stronzo.” mi sorrise maliziosamente
“Ah, quando direte ad
Adam…”
“Non
abbiamo
ancora trovato il momento giusto.” sospirai
“Certo,
sei
sempre a divertirti con la madre…”
La
ignorai
completamente cambiando argomento “Quindi se le donne
vogliono l’uomo stronzo,
tu chi vuoi? Non mi pare che Michael sia—“
Mi
tappò la bocca
“Shh. Devi stare zitto.” si voltò e
sorrise maliziosa quando vide qualcuno
arrivare
“Ciao,
Kyle.”
sentii dire, mi voltai immediatamente
“Jessi,
ciao.
Cosa ci fai qui all’ospedale?” chiesi curioso
“Devo
parlarti.”
disse seria
“Okay…”
chiesi un
po’ preoccupato
“Ciao,
Sophie.”
disse Jessi sorridendole
“Voi
due vi
conoscete?” chiesi incredulo
“Certo.”
dissero
all’unisono
“Okay,
mi
racconterete…andiamo nel mio ufficio.” le presi la
mano e la condussi
dall’altra parte dell’ospedale
Aprii
l’ufficio,
la feci sedere e mi misi dall’altra parte della scrivania
“Congratulazioni.
Sei il primario più giovane della storia”
Arrossii
“Merito
solamente delle specializzazioni conseguite.”
“Non
essere
modesto.” mi sorrise
“Allora.
A cosa
devo questa visita?”
“Nulla…è
solo che
volevo farti una sorpresa.” si alzò dalla sedia e
lì notai che indossava un
trench coat
“Hai
freddo,
Jessi?”
“No.”
disse
decisa, girandosi verso la porta e chiudendola a chiave
“Cosa
vuoi fare?”
chiesi confuso
Venne
vicino a me
e si sedette sulle mie gambe e mi baciò.
All’inizio sorpreso non reagii ma poi
mi lasciai andare. Le mie mani finirono sul nodo del trench per
scioglierlo,
mentre le mie labbra scendevano sul suo collo. Appena gli sfilai
quell’indumento rimasi stupito…Jessi indossava un
interessantissimo capo di
lingerie rosso bordeaux.
“Jessi,
non
possiamo.” dissi risoluto
“Perché
no?” fece
la faccia imbronciata
“Senti,
piccola,
io sono al lavoro, non posso farmi distrarre…”
“Quindi
io sarei
una distrazione?” chiese mettendo le sue mani sul mio petto
coperto dalla
camicia
“Sì.”
allontanai
le sue mani da me “E poi siamo in ospedale. Non passiamo
causare un black-out.”
“Non
dire
cavolate. Hanno l’energia di riserva.” prese a
baciarmi il collo
“Jessi,
no.”
l’allontanai da me. Sapevo che non sarebbe stata felice della
cosa. E sapevo
quanto amasse avere le cose sotto controllo. Voleva condurre lei il
gioco
perché da quando avevamo cominciato quel tipo di rapporto
ero sempre stato io
alla guida, presentandomi dove lavorava per portarla via in qualche
luogo che
non aveva mai visto prima di portarla nel mio attico e farla mia.
Abbassò
lo
sguardo “Kyle...volevo solo—“
“Lo
so, Jessi.”
sospirai prima di alzarmi, darle il trench e baciarle la fronte
“Ma se vuoi
puoi rimanere e–“
“No,
grazie.” la
sua voce faceva trapelare la sua sofferenza. Ecco l’avevo
ferita, di nuovo.
Aprì la porta che aveva chiuso a chiave. Si
infilò l’indumento, lo chiuse prima
di uscire dall’ufficio senza neanche voltarsi indietro, senza
neanche un ciao
“In
amor vince
chi fugge…” cercai di rassicurarmi con le parole
che mi aveva detto prima
Sophie. Ma allora perché mi sembrava di stare per perderla?
Jessi’s POV
Oddio.
Quanto mi
sentivo umiliata. Ero stata respinta come se fossi il nulla, come se
non
affascinassi nessuno. Volevo solo dargli ciò che
voleva…e ora neanche quello
voleva più.
‘Stupide
lacrime’
pensai mentre salivo in macchina. Avevo paura di averlo perso. Io non
volevo
assolutamente che questo accadesse e per questo motivo mi concedevo a
lui,
cercando di fargli capire invano che lo amavo e avevo bisogno di lui.
Anima e
corpo. Ormai era
passato oltre un mese
dalla cena a casa sua e non avevamo ancora detto ad Adam che Kyle era
suo
padre. Nel frattempo, invece, passavamo sempre più tempo
tutti e tre insieme, e
se quando c’era nostro figlio vedevo il Kyle di sempre,
quando eravamo soli
diventava completamente un’altra persona, più
istintivo, anche più freddo verso
i miei sentimenti. Ancora mi chiedevo come non capisse che
c’era un motivo se
ero disposta a sopportare quella situazione estremamente pesante, ma in
fondo
rimaneva il solito ingenuo di sempre…gli lanciavo segnali in
tutti i modi,
presentandomi a casa sua con qualche scusa nei pomeriggi liberi,
cercando di
parlargli, ma l’unica cosa che succedeva era che finivamo a
fare l’amore, se
così si poteva chiamare. Dalla volta nella foresta, nella
sua auto tutto era
cambiato. Non era più dolce, adorabile, simbolo del nostro
amore, ma era
solamente brutale, passionale, violento…e questa cosa
cominciava a stufarmi. Perché
quel modo di far l’amore mi lasciava ,mentre mi vestivo,
completamente vuota,
inutile, sporca, mi faceva sentire usata come un oggetto, mi faceva
sembrare
una banale, stupida, ingenua ragazza che si prestava come oggetto per
del sesso
senza sentimento, una squallida prostituta. Ma non era questo
ciò che volevo,
non era questo quello che cercavo. Volevo di nuovo sentirmi amata,
rispettata,
venerata, dolcemente coccolata, accarezzata, baciata. Passai a casa e
mi
cambiai prima di andare a prendere Adam a scuola. Erano quasi le 3
quando
arrivai e Adam mi corse incontro.
“Ciao,
mamma.” mi
baciò la guancia
“Ciao,
ometto.”
lo abbracciai forte
“Puoi
mettermi
giù?” mormorò
“Perché?”
chiesi
stupita rimettendolo a terra
“Perché
adesso
esce Allison..”
“Ti
vergogni?”
chiesi incredula
“Non
è che mi
vergogno, è solo…” lasciò la
frase in sospeso
“Andiamo
in
macchina, dai.” cambiai argomento, rattristata.
Aprii
la portiera
del passeggero e lo feci sedere, prima di chiuderla e andare dalla
parte del
guidatore
“Sei
triste.”
constatò fissandomi
“Non
dire
sciocchezze.” risi nervosamente
“Sei
triste.”
ripeté “E’ colpa mia?” chiese
preoccupato
“Ma
no, amore,
non è colpa tua. E’ solamente un periodo un
po’ no.” gli rivolsi un sorriso
“C’entra
Kyle?”
Sospirai
“In
parte.”
“E
quanto è
grande questa parte?”
Mi
rassegnai a
rispondergli “Molto.”
“C’è
qualcos’altro
che devi dirmi?”
“Stai
crescendo
così in fretta, Adam, che ho paura di chiudere gli occhi e
di ritrovarmi
improvvisamente a quando andrai al college.”
“Mamma!
Ho solo 4
anni.”
“Fra
pochi mesi
ne avrai 5.” sorrisi tristemente
“Bè..mancano
ancora 13 anni…”
“E
questi
passeranno subito.”
“Ti
voglio bene,
mamma.”
“Anch’io
te ne
voglio, piccolo.” focalizzai la mia completa attenzione sulla
strada, segnando
la fine di quella conversazione
Adam’s POV
Non
so cosa pensavano
quei due. Okay…avevo solo 4 anni ma non per questo ero
stupido. Si vedeva
lontano un miglio che Kyle era mio padre. Mi stavo solamente chiedendo
quanto
volevano aspettare prima di farmelo sapere ufficialmente. Eravamo due
gocce d’acqua,
io e mio padre, quindi non capivo perché continuavano a
evitare di dirmelo. Li
sentivo sempre parlare di me mentre pensavamo che stessi dormendo e
discutevano
appunto su quando dirmelo.
E
poi c’era un’altra
cosa che non mi dicevano, o meglio che non si dicevano. Ero
l’unico che aveva capito
che quei due si amavano ancora? No, perché tutti quanti
l’avevano capito,
tranne i diretti interessati. Ero triste quando sentivo la mamma
piangere di
notte quando era convinta stessi dormendo. Vedevo come si guardavano
quando
passavamo del tempo tutti e tre insieme. Mentre giocavano con me si
rubavano
sguardi. Erano proprio ingenui
Dovevo
fare
qualcosa…ma cosa? Decisi di chiamare la mia alleata
speciale: zia Lori. Lei sì
che sapeva cosa fare in situazioni di questo tipo.
|
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Capitolo 10 *** Incontri in Discoteca e Gelosia ***
@ele85: mi
dispiace dirti che…bè non posso dirtelo,
perché tanto
lo scopri quando leggi questo capitolo….però,
vabbè, dico solo che Kyle nei
prossimi capitoli sarà molto geloso..e non dico altro. Adam
è un genio e io lo
adoro. In questo capitolo vedrete cosa ha appena cominciato a
macchinare con la
cara zietta Lori…eheh. Buona lettura
@hope52:
appunto! Sono pienamente d’accordo con te. I
genitori di quel povero bambino sono entrambi così ingenui
che mi viene da
piangere. Invece di affrontarsi girano in tondo, e credono di sapere
tutto,
quando in realtà anche loro figlio sa più cose di
loro. Ci saranno altri Adam’s
Pov. Spero che quest’ultima notizia ti piaccia
@scar12:
anch’io sono stufa di Kyle che tratta Jessi come
pattumiera. Uffi. Però vedremo ancora per un po’
Bipolar’s Kyle. Mi dispiace.
Sigh
Capitolo 9: Incontri in
Discoteca e Gelosia
Jessi’s POV
“Potreste
ripetermi perché dovrei lasciare casa mia e depositare
mio figlio a casa Trager e uscire?” chiesi ancora, stufa
“Tesoro,
noi lo facciamo solo per te. Siamo stufe di
vederti sempre col musone per Kyle. Il
mare è pieno di pesci.” mi disse
Hillary sorridendo maliziosa “E noi
stasera te ne procureremo uno..”
“Ma
non sono mai stata in discoteca.” protestai
“Appunto.
Dai, stasera ti portiamo a vivere.” mi disse Lori
ridendo “Ti rilasserai, berrai e forse ti porterai a letto
uno sconosciuto”
“La
vedo dura.” borbottai
Eravamo
all’entrata di uno dei locali più in di Seattle e
io ovviamente non volevo essere lì. Che diamine, potevo
passare una serata a
ridere e scherzare con Adam, o tra le braccia di Kyle, e invece mi
toccava
uscire con queste due che volevano che andassi a letto con il primo che
mi capitava
sotto tiro. Sospirai quando vidi Hillary flirtare con il buttafuori per
evitarci la coda. E come per magia eravamo dentro. La luce era davvero
minima e
per arrivare al cuore del locale era necessario fare delle scale. E
mentre le
facevamo la musica diventava sempre più alta e mi ritrovai
eccitata all’idea di
divertirmi anch’io.
Ci dirigemmo
verso il bancone del bar
“2
sex on
the beach” chiese Lori
“E per
lei un ‘hot pussy’” disse Hillary. A
questo nome le
mie guance diventarono rosse…come si faceva a chiamare un
cocktail così?
Il barista mi
fece l’occhiolino “Qualcuno ha intenzione di
divertirsi stasera..” addusse malizioso. Lo ignorai
diventando ancora più
rossa, colore con andava molto bene con il mio abitino verde acqua.
“Rilassati,
Jessi. Ti adocchiamo qualcuno noi.” disse Lori
prendendo il suo drink e cominciando a berlo
“Scusate..vado
un attimo in bagno ad incipriarmi il naso”
mentii dirigendomi verso il bagno più vicino. Mi sentivo
fuori dal mio
elemento..questo non era il mio mondo. In bagno mi fissai allo
specchio. I miei
capelli mossi lasciati sciolti. Facevo fatica a riconoscermi. Presi un
gran
respiro prima di uscire dal bagno e scontrarmi con qualcuno
“Mi
dispiace.” sentii una voce maschile dirmi. Alzai lo
sguardo e rimasi scioccata. Chi era questo ragazzo? Oh mio
Dio….era così, così
“No..è
colpa mia.” sussurrai, stupefatta
“Io
sono Blake.” mi diede la mano e la strinsi. Sentii
immediatamente qualcosa dentro “E tu sei?”
“Jessi.”
sorrisi come un’idiota “Scusa…le mie
amiche mi
aspettano…”
“Bè,
posso sempre portarti dove sono le tue amiche.” disse
nervoso
“Certo.”
sorrisi
“Ah
finalmente!” disse Lori vedendomi arrivare. Ma appena
mi vide accompagnata mi guardò incredula “Jessi,
jessi…non ci presenti il tuo
amico?”
“Veramente
l’ho appena conosciuto—“
“Sono
Blake” sorrise e mi sciolsi come neve al sole
“Loro
sono Lori e Hillary.”
“Ecco
il tuo drink.” disse Hillary passandomelo
“Grazie.”
lo mandai giù “Caspita!” era forte
“Non
bevi di solito?” mi chiese Blake
“Non
proprio.” confessai
“Blake
ti dispiace se parliamo un attimo con Jessi?” disse
Lori, ma non attese una risposta. Ci allontanammo un poco da lui
“Okay…il piano
mio e di Adam è che tu fai ingelosire Kyle e poi voi due vi
mettete insieme—“
La interruppi
“Hai come alleato mio figlio? Hai messo in
mezzo Adam?” chiesi irritata
“E’
lui che mi ha chiesto aiuto! Comunque vedo che Blake ti
piace…quindi parlaci.” mi spinse verso quel
ragazzo che aveva i capelli biondi
e gli occhi verdi, come i miei
“Ti va
di ballare?” mi chiese. Annuii e allora mi prese per
mano e mi portò in mezzo alla pista
Ore dopo mi
trovavo ad un tavolino a parlare con lui del
più e del meno
“Meno
male che sono uscito stasera.” mi disse
“Perché?”
chiesi confusa
“Perché
ho incontrato te. Pensa te, volevo rimanere a casa
a guardarmi un film..”
“Anch’io.
Sarei volentieri rimasta a casa a fare giochi di
società con mio figlio—“
“Hai
un figlio?” chiese stupito “Wow..” mi
sorrise “Di
solito le mamme non sono così…”
“Così
come?” chiesi sulla difensiva
“Così
in forma.” cominciò a fare cerchi sulla mia mano
“Quanti
anni ha?”
“Quasi
cinque.” gli dissi
“E il
padre?” chiese curioso
“Il
mio ex.” dissi senza pensare. Kyle era davvero un mio
ex? “Vai al college?”
“No.
Cioè..non proprio. Ho appena iniziato come
specializzando al Northwest Hospital & Medical Center. Lo
conosci?”
“Fin
troppo bene..” borbottai
“Perché?”
“E’
dove lavora il mio ex. Probabilmente lo conosci.”
“Davvero?
Chi è?”
Sospirai
“Kyle Trager.”
“Quel
Kyle Trager?” chiese stupito. Anuii
“Io
dovrei andare…”
“Dammi
il tuo numero, per favore.” mi guardò implorante
Sorrisi e glie lo
diedi “Ci sentiamo.”
“Aspetta.”
mi afferrò per il polso e mi girò in modo che i
miei occhi incontrassero i suoi. Sentii le farfalle nello stomaco. Mi
baciò la
guancia “Ti chiamo.” e mi lasciò andare
Nei giorni
successivi non feci altro che passare ore al telefono
con Blake a parlare del più e del meno, e a vederci appena
avevamo un attimo
libero. Nonostante fossi completamente felice, sentivo qualcosa che non
andava…ed
era Kyle. Ma non è che lo stessi tradendo. In fondo non
stavamo insieme, e dato
che eravamo in un paese libero potevo fare tutto quello che volevo, ma
mi
sentivo comunque in colpa perché ignoravo le sue chiamate e
lo vedevo solo se
strettamente necessario.
Blake era una
boccata d’aria fresca e non me la sarei lasciata
sfuggire, anche a costo di evitare Kyle…era lui quello che
non voleva stare con
me, adesso, e io l’avrei accontentato cominciando ad uscire
con Blake
Kyle’s POV
Erano passate
due settimane da quando Jessi si era
presentata all’ospedale per farmi quella sorpresa e da quel
giorno aveva fatto
di tutto per evitarmi. Non ci eravamo più incontrati da
soli, ma solo in
presenza di Adam, e in quelle occasioni era stata fredda con me, e
aveva
parlato al telefono dozzine di volte ridendo come una ragazzina al
telefono con
il ragazzo che le piace…questa cosa non mi piaceva per
niente. Avevo chiesto
qualcosa al riguardo ad Adam che mi aveva guardato maluccio e aveva
deciso di
non dire niente. Ed ora ero nel mio ufficio, geloso come non mai, e un
po’ arrabbiata
dall’atteggiamento di uno specializzando che non mi sapeva di
buono…non lo so
ma mi sentivo minacciato da quello, che poteva essere più
grande di me, ma ero
comunque io il suo superiore. Decisi di andare in mensa e di smettere
d’ignorare
la fame. Appena entrai vidi quel tizio, quel Blake,
all’improvviso alzarsi e
salutare una persona con la mano e correre nella direzione in cui ero
venuto.
Mi girai e vidi una scena che neanche se avessi voluto sarei stato in
grado d’immaginare…la
mia espressione dava l’idea di quanto fossi stupito. Quello
aveva preso in
braccio la mia Jessi. Quello aveva
baciato la mia Jessi sulla guancia!
Chi cazzo si credeva di essere? Stavo letteralmente fumando dalla
rabbia…e
dalla gelosia…ugh! Jessi alzò lo sguardo e mi
vide, probabilmente livido dalla
rabbia, prese quel damerino per mano e entrambi vennero verso di me
“Ciao,
Kyle.” mi sorrise
“Ciao..Jessi.”
dissi freddo “Perché sei qui?”
“Sono
venuta a trovare Blake.” mi guardò sorridendo
maliziosamente
“Ah...”
i miei occhi fissi sui suoi
“Bè,
ci vediamo a casa mia domani con Adam. Ha detto di
riferirti che ti deve raccontare una cosa.” sorrise falsamente
“Certo.
A domani.” risposi facendo trapelare la rabbia
“Quando
mi fai conoscere Adam?” chiese Blake e non ci vidi
più, mi allontanai velocemente da loro e mi sedetti al mio
solito tavolo
“Cosa
c’è che non va?”
chiese Michael
“Non
l’hai vista? Si struscia addosso quel
tipo…cos’ha più
di me quello?!”
“Nulla,
Kyle. Non hai niente da invidiargli” mi rassicurò
Sophie
“E
allora perché ignora me ed esce con quello?”
chiesi
esasperato. Il mondo mi era crollato da sotto i piedi. E quello voleva
anche
conoscere mio figlio! Ecco, voleva distruggere il mio quadretto
familiare, il
mio futuro. Oh, ma non glie l’avrei permesso. Avrei trovato
un modo per
sbarazzarmi di lui. Gli avrei reso la vita all’ospedale un
inferno. Non poteva
impossessarsi della mia famiglia. Nessuno poteva.
“Kyle,
respira.” disse Sophie preoccupata
“Okay…ammetto che
il piano Kyle fa lo stronzo non ha funzionato. Dobbiamo fare
qualcos’altro.”
“Te
l’avevo detto io!” esclamò Michael
“Non
preoccupatevi.” sorrisi malizioso. “Io ho
già un piano”
guardai dove Jessi e quel ruba ragazze erano seduti. Oh sì.
Un piano.
Mise
da discoteca
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Capitolo 11 *** Confessioni e Pianificazioni ***
Capitolo 10: Confessioni e
Pianificazioni
Jessi’s POV
Mi sedetti al
tavolo infondo alla mensa con Blake e sorrisi
felice
“Ha
abboccato, vero?” chiese lui ridendo
“Oh,
sì.” risi con lui “Grazie mille,
Blake.” presi la sua
mano e la strinsi
“Per
me è un piacere aiutarti a farlo ingelosire. Spero
solamente che non mi renda la vita impossibile dato che sono stato
assegnato al
suo gruppo di specializzanti.”
“Kyle
non lo farebbe mai” dissi sicura
“Jessi,
un uomo geloso è capace di qualsiasi cosa. Sto
invadendo il suo territorio e lui farà di tutto per far
vedere chi è il capo.”
mi guardò serio
“No,
tu non conosci Kyle…non ti farebbe mai del male.”
“Scusa
se te lo dico, ma tu sembri così sicura di te…non
ti
pare che ti abbia già fatto soffrire, che ti abbia fatto del
male
volontariamente?”
“Non
dire così.” abbassai lo sguardo sulle mie mani
Sospirò
“Scusa, non volevo—“
“Non
preoccuparti.” gli rivolsi una smorfia “Vorrei
poter voltare
pagina..”
“Ma
non puoi, e lo capisco.” mi guardò e mi sorrise un
po’ triste.
Sapevo che gli piacevo. C’era attrazione tra noi, ma non
riuscivo proprio a
pensare a lui senza sentirmi un po’ in colpa. Ero ancora
convinta che io e Kyle
fossimo destinati, ma se avessi conosciuto Blake prima di questa
situazione con
Kyle… “Comunque…dobbiamo elaborare un
piano. Tu mi tradirai con Kyle, ma
dobbiamo fargli credere che sia stato lui ad indurti in tentazione.
Questo vuol
dire che quando lui si porterà Adam a casa tu ti starai
preparando per un ‘appuntamento’
con me oppure gli chiederai di farti da babysitter…lui
finirà per odiarmi, tu
lo affronterai e finirete insieme.”
“Ma tu
rimarrai mio amico, vero?”
“Certo,
Jessi, perché non dovrei?” prese una forchettata
dell’insalata che aveva nel vassoio
“Non
lo so.”
“Ci
sta guardando, quindi ora non ti agitare. Ti
accarezzerò la guancia e ti bacierò.”
“Ma—“
“Shh”
mi accarezzò la guancia, si avvicinò un
po’ e mi baciò
dolcemente. Non potevo negare che quando le nostre labbra si
incontrarono
sentii le farfalle nello stomaco. Lo baciai a mia volta prima di
sorridergli e
cominciare a mangiare il mio pranzo. E mentre mangiavo e conversavo con
Blake
potevo sentire un paio d’occhi fissi su di me che non mi
mollarono mai un
istante
Il giorno dopo
alle 7 di sera suonarono alla porta. Aprii
e mi trovai davanti un Kyle per niente
felice
“Dov’è
il tuo Blake?”
chiese con disprezzo entrando in casa
“Oggi
non lo vedo.” risposi ignorando la sua ira
“Oh.”
sorrise.
‘Stronzo’ pensai
“Allora, Adam è di la. Oggi
è il giorno.”
“Okay.”
mi prese per mano e andammo insieme in soggiorno
“Ciao,
Kyle!” disse Adam correndogli incontro
“Hey,
Adam.” gli sorrise prima di prenderlo in braccio
“Amore,
dobbiamo dirti una cosa” dissi nervosa
“Certo,
sputate il rospo.” Kyle lo mise a terra.
“Kyle
è tuo padre.” dissi tutto d’un fiato
Non disse nulla
e noi lo guardammo preoccupati
“Adam…se
non ti sto simpatico..cioè mi dispiace di non esserci
stato sempre ma…” Kyle sospirò teso
Adam
sbuffò “Ma ce ne avete messo di tempo prima di
dirmelo. Vi stavo solo osservando e tutte le volte calcolavo quante
probabilità
c’erano che mi dicesse il tutto. E comunque l’avevo
già capito da tempo. Per la
precisione quando siete venuti a prendermi insieme a scuola, e poi dai
pensavate che non vi sentissi quando discutevate sul fatto se dirmelo o
no, o tutte
le volte che la nonna parlava in codice ‘Kyle deve
sapere’ bla bla…Però è stato
divertente vedervi così nervosi. Non c’era bisogno
di scomporsi così tanto, e
siate sinceri una volta nella vita. Vivete di segreti, sentimenti
nascosti…e
sono felice che tu sia il mio altro genitore. Non so se
l’avrei presa
altrettanto bene se fosse stato qualcun altro.”
Lo guardammo
entrambi meravigliati, stupiti, increduli
“Quindi
tu sapevi?” chiese Kyle che ancora non si
capacitava della cosa
Sorrise furbetto
“Certo!”
“Quali
sentimenti nascosti?” chiesi confusa
“Davvero
non ci siete ancora arrivati? E’ così
palese!” ci
fissò esasperato “Non fa niente. Chiamatemi quando
la cena è pronta.” disse
prima di scuotere la testa e andare nella sua stanza. Chiuse la porta
dietro di
sé
“Bè..l’ha
presa bene.” constatai
“Sembra
più intelligente di noi.” mormorò
“Già.”
annuii
“Perché
stai con Blake?” cambiò improvvisamente discorso
Lo guardai
stranita “Perché non dovrei stare con
lui?”
“Perché
puoi fare di meglio, e poi perché non mi hai detto
nulla? Pensavo ti fidassi di me…”
“Kyle,
noi non siamo proprio amici…” spiegai
“Ce
l’hai ancora con me per quello che è successo
quando
sei venuta a trovarmi all’ospedale? Jessi, sai che mi
dispiace, però ritengo
che tu stia esagerando. D’accordo, ti ho respinta, ma non per
questo dovevi
andare con un altro.” disse alterato
Presi a
respirare profondamente per non arrabbiarmi “Blake
non è l’altro, Kyle. Io e te non stiamo insieme,
ricordi?”
“Ma—“
“Niente
ma. Sei tu quello che dice:” cercai di imitare la
sua voce “E’ solo sesso, solo divertimento, nessun
legame, solo sano e puro
sesso.”
“Non
mi pare che tu ti sia opposta all’idea. Eravamo in
due, sai com’è” disse sarcastico
“Non
mi sono opposta perché era meglio farmi usare che non
averti affatto.” gli urlai contro perdendo la pazienza
“Bè…”
rimase senza parole
“Kyle,
senti, non voglio litigare, okay? Lo so perché non
vuoi che io esca con Blake.”
“Davvero?”
“Sì.
E’ perché così non posso più
venire a letto con te.”
“E’
questo quello che pensi di me? Uno che usa una donna a
suo piacere, senza provare sentimenti né emozioni? Cavolo,
Jessi, pensavo mi
conoscessi.” mi guardò deluso
“Anch’io
pensavo di conoscerti, ma poi ho capito che siamo
cambiati. Tu sei cambiato. Non sei più il dolce altruista
Kyle che sapeva
capirmi al volo. Sei un estraneo che quando ho deciso di confessare i
miei sentimenti
ha allontanato ogni possibilità per me di parlartene quando
mi ha riso in
faccia dopo aver passato insieme una delle notti più belle
della mia vita.”
Scosse la testa
“Forse è meglio preparare la cena o
chiamare il takeaway…”
“Hai
perfettamente ragione.” evitai il suo sguardo per
nascondere le lacrime che rischiavamo di uscirmi dagli occhi prima di
prendere
il telefono e contattare il ristorante indiano
Kyle’s POV
“Sei
un idiota.” mi disse Lori guardandomi con
disapprovazione “Ma che consigli ascolti?!”
“Hey!”
protestò Sophie “Di solito funziona. Alla fine lei
ci stava, no?” si difese
“Ragazze,
calme.” disse Declan ristabilendo la calma nel
mio salotto
“Cosa
facciamo?” chiese Michael sbuffando
“Non
lo so..” mormorò Sophie
“Oh,
ora Miss so tutto io ha chiuso la bocca” disse acida
Lori
“Basta!”
esclamò Declan
“Senti,
almeno io ho provato ad aiutarlo! Tu, invece, cos’hai
fatto?!” ribattè Sophie
“Avete
rotto.” dissi catturando l’attenzione di tutti
quanti “Vi ho fatto venire qui per farmi aiutare, quindi per
favore smettetela
di litigare e cerchiamo insieme di elaborare un piano.”
“Hai
ragione.” disse Sophie
Lori
sospirò “Kyle, io sono dalla tua parte, sempre, e
devo
dirti una cosa…”
“Cosa?”
chiesi preoccupato
“La
devi smettere di giocare con lei. Dille la verità una
volta per tutte.”
“No,
amico, non farlo! E se ti respinge?!” esclamò
Michael
terrorizzato
“Io
dico solo che la devi smettere di trattare male Blake.
Non ti ha fatto nulla.” constatò Sophie seria
“Quello
mi sta portando via Jessi!” dissi esasperato
“Te la
sta portando via perché tu l’hai trattata
male”
Declan mi guardò torvo
“Okay,
ho sbagliato a trattare Jessi così. Vuol dire che mi
comporterò come il Kyle di sempre,
d’accordo?” chiesi
“Va
bene, però secondo me devi continuare a trattare Blake
male.” borbottò Michael
“Io
concordo con Michael” sorrise Declan
“Chissene.”
sbuffò Lori “Quello che dobbiamo fare è
ripristinare la tua immagine agli occhi di Jessi. La inviterai a cena e
questa
volta non per portartela a letto. La porterai dove cavolo vorrai, vi
divertirete,
scherzerete, chiacchiererete---“
Sophie la
interruppe “Lei non uscirà mai con lui. Ha una
storia con uno e non può andare ad un appuntamento con
Kyle.”
“Inventa
una balla, amico, dille che dovete parlare in
generale, che dovete chiarire, rafforzare la vostra amicizia.”
“Secondo
me non ci sta.” borbottò Michael “Io se
fossi in
lei non uscirei con te dopo tutto quello che le hai fatto.”
“Ma
grazie, amico” sbottai sarcastico “Grazie
infinite!”
“Non
te la prendere con Michael.” rispose difendendolo
Sophie “Neanche io al posto di Jessi ti darei
un’occasione, ma dato che noi non
siamo lei speriamo per te che te la dia.”
“Sono
un disastro.” sussurrai
“Chi
vuole un po’ di caffè?” chiese Declan ma
lo ignorammo
tutti
“Secondo
me abbiamo bisogno di un'altra persona.” disse
Lori sorridendo
“Chi?”
la guardammo sorpresi
“Non
dire quella sciacquetta di Hillary.” mormorò
Sophie
“Non
intendevo lei.” la guardò male
“E
allora chi?” chiese curioso Michael
“Adam.”
la guardammo come se fosse pazza “Pensateci un
attimo. Vive con Jessi, conosce quasi tutti i suoi movimenti, odia
Blake, e
vuole che tu e Jessi ritorniate insieme.”
“Davvero?”
chiesi incredulo
“Mi ha
chiamato Dottor Trager?” disse entrando nel mio
ufficio
“Sì…il
tuo cognome?”
“Cameron.”
mi guardò curioso
“Portami
un caffè, nero, senza zucchero e poi vai in
tintoria a recuperare i mie capi, ecco” tirai fuori la
ricevuta e glie la diedi
“Poi ritorna qua e metti in ordine alfabetico tutte le
cartelle del mio ufficio
e ricontrolla tutti i pazienti che ho avuto questa settimana e che non
sono
ancora stati dimessi.”
Mi
guardò stupito
“D’accordo…” fece per uscire
dal mio
ufficio quando si voltò e mi sorrise
“Dimenticavo…Jessi la saluta.”
“Come?”
chiesi confuso
“Sta
mattina quando se n’è andata da casa mia mi ha
detto
di salutarla.”
Ruppi la matita
che avevo in mano “Vai
a lavorare.” ringhiai “Cazzo!” esclamai
quando la porta si chiuse dietro quel
tizio…ecco, mi faceva dire anche le parolacce, questo.
Scusate ma non ho
proprio il tempo di rispondere alle
recensioni. Risponderò a tutto quando torno. E’
l’una di notte e non ho ancora
finito di far la valigia. Spero che il capitolo vi piaccia. <3
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Capitolo 12 *** Elaborazioni, Tradimenti, Discussioni ***
@kasya: grazie
mille per i complimenti. Kyle e Jessi sono
bellissimi insieme. la coppia Kymanda faceva non schifo, di
più.
@ele85: per me
Blake è neutro. Non lo detesto né lo amo
particolarmente. Certo Kyle e Jessi vivrebbero decisamente meglio senza
di lui.
Ma volevo che Kyle capisse certe cose e che aprisse gli occhi ed
è per questo
che questo tizio è spuntato fuori dal nulla. Non odiarmi per
questo. Io credo
che a questo punto della storia Blake sia un personaggio di una certa
utilità.
Poteva chiamarsi Thomas, Matt o ancora Hayden, solo che ho scelto Blake
perché
lo trovo un nome carino. :P Comunque capisco la tua avversione nei suoi
confronti, e ti dico che come supporter di Kessi è
necessario odiarlo, come si
odia Amanda. L’unico motivo per cui non lo detesto
è che lo sto usando, e anche
Jessi lo sta usando…quindi…sì ho fatto
un po’ di confusione. Unica richiesta
che ti devo fare prima di leggere questo capitolo è..non
arrabbiarti per quello
che succede, ti prego. Baci
@scar12: lo
spero anch’io, tanto. Spero che si rimettano
insieme e che Jessi molli Blake, anche se credo che adesso di quello
che io
spero Jessi se ne fa un baffo. Non potranno tornare insieme, almeno non
adesso,
e non ancora per un bel po’, e non sai quanto mi dispiace.
Grazie mille per la
recensione e buona lettura
@hope52:Anch’io
adoro Adam ed è sicuramente il mio
personaggio preferito. E’ un figo. Ritengo allora che la
prima parte del
capitolo ti piacerà molto dato certi discorsi che Adam fa al
suo papino…e non
preoccuparti, non mi ammazzo perché non posso rispondere.
E’ solo che ci tengo
perché chi recensisce decide di dedicarmi il proprio tempo
per farmi sapere
cosa pensa e io lo apprezzo e sento il bisogno di ricambiare.
E’ per questo che
ci tengo a rispondere. Quindi grazie per la recensione.
Cercherò di postare il
prossimo capitolo domani. Non faccio promesse, ma ci proverò
dato che l’ho già
scritto a mano e devo solo riscriverlo al computer. Baci
Capitolo 11: Elaborazioni,
Tradimenti, Discussioni
Kyle’s POV
Poggiai la testa
sulla scrivania del mio ufficio. Erano
passati 3 minuti e 43 secondi da quando Blake Cameron aveva lasciato il
mio
antro guadagnando punti con il suo ‘Jessi la
saluta’, rendendomi partecipe di
quella tresca amorosa che se fosse dipeso da me non sarebbe mai
esistita. Ma non
dovevo pensare male, no, Jessi sicuramente era passata da lui quella
mattina
stessa per portargli un caffè, o per fare una passeggiata
mattutina. Questo non
voleva dire che avevano passato la notte insieme o peggio che l’avessero
trascorsa senza chiudere occhio,
troppo presi da altre attività..più cercavo di
non pensarci e più m’immaginavo
la mia Jessi tra le sue braccia, le sue labbra sulle sue. Cavolo questa
incertezza mi stava uccidendo
La porta si
aprì “Ecco il suo caffè”
disse sorridendomi e
porgendomi la tazza
La guardai
nauseato “ Cosa ti avevo chiesto?” mormorai
“Caffè
nero, senza zucchero.”
“Non
ne ho più voglia.” dissi allontanando la tazza
“Voglio
un vanilla latte di Starbuck’s con un po’ di
cannella e un croissant alla
marmellata” sorrisi diabolicamente
“Ma
devo andare in tint—“
“Vai
in tintoria, poi da Starbuck’s e poi ritorna qua.”
Cominciò
a borbottare “Che stronzo..”
“Sai
che potrei licenziarti per questa tua dichiarazione?”
mi guardò incredulo
“Dimenticavo…potresti chiamare il mio avvocato e
fissarmi
un appuntamento?” chiesi “Cameron, se riesci a fare
tutto quanto in 24 ore
potrai assistere a tutte le operazioni per una settimana.”
Mi sorrise
“A dopo” e se ne andò
Un po’
mi faceva pena, infondo se non avesse avuto quella
specie di relazione con Jessi mi sarebbe stato simpatico
Uscito
dall’ospedale 10 ore dopo era sera. Salii in
macchina e chiamai Lori
“Ciao,
Kyle”
“Ciao,
Lori.” sorrisi “Adam è lì con
te?”
“Sì,
sono andata a prenderlo a scuola e adesso siamo a casa
tua”
“Perfetto.
Io sto arrivando.”
Mentre guidavo
verso casa i miei pensieri negativi si erano
improvvisamente dissolti e pensavo soltanto a ciò che
sarebbe accaduto in
futuro, se Jessi avesse mollato Blake per ritornare da me. Insieme
saremmo
andati a vivere in un villa carina in periferia e avremmo finalmente
formato
una famiglia felice. Certo non sarebbe stato tutto rose e fiori ma non
erano
certo quelli a spaventarmi. Le mie vere intenzioni non erano mai
cambiate, il
mio amore per lei non era di certo diminuito, nonostante
l’avessi nascosto ,per
paura di essere respinto di nuovo, schermato
con arroganza e egoismo tanto che Jessi aveva accettato
quei squallidi
incontri con me e aveva celato i suoi sentimenti per paura di perdermi.
Me
l’aveva detto chiaro e tondo 2 settimane prima, quando
l’avevo vista per
l’ultima volta. Da allora non rispondeva più alle
mie chiamate ma lasciava che
fosse Adam a farlo e utilizzava Lori come intermediaria. Infatti era
quest’ultima che mi portava Adam e glie lo riportava
indietro. Capivo che fosse
arrabbiata e ferita ma anch’io lo ero e questa situazione
rendeva tutto ancora
più insopportabile. Avevamo
entrambi
torto, no, anzi, era solo e soltanto colpa mia, e mi sentivo
terribilmente in
colpa per averla indotta ad accettare quel rapporto solo sesso, per
aver fatto
sì che lei mi odiasse ancora una volta. Volevo rimediare,
volevo chiarire con
lei…se solo me l’avesse lasciato fare.
Entrai in casa
mentre tutti erano già lì, intenti a
mangiare italiano
“Ciao,
Kyle.” dissero
“Ciao,
Papà” mormorò Adam troppo concentrato a
mangiare la
sua porzione di lasagne
“Ciao
a tutti, c’è ancora da mangiare?” chesi
“Certo.”
disse Sophie alzandosi da terra e poggiando il suo
piatto su un tavolo “In cucina.”
“Andammo
in cucina “Cosa c’è?” chiesi
confuso quando vidi
la sua faccia contrarsi in una smorfia
“Adam
è abbastanza incazzato.” prese un piatto e mi
servì
una porzione di lasagne
“E
perché è arrabiato? E con chi?”
Entrò
in quel momento Lori “Vuoi sapere perché tuo
figlio è
arrabbiato con te?” mise le mani sui fianchi
“E’
arrabbiato con me?”
“Certo!”
esclamò Declan entrando in cucina
“Perché stai
facendo soffrire Jessi, ancora. Fa finta che sia tutto okay ma Adam sa
che
piange….”
“Non
pensavo stesse così male.” mormorai stupito. Era
lei
quella che se la faceva con un altro
“Bè
sta male.” ci mancava solo Michael “Quandi ora va
da
tuo figli e parlaci.”
“Okay…”
mormorai incerto. Avevo perso Jessi, non potevo
perdere anche mio figlio. Presi il mio piatto e una forchetta e andai a
sedermi
accanto a lui
“Hey…”
dissi cauto
Alzò
lo sguardo dal piatto e mi fissò, i suoi occhi azzurri
decisamente più scuri del solito non rispecchiavano i miei
preoccupati “Io
voglio solo che Jessi sia felice, come certamente voglio tante altre
cose, come
per esempio la pace nel mondo, o rivedervi insieme..ma se tu non sei in
grado
di renderla felice, Kyle, sarei disposto ad appoggiare chiunque a lei
andasse a
genio purché non la facesse piangere. So che la ami e anche
lei, nonostante
tutto, ti ama, forse anche troppo. Ma lei ha già sofferto
tanto e quindi ti
chiedo solo di essere sincero, di comportarti come il Kyle di cui si
è
innamorata anni fa, perché senno perderai non solo Jessi, ma
anche la mia
ammirazione.” Davvero aveva solo 4 anni questo bambino? Era
riuscito a dirmi
tutto quello che probabilmente tutti pensavano ma che forse non avevano
il
coraggio di dirmi
“Tu
sai tutto?”
“Lei
ti ha perdonato l’errore di anni fa e te lo avrebbe
anche detto, ma tu hai rovinato tutto. Le hai spezzato il cuore e mi
dispiace
ammetterlo ma Blake la fa ridere, le fa dimenticare tutti i suoi
problemi, e io
non l’ho mai vista così felice se non nei ricordi
di quando stavate insieme”
“Sono
stato uno stupido, anche se l’unica cosa a cui miravo
è tornare con lei.”
“Hai
sbagliato tattica. Chiama gli altri, ho un piano.”
5 minuti e 7
secondi dopo Adam era davanti a noi, tutti noi
lo guardavamo scrivere su un foglio il ruolo di tutti
“Questo
weekend ormai è sfumato, anche se papà, tu puoi
sempre provare a chiamare la mamma. Sappiamo tutti che non ti
risponderà quindi
lascia un messaggio in segreteria chiedendo di parlarle, dicendo che
dovete
chiarire.” mi suggerì “Domani Blake
probabilmente verrà a casa nostra e io
casualmente sentirò nostalgia di casa e papà
sarà costretto a portarmi a casa
prima interrompendo le chiacchierate di mamma e Blake. Forse
riuscirà anche a
parlarle….no, dubito.” corrucciò la
fronte pensieroso prima di sorridere
furbamente “Zia Lori che ne pensi di una giornata di shopping
con la mamma? E
perché non vai anche tu, Sophie?”
Lori lo
guardò e all’improvviso spalancò la
bocca
completamente meravigliata “Sei un genio! Il mio nipotino
è un genio!” sorrise
maliziosa “Kyle, io, Jessi e Sohpie andremo a fare
shopping..che bella cosa se
c’incontrassimo casualmente con te al centro commerciale! Che
coincidenza!”
“Adam
sei troppo un figo” disse Sophie scompigliandogli i
capelli
“Batti
cinque” Declan gli batté il cinque e lo stesso
fece
Michael
“Apprezzo
tantissimo il tuo aiuto” gli sorrisi e lui
ricambiò. Gli scompigliai i capelli affettuosamente
“Ti voglio bene.”
“Anch’io,
papà” rise prima di tornare serio “Ora
ho bisogno
io di una mano.”
“No…cos’hai
combinato?” chiese Lori preoccupata
“Si
tratta di Candy..non vuole più essere mia amica, e a me
dispiace perché lei è simpaticissima, carinissima
con i suoi occhi color
nocciola e i capelli lunghi castani—“
“Sembra
che tu abbia una cotta per lei” ridacchia
“No! A
me piace Allison, la bambina più carina della
scuola.”
“Secondo
me ti piace di più Candy…” constatai e
lui mi
guardò male. Allora risi davanti al suo rifiuto di accettare
che aveva una
cotta per Candy
Jessi’s POV
“Mi
dispiace” mormorai cercando di tranquillizzarlo
“Urgh..non
lo sopporto più” disse Blake frustrato
mettendosi a sedere sul divano
Eravamo a casa mia e
lui aveva appena finito di raccontare cosa gli stava facendo passare
Kyle
all’ospedale.
“Sta
cercando di farmi rinunciare a te…mi sta trattando
come se con valessi nulla per dimostrare che lui è superiore
a me e che
dovrebbe essere lui il tuo ragazzo. Mi sembra di essere in una nuova
versione
de ‘Il diavolo veste Prada’ solo che qui Miranda
Presley si chiama Kyle Trager,
veste un camice e un sorriso per tutti, tranne che per il sottoscritto,
ovviamente.” sbuffò
“Vuoi
che parli con lui?”
“No,
non ancora, dobbiamo fargli credere che io non sia
turbato..”
“Sei
sicuro?” gli chiesi prendendolo per mano e baciandogli
la guancia
“Mi
piaci davvero, e se non fossi così innamorato di Kyle
cercherei di farmi amare da te, farei carte false per
averti…” mi sussurrò
all’orecchio prima di baciarmi dolcemente
Mi rilassai
immediatamente mentre sentivo le sue labbra
muoversi sulle mie e istintivamente sorrisi
“Forse
potresti farmelo dimenticare” mormorai contro le sue
labbra
Interrupe il
contatto e mi guardò malizioso
“Forse…” mi
baciò di nuovo, sta volta però con passione e io
non potei fare altro che
assecondarlo. Le mie braccia finirono intorno al suo collo mentre le
sue mi
circondarono la vita . Interruppi il bacio
“Cosa—“ cominciò ma non fece
in
tempo a finire che lo avevo spinto sul divano e gli ero salita sopra a
cavalcioni. Lo guardai maliziosa
“Aiutami
a dimenticare, allora.” lo implorai
“Con
grande piacere.” mise le mani sui miei fianchi e mi
sorrise. Lo baciai, desiderosa di lui, desiderosa di dimenticare
Kyle…non so se
avrebbe funzionato ma ero disposta a tutto pur di non provare
più quel dolore,
quella fitta al petto che mi faceva piangere in continuazione.
Completamente
persa tra le sue braccia mi dimenticai di tutti i miei problemi che
tornarono a
galla appena mi accorsi che non rispondeva più ai miei baci
“C’è
qualcosa che non va?” lo guardai confusa
“No…è
solo che siamo sul divano, in salotto…”
Mi alzai dal
divano, lo presi per mano e lo condussi nella
mia stanza. Chisui la porta dietro di noi prima di riprendere a
baciarlo, con
urgenza. Mi spinse sul letto prima di essermi subito sopra.
Infilò le mani
sotto la mia maglietta e me la tolse velocemente.
“Gancetto
davanti…pratico.” disse riferendosi al mio
reggiseno. Cominciò a baciarmi e a mordermi il collo mentre
le sue dita
trattavano ogni millimetro di pelle esposta. Si fermò solo
quando raggiunse il
reggiseno. Me lo sganciò e me lo levò. Gli tolsi
la maglietta e ammirai il suo
torace scolpito prima di mettermi seduta e ricoprirlo di baci. Ci
spogliammo,
le nostre labbra che s’incontravano continuamente. Non volevo
perderle, non
volevo perderlo. Mi sentivo libera di fare le mie scelte, non mi
sentivo in
colpa. Io non stavo tradendo Kyle. Stavo soltanto per fare sesso con
Blake, il
mio ragazzo. Mi baciò lentamente e ci congiungemmo. Fu
dolce, lento, le sue mani
mi accarezzavano dolcemente, le sue labbra mi baciavano adorabilmente,
senza
fretta. Era
così che volevo fare
l’amore, non di fretta, non barbaramente, violentemente. Mi
aveva fatto
riscoprire il fare l’amore, non il sesso, le carezze, i baci
teneri, la
dolcezza e il significato di quell’atto. Io con Blake stavo
bene…ero stato bene
quando eravamo andati a letto insieme, gli volevo bene, e volevo darci
una
chance.
Ore dopo ero
ancora stretta nel suo abbraccio mentre
parlavamo del più e meno. Le nostre dita erano intrecciate,
e i nostri discorsi
erano interrotti dai baci che ci scambiavamo, dalle carezze che
riservava alle
mie braccia o ai miei capelli. Tra noi c’era una grande
compatibilità, e una
grande intesa, seconda soltanto a quella con Adam…e con
Kyle. Sospirai
tranquilla prima di mettere le dita tra i suoi capelli biondi e
accarezzarli
“Te ne
penti?” mi chiese guardandomi negli occhi
Ammirai i suoi
verdi e sorrisi. “No.” strinse la presa
sulla mia vita
“Non
voglio rovinare il momento, ma credo che potrei
innamorarmi di te, Jessi.”
“Anch’io,
Blake, potrei.”
“Ma
non lo farai. So che tornerai da lui” sospirò
prima di
baciarmi la fronte
“Se lo
sai perché allora mi stai vicino?”
“Carpe
diem, Jessi, la vita è troppo breve per non viverla,
e io la sto vivendo con te, Jessi. So che soffrirò quando
tutto finirà, ma avrò
i ricordi e forse la tua amicizia..”
“Certo
che avrai la mia amicizia, Blake.” gli sorrisi
“Vuoi
fare il piccolo filosofo?” risi prima di diventare
improvvisamente seria “Se
potessi…”
“Ma
non puoi”
“Ma io
voglio.” lo baciai
“Sarebbe
bello, vero?” mi sorrise tristemente
“Sarebbe
magnifico, Blake.” Cavolo…se l’avessi
conosciuto
prima di tutta questa situazione con Kyle…
“Stammi
vicino, Jessi.” sussurrò mentre mi accarezza il
braccio
“Non
ho intenzione di andarmene.” lo baciai dolcemente
“Per
il momento.” puntualizzò
“Per
il momento.” ripetei avvicinando ancora una volta le
sue labbra alle miei
In
quell’istante suonò il campanello
Kyle’s POV
Suonai il
campanello dell’appartamento di Jessi mentre tenevo
per mano Adam. Cosa completamente inutile dato che avevo le chiavi di
casa; ma
volevo assicurarmi che Jessi fosse a casa sana e salva e soprattutto da sola.
Aprì
la porta e sorrisi quando vidi i suoi occhi brillare
“Ciao.”
disse facendoci entrare. Mi baciò la guancia prima
di prendere in braccio Adam e baciargli la fronte “Ciao,
amore, com’è andata?”
“Benissimo,
papà ed io ci siamo divertiti un botto con
tutti e---perché sei in accappatoio? E cos’hai sul
collo?”
Lo mise
giù e si coprì il collo “Devo fare una
doccia,
tesoro.” evitò il mio sguardo “E sul
collo…ho uno sfogo, ho usato qualcosa
e…uhm”
“Jessi
ti potrei parlare un attimo?” le chiesi sospettoso.
Non poteva essere…Nah, non lo avrebbe mai
fatto…ma quello poteva essere
solamente un succhiotto…
“Okay..”
andammo in cucina e intanto tenevo d’occhio la
casa. Nell’aria si sentiva un profumo maschile..
“Ehm..”
cominciai leggermente imbarazzato
“Come
mai siete tornati a casa così presto?” chiese tesa
“Non
c’è un motivo preciso, Adam voleva tornare a
casa..”
“Ah.”
si rilassò “Hai intenzione di fermarti?”
“Mi
stai chiedendo se mi fermo?”
“Esatto.”
mi guardò confusa “Comunque Blake è
qui.” disse
derma e io la guardai accigliato. I miei sospetti rivelatisi veri
“Dai non fare
il finto tonto, sicuramente te ne sarai accorto.” rise
falsamente “Cosa dovevi
dirmi?”
“E’
per questo che sei in accappatoio? E’ per questo che
hai…hai il segno sul collo?” le ultime parole le
dissi con una certa fatica.
L’idea che lui l’avesse toccata, marchiata mi
faceva venire voglia di urlare
“Sì.
Io e Blake siamo andati a letto insieme.” confermò
ciò
che sentivo e mi sentii il mondo crollare addosso. Mi sentii tradito.
Come
aveva potuto?! Come?! Il mio cuore mancò un battito prima di
cominciare a
battere furiosamente tanto che mi misi una mano sul petto
“Era
la prima volta?”
“Non
sono affari tuoi, Kyle.” mi guardò con astio
“Sì,
invece, sono affari miei. Ti sei dimenticata di quello
che è successo?” chiesi esasperato
“Mi
ricordo benissimo Kyle, sei tu che non ti ricordi! Mi
ricordo che tu volevi essermi solamente amico”
“Vuoi
farmi soffrire, Jessi?” chiesi speranzoso perché
sarebbe stato meglio sapere che si stava vendicando invece che sentirle
dire
che provava qualcosa per un altro
“No,
Kyle.” sospirò “Io ci tengo davvero a
Blake.” come non
detto “Senti, non voglio parlarne adesso” si
diresse verso la sua camera
La seguii
“No, ne parliamo adesso, Jessi.” ormai ero
disperato. La porta si aprì per rivelare un Blake
completamente vestito
“Dottor
Trager” mormorò imbarazzato. Lo ignorai
“Jessi…”
cominciai
“Non
adesso, Kyle.” mi liquidò
“Sarà
meglio che io vada.” disse Blake
“Esatto,
vai” dissi brusco
“Kyle!”esclamò
Jessi indignata. Prese Blake per mano
“Scusalo.” sussurrò
“Non
preoccuparti, Jessi.”
“Ti
accompagno alla porta.” gli sorrise e mi sentii male.
Come poteva farmi soffrire così? Come poteva fare la carina
con quel tipo
davanti ai miei occhi? Non sapeva che così mi pugnalava il
cuore?
Li vidi baciarsi
dolcemente davanti alla porta prima che
Blake se ne andasse
“Adam?”
chiamò
“Mamma?”
entrò correndo
“Papà
se ne sta andando..”
“Davvero?
Non rimani un po’?” mi guardò deluso.
Aveva
capito che non eravamo riusciti a chiarire
“Vorrei,
ma ho da fare, domani.” gli arruffai i capelli “Ti
voglio bene”
“Anch’io”
mi fece un sorriso incoraggiante
“Ciao,
Jessi.”
sussurrai e la guardai negli occhi. “Ci
sentiamo, okay?”
“Certo.”
disse sarcastica. La fissai, il mio volto serio
prima di voltarmi e uscire. La porta sbatté dietro di me
Chiamai
l’ascensore e aspettai che arrivasse, la mia mente
completamente vuota. Ero in uno stato di negazione, sì,
negavo l’evidenza. Mi
risvegliai da questa condizione quando salii in macchina e accesi il
motore. In
quel preciso istante la mia momentanea apatia andò perduta.
Spensi il motore e
presi a pugni il volante. Sentimenti contrastanti mi stavano facendo
impazzire.
C’era rabbia, tristezza, dolore che accompagnavano il mio
cuore spezzato. E a
questi si aggiungeva la paura di perderla per sempre perché
ero stato uno
stupido e ne avevo la conferma ogni secondo che passava.
Blake’s POV
Uscito
dall’appartamento di Jessi presi l’ascensore ed
arrivai al piano terra. Sapevo di avere un sorriso da coglione stampato
sul
viso ma non me ne poteva fregare di meno. Jessi era meravigliosa,
fantastica, e
se solo non fosse stata innamorata di Kyle avrei potuto dire di aver
trovato la ragazza. Ma sapevo che
il suo cuore
apparteneva già ad un altro. Cosa potevo fare? Avrei potuto
lottare per lei…ma
mi sembrava una battaglia già persa in partenza. Lei era
tutto quello che avevo
sempre desiderato e mi chiedevo come Kyle avesse potuto farla soffrire.
Come
aveva potuto farla piangere? Se non fosse stato il mio capo
l’avrei volentieri
preso a calci un culo per quello che le faceva patire anche adesso.
Cosa avrei
fatto per poterla avere per sempre…
Salii in
macchina e mi guardai allo specchietto. Già
sentivo la sua mancanza. Allacciai la cintura e stavo per accendere il
motore
quando mi accorsi che Kyle stava andando alla sua macchina, il suo
volto
sembrava perso. Salì in macchina e tirò un pugno
al volante…Ahia…questo non era
un buon segno. Sospirai rassegnato. Dovevo aspettarmi
l’inferno al lavoro il
giorno successivo, ma avrei subito qualsiasi cosa…Jessi
provava qualcosa per me
e questo mi bastava. Speravo solo che il piano saltasse e che lei
decidesse
improvvisamente di stare con me. Ma io ero soltanto uno stupido ingenuo
che
voleva disperatamente credere nell’impossibile
Squillò
il cellulare e risposi “Pronto?”
“Ciao,
Blake.”
“Hey,
Jessi.” sorrisi al suono della sua voce
“Voglio
che tu sappia una cosa…” disse, sentivo la sua
voce
disperata
“Cosa?”
chiesi preoccupato “Jessi, stai bene? Vuoi che
venga su da te?”
“No…stai
tranquillo. Adesso mi passa.” prese un respiro
profondo e scoppiò a piangere
“Io
vengo su, Jessi.” uscii dalla mia auto, ormai Kyle se
n’era andato, ma anche se mi avesse visto non me ne sarebbe
fregato. Jessi era
più importante di tutto questo. Era mia amica, anche se io
speravo in qualcosa
di più.
Corsi verso il
palazzo e appena entrai chiamai l’ascensore
che purtroppo non c’era. Decisi di fare le scale, e le feci
in fretta, i suoi
singhiozzi che m’incitavano ad andare più veloce.
Bussai alla porta e
immediatamente aprì. Riattaccai, misi il cellulare in tasca
e l’abbracciai.
Pianse tra le mie braccia
“Io ci
tengo a te, Blake, davvero…ma allora perché fa
così
male?”
“Sono
qui, Jessi” le accarezzai i capelli mentre lei
continuava a piangere
“Sono
stufa di piangere per lui…” mormorò
versando ora
lacrime silenziose. Le asciugai sorridendole tristemente
“Voglio solo
dimenticarlo.”
‘Sai
che non puoi’ pensai ma non
glie lo dissi. Non
le serviva sentirsi dire quelle cose
“Jessi…” le baciai la fronte
“Ti voglio
bene e…non voglio vederti così, mi fa sentire
inutile.”
Mi
baciò leggermente e sospirò prima di affondare la
testa
nell’incavo del mio collo
“Jessi,
io ci sono, sempre, e ti proteggerò. Te lo giuro.”
continuai ad accarezzarle i capelli. Entrammo in casa e vidi Adam
guardarmi
“Grazie.”
mormorò
Gli sorrisi.
“Ora, Jessi, ti infili sotto le coperte, io ti
faccio una bella cioccolata calda e vedi che ti senti subito
meglio.” la presi
in braccio e la portai nella sua stanza. La misi sotto le coperte e
feci per andarmene
“Blake?”
mi chiamò
Mi voltai
“Sì?” chiesi preoccupato
“Dormi
qui, oggi, per favore.” m’implorò
“Okay.”
mi avvicinai e la baciai velocemente
“Ora
vai a farmi quella cioccolata.” mi sorrise debolmente
“Con
i marshmallow, mi raccomando”
“La tua
cioccolata è in arrivo, sta tranquilla.”
|
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Capitolo 13 *** Frappuccino da Starbucks ***
@hope52:
sì…anche a me dispiace per Blake,
perché è un
bravo ragazzo e si è messo in un gran pasticcio
perché dai….ci tiene già troppo
a Jessi ed è consapevole più di chiunque altro
che tra loro non potrà mai
durare…è masochista. Per quanto riguarda
Kyle….devi assolutamente leggere
questo capitolo e poi fammi sapere cosa ne pensi. Bacioni
@Bella Black: sono contenta che ti
piaccia Adam e
anche che ti piaccia Blake. Grazie mille per la recensione. Spero che
questo
nuovo capitolo sia di tuo gradimento.
@ele85: ecco. Caprone è
la parola adatta per definire
Kyle in questo momento...anche se presto le cose cambieranno, o almeno
lo
spero. Bè Blake è l’opposto di Kyle,
è il suo ‘rivale’ ed era necessario che
fosse anche fisicamente diverso da lui. Biondo, occhi verdi, sorriso
smagliante, è il tipico ragazzo californiano che si era
stufato del caldo e si
è trasferito a Washington, Seattle per studiare medicina.
E’ simpatico, un po’ il
buffone del villaggio e appena ha visto Jessi è come se gli
fosse scattato
qualcosa dentro. A
dirti la verità non
so davvero a chi mi sia ispirata. Sicuramente non ad Amanda dato che il
ragazzo
a mano a mano che scrivo mi sta diventando simpatico mentre Amanda ad
ogni
puntata del telefilm mi veniva voglia di strangolarla…quella
deficiente del
cavolo…comunque non lo so, volevo creare un antagonista per
Kyle, qualcuno che
gli mettesse i bastoni fra le ruote e ho avuto un attimo in cui mi
è venuto in
mente Blake, che inizialmente non doveva né diventare una
persona importante
per Jessi, ma solo uno con cui se la faceva una
notte…comunque…grazie mille per
la recensione e per i complimenti. Mi riempe il cuore di gioia sapere
che la
mia storia ti piace. Bacioni enormi. Channy
@scar12: lo vorremmo
tutti…lo vorremmo tutti, ma è
servito a Kyle per capire che è una specie di mezzo
deficiente patentato….xD
@kasya: no. Blake non è
Amanda al maschile…ma comunque
vedrai che in futuro Blake sparirà per un po’, non
ti preoccupare. Adam è un
genio e lo adoro troppo, come tutti del resto. Come fa a non piacere un
bambino
così? Grazie mille per la recensione. <3
Capitolo
12: Frappuccino da
Starbuck’s
Kyle’s
POV
“Kyle, amico, apri questa
porta, dai.” disse Declan
dopo aver bussato ripetutamente alla porta della mia stanza
Ero andato a casa Trager una
settimana prima, dicendo
all’ospedale che avrei preso una pausa, usufruendo delle
ferie arretrate per
staccare e d’allora mi ero rinchiuso nella stanza del nostro
primo bacio e
n’ero uscito solo se necessario. In vano avevano cercato di
risollevarmi il
morale che adesso si trovava 1000 miglia sotto terra. Jessi mi aveva
tradito.
Tecnicamente, no, ma io mi sentivo così. Lei eran andata a
letto con un altro,
non era stata solo mia e questa consapevolezza mi faceva fremere di
rabbia e di
dolore. Chissà cosa stava facendo in questo momento, forse
se la stava passando
con quel Blake Cameron del cavolo. Come poteva essere così
fredda?
Ora sapevo cosa aveva dovuto
provare Jessi una volta
scoperto il mio tradimento….a pezzi, distrutta, il mondo le
era crollato
addosso, era sconvolta, depressa…e io ora mi sentivo
così.
“Basta con queste
depressioni post-Jessi!” sentii Lori
esclamare prima di vederla fare capolino nella stanza. Ero nella vasca,
seduto
e appena chiuse la porta dietro di se la guardai e sorrisi debolmente
“Ciao.”
sussurrai
“Kyle…”
si sedette sul bordo della vasca
“Lo so, lo so, devo fare
qualcosa…” sospirai
“Reagisci,
okay?” mi prese la mano e la strinse
“Ora..il piano è ancora in piedi, non abbatterti
così. Domani ti voglio
incontrare per caso al centro commerciale, di mattina verso le 11,
sbarbato,
lavato, e sorridente.” si alzò dalla vasca e
sorrise
“Ci sarò,
Lori, non preoccuparti.” le feci un sorriso
che sembrava più una smorfia
“D’accordo”
se ne andò chiudendo la porta dietro di sé
Jessi’s
POV
Sbuffai per l’ennesima
volta con le braccia conserte.
Che cavolo quelle troglodite di Lori e Sophie (che poi loro due insieme
cosa ci
facevano? mica si odiavano?) perché dovevano costringermi ad
andare al centro
commerciale quando non avevo bisogno di nulla.
“Dai che ti
divertirai.” cercò di rincuorarmi Lori
“Urgh…”borbottai
“Sarà una
giornata indimenticabile!” esclamò Sophie
“Io non ci vedo chiaro.
Voi due vi odiate…”
“Stiamo cercando di darci
una chance” disse Lori
evitando il mio sguardo
‘Qua
c’è qualcosa che non va…’
pensai
2 ore e 5 minuti dopo ero
completamente sfinita.
Mi avevano
trascinato per negozi e
costretto a comprare roba. Devo ammettere di aver trovato delle cose
carine,
però…
“Vi prego,
sediamoci.” implorai
“D’accordo.”
mi sorrise complice Sophie e la guardai
stranita
“Perché non
andiamo da Starbuck’s?”
chiese Lori
“L’importante
è che ci sediamo.” dissi esausta
Andammo da Starbuck’s e
chi dovette fare la fila per
tutte? Io, naturalmente
“Per me un frappuccino al
cioccolato.” sentii dire
dalla sua voce….cavolo, ora avevo anche le allucinazioni
“Grazie.” alzai lo
sguardo e lo vidi lì, sorridere educatamente alla commessa
due casse più in là.
Si voltò all’improvviso e i suoi occhi si
illuminarono. Mi salutò con la mano
“Signorina, cosa
ordina?” chiese la commessa attirando
la mia attenzione “Un frappuccino alla vaniglia, un
caffè e un vanilla latte”
pagai e andai al balcone dove si aspettano le ordinazioni
“Ciao, Jessi.”
mi sorrise
“Ciao, Kyle”
feci un mezzo sorriso
“Come stai?” mi
chiese guardandomi preoccupato
“Bene, e tu? Mi hanno
detto che non ti stai facendo
vedere all’ospedale”
La sua espressione da preoccupata
cambiò in triste,
ferita “Te l’ha detto Blake?”
“Sì e anche
Sophie.”
Prese la sua ordinazione
“Jessi…ho bisogno di parlarti”
m’implorò
Arrivarono anche le mie
“Sono qui con Sophie e Lori..”
“Solo 5 minuti”
Sospirai
“D’accordo”
Mi diede una mano con le
ordinazioni e ci dirigemmo al
tavolo dove le due erano sedute
“Ciao, Kyle”
dissero all’unisono
“Vi dispiace se parliamo
un attimo?” chiese Kyle
cortese
“No, tanto dovevamo
andare da Victoria’s Secret…a te
non interessa, vero Jessi?”
Arrossii
“No…”
“Bene, ci vediamo
dopo” e se ne andarono
Ci sedemmo al tavolo e ci guardammo
in silenzio
“Jessi…”
bevetti un po’ il mio frappuccino “Mi
dispiace”
“Ti dispiace per
cosa?” chiesi confusa
“Per tutto. Per averti
proposto il rapporto solo
sesso, per aver reagito così male quando ho scoperto che
stavi con Blake. Ho
sbagliato su tutta la linea e—“
“Okay, Kyle, accetto le
tue scuse” dissi d’impulso
Rimanemmo in silenzio per un
po’, ma non era
imbarazzante, anzi, era confortevole. Che fosse ritornato il Kyle di
sempre?
“Io voglio che tu sappia
una cosa. I miei sentimenti
per te non sono mai cambiati. Avevo paura che mi respingessi
e—“
Lo interruppi “Kyle, cosa
vuoi?” chiesi
“Vorrei…non ha
importanza cosa voglio io ma cosa vuoi
tu. Dimmi sei felice con Blake?” mi sorrise triste
Lo guardai stupita ma non risposi
“Per favore non evitarmi
più, okay? Cercherò di non
mettermi in mezzo tra te e Blake dato che è quello che
vuoi.” si alzò
“Aspetta,
Kyle.” mormorai. Dovevo trovare il coraggio
di dirgli la verità
“Cosa?” chiese
preoccupato
“Grazie.” gli
sorrisi
Fece una smorfia “Non
preoccuparti…posso passare a
prendere Adam, oggi?”
“Certo.” sorrisi
“E volevo riconoscere
Adam, se per te non è un
problema…”
“D’accordo”
mi alzai anch’io. Lo abbracciai
cogliendolo di sorpresa, ma appena si riebbe mi strinse a se. Le sue
mani mi
carezzavano la schiena e una scarica elettrica mi attraversò
Annusò i miei capelli
“Ti amo.” mormorò prima di
baciarmi la fronte, rompere l’abbraccio, guardarmi senza
espressione e
andarsene.
Rimasi lì in piedi,
troppo stupita per far qualsiasi
cosa. Kyle era…..non sapevo cosa dire. Senza accorgermene
cominciai ad andare
in giro per il centro commerciale senza uno scopo
preciso….ripetevo
continuamente le parole che mi aveva detto Kyle senza realmente
comprenderle…lui
continuava ad amarmi…lui mi amava, nonostante tutto.
“Jessi!” mi
sentii chiamare e mi voltai appena in
tempo per vedere Lori e Sophie corrermi incontro
“Allora? Non ci racconti
nulla?” chiese Lori
sorridendo felicemente
“Dov’è
Kyle?”
“Se
n’è andato.” mormorai
Mi guardarono confuse
“Cos’è successo?”
“Mi ama.” dissi
normalmente
“Quindi ora siete tornati
insieme?” mi chiese Sophie
speranzosa
“No.” dissi
stranita…ma Kyle voleva stare con me?
“Come no?” Lori
era stupita
“Abbiamo
chiarito.” ero sempre più confusa
“E quindi?”
m’incalzò Sophie
“Mi ha dato la sua
benedizione per stare con Blake?”
chiesi a me stessa, quando ci arrivai….mi aveva lasciata
libera….avevo bisogno
di pensare
“E’ pazzo,
vero?” chiese Sophie a Lori
“Io quando lo
becco….”
“Voglio
andare a casa.” mormorai
|
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Capitolo 14 *** Confessione, Amore ***
Dio scusate!
E’ da fine luglio che non aggiorno. Son imperdonabile, ma non
è dipeso da me, seriamente. Per prima cosa dopo
l’ultimo aggiornamento sono andata a Londra con i miei...e
poi mi sono trasferita lì, quindi ora ufficialmente vivo a
Londra. Ma dato che mio padre fa la navetta tra Milano e Londra,
è ancora un casino. I miei mi hanno regalato un portatile
per Natale dopo che li ho implorati di comprarmi n computer
perché a Londra non avevo assolutamente niente. Quindi
bella. Poi c’è stato il problema internet, modem,
bla bla bla. Fatto sta che ora ho il portatile, ho internet, ma
comunque mi trovo in Italia per le vacanze di metà trimestre.
Per quanto
riguarda questo capitolo..ho scritto l’inizio subito ai primi
di agosto, ma non sapevo mai come concluderlo etc.....
So
già che non vi piacerà quello che
accadrà. Sinceramente non piace neanche a me, ma era
necessario un po’ più di drammi per andare avanti
verso ciò che voglia accada dopo.
Buona lettura, e
mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate.
Bacioni
Channy
Capitolo 13:
Confusione, Amore
Jessi’s
POV
Appena Kyle e
Adam uscirono chiusi la porta dietro di loro, prima di poggiarci la
testa contro. Ero confusa, stremata e preoccupata. Cos’era
successo quella mattina? Non mi era ancora chiaro, ma se non mi
sbagliavo Kyle aveva detto di amarmi, ma mi aveva dato la sua
benedizione per stare con Blake?! Ma stava bene? …alla fine
avevo ottenuto quello che volevo, ma era davvero ciò a cui
miravo, ora? Le cose – da quando avevo appena conosciuto
Blake e avevamo architettato di far ingelosire Kyle- erano cambiate. Io
stavo con Blake? Non lo sapevo ancora con certezza, anche se sapevo di
provare dei forti sentimenti per lui…che fosse solo
amicizia? Ovviamente no, perché non ci avrei fatto
l’amore assieme se l’avessi considerato solo un
amico. Ma io volevo ritornare con Kyle, la mia anima gemella, il padre
di mio figlio? Sospirai. Non ne ero più così
tanto sicura. Avevo bisogno di parlare con qualcuno…Kyle era
escluso, dato che era il diretto interessato, e Blake…non
volevo fargli del male…Lori era pro-Kyle e non mi avrebbe
dato mai un consiglio obbiettivo, Sophie, neanche a
parlarne…Forse Nicole? Era la figura più vicina
ad una madre per me…però volendo potevo usare la
scusa ‘una mia amica…’. Non ne ero
sicura. Andai in camera mia e mi buttai sul letto. Presi il cellulare
che avevo lasciato sul comodino e vidi che avevo ricevuto due messaggi.
Il primo era di Blake e diceva:
‘Hey,
bellissima, ti sei divertita a fare shopping? Spero per te di
sì. Ti va di vederci? Voglio farti vedere una cosa.
Bacio’ sorrisi
e risposi con:
‘Mi
hai incuriosito. Okay. A stasera, alle 8? Adam passa la notte dal
padre’ non so
perché gli avevo dato quest’ultima
informazione…
Il secondo
messaggio era di Kyle
‘Voglio
rimediare. Pranziamo insieme uno di questi giorni?’ risi
felice. Avrei aspettato un po’ prima di rispondergli, anche
perché non so se sarei dovuta uscire con lui, quando la mia
situazione sentimentale con Blake non era ancora del tutto
risolta…
Cominciai a
pensare a cosa avrei dovuto mettere per la serata. Alla fine optai per
una gonna semplice e una camicetta bianca. Andai a farmi una doccia in
fretta, mi cambiai e mentre aspettavo che Blake venisse a prendermi mi
misi a correggere i compiti dei miei alunni. Era assurdo quello che
alcuni scrivevano…come si poteva fare chimica, e biochimica
all’università e scrivere cavolate del genere?
Scossi la testa dopo aver fatto la lista delle persone che si erano
beccate un’insufficienza sugli esercizi…avrei
dovuto fare un ripasso generale perché gli esami si stavano
avvicinano in maniera esorbitante e se avessi lasciato correre avrei
dovuto bocciare diverse persone.
Suonarono al
citofono e corsi a vedere chi era: Blake, ovviamente. Sorrisi prima di
dirgli che sarei scesa. Non ebbi la pazienza di aspettare
l’ascensore dopo aver chiuso la porta a chiave dietro di me.
Scesi i gradini delle scale a due a due e quando lo vidi lì,
aspettarmi davanti al portone del mio palazzo corsi verso di lui e
l’abbracciai. Lui contraccambiò.
“Woah…a
cosa devo tutto questo entusiasmo?” rise
“A te.
Mi sei mancato.” confessai
“Oh…”mi
guardò a disagio “Mi sei mancata anche
tu.” disse timido
Gli baciai la
guancia “Dove mi porti?” presi la sua mano nella
mia e lui s’immobilizzò immediatamente. Mi
guardò negli occhi con un punto interrogativo dipinto sul
volto
“Cosa
stai facendo, Jessi?”
Mi raschiai la
gola “Perché? Ti da fastidio?” chiesi
improvvisamente sulla difensiva
“No,
certo che no, ma—“
“Blake…”
“Cosa?”
chiese accarezzandomi il braccio pensando che fossi arrabbiata
“Non
parliamone ora, okay? Hai detto che dovevi farmi vedere una
cosa” cambiai argomento e lui sorrise. Non potei fare altro
che ricambiare
“Quanto
ci vuole?” chiesi curiosa. Eravamo in macchina da circa 20
minuti e non eravamo ancora arrivati a destinazione
“Siamo
quasi arrivati. Pazienta ancora un attimo.”
Guidò
ancora per circa 5 minuti prima di parcheggiare davanti ad una
villetta. Spense il motore, tolse la cintura di sicurezza, scese dalla
macchina, e mi aprì la portiera. Mi porse la mano e io
l’accettai volentieri
“Dove
siamo?” domandai guardando la villetta
“A
casa mia…” disse prendendomi per mano e
incamminandosi con me sul vialetto. Arrivammo alla porta
d’ingresso, inserì la chiave nella toppa ed
entrammo.
Appena misi
piede dentro mi accolse un profumo di vaniglia…la mia
fragranza preferita. La casa sembrava vissuta, c’era quel
calore e quell’affetto nelle stanze che sembrava
caratterizzare i miei momenti passati a casa Trager
“Cosa
ne pensi?”
“E’…stupenda,
Blake. Da quanto vivi qui?”
“Sei
mesi, giorno più giorno meno.”
“E’
davvero bello qui.” gli sorrisi prima di stringere la presa
sulla sua mano
Ore dopo eravamo
seduti sul divano con un bicchiere di vino a parlare del più
del meno quando decisi di raccontargli quello che era successo quello
stesso giorno al centro commerciale
“Blake,
devo parlarti.”
“Spara.”
mi guardò intensamente prima di posare le sue dita sulla mia
mano e accarezzarla
“Oggi
al centro commerciale ho visto Kyle.”
“Oh….e
quindi?”
“Niente…mi
ha dato la sua benedizione per stare con te.”
“Sul
serio?” disse stupito “Wow…questo cambia
le cose” si schiarì la gola
“Perché non gli hai semplicemente detto la
verità? Cioè che vuoi tornare con lui?”
mi guardò. Nella sua voce si sentiva distintamente una nota
di dolore
Sospirai,
abbassando lo sguardo per non incontrare i suoi occhi
“Perché non ne sono più sicura
ora…”
Non rispose, ma
si alzò dal divano.
“Blake…”
“Jessi…stai
rendendo tutto più difficile.” sospirò
frustrato
“Ma io
ci tengo a te!” lo rassicurai
“Ma tu
lo amerai, sempre! Fai una bella cosa, torna con lui, per
favore!”
Lo raggiunsi e
tentai di abbracciarlo. Si scostò “Io voglio
provarci...”
“A che
scopo? Tanto tornerai da lui comunque.” Rise amaramente
“E chi
te lo assicura? Che ne so io, magari—“
“Ma
magari cosa? Non prendiamoci in giro, Jessi, per favore.”
Disse irritato
“Blake...”
cercai di farlo ragionare
“Piantala,
Jessi. Chiamalo così vi rimettete insieme.” Era
visibilmente arrabbiato
“Ma
che fine ha fatto ‘carpe diem’, Blake?”
“E’
andato nel cesso quando ho scoperto che...”
s’interruppe bruscamente. Sospirò
“Jessi, non complichiamoci la vita inutilmente. Torna da lui.
E’ meglio. E’ il padre di tuo figlio, è
l’amore della tua vita.”
Ignorai questa
sua frase “Cosa hai scoperto, Blake?” chiesi cauta
guardandolo negli occhi
“Se te
lo dico rovinerò tutto. E io non voglio.”
Posò una mano sulla mia guancia e mi avvicinò a
sé
Gli occhi mi si
riempirono di lacrime. Ero così confusa. “Blake,
io non ci capisco più niente.” Sussurrai
“E adesso so con certezza che mi sto innamorando di
te.” Confessai
Mi
guardò stupito “Davvero?”
Annuii. La
tensione nella stanza era palpabile. Mi alzai sulle punte e lo baciai
con forza. Le sue mani sul mio volto, le mie braccia intorno al suo
collo. La voglia di baciarci era talmente tanta che i baci erano brevi,
intesi, passionali.
Lui ruppe
l’abbraccio “Jessi..” cercò di
farmi ragionare
“Fai
l’amore con me.” Gli domandai. Lui non se lo fece
ripetere due volte. Mi prese in braccio e mi condusse in quella che
doveva essere la sua stanza. Non prestai attenzione
all’arredamento. Mi buttò sul letto bruscamente
prima di avventarsi di nuovo sulle mie labbra, mentre mi sfilava la
gonna e la buttava di lato. Cercai di sfilargli la maglietta ma mi
risultava impossibile perché le nostre labbra non volevano
separarsi. Esercitai un po’ di pressione e la strappai.
Lui smise di
baciarmi e mi guardò stupito. “Oddio.”
Disse, la sua voce piena di stupore
Mi morsi il
labbro inferiore, troppo concentrata ad osservare il suo petto per
poter prestare attenzione alla sua domanda. Mi alzai sui gomiti e
riempii di baci il suo collo, il suo petto. Lui si riprese e
cominciò a togliere i bottoni della mia camicetta, ma dopo
solo due sbuffò e fece saltare tutti i bottoni. Le mie mani
raggiunsero il bottone dei suoi jeans, lo tolsero e tirarono
giù la zip. Mi tolse il reggiseno e gli slip lasciandomi
completamente nuda al suo cospetto. Il suo sguardo era fisso sul mio
corpo e lo ammirava. Mi baciò dolcemente le labbra, prima di
scendere all’altezza del mio collo e permearlo di attenzioni.
Ricoprì il mio corpo di baci, mi toccò con amore,
tenerezza, rallentando così il ritmo frenetico con cui ci
eravamo voluti prima. Mi stava facendo sentire desiderata, amata,
coccolata. Mi stava facendo provare sensazioni indescrivibili, e ogni
sua carezza, ogni suo bacio mi faceva fremere di piacere. Cercai
di togliergli i boxer, ma sembrava impossibile. Mi diede una mano a
sfilare quell’ultimo capo di abbigliamento che ci separava
dal diventare un tutt’uno.
Mi
guardò negli occhi. Verde, incontrò verde.
“Sei pronta?” mi chiese accarezzandomi
l’interno coscia sensualmente.
Annuii incapace
di esprimere a parole il mio consenso. Si posizionò tra le
mie gambe e diede inizio a quello che sarebbe stato il culmine di una
lenta e profonda passione.
Al
raggiungimento del Nirvana temporale mi resi conto di due cose: la
prima era che ero innamorata di Blake; la seconda era che questo
rendeva ancora tutto più difficile.
Prima di
addormentarmi tra le sue braccia lo fissai intensamente e sorrisi.
“Cosa
c’è?” mi chiese aggrottando le
sopracciglia
“Mi
sono resa conto di una cosa.” Mormorai baciandogli la punta
del naso
“Davvero,
cosa?” domandò curioso, stringendomi ancora di
più a sé
Valutai un
attimo se dirgli dei miei sentimenti per lui o no...dirglielo avrebbe
reso davvero le cose complicate. Non sapevo se avrebbe ricambiato, ma
se lo anche lui provava per me amore, allora tornare con Kyle sarebbe
stato molto difficile se alla fine avessi scelto lui....
Sospirai optando
per la verità “Io ti amo.” Sussurrai
“Non sei costretto a ricambiare, ma io ti amo.”
Mi
guardò incredulo prima di rivolgermi un sorriso smagliante
“Ti amo anch’io, Jessi.” Mi
baciò e entrambi sprofondammo nel mondo dei sogni.
Venni svegliata
dal suono insistente del mio cellulare che squillava. Sbuffai voltandomi.
Blake mi stringeva tra le sue braccia e questo rendeva
l’alzarmi dal letto un po’ difficile: non volevo
rischiare di svegliarlo, soprattutto perché sembrava dormire
così bene. Facendo attenzione mi scrollai le sue braccia di
dosso e cercai in vano una vestaglia. Dato che non riuscivo a trovarne
una, corsi in salotto, dove avevo lasciato la mia borsa,
l’apri, presi il cellulare e risposi.
“Pronto?”
“Jessi,
dove sei?” era Kyle, e sembrava preoccupato. Immediatamente
ero preoccupata anch’io
“Kyle?
Che ore sono?” chiesi passandomi una mano trai capelli
“Sono
le 3 del pomeriggio. Sono venuto a lasciare Adam a casa, ma tu non ci
sei.”
“Oddio,
scusami. E’ che...” lasciai la frase in sospeso
“Adam sta bene?”
“Sì,
sì sta bene.” Sospirò
“Comunque siamo entrati lo stesso in casa, con la copia elle
chiavi che mi hai dato.” Disse abbastanza irritato
“Potresti tornare a casa? Tuo figlio chiede di te.”
“Certo,
scusa, arrivo subito. A fra poco.” Misi giù il
cellulare, mi voltai e vidi Blake davanti a me. Mi spaventai
“Scusa,
non volevo spaventarti.” Cinse la mia vita con le sue braccia
e depositò un casto bacio sulla mia fronte “Devi
tornare a casa?”
“Sì,
Adam chiede di me.”
Sorrise.
“Allora preparati, così ti accompagno a
casa.”
“Devo
ricordarti che la mia camicia non è più
presentabile? Hai fatto saltare tutti i bottoni.”
Rise di gusto
“Oh, povera. Ma l’hai visto lo stato in cui hai
ridotto la mia maglietta?”
Lo guardai
malissimo
“Comunque
non ti preoccupare, ti do una mia maglietta da indossare.”
“Grazie.”
Gli sorrido contenta
“Di
niente. Ah e comunque...ti amo.”
“Ti
amo anch’io.” Risposi prima di avvicinarmi a lui e
baciarlo con passione. “Che ne dici se per risparmiare tempo
facciamo la doccia insieme?” lo guardai maliziosamente
“Questa
è un’ottima idea!” esclamò
ridendo. Mi prese in braccio e mi condusse in bagno.
Un’ora
dopo ci trovavamo in prossimità di casa mia
“Jessi,
posso farti una domanda?” mi chiese Blake cauto
“Certo,
chiedi tutto quello che vuoi.” Posai una mano sulla sua
“Non
mi hai mai voluto dire per quale motivo non hai
l’ombelico...”
Mi immobilizzai
all’istante. Un flashback mi colse all’istante
“Kyle,
noi siamo fatti per stare insieme! Non dovrai mai tenermi
all’oscuro di nulla. Non dovrai mai proteggermi da nessuno.
Io so, e ti accetto per quello che sei.”disse esasperata. Non
riuscivo a capire per quale motivo stava insieme ad Amanda. Noi eravamo
perfetti insieme, noi ci completavamo.
“Jessi....”
sussurrò posando una mano sulla mia guancia
“Jessi?
Ci sei? Non sei obbligata a rispondermi...” mi
rassicurò
“Prima
o poi te lo dirò. Stai tranquillo.” Non sapevo se
stavo dicendo la verità o solo una bugia
|
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Capitolo 15 *** Ritorno al passato ***
Capitolo 14: Ritorno al passato
Grazie mille per
le recensioni e scusate se vi ho lasciato
aspettare così tanto.
cjjosh_fan: grazie
mille e sono contenta che anche se il
capitolo non ti sia piaciuto più di tanto tu abbia deciso lo
stesso di
recensire.
newdanger93: Dio
scusami per l’aver chiamato Blake James.
Mi dispiace un sacco, è solo che sto scrivendo tipo 3 storie
in contemporanea,
2 delle quali sono originali e un tizio si chiama James...comunque
Kessi
forever davvero!!!
Evelyn Wright: sono
contenta che a qualcuno Blake non
dispiaccia. Io personalmente l’adoro, solo che povero bisogna
anche capirlo.
Non è colpa sua se si è innamorato di Jessi...e
non voglio che soffra, però mi
sa che sarà davvero inevitabile. Grazie mille per aver
recensito.
Jude16: concordo
pienamente con te. Anche se Blake è un
bravo ragazzo, Kyle è..è tutto! Grazie, grazie
grazie per aver recensito.
scar12: aww,
anch’io ne sono molto felice.
gen: mi faccio pena
da sola. Ci metto troppo a scrivere
questa storia. Non perché non mi piaccia, sia ovvio,
è solo che devo smettere
di scrivere un sacco di storie contemporaneamente. Finisce sempre che
una venga
trascurata. Grazie per la recensione.
Kyle’s POV
Misi
giù il telefono e già sapevo dov’era.
Era con Blake,
probabilmente a casa sua. Nonostante le avessi detto che volevo solo la
sua
felicità la consapevolezza che lei si trovasse tra le sue
braccia faceva più
male di quanto io avessi mai pensato. Avrei mantenuto la mia promessa.
Non mi
sarei messo più in mezzo tra lei e Blake, li avrei lasciati
vivere la loro vita
insieme, ma non sarebbe stato semplice. Al pensiero che avessero
passato la
notte insieme, il mio cuore prendeva a battere velocemente, una morsa
indescrivibile mi prendeva lo stomaco e mi piegava in due dal dolore.
Cercai di
regolarizzare la mia respirazione e il mio battito cardiaco.
“Papà,
tutto bene?” chiese Adam guardandomi preoccupato
“Sì,
sì, non preoccuparti.” Cercai di rassicurarlo
rivolgendogli un sorriso forzato.
Mi
guardò ancora più sospettoso
“Dov’è la mamma?”
“Credo
che sia con il suo...con..tu sai chi.” Non riuscivo
neanche a pronunciare il suo nome ad alta voce
“Oh..”
disse. Finalmente tutto gli era chiaro.
“Cosa
vuoi fare, ora? Guardare la televisione? Fare i
compiti?”
“I
compiti li ho già finiti. Però se vuoi potremmo
guardare
un film, oppure giocare a qualcosa...”
“Hai
fame?” domandai
dirigendomi verso la cucina
“Sì!”
rispose entusiasta “Che cucini?”
“Quello
che vuoi tu?” lo informai.
“Allora
fai gli
spaghetti allo scoglio.” Sorrise felice.
Ricambiai il suo
sorriso “Se ci sono gli ingredienti,
volentieri.” Lo presi in braccio e lo portai in cucina con me
“Vuoi darmi una
mano?”
“Certo.”
Cominciò a ridacchiare, senza alcun motivo
apparente.
Mi piaceva
vederlo comportarsi da bambino. A volte era
troppo serio, e mi chiedevo se non fosse cresciuto un po’
troppo per la sua
età. Era di una maturità sconvolgente, e questo
mi spaventava. Volevo che
vivesse la sua infanzia normalmente. Non volevo che questa gli venisse
rubata
come era successo a me.
Più
tardi, una volta pronto il pranzo ci ritrovammo a
mangiare quando sentii la porta d’ingresso aprirsi. Adam
lasciò cadere la
forchetta nel piatto, scese dalla sua sedia senza difficoltà
e corse verso sua
madre.
“Mamma!
Sai che mi sei mancata?”
Mi alzai da dove
ero seduto e li raggiunsi all’entrata
dell’appartamento.
“Amore,
anche tu mi sei mancato.” Lo prese in braccio e lo
strinse a se. Gli posò un bacio sulla fronte.
“Ciao, Kyle.” Mi sorrise timida.
“Ciao,
Jessi.” Risposi “Stavamo mangiando. Se hai fame ce
n’è un po’ anche per te.”
“Sì,
certo. Sto morendo di fame.”
Ritornammo in
cucina. Adam ricominciò a mangiare, mentre io
servii un piatto a Jessi prima di sedermi al mio posto.
“Allora,
mamma..dov’eri?” chiese Adam curioso dopo aver
mandato giù un boccone.
Jessi
cominciò a tossire. Le versai un bicchiere d’acqua
che lei trangugiò in fretta e furia.”Ero con...ero
con Blake, tesoro.”
Adam fece una
smorfia.
“Perché
quella faccia, tesoro? Pensavo ti piacesse Blake..”
Fece il muso e
mise le braccia conserte “Adesso non mi
piace più!” disse chiaramente arrabbiato.
“Ma
perché?” lei lo guardò confusa, e
preoccupata.
“Blake
non è fatto per te, mamma. E poi..e poi...”
“E poi
cosa, Adam?”
“Ti
porterà via da me.” Si lamentò. I suoi
occhi si
riempirono di lacrime “Papà mi dai una mano a
scendere dalla sedia?” m’implorò.
Stava per scoppiare a piangere.
Mi alzai dalla
sedia e lo presi in braccio. Appena gli feci
toccare terra corse via e se ne andò nella sua stanza.
Jessi
sospirò “Cosa gli ha preso?” mi
domandò.
Alzai le spalle
“Non lo so. Tu mangia, io vado a parlargli.”
La rassicurai.
“Grazie,
Kyle.” Mi sorrise dolcemente.
Mi ammaliai ad
osservare i suoi lineamenti, ad osservare le
sue morbidi labbra che voleva assaporare, a guardare i suoi occhi
fissarmi
preoccupati, confusi ma anche pieni di quel sentimento che credevo non
provasse
più nei miei confronti.
“Kyle,
tutto bene?” mi chiese seriamente preoccupata.
“Huh?”
ritornai in me “Sì, sì, sto
bene.” La rassicurai “Vado,
ora.” Mi voltai e raggiunsi la stanza di Adam. Bussai
“Non
voglio parlare con te, mamma.”
“Sono
io, Adam.” Dissi “Posso entrare?” chiese
cautamente.
Non rispose.
Aprii la porta e
lo vidi sdraiato sul suo letto, il volto
affondato nel suo cuscino. Si mise a sedere con difficoltà e
si asciugò il
viso.
“Non
è giusto!” si lamentò “Ci
facciamo in quattro per
farvi mettere di nuovo insieme, e lei preferisce Blake,
uffa.” Fece il broncio,
mentre le lacrime continuavano a scendere dai suoi occhi arrossati.
“Adam..”
mi sedetti accanto a lui sul letto “Non puoi
avercela con lei per questo motivo.” Lo feci sedere sulle mie
ginocchi “Tua
madre lo ama, ed è felice con lui. Non vuoi che la mamma sia
felice?”
“Certo
che lo voglio, ma...”
“Adam,
tutto ciò che conta è che lei sia felice. Poi
magari
lui a te sta antipatico, ma la ama, e non le farebbe mai del
male.” Tentai di
fargli comprendere.
“E tu?
Tu sarai felice, papà?”
“Lo
sarò, perché sapere lei felice è
l’unica cosa che
conta, Adam. Quando vuoi bene ad una persona anteponi la sua
felicità alla tua.
E tu e Jessi siete il mio mondo...” gli baciai la fronte e lo
strinsi a me “Ti
voglio bene.”
“Ti
voglio bene anch’io, papà.”
“Allora?”
chiese Jessi appena mi vide emergere dalla stanza
di nostro figlio.
La raggiunsi in
cucina “Sì, ha avuto un attimo di crisi, ma
gli passerà.”
“Grazie,
Kyle.” Disse cominciando a rassettare la cucina. Le
diedi una mano.
“Ora
sta dormendo.” L’informai mettendo alcuni piatti
nella
lavastoviglie. “Fra poco devo andare, Jessi, quindi se Adam
non sarà sveglio
salutamelo e dagli un bacio da parte mia.”
“Oh.”
Sospirò “ Io a volte Adam non lo capisco. Puoi
dirmi
cos’è successo?”
“Jessi,
credo che non sia mio il compito—“
“Sei
suo padre, Kyle, e io in quanto madre ho il diritto di
sapere perché mio figlio ce l’ha con me,
così che da potergli chiedere scusa se
è un errore dalla mia parte.” Mi
guardò, i suoi occhi m’imploravano di dirle
quale fosse il problema.
“E’
arrabbiato perché credeva che noi saremmo tornati
insieme, e dato che questo non è successo e tu stai ancora
con Blake, lui ce l’ha
con te, perché hai distrutto il suo sogno di famiglia
felice.” Azionai la
lavastoviglie e mi asciugai le mani con uno strofinaccio.
“Ora devo andare,
Jessi. Ci sentiamo.” La lasciai in cucina a rimuginare su
quello che le avevo
appena detto. Raggiunsi l’ingresso di casa sua e chiusi la
porta dietro di me.
Feci un respiro
di sollievo e scesi le scale lentamente.
Raggiunsi la mia auto incapace di pensare lucidamente. Cosa mi stava
succedendo?
Jessi’s POV
Adam ce
l’aveva con me, e anche dopo essersi svegliato
decise di tenere il muso. Mi parlava solo se strettamente necessario, e
la
tensione in casa si faceva sempre più pesante.
I giorni
venivano ed andavano. Una settimana dopo decisi di
mettere fine a questo strazio. Era diventato impossibile parlare con
mio figlio
senza che lui rispondesse a monosillabi, o lanciandomi occhiatacce.
“Prof?”
sentii dire da una mia studentessa.
Mi voltai verso
colei che aveva osato parlare mentre
scrivevo sulla lavagna “Sì, signorina
Matthews?” domandai guardandola
sospettosa
“Volevo
sapere se era possibile correggere un esercizio di
quelli che ci aveva dato per compito...”
“Per
caso dormiva quando..” guardai l’orologio
“ 25 minuti
e 49 secondi fa ho domandato all’inizio della lezione se
c’era bisogno che
facessi gli esercizi alla lavagna dopo aver ritirato le vostre belle
copie dei
compiti?”
“Scusi,
prof.”
Sospirai
“Mi faccia finire di scrivere questa definizione e
poi correggerò l’esercizio richiesto.”
Terminai di scrivere la definizione.
“Ho
deciso che per oggi basta così con le spiegazioni. Il
resto di quest’ora e le prossime prima degli esami di
settimana prossima
saranno spese a ripassare e a fare esercizi. Ragazzi, ora quello che io
voglio
da voi è impegno, rispetto e serietà. Lo so che
gli esami possono essere
davvero pesanti, e che io non sia una delle prof più facili
da gestire, però
impegnatevi e date il massimo, non per me perché tanto io la
mia laurea l’ho
presa, ma per voi, perché in pratica sputate sangue sui
libri, non dormite, non
mangiate, respirate libri..non credo voi vogliate rimanere tanto tempo
con me
come vostra insegnante.”
Alcuni studenti
si misero a ridere, ma molti rimasero in
silenzio avendo paura delle conseguenze.
Qualcuno
bussò alla porta ed entrò “Professoressa..”
mi guardò preoccupata.
“Sì?”
Chiesi guardandola confusa
“Qualcuno
ha detto di consegnarle questo.” Mi porse una
lettera.
“Grazie
mille.” Le rivolsi un sorriso tirato. Chi poteva
avermi mandato una lettera? Solo toccandola potevo sentire che dentro
c’era
qualcosa di solido..di metallo.
Aprii la busta e
tirai fuori il foglio per primo. Il
biglietto diceva:
Verremo
a prenderlo,
C.
Il mio cuore
mancò un battito. Misi una mano davanti alla
bocca per nascondere la mia paura, il mio stupore. Il mio cuore prese a
battere
sempre più veloce. Dovevo calmarmi, la mia pressione
sanguigna stava salendo
troppo...rischiavo di uccidermi così. Presi
l’oggetto metallico all’interno
della busta. Era lui. L’anello dei Latnok.
|
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Capitolo 16 *** Palpitazioni ***
Capitolo
15: Palpitazioni
Jessi’s
POV
Calma...calma
apparente, tranquillità come prima dell’inizio
di una battaglia. Fu questa la prima sensazione che provai appena
riuscii a
smettere di agitarmi. Rimisi l’anello ed il bigliettino nella
busta e la
depositai sulla cattedra.
“Allora,
ragazzi...” cominciai prendendo il gessetto. “Che
esercizio devo correggere?”
“Il
723.” Disse qualcuno dei miei studenti.
Presi il libro e
lessi l’esercizio. Non feci in tempo a
scrivere i dati sulla lavagna che si ruppe il gesso. Comincia a
tremare. Di
rabbia. Avevo appena realizzato quello che era successo. Non era
assolutamente
possibile! Come si permetteva quell’uomo? Dovevo ucciderlo
quando ne avevo
avuta l’occasione anni prima. Avrei
dovuto convincere Kyle ad ucciderlo. Non era riuscito ad avere Kyle, ed
ora
voleva Adam...Adam! Improvvisamente
mi
venne l’ansia. Mio figlio...sentii l’adrenalina
diffondersi nel mio sangue. Il
mio cuore ricominciò a battere velocemente. La paura mi
attanagliò lo stomaco.
Dovevo mettere mio figlio al sicuro. Questa era la mia
priorità. Adam, il mio
piccolo ometto era in pericolo.
“Ragazzi,
devo andare. Mi dispiace. Il biglietto...”
afferrai la borsa e quella busta disgustosa. “Mio
figlio...” lasciai la frase
in sospeso. Corsi verso la porta principale. Uscì e mi misi
a correre per i
corridoi fino a raggiungere il mio ufficio. Mi fiondai sul telefono e
chiamai
la scuola di Adam.
Il mio respiro
era completamente affannato quando la
segreteria della scuola rispose.
“Pronto?”
“Pronto,
chi parla?” chiese Marika.
“Salve,
sono Jessica Trager, la madre di Adam.” Dissi tutto
d’un fiato.
“Oh,
salve Signora Trager, posso aiutarla in alcun modo?”
la sua voce era preoccupata.
“Sì.
Vengo a prendere Adam fra poco. Non lo lasci in mano
di nessuno che non sia io o il padre, la prego.” Ero
disperata, pietrificata.
“Sì,
non si preoccupi.”
“Anche
se magari questa persona ha una delega da parte mia
con la firma, oppure se dice di essere il fratello del padre di
Adam..., non lo
lasci andare. Lo custodisca finché non vengo a
renderlo.”
“Signora
Trager, sta bene? Ha bisogno di aiuto?”
“Non
si preoccupi....può mandare a chiamare mio figlio per
favore. Ho bisogno di parlargli.” Implorai quasi isterica.
“Certamente.
Aspetti in linea.” Mi mise in attesa.
Presi a
mordicchiarmi le unghie mentre aspettavo di sentire
la voce di mio figlio al telefono. Non potevo crederci. Come avevano
fatto a
sapere di Adam?
“Pronto,
Mamma?” Adam domandò al telefono, la voce
leggermente irritata.
“Grazie
a Dio.” Sospirai. Per il momento mio figlio era al
sicuro. “Adam vengo a prenderti fra poco. Anzi vengo a
prenderti adesso,
capito?” la mia voce ritornò ansiosa.
“Mamma,
cosa c’è? Stai bene?” era preoccupato.
“Amore,
non posso spiegarti ora. Ti prego solamente, non
muoverti da lì, non uscire da scuola, non fidarti degli
sconosciuti. Ti
imploro, fallo per me...o se proprio mi odi, fallo per tuo
padre...” presi un
respiro profondo per evitare di scoppiare a piangere. “Vengo
a prenderti,
amore, vengo a prenderti adesso.” Attaccai il telefono. Presi
le cose che mi
servivano e uscii dal mio ufficio. Chiusi la porta alle mie spalle e la
chiusi
a chiave. Mi misi a correre e raggiunsi in breve tempo il parcheggio.
Una volta messa
in moto l’auto, guidai velocemente verso la
scuola di Adam in fretta e furia. Sorpassai un paio di volte il limite
di
velocità, ma non poteva importarmene di meno.
Il mio cellulare
cominciò a squillare insistentemente. Lo
ignorai, non avevo la forza di rispondere. Avrei perso la
concentrazione e
avrei fatto un incidente.
Appena raggiunsi
la scuola parcheggiai in malo modo, presi
la mia borsa e scesi dall’auto. La chiusi immediatamente e
salii i gradini che
conducevano al cancello della scuola. Suonai il citofono.
“Chi
è?”
“Sono
la Signora Trager. Sono qui per venire a prendere
Adam.” Dissi senza fiato.
Il cancello si
aprì magicamente. Camminai velocemente verso
la segreteria ed una volta che la raggiunsi spalancai la porta. Appena
vidi mio
figlio seduto in una di quelle sedie da sala d’attesa fuori
dall’ufficio della
preside corsi verso di lui e mi misi in ginocchio davanti a lui. Lo
abbracciai
forte e cominciai a piangere silenziosamente. Adam mi
circondò il collo con le
braccia. Era qui, sano e salvo. Improvvisamente sentii una sensazione
di
dolore....
“Kyle...”
mormorai.
Kyle’s
POV
Camminavo per i
corridoi dell’ospedale seguito dagli
specializzandi. Mi fermai all’improvviso e mi voltai verso di
loro. Potevo
vedere di sfuggita Sophie sogghignare divertita. Inarcai le
sopracciglia.
“Cosa
volete?” domandai.
“Vogliamo
qualcosa da fare...” disse timidamente una
ragazza di nome Serena.
“In un
ospedale c’è sempre qualcosa da fare. Volete
qualcosa da fare? Siete sicuri?” domandai guardandoli
seriamente.
“Certamente.”
“D’accordo...”
cominciai “Chi riesce tra voi a---“ mi
bloccai all’improvviso. Sentii improvvisamente rabbia, ansia,
calma, paura,
tutte queste sensazioni d’un colpo. Mi colpirono
così violentemente e così alla
sprovvista che il mio respiro si fermò, per brevi istanti
che mi sembravano
infiniti. Jessi....Jessi! Cosa diamine stava succedendo. Sentii una
fitta al
cuore. Posai una mano sul cuore. Improvvisamente il mio respiro si fece
sempre
più veloce, fino a diventare come quello di un maratoneta
dopo aver concluso i
42 chilometri.
“Dottor
Trager, si sente bene?” domandarono i
specializzandi. Le loro voci mi giungevano ovattate.
“Kyle?
Kyle, stai bene?” Sophie mi pose una mano sulla
spalla.
Scossi la testa.
“Jessi...” sussurrai stupefatto. Le stava
succedendo
qualcosa. Era ansiosa, aveva paura. Lo sentivo. Le stava accadendo
qualcosa. “Devo
solo....devo solo andare nel mio ufficio...” mormorai. La mia
voce appena
udibile. Sophie mi lasciò andare. “Devo solo
andare....” ripetei prima di
voltarmi e correre verso il mio ufficio, nel petto, il mio cuore
martellava ad
un ritmo pazzo. Appena entrai in ufficio presi il telefono e chiamai il
suo
cellulare.
“Salve,
Sono Jessica...” si interruppe “Adam, dai che sto
registrando il messaggio della segreteria....” si poteva
sentire Adam
ridacchiare nel sottofondo “al momento vorrei rispondere ma
sono occupata,
perciò lasciate gentilmente un messaggio con il vostro
nominativo, e un recapito
telefonico. Vi richiamerò appena potrò.
Grazie.”
Jessi non
rispondeva! Cosa gli era successo? Cosa cazzo ti
è successo Jessi?!
“Jessi,
sono Kyle....chiamami...fammi sapere che stai
bene....ho sentito le tue sensazioni....so che c’è
qualcosa che non
va....Jessi, cazzo, chiamami, non farmi stare in pensiero.”
Il nervosismo ormai
alle stelle. Attaccai il telefono. Magari era a lezione...magari.
Decisi di chiamare
il suo dipartimento all’università di Seattle.
“Pronto?”
dissi appena sentii qualcuno respirare dall’altra
parte della conversazione.
“Buon
pomeriggio, con chi parlo?” domandò Kelly, la
segretaria
del dipartimento.
“Salve
Kelly, sono il Dottor Trager. Jessica è per carso
lì.” Cercai di mantenere la calma, e di far
ritornare la mia respirazione ad
una velocità normale.
“Mi
dispiace, se n’è appena andata di corsa. Credo che
sia
andata a prendere vostro figlio. Non ne sono sicura.”
“Grazie
lo stesso.” Attaccai il telefono senza riguardo.
La chiamai
un’infinità di volte. Sempre la segreteria.
L’ansia
mi attanagliò lo stomaco ancora una volta. Ero troppo
agitato. Stavo sudando
troppo, la mia camicia quasi zuppa. Stavo perdendo troppi liquidi e
minerali. Sbottonai
i primi bottoni della camicia per facilitare la mia respirazione.
Sentii
bussare alla porta.
“Avanti.”
Dissi ansante.
“Kyle...”
Sophie
entrò nel mio ufficio e chiuse la porta dietro di
sé. “Sembri febbricitante.” Disse
preoccupata.
Mi venne
immediatamente accanto. Mi toccò la fronte e mi
guardò sbalordita. “Che succede?”
domandò.
“Jessi....Jessi....”
non riuscivo a dire nient’altro. Sembrava
che il mio vocabolario fosse composto solo dal nome Jessi. La mia
pressione
sanguigna aumentò ulteriormente. Jessi aveva paura, Jessi
era agitata, Jessi
stava per piangere. Era terrorizzata.
I miei occhi si
riempirono di lacrime. Non riuscivo a
controllarmi. Provavo esattamente quello che Jessi stava provando in
quel
momento.
“Adam...cazzo!”
mormorai. Potevo sentirlo. Jessi era
preoccupata per Adam, Jessi stava male perché aveva paura
per lui! Ormai
sentivo il sangue pulsarmi nelle orecchie.
Mi venne
improvvisamente un mal di testa allucinante.
Sentivo la testa pulsare. Un ronzio alle orecchie insistente
cominciò a farsi
sentire.
“Kyle,
cerca di rilassarti!” mi intimò Sophie, agitata.
“Ti
esce sangue dal naso!”
Poggiai una mano
sul cuore. “Sophie...” ansimai. Stavo
sperimentando i sintomi dell’ipertensione. Sapevo a cosa
andavo in contro.
Continuava a
colarmi il sangue dal naso. Non mi sentivo
bene, questo ormai era palese. L’ipertensione. A 22 anni.
Assurdo. Ma non
riuscivo a ristabilire la mia pressione sanguigna, né la
respirazione. Mi stavo
facendo del male da solo, ma non riuscivo a tranquillizzarmi in alcun
modo.
Solo Jessi sarebbe stata in grado di calmarmi.
Il senso della
vista cominciò ad abbandonarmi. Cominciai a
vedere sfuocato.
“Kyle!”
sentii Sophie urlare.
Cercai di
mantenermi cosciente ma non facevo altro che
peggiorare la situazione così.
L’ultima
cosa che percepii fu Sophie aprire la porta e chiedere aiuto.
Improvvisamente
una sensazione di sollievo mi avvolse.
E poi il nulla.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ok...quando ho
cominciato a scrivere questo capitolo non
avevo intenzione di renderlo così drammatico. Spero vi
piaccia comunque. Ho già
idee per il capitolo successivo. Non preoccupatevi per Kyle.
Tornerà in salute.
:De se ne
andò incutendo terrore tra le
infermiereson questo è il dottor Trager. ssa Stewart mi
affidò uno specializzando
|
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Capitolo 17 *** "Io ti amo" ***
Capitolo
16: “Io ti amo”
Jessi’s POV.
“Adam
dobbiamo andare.” La mia voce si fece ancora una
volta agitata. Cos’era successo a Kyle?
“Mamma,
stai bene?” Adam domandò preoccupato.
“Sta
tranquillo, amore. Ora andiamo all’ospedale da tuo
padre e poi torniamo a casa.” Lo rassicurai. Presi la sua
manina e feci per
andarmene quando la segretaria mi fermò.
“Deve
firmare—“
La interruppi
“Si, certamente.” Mi feci dare il modulo, lo
firmai e glie lo consegnai. Ripresi la mano di Adam nella mia e insieme
uscimmo
dalla scuola. Una volta saliti in auto presi il mio cellulare e
controllai.
Avevo un sacco di chiamate perse da parte di Kyle, di Sophie, e di
Blake. Misi
l’auricolare nell’orecchio per poter ascoltare i
messaggi in segreteria
telefonica mentre guidavo.
Il primo era di
Kyle: “Jessi,
sono Kyle....chiamami...fammi sapere che stai bene....ho sentito le tue
sensazioni....so che c’è qualcosa che non
va....Jessi, cazzo, chiamami, non
farmi stare in pensiero.”
O mio
Dio....Kyle...chissà come stava ora.
Il secondo era
di Sophie:
“Jessi....” stava piangendo. “Per
favore, chiamami al più presto. Kyle si è sentito
male. Sembra gli sia venuta
l’ipertensione e non smetteva di agitarsi e a dire il tuo
nome.....vieni al più
presto. Ho già chiamato Nicole...” e
il messaggio si concluse.
I miei occhi si
inondarno di lacrime.
“Mamma?
Stai bene?” Adam chiese di nuovo, sempre
più preoccupato.
“Sì,
tesoro, sto bene.” Gli mentii.
Lui mi
guardò poco convinto.
“Va
tutto bene.” Lo rassicurai. Presi a riascoltare alcuni
messaggi.
“Jessi....devi venire
in ospedale. Kyle è stato male e...”
questo era Blake.
Sospirai quando
vidi il parcheggio dell’ospedale.
Parcheggiai alla cavolo prima di slacciarmi la cintura. Adam mi
fissò perplesso
ma imitò il mio gesto. Scendemmo immediatamente
dall’auto. Io sbattei la portiera
dell’auto con forza, mentre Adam ripeté
l’azione meno bruscamente. Una volta
chiusa a chiave l’auto presi la mano di Adam e cominciai a
correre vero l’entrata
dell’ospedale, mentre mio figlio faceva fatica a tenere al
mio passo.
“Mamma!
Rallenta!” mi disse ma io lo ignorai. Appena
entrati, andai verso la reception.
“Mi sa
dire dove posso trovare il Dottor Trager?” domandai
quasi istericamente.
“Il
Dottor Trager non è raggiungibile al momento.”
Un’infermiera
mi informò...mi pare si chiamasse Camilla....quella che
faceva il filo a Kyle!
“Questo
lo so! Sta male! Potrebbe dirmi se sta meglio?
Qualsiasi cosa?!” la mia pazienza aveva un limite e se questa
stronza non
avesse parlato l’avrei anche torturata per estorcerle le
informazioni che
volevo, dovevo ottenere.
“Non
sono data a dare risposte a coloro che non sono
famigliari.” Disse lei freddamente.
Presi in braccio
Adam “Sono la madre di suo figlio!! Ed ora
mi dica quello che voglio sapere! Cazzo!”
“Mi
dispiace, ma io...”
“Estrassi
il mio cellulare dalla borsa e chiamai il
cercapersone di Sophie e poi quello di Blake.
In pochi minuti
entrambi ci raggiunsero.
“Grazie
a Dio sei qui, Jessi.” Sophie disse dopo aver
esalato un sospiro di sollievo.
“Sì
davvero, Jessi.” Blake disse guardandomi ansioso e
preoccupato.
“Questa
infermiera non voleva darmi informazioni su di lui!”
dico esasperata.
“Io
non sapevo---“ cercò di difendersi.
“Ma
cosa sta dicendo! Se le ho anche detto di essere la
madre del figlio del Dottor Trager!” la accusai.
“Camilla....”
Sophie disse con aria di rimprovero.
“Scusi.”
Disse evitando il mio sguardo.
“Andiamo,
Jessi.” Disse Blake dirigendosi verso un
ascensore. Io e Sophie lo seguimmo.
“Mamma,
perché non mi hai detto che papà sta
male?” domandò
Adam. Era arrabbiato.
“L’ho
fatto per proteggerti, amore. Non volevo che tu...”
cercai di trattenere le lacrime. “Puoi avercela con me quanto
vuoi...ma ora
dobbiamo pensare solamente a stare accanto a tuo padre.”
Salimmo sull’ascensore.
“Come
sta? Le sue condizioni?”
“E’
stabile. Si è ripreso. Adesso è
sedato....dovrebbe
svegliarsi fra un po’.” Sophie rispose.
“Ma
com’è possibile che alla sua età gli
venga l’ipertensione?”
domandai.
“Non
lo sappiamo. Conduce uno stile di vita sano,
perciò...”
rispose Blake passandosi una mano fra i capelli biondi già
scompigliati.
L’ascensore
raggiunse il piano desiderato e noi scendemmo.
“Si
rimetterà, vero?” chiese Adam, la sua voce
risultava
nervosa.
“Certo.”rispose
Sophie sorridendogli.
“Bene.”
Adam sorrise. Cominciò a divincolarsi tra le mie
braccia, al che lo misi con i piedi per terra. “Posso
vederlo?”
“E’
nella stanza 357.” Disse Blake.
Adam corse verso
la stanza del padre. Io mi voltai verso
Blake e lo abbracciai. Le lacrime cominciarono a solcarmi il viso.
“Shhh.”
Sussurrò “Va tutto bene, Jessi. Non è
successo
nulla.” Mi rassicurò ricambiando
l’abbraccio.
“Ho
avuto così paura...prima Adam e poi
Kyle—“
“Cosa?
Adam? Perché?” domandò perplesso. Si
allontanò un po’
da me così da potermi vedere in faccia.
“Me lo
vogliono portare via. Capisci?” singhiozzai.
“Chi,
Jessi? Gli assistenti sociali? Kyle?” mi guardò
perplesso e ansioso.
“No!
Non loro....” lasciai la frase in sospeso. Non potevo
dirgli nulla. Rischiavo di metterlo in pericolo.
“Chi
allora?” domandò, i suoi occhi verdi preoccupati.
“Non
posso dirtelo...” dissi sincera.
“Perché
no?” chiese allontanandosi da me così rompendo il
nostro abbraccio. “Non ti fidi di me, forse?”
“Certo
che mi fido...ma è per la tua salvaguardia che non
te lo dico. Ci sono cose che è meglio che tu non
sappia.”
“Sono
in grado di salvaguardarmi da solo, Jessica. Dì
piuttosto che non ti fidi di me. E’ più
credibile.” Disse deluso. “Vai a vedere
Kyle. Ha bisogno di te, ora.”
Si voltò e
se ne andò.
Non poteva
capire. In parte aveva ragione. Non mi fidavo al
cento per cento di lui...ma non potevo rivelargli determinate cose.
C’erano già
troppe persone immischiate in questa faccenda. E meno erano, meglio
sarebbe
stato per tutti.
Kyle’s
POV
Mi svegliai con
un mal di testa allucinante. Aprii gli
occhi ma li richiusi immediatamente. La luce era troppo forte. Li
riaprii
lentamente, giusto il tempo perché i miei occhi mettessero a
fuoco lo scenario.
Ero in una
stanza di ospedale.
“Kyle?”
sentii dire.
Mi voltai verso
la direzione in cui pensavo la voce
provenisse. “Jessi? Come stai?” chiesi, la mia voce
roca. “Adam sta bene?”
domandai ansioso.
“Sì,
sta giocando con Sophie nel tuo ufficio. Non è un fan
degli ospedali.” Rispose sorridendo lievemente.
“Tu
invece? Allora?” l’incalzai.
“Dovrei
essere io a domandarti come ti senti. Sei scemo?
Farti venire l’ipertensione, Kyle..” mi
guardò con uno sguardo di rimprovero,
ma sentivo che era tutta una facciata. Era sollevata, e anche
preoccupata.
“Mi
dispiace, Jessi. Non volevo farti preoccupare, ma...
cos’è successo?”
“I
Latnok vogliono Adam.”
Mi misi a
sedere. “Devo chiamare Foss.”
“Questo
può aspettare, Kyle.” Mi disse prendendo la mia
mano nella sua. “Ora, sei costretto a rimanere sotto
osservazione stanotte, ma
domani potrai tornare a casa...e solo allora affronteremo
l’argomento, okay?”
“D’accordo.”
Strinsi la sua mano in segno di conforto. “Jessi,
non preoccuparti. Ce la faremo anche questa volta ad avere la meglio su
di
loro.” Dissi
ottimista.
“Spero
sia come dici tu.” Abbassò lo sguardo.
“Hey.”
Con l’altra mano le accarezzai la guancia. I suoi occhi
incontrarono i miei. I suoi erano pieni di lacrime. “Li
sconfiggeremo, Jessi.
Ora pensiamo solo a mettere Adam al sicuro.”
“Giusto.”
Rispose, la sua voce appena un sussurro. Una
lacrima solitaria le rigò la guancia. L’asciugai
con un dito.
Lei si
avvicinò a me e mi abbracciò. Cercai di
ricambiare l’abbraccio
ma era abbastanza impossibile. Jessi ruppe l’abbraccio. Io mi
spostai di lato
così da fare dello spazio sul letto.
“Sdraiati
accanto a me.” La invitai.
Lei non se lo fece ripetere due volte. Poggiò
la testa sul mio petto dopo essersi sdrataia. Le mie braccia
circondarono le sue
spalle. “Jessi, non preoccuparti. Ci sono io qui con te,
amore. Non sei sola.” Mi
ero lasciato sfuggire quella parola, ma non me ne importava. Le posai
un bacio
sui capelli. “Ci sono io.” Strinsi la stretta sulle
sue spalle.
Jessi non
rispose. E sentii il mio cuore frantumarsi. Non
mi amava più, forse?
“Kyle?”
mi chiamò.
“Huh?”
“Grazie
di esserci, davvero. Io ti amo...ma è tutto così
complicato ora....perché io amo anche lui.”
“Capisco,
Jessi. Ma lo sai che sta a te decidere.” Sussurrai
con il cuore in gola.
“Lo
so.” Rispose e sospirò.
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