Tears Falling Down

di Mat51
(/viewuser.php?uid=136667)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Serching a reason ***
Capitolo 2: *** Like Snowflakes ***
Capitolo 3: *** Two Streets, Six Hearts ***



Capitolo 1
*** Serching a reason ***


Faceva davvero troppo freddo quella notte di dicembre, anche per degli animali abituati a situazioni climatiche estreme. Cinque lupi, razza semi-mitologica, correvano verso l'orizzonte guidati dal sussurro del vento e dalla luce fioca delle stelle, senza una meta ma diretti da ogni parte. Si fidavano ciecamente del loro "capo", Kiba, che da giorni fiutava la traccia dei Fiori della Luna verso nord, e li guidava senza sosta al presunto luogo del Rakuen, il misterioso Paradiso dove tutti i lupi, una volta nella vita, sono spinti a dirigersi.
Blue, l'unica femmina del branco, era davvero spossata. Si accasciò a terra riprendendo forma umana, e ansimante alzò gli occhi al cielo per dare un'ultima occhiata a quelle stelle così luminose da sembrarle vicinissime, per poi chiudere gli occhi e riversare la testa su un lato.
"Lasciamola lì"-sibilò Tsume, lupo scontroso ex capo di una banda di ribelli "I deboli non sono che un peso"
"Aah, stà zitto Tsume! Sei davvero un bastardo!"-rispose ringhiandogli contro Hige, un giovane lupo che aveva evidentemente interesse per Blue. Detto ciò le corse incontro e, ripresa anche lui forma umana, la prese in braccio e ricominciò a camminare seguendo il branco, che però li staccò presto.
"Lo sapevo, sono soltanto di peso nel vostro gruppo, vero?" Hige non la stava ascoltando, era troppo perso in quegli occhi profondissimi, il cui colore rispecchiava il suo nome e la profondità del suo animo; si limitò a dissentire distrattamente, stringendola fra le braccia e continuando a camminare fissando il vuoto.
Verso sera il branco si fermò presso delle rovine che sembravano antiche. L'odore di muschio non era coperto dal ghiaccio e nonostante avessero acceso un gran fuoco, il freddo lacerava la pelle e abbatteva lo spirito. Toboe, il lupo più giovane del gruppo, era salito su un pilastro ed ululava alla luna, sperando un giorno di poter raggiungere quella fantastica luce inarrivabile, che rappresentava per lui una speranza incrollabile.
Tsume se ne stava sdraiato come suo solito, e non si capiva se dormisse o se ascoltasse ogni sussuro, ogni fremito, ogni pensiero. Kiba invece dormiva profondamente, stanco per aver portato in groppa Cheza, la ragazza dei fiori della luna, tutto il giorno, e le si era acciambellato attorno per scaldarla. Solo Hige e Blue erano abbastanza svegli, o comunque spensierati, per poter parlare.
"Hige, ti volevo ringraziare per oggi...mi dispiace, ti devi essere stancato..."
Il volto del ragazzo si illuminò, ed egli non perse occasione di vantarsi davanti alla sua bella lupacchiotta "Tranquilla cara, questi muscoli incrollabili saranno sempre a sua disposizione!" fece per alzarsi, ma le gambe non ne vollero sapere e la ragazza se ne accorse. Si limitò ad accennare una risata e a baciare il compagno sulla fronte, sussurrandogli un augurio di buona notte e sdraiandosi accanto al fuoco. Hige rimase sveglio ancora un pò, a rimuginare sul loro obiettivo, finchè Toboe non smise di ululare e si avvicinò a lui, interpellandolo con la sua voce ancora acerba "Hige...secondo te esiste davvero? Il Rakuen intendo..." Il lupo marrone si alzò a fatica e mise una mano sulla testa del piccolo amico, scompigliandogli i capelli "Senti io...non lo so se esiste o no questo posto che stiamo cercando, nè se lo troveremo. Ma so per certo che viaggiando ne abbiamo passate molte assieme e chissà quante altre avventure vivremo...gustati queste occasioni, Toboe." Dopo aver sparato questa pillola di saggezza, anche lui si coricò, continuando tuttavia a pensare per un pò prima di prendere sonno. Kiba di scatto aprì gli occhi e sussurrò a se stesso, come era solito fare lui "Quando siamo partiti ne ero convinto che lo avremmo trovato, il Rakuen. Ma come facevo a saperlo? La mia ricerca non era che una ragione di vita...stavo davvero cercando il Rakuen, o cercavo solo una ragione che mi spingesse ad andare avanti?" Cheza, forse dormendo, forse no, alzò la mano accarezzando il pelo candido del lupo, che provò un piacevole tepore. Da quel momento decise in cuor suo che mai più avrebbe visto piangere Cheza, come nella loro ultima tappa, Crys Town. Il ricordo della lacrime che le sgorgavano lungo le guancie, come goccie di sangue che scorrono copiose da una ferita era davvero troppo doloroso. Il branco, che ogni giorno si faceva più unito, andava avanti ancora.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Like Snowflakes ***


La tempesta di neve, che durante la notte era cessata, si era fatta di nuovo strada nel cielo illuminato dalle stelle e dal sole nascente, che si contendeva il posto nella volta celeste con una luna ormai troppo fioca per restare. Kiba, con Cheza sulla schiena correva in testa al gruppo, seguito da Tsume, Hige, Blue ed infine Toboe, che chiudeva la fila. L'odore dei fiori della luna si faceva sempre più intenso, ripeteva quasi ritmicamente il lupo bianco, suscitando interesse più o meno acceso nel branco. Il più esuberante era senz'altro Toboe, che ad ogni accenno ai misteriosi fiori candidi si perdeva nei ricordi del suo passato; sebbene soffrisse ancora per la morte dell'anziana che lo aveva accolto, con i suoi nuovi amici stava senz'altro superando l'impresa. Dopo ore di cammino, che sembrarono al gruppo intere giornate, apparve alla vista dei lupi un'enorme città grigia, circondata da mura altissime dall'aspetto antico.
I cancelli della città, nei quali erano incastonate figure di marmo, erano così alti e pesanti da sembrare fermi da secoli, e davano l'impressione di non poter essere spostati nemmeno di un millimetro. Non appena ripresero tutti quanti forma umana, si avvicinarono insieme all'enorme portone, urlando una richiesta di entrata. Dopo alcuni minuti, quando ormai i sei si erano rassegnati a rimanere al gelo e riprendere il cammino, una figura timorosa e tremante si affacciò alla balaustra imbracciando un fucile.
"C-chi siete...? Cosa volete...?" ripetè meccanicamente la sentinella, che si guardava nervosamente intorno per poi rivolgere nuovamente lo sguardo ai ragazzi
"Siamo stati cacciati dalla nostra città dai Signori della Guerra...vogliamo solo riposare e mangiare qualcosa, poi ce ne andremo!" improvvisò Tsume, con un tono serio; sarebbe stato impossibile discernere la verità. A breve i cancelli si aprirono, e apparvero ai ragazzi figure smunte e tremolanti, avvolte in armature troppo grandi per loro: vecchi e ragazzi, davanti ad uno stuolo di donne e bambini.
"Questa è un'antica cittadina delle genti del luogo, oramai adibita a rifugio dai Signori della Guerra. Ragazzi che hanno subito come noi le loro angherie sono i benvenuti" disse un vecchio bendato, emergendo dalla folla a passo lento e incerto. Si fermò davanti a Cheza, e sembrava quasi annusarla "Tu...hai un odore molto particolare, fanciulla. Anche voi, ragazzi...odorate di selvaggio..." A quelle parole, pronunciate a bassa voce, i ragazzi distinsero nel vecchio la figura di un anziano lupo cieco, dal pelo rado e di un grigio chiarissimo.
Hige e Toboe si lanciavano occhiate spaventate e incredule, che a breve attirarono l'attenzione delle guardie; servì un intervento da parte di Blue e Tsume, che si guardavano con intesa, suscitando la gelosia del giovane Hige. Il vecchio lupo li incitò a seguirlo, e non appena la folla si fu dispersa, li condusse a casa sua, dove si presentò "Il mio nome è Jonah, e come avrete capito sono un lupo anche io. Credo di sapere cosa vi porta qui..." Toboe, riprendendo forma lupesca, si fece avanti "Il Rakuen...lei sa dov'è?"
La fragorosa risata del vecchio suscitò la rabbia di Tsume, che si sedette su un tavolo guardando il vecchio di sbieco. "Il Rakuen, miei cari ragazzi, è un luogo sacro e misterioso, che dovrete trovare con le vostre sole forze. Tuttavia, posso dirvi che è molto, molto più vicino di quanto possiate immaginare." A queste parole, il branco si scambiò sguardi raggianti, ma si quietò quasi subito; Kiba, a nome di tutti, chiese al vecchio qualche notizia sulla città, sulla sua popolazione e soprattutto sul perchè un lupo si trovasse lì.
Il vecchio inizio a raccontare la storia di Sharlet, antica colonia di lupi, nella quale si erano rifugiati gli umani che abitavano le terre circostanti dopo l'adunata dei Signori della Guerra, e spiegò che in quella città lupi e umani convivevano, senza aver paura gli uni degli altri: i lupi erano infatti visti come entità divine e soprannaturali, che avrebbero potuto salvare gli uomini dalle disgrazie provocate dalla sete di ricchezza e potere. Incoraggiò infatti il branco a palesare le loro vere forme, e ad uscire in strada; avrebbero notato sguardi non d'odio e paura, ma di meraviglia ed adorazione. Prima di congedarsi dai giovani, pretese tuttavia di rimanere a parlare da solo con Cheza, che fino a quel momento era rimasta in disparte in silenzio. La cosa diede particolarmente fastidio a Kiba, che rimase seduto davanti alla porta per tutta la durata della conversazione, mentre i suoi compagni stavano scoprendo sulla loro pelle cosa volesse dire essere un lupo a Sharlet: bambini, donne, vecchi, ragazze che si ammucchiavano attorno ai nuovi arrivati con aria meravigliata e felice, mentre rivolgevano a loro domande molto garbate, anche se decisamente troppo veloci, ai lupi.
Mentre Toboe chiacchierava amabilmente con delle signore, Hige si era posto al centro dell'attenzione di alcune ragazze petulanti, che stavano attirando le ire della bellissima Blue, che non toglieva gli occhi di dosso al compagno; Tsume invece tentava di isolarsi, ma alcuni ragazzini lo tormentavano con commenti adoranti.
Non appena la porta si aprì, Kiba scattò in piedi e prese la mano a Cheza, avvicinandosi a lei e sussurrandole "Cosa ti ha detto?" Cheza, in risposta, si limitò a sorridere e a dire "Lui e Cheza hanno parlato e basta, tranquillo; la conversazione non ha turbato Cheza"
Tutto questo mistero diede a Kiba da pensare, ma non ebbe il tempo nemmeno di ricongiungersi agli altri che un'esplosione, seguita da una pioggia di detriti e dalle urla atterrite dei cittadini, diresse tutte le loro attenzioni verso la parte ovest delle mura. Come fiocchi di neve, cadevano sassi e pietre e una grossa nave stava atterrando nello spiazzo davanti al muro di cinta, ormai quasi del tutto abbattuto su quel lato. E come fiocchi di neve, le lacrime cadevano incontrollabili dagli occhi di Cheza, che sembrava caduta come in trance. I lupi si misero in guardia davanti alla ragazza, e aspettarono. Tuttavia, il naso allenato di Hige fiutò un odore anomalo, che instillò paura nel corpo e nella mente del ragazzo
"Fuggiamo..." riuscì a dire tremante, aspettando quello che secondo lui era l'inizio della fine.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Two Streets, Six Hearts ***


Fra i detriti ed il fumo, che iniziò a diradarsi solo dopo qualche minuto, apparve nella sua grandezza la nave del Signore della Guerra di quella regione, in continua ricerca di schiavi o vittime per i suoi scopi, di lucro o divertimento che fossero. Alcuni soldati, usciti dalla nave, iniziarono a sparare in aria per intimidire la popolazione, e i cinque lupi si schierarono attorno a Cheza per proteggerla
"Kiba, resta accanto a lei...Toboe, anche tu. Blue, Hige rendetevi utili e venite con me!" ringhiò Tsume col suo solito fare autoritario, e i due, sebbene a malincuore, obbedirono; iniziarono a saltare di tetto in tetto, fino a portarsi con rapidi balzi dietro alcuni dei soldati, i quali non fecero nemmeno in tempo a girarsi che si ritrovarono sommersi da una tempesta di zanne, pelo e unghie dalla quale non sarebbero mai potuti sopravvivere. Cheza guardava angosciata la scena, mentre Kiba teneva alla larga i temerari che, sfuggiti ai suoi compagni, tentavano di avvicinarsi a loro.
"Toboe! porta in salvo la popolazione, presto!" Le parole di Kiba, fredde, precise e concise come sempre scossero il giovanissimo lupo dall'angoscia che lo opprimeva: non aveva mai partecipato in prima linea ad un combattimento, e la mancanza di esperienza gli sarebbe potuta costare la vita. Toboe quindi si limitò a correre per le strade evitando gli scontri e avvertendo gli abitanti di nascondersi, quando una cosa gli balenò in mente: la città non era forse la colonia di rifugio per lupi!? Perchè nessuno combatteva?
Con questi ed altri interrogativi continuò ad eseguire il compito assegnatogli dal capobranco, finchè non notò un gruppeto di lupi in forma umana, composto dal capovillaggio e altri cinque o sei elementi, che se ne stava a discutere animatamente sul da farsi.
"Cosa fate ancora qui?! Dovete aiutare gli altri, combattere!" urlò il giovane con un tono che non esprimeva null'altro che naturalezza
Tutti i lupi si girarono verso di lui con aria sconvolta, come se avessero appena visto un fantasma "Combattere? Moriremmo sicuramente, sono troppi rispetto a noi! Non avrebbe senso!"
Il volto di Toboe si contrasse in una smorfia di disapprovazione mista a paura, quando vide nella sua mente le immagini nitide dei suoi amici sanguinanti a terra, che lottavano con tutte le forze pur di difendere la loro unica speranza, la Ragazza Fiore.
"Ma non avete un minimo di onore!? Non pensate a cosa ne sarà dei miei amici!? Stanno lottando per voi!!" strillò fuori di se dalla rabbia "Voi non siete dei lupi, siete soltanto cani randagi! Cani codardi e..." *SLAP*
Un sonoro schiaffone risuonò nell'aria, e nella testa di Toboe quel rumore fu più forte di mille spari; il capovillaggio gli aveva appena dato uno schiaffo, ed ora cercava di trattenere le lacrime "Credi che non lo sappia, che è disonorevole? Ma cosa dovremmo fare, lottare per condannare cosi i nostri cari? Se non possono uccidere noi, allora uccideranno loro! E non possiamo permetterlo...e poi noi vogliamo vivere...cerca di capire..." Toboe, senza parlare, si voltò ed iniziò a correre per tornare dai suoi amici, poi urlò di nuovo
"Meglio un giorno da leoni che mille da codardo, e te lo sta dicendo un gran fifone..." Poi riprese a correre, nella speranza di trovare i suoi amici ancora in vita; tutto ciò che quei lupi potevano fare lo stavano facendo, lottando strenuamente contro quei soldati che sembravano non finire mai. Hige, nonostante la stazza, faticava a tenere lontani i soldati, che stavano tentando di accerchiare Blue e Tsume, colpendoli con grossi manganelli di ferro; Kiba invece, si trascinava ansimante e ferito attorno a Cheza, non permettendo a nessuno di avvicinarsi. Non appena Toboe tornò, prese il suo posto accanto alla ragazza, permettendogli di concentrarsi sulla lotta senza distrazioni...se non una. Un lupo nero gigantesco, con una cicatrice sulll'occhio si scagliava a tutta velocità sulla ragazza: Darcìa, il più potente dei signori nonchè geneticamente modificatosi per diventare un lupo, e con grandi risultati. L'enorme lupo nero stava per sopraffare il ragazzino, quando fu fermato dal vecchio capovillaggio e i suoi compagni
"Avevi ragione tu ragazzino, non siamo più lupi da molto tempo; avremo anche vissuto da cani, ma oggi moriremo da leoni!" Si scagliarono tutti su Darcìa, che non potè che fermarsi per combattere contro di loro.
Il capovillaggio lanciò a Kiba un'occhiata che pareva dire "Addio. Prenditi cura di lei...". Poi i suoi occhi si chiusero, e non si sarebbero mai più aperti; la zampa del lupo nero lo teneva a terra, e la sua gola era squarciata dalle sue zanne. Kiba, fatto un cenno ai compagni, prese Cheza sulla schiena e corse verso l'interno della città, infilandosi in un canale fognario; di contro i compagni si diressero fuori, verso la breccia. Nessuno dei due gruppi aveva dubbi sulla loro ricongiunzione, perchè tutti confidavano nel sensibilissimo olfatto di Hige.
Dopo aver corso per qualche minuto, i lupi si fermarono nella foresta innevata. Tsume, furioso per la ritirata, Toboe, angosciato dalla separazione, e Hige e Blue che si preoccupavano l'uno delle ferite dell'altra. Ma ognuno di loro sapeva, in cuor suo, che Kiba stava bene e che li aspettava. Si dovevano riprendere in fretta per tornare dal loro amico, che aveva avuto fiducia in loro e nel loro legame. Fra questo e altri problemi i lupi trascorsero la notte ululando alla luna, come se confessassero i loro segreti più reconditi ad un'amica troppo lontana.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=746127