Farfalla in fuga

di chanel coos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incubo ***
Capitolo 2: *** Svenuta ***
Capitolo 3: *** Al mare ***
Capitolo 4: *** Emily ***
Capitolo 5: *** Casino ***
Capitolo 6: *** Ti amo ***
Capitolo 7: *** Kevin ***



Capitolo 1
*** Incubo ***


Capitolo 1 

Incubo
Correvo come una pazza sulla strada asfaltata, con le scarpe che portavo, con un tacco altissimo era difficilissimo, mentre quell'uomo spaventoso mi seguiva, voleva uccidermi, aumentai la velocità ma caddi e sfregiai la coscia sul marciapiede, provocando tagli su tuuta la coscia lunghi una decina di centimetri, ma superficiali, anche se usciva sangue. Il dolore, la paura mi fecero venire tanta voglia di piangere, ma cercai di ricacciare indietro le lacrime e ci riuscii. Mentre cercavo di calmarmi mi accorsi che mi stava raggiungendo, era veloce, con un ghign malefico, spaventoso dipinto sul volto pallido, rugoso, spregevole. Mi rialzai e rinizia a correre, disperata, correvo, ma non sapevo cosa avrei fatto dopo, dove sarei andata? non potevocontinuare a correre, prima o poi mi avrebbe presa, non 'era soluzione. Troppo presa a ragionare sul modo di scamparla, sbattei la gamba su un palo, con una forza tale da farlo tremare così tanto da temere che stesse  per cadermi addosso. Caddi a terra, con una gamba fuoriuso, non riuscivo a muovermi. 
Voltai la testa, mi stava raggiungendo, non potevo più fare nulla, non potevo salutare per l'ultima volta le persone che amavo, dire loro di non soffrire per me, perchè sarebbe stato molto peggio per tutti, anche se inevitabile. L'uomo mi prese per il vestito lacerato, mi alzò e parlò, con una voce calma, piatta: 
 
-Mi dispiace, non ce l'ho con te, davvero! Ma devi capire, devo vendicarmi di tuo padre, colpendolo nel punto più debole:tu. Tu mi capisci vero?-
Lo guardai con uno sguardo omicida, come e fossi stata io a volerlo uccidere, lui sorrise e alzò il coltello conficcandolo poi lentamente nella mia pancia. Il dolore mi attanagliava, aveva perforato la ia pelle, la carne... urlai...urlai tutto quello che avevo in gola fino a riaprire gli occhi nel mio letto, completamente intera, senza coscie sfregiate o pance accoltellate. Non ebbi il tempo di respirare che mio fratello entrò in camera mia, proccupato:
-Ehi, cosa è successo hai avuto un icubo?- Annuii in silenzio, la fronte inperlata da goccioline di sudore. Si avvicinò e mi diede un bacio:- Dai continua a dormire, sono solo le due di notte- disse con voce dolce. Lo guardai con gli occhi di una gattina impaurita, dopo alcuni secondi comprse il significato di quello sguardo e chiese, con un sorrisino stampato in faccia: -Vuoi che dorma con te?-. Per tutta risposta feci un sorriso a trentadue denti. Si sdraiò accanto a me e mi abbracciò. Dopo pochi minuti già russava lievemente , mentre io scivolavo lentamente nel sonno. 
 
Cinque ore dopo sentii qualcosa spingermi e dopo qualche istate mi schiantai contro terra : -Oops!- urlò Kevin iniziando a scappare. Lo inseuii inbufalita cercando qualcosa da buttargi addosso. Dopo avergli tirato dietro il telecomando( eravamo già scesi nel salone) diventai io quella che doveva scappare, ma non durò per molto, infatti mi prese per i piedi e mi fece cascare a terra, battendo un aculata madornale.
-S.o.s pazzi scatenati invadono casa mia, mandate rinforzi- urlò papà poliziotto, mentre mamma sorrideva. Dopo essermi tolta di mezzo Krevin, salii in camera mia, che aveva nella parete rincipale un letto a due piazze, su quella a lato una finestra gigante, con spazio dove sedersi, in  quella davanti al letto una tv al plasma, mentre dall'altra parte le porte del mio bagno e del guardaroba. Scelsi di mettermi un paio di panta- collant neri con sopra una camichia blu di mio fratello con sotto una cannottiera un po' più chiara e una cintura nera a metà strada tra il seno e la vita.
Un ora dopo a scuola, ricominciai a pensare al sogno, mentre decine di domande inondavano la mia mente: chi era quell'uomo? come mai l'avevo sognato senza mai averlo visto prima? Perchè voleva uccidermi?
-Meredith, ti senti poco bene?Sei pallida- la voce del professore mi colse di sorpresa, facendomi scattare. Stavo per dire di no,mentendo, ma mi aveva già detto che potevo andare a scicquarmi la faccia e io non chiedevo si meglio. Mi alzai e uscii, ma appena fuori dalla classe una forte nausea mi colpii. Mi appoggiai al muro e vidi avanzare un raggazzo alto, con occhi azzurri, bellissimo, con un fisico stupendo. Poi vidi tutto sfocato... fino al buio totale
Ecco il primo capitolo della mia terza storia. Spero vi piaccia, non so se sono molto brava... recensite vi pregoo!!! Acceto critiche, anche perchè non credo ci siano molto commenti positivi! se vi va potete dare un'occhiate alle mie altre stori e recensire: "il gruppo" e "Dolore"! Ciauuu a presto con il secondo capitolo!! <3

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Capitolo 2
*** Svenuta ***


Capitolo 2
 
Si alzò in un secondo e mi prese per la vita, chiuse la porta sotto lo sguardo stranito dell'infermiera,  e mi ributtò sul letto davvero incazzato mentre io lo guardavo spaventata: -Ti ho detto di stare sdraiata, perchè stai male e puoi peggiorare la situazione; ma fai come ti pare mi hai davvero stancato.-. Non conoscevo quel ragazzo, ma capii che era meglio non perdere tempo, mi avrebbe obbligata a stare in infermieria fino a qundo l'infermiera non avesse detto che potevo alzarmi.Arresa, mi tolsi la camicia e le scarpe, mi sdraiai sotto le coperte e chiusi gli occhi lasciandomi invadere dal silenzio. Aspettai e aspettai, ma non riuscivo ad addormentarmi, allora lui parlò: -Come ti chiami?-la sua voce era cambiata, era più calma addirittura dolce. 
-Meredith- risposi seria.-
 -Vai nella terza A, giusto?-
 -Sì-
 -Ce l'hai con me??-
 -No!- lui rise e poi calò il silenzio per un po' di minuti. 
 -Te?-dissi all'improvviso.
  -Cosa?-
 -Te come ti chiami?-
 -Erik -
 -In che classe vai?-
-Quinta C-
-Sei nuovo vero?-
-Già-
Aprii gli occhi e iniziai a guardarlo, prima non mi sbagliavo era davvero bellissimo, il ragazzo più bello che io avessi mai visto. Abbassai lo sguardo: -Che ore sono?-chiesi
-Dieci-
 
Sospirai, iniziavo a sentirmi peggio invece che meglio, sudavo e la testa mi faceva davvero male, sentivo gli occhi bruciare, provai a richiuderli, ma non mi davano pace. Sentii una fitta alla pancia e rimasi senza fiato, dopo mi lamentai ad alta voce: -Mmmmm...- Lo sentii avvicinarsi piano e toccarmi la fronte con la mano gelida. Bello. In quel momento entròl'infermiera:
 -Vuoi che lui rimanga o preferisci che se ne vada?-mi chiese indicando Erik.  L'idea di vederlo buttare fuori dalla stanza e farlo finalmente tacerem mi affascinava, ma in quel caso sarei rimasta da sola nella stanza.
-Può rimanere- dissi, mentre lui alzava la testa sorpreso
-Come vuoi- Silenzio.
-Ti senti male?-chiese l'infermiera, premurosa. Secondo lei?! 
 -Un po'-ammisi.
 -Bè, riposati-rispose e si allontanò. Spalancai gli occhi, sorpresa, bella cura!! Erik rise fino a sentirsi male della mia espressione e alla fine mi arresi, richiusi gli occhi. Mi sentivo malissimo. Risentii la sua mano gelida spostare via i capelli che si erano appiccicati sulla fronte sudata, e aggiustarmi il cuscino; poi l'infermiera rientrò con il termometro che mi mise in fretta e furia e mi ritolse dopo appena due minuti. -Hai la febbre a trentanove e mezzo.-disse schietta.
-Chiamo a casa-
 -No, non importa torno da sola- Risposi di scatto con una voce da morta.
 -Non essere scioc...-
-La porto io- disse Eric. Mi voltai verso di lui, con sguardo interrogativo e lui sorrise. 
-Come volete- disse l'infermiera -
-Io non c'entro nulla- disse l'infermiera
 -Grazie, puoi accompagnarmi fino alla fermata e poi entra dal retro così non ti vede.  -dissi.
 -Cosa? Guarda che voglio davveo accompagnarti io!- disse lui. 
 -No, ce la faccio a tornare a casa da sola, non sono scema-  risposi abbastanza seccata.
 -Non ho detto che sei scema, solo che ti accompagno a casa, perchè non ti senti bene!- 
-Riesco a tornare a casa da sola, malata o meno.-. A quel punto mi ero già rivestita e stavo uscendo dalla stanza. Mi feci fare la giustificazione dalla custode e uscì da scuola, sorpresa che non mi avesse seguita. Continuai a camminare, ormai convinta di essere libera, quando mi sentii prendere per la vita e trascinare indietro. -Erik...- 
 -Dica!-
- Che fai?-
 -Ti trascino fino alla mia macchina-disse tutto allegro.
 -Hehe che carino!!- dissi a presa in giro. -NO, dai lasciami!-  Cercai di divincolarmi ma non ci riuscii.
-Troppo tardi-mi aveva messo sul sedire anterioredella sua auto e aveva chiuso la portiera. Mi arresi. Lo vidi fare il giro e sedrsi accanto ame, poi mettere in moto. 
 -Inzomma...- disse gongolante
-Insomma che cosa?-
 -Dove abiti?-. Dopo avergli detto la via dove abitavo mi riprese il mal di testa e riniziai a sudare. -----Guidava come un pazzo. Bene, prima arrivavo a casa, meglio era.
 -Ti senti tanto male?-
 -Un po-
-Mmmmm... c'è qualcuno a casa? Perchè non hai voluto che venissero a prenderti?>
 -No, non c'è nessuno e non li ho chiamati, perchè non volevo che si preoccupassero.-
-Capito. Ma dovrai dirglielo-
-Lo vedranno- dissi chiudendo gli occhi; a quel punto non mi accorsi più del tempo che passava, nè della macchina che si spostava. Mi sentii prendere delicatamente dal sedile e portare da qualche parte in braccio... all'improvviso me ne accorsi e aprii gli occhi spaventata. Erik camminava velocemente con me in braccio come se non gli pesassi nulla, mentre ci avvicinavamo sempre più a casa mia. Ma lui non aveva le chiavi? E... dov'era la mia cartella?Mi mossi un po' preoccupata, ma era sulle sue spalle,  aprì la porta. 
-Bella casa- disse ammiratoosservando l'ampio salone moderno e accanto la cucina scelta, naturalmente, da mia mamma. -Grazie- risposi con una voce da morta. 
-Camera tua è di sopra?-
-Mmm... salgo da sola-, ma stava già salendo le scale e aprendo la porta di camera mia, come aveva fatto ad indovinare quale fosse? Ah già, forse il cartello col mio nome. Mi appoggiò sul letto e rimase indeciso sulla porta.
-Grazie- dissi sorridendo per la prima volta. 
-Nulla!- disse lui rispondendo al mio sorriso con un sorriso soddisfatto.
-Se vuoi puoi andare...-
 -Vado-
-Perchè?- chiesi delusa.
-Vuoi che resti?- mi guardò serio. Annuii. Sospirò e si sedette sul letto accanto a me. 
-Quando tornano i tuoi?-
-Alle cinque-
-Allora dovrò andare via prima...-
-Perchè? Alle due arriva mia fratello e poi i miei genitori e tutti i nostri amicii-
-Appunto!-
-Non vuoi conoscerli? Apparte non ti conosco nemmeno io,  hai ragione-
-Bene, come stai?-
-Meglio, guarda se vuoi puoi andare, tanto ora io mi metto a dormire -.
-Mmmmm va bene... ciao!- si avvicinò e mi aggiustò le coperte, mi diede un bacino sulla fronte e lasciò qualcosa sopra il comodino. -Se hai bisogno di qualcosa, quello è il mio numero, ciao- . Mi addormentai. 
Fui risvegliata dal bacio di mio fratello che subito chiese: - Che ci fai qui?-
-Mi sono sentita male a scuola e sono tornata, avevo la febbre-  evitai di aggiungere particolari come lo svenimento o il nome del mio accompagnatore...
-Sei svenuta?- chiese serio. Cosa ne sapeva lui?
-Come?-
-Erik è uscito di classe e non è più tornato, l'infermiera ci ha detto che una ragazza è svenuta e che lui l'avrebbe riaccompagnata a casa-.
-Mmmmm... non sapevo foste amici-
-Cosa avete fatto?-.
-Nulla mi ha riaccompagnata a casa, ma a quanto pare non sa dove abiti, perchè non ha capito che ero tua sorella e che vivevo con te-.
-Poi se n'è andato?-
-Sì, ma che c'è?-
-Nulla, ti senti meglio?- era serio, non capivo.
-Sì- risposi con aria confusa.
-E siete diventati amici?-
- Mmmm... no, oggi è la prima volta che lo vedo, non lo conosco-
- Ti ha dato il suo numero- disse troppo serio, avvicinandosi.
- Kevin, che c'è? Cos'hai contro Erik?-
-Nulla, nulla.-
-Oddiooo, dai Kevin, mi gira la testa- si avvicinò e mi diede un altro bacio sulla fronte, per poi dire: - Meredith, cosa hai sognato stanotte?-
Che c'entava?? Non capivo, dove voleva andare a parare.
-Che c'entra!-
-Rispondi-
- Era solo uno stupido sogno, non me lo ricordo più-
-Mmmmm- chiusi gli occi e poco dopo mi accorsi con grande sorpresa che si era sdraiato accanto a me e che mi stava abbracciando. Era bello dormire con lui, anche io che da un po' di tempo non riuscivo a dormire a causa degli incubi, quando stavo con lui mi rilassavo e mi addormentavo. Lo volevo troppo bene, tanto che non sopportavo quando usciva con una ragazza e non stava con me.Ci risvegliammo alle tre di notte, lui con un braccio attorno a me ed io rannicchiata contro il suo petto. Scendemmo le scale e ci mettemmo a giocare alla wii fino alle sei di mattina, quando mia mamma uscì dalla sua stanza e ci vide a litigare per una partita a tennis, nella quale lui sosteneva avessi barato. La mamma mi  rimise a dormire perchè avevo la febbre e disse a mio fratello di levarsi dalle scatole e di lasciarmi in pace. Lui mi prese dal divano e mi portò in camera mia sotto lo sguardo di mia madre, che a quanto pare era sorpresa dal nostro atteggiamento: prima ci prendevamo a pugni per una partita di tennis e poi lui mi portava affettuosamente in camera...
Passai la giornata a dormire, mangiare e leggere le riviste di macchine di mio fratello, che aveva lasciato delle briciole di patatine in mezzo alle pagine. I tre giorni successivi passarono allo stesso modo, finchè lunedì non tornai a scuola e tutti mi salutarono felici che fossi tornata, soprattutto i miei compagni di classe, dato che facevo perdere loro mezzalezione grazie alle mie stupidaggini.Durante il mio tragitto fino alla classe, incontrai Erik :
-Ehi, perchè non mi hai chiamato?-
-Hai detto di chiamarti se avevo bisogno, non ne avevo!- 
-Allora puoi chiamarmi anche se non hai bisogno di me-
-Non vedo perchè dovrei chiamarti- dissi, non ero proprio di buon umore.
-Va bene, allora vuoi uscire con me sabato mattina?-
 
-Come? Perchè? Dove?-
-Non ti preoccupare vengo a prenderti io- e se ne andò lasciandomi come una scema in mezzo al corridoio. Suonò la campanella e tornai di corsa in classe. 


Ciao ragazzi :D!! Ho messo il secondo capitolo, spero vi piaccia!!! Recensite, per favore, voglio sapere se fo schifi oppure sono abbastanza bravina a scrivere!!!  

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Capitolo 3
*** Al mare ***


Capitolo 3
 
Al mare




Quel sabato mattina mi svegliai molto presto e spalancai l'armadio, cosa mi sarei messa? Come potevo sapere cosa mettermi se non sapevo nemmeno dove saremo andati? Optai per un abbigliamento che credevo sarebbe andato bene in tutti i casi: mi misi un paio di jeans corti, una cannottiera con una maglia aperta sopra che si legava con una cinturina nella vita. Iniziai a fare colazione, ma non riuscii a finire visto che alle nove aveva già suonato a casa mia. Per fortuna Kevin dormiva ancora, avrei evitato di dover rispondere a tutte le sue domande, gli avrei detto dov'ero una volta tornata. Uscì di casa di corsa e me lo trovai davanti, bello bello come un dio greco. Mi si avvicinò così tanto da sfiorare il mio naso contro il suo mento. Troppa confidenza, mi allontanai. -Devi portarti anche il costume da bagno>> disse serio, senza nemmeno  salutare.
-Come, ma dove si va?-
Non rispose, si limitò a guardarmi serio negli occhi. Entrai a casa di corsa e mi misi il costume da bagno, scesi di corsa e mi ritrovai di nuovo davanti a lui che ora sorrideva. Mi sedetti sul sedile del passeggero e partì guidando come un pazzo come la scorsa volta. Non gli staccai gli occhi di dosso per un bel po', presa com'ero da tutti i suoi particolari perfetti. Dopo un po' si accorse che nessuno di noi due stava parlando e disse: -Sei silenziosa a quanto pare-
-Dove stiamo andando?-
- Aspetta e vedrai, il viaggio durerà un po'-
Nooooo- mi lamentai. Ridacchiò. 
- Che sport fai?-
-Nuoto e surf-
-Bene- sorrise soddisfatto.
-Perchè?- ora stavo letteralmente morendo dalla curiosità, poi mi prese un pensiero strano, preoccupante: perchè non mi diceva dove stavamo andando? Dovevo fidarmi di lui? Oddio ero salita sulla sua auto senza nemmeno sapere dove saremmo andati e lo conoscevo solo da pochi giorni.
-DOVE STIAMO ANDANDO??- strillai visibilmente spaventata.
-Hey, tranquilla, non ti sto portando in un  brutto posto-
-Dove?-
-E' una sorpresa!- disse dolcemente fermandosi davanti al semaforo rosso. Si avvicinò e mi accarezzò il viso, mi ritrassi subito e appoggiai la testa al finesrino. Si riavvicinò ignorando il semaforo che era tornato verde e i clacson che impazzivano per dirmi nell'orecchio:-Stai tranquilla,ok? Non ti farò del male, te lo giuro.Non voglio dirti dove stiamo andando perchè voglio che sia una sorpresa-
-Riparti che il camionista si sta avvicinando-. Scoppiò a ridere forte, mentre ripartiva.
-Credi che quel camionista sia più forte di me?- lo osservai per bene, non ne ero sicura, sembrava... molto forte.
-Tu che sport fai?-
-Tie box ... e surf - disse lui. Ecco spiegato il fisico mozzafiato.
Continuammo a chiaccherare, mentre la mia preoccupazione se ne andava pian piano, se le cose si fossere messe male avrei chiamato Kevin. Ma sarebbe arrivato in tempo?
 Dopo un oretta di viaggio, vidi che ci stavamo avvicinando al mare, ma non andavamo verso la spiaggia. Andavamo verso gli scogli, dove le onde erano alte fino a quattro metri. Non parlai, ormai avevo capito cosa avremmo fatto. Quando scendemmo dalla macchina erano le dieci e il sole spaccava le pietre, adoravo il sole...
Andammo oltre gli scogli a piedi, per arrivare ad un altra spiaggia, immensa, deserta, perfetta.In quel tratto le onde erano davvero altissime, non avrei  voluto  niente di meglio. Si avvicinò ad una specie di piccola capanna e ne tirò fuori due tavole da surf. Sorrise mentre si avvicinava e, come al solito, si avvicinò troppo, ma io non lo respinsi, si fermò a tre centimetri dal mio viso, ma poi si spostò e si tolse la maglia, lo imitai, tolsi anche la cannottiera e i jeans. Mentre li buttavo per terra mi accorsi che mi stava fissando sorridendo.   
- Che c'è?- chiesi. Cosa avevo fatto di sbagliato?
- Sei davvero bellissima- disse sorridendo ancora. Non apprezzai il commento, smisi di sorridere e mi girai verso il mare.
-Dico sul serio, potresti fare la modella-
-Faccio la modella- risposi secca. Si accorse che il mio umore stava cambiando, nessuno capiva il perchè. Solo io lo sapevo: perchè gli interessava solo quello? Non poteva stare zitto e smetterla di fissarmi come se fossi davvero bellissima? 
- Ma non credo di essere bellissima, credo solo che basti essere magra- risposi.
Si avvicinò di nuovo, da dietro, all'improvviso mi prese in braccio e, mentre mi divincolavo, corse verso l'acqua e mi buttò dentro. Prima che potessi rialzarmi mi aveva già ripresa e stava avanzando verso l'acqua profonda, quando ormai fummo molto lontani dalla spiaggia mi mollò , ma io mi accorsi troppo tardi di non toccare e capii che l'unico modo per uscire era quello di aggrapparmi a lui che mi tirò su senza problemi. Nemmeno lui toccava la sabbia. Non mi ero ancora staccata dal suo collo e il mio viso era molto vicino al suo, aveva degli occhi così belli... sembrava che volessero risucchiarmi e io non smettevo di guardarli... sentivo anche i nostri corpi erano molto vicini... all'improvviso arrivò  un'onda gigantesca che mi strappò via dalle sue braccia... mi sentivo trascinata via dall'acqua mentre non riuscivo a salire in superficie e respirare... era terribile, aprii la bocca che si riempii subito di acqua e sentii che il mare si stava agitando ancora... mentre cercavo di risalire venni colpita da una paura insopportabile: lui era riuscito ad usire? Perchè ero spaventata per lui quando io stessa stavo affogando? Mi sentii prendere per un braccio e tirare su, quando finalmente raggiunsi la superficie iniziai a tossire e a risputare l'acqua salmastra  mentre mi appoggiavo al corpo che mi aveva salvata e che sembrava molto più controllato del mio. Alzai la testa e vidi il suo volto, preoccupato, prima che un'altra onda ci travolgesse. Stavolta non mi mollò e risalimmo più facilmente, poi il mare si calmò, allora appoggiai la testa sulla sua spalla mentre i miei capelli ci circondavano. -Tutto bene?- domandò preoccupato.
-Sì- risposi, ma la mia voce faceva capire il cntrario. Mi trascinò fuori dall'acqua e mi distese sulla sabbia. Si sedette accanto a me e aspettò che il mio respiro tornasse regolare. -Mi dispiace-. 
-Non è colpa tua-  dissi sorridendo.
-Vuoi tornare a casa?-
-No!- dissi mentre mi rialzavo.
-Va bene, prendiamo le tavole-. Proprio allora il mio cllulare squillò, era Kevin. 
-Pronto-
-Scusa, dove sei?-
-Al mare con Erik-
-Perchè-
-Per fare surf-
-Mhm quando torni?-
-Non lo so-
-Potevi avvertire prima di andare-
-Non sapevo che sarei venuta qui. Ti chiamo quando sto tornando. Di' a mamma e papà che sono al mare e che sto bene-
-Ciao- e riattaccò. 
Passammo il resto della giornata a giocare in acqua e a fare surf. Non mi accorgevo del tempo che passava, ma il sole stava tramontando e credevo sarebbe stato meglio tornare a casa  prima di sera. Ero in acqua, sdraiata sulla tavola, mi buttai in acqua e uscii mentre Erik mi seguiva.
-E' ora di tornare a casa- disse.
- Già- dissi mentre mi rivestivo.- Forse è meglio che tu guidi un po' più veloce di prima se non vogliamo arrivare a casa tra tre giorni-.
-Ah sì, eh?-  mi prese di nuovo in collo e buttò in acqua, ma stavolta ero vstita non l'avrebbe passata liscia, lo trascinai dentro e dopo un po' uscimmo, perchè stava iniziando  a fare buio. Avevo i vestiti fradici, come avrei fatto? Alzai la cannottiera e feci un nodo  appena sotto al seno, poi entrai in macchina. Questa volta guidò ancora più veloce di quanto fece stamattina, io appoggiai la test al finestrino e mi misi a guardarlo, era bellissimo ma non glie lo avrei mai detto.
-Ti sei divertita?- chiese sorridendo.
-Sì, grazie-
-Hai visto che non dovevi aver paura?-.
-Ho visto- sorrisi. Il viaggio non durò moltissimo, ma quando arrivammo a casa era già sera. Dopo averlo salutato aprii la portiera e scesi, ma una volta accanto al suo finestrino mi fermai e gli chiesi:- Vuoi entrare?-
-Non so se...-
-Daaaaiii di sicuro ci sono anche dei nostri amici...-
-Va bene- disse rassegnato e scese, aprii la porta di casa e vidi la mia migliore amica, Emily, impegnata in una partita di tennis alla wii contro mio fratello, mentre il mio migliore amico, Will, armeggiava con l' i-pod e le casse . A quanto pareva i miei erano usciti anche se in casa non c'era molta gente ad infastidirli. 
-Ciao!- urlò Emily girandosi e correndo verso di me, Will alzò lo sguardo e mi fece l'occhiolino, mentre mio fratello vinceva la partita molto facilmente, anche perchè giocava da solo. In effetti ero abbastanza preoccupata di quello che avrebbe detto sullla mia uscita. Ma quando si girò sorrise e salutandoci si avviò verso la cucina. 
-Chi è muore di  fame?-
-IO!- sparò subito Will.
-Allora muori, perchè qua non c'è nulla da mangiare- rispose Kevin.
-Ordiniamo delle pizze!- propose Emily, incredibile nesuno aveva cacato Erik. Avanzai verso il salone e me lo tascinai dietro.
-Wow, come siete asciutti!- si complimentò Kevin. Non avevo più voglia di sentirli, salii in camera, feci la doccia e mi rivestii; prima di scendere mi gurdai allo spoecchio. I miei capelli, bagnati dopo la doccia, erano scurissimi e ricadevano sulla schiena fino alla vita, anche se erano scalati; gli occhi erano azzurri, ma non belli come quelli di Erik o Kevin, almeno questo era quello che credevo io. Scesi le scale e li trovai a mangiare le loro pizze in salotto. Non sapevo il perchè, ma non avevo voglia di stare con loro, avevo voglia di andare a dormire, dovevo sembrare proprio antipatica. Non avevo fame, quindi mi sedetti sul divano e   gli guardai scherzare e mangiare. Andai a dormire quando loro se ne andarono e sentii tornare mamma e papà. Speravo di riuscire a dormire senza fare incubi, ma non ne ero sicura.


Ma ragazzi recensiteeee!!!! Faccio davvero così pena? Almeno ditemeloo!! Questo è il terzo capitolo di farfalla in fuga, spero vi piaccia, e spero me lo diciate recensendooo -.-   Se vi va andate a vedere le altre mie storie: Dolore e Il gruppo. Ciauuuuu a presto <3 

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Capitolo 4
*** Emily ***


 
Capitolo 4
 
Emily



Gli uccelli cinguettano, le macchine passano e io continuo a sfornare a capitoli, come una macchinetta fatta apposta. Però sono triste :( Perchè nessuno mi dice cosa pensa della mia storia? Comunque spero che questo capitolo vi piaccia!!!





Il mattino dopo era domenica e dormii fino a tardi, scesi a fare colazione e rientrai in camera, riordinai e mi ributtai sul letto. Dopo un po' squillò il cellulare. Era Emily :<< Ciao Meredith!>>
<< Ciao >>
<< No , dico, ma si trattano così le amiche? >>
<< Cosa ho fatto? >>
<< Cosa hai fatto? Mi stai trascurando! >>
<< Non è vero >>
<< Sì, invece! Tutto il gruppo si lamenta, perchè non pensi più a nessuno e se vuoi trattare così loro, almeno non farlo con me! >> non sapevo come fare, sembrava davvero arrabbiata.
<< Ieri sono anche venuta a casa tua per vedere cosa avevi e tu non mi hai cacata per nulla >>
<< Scusa, se siete davvero così provati dalla mia mancanza, potevate chiamarmi e chiedermi cosa avevo, perchè non mi facevo vedere, non credi? No, sei solo brava a dare la colpa a me e pensare solo a te stessa >> ora mi stavo arrabbiando io.
<< Meredith cosa stai dicendo? Non mi sembra di aver pensato a me stessa in undici anni! No, è solo una scusa e io so perchè, ora che il più bello della scuola vuole stare con te tutti gli altri non contano e... >>
<< Pensi davvero che io sia così: è undici anni che mi conosci e ancora non hai capito che a me non me ne frega nulla del più bello della scuola? >>
<  < Meredith , perchè lo stai facendo? volevo solo fare l'offesa, così poi potevamo uscire da qualche parte, davvero non credevo che tu pensassi questo di me: se vuoi la verita non ho mai pensato solo a me stessa! >>
< < Lo so >>
<< Cosa? >>
<< Tu non pensi solo a te stessa, sono io che non ti ho chiamata perchè avevo di meglio da fare, cose tipo sognare che un assassino volesse uccidermi per vendicarsi di mio padre e svenire il giorno dopo, rimanere a casa i giorni seguenti con la febbre a trentanove e mezzo, rientrare a scuola e dover recuperare tutti i compiti e le verifiche perse. In tutto questo tempo tu hai pensato a me mi hai chiamata ogni giorno, ma io sono la stronza che non ti ha risposto. Poi sei venuta a casa mia quella sera, di' la verità cosa cercavi? Cosa volevi che ti facessi? >>
<< Meredith io sono venuta solo a trovarti perchè mi sembrava carino farlo e davvero non sapevo che stavi male, non volevo chimarti per no sembrare una leccaculo, ma non sapevo che tu stessi così davvero... >> stava piangendo e io come sempre mi sciolsi
<< Ma no nonn ti preoccupare, è colpa mia non sono di buon umore e ho dato la colpa a te, senti ti va se andiamo al centro commerciale? >>
<< S ì>> disse tra i singhiozzi.
<< Va bene, ci vediamo lì alle due >>
<< Ok !>>
<< Ciao >>
<< Ciao a dopo >>
Riattaccai il cellulare e guardai che ore erano: mezzogiorno.
<< Meredith >> chiamò mamma. Scesi le scale di corsa
<< Senti tesoro tuo fratello è uscito e anche tuo padre, io dovrei andare verso le una, ma se non vuoi stare sola ti faccio compagnia >>
<< No mamma tranquilla, esco anche io alle due >>
<< Ok, si mangia ? >>
 
 
 
 
Raggiunsi  il centro commerciale verso le due e cinque minuti, ma Emily non c'era ancora. Presi una granita alla gelateria e l'aspettai seduta su un piccolo tavolo rotondo. Arrivò dopo circa quindici minuti, avevo già finito tre granite e mi stavo arrabbiando, anche perchè noon risondeva al cellulare.Quando si avvicinò pareva felice e tranquilla, come se non ci fosimo date appuntamento per le due invece che per le due e mezzo:
<< Ciao! Ehi, ma da quanto tempo è che sei qui? >>.
<< Dalle due, come avevamo detto >>.
<< Scusa, avevo capito le due  e mezzo... >>.
<  < Certo, certo >> mi alzai dal tavolo e iniziai a camminare con lei dietro.
<< Dai non te la prendere! >>.
<< Da dove vuoi cominciare? >>.
<< Daiii >> mi venne addosso e mi fece barcollare, mandandomi a sbattere contro un signore abbastanza grosso da farmi quasi rimbalzare via, mentre lei mi agguantava per il braccio e mi spingeva verso di se.
<< Sei scema!? >> ma ormai ero scoppiata a ridere, il signore mi guardava male, borbottando.
<< Iniziamo da qui >> e mi buttò dentro un negozio, passammo un paio di orette a comprare vestiti, scarpe, trucchi, smalti, occhiali... quando ci si accorse che ci rimanevano pochissimi soldi ed era il momento di sloggiare. Uscimmo dall'edificio scherzando e ridendo, ma ad un tratto si fece seria:
<< Meredith cos'era quel sogno sull'assassino? >> No! Non volevo parlare di quello, era solo uno stupido sogno, avrei dovuto tenerlo per me.
<< Nulla... solo un sogno... >>.
<< Raccontamelo >>.
<< No, non ne ho voglia, davvero, non voglio rovinare la giornata >>. Mi si piazzò davanti:
<< Voglio saperlo >>.
<< Niente, stavo correndo inseguita  da questo, ad un tratto mi prese e mi piantò un coltello nella pancia dicendo che era per vendicarsi di mio padre e che no ce l'aveva con me >>.
<< Ma dove stavi correndo? >>.
<< Davanti alla farmacia alla casa vecchia >>.
<< Dobbiamo andarci >>.
<< Cosa? >>.
<< Di notte così vediamo cosa succede >>.
<< No, senti lascia stare era solo un sogno, poi se ci vo ci vado da sola >>.
<< Noooo >>.
<< Andiamo dal gruppo >> dissi per cambiare discorso.
<< Davvero? >>
< < Sì, certo >>
Preendemmo l'autobus e arrivammo al bar dove di solito ci incontravamo tutti, aprii la porta e subito dieci teste si girarono sorprese verso di me. Non c'erano tutti ma erano abbastanza...  Scott si avvicinò per primo e mi abbracciò:<< Ehi, ben tornata, finalmente >>. Poco a poco anche gli altri e mi salutarono, chi mi abbracciava, chi mi baciava...
<< Insomma cosa hai combinato in tutto questo tempo, perchè non ci hai chiamati, non sei ventuta, nulla? >> disse Katherine, non sembrava arrabbiata, ma forse prima lo era stata.
<< Già ti abbiamo chiamata tutti mille volte, ma il tuo numero risulta inesistente, poi sabato a casa tua c'era solo tuo fratello, eri uscita con... Erik, Chi è Erik? >> continuò Natasha.
<< Inesistente? Meredith, ma gli hai dato il tuo nuovo numero? >> chiese allora Emily con aria sospettosa. Io abbozzai un sorrisino patetico e abbassai lo sguardo.
<< Mi pareva strano che nessuno ti avesse chiamata! Certo anche quando cominciamo a pensare che tu abbia un po' di cervello devi farci capire che non è proprio possibile! >>. Risi con gli altri, poi diedi loro il mio numero. 
<< Chi è Erik? >> domandò Jonny.
<< Un compagno di classe di Kevin, un'amico... >>
<< Tuo fratello è passato prima, ma ha detto che aveva da fare... >>
<< Sì, mi sa che è andato a riprendere la macchina dal meccanico>> dissi << Ma voi non passate più da me come prima, guardate che casa mia è ancora l'hotel più lussuoso della città ve lo siete dimenticati? >>
<< Scusami, cara ma dopo un po' ci siamo stufati di venire senza invito ufficiale >>
<< Maddai, potete venire quando volete >>.
<< Sì, ma ricordati che l'hai detto tu, non puoi più tirarti indietro >>
<< Non voglio tirarmi indietro >>
Pssammo la giornata a scherzare poi verso le sei gli salutai e tornai a casa. Erano già tornati tutti, misi a posto un po' il salotto e apparecchiai mentre mamma si faceva la doccia, papà cercava un giornale e Kevin dava a mangiare al nostro cagnolone e alla nostra gattina. Avevamo un cane nero alto circa un metro e dieci centmetri, davvero bellissimo, si chiamava Black e una gattina piccola piccola nera con una macchia bianca sotto al collo, Luna.

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Capitolo 5
*** Casino ***


Capitolo 5

Casino





A casa mia tre camere erano dedicate completamente ai ragazzi: camera mia, quella di Kevin e la camera che era di tutti e due. Era abbastanza grande e conteneva due divani rossi posti uno sulla parete principale  e l'altro su quella destra, entrambi potevano diventare letti da una piazza e mezzo. Sulla parete davanti al divano nella parete centrale c'era una tv al plasma con play station 3 e wii e uno stereo gigante con casse grandissime. Quel venerdì io, Scott ed Emily eravamo sul divano a dstra, mentre Kevin, la sua ragazza Natasha ed Erik erano sull'altro. Stavamo guardando la televisione, in realtà non era una faccenda del tipo " ragazzi vi invito a casa mia", era più un modo di fare le cose che ognuno poteva fare a casa sua insieme, senza bisogno di inviti, se avevi voglia venivi e passavamo il tempo insieme, per me era stupendo. 
<< Odio questa pubblicità >> dissi, era vero.
<< La odi? A me piace un sacco >> Scott, non stava mai zitto.
<< Fa schifo, la ragazza ha  la faccia a pesce >> ribattei.
<< Sì, certo, avercela qua una ragazza come lei  >> continuò lui.
<< Che vuoi dire? Noi facciamo schifo? >> Emily non riuscì a stare fuori dalla conversazione.
<< Va bene, litigate per la pubblicità, continuate pure >> Kevin si stava divertendo.
<< Ok, sono già passate tre spot e voi parlate ancora della ragazza della coca- cola, a volte credo che abbiate perso i neuroni per strada ! >> disse Natasha ridendo.
<< Tu i neuroni non gli hai mai usati in vita tua >> ribattei.
<< Va bene, basta lascia stare la mia ragazza  >>
<< Ok, ok state calm i >> Silenzio.
<< Comunque la ragazza della pubblicità  era carina >> Erik non poteva fare a meno di dire la sua. Scoppiammo tutti a ridere. In quel momento entrò Will seguito da mia mamma.
<< Ok, fate posto, dopo un po' ci si stufa di stirare sentendovi ridere >> alla mamma era pssata la voglia di fare la mamma, si sedette in mezzo a suo figlio e alla sua ragazza che si mise a ridere. Dopo un oretta Will, Scott e Natasha se ne andarono, la mamma uscì a fare la spesa e in camera rimasi solo io con Erik, Kevin e Emily.
<< Allora, quan'è che vuoi andare a quella farmacia? >> chiese Emily all'improvviso, davanti a tutti.
<< Quale farmacia? >> chiese Erik corrugando la fronte.
<< Meredith non gli hai detto del sogno? >>
<< Ti ha raccontato il sogno? >> chiese Kevin <>
<< Quale sogno? >> Erik non ci capiva più nulla. Io fissai Emily incerendola con lo sguardo, lei si girò verso la finestra, glia altri due guardavano me.
<< Potete raccontarci questo sogno? >> chiesero. Emily raccontò tutto senza problemi e disse anche che io volevo andare in quella strada.
<< Verrò con te! >> Erik precedette mio fratello in modo deciso e irremovibile.
<< Vuole andarci da sola >> disse allora Emily.
<< Cosa? Non se ne parla, ci andremo solo perchè sei così preoccupata, ma io ci sarò per forza! >> stavolta Kevin non si fece fregare.
Decisi di parlare per la prima volta: << No, ragazzi non voglio più andarci, era solo un sogno, ho cambiato idea >> mentii.
<< Non ti credo >> disse Erik
<< Se avessi voluto andarci, ci sarei andata prima, non avrei aspettato che lei dicesse tutto come sempre >>. Emily mi guardò con aria ferita. Nessuno mi credeva, ma lasciarono perdere. Almeno per quella sera.
 
Le vacanze si stavano avvicinando, mancavono tre settimane, e il caldo si faceva sentire. Erano passate due settimane dal pomeriggio in cui Emily aveva rivelato tutto e da allora non facevo che pensare quando sarei andata, ma non solo. Sembrava che Erik e io fossimo diventati amici, ma in un cero senso non mi piaceva così; in effetti, volevo qualcosa di più, all'inizio era diverso. Credevo che anche lui volesse qualcos di più, ma non mi aveva chiest più di uscire.Dopotutto anche quel sabato al mare non avevamo fatto niente di straordinario, non avevamo nemmeno parlato molto. Quel sabato, sarei dovuta andare a sfilare, ma non ne avevo particolarmente voglia. L'evento si svolse abbastanza velocemente, ma tornai a casa abbastanza stanca. Decisi di dire che sarei andata da Emily a cena e che sarei tornata verso le undici di sera. Non informai Emily, perchè temevo che avrebbe detto a tutti  dove volevo andare. Uscii verso le sette e mezzo, il luogo era lontno; cambiai tre autobus , erano le nove di sera, feci un pezzo di strada a piedi e arrivai proprio davanti alla farmacia, attraversai la strada. Mi sentivo proprio una stupida, cosa speravo di trovare? Ero ferma davanti alla farmaci da sola, dovevo andarmene il più presto possibile. Stavo per farlo, quando vidi al bar accanto, proprio l'uomo del sogno. Era lui, era identico, iniziai a tremare senza volerlo e sobbalzai spaventata quando sentii un bracco stringermi alla vita. Mi voltai di scatto e rimasi immobile per la sorpresa: era Erik.
<< Che ci fai qui? >> chiesi.
<< Io? Be' tua madre ha chiamato ad Emily per dirti che avevi dimenticato il cellulare, Emily ti ha retto il gioco, poi però mi ha chiamato e io sono venuto qui >>
<< Perchè ha chiamato te? >>
<< Kevin no le rispondeva. Ora sei soddisfatta? hai visto che non c'è nessun assassino? >>
<< Ti sbagli >>
<< Cosa? >>. Gli indicai l'uomo che si voltò proprio in quel momento e che quando mi vide scattò in piedi guardandomi con uno sguardo davvero spaventoso. Uscì dal bar e passò accanto a me quasi correndo infuriato. Mi sembrò di sentirgi dire: "Non è ancora il momento".  Mi pietrificai tra le braccia di Erik:
 << Non ci posso credere, era proprio lui, Erik, hai visto come mi ha guardata?! >> parlai in tono davvero spaventato, in effetti mi sembrava un po' stupido temere così tanto la morte: prima o poi sarebbe arrivata e poi nessuno sapeva cosa c'era davvero dopo, forse potevi stare in pace per il resto dell'eternità. La cosa che mi preoccupava più di tutte era la reazione di tutte le persone che volevo bene.
<< Non ti preoccupare, non è possibile che il tuo sogno si avveri veramente, è solo una coincidenza, credimi >> cercò di tranquillizzarmi.
<< Una coincidenza? Come è possibile che quell'uomo fosse identico a quello del sogno e che fosse nel luogo dove si è svolto il sogno? Perchè mi ha guardata così male poi? >>
<< Forse hai già visto quell'uomo da qualche parte anni fa e non te lo ricordi, per questo lo hai sognato, poi il luogo è lo stesso, ma la situazione è completamente divesa >>
Non lo credevo, non era possibile, ma non parlai più. Cosa significava che non era ancora il momento? La paura circondava tutto il mio corpo; non sapevo cosa fare.
<< Meredith dovresti stare calma, non ti devi preoccupare >>. Non avevo più intenzione di ascoltarlo nè di rispondergli anche perchè il suo cellulare squillò e sembrava impegnato in una conversazione ricca di sorprese e più interessante del mio sogno. Volevo tornarea casa. Avrei voluto non essere mai venuta in questo posto, avrei voluto non essere mai nata! 
<< Devi dormire da me >> annunciò lui, dopo aver interroto la chiamata.
<< Cosa?  Stai zitto, voglio tornare a casa e scomparire! >> la mia improvvisa rabbia sorprese anche me, fatto sta che c'era e mia avviai, incavolata nera, verso la fermata. 
<< Mi dispiace, non puoi >> disse lui prendendomi per il braccio. << Tua madre ha chiamato a casa di Emily per dirle che lei e tuo padre andranno fuori a cena e faranno tardi, quindi era meglio se tu dormivi a casa di Emily. La mamma di lei però non sa nulla e se tu andassi ora a dormire tua madre  parlandone lo capirebbe. >>  Mi presi il viso tra le mani, non ci capivo, non volevo andare a dormire da Erik, ma non avevo altra scelta. Fui molto sorpresa quando iniziò a piovere, fino a poco fa il caldo mi aveva fatta sudare fino a bagnare la maglia, ma ora si era scatenato un vero e proprio temporale, con tanto di tuoni e lampi. Alzai la testa verso Erik che ra più sorpreso di me. Ci guardammo per qualco secondo, poi scoppiai a ridere, mentre tremavo dal freddo, bagnata fradicia.
<< Cosa ridi, mi ero fatto la doccia cinque minuti fa >> protestò lui.
< < Oh, piccolino... si era fatto la doccia!! >> lo presi in giro.
<< Dai muoviti andiamo in macchina, stai gelando >>. Mi mise un braccio attorno alle spalle e andammo verso la sua auto che purtroppo non era molto vicina. Quando finalmente salimmo, bagnando tutti i sedili, guidò fino a casa sua.
Entrai, era un appartamento, non molto piccolo e molto bello. 
<< Non sapevo vivessi da solo >>
<< Ora lo sai ! >> rispose serio. Mi girai verso di lui cercando di intuire il motivo della sua improvvisa serietà, il suo volto era bellissimo come sempre ma non vi era dipinto sopra un sorriso, solo un'espressione pensierosa e arrabbiata allo stesso tempo. Rimasi a guardarlo mentre andava in camera e chiudeva la porta, forse doveva cambiarsi. Non ci potevo credere mi aveva lasciata nel suo salotto, senza nemmeno dirmi se potevo accomodarmi a sedere sul divano o qualsiasi altra cosa; come mai si era arabbiato? Era stato lui ia insistere perchè venissi a casa sua, di conseguenza non aeva il diritto di comportarsi in quel modo. Uscì dalla stanza con addosso vestiti asciutti e puliti, poi si rivolse a me: 
<< Puoi farti la doccia, poi ti posso dare una mia maglia e un paio di leggins che mia sorella si è scorata quì >> propose, sempre serio.
<< Ehm...ok >>. MI fece vedere dove era il bagno. Dieci minuti dopo ero stto il getto d'acqua calda della sua doccia, penseriosa. Era arrabbiato con me? Perchè? Cosa avrei dovuto fare? Dopo essermi lavata usì dalla doccia e mi misi la sua magli( dentro la quale sarei potuta entrare tre volte) e i leggins di sua sorella. I capelli mi gocciolavano sulla maglia, ma non mi davano troppo fastidio. 
< > chiese indicando il posto accanto a lui nel divano; andai a sedermi, senza troppa voglia,sarebbe stato dura sopportarlo da arrabbiato per tutta la serata. Lo guardai:
<< Che c'è >> chiesi, con delicatezza.
<< Come? >>
<< Perchè all'improvviso sei così serio? >>
<< Non ho nulla, pensavo che forse hai ragione riguardo all'assasino >>
<< Mmmm, io ne sono sicura >>




Per tutti quelli che seguono la mia storia, ho un'informazione. cambio nickname, ma la storia rimane, quindi potete trovarla cercando chanel coos!! Baci,baci al prossimo capitolo!!

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Capitolo 6
*** Ti amo ***


Capitolo 6 

Ti amo



Mi cinse le spalle con il braccio, era caldo, piacevole. Fuori continuava a piovere, ed era abbastanza fresco da avere tanta voglia di mettersi una felpa pesante e pantaloni lunghi. A volte succedeva in estate, ma durava molto poco, meno di un giorno. Appoggiai la testa sul suo petto e lui mi sollevò leggermente per farmi sedere sopra di lui, che era a gambe incrociate sopra il divano. Sentivo il suo respiro fresco sulla nuca, mi venne la pelle d'oca; incominciò ad accarezzarmi lentamente, delicatamente... poi scostò i miei capelli e mi diede un bacetto  sulla guancia, mi voltai lentamente, fino a "cadere" sul divano, appoggiai le spalle al muro dove il divano era ataccato. Si avvicnò lentamente.  Poi le sue labbra calde e carnose, irresistibili, toccarono le mie delicatamente, si staccò per un attimo, subito dopo si incontrarono di nuovo, dischiudendosi lentamente. La sua lingua si muoveva con dolcezza dentro la mia bocca, desiderosa... si avvicinò ancora di più, fino a farmi scivolare sotto di lui infilando una mano dentro la mia maglia mentre l'altra era sotto il mio collo. La sua mano continuava a salire dentro la mia maglia, no, poggiai le mani sul suo petto e provai a spingerlo via... era troppo forte... non credo si fosse nemmeno accorto che cercavo di respingerlo, provai a spingere più forte. Si accorese che lo respingevo e si alzò di scatto, guardandomi con la fronte corrugata. 
<< Ehi...  >>
<< Erik, io... >> ero mortificata, ma non ero ancora pronta io... << Sono vergine >> dissi tutto d'un fiato.  
<< Non c'è nessun problema, sta tranquilla, se ancora non vuoi non fa nulla... >> mi tranquillizzò con voce dolce, aiutandomi a rialzarmi. Mi fissò per dei secondi con un sorriso stupendo disegnato sul volto, i suoi occhi azzurri profondi, con sfumature blu puntati sui miei, mi accorsi che anche io lo stavo fissando, con gli occhi di una bambina.
<< Meredith... >> continuavo a fissarlo  << Ti amo >> mi lasciò senza fiato, non ci potevo credere, l'aveva detto sul serio, aveva detto la cosa che io pensavo da quando l'avevo visto quel pomeriggio. << Io... >> non sapevo cosa dire, "anche io " sarebbe stato troppo banale, continuai a guardare nei suoi occhi, crecando la parola che avrei dovuto dire, scvando, scavando e trovando solo la solita parola "ti amo", ma non ero sicura di riuscirla a dire come volevo, di riuscire a trasmettere quello che la parola significava per me, quello che lui significava per me. Continuai a guardarlo e lui non si stufava, mi guardava perso in chissà quale ragionamente, sorridente, irresistibile. << Ti amo >> ripetei io. Mi venne quasi voglia di piangere, piangere di felicità e di tristezza, perchè temevo che la mia vita presto sarebbe finita e in quel caso un'altra persona avrebbe sofferto per me. La tristezza sparì quando ricominciò a baciarmi, dolce, senza fretta. 
Suonò il campanello. La vicina. Maledizione! Fui catapultata fuori da qull'attimo di perfezione, mi acorsi di avere il viso in fiamme, mentre lui parlava con la signora che viveva nell'appartamento di fronte. Diedi uno sguardo all'orologio, erano le nove e non avevamo ancora mangiato. Ordinai due pizze mentre la vicina continuava a parlare senza sosta ed Erik annuiva paziente. Andai a sciacquarmi il viso, e quando tornai aveva appena chiuso la porta, sospirando. Sorrise. << Avevi fame? Scusa mi sono dimenticato... >> 
Abbassai lo sguardo, cosa mi succedeva? Ora ero diventata timida e dolce? Non ero più la forte, indipendente Meredith? Sciocchezze. Suonò il campanello ed Erik prese le pizze che mangiammo guardando la tv. Dopo la cena ci mettemmo a giocare alla play, lo stracciai. L'imbarazzo tornò all'ora di dormire. Dove avrei dormito? Ero sicura che il divano sarebbe stato comodissimo, ma lui sembrava certo che avrei dormito nel lettone con lui. Mezz'ora di discussione. Non voleva lasciarmi dormire sul divano, mi accorsi che era stupido, gli avevo appena detto di amarlo e ora crecavo di allontanarlo. Mi lasciò stare, vinsi. Il divano era comodo. Scivolai lentamente nel sonno e dopo una mezz'oretta sentii delle braccia calde sollearmi e poi appogiarmi su un letto, molto più comodo del posto dove dormivo prima. Le sue braccia si strinserò attorno a me mentre dormivo. 


Ciao ragazzi!! Ecco il sesto, miniapitolo. E' un po' sdolciato, spero vi sia piaciuto. Ora che si sono messi insieme crederete che andrà tutto bene, invece vi sbagliate, novità in vista, non per forza belle... Spero che voi mi lasciate un commentino per dirmi cosa pensate della mia storia, intanto ringrazio infinatemente pirova per averlo fatto ne capitoli precedenti. 
Kiss kiss
C.C.

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Capitolo 7
*** Kevin ***


Kevin


Sbattei gli occhi un paio di volte prima di abituarmi alla luce  del giorno che entrava dalla finestra. Voltai lentamente la testa e vidi la schiena abbronzata di Erik che si stava mettendo la maglia blu che aveva il giorno in cui l'ho incontrato per la prima volta, a scuola. Si girò e mi sorrise: << Buongiorno >> disse, era di buon umore.
Non risposi ma sorrisi.
<< Facciamo colazione? >> chiese.
Mi alzai sorridendo e lo seguii in cucina, dove erano già pronte due tazze di latte fumante e due fette si pane e nutella, buonoo!! Fiu un po' imbarazzata dalla espressione felice quando le vidi, ma lui si mise solo a ridere. Lo osservai mentre lo faceva, Dio come era bello!! Mi avvicinai a lui da dietro e "abbracciai" la sua schiena, si girò di scatto e con aria desiderosa mi circondò la vita con un braccio, attirandomi a sè, mentre l'altra mano si infilava tra i capelli lasciando che il pollice mi accarezzasse la guancia e le labbra si avvicinavano lente e sorridenti alle mie. Quando finalmente si unirono lo squillo del suo cellulare ci interruppe bruscamnte costringendolo a girarsi per spegnerlo. Si rigirò srridendo e ricominciò a baciarmi... un altro squillo. 
<< 'fanculo! >> esclamai, insoddisfatta. Sbuffò scocciato più di me e rispose al cellulare cingendomi ancora la vita:
<< Che c'è ?! >> chiese arrabbiato.
<< ... stai scherzando? >> sembrava preoccupato, spaventato,incredulo e mi guardava con uno sguardo strano...
<< ... non e possibile... non può essere! >> riattaccò facendo scivolare il telefono sopra il tavolo. << Erik? >>. 
Silenzio.
<< ERIK?? >>
<< Meredith... tuo fratello... >>
<< MIO FRATELLO??? >> Panico.
<< E' in coma>>.
 Buio.
Non fu il mondo a cascarmi addosso, troppo facile in quella maniera, sarebbe finita subito. Fu la terra a sprofondare sotto i mei piedi, fui io a rimanere senza sostegno, senza appoggio, ad essere persa. Mio fratello in coma... in bilico tra la vita e la morte... mio fratello rischiava di morire...Kevin...KEVIN!!! Perchè? Perchè volevano togliermi la cosa a cui volevo più bene al mondo?
 
Stringevo co delicatezza la sua mano, facendo attenzione a non farlo male, mentre quasi non vedevo a causa delle lacrime che riempivano i miei occhi. Avevano detto che non c'erano molte possibilità che ce la facesse, ma non si poteva ancora dire l'ultia parola. Mi avevano detto che non potevo stare 24 ore su 24 con lui, che non sarebbe servito a niente. Mi avevano detto di tornare a casa e andare a verlo ogni tanto; avrei tanto voluto fare del male a tutti loro. Avrei voluto prendere a pugni i dottori, gli infermieri, le persone che passavano e vedendomi dal vetro mi gurdavano con sguardo dispiaciuto. Mio fratello se ne stava andando e io non potevo fare niente, io non potevo aiutarlo, salvarlo, non potevo risvegliarlo. Restavo impotente a vederlo immobile e mi sentivo in colpa perchè io potevo correre e lui no, perchè lui era ricoperto di tubi e io no e mi sentivo ancora più in colpa perchè più che pensare a lui che sarebbe rimasti senza vita, pensavo a me stessa che sarei rimasta senza di lui. E poi, in un lampo di luidità, scoprii che io non sarei dovuta rimanere senza di lui che non sarei rimasta sola.
Io me ne sarei andata con lui. O almeno lo avrei raggiunto dopo pochi minuti. 
:'( 
Dopo taaant tempo ecco il nuovo capitolo
Mi scuso per la lunga assenza e spero che voi recensiate e che il capitolo vi abbia attirati...
Kiss kiss C.C

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