Sweet Surrender di Syriael (/viewuser.php?uid=128001)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Avviso - Edit 29/06 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Titolo:
Sweet
Surrender
Autore:
Syriael
Sommario:
Un
Draco che scoprirà e
proverà a tenere a freno i suoi sentimenti verso la persona
più improbabile,
per non ferire la propria migliore amica.
Un
Harry che invece dovrà fare i conti con la
consapevolezza di non essere quello che aveva sempre pensato, provando
stupidamente a resistere alla propria vera natura, ma che alla fine
scoprirà
che non può fare altro se non arrendersi
dolcemente.
Questi
gli elementi principali della mia primissima
storia, ambientata in un ipotetico settimo anno. Voldemort ci fa
ciao-ciao con
la manina dall’oltretomba dove fa comunella con Ade (il suo
gemello, quello di
Hercules, per intenderci).
Ho
messo AU perché Silente, Sirius e compagnia
cantante sono vivi (perché, parliamoci chiaro, non ho mai
digerito il
contrario.)
Pairing:
Harry/Draco
Rating:
Arancione,
per ora. Se sarà il caso, alzerò a Rosso.
Disclaimer:
Quando un
giorno i diritti della nostra adorata Rowling saranno miei
(perché lo saranno
*risata malefica*) farò tutto quello che voglio con loro,
come per esempio
fargli fare i coniglietti in ogni impensabile luogo di Hogwarts e non.
Fino ad
allora non li posseggo, e purtrop mi limito ad
utilizzarli per le mie
miserabili storie.
NdA:
Arrivederci
alla fine del
capitolo se ci arrivat :]
Capitolo
1
Due
luoghi
diversi.
«Io
e
Pansy stiamo insieme.»
Due
frasi quasi uguali.
«Io
e Harry stiamo insieme.»
Due
reazioni
uguali.
SBAM!
Due
solchi
nel pavimento. Di forma umana.
***
«No!
Noooo! Voglio rimanere qui! Qui!»
«Eddai
Ron! Smettila di fare il bambino! Harry, aiutami!»
Una
folta
matassa rossa spuntava da una coperta che si dimenava sul pavimento
della Sala
Comune. A nulla valevano i tentativi di Hermione di tirarla via per
scoprire
uno dei suoi due migliori amici, mentre l’Eroe del Mondo
Magico, dopo aver
sparato la bomba, se ne stava semplicemente appollaiato sul divano
davanti al
camino, cercando inutilmente di nascondere le risate che
prepotentemente
volevano uscire fuori.
«Lasciatemi
morire su questo freddo
pavimento!»
Continuava a singhiozzare
melodrammaticamente il suddetto migliore amico, intervallando sporadici
«Al
tradimento! Al tradimento!».
«Oh,
andiamo Ronald!» Uh-oh. Il nome intero non era mai un buon
segno. «E tu, Harry
James Potter, fai qualcosa per la copert--ugh, per Ron, o ti pietrifico
seduta
stante!» Il cognome era catastrofe. Harry ebbe
così il buon senso di decidersi
ad alzarsi e dare una mano alla sua amica.
«Ron,
parliamone, ti prego.» disse dopo essere finalmente riuscito
a separarlo da
quella che ormai stava per diventare una seconda pelle.
Un
Ron impassibile si andò a sedere dove pochi minuti prima si
trovava il suo
migliore (ancora per poco, aveva ragione di credere) amico, con uno
sguardo
fisso sul camino spento, come se cercasse di farlo accendere solo con
lo
sguardo, tanto lo fissava intensamente.
«Non
puoi farci niente, Ron.»
«Ma
Harry! Harry!
È… Lei è…»
«È
la
Parkinson. So bene chi è: è la mia
ragazza.»
«
Ugh!»
«Harry,
uhm—Potresti evitare “Parkinson” e
“ragazza” nella stessa frase, solo mentre
non lo metabolizza?» Pratica come sempre, Hermione venne in
aiuto al rosso, con
uno sguardo si scuse misto a rimprovero tutto per Harry. Merlino solo
sapeva
come faceva a lanciare quelle occhiate. Prettamente Hermionesche.
Harry
sospirò lentamente. Non sarebbe stato per niente facile. Lo
sapeva, e per
quanto non aveva sicuramente bisogno dell’approvazione di
nessuno per stare con
chi amava, sperava che almeno i suoi migliori amici lo avrebbero capito
e
appoggiato. Ok, forse appoggiato
era
un po’ troppo, bastava guardare il colorito verdastro di Ron.
«E
va
bene! Ragazzi, sapete che non ho bisogno della vostra
approvazione.» Disse
dando voce ai pensieri di poco prima.
«Lo
sappiamo, Harry. È solo che è tutto
così improvviso.» Per tutta risposta,
Hermione ebbe un sorriso che sapeva tanto di scuse.
«Mi
dispiace, è successo così in fretta anche a
noi.»
«Ma
Harry» ci riprovò Ron «è una Serpeverde!»
lo aveva sputato come se avesse appena parlato del suo amichetto Aragog
«E non
una semplice, no! Lei è la Regina delle Serpi!» Il
sopracciglio destro di Harry
era svettato pericolosamente verso l’alto
«È una Serpegina!»
Nella sua mente, probabilmente era molto fiero del
risultato a cui era arrivato.
Dopo
un attimo di smarrimento, in cui sia Hermione che Harry lo avevano
fissato
sbattendo ripetutamente le palpebre, la benedetta ragazza decise di
porre fine
alla situazione, prima che Harry si rendesse davvero conto di tutto.
Per
Grimilde, poteva anche essere l’Eroe del Mondo Magico
eccetera eccetera, ma
delle volte era davvero, davvero tardo.
«Adesso
basta, Ron. È la sua scelta, e noi non possiamo dirgli chi
deve o non deve
vedere. Solo,» disse rivolta versò Harry
«dacci un po’ di tempo, va bene?»
E
lui
non potè fare altro che annuire. Se non altro Ron non aveva
minacciato di non parlargli
più fin quando non avessero scoperto quale tipo di mortale
conseguenza lo
scontro con Voldemort aveva portato al suo pluri-provato cervello.
«Tss!
Tempo! Il tempo mi serve solo a
scoprire che mortale ferita ha riportato!»
Per
l’appunto.
***
«Esattamente, per tempo cosa
intendeva?!» sibilò Ron stizzito e
ancor più rosso del normale ad una Hermione imbarazzata.
Sembrava si fossero
dimenticati di fare i conti con l’indole del loro eroico
amico.
L’incriminato,
infatti, quella mattina si era defilato affermando di avere qualcosa di
importante da fare prima di scendere a colazione. Avrebbero dovuto
immaginarlo.
Questa “cosa da fare”
adesso era
allegramente aggrappata al suo braccio sinistro, mentre i due facevano
il loro
ingresso trionfale in Sala Grande. Non ci sarebbe stato un silenzio
tale
neanche se qualcuno fosse entrato urlando che Voldemort era ri-risorto
e stesse
ballando in tutù nell’atrio.
Dopo
essersi separati, ogni dirigendosi verso i proprio compagni, Pansy fu
nuovamente investita da una cascata di domande. O meglio, di
farneticazioni, da
parte del suo moro amico.
«Ti
rendi conto! Vi rendete conto!» era dalla sera prima che
Blaise andava avanti
così, alternando la seconda persona singolare alla seconda
plurale, inveendo
contro chissà cosa. Beh, contro chi,
lo sapevano bene.
«Blaise.»
Il suo tono strascicato ed annoiato, invece, non lo tradiva mai.
Infatti Draco,
contrariamente a quanto la Serperverde aveva immaginato,
l’aveva presa
piuttosto bene. Beh, bene. Non esageriamo, adesso. Diciamo che non
aveva
trovato molto da ridire o da protestare. Si era limitato ad
un’alzata di
spalle, che equivaleva a dire che per lui poteva fare quello che voleva.
«Ma
ti rendi conto!» Uh. L’aggiunta del ma
era sicuramente un grande passo avanti.
«È
libera di stare con chi vuole.» Talmente annoiato che
sembrava fare le
previsioni del tempo.
«Ma…
Ma…»
Così
Pansy, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, decise che era
il
momento di finirla una volta per tutte. «Si, Blaise. E poi te
l’ho dett—»
«Si!
Si! VA BENE! Ma, ti prego… Zitta!»
La
mora ghignò. Ooohssì; le parole della sera prima
sarebbero state molto, molto
difficili da dimenticare. Con tutto quello che poi era scaturito dal
povero
cervellino già martoriato di Zabini.
***
«Beh,
tanto male non è andata… No?»
Lui
le rispose con una piccola risata. «Diciamo di si.»
«Sono
contenta, Potter. Sapevo che era molto importante per te dirlo ai tuoi
amici,
primo di renderlo pubblico.»
Harry
aveva arricciato le sopracciglia quando lei aveva pronunciato il suo
cognome,
decidendo poi che non gli dispiaceva quando qualche ancora lo chiamava
così. «Hai
ragione, Parkinson. »
fece bene
attenzione a calcare l’ultima parola, mentre la mora ghignava
in risposta «Ma è
anche vero che neanche loro avrebbero potuto tenermi lontano da
te.»
Il
loro era sicuramente un rapporto complicato e, quasi sicuramente
dall’esterno,
neanche troppo credibile. Ma mentre lui la baciava, circondandola con
le sue
braccia forti che tanto le piacevano, Pansy pensò che poteva
anche iniziare a
fregarsene di quello che pensava la gente.
Specialmente
dopo tutto quello che Harry aveva fatto per lei.
Salazar,
avrebbe Avadakedravizzato chiunque le avesse parlato di una situazione
del
genere appena un anno prima!
***
«Ma
lui è il nemico!»
«Oh,
Zabini, per favore, non fare il melodrammatico!»
«Ma
perché non io, o Theo, o Drac— No, no ok, Draco
no.»
«Per
ovvi motivi.»
«Ma…
Ma…»
«Salazar,
e quanto sei monotono! È successo. Punto e basta.»
«…»
«E
poi, sai com’è, scopa davvero come Grimilde
comanda.»
Syria’s
Minutes
Aaaaaallora!
Che mi dite? :D Siete arrivate fin qui?
Per
quei pochi di voi che avranno avuto il coraggio (vi ammiro,
immensamente **)
prima di tutto, mi prostro u.u
Secondo:
me lo lasciate un commentino? Anche solo per farmi sapere che ci siete
arrivati, alla fine!
Visto
che è la mia prima fan fiction, siate crudeli.
Ditemi
tutto quello che vi passa per la testa; ogni critica, ogni
suggerimento, ogni
consiglio. Dalle cose più piccole alle più grandi.
Sarei
una stupida ad offendermi se qualcuno mi dicesse cosa sbaglio o che
devo
migliorare (che, tra l’altro, è una cosa che so
benissimo anche io.)
Non
posso che sperare che vi sia piaciuto, anche se sono ben consapevole
che è
solamente una sorta di prologo. Credo che aggiornerò una
volta a settimana,
visto che tra università, conservatorio e coro non mi
è permesso altro :)
Un
bacio, e alla prossima!
Syria
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Con
un’ultima spinta, Harry visitò le vette di quel
posto lontano che tanto gli piaceva, prima di scendere lentamente
giù, di nuovo
tra noi, abbandonato sul corpo di Pansy, facendo però sempre
attenzione a non
pesarle troppo.
Pansy
cominciò a posare leggerissimi baci prima sul
collo, poi risalendo sulla mascella del ragazzo, per raggiungere quelle
labbra
che adesso erano semi-aperte in cerca di ossigeno. Gli ansimi di Harry
dopo
l’orgasmo avevano un qualcosa di particolare, una piccola
sfumatura che lei non
riusciva ancora a spiegare a parole, ma che gli sembrava
incredibilmente dolce.
«Ehi.»
sospirò Harry sulle sue
labbra.
«Ehi
a te.» Erano pochi i ragazzi
che dopo tutto quello che avevano fatto si sentivano ancora in
imbarazzo. E Harry,
non avrebbe mai saputo spiegarsi il perchè, era uno di
quelli. Probabilmente
perché era uno stupido Grifondoro.
Un
Grifondoro che si sentiva ancora
imbarazzato dopo tutte le volte che avevano fatto sesso; un Grifondoro
che
aveva sempre negli occhi quella luce magnifica, qualunque cosa facesse;
un
Grifondoro che ti aiutava nonostante tu non avessi fatto altro che
rendergli la
vita difficile per sei anni; un Grifondoro che pensava solamente a dar
piacere
a te, e la sua fine non arrivava
mai
se prima non era sicuro che tu fossi abbastanza soddisfatta.
Stupido
Grifondoro.
E
la gente si chiedeva ancora cosa
ci trovasse in lui. Secondo Pansy avrebbero dovuto chiedersi cosa non ci trovasse in lui; a questo,
probabilmente, non avrebbe saputo rispondere.
Se
non un po’ di sano, buon spirito
Serpeverde. Un po’ di orgoglio ci vuole sempre, in fondo. Ma,
sapete, c’erano
ancora diverse cose che Harry ancora non le aveva detto.
«Ehi
a voi due!» la voce di Draco
arrivò, sarcastica e stizzita, da fuori la porta della
stanza di Pansy,
interrompendo i pensieri della ragazza. «Non potreste almeno
avere la decenza
di insonorizzare la stanza?!»
«Draco,
tesoro, scusa!» riuscì a
dire Pansy dopo che guardandosi, erano scoppiati a ridere.
«Scusa,
si, scusa! Intanto siamo noi
che stiamo per essere portati al reparto psichiatrico del San
Mungo!»
«Eddai,
Malfoy! Come la fai tragica!»
«Tragica?
Io sono tragico?!» replicò
l’altro piccato «Uscite immediatamente, o a Blaise
verrà una crisi isterica! E
tu, Potter, smettila di fare il simpatico,
o ti schianto!» terminò, allontanandosi a grandi
falcate, borbottando qualcosa
su conigli e maledetti Grifondoro in calore.
Con
un ghigno molto poco Grifondoro,
Harry si alzò lentamente cominciando a rivestirsi
velocemente, e mentre Pansy
faceva lo stesso, le andò dietro, abbracciandola
completamente.
«Sembra
che io e Malfoy diventeremo ottimi
amici.»
Ridendo,
la ragazza si girò tra le
sua braccia per dargli un bacio veloce, pensando che, si, adesso era
davvero
perfetto.
***
«Le
loro maestà si sono decise! E
ringrazia che sono il tuo migliore amico, altrimenti sai cosa potrei
fare, in
quanto prefetto?!» Malfoy era decisamente infastidito; non
capiva perché era sempre
quel maledetto Grifondoro a dover infestare il loro sotterraneo!
«Decisamente
tragico, si.»
«Potter,
tu… Tu…» Ehi, questo era
troppo! Non riusciva neanche a sibilare bene!
Harry
si avvicinò pericolosamente al
biondo Serpeverde, sotto lo sguardo divertito di Pansy. Oh, era sempre
un
piacere vedere il suo migliore amico e il suo ragazzo andare
cooosì amorevolmente
d’accordo. «Geloso,
Malfoy?» ghignò ad un soffio dal suo viso.
Salazar,
da quando Potter era così… Così poco
Potter! Dire che Malfoy era furioso
era dire poco.
La
sua mancanza di risposta fu
salvata da mugugni incomprensibili che provenivano da un lato della
Sala Comune
Serpeverde, dove un Blaise accucciato, con le braccia intorno alle
ginoccia, si
dondolava avanti e indietro con sguardo vitreo e borbottii non di
questo mondo,
ancora provato da tutto quello che era stato costretto a sentire.
Per
la prima volta, Draco ringraziò
la sensibilità del suo moro amico, maledicendosi per
quell’attimo di
confusione; e, dannazione, perché non riusciva a nascondere
quel maledetto
rossore?
«Che
ti avevo detto, Harry? Valeva
la pena non insonorizzare la stanza solamente per vedere Blaise in
questo
stato!»
***
Quella
sera, dopo un bel po’ di
tempo, il Salvatore del Mondo Magico si ritrovò finalmente a
passare del tempo
con i suoi amici.
«Oh,
sembra che la bella Serpeverde stasera
abbia qualcosa
di meglio da fare.» disse risentito Ron, entrando nella Sala
Comune assieme a
Hermione e vedendo il suo migliore amico seduto sul divano,
guadagnandosi una
gomitata da parte della suddetta ragazza.
«Beh,
se non vi sta bene posso anche
andarmene.» voleva bene a Ron più di chiunque
altro, ma quando si comportava in
quel modo l’avrebbe volentieri preso a pugni.
«Smettetela
di fare i bambini, per
una volta che passiamo del tempo insieme!» chissà
cosa avrebbero fatto senza la
loro Hermione, quei due. «E a quanto pare»
continuò maliziosa guardando Harry
«so che hanno già dato spettacolo,
oggi.» concluse Hermione con un sorrisino.
Ron
rabbrividì. Ancora. E ancora.
«Ehi,
e a te chi l’ha detto?»
Inaspettatamente,
Hermione arrossì.
«Zabini…» disse con filo voce,
provocando lo svettamento verso l’alto di due
paia di sopracciglia, ma riprendendosi subito e cercando di sviare
l’argomento
con un colpo di tosse che voleva sembrare disinvolto «Era
parecchio sconvolto,
inoltre.»
«Da
quando in qua parli con Zabini?»
chiese un Ron allucinato. Lui, poveretto, non era mai stato bravo in
queste
cose, ma lo sguardo che Harry le rivolse le lasciò intendere
che la questione
“Zabini” non terminava di certo là.
«Forse
da quando i nostri migliori
amici stanno insieme!» replicò piccata.
«Sarà,
ma io non mi avvicinerei a
loro neanche se dovessero sposarsi.» Ma appena terminata la
frase, si pentì e
maledisse per quello che aveva pronunciato, pregando Merlino di far
terminare i
nuovi brividi scaturiti da quelle immagini. E possibilmente anche di
far
terminare le immagini stesse.
«Harry,»
disse Hermione, ignorando
completamente il rosso «non credi che sia arrivato il momento
di darci delle
spiegazioni?» terminò mentre l’altro
mostrava il suo assenso facendo
energicamente su e giù con la testa.
«Beh…
Ragazzi, ve l’ho detto: è
successo all’improvviso.» sospirò Harry,
capendo che era arrivato il momento
delle spiegazioni.
Probabilmente
non era del tutto vero
che tutto era accaduto in fretta: ci era voluto del tempo prima di
abbassare
completamente le proprie difese. Quando la guerra era finita,
c’erano ancora
tantissime cose da fare. Mangiamorte fuggiti, creature oscure in
circolazione,
e quegli ultimi seguaci del Signore Oscuro che ancora si divertivano a
seminare
il caos qua e là. E mentre Ron e Hermione cercavano di
ricucire le proprie
terrificanti, brucianti ferite insieme alle proprie famiglie, Harry era
rimasto
in quello che dopo Hogwarts era la sua casa. Grimmauld Place numero
Dodici.
La
maggior parte dei padri dei
Serpeverde erano stati sbattuti ad Azkaban, dopo regolare processo,
anche se
non ce ne sarebbe stato neanche bisogno. Le madri erano riuscite a
salvarsi,
perché la maggior parte di loro non aveva scelta, se non
quella di sottostare
al volere del proprio marito, e di conseguenza del
Non-Più-Tanto-Oscuro Signore.
Invece i ragazzi di cui entrambi i genitori erano stati condannati, e
che,
naturalmente, si erano pentiti o non avevano avuto scelta, vennero
ospitati al
Quartier Generale dell’Ordine.
E
Pansy era una di loro.
Si
era ritrovata improvvisamente
sola, circondata da Grifondoro e da persone che fino a pochi giorni
prima aveva
dovuto considerare nemici.
Probabilmente,
quello che più aveva
colpito Harry, all’inizio, era il fatto che lei non si era
rassegnata neanche
un minuto, non aveva mai lasciato trasparire niente
dell’angoscia che aveva
dovuto provare per la solitudine e l’angoscia di sapere i
propri genitori rinchiusi
in quell’orribile posto morente. Nonostante tutto, il suo
spirito Serpeverde e
la sua forza si erano fatti valere fin dall’inizio.
E
piano, talmente piano che neanche se ne accorgessero, i mesi passarono.
E loro erano insieme.
Forse
era stata la possibilità di lasciarsi tutto alle spalle,
forse
l’euforia di poter tornare nuovamente ad Hogwarts, forse la
paura di non poter
essere più così vicini. Forse era semplicemente
la voglia che avevano
dell’altro.
Fatto
sta che la notte prima della partenza per Hogwarts, nessuno avrebbe
potuto disturbare due ragazzi che ne avevano passate tante per essere
ancora
innocenti come la loro età avrebbe voluto. Nessuno.
Come
nessuno avrebbe potuto ascoltare quei sospiri trattenuti, quegli
ansiti tremanti, quella luce e splendente che aveva invaso i loro occhi
di
ragazzi un po’ – e non per loro volontà
- troppo cresciuti.
***
Era
stato quasi totalmente spossante raccontare tutto ai suoi due migliori
amici. Ma non poteva fare altrimenti; meritavano almeno quello, dopo
che un bel
giorno si era presentato davanti a loro, dopo tutto quello che avevano
passato
insieme, dicendo che stava con una ragazza.
Serpeverde.
La Serpeverde.
Ma
se Ron fosse riuscito almeno a non sibilare ogni volta che vedeva
Pansy,
o peggio, che li vedeva insieme, sarebbe stato un enorme passo avanti
ed Harry
avrebbe potuto ritenersi più che soddisfatto. Insomma, non
si aspettava certo
di vedere Ron conversare amabilmente con i Serpeverde, ma se riusciva a
non
ringhiarvi contro, allora tutto sarebbe stato possibile.
Adesso,
l’unica cosa di cui aveva bisogno era Pansy, per questo si
stava
dirigendo verso la Sala Comune Serpeverde visto che non riusciva a
trovarla da
nessuna parte, sebbene la stesse cercando da quasi mezz’ora e
fra un po’, vista
l’ora, sarebbe dovuto tornare nella sua torre. Diciamolo, non
che per Harry un
semplice coprifuoco fosse una regola che teneva, visti soprattutto i
trascorsi,
ma ecco, voleva cercare di preservarsi da inutili punizioni, specie
all’inizio
dell’anno. Per quanto possibile.
Arrivato
al ritratto, dovette aspettare un po’ prima
dell’arrivo di un
primino, che lo guardava con un misto di timore e di orrore. Ma li
facevano
sempre più bassi? Probabilmente si stava chiedendo cosa ci
facesse un
Grifondoro proprio lì. Così quando Harry gli
chiese di dire che cercava Pansy
Parkinson, il nanerottolo si defilò all’interno
del ritratto senza dire una
parola, lasciando il moro a bocca aperta per una buona manciata di
minuti.
«Ehi,
Sfregiato! Sono così bello da lasciarti
a bocca aperta?»
Il
Grifondoro, che stava ancora
pensando a cosa ci fosse di sbagliato in lui, sobbalzò,
preso totalmente alla
sprovvista, non essendosi accorto del ragazzo che era uscito dal
ritratto.
«Oh,
ti piacerebbe Malfuretto!» Beh,
doveva ammettere che quegli scambi di battute tra lui e il biondastro
gli erano
effettivamente mancati, visto che quando c’era Pansy entrambi
tendevano a non
oltrepassare un certo limite. E sicuramente non erano così
ansiosi di passare
del tempo insieme da soli.
«Se
cerchi la tua donzella in
pericolo, sappi che non c’è.»
«…»
«Non
c’è, San Potter, non
c’è!»
Cielo, Pansy aveva davvero – davvero
– bisogno di conoscere persone più sveglie. Come
se avere Draco Malfoy per
amico non fosse già una delle più grandi
benedizioni che potessero capitarle!
«E
dov’è?»
«Cosa
vuoi che ne sappia? Ha
mormorato qualcosa sulla Greengrass e su brufoli sul culo.»
Yewh.
«Va
bene. Allora quando torna dille
che l’aspetto nella torre Grifondoro, dopo
l’accompagno io.»
«Ai
tuoi ordini, Sfregiato.» ghignò
il Serpeverde.
«Cazzo
Malfoy,smettila! Non ho
voglia di litigare!» no, non era andato lì per
quello, ma in quel momento
niente sarebbe stato più appagante di un pugno ben assestato
su quella che
Malfoy aveva il coraggio di chiamare faccia.
«Oh-oh.
Il Salvatore del Mondo
Magico è arrabbiato? Non sono tutti adoranti come hai sempre
voluto?»
Harry
non ci vide più, non sapeva
neanche perché, aveva sopportato ben peggio. Fu per questo
che un attimo dopo
si ritrovò tra le mani il colletto della divisa del
Serpeverde, mentre lo
spingeva contro il muro.
«Se
non ti prendo a pugni, è
solamente per Pansy!» sibilò tra i denti, per
quanto la rabbia gli permetteva. Malfoy
trovava sempre il modo di fargli perdere le staffe, perché
era un maledetto
furetto con un maledetto enorme orgoglio che non sapeva mettere da
parte quei
maledetti anni che avevano passato a maledirsi. Maledizione!
«Allora
sembra che entrambi stiamo
aspettando il momento in cui ti stuferai di lei –
perché sappiamo entrambi che
succederà non appena troverai un’altra ragazza
più in pericolo di lei – così
potremo tornare ai nostri amichevoli scambi di opinione,
no?.» sputò fuori
Malfoy, che dal canto suo ostentava una calma che sapeva di non
possedere,
visto quanto forsennatamente il suo cuore continuava a martellare
contro la
gabbia toracica, non avendo la minima intenzione di rallentare. Si
erano
trovati in quella situazioni centinaia di altre volte,
perché diamine quella
volta doveva essere diversa?
Una
furia talmente rossa da
accecarlo dilagò nel petto del Grifondoro, diffondendo i
suoi affamati
tentacoli in tutto il suo corpo, impedendogli di vedere o sentire
qualunque
cosa che non fosse il proprio sangue rimbombare in modo troppo forte,
quasi
fosse stato contagiato da quella smaniosa furia anche lui. Fu
così che Harry si
ritrovò le nocche della mano destra dolorante mentre
lasciava velocemente i
sotterranei e un Serpeverde sanguinante ormai scivolato a terra.
***
Doveva
calmarsi. Doveva calmarsi.
Doveva assolutamente calmarsi.
Ormai
se lo ripeteva come un mantra
da mezz’ora, seduto sulla sua poltrona preferita della Sala
Comune Grifondoro.
Ormai anche gli ultimi ragazzi erano saliti ai dormitori. Non capiva
perché
quel dannato Serpeverde riusciva sempre a mandarlo totalmente fuori
controllo.
Fu per questo che accolse con sollievo la sua ragazza che entrava dal
ritratto
grazie a Seamus.
La
sua espressione, invece, gli fece
completamente scivolare via il sollievo che aveva provato, mentre con
un gemito
angosciato pensava a cosa lo aspettava per aver picchiato il suo
migliore
amico.
Gemito
che si trasformò in un
ringhio quando vide chi l’aveva accompagnata: Malfoy stava
seguendo Seamus
all’interno, con un dannato ghignò sprezzante.
Per
evitare altre sceneggiate,
decise saggiamente di ritirarsi sopra.
«Harry
James Potter! Dove diamine
credi di andare?!» il ragazzo in questione ebbe la
spiacevole, angosciante
sensazione di trovarsi davanti a un’Hermione che aveva appena
scoperto che era
andato a giocare a Quidditch invece di scrivere quell’interessantissimo
e
importantissimo tema sugli usi di una qualche radice
estintasi secoli
prima. Un’Hermione Serpeverde. Santo Merlino.
Pansy
lo raggiunse sulle scale,
iniziando ad inveire contro di lui. Inutile dire che a nulla valevano i
tentativi
del ragazzo di calmarla, o almeno di farle abbassare la voce, visto che
la
maggior parte dei ragazzi stava già dormendo.
«Fallo
un’altra volta, Potter, e
ti giuro che le fatture della
tua adorata Piattola Rossa saranno come una Puffola Pigmea in confronto
alle
mie!!»
Harry,
sempre contro il muro della
scala che portava ai dormitori, stava per ribattere sul fatto che aveva
di
nuovo chiamato Ginny “Piattola” e per la trentesima
volta cercava di spiegarle
che non era stata completamente colpa sua, quando si bloccarono a causa
di
rumori sospetti che provenivano dalla Sala Comune.
Si
guardarono, decidendo
silenziosamente di ridiscendere a vedere.
Sembravano…
No, non potevano essere.
Gemiti. Per niente velati.
Con
orrore, appena Harry potè vedere
la fonte di quei rumori, si rese conto che non si era per niente
sbagliato.
Purtroppo!
Un
Seamus senza maglietta gemeva
forsennatamente sul divano della sua
Sala Comune. Mentre – Oh Santa Grimilde – un Draco
Malfoy altrettanto a torso
nudo era completamente sdraiato su di lui, in quello che non sembrava
certo una
discussione sugli usi dell’infuso di Mandragola.
Oh
cacchio.
Draco
Malfoy era…?
Oh.
Porco. Merlino.
Syriael’s
Minutes
Ehilàààà!
Ho voluto pubblicare questo
capitolo oggi perché essendo le vacanze di Pasqua mi
permettono una certa
libertà, e poi perché volevo augurare a tutte voi
una Buona Pasqua :)
Ringrazio
le due anime pie che hanno
aggiunto Sweet Surrender alle
ricordate, e le dieci che l’hanno messa tra le seguite **
Senza tralasciare
tutte quelle persone che si limitano a leggere. So che ci siete, lo
vedo dal
contatore delle visite :D e solamente sapere che siete lì
è un grande piacere.
Cosa
dire invece dei quattro angeli
che hanno recensito? Woah, vi rendete conto che vi ricorderò
sempre come le
prime persone che in assoluto hanno recensito la mia prima storia??? **
[No,
non è una minaccia, anche se potrebbe sembrarlo u.u] Ho
già provveduto a
rispondere alle vostre recensioni, ma volevo ringraziarvi anche un
attimino qui
:)
Spero
solamente di non avervi delusa;
le vostre parole mi hanno reso felicissima, ma mi rendo conto che era
solamente
un prologo, mentre adesso ci stiamo addentrando più nella
vera storia, visto
che non voglio tirarla troppo per le lunghe, essendo non solo la prima
ff in
assoluto, ma soprattutto long çç
Come
dicevo, ogni recensione, mi fa
camminare per ore senza appoggiare i piedi per terra, ma mi mette anche
un’ansia non indifferente, visto che potrei in ogni momento
farvi cambiare
idea. PAURA.
Vabbè,
visto che mi sembra di stare scrivendo
un altro poema, vi lascio libere dalle mie farneticazioni, sperando che
vi
siate rimpinzate di cioccolata e roba varia ** Tanto alla dieta ci
pensiamo da
domani! xD
Un
bacio enorme,
Syriael.
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Aaaaaaallora;
eccomi! Salve a tutte :)
Un
po’
in ritardo, lo so, ma ho avuto problemi con il sito, anche dopo che
tutto si
era risolto. Vi lascio al capitolo, che per farmi perdonare
è un po’ più lungo,
per la vostra gioia (?) Ebbene si, ogni tanto mi illudo anche io.
Sweet
Surrender – Capitolo 3
«Malfoy!»
al suono di quel tuono proveniente dalle labbra del
Eroe del Mondo Magico eccetera eccetera, il Grifondoro sul divano,
ancora
intento in quell’approfondita discussione, si alzò
di scatto con aria
colpevole, scaraventando il biondo Serpeverde divertito
dall’altro lato del
divano. «Come…
Come…!»
«Sorpreso,
Potter?»
sputò Malfoy con un ghigno che esprimeva insieme il
suo disprezzo e la rivincita che si era preso.
«Harry…
Non è
come sembr—»
tentò di
protestare debolmente Seamus, zittito immediatamente da un braccio del
suo
biondo compagno di dibattito, che si era orrendamente andato a posare
sulle sue
spalle.
«Oh,
è
esattamente come sembra, Seam…»
disse
questi, guardandolo lascivamente. Pansy ebbe
l’impressione che se un giorno Draco avesse fallito come
mago, aveva una
brillante, splendente carriera da
attore, davanti. Soprattutto di quelle cose immensamente noiose che
hanno il
coraggio di durare anni e anni, quelle che Harry gli aveva mostrato su
quella
diavoleria Babbana che mandava immagini, con suo sommo orrore.
Poteva
benissimo vederlo dalla sua
palpebra inferiore sinistra, che continuava a scattare pericolosamente.
Avrebbe
detto quasi convulsamente. Voleva
davvero umiliare Harry, per arrivare a fare quello.
Con un Grifondoro! Non vedeva l’ora di dirlo a Blaise!
«Lo
so, Seamus.
Adesso vai sopra, per favore.
»
Sibilò tra i denti Harry.
La
Serpeverde fece un debole
tentativo per cercare di farlo calmare, ma non servì a
niente visto che
ricevette solamente un’occhiata che non prometteva niente di
buono. E
sicuramente non per lei.
Chi
aveva deciso che all’interno di
Hogwarts non ci si poteva smaterializzare doveva aver davvero odiato i
Serpeverde.
Mentre
Seamus saliva di sopra con un
ultimo sguardo colpevole – Harry in un certo senso lo
capiva… Lasciarsi fregare
così da una serpe! –, il ragazzo dai furiosi occhi
verdi diede le spalle ai due
che erano rimasti con lui nella Sala Comune, cercando di calmarsi. Una
era
preoccupata, l’altro tra il soddisfatto e
l’annoiato. Il Grifondoro aveva le
unghie conficcate nei palmi e le braccia strettamente ancorate ai lati
del
corpo, provando con tutto sé stesso a non saltare addosso a
Malfoy per -
possibilmente - ridurlo in fin di vita.
«Come
ti
permetti, bastardo!»
urlò girandosi infine verso i due, soprattutto verso un
Malfoy che fino a
quel momento aveva avuto il suo insopportabile ghigno stampato sulle
labbra.
«Harry!»
quello che aveva fatto Draco – amoreggiare con un Grifondoro, nella Sala Comune Grifondoro, davanti al Grifondoro
per eccellenza, quasi
sicuramente solo per umiliarlo e prendersi una piccola rivincita
– sicuramente
non era corretto… Ma per le mutande di seta di Salazar!
Erano Serpeverde, loro! Ci si
poteva mai
aspettare qualcosa di corretto, da
un
Serpeverde? E Draco rimaneva pur sempre il suo migliore amico! «Credo
che dovresti prima calmarti.»
Terminò duramente, anche se non quanto avrebbe
voluto.
«Io
calmarmi?!
Quella serpe è venuta qui solamente per dimostrarmi ancora
una volta il
moccioso che è! Probabilmente solo per prendersi gioco di me
dopo quello che
gli ho fatto oggi!»
«Calma
con le
parole, Potter. Non credere di essere sempre il centro del mondo.
L’ho fatto
perché in fondo Finnigan non è proprio
mal—»
No, ok, questo non riusciva proprio a dirlo «Oh,
e va bene! L’ho fatto solo per ripicca… Ma fino a
prova contrario non sono io quello che dai sotterranei si sente fino
alla Torre
di Astronomia!»
Aggiunse,
stranamente rosso in viso, dopo aver visto lo sguardo divertito della
sua
migliore amica alla confessione fatta, prima di girarsi a guardare il
Grifondoro negli occhi.
Ohhh
si,
la vendetta era maledettamente piacevole, specialmente quando il tuo
nemico di sempre non riusciva a non arrossire fino alla punta delle
orecchie.
Colpito.
«Almeno
io non
salto addosso a qualsiasi cosa respiri!»
Stupido,
menomato Grifondoro; come
diamine si permetteva?! «Forse
perché perfino agli insetti repelle quel nido che ti ritrovi
in
testa. E ti informo, Sfregiato, che è esattamente il
contrario: è tutto ciò che
respira che non può fare a meno di saltare al qui presente
Draco Malfoy.»
Eccolo. Gli altri due nella stanza potevano vedere il
suo ego che stava quasi raggiungendo le dimensioni di un Ungaro
Spinato, tanto
si stava gonfiando.
Pansy
stava letteralmente perdendo
il controllo, incapace di fare qualcosa per farli smettere. Bambini,
ecco
cos’erano. Fulminò con lo sguardo i curiosi che si
erano affacciati dalle
scale, attirati dalle voci sempre più alte; dalle loro
facce, probabilmente
stavano decidendo cosa sarebbe stato più interessante: la
lite tra Harry Potter
e Draco Malfoy, oppure quello che la Parkinson, a giudicare dal suo
sguardo
velenoso, avrebbe fatto loro se non la smettevano immediatamente.
Harry
fece volutamente finta di non
aver sentito. «E
santo Godric,
Malfoy, rimettiti quella cazzo di maglia!»
Un
sopracciglio biondo svettò verso
l’alto. «Oh-oh…
Sembra che il nostro eroe non sia molto a suo
agio con questo. Qualcosa da
nascondere, Sfregiato?»
«Ma…
Che
succede, Harry?»
Un Ron mezzo addormentato ed estremamente confuso, intrufolatosi nella
Sala Comune attraverso quella che ormai era divenuta una calca di
gente, faceva
rimbalzare gli occhi semi-aperti andando da un Harry incandescente ad
un Draco
Malfoy a torno nudo.
Miseriaccia,
adesso si che le sue notti erano rovinate.
«Adesso
basta,
Draco.»
Tutto successe in un attimo. Finalmente Pansy si era
decisa ad intervenire, ma, evidentemente, non era stato il momento
più adatto,
visto che nel momento in cui l’altro Serpeverde si
voltò verso di lei con
un’alzata di spalle, Harry si era scagliato contro di lui,
facendoli rovinare
entrambi per terra.
Ci
vollero diverse urla di Pansy,
diversi minuti, e un provvidenziale Incantesimo Respingente –
due, per la
precisione. Non sia mai detto che un’arruffata Hermione non
si facesse valere
in quel momento lasciando tutto nelle mani di una Serpeverde
– per separarli,
mentre un Ron ormai completamente sveglio, con un sorriso a trentadue
denti,
continuava a ripetere “È
il mio migliore
amico! Quello è il mio migliore amico!”
***
«E,
di grazia,
potrei sapere cosa ci facevano la signorina Parkinson e il signor
Malfoy nella
Torre Grifondoro?»
un Silente poco serio li guardava da dietro la scrivania del suo strano
ufficio. Almeno per i due Serpeverde, che non ci erano stati molte
volte,
mentre Harry ormai si era abituato a tutto quello, preferendo inoltre
un religioso
silenzio, perché tanto già sapeva che parlare
sarebbe stato inutile.
«Si,
Pansy, tesoro, cosa ci facevamo
lì?»
le chiese Draco, seduto alla sua destra, con il più
angelico dei sorrisi, sebbene il contorno violaceo ad uno degli occhi
lo
rendeva alquanto sinistro. Maledetto. Gliel’avrebbe pagata,
oh se gliel’avrebbe
pagata! Doveva solamente permettersi di avvicinarla la prossima volta
che le
avesse chiesto di aggiustargli i capelli di mattina.
«Ecco,
in
effetti noi… Precisamente…»
«Rettifico,
non
sono sicuro di voler conoscere la risposta.»
Fu puro sollievo quello che uscì dalle labbra della
Serpeverde, andandosi a confondere con gli sbuffi che da circa dieci
minuti
provenivano dalla bocca di Harry, alla sua sinistra.
Se
c’era una cosa che avevano imparato
la sera prima, era che neanche Voldemort sapeva essere spaventoso come
Hermione
e Pansy. Insieme. E incazzate.
E
adesso, dopo una piacevolissima
giornata passata chi ad ignorarsi bellamente, chi
a ringhiarsi contro ogni volta che ci si incontrava nei
corridoi, si trovavano tutti
amichevolmente nell’ufficio del preside.
Chi
aveva detto che i Grifondoro
erano leali, chi??
«Bene,
mi
dispiace ma non posso fare altro: 30 punti in meno a ciascuno»
Harry ammiccò: la sua casa era quella che ci andava
meglio. «
e
no, Harry, solamente a te e al signor Malfoy.»
E questa volta fu il turno di Pansy di ghignare verso
di lui, che intanto aveva ripreso a sbuffare. «Inoltre
Hagrid vi aspetta dopo cena: ha delle cosette
da farvi fare, che voi, da bravi e volenterosi ragazzi quali siete,
sicuramente
non vorrete rifiutare.
»
Concluse, con un sorriso che di nascosto ormai non aveva più
niente.
«Ehi,
aspetti un
momento, io sono il princ—»
tentò di protestare il Serpeverde allarmato, ottenendo
solamente una
gomitata dalla sua migliore amica, prima
ancora di riuscire a terminare.
Così,
poco dopo, una Pansy
estremamente soddisfatta, un Draco impettito e indignato, un Harry
ancora muto
come un Nargillo, ridiscesero le scale che portavano
all’ufficio di Albus
Silente, salutati allegramente dai suoi fedelissimi Gargoyle.
«Bene.
Divertitevi.»
Proclamò
indifferente la ragazza prima di voltare le spalle ai due per andarsene.
«Ehi,
Pansy, tesoro, non potremmo almeno
parlare?»
tentò un Harry implorante, seguendola.
«Non.
Ci.
Provare.»
Sibilò lei per tutta risposta, guardandolo con gli
occhi ridotti a fessure minuscole. Ad Harry non rimase che restare
impietrito a
guardare la schiena della sua ragazza che si allontanava. Avrebbe
seguito il
suo esempio, se solo non avesse sentito alle sue spalle una risatina
derisoria.
E poiché era troppo irritante
per
essere quella di una statua di pietra guardiana, non fu difficile
capire chi ne
era stato l’artefice.
«Hai
qualcosa da
dire, Malfuretto?»
sputò sprezzante. Beh, visto che in punizione già
c’erano non aveva così
tanto bisogno di controllarsi, no? Tralasciando il fatto che il
ragionamento
faceva acqua da tutte le parti, ormai era innegabile: il Serpeverde lo
mandava
in bestia. Non sapeva perché, o come, o qualsiasi altra cosa
ci fosse da
sapere; ormai non c’era più neanche bisogno di
parlare, gli prudevano le mani
al solo guardarlo.
Per
non parlare di quando l’aveva
visto nella Sala Comune con Seamus! Rabbrividiva al solo pensiero,
dannazione,
e mai nella sua vita come in quel momento aveva desiderato di prendere
a pugni
qualcuno. E ultimamente, non è che ci pensasse tanto. Gli
saltava addosso e
basta.
Per
le mutande di Merlino! No! Non in quel sens—
«Assolutamente
niente, San Potter.»
«Perfetto.»
E con un sorriso che sembrava mantenuto da un
Incantesimo Fissante (che a nessuno venga in mente di dire che Harry
Potter ha
sempre cattive intenzioni quando c’è Draco
Malfoy), gli diede le spalle
cominciando a camminare.
«Sembra
che
stasera qualcuno non visiterà i sotterranei, mh? Che peccato!»
era solo una sorta di sibilo, ma volontariamente abbastanza alto da
essere
sentito. Harry si bloccò sul posto, ancora di spalle - «Cosa?
Adesso l’Eroe comincerà ad essere deluso
perché
la sua ragazza non gli dà quello
che
vuole?»
– e, a rischio
di risultare particolarmente ripetitivo, per la terza volta in due
giorni si
ritrovò ad un palmo dal naso del biondo, con tutta
l’intenzione di non
lasciarglielo più, un naso.
«Basta!
Cazzo
Malfoy, BASTA!»
urlò con tutto
il fiato che aveva in gola. Perché? Perché non
potevano semplicemente
sotterrare l’ascia di guerra, come aveva fatto con la maggior
parte dei
Serpeverde dopo quanto successo neanche un anno prima? Ah, ecco
perché: perché
si trattava del dannatissimo Malfoy!
«Punto
sul vivo,
Sfregiato?»
la calma di
Malfoy non faceva altro che provocarlo di più, al punto da
stringere i pugni
sul colletto della sua divisa sempre più forte. Ma lui
poteva vederla, oh si,
quella scintilla luccicante di paura ed eccitazione in quel ghiacciaio
che
erano i suoi occhi. Perché era semplicemente questo
l’effetto che facevano
sempre, le loro lotte. Ad entrambi.
«Perché
non puoi
semplicemente scopare chi cazzo vuoi, lontano dai miei occhi, senza
rompermi le
palle?!»
Questa
volta però il Serpeverde non
riuscì a mantenere la sua usuale calma. «Oh
lo faccio, Potter, lo faccio! Il problema è che sei
un fottuto omofobo del cazzo!»
il Salvatore del Mondo Magico, l’Eroe, il Bambino
Sopravvissuto, non era
altro che un fottuto razzista ipocrita. L’aveva visto, Draco
Malfoy, il
disgusto nella sua espressione, nelle sue parole. Ed era incazzato. Si,
era
fottutamente incazzato perché, dannazione, questo gli dava
un fastidio che non
sapeva spiegarsi neanche dopo averci pensato una notte intera!
«Cos—
Che cazzo
dici, Malfoy?!»
esclamò,
lasciando che lo stupore dominasse la rabbia per qualche secondo, tempo
più che
necessario per permettere all’altro di sgusciare via dalla
sua presa.
«Oh
non fare
l’innocente delle palle di Merlino! Sei un’ipocrita
e stai con lei solamente perché
probabilmente era solo qualcun’altro da salvare, o magari
perché scopate come
conigli!»
erano entrambi rossi e ansimanti, ma probabilmente
non se ne rendevano nemmeno conto. Esistevano solo due paia di occhi, e
il
sangue che martellava furiosamente in ogni punto del loro corpo.
«Io
amo Pansy!
LA AMO! Perché non lo capisci e ci lasci in pace?!»
«Perché
sembra
che tu stia cercando di convincere te stesso!»
***
Quella
sera, a cena, Harry non
mangiò molto. Semplicemente sembrava che non riuscisse a far
funzionare due
cose contemporaneamente; così il suo stomaco si era
letteralmente chiuso,
mentre il suo cervello non faceva altro che riproporgli immagini su
immagini,
voci su voci.
Una
in particolare.
Continuava a urlare e strepitare, dopo che lui era letteralmente
scappato
dal suo possessore, senza dire una parola.
In
quel caos che era diventato la
sua testa, Harry sperò solamente che quelle due ore di
punizione passassero in
fretta, e che Pansy riuscisse a sbollire la rabbia il più
presto possibile.
L’unica
cosa che riusciva a sentire
distintamente, era che gli mancava qualcosa.
Ed era un fastidio pressante, a metà tra la gola e il cuore.
Così
dovette sopportare le
occhiatacce di Hermione, e i sorrisoni complici di Ron, che tuttavia
faceva
prontamente scomparire non appena la ragazza si voltava verso di lui,
conscio
di quello che lei avrebbe potuto fargli se solo lo beccava ad
incoraggiare Harry
per una simile cosa; e intanto Harry lanciava occhiate frettolose al
tavolo dei
Serpeverde, ma nessun segno – neanche minuscolo –
che potesse permettergli di
sperare in una riappacificazione con Pansy, che in quel momento stava
mangiando
di fronte a Zabini, ben lontana dal biondo Serpeverde che era la causa
di tutti
mali del Grifondoro.
Dannazione,
stava diventando un’ossessione!
Decisamente
stanco di tutto quello,
non ci pensò neanche, prima di alzarsi risoluto dal suo
tavolo per dirigersi
verso la sua ragazza.
“Pansy,
devo parlarti, per favore.»
La Serpeverde tentò debolmente di protestare, ma una
volta vista quella luce così risoluta negli di Harry, decise
che non c’era
niente che poteva fare, se non lasciar stare quel piatto da cui aveva
spiluccato solamente qualcosina, e decidere di seguirlo fuori.
***
«Allora,
ragazzi, ci siamo capiti? Non mi dovete far altro che ripulire tutto il
casino
che mi hanno lasciato Snaso e Schiopodi nella foresta. Sapete, a quelle
creature lì dentro non ci piace mica quando scappano da qui.»
Così
Hagrid li aveva salutati,
andandosene bellamente a dormire. Oh, era una
cosina facilissima, diceva lui. Non
ci vorrà neanche un’ora, diceva lui. Era
anche rilassante, diceva lui.
Una
benemerita e mastodontica cippa!
Era
cinque ore, cinque, che la coppia
più improbabile del Mondo Magico rastrellava
ogni centimetro della parte della Foresta più vicina al
castello, cercando di
mettervi ordine. In rigoroso e assoluto silenzio, tanto che Harry stava
cominciando a dubitare di riuscire ancora a parlare. Ma non gli
dispiaceva poi
tanto, anche perché spesso si perdeva nella
mezz’ora che aveva passato a fare
pace con Pansy prima di andare a scontare quella punizione. Neanche
avessero
fatto un voto. O, per meglio dire, quello biondo non faceva altro che
sbuffare,
ma non voleva assolutamente dare all’altro la soddisfazione
di lamentarsi.
Fu
solo dopo un poco che, totalmente
stremati, senza la forza di muovere più neanche un muscolo
per ritornare al
castello, si lasciarono letteralmente scivolare a terra, sdraiati su
una
leggera erbetta che riusciva a crescere lontana dagli sterpi in
quell’angolo di
foresta che dava direttamente su un meraviglioso manto di cielo scuro,
dove qua
e là facevano capolino dei minuscoli puntini luminosi come a
dire che si,
c’erano anche loro a brillare lassù. La luna
donava a quel piccolo pezzetto di
foresta un’aria surreale, proiettandosi sugli alti alberi
incantati che la
circondavano. Non sinistra, non lugubre, no. Ma forse era solo la
stanchezza a
farlo pensare ai due ragazzi.
«Senti…»
cominciò il moro, quasi imbarazzato ma… «Mi
dispiace per oggi, ok?»
era pur sempre un Grifondoro. E la sua ragazza era la
migliore amica del biondo che gli stava a non più di un paio
di metri di
distanza, ecco.
«Mh.»
E lui era pur sempre un Serpeverde.
«Già.»
Ma…
«Dispiace
anche a me.»
Solo un sussurro. La
stanchezza. È la stanchezza.
Un
risolino soffocato fu la risposta
alle parole di Draco, che subito si girò a fulminare Harry,
desiderando di
poter usare una gira tempo in quello stesso istante.
«Draco
Malfoy
che chiede scusa a Harry Potter, eh?»
Il
Serpeverde avvampò, ringraziando
Merlino e Morgana per il fatto che l’altro si fosse sfilato
gli occhiali,
appoggiandoli sull’erba accanto a lui. Stava per ribattere
qualcosa di acido,
quando… Dannazione, non era assolutamente un tono di
scherno. Niente battutina sarcastica,
niente presa in giro, niente verità sbattuta in faccia,
solo… Potter. Solo lui
e la sua squallida, patetica anima Grifondoro.
«Non
hai paura,
così, senza occhiali, con me,
in
questo posto?»
chiese, senza
un preciso motivo, le parole masticate, ad un Harry con gli occhi
chiusi.
Perché
non vuoi che si addormenti.
«Dovrei,
Draco?»
rispose lui voltando la testa e guardando nella sua
direzione. Probabilmente non sapeva neanche dov’era la sua
faccia, anche se
andando a tentoni nel buio e senza occhiali si era quasi avvicinato al
piantargli gli occhi giusto nei suoi. Draco stava giusto per commentare
questa divertente cosetta.
Ma…
Non
si, non ti
piacerebbe, non
vai a farti fottere. Una domanda.
Semplicità, calma… Fiducia?
Non
Malfoy… Draco.
Un
soffio impastato dalla stanchezza
e dal sonno che lo stava chiamando, certo. Ma… Draco.
L’unica
cosa che riuscì a fare - che
potè fare -, fu
distogliere lo
sguardo dall’altro. Fu quasi subito che, nel silenzio
immobile della radura,
sentì il respiro del Grifondoro farsi più
regolare e leggero. Ma solo dopo aver
appurato con la coda dell’occhio che lui avesse gli occhi
chiusi, si azzardò a
girare di nuovo la testa nella sua direzione. Dormiva. Rivolto verso di
lui,
con la gamba destra diritta, mentre era piegata tanto che il piede si
trovava
sotto l’altra gamba, e un braccio un po’ distante
dal corpo, un po’ più vicino
a lui.
Quando
si costrinse a fissare un’altra
volta quel disco luminoso che lo scrutava dal cielo, aveva gli occhi
allargati,
e le sopracciglia corrucciate. Mentre ancora si chiedeva chi aveva
lanciato un
dannatissimo incantesimo per far martellare qualcosa
dentro di lui molto, troppo velocemente.
Chiuse
gli occhi, respirando
profondamente.
Non
erano scure pozze di giada, come le pietre che tanto piacevano a sua
madre, quelle che aveva visto prima che i suoi
occhi senza occhiali si chiudessero per il sonno.
Non
erano misteriosi riflessi bluastri, quelli che aveva visto nei suoi
capelli a causa della luce di quella maledetta luna.
Non
erano maledettamente ipnotizzanti quei motivi che la tenue luce della
notte dipingeva su tutto il suo corpo, andandosi ad infrangere su ogni
piccolo,
dolce rilievo.
E,
visto che non era per quello, Draco
Malfoy passò tutta la restante parte
della notte a cercare di capire cosa, in quella maledetta foresta, non
gli
permetteva di calmarsi.
Syriael’s
Minutes
Noticina
1: Beh, che mi dite? In
realtà non è
proprio come lo avevo in mente, questo capitolo; ma ho dovuto tagliare
diverse
parti per non farlo risultare troppo noioso e lungo. Inoltre non mi
andava di
dividerlo in due capitoli, doveva finire così :) Ah, penso
che da adesso
aggiornerò sempre di sabato, per comodità mia ma
anche un po’ vostra (credo).
Noticina
2: È un po’
strano scrivere di Pansy e
Harry, insieme davvero, perla mia anima Drarry convintissima
çç Non so, spero
solo di non fare tanto schifo, e che questi due si decidano presto a
mettersi
le mani addosso. Ahhh :3
Noticina
3: Come sempre, spero di non aver
deluso
nessuno. Vi abbraccio tutte ♥
Syriael
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Ahhh
e questo fine settimana sembrava non arrivare mai **
E
maledetti
professori-senza-straccio-di-vita-sociale che mettono le prove di
sabato ==
Sweet
Surrender
- Capitolo 4
A
Draco Malfoy non piaceva Harry Potter.
Questa
era la cosa principale cui era venuto a capo
dopo aver passato un’intera notte a pensare, senza
lontanamente avere la minima
possibilità di chiudere un occhio.
No,
no; e assolutamente no.
E
poi, a nessun Malfoy piace
qualcuno. Al massimo possono concedere parte del loro dotto e
superiore interesse verso qualcuno che li adora e che ne merita
l’immenso
onore. E soprattutto, non agli Harry
Potter. Non a un Harry Potter qualunque, che ti sorride con
degli occhi che
hanno un tale calore che tu non hai visto nemmeno in quelli di tua
madre, come
se non aveste passato sei anni ad odiarvi. Ok, tecnicamente, doveva
ammettere
che era stato maggiormente Draco stesso la causa del loro odio.
Dettagli,
che non distolgono dal punto principale.
Era
semplicemente l’avvolgente, sconosciuta novità di
non vedersi rivolgere il solito sguardo di odio e di scherno, quello
sguardo
che non importava dove ti trovassi, la gente ti rivolgeva sempre.
Perché eri un
Mangiamorte, figlio di Mangiamorte. Poco importava quella che davvero
era stata
la tua volontà, eri e saresti sempre stato questo.
E
quello stupido di Potter, con la sua stupida anima da
Salvatore del Mondo Magico, ma soprattutto di Grifondoro del Cazzo,
senza una
parola, aveva fatto a capire a tutti voi con lo stesso destino che non
era
finita, che c’era ancora una speranza. E quella speranza
c’era stata, con la
fine della guerra.
Quella
stessa speranza che Draco Malfoy aveva visto nel
suo sorriso; una speranza piena di promesse e di vita.
In
sintesi… Beh Grazie,
Grifondoro dei miei stivali di pelle di drago, ma oltre
questo non aveva
più niente da dirgli.
***
Harry
si svegliò poche ore dopo, mentre il sole
cominciava lentamente a fare capolino all’orizzonte,
arrivando a lui attraverso
gli alberi che avevano vegliato il suo sonno, ma più che
altro disturbato da
uno strano fruscio, più o meno vicino, come di scalpiccio
sull’erba. Strizzò
gli occhi, abituandosi quasi subito alla luce fioca
dell’alba, aiutato dal
fatto che non tutta la luce del sole lo raggiungeva, lì in
quella radura. Provò
a muovere una gamba, ma evidentemente non fu la cosa più
giusta da fare, a
giudicare dal dolore che ne era subito scaturito, e che così
com’era arrivato
aveva dissipato gli ultimi strascichi di sonno.
Gli
doleva ogni parte del corpo, a causa della
posizione in cui aveva dormito, ma soprattutto del luogo.
Gran bel posto per
passare la notte, si disse. La sua mente era troppo occupata
a cercare il
modo migliore per non sentirsi un puntaspilli, che notò
appena che non aveva
freddo – o almeno, non quanto avrebbe dovuto dopo una notte
passata nella
Foresta.
La
Foresta.
Mentre
cercava di muoversi il più lentamente possibile
per mandare via il dolore, sembrò rendersi davvero conto di
dove si trovava.
Aveva bisogno dei suoi occhiali; dove diamine erano?
Non
ricordava perché era lì, né quando o
perché aveva
avuto la felice idea di
addormentarsi, né perché – Ah, eccoli!
Benedetti occhiali! - … Né
perché il suo mantello lo coprisse così bene.
Ecco perché non sentiva poi così tanto freddo.
Si
alzò finalmente in piedi, spostando di lato il
mantello con la fronte corrugata in un’espressione perplessa
e cercando di
continuare a rilassare alcuni muscoli, tra cui soprattutto quelli del
collo,
ruotandolo lentamente prima a destra, poi di nuovo a sinistra.
Ma
certo! Si trovava lì per la punizione di Hagrid, e
doveva essersi addormentato dopo che, sfinito, si era steso per terra
assieme
a…
Malfoy!
Di
lui non c’era traccia, constatò guardandosi
attorno
nella piccola radura. Che bastardo!
Se n’era andato a dormire nel suo comodo letto, lasciandolo
da solo nella
Foresta! Quello che proprio non ricordava era di essersi coperto con il
mantello… Bah, probabilmente aveva avuto freddo e
l’aveva fatto, e adesso non
se lo ricordava neanche.
Si
tastò freneticamente le tasche, preso da
un’agghiacciante idea - no, per fortuna la bacchetta era al
suo solito posto.
Quel
furetto da strapazzo aveva deciso di giocargli un
brutto tiro, lasciandolo lì per tutta la notte? Bene, ma non
gli avrebbe dato
nessuna soddisfazione.
Avrebbe
mai potuto aspettarsi il contrario?
E
intenzionato a farsi una lunghissima doccia prima di
scendere a colazione si avviò deciso verso il castello,
mentre proprio in quel
momento, un bolide biondo vi entrava trafelato.
***
I
tavoli delle quattro Case erano quasi vuoti, quando
Harry scese a fare colazione. In effetti era presto, molto prima
dell’orario in
cui di solito si presentava le altre mattine, il più delle
volte riuscendo solo
ad afferrare qualche boccone prima che incominciassero le lezioni. Ma
si era
reso conto che provare a chiudere gli occhi per un’altra
mezz’ora non sarebbe
servito a niente, così aveva fatto direttamente una lunga
doccia, decidendo di
scendere subito nella Sala Grande.
C’era
qualcosa… Qualcosa che non andava. Una sensazione
all’altezza di un punto imprecisato tra lo stomaco e un
po’ più su, che non
voleva andarsene. E per quanto si sforzasse di analizzarla, mentre
faceva
colazione come probabilmente non aveva mai fatto prima e i tavoli si
riempivano
rapidamente, non riusciva a capirla.
Salutò
distrattamente Hermione che arrivava, immersa in
uno dei suoi adorati libri che dall’aspetto pesavano
più di lei stessa, e Ron,
pieno di domande su quella notte, visto che quando Harry era rientrato
lui
stava ancora dormendo. Russando, per la precisione. E rumorosamente
anche.
Si
riscosse effettivamente solo quando Pansy entrò
nella Sala Grande, avvicinandosi al tavolo di Grifondoro, chinandosi
per dargli
un piccolo bacio sulla guancia, con sommo orrore di Ron, malcelato da
un’enorme
scodella di Merlino-Solo-Sapeva-Cosa.
Con
una mezza risata Harry si voltò verso la sua ragazza. «Buongiorno»
soffiò, prima di
alzarsi, uscendo dalla panca dov’era seduto, per posarle un
dolce bacio sulle
labbra passandole le braccia intorno alla vita sottile.
«Dovresti
passare la notte fuori più
spesso, Potter, se questo è l’effetto.»
rise Pansy con un sopracciglio alzato.
Bah,
evidentemente quella sensazione
sarebbe sparita, gli bastava stare con la sua ragazza. Si, sicuramente
era
perché voleva lei.
«Non
ti ci abituare.» Oh, magari poteva
abituarsi eccome. «A proposito di questa notte!»
aggiunse Harry ricordandosi «Il
tuo carissimo migliore amico se
n’è
andato senza degnarsi neanche di svegliarmi!»
La
ragazza, per tutta risposta, sbuffò. «Dai
non ricominciare di nuovo!» poi parve accorgersi di una cosa
«Sei sicuro,
Harry? Perché nemmeno Draco stanot— Oh, guarda,
è lui!» esclamò, vedendo il
biondo in questione che entrava attraverso il grande portone in legno,
sbracciandosi per attirarne l’attenzione, facendo voltare
più di qualche testa,
«Draco! Draco!», mentre anche Harry, ancora
abbracciato a lei, si voltava nella
sua direzione.
Draco
si guardò lentamente intorno, per
non procurarsi altro inutile dolore. Oh no, non per capire chi
l’avesse chiamato
– la voce di Pansy era parecchio
riconoscibile -, più che altro per capire da dove
venisse la sua voce, visto che sicuramente non
era il tavolo Serpeverde dal momento che lo stava
guardando talmente intensamente per non vedere nient’altro
intorno a lui.
Speranza vana.
Quando
si accorse dello spettacolo che gli
si parava non molto lontano da dove si trovava, di scattò
riportò gli occhi
verso la sua casata, cercando di fare almeno un sorriso di saluto,
prima di
dirigersi a passo di marcia verso quello che ormai era il suo posto. Ma
tutto
quello che tentò di fare fu mascherato da una smorfia di
dolore, causato dal
brusco movimento che gli era malauguratamente venuto in mente di fare.
Guarda
se non è sempre colpa sua.
Chiariamo
una cosa, non perché Potter
aveva qualche influenza su di lui; semplicemente era una precauzione.
Si, una
precauzione per evitare altri spiacevoli… Inconvenienti.
Dal
canto loro, Harry e Pansy si
guardarono perplessi. Ogni intenzione del Prescelto di dirgliene
quattro per
averlo lasciato lì era svanita nel momento in cui si era
reso conto della
difficoltà dei movimenti di Draco, come se avesse passato la
notte in una
posizione ancora più scomoda della sua. Ah! Probabilmente
era caduto dal letto
o qualcosa di simile! Beh, ben gli stava!
«Um,
forse è meglio che io vada a vedere
cosa succede.» disse Pansy sciogliendosi
dall’abbraccio e dando un ultimo bacio
al suo ragazzo, prima che questi con un sorriso d’assenso si
voltasse di nuovo
verso la sua tavola, accorgendosi solo in quel momento che non erano
stati gli
unici spettatori di quello che era successo. Metà Sala
bisbigliava guardando
alternativamente lui e il tavolo Serpeverde.
La
bruna Serpeverde raggiunse in fretta il
suo migliore amico, il quale la accolse con un gemito a metà
tra il dolore
provocato dai movimenti e l’angoscia per quello che
sicuramente Pansy aveva in
mente per lui. Così decise per un blocco in anticipo.
«No.»
sibilò solamente.
«Ma
io non ho dett—»
«Fa
lo stesso. No, Pansy.»
«Oh
e va bene!» capitolò la ragazza,
accavallando le gambe. Che razza di umore da principessa!
«Buongiorno anche a
te, caro il mio migliore-amico-che-non-si-degna-di-dirmi-niente. Ho
passato una
notte tranquilla, grazie per l’interesse.» disse
con una voce che più finta
proprio non si poteva.
«Beata
te.» borbottò Draco fra i denti, per poi
bloccare sul nascere la ragazza
che gli sedeva di fronte, nel momento in cui stava aprendo la bocca per
parlare:
«Ho detto: Niente. Domande.»
e
ritenendosi abbastanza soddisfatto quando lei mise il broncio,
incrociando le
braccia e lasciandolo libero di terminare la colazione nel
più assoluto
silenzio nonostante i tentativi dei due nuovi arrivati, Zabini e Nott,
di
intavolare una qualche conversazione.
Dieci
minuti più tardi la Sala Grande
cominciò a svuotarsi, ma quella mattina sembrava proprio che
nulla volesse
andare secondo i piani di Draco.
Con
un «Vi raggiungo subito!»
all’indirizzo dei suoi inseparabili amici, Harry Potter aveva
deciso di
dirigersi verso i Serpeverde, con l’intenzione di passare
qualche minuto con la
sua ragazza, prima dell’inizio delle lezioni. Magari non
davanti a tutti.
Arrivato
a destinazione, mise una mano
sulla spalla di Pansy, che gli rivolse una sguardo sorridente.
«Finito? Ti
accompagno.» Poi, come accorgendosi solo in quel momento di
Malfoy, che appena
sentita quella dannata voce aveva
alzato la testa di scatto – non senza altro dolore
– gli rivolse un cenno con
la testa. «Tutto bene, Malfoy?» disse,
più per far piacere alla sua ragazza, ma
senza riuscire a nascondere un certo sarcasmo nella sua voce.
Pansy,
che visto l’umore di Draco e
l’implicazione nel tono di Harry, si stava preparando ad un
altro scoppio,
rimase completamente sorpresa, e più che perplessa, quando
il Serpeverde non
fece altro che biascicare un si, munito di qualche altra scusa su
un’improbabile caduta, prendendo alla svelta la sua borsa e
scappando
letteralmente via, come inseguito da un Ippogrifo, senza neanche
degnarsi di
pulire le labbra. Che, da un Malfoy, era davvero preoccupante.
***
Dopo
un’intera settimana, questa era
l’unica idea che le era venuta in mente: «Harry,
devi parlare con Draco.»
«Cosa?!»
di richieste strane ne aveva
ricevute, anche da Pansy, ma perché mai lui doveva parlare
con Malfoy, quando
lei era la sua migliore amica?? No, per quanto si sforzasse, proprio
non
riusciva. Specialmente dopo che in quella settimana Malfoy sembrava
essersi
finalmente deciso a lasciarlo in pace.
A
proposito, da quanto tempo era che non
vedeva Malfoy?
«Oh
andiamo, non fare quella faccia!» Ma
io solo questa, ho. «Per
favore…»
«Ma…
Perché?» perché non poteva farlo lei?
E poi perché avrebbe dovuto parlargli?
«Perché
io non so più come fare.» Harry la
guardò perplesso. Già, in teora era la sua
migliore amica, eppure era una
settimana che a malapena si scambiavano il buongiorno, per non parlare
della
buonanotte. Appena lei cercava di sedersi vicino a lui, parlare, fare
qualunque
cosa per cercare di capirci qualcosa, Malfoy non cercava nemmeno
qualche scusa,
si rifugiava direttamente dietro torri fatte di pergamene e libri.
Sembrava una
succursale della Granger! «Con me non vuole
parlare.» aggiunse, come se avesse
spiegato tutto.
«E,
tesoro,
perché, di grazia, pensi che dovrebbe parlare con
me?»
«Diamine,
Potter!» Uh-oh. «Ma non vedi che
quando ci sei tu almeno reagisce?» Ecco, non è che
volatilizzarsi era proprio
una degna reazione, ma tant’è, «Quando
tu chiedi qualcosa – come se quegli
sputi possano considerarsi
“chiedere” – almeno lui prova a
borbottare delle scuse. Altamente
improbabili, certo, ma pur sempre ti rivolge la parola!»
Dovette fare un lungo
respiro per calmarsi. «Potrebbe essere che sia arrabbiato con
me, anche se non
riesco a capire perché, oppure semplicemente che ti odia
talmente tanto da non
volersi mostrare così debole, come sembra in questi
giorni…»
In
effetti era così, anche se Harry non ci
aveva trovato niente di strano, visti i loro trascorsi; a parte, poi,
il fatto
che erano circa tre giorni che non lo vedeva proprio. «Wow.
Bello.» rispose
comunque, con un’aria che voleva dire Grazie
Tante.
«Allora?
Gli parlerai?» tentò di nuovo
Pansy, ignorandolo. «Ho provato già con Blaise e
con Theo, ma nessuno di loro è
riuscito a fargli spiccicare una parola.»
Alla
fine, Harry capitolò. Poteva mai
resistere a quella tristezza negli occhi della sua ragazza?
Così si rassegnò a
parlare a Malfoy, sebbene senza sapere esattamente cosa dirgli, e
cominciò a
cercarlo nel castello. Al diavolo, prima ci parlava, meglio era.
Lo
trovò a pomeriggio inoltrato, quando il
sole stava quasi per tramontare, nei pressi del Lago Nero. Harry lo
raggiunse
lentamente, e cercando di fare il minor rumore possibile. Sembrava
intento a
fissare qualcosa che solo lui vedeva sulle leggere increspature del
lago,
seduto su una grossa pietra a riva. Aveva in mano una piuma e una
pergamena, ma
sembrava stessero lì più per bellezza, che per la
loro effettiva funzione. Harry
non gli aveva mai visto quello sguardo.
«Malfoy?»
lo chiamò piano.
Draco
sussultò, girandosi di scatto nella
direzione da cui proveniva la voce. L’ultima persona che
voleva incontrare era
a meno di cinque metri da lui. Harry lo vide stringere un paio di volte
gli
occhi, come per capire se fosse veramente lì.
«Cosa
vuoi, Potter?» farfugliò raccattando
le poche cose che aveva con sé «Me ne sto andando,
rimani pure.»
«Devo
parlarti.» la semplicità con cui gli
uscirono quelle parole lo sconvolse. Per la seconda volta in un minuto
– Harry
non capiva perché – Draco sussultò,
irrigidendo leggermente le spalle,
smettendo di mettere le sue cose alla rinfusa nella borsa, ma
rifiutandosi di
guardare l’altro negli occhi. «Me l’ha
chiesto Pansy.»
Il
Serpeverde sbuffò. «Dimmi cosa vuoi e
basta.»
«È
preoccupata, dice che ormai quasi non
vi parlate più. Pensa che tu sia arrabbiato con
lei.» beh, era più facile del
previsto. Se Malfoy si fosse deciso a guardarlo probabilmente sarebbe
andata
ancora meglio.
«Stronzate.
Non ce l’ho con lei. Abbiamo
finito?» Sembrava… Nervoso. E sicuramente
desideroso di andare via.
Harry
non si arrese, «Malfoy… Va tutto
bene?», ma tutto sembrò uscire con meno durezza,
meno indifferenza di quanto
avesse voluto. In un certo senso era strano vedere Malfoy
così, dopo tutti gli
anni che aveva passato a tormentarlo, adesso a malapena gli rivolgeva
la
parola. Doveva ammettere che in fondo – molto, molto, molto
in fondo – litigare
con Malfoy era in qualche modo… Divertente.
Lo faceva sentire vivo.
I
pensieri di Draco, invece, erano di
tutt’altra pasta. Ma che diamine, dopo tutto quello che aveva
fatto per evitare
quei, quella settimana, lui gli si presentava davanti e gli chiedeva se
c’era
qualcosa che non andava. Si che c’era qualcosa che non
andava! Draco non
andava!
E
poi… Maledetto, Maledettissimo Merlino.
Quel
tono. Di nuovo quel cazzo di tono. Di nuovo
quella merda fottuta di tono.
Non
c’era niente da fare, era fregato. Per
la prima volta, si guardarono brevemente negli occhi, prima che Draco
distogliesse di nuovo lo sguardo verso qualcosa di più
interessante sulla riva
del lago. Di colpo gli si sciolsero tutti i muscoli, e si
lasciò scambiare un
sospiro che – pensò Harry – sembrava
quasi un singhiozzo.
«Potter,
per favore… Non c’è niente che
non va, ok? Sono solo… Ho solo bisogno di tempo.»
«Tempo?
Per cosa?»
Già,
per cosa? Cosa avrebbe dovuto dire
ora, esattamente?
«Niente.
Ho… Solo bisogno di bere
qualcosa.» Oh si, ne aveva maledettamente bisogno. Prese la
borsa che aveva
abbandonato per terra, caricandosela in spalla, e si voltò
senza una parola.
«Malfoy
aspetta! Dove—»
«Non
sono affari tuoi, Potter. E adesso,
potresti almeno lasciarmi in pace?» e lo disse con un tono
talmente stanco,
così rassegnato, che a Harry non rimase che guardarlo
incamminarsi sul sentiero
di ghiaia, chiedendo alla sua schiena ondeggiante perché
sembrasse così giu.
***
Harry
non sapeva per quanto tempo era
rimasto lì, semplicemente seduto sulla grossa pietra dove
prima era stato
Draco. Non sapeva neanche lui cosa stava facendo, o perché
non se ne andava.
Ormai il sole era completamente tramontato da un po’, per
lasciare spazio
all’oscurità, ancora più opprimente
lontano dal calore familiare delle luci di
Hogwarts. Ma lui sembrava non farci caso.
Si
riscosse solo nel momento in cui il suo
stomaco cominciò ad esprimere il proprio disappunto per non
essere considerato.
Doveva essere ora di cena.
Così
Harry si decise ad alzarsi e ad
incamminarsi verso il castello, sperando che non fosse troppo tardi per
mangiare qualcosa, non prima di un’ultima occhiata al nero
del Lago, quasi
indistinguibile dal nero della notte. Senza sapere cosa stava cercando,
probabilmente solo quello che Draco sembrava aver visto quel pomeriggio.
Nella
Sala Grande erano poche le persone
che ancora si erano trattenute, anche se la maggior parte aveva
già finito di
mangiare. Tra coloro che ancora cercavano di ficcare chissà
quali quantità di
cibo nel loro stomaco, Ron. Harry lo salutò con un gesto
della mano, prima di
sedersi affianco a lui.
«Ofe
fei fdado?» lo accolse calorosamente
il suo migliore amico. Ad
un’occhiata stralunata di Harry, Ron ingoiò quello
che sembrava essere un
boccone particolarmente difficile, prima di ripetere: «Dove
sei stato, Harry?!
È tutto il pomeriggio che ti cerchiamo! Hermione era
preoccupata.» terminò a
stento, prima di gettarsi nuovamente a capofitto sul suo piatto.
Già,
forse era meglio quando aveva la
bocca occupata.
«Ero…
Al Lago. Pansy mi ha chiesto un
favore.» preferì omettere che il favore in
questione era parlare con Malfoy, e
che aveva passato tutta la restante parte del pomeriggio a pensare a
Malfoy.
Ugh,
aveva pensato a Malfoy? Il solo
pensarlo lo faceva sudare freddo.
Ron
sembrò accontentarsi di questo, il che
diede ad Harry la possibilità di mangiare qualcosa, prima
che tutto sparisse
magicamente dal tavolo.
«Ehi
Ron, hai visto Pansy?» i due
Grifondoro si stavano adesso dirigendo verso la loro Torre, per far
sapere ad
Hermione che no, Harry non si era cacciato in qualche altro guaio che
riguardasse Arti Oscure & Affini.
Ron
fece prima una smorfia, a precisare il
fatto che quella situazione ancora non gli andava del tutto
giù. «No, mi
dispiace, se non sbaglio non è scesa per cena, altrimenti
sarebbe venuta a
chiederci dov’eri.» Ad un’occhiata
interrogativa del moro, poi aggiunse «Non so
perché, ma non c’erano neanche Zabini e Malfoy,
mentre Nott è sceso un attimo,
ha dato un’occhiata al loro tavolo ed è subito
scappato via.»
C’era
qualcosa che non andava, e se Pansy
c’entrava qualcosa, allora era meglio andare a cercarla.
«Ok,
allora io vado a vedere che succede,
tu dici a Hermione di non preoccuparsi.» disse facendo con la
mano un movimento
a mo’ di saluto, mentre si allontanava a grandi falcate verso
i sotterranei.
«Sicuro,
amico!» Dannato spirito Grifondoro,
dannati Serpeverde, e dannato Harry Potter
con la sua anima da Salvatore del Mondo Magico e di Chiunque si
Trovasse in
Pericolo o Simili. Il che, detto da un Grifondoro, in
più migliore amico
del suddetto Salvatore, era parecchio preoccupante.
Harry
corse fino ai sotterranei, fino al
ritratto che introduceva nella Sala Comune Serpeverde, ma dovette
attendere un
po’ prima che uno di loro arrivasse, entrandovi poi
nonostante le occhiatacce
del Serpeverde in questione. Non fece caso al vociare che si spense di
colpo
quando lui entrò – anche perché dopo
pochi secondi, abituati com’erano ormai a
vedere Potter entrare con disinvoltura nella loro Sala Comune,
ripresero subito
a chiacchierare fra loro – e trovò Pansy seduta
nervosamente in una delle scure
poltrone davanti al camino spento. Poteva benissimo dedurlo dalla sua
gamba
sinistra, che andava su e giù ad una velocità
impressionante.
Che
depressione,
quella
Sala.
Le
si avvicinò rapidamente, attirando la
sua attenzione con una mano sulla spalla. Appena lo vide, la ragazza si
bloccò,
per poi abbracciarlo con slancio. Avrebbe voluto anche raccontarle
della sua
chiacchierata con Malfoy, ma lei non gli diede tempo.
«Oh
Harry, sei qui. Sapevo che saresti
venuto. Ti prego, vallo a cercare!»
Eh?
Chi? Cosa? «Pansy, calmati. Spiegami.»
le disse semplicemente, mentre lasciava scorrere le mani sulla sua
schiena,
nella speranza di calmarla almeno un po’.
«Draco
non è tornato, è tutto il
pomeriggio che lo cerchiamo, e fra poco c’è il
coprifuoco!»
«Dai,
probabilmente sarà da qualche parte
nel castello, l’hai detto tu che è strano in
questi giorni.»
«Harry»
si spazientì lei «l’abbiamo
cercato ovunque, ti dico, e inoltre non ha neanche con sé la
sua bacchetta!»
Uh, ecco perché era così preoccupata. Magari
l’aveva semplicemente lasciata lì
mentre…
Ho…
Solo bisogno di bere qualcosa. Non sono affari
tuoi, Potter.
Con
un sospiro rassegnato, Harry chiese «Ok,
Pansy, dov’è che di solito andate per bere
qualcosa?»
«Ti
sembra il momento quest—»
«Fidati,
ok?» le disse con un sorriso
rassicurante «Ora vado a cercarlo, vedrai che non
è successo niente.»
«Vengo
anch’io.»
Harry
si voltò verso la fonte di quella
voce. Theodore Nott era appena entrato dal ritratto, scarmigliato e
ansante,
attirando l’attenzione di più di una persona.
«Non
ce n’è bisogno. Vado da solo.»
«Niente
da fare. Sei da dov’è lui, io devo
venire.»
Harry
sbuffò a metà tra l’esasperato e
l’arrabbiato. Chi diamine credeva di essere? Poteva benissimo
pensarci Harry da
solo senza avere altri ingombri. Per fortuna Pansy venne in suo aiuto,
dicendo
a Nott di andare a cercare Zabini per dirgli di tornare, che ci avrebbe
pensato
Harry. Il Serpeverde se ne andò rosso di rabbia, ma non si
diceva mai di no ad
una Pansy sull’orlo di una crisi nervosa.
***
Avvolto
nel suo amatissimo Mantello
dell’Invisibilità e una volta uscito dai cancelli
di Hogwarts, Harry si
smaterializzò. Diretto ad Hogsmeade.
Non
c’era stato tempo, se non volevano
finire nei guai più di quanto già non fossero.
Aveva detto alla sua ragazza di
mandare un gufo ad Hagrid: la loro sola speranza era il suo aiuto, una
volta
tornati al castello. Altrimenti sarebbero stati costretti a rimanere
fuori
tutta la notte.
Una
volta arrivato al paese, si diresse
velocemente verso I Tre Manici Di Scopa, cercando di non urtare la
folla
presente visto che era ancora invisibile grazie al mantello.
Dopo
una breve occhiata all’interno del
locale, si rese conto che Malfoy non si trovava lì.
L’ansia cominciò
inspiegabilmente a farsi sentire lì, proprio in quel punto
tra lo stomaco e il
cuore con cui aveva tanto familiarizzato in quelle poche settimane.
Decise di
fare un giro intorno a quei tanto vicoletti che circondavano il locale,
nella
speranza di trovarlo lì.
Poi,
delle voci.
«Suuu,
non fare lo schizzinoso,
principino!» in una delle stradine adiacenti,
c’erano tre persone; tutte
evidentemente più che un po’ brille, a giudicare
da come si reggevano in piedi
e le loro voci.
«Si,
non sembravi così timido, prima!»
Ed
Harry lo vide. Draco Malfoy appoggiato
ad uno dei due ragazzi che erano con lui, che ridacchiava piano. Non
poteva
vederli bene a causa della poca luce, ma giudicò che
dovevano essere più grandi
di lui. L’ansia si sciolse, per lasciare il posto a
qualcos’altro.
Stupido
di un Serpeverde! loro si
preoccupavano per lui, e lui cosa faceva? Se
la spassava! Con due che aveva raccattato chissà dove!
Bene,
non c’era da aspettarsi niente di
diverso da quello lì. E
dire che
aveva anche passato tutto il pomeriggio a pensarci, turbato da qualcosa
a cui
nemmeno lui sapeva dare un nome. Ad essere sinceri, c’erano
diverse cose che
non sapeva nominare, negli ultimi tempi.
Perso
nei suoi pensieri non aveva seguito
cosa si erano detti quei tre, e arrabbiato più con
sé stesso che con Malfoy –
che continuava a ridere nervosamente - decise di lasciare il Serpeverde
a ciò
che evidentemente aveva cercato… Yewh.
Sempre
protetto dal suo mantello si voltò,
deciso a lasciarsi dietro tutto quello. Avrebbe inventato qualche scusa
per
Pansy, o magari le avrebbe detto la verità, così
lei avrebbe capito che razza
di amico si ritrovava.
Purtroppo
però sembrava che Merlino avesse
altri piani per lui. Proprio mentre stava estraendo la bacchetta per
smaterializzarsi nei pressi dei cancelli di Hogwarts,
registrò con la coda
dell’occhio quello che stava succedendo, bloccandosi di colpo.
Uno
dei due ragazzi stava trattenendo
Malfoy per le braccia, rendendogli impossibile ogni movimento. Non che
ne
avesse avuto la forza; sembrava parecchio ubriaco, pensò
Harry. Il mantello
scivolò via, rendendolo visibile, ma nessuno se ne accorse.
Probabilmente
nemmeno Harry stesso.
«Non
ha nemmeno la bacchetta, il
biondino…» disse quello con le mani libere, il
più grosso, la voce strascicata
di un ubriaco «Non lo sai che non è prudente, per
una principessina come te?»
terminò avvicinandosi sempre di più a Malfoy,
fino a soffiargli sul viso. Draco
fece una smorfia, cercando di voltare la faccia, evidentemente per la
troppa
puzza.
poi,
quando iniziò a divincolarsi dalla
stretta, l’espressione quasi sofferente, l’armadio
gli mise una sudicia mano
sulla patta dei pantaloni, e contemporaneamente avvicinandosi ancora di
più per
annullare il poco spazio che lo separava dalla bocca di Malfoy.
Ma
non ci arrivò mai.
Harry
non sapeva perché, o come. Un attimo
prima gli occhi di Malfoy era fissi nei suoi, inaspettatamente lucidi e
quasi
disperati; la rabbia si dissolse all’improvviso. Tutto quello
che sentì fu un’incredibile
energia, un’aura di Magia tutt’intorno a lui.
Un
attimo dopo aveva Malfoy avvolto dal
Mantello, rannicchiato tra le sue braccia, mentre si Smaterializzava
verso
Hogwarts.
***
I
minuti che seguirono furono confusi.
Mentre ancora si calmava, Harry ricordava solamente di aver mandato il
suo
Patronus ad Hagrid, e dopo un po’ già si dirigeva
verso la Sala Comune dei
Serpeverde, faticando per tenere entrambi coperti dal Mantello.
Draco
era mezzo addormentato, si lamentava
per le continue scosse. Poi ad un certo punto aveva posato una guancia
sulla
spalla sinistra di Harry, e subito si era calmato
all’improvviso. Harry non lo
guardò, non posò mai lo sguardo su di lui,
sentiva solamente il bisogno di
portare Draco al sicuro e andare a calmarsi da qualche parte.
L’ultima
volta che quella cosa era
successa… Lui era stato faccia a faccia con la
Morte. Faccia a faccia con Voldemort. L’ultima volta che
quella cosa era
successa, erano morte persone.
Arrivato
ai sotterranei non ci fu bisogno
di fare qualcosa: Pansy aveva prevedibilmente lasciato il ritratto
socchiuso.
Entrando, la trovò che sonnecchiava sempre sulla stessa
poltrona, ma appena
sentì quei rumori scattò subito in piedi, come
scottata, sollevata e allo
stesso tempo preoccupata dalla vista di Draco, e di Harry in quello
stato.
Ma
il Grifondoro non disse nulla, si
limitò ad appoggiare cautamente Malfoy sul grande divano
della Sala,
biascicando delle scuse a Pansy sul fatto che era stanco e voleva
andare a
dormire, promettendole che si sarebbero visti la mattina dopo, e senza
neanche
darle delle spiegazioni sul perché Draco fosse ubriaco
– poteva sentirlo dalla
puzza – e perché si agitasse così
tanto. Dopodiché corse letteralmente fuori,
in direzione del proprio dormitorio, affidato nuovamente alle cure del
suo
fidato Mantello.
Nella
Sala Comune, Pansy rimase per
diversi minuti a guardare Malfoy agitarsi come in preda ad un incubo,
prima di
accovacciarsi ai piedi del divano.
«Shhh…
Va tutto bene, Draco. Ora sei al
sicuro.» continuava a ripetere, accarezzandogli dolcemente la
guancia non
poggiata sul sedile del divano, mentre con l’altra mano
cercava di togliere dal
suo viso le ciocche che gli scivolavano continuamente davanti ad ogni
movimento
più accennato. «Perché
Aveva
bisogno di dormire anche lei; era
stanca, dopo tutto quel pomeriggio. Aveva convinto Blaise e Theo a
tornare nel
loro dormitorio, ma lei aveva preferito aspettare i due lì.
Si alzò, prese
dalla poltrona che prima aveva occupato lei stessa la pesante coperta
con cui
aveva cercato di tenersi calda, adagiandola su Draco in modo che non
sentisse
freddo durante la notte. Il Serpeverde sembrò calmarsi,
lasciandosi andare ad
un sospiro spezzato. Pansy fece per andarsene, dirigendosi verso le
scale che
portavano ai dormitori femminili.
«Grazie…»
mormorò Draco nel suo sonno, talmente piano che la ragazza
non ne fu tanto
sicura, voltandosi per rispondergli.
«Non
c’è neanche bisogno di dirlo,
tesoro…»
«Ha…
Y…»
***
Quando
la mattina dopo, in preda ad un
forte mal di testa, si svegliò nella Sala Comune, non
ricordava distintamente
cosa fosse accaduto la sera prima.
E
dopo che una lunga, lunghissima doccia –
aiutata da una utilissima pozione Post-Sbronza -, lo aiutò
quasi completamente
a dissolvere la nebbia sugli eventi, l’unica cosa di cui fu
sicuro era proprio
quella che aveva negato con tutta l’anima proprio una
settimana prima.
A
Draco Malfoy piaceva fottutamente
Harry Potter.
Syriael’s
Minutes
1.
Alor,
che mi
dite, mie balde giuovincelle? ** Lo so, probabilmente penserete che il
finale
me lo potevo risparmiare; solo che in questa storia me lo immagino un
Draco
talmente perso da mormorare quello [Oh, si, sono partita per la
tangente]. E la
frase finale era per richiamare quella iniziale. Siamo proprio passati
da un
estremo all’altro ;]
2.
Non
vi
preoccupate, non vi tedio oltre. Voglio solo ringraziare di tutto
cuore, visto
che la volta scorsa l’ho dimenticato *sbatte la testa contro
il muro* tutte/i
voi che leggete, che seguite, che preferite, che ricordate e che
commentate çç
[Spero di non capirmi da sola!] Mi commuovo. No, non scherzo.
3.
Semplicemente,
un bacio ad OGNUNO/A di voi. Grazie per essere qui.
Syriael.
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Capitolo 5 *** Avviso - Edit 29/06 ***
Edit 29/06:
Ragazze, vi chiedo immensamente perdono. È stato un mese
parecchio difficile..
Ora, non voglio tediarvi, dico solo che ho perso due delle persone
più
importanti della mia vita; mio nonno, e il mio ragazzo, sebbene in
circostanze –
naturalmente – molto diverse. Per questo ho deciso di
prendermi una pausa dalla
scrittura, non volevo che la storia ne fosse influenzata.
Vorrei solo dirvi che non ho
intenzione di lasciare
inconclusa la storia, anche perché i
capitoli erano già quasi tutti
delineati. Riprenderò a pubblicare presto, non temete. Ma ho
intenzione di far
finire prima questo dannato periodo di esami.
Vi chiedo solo un po’ di
pazienza, e vi ringrazio per tutto
quello che mi scrivete. Vi adoro, semplicemente.
Nel frattempo, mi farò
perdonare con delle cosette che avevo
scritto prima, e mai pubblicato.
Sono
piccole storie: drabbles, Flash Fiction o piccole One-Shot; ma spero
comunque
che possano farvi passare qualche minutino più leggero.
Vi abbraccio tutte, Syriael.
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