Memory of a Sorrow

di CABARETdelDIAVOLO
(/viewuser.php?uid=115700)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cominciò con odio ***
Capitolo 3: *** Alla ricerca di Pike ***
Capitolo 4: *** Mission Impossible ***
Capitolo 5: *** La Scoperta ***
Capitolo 6: *** Allacciate le Cinture ***
Capitolo 7: *** Notte Movimentata ***
Capitolo 8: *** La Fuga ***
Capitolo 9: *** Le due ipotesi ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Memory of a Sorrow

PROLOGO

"In questo mondo in bianco e nero,
setaccerò le profondità della Terra
e lo sconfinato cielo
per te... "

Stava ormai imbrunendo sulle valli deserte dell'Iowa. Il Sole, quasi sparito dietro l'orizzonte, creava degli effetti di luce surreali sulla grande struttura d'acciaio che sorreggeva l'imponente nave stellare in ristrutturazione. Nel silenzio del tramonto, un solo rumore poteva udirsi in lontananza: il borbottio roco del motore di una moto che andava acquietandosi.

- Ciao bellissima - Sussurrò un ragazzo biondo, prima di spegnere il suo mezzo. - Mi spiace vederti messa così male – Continuò il giovane, la sua voce esprimeva l'affetto che solo può essere provato per una persona cara.

- Anche questa volta ce la siamo cavata insieme, vero? Sebbene sia stata una vittoria sofferta. - Due occhi blu ricchi di emozione erano fissi sulla nave. - Nonostante tutti gli sforzi lo abbiamo perso... - La voce, spezzata, si spense in un lieve respiro – L'ho perso. -

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Cominciò con odio ***


VOLUME PRIMO – "MY HEART WILL GO ON"

" Che cos'è un legame?
Stima, affetto, amicizia, amore...
Un legame fra due persone... sono due fili.
Due fili che corrono paralleli.
Si toccano, si respingono,
si scontrano, si intrecciano;
ma non si separano mai.
Scorrono uno accanto all'altro,
verso un'unica direzione,
tenendosi in equilibrio.
Indicandosi la strada da percorrere
lungo questa vita... "

Capitolo 1 – Cominciò con odio

- James T. Kirk, venga avanti -

Il ragazzo si guardò intorno, sorpreso.

- Cadetto Kirk, ci è stato presentato il resoconto del mese di prova che lei ha effettuato come capitano della nave U.S.S. Enterprise. -

James si alzò in piedi e con passo deciso si portò davanti alla commissione. Solo il suo sguardo era insicuro; girò il volto verso il suo miglior amico come per cercare in lui conforto e con un movimento rapido si voltò nuovamente verso il suo interlocutore.

- I risultati da lei ottenuti sono positivi – Il ragazzo sospirò, sollevato mentre gli angoli della bocca disegnavano un leggero sorriso.

- Nonostante ciò la valutazione finale è negativa. Lei non è ancora in grado di assumere permanentemente il comando di una nave della flotta stellare. Si avvicini alla Commissione -

Jim, il cui sorriso era svanito, mosse alcuni passi e afferrò il rapporto che l'Ammiraglio gli stava porgendo. Lo lesse con attenzione e dopo qualche istante una risata di incredulità gli sfuggi.

- Vuole forse dire qualcosa? - Chiese il capo della giuria, sorpreso dalla reazione del giovane il quale alzò lo sguardo. Il suo tono di voce era deciso e schietto quando parlò.

- Si - Esclamò. Le azzurre iridi continuavano a muoversi, scrutando tutti i presenti – penso di avere il diritto di affrontare il mio esaminatore -

Lo sguardo dell'Ammiraglio Richard Barnett si spostò dal volto del cadetto per posarsi su quello di un uomo dai tratti sottili seduto nella seconda fila della platea. Questi si alzò, si sistemò elegantemente la divisa e sotto gli occhi di Kirk si avvicinò alla commissione.

- Il comandante Spock è uno dei nostri diplomati più illustri. Ha programmato lui i test attitudinali negli ultimi quattro anni - continuò l'Ammiraglio con la sua voce profonda. Ma Kirk lo stava ascoltando solo parzialmente. La sua attenzione era puntata sull'uomo che si stava posizionando a pochi metri da lui. Egli, osservò James, aveva un volto molto delicato, che non poteva appartenere ad un umano. Le sue sopracciglia dal taglio particolare e le sue orecchie appuntite ne erano la conferma. Raggiunta la sua postazione il misterioso alieno posò lo sguardo sul cadetto il quale, con un secco movimento, ricambiò l'occhiata.

- Comandante.. - L'Ammiraglio cedette la parola a Spock.

- Cadetto Kirk, lei ha dimostrato delle latenti abilità in sede di comando, ma il suo comportamento durante l'ultimo mese ha evidenziato la sua incapacità di affrontare con serietà le situazioni a cui è stato posto di fronte. Non è in grado di usare la logica nel prendere le sue decisioni ed agisce senza pensare che le sue azioni potrebbero portare a conseguenze inaspettate. - Snocciolò sistematicamente il Comandante, senza nemmeno guardare in faccia l'interlocutore.

- Ovvero? -

- Lei è troppo impulsivo - Tagliò corto Barnett. Un leggero brusio si espanse per la sala, mentre Kirk cercava le parole per controbattere.

- Le voglio fare solo una domanda - Esclamò seccamente Kirk – Su quali basi ha valutato le mie decisioni e le mie abilità come Capitano? - Il cadetto si voltò verso Spock il quale, con un viso inespressivo, mosse la testa.

- Sulla base di continue osservazioni -

- Quindi mi ha solo osservato. - Rispose prontamente il ragazzo, con un ghigno sul volto. -Suppongo non abbia mai avuto interesse nello scoprire il motivo delle mie scelte. Ha solo guardato e ha tratto le sue conclusioni. -

Tutti i cadetti, i comandanti e la commissione seguivano il dibattito in religioso silenzio.

- In questi casi le parole non sono necessarie in quanto le sue azioni sono risultate perfettamente sufficienti per la mia analisi. Lei ha mancato di comprendere l'obiettivo della sua prova -

Kirk era confuso, anche se non lo diede a vedere - La prego, mi illumini - disse, fingendosi garbato.

- Lei più di tutti dovrebbe sapere che un capitano deve essere in grado di trasmettere sicurezza al proprio equipaggio, deve riuscire a prendere le decisioni più logiche e calcolate al fine di preservare la sicurezza della propria nave e dei sottoposti. -

Nuovamente un brusio spezzò il silenzio della stanza. Gli occhi di Kirk, che fino a quel momento erano stati fissi e con espressione decisa, si sciolsero nel pensiero di ciò che significava quella frase. Nonostante avesse capito a cosa Spock volesse puntare, non demorse.

- Io più di tutti... -

- Suo padre, il tenente George Kirk, assunse il comando della sua nave prima di restare ucciso in azione. Grazie alla sua freddezza di spirito ed alla sue ragionate decisioni ha salvato 800 vite. -

Kirk quasi interruppe Spock e spostò la discussione in un'altra direzione - Non le va giù che io abbia portato a termine la missione – Azzardò nel tentativo di innervosire il Comandante, il quale riprese a parlare.

- Inoltre lei non ha indovinato il senso del test -

- Mi illumini di nuovo - Ora il tono era quasi irritatato.

- Lei ha considerato l'intera prova come un gioco, come se fosse ormai sicuro di avere la nomina di Capitano. Ha affrontato le situazioni che ha incontrato con estrema leggerezza mentre il senso della prova era quello di porla davanti alla paura della morte. Combattere tale paura e mantenere il controllo di se stessi e dell'equipaggio. È una qualità che ci si aspetta da ogni capitano della flotta. -

Per la prima volta durante tutta la discussione Kirk decise di non ribattere. Fu l'Ammiraglio a riprendere parola:

- Bene. Cadetto Kirk lei rimarra a terra fino alla delibera da parte del consiglio dell'accademia che deciderà come procedere. - Deliberò l'uomo - Per quanto riguarda voi altri - ed indicò tutti i cadetti presenti nell'aula - abbiamo rilevato delle anomalie nei dintorni del pianeta Vulcano, partiremo al più presto per accertarci che tutto sia nella norma. Buona missione a tutti -

E detto ciò la commissione si alzò, così come i cadetti, e tutti si diressero verso le navicelle che li avrebbero portati sulla piattaforma spaziale, porto delle astronavi della flotta.

- Non me ne starò qui a terra mentre gli altri esplorano lo spazio. - Biascicò sottovoce Kirk mentre con la coda dell'occhio osservava gli spostamenti del suo accusatore. "Non sarà certo quel bastardo dalle orecchie a punta ad impedirmelo. Devo parlare con il Capitano Pike. Devo chiarire il mio punto di vista...questa è l'unica opzione che". I pensieri di Kirk furono interrotti da un malinconico Bones. - Mi dispiace Jim. La commissione ti concederà un'altra possibilità. Io devo andare -

Kirk si voltò, portava sul viso una espressione criptica che Bones conosceva molto bene.

- Cosa hai in mente, Jim? -

- Nulla! - Negò il ragazzo. Non voleva rivelare il suo piano all'amico rischiando che egli ne divenisse complice e subisse delle ripercussioni. - Aspetterò e farò nuovamente domanda per la posizione di Capitano. Sono sicuro che ci rivedremo presto -

Bones alzò un sopracciglio, ancora non convinto dalle parole del suo migliore amico.

- Non farò nulla di stupido – Continuò Jim – Ora vai, non vorrai farti aspettare come una Prima Donna! - Scherzò egli porgendo la mano a Bones in segno di saluto. Il dottore gliela strinse, lo guardò un ultima volta ed infine girò le spalle e si diresse verso la navicella più vicina.

"E adesso" continuò a pensare Jim "è ora di infilarsi in una di queste navicelle"

 


BitterSweetSymphony: Grazie mille per la recensione! Si, il prologo è corto perchè ha lo scopo di creare suspance ;) Non possiamo dirti chi è il ragazzo né chi ha perso o ti rovineremmo il finale ;) Fino alla fine del primo volume non verrà svelato il mistero! Grazie ancora e Buon Natale!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Alla ricerca di Pike ***


Capitolo 2 – Alla Ricerca di Pike

- Lei non ha il permesso di lasciare il pianeta, signor Kirk.

Le ultime due parole suonarono quasi come uno sputo nella bocca di una donna che con espressione dura stava in piedi di fronte ad una delle navicelle ferme al porto. Tra le mani portava il registro elettronico su cui erano riportati i nomi dei cadetti con il permesso di partire per la base spaziale.

- So che il mio nome non è scritto in quella lista - Rispose lui con voce suadente, mentre si passava una mano tra i capelli biondi. - Per questo motivo ho bisogno del tuo aiuto... - Lo sguardo di Jim si posò sulla lucente targhetta che la ragazza portava spillata al petto. La scritta 'Comandante Katherine Olsen' spiccava agli occhi. -...Katie - concluse il giovane, ammiccando.

- Non credo di poterti aiutare, ho degli ordini specifici da seguire.

Jim non si arrese, si avvicinò alla ragazza e le sussurrò poche parole – Sei davvero sicura di non poter fare proprio...- un leggerò soffio accarezzò l'orecchio del comandante Olsen. - ...niente? - concluse il ragazzo in un bisbiglio.

La donna abbassò la tavoletta e sorrise al giovane il quale, con nuova confidenza, ricambiò. La bocca di lei si aprì in un ghigno.

- Mmm...fammici pensare...No - e detto questo volse l'attenzione in un'altra direzione. All'improvviso James T. Kirk, la cui fama di sciupafemmine era nota a tutti, compì una netta trasformazione e sul suo viso si dipinse un'espressione da ragazzino supplicante.

- Eddai Katie! In memoria dei vecchi tempi!

- I vecchi tempi, John, sono due settimane fa e tu nemmeno ti sei ricordato il mio nome!

Il silenzio che succedette a quell'accusa fu per Jim tanto rivelatorio quanto provvidenziale. I suoi occhi dardeggiarono a destra e sinistra per poi tornare fissi sul volto di lei. Arricciò il naso con divertito disappunto.

- Si ma...io mi chiamo James... - affermò infine gongolante.

Katherine Olsen si sentì sprofondare nella vergogna più assoluta. Un sorriso forzato le si incise sul volto che si imporporì con una velocità indescrivibile. Toccò lo schermo della tavoletta che teneva fra le dita e, sempre con le labbra tese in quella che ormai era diventata una smorfia, indicò a Kirk con lo sguardo la passerella d'ingresso della navetta.

- Io non ti ho visto passare.

Il ragazzo, in risposta, fece un leggero cenno di assenso e le strizzò maliziosamente l'occhio.

- Grazie bellezza...

Passandole di fianco sentì un ruggito poco femminile provenire dalla sua bocca; sorrise soddisfatto e si incamminò verso l'interno della navetta. Sorpassò agilmente un cadetto che, in piedi accanto al posto a sedere, si stava sistemando il colletto della divisa.

- Scusa! - Esclamò Jim scivolandogli di fianco e ricadendo con un tonfo sul sedile. L'altro ragazzo non proferì parola mentre Kirk si accomodava, allacciava la cintura e gli rivolgeva un sorriso beffardo. James si era creato una certa reputazione nell'accademia: era un donnaiolo, sfacciato e impertinente ma un genio in quello che faceva e questo gli aveva fatto guadagnare un elevato grado di rispetto fra i cadetti più giovani. Sul sedile a fianco c'era Leonard McCoy. Il medico aveva osservato con aria rassegnata tutto lo scambio di battute tra il comandate ed il suo migliore amico. Anche quando quest'ultimo si voltò a guardarlo, egli sembrò fare finta di nulla, lo sguardo fisso davanti a sè.

- Nulla di stupido, uh?

Jim girò di poco il volto ed appoggiò il gomito sulla spalla del dottore, mentre sul viso compariva un ghigno compiaciuto. Pochi istanti dopo la navicella cominciò a sollevarsi da terra con un ronzio impercettibile, seguita dalle altre navette piene di cadetti eccitati di cominciare la loro prima missione ufficiale.

- Spiegami solo una cosa, Jim. Esattamente, dopo aver corrotto quel comandante ed esserti infiltrato su questa navicella, cosa progettavi di fare?

Bones era pressocchè immobile mentre parlava con il suo migliore amico. Aveva sempre odiato quelle navicelle, viaggiare nello spazio era per lui un obbligo, non un piacere, ed ogni volta che si ritrovava seduto vicino ad un finestrino e guardava fuori, nello spazio, ripensava a tutte le possibili morti che il suo lavoro poteva prevedere.

- Ti vedo rigido come al solito, Bones. Ancora non ti sei abituato a viaggiare attraverso l'universo?

- Non mi abituerò mai – Rispose il medico voltandosi alla sua destra – ma non cercare di cambiare argomento. Suppongo che tu abbia in mente qualcos'altro.

James, il cui sguardo era stato fino a quel momento puntato sul viso teso del suo amico, mosse gli occhi, guardando prima davanti a se e poi fuori dal finestrino. La navicella era ormai quasi arrivata alla base spaziale dove l'Enterprise, bellissima e maestosa, era attraccata. Con il corpo fece un leggero movimento, quanto bastava per riuscire a vedere meglio lo spettacolo che si presentava di fronte ai sè.

- è ancora meglio dell'ultima volta... - Disse James in un filo di voce.

- Cosa intendi?

- Beh, dovresti ricordare cos'è successo la prima volta che sono salito su una di queste navicelle!

Il medico accennò un mezzo sorriso. La prima volta che Jim era salito sulle navette dirette all'Enterprise era stato poco più di un mese prima. Era nervoso per l'inizio del suo periodo di prova come capitano e per calmarlo Bones gli aveva iniettato un infuso causandogli una reazione allergica molto estesa. Jim aveva passato i due giorni seguenti con spasmi e nausea. Ma ora, finalmente, poteva davvero godersi il suo arrivo sulla piattaforma. Anche McCoy pareva rapito dalla imponenza della base stellare: dall'enorme blocco centrale, ricco di luci, partivano sei rami corrispondenti ai sei tunnel che collegavano il cuore della struttura con le navi spaziali. Proprio li, camminando in qualche corridoio sperduto, stava l'unica speranza di James. L'unico uomo che potesse capire il suo punto di vista. Colui che già tre anni prima lo aveva convinto ad entrare a far parte della flotta stellare: l'ammiraglio Christopher Pike. Il ronzio andava acquietandosi mentre la navicella, con una rapida manovra, fece il suo ingresso all'interno della base ed atterrò silenziosa. James scattò subito in piedi ma una mano gli afferrò la divisa all'altezza del cuore.

- Dove credi di andare? - Domandò accigliato il dottore mentre strattonava l'amico e lo costringeva a sedersi nuovamente al suo fianco.

- Eddai Bones, lasciami andare! Voglio solo parlare con Pike!

Leonard arricciò la bocca ed allentò la presa tenendo sotto controllo l'amico.

- Va bene, ma aspettami. Potrebbe esserci in giro il bastardo con le orecchie a punta. E non sarebbe per nulla felice di vederti qui.

McCoy raccolse quindi la borsa con i propri strumenti, si slacciò la cintura e prese per un braccio Kirk.

- Andiamo – Esclamò guardando di fronte a sé: un gruppo abbastanza consistente di cadetti stava uscendo dalla navicella. McCoy decise che era una buona idea aggregarsi a loro e rimanere nascosti da sguardi indiscreti. Usciti dalla navicella sarebbero stati perfettamente visibili e viaggiare da soli non era consigliabile. La base spaziale era piuttosto affollata, fattore favorevole per James che, concentrato, stava perlustrando con gli occhi ogni angolo in cerca dell'ammiraglio. Ed infine lo vide. L'uomo stava attraversando un corridoio ad una trentina di metri da dove si trovavano loro. Sembrava impegnato in una discussione con un anziano signore che Jim non riuscì a riconoscere.

- Ora mi ascolterai per bene Jim. Tu ti nascondi nell'infermeria mentre io vado a cercare Pike. Quando l'avrò trovato chiederò se potrà parlare con te. Capito? - Ma nessuna risposta giunse dalla bocca del biondo il quale, appena avvistato l'obiettivo, aveva lasciato il fianco del dottore e si era diretto con passo affrettato verso il corridoio. McCoy si voltò in cerca del ragazzo ma non vide altro se non un cadetto moro che lo squadrava con aria interrogativa. Sbuffò e si portò la mano destra sulla fronte con aria sconfitta.

- Io lo odio quando fa così!


BitterSweetSymphony: Grazie nuovamente per la recensione. Per rispondere alla tua domanda: la fanfiction avrà molti punti in comune con il film, le due trame continueranno ad incrociarsi ma ogni volta i risultati saranno differenti. Una sorta di "cosa sarebbe successo se in questo momento avesse interferito questo fattore casuale". Tuttò ciò porterà ad un finale completamente diverso da quello del film.

Rebychan: Grazie per la recensione! Speriamo che il nuovo capitolo ti sia piaciuto. Come ho già scritto a BitterSweetSymphony la fanfiction avrà molti punti in comune con il film ma un finale completamente nuovo. Speriamo vivamente di riuscire a descrivere in modo ottimale la nascita del complesso rapporto fra Kirk e Spock. La loro è un'amicizia molto bella e vogliamo svilupparla al meglio.

Fatanera: Siamo liete che ti sia piaciuto! Speriamo di non deluterti!

Un bacio a tutti dal Cabaret del Diavolo

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Mission Impossible ***


Capitolo 3 – Mission Impossibile

- Si lo so! Ma Ammiraglio...

- Nessun ma, Kirk. Come le ho già detto lei non dovrebbe essere qui e non vedo il motivo per cui io dovrei aiutarla. Lei deve tornare sulla Terra ed eventualmente presentare un ricorso. Utilizzi le vie legali ed io sarò a sua disposizione.

Finalmente Jim, dopo aver atteso a lungo che l'ammiraglio Pike finisse di disquisire con il proprio collega, era riuscito a bloccarlo all'angolo tra due corridoi. L'uomo pareva sorpreso di vedere il giovane. Aveva avuto modo di osservarlo durante il periodo di addestramento, durante il mese di test ed infine, attraverso uno schermo, aveva assistito al momento della consegna del giudizio finale. La compostezza con la quale Kirk aveva accettato il verdetto aveva lasciato l'uomo quasi interdetto. Non era da lui. Avrebbe dovuto immaginare che il ragazzo, sotto quella faccia rassegnata, stesse tramando qualcosa. Di certo, però, non si aspettava di vederlo comparire, facendosi spazio tra la folla, in cerca di un aiuto.

- Ma ammiraglio! Non mi sembra affatto giusto che per il giudizio di una sola persona io sia costretto a rimanere inattivo!

- Malauguratamente, signor Kirk, se la persona in questione è stata insignita della carica di giudicare e valutare le sue abilità come Capitano, ha tutto il diritto di lasciarla a Terra. Lei ha delle capacità indiscutibili, ma deve porre dei limiti ai suoi modi di fare disinvolti.

Pike pareva irremovibile, ma Jim non poteva farsi sfuggire quella occasione. Non ora che era riuscito a raggiungere la base. Non ora che l'Enterprise era così vicina, così alla sua portata. Era deciso a vincere quella battaglia e quando James T. Kirk si mette in mente qualcosa nessuno può fermarlo.

- Ammiraglio, lei lo sa! Lei mi ha visto! L'Enterprise ha bisogno del suo Capitano!

- Signor Kirk, L'Enterprise ha già il suo capitano. E si da il caso che sia esattamente il signor Spock, il suo esaminatore. Gli è stata concessa la possibilità di prendere il suo posto ma ha fallito.

- Certo, la nave ha già UN capitano, ma nessun Capitano è come me!

Sul volto di Pike si disegnò un'espressione corrucciata e molto severa.

- Il suo ego è davvero incredibile – Esclamò dando le spalle al ragazzo in un gesto che voleva intendere "discussione conclusa". L'uomo prese a camminare dirigendosi verso la Sala Centrale dove i Capitani delle navi attendevano di ricevere istruzioni dettagliate circa la missione imminente. Jim guardò in basso per un istante. Quando alzò il volto i suoi lineamenti mostravano una compostezza ed una serietà che stranamente gli si addicevano. Le parole che pronunciò, dirette verso l'ammiraglio, sovrastarono tutti i rumori della base spaziale.

- Non è una questione di ego – Asserì con tono fermo e duro, facendo fermare e voltare l'uomo – Loro si fidano di me. Hanno bisogno di me. Come io ho bisogno di loro e della mia nave.

- La sua nave?

- Si, Ammiraglio. La mia nave, la mia famiglia.

Jim sperava che le sue ultime parole avessero colpito Pike. Questi assunse un'espressione enigmatica e dopo qualche momento di totale silenzio mosse alcuni passi verso il ragazzo.

- Mi segua, nessun commento.

James non sapeva se ciò fosse positivo o meno. Che Pike avesse finalmente ceduto e volesse aiutarlo? O semplicemente stava fingendo un atteggiamento accondiscendente per liberarsi di lui e di tutti i suoi discorsi?

I due stavano camminando da qualche minuto quando improvvisamente l'ammiraglio si fermò, guardandosi sospettosamente attorno.

- Qui dentro – Pike stava indicando un corridoio vuoto e semibuio alla propria destra. Jim aveva deciso di fidarsi dell'uomo e con un cenno rapido sfilò al fianco dell'ammiraglio ed entrò. Pike era ancora fuori dal tunnel, in mano un ricevitore. Stava chiamando qualcuno, ma James non sapeva chi. Con passo felpato tornò verso l'uscita e tese l'orecchio.

- Perfetto, quindi la sala è libera, ne è sicuro? - chiedeva la voce dell'ammiraglio.

- Si, signore! Non è ancora salito nessuno! Devo cominciare con il teletrasporto?

Quella voce era familiare. James ne era sicuro. Ma la trasmissione era vagamente disturbata ed il volume del ricevitore molto basso.

- No, aspetti. Deve prima farmi un favore. Ho qui un membro non autorizzato. Voglio che lo trasporti su. Ricordi, deve occuparsene lei.

Quella frase fu come una condanna per Kirk. Pike lo stava probabilmente consegnando a qualche membro della flotta che lo avrebbe fatto ritornare sulla Terra. A questo punto, dopo aver infranto le regole ed essersi infiltrato nella navetta, nemmeno un ricorso legale sarebbe potuto essere sufficiente per ottenere la posizione da lui sperata.

- Mi raccomando – continuò la voce di Pike – deve tenerlo nascosto, lontano da occhi indiscreti affinchè nessuno venga a conoscenza della sua presenza.

James alzò il volto, tornando a fissare l'ammiraglio. Non riusciva a capire cosa l'uomo intendesse. Forse voleva farlo tornare sulla Terra senza far sapere della sua scappatella. Avrebbe avuto una seconda opportunità. La voce all'altro capo parlò di nuovo ma il rombo di una navetta che stava partendo non gli permise di udire più nulla.

- Ne è sicuro? L'ultima volta che mi hanno affidato qualcuno, era un cane. Lo stanno ancora cercando per lo spazio.

- Signor Scott. - Rispose l'uomo con tono severo, prima di guardare Kirk con espressione complice.

- Va bene ammiraglio. Mi dia le coordinate.

- Agganci me. - Si sentì il suono di quale pulsante provenire dall'altro capo del trasmettitore.

- Fatto, Ammiraglio -

- Perfetto, ora recuperi la persona che sta a due metri da me. Energia.

James non fece nemmeno in tempo a salutare Pike il quale, con la mano alzata, gli fece un lieve cenno. Una serie di luci accerchiò il corpo di Kirk ed in un secondo il biondo si ritrovò nella sala teletrasporto dell'Enterprise. Davanti a sè uno sconcertato Scott che lo guardava, la comunicazione ancora aperta con Pike.

- Grazie signor Scott. Arrivederci e buona fortuna ad entrambi.

Scotty aveva ancora la bocca spalancata per lo stupore quando mosse pochi passi verso Jim, salutandolo con una pacca sulla spalla.

- Capitano! Non sapevo fosse lei il membro non autorizzato!

Il sorriso che si era stampato sul volto di Jim scomparve in pochi secondi.

- Scotty, devi nascondermi. Io non sono capitano. Mi hanno respinto al test. Sono qui abusivamente.

L'ingegnere si accarezzò il mento con le dita, spostando lo sguardo verso un punto impreciso del soffitto, remoto e distante.

- Umm...

Per un tempo che a Jim parve infinito Scotty non si mosse da quella posizione. Il silenzio era totale tranne per il suono intermittente dei pulsanti del pannello di comando.

- ...

- Ah! - Scotty aprì leggermente la bocca come illuminato da una idea geniale. Anche Jim trattenne il respiro, osservando speranzoso l'amico che, dopo un secondo, tornò nella posizione precedente.

- ...Umm...

- SCOTTY!

- Ok! Andiamo!

I due si mossero rapidamente. Fortunatamente la nave era ancora vuota, se non per qualche ingegnere occupato con i controlli di Routine. Passarono attraverso un lungo corridoio che Jim non ricordava di aver mai visto. Scotty gli camminava davanti con passo svelto. Scesero e salirono talmente tante scale e piattaforme che dopo mezzo minuto Kirk si perse.

- Dove stiamo andando?

- Nell'unico posto in cui nessuno riuscirà a trovarla. È praticamente impossibile arrivarci. - Asserì Scotty, soddisfatto di sè, accelerando il passo. James, affannato, cercava di stagli dietro, sorpreso dal fatto che un uomo più vecchio di lui e con la metà della sua agilità riuscisse a muoversi così agevolmente e senza stancarsi attraverso tutti quei vicoli.

- E quale sarebbe questo posto?

Scotty si girò, mantenendo il ritmo ma camminando all'indietro - Casa mia! – Esclamò sorridendo ampiamente per poi rivolgere nuovamente lo sguardo innanzi a sè.

- Casa tua?

Scotty scomparve dietro un angolo. In un ultimo lungo passo Jim lo raggiunse, fermandoglisi accanto. Ed eccolo, davanti a lui, il cuore della nave. Come rami di alberi spogli delle scale di scuro acciaio si diramavano, salendo e scendendo da ogni piano della stanza. Sul fondo si intravedevano le luci chiare e brillanti degli schermi dei pannelli di controllo ed enormi serbatoi contenenti materiale radioattivo occupavano le fasce laterali della sala. Servivano per lo stoccaggio del deuterio. O forse erano reattori materia/antimateria. Jim non ne aveva idea. Il giorno in cui l'ingegnere aveva spiegato il funzionamento dei principali macchinari di bordo lui era impegnato ad ammiccare alla bella studentessa seduta qualche banco più in la. Lungo il pavimento, come serpi di vetro, correvano massicci tubi trasparenti, intervallati ogni 2 metri da flange di metallo marrone. Sul soffitto altri piccoli tubi si incrociavano con enormi valvole di rilascio. Seguendoli con lo sguardo si arrivava fino alla fine della sala dove stava l'imponente turbina idraulica. Il suo suono intermittente produceva una eco che arrivava fino all'ingresso della stanza. Dall'altezza alla quale si trovavano Kirk e Scotty si poteva perfino scorgere la camera del dilitio e una parte dell'involucro grigio del nucleo. Dalle molteplici cisterne sparse per la sala uscivano nuvole di fumo bianco come sbuffi di una belva carica e pronta all'attacco.

Era la Sala Macchine.

Lo sguardo comprensivo di Jim si spostò sul viso dell'ingegnere che ancora osservava la distesa di motori con gli stessi occhi con cui un padre guarda la sua bambina. Si rese conto che Scotty conosceva quella nave meglio di lui. La amava quanto lui.

- Muoviamoci...- Affermò Scotty, restituendo serietà e concentrazione alla situazione. - Mi sta venendo fame... - Concluse Scotty voltandosi e avviandosi giù per le scale alla sua destra. James rimase immobile e confuso per qualche secondo poi sorrise divertito e scuotendo leggermente il capo, tirò un profondo sospiro di rassegnazione e seguì l'amico al ponte inferiore. Svoltarono ancora un paio di volte poi Scotty si fermò indicando a Jim una rientranza dietro un serbatoio.

- Non ha nulla di cui preoccuparsi. Qui starà al sicuro.

Prima che James potesse aprire bocca l'ingegnere lo salutò con un cenno del capo e fece per allontanarsi. Poi improvvisamente si fermò, voltandosi lentamente ed assumendo un'espressione corrucciata. Rimase in silenzio per qualche secondo, la fronte corrugata.

- Capitano...?

- Si...?

- Stiamo facendo qualcosa di illegale?

Solo in quell'istante James si rese conto che le sue azioni avrebbero potuto avere conseguenze gravi su tutti coloro che ne erano rimasti coinvolti. Non riuscì a mentire. - Si.

- Oh...- L'uomo abbassò il viso per qualche istante, lo sguardo puntato verso il suolo. L'attimo seguente indossava sul volto un ampio sorriso - Mi piace!

Kirk rimase a bocca aperta. Scotty non si era nemmeno posto il problema di poter subire delle ripercussioni. Sorrise lievemente, sentendosi profondamente grato di aver trovato in quell'uomo un amico leale.

- Mi raccomando. Non dica a nessuno che sono qui...

- Certo Capitano! Acqua in bocca!

Improvvisamente un suono familiare provenì dalla tasca dell'ingegnere il quale afferrò il ricevitore e con la sua solita tranquillità rispose alla chiamata.

- Si?

- Signor Scott, un Ufficiale è appena salito a bordo e ha richiesto di conferire con lei. La sta raggiungendo in sala macchine.

Con gli occhi sgranati i due si fissarono per qualche istante ed il sorriso sulle loro labbra si spense. Senza proferir parola Scotty infilò il ricevitore nella tasca e cominciò a correre forsennatamente, ripercorrendo il tragitto di pochi minuti prima. Uscì dalla porta e si ritrovò nei corridoi bianchi. Una svolta a destra, una a sinistra e poi una serie apparentemente interminabile di scale ed infine l'ultimo vicolo...L'ultima svolta a d...

Frenò appena in tempo per non scontrarsi con l'uomo che stava a pochi centimetri da lui. Alzò appena lo sguardo incrociando due profondi occhi indagatori che lo stavano fissando.

- Lui dov'è?


Salve a tutti! Speriamo che questo capitolo sia stato di vostro gradimento! Ancora una volta vorremmo ringraziare BitterSweetSymphony, Fatanera e Rebychan... Le vostre recensioni ci fanno molto piacere e ci spingono a ricercare una storia sempre migliore. Grazie mille.

A presto. Il Cabaret del Diavolo.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La Scoperta ***


Capitolo 4 – La scoperta

- Ti ho chiesto: lui dov'è?

Scotty era rimasto immobile davanti dall'ufficiale. Pietrificato. In tutto quel trambusto si era dimenticato di un aspetto fondamentale della sua personalità che invece sarebbe stato di vitale importanza al momento. Lui non era mai stato bravo a mentire. In tanti anni di militanza nella flotta stellare gli era capitato più volte di dover modificare leggermente la verità riguardo certi avvenimenti sul lavoro, ma sempre in modo piuttosto innocente e solamente per proteggere la sua già sottovalutata reputazione. In più, l'uomo davanti a lui lo metteva terribilmente in soggezione. Era alto, più alto di lui, capelli scuri ed occhi profondi che lo stavano fissando intensamente. Sembravano riuscire a leggergli nella mente. Un brivido gli percorse la schiena. Un brivido indecifrabile. Non riuscì a controllarsi.

- Sinistra,lungoilcorridoio,giùperlescale,destra,sinistra,terzaportasulfondo,secondascala,quartomotoreasinistra,tipregononuccidermi!"

Il dottor Leonard McCoy sollevò un sopracciglio e osservò per qualche secondo l'ingeniere. Era stato più facile del previsto ottenere le informazioni che gli servivano. Peccato che non avesse capito nemmeno una parola. Tirò un sospiro tanto intenso e potente da sembrare un ringhio di un animale feroce.

- Scott...dannazione, io sono un dottore non un ingegnere...IO NON CONOSCO LA NAVE A MEMORIA!

Le ultime parole uscirono talmente forti da risuonare fino alla fine del corridoio vuoto. Scotty non era ancora riuscito a muoversi o a pronunciare qualche sillaba. Teneva gli occhi sbarrati, puntati sull'uomo tutto scarmigliato che gli sbraitava a pochi centimetri dal naso. Aveva stranamente paura. Conosceva McCoy, sapeva del suo temperamento aggressivo ma non l'aveva mai visto così infuriato. Fece per muovere un passo indietro e allontanarsi ma il dottore lo afferrò energicamente per il bordo della divisa rossa trascinandolo indietro e sollevandolo leggermente da terra.

- Portami da lui...

Scotty afferrò i polsi del medico per tenersi in equilibrio e dalla sua bocca uscì un suono simile ad uno squittio terrorizzato.

- D-D'accordo...

Percorsero la strada in religioso silenzio, uno accanto all'altro. L'ingegnere di tanto in tanto lanciava delle rapide occhiate verso il medico che invece si limitava a fissare dritto davanti a se, lo sguardo cupo e la mandibola serrata. Pareva affannato, qualche goccia di sudore sul volto, la sua divisa era sgualcita in alcuni punti ed i capelli erano stranamente disordinati.

- Manca ancora molto?

Esclamò dopo qualche minuto, il tono secco e stanco. Scotty, la voce tremante ed insicura, impiegò qualche istante a rispondere.

- No, solo un paio di scale..

E detto ciò rallentò leggermente il passo, esitante. Si sentiva in colpa per aver rivelato in meno di cinque minuti la posizione di Kirk dopo aver promesso di tenere la bocca chiusa. Bones lo guardò di sbieco, anche lui rallentando per non lasciare l'ingegnere alle sue spalle. Scotty sospirò, alzò gli occhi verso il dottore e riprese il suo cammino verso la Sala Macchine. Ed ecco le ultime due svolte, le stesse che aveva effettuato pochi minuti prima. Girò per primo l'angolo, individuando Jim con lo sguardo. Questi era nella stessa posizione nella quale Scotty lo aveva lasciato e stava guardandosi intorno, leggermente spaesato, mentre studiava la disposizione dei macchinari attorno a se. Quando vide l'amico sorrise avvicinandoglisi.

- Già tornato? Che voleva l'ufficiale? Spero nulla di gra-

Non fece in tempo a finire la frase perchè da dietro le spalle dell'ingegnere spuntò una faccia conosciuta. Una faccia molto arrabbiata. Jim fece un passo indietro. Scotty strinse gli occhi, in attesa di quello che inevitabilmente sarebbe successo a breve.

- Mi dispiace... - squittì.

Un urlò squarciò l'aria.

- JIM!

Istintivamente James cominciò a correre, il dottore dietro e Scotty a chiudere la fila.

- Fermati immediatamente!

- Non ho fatto niente!

- Allora perchè scappi?

- E tu perchè vuoi uccidermi?

Jim si voltò a guardare il suo inseguitore, stava guadagnando terreno su un McCoy che pareva rallentare, ormai stanco. Aveva raggiunto una buona distanza di sicurezza quando da dietro un serbatoio comparve un piccolo alieno verde. James, il cui sguardo era ancora puntato sul viso livido di Bones, non si voltò abbastanza rapidamente per poter vedere che Keenser era esattamente sulla sua traiettoria. Improvvisamente si ritrovò per terra, l'assistente di Scotty sotto il suo corpo.

- Oddio, scusa...

Esclamò cercando di rialzarsi e verificando che l'alieno stesse bene. Pochi istanti dopo sentì una mano stringergli la spalla. Non ebbe bisogno di voltarsi per capire che il dottore l'aveva raggiunto e stava assicurandosi che non potesse sfuggirgli di nuovo dalla presa.

- TU! - Cominciò McCoy, irato. - Esattamente, cosa della parola "aspettami" non hai capito?

James si voltò, sorridendo innocentemente.

- Eddai, Bones. Ho visto l'ammiraglio Pike in un angolo e mi sono affrettato a raggiungerlo. Se ti avessi aspettato l'avrei di sicuro perso di vista!

Il medico parve arrabbiarsi ancora di più.

- Hai idea di cosa ho fatto nell'ultima ora? Ho setacciato l'intera base per cercare te! Mi sono imbattuto due volte nel bastardo dalle orecchie a punta domandandomi se ti avesse già trovato.

- Eri preoccupato per me?

Chiese Kirk con un ghigno beffardo mentre alle sue spalle Scotty stava aiutando un ancora spaesato Keenser.

- No! Dannazione. Solo.. Ah, lasciamo perdere. Piuttosto, come diavolo hai fatto a salire a bordo? Immagino che il qui presente Scott c'entri qualcosa.

L'ingegnere guardo l'uomo dal basso all'alto.

- Io l'ho solo teletrasportato su ordine dell'ammiraglio Pike. E poi l'ho nascosto qui in modo che nessuno potesse trovarlo e fosse assolutamente al sicuro.

McCoy alzò un sopracciglio

- Bel lavoro hai fatto.

Esclamò ironicamente per poi rivolgersi nuovamente a Kirk.

- No, un attimo. Nascosto? Non hai parlato con Pike e lui ha ottenuto da Spock il permesso di farti viaggiare con noi...?

- Ehm – Jim non sapeva come spiegare l'avvenuto all'amico. Non sapeva nemmeno spiegarlo a se stesso. Non era affatto nelle abitudini dell'Ammiraglio infrangere le regole – In verità mi ha fatto trasportare abusivamente. Nessuno sa che sono sulla nave a parte Pike e voi due.

Bones divenne ancora più rosso in volto.

- Che cosa?

Pareva incredulo, Jim semplicemente scrollò le spalle.

- E come pensate di mantenere il segreto? Lui – proseguì il dottore, indicando Scott – non mi pare molto abile nel mentire sotto pressione. E se il Capitano lo viene a sapere saranno guai per tutti.

- Ehi! Io non c'entro nulla. Stavo solo cercando di convincere Pike a farmi salire. È stata sua l'idea di teletrasportarmi!

Si giustificò Kirk, gesticolando animatamente. Per qualche istante il silenzio calò nella sala macchine. Bones pareva assorto nei suoi pensieri, Jim aveva spostato lo sguardo su Scott che, qualche metro più in la, stava parlocchiando con il suo amico alieno.

- Io non volevo farlo...mi ha fatto paura..

Keenser scuoteva la testa, guardando verso il basso.

- Io..io...uffa...

Bones sbuffò sonoramente.

- Immagino che il piano fosse di nascondere Jim qui, in sala macchine... Corretto?

- Aye – intervenne Scott – è il posto più sicuro. Nessuno bazzica mai per questa zona.

McCoy si guardò attorno, accigliato.

- Capisco. Beh, fino a quando non troveremo una soluzione migliore suppongo che l'unica cosa da fare sia lasciarlo qui.

Nuovamente dalla tasca dell'ingegnere provenì un rumore. Scott, con nervosismo, prese in mano il ricevitore. McCoy si irrigidì e Kirk spalancò gli occhi, preoccupato.

- Qui ingegner Scott..

Dall'altoparlante si potè udire la voce di un uomo. Era Spock.

- Signor Scott, dottor McCoy, la vostra presenza è richiesta sul ponte.

- Aye, Capitano.

Quando la comunicazione si interruppe i tre uomini tirarono un sospiro di sollievo. Poi Bones cambiò espressione.

- Come sapeva che ero qui? Come diavolo faceva a sapere che ero qui? Perchè sa sempre dove sono?

I due amici scrollarono le spalle.

- È meglio che ci muoviamo – Esclamò l'ingegnere muovendo qualche passo.

- Eh? Ah si... - Esclamò il dottore, lasciando da parte i suoi pensieri - Jim, tu resta qui. Faremo in modo di trovare una soluzione alternativa. Anche perchè non potrai rimanere nascosto in sala macchine per tutta la durata della missione. Scott and- Il dottore smise di parlare quando uno sbuffo di fumo bianco gli passò davanti al naso, colpendo Jim in faccia. Il ragazzo tossicchiò e fece un passo indietro.

- Devo ricordarmi di non avvicinarmi troppo a questi serbatoi... - Esclamò il ragazzo facendo un ultimo colpo di tosse. Bones aggrottò la fronte.

- Scott, sei sicuro che questi fumi non provochino danni fisici o cerebrali?

L'ingegnere piegò di lato la testa.

- No, io sono qui da anni e non mi sembra di avere niente di strano...

McCoy alzò un sopracciglio, lo sguardo fisso su Scotty, l'espressione neutra.

- ... Jim, allontanati subito.

Kirk scoppiò a ridere, Scott spalancò gli occhi, non capendo l'ironia del dottore.

- Andiamo. Il Capitano non sarà felice se arriviamo in ritardo sul ponte.

Scotty e Bones salutarono Jim con un cenno e si avviarono fuori dalla sala macchine. Mentre passavano tra i corridoi discutevano a bassa voce un modo per non far sospettare la presenza del loro amico a bordo.

- Sei sicuro di riuscire a non dire niente questa volta?

- Certo! Ormai ho imparato. Non mi lascerò più distrarre!

McCoy ritornò pensieroso per qualche istante. Per quanto ci ragionasse sopra non riusciva proprio a trovare un modo per evitare il peggio.

- Dannazione! - Esclamò alla fine esasperato – Quel ragazzo crea sempre problemi! Non sarebbe dovuto salire a bordo!

- Chi non dovrebbe essere a bordo?

- Come chi? Jim ovviamente! Chi altri scusa? - rispose scocciato alla domanda stupida che gli era stata posta.

- Il Signor Kirk è a bordo?

- Ma ti sei bevuto il cerv – McCoy si bloccò improvvisamente, chiuse gli occhi, imprecando mentalmente. Si voltò portandosi una mano alla fronte. Quando riaprì le palpebre i suoi dubbi trovarono conferma. Non era più Scotty il suo interlocutore. L'ingegnere infatti si era fermato qualche metro più indietro attirato dal passaggio di un'infermiera che portava in mano una serie di provviste.

McCoy guardò negli occhi la persona che si era lentamente spostata al suo fianco ed espirò, rassegnato.

- Fine dei giochi.


Buona sera a tutti. Eccoci tornate con il nuovo capitolo di Memory of a Sorrow. Ci vorremmo scusare per la lunga attesa che avete dovuto sopportare. Cercheremo di velocizzare gli up d'ora in poi.

Rebychan: Grazie mille per la recensione, siamo liete che la storia ti stia piacendo. Spero che continuerai a darci le tue opinioni.

A presto, Cabaret del Diavolo

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Allacciate le Cinture ***


Capitolo 5 - Allacciate le cinture

"Devo andare subito a dirlo a Su-"

Chekov si sentì afferrare con forza per le spalle e trascinare con decisione dietro una nicchia del corridoio.

"Ascoltami. ASCOLTAMI BENE. Tu-Non-Devi-Aprire-Bocca. Mi sono spiegato? Nessuno lo deve sapere. NESSUNO." Esclamò McCoy tutto d'un fiato, spalancando gli occhi.

"Che cosa?" chiese il ragazzo, col suo solito marcato accento russo.

Il dottore trasse un profondo respiro chiudendo gli occhi e storcendo la bocca. "Che Jim è a bordo!"

A queste parole Pavel sgranò gli occhi e il viso gli si illuminò con un sorriso gioioso.

"Allora è davvero a bordo!"

Bones aprì la bocca nel tentativo di pronunciare qualche parola ma nessun suono sensato o comprensibile gli uscì dalle labbra. Rassegnato, fece cadere la testa a peso morto verso il petto. Nel frattempo, Scotty, rimasto sul fondo del corridoio, un pasticcino ancora in bocca, si voltò e prese a guardarsi intorno sorpreso di non trovare più nessuno. Si grattò la nuca, perplesso.

"...mmm..."

Dopo qualche istante, fece spallucce, afferrò dal carrello un altro dolce, ringraziando con un sorriso la ragazza che lo trainava e riprese a camminare verso la fine del corridoio masticando allegramente.

"Il capitano Kirk è a bordo..."

L'ingegnere si bloccò sentendo alle sue spalle una voce beata provenire dalla sua destra. Aggrottò le sopracciglia, inghiottendo il suo spuntino per poi indietreggiare di qualche passo, senza voltarsi. Arrivato davanti alla rientranza del corridoio gettò uno sguardo interessato all'interno vedendo Chekov tenuto fermo spalle al muro da un McCoy stranamente sconsolato.

"Ciao Chekov!" Esclamò con contentezza l'ingegnere salutando con la mano libera il giovane collega che, ricambiando il suo sguardo, restituì prontamente il saluto.

"Ciao Scotty! Il capitano Kirk è a bordo!"

"Oh, lo so!" Rispose l'ingegnere con fierezza, sorridendo soddisfatto. Poi, pian piano la sua espressione orgogliosa mutò in un'accigliata smorfia e il suo tono di voce divenne innocentemente curioso.

"ma...tu come fai a saperlo?"

Un respiro, quasi un ruggito, provenne dalla direzione in cui si trovava il volto del medico che con una lentezza teatrale sollevò lo sguardo, piuttosto esasperato, puntandolo sul nuovo arrivato.

"...avete finito...?"

La voce, irritata e appena udibile del dottore uscì con un velato tono di sadica ironia e fece rabbrividire l'ingegnere che deglutì rumorosamente.

"ma...lui lo sa...perchè lo sa?" cercò di giustificarsi l'uomo puntando il pasticcino contro il ragazzo riccioluto che gioiosamente si precipitò a rispondere.

"Oh, me l'ha detto il dot-"

"NON IMPORTA COME L'HA SAPUTO!" In uno scatto improvviso, McCoy alzò la voce e dopo aver lasciato la presa dalle spalle di Chekov, afferrò con violenza la maglia di Scott, trascinandolo nella nicchia insieme a loro.

"Non importa... Ma l'ha saputo... e la cosa è molto grave."

"Perchè?" Scotty pareva confuso.

"Perchè se lui sa qualcosa lo sa tutta la nave in meno di 30 secondi! Ecco perchè... - Rispose il dottore, mentre Chekov assunse un'espressione innocentemente offesa. Bones guardò entrambi con sguardo deciso.

"Allora, ascoltatemi attentamente, voi due. Lo sappiamo già in troppi, per cui da adesso massima attenzione e nessuno dica più una parola. Perchè se... Perchè...Se...E quello cosa diavolo è?"

Il dottore si ritrovò a seguire con gli occhi le dita di Scott le quali stavano facendo ballare un pasticcino alla crema davanti al suo naso.

"Uh! Buono! Un dolce!"

La voce di Chekov squillò estasiata. Scotty spostò la mano nella direzione del ragazzo.

"Vuoi?"

"Oh, no grazie..."

L'ingegnere estese la medesima offerta a McCoy, portandogli il pasticcino a pochi centimetri dal naso.

"Toglimi immediatamente questo coso dalla faccia"

"Tanto non te lo avrei dato comunque..." Replicò Scott, riportando il dolcetto vicino a sé. "Però un po' di zucchero ti farebbe bene!" concluse addentando la merendina.

Bones espirò profondamente, strofinandosi gli occhi con la mano.

"Che dio ce la mandi buona..."

Lanciò un ultimo sguardo verso i due uomini poi si voltò, uscì dalla nicchia e si diresse verso la plancia, subito seguito dai colleghi. Non appena il portone automatico si aprì lo sguardo di McCoy si spostò istintivamente a cercare la persona che li aveva convocati. In pochi istanti poté individuare il Capitano Spock che stava dando istruzioni ad un uomo piuttosto magro e di bassa statura: il suo Primo Ufficiale. Al suo fianco, impettita come sempre, stava una raggiante Uhura.

"Oh Chekov! Finalmente!"

La voce di Sulu riscosse il dottore dai suoi pensieri mentre il ragazzo riccioluto, leggermente turbato, lo superava sulla destra ed andava a prendere posto di fianco all'asiatico.

"Ciao Sulu.." Rispose il ragazzo, senza incrociare lo sguardo con l'amico. Hikaru inclinò lievemente il volto, studiando i lineamenti tesi di Pavel. Gli ci volle meno di 5 secondi per capire che il giovane stava nascondendo qualcosa.

"Che cos'hai Chekov?" Domandò, quasi preoccupato.

Il giovane russo scosse animatamente la testa. "Non te lo posso dire" rispose prontamente.

Sulu continuò a fissare il ragazzo, l'inquietudine trasformatasi in curiosità. Pavel stava tentando di mantenere un segreto e lui sapeva perfettamente che non ne era in grado.

"Che cos'hai Chekov?" Chiese nuovamente, allungando il volto e diminuendo la distanza tra lui e il russo.

"Non te lo posso dire!"

"Che cos'hai Chekov?" domandò per l'ennesima volta.

"E va bene, te lo dico!" Chekov si voltò con uno scatto verso Sulu, un sorriso stampato sul volto e gli occhi brillanti.

"Il capitano è bordo" sussurrò gioiosamente mentre l'asiatico assumeva un'espressione confusa.

"Certo che è a bordo, è li dietro!" rispose egli con tono deluso indicando Spock.

Chekov, in un gesto fulmineo, afferrò la mano dell'amico nascondendola sotto i comandi.

"Non fare gesti! Non quel capitano!"

Sulu aggrottò la fronte chiaramente smarrito mentre Chekov si avvicinava, abbassando ulteriormente il tono di voce.

"Kirk" chiarì in un lieve bisbiglio.

Sulu sbarrò gli occhi tornando a guardare il gruppetto ora formato da Spock, Scott e Uhura.

"Ma scusa…" cominciò con aria dubbiosa "Il capitano lo sa?"

Chekov rimase inespressivo e immobile per qualche secondo, la bocca semiaperta e gli occhi fissi sul compagno.

"OVVIO CHE NON LO SA!" Esclamò Chekov, con tono esasperato e fin troppo alto. Nella plancia cadde il silenzio mentre ogni membro dell'equipaggio si voltava a fissarlo.

"Tutto bene, signor Chekov?" domandò Spock con un sopracciglio alzato.

"Sì, signore" Rispose il giovane, leggermente imbarazzato, mentre Sulu e i suoi colleghi cominciarono a ridacchiare silenziosamente. Il vulcaniano fece un lieve cenno, poco convinto. Poi scostò lo sguardo verso i membri della Plancia con espressione dura.

"Ci è stata segnata una anomalia in zona neutrale. La nostra missione è identificare tale anomalia, risolvere i problemi di interferenza registrati dalla base stellare ed accertare le condizioni del pianeta Vulcano. Signor Scott sono certo che il suo lavoro sarà impeccabile nonostante..."

Il vulcaniano si bloccò per qualche istante, inclinò la testa di lato e cambiò espressione riservando una rapida occhiata a McCoy.

"..le possibili interruzioni. Ritorni in sala macchine e si prepari per il varo"

"Aye, Capitano"

L'uomo uscì dalla Plancia e si diresse verso la sua postazione mentre Spock si portò verso la sedia del Capitano e toccò un paio di tasti.

"Capitano Spock a tutti i ponti, prepararsi per la partenza."

La voce del Primo Ufficiale si fece udire poco dopo, quando tutti i membri presenti sul ponte avevano ormai presto posto.

"La sala macchina è pronta, Signore"

Spock rispose con un cenno, rivolgendo poi lo sguardo verso Sulu.

"Timoniere, propulsori."

L'asiatico toccò i tasti sul suo monitor, come ormai era abituato a fare ed in pochi istanti la nave era pronta per la partenza.

"Navi pronte alla curvatura" Esclamò l'uomo quando l'Enterprise era ormai staccata dal molo.

"Imposti la rotta per Vulcano"

Nuovamente l'uomo mosse le sue dita sullo schermò di fronte a sè.

"Rotta impostata."

"Massima curvatura."

Spock spostò lo sguardo dal timoniere, alzò il mento ed assunse un'espressione concentrata.

"Partiamo."


Salve a tutti! Siamo tornate più forti di prima! Chiediamo immensamente perdono per il tempo impiegato ad uppare questo capitolo. Abbiamo avuto una serie di problemi che non ci hanno permesso di continuare questa storia..ma state tranquilli, ho qui davanti a me già la bozza del prossimo capitolo quindi non ci vorrà molto per il prossimo update. Grazie infinite a tutti coloro che continuano a seguire questa storia, apprezziamo moltissimo le recensioni! Siete davvero grandi! Nuovamente speriamo vi sia piaciuto il capitolo..

A presto, un bacione

Cabaret del Diavolo

Ps. Come avrete notato c'è stato un leggero cambio di "grafica", nel senso che ora i dialoghi sono tra virgolette invece che preceduti da un trattino. Ci spiace ma ogni volta che scriviamo usando i trattini si incasina la formattazione di word.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Notte Movimentata ***


Capitolo 6 - Notte Movimentata

"Capitano, abbiamo un problema."

Il viaggio era iniziato da due minuti e l'Enterprise era quasi arrivata a destinazione quando improvvisamente e senza alcuna ragione apparente, la nave era uscita dalla curvatura.

Sulu e Chekov si guardarono con espressione dubbiosa mentre il resto della nave attendeva ordini dal Capitano. Spock immediatamente si mise in contatto con la Sala Macchine.

"Ingegner Scott, ci sono disturbi al warp centrale?"

L'uomo si era già attivato per capire quale fosse il problema.

"A quanto pare ci sono delle interferenze che non ci permettono di continuare con la velocità di curvatura, Signore. Dovremo proseguire senza, almeno fino a quando le interferenze non verranno eliminate."

"Appena ha qualche informazione la comunichi in plancia. Tenente Uhura, rapporto sulle condizioni delle trasmissioni."

La donna si mise immediatamente a verificare lo stato delle comunicazioni ma non ebbe un risultato migliore.

"Perse anche quelle, Capitano."

L'espressione del vulcaniano rimase impassibile anche se nei suoi occhi si poteva leggere una celata apprensione. Le interferenze registrate attorno all'atmosfera di Vulcano stavano bloccando molti dei mezzi elettronici presenti sull'Enterprise ma ancora non avevano capito da cosa fossero provocate e soprattutto come eliminarle. La voce di Chekov risuonò poco dopo.

"Capitano, secondo i miei calcoli proseguendo a questa velocità arriveremo su Vulcano entro 24 ore."

L'uomo si alzò in piedi, silenzioso e pensieroso, dirigendosi verso la stazione scientifica della Plancia quando un rumore risuonò alle sue spalle, proveniente dalla sedia del Capitano.

"Si, Signor Scott?"

"Ehm...si, avrei bisogno del Dottor McCoy in Sala Macchine. C'è...mmm... Keenser che non si sente bene..."

Il vulcaniano alzò un sopracciglio osservando con sguardo indagatorio l'Ufficiale Medico Capo, per poi inclinare la testa con atteggiamento incuriosito.

"Dottore, può andare."

McCoy, che fino a quell'istante era rimasto fermo accanto alla sedia di Spock, ora pareva innervosito dalla improvvisa chiamata di Scotty. Con passo deciso si allontanò dalla Plancia sotto gli occhi insospettiti di Uhura e Spock.

"Dannazione" Esclamò quando ormai era fuori dalla portata di orecchie vulcaniane. Arrivato in sala macchine fu accolto da un indaffarato Scott ed un sorridente Jim.

"Scott...la prossima volta non ti disturbare con le bugie...non sei capace. Di che hai bisogno? Cos'ha combinato?"

"Ehi, non ho fatto ancora niente!" Si intromise Kirk, sentendosi chiamato in causa.

"È esattamente quell'ancora che mi preoccupa."

"Dottore calmati, respira." La voce dell'ingegnere proveniva da dietro un pannello di controllo sul quale stava lavorando "Abbiamo solo bisogno di rifocillarci ed io non posso proprio interrompere questo lavoro."

L'espressione di McCoy era di pura incredulità mentre guardava Jim, impegnato anch'egli su un pannello.

"Voi avete bisogno...di COSA?"

"Eddai Bones" si inserì il biondo mentre continuava a smanettare sul monitor. "Sappiamo entrambi che non avresti voluto passare un solo secondo in più in plancia e poi io non posso farmi vedere in giro.."

L'uomo espirò sconfitto.

"E va bene... Ma tu cosa diavolo stai facendo con quel pannello? Spero non abbia a che fare con le interferenze e il warp, perché non ci hai mai capito nulla circa il funzionamento della apparecchiature qui dentro. Ne basta uno di pazzo che rischia di far esplodere la nave... " Esclamò con aria ansiosa il dottore, inclinando la testa nella direzione di Scott che, ignaro di essere parte dell'argomento trattato, dava indicazioni ad un più che sano Keenser.

"Si e no..."

"Ovvero?"

"Sono riuscito ad ottener l'accesso ai dati della Flotta circa il rapporto sulle interferenze. Ho potuto notare che interessano solo una parte di Vulcano, ma non capisco da cosa possano essere provocate. Vedi qui?"

Kirk indicò un punto del monitor e Bones buttò in occhio senza capire dove il ragazzo volesse andare a parare.

"Le interferenze partono da questo punto. Dev'esserci qualcosa qui che non è registra-"

"Jim, sono un dottore non un fisico! Non voglio sapere le tue assurde ipotesi. Ora torno in infermeria e faccio rapporto sulle...condizioni del vostro amico verde...".

"E non dimenticare le patatine!" Aggiunse Scott mentre il dottore si allontanava sbuffando.

"Dici che mi ha sentito?" Esclamò poi rivolgendosi a Kirk il quale, con molta semplicità, rise.


"Allora, dimmi...Come sta Jim?"

Il dottor McCoy non era mai stato così sorpreso in vita sua. Era appena risalito dalla Sala Macchine dopo aver consegnato la cena a Scott e Jim e stava andando verso l'Infermeria per far rapporto quando sulla strada, appoggiata alla parete di un corridoio, aveva incontrato Uhura.

"Sta come uno che ha appena fallito il suo periodo di prova ed è rimasto a Terra, come vuoi che stia?"

La donna non si stava necessariamente riferendo alla condizione attuale di Jim sulla nave.

"Ah bene.. Salutamelo appena lo vedi..."

Poteva semplicemente intendere come stava Kirk dopo la delusione per il fallimento del periodo di prova.

"Oh, un'ultima cosa... Non dimenticatevi che Spock non dorme quasi mai, quindi è meglio per lui che non vada in giro nemmeno di notte.."

O forse no.

"E tu come..."

Uhura rise appoggiando una mano sulla corpulenta spalla del dottore.

"Nessuno è in grado di farti assumere quell'espressione se non lui..." Esclamò con un mezzo sorriso sul volto "Buonanotte!" E detto ciò semplicemente si allontanò, dirigendosi verso i suoi alloggi.

Bones rimase immobile per qualche istante, chiedendosi fra sé quale espressione poteva fargli assumere Jim. Una volta concluso che non ne aveva idea proseguì verso l'infermeria, sparendovi all'interno.

Fu dopo qualche ora, quando ormai McCoy era addormentato nella sua stanza, che il suo cercapersone trillò rumorosamente. Il dottore si svegliò di scatto, temendo ci fosse qualcosa di grave, e la voce di Scott iniziò a parlare all'altro capo della linea.

"Dottore, Kirk dice che ha bisogno di lei e che è urgente!"

Temendo il peggio Bones si alzò dal lettino afferrando il kit medico e si precipitò in Sala Macchine, noncurante dell'ora tarda.

Grave errore.

"Qual è l'urgenza?"

"Caspita Bones, 1 minuto e 12 secondi, è un nuovo record!" La voce gioviale di Jim era accompagnata da una sonora risata mentre gli occhi di Scott e Uhura erano fissati a guardare con stupore il look del medico: valigetta grigio metallico alla mano, stivali di pelle nera, un paio di boxer scuri e una t-shirt rosa shocking con un'enorme scritta che tutti trovarono molto interessante.

"Party...lover?"

Lesse l'ingegnere sulla maglietta dell'uomo che, con sguardo irato, stava invece squadrando il biondo amico.

"Bella tenuta Dottore!" Aggiunse Nyota facendo l'occhiolino.

"Jim..." Cominciò con fare minaccioso "...scommetto che non c'è nessuna urgenza, vero?"

Il ragazzo era piegato sullo stomaco e stava ridendo come poche volte aveva fatto nella sua vita. "Scusami...ma..." Tentò di dire tra gli spasmi di risa "...era troppo bello! Comunque c'è una cosa impor-"

Ma non fece in tempo a finire la frase perchè si ritrovò svenuto a terra. McCoy, hypospray ancora in mano, era sopra di lui e lo guardava con un ghigno soddisfatto.

Uhura scosse la testa mentre Scott indietreggiò di qualche passo, piuttosto spaventato.

"Oddio-l'ha-ucciso!L'ha-ucciso...L'HA UCCISO!"

McCoy sorrise beffardamente e ritirò l'apparecchio, guardando l'ingegnere di sbieco.

"Non l'ho ucciso. Si sveglierà tra dieci minuti. E la prossima volta non chiamatemi a meno che uno di voi non stia morendo." Buttò un occhio verso la donna e fece un cenno di saluto. "Buonanotte."

Ma il medico non fece in tempo ad uscire dalla Sala che il ricevitore di Scotty suonò.

Era Spock.

"Signor Scott, la sua presenza è richiesta in plancia. Così come quella del Dottor McCoy e del tenente Uhura."

Ci fu una piccola pausa durante la quale Scotty degluttì sonoramente, Bones si irrigidì e Uhura impallidì.

"S-si, Capitano" Riuscì a biascicare l'ingegnere prima di alzare lo sguardo verso i suoi compagni che, immobili, fissavano il ricevitore come fosse un loro nemico. La voce di Spock riprese a parlare, ancora più glaciale e inespressiva.

"Portate con voi anche il signor Kirk".


Buona sera fan di Star Trek...Come promesso siamo tornate in breve tempo con un nuovo capitolo della fic. Come avrete potuto notare dal finare, le cose per Kirk da qui in poi saranno più difficili ;)

Dato che rebychan è stata l'unica ad averci recensito, questo capitolo è dedicato a lei per la sua costanza e dedizione nel seguire la storia. Ti siamo davvero molto grate e siamo davvero liete di leggere le tue recensioni! è davvero bello aver qualcuno che segue così appassionatamente la storia.
Bene, vi salutiamo e vi auguriamo buona notte! Un bacio,

Cabaret del Diavolo

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** La Fuga ***


Capitolo 7 - La fuga

"Lei non dovrebbe essere qui, signor Kirk."

Il tono di voce del vulcaniano era pacato e freddo mentre rivolgeva uno sguardo ai suoi sottoposti. Jim era entrato per primo in plancia e, con passo deciso, si era portato esattamente di fronte a Spock. McCoy e Scott erano subito alle sue spalle ed Uhura, entrata per ultima, si era posizionata a fianco del dottore.

"Si lo so! Ma prima di essere sbattuto giù dalla nave a calci ho qualcosa di importante da riferirle. C'è un-"

"Secondo il regolamento lei non ha i permessi necessari per rimanere su questa velivolo, di conseguenza mi vedo obbligato a farla sbarcare al primo por-"

"Ah! Chi se ne frega del regolamento! Ho scoperto che le interferenze sono causate da qualcosa che non proviene dal pia-"

"Non ho intenzione di ascoltare le sue teorie. La sua presenza sulla nave ha rischiato di compromettere la missione-"

"SPOCK MI DEVE ASCOLTARE!"

"-e l'integrità dell'equipaggio. Nuovamente non ha valutato le conseguenze delle sue azioni. Ho avuto conferma che questo è il suo unico modo di affrontare le situazioni a cui è posto di fronte e di conseguenza ritengo il mio giudizio nei suoi confronti oltremodo incontestabile. Lei non sarà mai in grado di diventare Capitano di una nave."

Jim si bloccò per qualche istante non riuscendo più a pronunciare nemmeno una sillaba. Fissò amareggiato il volto del suo interlocutore cercando di riprendersi da quelle ultime parole pronunciate con gelida inespressività e che lo avevano colpito più forte di quanto credeva fosse possibile.

"Sicurezza, scortatelo fuori."

Due paia di braccia lo afferrarono per le spalle e lo trascinarono fuori dalla plancia sotto gli occhi attoniti dei membri dell'equipaggio presente. Con la coda dell'occhio Jim potè vedere Bones avvicinarsi al vulcaniano e cominciare un'animata discussione poco prima che le porte automatiche gli si chiudessero alle spalle.

"Dove dobbiamo portarlo?"

Mentre continuavano a camminare, il ragazzo alla destra di Jim rivolse uno sguardo al suo compare. Sul suo giovane volto c'era un'espressione dubbiosa e insicura. Alla sua sinistra Kirk potè udire una voce più matura e decisa rispondere con prontezza al cadetto.

"Portiamolo nella sala del ponte inferiore"

Jim seguì per qualche passo i due uomini mentre ragionava velocemente sulle ciò che doveva fare. Come prevedibile, tentare di parlare con Spock era stato inutile, ma non poteva arrendersi. Doveva indagare e dimostrare che le informazioni ricavate dalla sua analisi non erano solo una semplice teoria, ma dati fondamentali che avrebbero potuto favorire il compimento della missione. Abbassò leggermente lo sguardo ad osservare i propri piedi e con un sorriso dispiaciuto si rivolse al giovane cadetto.

"Scusa, niente di personale"

Con un violento scatto Jim colpì col tacco del suo stivale la punta del piede del ragazzo che, d'istinto, si piegò su se stesso, rilasciando dalla presa il braccio del suo prigioniero. Kirk sfruttò l'attimo per sferrare una rapida gomitata che andò ad impattare contro il volto del cadetto, il quale cadde a terra col naso sanguinante. Con un calcio colpì un'ultima volta il ragazzo, facendolo scivolare schiena a terra, svenuto. L'uomo alla sua sinistra, rimasto inizialmente immobile, sorpreso dall'improvvisa insurrezione, spostò la presa dalla spalla di Kirk e gli avvolse il braccio attorno alla gola, stringendo la morsa con l'intento di farlo svenire. Jim tentò di dimenarsi più che potè, afferrando con entrambe le mani il bicipite che gli premeva sul collo. Ma in qualche secondo si ritrovò in ginocchio, mentre rantoli rochi gli uscivano dalla gola e la vista gli si annebbiava per la mancanza d'aria. D'un tratto sentì la presa allentarsi bruscamente e intravide l'ufficiale alle sue spalle cadere a terra, privo di sensi. Respirando avidamente Kirk, rimasto sul pavimento, cercò di riprendersi, tossendo con forza per riassestare la trachea e strofinandosi la gola con la mano. Quando la vista tornò a fuoco vide comparire al suo fianco un paio di stivali scuri. Lentamente sollevò lo sguardo e appena incontrò gli occhi celesti del suo presunto salvatore, un'espressione sconcertata e divertita gli apparve sul volto. Sopra di lui un concentrato Chekov che, valigetta tra le mani, guardava la sua vittima con soddisfazione. Kirk tossì ancora un paio di volte, sentendo l'aria tornare a riempirgli i polmoni, mentre il volto di Pavel si abbassava verso di lui.

"Grazie Chekov" Biascicò il biondo rialzandosi in piedi.

"Oh di nulla, Capitano... Ero di strada!"

Kirk abbozzò una risata mentre sul volto di Chekov compariva un sorriso gioviale.

"Capitano, sta cercando di scappare?" Chiese poi con tono esaltato e curioso. Kirk fece un cenno di assenso con la testa e guardò la porta automatica in lontananza. Fortunatamente era ancora chiusa. Aveva ancora qualche possibilità. Riportò gli occhi sul giovane pilota, poggiandogli una mano sulla spalla.

"Chekov, quando ne avrai la possibilità avvisa Bones che sono andato a controllare dove si trova la fonte che causa le interferenze e che una volta capito il problema cercherò di contattarvi... e vorrei tanto essere riportato a bordo... se fosse possibile..."

"Aye Capitano!" Rispose entusiasta Chekov facendo un vigoroso cenno con la testa. Kirk sorrise tristemente e strinse la presa sulla spalla del ragazzo.

"Non sono Capitano..." Disse con voce amareggiata, dispiaciuto dalla sua stessa affermazione, mentre il suo sguardo si perdeva oltre la figura del giovane che, sorpreso, aggrottò le sopracciglia ed inclinò la testa, afferrando anch'egli la spalla del suo interlocutore.

"Ma certo che lo siete!" Rispose come fosse la cosa più ovvia che avesse mai detto, facendo tornare gli occhi di Kirk su di lui. Poi, con un affettuoso sorriso, tornò a voltarsi e riprese a camminare in direzione delle porte automatiche. Jim rimase stupito e incredulo udendo le parole di Pavel che, in un attimo, gli fecero ritrovare il sorriso. Con rinnovata fiducia seguì con gli occhi il ragazzo arrivare fino alla porta per poi riprendere la sua corsa. Quando Chekov si voltò per dare un'ultima occhiata al corridoio, vide solo i corpi della due guardie ancora a terra, svenuti, mentre il biondo era già sparito. In pochi istanti raggiunse l'ingresso della plancia, dove era stato convocato dal Capitano Spock. Quando le porte si aprirono Chekov potè udire solo la voce irosa di McCoy.

"-e mi pare esagerato!"

"Dottore, la mia decisione è stata conforme a ciò che il regolamento cita ai paragrafi-"

"Certo! Non lo metto in dubbio! Ma avrebbe potuto almeno ascoltarlo prima di sbatterlo fuori!"

La risposta di Spock non fece in tempo ad arrivare poiché a parlare fu il primo ufficiale.

"Il signor Kirk non doveva trovarsi a bordo. Avrebbe potuto mettere in pericolo tutto l'equipaggio col suo comportamento poco professionale. Se fosse stato per me l'avrei fatto direttamente scendere dalla nav-

"Capitano, c'è stato un accesso non autorizzato nel settore delle navette"

La voce preoccupata di un tenente interruppe bruscamente il discorso. Il vulcaniano si voltò verso l'uomo e si avvicinò alla sua postazione. L'uomo riprese a parlare pochi istanti dopo.

"A quanto pare una navicella sta lasciando l'Enterprise, signore."

"Apra la comunicazione con la capsula"

L'uomo fece come richiesto, premette un paio di pulsanti in un attimo il ponte fu in contatto con la navetta.

"Qui Capitano Spock, si identifichi"

Dall'interfono provenne una risatina beffarda, seguita da una voce allegra e ironica, che sorprese tutti e fece portare a Bones una mano sulla faccia.

"Buona sera, siamo spiacenti ma il pilota da lei contattato è attualmente impegnato in un illegale atto di fuga dall'astronave. La preghiamo di riprovare più tardi, grazie e arrivederci."

Spock alzò un sopracciglio, sorpreso di scoprire chi fosse il suo interlocutore.

"Signor Kirk, cosa crede di fare?"

Sulla navicella Jim impostò le coordinate da lui calcolate e premette i tasti per la partenza, mentre il sorriso che aveva sul volto si allargava sempre di più.

"Oh, Nulla..." Il sorriso si piegò in un ghigno "Solo farla incazzare."

Chiuse la comunicazione e fece partire la capsula, diretto oltre il pianeta Vulcano. Dopo un breve viaggio che coprì la distanza residua tra l'Enterprise e il pianeta, il biondo si preparò per l'atterraggio. Quando la navicella toccò il suolo, Kirk sollevò lo sguardo dai comandi e si mise ad osservare attraverso il vetro. Solo in quel momento si rese conto di essere circondato da una distesa di ghiaccio. Se i suoi calcoli erano corretti, infatti, la fonte delle interferenze non era situata su Vulcano, bensì su un satellite dietro al pianeta. Uscì in tutta fretta dalla navetta ma come mise piede all'esterno subito sentì il gelo attanagliargli le ossa e una folata di vento ghiacciata frustargli il volto con violenza. Si ributtò all'interno della navetta, speranzoso di trovare qualche indumento di scorta. Per sua fortuna trovò un giaccone piuttosto caldo, lo indossò e cominciò ad esplorare la zona. Secondo i suoi dati doveva essere atterrato poco distante dalla fonte delle radiazioni elettromagnetiche ma per una decina di minuti non vide assolutamente niente se non il bianco più totale. Fu quando stava tornando indietro per ricontrollare le informazioni raccolte che vide qualcosa in lontananza. Con passo rapido si avvicinò all'oggetto e con sorpresa si accorse che era una navicella: il design molto particolare gli fece subito intuire che non era una nave di sua conoscenza e non pareva un velivolo della federazione. Tentò di avvicinarsi ulteriormente ma di colpo, con uno scricchiolio, il ghiaccio sotto di lui cedette e dopo una caduta di due metri Jim si ritrovò, senza sapere come, con la schiena contro il pavimento ghiacciato di una grotta sotterranea. Si risollevò gemendo, indolenzito per il colpo, e si guardò intorno, stranito, per qualche secondo. Ad un tratto una voce provenì dalle sue spalle, facendolo sobbalzare.

"Lei non dovrebbe essere qui, Capitano Kirk."

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Le due ipotesi ***


Capitolo 8 - Le due ipotesi

"Capitano, abbiamo perso il segnale del signor Kirk."

Il Primo Ufficiale pareva ancora nervoso per lo spettacolo offerto da Kirk quella sera. Dopo la fuga del biondo, infatti, era calato il silenzio per qualche istante, interrotto solo dalle imprecazioni del secondo in comando che pareva essere andato su tutte le furie. Spock, impassibile come sempre, gli aveva ordinato di mantenere un comportamento consono alla sua posizione e di mettersi a seguire il segnale della navicella dell'uomo, ma raggiunta una distanza considerevole dall'Enterprise il segnale si era perso a causa delle interferenze provenienti da Vulcano. Spock si avvicinò alla postazione del Primo Ufficiale, osservando i dati da lui raccolti circa la traiettoria assunta dalla navicella di Kirk fino a quel momento.

"Supponendo che mantenga questa traiettoria, dovrebbe essere diretto dall'altra parte di Vulcano"

Concluse l'uomo osservando il vulcaniano. Alle loro spalle i cinque complici di Jim erano ora disposti a semicerchio.

"Chekov..." Chiamò Sulu in un sussurro, ma il ragazzo non rispose. "Chekov!" Tentò nuovamente cercando di attirare la sua attenzione che, al momento, pareva rapita dal dottor McCoy. "Lo stai fissando, Chekov. Smettila di fissarlo!" Provò di nuovo...fallendo miseramente. Il medico, accortosi dell'insistente interesse verso di lui, sbottò in un urlo strozzato.

"CHE C'È?"

Finalmente il giovane russo aprì la bocca, senza però distogliere lo sguardo dalla maglietta di Bones.

"...sei rosa..." Esclamò in un sussurro sorpreso e divertito, facendo increspare in una risata trattenuta le labbra dei presenti mentre il dottore, con un profondo respiro, strinse la mascella e strizzò gli occhi.

"Giuro che quando rivedo Jim, lo ammazzo. Se non lo fa Spock lo faccio io."

"Oh a proposito!" Si inserì Chekov alzando finalmente lo sguardo verso il volto del dottore. "Ho un messaggio da riferirle!" Esclamò con tono esaltato prima di vedere Spock voltarsi e dirigersi verso di loro. Improvvisamente tutti si fecero seri, come se si fossero appena ricordati in quale situazione si trovavano.

"Signor Scott" Cominciò l'alieno con fare inquisitorio "Per quale ragione nel momento in cui il signor Kirk è stato teletrasportato a bordo lei ha deciso di nascondere la sua locazione invece di riportare la sua illegale presenza ai suoi superiori?"

Scott alzò il volto verso il Capitano e lo osservò con sguardo deciso prima di rispondere alla domanda.

"Non sono abituato a tradire qualcuno che ha dimostrato tanta fiducia nei miei confronti"

Spock incalzò subito dopo con un'altra domanda.

"È consapevole che in questo modo lei si è reso complice di un atto illecito e di conseguenza rischia di non avere più la possibilità di lavorare su una nave della flotta stellare?"

Nello sguardo dell'ingegnere comparve un'ombra di esitazione ed egli aprì leggermente la bocca senza pronunciare sillaba.

Il suo lavoro era tutta la sua vita.

"Anche io sapevo che Kirk era bordo."

La voce roca del dottore fece voltare tutti verso di lui, compreso Spock, la cui attenzione si spostò dall'ingegnere.

"Si, dottore. Ne sono consapevole. E posso asserire con certezza che anche il tenente Uhura, il signor Chekov e il signor Sulu erano a conoscenza di tale fatto."

Bones, preso in contropiede da tale affermazione, aggrottò le sopracciglia, osservando i suoi compagni con occhi vagamente preoccupati.

"Non si è chiesto il motivo per cui Kirk è salito sulla nave?" Questa volta fu la voce di Uhura a rompere il silenzio, mentre lo sguardo di tutti si spostava su di lei. "Certo, probabilmente avrebbe dovuto aspettare, ripetere il test e così avrebbe potuto ottenere una nave tutta sua. Ma lui non voleva aspettare. Non è salito perché voleva il comando. Voleva solo stare vicino a noi in questa missione."

Spock inclinò la testa ed alzò un sopracciglio mentre il suo sguardo si faceva dubbioso.

"Lei sta affermando che Kirk è salito sulla nave in mancanza dei necessari permessi, senza aver superato il test, in possesso solo del grado di cadetto ed è rimasto in latitanza per diverse ore nella sala macchine al solo scopo di garantire la sua presenza fisica a fianco della vostra?

"Si, Capitano"

Risposero all'unisono Chekov e Sulu dopo essersi scambiati una rapida occhiata. Spock aggrottò le sopracciglia, sempre più confuso.

"È inequivocabilmente illogico."

Un secco sbuffo uscì dal naso del dottore mentre faceva un passo verso il vulcaniano.

"No, Spock. Non è illogico. Le sembra tale solo perché non è in grado di capirlo."

I due uomini si guardarono a lungo, studiandosi a vicenda. D'un tratto la porta automatica della plancia si aprì facendo voltare tutti i presenti con uno scatto. Un cadetto sanguinante stava trascinando il suo inconscio compagno sulle spalle.

"Signore, il prigioniero è scappato"

Il Primo Ufficiale scoppiò in una risatina isterica mentre guardava i due nuovi arrivati.

"Uhm...grazie... siete stati molto utili" ironizzò per poi rivolgere nuovamente lo sguardo sulla propria postazione.

Bones sospirò profondamente.

"Jim..." ruggì quasi volesse rimproverare il suo assente amico. Chekov fece un passo avanti e in un sussurro si rivolse al medico.

"Non è stata proprio tutta colpa sua..." esclamò con il suo marcato accento russo, prima di tornare al fianco di Sulu. Il dottore lo guardò di sbieco aggrottando le sopracciglia, per poi avvicinarsi ai due feriti. La voce di Spock si inserì poco dopo.

"Dottore, accompagni questi due uomini in infermeria. Quando avrà accertato le loro condizioni, mi avvisi."

Bones si diresse prontamente verso i due uomini, concedendo un rapido sguardo al Primo Ufficiale. "Sa una cosa?" Gli chiese mentre aiutava il giovane cadetto a supportare il peso dell'altro ufficiale "Lei ha veramente bisogno di una vacanza...". Gli volse poi le spalle si diresse a passo lento verso l'infermeria. Quando le porte automatiche si richiusero alle loro spalle, l'attenzione del Capitano si focalizzò nuovamente sul gruppo formato ora da quattro persone.

"Voi tornate alle vostre postazioni. E per quanto concerne il vostro atto di insubordinazione..." l'uomo si fermò per qualche istante, studiando le espressioni sui volti del quartetto "...la decisione è rimandata a quando questa missione sarà stata portata a termine."

Chekov, Sulu e Uhura osservarono un preoccupato Scott uscire dalla plancia e presero a sedersi ai rispettivi posti.

La chiamata di Bones non tardò ad arrivare e 15 minuti dopo aver lasciato la plancia, il dottore aveva già dato il suo via libera ai due uomini. Spock li attendeva sulla porta dell'infermeria, un registro tra le mani, e li riempì di domande circa la dinamica della fuga di Kirk. Quando ebbe finito con loro, almeno dieci minuti dopo, i due sembravano più sfiniti di quando erano entrati in infermeria con rispettivamente naso spaccato e commozione cerebrale.

"Lei sapeva già che Kirk era a bordo, non è vero?" La voce dura del dottore fece voltare Spock che, con passo lento e preciso, si avvicinò al suo interlocutore.

"Ero a conoscenza della sua presenza a bordo, nonostante non fossi pienamente certo della sua precisa locazione. È stato grazie al suo aiuto, dottore, che ho intuito la sua ubicazione."

McCoy guardò stranito il vulcaniano, chiaramente non capendo in quale modo potesse aver aiutato a rivelare il nascondiglio di Jim. Spock intuì i dubbi del dottore e prontamente rispose ai suoi quesiti non verbali.

"Vi era una elevata percentuale di probabilità che lei fosse a conoscenza della luogo ove Kirk era nascosto. Di conseguenza ho tenuto sotto osservazione i suoi movimenti ed ho varato due ipotesi circa le sue continue escursioni in Sala Macchine."

Bones aggrottò maggiormente le sopracciglia fissando il suo interlocutore negli occhi.

"Due ipotesi?"

"Nonostante la seconda avesse una probabilità minima non potevo escluderla totalmente in mancanza di prove contrarie."

"Scusi un attimo" Rispose Bones con aria pensierosa. "Quali sarebbero queste due ipotesi?"

"L'ipotesi più probabile era che il signor Kirk fosse nascosto in Sala Macchine..."

"E la seconda...?" Chiese McCoy, sinceramente curioso di sapere quale congettura Spock era riuscito ad immaginare.

"La seconda ipotesi era che lei e il signor Scott aveste sviluppato un ossessivo interesse reciproco".

Il dottore rimase inebetito e senza parole mentre i suoi occhi fissavano increduli Spock rimasto impettito davanti a lui, serio e impassibile. Se non fosse stato il vulcaniano a pronunciare quelle parole, lui avrebbe creduto che fossero una specie di scherzo ma, evidentemente, l'uomo ne era seriamente convinto ed aveva effettivamente valutato tale possibilità.

"Cos...CHE COSA?"

Ma non fece in tempo a ribattere ulteriormente che il suo cerca-persone squillò di nuovo.

"CHE C'È?" Rispose aggressivamente l'uomo. Una voce conosciuta dall'altra parte lo fece quasi sobbalzare.

"Salve dottore! Mi dispiace disturbarla è che...volevo solo ringraziarla per per avermi difeso prima, in plancia... non è che potresti venire in sala macchine?

L'espressione incredula e stranita sul volto di Bones si trasformò in una ancora più scioccata e imbarazzata. Chiuse la conversazione senza proferire parola e restò fermo per qualche istante continuando a osservare il viso del vulcaniano. Rimase notevolmente colpito e sconcertato nel notare un leggero movimento verso l'alto di un angolo della bocca di Spock e dopo qualche secondo constatò con stupore che quello poteva essere definito in un solo modo: un sorriso. Vulcaniano, ma pur sempre un sorriso.

"Credo che dovrò rivalutare la mia conclusione..." Riprese l'alieno, voltandogli le spalle ed avvicinandosi alla porta automatica "perché pare che anche la mia seconda ipotesi sia corretta".

Bones rimase allibito e sconcertato e prima che potesse aprire bocca Spock era già scomparso dall'infermeria. Il dottore socchiuse gli occhi, ruggendo e serrando la mandibola in un gesto che ormai pareva essere divenuto fin troppo abituale...

"Davvero molto spiritoso, bastardo dalle orecchie a punta..."


Salve a tutti! Ecco l'ottavo capitolo della nostra storia... Ci ripeteremo nei nostri commenti ma non ci stancheremo mai di ringraziarvi per le vostre recensioni! Scusate per questo capitolo poco "serio" ma era una soddisfazione che volevamo toglierci XD e poi vogliamo divertirci con i nostri amici finchè possiamo perchè più in la con la storia questo piacere ci verrà tolto e la trama diverrà più complessa, piena di azione e drammatica... Molto della nostra storia non è, come dire, necessario al fine della trama ma crediamo e speriamo davvero che questi siparietti divertenti vi siano graditi... Fateci sapere cosa ne pensate!
Un bacio

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=623528