The nightgown

di parveth
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** i don't know anything about my mother's family ***
Capitolo 2: *** Shadows from the past ***
Capitolo 3: *** That cursed night ***
Capitolo 4: *** Kathleen ***



Capitolo 1
*** i don't know anything about my mother's family ***


The nightgown- i don't know anything about my mother's family Kelly  Walker percorse in fretta la scala mobile dell'aereoporto di Melbourne  da dove doveva prendere l'aereo per  l'inghilterra dove di li a poche settimane si sarebbero celebrate le sue nozze e in un certo senso era anche un ritorno alle origini:  suo padre,Steven era australiano ma la madre Madison Shaw  era inglese , i genitori si erano trasferiti in Australia quando Kelly compi' un anno per via del lavoro del padre, brillante geologo mentre la madre pur essendo di nobili origini (gli Shaw erano marchesi e molti si potevano fregiare del titolo di "lord"  datogli da qualche sovrano secoli prima) non aveva esitato a trovarsi un lavoro e ben presto la sua laurea in legge le aveva dischiuso le porte del piu prestigioso studio legale di Melbourne facendola diventare un'associata dopo neanche dieci anni dall'assunzione,  a Melbourne Kelly aveva avuto un'infanzia ed un'adolescenza serene, aveva studiato e si era laureata in lingue: " decisamente non hai preso da me"  era stato il commento di suo padre il giorno della sua laurea, all'inzio s'era arrangiata con vari lavoretti finche' la sua conoscenza del francese dell'arabo e del giapponese le avevano permesso di trovare un buon impiego presso una casa editrice: fare la traduttrice le piaceva e poi grazie al lavoro aveva conosciuto quello che di li a poco sarebbe stato suo marito: l'edificio dove aveva sede la casa editrice tre anni prima necessitava di una ristrutturazione ed era arrivato Brian coi suoi occhi blu e il suo fascino selvaggio e si erano innamorati: lui era australiano ma si era detto piu che disponibile a celebrare il matrimonio in inghilterra com'era desiderio della famiglia di lei; "fortuna che in totale siamo poco piu di ottanta persone" penso' salendo la scaletta dell'aereo: "altrimenti sai che casino far arrivare i parenti di Brian", non che lei facesse parte di una famiglia numerosa: i genitori di suo padre quasi non aveva fatto in tempo a conoscerli poiche' morirono quando lei aveva quattro anni, ad un'eta' veneranda ( ottantun anni la nonna ottantacinque il nonno) dei genitori della madre invece ricordava solo che quando era piccola trascorreva le vacanze estive nella loro villa col parco dove si sarebbe tenuto il suo ricevimento nuziale, purtroppo morirono entrambi di malattia, il nonno quando aveva dieci anni e la nonna tre anni dopo e ricordava i funerali di entrambi  " ma a parte questo non so nulla della famiglia di mia madre" penso' allacciandosi la cintura  "certo erano nobili e tutto il resto ma vorrei saperne di piu"  e su questi pensieri si addormento' profondamente.  

Una volta atterrata ad Heathrow vide la madre al di la della vetrata che si sbracciava per salutarla , vedendola Kelly penso' che fisicamente non avevano nulla in comune: lei  con lunghi capelli rossi che le scendevano lisci lungo la schiena e occhi verdi, Madison invece con occhi e capelli nerissimi questi ultimi portati ricci e corti,  "ciao tesoro come stai?" le chiese baciandola sulla guancia, " bene e tu?" disse lei sistemandosi la borsa di tela a tracolla, Madison raccolse il trolley della figlia e se lo trascino' dietro uscendo dall'aereoporto .salirono in macchina dirette alla villa degli Shaw, e dopo circa un'ora la raggiunsero: era una splendida villa immersa nel verde di un parco naturale con alberi e fiori di diverse specie, nell'attraversarlo la ragazza torno' indietro di anni tutto in un colpo: e si rivide bambina correre nei prati ed immergersi nella grossa fontana fino alle caviglie , entrarono nella villa: l'ingresso era ampio e allungato con pavimenti di marmo bianco, in fondo a destra vi era la cucina in rovere scuro, proseguendo dritto si trovava il salotto con le pareti di un luminoso color albicocca i due divani e la poltrona in pelle bianca , che se non fosse stato per la televisione pareva uscito da un vecchio film dell'800, a sinistra vi era uno dei tanti bagni della casa, questo in piastrelle azzurre e blu infine salendo le scale si arrivava alle camere da letto divise equamente in matrimoniali e singole: quella occupata da Kelly  vi  era un letto a baldacchino in ferro battuto con copriletto e cuscini azzurri, le pareti erano dipinte di verde acquamarina e il pavimento era di marmo rosato per meta' coperto da un tappeto con sfumature che dal viola acceso s'ingentilivano gradualmente in rosa confetto, di fronte al letto c'erano una libreria e una scrivania in legno chiaro con un televisore non nuovissimo ma ancora funzionante , la ragazza  inizio' a disfare i bagagli quando udi' la madre chiamarla dalla sua stanza, quando la raggiunse  la trovo' impegnata  a spacchettare buste di plastica contenenti vecchie lenzuola e coperte, "che stai facendo?" le chiese entrando  " sistemo il tuo corredo, che domande"  rispose Madison intenta a rovistare nell'armadio e tirando fuori altri due pacchetti: il primo conteneva federe e lenzuola in lino bianco con profili color glicine , il secondo una volta aperto rivelo' una lunga camicia da notte in raso bianco a maniche lunghe, Kelly la sollevo' e decise che, a occhio e croce, doveva arrivarle alle caviglie.   " quella era della prozia Emily"  disse la madre sedendosele accanto con in mano un vecchio album di fotografie ingiallito., "la prozia Emily?"  chiese la ragazza, "era la sorella minore di mio padre"  rispose Madison sfogliando l'album fino a meta' circa e fermandosi dove vi era un'unica grande foto: ritraeva una giovane seduta ad un tavolino in soggiorno, indossava una camicetta bianca ed una gonna scura e fissava l'obiettivo con uno sguardo molto triste e serio  "povera zia....era cosi giovane..."   sospiro' la madre   "cosa le e' successo?"  chiese Kelly   " purtroppo quando aveva quattordici anni si ammalo' e fini' in manicomio purtroppo a quei tempi era consuetudine"  disse Madison chiudendo l'album.   "e' terribile" commento' sua figlia: aveva letto in rete che fino a cinquant'anni prima nei manicomi, dove si finiva anche senza che ti fosse diagnosticata una vera malattia mentale, ma semplicemente essendo "diversi"   i pazienti venivano sottoposti ad elettroshock e trattamenti  inumani,  " dopo che lei mori' questa camicia da notte l'hanno sempre indossata le donne di famiglia la prima notte di nozze, spero tu vorrai continuare la tradizione tesoro"  commento' sua madre chiudendo l'album e  riponendolo nell'armadio.  Kelly sorrise: aveva sempre trovato certe tradizioni ridicole e non solo quelle di famiglia  "perdonami mamma ma ora devo proprio andare" disse scattando in piedi e avviandosi giu per le scale, si era appena ricordata che stava per arrivare Vivian la sua migliore amica nonche' damigella d'onore, avrebbero dovuto andare insieme al negozio per provare i rispettivi abiti.  Bastarono pochi minuti e Vivian arrivo', era piuttosto alta con lunghi capelli biondi e occhi grigi , le ragazze si erano conosciute quando erano piccole proprio in quelle campagne, Vivian era ospite presso degli zii durante le vacanze e da allora erano rimaste inseparabili, dopo essersi salutate salirono in macchina e si avviarono verso la citta'.  mentre le sarte appuntavano loro addosso gli abiti Kelly aveva raccontato la storia della sua prozia all'amica.  "accidenti, e non si e' piu saputo niente?"  chiese Vivian  "mamma non ha saputo dirmi di piu,' tuttavia mi ha incuriosito: possibile che una ragazzina impazzisca tutto a un tratto e la sbattano in manicomio senza tanti complimenti?" rispose lei  guardandosi allo specchio: il suo vestito bianco era molto semplice, senza maniche ma con un lungo strascico, in testa avrebbe portato un velo lungo fino a meta' schiena e avrebbe indossato dei guanti al gomito.  "sei bellissima" sospiro' la sua amica.  "anche tu non sei male Vivy"  commento' lei: la sua damigella d'onore avrebbe indossato un abito con scollatura rotonda color argento e lungo al ginocchio.
Quella sera dopocena  Kelly era provata dal viaggio e dalle emozioni della giornata, decise quindi di andare a letto, magari leggere qualche pagina di un libro e poi dormire, fece per salire le scale ma giunta circa a meta' della rampa senti' un rumore come il fruscio' del vento, incuriosita si guardo' attorno ma non noto' niente d'insolito ma osservando verso la camera della madre vide una sorta di alone bianco in corrispondenza del manichino dove era stata posta la camicia da notte della zia, sbatte' le palpebre e vide che non c'era nulla d'insolito a parte la montagna di pacchi disfatti la mattina   "sara' la stanchezza" penso' lei entrando in camera, ma continuando a rimuginarci sopra mentre indossava il pigiama e si coricava addormentandosi quasi subito.

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Capitolo 2
*** Shadows from the past ***


Shadows from the past. .La mattina seguente Kelly si sveglio' alle 8 con ancora un vago ricordo della notte precedente, voltandosi si trovo' a fissare la camicia da notte appartenuta alla sua trisavola chiedendosi che cosa ne era stato di lei: "possibile che mamma non mi abbia nemmeno parlato di dov'e' situata la sua tomba?" deduceva che fosse morta perche' stando a quanto ne sapeva lei poche persone una volta entrate nei manicomi ne uscivano vive e se anche lo  fosse stata lo avrebbe sicuramente saputo. Si alzo' e si vesti' in fretta e mentre andava a far colazione in cucina decise che sarebbe andata a spulciare tra i vecchi documenti di famiglia per saperne di piu.
Poco dopo scese in cantina dove sapeva vi fossero degli schedari dove i nonni conservavano tutto, comincio' ad aprirli: alcuni rovinati e ammuffiti erano particolarmente "tosti", ma finalmente vi riusci' e comincio' ad aprire quelle vecchie cartellette ingiallite dal tempo:  atti di proprieta', vecchi conti... "e questo?"  si chiese mentre tirava fuori quello che sembrava un documento medico: in cima vi era scritto "St. Andrew's hospital"   "dev'essere il nome del manicomio: chissa' se esiste ancora?" si chiese appoggiandosi al muro e guardando in fondo al foglio ci vide scritto l'indirizzo: " 11 Flower road Norfolk Cambridgeshire"  "forse la' c'e' un cimitero, non e' lontanissimo, potrei andare a vedere che fine ha fatto la zia, se e' seppellita laggiu'" penso' la ragazza salendo le scale. Una volta entrata in casa scarabocchio' un biglietto per la madre e per Vivian affinche' non si preoccupassero e si diresse in garage per prendere la macchina.
Si mise alla guida posando lo stradario aperto e il foglietto con la via sul sedile del passeggero e di tanto in tanto vi gettava un'occhiata, stette al volante per un ora e mezza, attraverso' stradine sterrate dopo aver abbandonato ben presto l'autostrada,  viaggio' attraverso ridenti paesini che costeggiavano verdi colline ed era ormai mezzogiorno passato quando giunse all'indirizzo segnato sul biglietto solo che non era un cimitero bensi' un ospedale: "st. Andrew's hospital"  lesse Kelly mentre avvertiva un brontolio di stomaco, d'altronde era ora di pranzo ma decise d'ignorarlo almeno per il momento ed oltrepasso' il cancelletto di ferro stranamente socchiuso.  Al bancone d'ingresso una donna di colore piuttosto robusta accoglieva tutti con un sorriso "buongiorno, vorrei informazioni su una mia parente ricoverata qui cinquant'anni fa"   l'infermiera la scruto' con curiosita' "dovrebbe scendere in archivio ma le consiglio di parlare prima col direttore"  le disse sistemando dei fogli in una cartelletta  "puo' chiamarlo per favore? e' molto importante"  la prego' Kelly,  la donna compose un numero sull'interfono e dopo pochi minuti arrivo' un ometto stempiato con gli occhiali che la prego' di seguirlo, scesero fino al seminterrato, una lunga stanza con scaffali zeppi di faldoni fino al soffitto. Vedendoli Kelly decise di armarsi di tanta pazienza: ne avrebbe avuto per tutto il pomeriggio ma voleva sapere.
Ogni faldone era ordinato per anno, Kelly dovette ricorrere ad una scala poiche' i piu vecchi erano situati sul ripiano piu alto, facendo due conti avrebbero dovuto interessarle quelli compresi tra il 1940 e il 1950, comincio' a sfogliarli uno per uno con solerzia, le pagine plastificate erano grandi e pesanti e la ragazza le toccava con prudenza andando a ritroso, incappando in storie di dolore e sofferenza, quelli fino al '45 erano cartelle cliniche riguardanti indifferentemente uomini e donne piu o meno giovani con differenti patologie mentali ma rimase molto sorpresa nello scoprire che durante la guerra vi erano ricoverate solo pazienti donne e piu' andava avanti piu' le parole che le saltavano agli occhi eran sempre quelle: "3 mesi"   "5 mesi"  "8 mesi" e via dicendo,  ebbe uno strano presentimento come se fosse tutto li davanti ai suoi occhi ma non riuscisse a coglierlo completamente. Comunque sia non trovo' nulla riguardante la sua prozia sebbene avesse osservato piu volte i nominativi sotto la "s" , sconfortata e delusa rimise tutto a posto ed usci', saluto' l'infermiera all'ingresso e si avvio' verso la sua macchina. Durante il ritorno rimugino' su tutta quella faccenda: se a casa c'era quell'indirizzo doveva esserci un motivo ma d'altronde niente di quanto aveva visto faceva pensare ad una permanenza della zia la' dentro eppure c'era qualcosa che non le tornava  "ma a chi posso chiederlo? tutti quelli all'epoca presenti sono morti" rifletteva.  Quando arrivo' a casa erano ormai le cinque e mezza e trovo' la madre aggirarsi per il parco intenta a controllare le decorazioni nonostante cominciasse a far buio: "eccoti finalmente! si puo' sapere dove sei stata?"  le chiese correndole incontro  "beh veramente..." balbetto' lei ma non riusci' a dire di piu' poiche' Madison intavolo' un discorso sul menu' da cambiare, sul colore delle decorazioni ed altre cose riguardanti la cerimonia e lei non ebbe piu modo di parlarle,  quando finalmente ando' a coricarsi tiro' un sospiro di sollievo: domani sarebbe arrivato Brian e almeno a lui avrebbe potuto raccontare tutto con calma, in fondo avevano ancora sei giorni di tempo prima che la cerimonia avesse luogo, si volto' nuovamente verso la camicia da notte il cui bianco spiccava nel buio della stanza.  Tutt'ad un tratto si delineo' accanto al manichino l'evanescente figura di una giovane donna dai lunghi capelli, indossava una strana veste lunga al ginocchio, convinta di sognare Kelly si mise a sedere sul letto senza pero' smettere di guardarla, le era venuto freddo e si tiro' le coperte fino al mento.  Lentamente la strana ombra perlacea si volto' verso di lei e con una voce lamentosa indicando la camicia da notte disse:  " se l'indossi morirai"  e svani'.

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Capitolo 3
*** That cursed night ***


that cursed night Turbata dalla visione Kelly non riusci' quasi a chiudere occhio per tutta la notte e si presento' a colazione con gli occhi cerchiati,  "tutto a posto cara?" le chiese la madre nel vederla in quello stato.  La ragazza per timore di non essere creduta la rassicuro': " no, no tranquilla mamma: ieri sera volevo finire di leggere il mio libro e cosi ho fatto tardi" disse mettendo i cereali nello yogurt.
"A che ora arriva Brian?  Dobbiamo andarlo a prendere?" chiese sollecita Madison ,  "dovrebbe essere qui per mezzogiorno" rispose la figlia bevendo un sorso di caffe': era l'unica  in famiglia ad amarlo al pari del the'. Finito di mangiare mentre sua madre si recava all'azienda di catering per gli ultimi accordi Kelly si sdraio' sul divano cercando di riordinare le idee in modo da poter dare a Brian una spiegazione il piu possibile plausibile per quella faccenda assurda.  Aveva veramente visto il fantasma della zia Emily o era solo suggestione?  E se l'aveva visto perche' aveva pronunciato quella specie di minaccia? cosa c'entrava la camicia da notte?  Mentre ci rifletteva le sembro' di percepire un forte profumo di fiori, in un primo momento penso' che la madre o qualcuno dei domestici avesse spruzzato del deodorante per ambiente ma poi si rese conto che proveniva da una delle camere da letto  e decise di seguirne la scia, s'incammino' verso il piano superiore quello zeppo di camere da letto inutilizzate da decenni. Kelly ricordo' che da piccola si divertiva ad eludere la sorveglianza di nonni e domestici per sgattaiolare lassu': quella zona le era proibita perche' a detta della nonna era piena di oggetti antichi e fragili che avrebbe potuto rompere o con i quali avrebbe potuto farsi male. Mentre stava per entrare nella prima alla sua destra si accorse di non essere sola:  di fronte a lei c'era infatti una bambina con lunghi capelli biondo-rossicci ed un vestitino scozzese dall'aria un po' antiquata, poteva avere quattro o cinque anni "ehi e tu chi saresti?" le chiese Kelly sorpresa, la bimba si limito' a sorriderle e trotterello' via.  "aspetta! vieni piccola, non ti faccio niente" la chiamo' perlustrando ogni stanza convinta che fosse figlia di qualche domestica anche se non le risultava che ce ne fosse una con una figlia di quell'eta'. Arrivata all'altro capo del corridoio la vide ferma davanti alla porta dell'ultima camera rimasta, all'improvviso ebbe un curioso capogiro tanto che credette di svenire e dovette appoggiarsi alla parete per non cadere, quando riusci' a sbirciare dentro la stanza noto' che era buio come fosse notte ma dalla finestra filtrava abbastanza luce da permetterle di scorgerne l'interno, udiva anche un respiro leggero come di qualcuno che dorme. Fece qualche altro passo per vedere chi fosse quando si accorse che si trattava della zia Emily le prese un colpo: era identica alla fotografia che aveva visto ed indossava la camicia da notte che ora stava sul manichino in camera sua. Poco dopo udi' dei passi ma capi' che non venivano dal corridoio bensi' dalla stanza attigua a quella che stava osservando, Kelly ricordo' infatti che quasi tutte quelle stanze erano comunicanti tra loro e fu proprio in quel momento che la porta accanto al letto si apri' e comparve un uomo piuttosto alto e corpulento: "Ralph" penso' Kelly riconoscendolo come il fratello della bisnonna, madre di Emily. Naturalmente non l'aveva mai conosciuto ma rammentava che a volte il nonno le aveva parlato di lui ma non era certo preparata a quello che vide: l'uomo sedette sul letto, mise una mano sulla bocca della ragazzina e le sibilo' all'orecchio: "zitta, guai a te se urli puttanella!" ,  tutto il resto accadde molto velocemente: la camicia da notte gettata via insieme agli abiti di lui, Emily terrorizzata sotto il suo peso e i suoi strilli soffocati... lacrime rigarono il viso sconvolto di Kelly la quale non pote' che assistere impotente a quell'incubo mentre Ralph si alzava e rivestiva lasciando la ragazzina nuda e tremante sul letto: in quel momento la nipote desidero' tenere la prozia tra le braccia e consolarla, d'un tratto Emily alzo' la testa fissandola dritta negli occhi e la scena cambio'...sentendosi sulle montagne russe Kelly vide che si trovava nel soggiorno e davanti a lei c'erano Emily e la sua bisnonna: la ragazzina evidentemente aveva appena raccontato quello che aveva dovuto subire e la ragazza provo' grande ammirazione per il coraggio della sua parente: non e' mai facile per una donna parlare di quelle cose e figuriamoci a quei tempi.  Tuttavia la madre non disse nulla per rassicurarla, anzi, a Kelly giungevano brandelli di frasi come: "bugiarda"   "ma cosa ti viene in mente" e di nuovo l'assali' la voglia di stringerla a se' per proteggerla: come poteva una madre pensare che sua figlia mentisse su una cosa simile?? e poi altre scene si susseguirono davanti ai suoi occhi: la zia che dimagriva a vista d'occhio che strillava a pieni polmoni in camera sua rovesciando tutti gli oggetti fino al momento in cui genitori e figlia si recarono in macchina alla clinica visitata da Kelly. D'un tratto la visione svani' e la ragazza si ritrovo' sdraiata sul pavimento del corridoio percorso poco prima, ancora visibilmente sconvolta usci' in giardino e proprio in quel momento arrivo' Brian: Kelly gli si precipito' tra le braccia baciandolo con passione, mentre entravano in casa lei gli racconto' tutto quello che aveva visto quasi senza prendere fiato "non era pazza...l'avevano violentata"  continuava a ripetere mentre lui cercava di tranquillizzarla.
I tentativi di Brian risultarono pero' vani nel momento in cui entrarono in camera e videro qualcosa che li fece sobbalzare entrambi: la camicia da notte stillava sangue.

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Capitolo 4
*** Kathleen ***


Kathleen Mentre Brian guardava quello spettacolo orripilato Kelly si avvicino' e ne sollevo' un lembo: "questo e' il suo dolore povera zia, quanto deve aver sofferto" disse asciugandosi le lacrime.  "E' per questo che e' ancora qui, dobbiamo aiutarla"  il ragazzo l'osservava perplesso "e come pensi di fare?"   "non lo so" rispose lasciandosi cadere sul letto, "c'e' un' altra cosa: chi era quella bambina?"   "parli di quella della tua visione?"  chiese Brian sedendosele accanto,  "si, non riesco a capire cosa c'entri" rispose lei cominciando a camminare avanti e indietro lungo la stanza.  "Certo che ci siamo presi una bella gatta da pelare prima del matrimonio" commento' Brian,  "sempre meglio che star dietro ai preparativi della cerimonia"  ribatte' Kelly ed entrambi scoppiarono a ridere.  "No, sono io che devo risolvere questa cosa: si tratta della mia famiglia"  rispose la ragazza abbracciandolo,  "se pensi che ti lasci sola in questo momento scordatelo" disse lui ricambiandola. In quel momento percepirono un venticello freddo  "c'e' qualche finestra aperta?" chiese Brian,   "no, non viene da fuori: questa e' la zia che cerca di dirci qualcosa" rispose Kelly cercando di capire da dove venisse e quando ci riusci' comprese che l'avrebbe condotta in cantina e prosegui' giu' per le scale avanzando man mano che percepiva la brezza leggera che denotava la presenza di sua zia, Brian non l'aveva seguita ed era completamente sola percio' decise di provare a parlarci: "zia, sei qui? fatti vedere per favore, io voglio aiutarti, voglio capire... se c'e' qualcosa che posso fare dimmelo o fammelo capire e io tentero'". In quella svolto' a sinistra e si trovo' davanti allo spirito perlaceo della zia che la guardava con lo sguardo piu sconfitto che avesse mai visto, Kelly fece per dire qualcosa ma Emily si mise di profilo e quello che la nipote vide la lascio' letteralmente di sale: il ventre comincio' a gonfiarsi fino a diventare teso sotto il suo vestito, dopodiche' il fantasma spari'.  Il viso della ragazza fu attraversato da grosse lacrime: sua zia non solo era stata stuprata ma era anche rimasta incinta! Sconvolta, tento' qualche passo nel sotterraneo ma dovette aver sbagliato strada poiche' dopo pochi minuti si ritrovo' nello stesso punto da dove era partita,  "ma allora quella bambina che ho visto..." mormoro' tra se'  "e' Kathleen mia figlia"  rispose una voce malinconica alle sue spalle: Emily era ricomparsa e stavolta non era piu' di colore grigio luminescente, bensi' sembrava una persona normale, anche piu' grande dei suoi quattordici anni, effettivamente somigliava molto alla nipote: stessi capelli lunghi rossi, stesso taglio d'occhi, aveva un abito blu lungo al ginocchio e scarpe nere, sedette in una nicchia nella parete e con un cenno invito' Kelly a fare altrettanto.  "Tu sei la mia pronipote vero?"  le chiese  "si" esclamo' l'altra in un soffio  "e ti chiami Kelly?"   "esatto"  "mi dispiace conoscerti in queste circostanze cara: immagino che avrai visto cosa mi e' successo"  disse guardando oltre lei, Kelly annui'  "ma ci sono ancora dei punti che ti sono oscuri vero? lascia che t'illumini" , la ragazza rabbrividi': era in mezze maniche e li' sotto faceva piuttosto freddo.  "la clinica dove mi portarono dopo la violenza non era un manicomio anche se certamente  i miei genitori mi credettero impazzita, bensi' un posto dove si praticavano aborti o venivano dati in adozione i figli illegittimi: siccome io ero gia al quarto mese i medici optarono per la seconda ipotesi, io ero molto indecisa: ti chiederai perche' visto quello che mi avevano fatto ma io pensai che il mio bambino non aveva colpa di tutto cio' e cosi decisi di tenerlo con me anche se mi avevano assicurato che c'era gia'  una famiglia affettuosa pronta ad accoglierlo. Comunque partorii e quando vidi che era una femmina decisi di chiamarla Kathleen che significa "pura" proprio per dimostrare che lei era innocente."   "potevi anche non farmi nascere mamma, cosi non ti avrei ricordato quello che ti aveva fatto quella persona"  l'interruppe una vocina, Kelly si volto' e rivide la bambina bionda di qualche giorno prima: Emily l'accolse tra le braccia "no amore, non dirlo neppure: mai e poi mai avrei rinunciato a te, piuttosto saluta la signorina: e' tua nipote sai"  la piccola sorrise e la saluto' con la mano rimanendo in braccio alla mamma,  "dove andaste dopo essere fuggite?"  chiese la ragazza,  "c'erano delle abitazioni nei pressi della clinica, spiegai che mio marito era morto in guerra e che avevo bisogno di un lavoro, mi accolsero e lavorai per quella famiglia cinque anni senza raccontare mai la mia storia finche' un giorno io e Kath uscimmo a fare la spesa e un'auto ci travolse, io riconobbi subito il conducente: era mio cugino Ralph, probabilmente erano stati avvertiti dalla clinica della nostra fuga e lui ci aveva trovate per caso, temendo che l'avrei denunciato, poteva passare dei guai anche se era passato del tempo perche' io ero minorenne all'epoca dei fatti, ha preferito farmi tacere per sempre. Probabilmente fu il mio rancore nei suoi confronti a permetterci di rimanere qui, ma grazie a te ora possiamo andare avanti".   "E come? io non ho fatto niente" obietto' Kelly,  "Invece si: cercandomi e ascoltandomi hai fatto in modo che noi possiamo andarcene da qui" sorrise Emily.  D'un tratto una voce risuono' nel sotteraneo  "Kelly, dove sei??"   "e' Brian"  disse,  "sono qui!"  rispose a voce alta, poco dopo lui le raggiunse trafelato, la ragazza fece per presentarlo ma la zia la fermo': "no, solo tu puoi vederci dato il legame di sangue che ci unisce, e' il tuo futuro marito?"   "si zia lui e' Brian" disse Kelly affrettandosi a riassumergli la conversazione intrattenuta fino a quel momento,  confuso, il ragazzo balbetto':  "ehm, salve signorina Shaw, mi spiace per quello che ha passato, spero che ora potra'...riposare in pace ovunque sia diretta, e le prometto che avro' cura di sua nipote",  "la zia dice che e' felice che ci sposiamo, che siamo una bella coppia e che tu le sembri un bravo ragazzo" rispose  Kelly per conto di Emily e in quel preciso istante i due spettri svanirono.
Due giorni dopo ci fu il loro matrimonio e prima di unirsi agli invitati per il rinfresco i due neosposi uscirono in giardino, fu in quel momento che Emily e Kathleen riapparvero: "coraggio tesoro, va' a farle gli auguri" raccomando' la madre alla figlia,  la piccola si avvicino' e bacio' la sposa sulla guancia,  "ah, la camicia da notte ora potrai usarla: non trasmettera' piu' il mio dolore"  disse Emily e dopo un ultimo saluto scomparve per sempre con la figlia mentre i neosposi si baciavano felici.

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