Please don't leave me

di virgily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** primo capitolo: ***
Capitolo 2: *** secondo capitolo: L'imprintig ***
Capitolo 3: *** terzo capitolo: l'appuntamento ***
Capitolo 4: *** quarto capitolo ***
Capitolo 5: *** quinto capitolo: il risveglio ***
Capitolo 6: *** sesto capitolo ***
Capitolo 7: *** settimo capitolo ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** primo capitolo: ***


Please don’t leave me

 

 

-pertanto sarebbe carino se tutti voi partecipaste alla nostra iniziativa- concluse il discorso un anziano signore sui cinquanta: grandi occhiali e due baffi bianchi quasi alla mago merlino; mi guardai intorno e vidi tutti gli altri che annuivano compiaciuti,

-pss… Kiro? Hey Kiro?- chiamai sottovoce il mio bassista,

-che c’e’?- rispose avvicinando il viso al mio per sentire meglio,

-ma che cosa ha detto?- domandai stranito, okey confesso: non avevo ascoltato neanche una parola di dottor merlino!

Grazie a Dio Kiro non mi rimprovero’ per non aver ascoltato e mi rispose gentilmente,

-che dobbiamo andare a fare lezioni di musica per i ragazzi dai quindici ai diciasette anni in ospedale, credo che sara’ divertente no?- domando’ il biondino sorridendomi,

-tsk… ecco un’altro di quei lavoretti di benificienza del cavolo- commentai a bassa voce,

-ohh suvvia Yu ma sei senza cuore! Pensa a quanti ragazzi potremmo trasmettere la nostra musica!- ribbatte’ il biondino entusiasta, eregendo uno sguardo luminoso e sperso in uno dei suoi soliti filmetti mentali 

-si… e stanotte ti sei svegliato tutto sudato vero?- risposi prima di scoppiare a ridere,

-ma sei una bestiaccia! Comunque domani cominciamo, cerca di non terrorizzare o annoiare quei poveri ragazzi okey?- sbuffo’ prima di  andare a postare la sua firma per l’approvazione al progetto "Hospital Bizarre". Svogliatamente allora lo seguii assieme agli altri e firmai anche io, certo che il giorno successivo sarebbe stato uno dei giorni piu' lunghi e noiosi dela mia vita.

 

8:00 a.m

-Yu? Yu miseriaccia alzati! Tra un’ora dobbiamo stare in ospedale!- la voce del mio cantante risuonava minacciosa per tutta la mia stanza,

-no! non voglio fare la donazione di sangue!- sbuffai nascondendo il viso sotto le lenzuola,

-ma quale donazione! Dobbiamo andare per il progetto di ieri!- ribatte’ sfilando via anche le coperte, svegliandomi definitvamente,

-sicuro che non dovevamo fare le donazioni?- domandai nuovamente,

-santo cielo venderesti davvero il tuo sangue pur di non fare qualcosa di costruttivo?- domando' il biondo guardandomi accigliato

-che c’e’ di male scusa?- domandai a mia volta prima di vedere un cuscino spiaccicarsi sul mio viso facendomi anche alquanto male!

-sei una bestia! Ti aspetto tra dieci minuti sbrigati!- Strify uscii dalla mia camera emanando fuoco e fiamme dalle orecchie. Sbuffai nuovamente e mi avviai verso l’armadio; afferrai il primo jeans e l’abbinai ad una cinta borchiata e a una canotta nera aderente, entrai in bagno e accesi la piastra. Mi rinfrescai il viso prima di passare la matita nera attorno agli occhi, e successivamente piastrai velocemente i capelli. Uscito dal bagno infilai la chitarra nella sua custodia e la misi in spalla, infine scesi al piano inferiore assieme agli altri. Un fulgoncino ci trasporto’ fino all’ospedale: un’infrastruttura noiosamente Bianca candida,ove per due settimane intere avremmo fatto Avanti e indietro dalla mattina fino alle 17:00 di pomeriggio. Ci accolse una giovanissima infermiera tutte curve che ci assegno le camere dei ragazzi:

-buongiorno e benvenuti, suppongo che vi e’ gia’ stata spiegata l’iniziativa a cui state predendo parte quindi ecco a voi il numero della vostra camera, arrivederci e grazie- disse lasciandoci  un modulo ciascuno prima di andarsene, “wow che donna di poche parole” pensai prima di afferrare il mio modulo:

 

nome: Virgily

eta’: 17

richiasta lezioni di: chitarra

numero stanza : 369

 

“beh almeno non e’ tanto piccola! Chissa magari sara’ piu’ divertente che insegnare a un bamboccio!” pensai mentre mi avviavo verso l'ascenzore: direzione camera numero 369.

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Capitolo 2
*** secondo capitolo: L'imprintig ***


 Una volta arrivato al terzo piano percorsi un lungo corridoio, per poi ritrovarmi davanti la camera designata: dall’esterno sentivo che qualcuno stava strimpellando qualcosa, doveva essere una chitarra classica. Aspettai qualche secondo per ascoltare la melodia che stava venendo fuori poi, dopo essermi ripreso bussai interrompendo il suono,

-avanti- una voce dolce mi concese di entrare,

-ciao tu sei Virgi…- non riuscii a finire la frase che mi sentii bloccato: c’era un letto completamente bianco, su di esso vi era una ragazza dai capelli rossi e voluminosi, mai visto un rosso cosi’ intenso e brillante, mentre I suoi occhi erano blu oceano; tra le braccia teneva una chitarra classica rivestita di scritte con testi di canzoni,

-io sono Virgily mentre su sei Yu giusto?- domando’ modellando quelle due labbra rosee e fine in un dolce sorriso,

-hem… si-risposi ridacchiando prima di chiudere la porta. Mi avvicinai a lei e mi misi seduto sullo sgabbello accanto al suo letto,

-ho sentito che stavi suonando… sei brava- affermai sorridendole, perdendomi nel suo sguardo

-grazie- rispose arrossendo appena,

-allora… che ne dici se ci conosciamo meglio prima di cominciare?- domandai levandomi la chitarra dalle spalle per poi poggiarla a terra,

-okey…- rispose poggiando anche la sua chitarra a terra,

-bene, allora io sono Yukito anche se il cantante del mio gruppo mi ha ribattezzato Yu, ho 21 anni e sono un chitarrista- cominciai , notanto che la giovane mi ascoltava presa totalmente dalla mia storia,

-tu invece?- domandai a mia volta poggiando il gomito sul suo letto per poi poggiare il mento sulla mano,

-sono Virgily ho 17 anni e suono la chitarra da quando ne avevo 10- comincio’ a sua volta guardandomi negli occhi,

-come mai ti trovi qui?-

-onestamente sono ricoverata qui da un bel po… credo un mese. Ho una malattia al cuore e quindi devo stare costantemente sotto osservazione, la mia mamma quando puo’ viene qui e mi da lezioni casalinghe, affinche’ non rimanga indietro. La mia chitarra e’ la mia unica amica- sussurro’ lanciando’ uno sguardo malinconico al suo strumento che giaceva a terra accanto al mio.  Le sorrisi dolcemente e afferrai la mia chitarra tirandola fuori dalla custodia,

-wow! E’ bellissima!- esulto’ sfiorandone le corde,

-ti piace?- domandai ridacchiando,

-moltissimo-

-vuoi provarla?-

-posso? davvero?- annuii e l’aiutai ad afferrarla. Comincio’ a strimpellare le corde con delicaezza e dolcezza, la toccava quasi fosse un bambino piccolo, rimasi incantato dal modo incui suonava, non avevo mai ascoltato musica cosi’ dolce e profonda. Ogni tanto Virgily alzava lo sguardo facendolo combaciare con il mio, e dopo un sorriso tornava alla chitarra, quasi per non perdere la concentrazione. Tornato a casa mi accomodai sul divano in pelle rossa e strimpellai qualcosa sulla stessa chitarra su cui le sue mani piccolo e bianche si erano poggiate. Neanche mi accorsi di Kiro che mi stava alle spalle, che mi osservava incantato; conoscevo quello sguardo: mi guardava cosi’ anche la prima volta incui mi ha visto suonare, riteneva che avevo una sorta di magia che scorreva nelle mie dita quando suonavo. Con lo sguardo tornai alle corde della chitarra, e improvvisamente vidi delle dita bianche sfiorarmi la mano, sgranando gli occhi persisto a vederle, e quando alzai lo sguardo venni nuovamente intrappolato dal blu delle sue iridi, e incantato dal rosso vivo dei suo capelli;

-Yu?- la sua voce e’ calda e dolce, mi chiamva sorridendomi teneramente,

-Yu?!- distrattamente iniziai a sbattere le palpebre, come quando ci si sveglia da un sogno, accorgendomi cosi’ che Virgily non era li con me, e non era lei a chiamarmi; ma bensi’ il mio bassista:

-Yu mi spieghi che ti prende? Come fai a non accorgerti che ti stavo parlando?- mi rimprovero’ scompigliandomi I capelli,

-scusami… stavo pensando- risposi riponendo la chitarra nella sua custodia,

-tu che pensi? Deve essere successo qualcosa allora!-ridacchio’ sarcasticamente, tuttavia non ero in vena di rispondergli… ero troppo preso per altri pensieri… sognavo le sue labbra, il suo sorriso i suoi occhi. piu' persistevo a immaginarla e piu' sentivo il cuore battermi forte e lo stomaco farmi un male cane, "ma che diavolo mi sta succedendo?"

-uhhh strano neanche mi rispondi, e’ successo qualcosa in ospedale? Approposito com’e’ il tuo alunno?-

-alunna- risposi correggendolo,

-uh scusa. Hey aspetta… ahhh ora ho capito! Percaso e’ una bella alunna?- domando’ maliziosamente il biondo, dandomi una leggera gomitata

-no, non e’ bella…- cominciai con lo sguardo sperso,

-ah no?-

-no… e’ bellissima- sussurrai con lo sguardo sperso nel vuoto, con la testa che vagava nuovamente per dolci visioni…

-Yu non ti riconosco piu’! ma non e’ che ti e’ venuta la febbre?- domando’ il buondino passando una mano sulla fronte,

-no Kiro, credo che ho una cotta per la mia alunna- risposi facendomi paura da solo prima di guardarlo fisso negli occhi; il suo sguardo era preoccupato e stupito allo stesso tempo, beh era davvero raro che dalla mia bocca uscisse la parola “cotta”;

-u-una cotta? Ma dici percaso quella sensazione strana che senti quando stai vicino a una persona a cui tieni? Che quando la vedi senti che ti manca il fiato e ti si riggira lo stomaco?- domando tutto d’un fiato scuotendomi come un lenzuolo,

-si! Si Kiro ma adesso basta!!- strillai discostandomi, sentivo il cervello che mi stava rimbalzando in testa per quanto mi aveva scosso,

-Yu la tua non e’ una cotta allora…- comincio’ il bassista,

-a no?- domandai incuriosito,

-no. Il tuo e’ un colpo di fulmnine… un po’ come l’impirnting di Twilight!- ridacchio’ il nanetto illuminando lo sguardo quando pronuncio’ il titolo di uno dei suoi libri preferiti,

-si e quando ti sei svegliato eri tutto sudato - ridacchiai scompigliandogli la chioma platinata prima di alzarmi dal divano poggiando la chitarra al mio posto,

-dove te ne vai ora?- domando’ il biondino con vocetta incuriosita,

-niente vado in camera mia- risposi vago mentre salivo le scale.

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Capitolo 3
*** terzo capitolo: l'appuntamento ***


Una volta entrato in camera afferrai l’i-pod e cominciai ad ascoltarmi un po’ di musica disteso sul letto intento nel fissare il soffitto; avevo immaginato la mia alunna e avevo scambiato la voce del piccolo Kiro per la sua! “Yu questa volta hai proprio superato il limite” pensai poggiando lo sguardo sulla scrivania: un blocchetto, delle matite, plettri varii e dei colori. Dopo essere stato piu’ volte tentato allora mi alzai dal giaciglio e afferrai il blocchetto con le matite e una gomma da cancellare; tornai nuovamente sul materasso e cominciai a disegnare: in principio mi venne fuori una sagoma imprecisa e poco definita, continuai il mio operato e dallo schizzetto da cui ero partito venne fuori un angelo dai soffici capelli rossi e gli occhi azzurri, di cui soltanto io sapevo a chi mi riferissi. Osservai per un’altra buona mezz’ora il mio buon operato; ero soddisfatto e compiaciuto di me stesso, li dentro avevo estrapolato tutta la bellezza che vedevo in lei, e nei suoi occhi avevo impresso la dolcezza della sua anima mentre le sue labbra, semi dischiuse, sembravano stessero per pronunciare parola. A disturbare il mio momento di totale contemplazione del mio lavoro venne il mio batterista che saltellando sventolava un omonimo fogliettino di carta;

-che vuoi Shin?- domandai scocciato mentre posavo delicatamente il disegno sulla scrivania,

-ho un regalo per te!-

-davvero?- “se si tratta di Virgily allora sono piu’ che contento”

-si, hai presente quella bambolona dell’infermiera di questa mattina?- la domanda del biondo mi parve un sussurro lontano che volesse riportarmi indietro ad un tempo troppo passato,

-non me la ricordo- risposi pensandoci affondo; sforzai la mia mente fino a farmi esplodere le meningi ma tutto quello che la mia psiche produceva, non erano altro che dolci visioni della ragazza distesa sul letto con la mia chitarra tra le braccia;

-come fai a non ricordartela? Dai quella prosperosa con gli occhi verdi! Yu non puoi non averla notata!- mi rimprovero’ venendomi a scuotere come un asciugamano, facendo ballonzolare la mia testa avanti e indietro finquando non mi ricordai vagamente della suddetta infermiera: un camice succinto e tutt’altro che casto; le gambe nude e corpose con un bel seno e un viso per niente male, la tipica ragazza da “una notte e via in stile Yu phoenix”. Staccai di dosso lo stuzzica-denti umano e gli dissi che me ne ricordavo perfettamente ora che mi aveva scosso,

-e allora?- aggiunsi in seguito,

-ho qui il suo numero di cellulare. Che dici? Perche’ non la chiami?- domando’ facendomi un occhiolino malizioso porgendomi il foglietto strappato da un quaderno a righe,

-perche’ dovrei chiamarla io? Non potresti chiamarla tu?- risposi rimanendo sulle mie,

-perche’ domani io esco con una sua amica mentre lei rimarrebbe da sola. Eppoi Yu dammi un motivo valido percui non dovresti venire-

-beh, ad esempio... se domani sera torniamo tardi non mi alzero’ per andare in ospedale!- risposi facendo il vago,

-metti la sveglia! Dai chiamala! Adesso!-

-okey okey basta che non mi rompi!- risposi afferrando il cellulare mentre cominciavo a comporre il numero segnato sul messaggio di Shin,

-pronto?- una voce femminile rispose appena dopo il secondo squillo, e per un attimo esitai; il pensiero di uscire con una donna che non fosse la mia allieva cominciava a urtarmi,

-hem, ciao sono Yu. Il chitarrista del progetto all’ospedale. Non so se ti ricordi- risposi con voce un po’ incerta e impacciata, come un adolescente che chiamava per la prima volta una ragazza,

-oh si! Certo! Ciao io sono Amelie, scommetto che il mio numero te lo ha dato il tuo amico biondo... aspetta si chiama...-

-Shin?-

-si, proprio lui. So che domani esce con una mia amica...- rispose abbassando di qualche tono la voce per renderla piu’ sensuale e ammiccante,

-esatto, ed era proprio per questo che pensavo, insomma... se volevamo aggregarci a loro- proposi schiarendomi per bene la voce, sentendo la parte virile in me man mano rinascere,

-okey per me non ci sono problemi- rispose accennado una squillante risatina,

-bene, allora che ne dici se passo per le nove e mezza assieme a Shin davanti all’ospedale?- domandai successivamente stando al suo gioco, sfoderando la mia voce roca e seducente a cui tutte non osavano resistermi;

-perfetto, ci faremo trovare puntuali. Allora a domani-

-a domani Amelie. Buona notte-

 -buona notte anche a te- rispose prima di riattaccare. Aganciai a mia volta e sospirai allietato, anche quella volta avevo fatto colpo, e il mio ego non poteva che esserne giovato.

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Capitolo 4
*** quarto capitolo ***


Aspettai che Shin varcasse la porta e il mio sguardo cadde sul disegno; lei era ancora li, perfetta nei minimi particolari con cui io l’avevo plasmata e nulla sembrava poteva rovinarla. Aprii l’armadio e cominciai a spulciarne il fondo, ove tenevo custodito la mia cartellina degli schizzi incui vi riposi la mia opera d’arte, cosi’ che occhi indiscreti non potessero in un qualche modo usurpalra per rubarne tutta l’essenza pura e candida che ero riuscito a trasmetterle. Andai a letto, e la notta passo’ in fretta. Forse anche troppo in fretta. Mi alzai dal materasso e come ogni mattina mi conciai in modo decente per accogliere al meglio non solo l’infermiera con cui sarei uscito, ma anche la piccola Virgily che impazientemente aspettavo di vederla. Scoccarono le nove precise del mattino e gia’ ci trovavamo all’interno dell’edificio; avanzai per il corridoio e mi avvicinai con grandi falcate alla 369, notando con mio stupore che la porta era mezza aperta. Stentai ad entrare subito ma cercai di osservare la situazione, anche se tutto quello che riuscivo a scorgere era la rossa che seduta a letto riceveva un vassoglio con sopra la colazione, e una voce femminile parlarle:

-allora? Stai partecipando al progetto?- domando’ la voce estranea con un filo di dolcezza,

-oh si! e sono molto soddisfatta del mio insegnante. Spiega benissimo ed e’ molto simpatico. Eppoi e’ cosi’...- gli occhi della giovane brillavano particolarmente mentre assumevano un aspetto sognante, al che non ruscii resistere a farmi una risatina, era cosi’ tenera; dolce e senza malizia...

-bello?- domando’ la seconda voce femminile,

-no, l’aggettivo bello devo dire che gli calza molto stretto. E’ superbo, non lo so ha un’aria cosi’ misteriosa..- rispose sorridendo alla persona davanti a lei che ancora non ero riuscito a riconoscere. Ripensando alle belle parole della mia allieva incurvai le labbra verso l’alto e decisi di entrare senza bussare:

-Yu!- con mia sorpresa ambe due le persone esultarono il mio nome con viso sorridendte e estasiato, prima che si lanciassero uno sguardo interrogativo; la rossa comincio’ a fissare la moretta quasi con stupore mentre quest’ultima non aveva occhi solo che per me, penetrandomi con le sue iridi verdi e scintillanti,

-A-Amelie- risposi balbettando per l’agitazione che mi si aggrappava sulla schiena in quel preciso momento facendomi vernire i brividi,

-vi conoscete?- domando’ la rossa con voce flebile. Di scatto mi voltai a fissare il suo visetto pallido; lo sguardo turbato e incuriosito alla stesso tempo incuteva quanto timore provasse in quell’istante,

-Virgily... ecco. Io e Yu questa sera abbiamo un appuntamento- rispose intromettendosi l’infermiera che afferro’ la mano della paziente come per rassicurarla, ma tutto sembrava non servire. Sul suo viso si disegno’ un sorriso amaro e i suoi occhi di colpo persero la loro brillantezza e si spensero,

-oh. Mi fa piacere!- rispose porgendo all’infermiera il vassoglio ancora pieno di cibo,

-Virgily ma non hai mangiato nulla- rispose la mora tentando di riporgergli il vassoglio ma non ci fu verso, fintanto che alla fine la rossa perse la pazienza passandoglielo in modo brusco,

-Amelie ho detto che non ho fame. Perfavore vuoi portarlo via?- rispose alterando di qualche tono la voce facendola apparire simile a un ringhio. La mora non pote’ far altro che gettare la spugna e allontanarsi dalla camera, mandandomi un occhiolino prima di uscire. Lanciai un’altro sguardo alla ragazza che giaceva spenta, quasi senza vita sul tetro letto bianco, neanche osava guardami in faccia ma si limitava a osservarsi le mani che comincio’ freneticamente a stuzzicarsi con le unghie. Mi avvicinai al suo giaciglio per poggiarmi sullo sgabello ma venni improvvisamente bloccato dalla voce fredda, inespressiva e senza sentimento della rossa,

-non c’e’ alcun bisogno che ti siedi- rispose lasciandomi interdetto,

-che vuoi dire?- domandai avvicinandomi di qualche passo, sedendomi lo stesso sullo sgabbellino provocando una brutta reazione da parte della piccola,

-sto dicendo che quella e’ la porta. Non ho voglia di suonare percio’ e’ inutile che perdi tempo qui e’ chiaro?- rispose fissandomi negli occhi, stavolta trasmettendomi ira, delusione ma anche tanta tristezza. Leggevo della sofferenza nel suo cuore, ed era sottolineato dalle lacrime che mano mano gli contornavano le palpebre,

-s-sai la strada o vuoi che ti ci accompagni?- domando’ successivamente volgendo lo sguardo fuori alla finestra.

-devo andare via?- chiesi ancora turbato da cio’ che la giovane mi stava chiedendo di fare,

-si, voglio che tu te ne vada- rispose singhiozzando mantenendo il distacco visino tra di noi. Senza rispondere allora abbassai lo sguardo e mi avviai, sfiorai la maniglia della porta e mi voltai indietro: una gocciolina brilluccicava al sole mentre le percorreva il perimetro della guancia; tentai di dirle qualcosa ma le parole mi morirono in gola, e come un vigliacco uscii chiudendo la porta. Tornai a casa e mi gettai a letto sommergendo il capo sul cuscino trattenendo per qualche secondo il respiro: Virgily piangeva, era ferita. Mi aveva riempito di complimenti, i suoi occhi al mio pensiero brillavano... e avevo rovinato tutto. Afferrai di corsa il cellulare, ero intenzionato a cancellare il mio appuntamento con Amilie ma qualcosa riuscii a bloccarmi; “cosa pensi di ottenere? Se continui cosi’ finisce che ti fai del male! Tranquillo Yu vedrai che era una cosa passeggera e che domani sara’ tutto finito. Non cancellare l’appuntamento con Amilie. Poverina non c’entra nulla” ripeteva lo Yu che da sempre si era divertito a giocare con i sentimenti delle ragazze; quello che faceva cadere tutte ai suoi piedi e alla piu’ fortunata regalava una notte magnifica. Mi ritrovai combattuto con le due facce di me stesso: il mio ego contro il mio cuore. Tentai di prendere fiato e pensare con calma a cosa era meglio per me che facessi; lasciare perdere l’infermiera? Correre da Virgily? “e’ solo una bambina. Capirai quante volte gli ricapitera’ nella vita di infatuarsi di un ragazzo piu’ grande” il mio ego sembra che avesse la meglio, dopotutto Virgily era ancora anagraficamente piccola, di certo una cosa del genere non puo’ fargli altro che bene. Lasciai corrompere allora la mia mente dal mio “io” egocentrico e lussurioso e cominciai a prepararmi per l’appuntamento.

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Capitolo 5
*** quinto capitolo: il risveglio ***


Indossai una camicia nera sbottonata ai primi due bottoni, un paio di jeans neri e piastrai i capelli. Appena un’oretta ed ero pronto. Aspettai il ritorno di Shin e ci avviammo verso l’ospedale. Era cominciato a farsi buio e l’ospedale s’illuminava di lucine giallastre provenienti da ogni signola stanza contenuta al suo interno; appena sotto il parcheggio due ragazze ci aspettavano: una biondina con gli occhi castani e un bel corpo slanciato rivestito da un vestitino blu e Amilie, la quale indossava un abito nero in microfibra che le delineava le curve mozzafiato. Mi avvicinai alla mora e le baciai le guancie, lanciando appena, forse per distrazione, uno sguardo alla seconda finestrella del terzo piano: c’era una figura affacciata all finestra: capelli selvaggi e rossicci, gli occhi celestini e il pigiama bianco. Quando i nostri sguradi s’incrociarono la ragazza si allontano’ dalla finestra, facendomi tornare con i piedi per terra e con la mente all infermiera. Tutti e quattro ci dirigemmo sotto braccio verso il locale dove avremmo trascorso la nostra piacevole serata; le luci soffuse, la musica altissima e una folla impazzita di gente si stava contorcendo nella sala da ballo. Io e la mora stavamo ballando nella sala assieme agli altri, tutto sembrava perfetto e la ragazza pendeva dalla mie labbra, da un momento all’altro avrebbe ceduto alla mie provocazioni; le passai le mani sui fianchi portando il mio bacino a contatto con il suo mentre le sue braccia si legarono al mio collo. Con la mano destra le accarezzai la schiena mentre la sinistra si inoltrava nella sua folta chioma corvina; avvicinai il mio viso al suo e le sfiorai una guancia con la punta del naso socchiudendo gli occhi. Quado riaprii gli occhi due iridi azzurre mi inchiodarono e dei capelli rossi e intensi sfioravano le mie mani; sentii il cuore mancare un paio di battiti ma quando scossi leggermente la testa Amelie torno’ ai miei occhi. Il viso della mora mi stava a pochi centimetri dal mio e il suo fiato mi coccolava la pelle; le sue labbra sfiorarono le mie, mentre il suo sguardo si faceva diabolicamente incantatore bramando sempre di piu’ il mio corpo e il mio spirito da “dio del Sesso”. Lasciai che mi strappasse via un bacio, fugace, futile eppure stuzzicante. Ricambiai con un’altro bacio, stavolta mordicchiandogli appena il labbro inferiore prima di disegnare un sorriso tutt’altro che ben intenzionato; presi per mano la mora che mi si strinse legandosi su tutto il braccio sinistro, ci avviammo ai divanetti dove al buio brillava un chioma bionda sotto i riflessi del neon; Shin si stava dando da fare con l’amichetta della mora, e io avrei fatto lo stesso. Le labbra del batterista erano completamente fuse e a fatica si sarebbe staccato da quella morsa maledettamente seducente; gli feci cenno che andavamo via e li lasciammo soli. Guidando moderatamente raggiungemmo in pochi minuti casa nostra. Senza dare poche spiegazioni alla diva e al bassista salimmo in camera da letto chiudendoci a chiave.

 

Beeb-beeb. Beeb-beeb

“oh fottuta sveglia!” prensai mentre allungai alla cieca la mano alla ricerca del punlsantino che avrebbe fermato l’orrido suono che mi stava svegliando; una volta che il rumore cesso’ lasciai a pendoloni il braccio, cosi’ da toccare il pavimento, sbadigliai piu’ volte di seguito e lasciai coccolare il mio viso dal cuscino caldo e morbido. Per essere mattina era anche troppo tranquillo; solitamente sentivo Strify e Shin litigarsi la piastra; Kiro che andava in giro con le sue pantofoline azzurre che cercava della cioccolata e Romeo che sbadigliava ogni cinqe secondi lamentandosi che era stanco e che voleva rimanere a letto. Tuttavia casa sembrava deserta, non sentivo assolutamente niente, e questo mi preoccupava. Mi sollevai con grande fatica dal letto e mi ritrovai un postit giallo attaccato sullo specchio addossato al muro: “Richiamami presto dolcezza. Un bacio Amelie. P.s sei stupendo quando dormi!”. Ridacchiai divertito staccandolo dalla superficie liscia e riflettente mentre allungando le braccia verso l’alto mi avviavo al bagno a prepararmi. Convinto di essere in orario perfetto, come tutti gli altri giorni, mi infilai sotto la doccia, assaporando ogni piccola goccia che rinfrescava la mia pelle ancora accaldata dalla bollente notte trascorsa assieme all’infermiera “tutt’altro che santarellina”; avvolgendomi in un asciugamano nero  asciugai i capelli con il phon mentre osservavo compiaciuto allo specchio lievemente appannato quella meraviglia del mio corpo che faceva sognare tutte le donne che avevano avuto il grande onore di avere a che fare con me; per un frangente mi passarono in mente delle frettolose immagini inerenti la mia rossa preferita: distesa sul mio letto, il corpo nudo, bianco come il latte, avvolto tra le mie lenzuola che beatamente dormiva mentre la fisso da lontano. Liberai la mia mente dai miei pensieri impuri quando cominciai a vestirmi; infilando non per niente gli stessi vestiti della sera prima; afferrai la chitarra e me la misi in spalla. Cominciai a scendere le scale quando sentii il cellulare in tasca vibrarmi: Kiro,

-pronto?-

-ah ma buon giorno! Alla buon ora vero?- domando’ sarcasticamente il mio bassista ringhiandomi al telefono,

-Kiro! Ma dove siete? Possibile che siete gia’ andati senza di me?- domandai ingenuamente mentre ero a pochi passi dal portone d’ingresso,

-Yu ma che diavolo stai dicendo? Stamattina dormivi come un ghiro, Romeo si e’ messo pure a saltare sopra il tuo letto ma tu non volevo alzarti! Ti abbiamo lasciato a casa, e ringrazia Dio che io e gli altri ti abbiamo parato il culo dicendo al primario che non ti sentivi bene senno’ ci mandavi tutto il progetto a puttane!- la voce del biondino risuonava per tutto l’appartamento mentre io persistevo a non capire nulla di quello che stesse blaterando;

-che vorresti dire con stamattina?- domandai lasciando a terra la chitarra mentre a grandi falcate raggiungevo la cucina, l’unico luogo piu’ vicino ove si trovasse un orologio, e quando alzai lo sguardo su di esso cominciai a bestemmiare tutti i santi del cielo maledicendomi dasolo; erano le 16:30 pm e avevo dormito tutta la mattinata; cio’ poteva soltanto significare che:

-hai pure dato buca alla tua alunna- rispose facendo mancare al mio cuore molteplici battiti, non volevo neanche immaginare la faccia di Virgily alla notizia che non mi sarei presentato;

-c-chi l’ha informata di tutto? Il primario?-

-no, ci e’ andata l’infermiera con cui stanotte ai fatto ore piccole. Spero solo che adesso tu ti senta un verme schifoso Yu!-

-Amelie? No! Chi ha mandato Amelie?!- domandai agitandomi mentre cominciavo letteralmente a strapparmi i capelli per la rabbia; la mora avrebbe di certo detto tutti i particolare alla piccola, che di sicuro ci sarebbe rimasta malissimo,

-non ne ho idea, ci ero andato io ma quando sono arrivato in quella camera stava succedendo il pudiferio-

-che vuol dire?!- strillai acuto paragonandomi alle sfuriate di Strify quando Romeo gli fregava lo smalto nero;

-ma che ne so! Io stavo fuori la stanza. Ho sentito soltanto un casino assurdo, e quando l’infermiera e’ uscita mi ha guardato dicendomi esattamente queste parole: “questa bambina e’ intrattabile. Ma dopotutto cosa ci possiamo fare con le mocciose?”. Yu non ti nascondo che mi sta davvero antipatica. Si crede chissa’ chi quando invece non e’ niente di particolare...-

-e Virgily? Sai qualcosa di lei?-

-no mi dispiace, cominque io ho finito. Mezz’oretta e sono a casa e ti ammazzo chiaro? Perche’ non si fa cosi’ a una ragazza dato che mi hai detto che hai una cotta molto forte per lei!-

-Kiro rispiarmiami la paternale okey?- risposi sbuffando adirato attaccandogli in faccia. Lanciai il cellulare lontano in preda alla rabbia, andando a centrare la poltrona mentre mi accasciavo sul divano, stringendo tra le braccia un cuscino.

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Capitolo 6
*** sesto capitolo ***


Mi aggomitolai su me stesso portando le ginocchia al mento mentre ero in preda a una crisi isterica, lasciandomi marcare il viso da lacrime molto amare mentre  in testa tutto quello che riuscivo a visualizzare erano le lacrime della rossa che disperata soffriva come un cane mentre Amelie rideva di gusto. Un mostro. Sono stato un mostro, ho preferito concedermi come una escort a una donna frivola, vuota quando al mio fianco un piccolo angioletto vegliava su di me con il suo sorriso e la sua dolcezza. Sentii la porta chiudersi e dei passettini veloci avvicinarmisi, al che mi strinsi ancora di piu’ temendo per la prima volta la “lavata di testa” che si accingeva a farmi, ero agitato, angosciato e stranamente impaurito e tremante; il nervoso non mi faceva un buon effetto,

-Yu?- domando’ il biondino inginocchiandosi davanti a me cercando il mio sguardo che nascondevo sotto la coltre di capelli corvini,

-Yu dai vogliamo parlarne?- sussurro’ dolcemente discostando le folte ciocche mesciate raccogliendo con un dito le lacrime che colavano dai miei occhi per poi andarsi a gettare sul bracciolo del divano nero in pelle;

-Kris d-dimmi solo una cosa...- sussurrai asciugandomi con la manica della camicia nera in cotone gli occhi,

-dimmi...-

-h-ha pianto? Ti scongiuro dimmi se l’hai sentita piangere...- risposi incrociando per la prima volta i miei occhi con quelli del mio bassista che non esitavano a mantenere il nostro contatto fisso, anche se quello che stava per dirmi mi avrebbe fatto morire dentro;

-si Yu. Ha pianto parecchio-

-lo sapevo...- soffiai lasicandomi percorrere da un’altra lacrima,

-sono un mostro!-

-non e’ vero! Sei soltanto uno stupido, egocentrico, vanitoso e menefreghista. Ma sfortunatamente per me sei troppo amato per essere odiato e ritenuto un mostro- rispose sorridendomi appena sfiorandomi la guancia,

-che vorresti dire?-

-domani svegliati presto, comprale dei fiori a valle a fare la lezione di chitarra piu’ bella della sua vita. Ti perdonera’ anche soltanto vedendoti entrare-

-e tu che ne sai?- domandai schizzando seduto,

-lo so e basta- rispose abbracciandomi,

-Kiro? Grazie- sussurrai lasicandomi stringere forte dal mio bassista,

-figurati Yu. Gli amici servono a questo-.

 

Il mattino seguente, come promesso mi alzai molto prima degli altri e andai dal fioraio pressoche’ il piu’ costoso di tutta Berlino; ma dopotutto non avrei badato a spese per Virgily, e guidai fino all’ospedale. Erano appena le 8:00  di mattina e il cielo era lievemente coperto da uno strato di nuvole grigiastre; tipica giornata malinconica insomma. Parcheggiai un uno dei posti riservati al personale e afferrai la chitarra portando tra le mani il mazzo di rose rosse come i suoi capelli e profumate come il suo piacevolissimo odore. Entrai all’ingresso dell’istituto attraversando i lunghi corridoi bianchi guardandomi intorno, volevo evitare il piu’ possibile l’infermiera che rappresentava il mio sbaglio piu’ grande. Ironia della sorte la mora era appena uscita dallo studio medico del primario, e come il suo sguardo si punto’ si di me non pote’ evitare di venirmi incontro ereggendo uno sguardo fiero e un portamento tipico da modella: gambe dritte, pancia in dentro, petto in fuori con molteplici ancheggiate stuzzicanti. Tuttavia quella mattina il mio ego sembrava morto e sepolto, percio’ quel trionfo di seduzione ai miei occhi non appari’ niente piu’ che un tentativo squallido di portarmi a letto;

-non ti facevo cosi’ mattiniero dolcezza- sussurro’ maliziosamente allungandosi sulle punte dei piedi per baciarmi le labbra; un brivido mi percorse tutta la colonna vertebrale, cosi’ forte che mi discostai da lei lasciandola piu’ che interdetta,

-c’e’ qualcosa che non va?-

-Amelie senti...-

-ma che belle rose! Sono per me?- domando’ immediatamente cambiando discorso tentando di strapparmi di mano il mazzetto che con tanta cura il fiorista aveva infiocchettato con un nastrino argentato. In modo tutt’altro che cortese indietreggiai affinche’ le sue mani avide e macchiate dalla malizia le contagiassero,

-no, non sono per te. Sono per Virgily- risposi freddo fissandola dritta negli occhi, lasciandola quasi stupefatta,

-oh, beh... capisco-

-no, non credo che tu abbia ben compreso. Amelie ci siamo divertiti okey? Adesso pero’ basta. Non mi piace assumere questo tono ma mi ci hai portato tu, percio’ smettila di provocarmi e di dare fastidio a Virgily- risposi sbuffando quando le fiamme usciriono dai suoi occhi e le saette elettrizzarono i suoi capelli corvini,

-ti piace la ragazzina vero? Beh per conto mio puoi fare come ti pare. Mi piaceva soltanto divertirmi con te nulla di piu’; vai pero’. Corri dalla malaticcia. Ma ricordati che il mio corpo  non lo toccherai piu’- rispose vaneggiandosi la mora mentre assumeva una posa sexy tentando di farmi pentire della mia scelta, tuttavia era riuscita soltanto a mettersi in ridicolo, provocando una mia fragorosa risata;

-tranquilla, corpi come i tuoi ne ho visti tanti- risposi oltrepassandola lasciandola offesa e indignata mentre sculettando si avviava a passo svelto e adirato verso il reparto di terapia intensiva. Scossi la testa cercando di trattenermi nel scoppiare a ridere nuovamente mentre a passo moderato raggiungevo la stanza 369. Pochi secondi e mi ritrovai davanti la porticina bianca, una targhettina ove vi era indicato il suo numero stava appesa all’apice; mi tremo’ la mano al solo contatto con la maniglia: “mi perdonera'? Sara' contenta?” pensai sentendo il vuoto piu’ totale attorno a me; per un momento tutto il frastuono della gente in corridoio sembrava svanito, il tempo si era quasi fermato. Inspirai profondamente accogliendo tutta l’aria che mi era concesso contenere nei polmoni per poi rigettarla altrettanto lentamente. Presi coraggio e bussai alla porta; nessuna risposta. Attesi qualche istante ma bussai una seconda volta; nessuna risposta. Stranito dalla insolita situazione allora entrai piano; cercando il meno possibile di fare rumore: la camera in penombra accoglieva la fanciulla che giaceva sulla sua spoglia candida, gli occhi chiusi e un’espressione serena erano dipinti sul suo viso; i capelli le ondeggiavano sulle spalle mentere le braccia stavano distese lungo il corpo, e sulla destra una flebo le trapassava la carne facendovi sgorgare lo strano liquido che pendeva dalla sacca sovrastante. Mi poggiai sullo sgabbello a guardarla dormire, lasciando i fiori sul suo comodino. Mi allungai di poco, quel tanto che bastava per poterle tenere una mano fra le mie; la sua pelle cosi’ fredda acquistava man mano calore a contatto con la mia. Rimasi imbambolato dalla sua vulnerabilita’, appariva cosi’ piccola, indifesa... la purezza fatta persona. Con gusto studiai ogni piccolo particolare del suo viso: il nasino piccolo, un neo sul mento, le ciglia ben separate tra loro; ascoltai con ogni cura il suono dei suoi respiri, e osservai incuriosito la strana espressione che stava assumendo. La rossa scosse appena la testa facendo un lieve lamento storcendo il sorriso; le sue labbra si disciusero e sussurro il mio nome;

-sono qui piccola. Accanto a te- risposi alzandomi dal seggiolino per poi ripoggiarmi sulla sponda del suo letto, intreciando le mie dita con le sue;

-Y-Yu. N-no, non andare via. – rispose con un tono leggermente piu’ forte di un sussurro’ mentre voltava la testa di scatto dall’altro lato del cuscino,

-Virgily sono qui. Accanto a te. Stavolta non ti lascio- cominciai accucciandomi lievemente avvicinando il mio volto al suo, accarezzando le sue goti con il mio respiro morbido e vellutato. Un lieve mugugno improvvisamente ruppe il nostro silenzio, e i suoi occhi cominciarono ad asprirsi: le sue iridi azzurre s’incrociarono con le mie che erano a un passo dalle sue. Per qualche istante rimase impassibile, doveva ancora collegare bene la mente al corpo; pochi secondi dopo notai un leggero rossore invaderle le guance mentre le sue labbra cominciavano a tremare,

-Y-Yu! Hem... b-buon giorno- rispose sollevandosi per poggiarsi sullo schienale abbassando lo sguardo a guardarsi i piedini che cominciarono a sfregarsi da sotto le coperte,

-buon giorno a te- risposi con un sorriso tornando seduto al mio seggiolo. Gli occhi della giovane tornarno su di me, per poi dirigersi sulle rose addossate al comodino,

-sono per me?- domando stupendosi del gesto che le avevo porso,

-si- risposi passandogliele. La rossa se le porto’ al viso annusandole attentamente, rimanendo anche lei estasiata dal loro dolce profumo,

-sono bellissime. Grazie- rispose lasciandole sulle sue gambe sporgendo le braccia in avanti nella mia direzione; senza esitazione allora mi lasciai stringere dalle sue braccia immergendo il visto tra i suoi capelli mentre le mie mani le stringevano la schiena per potere il suo corpicino al mio petto. Mi discostai appena per fissarla nuovamente nelle sue iridi mentre le mie mani si innoltravano tra i suoi capelli massaggiandoli dolcemente; estasiato le sorrisi facendo cadere lo sguardo sulle sue labbra, sul suo collo e sul suo braccio da dove sporgeva l’ago della flebo,

- e questa?- domandai indicandogli il tubicino,

- Yu ecco, i-ieri tu non sei venuto e io... mi sono rifiutata di mangiare. Il medico allora ha deciso di nutrirmi per via venerea- sussurro’ piano abbassando lo sguardo mortificata. Lievemente un singhiozzo s’intrufolo sulle sue labbra, e una lacrima solitaria gli solcava la guancia,

-Virgily- sussurai il suo nome sfoderando tutta la dolcezza che sentivo nel cuore stringendogli la mano nella mia ancora piu’ forte; a quella presa la rossa alzo’ il capo mostrandomi i suoi occhi contronati di lacrime che le macchiavano la pelle di porcellana;

-vieni qui...- sussurrai accogliendola nuovamente tra le mie braccia,

-m-mi dispiace- sussurro’ appena portando le labbra al mio orecchio, provocandomi un lieve tremore,

-hey piccola! Non devi scusarti. Ma perche’ non volevi mangiare?-

-perche’ tu non c’eri. E’ strano ma quando non ti vedo non riesco a fare nulla, non voglio fare nulla. E tu perche’ non sei venuto?- domando’ lasciandomi impietrito; mi lasciai andare sulla seggiola pensando a cosa potevo dirle per non ferirla ulteriormente anche se tutto sembrava giocarmi a sfavore; “non posso dirgli che non mi sono svegliato perche’ ero stanchissimo dalla uscita con la sua infermiera!” pensai mentre lo sguardo della rossa si spense nuovamente e il il suo sorriso s’incurvasse verso il basso;

-sei stato tutta la notte con Amelie ed eri stanco vero?- domando’ abbozzando un sorriso amaro lasciandomi di stucco, sembrava quasi che mi leggesse nel pensiero;

-si- risposi secco abbassando a mia volta il capo, la vergogna mi stava letteralmente affogando,

-beh, dopotutto cosa potresti desiderare da una come me?- domando’ la giovane sibilando appena colpendomi al petto come una stilettata al cuore.

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Capitolo 7
*** settimo capitolo ***


La voglia di risposnderle e dirle tutto stava man mano crescendo in me, avrei voluto prenderla portarla via con me lontano, baciarla tutto il giorno sussurandole parole dolci, dovevo assolutamente dirle quello che in verita sentivo per lei da pochissimi giorni ha questa parte ma non ne fui in grado; un po per codardia e un po per la mancanza di tempo a disposizione;

-ti va di suonarmi qualcosa di lento Yu? Devi perdonarmi ma sono ancora molto stanca e con la flebo non posso suonare- disse sprofondando sotto le coperte. Sorridendole appena tirai fuori dalla custodia la mia chitarra e cominciai a pizzicare le mie sei corde lasciando lo sguardo sperso nel vuoto; non facevo molto caso alla melodia che stavo producendo, oramai le dita andavano da sole; in realta’ piu’ che a suonare ero impegnato a maledirmi e a insultarmi per il mio pessimo comportamente e per la mia vigliaccheria. In un attimo ripensai a quella bellissima mattina passata a suonare assieme e a sorriderci teneramente come due amanti appena fuggiti. Alzai appena lo sguardo quando finalmente uscii dalla mia testa e notai ancora una volta che la rossa si era addormentata bella come una dea distesa tra le lenzuola candide; poggiai la chitarra a terra e mi avvicinai alla ragazza rimboccandole le coperte cosi’ che non sentisse freddo alle spalle, mi accucciai e con le labbra le asciugai una lacrima che ancora gli bagnava la pelle, lasciandovi anche un lieve bacio. Immediatamente tornai a tenere la sua mano nella mia coccolandola con le dita, ammirandola riposare nella sua piu’ totale innocenza e castita,

-io ti desidero...- cominciai sussurrando piano, portando la sua mano al mio viso per potergliela baciare da vero galantuono,

-ti stringerei forte per baciarti, accarezzarti i capelli e assaporare il tuo odore. Sono un verme Virgily, mi faccio schifo da solo. Ti o fatto del male e sono soltanto un vigliacco perche’ non riesco a dirti quello che provo...- continuai sfiorandole la fronte per discostarle una ciocca rossiccia da davanti il suo visetto di bambola;

-adesso vado via. Ma io non ti lascero’ piu’. Te lo prometto: sei importante per me Virgily. Riposati piccola mia- soffiai sulle sue goti stampandole un casto bacio all’angolo delle labbra prima di tornarmene a casa.

 

Il giorno successivo mi spettava l’orario pomeridiano, avrei fatto lezione al mio angioletto precisamente alle 16:15 e ne approfittai per riposarmi un po: dormii fino a tardi, feci una colazione bella abbondante che comprendeva anche il pranzo, e infine mi lasciai andare sul divano con la mia amata chitarra a strimpellare qualcosa. Ripensai a Virgily che dormiva, ai suoi lineamenti delicati e morbidi alle sue labbra fine e alla sua voce melodiosa e calda che mi chiamava in preda ad un sogno. Automaticamente le labbra s’incurvarono verso l’alto ma venni riportato con i piedi per terra dal piccolo bassista che era appena tornato dalle sue lezioni: basso in spalla, capelli umidi probabilmente a causa della pioggia, gli occhi appena assonnati marchiati dal trucco colato ma portava un dolce sorriso;

-come e’ andata?- domandai senza distogliere lo sguardo dalle mie corde,

-molto bene grazie, Joh sta facendo dei miglioramenti pazzeschi. Comunque sai che oggi ho visto Virgily?- soltanto il sentire il suo nome mi fece mancare qualche battito; fu cosi’ che alzai di scatto il capo per poi guardare intensamente il biondino nei suoi occhioni verdi,

-quando, come e perche?!- domandai alquanto seccato, sembrava strano ma sentivo i primi sintomi della gelosia arrampicarmisi sulle budella

-stamattina sono entrato distrattamente nella sua camera. Lo sai che e’ veramente carina? Lei si che e’ simpatica non come quella sciaquetta dell’infermiera!- rispose Kiro imitando le movenze provocanti di Amilie ridicolizzandole piu’ che poteva. Per qualche istante mi fece scoppiare a ridere, era cosi’ buffo! Tuttavia non era riuscit a placare lo strano bruciore che si era spostato al petto;

-sei troppo forte Kris! Ma guai a te se rientri in camera sua chiaro?- risposi abbassando la voce lanciandogli un’occhiataccia che il biondo accolse immediatamente senza fare polemiche,

-tranquillo. Ma non e’ ora che comincia ad avviarti all’ospedale?-

-infatti, e comunque: ti tengo d’occhio- risposi frettolosamente afferrando la giacca, la chitarra e le chiavi della macchina mentre uscivo seguito a ruota dalla fragorosa risata del mio bassista.

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


 

Dopo neanche mezz’oretta arrivai al mio solito parcheggio vicino l’entrata e cominciai a camminare a lunghe falcate, evitando gli sguardi di Amelie che tentavano invano di ferirmi. Giunsi dinnanzi alla porta 369 entrando dimenticamndomi di bussare; quel pomeriggio non eravamo soli: una donna dai lunghi capelli rossi e gli occhi ambrati piangeva ai piedi del letto mentre il mio angioletto le stringeva la mano per rassicurarla. Per qualche istante rimasi immobile in totale imbarazzo finquando gli occhi azzurri di Virgily non mi trovarono accogliendomi con un lieve sorriso,

-Yu. Hem... lei e’ mia madre- rispose la giovane passando un fazzolettino alla donna che accogliendo il tovagliolino si alzo’ in piedi asciugandosi le lacrime,

-piacere signora. Io sono l’insegnante di Virgily. Si sente bene?- domandai poggiando la chitarra a terra andando a soccorrere la madre che cominciava a barcollare, strenua dalla lacrime,

-oh si, grazie mille caro ma e’ soltanto un giramento di testa. Vado via e vi lascio soli. Ci sentiamo dopo piccola mia- rispose la signora sorridendomi per poi dare un bacino sulla fronte del mio angioletto prima di andarsene.

-Che succede?- domandai poggiandomi sul suo letto stringendo automaticamente la manina bianca e vellutata della ragazza che non pote’ far a meno di arrossire,

-nulla. Soltanto che domani ho un intervento. E’ arrivato un nuovo cuore per me- rispose timidamente volgendo lo sguardo altrove, come se volesse nascondermi qualcosa;

-e’ una cosa brutta?- le domandai cercando il suo sguardo per cercare di capirne qualcosa di piu’ sulla sua situazione,

-no, non e’ un male ma interventi di questo genere sono pericolosi- rispose abbozzando un sorriso tentando di riavvivare il mio, che alla sua affermazione si era spento: poche ore e sarebbe andata sotto i ferri, distesa e priva di sensi su di un tavolino freddo e sterile; le avrebbero squartato il petto per asportarle il cuore come un pezzo di ricambio vecchio di un’auto, il minimo errore e l’avrei persa. Notata la mia improvvisa assenza la rossa sciolse la mano dal contatto con la mia e la passo’ sul mio viso per farmi tornare con la mente connessa,

-non fare quella faccia triste Yu. Non e’ la prima volta che subisco interventi del genere ed e’ sempre andato tutto bene. Che ne dici di pensare ad altro ora?- domando’ sfiorandomi appena le labbra con le punta delle dita per poi ritrarle subito in preda alla vergogna,

-del tipo?- domandai a mia volta mescolando il mio sguardo al suo che dolcemente sostenne il mio,

-lo sai che oggi e’ il mio compleanno?- domando’ ridacchiando allegramente,

-sul serio?! Tanti auguri!- esultai sorpreso legando le braccia attorno il suo corpo per avvolgerla in un caldo abbraccio per poi lasciarle un tenero bacio sulla guancia, provocando una ennesima colorazione delle sue goti,

-si mi avvertivi prima ti prendevo un regalo- sussurrai portando le labbra al suo orecchio facendola fremere;

-la t-tua sola presenza per me e’ il regalo piu’ b-bello che potessi desiderare per i miei 18 anni- rispose tartagliando appena procurandomi il batticuore. Ero agitato, cosi’ tanto che dovetti concentrarmi in altro; ovvero nel fissare la mia chitarra ancora distesa a terra nella sua custodia; e li mi venne un’idea geniale: l’afferrai e la porsi sul grembo della ragazza che comincio’ a fissarmi interdetta,

-buon compleanno- risposi sorridendole manifestando uno sguardo vivo e brillante in confronto al suo stupito e entusiata,

-ma sei matto? La tua chitarra?-

-certamente. Ora e’ tua. Dai suonami qualcosa- risposi tornando seduto ai piedi del suo lettino. Senza rispondermi la sfilo’ dalla custodia e comincio’ a strimpellarne le corde con delicatezza e grazia, incantandomi come in una dolce ninna nanna per bambini. Lo sguardo immerso nella concentrazione, le labbra rilassate e i capelli dolcemente adagiati su di una spalla la rendevano ancora piu’ bella di quanto non lo fosse; improvvisamente la melodia comincio’ a sfumare per poi diventare silenzio. La rossa sfioro’ ancora una volta tutto il corpo dello strumento per poi cominciare a fissarmi intensamente come non aveva mai fatto prima, come se mi bramasse, desiderasse qualcosa da me e questa volta nessuno l’avrebbe fermata:

-Yu?-

-si?- domandai incuriosito avvicinandomi ancora di piu’ alla giovane,

-p-posso chiederti un’altro regalo?- domando’ a sua volta con voce tremolante,

-qualsiasi cosa- risposi serio afferrando la sua mano nella mia. Molto lentamente il volto della ragazza si fece vicino al mio, stringendomi forte la mano; impacciatamente cercai di assecondarla, avvicinandomi a mia volta fissandola intensamente nel mezzo delle sue iridi cristalline. I nostri repiri cominciaro a sfiorarci le guace mentre le nostre labbra erano a pochissimi millimetri prima del contatto; sentii il cuore cominciare a palpitare freneticamente assaporando ogni istante che passava prima che ci saremmo fusi assieme. Gia’ sentivo la frenesia e l’adrenalina scorrermi nelle vene, ero li ad un passo dal baciare la mia allieva, la ragazza che mi aveva rubato il cuore; sentimmo improvvisamente bussare, e arrossendo come due pomodori ci allontanammo velocemente prima che il primario di medicina e la madre di Virgily entrassero nella stanza, interrompendo l nostro momento:

-scusate abbiamo interroto la lezione?- domando’ il medico fissandomi intensamente da sotto i sui grossi occhialoni e i suoi baffi bianchi alla mago Merlino,

-assolutamente- risposi abbassando lo sguardo trattenendo appena il respiro per l’agitazione,

-ho saputo mia cara che oggi e’ il tuo compleanno- rispose dottor Merlino rivolgendosi alla rossa sorridendole,

-s-si- rispose a sua volta la giovane sorridendogli appena,

-come piccolo regalo di compleanno stavamo annunciando a tua madre che straordinariamente, soltanto per stasera ti e’ concesso uscire dall’ospedale. Soltanto a patto pero’ che domani alle 12:00 in punto tu domani sia di ritorno qui in ospedale per il tuo intervento-

-davvero?!- esulto’ Virgily emanando un’insolita luce che soltanto io ero riuscita a scorgere, una luce che la disegnava ancora piu’ angelica e candida,

-tesoro, c’e’ qualcosa che tu voglia fare stasera?- domando’ la madre raggiungendoci per stringere la mano alla figlia, che dopo avermi lanciato uno sguardo intenso comincio’ ad osservare la donna;

-a dire il vero... non saprei- rispose timidamente abbassando lo sguardo,

-se posso...- cominciai schiarendomi la voce: la proposta che savo facendo probabilmente avrebbe insospettito sia il medico che la signora ma dovevo prendere atto che una occasione del genere non mi sarebbe ricapitata piu’ probabilmente;

-potrei sempre accompagnarla a cena fuori, farla dormire a casa mia e dei ragazzi tanto abbiamo una camera in piu’. Domani mattina io stesso la riportero’ qui. Sempre se voi signora siate daccordo- proposi scrutando il volto della madre che mi guardava insospettita come avevo previsto. Prese un lieve respiro e succesivamente si rivolse alla figlia che mi fissava incantata,

-Virgily? Ci vuoi andare?-

-beh, mi piacerebbe...- rispose vagamente la rossa sperando in una risposta positiva da parte della madre che dopo aver sospirato le sorrise dolcemente,

-18 anni sono un traguardo importante. Divertiti bambina mia-

-posso?!- esulto’ sorridendo il mio angioletto quasi guizzando fuori dal letto per l’uforia,

-certamente. Mi fido di Yu. Vado a prenderti un bel vestito a casa okey?-

-perfetto. Per che ora possiamo lasciare l’ospedale dottore?- domandai rivolgendomi al medico che stava impassibile al suo posto,

-alle 20:00-

-bene, se mi permettete allora vado a preparare tutto... a piu’ tardi signora, a dopo Virgily- risposi afferrando la giacca sullo sgabbello avviandomi verso l’uscio,

- a presto Yu- sussurro’ la rossa sorridendomi prima che mi diressi verso casa.

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Erano le 19:55 e gia’ stavo fuori la porta della stanza 369: i capelli ben piastrati, i vestiti aderenti e ben stirati, la sciarpetta rossa e nera avvolta attorno al collo e mi ero letteralemente fatto il bagno nel profumo. La mia occasione era finalmente arrivata: io, Virgily e nussun’altro. Passarono i minuti e alla fine bussai alla porta, sua madre mi venne ad aprire e mi squadro’ dal basso verso l’alto:

-come siamo eleganti- ridacchio’ sorridendomi

-grazie mille, Virgily e’ pronta?-

-pronta e piu’ bella che mai mio caro. Ma posso chiederti una cosa?- domando’ la donna scrutandosi intorno prima di chiudersi al porta alle spalle, come se volesse confessarmi chissa’ cosa

-certamente ma si figuri- risposi sorridendole,

-la mia bambina ha una forte infatuazione per te Yu, penso tu te ne sia accorto vero?- domando’ prendendomi in contropiede,

-hem. Certo che lo so...- risposi leggermente in imbarazzo cominciando a guardarmi i piedi,

-l’unica cosa che ti chiedo Yu e’ di trattarmela bene, soffre gia’ tanto per la sua salute...-

-signora di certo posso assicurarle una cosa: trattero’ sua figlia come una principessa. Tengo molto a lei e non potrei farla soffrire- “non ancora una volta” pensai fissando intensamente negli occhi sua madre che mi sorrise facendomi finalmente entrare. Virgily era li, inpiedi che mi aspettava: indossava un vestito semplice color verde acqua che le delineava le curve, uno scalda cuore le copriva le braccia e le spalle, del leggero trucco le delineava gli occhi e le labbra e infine dei sandaletti argentati gli slanciavano le gambe lunghe e atletiche. Rimasi incantato guardandola e lei rimase a sua volta estasiata vedendomi; mi avvicinai a lei lasciandole due bacetti sulle guance prima che mi afferrasse sotto braccio,

-mi raccomando passate una piacevole serata- ci saluto’ sua madre prima di lasciarci andare. Senza che volasse una parola tra noi ci avviammo nei lunghi corridoi dell’ospedale puntando verso l’uscita; incrociammo per strada Amelie ma nessuno dei due gli diede peso, quello a cui stavamo pensando era soltanto di goderci la serata.

-Dove andiamo?- domando’ una volta monatata in auto e allacciata la cintura di sicurezza,

- a casa mia. I ragazzi ci stanno aspettando- risposi senza distogliere lo sguardo dalla guida,

-ceniamo tutti quanti insieme?-

-si, poi usciamo io e te. Sei mai andata a ballare?-

-onestamente...no- rispose timidamente cominciando a fissare fuore dal finestrino,

-credo che ti piacera’. Nessuno fara’ caso a come ti muovi, soltanto a quanto tu sia bella stasera- risposi sorridendole,

-anche tu sei molto bello. Lo sei sempre stato- affermo’ fissandomi di sfuggita mentre tentava di nascondere il viso nel buio. Parcheggiai la macchina e cominciai a fissarla al buio, rannichiata sul suo sedile che mi guardava intimidita, facendomi molta tenerezza,

-ho una voglia maledetta di baciarti- affermai sorridendole facendola arrossire una volta ancora, rendendola nuovamente perfetta nella sua semplicita’,

-d-davvero?- sussurro’ mentre mi avvicinavo a lei sfiorandole il viso con la mano,

-si, moltissimo. Ma mi sto trattenendo... deve essere speciale-

-anche io voglio che sia speciale- rispose abbracciandomi dolcemente,

-allora vogliamo entrare? Ti presento ai ragazzi okey?-  annuendo allora la ragazza scese dall’auto e assieme ci avviammo al’interno del mio appartamento dove tutti gli altri ci attendevano con ansia. Pochi minuti in casa mia e i ragazzi gia’ erano estasiati dalla mia allieva: Kiro era addolcito, Romeo e Shin la guardavano quasi come se fosse uscita da una favola, Strify era incuriosito. Io? Beh, ero semplicemente cotto di lei.

-bene! Ora che abbiamo finito io credo che sia ora di andare- affermai sollevandomi appena dalla seggiola quando lo sguardo dei miei compagni fulminarmi

-vuoi rubarcela prima del tempo Yu?- domando’ il moi cantante facendo una risata maliziosamente fastidiosa

-infatti! La discoteca mica scappa! Suvvia altri cinque minuti!- mi imploro’ Kiro sfoderando i suoi fottuti occhi da cerbiatto che, alla fine, mi fecero cedere

-ah, vabene!- sbuffai tornando in posazione seduta. Immediatamente sentii una delle dita piccole e morbide sfiorarmi la mano, e non mi ci volle molto per capire che era lei a toccarmi. Sollevai appena lo sguardo perdendomi in quella distesa di blu e rosso che arricchina e ornava il sio visetto pallido e angelico. Un sorriso si dipinse sulle sue labbra, e in quel gesto sentii i battiti del mio cuore accellerare di colpo. E la luce si spense di colpo, cogliendoci di sorpresa. Riuscii a percepire un brivido sotto pelle da parte della ragazza, che intimorita da quell’oscurita’ improvvisa, si strinse a me legandosi al mio braccio. Sorridendo di quel piacevole calore le cinsi le spalle con l’intero braccio mentre Romeo e Shin si facevano avanti nel buio con una torta illuminata da diciotto candeline

-o mio Dio!- affermo’ la ragazza ammirando la succulenta torta ricoperda ti soffice panna montata che aveva sotto gli occhi

-e’ bellissima!- esulto’ la rossa portandosi le mani alle labbra

-oh fidati, le mani di Shin sono divine in cucina- rispose il mio bassista cominciando ad osservare morbosamente la torta, prondo per tuffarcisi dentro. Era un goloso, non poteva farne a meno!

-Esprimi un desiderio Virgily- ridacchiarono tutti i miei compagni in coro. A quella affermazione la ragazza si volto’ appena, osservandomi timidamente mordendosi il labbro inferiore. Come risposta ricevette la mia mano, che scendendo dalle sue spalle, afferro’ forte la sua incitandola. I suoi occhioni azzurri si puntarono su quelle piccole fiammelle davanti a lei, e prendendo un respiro profondo soffio’ dolcemente, facendoci tornare in un soave e tenero buio.   

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