Dalla finestra si poteva vedere il cielo

di Friendly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cambiamento ***
Capitolo 2: *** Primi passi ***



Capitolo 1
*** Cambiamento ***


Gli uccellini cinguettavano giulivi, e quasi allo stesso modo, con la lieve aggravante di abitare proprio sotto la mia finestra, strillavano i bambini dei vicini.
Io, davanti allo specchio, mi osservavo, sconsolata.
In realtà quasi disgustata dallo stato di desolazione in cui mi ero ridotta in quel pomeriggio d’estate. Classica tenuta estiva da nullafacenza pomeridiana: pantaloncini, magliettina ed infradito. Combinazione micidiale per allontanare chiunque, tranne le zanzare purtroppo.

In quel momento, mentre mi riguardavo le doppie punte, e cercavo invano di schiacciarmi il fatidico brufolo geneticamente modificato spuntatomi sotto il labbro, ho deciso: cambiamento.
Cambiamento era la parola del secolo. Ok, magari non del secolo, ma per quei 5 secondi in cui mi è stata in mente aveva un gran significato. Cambiamento.
Dopotutto, c’è un momento adatto per decidere di cambiare? Prendere in mano la propria vita e cambiarla, espressione ormai di moda, grazie ai libri di certi pseudo scrittori che pullulano le librerie di chiunque. Anche mia madre deve averne letti alcuni. E ha sempre cercato di rifilarmeli. Ah! Furbetta. Non ne ho mai letto nemmeno uno.
Ma dicevo: cambiare, taglio netto.  La mia vita, o esistenza, o misera sopravvivenza, doveva assolutamente subire una drastica svolta. Da che parte non si sa. Forse a sinistra, con buona pace di papà.

La prima astuta mossa da fare, considerata anche l’afa insostenibile, era un taglio di capelli. Radicale.
Non ho mai avuto i capelli molto corti, e sinceramente li ho sempre trovati molto poco femminili, anche se in effetti la mia fluente chioma non è che abbia mai avuto un ruolo fondamentale nel sottolineare le mie doti muliebri.
Probabilmente era un’anarchica.

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Capitolo 2
*** Primi passi ***


Non so chi di voi abbia mai visto da vicino una parrucchiera. Intendo, davvero vicino.
Da lontano, attraverso le vetrine del negozio, sono sempre tutte iper-truccate, super intacchettate, nemmeno un capello fuori posto – che va beh, mi pare pure ovvio -; poi, entri nel salone, piccolo o grande che sia, ti fai parcheggiare amabilmente per una mezz’oretta su una poltroncina, in attesa che qualcuno si renda conto che non sei lì per scaldare la pelle rossa con il tuo importante deretano, ma per farti simpaticamente recidere la chioma e quando finalmente ti accingi a comunicare con la Barbie di turno per il tuo nuovo taglio, lei esordisce:

-Dai tesoro, vediamo di trovare un taglio che stia bene con queste tue belle guanciotte, neh gioia?-
Al che, irritata dalla vischiosità di quelle parole che ti si appiccicano addosso in maniera piuttosto invadente, realizzi con orrore che sei al cospetto di una sorta di Arpia. Ma davvero!
Descrizione degna di un bestiario medioevale, la parrucchiera tipo, ai tuoi impauriti occhi da vittima sacrificale, si presenta con un mostro orrendo, dove le forbici soppiantano gli artigli, e gli occhi sono iniettati di sangue, pronti ad acconciarti stile Jean Paul Mirò, radical-chic, o comunque una qualsiasi acconciatura che nessuno, sano di mente, vorrebbe trovarsi addosso.

Fatto sta che la decisione era presa, e messa da parte la somiglianza di quelle donne a degli esseri mitologici, sono andata dalla parrucchiera. (da sola, meglio non dare adito ad un talk show su i miei capelli tra la parrucchiera, mia madre e me, più magari qualche cliente impicciona.)
Dopo la mezz’ora di fila già anticipata prima, shampoo e lozioni varie che neanche per trattare rifiuti tossici usano così tanti barattolini, Jessica – che avrà avuto sì e no due anni più di me – cinguetta allettata dalla consistenza della materia che doveva andare a maneggiare:

-Dunque, qui secondo me possiamo fare un taglio sfilato arricciato cotonato sciancato, che dici? Ti starebbe benissimo, gioia.-
-Mah, senti, io pensavo ad una cosa molto semplice, magari…- -Ah, sciocchina! Devi stare al passo, alla moda! Che ne dici di una ciocca verde?-
Riflettendo sul fatto che probabilmente la ciocca verde non avrebbe aumentato la mia credibilità, ho gentilmente declinato l’offerta.

La giovine Edward mani di forbice ha insistito quasi strepitando perché mi affidassi completamente alla sua creatività, dote che suppongo sia molto scarsa, dato che le tre parole che ha usato in due ore sono state <>    
Non è vero che solo le bionde sono stupide, lei era castana e se la cavava egregiamente.

Dopo aver perso circa un chilo e mezzo di fluente chioma, tornando a casa riflettevo sul primo passo nella lunga lista intitolata “CAMBIAMENTO”. 
-Quasi quasi me la scrivo davvero - pensavo ingenuamente pedalando per la strada sconnessa – chi vuoi che mi frughi nei cassetti.-
Certe volte mi prenderei a calci nei denti da sola. Come chi vuoi che frughi nei cassetti?!?! Crispy bacon, come fai ad essere così idiota?!
Elenco di persone interessate ai tuoi averi – affari personali: al primo posto, con la medaglia all’onore per le volte in cui ti ha urtato i nervi ma l’ha sempre fatta franca, tua sorella, sedicenne urlatrice e ficcanaso, ladra di vestiti. Secondo posto, anche se lotta strenuamente per raggiungere il primo a pari merito, la tua cara mamma.
E dopo questa sfuriata contro me stessa, straripante di senno di poi, posso dire che sì, purtroppo quella me ha fisicamente lasciato prova dei suoi progetti, che sono finiti in mani tutt’altro che sicure. Ma l’ingenua me non lo sapeva ancora.

Tornata a casa, già in pratica spettinata – perché tornare a casa in bicicletta dopo 60€ di parrucchiere, non è proprio un’idea geniale – i commenti sono stati diversi e coloriti.
-Ciao mamma, sono tornata.-  E risponde, quasi sorpresa che non sia fuggita in Cambogia:
-Ah bene, brava.- e ancora più meravigliata -Ma non potevi farteli spuntare ancora un po’? Sembrano uguali.-
Non ci sono parole. Metà di me se n’è andata – contando che prima i capelli arrivavano oltre metà schiena, ora solo alle spalle – e pensava me li tagliassi ancora? Che donna originale.
Salendo le scale, incrociando lo sguardo di mia sorella ho ottenuto un "umpf", non ben identificato in effetti. Entrata in camera, dove ovviamente mancava già metà della mia roba, dopo averla recuperata con non poche difficoltà dalla camera della scimmia (mia sorella, NdA) mi sono seduta, ho strappato un foglio dal quaderno di biologia e ho cominciato a scrivere.

                                                                       CAMBIAMENTO
                                                                1. Taglio radicale (fatto)
                                                                2. Let’s cerchiamoci un lavoro  

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