Harry Potter e il Dragone Nero

di Sirius_the_real
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - L'Alchimista e il Servo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Un'estate movimentata ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Ciao Ciao zio Vernon! ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Una casa che scompare! ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Quando l'amore ci mette lo zampino ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - L'antico Maniero dei Malfoy ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Un' ombra dall’abisso ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - La voce della Luna. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - All'Emporio del Mago Matto ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Agguato al Ministero! ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Icarus Glindel ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Metamagia ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Le strane trame della professoressa Sospiria ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - A caccia di .... Tartufi ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - L'Alchimista e il Servo ***


Era una notte fonda di metà estate e per strada non v’era traccia alcuna di viandante o visitatore, tutti troppo occupati a mangiare e poltrire al vecchio Paiolo Magico, stracolmo come ogni sera di maghi e streghe giunti da ogni dove. Fortebraccio aveva chiuso purtroppo in anticipo la sua famosissima gelateria a causa dell’improvvisa malattia di sua moglie ( boccilitillite acuta, aveva diagnosticato un guaritore del S. Mungo, l’ospedale per i maghi, almeno questa era la voce che andava in giro ) garantendo così la mancanza dell’unico luogo di svago per tutti i ragazzini di passaggio nella zona. Diagon Alley era totalmente deserta, come un quadro: immobile, fredda e silenziosa. Tutto era quieto, eccezion fatta per il gatto nero di Tom che stava cercando di arraffare un topolino sperduto tra i vecchi cumuli di roba vecchia, accatastati dietro al vecchio bidone divora tutto, proprio a pochi passi dal negozio di accessori per il Quidditch.
All’improvviso dei passi ruppero il silenzio, una camminata piuttosto veloce e irrequieta, interrotta qua e là da un colpo di tosse e qualche sputacchio per terra. Un mago comparve da dietro l’angolo che introduceva al viottolo di Nocturn Alley, era tutto vestito di nero, per quel che si poteva vedere con la scarsa luce dei lampioncini ad olio. Indossava un lungo abito che gli ricadeva fino ai piedi, nascondendo la fattezza e le dimensioni del corpo, non che fosse alto… al massimo intorno al metro e cinquanta, ma c’era qualcosa in lui che gli conferiva autorità … segretezza… e terrore. L’uomo superò il Paiolo Magico, indugiò un momento di fronte al nuovissimo negozio di Pozioni ed Erbe, e tirò dritto qualche metro più avanti, lungo il viale principale della cittadina. Si fermò un istante di fronte a un portone. Una vecchia scritta logora in lettere d’oro era intarsiata sopra la spessa porta di legno nero e a leggerla bene si poteva ancora intravedere uno sbiadito “Produttori di finissime bacchette sin dal 382 a.C.”
Il mago frugò un momento nella tasca dei pantaloni. Ne estrasse una vecchia chiave arrugginita dalle ragguardevoli dimensioni e la infilò nella toppa che ebbe persino da ridire borbottando su una tanto sospirata razione d’olio. Girò per tre volte in senso orario la chiave ed aprì la porta, dette una sbirciata dentro: una stanza dove ardeva un focherello con sopra un calderone fumante.
“Dove sarà finita?!” – gracchiò stizzito.
Il signor Olivander era un ometto piuttosto spettrale, i lunghi capelli argentei gli ricadevano fino all’altezza delle spalle tutti spettinati e aveva sempre quel ghigno sulla faccia e un so che di perfido negli occhi… quegli occhi così vuoti e cerulei che sembravano quasi senza vita. Ma era un tipo buono e gentile, a quel che si diceva di lui.. un ometto a posto, insomma.
Girò nuovamente la chiave, questa volta per tre volte in senso antiorario. Aprì la porta e comparve il buon vecchio negozio di bacchette magiche, metà delle quali erano accatastate disordinatamente sulla vecchia scrivania, accanto alla lampada accesa e un ingiallito registro per le vendite aperto con ancora una striminzita penna d’oca che scarabocchiava velocemente qualcosa sopra. Olivander richiuse la porta, questa volta un po’ più spazientito.
Girò per altre cinque volte la chiave nella toppa, per due volte consecutive in senso orario e le restanti in senso antiorario: i tre piccoli clac della serratura che scattava aprendosi si udirono distintamente nella notte. 
Uno sbiadito sorriso comparve sul volto del mago che strinse con forza il batocco di ottone bussando… come una specie di segnale... 
Questa volta la porta si aprì da sé, cigolando lentamente, era buio non si poteva veder un granché, a parte la scura ombra del mago proiettata dalla luce della luna che si era per un momento liberata dalle nuvole e… degli scalini che scendevano… giù… sempre più giù … sotto il negozio di Bacchette Magiche. 
Olivander si guardò un po’ intorno con circospezione, poi si gettò nelle tenebre più fitte. La porta si richiuse dietro di lui inghiottendolo.
“Inflamare!” – gracchiò ancora una volta toccando con la punta della sua bacchetta una torcia infilzata al muro. Questa si accese, rendendogli più agevole il cammino. Giunse infondo agli scalini ed oltrepassò un piccolo tunnel, lungo e stretto, sbucando fuori dall’altra parte con una mano saldamente stretta attorno al naso, per impedire al puzzo nauseante di penetrargli fin dentro alla testa. 
“Lumus!” – bofonchiò, con la voce che sembrava buffamente raffreddata.
Era giunto in qualche modo fin nel cuore della città, nelle fogne… ma che ci faceva lì un ometto rispettabile come lui?
“Un bisbetico vecchietto troppo affezionato al suo lavoro, che diavoleria è mai questa?!” – avrebbe borbottato Hagrid a sentire una storia del genere.
Il mago procedette con la bacchetta alzata per farsi luce, lungo il serpeggiante sentiero di mattoncini onde evitare di mettere il piede in quell’ammasso di topi aggrovigliati e mescolati assieme ad altre schifezze in quell’putridume d’acqua e sporcizia. Dopo pochi metri svoltò a sinistra e salì tre piccoli gradini: era giunto a quella che sembrava l’entrata di una sorta di abitazione, seppur insolita e soprattutto misteriosa. Chi avrebbe mai abitato in un posto come quello?!
Una piccola grata di metallo slittò aprendosi, e comparvero due occhi rossi come il fuoco che lo fissarono per qualche minuto. Olivander non disse niente, sebbene deglutì abbastanza preoccupato e a disagio. Non battè ciglio. In quell’infinito momento l’unico rumore che poteva sentire era il sibilo del suo respiro affannato e ormai stracolmo del tanfo della fogna, che gli saliva sempre più intensamente al cervello. 
D’improvviso la grata si richiuse e subito la porta scattò indietro, mostrandogli la via. Si ritrovò in una vasta anticamera a forma esagonale. Le pareti erano lisce e nere, e il soffitto tappezzato di simboli indecifrabili. Su ciascun angolo della sala era sistemato un candelabro d’oro, con tredici candele accese dalle quali ardevano fiamme verdi e scarlatte. Sul pavimento, sopra un tappeto rosso vivo erano incise in oro e argento strane forme geometriche: la più grande, al centro, formata da una serie di cerchi concentrici incastonati in una stella a sei punte, da ognuna delle quali si dipanava una intreccio di raggi e fili sottilissimi che raggiungevano un secondo cerchio più grande, costituito da altrettante stelle. Sulle punte di ciascuna di esse erano incise delle parole in una lingua molto antica che, probabilmente, sarebbero parse prive di senso per un malcapitato visitatore. Olivander si strinse le mani al petto incurvandosi un poco, quasi percepisse il timore di un pericolo, poi timidamente si avviò alla porta, dall’altro capo della sala. Alzò lo sguardo per leggere le incisioni sull’architrave sovrastante l’apertura e lesse parole incise a fuoco: 

“VITA MORS EXANIMIS”

Rabbrividì impercettibilmente ma non indugiò oltre. La stanza in cui si ritrovò assomigliava incredibilmente a un bizzarro laboratorio di qualche genere, e per giunta in piena attività. Non sembrava ci fosse nessun’altro a parte lui, nemmeno il sinistro padrone di casa che l’aveva misteriosamente invitato ad entrare poco prima. La stanza era sommessamente illuminata da un lampadario appeso al soffitto dalla sinuosa forma di sei serpenti intrecciati, dalle cui spire irradiava una intensa luce azzurro – violacea, che faceva assumere a tutto un so che ti sinistro e spettrale. Sulla parete accanto alla porta erano appesi diversi strumenti: piccole bilance in ottone di varie forme e misure, una pila di carte dei tarocchi ingiallite e consumate dal passare degli anni, e sotto, su una rientranza nella roccia della parete, una scatola con tante piccole sfere colorate e luminescenti dalla funzione sconosciuta. Più in alto, sopra la porta, era fissata al muro una mensola molto lunga, sopra la quale primeggiavano una serie mortai e più in là, ordinate in ordine di grandezza, ampolle di tutte le dimensioni, alcune vuote e trasparenti, altre ricolme di ignote sostanze dai colori tetri e neri. Sull’angolo a sinistra si intravedeva in penombra la sagoma di una piccola pressa alla base della quale era sistemata una giara, probabilmente destinata a raccoglierne il contenuto una volta lavorato a dovere. Di seguito una sporgenza rocciosa e cava all’interno fungeva da lavandino, con acqua limpida e fresca che zampillava allegramente, non curante dell’oscurità che la attorniava. Dal lato opposto del laboratorio spiccava una torreggiante libreria con decine di volumi antichi contrassegnati ciascuno da un simbolo alchemico, e una infinità di vecchie pergamente ammuffite e pallide arrotolate con cura in un angolino. Lì accanto poi, ardeva il fuoco rosso di un camino e un paiolo, adagiato e vuoto, era appoggiato per terra: al suo interno erano rimasti dei rimasugli di un pasto forse o di chissà quale orrido esperimento. Al centro infine, era sistemato un tavolo scheletrico e disadorno. Sopra a questo, alambicchi e sinuosi filtri tubiformi ribollivano a volontà al tenue focherello dei fornelletti accesi sotto di essi, diffondendo un odore acre e indefinibile tutto intorno. Da uno di questi si dipanava un sottile pennacchio di fumo verde, che sebbene apparisse del tutto innocuo, fu abbastanza terrificante da procurare al signor Olivander un attacco d’asma.
“Amico mio sei infine tornato a farmi visita?” – sibilò una voce rauca e stridente alle sue spalle.
“P-padrone! E’ lei?”
“E chi altri pensavi che fosse? Sciocco… hai già trovato ciò che ti ho ordinato?”
“Ci sono stati dei problemi… Signore ..” – balbettò Olivander, asciugandosi la fronte con un fazzoletto striminzito.
“Problemi?” – gli occhi rossi avvamparono un momento nella semi oscurità.
Olivander poteva sentire distintamente il suo sguardo trapassarlo da parte a parte: rimase immobile impietrito.
L’Alchimista lo superò e si mise seduto dall’altro capo del tavolo, il suo manto nero lo avvolgeva completamente aveva al polso dei bracciali dorati dalle forme geometriche e all’altezza del torace, tra le pieghe sinuose della veste, si scorgeva il disegno di uno strano animale .. un serpente alato con la testa di aquila. Un cappuccio viola scuro gli ricopriva il capo rendendo praticamente invisibile il suo volto, nascosto nell’ombra. L’unica cosa che risplendeva, di una luce arcana e indecifrabile, era il rosso vivo dei suoi occhi.
“Siediti! E non abbassare lo sguardo! Non mi sono mai andati a genio i vermi come te… potrei ucciderti subito e liberare il mondo dalla tua stupida presenza… ma.. mi servi ancora per ultimare il mio piano.”
“Mio Signore, avremo.. ancora tempo prima che i nove siano in posizione?”
“Non è del tempo che dobbiamo curarci – disse con voce quasi metallica l’Alchimista – è di vitale importanza ottenere quel libro. Cosa combina fa il tuo infiltrato al ministero?! Se proprio dovevi far svolgere a qualcun altro questo compito .. potevi almeno sceglierne uno un po’ meno inetto di te!”
L’Alchimista rise freddamente, constatando evidentemente compiaciuto il terrore nello sguardo di Olivander.
“Non è così semplice entrare in quella stanza del Ministero .. avremmo bisogno del suo …”
“Quell’oggetto è troppo delicato.. per essere affidato a mani così maldestre! Ti conviene trovare presto un modo per portare a termine la tua missione Olivander, o qualcuno di nostra conoscenza non sarà affatto contento.”
“Mio S-Signore voi parlate di …”
“Sei solo una insulsa pedina, non certo a te svelerò i dettagli del suo piano!”
“Ma.. non … lui è stato eliminato! Era su tutti i giornali, l’ultima edizione di giugno della Gazzetta del Profeta ha venduto più di undicimila copie!!” – borbottò Olivander, tappandosi la bocca istintivamente, dopo essersi reso conto che il suo tono di voce si era alzato oltre il limite consentito.
“La tua …. Ah… mente ….. – indugiò disgustato l’Alchimista forse dubbioso sulle capacità intellettuali del suo infido interlocutore – è troppo piccola per comprendere. Era tutto parte del suo piano … fin dall’inizio .. era necessario finire intrappolato in quel posto orribile, rompere il Fiore magico di Cristallo, per poter raggiungere …” – l’Alchimista si interruppe bruscamente.
“Che succede mio Signore?” – squittì Olivander incupito.
“Qualcosa si avvicina …. Qualcosa di molto prezioso… va! Trova ciò di cui ho bisogno e portalo da me!.. oppure… sarai così deliziato dall’assaggiare una delle mie pozioni, ne ho .. alcune molto fantasiose da qualche parte… curioso sarebbe vederne gli effetti su una piccola stupida mente come la tua!” 
“S-sarò di ritorno non oltre la prossima Luna nuova…” – bofonchiò rabbrividendo il mago, si alzò e fuggì lesto, richiudendo dietro di se la porta.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Un'estate movimentata ***


“Emm Sirius?? Davvero credi che sarà necessario arrabattare tutta questa robaccia?”
Sirius Black, un mago alto e vigoroso sulla trentina, alzò vagamente lo sguardo con occhi perplessi e sognanti rivolgendosi ad un altro stravagante mago, vestito con abiti giallognoli e rattoppati un po’ ovunque.
“Robaccia??!! Ma certo Remus! Harry viene a stare da me per tutta l’estate! Non posso di certo farlo dormire in quel preistorico materasso a due piazze dei miei genitori! Eh se mia madre fosse ancora viva le si drizzerebbero tutti i capelli al solo pensiero di vedersi uno dei Potter in casa!”
“Concordo… si ma… pesa una tonnellata quest’affare!” – bofonchiò Lupin con le gambe che gli ballavano leggermente.
“Già… beh il proprietario del negozio ha espressamente detto che è stato trattato con incantesimi anti-drago, ma questo impedisce di utilizzare qualsiasi incanto levitante.. già… piccolo effetto collaterale!” – ridacchiò Sirius allegramente.
“Sé.. e mi domando io, dove diamine ci vorrebbe andare a dormire uno con questo coso? E perché poi devo portarlo io?” – borbottò Lupin trascinandosi il materasso sulla schiena.
“Avevamo scommesso non ricordi? – ridacchiò ancora sotto i baffi - Beh! Ancora qualche ritocco e abbiamo finito!” – esclamò raggiante Sirius.
“Cosa …. – boccheggiò Lupin – cosa ci rimane ancora?” – sibilò Lupin scaricando il pesante fardello sopra un pericolante tappeto a due piazze già stracolmo di altri pacchi e scatole di cartone.
“Questi cosi.. piuttosto.. sono stabili?” – chiese Sirius perplesso, adocchiando il tappeto che ondeggiava, ansioso di prendere il volo.
“Oh si! E sono anche più economici delle scope, se vuoi si possono usare anche da arredo, quando non li usi!”
“Sarà .. io non mi fido molto … e se si impiglia da qualche parte mentre siamo in volo?” – disse dubbioso Sirus.
“Ma no! Tranquillo l’ho già collaudato! Va che è una meraviglia!”
“Già già – disse compiacente la strega dietro il bancone di “Arredi e accessori magici per ogni occasione” - da quando è stato approvato il decreto legislativo sui tappeti domestici questi arnesi stanno andando a ruba! … ummm però…. Noto che il vostro, signori , sembra un po’ svampito… che ne direste di una lavatina? Abbiamo incantesimi pulitori della migliore specie, costano solo venti falci a lavaggio!”
“Non si preoccupi signorina!” – sbottò Lupin con un finto sorriso a tutto tondo.
“Ma perché Remus non..?” 
“E piantala Black!” – sibilò a denti stretti Lupin continuando a sorridere, mollando una gomitata sul fianco a Sirius.
“Aih! .. ma che ho detto?” – rispose innocentemente Sirius. 
Quando la strega fu fuori dalla loro portata Lupin dette una aggiustatina alla mascella che si era quasi paralizzata nel sorriso, riassumendo un’espressione normale, e sussurrò:
“Quella là voleva spillarci solo soldi.. ah venditori! Che razzaccia!”
“Umm secondo me però ha ragione è .. mi pare un po’ pallidino il tappetino!” – bofonchiò Sirius ridacchiando.
Lupin cercò inutilmente di mantenere un’espressione seria ma un dopo pochi secondi scoppiò in una sonora risata anche lui. Sembrava quasi che fossero tornati indietro ai tempi della scuola! 
“Credi che Harry si troverà bene da te?”
“Lo spero, è da molto che non ho compagnia in quella vecchia casa, un po’ di gioventù farà bene a quelle mura rattrappite dal tempo!”
“Eh .. mio caro, sembri più emozionato tu all’idea di Harry!... certo che.. quel ragazzo ne ha fatta di strada dalla prima volta che l’ho incontrato, già allora era riuscito a stupirci tutti quanti .. te lo ricordi?”
“Se me lo ricordo? – Sirius sgranò gli occhi con uno sguardo fiero – ha cacciato tutti quei dissennatori.. mi ha salvato la vita! HA MESSO KO VOLDEMORT!!! – scandì - E’ tutto suo padre! Buon sangue non mente!” 
I due maghi si erano appena fermati di fronte a uno scaffale pieno zeppo di accessori per il quidditch: kit per la pulizia e la manutenzione dei manici di scopa, set di guanti in pelle di tutte le taglie, a doppio o triplo strato, contro gli attacchi da bolide. Persino un nuovissimo incantesimo antiscivolo migliorato in caso di raffiche di vento. 
“Toh guarda qua! - esclamò felice Sirius afferrando un voluminoso libro dall’alto dello scaffale - Credi che questo gli piacerà?”
“Nuove tattiche e schemi di gioco per cercatori … ah ah … di Viktor Krum… penso che Harry ne andrà matto!” – suggerì Lupin.
“Bene! Metti anche questo insieme all’altra roba e attento a non sgualcirlo!” – si raccomandò Sirius.
I due amici scesero al pian terreno del nuovissimo centro commerciale a due passi dalla Gringott.
“Avvisiamo le nostre gentili visitatrici che a partire dalle 15.00 di domani pomeriggio sarà disponibile presso tutti i nostri punti vendita il nuovo corso di difesa contro i Trolls, in pratiche pergamente sonore, approvato dal Ministero e dalla confederazione internazionale dei Maghi! E’ in promozione fino a metà settembre per solo 15 falci d’argento!”
“Donne! – commentò Sirius con una punta di ribrezzo – chi può essere così stupido da incollarsene una è? Io non … .. per la miseria R-Remus!!”
“Che c’è? Che succede!?! Non dirmi che dobbiamo tornare di sopra!? Ci siamo dimenticati qualcosa?!” – disse già pronto alla sconfitta Lupin.
“Molla quei pacchi ti polvere anti-grasp! C’è una mora da capogiro a ore due!!”
“E dai .. la pianti di scherzare sempre vecchia canaglia?”
“Ma io non scherzo!” – bofonchiò Sirius trotterellando verso una seducente strega da lato opposto della sala, lasciò Lupin con una pericolante colonna di pacchi tra le mani. 
La ragazza aveva dei lunghissimi capelli castano chiaro che scendevano delicatamente fino all’altezza delle spalle; gli occhi, brillanti di un azzurro intenso e profondo, impossibile non perdercisi dentro. Indossava un top nero che le metteva in risalto (in modo naturale e affatto sconveniente) un fisico davvero niente male; una cintura in pelle di drago stretta alla sottile vita, e una lunga gonna in jeans dalla quale spuntavano un paio di stivali a punta all’ultima moda. Il piercing sul naso e le sue labbra sottili completavano il quadro: bella e sexy da mozzare il fiato! Sirius rimase impietrito col cuore che gli batteva in gola senza sapere cosa dirle… non si era nemmeno accorto di essere entrato in
“ Gli abiti giusti per babbanizzarsi in ogni occasione !”
Si ridestò dal mondo dei sogni solo quando si accorse di una buffa strega bassa e grassottella alla sua destra con un paio di grossi occhiali da sole anni ottanta, che stava tentando di infilarsi un paio di jeans dalla testa!
“Com’è che questi cosi non mi entrano? Ma caro.. non li fanno i buchi per gli occhi?!”
“Signora serve aiuto?” – disse una voce molto graziosa alle sue spalle. Era la ragazza di poco prima, che si stava avvicinando a quella che, secondo Sirius, doveva essere una sorta di bizzarra cliente.
“Ma spiegami tu come fa un elefante ad entrare dentro un paio di jeans così piccoli?” – sussurrò tra sé e sé.
Pensava che nessuno lo avesse sentito, ma evidentemente la tipa dagli occhi azzurri aveva intercettato il messaggio, tanto che alzò lo sguardo sorridente cercando di trattenere una risata.
Sirius se ne accorse e arrossì all’istante, cercando di distogliere lo sguardo. 
“Però … ha pure un bel sorriso!” – pensò compiaciuto.
“Signorina non so come fate a vendere questi arnesi! Babbani! Ma si vestono davvero in questo.. err.. modo assurdo?!” – borbottò stizzita la strega con gli occhiali da sole.
“Non si preoccupi ci penso io a mia moglie, lei torni pure a quel giovanotto.. è mezz’ora che sta aspettando! Vieni cara, andiamo..” – borbottò un maghetto piuttosto tarchiato con una folta barba nera e un paio di occhiali rotondi infilzati sul naso.
Sirius tornò in se, impossibile: quella apparizione angelica stava davvero andandogli incontro, che le avrebbe detto? Era nel panico più totale, cominciò a sudare freddo e a pensare velocemente.. anche se al momento la sua testa era un buco nel vuoto.
“Posso fare qualcosa per lei?” – chiese gentilmente la strega sorridendogli.
“Io.. emm .. cioè… … veramente…”
“Stavamo cercando un paio di camicie sportive, sa.. c’è una manifestazione .. uno di quei.. come si chiamano Siry? Concerti rock?” – Remus era accorso miracolosamente in aiuto. 
Sirius lo guardò con un aria di uno che dice:
“Grazie al cielo!!”
“Due ragazzi come voi a un concerto rock?” – le si illuminarono gli occhi.
“Oh.. beh.. – bofonchiò Remus ridacchiando – come si dice? il lupo perde il pelo ma non il vizio..”
“Ho quel che fa per voi!” – disse trionfante.

Dopo una buona mezz’ora i due uscirono dal negozio con una camicia a fiori awayana al posto dei mantelli e un paio di jeans strappati alle ginocchia.
“Siamo ridicoli!” – borbottava Sirius a denti stretti arrossendo ogni volta che si voltava indietro per vedere se la streghetta li stesse ancora guardando.
“Ma no! Io li trovo comodi questi .. come si chiamano? Jeans? Quando mi trasformo non c’è manco bisogno di tagliuzzarli! Sicuro che tra i babbani non ci siano licantropi?”
Si ritrovò con una mano alzata che svettava in alto in un saluto più che eclatante, e un sorriso sognatore stampato in faccia mentre la giovane strega contraccambiava muovendo le dita di una mano e lanciandogli un bacetto.
“Dunque … - riprese poco dopo Sirius come se niente fosse accaduto, spulciando la lista della spesa da una pergamena a quadretti – credo proprio che ci siamo! C’è tutto quel che ci occorre per portare una ventata di novità a casa Black! Ti ringrazio amico mio per esserti proposto volontario in questa divertentissima impresa!”
“Figurati Black, e poi non ci è andata così male!”
“Ei tu.. dimmi un po’ non è che hai intenzione di soffiarmi la ragazza è?”
“Chi.. io? Naaa!” – ridacchiò allegro Remus.
I due maghi si avviavano verso l’uscita del grande centro commerciale. Sopra le loro teste torreggiava un cartellone pubblicitario dell’ultimo modello di auto volante, dotata persino di sfera di cristallo a colori!! (l’occasione di tutta una vita! – esclavama a gran voce un buffo mago occhialuto e smilzo smilzo che faceva capolino dal finestrino della vettura.) Il posto era superaffollato di gente, era una caldissima giornata d’estate ed intere famiglie di maghi con i loro bambini si erano dedicate allo shopping più sfrenato! 
In un angolo dell’ingresso principale s’era radunata una discreta folla di curiosi, stretti intorno a un divertente mago-clown che si esibiva in esilaranti trucchi di magia. Era vestito di tutto punto: aveva persino un nasone rosso schiacciato sulla faccia, truccata di bianco e di azzurro. 
Sirius e Remus, attratti dalla confusione, si stavano appena avvicinando quando un urlo stridulo partì dal centro della folla e la stessa maga grassottella con gli occhiali anni ottanta accovacciata sopra uno sgabello vacillante (che a malapena riusciva a sostenerla) additava qualcosa per terra con sguardo pietrificato!
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!!! Aiuto aiuto!!”
Senza ben capire di cosa si trattasse, tutti i presenti, spaventati forse più per la reazione della donna che per altro, cominciarono a spintonarsi e strillare anche loro per cercare di allontanarsi il più possibile.
“E si tolga di torno brutto idiota!”
“Ma come si permette lei?! Sottospecie di troll?!”
Sirius e Remus si avvicinarono, questa volta un po’ più preoccupati, Lupin estrasse la bacchetta.
“Prego prego, Signori.. calmatevi!” – bofonchiò sorridente Lupin.
“Mi .. mi dica cos’è che ha visto esattamente?” – chiese Sirius con aria bonaria alla donna, ancora ansimante per lo spavento.
La stega si era portata le mani al petto e gli occhiali nella foga le erano un po’ scivolati giù dal naso, rendendo il suo aspetto ancora più comico dell’originale.
“Era orribile!” – balbettò la strega.
“Cosa?” – chiese Sirius indulgente, ma già cominciava a nutrire dei piccoli sospetti.
“Ha cercato di ferirla?” – domandò Lupin, una volta placata la folla tutti adesso avevano gli occhi puntati sulla strega grassottella che, accortasene, era arrossita vistosamente.
“Ferirmi?...n-no! Oddio solo il pensiero di doverlo toccare!! Ma per chi mi ha preso?!” – sbraitò la donna.
“Insomma – sbottò Sirius che aveva perso la pazienza – che diamine ha mai visto?!”
Ci fu un attimo di silenzio in cui tutti i presenti allungarono collo, aguzzarono occhi e orecchie per sentire meglio, poi la strega paffutella sospirò e in una interpretazione melodrammatica quasi teatrale sibilò
“Un ratto!!”
“UN….. RATTO?” – scandì lentamente Sirius. Incredibile.. tutto quel baccano per un semplice topo?!?! 
Incrociò il suo sguardo con Lupin, visibilmente sul punto di scoppiare a ridere di nuovo a crepapelle.
La strega, che nel frattempo aveva assunto un colorito violaceo per la vergogna, si era goffamente decisa a scendere dal suo precario rifugio, barcollando a destra e sinistra mentre con una mano si riassettava gli occhiali.
“Vieni caro! Andiamocene! – ringhiò stizzita - in questo posto è pieno di zotici!” – disse guardando sbieco in direzione di Sirius.
“Ma senti tu questa! La sistemo!”- sibilò Sirius.
“Fermati Black – bofonchiò Lupin trattenendolo per un braccio – non vorremo mica dare spettacolo qui .. adesso? Vero?” – ridacchiò Lupin dando un colpetto amichevole al mago.
“Remus non sei più il prefetto di Grifondoro! Sono in grado di badare a me stesso!” 
“Sei sempre lo stesso ragazzino di una volta, irascibile e impulsivo - disse con una nota di rimprovero Lupin - e poi cosa vorresti fare senza nemmeno la tua bacchetta?”
“La mia è andata distrutta contro il Gigante.. e vabbè ma non finisce qui! Andiamocene!”
Se ne uscirono così all’aperto mentre Sirius e la buffa strega grassottella continuavano a guardarsi in cagnesco ( cosa che a Black riusciva chissà perché decisamente bene e senza nessuna fatica ! ).
“Senti – attaccò bottone Lupin per distrarlo – che ne dici se facciamo un salto da Olivander? Non puoi restare ancora senza bacchetta, te ce ne vuole una nuova.”
“Umm … d’accordo!.. – rispose Sirius raggiante – emm ma prima togliamoci queste camicie e rinfiliamoci i nostri vestiti, non mi sento davvero a mio agio con tutti questi addobbi floreali addosso! Mi ricordano un po’ i tempi in cui ero latitante con Fierobecco! Una volta abbiamo fatto una capatina alla Fuji!”
L’idea di una nuova bacchetta lo aveva solleticato, facendogli completamente dimenticare il brutto muso di quella grassona del centro commerciale… e anche la assurda storia di quel topo.

“Perfetto! Olivander mette gli sconti del quindici percento su tutta la produzione invernale!” – bofonchiò Sirius sbirciando dalla vetrata del negozio.
“Che aspettiamo? Suvvia entra! Io resto qua fuori a dare un’occhiata a questa rivendita ambulante che hai collezionato!” – lo incoraggio Lupin ridacchiandò.
Sirius scrollò le spalle ed abbassò la maniglia della porta. Una ventata d’aria gelida lo raggiunse improvvisa mentre il campanello d’ingresso tintinnava allegramente.
Dentro sembrava tutto deserto, la vecchia piuma d’oca era ancora intenta a scribacchiare sul registro impolverato sopra alla scrivania e per terra c’erano i rimasugli di quello che una volta doveva esser stato un vecchio vaso di begonie, il terriccio era sparso un po’ ovunque. 
Sirius si avvicinò al bancone sporgendosi in avanti per guardare lungo il piccolo corridoio laterale del negozio, completamente tempestato di scatole lunge piatte e rettangolari di tutte le dimensioni e colori.
Un grosso cartello colorato indicava una manciata di bacchette minutissime e una scritta luccicante annunciava
“Per i vostri bebè, bacchette primi usi!”
“Caspita… anche il vecchio Olivander sé dovuto adeguare alla moderna concorrenza!” – disse Sirius tra sé e sé strabuzzando gli occhi.
“C’è nessuno?” – chiese incerto.
Non ricevette risposta, ma quasi subito uno scalpitio frenetico di passi lo raggiunse dalla porta sul retro.
“Oh è lei signor Olivander? Pensavo che il negozio fosse chiuso!”
“S-Sirius Black?!... oh… buon dio, figliolo …”
“Emm…” – bofonchiò Sirius impacciato.
“Non te la sei passata troppo bene ultimamente a quel che ne so è? … oh.. beh.. naturalmente era su tutti i giornali, ormai non c’è da preoccuparsi del famoso prigioniero! Da fuggiasco ad eroe nel giro di pochi anni!” – disse con la voce più rauca del solito il vecchio Olivander, trotterellando verso il bancone.
“Emm.. che ne fate ancora di bacchette vecchio stampo? Sa .. ho .. recentemente perduto la mia a causa di un piccolo incidente.”
“Ehehe… piccolo? Incredibile la modestia dei giovani d’oggi!” – rispose quasi eccitato Olivander.
“Emm avrei una certa fretta se non le dispiace.” 
“Oh beh.. certo, certo.. naturalmente, quel ragazzo sfortunato … come sta?”
Sirius cominciava ad irritarsi, gli sembrava quasi un terzo grado. Guardò con aria eloquente il vecchio mago che, come ridestato da un antico torpore, cominciò a setacciare tra le innumerevoli scatole a caccia di quella giusta, quasi si fosse dimenticato del suo interlocutore. Cosa questa, della quale Sirius fu enormemente grato: non gli erano mai piaciuti gli impiccioni! ( Forse è per quello che l’aveva tanto a morte con Piton )
“Ecco qua! – disse Olivander con gli occhi che gli brillavano di una strana luce sinistra - quindici pollici, legno di ebano fatato, flessibile, con un crine di unicorno! … la provi! Questa qui… è speciale!” 
Sirius afferrò la bacchetta saldamente agitandola un paio di volte: si librava nell’aria come un sottile fruscio di vento, poteva quasi sentirla viva tra le sue mani.
“Wow! … e che cos’ha di così speciale?... mi va davvero a pennello comunque! La prendo!”
“Ottima scelta, ottima scelta davvero! Non poteva scegliere meglio!” – sibilò in un ghigno il vecchio mago.
“Bene! Quant’è?” – chiese Sirius mentre ancora ammirava il nuovo fiammante acquisto.
“Oh non si preoccupi per il danaro, è l’ultimo cliente della giornata, oggi …. Emm oggi voglio farle un regalo, la accetti, suvvia, non capita tutti i giorni!”
“Come? … cosa? No… io non posso .. non posso proprio accettarla, su mi dica il prezzo, non sono il tipo da lasciare i pagamenti a metà.”
“Insisto perché la prenda senza sborsare una falce, è un nuovo … emm .. si un nuovo prototipo, e sarò più che felice se… emmm … si .. se un mago del suo calibro potrà portarsela a casa e compiere sì grandi incantesimi come quelli decantati nelle sue imprese!”
Sirius sgranò gli occhi perplesso, ma Olivander lo spinse gentilmente verso l’uscita: un po’ per la fretta di concludere, un po’ per quel minestrone di parole buttato lì alla rinfusa finì con l’accettare l’inaspettato regalo infilando la nuova fiammante bacchetta sotto le scure pieghe del mantello.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Ciao Ciao zio Vernon! ***


“Vita dalla vita, morte dalla morte! Terra io ti invoco! Fuoco! Acqua, inchinatevi dinnanzi al vostro padone! ……. Animadverto!” 
Una vampata di fiamme più alta si sprigionò dai tredici candelabri dorati, mentre l’Alchimista imponeva le mani davanti a sé, e subito una scintilla di luce si materializzò al centro della enorme anticamera, prendendo lentamente forma. La voce dell’Alchimista si spense improvvisamente.
Lo spirito aleggiava di fronte a lui, immobile. 
“Portalo da noi, i tuoi occhi siano i miei occhi, la tua voce la mia voce … nessuno potrà resisterti, nessuno potrà nuocerti perchè dalla mia linfa tu prendi vita, va! E’ tempo che le anime tornino al loro padrone ..” – disse con voce stridula l’Alchimista lanciando una agghiacciante risata.
Lo spirito salì verso il soffitto e scomparve in una nuvola di luce.
“Bene… tutto va secondo i nostri piani .. ora non ci resta che aspettare che gli eventi compiano il loro corso.”
La luce delle candele si dissolse e tutto piombò in una innaturale oscurità.

Privet Drive era pressoché deserta. Molti degli abitanti erano partiti in vacanza lasciando le case vuote e cupe; (non che nel resto dell’anno si respirasse un’aria migliore) lì viveva quel tipo di gente che bada solo al suo praticello, senza considerare il mondo esterno. Tipi che ad incontrarli in giro non si sarebbe mai riuscito a distinguerli gli uni dagli altri: tutti noiosamente uguali, con macchine alla moda, vestiti firmati (sistematicamente poi abbandonati l’anno seguente) e una insopportabile passione per il giardinaggio! 
Tra tutti, i Dursley sicuramente spiccavano per il loro scarsissimo senso dell’umorismo e quel grosso pancione del loro figlioletto Dursley, che ogni giorno di più assomigliava a una brutta copia può abbondante del suo adorato paparino. Veron Dursley era un “distinto signore” (così almeno si faceva chiamare da tutti i colleghi di lavoro) proprietario di una ditta di trapani, della quale andava fiero neanche si fosse trattato di una miniera di diamanti! La sua gracchiante mogliettina Petunia, era sempre indaffarata, notte e giorno, a ficcanasare dalle finestre del soggiorno e della cucina nel tentativo di carpire qualche fattaccio dei vicini.
La pecora nera della famiglia era Harry, sicuramente il più anormale ragazzino della zona, a detta di zia Petunia. Tra gufi, bacchette, e libri di stregonerie, i suoi zii avevano trascorso cinque anni di sobbalzi e tonfi al cuore. Un anno zio Veron aveva pure rischiato di veder salire in orbita la sua adorata sorella Marge. Quel che non sapevano i Dursley era che il loro odiato nipote aveva salvato l’intero mondo della magia circa un mese prima, intrappolando Voldemort nell’altra dimensione. Harry era considerato un eroe ormai, le sue foto troneggiavano su ogni numero della Gazzetta del Profeta in mirabolanti acrobazie, che vedevano un giovane mago lanciarsi all’inseguimento di un Voldemort in preda al panico. Anche se non erano andate esattamente così le cose, ad Harry tutto sommato faceva piacere. Se non altro per una volta avrebbe guardato dritto in faccia quel viscido del suo professore di pozioni senza battere ciglio. Questa era la più grossa soddisfazione che uno studente di Hogwarts potesse avere nella vita! Anche più grossa di una vittoria alla fine del più blasonato campionato di Quidditch!
Erano le tre di pomeriggio circa, in una assolata giornata d’estate e Harry se ne stava sdraiato sul praticello a prendere qualche raggio di sole, con la lettera di Sirius stretta in mano, ormai da giorni e giorni, aspettando che il suo amato padrino si materializzasse all’improvviso sotto gli sguardi basiti dei Dursley, per portarlo via da quella casa di pazzi.
Poteva ancora sentire suo zio che ronfiava come un grosso orso bruno in letargo, infossato sulla poltrona del salotto, mentre suo cugino Duddy si era nascosto chissà dove a riempirsi la pancia, quando ad un tratto sentì i passi lesti di zia Petunia avvicinarsi di soppiatto alla finestra della cucina, proprio sopra di lui.
“Eppure dovrebbe esser già qua.. da un pezzo!” – gracchiava zia Petunia. Il suo brutto muso spuntava dalla finestra e Harry, da quella posizione poteva ancora vedere l’orribile faccia incastonata in una specie di maschera di bellezza ( davvero disgustosa ) di un colorito verde – cianuro.
“Farebbe impressione anche ad Hagrid!” – pensò velocemente Harry.
Nel pomeriggio era in programma una super festa a sorpresa con tutti gli amichetti di Duddy, per festeggiare la vittoria del campionato juniores di pugilato pesi massimi, e i signori Dursley che stravedevano per il loro amato pargoletto, avevano organizzato tutto in grande stile. Harry vide allora una furgoncino bianco fiammante sopraggiungere da Magnolia Crescent diritto verso la loro abitazione; si fermò proprio di fronte al praticello ingiallito dei suoi zii.
Ne uscirono due ragazzi magrolini con indosso una divisa sulla quale spiccava “ da Tom, dolci e balocchi ”, che scaricarono dal retro numerosi vassoi stracolmi di ogni ben di Dio.
“Vernon, Vernon! Svegliati sono arrivati!” – squittì la voce di zia petunia mentre si scollava da dosso quella strana roba verde ( Harry lo immaginò quando una crosso pezzo molliccio di schifezza gli piombò sopra alla testa )
“Che c’è che succede?!” – bofonchiò zio Vernon stiracchiandosi un po’, quel tanto che Harry dalla sua posizione riuscì a sentire distintamente la poltrona scricchiolare.
“Caro sono arrivati quelli per la festa di Duddy! I suoi amici verranno a momenti! Fa accomodare i signori in salotto, oh .. sarà una bella festa!” – disse raggiante Petunia con gli occhi che le brillavano.
Harry era deciso a sgranocchiarsi almeno un sandwitch di nascosto, prima di essere ufficialmente invitato ad andarsene da qualche altra parte. Estrasse la sua bacchetta e la puntò diritto attraverso la finestra del soggiorno. 
“Accio sandwithc!” – bofonchiò allegramente, pregustando l’ambito premio.
Il panino farcito strabordante di salsa e carciofini si sollevo dal vassoio, già sistemato a dovere sul tavolo del salotto.
“Quanto fa?” – chiese Zio Vernon riluttante a uno dei due ragazzi scesi dal furgone fermandosi sulla veranda mentre questi portavano gli ultimi vassoi.
“Sessanta sterline e..”
Gli occhi di Zio Vernon strabuzzarono e si fecero piccoli piccoli, mentre la sua faccia si contraeva in quella che era inequivocabilmente una smorfia di ribrezzo.
“Ma.. se.. s-se vuole possiamo anche… fare uno sconticino.. noi ecco..” – balbettò un po’ impaurito il ragazzo più mingherlino.
Ma Zio Vernon, che era diventato livido in volto, non stava ascoltando più. La sua mano stritolava il portafogli mentre i suoi occhietti, che si erano ridotti a fessure seguivano qualcosa che si muoveva al di là della finestra, qualcosa di molto simile a un grosso …. sandwitch!
Zia Petunia gli dette una gomitata sul fianco, mentre cercava di distrarre i due giovanotti, con un sorriso a denti scoperti ( una specie di locandina da film Horror insomma!! )
“Sessanta ceeeeerto!” – squittì Zio Vernon tentando ti sorridere. Mentre sfilava le banconote il suo colorito stava diventando sempre più viola acceso. Continuò a seguire il panino ai carciofini che fluttuava dietro alla finestra.
Zia Petunia accompagnò i due ospiti al furgoncino facendogli fare tutto il giro della casa, tanto che dovette spingerli a forza quando uno di loro chiese timidamente:
“Emm Signora ma il furgone non è dall’altra parte?”
“Oh.. emm ma di qui è più .. più sicuro! Si certo!”
“Più sicuro!” – ripeté zio Vernon dalla cucina.
Non appena si furono dileguati, forse pensando di essere capitati a casa di qualche svitato, Vernon Dursley liberò un urlo così forte che avrebbe fatto concorrenza ai leoni del circo giunto da poco in città.
“Potteeer!!! Maledetto! Vuoi rovinarci tutti?!!?” – ringhiò Zio Vernon lanciandosi all’inseguimento.
Harry che aveva capito l’antifona, era scattato in piedi per correre ai ripari. Fece il giro della casa, con Zio Vernon Alle Calcagna che brandiva una vecchia scopa tra le mani.
“Petunia acciuffalo!!” – ringhiò ancora più forte Zio Vernon.
Qualche timido muso cominciò a far capolino da dietro le persiane abbassate delle case circostanti; evidentemente non tutti erano partiti perle vacanze. Ciò non di meno Vernon Dursley continuò a sbraitare come un forsennato. Nemmeno la regina d’Inghilterra presente in quel momento l’avrebbe fatto desistere.
Harry si divertiva un mondo! Non era affatto come andare a una partita di Quidditch, però l’idea che qualcuno da lontano vedesse un ragazzino, seguito a ruota da un paffuto orso roseo, lo faceva sbellicare dalle risate! 
Corse così in fretta e senza pensieri che non si accorse del pericolo che incombeva ( in tutti i sensi ) davanti a lui. Se ne rese conto troppo tardi, quando la grossa manona di Duddy lo afferrò per il collo della camicia dopo avergli fatto uno sgambetto.
“Ahahah! Ahaha! Papà l’ho preso! Papà corri!”
“Arrivo! Arrivo figliolo! Bravo! Bravo!” – strillò felice zio Vernon mentre arrancava col fiatone in gola. Non ci sarebbe stato niente di più piacevole per lui che fargliela pagare a quell’insopportabile strambo moccioso che da ormai sei anni s’erano incollati come la peste!!
“Papà!! Papà! Aiuto!!! Mi ucciderà!!”
Il signor Dursley ci mise un po’ di secondi per realizzare il secondo messaggio. Subito un tonfo al cuore lo pietrificò.
“Duddy! Duddy ci pensa il tuo papà Potteeeer! Duddyno…ci pensa .. ci .. p-pe… e.. oh.. emm s-salve.” 
Quando zio Vernon, svoltato l’angolo, si ritrovò davanti l’imponente figura di Sirius Black, non fu poi così tanto più tronfio e sicuro di se. Indietreggiò un istante, brandendo ancora la scopa come se fosse un fucile spianato. I suoi occhi diventarono di nuovo due fessurine, dalle quali sprizzavano fulmini, e anche ( e vistosamente ) uno cupo terrore.
Sirius aveva sollevato Duddy da terra con la sola forza di un braccio, tenendolo a mo di provolone, per la cinta dei pantaloni. 
Dudley annaspava nell’aria con la faccia terrorizzata mente Sirius tratteneva a stento uno scoppio di risate. Harry, ancora per terra, invece non si conteneva più.
“Ehm – tossicchiò Sirius – questo qui è suo?” – domandò a zio Vernon tentando di assumere il tono più serio possibile.
“S-si signore! E lei chi è?” – ribattè il signor Dursley.
Sirius mollò Dudley, che ricadde per terra sul praticello con un tonfo sordo e si raggomitolò piagnucolando.
Ora che il figlio era in salvo zio Vernon aveva recuperato parte della sua tronfiaggine.
“Allora! Le ho chiesto.. chi è?!” – ringhiò fendendo l’aria con il manico di scopa.
“Vieni Harry? Ce ne andiamo!” – bofonchiò sorridente Sirius non curandosi dell’omone panciuto di fronte a lui.
Harry non era mai stato così felice in vita sua. S’alzò e con un piccolo gesto della bacchetta fece scivolare il suo baule (già pieno zeppo di tutte le sue cose) giù dalle scale. Gli atterrò davanti ai piedi.
“Eh no! Lui non va da nessuna parte!” – ringhiò zio Vernon.
“E lei.. chi si crede di essere?!” – squittì zia Petunia, che era arrivata in quel momento per soccorrere il suo amatissimo Duddy.
“Oh.. quante storie … però avrei una buona idea per vostro figlio, potreste usarlo come scorta di cibo negli anni a venire, sarebbe un gran bel risparmio!” – ridacchiò Sirius velenoso.
Harry si trattenne a stento.
“Si porti pure via quel.. quel… quello stupido bamboccio! Non lo vogliamo! E’ un disastro della natura! Una calamità!! La peggior peste che…”
Ma il povero zio Vernon non riuscì mai a completare la frase perché un sordo schiantesimo si precipitò su di lui.
“La prossima volta – scandì Sirius più serio e cupo che mai rivolgendosi a zia Petunia e a Dudley, che ormai era bianco cadaverico dalla paura – non sarò così clemente. Quando si sveglia ditegli pure che Sirius Black sarà ben contento di finire il lavoro, se Harry subirà ancora questi trattamenti. Aurevoir!”
E in un lampo di luce sparì con Harry, lasciando zia Petunia e Duddley a bocca aperta, quasi avessero visto un fantasma.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Una casa che scompare! ***


Con un altro bagliore argentato e un piccolo pop i due maghi ricomparvero dal nulla. Harry barcollò un poco in avanti; ancora si teneva i fianchi per l’eccesso di risate. Non si era mai divertito tanto in vita sua. 
Si erano materializzati all’ombra di un alto albero; una panchina inverniciata di verde era a pochi passi da loro e più in là una cabina telefonica in vecchio stile sbrilluccicava alla luce dei raggi di sole: era piccola e rossa, e i vetri che ne costituivano l’abitacolo erano squadrati da rifiniture rosso-ruggine; una vecchia insegna giallognola completava il tutto.
“Dove siamo?” – chiese Harry un po’ stordito. Aveva ancora davanti agli occhi i tre Dursley e non riusciva bene a capire come lui e Sirius fossero piombati fin laggiù.
“Questo è Green Garden, bel posticino è?”
Harry non rispose subito. Gli faceva un po’ male la testa, si sentiva come se avesse fatto le montagne russe per tre volte di fila dopo un’abbondante colazione. Si guardò ancora intorno. 
C’era un buffo signore sulla sessantina in tenuta da jogging che si stava riposando pochi metri più avanti: era così magro e sudaticcio che la maglietta che indossava era zuppa fino all’ultimo pezzetto e abbondantemente larga.
Harry si voltò a destra: una staccionata di legno limitava il verde dei fili d’erba che poco più avanti sconfinava in un grazioso laghetto che costeggiava il parco; c’era una strana isoletta proprio in mezzo all’acqua lievemente increspata e sopra a questa era appollaiata una bizzarra costruzione. Harry pensò si trattasse di una di quelle sculture moderne per lo più indecifrabili. Gli ricordava vagamente suo cugino Dudley, forse, più che altro, per la mole. Una flotta di anatre sguazzava allegra alla ricerca di pesciolini e il tutto era guarnito da un bel boschetto di platani in fiore sullo sfondo. Certo questi non erano pericolosi come il buon vecchio platano picchiatore!! (ma facevano pur sempre il loro spettrale bell’effetto)
Sulla loro sinistra si affacciava invece un chioschetto da edicolante: a prima vista sembrava un normalissimo chioschetto babbano, con tanto di riviste scandalistiche e di informatica bene esposte in prima fila, ma Harry notò subito una inequivocabile copia della Gazzetta del Profeta spiattellata sulla vetrina del retro… 
Forse la spacciano come rivista per bambini? Pensò tra se e se.
“Come andiamo Harry? Quello è Sam Piuma D’oca! Puoi scommetterci che ha sempre le ultimissime del giorno pronta da sbatterti contro! Ummm recentemente s’è messo in affari coi babbani, vende i loro giornali … dice che si guadagna abbastanza bene! Sai.. coi tempi che corrono qualche soldo in più non fa mai male … Tutto bene?” – ridacchiò Sirius scrutando gli occhi smarriti del ragazzo.
“Mai stato meglio!! Ma…ci siamo.. Smaterializzati?” – chiese Harry sbalordito.
“Proprio così! Comodo è? Senza usare quegli infernali taxi: puzzano e vanno lentissimi!” – bofonchiò Sirius allegro.
“Wooow!!! Ci vuole molto a prendere la patente di smaterializzazione?”
“Non molto in realtà, ma bisogna stare attenti a non finire metà e metà, non sarebbe certo un bello spettacolo, no davvero. Hai sedici anni quindi… suppongo che quest’anno potresti tentare …. Ummm ma si … ma si parlerò con Arthur, vedrò di combinarti qualche cosa!”
“Grazie Sirius!” – rispose Harry raggiante.
“Di un po’, ma quello era tuo cugino?”
“Già!.. sei stato fantastico Sirius! Non ho mai visto Dudley farsela sotto come stavolta! Per non parlare di zio Vernon! … temo che non dovrò mai più farmi vedere dai Dursley, o mi ammazzeranno di certo!”
“Ah.. e per te è un problema?”
“No di certo! Meno male che sei arrivato, stavo cominciando ad annoiarmi!”
“Beh, suppongo che ora vorrai metterti comodo, che ne dici di fare un salto da me?”
“Intendi che.. stia-stiamo andando proprio a casa tua??” – balbettò Harry inarcando le sopracciglia.
“Ma certo! Perché mai sennò sarei venuto a prenderti? Diamine ragazzo, sono tre anni che aspetto questo giorno!”
Sirius uscì fuori dall’ombra del grande albero e si avviò come se niente fosse verso una graziosa fontana di pietra proprio al centro del parco. Era una di quelle a tre livelli di cerchi concentrici: un po’ come una gigantesca torta a più strati, ma senza panna montata! L’acqua zampillava azzurra e fresca dalla sua sommità e ricadeva a cascatelle fino a riversarsi nel cerchio di pietra più basso. Un tritone scolpito nella roccia reggeva in mano un tridente dorato che scintillava allegramente.
Sirius toccò per tre volte le punte del tridente, facendole roteare un pizzico. Harry rimase in silenzi a guardarlo, sempre più emozionato. Non appena le dita del mago si staccarono dalla scultura un alito di vento soffiò sibilando veloce. Subito dopo un piccolo pop alle loro spalle li fece voltare. Incredibile: proprio vicino all’albero dove erano apparsi era comparsa una piccola cassetta per le lettere sulla quale, a caratteri neri e in corsivo, era scritto con cura e grazie “Sirius Black”
Harry spalancò gli occhi!
Un altro piccolo pop e dietro alla cassetta delle lettere, proprio sul limitare della staccionata, comparvero due lampioncini alti e neri in stile ottocentesco (di quelli che andavano accesi a lumino) e un cancello di legno tra di essi si affacciava sull’acqua immobile del laghetto.
Harry rimase a bocca aperta!
Un terzo pop e dal niente emerse un delizioso sentiero in selciato che serpeggiava dalla sponda del lago fino all’isoletta solitaria, anch’esso costeggiato da lampioncini neri che di notte avrebbero illuminato tutto con una deliziosa luce bianca.
Harry prese Sirius per lembo del suo nero mantello.
“S-Sirius ma…”
Un quarto ed ultimo pop e quell’orribile statua in stile moderno si dissolse per far posto ad una adorabile casetta dall’aspetto gradevole e invitante. 
Sirius fece qualche passo senza dir niente. Aprì il cancelletto di legno, che cigolò un poco, poi fece strada ad Harry. Che gli trotterellò dietro entusiasta. Mentre percorrevano il sentiero fece caso a diversi passanti che guardavano nella loro direzione, senza però accorgersi apparentemente della loro presenza. Immaginò che doveva esserci qualche tipo di incantesimo antibabbani nascosto da qualche parte lì in mezzo.
Ci vollero pochi istanti per giungere dall’altra parte e ora la casa non sembrava così tanto piccola come da lontano.
Era alta ed imponente, seppur gentile nell’aspetto.
Un piccolo cortile li separava dall’ingresso e un tappeto di margherite ricopriva il terreno, rendendo il tutto ancor più piacevole alla vista.
L’abitazione era a mattoncini, e dipinta di giallo. Si alzava in alto per buoni tre piani, prima di culminare in un tetto a spiovente di tegole rosse accese. Parte della facciata era ricoperta da un sottile strato d’edera, che giungeva sino alla grande finestra tondeggiante proprio al centro del muro, al secondo piano.
Per terra, di fronte al portone d’ingresso, alto e massiccio di legno di faggio, era adagiato un tappetino bluastro sul quale spumeggiava bianca una scritta di benvenuto alquanto sinistra:

Felpato vi augura il benvenuto nella sua umile dimora!

“Benvenuto a casa Harry!” – bofonchiò Sirius raggiante, infilando la chiave nella toppa.

Si ritrovarono in un salone d’ingresso piuttosto spazioso e ben curato: un ambiente unico che era diviso in una zona adibita a cucina e sala da pranzo, e la restante parte a soggiorno. Le pareti erano completamente a mattoncini gialli, come quelli della facciata esterna, e il soffitto era sorretto da massicci travi di legno che fungevano anche da sostegno per un curioso lampadario in ferro battuto di forma circolare, appeso a uno di questi per l’appunto, tramite quattro spesse catene di bronzo. La cucina e la sala da pranzo occupavano una buona metà della sala: a sinistra, dove il salone si restringeva di qualche metro, una vasta dispensa marrone faggio, ricolma di ogni ben di dio, era incassata in una rientranza nel muro. Accanto era ben riposta una piccola catasta di legna in un pratico contenitore di vimini, che non stonava affatto con il resto del semplice ma curato mobilio. Un tavolo liscio e spazioso era sistemato obliquamente rispetto ad un grosso camino all’interno del quale bolliva un enorme calderone. Un profumino delizioso già ghermiva l’aria.
Al centro della sala, proprio sotto al lampadario, era adagiato un bellissimo tappeto persiano rosso acceso, con mille ricami e motivi disegnati sopra. Un poco più a destra invece era sistemato un divano, all’apparenza molto soffice (di quelli da sprofondarci addormentati sopra! ) anch’esso marrone con una coperta di lana ripiegata alla meno peggio e appoggiata da una parte. Di fronte invece erano appesi al muro vecchi ritratti ingialliti, forse qualche avo di Sirius, e uno specchio in ferro battuto era fissato giusto accanto a una pianta tropicale, infossata in un’ampia giara di terracotta stracolma di terriccio.
Dove la parete della cucina curvava ad angolo retto per ricongiunsi col resto della sala infine, una rampa di scale saliva brevemente al piano superiore. Sul muricciolo della gradinata erano affissi strani oggetti dalle molte forme così strane, di cui forse anche Sirius ignorava completamente l’utilizzo.
Harry si guardò tutto intorno rapito. 
“E’ .. E’ …” – bofonchiò il ragazzo senza riuscire a completare la frase.
“Come ti sembra? Beh .. non è un reggia però ha tutti i confort! …. Calderone auto-cuocente ultimissimo modello della Zelda & Zork.” - disse soddisfatto Sirius additando il grosso calderone in rame adagiato sul focherello del camino.
“Io.. io ….”
“Tappeto volante serie Fx-chandaar, col turbo incorporato! Davvero molto utile!” - bofonchiò sorridente Sirius schioccando le dita.
Proprio in quel momento il tappeto si mosse leggermente, ed Harry, sempre ammutolito per lo stupore e la meraviglia, immaginò dovesse trattarsi di una specie di saluto.
“Ma…. È ….”
“E per finire Jacoby… ehm ehm … Jacoby??”
“Chi è?” – chiese Harry con la meraviglia e la curiosità che crescevano ad ogni istante di più da quando era entrato.
“E’ il mio nuovo Elfo domestico .. un tale lavoratore! Starà di sicuro in giro a ficcanasare dove non deve! Ma dove diavolo sei … JACOBY??.. pensa che l’altro giorno s’era messo in testa di estirpare tutta la mia meravigliosa edera rampicante. Dico io.. ci vuole a essere pazzi a volerli liberare!...” – borbottò Sirius anche se nella sua voce si poteva percepire uno strana nota d’affetto.
Harry trattenne a stento una risata e inarco le sopracciglia.
“Oh.. emm mi ero dimenticato di Hermione, lei sta ancora appresso al CREPA?”
“Oh.. si .. credo proprio di si.. durante lo scorso anno non ha avuto molto tempo da dedicarvi ma… suppongo che ora che è in vacanza…”
Smash!
Un rumore di cocci rotti preannunciò il ruzzolare di una piccola creaturina giù dalle scale che conducevano al secondo piano. Il piccolo Jacoby atterrò maldestramente sotto sopra, con le gambette che si agitavano in aria.
“Jacoby! Che hai combinato stavolta piccolo marmocchio?”
Il giovane elfo domestico si raddrizzò in piedi. Sebbene fosse ancora asservito a Sirius aveva un bell’aspetto. Era evidente che veniva trattato con cura e gentilezza. I suoi occhi grandi e verdi emanavano una luce serena, mentre sorrideva al nuovo arrivato.
“Buon pomeriggio padrone, padron Sirius! Jacoby ha sentito che arrivavano gli ospiti e così Jacoby aveva pensato di preparare un po’ di biscotti, padrone.”
“Ma è solo un .. emm … cucciolo?” – chiese Harry incerto non riuscendo a trattenere una risata.
“Ah Jacoby .. quante volte te lo devo ripetere che ancora sei troppo piccolo per queste cose? Non hai nemmeno imparato a smaterializzarti!”
“Jacoby cattivo! Padron Sirius.. Cattivo Jacoby! Jacoby triste… Jacoby si scusa per aver rotto …” – strillò l’elfo cominciando a piagnucolare.
“Beh… Harry, ti presento Jacoby… un impacciato, simpatico elfo domestico che .. come avrai capito, cancella ogni traccia di noia dalle mie giornate! Jacoby questo è Harry Potter, il mio figlioccio, spero che andrete d’accordo, intesi?”
“Ha-Harry P-P-Potter? Jacoby ha tanto sentito tanto parlare di lei signore, ma non aveva mai avuto modo di vederlo coi suoi occhi! Jacoby è onorato di servirla! Piacere di conoscerla!”
“Piacere mio Jacoby!” – rispose Harry tendendogli la mano.
L’elfo lo guardò allegramente e rispose al saluto. Era evidente che a casa Black gli elfi domestici venivano trattati con gentilezza. Una cosa, questa, che Harry non si sarebbe mai aspettato da uno come Sirius, che aveva passato ben tredici anni ad Azkaban, la prigione dei maghi. Dopo tutto quel tempo non aveva affatto perduto le buone maniere e il suo spirito nobile e generoso.
Colto da questi ed altri sereni pensieri, Harry chiuse gli occhi e respirò a pieni polmoni poi si lasciò andare in un’esplosione di felicità:
“Finalmente sono a casa!!!”
Nel sentire quelle parole gli occhi di Sirius si accesero ed un inequivocabile sorriso gli si stampò sulle labbra.
“Coraggio! Il pranzo è ormai quasi pronto! Tutti a tavola! L’ultimo che si siede rimane a bocca asciutta!!” 

Mangiarono di gusto e trascorsero tutti in allegria il resto del pomeriggio. Jacoby si dileguò subito finito di mangiare e scomparve dietro super le scale. Sirius mostrò ad Harry il resto della casa aiutandolo a portare tutte le sue cose di nella sua nuova stanza. Il pesante baule fluttuava lento su per i gradini che conducevano al secondo piano. Al contrario del pianterreno, questo si apriva in un lungo corridoio tappezzato di dipinti di qualche strano artista contemporaneo, alcuni si muovevano, altri invece erano immobili..
“Babbani?” – domandò Harry incuriosito.
“Un regalo della tua mamma, è stata sempre appassionata d’arte! Gli altri beh.. gli altri li ho fatti io..” – aggiunse timidamente Sirius.
“Caspita! Non sapevo che sapessi dipingere!?” – bofonchiò Harry ammirando l’immagine di una bellissima sirena sdraiata su uno scoglio in riva al mare, sotto il chiarore della luna.
“Uh.. beh sai .. sono scapolo, qualche hobby dovevo pur trovarlo no?.. qui c’è una piccola sala, niente di speciale, devo ancora finirla di ristrutturare, ma si gode un’ottima vista!”
Harry oltrepassò una piccola porta scorrevole e si ritrovò di fronte alla grande finestra rotonda di vetro che aveva osservato al suo arrivo. La stanza era un po’ diversa dall’ambiente sottostante: lunghe crepe solcavano le pareti, anche se superficialmente. Pezzi di intonaco si staccavano dall’alto del soffitto per poi magicamente ricomparire al loro posto. Harry sgranò gli occhi.
“Sto provando un nuovo incantesimo sigillante, ma ancora devo perfezionarlo!” – bofonchiò Sirius quasi leggendogli nella mente.
Harry ridacchiò. La stanza era arredata con una vecchia libreria piena di volumi impolverati con le copertine tutte rigorosamente nere e grigie. Alcuni dovevano avere centinaia d’anni, forse l’eredità lasciatagli dalla sua famiglia. Emanava ancora un leggero odore di stantio e muffa.
Proprio di fronte alla finestra invece c’era un tavolino molto orientaleggiante, di quelli alti appena per potersi accomodare in ginocchio, e sopra svettava una superba scacchiera con tutti i pezzi lucidissimi in avorio, pronti per darsi battaglia. La luce, che di giorno era abbondante e illuminava tutto l’ambiente circostante, di notte era garantita da una curiosa lampada ad olio che si accendeva a comando, con diverse gradazioni di giallo e rosso vivo, come Sirius gli mostrò.
“Se vuoi più tardi – disse soffiando sulla fiamma per farla spegnere – ci facciamo una partitina! Che ne dici?”
“Volentieri! E’ da un po’ che non gioco, ci vorrebbe Ron, lui si che è in gamba!”
“Uh davvero? Mi domando se abbia già saputo del grande torneo invernale di scacchi magici.. ci sono in premio un sacco di premi interessanti!” – bofonchiò Sirius sognante.
“Wow! Beh.. perché non ci partecipi anche tu?” – domandò Harry mentre ammirava da vicino un paffuto re bianco, che reggeva in mano il suo scettro e lo guardava con aria torva.
“Sono ammessi solo i maghi sotto i diciotto anni: è un torneo scolastico. Ci sono manifesti dappertutto: parteciperà anche il campione mondiale juniores.. il grande Vladimir Zirkoff!!”
“Non sapevo fossi così appassionato di scacchi!” – bofonchiò Harry guardando il suo padrino con aria sempre più curiosa. Erano ben tre anni ormai che si conoscevano, ma si era reso conto che sapeva molto poco di lui. Questa nuova casa.. la sua passione per l’arte … e persino per gli scacchi dei maghi!... gli sembrava di sognare! Niente li avrebbe più divisi!
Riuscirono sul corridoio proseguendo avanti. A un certo punto oltrepassarono una piccola porticina alta più o meno un metro e larga poco più di trenta centimetri. Harry si domandò chi ma avrebbe potuto passare dentro una porta così piccola; si voltò per cercare risposte e Sirius alzò le spalle.
“Jacoby… ha insistito per venire a dormire da solo in quel vecchio ripostiglio per le scope… oh.. beh la dimora del precedente elfo domestico… conserva ancora le scarpe puzzolenti di sua madre… dice che gli ricordano quando ancora era viva.. non me la son sentita di strapparlo ai ricordi.. oh.. è molto ben curata ora, l’ha rammodernata persino con un minuscolo tavolo da ping-pong magico.”
“Wow!” – esclamò Harry.
“La pallina rimbalza da sola e torna indietro a chi l’ha lanciata. Si diverte così nel tempo libero.” – bofonchiò Sirius alzando le spalle.
“Bene, là in fondo c’è la tua camera Harry, l’ultima porta a destra, dopo il bagno. Proprio di fronte alla mia.”
Harry si precipitò raggiante in fondo al corridoio, abbassò la maniglia della porta lucida e marrone e la spalancò. Rimase dapprima quieto sulla soglia, a bocca aperta.
La stanza era dipinta di un tenue azzurro sulle pareti, e il soffitto era tappezzato di stelle luccicanti. Sui muri svettavano i poster della squadra di Quidditch preferita di Harry, i Magnifici Sette, che lo salutavano a cavallo delle loro roboanti scope. Il letto era a baldacchino, di legno color noce, e sopra al cuscino era posato un pacchetto incartato a dovere con tanto di nastro e biglietto di auguri.
“E’ .. favolosa!” – balbettò Harry stupefatto
“C’ho lavorato settimane per sistemarla a dovere, dovevi vederla prima! Un tugurio! … c’era persino un odioso molliccio nascosto dietro l’anta destra dell’armadio. A proposito.. spero sia abbastanza spazioso per tutti i tuoi vestiti.” – bofonchiò Sirius felice, evidentemente, che Harry lo fosse altrettanto.
“Oh.. non preoccuparti.. i Dursley non mi regalavano di certo montagne di roba.. a parte i sudici e vecchi jeans di Dursley. Andrà benissimo!”
Proprio in quel momento Harry si accorse di un voluminoso pacchetto poggiato sopra al letto. Guardò Sirius con occhi dubbiosi e poi bofonchiò timidamente:
“P-Per me?”
“Ma certo figliolo! Domani è il tuo compleanno non ricordi?”
“Oh.. già! Me ne ero quasi scordato! Con tutti i fatti degli ultimi mesi il tempo m’è volato tra le dita. Ma.. Sirius .. io .. non so cosa dire.. insomma… mi sembra un sogno!”
“Beh.. allora… allora ti piace?”
“Decisamente meglio di Privet Drive!! Sei un arredatore nato!”
Sirius arrossì lievemente, ma non si scompose.
“Vieni – bofonchiò – ti mostro la mia camera!” 
“Wow! Corro!”
Sirius gli fece strada aprendo l’altra porta, di fronte. La stanza era molto diversa dalle altre della casa. Le pareti stavolta erano dipinte di un blu scuro e denso e l’unica finestra presente era a forma di mezzaluna. Un lampadario di cristalli scintillava debolmente sul soffitto, illuminando un poco. Un letto sul quale troneggiava una gigantesco cuscino verde – azzurro, era appiccicato a una parete. Di fronte c’era uno scrittoio di legno, antico. Rotoli di pergamena mezzi arrotolati fuoriuscivano disordinatamente da uno dei cassetti, e un calamaio con una piuma d’oca poggiata li accanto stava pericolosamente in bilico accanto al bordo del mobile.
“Quel monellaccio di Jacoby, deve aver ancora tentato di pulire quelle vecchie macchie! Ancora non ha capito che sono incancellabili?.. ho provato tutti gli incantesimi smacchianti che conosco.. mah.. niente da fare…”
“Forse dovresti provare con un po’ di varichina!” – suggerì Harry.
“Varichina?” – bofonchiò Sirius.
“Uh.. beh.. una roba babbana..”
Sirius arricciò il naso.
“Funziona molto bene! Eih comunque complimenti per l’arredo, i tuoi erano dei veri appassionati è?” – si affrettò ad aggiungere Harry.
“E’ Harry… dovevi vedere questo posto prima del tuo arrivo! Sembrava la piccola bottega degli orrori! Per fortuna che Remus mi ha dato una mano, altrimenti sarei ancora in alto mare.”
“Il professor Lupin? È stato qui? Come sta.. ? s’è ripreso bene?” 
“Oh si! E’ tornato come nuovo! Ci vuol ben altro sai, per metterlo ko!” – disse Sirius con una smorfia molto simile a un sorriso.
Harry rabbrividì impercettibilmente al pensiero del suo ex–professore di difesa contro le arti oscure: solo pochi mesi prima aveva rischiato di essere letteralmente sbranato da Lupin, sotto l’influsso della luna piena. Lo sapeva molto bene lui che ci voleva ben altro per metterlo al tappeto!
“Ma che ore si son fatte?”
Harry magicamente avvertì una sensazione di fame allo stomaco crescere in un istante.
“Umm non ne ho idea… ma ho un certo languorino!” – bofonchiò passandosi una mano sulla pancia.
“Eh.. come si dice.. tale padrino… anche io muoio di fame! Beh andiamo allora: ormai sarà quasi ora di cena. Il sole sta tramontando.”
La lama di luce che giungeva dalla porta aperta, direttamente dalla grande finestra rotonda del secondo piano si andava rapidamente assottigliano, lasciando posto a un tenue colore arancione che annunciava l’imminente tramonto.
Harry trotterellò felice dietro a Sirius, già giunto fin al primo gradino delle poche scale che li separavano dal pian terreno, quando un rumore sordo simile a un prorompente brontolio lo raggiunse alle spalle.
“Shh!” – sibilò Harry arrestandosi.
“Che c’è? Che succede?” – chiese Sirius allarmato.
“Ho sentito qualcosa, sembrava …. Venire da..”
“Ah.. maledizione.. credevo di essermeli tolto di torno una volta per tutte!”
“Chi?.. err.. cosa?” – bofonchiò Harry accigliato.
“Rich il poltergaist, fratello di quella insopportabile bestiaccia di Pix!” – tuonò Sirius incalzando l’accento su insopportabile e bestiaccia con la faccia rivolta al soffitto e le mani ben poste attorno alla bocca per amplificare il suono delle sue parole – “lui.. e gli altri ricordini di casa Black! .. eredità dei miei defunti genitori.. bel regalo è?”
“Oooh.. wow! Non .. non c’è che dire, tipi simpatici i tuoi!”
“Ah.. io li odiavo, mi ricordano molto i tuoi zii. Mio padre aveva la fissa per le cose più assurde. Un giorno, che avevo più o meno la tua età, piombò in casa con un grasso baule che sputacchiava a destra e sinistra tentando di rompere il catenaccio che lo sigillava…”
“E… e poi che gli successe?”
Sirius indugiò un istante ancora.
“Bah.. ti va di divertirti un po’ prima di cena? C’è un poltergaist da sistemare! … così.. giusto per non perdere l’allenamento!” – propose eccitato Sirius.
Harry, che trovava in se l’idea alquanto bizzarra, accettò di buon grado. Una strana luce brillava negli occhi di Sirius; per un attimo gli sembrò quasi che stesse sogghignando.
“Ok!” – rispose infine.
I due amici tornarono sui loro passi, fino a giungere di nuovo al termine del corridoio. Lì Sirius poggiò la mano su una vecchia torcia spenta, affissa al muro da una imbracatura di ferro arrugginito, e la tirò in avanti verso di sé.
Harry sentì degli scricchiolii e qualcosa di gelido e pungente attraversarlo da parte a parte. Si girò nuovamente in dietro e scoprì che i gradini che portavano al pianterreno erano sparite, e al loro posto si snodava una vecchia scala a chiocciola ammuffita, piena di polvere e lembi di stoffa consunti, che scompariva inghiottita dal buio di una piccola apertura posta sulla sommità di questa.
“Andiamo!” – lo incoraggiò Sirius facendogli strada.
Harry lo seguì incuriosito. Salendo uno dopo l’altro gli angusti gradini una sensazione sempre più cupa si impadronì di lui … quelle scale rappresentavano una specie di confine .. un confine tra la luce e le tenebre. La prima cosa che avvertì quando la sua testa sbucò oltre l’apertura fu un forte odore di muffa ed aria stantia. Si ritrovò di fronte qualcosa che non avrebbe mai potuto immaginare. Una stanza nera, nera come la notte, con vecchi calcinacci penzolanti dal soffitto illuminati da qualche fioca candela inestinguibile. Travi marce di legno che rivestivano il soffitto a spiovente e una stretta finestra dalla quale filtrava ancora qualche barlume di luce solare. C’erano ragnatele dappertutto e una miriade di oggetti ammassati in ogni angolo, coperti da vecchi e sudici lenzuoli ingialliti. Non si sarebbe mai aspettato.. di trovare una stanza simile a casa di Sirius. Sembrava più quel genere di cose che sarebbero piaciute al peggiore dei maghi oscuri!
“Che posto è questo?” – chiese Harry perplesso. Di certo non era spaventato, da quando aveva messo piede nel mondo dei maghi s’era abituato a cose ben peggiori di questa, tuttavia una sensazione di disagio lo pervase.
“La stanza preferita della mia vecchia mamma… era qui che si dilettava nei suoi bizzarri riti di magia nera… una volta ero rimasto nascosto a spiarla per tutta la notte sai? Proprio laggiù, dietro le ante semichiuse di quell’armadio.” – bofonchiò Sirius che intanto aveva estratto la bacchetta.
“M-magia nera??” – sbottò Harry un po’ troppo forte, tanto che un vecchio baule grasso cominciò a rantolare nel buio.
“Shh.. piano.. piano Harry, altrimenti salta tutto il divertimento… mia madre era una maga oscura .. ahaha.. si.. beh. Almeno questo era quello che credeva lei.”
“Cioè?” – chiese Harry abbassando il tono di voce.
“Umm vedi Harry, quando ero ai tempi della scuola, con tuo padre e con Remus.. e quel viscido verme di Peter, ne abbiamo passate di avventure.. e di maghi oscuri ne abbiamo visti abbastanza!...e credimi.. mia madre non avrebbe nuociuto ad una mosca.. era solo una vecchia strampalata.”
Il modo così gelido con cui Sirius parlava di sua madre risuonò innaturale alle orecchie di Harry, che era quasi sul punto di chiedergli perché la odiasse così tanto.
“Anche se era incapace – continuò Sirius – riuscì lo stesso a racimolare a destra e sinistra alcuni giocattolini interessanti, col risultato che… per quando io conclusi i miei studi ad Hogwarts, casa Black era infestata dalle più assurde e schifose creaturine di questo mondo! Ci ho messo secoli per renderla un po’ più abitabile! Da quando i miei sono morti.. era rimasta chiusa per tredici anni e puoi ben immaginare che razza di roba si era riprodotta qua dentro.” 
“E hai fatto tutto da solo?” – chiese Harry affascinato.
“Oh.. no, no di certo! Remus mi ha aiutato di buon grado, ce la siamo spassata un sacco quest’estate, prima del tuo arrivo… ok.. fuori le bacchette!”
Harry infilò la mano dietro ai jeans per estrarre la sua dalla tasca.
In quel momento.. quasi avesse sentito la loro presenza, il grasso baule sputacchiante saltò fuori con un balzo dall’oscurità del suo angolino avventandosi contro Sirius!
“Corriamo!!” – bofonchiò il mago ridacchiante – “L’ultima volta ci abbiamo messo ore per legarlo! Quella canaglia di Rich deve averlo liberato ancora!”
Sirius si gettò a terra rotolando, poi con una capriola tornò in piedi e puntando diritto la bacchetta contro il famelico baule bofonchiò divertito:
“Immobilus!!”
Il baule si bloccò a mezz’aria con la bava che gli colava giù da un lato della sua enorme bocca.
“Eh però così non vale! Il divertimento tutto a te!” – bofonchiò Harry stizzito.
“Guardati le spalle ragazzo!”
Harry fece appena in tempo a girarsi che una grossa lampada al muro cominciò a snodarsi e allungarsi tentando di afferrarlo per le gambe.
“Ivanesco!”
L’enorme intrico di tubi si dissolse in un istante, lasciando un Harry soddisfatto e raggiante. In un attimo tutta l’oscurità che li avvolgeva sembrò quasi dileguarsi… e il tempo passava veloce mentre entrambi si divertivano un mondo a dare la caccia a tutti quegli strani esseri che pullulavano nella misteriosa e cupa soffitta dei Black.
Dopo due ore quasi, esausti ricaddero a terra, spalla contro spalla, ansimando un poco affannati.
“Allora?... piaciuta la tua prima giornata da me? I divertimenti non mancano di certo è? Anche se quel vigliacco di Rich non s’è fatto vivo! Chissà dove si sarà nascosto!”- ridacchiò Sirius.
“No, no di certo! È stato divertentissimo! Meglio di tutte le lezioni di difesa contro le arti oscure a cui ho mai partecipato fin ora! Solo che adesso … m’è ripresa la fame!”
“Padrone? Padron Sirius? Che ci fa ancora su nella buia soffitta? .. Pa-padrone? È lei?”
La voce di Jacoby li raggiunse dai piedi della scala a chiocciola.
“Jacoby, va tutto bene, non preoccuparti! Harry ed io ci siamo solo svagati un po’ prima di cena, un po’ di sano esercizio mette appetito! Nevvero Harry?”
“Già! Proprio così!” – bofonchiò Harry felice.
“Jacoby pensava che i padroni sarebbero stati contenti di sapere che la cena è quasi pronta. Jacoby chiede se i padroni non vogliano scendere per la cena.”
“Oh nooo! Non dirmi che hai di nuovo tentato di cucinare!? Coraggio Harry, conviene scendere prima che ci vada fuoco tutta la casa.”
Harry ridacchiò, quel piccolo elfo domestico era una vera peste. Gli ricordava un po’ il suo amico Ron. Già.. Ron.. era da un pezzo che non lo sentiva.. e anche Hermione … e Draco … e infine Ginny … era un mese intero che non aveva sue notizie. Una ventata di malinconia lo raggiunse, facendolo rattristare un poco, ma decise di non dire niente a Sirius. Lo seguì, pensando che in fondo l’indomani sarebbe stato il suo compleanno e che forse avrebbe ricevuto notizia di tutti i suoi amici. Questo pensiero lo rallegrò un poco. Giunti di nuovo sul corridoio, Sirius tirò nuovamente la leva e la tortuosa scala a chiocciola scomparve lasciando ancora il posto ai gradini che portavano al soggiorno.

La cena fu semplice ma fantastica allo stesso tempo. Il divertimento non mancò nemmeno lì. Sirius dovette ricorrere a un potente incantesimo antincendio per fermare la distruzione della sua amata cucina, mentre pezzetti di maiale carbonizzato zampettavano a destra e sinistra.
“Che diamine hai combinato con questa roba Jacoby?” – disse furente.
L’elfo domestico si rannicchiò dietro ad Harry spaventato.
Insomma, dopo una buona mezz’ora ( erano circa le dieci di sera ) Sirius presentò in tavola un mix di pancetta, uova e bakon, assieme a un bel po’ di pane tostato e qualche fetta di maiale arrosto ( quel che era riuscito a salvare! ).
Mangiarono tutti allegramente fino a riempirsi la pancia poi Sirius accese il camino e, finito di sparecchiare con pochi gesti di bacchetta, si buttò sul divano esausto, ma felice. Harry lo imitò sedendoglisi accanto. Jacoby invece preferì sistemarsi vicino al fuoco acceso del camino con un guanciale spennacchiato di piume d’oca.
“Guarda qua Harry!” – bofonchiò Sirius estraendo da sotto il divano un vecchio album di fotografie. Lo aprì e lo sfogliò piano. Era un album di foto che ritraeva sempre il suo amato padrino da giovane ( più o meno quando aveva la sua età ), in compagnia dei suoi amici.. e.. di sua madre e suo padre, che a quell’età non sembravano andare molto d’accordo, a giudicare da come si muovevano i personaggi dentro le foto.
“Non li avevo.. non li avevo mai visti così .. sai?”
“Eravamo felici.. giovani, spensierati… ah.. – un velo di tristezza coprì la sua voce – non immaginavamo che di lì a qualche anno Voldemort ci avrebbe divisi tutti.”
“Vi divertivate molto?”
“Un mondo! Una delle cose che amavamo di più fare assieme era andare in campeggio da tuo padre. I suoi genitori.. i tuoi nonni, avevano una graziosa casetta abbalbiccata sulle montagne e d’estate ci si stava che una meraviglia! Ricordo che una volta James per farci spaventare raccontò una storia di paura così forte che tua madre se ne scappò via correndo! E’ stato in quell’occasione che si sono innamorati .. credo …”
Mentre fuori la notte calava sempre più fitta e profonda, dentro le calde mura di una nuova casa Harry e Sirius continurarono a parlare per ore, sfogliando album e sognando di progetti futuri.. di quando Harry avrebbe finito la scuola e della sua strada per diventare Auror… Alla fine senza nemmeno accorgersene si addormentarono entrambi, con Harry rannicchiato al suo padrino e Sirius che amorevolmente lo abbracciava. 
La giornata si era conclusa dopo interminabili momenti di gioia e alcuni di vago timore… Quasi come se le mura stesse l’avessero percepito… le luci tutte si spensero affievolendosi poco a poco e in un magico pop la casa scomparve di nuovo nella notte.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Quando l'amore ci mette lo zampino ***


Capitolo 5 Quando l’amore ci mette lo zampino.

Harry riaprì gli occhi quasi subito. Le sue labbra umide e molli erano ancora posate su di lei. Il sapore amaro delle lacrime gli inondava la gola…. Stava piangendo. Sentiva il respiro di Ginny sussultare e singhiozzare nel buio, le sue mani gelide su di lui, sfiorargli il volto.
“Harry … non ti voglio più..”
“Co-come … perché…” – Harry sentì dentro tutte le viscere contorcersi.
Ginny lo allontanò dolcemente posandogli due dita sulla bocca. 
“Noi.. noi stiamo.. noi stiamo insieme Ginny … noi .. noi…” – balbettò Harry con le parole che inciampavano l’una sull’altra.
“Non siamo più niente… anzi.. non siamo mai stati niente!.. ”
“Ma Ginny – sussultò Harry col fiato spezzato in due mentre gli occhi rilucevano nella notte – che.. cosa… stai dicendo?”
“Che è finita.” – rispose asciutta Ginny, aveva smesso di piangere. 
La ragazza distolse gli occhi per un istante, come indecisa mentre un dubbio sottile l’attraversava da parte a parte. Serrò le labbra:
“Tu non esisti.. nel mio mondo!” – sbottò fredda la ragazza, trafiggendolo
“Beh … io .. io vado .. ciao” – aggiunse in fretta lasciandolo solo sulla panchina. La porta della Tana si richiuse velocemente. L’oscurità più totale lo avvolse soffocandolo. Le mani tremanti e gli occhi ricolmi di lacrime gli impedivano la vista, e un freddo più pungente della morte gli penetrò fin dentro la testa… fino a farla scoppiare!!!

“Nooo!!! Ginny!” – sbottò Harry bazando in piedi. Era tutto sudato, tremava. Era ancora sul suo letto nella la sua stanza a casa di Sirius. Era stato solo un incubo… terribile. Si accorse di avere le guance bagnate, aveva pianto nel sonno. Rimase in silenzio singhiozzante per tutto il resto della notte, come svuotato da tutta la felicità.

Il mattino giunse timido e velato dalla nebbia. Sottili raggi di sole tentavano invano di fendere il grigiore delle nuvole sopra il cielo di Green Garden e solo qualche debole spiraglio di luce illuminava fiocamente il paesaggio. Fuori dalla finestra il cinguettio sommesso di qualche passerotto intento a ripararsi sotto i rami del grosso albero, di fronte al vialetto di casa Black, era in attesa dell’imminente temporale: tuoni remoti riecheggiavano in lontananza. Harry si alzò dal letto avvicinandosi alla finestra. I vetri erano appannati. Fuori faceva piuttosto freddo, anche se era il trentuno di luglio. La aprì per far entrare un po’ d’aria fresca: stava già cominciando a piovere. Il laghetto era ancora addormentato, come gli altri abitanti di Green Garden. L’edicola di Sam Piuma D’oca aveva le saracinesche abbassate e non c’era traccia alcuna del buffo signore in tenuta sportiva.
Harry guardò il suo vecchio orologio digitale che ancora teneva stipato da qualche parte nelle tasche dei suoi jeans: erano appena le cinque di mattina. Fece per rimettersi a letto sebbene ancora la sua mente pullulasse di quei brutti pensieri che l’avevano accompagnato durante la notte, quando sentì dal pian terreno l’inconfondibile sfrigolio della pancetta sulla padella, e un delizioso profumino che saliva dalle scale. Sul comodino lì accanto era ancora impacchettato il regalo di Sirius, il nastro riluceva di una soffusa luce argentea che la sera prima non aveva notato. Lo afferrò e si infilò le pantofole avviandosi per il corridoio. La vecchia torcia arrugginita era ancora affissa alla parete e per un istante Harry fu quasi tentato di tirarla e salire nuovamente nella vecchia soffitta di Sirius. Si voltò. Proseguì oltre la stanza di Sirius e la porticina di Jacoby. I quadri babbani alle pareti erano immobili, come sopiti. Harry scese le scale in punta dei piedi, senza fare rumore: in cucina non c’era nessuno, solo una padella incantata che si dava da fare assieme a un bricco di latte caldo che fumava e sbuffava ogni tanto.
“Sirius?” – chiese Harry sottovoce, ma non ricevette risposta.
Sprofondò nel divano ancora caldo dalla sera precedente, le coperte erano arruffate alla menopeggio. Non c’era traccia né di Sirius né di Jacoby, l’elfo domestico. Harry aveva il pacchetto ancora in mano: lo guardò un po’ sognante e poi si decise a scartarlo, anche se avrebbe preferito farlo in presenza del suo amato padrino.
“Woow!!” – esclamò sbigottito con gli occhi che gli brillavano – “ aspetta solo che Ron lo veda!! – disse non togliendo per un solo secondo gli occhi dalla sua copia di Nuove tattiche e schemi di gioco per cercatori. Visto che non aveva affatto sonno e che già era bello che sveglio, Harry decise quindi di aspettare il ritorno dei suoi amici immergendosi in un’interessante lettura che per qualche istante dissolse gli incubi che attanagliavano la sua mente.
“…ummm … Triplo passaggio mascherato .. questa è buona! … il colpo del Gargoyle … Grifondoro sarà imbattibile, non vedo l’ora di montare in sella alla mia Firebolt!!!”
In quel momento un curioso orologio a cucù si materializzò dal nulla proprio a fianco alla porta. Non c’erano lancette che indicassero le ore, ma solo alcuni bizzarri quadranti incastonati l’uno nell’altro che giravano vorticosamente. Un buffo pappagallino di legno scattò fuori iniziando a gragghiare all’impazzata …. C’è posta per te!! C’è posta per te!
Harry, che si era ricordato della vecchia cassetta delle lettere proprio in fondo al vialetto fece per alzarsi.
“Beh.. due passi di prima mattina mi rimetteranno di buon umore!” – bofonchiò di malavoglia.
“Graa graa la leva! Tira la leva! Graa graa !” – rispose il pappagallino di legno quasi l’avesse sentito mugugnare.
Harry rimase un po’ perplesso, prima di rispondere. Da quando aveva scoperto di essere un mago di cose bizzarre gliene erano capitate di tutti i colori, mah.. persino animali parlanti?.. e di legno per giunta?!
“Emm.. quale leva?”
Subito comparve una piccola leva metallica con un pomello d’ottone proprio sotto all’orologio. Harry la tirò senza pensarci: una barriera di luce blu lo circondo in pochi secondi e prima che potesse rendersene conto si ritrovò di fronte alla vecchia cassetta delle lettere, ancora in pigiama, con la pioggia che tamburellava sopra la sua testa e tutto intorno. 
“Accidenti!” – sbottò sorpreso.
Si affrettò a raccogliere la posta dalla cassetta, che si aprì con un piccolo clak e poi fu di nuovo catapultato al calduccio entro la casa. L’orologio e la leva erano scomparsi nel nulla.
“Accidenti!”- ripetè stupefatto.
Si mise a sedere al tavolo, mentre la pancetta ormai pronta, e il bricco di latte, fluttuavano con calma verso di lui disponendosi ornatamente sopra a una tovaglia di stoffa blu.
Un bigliettino si materializzò accanto al bricco di latte. 
“Harry sono uscito per sbrigare delle faccende, tornerò per pranzo. La colazione è già pronta, spero che sia di tuo gradimento. Per qualsiasi cosa chiedi a Jacoby, dovrebbe essere da qualche parte là in torno a ficcanasare come al solito! Tuo.. Sirius” 
Harry fece colazione in silenzio non badando al tempo che passava…
“Se solo Ginny fosse qui… ! ma… forse… forse mi ha scritto una lettera? Oggi è il mio compleanno se ne sarà ricordata! E anche Hagrid, Ron.. Hermione!..... un momento… ma certo, la posta!!”
Se ne era completamente dimenticato. Afferrò la posta raccolta e adagiata sul tavolo, sfogliandola freneticamente.. proprio sotto a tutte le buste scorse infine qualcosa che gli fece spuntare il sorriso. Una lettera indirizzata a lui dai suoi migliori amici… aprì la busta e lesse a voce alta.
“Caro Harry, 
come te la passi? Qui alla Tana va tutto bene!! Fred e George fanno sempre dannare la mamma dalla mattina alla sera!! Hermione è venuta a trovarmi la scorsa settimana e siamo rimasti un po’ di tempo assieme .. che dolce che è!! Giusto ieri ci è arrivato un invito da Draco a passare da lui il resto delle vacanze. Ci divertiremo un mondo!! Ah che sbadato!! Buon compleanno !!!! ah!! Quasi dimenticavo… passeremo a prenderti oggi!! E poi .. ah!! Ma dove ho la testa?? Ginny ti manda un bacio graaaaaaaaaaaaaaaaande come la luna! ( così ha detto .. bah .. le ragazze non le capirò mai!) ci vediamo tra poco!
Ron”
Harry rilesse la lettera più e più volte mentre il suo sorriso si allargava a dismisura e il buon umore gli ritornava addosso. Ron ed Hermione sarebbero venuti a prenderlo oggi!! E anche Ginny!! 
Guardò di nuovo l’orologio, erano quasi le sette e mezzo.
“Meglio prepararsi!!” – bofonchiò allegro.
Con un colpo di bacchetta riassettò la padella e il bricco vuoto di latte nel lavello. Spazzolò via le briciole di pane tostato facendole scomparire. Quindi corse come un razzo in camera sua per preparare il baule…. E ci mise un po’ per riacchiappare tutte le sue cose. Diciamo che l’ordine non era uno dei suoi punti forti! In un solo giorno era riuscito a sparpagliare ovunque i suoi oggetti, per tutta la camera.
“Bene! Questo mi servirà!! Questo anche! … Forse farei meglio a portarmi tutta la roba per la scuola? Oh.. ma..” – un pensiero triste lo sfiorò di nuovo. Ripose con riluttanza le ultime cose nel baule, ammassando il suo mantello dell’invisibilità e la vecchia mappa del malandrino sopra alla montagna di roba. Se fosse partito coi suoi amici avrebbe di nuovo lasciato Sirius da solo… e si era appena trasferito da lui!... ma Ginny? Ginny lo stava aspettando! Che guaio! Se se ne fosse andato Sirius ci sarebbe rimasto sicuramente male! Ed in parte anche a lui dispiaceva lasciare il suo padrino e Jacoby. Non sapeva davvero che fare. 
“Baule locomotor!” – bofonchiò dubbioso ridiscendendo le scale. Il Baule si fermò accanto al divano, ed Harry ci si mise seduto sopra. Era ormai metà mattina. Stava quasi per appisolarsi quando il gracchiare inconfondibile del pappagallino lo ridestò ancora.
“Graa!! Graaa!! c’è posta per te!! C’è posta per te!!”
“Ancora??” – sbottò Harry.. ormai però era abbastanza sveglio per fare due passi. Si avviò verso la porta ignorando i reclami dell’orologio a cucù e la richiuse dietro le sue spalle.
Il vialetto era ancora umido ma aveva smesso di piovere. Harry lo percorse tutto trotterellando e si ritrovò in quattro e quattr’otto al cancelletto di legno che lo separava dal parco. La cassetta della posta era ancora al suo posto ma non c’erano lettere dentro. Un gufo con un folto piumaggio grigio e un’aria solenne era appollaiato sopra a questa e stringeva su una zampa un plico in un pacchetto. Sopra a chiare lettere c’era scritto
“Per il signor Harry Potter, numero sedici di Green Garden, Londra”
Harry notò l’inconfondibile stemma di Hogwarts inciso con la ceralacca sul sigillo delle pacco.
“ohhh… nooo!!” – sbottò tremante – “ i risultati dei G.U.F.O!”
Harry tornò riluttante dentro casa ripercorrendo il sentiero a ritroso, stavolta però non trotterellava.. anzi.. sembrava che ai piedi gli si fossero attaccati due invisibili macigni di pietra. Quando fu infine giunto all’entrata due voci inconfondibili gli arrivarono alle orecchie, accompagnate da una terza che era di Sirius. Spalancò la porta e si ritrovò davanti Ron ed Hermione.
“Ra-ragazzi ma.. come avete fatto?!”
“Buongiorno Harry!! Buon compleanno!!” – gridò Hermione gettandoglisi al collo.
“Harry!! Auguriiii!!” – esclamò Ron aggiungendosi all’abbraccio.
“Ehehe li ho trovati che gironzolavano da queste parti, un paio di isolati più avanti. Ci siamo appena materializzati!” – bofonchiò Sirius allegro.
Harry che a momenti non respirava, raccolse tutto il fiato che gli era rimasto per salutare alla grande il ritorno dei suoi migliori amici. 
“Ron!! Hermione!! Mi siete mancati un mondo!”
“Eih Harry! Vedo che da un po’.. non te la passi affatto male è?!”
“Eheh.. puoi ben dirlo Ron! Dai .. vi faccio vedere la casa! Posso Sirius? Posso?”
“Ma certo! Intanto io preparo per il pranzo, oggi abbiamo ospiti!! Ed è un giorno speciale! Sedici anni ragazzo mio sedici!! Tra un po’ prenderai la patente!” – bofonchiò Sirius allegro. 
I tre amici gironzolarono per la casa per un’ora buona, mentre Harry li guidava passo passo attraverso le stanza. Hermione rimase a bocca aperta!
“E qui chi ci vive?”- chiese sbalordita di fronte alla porticina di legno del piccolo Jacoby.
“L’elfetto domestico di Sirius! È una piccola peste!”
“Sono proprio curiosa di conoscerlo! Sai, con il CREPA…..”
Ron alzò le spalle e le passò davanti, poi si avvicinò ad Harry quel tanto che potesse sentirlo solo lui e gli bofonchiò
“Eh.. ora comincerà a parlarne per ore, meglio ignorarla e dirle sempre di si! Fidati, la conosco bene!”- ridacchiò.
Erano giunti alla stanza degli scacchi. 
“Ti va una partita?”- chiese Harry.
“Certo!! Hermione farai il tifo per me?? Caaaaspita! Che scacchiera!! A proposito! Sai che mi iscrivo al torneo che si terrà in inverno? Papà mi ha portato un volantino dal ministero!”
I tre amici si sedettero e tra una chiacchiera e l’altra il tempo trascorse piacevolmente.
Harry era davvero felice. C’erano proprio tutti ora… Sirius.. Ron.. Hermione…
“Emm.. Ginny dov’è?” – chiese cupo ad un tratto mentre era indeciso se muovere un pedone o l’alfiere nero.
“E’ rimasta a casa, non è voluta venire” – bofonchiò Ron noncurante.
Harry volse uno sguardo disperato ad Hermione, cercando risposte, ma la ragazza inarcò semplicemente le sopracciglia.
“Dai Harry – aggiunse leggendogli negli occhi – magari.. magari ecco .. si sentiva .. poco bene?” 
Il ragazzo si alzò dal tavolo, con ancora il pezzo degli scacchi stretto in pugno. Ron lo osservò mentre si allontanava silenzioso verso la grande finestra che dava sul laghetto. 
“Non ci sentiamo da quando è finita la scuola… sapete .. mi .. mi manca tanto.”
“Emm.. ma dai Harry! Stasera la vedrai! Non sei felice all’idea?”
Harry ebbe come un guizzo, scrollò le spalle e tornò a sedersi di fronte a Ron. 
“Non vedo l’ora!! – i suoi occhi si erano accesi dalla gioia – intanto beccati questo! Scacco!!”
Ron ed Hermione sorrisero. La ragazza le si era accoccolata vicino poggiandogli una mano sulla spalla.
“Ehehe .. Ron ma se ti fai battere anche da Harry non avrai speranze quest’inverno!”- ridacchiò Hermione indicando la sventurata torre nera che andava in mille pezzi.
“Mmm Harry … e così come la mettiamo?” – bofonchiò Ron sorridente. 
Incredibile!! In sole tre mosse era riuscito a ribaltare la situazione!! Ora era Harry ad essere tenuto in scacco, e per di più la sua regina bianca era sull’orlo di una pazzesca crisi di nervi, in trappola tra un cavallo e un alfiere assetato di vendetta.
“Woow! Accipicchia Ron, sei migliorato tantissimo!! Ma dove.. dove hai imparato queste nuove mosse??” – balbettò Harry esterrefatto mentre entrambi le sue torri venivano sbriciolate da una coppia di cavalli al galoppo.
“E’ stato papà!! Gioca bene lui, sai? Quando ha saputo del torneo invernale si è messo in testa di darmi una mano! .. emm solo che mamma non è stata molto contenta…”
“E perché mai?” – chiese Harry stupito.
“Oh beh.. – bofonchiò Hermione – il signor Weasley aveva tentato di incantare una vecchia scacchiera babbana, ma i pezzi non ne volevano sapere di smettere di sputacchiare a destra e a sinistra!”
I tre amici si guardarono e non riuscirono a trattenere una sonora risata.
Ron stravinse la partita stracciando l’amico che, sportivamente, si congratulò con lui!
“Caspita! Ron se ti alleni ancora un po’ sarai davvero imbattibile!” – lo incoraggiò entusiasta Harry.
Proprio in quel momento un sordo rumore di pentole che si sfracassavano li attirò di nuovo al piano di sotto.
“Jacoby!!!!” – strillò Sirius con in mano un matterello.
Il mago stava rincorrendo per tutta la sala il piccolo elfo domestico che era pasticciato dalla testa ai piedi con una spessa coltre di farina. Correndo passò di fronte alla comitiva e sorrise a denti scoperti spalancando gli occhi.
“Buongiorno signore! Buongiorno padroncini! Jacoby va un po’ di fretta perdonatelo!” – bofonchiò festoso e anche alquanto terrorizzato.
Hermione rimase di sasso. La scena, in vero, era così comica che tutti e tre scoppiarono di nuovo a ridere. Quando entrambi smisero di correre, il nero divano del salotto si era trasformato in una sorta di dalmata coi braccioli e i cuscini.
Alla fine Sirius si arrese e lasciò che Jacoby sgattaiolasse piagnucolante in camera sua.
Con un po’ di fiatone, il mago si assestò di nuovo ai fornelli, invitando i tre ragazzi a prendere posto.
Harry e Ron si trattenevano a fatica, lasciandosi scappare qualche risata ogni tanto. Hermione invece era rimasta fissa con gli occhi su per le scale, quasi colta da un colpo di fulmine….
“Ma è carinooo!! Sirius da quanto l’hai qui? È un amore di elfo!” – bofonchiò con la voce piena di affetto.
“Carino??!! Quel coso mi ha distrutto mezza cucina! Oh Harry! Mi spiace, avevo anche preparato una bella torta per te! Ma.. emm … non credo che sarà mangiabile” – bofonchiò Sirius alzando gli occhi e puntando in su l’indice di una mano.
Una massa informe bruciacchiata e appiccicosa era spiaccicata sul soffitto: un po’ di marmellata ai frutti di bosco colava da una parte.
“Oooh! … err .. che .. schifoo!” – disse Ron cercando di parlare il più piano possibile.
“Emm.. beh.. ma scommetto che non l’ha fatto apposta no?” – sussurrò poco convinta Hermione.
“No di certo! Ma è un’inesauribile fonte di calamità! Starà bene chiuso in camera sua per qualche ora.” – sentenziò Sirius.
“Però.. dai .. in fondo è il mio compleanno … possiamo invitarlo a scendere? Se promette di stare buono.. forse …”
“Ahh e va bene! Giovani d’oggi!” – borbottò Sirius ridacchiando – “Jacoby?? Jacoby vieni giù subito! Non ti cacceremo se eviterai di far saltare in aria la casa! Eheeh dai scusa per prima, ho perso il controllo! Sapete – aggiunse sottovoce – è un po’ permaloso!”
“Vorrei proprio parlargli del CREPA!” – aggiunse trionfante Hermione.
Sirius, Harry e Ron si scambiarono un’occhiata eloquente, ma preferirono glissare altrimenti Hermione non l’avrebbe più smessa di parlare.
La ragazza comunque, ben felice che il piccolo elfo si sarebbe aggiunto a loro per la festa, decise di dare una mano in cucina.
“Mettiti pure comodo Sirius, qua ci penso io! Mamma e papà sono dentisti, ma qualche buona ricetta la conosco anche io! Harry ti preparerò un dolcetto coi fiocchi!”
“Ma.. Hermione!! - sbottò Ron perplesso – t-tu sai cucinare??”
“Che c’è di strano?!” – rispose la ragazza irritata – “ per cominciare ripuliamo questo disastro… Gratta e netta!” 
La sbobba appiccicata al soffitto si dissolse lasciando un vago alone.
“Harry, Ron, intanto che ne dite di dare una sistematina al divano? C’è più farina la sopra che dentro alla terrina!”
Si diedero tutti un gran da fare per un bel po’ di tempo, e solo quando ebbero finito la piccola testa di Jacoby fece capolino da in cima alle scale. Ron era completamente bianco, da cima a piedi anche lui, e il piccolo Jacoby ancora farinoso, gli si gettò al collo tremante, con gli occhi lucidi.
Sirius lo squadrò attentamente con sguardo torvo, poi il suo volto si rilassò in un sorriso e gli passò delicatamente la mano sopra la testa per fargli un frullo.
“Cerca di stare più attento ok? .. oppure niente magia!”
“S-si padrone, padron Sirius, Jacoby promette che sarà buono buono!” – bofonchiò l’elfo sorridente.
“Tutti a tavola!!” – li richiamò a gran voce Hermione.
Dopo un’abbondante porzione di pasta all’italiana, spaghetti e vongole, e una doppia razione di pollo allo spiedo e patatine croccantine che si smaterializzavano se cercavi di morderle, tutti erano pienamente sazi e soddisfatti.
Sirius s’era messo a far le imitazioni dei suoi vecchi amici e persino quella del loro odiatissimo Professor Piton: gli riuscì così bene che Hermione ad un tratto si ritrasse inorridita.
“Sicuro che non siete parenti?”- bofonchiò Ron piegato in due dalle risate.
“Chi? Io e quel brutto scemo di Severus? Ma non ci pensare! Andrei di corsa all’ufficio reclami mondiali – ingiustizie divine per farmi cambiare cognome!” – disse Sirius facendo volteggiare il suo mantello nell’imitazione del professore di Pozioni.
“Ei! A proposito! Devo ancora aprire le risposte dei miei GUFO!!” – sbottò Harry all’improvviso. Ormai era allegro e a suo agio e il pensiero di dover affrontare il verdetto lo impauriva relativamente. – “Accio pacchetto!”
Il plico di Hogwarts si fiondò giù per le scale sfrecciando sopra al salotto per poi atterrare delicatamente tra le sue mani.
Harry fissò il pacchetto per un istante indeciso se aprirlo o no. Guardò i suoi amici con un’occhiata disperata di aiuto e deglutì sonoramente.
“Avanti che aspetti?!” – lo incitò Sirius che era balzato in piedi, più nervoso lui del suo figlioccio.
“Ok, ora lo apro!”
Harry sfilò lentamente lo spago che sigillava il pacchetto, infrangendo il sigillo rosso di ceralacca sul quale era raffigurato il blasone di Hogwarts. Subito l’involucro si dissolse e un rotolo di pergamena si srotolò a mezz’aria. La voce severa della McGranitt risuonava in quel momento festosa e cordiale come non mai.
“Signor Harry Potter, dopo attenta valutazione delle sue prove d’esame, tenutesi lo scorso giugno sotto gli occhi di una rigorosa commissione, la informiamo con gioia che ha superato brillantemente le sue prove, ottenendo ben sei G.U.F.O. in Cura delle Creature Magiche, Trasfigurazione ehm .. davvero lodevole davvero lodevole Potter! … Difesa contro le Arti Oscure, Divinazione .. la professoressa Cooman non fa altro che parlare di lei, sembra che anche quella impostora abbia perso la testa per lei! … Incantesimi e per finire anche Pozioni, sebbene il professor Piton fosse alquanto perplesso sulla sua prova…”
“Ma che vuole quello? Sempre a ficcare il naso nei fatti tuoi! Meno male che al posto sua c’era quella vecchia! E’ stato l’esame di pozioni più facile della mia vita!” – ridacchiò Ron.
“… in particolar modo sono emerse le sue innate qualità per la Difesa contro le Arti Oscure! Lo stesso Malocchio Moody non avrebbe saputo far di meglio! Colgo l’occasione per augurarle un piacevole periodo di vacanza in attesa del nuovo anno! La consueta lista dei libri le verrà inviata in tempo utile per la ripresa delle lezioni, il primo settembre p.v. Nel frattempo si riposi e si goda queste davvero meritate vacanze! 

Cordiali saluti 
Professoressa Minerva McGranitt”

Harry rimase a bocca aperta mentre la voce della sua professoressa decantava i suoi successi.
Sirius, Ron ed Hermione sorridevano vivamente e irruppero in un boato di ovazione! 
“Bisogna festeggiare!!!” – sbottò Sirius carico di adrenalina.
“Già! E non per uno solo! Guarda qua Harry!” – ridacchiò Ron felice.
“Woow! Anche tu niente male!! Ma.. che vuol dire …” – si complimentò Harry raggiante. 
“Err.. emm niente niente!” – avvampò Ron.
Hermione era scoppiata a ridere mentre Ron era arrossito tutto fino alle punte delle orecchie.
“Ron ha tentato di dar fuoco a uno dei due commissari di Trasfigurazione, mentre cercava di cambiare il suo cappello in un porcospino!” 
Harry s’era piegato in due battendo forte la mano sul tavolo.
“Ma che ci trovate di così divertente voi due eh?” – tentò di fingersi arrabbiato ma doveva riconoscere che la situazione era alquanto comica e anche lui, come Sirius, si lasciò andare in una travolgente risata.
“Her – Hermione – balbettò Harry tentando di non ridere ancora – e a te come è andata?” 
“Oh … beh .. solo sette G.U.F.O.”
“Solo?!” – sbottarono in coro Sirius, Ron ed Harry.
Hermione si azzittì facendo un smorfia, tutti la osservarono ancora più da vicino scrutando i suoi lineamenti contratti.. poi all’improvviso sbottò a ridere più forte di prima!
“Ma dai scherzavo!!” – bofonchiò ridendo a crepapelle.
“E va bene! A questo punto direi di fare un brindisi per tutti quanti! – propose Sirius levando in alto il bicchiere – Per Harry e i suoi sedici anni sperando che quest’anno riesca a prendere la patente! E per tutti quanti e tre, ottimo lavoro ragazzi! Harry, Ron, sareste degli Auror perfetti! Hermione …”
“Io ufficializzerò il C.R.E.P.A!” – bofonchiò esultante.
“Oh nooo” – ridacchiò Ron sottovoce, alzando le spalle.
“Che vuoi farci – gli sussurrò Harry – è fatta così!”
“Cin cin!” – disse Sirius e tutti lo imitarono.
“Padrone? Padron Sirius? Anche.. anche Jacoby vuole brindare per signorino Potter, e suoi amici! Forse Jacoby prende tutto bricco?”
“Tutto bricco?” – Ron scoppiò di nuovo a ridere.
“Jacoby sei davvero forte!” – ridacchio Harry porgendogli un bicchiere.
“Alla salute!” – disse di nuovo Sirius.
I cinque amici erano al top della felicità! Il pezzo forte della mattinata fu quando Hermione portò in tavola la torta di compleanno e il piccolo elfo domestico, per aiutarla rischiò di inciampare e finirci spiaccicato sopra con tutta la faccia. Harry pensò che quello era stato in assoluto il compleanno che avesse mai vissuto! Lontano dai Dursley, lontano dai guai: senza più Voldemort e i suoi terribili mangiamorte alla calcagna… finalmente libero e senza pensieri!

Erano circa le tre del pomeriggio quando infine, dopo aver riordinato la cucina, decisero tutti di concludere la giornata trascorrendo il pomeriggio a passeggio per i viali di Green Garden, mentre Sirius avrebbe mostrato loro il quartiere e le piccole stranezze che si potevano incontrare nell’unico quartiere quasi non babbano di Londra. Uscirono quindi tutti di gran lena sotto il caldo sole del pomeriggio. 
Harry e Ron trotterellavano lungo il sentiero mentre Hermione era rimasta indietro con Sirius che era intento a mostrarle e vari meccanismi di difesa anti – babbana della casa e lei lo ascoltava rapito.
“Lasciamoli un po’ da soli quei due.. è più di un mese che non si vedono e non si sentono!” – bofonchiò allegra mentre osservava i suoi due migliori amici allontanarsi lungo la strada.
Harry e Ron erano inseparabili: quel tipo di amici che si ha l’occasione di vedere una volta sola nella vita. Sirius sorrise vedendoli scorrazzare e parlare fitto fitto, al ricordo dei vecchi tempi in cui James era ancora vivo. Guardando loro gli sembrava di essere quasi ringiovanito di vent’anni!!
“Amici così sono rari e preziosi…” – commentò felice sottovoce.
“Già.. quei due… ne combinano più loro che … ah ma in fondo non saprei come fare senza Harry … e… senza Ron. A volte penso che sia stato più del semplice destino a volerci uniti insieme adesso … come se qualcosa ci abbia legato per sempre.. tutti e tre!”
“Beh… che ne dici, li raggiungiamo? … Ragazzi?? È una passeggiata non una corsa campestre!” – borbottò Sirius agitando in alto una mano per richiamarli.
Harry e Ron si fermarono ad aspettarli di fronte alla vecchia cassetta della posta.
“Wooow Sirius! Harry mi stava raccontando come funziona questo.. questa .... emm.. casa?… Ma hai fatto tutto da solo?”
“Oh.. – ridacchiò Sirius – oh no, no di certo. Silente mi ha dato una mano qualche anno fa, sapete, prima che finissi prigioniero ad Azkaban… erano i tempi in cui, assieme a tuo padre Harry, eravamo tra le file di quel gruppo di maghi e streghe che osò ribellarsi al potere di Voldemort.”
“Ma questo .. che c’entra con la casa?” – bofonchiò Ron perplesso e affascinato.
“Oh.. beh .. Silente era convinto che qualche precauzione in più fosse necessaria così .. ha dotato questo posto dei più sofisticati mezzi anti-rivelazione magica e babbana! Io facevo da tramite tra lui e il resto della compagnia. Finchè non mi hanno incastrato la copertura ha funzionato abbastanza bene .. tranne quella volta che la vecchia signora Dowbony si fracassò pesantemente contro di me.”
“Come?!” – sbottò Hermione.
“I babbani non possono vedermi quando mi materializzo qui per ritirare la posta, ma accidenti se fanno male quando mi vengono a sbattere contro tentando di attraversare la staccionata! sapete.. messaggi top-secret o roba simile.. a quei tempi erano all’ordine del giorno.”
“E così.. questo sarebbe.. una specie di quartier generale?”
“Eh? Oh no no no! Niente di simile, però era un buon rifugio nei momenti di maggior pericolo…. Almeno fino a quando non sono finito ad Azkaban… che postaccio che è quello lì!” 
Harry, Ron ed Hermione si ammutolirono.
“Emm coraggio! E’ storia vecchia! E poi.. ormai sono libero no? Di che vi crucciate? Harry è la tua festa! Ci dobbiamo divertire! Venite, vi mostrerò le bellezze di Green Garden!” – bofonchiò con un sorriso un po’ forzato Sirius.
Harry cercò di tornare allegro, anche se qualcosa nell’aria l’aveva resto così cupo e glaciale… in fondo Sirius era stato sbattuto ad Azkaban solo per colpa sua.
Il gruppetto di amici proseguì lungo il viale alberato costeggiando il laghetto. Una flotta di anatre attraversò la strada, con mamma anatra in testa seguita dai suoi piccoli.
“Oh che carine!” – sussurrò Hermione.
“Carine? … devi vedere quando cominciano a spennacchiarsi che baccano che fanno!” – borbottò Ron non curante storcendo la bocca.
“Non ricomincerete mica a litigare voi due è?” – bofonchiò Harry.
“Oh no, no è solo che …” – cominciò Hermione storcendo il naso e puntando le mani sui fianchi.
“Ecco! Guardate là!” – intervenne Sirius in extremis.
“Cosa?” – bofonchiò Ron cercando di osservare nella direzione indicata da Sirius.
“Quella vecchia megera babbana della Dowbony! Una strega!”
“Ma insomma.. è babbana o è una strega?!” – chiese dubbioso Ron.
“Eh? Oh no no no! E’ una babbana, ma credetemi, non c’è vecchia più arcigna in tutto il vicinato! Ecco guardate! Sta ancora tentando di gettare la sua immondizia in quel vecchio cassonetto che Dic, il figlioletto dei signori Linderbred, ha stregato la settimana scorsa! E quello continua a sputargli fuori ogni cosa tutte le sante volte!”
“Oh Beh! Caramell dovrebbe decidersi a riportare in vigore il vecchio decreto per la ragionevole restrizione delle arti magiche tra i minori ora che … ora che Voldemort è stato eliminato…” – bofonchiò con un velo di timore Hermione.
“Perché non le dai una mano?” – chiese Ron mentre si gustava la scena ridacchiando.
Sirius storse la bocca in una smorfia e sospirò…
“Naaa, è troppo antipatica! Se non fosse che la conosco da quando sono piccolo come un soldo di cacio, giurerei che potrebbe essere la perfetta matrigna di quel viscido di Piton!”
“Ma non è giusto!” – lo rimproverò Hermione stizzita.
“Si lo so!.. ma è divertente!” – ridacchiò Sirius, accompagnato da Harry e Ron.
“Quello laggiù invece è Sam, gestisce l’edicola locale: affari babbani e non. Un buon impiego, gli frutta un bel gruzzoletto sapete?.. Saaam Saaam!! E’ arrivata l’ultima edizione della gazzetta del profeta?” – gridò Sirius da lontano, mentre si avvicinavano al chioschetto.
Come Harry aveva già notato la prima volta che si era soffermato a guardarla, l’edicola era stracolma di ogni sorta di giornali babbani: le più gettonate oltre a quelle per computer, a quanto vedeva, erano le riviste scandalistiche.. quelle per cui zia Petunia avrebbe dato un occhio della testa pur di metterci sopra le mani! Il retro invece era tappezzato di libri di magia, alcuni rilegati e nuovi, anche nell’aspetto, altri molto consunti e logori. 
“Come sempre Signor Black, ecco qua la sua copia, fanno due falci e mezzo.” – rispose cordiale il vecchio Sam.
Dall’aspetto non si sarebbe detto un mago. Indossava un vecchio gilet verde scuro scucito sui bordi con qualche bottone un poco penzolante, e una camicia a righine ingiallita lungo i polsi. I capelli argentati erano corti e infilati dentro un succinto cappello a scacchi marrone, un po’ bizzarro forse, anche per un mago.
“Per la barba di Merlino!?” – borbottò Sam passandosi una mano sulla folta barba bianca – “ tutti figli suoi Signor Black? Non sapevo che si fosse sposato!”
“Ma che dice? Sposarmi io? Nemmeno sotto una maledizione Imperius scagliata dal peggiore dei maghi oscuri, mi costringerebbero a sposarmi!” – rispose Sirius quasi stizzito – “Questo è Harry, Harry Potter, e questi due sono i suoi amici, Hermione e Ron. Ron è uno dei figli di Arthur.” 
“Harry Potter!?” – sbottò Sam trasalendo – “Perbacco! Ragazzo devo ringraziarti! Negli ultimi mesi ho venduto più copie della Gazzetta del Profeta grazie alle tue imprese, che in tutta la mia vita! Proprio un bel lavoro laggiù nelle tenebre! Ti interesserebbe un’intervista col vecchio Sam?” – gli chiese sporgendosi in avanti da dietro il bancone sorridendo quel tanto che i vecchi denti ingialliti si intravidero distintamente.
Harry si ritrasse indietro a metà tra l’imbarazzo e il disgusto e un fioco “ emm no grazie !” fu tutto quello che riuscì a dire.
“Ummm un Weasley è? Eh si vede ragazzo mio, tutto tuo padre!” – borbottò allegro Sam rivolgendosi a Ron.
“Lo conosce?” - chiese Ron meravigliato.
“Arthur mi ha dato una mano a mettere su questo posto, ha incantato la vetrina così che i babbani di passaggio vedono solo vecchi giornali d’epoca al posto di tutti quei libri di magia lì dietro! Un grand’uomo tuo padre!” – disse Sam compiaciuto Sam indicando con una mano una pila di volumi alle sue spalle.
Ron arrosì un poco compiaciuto e sorrise in risposta.
Mentre chiacchieravano del più e del meno senza pensieri, ad un tratto la voce di Hermione sovrastò tutti con un grido.
“Che succede signorina?!” – sbottò Sam.
“Hermione va tutto bene?” – le domandò Ron preoccupato.
“Che c’è?” – chiese Harry in coda all’amico.
“Guardate qui!” – sbottò anche Sirius.
Sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta era stampata un’immagine agghiacciante. Due curatori del S.Mungo che trasportavano via su una specie di barella fluttuante un uomo .. o quel che ne restava. Mutilato in volto ed esanime. Sopra svettava un terrificante 

IL MOSTRO DI LONDRA! TEMPI BUI PER LA MAGIA!?

E sotto, più piccolo un articolo di poche righe.

La scorsa notte è stato ritrovato il corpo di un babbano orribilmente sfigurato nei pressi della stazione metropolitana all’angolo col Paiolo Magico. Le modalità d’esecuzione fanno pensare a qualcuno che appartenga al mondo della magia. I maghi del Ministero non si pronunciano ancora, le indagini sono appena aperte. Tempi duri per la comunità dei maghi, ora che Voi-Sapete-Chi sembra essere stato davvero annientato speravamo tutti in un po’ di pace. Che abbia già trovato il suo degno erede? Tutti gli aggiornamenti nell’edizione di domani.

“Hermione!!... Aiutatemi!” – gridò Ron.
La ragazza era svenuta a terra. 
Harry e Ron portarono l’amica distesa su una panchina lì vicino.
“Serve una mano?” – chiese preoccupato Sam.
“Non si preoccupi! È solo svenuta!” – bofonchiò Harry.
“Innerva!” – sussurrò Ron.
La ragazza riaprì gli occhi lentamente.
“Come ti senti?” – bofonchiò Harry.
“Meglio.. grazie.. oh.. scusate! – singhiozzò Hermione – scusate, che sciocca! Mi sono lasciata impressionare!”
“Non preoccuparti! E’.. è davvero disgustoso, stavo per crollare anche io. Sirius che ne dici di mettere via quella roba?.. Vieni, ti aiuto a rialzarti Hermy” – bofonchiò Ron abbracciando la ragazza.
“Forse è meglio se rientriamo in casa?” – suggerì Sirius.
“D’accordo.” – rispose Harry, gli altri due amici annuirono.
“Mi dispiace Sirius!” – si scusò Hermione.
“Eh? Ma figurati! Venite, andiamo …” – borbottò Sirius imbarazzato per l’accaduto.
Il gruppetto salutò Sam ancora intento a scrutarli da dietro il bancone ricolmo di giornali, e si incamminò piuttosto velocemente verso casa.
“Aspettate – disse Sirius – faccio una corsa a bagnare un fazzoletto, così ti sentirai meglio Hermione!”
“Ma no dai, non c’è bisogno, sto bene!” - rispose ancora un po’ pallida la ragazza.
“Ci metto un secondo!” – bofonchiò ancora più forte Sirius allontanandosi di corsa.
Era così intento a correre che non si accorse della strega che si era materializzata all’improvviso proprio dietro di lui e finì con l’inciamparle addosso. Entrambi si ritrovarono a mollo dentro la vicina vasca della fontana con un sonoro “SPASH!”
Gli ci vollero un po’ di secondi per capire cos’era successo e la sua faccia divenne rossa come un pomodoro maturo quando si rese conto del terribile incidente.
“Oh emm .. mi scu.. mi scusi signorina!” – balbettò imbarazzatissimo Sirius mentre la ragazza annaspava ancora nell’acqua dando qualche colpo di tosse: i suoi lunghi capelli neri erano fradici fino alle punte, come la maglietta che portava stretta e le lasciava scoperta la vita.
Sirius le porse la mano per aiutarla ad alzarsi e la ragazza, ancora muta, si limitò a sbracciare un attimo esitante la mano. Si presero e Sirius la tirò su con dolcezza.
“Mi dispiace davvero per l’incidente, io .. non so come farmi perdonare! Aspetti ..”
La ragazza lo scrutò attenta con una curiosa espressione divertita sul viso. Sirius agitò la sua bacchetta con maestria e un getto di aria calda si sprigionò da questa, asciugando quasi subito capelli e vestiti della giovane strega.
“Ecco fatto!” – disse Sirius sorridente, seppur ancora molto imbarazzato.
“Sirius!” – lo chiamò Harry alle spalle cercando di trattenere una risata prepotente che lo stava fancendo quasi sussultare – “tutto bene?” 
“Ora ce la faccio Ron, posso camminare.” – bofonchiò Hermione baciandolo dolcemente su una guancia.
Ron fu come colto da un moto di repentina felicità e barcollò leggermente, sorridendo.
“Eccoci, abbiamo .. err.. visto che eravate in difficoltà così…” – cincischiò Harry girandosi i pollici.
“Oh, beh.. bene, tutto.. tutto a posto!” – rispose Sirius con una punta di vergogna nella voce.
Ora che tutti erano presenti, l’attenzione si concentrò sulla ragazza, che aveva cominciato a ridacchiare.
“Camica a fiori, spaesato e pronto per un gran concerto rock!” – bofonchiò la strega ammiccando a Sirius.
“Ehm? C-come? Io non…” – balbettò Sirius inarcando le sopracciglia.
Fu quasi incredibile poi come in pochi secondi il suo volto cambiò colore così tante di quelle volte che nemmeno un metamorfomagus avrebbe saputo fare di meglio!! Infine avvampò, Harry non l’aveva mai visto così.
“La… la signorina così gentile di quel negozio di vestiti da babbani??” – bofonchiò Sirius imbarazzatissimo passandosi una mano dietro la nuca. 
Di tutte le persone del mondo proprio doveva scaraventare dentro una stupida fontana proprio lei?! Si sentì sprofondare sottoterra.
“Chiamami Adhara, sei buffo sai?” – le disse lei sorridente.
Buffo?! Ecco cominciamo bene, aspetta che lo viene a sapere Remus e mi prenderà in giro come quella volta dei calderoni mangia-piedi.
“Ehehe… Sirius, Sirius Black, per servirvi.” – rispose Sirius tentando di assumere un tono di voce il più possibile serio. 
Entrambi si guardarono negli occhi e si misero a ridere.
In quel momento la ragazza cadde a terra quasi svenuta proprio sotto i loro occhi come esanime.
“Oh no!! Di nuovo!” – sbottò Ron.
“Ma che è oggi? Abbiamo fatto l’abbonamento? Signorina .. signorina si svegli! Harry passami un po’ d’acqua!.. Adhara.. Adhara?”- bofonchiò Sirius di nuovo allarmato scuotendo la ragazza.
Harry fece per immergere le mani nella vasca della fontana quando un terribile acuto dolore lo trafisse attraverso la cicatrice, tanto forte che dovette portarsi le mani alla fronte urlando! E insieme al dolore avvertì come una specie di oscura presenza aleggiare sopra, e passargli da parte a parte. Era una sensazione bruttissima, gli sembrava quasi che la vista si fosse appannata e tutto intorno fosse buio, un po’ come quando aveva dovuto affrontare i Dissennatore durante il terzo anno, solo che adesso la sensazione era molto più viva e forte di allora.. come se il suo soffio vitale avesse tremato!
“Harry!!” – sbottò Hermione accorrendo per sorreggerlo.
“Ho capito, oggi non è giornata… Coraggio! Ron dammi una mano!” – disse in tono amareggiato Sirus.
“Va tutto bene Hermione! Io .. non so cosa … la cicatrice, mi fa male!” 
“Ma Vold…”
“Adhara! Ti sei ripresa!” – gridò Sirius sovrastando gli altri.
Harry si dimenticò per un’ istante della si voltò a guardare la giovane strega.
Per un istante anche lei sembrò indugiare su di lui e Harry ebbe quasi l’impressione che i suoi occhi scintillassero.
“Andiamo?” – chiese lei prendendo Sirius per mano.
“A casa … certo! Il minimo che posso fare è invitarti a cena per riparare al pasticcio! Harry, Ron.. Hermione non vi spiace se abbiamo un’ospite in più a cena?” - ma mentre parlava ormai Sirius si era fatto strada attraverso il sentiero in selciato non curante dei suoi altri ospiti, accompagnato dalla bellissima strega che così all’improvviso gli era piombata tra le braccia.. quasi come fosse piovuta dal cielo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - L'antico Maniero dei Malfoy ***


Pioveva a dirotto quella notte e il cielo era squarciato di tanto in tanto dal dirompente fragore del tuono. La pioggia picchettava sui vetri della carrozza nera che correva a tutta velocità lungo la desolata Winkerly Road, appena fuori le campagne Londinesi. Il cocchiere Charles, un mago taciturno e in là con gli anni, era imbacuccato dentro uno spesso impermeabile che gli impediva di muoversi molto, sebbene gli garantisse quel tanto da poter controllare la vettura. Hermione si era appisolata un poco con ancora un vecchio libro di Antiche Rune tra le mani; Ron già russava della grossa. Solo Harry era ancora sveglio, lo sguardo seminascosto nell’ombra e di tanto intanto illuminato dal bagliore di qualche improvviso lampo. Ron si mosse grugnendo, quando la carrozza sobbalzò senza preavviso. Dovevano esserci parecchie buche per terra a giudicare dall’andatura. “Manca ancora molto?” – chiese dubbioso Harry. “Non molto Signore, ancora qualche miglio.” – borbottò Charles. Harry si tirò su la manica della camicia e osservò l’orologio. Erano le tre di mattina. Ormai erano in viaggio da diverse ore. Era incredibile che solo fino a poco prima stava festeggiando la sua festa con Sirius.. e ora .. si ritrovava di nuovo sbattuto fuori dalla sua vita. Una lacrima gli scivolò via silenziosa rigandogli il viso. “Ti stai chiedendo come mai Sirius era felice che tu partissi questa notte?” – bisbigliò Hermione nel buio. “Her-Hermione, ma tu sei sveglia?” – chiese Harry stupito sottovoce. “Già, ti osservavo.. e poi come si fa a dormire con Ron che russa così forte?.. sentilo!... umm pensieroso Harry?” “Un po’… beh.. no.. cioè… non so. Secondo te… Sirius sta bene?” “Oh beh, voi ragazzi quando vedete una bella ragazza vi agitate subito! Ricordo ancora Ron quando durante il Torneo Tre Maghi era letteralmente impazzito per quella smorfiosa mezza Veda.” “Si ma.. Sirius?! … innamorato?!” – sbottò Harry inarcando le sopracciglia. “Non hai visto con che sguardo magnetico si guardavano quei due?... Cerca di capire, in fondo è stato segregato ad Azkaban per tanto tempo, era pure ovvio che gli mancasse un po’ di affetto femminile.” “Eh.. si ma.. non ce lo vedo Sirius che si lascia abbindolare così… sembrava quasi… contento che io mi levassi di torno.. quasi come se non aspettasse altro che questo… e solo un giorno fa era raggiante all’idea che avrei trascorso da lui il resto delle vacanze… non ha fatto obiezioni quando Ron gli ha parlato del’invito di Draco. Mi sembra tutto troppo strano..” “E’ il classico colpo di fulmine! Sta tranquillo!” – suggerì Hermione con dolcezza, accarezzando l’amico – “ un po’ come tra me …. E Ron.” – sospirò piano. Un Ron in semi trance proprio in quel momento emise un sonoro sbadiglio bofonchiando un sommesso: “Ma la piantate voi due? … qui la gente vuole dormire!” “Tu dici è?... e quella tizia?... si .. ammetto che è carina ma.. chi la conosce?” – disse Harry, indugiando un momento con lo sguardo su Ron. “Harry, il tuo padrino è grande e vaccinato! E poi che c’è di male? Secondo me sei solo un po’ dispiaciuto di averlo lasciato, in fondo v’eravate appena ritrovati.” “Forse.. boh.. hai ragione tu.” “E poi scommetto che una volta arrivati avrai di che stare allegro. Conosco una persona che sarà molto felice di riabbracciarti….” “Ginny!?” – sbottò Harry, così forte che Ron sobbalzò sbattendo la testa sul tettuccio della carrozza. “Harry!! Che ti prende!? E’ la cicatrice!?” – sbottò Ron pallido pallido in volto, preoccupato. Hermione si mise a ridacchiare seguita da Harry. Ron si grattò la nuca. “Insomma si può sapere che vi prende a tutti e due? Prima urlate, poi vi mettete a ridere! Vi siete ammattiti? Aaaah mi rimetto a dormire! E per favore – sottolineò Ron – sigillate le vostre bocche con un bel incantesimo insonorizzante.” Ron richiuse gli occhi e dopo poco ricadde addormentato. “Vedrai Harry, andrà tutto bene! Rivedremo Sirius alla fine del mese, prima delle solite compere a Diagon Alley. Ma dove.. umm ma dove l’ho messo?” “Che cerchi?” – chiese Harry sollevato. Hermione riusciva sempre a tranquillizzarlo. “Ah si, eccolo qua!” Hermione tirò fuori dalla tasca dei suoi jeans un pezzetto di pergamena ingiallito e sgualcito. “Lumos!” – bofonchio Hermione. “Sembra piuttosto vecchio. Che roba è?” – osservò Harry. “Un opuscolo della professoressa Sospiria, quella nuova di Astronomia, quest’anno agli esami finali probabilmente ci chiederà sui moti dei pianeti e le configurazioni astrali…” “E tu già ti preoccupi degli esami di fine anno?” – bofonchiò Harry sottovoce sgranando gli occhi. “Oh beh.. no.. è solo che visto che andremo al castello di Draco per qualche tempo, forse avremo occasione di osservare un po’ meglio il cielo non trovi? Qui dice di tener d’occhio tre pianeti in particolar modo. Ci sarà una sorta di allineamento.. verso giugno. Ho .. pensato che fosse una buona ragione per applicarsi un po’ di più. Non fa mai male no?” – chiese speranzosa Hermione. “Err… sì.” – rispose riluttante Harry. Il pensiero di doversi rimettere a studiare anche durante le vacanze sinceramente non lo attirava affatto. Ma si sa, Hermione aveva una specie di pallino per la scuola. Era un po’ la prima della classe, davvero un’eccellente streghetta! Harry e Ron erano così fieri di lei che le avrebbero volentieri ceduto tutta la loro montagna di compiti, che immancabilmente si accumulava durante l’anno scolastico. Harry sorrise dandole un colpetto sulla spalla, e tornò a fissare il buio della notte fuori dal finestrino. La pioggia torrenziale nel frattempo non dava tregua e con uno scrocio poderoso proprio in quel momento una folgore saettò solcando il cielo. Una strana figura stava dicendo qualcosa ma era difficile percepire le parole, velata in un sussurro … non era una strega perché Harry non riusciva a scorgere scopa o cappello a punta, e di bacchette neanche l’ombra … non era neppure babbana: modi troppo aggraziati nel muoversi. Il suo sembrava un volto di donna avvolto nella nebbia.. coi lineamenti tremolanti e sfumati .. quasi racchiusi dalla notte … lo stava chiamando… “Harry! Harry!” – bofonchiò Ron accanto a lui scuotendolo per un braccio. Harry si stropicciò gli occhi e sbadigliò sonoramente. “Ron? … ma dove è andata a finire?” – chiese Harry ancora sognante. “Dove è andata a finire chi? Dai scendi, siamo arrivati!!” – bofonchiò entusiasta l’amico. “Hermione?” “E’ là fuori che sta chiacchierando con il cocchiere. Allora ti dai una mossa? Ho una fame allucinante, non vedo l’ora di sdraiarmi comodo e mettere qualcosa sotto i denti!” – disse Ron strattonandolo per un braccio. “Ecco ecco!” – borbottò Harry. Aveva in testa ancora quello strano sogno, come se di sogni strani in vita sua non ne avesse mai fatti! Chissà chi era quella donna del suo sogno? … decise di non pensarci e godersi la gitarella. Probabilmente aveva mangiato solo troppo pesante la sera prima, senza contare che tutto gli era rimasto sullo stomaco dopo che Sirius li aveva invitati ad uscire di casa. Harry scese dalla carrozza e fu come ritrovarsi dentro una nuvola. Una nebbia fitta fitta li circondava completamente tanto che non si poteva vedere a più di un palmo dal naso. “Baule locomotor!” – bofonchiò di malavoglia Harry ( avrebbe di gran lunga preferito continuare a dormire ). Il suo bagaglio si sollevò dal tettuccio della carrozza fluttuandogli di fronte ai piedi. “Coraggio andiaaaamo.” – disse Ron prima di inciampare su un grosso sasso. Il tonfo fu così forte che un orda selvaggia di gnomi della foresta schizzò fuori da dietro dei cespugli lì vicino e cominciò a correre impaurita da tutte le parti. Harry non li poteva vedere a causa della nebbia, ma si sentivano bene tutte le loro imprecazioni e i grugniti simili a quelli di suo cugino Dudley quando è in preda ai morsi della fame. “Fendi Fendi!” – sibilò una voce alle sue spalle e dalla punta di una bacchetta scaturì uno zampillo di fiammelle blu acceso che luccicarono prepotentemente nell’aria, diradando un poco intorno la nebbia. “Brava come sempre Hermy!” – le disse Harry dandole una pacca sulla spalla. La ragazza ridacchiò, aiutando Ron ad alzarsi da terra. “Bene adesso possiamo andare a meno di altri imprevisti?” – bofonchiò Ron guardando torvo il grande sasso sul quale era inciampato. “Signor Charles? Da che parte ..?” – chiese Hermione. Ma il cocchiere e la carrozza erano svaniti nel nulla. “Ottimo!” – disse sarcasticamente Harry. “Siamo nel bel mezzo del niente… e quel vecchio rimbambito c’ha mollato da soli?!” – si lagnò Ron. “Oh su via! Non stare sempre a lamentarti Ron. Non sarà mica un’impresa seguire l’unico sentiero disponibile è?” – lo rimbeccò Hermione – “Andiamo! Da questa parte ragazzi!” Attraversare quello spesso muro invisibile che li inghiottiva fu un po’ come – pensò Harry – sentirsi una lama di coltello che taglia un panetto di burro: i vestiti erano inzuppati ed umidi. Quanto avrebbe dato per una bella doccia calda in quel momento! A ben pensarci, camminare di mattina presto in piena foresta non era proprio il massimo: l’aria pungente non facilitava di certo la situazione. Accelerarono l’andatura inerpicandosi su per il fianco di una collina e ben presto la nebbia, sebbene ancora fitta, cominciò a diradarsi quel tanto da mostrare uno sfocato paesaggio di alberi alti e scheletrici, dei cipressi, resi ancora più spettrali dall’atmosfera. Qualche timido raggio del primissimo sole del mattino ogni tanto bucherellava il cielo all’orizzonte, così da creare un gioco di luci ed ombre che si riflettevano intorno come all’interno di una antica cattedrale. “Niente male come inizio!” – disse Hermione entusiasta. “Io stavo meglio in carrozza!” – borbottò Ron strizzandosi una manica particolarmente fradicia – “di questo passo per quando saremo arrivati il mio maglione si sarà ritirato di tre misure!” “Adesso non ricominciate a litigare voi due è? Che per voi ogni momento è giusto!” – bofonchiò Harry leggermente più di buon umore. “Guardate lassù! Comincia a intravedersi qualcosa!” – disse Hermione aumentando ancor di più il passo. In effetti ora che la nebbia si stava dissolvendo Harry riusciva a distinguere un po’ meglio le sagome di quello che sembrava a tutti gli effetti un antichissimo maniero. Il vento si levò sottile, squarciando le nuvole. “N-non c’è che d-dire!” – rabbrividì Ron – “certo che se li sa scegliere bene i posti dove abitare Draco!” “Non fare lo sciocco Ron, non l’ha di certo scelto lui. Questo apparteneva alla sua famiglia.. è l’ultimo erede in vita dei Malfoy quindi adesso tutto è di sua proprietà… beh .. io .. lo trovo affascinante! Harry tu che ne pensi?” Harry trattenne il fiato per un istante prima di scandire: “S-P-E-T-T-R-A-L-E!!!” La casa era una vera e propria villa antico stile. Si stagliava alta e imponente tra le prime luci dell’alba. Le pareti grigie e irregolari erano frastagliate da due file di finestre al primo e al secondo piano, tra le quali ogni tanto faceva capolino la testa mostruosa di qualche Gargoyle o di qualche altra sinistra creatura. Sul lato sinistro della casa, dove la facciata principale tagliava ad angolo sull’altra parete, alcune colonne levigate e solenni sorreggevano il tetto circolare di un tempietto in stile greco al quale erano appese scintillanti lampade magiche ad olio (di quelle che non si spengono mai) con fiammelle accese dai colori sulfurei. Harry tentò di aguzzare ancora un po’ la vista ma le luci erano quasi tutte spente, fatta eccezione per un debole bagliore giallastro che proveniva da una delle finestre al secondo piano, forse qualcuno era già sveglio? Il portone principale di legno massiccio, nero come il carbone e adornato da antichi intarsi in rilievo, era attorniato da un intricato labirinto di edera, che si diramava un po’ ovunque tra le finestre, serpeggiando fino a giungere sul tetto. Da qui spuntavano innumerevoli comignoli; alcuni stetti e altissimi, altri tozzi e bassi: qualcuno sbuffava ancora il fumo di un fuoco acceso evidentemente la sera prima. Più in alto ancora, verso la sommità del tetto, saliva una torre quadrata con una grande finestra al centro e sormontata da un tetto di tegole e coppi neri e perfettamente ordinati come in un mosaico. Tutta la casa era circondata da un innumerevole moltitudine di alberi che, immersi com’erano nell’oscurità e mossi dal vento, gettavano un alone ancora più cupo e sinistro su tutto. Ron deglutì spaventato. “U-un f-fantas-sma!” – balbettò tremante. Una sagoma fluttuante era comparsa alla finestra illuminata del secondo piano. Li stava salutando. Harry fu il primo a muoversi… fece qualche passo … levò la bacchetta in aria pronto a difendersi da spettri e Poltergaist quando d’improvviso la riconobbe. I suoi lunghi capelli rossi le ricadevano ordinati su una spalla mentre sorrideva felice alla loro vista… la sua Ginny era lì … l’aveva atteso tutta la notte e non era un sogno!!! Finalmente si erano ritrovati!! Il portone nero di legno antico si era spalancato e un atrio illuminato e silenzioso li accolse gelidamente. Harry, Ron ed Hermione entrarono senza dire una parola, rapiti da tanta bellezza. Grandi lampadari di cristallo erano appesi al soffitto e da ognuno di essi si effondeva una soffocata luce azzurra e verde che riflettendosi sulle finissime gemme, risplendeva come un oceano di lucciole in fermento. “Benvenuti signori! Se lasciate i bagagli ..” – boccheggiò timidamente un elfo domestico appena apparso ai piedi di una suntuosa scalinata di granito nero che probabilmente conduceva ai piani superiori. Hermione mollò la sua strabordante valigia, che finì per atterrare sul pavimento con un sordo tonfo che riecheggiò un po’ ovunque. “Ma che ti prende!?” – sbottò Ron sottovoce. “Oh.. oh… ma che carino! Come ti chiami?” – disse la ragazza con un sorriso rivolgendosi all’elfo. “Emm … Prometeus, signora…” “Hermione, chiamami Hermione .. o Hermy, se preferisci!” – gli sussurrò con un altro sorriso la ragazza. L’elfo parve trovarsi spaesato e visto che Hermione non accennava a schiodargli gli occhi di dosso, infine decise di ricorrere ai ripari e strillando si dileguò nel buio pesto di un lungo corridoio che si apriva poco più in là. “E ti pareva?! – sbottò Ron sottovoce per non farsi sentire – siamo appena arrivati e già c’è chi combina guai!” Evidentemente però Hermione l’aveva sentito dato che si girò istantaneamente a fissarlo, stavolta però il sorriso era stato cancellato da uno sguardo fulminante. “Emm che c’è? Che ho detto emm Hermy? Ci toccherà portare su le valige a mano.” – le chiese sorridendo il più possibile Ron. “Ma non hai imparato proprio niente in cinque anni di scuola? … Baule Locomotor! – tagliò corto Hermione stizzita – e non mi ricordo di averti mai dato il permesso di chiamarmi HERMY!” – sbattè i un piede per terra con forza e cominciò a salire le scale. Ron si voltò verso Harry, che in tutta risposta aggrottò le sopracciglia alzando le spalle. “Ah le donne!” – sospirò Ron. “Ragazzi ciao!! Benarrivati!” – una voce li salutò sonoramente dall’alto. In cima alla scalinata nera come il carbone con una mano che cingeva la sinuosa testa di un dragone, c’era Draco in piedi in tutta la sua statura. Indossava un lungo mantello nero sul quale era ricamato il blasone dei Malfoy, un Drago intrecciato con una Rosa Nera. “Ciao Draco!” – lo salutò Harry raggiante. “Fatto buon viaggio?” – chiese il mago. “Non male, non male davvero!” – bofonchiò Hermione – “ emozionante il tragitto per arrivare fin qua, e la carrozza…. Davvero entusiasmante!” “Avete già conosciuto Charles immagino, un po’ taciturno è?” “Uh… beh è scomparso senza lasciare traccia!” – bofonchiò Ron allarmato. “Ah quello… è normale. – li rassicurò Draco ammiccando – Charles è fatto così, dice che un po’ di mistero ci vuole, fa parte dell’attrattiva del castello! Venite, vi faccio vedere le vostre stanze.” “Coraggio andiamo!” – li incitò Harry, che moriva dalla voglia di riabbracciare Ginny. “Muoio di fame!” – bofonchiò Ron. “Già .. anche io!” – aggiunse Hermione. Per una volta almeno sembravano andare d’accordo su qualcosa. “E Ginny dov’è?” – chiese Harry alzando la testa per sbirciare meglio intorno. “E’ sopra in cucina. Sta preparando la colazione, non … ehehe.. non vedeva l’ora che una certa persona di mia conoscenza arrivasse …” – bofonchiò Draco dando una gomitata ad Harry su un fianco. Harry sorrise al pensiero e si precipitò con tutte le sue energie su per le scale. Giunti in cima si ritrovarono in un ampio corridoio: qui non c’erano lampadari. La luce era diffusa da tante piccole fiaccole disposte sulle pareti. Per terra un lungo tappeto persiano si dispiegava da parte a parte: il colore rosso vivo e giallo oro spiccava sul pavimento, mettendolo in risalto. Una singola, sinistra armatura nera come la notte e splendente come se fosse stata appena lucidata, si ergeva proprio al centro del corridoio, proprio di fronte a dove si trovavano in quel momento. Draco voltò a sinistra e tutti e tre lo seguirono. Ron ebbe un po’ di difficoltà quando il suo baule per un attimo sembrò inciampare sull’ultimo gradino, rischiando così di fracassarsi un quella che sembrava una antica urna di inestimabile valore. “Eccoci qua! Che ne dite di una bella tazza di caffè prima di sistemarvi?” “Magariii!” – disse Ron sognante – “ e anche l’idea di un toast non è che mi dispiacerebbe!” Entrarono in sala da pranzo soffusamente illuminata dalla luce di qualche timida candela. Un lungo tavolo apparecchiato per cinque per la prima colazione era già pronto con un bricco sbuffante che saltellava allegro. Su un vistoso barattolo al centro erano stipati i più bizzarri biscotti che Harry avesse mai visto in vita sua, sia per forma che per colore. Alcuni sembravano darsi battaglia per occupare i posti migliori, e ad Harry sembrò proprio che addirittura uno borbottasse “Stamattina tocca a me per primo!!” “Beh.. mettetevi pure comodi! Come se foste a casa vostra!” – bofonchiò Draco scostando la sedia per Hermione. “Oh! Ma che gentile!” – gli disse la ragazza, che aveva di nuovo trovato il sorriso. Harry si voltò di scatto in direzione di Ron e per un attimo distinse nitidamente il colore fucsia delle sue orecchie.. “E Ginny?... dov’è?” – chiese per la seconda volta Harry, che era sempre meno interessato ai toast. In quel momento una porta interna alla sala si aprì e ne fuoriuscì una vampata di profumo… salsicce e bacon, pane tostato e frittata.. oltre ovviamente a l’irresistibile odore del buonissimo succo di zucca!! Ginny comparve in camicia da notte con un strabordante vassoio carico di leccornie. “Mitica sorellina!.. Accio vassoio!” Il vassoio schizzò letteralmente via dalle mani di Ginny e finì col rovesciarsi sulla testa di Ron. “Arghh… cominciamo bene!” – sbottò Ron due deliziosi toast gli erano atterrati sopra i capelli e tutto il formaggio fuso gli stava scolando sulla punta del naso. “Guarda che disastro!!” – ruggì Hermione che era scattata in piedi – sempre il solito! Pensi solo a riempirti la pancia io .. io… oh .. scusaci Draco!! Ron non voleva!! C-Ciao Ginny!” Ginny ridacchiò cercando di trattenersi, mentre Draco era letteralmente piegato in quattro dalle risate. “Sei ahahah sei tr-trop-po forte ahaha R-Ron ahahah!” “Divertente! Molto divertente!” – sbottò Ron – “ perché invece di ridere non mi date una mano?!” “E io che ho fatto adesso?” – disse Harry – “Gratta e netta!” – bofonchiò puntando la sua bacchetta sul pavimento cosparso di un misto di uova e succo di zucca. “Ti do una mano Hermione.” – bofonchiò Draco ancora in preda all’attacco di risate. Harry alzò le spalle e si voltò verso Ginny. “Ciao!” – le sussurrò con un sorriso… lei rispose.. i suoi occhi brillavano lucidi al lume delle candele. “Ce ne andiamo un po’ di là? Tuo fratello e Hermione hanno ricominciato a litigare… e Draco…” La ragazza non gli fece terminare la frase, lo prese dolcemente per una mano e tutti e due sparirono quatti quatti senza che nessuno degli altri si fosse accorto. Lo condusse fuori in punta dei piedi ed Harry la seguiva silenzioso senza indugiare. Ginny ripercorse a ritroso tutto il corridoio dal quale erano giunti poco prima: il ritratto di qualche vecchio Mago sbirciava di nascosto facendo finta di sonnecchiare. Harry fu quasi sicuro di riconoscere una vecchia immagine sfocata e scolorita di Salazard Serpeverde in una teca semiannerita dalla polvere dei secoli. Ginny si muoveva in quella immensa casa a suo agio, con portamento quasi regale. Ridiscesero l’immensa scalinata ritrovandosi nel salone d’ingresso. Dell’elfo domestico Prometeus nessuna traccia, doveva ancora trovarsi nel suo nascondiglio a piagnucolare come fanno un po’ tutti gli elfi quando qualcosa va storto. Ginny spalancò il nero portone di legno e una ventata d’aria frizzante li raggiunse in pieno viso, accompagnata dal caldo tepore dei raggi di un sole di metà estate. Erano fuori. Ora che la nebbia si era alzata del tutto Harry notò con piacere che le sagome spettrali degli alberi tutto intorno erano un po’ meno spaventose e anzi, quasi piacevoli alla vista. Non lontano un ruscello gorgogliava placido e indisturbato nel cuore della foresta. Tutto intorno era un allegro cinguettare di passerotti che si precipitavano dai rami alti e frondosi, di tanto in tanto, per acciuffare al volo qualche insetto ancora intorpidito dal fresco della notte appena trascorsa. Per terra i sottili fili d’erba ondeggiavano mossi dal vento tra scintillanti gocce di rugiada. “Che bello qui!” – eslamò Harry respirando a pieni polmoni. “Vieni!” – gli sussurrò Ginny sempre mano nella mano. I suoi piedi nudi frusciavano tra l’erba leggeri come velluto. Arrivarono in una radura dietro la casa: per terra accanto alla parete dell’abitazione erano accatastati diversi tronchi di legno che probabilmente – pensò Harry – servivano per alimentare gli innumerevoli camini. Difatti poco più in là si sentivano distintamente i sordi colpi sferrati da un’accetta, abbattere qualche ignaro albero. Al centro della radura c’era un bel gazebo di un legno bianco come l’avorio sul quale era cresciuta selvaggiamente una pianta di rose nere come il carbone. Vi entrarono superando i pochi gradini, e si adagiarono su una panchina. “Oh.. aspetta!” – bofonchiò Harry, quindi estrasse la bacchetta e con un colpetto l’asciugò da tutte le goccioline d’umidità depositatesi nella notte. “Ecco! Così non ci bagneremo!” – sorrise raggiante. Ginny sfilò un libretto da sotto la veste, accoccolatasi ad Harry, cominciò a leggere. Il ragazzo la studiava rapito, curioso… è vero, ormai si conoscevano da anni, e stavano insieme da quasi un anno intero, eppure Ginny sapeva sempre come stupirlo, catturando la sua attenzione con mille sussurri e inaspettati dolcissimi gesti. “Che leggi?” – le disse Harry accarezzandole teneramente i capelli i capelli con una mano. “Shakespare!” – rispose Ginny sfogliando una pagina. “Shakespare!?” – sbottò Harry facendole eco. “Lo conosci?” – chiese Ginny sorridendo. “Oh.. si certamente! Ma non era un babbano?” – domandò Harry aggrottando le sopracciglia. “Lo adoro! Hermione mi ha prestato tutti i libri che ha! Papà ne è rimasto entusiasta! Dice che nemmeno i fratelli Wanders scrivono così bene!” “Eh.. tuo papà è davvero fortunato… che ragazza meravigliosa!” Ginny arrossì lievemente. In quel momento fece scorrere l’indice della sua mano sinistra sulle righe scritte con l’inchiostro nero e fino e si fermò d’un tratto tremante.. Si voltò verso di lui e gli sussurrò piano quelle parole che come miele lo percorsero con un brivido … “le loro labbra erano quattro rose su uno stelo, e nell’estate della loro… bellezza… si… baciarono”. Il libro cadde a terra ma nessuno ci badò. Ginny era su di lui lo stringeva forte.. lacrime silenziose le bagnavano le guance ancora calde e brucianti di passione. Chiusero gli occhi e per un lunghissimo momento un soffice tepore li avvolse.. il tempo scivolò via come tra le note di una canzone. Il bacio si sciolse con dolcezza ed entrambi risero felici. Harry non s’era mai sentito così bene! “Come stai??!!” – le chiese asciugandole le lacrime. “Mi sei mancato da morire Harry!! Se solo avessi potuto.. se solo …” “Adesso siamo qui!” – sorrise il ragazzo prendendola per mano. La sua voce era sicura e serena. Ginny sospirò e cadendo tra le sue braccia gli sussurrò in un respiro… “…Ti amo…” Harry arrossì forte, sentiva il cuore battergli in gola, le mani che gli formicolavano, la testa che girava vorticosamente e mille pensieri che lo travolgevano. Si sforzò di trovare le parole più carine che gli venissero in mente e quasi senza rendersene conto la baciò ancora. “Più a sinistra! Più in alto Ron!” – bofonchiò Hermione sbracciando. “Ma tu guarda che mi tocca fare.. Così va meglio?” – borbottò Ron. “Adesso più a destra!” Ron stava tentando di appendere uno striscione colorato sopra l’architrave di una gigantesca porta di pietra. A dire il vero era l’ultimo rudere ancora in piedi, tra pietre e frammenti di colonne sparsi un po’ ovunque lungo tutto l’immenso giardino. “Accio palloncini!” – bofonchiò Draco, e una mitragliata di piccole sfere galleggianti sfrecciò verso di loro schivando di un millimetro un sofisticato arnese pericolosamente in bilico sopra una panca di legno. In quel momento con tre sordi Pop si erano materializzati Fred, Gorge e Lee Jordan. “Harry sospetta qualcosa? E Ginny.. che fine ha fatto? Non doveva pensarci lei al barbecue e tutto il resto?!” – biascicò Ron con un pezzo di scotch magico tra i denti. “Ehm … la nostra amata sorellina ..l’ultima volta che l’abbiamo vista era … umm come dire .. occupata in una più .. piacevole attività!” – dissero in coro i gemelli. “Wingardium Leziosa!” – bofonchiò Hermione adagiando i palloncini a grappolo. “Trovo che qui sia proprio l’ideale per la festa!!” – disse allegro Draco fischiettando felice. “Che posto è questo?” – chiese Hermione che già da mezz’ora mostrava cenni di un’insopportabile curiosità. “Questo.. beh .. era il cimitero di famiglia.. anni fa!” – bofonchiò Draco. “Ehhh?!” – sbottò Ron strattonando così forte lo striscione che questo ricadde a terra – “Ops! Scusate!” “Tranquilli! E’ da secoli che i miei cari vecchi antenati se ne sono andati. Dopo la legge del ’57 sui diritti dei fantasmi hanno fatto le valige e se ne sono andati in villeggiatura da un'altra parte. Peccato però.. vederli gironzolare per casa era divertente! Ricordo che una volta il mio pro-pro-pro zio Sir Michael de Serpis, quando ero piccolo, spuntò fuori così all’improvviso da dietro la testa di quel Gargoile lassù – disse Draco indicando una figura alle loro spalle – che fece ruzzolare mia mad…” – un velo di tristezza gli ricoprì gli occhi. “Ehmm qualcuno ne gradisce un po’?” – bofonchiò Lee provvidenziale. Portava in mano un vassoio di bicchieri e una enorme caraffa di succo di zucca che stava facendo roteare vorticosamente sulla punta di un dito. Ron cadde all’indietro dalla scala e rialzandosi dolorante con una mano sul sedere balbettò stupito: “Ma come fai??” “Come diceva papà? Ci sono dei babbani .. prasti.. presti… prestiggianti?…” “Prestigiatori, Fred – lo corresse Hermione - E Lee ha solo usato un eccellente, se posso dirlo, incantesimo incollante.” Draco sembrava aver ritrovato il sorriso e si era rimesso all’opera con una sferragliante accozzaglia di posate d’argento che litigavano tra loro per trovare un posto in prima fila sulla tavola apparecchiata. Una fiammata verde smeraldo avvampò nel vicino barbecue tra le succulenti salsicce e gli spiedini arrostiti. “Neville!!” – sbottò Hermione. “Ciao! Coff Coff! Aiuto! Mi sono perso! La non Coff coff!! La nonna mi aveva detto di prendere la terza a sinistra dopo il comignolo fumante ma penso di aver sbagliato strada!” “Ciao Neville! – bofonchiò Ron stralunato. “Eilà!” – salutarono in coro Fred Gorge e Lee. “Serve una mano?” – domandò Draco gentile. “Devi andare al camino successivo, quello grande! Nel salone! Prometeus ti sta aspettando da una, avrà fatto i solchi nel pavimento a quest’ora.” – suggerì Ron ridacchiando. Hermione lo guardò un po’ torva ma fece finta di niente. “Coff Coff! Non posso!! Ho finito la polvere! La nonna si infurierà!! Coff Coff Coff!!” Proprio in quel momento con un altro sordo pop una anziana maga vestita con un cardigan rosa, una gonna scozzese e un buffo cappello con la testa d’avvoltoio cucita sopra, comparve accanto ad Hermione. “Buon sera! Oh.. Salve ragazzi! Avete per caso visto mio nipote? Quel benedetto ragazzo si dimentica sempre le sue cose in giro..” “Ehm.. signora.. lei è .. la nonna di Neville?” “Oh.. scusate, non mi sono nemmeno presentata, beh sì sono proprio io. Ma dove sta Neville?” Con una voce acuta e piccola piccola la testa di Neville parlò dal fuoco del barbecue. “N-nonna.. s-sono r-rimasto inc-incast-strato!” La vecchia maga si ritrasse inorridita a quello spettacolo. La testa del nipote rosea come non mai parlava tra le fiamme verdi guizzanti. “Per tutti i folletti Neville! Ragazzo mio!! Ne combini una più di Tu sai chi!!” Tutti scoppiarono a ridere, tranne che Hermione e la nonna, che però erano troppo occupate per accorgersene. “Draco, avete un elfo domestico in casa?” – rispose allarmata l’anziana signora. La sua espressione contratta e pallida di paura fece ammutolire i presenti. “Si ma.. che può fare un elfo...” – bofonchiò Draco allarmato. “Portalo da me! Presto! Tra qualche secondo l’effetto della polvere volante svanirà e Neville .. beh.. ragazzo mio – aggiunse rivolgendosi al nipote – potrai partecipare alla nuova edizione della caccia senza testa!” Al suono di quelle parole gli occhietti marroni del ragazzo strabuzzarono e una complicata espressione del suo volto fece capire a tutti che il loro amico era appena svenuto. “Ecco Prometeus!” – sbottò Ron ansimante. Era pallido come un cencio. “Prometeus è qui per servire.. signore!” “Faresti un favore ad un’anziana signora?” – chiese la nonna boccheggiante. Proprio in quel momento l’avvoltoio gracchiò allungando il collo. “Sta buono tu!” – ringhiò la strega dando un colpetto al cappello – Mio nipote, è rimasto incastrato potresti pensarci tu?” Draco lo guardò accigliato con aria autoritaria. Non c’è cosa più gratificante per un elfo domestico che potersi rendere utile in qualche modo per il suo padrone. I suoi occhi si accesero di felicità e agitando ambe le mani sopra la testa e battendole insieme con vigore scaraventò fuori dalle fiamme in un sol momento il povero Neville che ruzzolò a terra. Hermione, Ron, Draco e tutti glia altri rimasero letteralmente sbigottiti. “Ma come ha fatto?” – sbottò Hermione incredula. “Prometeus è lieto di poter servire il suo padrone.” – sussurrò l’elfo inchinandosi verso Draco. Schioccò le dita e svanì in una nuvola di fumo. “Bene, adesso che è sano e salvo posso anche andarmene. Ragazzi tenetelo fuori dai pasticci! A quanto pare sembra che non ne riesca a star lontano per molto, povero ragazzo.. è un bravo mago, certo.. non dotato come suo padre, però si impegna tantissimo!” – disse quasi commossa la strega. “Non si preoccupi signora! E’ in buone mani!” – rispose meccanicamente Ron che ancora stava attonito a guardare il punto dove Prometeus era scomparso. “Ah quasi dimenticavo! Daresti questo a Neville da parte mia?” – soggiunse la vecchia porgendo ad Hermione una busta sigillata con ceralacca – “Divertitevi!” E con un altro pop scomparve nel nulla. “Portatemi un po’ d’acqua!” – disse Hermione. “Direi che la festa sta cominciando bene.” – osservò sarcasticamente Draco. “Noi andiamo a chiamare i due piccioncini! Tra poco è ora di cena!” Fred e George scomparvero dietro l’angolo, mentre Lee finiva di apparecchiare sistemando le ultime seggiole. Il sole era ancora abbastanza alto sull’orizzonte, ma ormai il giorno volgeva al tramonto. Qualche timida stella cominciava a punterellare il cielo.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Un' ombra dall’abisso ***


Ignari di ogni cosa Harry e Ginny passeggiavano spensierati mano nella mano nel fitto della foresta, ormai velata dal tenue rosso del sole del meriggio. Le ombre pallide di qualche scheletrico cipresso cominciavano ad allungarsi, assottigliandosi di tanto in tanto e serpeggiando lungo il sentiero. “Quest’anno sarà il sesto ad Hogwarts… chissà chi ci toccherà come insegnante di Difesa contro le Arti Oscure?” – bofonchiò Harry giocherellando con un ciottolo sull’erba. “Papà dice che la mamma ha parlato con Silente, e forse verrà un certo Glindel.” “Chi? Ma.. io credevo che il professor Lupin sarebbe rimasto con noi!” “Beh.. non so.. forse dopo le ultime peripezie ha deciso di starsene un po’ calmo.. insomma Harry .. per poco non…” – disse Ginny abbassando il tono di voce, quasi come se qualcuno stesse origliando. “Remus non ha mai tentato di uccidermi! Non era in se! Aihh!!” – sbottò Harry all’improvviso. “Che ti prende… Harry?” – chiese Ginny scrutandolo negli occhi. “La cicatrice … mi brucia ancora… non è niente.” – tirò corto il ragazzo abbozzando un sorriso. “Ma.. voglio dire… Voldemort è morto.. g-giusto?” – sussultò Ginny che per un momento trasalì. “E’ sprofondato in quell’abisso nero!! Silente è tornato indietro giorni fa per controllare che tutto fosse … al posto giusto..” “Che vuoi dire?” – chiese Ginny stupita. “Non lo so… me l’ha detto Sirius prima che me ne andassi.. e comunque ha aggiunto che Voldemort ormai è solo un ricordo …” “Ecco … è questo che mi spaventa … ho fin troppo chiaro in testa quel che accadde durante il secondo anno ad Hogwarts!!!” – sussurrò Ginny in un filo. “Ora è diverso Ginny – le rispose Harry accarezzandole il viso – con la magia del Fiore il suo spirito vitale è rimasto intrappolato per l’eternità in una dimensione completamente separata dalla nostra. E credimi.. non è un bel posto!” “Deve essere stato terribile.. – bofonchiò Ginny trattenendo il respiro - Sei stato davvero coraggioso! E’ tutto merito tuo se alla fine abbiamo vinto. Se ci penso.. quanta paura in quel momento Harry!!” “E invece … invece ti sbagli Ginny.” – bofonchiò Harry serio, per la prima volta. Un velo di tristezza gli copriva gli occhi e c’era qualcosa nella sua voce che mal riusciva a mascherare un dolore troppo a lungo nascosto. Erano giunti quasi senza accorgersene sulla sommità di una parete di roccia, seguendo il sentiero. Lì gli alberi si diradavano e lasciavano posto a un soffice manto d’erba. Harry restò diritto ed immobile a scrutare il panorama: di sotto la vista si apriva su un immenso specchio d’acqua calmo e silenzioso che si perdeva fino all’orizzonte, circondato da foreste e montagne selvagge, mentre un sole rosso e sfocato era ormai quasi completamente inghiottito dal blu profondo del lago. Ginny lo abbracciò stringendoglisi al petto. “Emy si è sacrificata per salvarmi …” – disse Harry trattenendo una lacrima. In quel preciso istante una folata di vento si sollevò da terra sfiorandoli. Harry avvertì una sensazione molto simile a quella volta in cui, solo due giorni addietro, si era ritrovato ai piedi della fontana di Green Garden tutto dolorante. “Che cos’era?” – chiese Ginny. Un attimo dopo apparvero Fred e George. “Allora andiamo? E’ un’ora che vi cerchiamo! La cena ormai sarà bella e pronta!” – bofonchiò Fred allegro. “E’ arrivato anche Neville!” – aggiunse George gagliardo. Vi siete persi un bell’ingresso in scena!” – ridacchiarono insieme. “Neville?? E che ci fa da queste parti?” – chiese Harry incuriosito e stupito. “NIENTE!” – disse a denti stretti Ginny guardando in cagnesco Fred e George, che si limitarono a scimmiottare la loro sorellina. “Ehmm effettivamente era da un po’ che non vedevo l’ora di mettere qualcosa sotto i denti!!” – bofonchiò Ginny passandosi una mano furtiva sugli occhi – “Vieni Harry! Ci divertiremo! Sarà una bellissima… notte di mezza estate!” Il gruppetto imboccò il sentiero e in un lampo scomparve. “Dove sono finiti Fred e Gorge?! Ginny non vedo niente! È buio pesto! Ginny?? Dove sei?!” – bofonchiò Harry procedendo a tentoni lungo il le mura della casa. L’unica luce era data dal brillio intenso delle stelle che scintillavano come polvere di diamanti alte nel cielo, mentre una splendida falce di luna sorgeva ad oriente. Harry oltrepassò il gazzebo dove quello stesso pomeriggio era rimasto per ore con Ginny, ma non c’era traccia di lei. Per terra era tutto un canticchiare di grilli e qualche timida cicala sui tronchi degli alberi stava cominciando a frinire. Voltò l’angolo e si ritrovò di fronte al grande portone d’ingresso. Per un istante gli sembrò quasi che l’enorme Gargoyle lo stesse osservando dall’alto coi suoi enormi occhi di pietra. “Ginny??” – chiese ancora sottovoce Harry avanzando a passi felpati. Era tutto troppo silenzioso, troppa calma … Harry tirò fuori lesto la sua bacchetta pronto a colpire. Si sarebbe quasi aspettato l’attacco di un Dissennatore, ma intorno a lui la foresta respirava libera e in pace, e non avvertiva il freddo pungente del loro respiro annebbiargli la vista. Raggiunse in pochi istanti le colonne del tempietto greco; si acquattò tra le colonne avanzando ancora. “Shhh!!” – sibilò un voce vicina da dietro una flottiglia di arbusti. Harry sentiva il cuore battergli forte: dove erano finiti tutti i suoi amici?! Sporse un po’ la testa dal suo nascondiglio e intravide un’ombra fuggente scomparire dalla luce della luna lungo il prato. Non c’era nessuno. Abbandonò il rifugio dietro la colonna e scattò rapido in avanti fino a raggiungere una grande pietra alta almeno il doppio di lui. Ma dov’era finito? Che fine avevano tatto tutti quanti!? Poi d’un tratto qualcosa accadde, che lo spiazzò. Una nuvola coprì la luna così che tutto intorno a lui piombò nella più totale oscurità. Si stavano avvicinando, erano sei o sette figure. Non poteva vederle distintamente ma le sentiva … le sentiva avvicinarsi furtive, frusciando sull’erba. Il cuore gli scoppiava in gola: l’avevano ormai raggiunto!! “Lumos!!” – bofonchiò a voce alta. La punta della sua bacchetta si accese facendogli luce. In quel preciso istante qualcosa di grosso traballante gli ruzzolò davanti inciampando. “Ahhh ahhh aiutooo!” – piagnucolò Neville. “Oh no!!!! Hai rovinato tutto!” – brontolò Ron balzando fuori da dietro i cespugli. “Scusate ragazzi! Ho preso in pieno quella radice!” – bofonchiò Neville massaggiandosi il sedere dispiaciuto. “Ma.. che succede?” – chiese Harry spiazzato. “Quale radice?!” – sbottò Ron alzando le sopracciglia. Fred, Gorge e Lee ridevano a crepapelle. “Voi tre!! – tuonò Hermione sbattendo un piede per terra – vieni Neville, ti aiuto a rialzarti.” “Grazie Hermione! Aih.. che male!” – bofonchiò Neville. “Beh… direi che la sorpresa è riuscita lo stesso no?” – disse Draco che era comparso dal nulla di fronte ad Harry. “Buon compleanno Harry!!” – esclamò Ginny, e tutti gli altri le fecero eco in un istante. “Buon compleanno!!” “Ma.. io…” – balbettò Harry felice. Era la prima volta che qualcuno organizzava una festa a sorpresa per lui. Non se lo sarebbe mai immaginato!!” – “Grazie amici!! E’ stato un pensiero bellissimo! Il più bel regalo che ho mai ricevuto!” “Eih andiamo!!! La cena si raffredda!! E io..” – bofonchiò Ron guidandoli verso il tavolo. “E tu pensi sempre a ingozzarti!” – lo rimbeccò Hermione. “Ahh piantala un po’! Voi donne come la fate difficile!” – bofonchiò sottovoce. Draco schioccò le dita e una doppia fila di torce si accese intorno alla grande tavola imbandita nel bel mezzo del prato. I palloncini si staccarono tutti in una volta con un guizzo dalla loro posizione quando Ginny dette loro un colpetto di bacchetta e scoppiettarono allegramente in aria lasciando una scia rossa e oro scintillante con scritto BUON COMPLEANNO HARRY!! Era bello ritrovarsi a festeggiare finalmente tutti insieme dopo tanto tempo. “Cominciamo??!” – chiese Lee impaziente martellando con le posate sopra il tavolo. “Mi pare che manchi ancora qualcuno!” – precisò Hermione tossicchiando. “Chi è che deve ancora arrivare?” – chiese Harry a Ron che gli stava di fronte con un cosciotto di pollo fumante che già bramava da un pezzo. Proprio in quel momento un rombo tuonò improvviso e una grossa motocicletta solcò il cielo sopra le loro teste, atterrando lì vicino con una stridula frenata. “Scusate il ritardo! La torta non era ancora pronta! Madama Rosmerta ha fatto gli straordinari per… osp… Harry! Tanti auguri!! Anche se con un giorno di ritardo!” “Hagrid!!” – bofonchiò Harry raggiante con le lacrime agli occhi. Scattò in piedi e corse ad abbracciarlo. “Hagrid come te la passi?!” – gli chiese. “Non male! Ho passato un po’ tempo a girovagare dopo la scuola, e ho messo le mani su qualcosa che ci piacerà di sicuro!! Ehehe Ma non voglio rovinarci la sorpresa!” “Immagino!” – miagolò Ron con una smorfia. “Questa meglio metterla al fresco!” – bofonchiò Hagrid. Reggeva in mano una grossa scatola di cartone con scritto fragile sopra. “Da qua – bofonchiò Draco cortese – Prometeus?! Portala in cucina!” L’elfo domestico arrivò saltellante di gioia per poter rendersi utile e se ne trotterellò via in un baleno col grosso pacco sopra alla testa. “Speriamo bene!” – bofonchiò Lee. “Allora mangiamo?!” – sbottarono Fred e George. “Buon appetito a tutti!!” – canticchiò Ginny portando in tavola un immenso vassoio stracolmo di salsicce e spiedini arrostiti. “Sotto a chi tocca! Hagrid vacci piano però!!” – ridacchiò Ron. “Sono davvero felice!” – sbottò Harry. La serata trascorse nel migliore dei modi possibili, tra risate, batutte e qualche canzoncina in coro. A un certo punto Hagrid si alzò senza preavviso dalla panca e ci mancò poco che Hermione partisse in orbita. Risero tutti di gran gusto! Compresa Ginny, che più di ogni altro sembrava felice e contenta. “E’ stata un’idea della mia sorellina sai?” – bofonchiò Ron sottovoce ad Harry addentando una grossa salsiccia colante, quando gli altri sembravano distratti. “Davvero?!” – rispose Harry: era al settimo cielo. “Passami un po’ di salsa Harry!” – bofonchiò dal fondo del tavolo Neville, che dopo aver ritrovato una posizione stabile s’era dato anche lui da fare rimpinzandosi a dovere. “Eccola!” – bofonchiò Harry, poi si rivolse ancora verso Ron – “Dicevi?” “E’ par quall cha..” – farfugliò Ron a con le guance gonfie. “Ron ma quando imparerai le buone maniere!” – borbottò Hermione dandogli un colpetto sulla schiena. “Scusa… - disse amareggiato il ragazzo - era troppo buona!!” – aggiunse alzando le spalle con una smorfia. “Comunque Harry, Ron stava tentando di dirti che è per quello che Ginny non è venuta con noi ieri a prenderti da Sirius. Erano giorni che si dava da fare a destra e a sinistra per organizzare tutto quanto!” – bofonchiò Hermione. Harry arrossì. “Dove è andata adesso? Non la vedo da un po’!” – bofonchiò guardandosi intorno. “Guarda, è al barbecue a preparare la seconda stornata di salsicce! Dai corri da lei!” – gli suggerì allegramente Hermione. “Volo!” – rispose Harry sgusciando dal suo posto. Pochi metri più in là Ginny stava lavorando ai fornelli. Una montagna di salsicce sfrigolava sopra una griglia mentre la brace ardeva intensamente di sotto. Harry le se avvicinò senza far rumore alle spalle coprendole gli occhi con le mani. “Indovina un po’ chi è?” – le disse dolcemente sottovoce. “Ummm vediamo… alto … carino… capelli spettinati…” “Ehehe” – ridacchiò Harry rilasciando le mani. Ginny si voltò indietro verso di lui sorridente: “Allora.. ti piace!?” “Un mondo! Grazie! Sei stata dolcissima, non me l’aspettavo… non me l’aspettavo davvero! Che pensiero carino!!” Anche Ginny adesso stava arrossendo. “Fa caldo è?” – mentì lei mordicchiandosi le labbra. “Posso abbracciarti un pochino?” – bofonchiò Harry accarezzandole una mano. “Ummm non lo so sai? E se poi il mio fratellino si ingelosisce?” – ridacchiò lei saltandogli al collo. “Ehi ehi!! Sembra che non .. mi vedi da una vita!” – bofonchiò Harry felice. “Ed è così infatti! Tutta questa estate mia madre m’ha costretta a non uscire di casa! Dio se ci penso! Avrei voluto rifilarle uno degli ultimi dolcetti di Fred e George! Dovevo recuperare Trasfigurazione…” “Umm… non sono andati bene gli esami?” – le chiese Harry con garbo. “Ma si! E’ solo che la McGranitt ha detto che dovrei impegnarmi un po’ di più.. e lo sai com’è mia madre no?” “Già… da quando conosco Ron non fa che dirmi la stessa cosa! Dai però.. in fondo è simpatica!” – la incoraggiò Harry. “Che fai adesso, difendi lei anziché la tua ragazza?” – ridacchiò Ginny schioccandogli un bacio sulla guancia. “Signorina Weasley!!” – gracchiò Harry in una impacciata imitazione di Molly. Entrambi risero a crepapelle rischiando di far saltare in aria l’intero piatto di salsicce!! Ginny era davvero strafelice! “Eih!! Voi due?! La piantate di fare i piccioncini? Qua muoiamo di fame!” – borbottarono ridacchianti Fred, George e Lee, levando i calici stracolmi di burrobirra. “Ci do un mano io?” – chiese Hagrid asciugandosi con un tovagliolone immenso un po’ di condimento che gli colava sulla barba. “No no! Arriviamo in un baleno! Va pure Ginny, ci penso io!” – le disse Harry tenendo tra le mani il vassoglio stracolmo. “Sicuro?” – rispose lei con un sorriso. “Ma certo! Corri a tavola altrimenti i tuoi fratellini faranno piazza pulita!” Dopo un’abbondante seconda dose di salsicce arrosto e bistecche alla brace, tutti erano finalmente sazi e pronti per un brindisi all’insegna dell’allegria. Ron si alzò in piedi riempiendo ben bene il suo bicchiere. “Un momento di silenzio per favore!! Oggi… shhh dai Fred piantala una attimo vecchia canaglia! .. allora .. oggi siamo qua per festeggiare il compleanno di Harry, tra piccoli acciacchi e qualche intoppo - ridacchiò guardando Neville che era diventato violaceo per la vergogna – è il mio migliore amico, e … aaah.. non sono bravo per i discorsi seri Harry! Alla salute!!” “Cin cin!” – dissero allegramente tutti insieme. Brindarono almeno due o tre volte di fila ogni volta con una scusa diversa e alla fine la povera Hermione era un po’ più rossa in volto di quanto non fossero i capelli di Ron. “E per fortuna che è un prefetto!” – bofonchiò Draco smagliante. Prometeus intanto portò la torta e anche se il viaggio con Hagrid l’aveva assottigliata un po’ troppo aveva comunque un ottimo sapore di crema e mandole. Fecero tutti il bis di gusto! La festa si protrasse fino a notte inoltrata. Fu solo Hagrid si alzò dicendo che s’era fatto un pochetto tardi per lui e che doveva correre a sbrigare chissà quale bizzarra faccenda, che si decisero a riassettare un po’ i piatti vuoti e a sistemare pentole e padelle. “Prometeus??” – bofonchiò Draco cantilenante. “Ma devi sempre chiamare lui?” – chiese timidamente Hermione. “Certo! Sennò che ci sta a fare?!” – bofonchiò Ron. “Oh! Beh ma c’è modo e modo no? Per dire le cose…!” – sbottò la ragazza. “Scusa, non volevo… mi perdoni?” – rispose Ron abbracciandola. “Ma che fai?... – arrossì Hermione – dai stupido.. certo che ti perdono!” “Oh guardate altri piccioncini!” – miagolò Fred poggiandosi le mani sotto al mento e battendo le palpebre. “Faremmo un bell’allevamento!” – ridacchiarono Lee e George. “Voi.. pensate un po’ ai fattacci vostri?!” – sbottò Ginny inseguendoli per tutto il parco, bacchetta levata in mano. Erano sfiniti, dopo aver ripulito tutto, ma felici. Draco fece levitare una gigantesca coperta grande quanto bastava perché tutti loro ci si potessero comodamente sdraiare sopra, salutarono il gigante, e si lasciarono cadere esausti per terra. Per qualche minuto rimasero tutti in silenzio a guardare il cielo. Harry chiuse gli occhi per un po’.. le immagini di Sirius e della sua nuova casa al numero dodici di Green Garden scorrevano veloci nei suoi pensieri. Chissà cosa stava facendo adesso Sirius? Forse era anche lui disteso immobile a guardare le stelle? Forse lei .. forse erano insieme. E lui probabilmente nemmeno si ricordava in quel momento di avere un figlioccio sperduto chissà dove.. Forse…. Se… “Ho un’idea!” – propose Draco ad un tratto. Harry trasalì: Ginny era distesa accanto a lui, si tenevano per mano teneramente. Anche lei doveva essersi sopita un poco. “Tutto ok?” – gli chiese piano. “Si, pensavo che .. è bello stare insieme qui .. sotto questo cielo.” – rispose Harry mentendo… beh.. però in fondo era anche quella era la verità. Decise però di non parlarle di Sirius. “Che idea?” – rispose dopo qualche secondo Ron. “Vi va una seduta spiritica?” – domandò entusiasta Draco. “Non male!! Era da un po’ che non ne facevamo una come si deve! A scuola ormai non interessa più a nessuno!” – rispose Hermione raggiante. “D’accordo!” – disse Ginny. In quattro e quattr’otto si erano sistemati tutti in cerchio sopra la grande coperta, seduti a gambe incrociate. “Accio candele!” – bofonchiò Draco puntando la bacchetta contro una finestra al secondo piano e una piccola flotta li lumini neri sfrecciò di volata verso di lui. “Infamare!” – bofonchiò Neville rischiando di appiccare il fuoco a tutta la coperta. – “scusate…” – aggiunse abbacchiato. “Fa niente Nev! Prima o poi la dovrò buttare tanto!” – ridacchiò Draco dandogli una pacca amichevole sulla spalla. “Bene, le candele sono accese!” – disse Hermione. Fred e George intanto facevano gli stupidi illuminando le loro facce con le bacchette e facendo mille smorfie. Ginny ridacchiava allegra: voleva molto bene ai suoi due gemellini. “Chi vogliamo chiamare?” – chiese Ron. S’era messo disteso a pancia sotto con i gomiti che puntavano per terra, per tenere in su la testa. “Che ne dite del professor Ruff?” – domandò Lee. “Per carità! Già che dovremo sorbircelo a scuola! Lo vuoi anche qui?!” – sbottò Hermione sorprendendo tutti. “Sicura che stai bene?” – le chiese Ron allarmato. “Ah dimenticavo che voi tre – disse lei indicando Fred, George e Lee – avete finito l’anno scorso.” “Si!” – risposero tronfi i tre maghi. “Abbiamo aperto un negozio niente male a Diagon Alley!!” “A si?” – domandò Neville vispo. “Shh! Dai non rompiamo l’atmosfera!” – disse in finto tono serio Draco. Harry stava zitto zitto … “Va tutto bene?” – gli chiese Hermione. “S-si… è .. solo che.. pensavo … a… niente, lascia perdere.” – bofonchiò tremante. “Sicuro che questo quadrante funzioni? M sembra un po’ scolorito..” – disse Ron. “Si si, l’ho usato fino all’anno scorso, è solo un po’ lento a rispondere ma funziona perfettamente… Allora direi di chiamare qualche spirito irrequieto.. che ne dite? Così per divertirci un po’ di più!” “Ci sto!” – esclamò Fred. “Grande!!” – lo incitarono gli altri Weasley. Harry era l’unico taciturno del gruppo. “Ok.. beh.. cominciamo … tenete tutti bene le mani a contatto tra loro, non staccatevi sennò si perde il contatto.. ehm … ehm… Salve!! C’è nessuno? Siamo sintonizzati sul canale spettrale delle undici e mezzo.. strano.. c’è sempre qualche spirito che gironzola da queste parti a quest’ora.” Appena Draco smise di parlare calò il silenzio. Tutti erano concentratissimi. Non accadde niente. “Riproviamo... buona sera! A chiunque passi dall’altra parte sarebbe gentile da parte vostra farci almeno un salutino eh? Che tempo butta da voi?” – bofonchiò Draco. Ancora silenzio, nessuno parlò. Dopo qualche secondo il pezzo di cristallo sul quadrante cominciò a muoversi tracciando una frase, lettera dopo lettera. “Bu..ona… ser…a …. Qui il … tem…po… è … limpi…do…. Fa.. un…po…fr…eddo…. …. Ci … si…ann..oia… a .. mor…te…dite…a ...quel.. visci…do..di…Pit..on.. che… suo .. zio… Ore…ste… gli.. man…da… tan…ti… acci..den..ti!” – lesse a voce alta Ron. Ci fu ancora un momento di silenzio poi tutti scoppiarono a ridere; persino Harry si sciolse un poco e non potè fare a meno di trattenere la risata. “Certo che siamo iellati! Proprio un parente di quel viscido di Piton dovevamo beccare?” – sbottò Ron. “Beh se non altro anche lui riconosce che suo nipote è un vero cretino!” – ridacchiarono Fred e George. Draco riprese la parola dopo essersi ripreso dall’eccesso di risate e salutò cordialmente lo spirito augurandogli un piacevole proseguimento di serata. “Posso provare io adesso?” – chiese impaziente Ginny. Ron la guardò stralunato. “Che c’è di male? Era da una vita che sognavo di farlo!” – rispose lei a tono zittendolo. “Sorelle! Ah che mistero!” – borbottò Ron aggrottando le sopracciglia. “Ok Ginny, tocca a te.. che ne dite se a turno proviamo un po’ tutti?” – propose Draco. Tutti annuirono, anche Harry.. sicuramente non voleva che gli altri pensassero che lui aveva paura. Il fatto poi è che non aveva paura! E’ solo che … i ricordi gli riempivano la mente fino a farlo scoppiare! “Che si dice di nuovo sul canale delle undici e trequarti? C’è nessuno in ascolto? Come va il campionato mondiale del lancio dell’osso?” – ridacchiò la ragazza. Come la volta precedente anche allora il cristallo sul quadrante cominciò a muoversi sulle lettere argentate formulando la risposta: “Gli……Sku..lls….v..inco..no…dicia..nnov.e…a..ven…tiqua…ttr…o… con..tro… i … Rib…s…. Cha..rle…s ..l’orb…o… ha…app..ena…. s..egna…ato…. di..te… a.. quel…lo..sc..emo…. di…Pit…on .. che.. su..o… zio…. Donald…. Lo…dis…ere…da….uff…icial…ment…e… dal… cas…ato…” Tutti scoppiarono a ridere per la seconda volta. “Ma quanti parenti ha quel babbano?!” – chiese Ron singhiozzando per le lacrime. “Buona visione allora! E faccia il tifo per noi! Alla prossima!”- disse Ginny allegra. Harry si convinse a rilassarsi un poco, in fondo si stavano solo divertendo. “Buo..na…s…era…ta… a ….voi…. e…. ca…ra… non… rom…pere…!!:…. Op…s… scus…ate…. c’è… la…mia… si…gnor…a.. qui.. ch..e.. è.. un po’….ge..los…a.” “Ah le donne! Non cambieranno mai!” – commentò sarcastico Ron, tanto che Hermione gli mollò un pizzicotto gigante sul sedere, facendolo sobbalzare. “Beh che ho detto? È così e non dire che non è vero!” – borbottò dolorante. “Adesso tocca a noi!!” – dissero Fred e George tronfi. “Shh silenzio! Tocca ai maestri!!” – disse con tono solenne Lee, portandosi un dito alla bocca. Tutti si fermarono, indecisi se crederci davvero o rimettersi a ridere. “Bene!.. Fred dai comincia tu!” “Ok fratellino!... Haloa! Enrighe? Està a chi? Chiamamos dallo canales de quasi miezzanottes! Enrighe?” “Ma??” – sbottò Hermione incredula – “dai piantatela di fare gli scemi!” “Ma non facciamo gli scemi! Da dove credete che viene tutta la nostra sapienza?! Harry ti ricordi la mappa del malandrino?” – bofonchiò George. “Si certo!” – rispose Harry con un ghigno. “Eh.. non so come ma era in possesso di questo spettro, gironzolava per le stanze dei sotterranei di Hogwarts qualche anno fa, fino a quando .. quell’idiota di Piton non l’ha fatto sbattere fuori per aver tentato di aizzargli contro Pix!” “Nobile gesto!” – aggiunse Fred solenne – “ continuo io George. Enrighe?! Come te butta a vida?” “N..ada… de…no…vo….estò… abb…astan…za… bi…en… tie…ne… puer… ca..s…o… un.. po’.. de..Burr..o Bir…a?” “Ci dispiace Enry, ma l’abbiamo finita tutta! Anche noi stiamo bene! Pix ti saluta e dice che farà di tutto per finire quello che aveva cominciato!” – risposero Fred e George in coro. “Me… sta… bien..!... Ha..lo…a!...... sal.utat…e… me… quelo..s…ignorante..s.. bigott..os…...!” “Oh no! E’ caduta la linea!” – annunciò amareggiato Fred. “Non ho capito bene l’ultima parte..” – bofonchiò Ron incerto. “Chi è che dovevate salutargli?” – chiese Draco. “Quellos ignorantes bigottos di Piton!!” – gracchiò Lee nell’atto di imitare un fantasma. L’orologio a pendolo del salone scandì i rintocchi della mezzanotte. “A chi tocca? .. Harry?” – chiese Draco. “Ok…” – bofonchiò Harry cercando di rimanere tranquillo. Chiuse gli occhi …le luci si spensero nel cielo sopra di lui… anche le voci dei suoi amici lì intorno si affievolirono sempre di più fino a scomparire. La testa gli sembrava così leggera… così svuotata da ogni pensiero …. Lo sentiva dietro di lui!! Lo stava inseguendo!! L’aveva quasi sfiorato! I suoi occhi rossi la faccia da serpente! Scheletrica, pallida nella notte! “No!! Tu sei morto!! Sei morto!!” – urlava Harry a squarciagola agitando la bacchetta. Voldemort rideva nel suo perfido ghigno e la sua figura giganteggiava sempre di più sopra di lui. “Non sei qui! Non sei reale vattene via!!!” – urlò ancora più forte Harry stringendo i pugni. “No Harry No!! Non fuggire!!” – bofonchiò una voce di ragazza vicino a lui. “Chi va la?” – chiese il ragazzo. Non l’aveva riconosciuta, immersi com’erano del buio. Uno spirito gli trapassò la pelle facendolo rabbrividire. Sbarrò gli occhi terrorizzati di fronte al corpo esanime di Sirius. “NOOOO!!! TI…. ABBIAMO…. UCCISO!!!!” – strillò con tutto il fiato che aveva in corpo! La gola gli faceva male e la fronte era bagnata di sudore. Le braccia gli si erano come immobilizzate lungo i fianchi: si sentiva stretto come nella morsa mortale di un ragno. Il nero mantello di Voldemort lo stava soffocando e quella risata stridula gli martellava nel cervello fino a farlo scoppiare! “Vai via da qui Harry! Vai via!!! Lontano! Lui non deve trovarti!!! Il sigillo non deve essere rotto!!! Lo aiuteranno Harry! Lo aiuteranno a liberarsi!! Guardati !! Guardati dalla Maschera Harry!!! Harry!!” – era ancora quella voce di ragazza a riecheggiargli dentro. “Nooooooooooooo!!!!” – urlò Harry, e stramazzò al suolo sotto gli sguardi agghiacciati di tutti. Fred e George erano impalliditi e si erano stretti l’un l’altro in preda al panico. Ginny era attaccata a suo fratello Ron e gli stringeva il braccio così forte da fargli persino male. Ron tremava per la paura ed Hermione era rimasta immobile in piedi senza riuscire a fare un passo. Draco era come pietrificato e Lee era caduto all’indietro ansimando. Neville era l’unico che ancora riusciva a dire qualche sconclusionata parola. “Ha- Harry! Ha—Har-ry!” – balbettava cercando a tentoni di arrivare fino a lui camminando a quattro zampe per terra. Ron lentamente tornò in sé. “Hermione!! Aiutami presto! Ginny!” – sbottò scuotendo le due ragazze. “Presto ci vuole dell’acqua!!” – urlò Draco – “Prome… ci vado io !! Faccio subito!” Corse via veloce sparendo dentro la porta dell’ingresso secondario. “Fred, George!” – sbottò Ginny – “Smettetela di fare i bambini! Aiutatemi a portarlo verso la luce, è pallido come un cencio!” “Herm-mione.. ho p-portato qualche t-torcia!” – bofonchiò Neville ancora scosso. La ragazza prese i robusti gambi di legno delle fiaccole e li fracassò in mille pezzi con un incantesimo tagliuzzante. Li accatastò insieme e fatto un mucchietto li accese con la bacchetta. “Portatelo qui!” – disse allarmata. “Harry! Harry svegliati!” – bofonchiava Ron invano scuotendolo per le spalle. Il ragazzo era così bianco in volto che sembrava quasi morto. “E’ freddo!” – disse Ginny toccandogli una mano. “Ecco l’acqua!” – sbottò Draco correndo sopraggiungendo di corsa. – “Toglietevi di mezzo!” I suoni lentamente stavano tornando. Harry sentiva un vociare sommesso e confuso intorno a lui, a un certo punto gli sembrò quasi di sentire Lee Jordan chiedere se fosse morto per caso, e tentò di rispondere Ma ti sembra di fare lo spiritoso? Ma era più forte di lui.. non riusciva ancora a muovere un muscolo. Poi a un certo punto provò una sensazione di umido sulla faccia e qualcosa di freddo e bagnato scivolargli addosso bagnandogli i capelli. Chi.. cosa..? “Sta aprendo gli occhi!! Finalmente! – sbottò Ron - Gli sta tornando pure il colorito!” “Eih.. a-amico! Non è che sia proprio un bello spettacolo v-vedere la tua brutta faccia sopra di me eh?..” – disse lentamente Harry con un abbozzo di sorriso. “Pure le battute fai?.. dai, ti aiuto a metterti seduto.” – rispose Ron sorridendo. “Che.. c-che è successo Ron?” – disse ancora Harry. La cicatrice gli pulsava da morire. “E-eri in piedi vi-vicino a me! Sei diventato tutto b-bianco H-Harry e .. p-poi hai camb-biato v-voce! Hai fatto un s-sor-riso st-strano e hai urlato! …..” – singhiozzò Ginny tremante. “E poi.. sei svenuto. Sembravi morto davvero!” – bofonchiò lievemente meno impaurita Hermione prendendogli la mano. “E’ andata proprio così..” – disse Ron guardandolo dritto negli occhi. “Io.. c-credo di … forse è meglio se vado a riposare.. adesso mi .. sento meglio. – disse asciutto Harry – Davvero ragazzi! Sto bene… è solo che.. sono stanco.. ecco tutto..” “Sicuro??” – gli piombarono tutti sopra in un momento quasi lo volessero far svenire di nuovo. “Dai ragazzi! Vi dico di si! E’ stata solo.. un po .. di .. emm .. debolezza! Si debolezza!” – bofonchiò Harry, poi si rivolse a Ron sottovoce – “Toglimeli di torno, aiutami ad arrivare in camera, non credo di farcela da solo Ron.” “Ok .. – gli rispose pianissimo l’amico – dai gente, fategli un po’ d’aria. Hermione, Ginny, date una mano voi agli altri? Io accompagno su Harry.. a dopo..” - sottolineò Ron rivolto alle due ragazze. Entrambi sparirono dentro il maniero silenzioso, lasciando i loro amici nella confusione più totale.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - La voce della Luna. ***


A vederli lì, seduti accanto al fuoco infossati in quelle due poltrone rosso porpora, nessuno avrebbe mai capito chi dei due fosse quello conciato peggio. Ron era più pallido in volto di Harry. Il ragazzo, ancora tremante non aveva più aperto bocca: era rimasto a fissare le fiamme che lambivano dentro il camino con le lacrime che gli rigavano il volto. “Ha-Harry… che cos’hai?” – bofonchiò Ron dopo un quarto d’ora, cercando di mascherare la paura. Harry non sapeva cosa rispondere: se gli avesse raccontato tutto quello che in q uel momento gli frullava per la testa Ron sarebbe svenuto per la paura!! O peggio si sarebbe messo a ridere dicendo che erano tutte fantasie senza senso! D’altra parte era il suo migliore amico!! E chi tranne lui .. o Hermione avrebbe potuto capire meglio come si sentiva?? “Ron ho bisogno di un bicchiere d’acqua.. potresti..?” “Ci vado subito! Tu non muoverti. Sta lì e riposati un altro po’.” – bofonchiò l’amico agitato. Non che Harry avesse bisogno di sentirsi dire di rimanere fermo immobile: in quel momento le forze lo avevano completamente abbandonato. Si sentiva come una bolla di sapone sotto il peso di un montagna intera!! Ron fece qualche passo per andare in cucina ma appena aprì la porta gli crollarono addosso tutti gli altri, che evidentemente s’erano appostati ad origliare per sentir quello che stava succedendo. “E voi!? Che ci fate qui!? Andatevene! Harry… emm - Ron si voltò un secondo a guardare l’amico ma lui era così assorto che nemmeno s’era accorto dell’irruzione di massa - … oh insomma!! Andatevene via!” – borbottò malamente spingendoli indietro. “Mah! Ron!!” – dissero Ginny ed Hermione con aria eloquente. Il ragazzo alzò le spalle con una smorfia del volto, storcendo gli occhi verso Fred, George e Lee Jordan che non curanti della minaccia Weasley Junior stavano ancora tentando di sbirciare dentro. “Ok fratellone. – bofonchiò Ginny pigliando per i capelli di due gemelli – Hermione mi dai una mano?” Le due ragazze trascinarono a forza lontano i tre ficcanaso. Draco sbucò fuori da una porta lì vicino facendo segno a tutti di entrare. “Ecco ho preparato un po’ di Tè, e acceso il camino…. Ci sono due comodi divani dove potremo riposarci un po’.. fin tanto che Harry si sarà ripreso. Coraggio..!” “Grazie Draco, andiamo! Muovetevi voi tre!” – borbottò furiosa Hermione in direzione dei gemelli e di Lee. Dopo un ora buona la stanchezza aveva cominciato a prendere il sopravvento un po’ su tutti. Draco si era addormentato sul davanzale della finestra, appoggiato ai vetri freddi ed umidi, velati dalla nebbia. Ginny ed Hermione si erano addormentate accoccolandosi l’una all’altra sotto una coperta di lana a patchwork che Hermione aveva recuperato con un semplicissimo incantesimo d’appello, dal suo baule. Mentre gli altri tre amici russavano della grossa su uno dei due divani, non curanti di quel che di lì a poco sarebbe successo. Nel frattempo nell’altro salone l’orologio segnava quasi l’una e mezzo del mattino. Ron era caduto in una specie di dormi veglia e sobbalzava ad ogni minimo rumore. Ogni tanto controllava che Harry fosse al suo posto e tornava quieto nel vederlo ancora lì, sano e salvo. Suonarono ancora tre volte i rintocchi del grande orologio a pendolo prima che Ron, tastando ancora a tentoni il giaciglio vicino al suo si rendesse conto che il suo amico era scomparso…. “Scomparso!? Harry dove sei!?!?” - strillò di paura Ron. Dalla stanza vicina qualcuno doveva essersi accorto del baccano: in effetti dopo pochi secondi comparve sulla soglia Hermione ancora mezza addormentata. “Ron – bofonchiò con uno sbadiglio – che succede? Perché hai… Dov’è Harry?” Il ragazzo si guardava in giro con aria colpevole. “E’ colpa mia, dovevo rimanere sveglio! Non lo trovo più è sparito!.. era qui! Te lo giuro era qui fino a qualche minuto fa!” Hermione s’era ridestata del tutto. “Calmati Ron! Stiamo parlando di Harry, non di un mago qualsiasi. Sono sicura che sta bene!” “No no no! E’ il mio migliore amico e io .. io !! Diamine Hermione! Vado a cercarlo! Non sto tranquillo finchè non lo vedo sano e salvo… e un po’ meno pallido di prima! Non ha detto una parola in tutto questo tempo.. a parte farfugliare qualcosa su una luce.. una voce..” “Vengo con te. Aspetta però, fuori è freddo copriamoci con questa.” Si avvolsero al caldo della coperta. “Grazie. Ora.. da che parte andiamo? Potrebbe essere ovunque.” – disse allarmato Ron. “Anzitutto cerchiamo intorno alla casa. Vedrai che è qui vicino, non può esser andato troppo lontano. Calmati Ron.” – bofonchiò Hermione. In realtà lei era allarmata almeno tanto quanto lui, ma andare in panico non avrebbe di certo migliorato la situazione. Da qualche parte, in quello stesso momento, un ragazzo con una cicatrice a forma di saetta, si aggirava nel cuore della foresta. Harry era come in una specie di trance: con la nebbia che gli avvinghiava il cuore e lo circondava del tutto non riusciva a vedere a più da un palmo dal suo naso. Sognava forse? O era tutto vero? Sentiva i piedi sotto di lui avanzare, passo dopo passo, quasi senza controllo. Oltrepassò un ruscello e sentì una sensazione di freddo pungente sotto le suole delle sue scarpe: l’acqua doveva essere gelida. Superò il grande tronco d’albero che quella mattina stessa aveva oltrepassato con Ginny. Gli occhi erano ormai quasi del tutto aperti, ma un torpore più forte del sonno lo imprigionava. Continuò a ciondolare un poco barcollando fino a raggiungere la sommità del sentiero, ritrovandosi esattamente dove, con Ginny, si erano fermati ad ammirare il panorama del lago. Fu in quel momento che la morsa di gelo si sciolse ed Harry tornò in se. Tremava di freddo, o di paura, difficile dirlo. In fondo era l’erede di Godrik e il suo cuore era impavido! Eppure… eppure qualcosa di sinistro si aggirava in quei boschi quella notte. Un nuovo nemico? Una minaccia sconosciuta o cos’altro? Si strinse sfregandosi le braccia con le mani per scaldarsi un po’ e respirò profondamente per riprendere fiato. Non si capacitava di come fosse riuscito ad arrivare fin lassù: l’ultima cosa che ricordava erano le fiamme accese del caminetto e Ron che gli diceva di seguirlo fuori dalla stanza… ma… “Un momento… non .. non era Ron!” – sbottò a voce alta: così forte che un intero stormo di corvi appollaiati sulla cima di una sporgenza rocciosa lì vicino gracchiò spettrale nella notte volandosene via. “Non ci capisco più niente… eppure.. che diavolo ci faccio quassù?!” – bofonchiò sottovoce.. tra se e sé – … il lago … qualcosa… o qualcuno.. mi ha condotto fin quassù.. ma.. perché?” In quel momento un raggio di luna gli sfiorò la pelle illuminando fioco un cespuglio dietro di lui, e come tante piccole fiammelle decine e decine di lucciole presero a scintillare mostrandogli il cammino. Al posto del cespuglio comparve un sentiero; più stretto e più buio del precedente, si perdeva tra le fronde degli alberi, a ridosso del precipizio che sconfinava più sotto sulle acque placide del lago. Non gli restava che procedere cauto e seguire la scia di lucciole di fronte a lui. Il sentiero procedeva serpeggiante in discesa. Era la cosa più strana che gli fosse mai capitata, però lo rincuorava un po’ il fatto che probabilmente un mago oscuro non si sarebbe mai servito di lucciole per guidarlo da qualche parte. Ma chi? Chi mai lo stava chiamando? Ad un tratto, quando l’oscurità si fece ancor più fitta, sentì una voce soffusa riecheggiargli nelle orecchie … una voce sì.. o piuttosto un suono, un canto melodioso … quasi stregato, dolce. Gli venne in mente quella volta che da bambino aveva letto le leggende delle sirene dei mari orientali che ti portano sotto i flutti del mare ingoiandoti tutto con le loro canzoni. Questa voce però era piena di calore, di affetto.. e di tristezza. Harry sentì il suo cuore ricolmarsi di uno straordinario senso di pace e di tranquillità. Ancora qualche passo e superato un ultimo cespuglio di fronte a lui sbucò con la testa alla luce della luna. Tutto in torno era argento e tiepido. Si ritrovò in riva al lago, l’acqua si infrangeva delicata lungo la sabbia: doveva aver raggiunto una spiaggia nascosta dal fianco della montagna. Probabilmente anche Draco ignorava la sua esistenza. Lì gli alberi si diradavano fino a scomparire e lasciare spazio a una polvere finissima e dorata che ricopriva il terreno. Harry ne prese un pugno con la mano, chinandosi. Sentiva i granelli scivolargli via uno dopo l’altro.. inesorabilmente. Alzò lo sguardo e chiuse gli occhi ascoltando attentamente: il suono lento e monotono delle piccole onde gli penetrava tutto nella testa. Sembrava come se persino le acque del lago fossero mute complici della pace che ivi regnava. Fece qualche passo, sempre ad occhi chiusi; un profumo di rose intenso e soffice allo stesso tempo lo raggiunse inebriandogli il pensiero. Riaprì gli occhi e vide un sottile lembo di terra davanti a lui dividere la superficie del lago fino a ricongiungersi con un isolotto poco distante. Non lo aveva notato dall’alto della montagna. La voce sembrava giungere da lì: mosse qualche passo, deciso e senza paura. Fu allora, che la luce tutta della luna scese dal cielo: era il più bello e maestoso e sublime spettacolo che Harry avesse mai visto in vita sua. Un bianco intenso lo avvolse e dovette coprirsi gli occhi con una mano per non rimanerne accecato. Sentiva ancora la terra sotto di lui: continuò ad avanzare cercando di aggrapparsi a qualcosa con l’altra mano, ma non c’era niente. Poi improvvisamente.. così come era giunta… la luce si affievolì .. sempre di più.. e al suo posto era comparsa la più bella creatura sopra cui occhi umani avessero mai posato il loro sguardo. Era come un turbine di fuoco, e mare in tempesta, come il più bel fiore appena sbocciato, ancora bagnato dalla rugiada del primo mattino. Le sue labbra erano rosse come i petali di una rosa e i capelli dorati le ricadevano sulle spalle, mossi da un invisibile alito di vento. Indossava una veste argentata con innumerevoli pieghe; era a terra, con le braccia delicatamente poggiate lungo i fianchi e le mani che si ricongiungevano abbracciandole le ginocchia. In testa portava una corona di fiori e tutto intorno a lei un tappeto di petali colorati si disperdeva a perdita d’occhio. Era bellissima, come una mamma e dolce, come una fata. Le sue lunghe ali di farfalla scintillavano maestose e immobili. Stava piangendo e una lacrima le rigò il volto ricadendo a terra splendente, come una perla. Harry si sentì immobilizzato di fronte a questa incomparabile visione. Rimase in piedi ad occhi sbarrati e prese fiato lentamente prima di riuscire a bofonchiare una frase. “Sei un .. angelo?” – era la cosa più stupida che gli fosse mai venuta in mente, ma tanto valeva cominciare a parlare no? Altrimenti quella visione celestiale sarebbe scomparsa.. e lui forse si sarebbe risvegliato ancora sonnecchiante e intorpidito accanto al fuoco, nel vecchio salone del maniero del Malfoy. La fanciulla volse gli occhi lentamente su di lui; quegli occhi di un azzurro così intenso che nemmeno il cielo, in una tra le più limpide giornate terrestri, avrebbe saputo comparare. Sorrise. Harry si sentiva irresistibilmente attratto, come se in qualche modo conoscesse già la sua misteriosa interlocutrice. “E così alla fine ci conosciamo, Harry.” La sua voce era limpida e soave, come il canto di un ruscello. “Non aver paura, non sono qui per nuocerti.” – continuò la fanciulla asciugandosi le lacrime. “Che… strani vestiti.. che porti.. per una fata…ti ho già incontrata.. nei miei sogni.. ” – bofonchiò Harry ammaliato. “Una fata? Oh come vorrei esserlo! No.. ti sbagli, non sono una fata, e nemmeno un angelo.. ma sei dolce a pensare questo.” Harry non capiva il senso di quelle parole… a dire il vero non capiva proprio perché stessero parlano.. che ci faceva lì in quel momento? Perché aveva la strana sensazione di sentirsi quasi a casa sua? “Ma allora… chi sei?” – bofonchiò lui sottovoce. “Siediti pure Harry..” – e con queste parole sfiorò un bocciolo di rosa sull’erba e questo sbocciò aprendosi con una dolce fragranza, per poi diventare grande abbastanza da farci sedere comodamente una persona sopra. Harry si sedette esitante; pensava che sotto il suo peso il fiore si sarebbe spezzato afflosciandosi, ma doveva aver pensato male… o forse aveva incontrato un fiore dalla tempra di fuoco. Guardò ancora tremante il volto luminoso della fanciulla, i suoi occhi erano ricolmi di domande. “Mi ha parlato di te, dice che sei davvero un ottimo mago Harry, un mago coi fiocchi! Devo ringraziarti, per averla salvata.. senza di te … probabilmente si sarebbe persa per sempre…. La mia piccola … la mia dolce piccola Emily.” – un velo di malinconia sfiorò la fanciulla, ma la sua luce non sfiorì nemmeno per un istante. “Emy… ma … ma allora voi… voi siete..?!?!” Lei sorrise un poco. “Apri … la mano Harry…” Il ragazzo obbedì, senza obiettare. Che strana sensazione lo stava pervadendo, si sentiva come in un sogno.. un sogno bellissimo dal quale non avrebbe mai potuto svegliarsi. La fanciulla mosse un poco le sue ali splendenti e da quelle una scintillante polverina ricadde sul palmo di Harry. “Che cos’è?” – chiese lui, insicuro sul da farsi. “Mio piccolo Harry, i mortali nel corso delle ere mi hanno cercata e bramata.. chiamandomi con tanti nomi, c’è chi mi chiama Signora della Luna, chi si inventa strane storie su di me … figlia della notte più stellata e del sole rosso del meriggio, Netheril così mi chiamavano gli Elfi mille ere orsono. Questa è la polvere di stelle Harry, in essa è racchiusa tutta l’energia dell’universo; capace di opere di sublime bellezza.. ma anche di devastanti sconvolgimenti.” “Io.. non .. capisco.. ma.. mi avete chiamato voi qui?” “Tu sei il solo in grado di combattere le forze malvagie che si sono risvegliate.. Harry…” “Voldemort?!” “Hai già percepito la sua essenza vitale… non mi stupisco.. che proprio tu fossi il prescelto.” “Ma.. ma … ma io !! Noi l’abbiamo ucciso!!” Una luce più accesa sfavillò dagli occhi della fanciulla e il ragazzo si acquietò. “Non è morto Harry… Voldemort è solo stato rinchiuso in un’altra dimensione! Il Fiore di Cristallo corre un grave pericolo Harry!!! Voi tutti siete in pericolo! Tenterà di distruggerlo!” Leggendo il terrore sugli occhi del giovane, la fanciulla gli sfiorò il viso con una mano. Harry sentì di nuovo la pace invadergli l’anima: riprese fiato. “Chi?? C-come??” – sbottò terrorizzato Harry. “C’è un essere … che vive al di fuori dello spazio … e del tempo … un essere malvagio Harry, che vaga sulla terra in cerca di anime dalla notte dei tempi. Lui cercherà di rompere il sigillo! I suoi serivitori sono già all’opera ma non è ancora troppo tardi!!! Sei dovranno cadere… di sei anime dovrà impossessarsi prima che il suo malvagio piano possa mettersi in atto. Gli occhi … gli occhi del dragone non dovranno aprirsi Harry... non dovranno aprirsi mai!!” La fanciulla ebbe un sussulto, si portò le mani al cuore gemendo all’improvviso. “Che ti succede??” – chiese Harry allarmato. “Una è già stata presa… il mio cuore lo avverte .. quanto dolore! Quanta sofferenza!... Harry devi fermare tutto questo!” “Ma io… io come potrei?... contro chi .. contro chi devo lottare?” “Nessuno lo ha mai visto in volto Harry, nemmeno io che sovrana su tutto governo nell’alto cielo lunare. C’è chi dice che non abbia volto… c’è chi dice che abbia tanti volti, alcune facce buone.. altre malvagie. Si avvicinerà a te Harry.. come un amico, lo sento… guardati da lui!” “E come? Se non so nemmeno come riconoscerlo?” “La sua voce è complice di nefasti sortilegi, non ha bisogno di bacchette o pozioni magiche…” “Chi mai sarebbe capace di tanto..?” – bofonchiò tra sè e sè Harry. “E’ l’Alchimista… è tetro e oscuro il suo cielo, di arti diaboliche maestro e padrone di segrete virtù. Può controllare gli altrui pensieri, ammaliando le menti più astute e sagge… il Dragone .. non dovrà risvegliarsi!.. Ma c’è ancora tempo! I segni non sono maturi… non ancora…” “Ma ..che .. che cos’è questo Dragone di cui parli? E quali segni?” La fanciulla gli sorrise per un’ultima volta sfiorandogli ancora la mano. “Non posso più restare Harry, conserva questi momenti nel tuo cuore, e ricorda …” “No ti prego! Aspetta! Io devo sapere .. devo..!” Ma la fanciulla non sembrava curarsi delle sue parole. “… gli occhi del Dragone non dovranno aprirsi mai … Harry… non dovranno aprirsi mai…” Una luce sfolgorante lo avvolse di nuovo sfavillando alta nel cielo sopra di lui. Harry si coprì gli occhi e per un istante sentì tutte le pene che quella creatura così dolce e malinconica portava nascoste nel suo cuore. Cadde a terra e pianse… pianse tanto a lungo.. fino a quando impercettibilmente sentì le voci lontane dei suoi due amici, Ron ed Hermione che sopraggiungevano dal sentiero lungo la scogliera. “Harry, Harry!!” – gridò Ron levando in alto la bacchetta. “Eccolo guarda! È laggiù!! È disteso a terra oh Ron!! Non sarà mica..??” – strillò Hermione che ormai non tratteneva più l’ansia. “Non dirlo manco per scherzo! C’ha la pelle dura! Harry stiamo arrivando!” I due ragazzi corsero a più non posso, la coperta l’avevano abbandonata da un pezzo per strada. Quando Ron oltrepassò veloce il lembo di terra bagnato dall’acqua non vi era traccia alcuna di quel che era appena successo. “Harry mi senti!?” – bofonchiò tremante il ragazzo scuotendo leggermente l’amico per le spalle. “Shhhh!! – sibilò Hermione – ascolta…” Harry singhiozzava ancora. “Ma tu .. stai… piangendo?” – chiese Ron scioccato. “Che cosa ti è capitato.. Harry? Eravamo in cima alla rupe, abbiamo visto una luce fortissima! Temevamo ti fosse successo qualcosa! Ma tu.. tu stai bene?” – disse Hermione in un respiro. Harry esitò a parlare qualche momento ancora; poi si tirò in piedi a fatica, le lacrime gli bagnavano il volto ormai e non poteva più nasconderlo. Ron ed Hermione indietreggiarono come impietriti: c’era qualcosa nella sua espressione che non diceva nulla di confortante. Sembrava stanco, segnato da indicibili sofferenze. “Ron…” – bofonchiò Harry allungando una mano tremante verso l’amico. Sorrise appena, forse per rincuorarlo e poi si abbandonò tra le braccia dell’amico. “E’ svenuto!! Forza muoviamoci! Portiamolo in casa!” “Deve averne passate delle belle stanotte… è stremato.” – disse Hermione agitando la bacchetta. Una piccola barella comparve dal nulla. “Wow! … e questa poi?! Da quando sai materializzare gli oggetti Hermione?” “Oh – arrossì la ragazza con una punta di orgoglio – siamo al sesto anno, e ormai queste magie ….” “Io non ci riuscirò mai.. – rispose abbacchiato Ron – facciamo presto comunque. Harry ha bisogno di un letto comodo e di una buona dose di cioccolato. Sembra più pallido di quella volta che un Dissennatore ci ha aggredito nel treno.” Inconsapevoli di tutto quello che era successo, Ron ed Hermione si avviarono veloci verso casa, mentre la Luna rischiarava debolmente loro il sentiero. Giunsero a destinazione in poco meno di un quarto d’ora, tanta era la fretta di arrivare. Harry non dava segni di ripresa, fatta eccezione di qualche mugugno strano. Quando bussarono al portone d’ingresso tutti gli altri Prometeus venne loro incontro: portava in mano una lanterna ad olio e sorrideva. “Da questa parte signori, da questa parte! Harry Potter ha bisogno di riposare un po’. Prometeus porta Harry Potter in posto sicuro, tranquillo.” “Seguiamolo” – bofonchiò Ron. I due ragazzi, preceduti da Harry che fluttuava a mezz’aria sulla barella seguirono il piccolo elfo per il lungo corridoio nero che avevano intravisto al loro arrivo quella mattina stessa. Non c’erano quadri alle pareti, nessuna candelabro a fare luce, e per terra non c’erano tappeti ornamentali. Tutto sembrava sinistramente familiare.. era come andare a lezioni di pozioni! Presto l’elfo accelerò il passo così che sia Ron che Hermione riuscivano a mala pena a distinguere la fioca luce in lontananza della lanterna. A un certo punto si arrestarono di fronte a una porta alta e decorata di intarsi, l’elfo si era fermato proprio lì di fronte ed aveva estratto una strana chiave dalla sudicia tasca degli stracci che portava addosso. La infilò nella toppa e fece segno agli altri di seguirlo. Si ritrovarono in una camera buia senza un filo di luce. “Dove ci hai portati??” – chiese quasi stizzito Ron, che era davvero in ansia per l’amico. Prometeus non rispose, schioccò invece le dita e subito si accese il fuoco in un camino lì vicino: scoppiettava allegro e caldo come fosse stato lì da sempre. Sul soffitto apparvero tantissime stelle e due piccole lampade si accesero illuminando tenuemente quella che sembrava una grande camera da letto. “Chi ci dorme qui Prometeus?” – bofonchiò Hermione. “Questa è la stanza.. la stanza della padrona. Vieni, porta Harry Potter sul letto. Lì sarà comodo.” – disse l’elfo domestico indicando il giaciglio. Hermione mosse ancora la bacchetta leggermente, e il corpo di Harry planò con delicatezza sopra le coperte. “Ora Prometeus lascia i signori con Harry Potter, loro si prenderanno cura di lui. Prometeus avviserà il padrone che sono rientrati. Il padrone sarà molto contento.” “Grazie dell’aiuto! Buonanotte Prometeus!” – sospirò Hermione. “Buonanotte Hermy…” – sussurrò l’elfo impercettibilmente svanendo nel nulla. Quando Harry si svegliò, la mattina dopo, Ron era ancora profondamente addormentato su una poltrona di fronte al camino ed Hermione era appisolata accanto a lui. Harry aprì gli occhi lentamente, come risvegliandosi da un lunghissimo sogno. Il fuoco era ancora ecceso, ed era l’unica fonte di rumore dentro l’immensa stanza. Il ragazzo si portò una mano alla testa, che gli pesava incredibilmente: la cicatrice bruciava appena quella mattina, e non aveva la più pallida idea del perché si trovasse lì con i suoi due più cari amici vicino a lui. Dove era stato tutta la notte? Che gli era successo? Qualcosa gli pulsava sul petto: sentiva come una specie di formicolio. Un ciondolo dorato e splendente era appeso al suo collo. Come ci era finito? Poi.. fu come un flash: improvvisamente rivide quella luce bianca, quel volto di donna nell’ombra e sentì di nuovo nella sua testa quelle parole, confuse e indecifrabili… “… ma non capisco.. non riesco a ricordare bene!” – disse alzando la voce quasi senza accorgersi. “Harry! – sbottò Ron sobbalzando – ti sei svegliato finalmente!” “Come stai?” – chiese Hermione sbadigliando. “Io?.. bene… almeno credo.” – disse lentamente il ragazzo. “Ma che t’è saltato in mente ieri notte?! – sbottò Ron – potevi anche rimanerci secco!” “Non esagerare adesso Ron!” – bofonchiò Hermione, trattenendolo. “Ero solo andato a fare due passi Ron, tutto qua…” Harry sapeva che avrebbe dovuto raccontare loro ogni cosa, ma non ne trovò la forza, non voleva essere proprio lui a raccontare di nuovo ai suoi amici che…. raccontare che… e poi raccontare cosa? Nemmeno lui ricordava ancora tutto di preciso. Le idee erano offuscate e confuse. Decise di tenersi tutto per se, fino almeno a quando non ci avesse visto un po’ più chiaramente in tutta la faccenda. “M’è presa fame! – suggerì per cambiare argomento – che ne dite di andare a fare colazione?” “Buona idea!” – bofonchiò Hermione alzando le sopracciglia. “No! E’ un’ottima idea!!” – esultò Ron balzando a gran passi verso la porta. ‘Per ora sono salvo’ – si limitò a pensare Harry scendendo già dal letto. Hermione e Ron lo precedevano lungo il corridoio buio e silenzioso del pianterreno. Harry si guardava intorno: non era mai stato lì prima d’ora. A un certo punto un debole raggio di sole che filtrava da una finestra socchiusa illuminò la parete dietro di lui. Lo sguardò gli scivolò su qualcosa di sinistro e sinuoso che sembrava muoversi e contorcersi. “Perché ti sei fermato?” – domandò Ron sorpreso. “Questo dipinto mi sembra… familiare.” – rispose Harry lentamente. Dietro di lui un gigantesco quadro troneggiava sulla parete. La sua cornice era vecchia e ammuffita: doveva trattarsi di un dipinto di inestimabile valore. “Quale quadro?” – chiese Ron avvicinandosi. “Non l’avevamo notato ieri sera, era troppo buio.” – bofonchiò Hermione con aria sospetta. “E’ un quadro.. che c’è di strano?” – borbottò Ron massaggiandosi la pancia. “Allora.. ci diamo un mossa?” – aggiunge tirando Harry per una manica. “Ok, ok .. ar-arrivo.” – rispose Harry assente. I suoi occhi erano fissi sul gigantesco corpo di drago che serpeggiava attorcigliato a una montagna. Le scaglie nere rilucevano di un bagliore oscuro. La bestia digrignava le fauci, dalle quali uscivano fiammate imponenti e minacciose. Qualcosa si mosse lentamente nella mente di Harry, mentre seguiva ignaro i suoi amici su per la grande scalinata che conduceva al secondo piano. “Arrivo Arrivo!!” - borbottò Draco – “dannato tostapane mangia pane!” “Serve una mano?” – disse Ginny timidamente. “No no, tutto a posto, è solo che si è incastrato di nuovo.. Diresti a Neville di sistemare la tavola? È quasi pronto.” “Ok, comunque grazie per l’ospitalità!” – sussurrò Ginny con un sorriso. “Figurati!” – rispose Draco scoccandole un’occhiata furtiva. “Neville potresti …” – cominciò Ginny. SWAAAAAAAM!!!! “Oh no!! Scusate scusate tanto!!” – piagnucolò il povero Neville, che nel tentativo di disporre le tazze per la colazione si era lasciato sfuggire una pila di piatti ballerini dal secondo piano di una credenza. “Che succede qua?” – sbottò Draco sopraggiungendo con due dita incastrate nel tostapane. “Niente di grave!” – era la voce di Hermione. “Buongiorno Neville! Vedo che sei già all’opera questa mattina?” – tossicchiò Ron per dissimulare una risata. “Reparo!” – disse Harry puntando la bacchetta – “Ecco fatto! .. va tutto bene Neville?” Il ragazzo annuì arrossendo. “Oh ragazzi! Vedo che siete ritornati! Harry stai in gran forma a quanto pare! Bella notizia!” – bofonchiò Draco allegro – non è che qualcuno mi da una mano? Gin..” “Ci penso io!” – disse Hermione liberandolo con un maestrale colpo di bacchetta. “Harry!” – sbottò Ginny lasciandosi cadere sul divano. “L’emozione deve averla schoccata… – ridacchiò Ron – sorellina stai bene? Dove sono Fred e George? E Lee? Harry le dai una mano?” Harry si era già precipitato a sorreggere la ragazza. “Quei tre sono partiti stamattina presto! – bofonchiò Neville ancora tremolante per la vergogna – hanno detto che dovevano sbrigare delle faccende prima dell’innaugurazione di un negozio non so cosa… Ne sapete qualcosa?” “Ah! Allora l’hanno fatto davvero!?!?” – sbottò Ron incredulo. “I nostri due fratellini sono davvero tutto pepe non lo sapevi?” – sussurrò Ginny che nel frattempo si era ripresa, rimandendo tra le braccia di Harry. “Ci andremo vero?” – chiese Ron con sguardo invitante ad Harry e Draco. Hermione già scuoteva la testa… “Ma Ron dovremmo prima comprare una montagna di libri e lo sai che…” “Oh! Va bene va bene! Prima compreremo i libri promesso! Adesso mangiamo!” – rispose Ron tagliando corto. Harry e Draco ridacchiavano sotto i baffi. “Porto i toast in tavola e possiamo cominciare!” – bofonchiò Draco con una mano più gonfia di un pungiball. “Che leggi Neville?” – chiese Hermione incuriosita notando che il ragazzo era tutto intento tra le pagine di un voluminoso giornale. “E’ la gazzetta del Profeta, me l’ha mandata mia nonna ieri! Oh ragazzi! Che schifoso guardate qui!!” Neville sollevò una pagina per mostrarla a tutti. In prima linea svettava una raccapricciante foto di un mago letteralmente a pezzi. “E’… dis.. gus… toso!!”- sbottò Ron vomitando il grosso pezzo di bacon che aveva ingurgitato poco prima. Hermione non svenne per poco, ma era davvero pallida. “Emmm Neville forse è meglio se la metti via?” – suggerì Draco. “Sentite! …. La squadra speciale antidemone del ministero non si da pace per il secondo cadavere ritrovato a distanza di pochi giorni …Il secondo???!!!!” “Ne avevano trovato uno poco prima della nostra partenza, vi ricordate?” – balbettò Ron. Hermione ed Harry annuirono insieme. Anche la ragazza sembrava sul punto di dare di stomaco. “Non è tutto! .. Gli Auror sostengono che alla vittima sia stata risucchiata via l’anima … questo dopo aver ritrovato la testa mozzata di netto dal collo … con una orribile espressione stampata sopra??!!” “Vorrei vedere loro se qualcuno gli tagliasse la testa che espressione farebbero!” – disse Ron con le mani sulla bocca scappando verso il bagno più vicino. Harry lasciò cadere la forchetta di mano e si girò lentamente verso Neville. “Come hai detto?” – disse improvvisamente pallido e tremante. “Che la testa emm .. è stata staccata dal collo..” – bofonchiò Neville, ormai anche lui aveva assunto un colorito a metà tra il blu e il verde. “No non quello! La parte prima!” – sbottò Harry. Stavolta era come se qualche forza misteriosa lo spingesse. Hermione, Draco e Ginny lo guardavano attoniti. “..Gli Auror sostengono che alla vittima sia stata risucchiata via l’anima…” “Non ci credo.. non è .. possibile…!” – balbettò Harry sbarrando gli occhi. “Che ti succede?” – chiese Draco titubante. “Harry ti senti bene?” “Va tutto … va tutto bene Ginny. .. Hermione io .. vado da Ron potrebbe.. aver bisogno di me.. emm.. vieni anche tu?” – bofonchiò Harry facendole un cenno. “Si.. certo.” – rispose la ragazza. Sparirono entrambi dietro la porta; passò qualche minuto in cui Draco, Ginny e Neville si guardarono ammutoliti l’un l’altro, infine Ginny si alzò e restando ferma a braccia conserte bofonchiò tremante: “E’ chiaro che quei due tramano qualcosa!”

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - All'Emporio del Mago Matto ***


Capitolo 9 All’emporio del Mago Matto. “Oh noo!!Ron!!” – strillò Hermione acchiappando al volo il ragazzo che si accasciava per terra. “Temevo che non l’avrebbe presa molto bene…” – sospirò Harry mentre imbeveva un fazzoletto in un recipiente d’acqua. “Faremo prima così – bofonchiò la ragazza agitando la bacchetta – Innerva!” “Che diavolo succede?!?!” – sbottò Ron all’improvviso, tirandosi in piedi. “Eri svenuto..” – bofonchiò Harry adagio. Il suo volto sembrava contratto, la sua espressione come di qualcuno che avesse appena visto un fantasma. “Che mal di testa..” – rispose Ron barcollando fino alla finestra. Lui ed Hermione si erano seduti sul davanzale, attoniti a guardare l’amico che passeggiava in su e in giù senza degnarli di uno sguardo. Hermione stava per prendere la parola quando all’improvviso Harry si fermò fissandoli negli occhi: “Voldemort ritornerà se non impediremo all’Alchimista di compiere il suo sporco piano!” Per qualche istante le sue parole riecheggiarono metalliche tra le pareti del bagno, interrotte solo dal monotono plic dell’acqua. Hermione afferrò convulsamente la mano di Ron, rimasero a guardarsi agghiacciati per interminabili attimi. “Ma… Ha-Harry non.. non può essersi trattato semplicemente d-di un brutto s-sogno?” – chiese Ron con le parole che gli inciampavano una sull’altra. “No.. te l’ho detto Ron: l’ho sentito dietro di me…. Dentro di me.” “Stavamo facendo una seduta spiritica Harry.. chi ti dice che era proprio lui?? Magari si trattava di un altro mago oscuro… o magari era solo uno stupido scherzo di Fred e George!” – bofonchiò Hermione che con quelle parole, più che altro, cercava di tranquillizzare se stessa. “Era lui vi dico!! Fred e George non c’entrano nulla! Lei ha detto…” “Ancora con questa storia? Non c’era nessuno quando ti abbiamo ritrovato Harry. Eri da solo… ed eri disteso per terra. Probabilmente hai battuto la testa e…” – disse Ron, ma si pentì ben presto di aver azzardato tanto. “Mi state dando del matto?!?!” – ringhiò Harry scaraventando un vaso di fiori per terra. “Calmati Harry!!” – strillò Hermione spaventata. Non l’aveva mai visto così furioso. “Calmarmi?!” – sbottò ancora più forte il ragazzo. Le mani gli tremavano. “Nessuno qui sta dicendo che sei matto!!” – ringhiò Ron balzando in piedi. “Calmatevi tutti e due!!” – tuonò Hermione che era quasi sul punto di piangere. “Volete una prova? Eccola!” – bofonchiò Harry sbottonandosi la camicia. Il piccolo ciondolo dorato scintillò appena fu visibile agli occhi: emanava una potente vibrazione di energia. “Che cos’è?” – Ron, che continuava a non capire. Hermione invece osservava l’oggetto da vicino, incuriosita. “…io…non ne ho la minima idea … me lo sono ritrovato addosso questa mattina.. deve avermelo dato lei…” “E come fai a sapere che non si tratta di un altro stupido scherzo dei miei fratelli?” – chiese un po’ meno convinto Ron. “Shhh!! Zitto Ron!... Harry dice la verità.” – bofonchiò Hermione amaramente. “Oh! Finalmente qualcuno che mi crede!” – disse rincuorato Harry sciogliendosi in un piccolo sorriso di gratitudine. “E chi te lo dice? Voglio dire… lo abbiamo visto tutti e tre voldemort che moriva no? E Silente dice che è tutto a posto!” – insistette Ron non ancora convinto. “Guarda meglio questo ciondolo Ron…. – disse Hermione puntando un dito contro lo scintillio dorato.” Il bagliore si affievolì appena e una minuscola serie di caratteri comparve a poco a poco. Le lettere E M Y Brillavano di una sfavillante luce incandescente, come fossero stata incise a fuoco. Ron sbiancò all’improvviso barcollando all’indietro. “Che cosa dobbiamo fare??” – bofonchiò serio. Harry ricominciò a camminare su e giù per il pavimento del bagno passandosi una mano sotto il mento. Ogni tanto si rallentava, per poi riaccelerare. “Noi… - disse all’improvviso – noi lo terremo segreto! .. tanto per cominciare.. non dovrà saperlo nessuno! Capito? Nessuno!.. nemmeno Ginny… nemmeno Draco.” “E Silente?” – chiese Ron allibito - A Sirius vorrai dirlo no?” “Sirius?... io… non…” – balbettò confusamente Harry. “Non sono d’accordo Harry. Silente deve essere informato! Se quello che dici è vero allora tra un po’ saremo di nuovo tutti nei guai fino al collo!” – disse Hermione decisa. “Non voglio che gli altri continuino a rischiare la pelle per colpa mia! L’anno scorso Sirius stava quasi per rimanerci!” – sbottò Harry carico rabbia. “Ma che sciocchezze stai dicendo? ! – sbottò Hermione – capisco che vuoi proteggere Ginny e Draco, tenendoli all’oscuro, ma Silente sa il fatto suo! E Sirius e gli altri non hanno certo bisogno che tu badi a loro, l’hai scambiati per maghi da quattro soldi?” “No di certo!.. è solo che non voglio che corrano il rischio di …morire… di nuovo ..per colpa mia. Mi attiro i guai addosso come una calamita.” “Di certo non sconfiggerai da solo questo……… Alchimista... chiunque sia…. Avrai bisogno di aiuto.” – disse Ron. “Continuo a pensare che faresti bene a dirlo a Silente, Harry… e anche ad avvisare Sirius via gufo… e seduta stante!” “Silente lo vedremo tra un mese, potremmo dirglielo a scuola. E Sirius …. – Harry distolse lo sguardo – non lo sento da quando siamo partiti. Probabilmente ha di meglio da fare.” “Un mese?!?! – disse Ron accigliato – ma potrebbe succedere il finimondo in un mese!!” “Netheril ha detto che … l’Alchimista ha bisogno di sette anime… e .. e ha detto che sei dovranno cadere. Non capisco… ma evidentemente per ora è fermo a due no? Abbiamo ancora un po di tempo.” Hermione mugugnò qualcosa. “Suona un po’ macabro… però è così. Cosa suggerisci di fare Hermione?” – chiese Ron. La ragazza, che nel sentir parlare di nuovo di quei bizzarri omicidi era diventata tutta blu in volto, deglutì cercando di mantenere la calma. “Indagare… su quelle morti. Dovremmo cercare di scoprire più dettagli possibili.. tuo padre forse – disse rivolgendosi a Ron – potrebbe darci una mano, se ha qualche contatto al ministero che si occupa di questo … err.. genere di cose.” “Già! – bofonchiò solare Ron – ottima idea!!” “E poi.. – aggiunse Harry – dovremmo anche cercare di saperne di più su questo Alchimista… ma da dove potremmo cominciare?” “Il reparto proibito?” – azzardò Ron. “Non c’è male… e poi non dimenticate il rituale.” – concluse Hermione. “Quale rituale??” – chiesero in coro Harry e Ron. “Ma è ovvio no?! Il rituale del Drago, come pensate che farà l’Alchimista per riaprire le porte del regno degli spiriti?” “Già! Me n’ero completamente scordato! Gli occhi del Dragone … dovranno rimanere chiusi. Così ha detto… ma non ha senso per me.. Non c’è alcun Drago a guardia del Fiore di Cristallo…” – bofonchiò Harry pensieroso. “Forse ce l’ha messo Silente? E’ per quello che dice che sta tutto a posto!” – suggerì Ron poco convinto. “Ma andiamo! Ti sembra che Silente lascerebbe tutto nelle mani di un Drago?! Lui deve saperne già qualcosa di tutta questa faccenda.. ci scommetto.” – disse Hermione. “Che ne sappia qualcosa oppure no, dovremo muoverci con cautela, almeno fino a quando non ricomincerà la scuola. Manca ancora un mese… nel frattempo staremo cauti e faremo finta che non è successo niente. Ron non voglio che Ginny venga messa in mezzo..” “Messa in mezzo a cosa?” Ginny era appena comparsa sulla porta del bagno, ma nessuno di loro ci aveva fatto caso. “Ginny!! Tu che ci fai qui??”- sbottò Ron non sapendo cosa fare. “Ero venuta a vedere se avevate bisogno di aiuto! E’ un’ora che siete spariti, di là cominciavamo a preoccuparci. Va tutto bene Harry?” Hermione gli lanciò un’occhiata furtiva. “Tutto a posto Ginny. Ron si sentiva poco bene, ma un paio di incantesimi di Hermione .. e.. adesso è come vero. N’è vero Ron?” – disse Harry dando una gomitata eloquente all’amico. “Eh? Ah.. emmm si si! Come no? Sono di nuovo in gran forma!!”- rispose il ragazzo facendo i muscoli. Ginny rimase un po’ perplessa ma sembrò beversi quel mucchio di panzane. “D’accordo allora… torniamo di là?” – chiese Ginny. “Emm si, direi di si.” – rispose Ron. Uscirono tutti e quattro in processione dal bagno. Harry e Ron chiacchieravano come se niente fosse, con Ginny che gli trotterellava in mezzo. Hermione era l’unica in silenzio del gruppo: era rimasta indietro assorta tra i suoi pensieri. Quando fu sicura che gli altri avevano raggiunto la sala da pranzo, sgattaiolò di corsa in camera sua e nessuno la vide fino all’ora di cena. Quel che la loro amica combinava tutte le sere rinchiudendosi in camera sua, né Harry né Ron riuscirono a scoprirlo. Per quanto infatti si sforzassero di spillarle qualche informazione, lei si rifiutava di parlare e puntualmente la sera, dopo aver cenato, scompariva su per le scale e non si faceva viva fino al mattino seguente. Presto sia Harry che Ron rinunciarono all’impresa preferendo pensare ad altro. L’occupazione principale dei ragazzi nel corso della giornata era ingaggiare divertenti duelli di magia. Una volta Ron finì spiaccicato contro la parete del salotto causando la terribile ira di una vecchia tabacchiera sputafumo che inondò la stanza di una impenetrabile cortina grigia. Neville era quello che ne usciva sempre peggio, ma per fortuna il buon vecchio Prometeus era sempre pronto a toglierlo dai guai. Quando non erano impegnati a duellare, si aprivano interessanti dispute alla scacchiera: Draco ne possedeva una deliziosamente ben fatta in Argento, e i pezzi si polverizzavano ogni volta che venivano mandati al cimitero, per poi ricomparire nel loro alloggiamento all’interno della scatola. “Ricordati che devo vincerlo io quel torneo!! Zirkoff è un osso duro e devo allenarmi!” – bofonchiò Ron soddisfatto una volta che era riuscito a battere Harry dopo sole sei mosse. “Ehehe.. d’accordo Ron, ma dagli almeno il tempo di aprire bocca! Così non c’è gusto!” – ridacchiò Harry in tutta risposta. I giorni trascorrevano veloci e lentamente Agosto scivolò via fino a giungere all’ultima settimana prima dell’inizio delle lezioni. Nel vecchio maniero dei Malfoy tutti erano in subbuglio. Chi cercava di riacchiappare vestiti e libri sparsi un po’ ovunque, chi, come Neville, tentava di stilare una sorta di inventario di tutte le cose indispensabili ( per paura di perderle di nuovo! ). Il maggiordomo Charles, che li aveva accompagnati al loro arrivo, era misteriosamente ricomparso dopo quasi un mese di assenza, e non passava giorno che arrivasse senza qualche deliziosa leccornia. “Charles ha imparato a cucinare in Francia, in una grande scuola di Chef Babbani!” – bofonchiò una sera a cena Draco, dopo aver addentato una succulenta coscia di pollo arrosto. Dopo la sera della festa non erano più accaduti fatti insoliti, ed Harry ormai si era quasi rasserenato: per tenere gli occhi aperti infatti avevano cominciato a prendere la Gazzetta del Profeta tutti i giorni, ma per tutto quell’intero mese non c’erano state segnalazioni sospette di maghi scomparsi o di strani omicidi. La mattina del trenta di Agosto arrivarono puntuali i gufi da Hogwarts, recapitando una bel malloppo di buste, una a testa con la consueta lista dei libri per la scuola. Ginny dovette accontentarsi di prendere i vecchi libri usati di Ron, gli altri cominciarono a spulciare pian piano le pergamene. “Quest’anno non ci è andata troppo male!” – bofonchiò piuttosto allegro Ron. “Solo tre nuovi libri di testo…” – bofonchiò un po’ delusa Hermione. “Il nostro precettino preferito! Come sempre Hermy!” – le disse ridacchiando Harry dandole una pacca sulla spalla. “Trasfigurazione Avanzata volume primo … di Minerva McGranitt!!!” – sbottò Ron saltando in piedi. “Che c’è?! Che ti credevi? La nostra insegnante è una dei massimi esperti mondiali in materia di trasfigurazione!” – disse con tono sostenuto e quasi pomposo Hermione. “Wow!” – rispose Ron incredulo. “Che altro c’è nella lista?” – chiese Draco che nel frattempo si era messo a giocare con una vecchia “Palla da tennis torna in dietro” “Libro mostro dei Mostri, volume quarto..” – disse Harry. “Il caro vecchio Hagrid….” – commentò Ron con una smorfia di affetto mista a terrore. “E per finire … Difesa superiore contro le arti oscure, volume primo, di Mortimer Frantz.” “Chissà chi ci tocca quest’anno?” – chiese Ginny dubbiosa. “Tuo padre ha saputo più niente?” – domandò Harry. “Nessuna notizia da papà negli ultimi giorni. Penso che l’unica cosa che ci resti da fare è andare a scuola e scoprirlo coi nostri occhi.” – bofonchiò la ragazza. “Spero tanto che ci sarà Lupin anche quest’anno!” – disse Harry. “Bene, se siamo a posto possiamo anche prepararci. Domani si va a Diagon Alley, come siamo messi con i nostri bauli?” Dalle loro espressioni era chiaro che ancora erano tutti in alto mare. “Sarà meglio che ci diamo da fare!” – suggerì Neville che ormai se ne andava in giro da giorni con la sua enorme lista delle cose da non dimenticare. Stavano per alzarsi tutti da tavola quando d’un tratto un altro gufo piombò nella sala: volteggiò una o due volte sulle loro teste poi individuò Harry e gli lasciò cadere una lettera tra le mani. Harry la scrutò per un istante, immobile. “Chi ti scrive?” – chiese Ron incuriosito. “E’ di Hagrid?” – domando Hermione. “Non.. non è di Hagrid…. È di Sirius!!!” – rispose raggiante Harry affrettandosi ad aprire la busta. “Caro Harry …” – cominciò a leggere pieno di gioia. Quasi subito però la sua espressione da felice e allegra diventò scura e pensierosa. Lentamente la voce si affievolì, poco a poco, fino a che continuò a leggere solo con gli occhi. Gli altri lo osservavano incuriositi, ma per Harry in quel momento era come se l’intero mondo intorno a se si fosse cancellato del tutto. Guardò i suoi amici con gli occhi sgranati, e rimase a fissare Ron con uno sguardo supplichevole di aiuto. “Che succede????!!!! – sbottò Ron – E’ morto Jacoby??” “Non sei divertente!” – bofonchiò Hermione fulminandolo con lo sguardo. “Ha distrutto ancora la sua bacchetta?!” – bofonchiò Draco. “O magari ha perso il tappeto volante?” – chiese Ginny. Neville era rimasto a bocca sbarrata per la tensione e non riusciva a biascicare una parola. “V-vi ricordate di … di quella strega?... – chiese Harry sbigottito rivolgendosi a Ron ed Hermione.” Ron rimase un attimo perplesso, prima di esclamare: “Ah!! Si quel bel pezzo di ragazza?? Niente male!” “Ti prego non dire così!” – sbottò Harry. “Ma che è successo??” – chiese ancora Hermione. Le parole che uscirono a quel punto dalla bocca di Harry piovvero giù come un fulmine a ciel sereno: “Si sono fidanzati!!!” La notizia del fidanzamento di Sirius aveva sconvolto Harry più di quanto i suoi amici non si aspettassero. Ron aveva cercato di farlo riavere un po’ tentandolo con una deliziosa fetta di torta al limone che Hermione e Ginny avevano preparato durante il pomeriggio per dare l’addio alle vacanze in grande stile. “Dai.. emmm.. non è poi così male.. emm. Dovevi veder Percy quando si è messo insieme a quella Penelope Light! Non faceva che parlarci di lei tutto il santo giorno! Un mal di testa che non ti dico!” – gli disse Ginny ridacchiando. Per tutta risposta Harry si girò dall’altra parte senza nemmeno aprire la bocca. Rimase in silenzio per tutta la sera e quando la mattina dopo il sole spuntò fendendo le nuvole, Harry era ancora sdraiato con gli occhi spalancati sul suo letto a fissare il vuoto. Più il tempo passava, più Harry si sentiva stramaledettamente male: il suo padrino, proprio lui.. ormai l’aveva definitivamente messo da parte? .. in fondo però era stato così gentile da inviargli una lettera per fargli avere sue notizie?... no.. no.. piuttosto voleva fargli capire che ormai con lui avrebbe chiuso, che non sarebbe più stato ospite a casa sua e che alla fine dell’anno sarebbe dovuto tornare dai Dursley, in compagnia di quel grosso orso rosa di suo Zio Vernon! Questo pensiero lo opprimeva a tal punto da fargli persino passare l’appetito, e si accorse che l’ultima volta che doveva aver provato una sensazione così disgustante di sicuro era stato quando, durante il quarto anno, aveva invitato al ballo Cho Chang e quella gli aveva dato il benservito. Il gallo stregato dell’orologio del soggiorno canticchiava le otto di mattina. Ormai era inutile chiudere gli occhi. Harry si alzò, prese le ultime cose e con somma noia fece levitare il suo baule fino al pian terreno. Gli altri erano già tutti pronti. “Buongiorno Harry!” – gli canticchiò Ron allegro. “Dormito bene?!” – chiese Neville timidamente. “Una meraviglia..” – rispose asciutto Harry alzando le sopracciglia. “Eh dai! Non ci pensare! – disse Hermione gioviale, porgendogli un toast – c’è rimasto solo questo, ti dovrai accontentare, mi spiace.” Harry afferrò il pezzo di pane tostato e lo ingurgitò pochi bocconi. “E.. poi non dimenticare che ci aspettano Fred e Gorge!! Dai ci divertiremo da matti oggi!” – disse Ginny saltandogli al collo dolcemente. Ma si.. in fondo non era poi una situazione così brutta no?.. e poi .. l’idea di andare a visitare il nuovo negozio dei Gemelli Weasley lo stuzzicava da giorni. “Portati un bel po’ di galeoni! Faremo provviste!” – suggerì Ron solare. “Ehm Ehm… fare cosa?!?!” – sibilò Hermione con aria inquisitoria. “Emmm noi emmm faremo…. Emmm…” – cincischiò Ron. “Ma daiiii Hermy, compreremo solo un bel po’ di api frizzale e qualche dolcetto di scorta! … GIUSTO Ron?” – bofonchiò Harry sorridente. Finalmente era tornato in sé, e questo bastò ad Hermione per non ribattere come avrebbe voluto: anzi, sorrise a sua volta e gli scocchiò un affettuoso bacio sulla guancia. “Eh io? A me niente baci?” – bofonchiò Ron fingendo di essersela presa. “No, perché ci vuole un po’ di polso con gli studenti birbantelli!” – ridacchiò Hermione, e quando il ragazzo stava per afflosciarsi per la delusione, gli si incollò diretta sulle labbra, tanto che Ron si drizzò in piedi come un tronco d’albero con le orecchie che gli fumavano per la vergogna. Tra la confusione e il trambusto generale ( Neville aveva perso un mucchio di tempo per recuperare la sua divisa scolastica che non si sa bene come, ma era finita dentro un vecchio armadio infestato da una flottiglia di famelici Doxy ) Draco attirò l’attenzione di tutti portando una manciata ciascuno di polvere volante. “Useremo il camino del salotto, è il più spazioso.. e.. – tossicchiò dissimulando una risatina – Neville così starà più sicuro di non rimanere incastrato. Avete preso tutti i bagagli? Bene. Andiamo pure!” Un mugugno sommesso si levò lesto in quel preciso istante. Draco sentiva qualcuno o qualcosa strattonarlo per una manica della divisa. Era il piccolo Prometeus che tremolante tentava di dire qualcosa. “Che succede?” – gli disse Draco sorpreso di trovarlo lì. “P- P- Prometeus si chiede se per caso lui può salutare H-Hermy.” – balbettò il piccolo elfo deglutendo sonoramente. Hermione tutta soddisfatta e tronfia si avvicinò affettuosamente facendogli un buffetto. “Vedrai, quando conoscerai anche tu il C.R.E.P.A.! Oh.. si si si ! Quest’anno faremo grandi passi in avanti! – disse allegra – ci vediamo presto spero! Mi ha fatto piacere conoscerti!” Prometeus arrossì all’estremo e si limitò a rispondere con un profondissimo inchino. Dopo di che, uno alla volta, i cinque amici scomparvero in guizzanti fiammate color verde smeraldo dentro al camino, in rotta per la tanto sospirata Diagon Alley!! Dopo qualche istante, che ad Harry parve un’eternità, si ritrovarono tutti dinnanzi alla vecchia libreria Il Ghirigoro. Il camino della metropolvere, alle loro spalle, continuava a sputacchiare fiammate verdi di tanto in tanto, accompagnate da qualche pop e che annunciava l’arrivo di qualche nuovo visitatore. Diagon Alley quel giorno era più piena del solito: per la strada era tutto un via vai di maghi e streghe indaffarati a fare compere o a soffermarsi a guardare le vetrine dei negozi. Dopo una veloce capatina alla Gringott, la banca dei maghi, Harry aveva le tasche stracolme di galeoni d’oro e falci d’argento, pronto a spenderli come meglio avrebbe potuto. “Allora, il programma per la giornata?” – chiese Ron raggiante. “Umm… Dovremmo prima pensare ai libri, e già che siamo al Ghirigoro potremmo sbrigarcela subito, che ne dite?” – disse Hermione. “Per me va bene! – rispose Ginny – poi Hermy mi accompagneresti da Madama McClan? La mia vecchia divisa ormai mi va stretta e devo .. emm” “Si Ginny?” – chiede Hermione titubante. La ragazza arrossì lievemente abbassando lo sguardo. “Devo farmela aggiustare… sapete beh .. mamma e papà.. non possono permettersi di comprarmi un abito nuovo.” – bofonchiò Ginny facendosi piccola piccola. Ron divenne più paonazzo di lei e cominciò a mordicchiarsi le labbra. “Co-coraggio Ginny” – balbettò stringendola a lui. “Mia cara Ginny … non si misura il valore di un mago in base a quanti soldi stanno nella sua tasca!” – un uomo giovane e di bell’aspetto era comparso dal nulla svoltando l’angolo. Indossava curiosi vestiti ingialliti e vecchi, tutti rattoppati, e i capelli un po’ spettinati l’avrebbero reso riconoscibile tra mille. “Professor Lupin!!” – esclamarono tutti insieme. “Salve ragazzi! – rispose Lupin gioviale come sempre – come ve la passate?” “Alla grande! – rispose Neville agitando pericolosamente allegro la sua bacchetta - lei piuttosto.. va .. err.. tutto bene?” “Eheh si, sono stato fuori gioco per un po’, ma ora sto benone, ve l’assicuro! … emmm che sono quelle facce? Coraggio! E’ una splendida giornata! Dovreste spassarvela!” “Professore ma è vero che quest’anno non ci insegnerà più lei?” – chiede Harry amareggiato. “Temo di si Harry, vedi.. ho deciso per un po’, di lasciare i banchi di scuola. Sono troppo .. pericoloso – aggiunse sottovoce – quando c’è la luna piena.” “Lei è e sarà sempre il miglior insegnante di difesa contro le arti oscure che abbia mai insegnato ad Hogwarts!” – disse Harry convinto. “Oh.. grazie Harry, grazie davvero. Ma non dovete preoccuparvi, sono certo che Silente avrà già chiesto al migliore disponibile su piazza di prendere il mio posto. Bene! Allora, quali erano i vostri programmi?” – domandò Lupin aggiustandosi la camicia con un colpo di bacchetta. “Ummm… un salto al Ghirigoro, qualche aggiustatina alle divise, un gelato da Fortebraccio… e poi c’è il nuovo negozio di Fred e George!!” – bofonchiò allegro Ron pregustando una divertentissima mattinata. “Beh.. di pure addio al gelato, guarda un po’…” – Disse Neville sconsolato puntando un dito contro un’enorme insegna luccicante appollaiata dall’altra parte della strada. Il cartello diceva: DA FORTEBRACCIO! I MAGIGELATI PIU’ BUONI DI TUTTA L’INGHILTERRA! E sotto più piccolo, uno striminzito: “Chiuso per bollicitillite acuta! Epidemia familiare! Arrivederci alla prossima estate!” “Oh no! Che iella! Ci toccherà passare al Paiolo Magico più tardi, ma lì i gelati non li fanno così buoni!” – bofonchiò Ron scontento. “Bhe dai Ron… se me lo concedete, sarò lieto di venire con voi e offrire un gelato a tutti! Vi va l’idea?” – domandò Lupin allegro. “Buona idea!” – esultò Ginny, che aveva ritrovato il sorriso. “No.. è una ottima idea!!” – disse Ron. “Ah .. quasi dimenticavo, quest’anno è meglio se non andate troppo in giro da soli ragazzi. Circolano strane voci, e anche Diagon Alley sembra non essere più un posto sicuro. Avete letto i giornali di recente?” – chiese Lupin d’un tratto facendosi più serio. Draco, Neville e Ginny annuirono. Harry, Ron ed Hermione si lanciarono un’occhiata eloquente: in quel momento la stessa idea balenò a tutti e tre: avrebbero dovuto raccontare al professor Lupin tutta la storia? O li avrebbe presi per pazzi? “Comunque – disse Lupin notando che tutti e sei si erano zittiti – finché vi muovete di giorno e rimanete sempre in gruppo, non vi potrà accadere nulla di male. E poi … - sospirò ammiccando – siete in grado di cavarvela abbastanza da soli, in fondo Harry hai steso un Gigante una volta.” “Già! E dovevate vedere con che impeto!!” – ruggì Ron lanciandosi in una imitazione niente male della furia di Harry. “Ma dai! – arrossì Harry – smettila di prendermi in giro! Andiamo o no?” E così dicendo si incamminò verso la porta della libreria, e scomparve dentro. Passarono buone due ore prima che tutti fossero riusciti ad acciuffare la loro copia del Libro Mostro dei Mostri. Il libraio ne teneva una nidiata intera racchiusa al sicuro in una cassaforte magica. “Volevamo mangiarsi tutti gli altri libri! Ci si crede!? Vorrei sapere chi è quel pazzo che li ha ordinati anche per quest’anno!” – ringhiò contro Hermione, che gentilmente si era fatta avanti con la lista della scuola. Ron ed Harry ridacchiarono pensando ad Hagrid. In effetti, sebbene il loro fosse uno dei professori più in gamba in Cura delle Creature Magiche, non si poteva dire altrettanto dei libri di testo che utilizzava. Negli ultimi tre anni avevano rischiato di finire morsi, tagliati, sbranati e fatti a bocconcini almeno un centinaio di volte!! “Basta che ci strusci un po’ sul dorso e vedi come si calmano!” – così borbottava Hagrid burbero ogni volta che uno sventurato studente si avvicinava dolorante a fine lezione. La permanenza nella libreria fu anche allietata da Neville, che nel tentativo di prendere un voluminoso tomo sugli incantesimi di memoria ( decisamente molto utili per lui ), fece cadere una intera cesta di penne d’oca stregate, che si misero a rincorrerlo per tutto il locale, “Certo che con voi – ridacchiò Lupin – non ci si annoia mai eh?” “Proprio no!” – rispose Hermione ridendo anche lei. Quando anche Draco ebbe pagato al bancone, tutti, ciascuno coi suoi libri sotto braccio, si accinsero ad uscire. Harry rimase indietro per ultimo, assieme al professor Lupin. Il professore si era soffermato a sfogliare qualche complicato tomo di magia nera su uno scaffale impolverato, ammuffito e dimenticato da una parte. Harry era indeciso sul da farsi. Fuori c’erano tutti gli altri che lo stavano aspettando.. allora pechè? Perché non riusciva a schiodarsi di lì? Nella sua testa rimuginavano un mare di pensieri; stava quasi per cedere alla tentazione di raccontare tutto quanto al professore, quando lo stesso Lupin si rivolse a lui cogliendolo di sorpresa. “Non vai coi tuoi amici Harry? – disse Lupin continuando a leggere tra le pagine di un libro – ummm interessante questo. Dovrei prenderne nota, potrebbe essermi utile prima o poi.” “Io .. emmmm” – bofonchiò Harry tergiversando. Con un sordo tonfo il professore richiuse il libro e lo infilzò in mezzo agli altri volumi. “Va tutto bene Harry? – gli chiese gentilmente voltandosi a guardarlo – Hai bisogno di qualcosa?” “N-no io.. sto bene.” – mentì Harry. “Umm meglio così! Di un po’, era da prima che volevo chiedertelo ma mi era sfuggito di mente. Hai notizie di Sirius? Non lo sento da un paio di mesi. L’ultima volta che ci siamo visti è stato prima che tu ti trasferissi da lui.” Sul volto di Harry, a quel punto, si dipinse un’ espressione inequivocabilmente abbacchiata. Di tutte le cose di cui non avrebbe voluto parlare al mondo in quel momento, Lupin aveva beccato quella che più lo rattristava tra tutte! “Gli è successo qualcosa?” – si affrettò a chiedere Lupin, scorgendo l’espressione del ragazzo. “No.. sta bene.” – rispose asciutto Harry. “A emm.. e.. è tutto qui? – domandò Lupin sorpreso. “Tutto qui.” – rispose freddamente Harry. “Va bene – disse lentamente Lupin scrutando il ragazzo - possiamo andare allora. Gli altri ci staranno aspettando.” Oltrepassò Harry e si diresse verso la porta della libreria. “Aspetti!” “Si?” – disse Lupin voltandosi di nuovo verso Harry. “Sirius… ecco … lui … si è…” “Fidanzato… lo so. La notizia si è sparsa un po’ ovunque.” – concluse Lupin come se quella fosse la cosa più normale del mondo. “Ma come? Già lo sapeva?! – sbottò Harry – e non dice nient’altro?” “Calmati, calmati Harry! Non è poi così grave, ha solo trovato la sua anima gemella. Capita a tutti prima o poi, e Sirius sa quel che fa. Ma non è di questo che mi preoccupo.” “E di cosa allora?” – chiese Harry cupo. “Dovevamo vederci la scorsa settimana per un affare importante, ma non si è fatto vivo. Ho provato a mandargli dei gufo ma non ha mai risposto. Sono passato da lui ieri notte, ma non era in casa. Ho trovato solo il suo elfo domestico… ed era così terrorizzato che ho dovuto dargli una tazza abbondante di calmellina magica.” “Ma stiamo parlando di Jacoby? Terrorizzato dice? .. da.. da cosa??” “Non ne ho idea, e comunque non sono riuscito a sapere dove si fosse andato a cacciare Sirius. Forse.. forse non dovevo parlartene, adesso sarai in pensiero anche tu, perdonami Harry. Comunque .. vedrai .. andrà tutto bene! Sirius è un tipo in gamba, sono sicuro che prima o poi si farà vivo. Dai andiamo a raggiungere i tuoi amici.” – gli disse Lupin sorridente, poggiandogli una mano sulla spalla. Harry annuì in silenzio, ma non era affatto tranquillo. A quanto pare non si era dimenticato solo di lui, ma anche dei suoi amici più cari! E tutto per colpa di quella strega!! E poi.. perché Jacoby era così spaventato? Che fine aveva fatto Sirius?? E che tipo di affare avrebbe dovuto sbrigare insieme a Lupin? Tutte domande senza risposta, che Harry preferì ricacciare dentro prima che gli rovinassero anche l’ultimo giorno di vacanze prima del ritorno a scuola. Usciti dal Ghirigoro Harry e Lupin si accorsero che Ron e gli altri erano spariti. “Perfetto! Adesso dove si saranno nascosti?!” – borbottò Harry impaziente. “Harry! Ragazzo mio! Come va?” – tuonò la voce di Hagrid alle sue spalle. “Oh salve Rubeus!” – bofonchiò Lupin. “Salve a lei professore! Eh che giornataccia! Lavoro, lavoro, lavoro!” – disse Hagrid aggiustandosi sulle spalle un pesante carico. “Che roba è Hagrid?” – chiese Harry perplesso. “I nuovi telescopi per la scuola! Ordine di Silente in persona!” – rispose Hagrid solare, come ogni volta che il nome di Silente gli usciva dalla bocca. In quel momento un gigantesco orologio da taschino che il gigante aveva infilato in una delle cento tasche del suo pastrano nero cominciò a tamburellare minacciosamente. “Accipicchia quant’è tardi! Devo scappare! E’ stato un piacere ragazzi! Harry! Lupin!” – disse Hagrid sbracciando per salutarli. “Arrivederci Hagrid!” – lo salutò Lupin. “Ah giusto Harry, ho incrociato Ron ed Hermione poco fa, mi hanno detto di dirti che ti aspettano all’Emporio del Mago Matto! Si trova giusto un po’ più avanti. Sempre dritto, non puoi sbagliare! Ciao! Ci vediamo a scuola!” “Grazie Hagrid! Ciao!” – salutò Harry un po’ più rincuorato. Se non altro aveva ritrovato i suoi amici. Erano di nuovo soli, ma Harry non aveva intenzione di rimettersi a parlare di Sirius in quel momento. “Che ne dici di andare anche noi al negozio di Fred e George? Ormai lo sa tutta Diagon Alley! Quei due hanno messo volantini dappertutto! Oggi c’è l’innaugurazione! Se ci affrettiamo forse riusciamo ancora a trovare qualche buon bicchiere di succo si zucca!” – bofonchiò Lupin gioviale. “Coraggio, vedrai che tutto si aggiusta!” – aggiunse il mago dando un'altra sistematina a una toppa dei pantaloni. “Ma si.. perché no?!” – bofonchiò Harry sorridendo. In fondo Lupin non era solo un insegnante coi fiocchi: in più di un’occasione si era dimostrato un amico sincero e leale. E forse più di chiunque altro poteva capire come si sentiva lui in quel momento per causa di Sirius. Si sforzò di spegnere il cervello per un po’ e si incamminò trotterellando ignaro dietro a Lupin verso il negozio più strabiliante che avrebbe mai visto in vita sua. “Ron! Ron! Guarda! Eccoli là!” – esclamò Ginny saltando di gioia. I gemelli Weasley erano buffamente infilati dentro quelli che sembravano due camici bianchi da chimico e gesticolavano dietro al bancone di fronte a una marea di ragazzini che li guardavano a bocce spalancate. Uno di loro aveva in mano una apparentemente innocua ampollina d’acqua, ma a pensarci bene conoscendo Fred e George, non doveva essere affatto innocua! E certamente non era neppure acqua! “Fred vogliamo dare a questi gentili signori una dimostrazione di quali sono le … umm reali … potenzialità della nostra lingua fiamma dei sette colori?” George ridacchiò assumendo un’espressione di finta serietà. “Molto bene – disse Fred estraendo da sotto al bancone un’ampollina identica a quella nelle mani del ragazzino – ora state bene tutti a vedere!!” George ingurgitò l’intruglio e per un attimo la sua faccia divenne blu pallido, poi tornò rosea, poi ancora verde, e gialla e rossa! Insomma un po’ tipo camaleonte! Un Goerge - camaleonte, se così si può dire. “Ooh!!” – esclamarono tutti insieme i piccoletti scuotendosi agitati. Dalla bocca di George ora serpeggiavano lingue di fuoco saettanti che si contorcevano e guizzavano in ogni direzione dandosi battaglia, puntando prima a destra poi a sinistra e ingaggiando battaglia tra di loro, fiamme verdi smeraldo, gialle come girasoli e persino blu elettrico e lilla, che si dissolsero dopo qualche minuto lasciando posto a una cortina variopinta di fumo. “Grandi!!!” – urlò un bambino, così piccolo che a malapena il suo naso sfiorava la cima del bancone. “Fantastiche!! Le prendo!! Le prendo tutte!!” – squittì una ragazzina dal buffo aspetto trasandato. “Quanto costano? Quanto costano?!” – strillò un altro ragazzino cercando freneticamente tra le tasche della sua camicia qualche falce d’argento. Fred e George ammiccarono e si allargarono nel più caloroso dei sorrisi. “Beh.. data la delicatezza…” – bofonchiò Fred. “E la cura maniacale..” – continuò George. “Con cui sono state da noi .. personalmente prodotte..” – disse Fred soppesando le parole. “Un set completo di tre ampolle verrebbe a costare sette falci d’argento.. ma…” – disse George mettendo bene in mostra sul bancone altre due ampolline colme dello stesso intruglio. “Visto che oggi è giorno di innaugurazione…” – disse Fred con gli occhi che gli brillavano di soddisfazione. “Avremmo pensato che … potrebbe andare per… solo tre falci per tutte e tre! Sconto speciale per voi!! Siete i primi veri .. ufficiali clienti!” - esclamarono insieme dando particolare enfasi alla parola ufficiali. L’affare era fatto: ben presto la nuovissima fiammante cassa cominciò a battere scontrini animati col marchio “Mad Wizars” e decine di monete d’argento si accumularono una sull’altra. Un intero scaffale di ampolle lingua fiamma fu svuotato in men che non si dica e l’orda euforica di bambini si scaraventò fuori in strada a provare subito il nuovo acquisto scintillante! Diagon Alley non era mai stata così colorata come in quel momento! “Ben fatto Fred!” “Ben fatto George! I nostri primi ufficiali clienti!” – disse Fred tirando un calcio a una porta semichiusa alle sue spalle sulla quale spiccava un cartello con su scritto “Vietato entrare: solo personale altamente autorizzato!” “Va tutto bene Lee?” – chiese George. Un grugnito seguito da una serie di conati di vomito fecero capire ad entrambi che il loro primo cliente, quello non ufficiale, era ancora vivo dopo aver testato le api super frizzale, che hanno un accentuato retrogusto al peperoncino piccante ( ottime per fare qualche scherzo a qualcuno di serpevede! ), e le lumache sguscianti, gli ultimi due arrivi di casa Weasley. Ron, Hermione, Ginny, Draco e Neville, che erano rimasti a guardarsi tutta la scena dalla porta d’ingresso, la richiusero dietro di loro annunciati da un simpatico campanellino che suonava il motivetto dell’Apprendista Stregone. “Eihlà! Guarda chi si vede fratellino!” – bofonchiò Fred a George, entrambi con un sorriso smagliante. “Wow! Ragazzi! Certo che ne avete fatta di strada eh!!?” – sbottò esterrefatto Ron. Hermione e Neville si guardavano incuriositi intorno. “Ginny sorellina cofh cofh, vuoi assaggiare qualche nuovo prodotto cofh cofh in anteprima?? l’assaggio è gratis ovviamente!” – disse George tossicchiando con qualche guizzo colorato che gli fuoriusciva dalle orecchie. “Emmm no, meglio che lasci ai ragazzini queste cose fratellino, ti conosco troppo bene!” – rispose Ginny ridacchiando. “Emmm ops.. a volte hanno qualche piccolo effetto tardivo! Ma basta non mettersi a dormire su un letto di paglia e non dovrebbero essere complicazioni!” – bofonchiò Fred esaminando un’ampollina rimasta piena e rinfilandola sotto al bancone. “Non c’è che dire! Proprio un bel posticino!” – commentò Draco facendo roteare una boccia di vetro con la mano, una di quelle con la neve finta dentro. “Quanto costa que..” “Attento quella è ancora in fase di sperimentazione!” Furono le ultime parole che Draco sentì prima che si ritrovasse spiaccicato a testa in giù ricoperto da cima a fondo di una strana melma rosa che non voleva saperne di lasciarlo andare. “Troppo tardi, beh.. almeno sappiamo che funziona!” – disse trionfale George. “Wow! Che roba è?” – squittì Neville. “Non lo sappiamo ancora, abbiamo trovato la ricetta in un vecchio libro di Piton, ma era senza nome!” – disse Fred. “Avete rubato un libro a Piton?!” – sbottò Hermione esterrefatta. “Tanto a lui non serviva più, e poi quello lì aveva un potenziale così tremendo sotto gli occhi – ridacchiò George – e non se ne è mai accorto!” “Qualc .. voooorreebb.. iutar?” – biascicò Draco sommerso dalla melma. “Oh! Già! Ce ne eravamo dimenticati!.. Evanesca!” – bofonchiò Fred con un colpetto di bacchetta. “VOI … INTENDETE… DIRE… CHE QUESTA ROBA VIENE TUTTA DAL LIBRO… DI … PITON?? CI SONO COSE PERICOLOSISSIME IN QUEI LIBRI!!” – tuonò Hermione livida. “Oh no.. ci risiamo, e adesso chi la ferma.” – disse sottovoce Ron attento a non farsi sentire. “Eih Eih calmati Hermione! Quel libro l’abbiamo usato solo un paio di volte, e poi ci abbiamo dato qualche nostro piccolo tocco personale alle ricette!” – disse Fred ridacchiando. Hermione alzò le sopracciglia inflessibile. In quel momento sembrava proprio la McGranitt in uno dei suoi noiosissimi sermoni. Per qualche secondo rimase muta e poi, riluttante bofonchiò: “E va beh… tanto ormai siete fuori dalla scuola e non vi si può più dir niente, ma andateci piano con quella roba!.. comunque.. devo ammettere.. che è stato molto divertente.. in fondo.. ecco.” “Wow! La compro la compro! Ne avete un’altra?” – chiese impaziente Ron. “Ma veramente fratellino è ancora in sperimentazione noi.. non potremmo.. – disse intimorito George, con gli occhi di Hermione che lo perforavano – che ne dici di sei falci?!” “Anche sette! Per quella roba lì vale la pena di spenderci tutti i risparmi! Eheheh sono sicuro che prima o poi ci sarà utile!” “Ron! Sei sempre il solito!” – borbottò Hermione. Ginny e Neville e Draco ridacchiavano felici. “Veramente colpito!! Sapevo che avreste fatto faville fuori dalla scuola ragazzi, ma davvero non mi immaginavo che sareste arrivati così in alto!” Il professor Lupin era comparso sulla soglia seguito da Harry che era rimasto pietrificato a bocca aperta, incapace di dire anche solo una parola. “Ciao ragazzi!” – disse George. “Harry! Professore!” – esclamò Ginny sorridendo. “Venga Prof!!” – disse Fred trotterellando verso di lui e prendendolo a braccetto – “ le mostro il resto del negozio! Goerge! Che aspetti?! Abbiamo clienti!” Ron agitò contento la sua nuova boccia ammiccando all’amico che però era rimasto ad ammirare ogni più piccolo dettaglio di quell’incantevole negozio. Fred e George avevano speso bene fino all’ultimo centesimo tutti quei soldi che lui aveva loro regalato, davvero bene! Per quando tutti e sette ebbero visto ogni singolo angolino, anche più nascosto del nuovissimo Emporio del Mago Matto, il sole ormai stava calando su Diagon Alley, e con lui se ne andava anche l’ultimo giorno di agosto. L’indomani si sarebbero ritrovati tutti sull’espresso per Hogwarts, con i loro bauli, le loro divise e le bacchette magiche, ignari che di lì a poco il destino li avrebbe spinti a cominciare la più grande e complicata avventura nella quale si fossero mai imbattuti fino ad allora.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Agguato al Ministero! ***


Il modo migliore per concludere una giornata indimenticabile come quella sarebbe stato fin troppo ovvio: un gelato gigante da Forte Braccio e una valanga di chiacchiere e risate. Ma Forte Braccio era chiuso per malattia, e tutti furono costretti a ripiegare al Paiolo Magico, come previsto, dove il buon vecchio Tom aveva sempre il suo bel da fare con tutti quei maghi stranieri che bazzicavano il locale. Fu così che la sera del trentuno di agosto, Harry, Ginny, Ron, Hermione, Draco, Neville e il professor Lupin si sistemarono in un tavolo angusto e forzatamente ficcato in angolo della locanda per festeggiare, loro malgrado, l’addio alle vacanze estive. Il professor Lupin aveva offerto a tutti un cocktail tropicale con tanto di ombrellino di carta colorato ipnotizzante. Harry era tornato di buon umore, e anche Ron ed Hermione sembravano più rilassati: tutto sembrava dover andare per il verso giusto quella sera. Neville aveva combinato un altro dei suoi pasticci suscitando una coro di risate, rimandendo con la lingua incollata su un’antipatica tazza da the stregata. Si stavano divertendo davvero un mondo! Fu solo quando le voci martellanti di qualche sconosciuto avventore al bancone del bar squarciarono l’atmosfera scavalcando le risate, che la loro attenzione si rivolse a un grosso pezzo di giornale che stava svolazzando, stritolato tra le mani di Tom. “Che succede?” – chiese Ginny. “Non so… vado a vedere. Voi restate qui, intesi?” – disse Lupin soprendentemente serio. Il professore si alzò dal tavolo e con fare disinvolto si avvicinò al bancone; fece un cenno al barista e cominciarono a confabulare. Tom gli stava mostrava quello sgualcito trafilo della Gazzetta del Profeta, ma né Harry né gli altri riuscivano a vedere di cosa si trattasse da quella posizione. Dopo qualche minuto il professore si congedò da Tom, sorseggiando un bicchierino di ottimo Kentaky strappa budella, e se ne tornò al tavolo in silenzio, dove tutti i ragazzi lo stavano aspettando. “Allora… che è successo?” - chiese Harry dato che nessun altro osava proferire parola. Lupin lo scrutò con una strana espressione paterna, accarezzandogli la testa. “Questa volta ce la siamo cavata per il rotto della cuffia. – disse Lupin a metà tra il felice e il furioso – L’avevo detto a Sirius che non potevamo perdere tempo! Ma lui no! Non mi ha voluto ascoltare.. ed eccoci qua.” “Continuo.. a non capire..” – bofonchiò Harry sempre più confuso. “Beh.. è inutile che ritenga nascosta una cosa del genere, tanto ormai è su tutti i giornali.” – disse Lupin alzando le sopracciglia. “Ma.. professore, di cosa sta parlando?” – chiese Hermione. “Di questo…” – sospirò Lupin spiegando sul tavolo la pagina della Gazzetta del Profeta. Era la pagina iniziale, e tutta quanta era occupata da un solo articolo, sormontanto da un titolo enorme che mandava fiamme!! Il Ministero della Magia era stato assaltato da un gruppo di maghi e streghe ignote!! C’era scappato anche il morto a quanto pare, ma nessuno ne sapeva niente. I sospetti, riacciuffati, sembravano in stato confusionale, e non ricordavano niente di quel che avevano fatto.. come se il loro ricordi fossero stati cancellati… completamente. Una mano avvizzita si ritrasse indietro, accartocciando il giornale sul tavolo. “Ho bisogno di più anime! Devo nutrirmi ancora.. ancora!” – sibilò una voce nell’ombra. “Ma.. p-padrone ha già mangiato questa s-sera.” – squittì Olivander tremolante. “Taci tu! Potrei spezzarti come si con un qualsiasi ramo malato, sei un inutile … vecchio… servo incapace. Ti ho concesso troppo tempo … io devo … DEVO … raggiungere quel libro!” “P-padrone ma io h-ho tentato!” – disse Olivander in un soffio di voce. “Un falso!! Anche un bambino l’avrebbe capito! Che me ne faccio di un incapace come te?! Posso trovarmi di meglio… anche a buon mercato. Come il nostro amichetto dalla coda lunga, sta facendo proprio un bel lavoro….” – disse l’Alchimista tamburellando le dita le une sulle altre. “Quanto a te… verme … vediamo se almeno nella tua inutile testolina c’è qualche informazione che potrebbe farmi comodo… se sarai fortunato.. forse… ti risparmierò la vita. Oh.. ti avverto, mio caro Olivander, sarà un po’ … doloroso” – disse l’alchimista con un ghigno. “Co-cosa ha… intenzione di f-fare? .. n-no! La p-prego quello n-no!” – gridò terrorizzato il povero mago ricadendo a terra. Troppo tardi: la mano avvizzita era di nuovo uscita dall’ombra ma questa volta era puntata contro la testa di Olivander. L’alchimista sibilò qualche oscura parola e un aura di luce verde si propagò dal palmo della sua mano investendo completamente il mago, che si contorse in preda agli spasmi urlando di dolore. “La p-prego la sm-smetta!” “TACI! … mmm interessante …. mmm che incapace … voglio andare più a fondo … I TUOI RICORDI SIANO I MIEI RICORDI, SEI IN ME…. SEI IN ME ….” Un lampo di luce li avvolse e tutto si spense. Gli occhi dell’Alchimista si chiusero ed Olivander fu sbalzato lontano, poi ricadde a terra con un sonoro schianto, senza segni di vita. Quando l’immagine tornò nitida Olivander era ancora acquattato dietro la porta del vecchia e dismessa banca, al numero ventiquattro di Waker Street, ma era come se avesse la sensazione che tutto questo fosse già successo. Che strana situazione... buffa davvero. Per un attimo credette di immaginare tutto: forse stava sognando? Rivedeva se stesso controllare l’ora sulla meridiana impolverata e scheletrica, attento a non farsi scoprire da un cospicuo gruppo di membri della Squadra speciale di rimozione della Magia Accidentale. Poi fu la volta del ministro delle Epidemie da Incantesimo, accompagnato da una segretaria impicciona che tentava di tutto pur di arraffare un’agenda ben nascosta e riposta sottobraccio. Di lì a poco avrebbe sentito lo schianto pesante del Notte Tempo impegnato a inchiodare per non travolgere un gruppo di bambini babbani in corsa. “SWWWWAAAAAM!” Eccolo puntuale, le otto meno dieci. Guardò di nuovo l’orologio, ma questa volta sfiorò lievemente il quadrante, che si aprì con un piccolo click e ne fuoriuscì una specie di mappa con quatto puntini disegnati sopra. Toccò leggermente il primo con la bacchetta, e quello si mosse, poi fu la volta degli altri: ognuno si diresse in una ben precisa direzione. Ormai non rimaneva che aspettare il momento giusto; quando anche l’ultimo mago, avvolto in un abbondante mantello blu con uno stemma bianco perla inciso sopra a forma di Unicorno tipico dei membri del Ministero, oltrepassò la porta di quello che una volta doveva essere il caveau, si decise infine ad uscire dal suo nascondiglio. Con un tocco rapido dette un colpetto di bacchetta sulla sua testa e sparì nel nulla, poi avanzò verso l’entrata del caveau e quando fu ben sicuro che dentro non vi fosse più nessuno aprì la porta. Entrò e questa si richiuse dietro di lui. Per terra il pavimento era trasparente e mostrava parecchi piani sotto di lui. Le pareti erano di un azzurro soffuso. Di fronte a lui una piccola fessura con su scritto “ Lascia passare autorizzato ” lampeggiava minacciosamente. Chiuse gli occhi, concentrato e mormorò qualche strana parola. Non successe niente. Una piccola tastiera di pianoforte si materializzò dal nulla e, come se fosse la cosa più normale del mondo, il mago si mise a suonare un curioso motivetto di cinque note. Istantaneamente con uno sferragliare improvviso la cabina cominciò a scendere con velocità: le pareti tutto intorno cambiavano colore ritmicamente, passando a graziose gradazione di un bel verde smeraldo a tonalità giallo intenso. Con un fischio che ricordava molto lo sbuffo di vapore di una tegliera l’ascensore si arrestò di colpo e la porta della cabina si riaprì da sola, svanendo nel nulla. Olivander era sempre più stupito di come tutta quella faccenda sembrasse così bizzarra… non più di un paio d’ore prima avrebbe giurato di aver fatto le stesse identiche cose! La stanza del caveau era atterrata all’ingresso di quello che sembrava un atrio, al centro del quale era una scalinata che culminava in un camino finemente intarsiato, delle dimensioni di un transatlantico. A metà strada tra lui e il camino era appesa una targa al muro, a lettere dorate che scintillavano, con scritto “BENVENUTI AL MINISTERO DELLA MAGIA” Il mago dette un’altra rapida occhiata all’orologio. I quattro puntini erano ancora fermi, ognuno ad ogni angolo della mappa. Levò in aria la bacchetta e qualcosa di molto simile a un’aura biancastra la avvolse. “Imperius!” – mormorò con un sorriso diabolico sulle labbra. I quattro puntini cambiarono colore, e cominciarono a muoversi freneticamente. Nello stesso istante l’eco di qualche remota esplosione cominciava a farsi sentire.. piano piano. Non c’era tempo da perdere! Doveva agire subito… ora! Il Ministero della Magia era forse uno dei posti più strani e pericolosi che si potessero trovare a Londra, pieno di complicate gallerie, costruito su ben trentasei piani, ognuno ripartito in quattro sezioni, ciascuna affidata a un guardiano. Senza una mappa sarebbe stato impossibile per chiunque venirne a capo, senza contare che si sarebbe corso il rischio di incombere in qualche particolare creatura di certo non molto amichevole. Nei sotterranei infatti si dice fossero nascoste le bestie magiche più rare e imperscrutabili fino ad oggi mai ritrovate. Una volta Olivander stesso aveva sentito dire di un bambino che era finito la sotto per caso e non era mai stato più ritrovato, probabilmente risucchiato da chissà quale diavoleria: un vortice temporale, o un cervello mangia uomini… chissà? Il mago deglutì, muovendosi con passo deciso. Di fronte a lui cinque porte ognuna delle quali era presidiata da una sfera di cristallo. “Prego scegliere la destinazione!” – disse una voce metallica proveniente da una delle sfere. Olivander vi poggiò sopra una mano e quella sembrò quasi muoversi da sola: alla fine la seconda porta a sinistra si aprì mostrando la via verso un’altro ascensore, identico al primo. Questa volta però all’intero della cabina era affisso un pannello metallico con una complicatissima mappa disegnata sopra, così tanto intrecciata che persino una ragnatela sarebbe parsa meno confusionaria. Olivander la scorse velocemente con lo sguardo: “Ufficio Relazioni Coi Goblin… Ufficio Uso Improprio Manufatti Babbani… Ufficio Giochi Magici …” - sibilò velocemente continuando a tenere un occhio sulla mappa, un occhio sull’orologio. Un'altra esplosione si avvertì più forte ora! Proveniva sicuramente da qualche piano lì vicino. Alla fine si decise e toccò con la punta della bacchetta un puntino sul pannello metallico, sopra al quale stava scritto “ MYSTICS ” L’ascensore fu come sballottato da una forza invisibile, schizzò a tutta birra verso il basso per poi sterzare a destra, tornare indietro di qualche metro e ripartire a tutta forza verso l’alto. A quanto pare quei cosi non andavano in una sola direzione, e il povero stomaco di Olivander cominciava appena a risentirne. La stessa voce metallica di poco prima annunciò l’arrivo alla sezione probabilmente più segreta e blindata dell’intero ministero: “Ufficio dei sette Mistici! Requisiti: segreto, sicurezza livello 10, solo personale autorizzato!” La porta si riaprì scorrendo via con un guizzo. Olivander mosse un passo silenzioso lungo uno stretto corridoio che si parava di fronte a lui, bene attento a non fare rumore. Lungo le pareti del corridoio si affacciavano sei porte, ognuna con un simbolo indecifrabile impresso sopra; avrebbero condotto a morte certa lo sventurato che avesse tentato in qualche modo di accedere ai loro oscuri segreti. Accanto ad ogni porta, incassate in alcune rientranze della parete erano piazzati degli enormi vasi brulicanti di graziose piante magiche alquanto pericolose. Andando oltre c’erano due maghi vestiti di nero; entrambi avevano uno strano mantello decorato con delle mani scheletriche intrecciate sopra. Uno era seduto dietro una scrivania, dall’aria vecchia e ammuffita. L’altro era alle prese con quel che sembrava, per quanto fosse bizzarro, un distributore di bevande: uno di quegli arnesi babbani che vanno a monetine. Sullo sfondo erano stagliate due monolitiche lastre di pietra: molto più grande e imponente delle altre, questa porta non aveva simboli incisi sopra o serrature che ne bloccassero l’apertura. Semplicemente era lì, immobile… liscia e perfettamente sigillata: a passare di là per caso, probabilmente, molti l’avrebbero scambiata per una parete decorativa. Era quello l’obiettivo da raggiungere. Olivander lo sapeva, e sentiva bene che quella decisione sarebbe stata l’ultima che avrebbe preso. Come poco prima, aveva la inconsapevole sensazione che tutto fosse già accaduto, questa volta però era diverso.. era più come un sinistro presagio che gli attanagliava il cuore. “Frank? Frank tocca a te ora! E’ la quinta volta che questa macchina infernale si beve la mia Pepsy prima di sputarmi fuori la lattina!” – borbottò il mago tarchiato e corpulento che stava tirando calci a un tremolante scatolone nero. “Nemmeno a pensarci Bob! Per poco non ci rimettevo la testa! Questo qui dev’essere opera di quello squinternato di Arthur! Mi ci gioco a carriera! Lui si prende quelle dannate macchine babbane e poi le rimpinza di non so quali diavolerie, come se già non fossero diaboliche abbastanza! Ah.. babbani! Vado in ufficio, a prendere una birra. Aspettami, E NON FARE AVVICINARE NESSUNO!” – rispose Frank ridacchiando con l’aria ironica di chi la sa lunga. Scomparve dietro una porta a vetri lì vicino che si richiuse tintinnando pericolosamente. “E non far avvicinare nessuno! – ripetè Bob con una smorfia – Ma chi si crede di essere! Vent’anni di servizio! … come se poi qui sotto ci venisse chissà chi, siamo nell’angolo più sperduto dell’universo e facciamo la guardia poi a che cosa? E’ talmente segreto che non ce l’hanno mai detto. Metti a posto quello Bob! Fa questo Bob! Non parlare con nessuno Bob! .. Bob, Bob, Bob!” Il mago grassottello si esibì in una convinta mimica di uno che ha tutta l’intenzione di prendere a pugni qualcosa. E poi.. silenzio… uno di quei silenzi agghiaccianti che sanno rubarti l’anima. Olivander non avrebbe dovuto sbagliare, se Bob l’avesse scoperto per lui sarebbe stata la fine, scoperto nel bel mezzo del dipartimento più top secret dell’interno Ministero. Frank sarebbe tornato da un momento all’altro e da solo contro due non avrebbe avuto molta speranza. Mosse qualche passo furtivo ma nella fretta un lembo della sua veste si impigliò in un enorme vaso pieno zeppo Lillà incantati delle Antille. E’ noto al mondo intero dei maghi che questa specie pericolosissima di fiori è in grado di staccare di netto la testa di chiunque osi avvicinarcisi troppo. Probabilmente l’avevano sistemata lì a mo di guardia. Per sua fortuna non fece abbastanza rumore da risvegliarli, ma il mago tarchiatello drizzò le orecchie e si girò, per quanto possibile, di scatto strizzando gli occhi lungo il corridoio deserto. “Chi va là?!” – sbottò Bob minaccioso. Olivander si appiccicò alla parete muovendo ancora qualche passo. “Ti ho sentito! Tu! Chiunque sia! Esci fuori!” – tuonò Bob brandendo la bacchetta. Il mago, ancora completamente invisibile, si passò una lingua sulle labbra asciutte. “Ora basta! N-Non ho idea di c-chi sei ma nessuno p-può prendersi gioco dei guardiani del M-Mistico!” – disse Bob avanzando tremolante di paura. Le piante vicino alle porte cominciarono ad agitarsi, sembravano quasi fiutare l’odore di Olivander. Il Lillà delle Antille spalancò di netto le sue fauci divorando quel lembo di stoffa del mantello del vecchio. “Coraggio vecchio Bob… è stata.. .. è stata solo l’immaginazione.. non c’è nessuno.. proprio nessuno in questo corridoio dimenticato da..” Si avvicinò quatto quatto verso la sua vittima e solo quando fu a pochi centimetri da lui con un colpetto di bacchetta tornò visibile. I due maghi si trovarono faccia a faccia, solo un soffio li separava. Bob rimase spiazzato a bocca aperta; ebbe solo il tempo ti indietreggiare di qualche passo ma già Olivander aveva sfoderato la sua bacchetta pronto a colpire. “T-tu! Fermati subito!! Io lo so chi sei! Sei quel v-vecchio che vende le bacchette a D-Diagon Alley!” “Non ho mai sopportato i mocciosi piagnuccolanti… dodici pollici, legno di frassino, crine di unicorno.. Bob..” – disse Olivander con una innaturale voce stridula: i suoi occhi divennero rossi come il fuoco. Era quasi come se non fosse più lui. Bob rimase per un secondo a fissare la sua bacchetta, quasi come ne fosse attirato… un secondo che gli fu fatale. “F-Frank!” – squittì il mago mentre le sue dita paffutelle si avvinghiavano contro la bacchetta. “Basta, ho perso fin troppo tempo. Porta i miei saluti all’aldilà.” Bob lo guardò terrorizzato, con gli due occhi spalancati in preda al panico.. fu l’ultima cosa che vide, prima che un lampo di luce verde lo investisse in pieno facendolo schizzare contro il muro. Un rivolo di sangue gli scese lungo il volto: era morto. “Idiota! Fai sparire il corpo!” – sibilò una voce nella sua testa. Il mago, tornato in se, annuì tremante di terrore e agguantò con le sue mani raggrinzite il corpo della guardia trascinando il povero Bob lontano dalla scrivania. Sistemò il cadavere dietro il vaso di Lillà con un movimento della bacchetta. Strappò un capello al corpo esamine di Bob; tirò fuori da una tasca del mantello una boccetta contenente un fluido purpureo, vi aggiunse il capello e ne bevve il contenuto tutto d’un fiato. “Bob?? Tutto bene là? Scusa se ci ho messo tanto, non trovavo più l’apri bottiglie.” – era la voce di Frank, era appena rientrato. “Tutto bene Frank!” – rispose Olivander che si era trasfigurato. “Ma… che .. diavolo.. è successo .. qui ?” - scandì Frank furente. “E’ tutto sporco! Schizzi di sangue sul muro! E guarda i Lillà! T’ho detto mille volte di non dar da mangiare loro quando non ci sono! Mi toccherà calmarli ora e lo sai quanto mi scoccia farlo! Dovrò segnalare anche questo nel mio rapporto!” – ringhiò Frank sbattendo con violenza le bottiglie di birra. “Tu sta buono lì!” – aggiunse dirigendosi verso l’affamato vegetale. Ma non fece nemmeno in tempo a realizzare che cosa ci facesse lì stecchito di fronte ai suoi occhi un altro Bob, quello vero, che il vecchio Olivander lo scaraventò con forza contro la pianta. Il povero Frank fece scattare la trappola mortale e non ebbe tempo di svincolarsi: già i pesanti tentacoli lo avvinghiavano e rapida come una ghigliottina la bocca affilata del fiore di Lillà si chiuse su di lui. La sua testa rotolò per terra con un orribile schianto, mentre la pianta aveva già cominciato a divorarselo lentamente. “Buon appetito – sibilò ancora quella voce stridula uscendo impetuosa dalla bocca del vecchio mago – e con questo.. siamo a due. Non male come media in pochi minuti, ma potremmo fare di meglio.” I suoi occhi avvampavano, scattò in dietro correndo verso il portale di pietra. Protese una mano in avanti e sibilò qualcosa. Come scosse da una invisibile forza, le lastre di pietra vacillarono cigolarono sui pesanti cardini aprendosi lentamente. Dall’altra parte si apriva una stanza buia e silenziosa, fatta eccezione di un sordo ronzio che proveniva da un piedistallo fiocamente illuminato da un candelabro, al centro della sala. Oltrepassò la porta lasciandosi dietro un tetro odore di morte; la via era libera. “E’ fatta!” – sogghignò soddisfatto. Con gli occhietti cerulei strizzati in una fessura per vederci meglio e la bacchetta stretta saldamente in una mano avanzò ancora qualche metro mentre le dita dell’altra mano, libere di muoversi, fendevano l’aria avidamente, bramose di ghermire i più segreti misteri del Ministero. Proprio in quel momento con un poderoso schianto le porte dietro di lui si richiusero facendo tremare tutto il pavimento. Il mago si girò sobbalzando; per un attimo aveva temuto il peggio. Tutto intorno si accese una soffusa luce blu che rivestì le pareti lisce e nere. Non c’erano finestre o altre porte che si aprivano intorno: la stanza era totalmente sigillata! Olivander osservò per qualche istante l’ambito premio, prima di affondarci sopra le sue mani vecchie e stanche. Immobile, appoggiato su un cuscino bluastro sopra al piedistallo di pietra, coperto da una invisibile teca di cristallo, giaceva un libro antico e ingiallito dal trascorrere delle ere umane. Non c’erano segni degni di nota sulla copertina, sembrava all’apparenza un comunissimo libro di biblioteca, eppure se lui l’aveva spinto fin laggiù per prenderlo una qualche ragione doveva pur esserci! “Strano gingillo – commentò il vecchio mago eccitato – così piccolo.. così..” Il ronzio da sordo che era aumentò d’intensità: non appena le sue viscide mani sfiorarono la teca questa si sciolse come una bolla di sapone e una serie di clac in lontananza preannunciava l’innesco di un qualche tipo di meccanismo: probabilmente una trappola. “P-padrone non .. non la sento più! Dove .. dove è andato p-padrone?!” – squittì Olivander in preda al panico. Era solo ora. Il libro vacillava tra le sue mani così se lo strinse stretto al torace nascondendolo sotto il suo mantello sudicio e strappato dal morso del Lillà. Si voltò indietro colpendo con quanta più forza avesse in corpo la porta di pietra ma quella era impassibile. Il pavimento sotto di lui aveva ripreso a tremare. “Padrone! Padrone aiuto!” – urlò in preda al panico Olivander menando pugni e calci al portale. Quando anche i suoi incantesimi migliori fallirono infrangendosi sul granito come un esile fuscello d’erba, quando tutto sembrava perduto improvvisamente il rumore cessò, la luce si spense di nuovo e le porte si spalancarono. Di fronte a lui il corridoio deserto che aveva percorso poco prima con i corpi straziati dei due maghi. Aveva il libro… e nessuno l’aveva scoperto. I suoi fidati amici stavano ancora dandosi da fare, poteva sentire le esplosioni in lontananza. Eppure.. eppure qualcosa non tornava: era tutto troppo facile! Perché non era accorso nessun altro a sbarrargli la strada? Era tutto qui quello che sapevano combinare i maghi del ministero? Mettere due incapaci di guardia all’ufficio più segreto di tutto il mondo dei maghi? Non era di certo un problema suo! Con gli occhi che gli brillavano si affrettò a raggiungere la porta dell’ascensore. Prima di indicare l’atrio sulla mappa di destinazione dette una rapida occhiata al suo orologio: aveva ragione. I suoi quattro scagnozzi erano ancora in libertà, ma ormai erano circondati da miriadi di altri puntini. Quando l’ascensore cigolò frenando e si aprì l’atrio era invaso dalle fiamme: esplosioni a destra e a sinistra; scintille di incantesimi che saettavano ovunque!! Una squadra di maghi del ministero stava accerchiando un mago incappucciato che lanciava maledizioni senza controllo: una per poco non lo colpì in pieno petto!! “Laggiù! Fermatelo! Sta tentando di scappare!” – urlò una voce tuonante che era giunta improvvisa alle sue spalle. Il ministro della magia in persona era dietro di lui: Cornelius Caramell: solo che al posto di quella faccia sempre ben pasciuta ed allegra si scorgevano unicamente due occhi sgranati e in preda al panico. “Fermatelo!” – sbraitò Caramell grugnendo. Un gruppo di tre Auror piombò nell’atrio dalla bocca di uno dei due camini e si avventò su altri due maghi impazziti che stavano ingaggiando battaglia. Un lampo di luce verde saettò colpendo una delle sfere di cristallo davanti agli ascensori che scoppio in frantumi accompagnata da una voce metallica che ripeteva smorzatamente “Prego scegliere una dest- prego – p- p- prego scegliere una destinazione prego – prego.” Olivander era perduto! Ormai mezzo ministero della magia gli era addosso e tutti l’avevano visto in volto riconoscendolo! “Non mi avrete! Non mi avrete! Morirete tutti! Tutti!” – ringhiò il vecchio digrignando i denti. “P-padrone! Aiutami!” “C’è ancora il tuo servo … idiota!” – sibilò la voce dell’Alchimista nelle sue orecchie. Il cuore di Olivander sussultò a quelle parole: come aveva potuto dimenticarsene?! Che stolto! Sorrise maligno alla schiera di Auror che lo stavano ormai circondando. “Arrivederci! E grazie per l’ospitalità! Questo prezioso souvenir farà molto felice il mio padrone!” “TU non ti muovi proprio!” – ringhiò un mago alto e robusto sfoderando la bacchetta. “Questo… è tutto da vedersi!” – sibilò Olivander sputando per terra. Sollevò di nuovo la mano come aveva fatto al suo arrivo al ministero, e di nuovo un’aura bianca avvolse la sua bacchetta, scomparendo in istante dopo. “Immob-!” – tuonò uno dei maghi del ministero prima che qualcosa di pesante gli piombasse addosso. Un incantesimo fulmineo aveva squarciato in due il soffitto dell’atrio. In mezzo a tutta quella confusione era impossibile capire da dove fosse partito. C’era una nube di polvere che riempiva l’aria e macerie ovunque. Caramell era rimasto bloccato dall’altra parte con quasi tutta i maghi del ministero. “Vecchio pazzo assassino! Ti ritroverò!! Ti ritroverò!!!” - ringhiò Caramell impotente. “E’ stato un piacere Ministro! Non sapevo che qui al ministero foste sempre così gentili coi visitatori! E grazie… grazie ancora per il prezioso aiuto!” – disse Olivander con una voce ricolma di un sadico piacere. La via ormai era libera: vi voltò e scomparve di nuovo dietro la porta del caveau, diritto verso la superficie. “Bene … – sospirò l’Alchimista – ora è tutto chiaro... svegliati.. svegliati Olivander.” Il mago riaprì gli occhi lentamente e si ritrovò di nuovo nel laboratorio. Intorno a lui le ampolle e gli alambicchi sfumacchiavano come sempre.. come se niente fosse accaduto. “Che.. che cosa è .. successo?” – domando piagnucolante. “Ho potuto notare… - disse lentamente l’Alchimista – che non solo .. ti sei lasciato abbindolare da quel babbeo del Ministro portandomi un falso! .. ma hai dovuto persino richiedere l’intervento di quell’incapace del tuo servo…” “F-Falso? M- ma io .. non ..” “RUBANDO LA MIA PREZIOSA ENERGIA!! – esplose l’Alchimista concentrando il suo potere in una sola mano che divenne come di ghiaccio. “P-padrone p-pietà del vostro u-umile servo.” – mugugnò Olivander tentando invano di coprirsi il volto con le mani. “SILENZIO!” – tuonò l’uomo incappucciato. Dall’ombra delle sue vesti il rosso dei suoi occhi avvampò come fuoco. “Se non altro – riprese più calmo – ora so che dietro a tutto questo c’è lo zampino di Albus Silente… solo la sua poteva essere l’idea di mettere quella teca invertente a protezione del tomo… notevole.. veramente notevole.” “Lei .. lei lo sapeva e.. e .. e mi ha lasciato lì?!” – disse Olivander con un po’ di ritrovato ardore. “Immaginavo che quel vecchio avrebbe tentato una mossa simile.. anche se forse non mi aspettavo una provocazione così diretta…” – disse l’Alchimista con aria quasi assente di chi sta architettando qualcosa. “Ma perché?! Perchè mi ha mandato lo stesso laggiù! Ho rischiato la pelle! O peggio ancora.. di finire ad Azkaban! Padrone perchè?” – rispose Olivander quasi indignato. “Come… O-S-I? – sibilò gelidamente, tornando alla realtà. “Dovevo pur sondare le capacità difensive del nemico, mio caro Olivander, e quale migliore strategia che non mandare il mio fidato servitore? … Mi sei stato molto utile.. si .. molto .. molto utile ora so come muovermi… non mi servi più.” – disse diabolicamente allegro l’uomo, avvolto nelle mantello. “Cosa …” “Ti hanno visto tutti…. ormai non mi sei più di nessun aiuto, persino un bambino per strada ti riconoscerebbe! Ah.. i bambini.. quelli si .. che hanno un anima pura da gustare… ummm .. peccato… - sogghignò l’Alchimista sbuffando, i suoi occhi si accesero di nuovo – dovrò accontentarmi.. beh.. meglio di niente.” Levò in aria una mano avvizzita e dalla punta delle dita una fiamma si dipanò contorcendosi… si sa.. il destino a volte ci riserva argute sorprese, infilandosi di soppiatto tra le trame che tessiamo con tanta astuzia. A volte malevolo a volte provvidenziale… a volte insondabile … il povero Olivander capì che per lui era davvero giunta la fine… sentì la paura attraversarlo da parte a parte e invaderlo completamente… era solo.. come un topo in gabbia! Probabilmente - pensò – quella era l’unica probabile fine che si sarebbe dovuto aspettare dal momento che aveva stretto quel legame infernale … o forse… forse non era niente di tutto questo. L’Alchimista lo guardò diritto negli occhi e senza nemmeno dargli il tempo di un respiro liberò il fuoco mortale che lo avvolse, assetato di vendetta. Olivander urlò squarciando il silenzio con un grido disumano e l’Alchimista strinse forte e ancora più forte il pugno: le fiamme arsero impetuose così che in pochissimi secondi, del vecchio negoziante di bacchette altro non rimase che un mucchietto di cenere e qualche brandello di carne carbonizzata. “Non scappare tu.. vieni qui… ho giusto un languorino.” – borbottò l’Alchimista quasi annoiato da tanto spettacolo. Spalancò la bocca e in un sol momento inghiottì uno scintillante sbuffo azzurro che aleggiava sopra di lui. “Bene bene! Sembra che al ministero ci sarà una promozione, ora che il vecchietto è passato a miglior vita... – ridacchiò l’Alchimista malevolo – mi sono sempre piaciute le cerimonie!...” Tempi duri per il Ministro della Magia! Ora anche gli arzilli vecchietti riescono a creare confusione e non poca nel ministero! “Incon-inconcepibile! Inconcepibile! L’avete lasciato scappare! E sotto il mio naso!” Questa è solo una delle sconcertanti dichiarazioni del ministro della magia. Sembra che il Povero Caramell sia andato su tutte le furie quando ha realizzato che nemmeno la squadra antimagia speciale, l’elite del ministero, è riuscita a bloccare il pericoloso individuo che ha causato non pochi problemi la notte scorsa. Il mago era arcinoto a tutta la comunità magica di Londra: Olivander, in apparenza un innocuo vecchietto, gestiva il più rinomato negozio di bacchette di tutto il nord dell’Inghilterra. Cosa ci facesse nel ministero e cosa tentasse di rubare, resta ancora un mistero! Il ministro, dopo essersi parzialmente ripreso dallo choc assicura che presto si farà luce su tutta questa confusa faccenda, e che i colpevoli ( sembra infatti che il temerario mercante di bacchette non fosse solo ) saranno presto acciuffati e spediti ad Azkaban!.... “Olivander?!?!” – sbottò Ron facendo pericolosamente traballare il suo cocktail. “Silente se l’aspettava una mossa di questo tipo… ma non da Olivander, non da lui. Quel povero vecchio diavolo doveva essere nei guai fino al collo. L’avevo detto a Sirius che non dovevamo abbassare la guardia.” “Sirius…” – sussurrò Harry. “Già.. lui. E pensare che poche settimane fa è stato proprio Olivander a regalargli la nuova bacchetta. Sembrava così … contento.” – aggiunse Lupin sommessamente. “Su che cosa dovevate fare la guardia tu e Sirius?” – chiese Ginny. “Come?” – chiese Lupin distrattamente, quasi fosse con la mente ed il pensiero da tutt’altra parte. “Io e Sirius? .. beh.. piccola, una faccenda che non ti riguarda, e che sarebbe bene se rimanesse segreta il più a lungo possibile.” Ginny arrossì lievemente per la vergogna. “Ma.. voglio dire – disse Draco a cui già brillavano gli occhi – che ci faceva al ministero della magia quel vecchio pazzo di Olivander? Credevo fosse la persona più innocua nel giro di miglia.” “Lo credevo anche io” – sospirò Lupin spingendosi in dietro con la sedia, fino a toccare il muro. “O-Olivander sarà arrestato? V-vero?” – domandò Neville preoccupato. “Se lo prenderanno.. sempre se lo prenderanno Neville. Ma .. temo che per il nostro caro vecchio fabbricante di bacchette la sorte abbia riservato ben altro… che qualche decennio in una squallida cella di Azkaban.” “Che vuoi dire??” – chiese Harry incalzate. In quel momento ebbe come una stranissima sensazione sullo stomaco. Un presentimento sempre più forte e tetro lo schiacciava da dentro. “Oh.. Harry… intendo solo dire che questo è il gesto di un folle… che ormai non ha più niente da perdere, nemmeno la sua anima.” Nel sentir pronunciare quella parola il ragazzo trasalì e un brivido lo percorse tutto attraversandolo. Ron ed Hermione gli scambiarono un’occhiata furtiva. “Ma lei .. intende dire che.. Olivander era… stava lavorando per qualcuno?” – bofonchiò Hermione. Lupin per un momento indugiò nel parlare. Osservò bene coi suoi occhi scuri lo sguardo della ragazza, passandole delicatamente una mano sopra la testa. “Hai sempre avuto un sesto senso per risolvere gli imbrogli tu.. ma questa volta.. e lo dico a tutti, ragazzi.. dovete starne alla larga.” – bofonchiò Lupin asciutto. “Alla larga da cosa?” – chiese Ron aggrottando le sopracciglia. “Ci sono cose che è meglio non conoscere… esseri che è meglio non disturbare. Nemmeno Silente potrebbe far molto in questo momento.. se non starsene buono in attesa del momento più opportuno per agire.” “Ma di cosa parla.. professore?” – chiese Harry. “Di niente che possa preoccupare, ragazzi… a meno che non siate soliti trafficare con certe magie ormai dimenticate da millenni… e non credo sia il caso vostro – Lupin tossicchiò e poi cambiò discorso come se niente fosse – Allora: domani è il primo giorno di scuola eh? Siete pronti per un nuovo anno ad Hogwarts?” “Oh.. oh si..” – bofonchiò Draco. L’atmosfera si sciolse subito. “Lo scorso non è stato di certo privo di sorprese!” - disse Ron con una vena di sarcasmo. “Io penso che mi dedicherò a tempo pieno a Trasfigurazione, altrimenti la mamma mi farà una testa così!” – ridacchiò Ginny. “Io dovrò applicarmi davvero, se voglio ottenere dei risultati; la nonna dice che ho un talento innato per Erbologia.” – bofonchiò Neville allegro. “Bene! E tu Hermione?” – domandò Lupin gioviale. “Io… avrò da studiare, come sempre. Ma dovrei anche riuscire a portar avanti il C.R.E.P.A.” “Non molli mai vero? – ridacchio Lupin – beh.. ci vuole tenacia per raggiungere un obiettivo, e questo di certo non ti manca cara ragazza mia. E tu Harry?.. Harry mi senti?” – chiese Lupin preoccupato. Tutti tacquero per guardare il loro amico muto come un pesce. Harry era rimasto zitto negli ultimi minuti; sembrava assente, come se tutto quello che stava succedendo in quel momento non lo riguardasse affatto. I pensieri dentro la sua testa cominciavano ad accumularsi, intrecciandosi uno sull’altro: c’era un Alchimista che nessuno sapeva chi fosse .. e che sicuramente stava tramando qualcosa di diabolico.. Sirius che era sparito e nessuno ne aveva più saputo nulla, tranne che quell’unica striminzita lettera.. e adesso anche Olivander che aveva assaltato il ministero della magia per rubare non si sa cosa. Un bel casino davvero… non c’è che dire. “E se in qualche modo tutto facesse capo all’Alchimista?” – disse Harry all’improvviso. Lupin sbiancò accasciandosi sulla sedia. “Professore sta bene!?!” – sbottò Ginny aiutandolo a rimettersi in sesto. “Tom un bicchiere d’acqua!” – bofonchiò Ron sbracciando con una mano per richiamare l’attenzione del barista – “Neville vai a prenderlo, corri!” Il ragazzo si alzò velocemente rischiando di inciampare sopra a Draco, corse fino al bancone e in un lampo tornò al tavolo con un boccale stracolmo di acqua. “Dategliene un po’.” – bofonchiò Hermione. Harry aiutò il professore a bere qualche sorso, ma ci volle qualche secondo prima che il colorito di Lupin tornasse quello normale. Tutti erano schiacciati intorno a lui. “Fategli aria!” – borbottò Ginny scansandoli ai loro posti. Lupin riaprì gli occhi lentamente; per qualche istante sembrò non capire bene che cosa ci facesse seduto lì con un gruppo di ragazzini, in quel buco di locanda. Poi, come colpito da un fulmine ricordò ogni cosa: scattò in avanti con le braccia scuotendo Harry con forza. “Chi ti ha parlato.. chi ti ha parlato dell’Alchimista!?”- sbottò Lupin. “N-nessuno.” – mentì Harry. “Alchimista?” – chiese Ginny – “ E chi sarebbe?” “NESSUNO.” – ribadì più forte Harry – “Pensavo a voce alta e .. e non .. non lo so nemmeno io perché l’ho detto. Ok?” Ron ed Hermione si guardarono di nuovo. “Harry … chi.. chiunque te ne abbia parlato … lascialo perdere. NON devi avere niente a che fare con quell’individuo… quel.. quel.. mostro. Sarebbe capace delle peggiori atrocità e .. e tu NON devi correre rischi! Hai capitò bene!?”- tuonò Lupin così forte che quasi lo sentì tutta la locanda. “Tutto a posto là Remus?” – domandò Tom accigliato da dietro il bancone. Praticamente tutti gli avventori s’erano girati a guardare la scena. Lupin tossicchiò per schiarirsi un po’ la voce, mollando la presa su Harry. “Tutto ok, stavamo solo … discutendo sugli ultimi dettagli scolastici prima di salutarci. Normale amministrazione! E’ Tutto ok signori!” “Tutto ok!” – fecero eco Ginny ed Hermione. Anche se non era affatto tutto ok. “Scusa per poco fa, Harry.” – bofonchiò Lupin sottovoce. “Non fa niente, signore.” – rispose il ragazzo cercando di dissimulare la sua preoccupazione. Lupin chiuse per un attimo gli occhi, come per riprendere fiato. “Bene ora debbo andare ragazzi. Ho un impegno piuttosto.. urgente. Harry mi raccomando, stai alla larga da tutta questa storia. Pensa solo a studiare e a tenerti lontano dai guai.. promettimelo ragazzo!”- disse Lupin con sguardo paterno. “Glielo prometto” – rispose Harry asciutto. “Buona scuola a tutti! Ora presto, a dormire, altrimenti domani perderete il treno. Ci rivedremo ancora. Buona fortuna!” – bofonchiò Lupin. I ragazzi lo salutarono; Harry si sentiva confuso e terribilmente stanco. Lupin raccolse il suo mantello, se lo infilò in fretta sopra le sulle spalle e se ne andò; attraversò la vecchia locanda con passo veloce, aprì la porta d’ingresso e scomparve nella notte. Se il professore aveva avuto quella reazione al solo sentir nominare l’Alchimista.. forse davvero quel misterioso personaggio aveva a che fare con tutto questa pazzesca storia. Ma aveva promesso di tenersi lontano dai guai… come se i guai avessero voglia di starsene alla larga da Harry Potter.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Icarus Glindel ***


Erano ancora le tre del mattino, in una striminzita camera del Paiolo Magico: Harry si rigirava nel letto, senza riuscire a prendere sonno. Appena tentava di chiudere gli occhi gli venivano alla mente strane visioni di sangue e il volto di Sirius che sogghignava sinistro nell’ombra. Ron invece ronfiava beato su un letto li accanto. Harry si alzò poggiando i piedi per terra sulle scricchiolanti tavole di legno del pavimento. La finestra della camera era aperta, faceva caldo, e le tende erano accostate da una parte. Una grossa nuvola si spostava arrancando attraverso il cielo. I suoi bagagli erano stati riposti con cura in fondo al letto e, appollaiata sopra all’armadio, giaceva la gabbia di Edvige, che dormiva paciosa con le penne tutte arruffate. Harry si sedette sul davanzale della finestra dando una rapida occhiata di sotto. Diagon Alley era deserta a quell’ora del mattino; le luci erano spente e tutto era buio e tranquillo. “Sirius … “ – bofonchiò triste il ragazzo. Stringeva tra le mani la sua copia di “Nuove tattiche e schemi di gioco per Cercatori” che il suo padrino gli aveva regalato per i suoi sedici anni. Adesso non era poi così divertente sfogliare quelle pagine, che ormai aveva quasi imparato a memoria. Che fine aveva fatto il suo amato padrino? Sirius Black.. il famoso Sirius Black … non era mai capitato che non si fosse fatto sentire per così tanto tempo. “Potrei scrivergli una lettera… forse .. se faccio in tempo potrebbe arrivargli entro domattina! .. già ma… e se poi non la leggesse affatto?” La nuvola passò oltre diradandosi sempre più e lasciando posto al chiarore della luna. Harry alzò gli occhi al cielo, era ancora vivo in lui il volto splendente di Netheril; avrebbe quasi voluto che lei in quel momento fosse lì. “Cosa devo fare?” – sussurrò sottovoce battendo forte un pugno sul petto. In quel momento sentì un formicolio sempre più forte sotto i vestiti. Era il ciondolo dorato: stava brillando più forte. Stava brillando per lui… “Va .. tutto bene Harry?” “Ron! .. che ci fai sveglio a quest’ora?” – bofonchiò il ragazzo rinfilandosi il ciondolo sotto la camicia. “Non riuscivo a dormire. Pensavo a tutte quelle cose che sono successe in questi giorni. Non c’è male come inizio anno eh?” “No ehehe – rise macabro Harry – non c’è male davvero. Anche io non ho sonno.” “Dici che Olivander lo prenderanno?” “Hai sentito cosa ha detto il professor Lupin, no? .. quando ho nominato … “ “L’Alchimista..” “Già … non l’ho mai visto così. Comunque … la cosa importante è che Olivander non sia riuscito a mettere le mani su quel.. qualunque cosa fosse. Silente l’ha messa al sicuro.” “Ma ci è andato vicino però! Te lo dico io, al ministero ci lavorano tutti imbranati!” “Ma ci lavora anche tu padre!” – bofonchiò Harry ridacchiando. “OH beh.. papà è l’eccezione. Sono sicuro che se avessero messo lui a guardia di quell’affare, Olivander nemmeno si sarebbe avvicinato. E poi comunque Lupin e Sirius dovevano fargli la guardia.. questo è certo.” Harry si incupì nuovamente. “Nessuna notizia di lui?” – chiese Ron solidale. Harry si limitò a scuotere debolmente il capo. “Sono sicuro che comunque sta bene!” – disse Ron cercando di assumere il tono più convincente possibile. “Già… già hai ragione. Sirius….” – rispose Harry. “Certo però .. che al ministero ne hanno di grande da snocciolare. Prima il pazzo maniaco che uccide la gente.. adesso Olivander che irrompe allegramente come se niente fosse.. secondo me – sospirò Ron – è tutto un piano dell’Alchimista…” “Non ne siamo sicuri… non abbiamo uno straccio di prova Ron! Niente di niente..” – rispose abbattuto Harry. Se almeno avessero avuto qualche indizio tra le mani, già il fatto di poter indagare su tutti quei misteri l’avrebbe distratto dal pensiero di Sirius. “Invece ce l’abbiamo.” “Hermione!?” – sbottarono tutti e due. “Che c’è?” – rispose la ragazza in camicia da notte. Teneva in mano un voluminoso libro rilegato in pelle. “Cosa ci fai qui?” – borbottò Ron – “Quando sei entrata?” “Dovete essere piuttosto stanchi tutti e due, se non vi siete nemmeno accorti che ho forzato la serratura con l’haloomora.” “E perché l’avresti fatto?!” _ sbottò Ron. “Beh non mi aprivate! Vi ho sentito parlare, e volevo dirvi una cosa..” “Ragazze” – sospirò Ron alzando le spalle. Hermione lo ignorò e si mise seduta sul letto, poggiando il libro sulle gambe. “Venite qui, guardate..” – disse la ragazza illuminando le pagine con la bacchetta. “Che roba è?” – chiese Harry distratto; stava ancora pensando a Sirius. “Un compendio delle arti oscure; l’ho preso in prestito dalla biblioteca personale di Draco. Ci sono molti libri interessanti sapete?” “Hai trovato qualche notizia interessante?” – bofonchiò Ron eccitato. “Forse… sentite: si dice che un essere malvagio dimori negli abissi del mondo dalla notte dei tempi, che vaghi senza meta macchiandosi dei crimini più ignobili e disumani a memoria d’uomo. E’ L’Alchimista, il senza nome, il senza volto… e si dice che ogni mille anni quest’essere se ne vada in giro a cibarsi delle anime di poveri sventurati, o di coloro che.. per troppa brama di potere, finiscono sotto le sue grinfie. E’ malvagio, oscuro e infimo; è la personificazione della crudeltà e il suo maggior divertimento è privare dell’umana ragione i maghi dal cuore puro.” “Accipicchia!” – sbottò Ron – “ Ma tu sai sempre tutto?” Hermione lo guardò storto. “No, Ronald, è solo che io leggo, invece di perdere tempo. E’ da quando Harry ci ha parlato del suo incontro con quella strana creatura al lago, che non ci dormo la notte.” ”Eh.. a quanto pare non siamo i soli a soffrire di insonnia.” – ridacchiò macabro Harry. “Che altro hai trovato?” – chiese Ron curioso. “Beh.. è tutto qui. Ho fatto molte ricerche, consultato parecchi testi e ho persino scritto alla McGranitt per poter raccogliere delle informazioni…” “Ne hai parlato con un professore??” – trasalì Harry. “.. NATURALMENTE … le ho detto che ero interessata ad approfondire gli argomenti che sarebbero stati oggetto del corso di Difesa Contro le Arti Oscure di quest’anno…” ”Ah.. scusami.. io ..” – bofonchiò Harry impacciato. “Non fa niente – rispose asciutta Hermione – comunque sia non sono riuscita a scoprire niente di più. Sembra che questo Alchimista sia un po’ lo spauracchio di tutto il mondo dei maghi. Quasi nessuno ha scritto di lui, e quei pochi che c’hanno provato.. pare che abbiamo tutti fatto una brutta fine.. e pure prematura.” “Chissà com’è .. tutti tipi graziosi abbiamo conosciuto in questi anni.” – disse tremante Ron, deglutendo. “Ma.. allora cos’è che volevi dirci?” – chiese Harry. “Ma come… non l’avete capito?!” – sbottò la ragazza guardandoli uno ad uno, a turno. “Che cosa?” – dissero Harry e Ron in contemporanea. “I due omicidi.. non abbiamo prove che siano collegati a lui ma quando hai parlato con … come si chiamava?” “Netheril..” “Ecco sì, quando hai parlato con lei.. ti ha detto che già una delle anime era stata presa. E poi.. l’articolo di giornale.. “Sembrava quasi che gli fosse stata risucchiata l’anima”…. Non trovate che sia un po’ bizzarra come coincidenza?” “Forse.. ma non abbiamo prove che comunque l’Alchimista sia coinvolto con gli omicidi.” “Ma gli servono le anime! Per … emm per cosa?” – chiese Ron dubbioso. “Gli servono sette anime per liberare … tu sai chi .. “ – disse la Hermione. “E cosa c’entra con tutto questo il vecchio Olivander? Quello, per quanto ne sappiamo noi poteva essere lì per i fatti suoi..” – bofonchiò Harry, gli occhi gli brillavano. “Hai sentito cosa ha detto Lupin no? E la sua reazione! Era inequivocabile. Olivander è legato in qualche modo all’Alchimista!” – disse Hermione con decisione. “Forse.. gli portava le anime? .. ma certo! – sbottò Ron – era lui l’assassino!” “Ma era troppo vecchio per queste cose..” – osservò Hermione con saggezza. “Papà dice che quel vecchio indemoniato ha combinato più guai di quanti non riporti la gazzetta al ministero! Ha detto che due dei suoi colleghi sono morti in modo orribile! Proprio nel dipartimento dove Olivander ha tentato di rubare quel… non so cosa!” “Forse Ron.. forse… ma se avesse avuto più di un complice?” – bofonchiò Hermione. “Se è davvero così forte, perché avrebbe bisogno di tanti leccapiedi?” – chiese Harry attonito. “Anche V.. tu sai chi .. era forte, eppure s’era circondato di mangiamorte.” – ribatte Hermione convinta. “Non è questo il punto!” – disse Ron con forza. Edvige starnazzò dentro la gabbia. “Ops.. scusate – aggiunse sottovoce – che ci faceva Olivander dentro al Ministero?” “Doveva rubare un oggetto, suppongo, e consegnarlo all’Alchimista .. “ – disse Hermione. “Si ma… per fare che? .. che tipo di oggetto?” – chiese Harry. “Non ne ho idea … tutto quello che so… è che l’Alchimista ha bisogno delle anime per rompere la magia del Fiore di Cristallo.. ma in che modo .. e tenterà di farlo .. non ne ho idea.” “Ah beh! … siamo messi bene allora!” – bofonchiò amareggiato Ron. “Gli occhi del Drago non dovranno aprirsi … “- sospirò Harry. “Come?” – disse Ron distratto. “Netheril mi ha ripetuto più volte che gli occhi del Drago dovranno rimanere chiusi …Hermione hai più scoperto niente sul Dragone Nero?” “Niente di niente.. tutte le mie ricerche si sono rivelate un buco nell’acqua a parte … “ “A parte?” – chiesero in coro Harry e Ron. “Giorni fa.. sfogliavo per caso un vecchio libro di magia nera, e mi sono imbattuta in un testo che non riuscivo a comprendere, era scritto in Rune, credo, ma erano troppo complicate, non le abbiamo ancora studiate a scuola. Ho pensato ci fosse qualche collegamento perché ovunque erano rappresentati Draghi Neri, bestie alate che sputavano fiamme.” “Pensi che vi sia descritto il rituale??” – disse Ron fremente. “Mmm … non so .. era troppo complicato per capirci qualcosa, dovrò lavorarci su. Quando saremo a scuola potrò muovermi più a mio agio. Ricordate? Sono un prefetto e nessuno sospetterà vedendomi nel reparto proibito.” “Beh.. non è male come inizio… abbiamo… due maghi morti ammazzati, un vecchio venditore di bacchette che sé dato alla pazzia … un tizio di cui non sappiamo assolutamente niente, a parte che si diverte a fare merenda con le anime… e un libro indecifrabile.“ – borbottò Ron contando le varie parti del puzzole sulle punte delle dita. “Tu che ne dici Harry?” – chiese Hermione. Harry tornò alla finestra.. esausto. “Dico che al momento ho troppo sonno … sono quasi le quattro e tra meno di cinque ore dovremo prendere l’espresso per Hogwarts, al binario nove e tre quarti. Forse.. faremmo meglio a dormire, per ora.” Ron ed Hermione rimasero in silenzio: era chiaro che Harry non era tranquillo, che sotto quella falsa calma si nascondeva un calderone ribollente e pronto ad esplodere. Ron accompagnò la ragazza alla porta e la richiuse, ributtandosi sul letto. Quella notte nessuno dei tre amici riuscì a chiudere occhio e prima che riuscissero a rilassare un poco i pensieri, le prime luci dell’alba cominciarono a far capolino da dietro le nuvole. Dopo la nottata insonne passata a cercare di farsi un’idea per quanto possibile chiara di tutte quelle bizzarre coincidenze, Harry aveva un enorme cerchio alla testa, e per la prima volta non era a causa della cicatrice che avvertiva un forte dolore proprio sopra agli occhi. La cicatrice.. già.. almeno fino a poco tempo prima quella funzionava come una specie di campanello di allarme, ora invece era un bel po’ che Harry non la sentiva bruciare, fatta eccezione quella volta in cui, quando erano a casa di Sirius, avevano soccorso quella ragazza. E così nonostante tutti i suoi sforzi, Harry si trovava nuovamente a pensare al suo padrino e a quell’arpia che gliel’aveva portato via. Perché poi quel giorno la cicatrice gli aveva fatto così male? “Che c’è Harry? Sei pensieroso?” – chiese Ron mentre con un ultimo sforzo tentava di infilare la vecchia divisa scolastica dentro al baule. “Va tutto bene. – mentì Harry sorridendo – è solo che ho un po’ di fame, tu no?” “Eh già! Ora che ci penso metterei volentieri qualcosa sotto i denti – rispose Ron ingenuo – tu c’hai messo tutto nel baule?” “Oh.. si si, ho dovuto incalzare un po’ un paio di guanti in pelle di drago ribelli, ma alla fine ce l’ho fatta. Spero solo che il libro dei Mostri non mi divori i rotoli di pergamena: non voglio che quell’idiota di Piton abbia già da ridire su di me solo al primo giono.” “Non ci pensare dai! Quello è un caso patologico!” – ridacchiò Ron, ed Harry lo imitò. Tutto sommato era stata una bella estate, e già prima di andare a scuola di avvenimenti pieni e importanti ne erano successi un sacco. Ritrovarsi lì con Ron a ridere e scherzare, in un certo senso lo rasserenava, anche se la testa era strabordante di pensieri. Qualcuno bussò alla porta. Harry andò ad aprire e si ritrovò davanti Ginny, accompagnata da Draco e Neville. “Allora, pelandroni! Vi date una mossa? Hermione è già pronta con i bagagli al piano di sotto. Il treno parte tra mezz’ora, e dobbiamo ancora far colazione!” “Ehi quanta fretta sorellina! Tutta questa voglia di tornare a scuola?” – chiese Ron con ancora lo spazzolino da denti in bocca. “Da quando usi quella roba?” – chiesero Neville e Draco con occhi strabuzzati. “Oh emm a stota harmian.. “– bofonchiò Ron mentre spazzolava. “Ah l’amore!” – canticchiò Draco scuotendo la testa allegro. “Noi scendiamo! Ci vediamo di sotto!” – bofonchiò Ginny. “E sbrigatevi! O la nonna si arrabbierà, se perdo il treno!” – disse Neville con un velo di paura al pensiero di una delle epiche ramanzine di sua nonna. Harry e Ron ci misero altri dieci minuti buoni prima di scendere. Harry trovò alquanto difficile riuscire a staccare dal becco di Edvige un grosso moncone di topo che penzolava sanguinolento. “Te ne sei andata a caccia eh? Brava, migliori ogni giorno.” – bofonchiò Harry ad una per niente affatto felice Edvige, che ( quasi per punirlo ) gli beccò la mano aspra. Per quando erano scesi di sotto, tempo di pagare il vecchio Tom e di ingurgitare un toast bruciacchiato e bisunto a testa, s’erano già fatte le sette e quaranta. “Ce l’avete il biglietto? … VERO?” – disse Hermione con sguardo inquisitorio rivolgendosi agli ultimi arrivati. Harry e Ron si guardarono con aria innocente. “Emm noi.. veramente.” – bofonchiò Ron arrossendo. “Sempre i soliti. Andiamo su! Il camino della metro polvere stamattina è un po’ intasato, c’è la fila che arriva fino al vecchio negozio di bacchette di Ol..” “Che idioti! – sbottò Harry – l’avevamo sotto il naso e nessuno di noi ha pensato di andarci per trovare qualche indizio.. ammesso che ce ne siano.” “Dai andiamo!” – disse Ron strattonando Ginny per una manica. “Andare dove?! Abbiamo il treno che parte tra meno di dieci minuti! E poi, credete che …. Quei graziosi maghi dall’aspetto ufficiale in divisa grigia ci farebbero entrare??” “Quali maghi in camicia grigia?!?!” – sbottarono Harry e Ron. “Quelli là.” – bofonchiò Neville ignaro. Il gruppetto di amici si voltò in direzione del vecchio negozio di Olivander, la strada era gremita di maghi del Ministero che stavano perquisendo l’abitazione. Harry ne contò almeno quindici all’esterno, e chissà quanti ce ne sarebbero stati dentro?! “Impossibile andare a ficcanasare un po’” – commentò asciutto, anche se la curiosità di andare fino in fondo lo stuzzicava davvero. “Ma che ci interessa poi? “ – domandò Draco un po’ impaziente. “Questi bauli non stanno buoni!” – si lamentò Neville cercando di riacchiappare il suo. Harry, Ron ed Hermione ebbero la forte sensazione che forse non era il caso di continuare quel discorso, anche perché avrebbero cominciato a destare non pochi sospetti, dato soprattutto che Ginny stava cominciando a mangiare la foglia. “Accipicchia! È davvero tardi! – bofonchiò Harry ridacchiando a stento – sarà meglio affrettarsi! Vero Ron? Hermione?” “Emm Si si si ! Andiamo ragazzi!” – bofonchiò Ron spingendo Ginny verso il camino. “So camminare da sola!” – borbottò la ragazza. Neville e Draco furono i primi a dileguarsi dopo un grosso mago barbuto e una coppia di streghe dall’aspetto inquietante. Ginny aveva appoggiato un piede sul gradino del camino quando si voltò indietro a guardare i tre amici, che stavano visivamente tentando di non destare l’attenzione, assicurando un risultato diametralmente opposto. “Allora… io non sono una stupida ragazzina ! … è chiaro che qui gatta ci cova e che mi nascondete qualcosa!.. .. “ Harry, Ron ed Hermione rimasero in silenzio scambiandosi qualche occhiata colpevole. “ALLORA? – sbottò Ginny minacciosa – Harry mi vuoi dire che succede? O pensate di fare i misteriosi ancora a lungo?” Ron tentò di dire qualcosa ma non sapeva cosa inventarsi, e Harry proprio non riusciva a spiaccicare una parola. “Ginny qui non succede proprio niente.” – disse Hermione sorridendo all’amica. “Certo! Come no! è da giorni che vi osservo a voi tre! Da quando Harry s’è sentito male a casa di Draco. Credete che sono una babbea?” – rispose Ginny stizzita. “Ma no! Nessuno lo crede!” – borbottò Ron arrossendo. “Ginny calmati, va tutto bene… davvero.” – disse Harry accarezzandole il viso dolcemente. La ragazza non rispose; si girò dall’altra parte e sparì in una vampata di fiamme verdi smeraldo. Tutti e tre sospirarono. “Harry.. forse dovresti dirglielo..” – azzardò Hermione. “Non se ne parla!” – sbottò Harry. “Mia sorella a volte è un po’ impicciona.. scusatela.” – borbottò Ron imbarazzato. “Non è un’impicciona! Ma io non voglio farle correre rischi inutili! Non ne sappiamo nulla in fondo noi tre… non abbiamo niente in mano, solo congetture. – replicò Harry asciutto – e con questo direi che è ora di andare, a meno che non intendiamo perdere il nostro primo giorno di scuola.” Hermione andò per prima, e poi toccò a Ron, che sparì con un’espressione a metà tra l’abbatutto e il rincuorante. Harry era rimasto l’unico indietro. Stava per lanciare una manciata di polvere volante quando d’un tratto una sensazione orribile lo pervase tutto. Era come se qualcosa o qualcuno l’avesse attraversato da parte a parte.. una specie di fantasma. Gli occhi gli strabuzzarono indietro, come stesse per svenire e la cicatrice gli cominciò a bruciare fortissima: cadde accasciato su un lato interno del camino e non ci capì più nulla. Dopo qualche istante, in cui aveva perso la sensazione del tempo, si sentì scrollare le spalle e una voce sconosciuta gli stava parlando. Era tutto strano e sfocato, e ci mise un po’ per tornare in se. “Ragazzo stai bene?” – chiese uno dei maghi vestiti di grigio. “Io.. io.. s-si signore, mi scusi ho .. avuto solo un capogiro.” – balbettò Harry confuso. “Sicuro? Se vuoi ti accompagno a…” “Va tutto bene signore, e grazie.” ”Ok… beh allora posso tornare al lavoro. E fa attenzione ragazzo!” Harry ebbe come un guizzo, forse era l’occasione giusta per scoprire qualcosa. “Grazie ancora! Emm ..immagino c’entri qualcosa il vecchio Olivander.” – bofonchiò con aria innocente. “Stiamo indagando, solo che non si riesce ad entrare dalla porta.. quel vecchio pazzo deve aver messo qualche specie di magia per impedire agli estranei di entrare in sua assenza. … cofh cofh… e comunque – disse il mago del Ministero schiarendosi la voce - non sono affari che riguardano un ragazzino. Ora sbrigati o i tuoi amici ti lasceranno a piedi.” Harry arrossì un po’, ma non sapeva come controbattere. Salutò il mago in grigio e si infilò dentro al camino lasciando cadere la polvere volante. Subito si sprigionò una fiamma verdastra che lambì velocemente investendolo. “Stazione di King Kross! Binario nove e tre quarti.” – disse con sicurezza Harry e scomparve inghiottito dal camino della metro polvere. Poco prima che l’immagine di Diagon Alley gli sparisse alla vista giurò di aver intravisto un grosso cane nero svoltare l’angolo tra Nocturne Alley e il vecchio negozio di bacchette magiche. “Harry! Ce l’hai fatta!” – bofonchiò Neville impaurito. “Cominciavamo a pensare che ti fossi di nuovo perso tra i camini della metro polvere” – disse Ron, contento di vedere che si era sbagliato. “Scusate, ho avuto 1 piccolo contrattempo, tutto a posto. … oh no! I biglietti!” “Te l’ho preso io, dai andiamo! – disse Ginny sorridendogli – il treno parte tra un minuto.” “Grazie.. e scusa per prima.” – rispose Harry prendendola per mano. La ragazza non rispose, ma non mollò la presa, cosa che ( pensò Harry ) non era poi così male. Cioè.. in fondo avrebbe pure potuto mollarlo lì, invece ..beh fatto sta che nessuno dei due ebbe il coraggio o la voglia di riprendere il discorso. Il gruppetto corse più velocemente possibile in direzione dell’espresso rosso fiammante che già sbuffava nuvole di denso fumo grigio dalla locomotiva. Hermione aiutò Neville a caricare il suo pesante baule che ancora tentava invano di sfuggirgli al controllo e quando tutti finalmente furono saliti sul vagone, il capotreno fischiò sonoramente e pian piano il treno cominciò a cigolare e a muoversi. “Dobbiamo trovarci un posto, ma tutti non ci entreremo mai in uno scompartimento solo.” – disse Hermione. “Oh.. beh.. io vado a farmi un giro tra i serpeverde. – bofonchiò Draco – Se mi vedono troppo a confabulare con i Grifondoro cominceranno a pensare male di me.” Gli altri ridacchiarono annuendo. “Io penso che andrò a cercarmi un vagone vuoto.” – sussurrò Neville. “E perché?!” – chiese Ginny. “Non voglio che questo baule mi scappi di nuovo. Dovrò legarlo bene e poi .. emm.. beh ho da fare.” – rispose il ragazzo arrossendo. “Neeeeville? Non è che ci nascondi qualcosa?” – bofonchiò Ron con un buffo movimento delle sopracciglia. Il ragazzo non rispose perché per quanto si sforzasse, l’unica cosa che gli riuscì fu quella di balbettare qualche confusa sillaba. Poi prese il suo baule e tentò di spingerlo in direzione opposta, verso l’altro capo del treno. “Ok. – disse Hermione – sembra che siamo rimasti solo noi quattro. Dovremmo entrarci in uno scompartimento solo.” “Ma qui è tutto pieno..” – bofonchiò esausto Ron, sbirciando dietro una delle porte scorrevoli ai lati del vagone. “Andiamo più avanti, sono sicura che qualche posto lo troveremo di certo.” – commentò Ginny, muovendo il suo baule con un colpetto di bacchetta. Cinque minuti dopo erano tutti e quattro sistemati in un comodo scompartimento poco più avanti, coi bauli stracolmi e brontolanti, ordinatamente disposti sopra le loro teste. Harry si mise comodo vicino al finestrino mentre guardava la campagna verde scorrergli davanti agli occhi; pensava ancora alla figura di quel cane nero che così tanto gli riportava alla mente … ancora una volta… l’ennesima volta… Sirius. “Eih!” – tossicchiò Ron cercando di non strozzarsi ( stava già cominciando ad assaltare una scatola di Cioccorane ) – guardate là!” “Eh? Cosa? Dove?” – disse Hermione cercando di guardare fuori dal finestrino. “E questo.. da dove viene?” - bofonchiò Ginny. “Qualcuno l’avrà mandato no? Beh.. non ci resta che aprire il finestrino e vedere che succede..” – bofonchiò Harry incuriosito. Ron lo aiutò ad abbassare il vetro che era come incrostato dagli anni e uno svolazzante gufo nero come la notte entrò nella cabina poggiandosi proprio per terra di fronte ad Harry. Se ne stava lì, immobile, con una lettera saldamente fissata a una delle zampe, come per dire “Avanti su, che aspetti a prenderla?” Harry lo scrutò per un momento indeciso. Possibile che fosse lì per lui? Eh beh.. a quanto pare… Il gufo scrollò le ali guardandolo torvo con espressione accigliata. Harry si decise a raccogliere la busta e finalmente il rapace potè decollare di nuovo, non prima di aver di aver lasciato un ricordino sui vestiti di Ron. “Maledetto uccellaccio!” – borbottò Ron mentre con un incantesimo ripulente sistemava la divisa scolastica. “Chi te la manda?” – chiese Hermione. L’ultima volta che gli era stata fatta quella domanda, la risposta che uscì dalla sua bocca fu un misto di stupore e contentezza, seguito da rabbia e malinconia… e fu una sensazione strana per Harry sentire ancora una volta la sua voce tremante pronunciare “ Sirius “. “Beh, allora cosa c’è scritto?!” – chiese Ron curioso, visto che Harry non osava parlare. “Niente..” – rispose Harry sconcertato. “Come niente?” – domandò Ginny accigliata. “E’.. un foglio di pergamena bianco, non c’è nemmeno una goccia d’inchiostro… guardate..” – disse Harry mostrando ai suoi amici il pezzo di carta. Erano tutti increduli a dir poco. Ron voleva dire qualcosa ma era come se le parole gli si fossero bloccate. Forse Harry non voleva proprio sentirsi dire niente di che in quel momento. “E’ strano però…” – bofonchiò Hermione rompendo il breve silenzio. “Sirius?.. ah.. forse si sta ammattendo.” – disse Harry in tono lugubre. “Non dire sciocchezze. E’ strano che non si sia fatto sentire per settimane … e che si faccia sentire solo per mandarti una semplice busta vuota .. con un pezzo di carta bianco.” – aggiunse la ragazza. “Forse.. emm.. pensava che ti avrebbe fatto comodo un po’ di carta in più?” – bofonchiò Ron alzando le sopracciglia. Harry si limitò a incenerirlo con gli occhi. Non gli sembrava davvero quello il momento per scherzare. “Non si fa sentire per settimane… nemmeno da Lupin … e manda una busta vuota a te. Non è da lui … o meglio.. conoscendo il tipo.. c’è qualcosa che non va.” – disse Ginny sottovoce, mentre accarezzava Grattastinchi, che le se era raggomitolato sopra le gambe. “E quel gatto, da dove salta fuori?!” – sbottò Ron sorpreso di ritrovarselo lì. “L’ho sempre portato con me Ronald: credi che lo lascerei da solo da qualche parte?” – rispose Hermione quasi offesa. “Scusa! E’ solo che non l’avevo mai notato fino adesso.. comunque Harry è vero: è proprio strano che ti mandi una lettera così. Sarà un messaggio nascosto?” – disse Ron cercando di leggere il foglio in controluce. “Potrebbe essere!” – disse Harry sussultando. “Ma che senso avrebbe?!” – bofonchiò Hermione poco convinta. “Avrebbe più senso del fatto che Sirius mi abbia spedito un semplice pezzo di pergamena vuota.” “Anche se fosse poi.. non credo che riusciremmo a decifrarla così velocemente. Sirius è un mago in gamba e l’avrà di certo protetta bene.” – disse Ginny. “Contino a non capire perché Sirius avrebbe dovuto mandare ad Harry un messaggio cercando di nasconderne il contenuto.” – bofonchiò Hermione scettica. “Non ne ho idea.. – disse Harry lentamente – forse… Jacoby c’entra qualcosa?” “E chi è Jacoby?” – chiese Ginny curiosa. “L’elfo domestico di Sirius. – rispose velocemente Ron, senza badarle troppo – Ma perché Jacoby dovrebbe aver scritto..?” “Non lui! Ma .. forse è stato lui che… “ “Che intendi dire?” – chiese Hermione. Harry si guardò intorno come per essere sicuro che nessun altro li stesse ascoltando. “A Diagon Alley, quando siamo rimasti soli … Lupin mi ha detto che ha tentato di mettersi in contatto con Sirius … è andato anche a casa sua, ma lui non c’era. Ha trovato solamente Jacoby ad accoglierlo.. era .. era terrorizzato per qualcosa.” “E tu .. pensi che in qualche modo questo possa essere collegato alla .. scomparsa di Sirius?” – chiese Ron con l’aria di chi si sforza di collegare le cose. “E’ possibile” – rispose Hermione. “Mah… non ne sarei così sicuro. E’ solo un’idea. In fondo che ci vuole per terrorizzare un elfo domestico? Basta fargli un po’ di spavento e subito scappano via.” “Non parlare male degli Elfi domestici Harry! Un giorno quando il CREPA…” – disse Hermione quasi meccanicamente. “Eccola che ricomincia!” – borbottò Ron sottovoce. “Hermione non sto parlando male di Jacoby, piantala con questo CREPA !” – sbottò Harry nervoso. “Piantarla io?!” – rispose Hermione stizzita. “Eih! Buoni un po’ voi due! Harry.. con Hermione ho l’esclusiva io per quanto riguarda le litigate.” – disse in tono pacato Ron, trattenendo una risata. Harry si fermò e scosse la testa, lo stesso fece Hermione, ed entrambi guardarono Ron che con espressione seria li guardava torvo. Risero di botto tutti e tre, quasi come se avessero assistito alla più comica delle performance di Neville. “Io non vi capirò mai!” – borbottò Ginny mentre Grattastinchi giocherellava con una cioccorana. “Scusa Hermione… sto proprio sotto sopra questi giorni!” – disse Harry arrossendo. “Non ti preoccupare, scusami tu.. non avrei dovuto prendermela. Sta tranquillo per Sirius, sono sicura… sono sicura che andrà tutto bene.” – rispose Hermione serena. “Vorrei poter dire che hai ragione.. ma il fatto è che non c’è niente che vada per il verso giusto. Da quando siamo partiti per casa di Draco … ne sono successe di tutti i colori.” – disse Harry, che era tornato a guardare il finestrino. BABOOOM – uno scoppio e uno scossone percossero il treno. “Che diavolo succede?!” – sbottò Ron che s’era ritrovato a reggere per miracolo con la testa e una mano il suo grosso baule di scuola. SWAAAAAAAM – un altro spintone e il baule si fracassò a terra sopra al piede di una dolorante Ginny. “ROON! Sta attendo a cosa fai!” - sbottò la ragazza rossa in viso. “SCUSA! Ma non è colpa mia se...” SWAAAAAAAAM – un terzo tremore scosse tutta l’abitacolo. La porta della cabina si aprì scorrendo e schiantandosi violentemente. Hermione si tirò in piedi uscendo con la testa nel corridoio, per dare un’occhiata. “Che succede?” – disse Ginny che ancora si massaggiava il piede. “Non so, qui è pieno di gente. Sono usciti tutti dai loro scompartimenti. Aspettate un momento.” – disse Hermione con tono autoritario ed uscì dalla cabina richiudendosi alle spalle la porta di vetro scorrevole. Il suo distintivo da prefetto luccicava fiero sul petto e non ci volle molto prima che Harry, Ron e Ginny potessero sentirla borbottare lungo il corridoio del vagone affinché tutti riprendessero posto nelle loro cabine. “Quella là c’è nata per comandare, ve lo dico io! Non mi stupirei se un giorno diventasse Ministro della Magia!” – disse Ron orgoglioso. Hermione tornò dopo qualche minuto, con aria soddisfatta e felice. “Beh? Che è successo? Che ci facevano tutti fuori?” – chiese Harry curioso. “Nessun problema, era solo il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure che stava dando una piccola dimostrazione dell’errata applicazione dell’incantesimo frastornante.” – rispose Hermione con uno sguardo rapito. “E su chi l’ha provato? – chiese Ron allibito – pensavo volesse far saltare in aria l’intero treno!” “Pansy Parkinson s’è offerta come volontaria.” – commentò Hermione sorridendo. “AH! Bene! Allora poteva anche rincarare la dose!” – bofonchiò Ginny con un so che di sadico nella voce. Tutti risero di nuovo assieme. “Che tipo è il nuovo professore?” – chiese Ron quando riuscì finalmente a placare l’eccesso di risate. “Umm non so, non ho visto molto. Era di spalle e c’era un po’ troppa gente intorno per riuscire a vedere qualcosa. Sembra.. umm alto… coi capelli lisci e biondi .. un bel tipo.” “Oddio! .. non sarà un altro Allock?!” – bofonchiò Ron scoppiando di nuovo a ridere. “Non è né allocco ne… oh basta! Mi sembra un tipo in gamba. E comunque quella Pensy Parkinson se l’è cercata lei. Ora starà un bel po’ buona senza fare troppi danni. Madama Chips avrà di che rallegrarsi. Il nuovo anno scolastico sembra iniziare alla grande. “Ma che ora è ? M’è presa fame!” – borbottò Ron d’un tratto, massaggiandosi la pancia. “Umm quasi mezzogiorno suonato! Tra un po’ dovrebbe passare la signora col carrello. Vi va un po’ di succo di zucca?”– chiese Harry allegro – offro io!” Con tutto quel trambusto e quel via vai di gente per il vagone, Harry era riuscito, anche se per poco, a mettere da parte le sue preoccupazioni per Sirius, e.. quasi senza accorgersene, aveva persino dimenticato che solo poche ore prima la cicatrice aveva ripreso a bruciargli più forte che mai. Era così spensierato in quel momento, che aveva persino dimenticato di raccontare quell’episodio ai suoi amici. Erano circa le sei di pomeriggio quando il sole cominciò lentamente a declinare verso ovest, dietro le colline verdi del paesaggio. Ron, Ginny ed Hermione s’erano appisolati un poco, forse per l’effetto dei troppi dolci e tramezzini birichini ingurgitati a pranzo, tra una chiacchiera e l’altra. S’erano tutti divertiti a fantasticare un po’ sul nuovo anno scolastico che ormai stava per iniziare. Quella sera stessa avrebbero di nuovo varcato le soglie di Hogwarts e la magia sarebbe cominciata di nuovo… e niente, niente al mondo avrebbe distrutto quei momenti di felicità, nemmeno il brutto naso di Piton, anche se forse lui avrebbe fatto di tutto per mandare indigesta ogni singola lezione di pozioni ( non che senza di lui la materia sarebbe risultata più interessante ). Harry era tornato pensieroso. Ora che tutti i suoi amici erano beatamente addormentati e si ritrovava di nuovo solo, tutte le sue paura più recondite ricominciavano a riaffiorare. D’un tratto sentì ancora una sensazione strana al torace e il ciondolo che aveva al collo, il regalo di Netheril aveva ricominciato a brillare. Una soffusa luce dorata lambiva il piccolo abitacolo della cabina, tanto che, per un osservatore fuori dal treno, sarebbe probabilmente apparsa come una piccola stella, perduta tra le ombre del crepuscolo. Le luci del treno si erano spente, anche se l’espresso continuava a sferragliare nella sera, come un gigantesco serpente metallico. Harry accarezzò il ciondolo malinconicamente: quale messaggio … e con quale scopo gli era stato donato? La cicatrice riprese a bruciargli di nuovo e questa volta era come se una forza incontrollata gli ordinasse di bruciare. Harry emise un gemito di dolore ma trattenne le urla, perché non voleva far preoccupare gli altri: si portò una mano alla fronte e con la bacchetta cercò di applicare un incantesimo alleviante, ma senza successo. La luce del ciondolo si spense e nella penombra, una figura si stagliava immobile di fronte alla porta della cabina. Harry spalancò gli occhi e per un attimo ebbe quasi paura che si fosse trattato di un Dissennatore, tanto era scura e anonima quell’immagine. E temette di sentire il freddo fetido di quelle creature invadergli l’anima. Poi la luce si accese, per il corridoio e comparve la faccia spaesata e buffa di uno strano mago che Harry non aveva mai visto prima d’ora. “Oh.. emm salve!” – fece il mago porgendo una mano. “Emm.. s-salve. Per u-un attimo l’ho scambiata per un'altra persona.” “Beh, diamine, con tutto questo fracassare e spengersi di luci al tuo posto mi sarei scambiato quasi per un Dissennatore!” “Ahaha, davvero? Ma.. emm lei .. chi è?” – bofonchiò Harry incuriosito dallo strano personaggio. “Oh! Perdonami, non mi sono nemmeno presentato! Dove ho la testa? Mi chiamo Icarus Glindel, sono il vostro nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure?” “Ah! E’ lei, alla fine la conosco! Ho saputo che ha già sistemato Pensy Parkinson a dovere, complimenti!” – bofonchiò Harry sottovoce per non svegliare gli amici. Era sorpreso di trovarsi di fronte proprio il famoso Icarus Glindel. Curioso però .. sembrava quasi che questi gli avesse letto nel pensiero.. poco prima. “Come mai parli così piano?” – chiese Glindel scrutandolo dall’alto. “Emm – bofonchiò Harry indicando con la testa Ron che ronfiava a bocca aperta – non le consiglio di svegliarli sa.. sono un po’ suscettibili.” “Oh già! Che sbadato! Non c’avevo fatto caso. Beh.. ci vediamo .. Harry.” Il professore richiuse la porta e proseguì oltre lungo il vagone. Harry si rimise seduto: incredibile.. aveva appena conosciuto il mago più divertente del mondo. Non solo ci sapeva fare con la magia, ma era persino simpatico! E poi .. come faceva a conoscere il suo nome? Già .. come faceva a conoscerlo? “Bah.. a che vado a pensare? Tutti mi conoscono, sono il famoso Harry Potter … oppure..” “Siamo arrivati?” – bofonchiò Ginny strofinandosi gli occhi. “Quuuuaasi – disse Ron con un grande sbadiglio – con .. con chi stavi parlando poco fa?” “Con Icarus Glindel!” – rispose gioviale Harry. “E chi è?” – chiese Ron come se Harry avesse appena pronunciato il nome del mago più sconosciuto sulla faccia della terra. “Il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure!” – risposero insieme Ginny ed Harry. “E tu come lo sai?” – chiese Hermione alla ragazza. “Me lo disse tempo fa papà, prima che arrivassimo a casa di Draco per le vacanze.” “E com’era, Harry?” – disse Ron entusiasta. “Non male! La prima impressione è stata buona, speriamo che anche il seguito non smentisca tutto.” – bofonchiò Harry accingendosi a prendere il suo baule. “Sarà ora che ci prepariamo: il treno comincia a rallentare! Tra pochi minuti saremo arrivati!” – disse Hermione con entusiasmo, facendo levitare il suo baule comodamente fino a terra, con un solo rapido colpo di bacchetta. “Perché mai quella sia sempre così entusiasta di arrivare a scuola.. io non lo capirò mai.” – rispose con tono arrendevole Ron, mentre a malincuore si preparava a scendere dalla carrozza. Dopo un po’ l’espresso cominciò a rallentare: dapprima le ruote si limitarono stridere qualche volta, poi il fischio della locomotiva annunciò l’arrivo alla stazione e tutto il treno si fermò con un piccolo sobbalzo. Fuori era notte pesta ormai quando Harry, Ron ed Hermione, seguiti da Ginny misero piede fuori dal treno. La stazione era già gremita di studenti: facce vecchie e nuove. Molti bambini del primo anno si muovevano frenetici come uno sciame impazzito di api. Harry ricordo che anche lui la prima volta si era sentito così. “Neville e Draco?” – chiese Ginny. “Saranno qui da qualche parte, ma è inutile cercarli con questa confusione. Tanto vale andare alle carrozze e ritrovarci tutti alla Sala Grande.” – bofonchiò Ron. “Primo anno! Primo anno!” – tuonò una voce burbera alle loro spalle. Harry si girò di scatto: “Hagrid! Ciao!” – disse con quanto più fiato aveva in gola. “Oh Harry! Eccoti qua! Salve ragazzi!” – bofonchiò il gigante fendendo pericolosamente l’aria con una mano, per salutarli. “Ciao Hagrid! Passato una bella estate?” – urlò Ron da lontano, mentre la folla di bambini del primo anno si ammassava tra loro ed Hagrid. “Non c’è male Ron! Poi vi farò vedere le novità! Ohohoh e che novità! … Da questa parte voi del primo anno! Le barche sono già pronte!” – bofonchiò Hagrid esibendosi in quella che probabilmente agli occhi di qualsiasi ragazzino sarebbe stata una smorfia terrificante. “Fa sempre un certo effetto – commentò Hermione ridacchiante – vederlo sorridere per la prima volta.” “Già!” – disse Harry. “Muoviamoci, o non troveremo mai una carrozza libera.” – bofonchiò Ron trascinando il baule. Come ogni anno le carrozze stavano aspettando mute e immobili gli studenti più grandi, ben disposte una dopo l’altra lungo il grande viale alberato che conduceva ad Hogwarts. Quest’anno, per rendere lo scenario più pittoresco, Silente aveva pensato di usare un incantesimo scuoti tempo: per terra c’era un tappeto di foglie secche e spettrali e gli alberi tutt’intorno sembravano sogghignare al passaggio degli studenti. “Wow! Silente ne sa sempre una più di Merlino!” – disse affascinato Ron. “Come gli verranno certe idee.. boooh?” – bofonchiò Ginny mentre anche lei ammirava lo scorcio autunnale del viale. “E’ un artista! Non c’è dubbio!” – commentò Harry – oh ecco c’è una carrozza libera poco più avanti, andiamo?” La comitiva si spostò velocemente verso una nera carrozza con le porte spalancate che era più o meno a metà del convoglio: salirono appena in tempo e subito questa cominciò a cigolare e muoversi nella notte mentre il suo invisibile cocchiere le indicava la direzione. “Peccato.. quest’anno non ci sarà il club dei duellanti.. “ – disse Harry nostalgico. “Credo che Piton ne abbia prese abbastanza per riprovarci!” – ridacchiò Ron mentre imitava un ghiacciolo sospeso a metà tra terra e cielo. “Pensate che ci aspetteranno grosse sorprese quest’anno?” – chiese Ginny piano. “Beh… questa è Hogwarts … non puoi venire qui senza aspettarti qualche imprevisto … scommetto che ne vedremo delle belle!” – disse Hermione mentre si aggiustava la spilla luccicante da prefetto sulla divisa. “Quel professore di Difesa mi incuriosisce molto.” – bofonchiò Ron sbirciando dal finestrino della carrozza. “Come mai? – chiese Harry – a me è sembrato piuttosto divertente.” “Uno che schianta Pensy Parkinson al primo giorno di certo non passa inosservato!” – rispose Ron sogghignando di piacere. “Non l’ha schiantata – lo corresse Hermione – l’ha solo frastornata.. e comunque… è affascinante davvero!” “Cosa vorresti dire??” – la rimbecchò Ron agitato. Hermione ridacchio sottovoce. “Ron sei troppo carino quando diventi geloso!” – rispose la ragazza scioccandogli un sonoro bacio sulla guancia. Ron arrossì vistosamente scomparendo sul sedile. “Beh.. comunque sia – aggiunse Harry – lo rivedremo a breve. Guardate, siamo arrivati!” Era vero, poco più avanti le prime carrozze cominciavano ad arrestarsi e già flottiglie di ragazzi e ragazze erano ammassati di fronte alla grande porta di legno del castello di Hogwarts. Ad attenderli c’era Gazza il custode con un aria più minacciosa e sospetta che mai, reggendo una lanterna che gli illuminava il volto già tetro di una luce sinistra. “Che cos’è quello?” – chiese Ginny puntando un dito contro il lago che costeggiava il parco della scuola. Sulla riva, in lontananza, si notavano delle luci e si intravedeva l’indistinta sagoma di un qualche genere di costruzione. “Non ne ho idea… ma guardate là!” – disse Ron. “Dove?” – chiese Harry. “Vicino alla foresta! Le luci della capanna di Hagrid sono spente!” – disse Ginny. “Beh.. ma non ha senso.. Hagrid è al castello... “ Ma Harry non riuscì mai a terminare la frase perché il brutto muso del Custode gli si piazzò diritto di fronte agli occhi. “Allora?! Ci diamo una mossa? Non ho intenzione di congelarmi qui di fuori! Appena arrivato e già cerchi guai Potter?” Harry non mosse ciglio; decisamente non era un bel modo per cominciare l’anno scolastico. Da che se ne ricordava lui, Gazza aveva sempre cercato un pretesto per metterlo nei guai e cercare guai proprio al primo giorno non era decisamente una cosa confortevole. “Andiamo..” – bofonchiò Ron guardando torvo il Custode. I quattro amici si avvicinarono alle porte del castello, che ormai erano spalancate. Fiumi di studenti si riversavano dentro ordinatamente, pronti per prendere posto in Sala Grande, dove di lì a poco avrebbe avuto luogo la consueta cerimonia dello smistamento per i bambini del primo anno, e quindi l’innaugurale banchetto di inizio anno. Hermione si congedò brevemente dagli altri per raggiungere i prefetti per le ultime disposizioni prima dell’inizio della cena. Harry, Ron e Ginny, dopo aver ritrovato un impacciato Neville alle prese col baule che adesso gli si era incollato alle calcagna senza alcun segno di cedimento, e un ridacchiante Draco, si incamminarono su per le scale che conducevano alla Sala Grande. A metà strada intravidero la McGranitt scambiare due parole col nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure, che evidentemente era già arrivato prima di loro. La professoressa poi, accortasi di loro, si accomiatò dal giovane mago e si diresse decisa in quella direzione per intercettarli. “Buona sera professoressa! Passato una buona estate?” – domandò Neville piegato in due per cercare di liberarsi. La McGranitt lo guardò inarcando le sopracciglia. “Paciok vedo che è già alle prese con qualche problemuccio. Serve una mano?” “Oh .. oh no non si preoccupi, devo solo riuscire a.. emm si grazie.” “Molto bene” – rispose la McGranitt schioccando le dita. Il baule istantaneamente cessò di sbatacchiate e mollò la presa. “Ma come ha fat-to? Lei è sempre incredibile!” – chiese Ron. “Oh beh… - arrossì lievemente la professoressa – coff coff … Potter, Weasley, ho bisogno di parlare con voi due…DA SOLI“ Aggiunse in tono autoritario visto che Ginny, Draco e Neville fecero la mossa di seguirli. “Venite un istante nel mio ufficio.” “E la cerimonia?” – chiese Harry incerto. “Quest’anno ci penserà il professor Piton.” – rispose abbacchiata la McGranitt, storcendo le labbra nel pronunciare quel nome. “Ma cosa..?” – azzardo Ron. “Niente domande Weasley. Non qui. Seguitemi.” – rispose asciuttal a professoressa. Harry e Ron salutarono Ginny e gli altri due amici e si allontanarono in silenzio trotterellando dietro la professoressa. Ben presto il vociare confuso dell’ingresso divenne sbiadito e si spense. Lungo il tragitto fino all’ufficio della McGranitt sia Harry che Ron probabilmente furono colti dallo stesso pensiero: “Che diamine abbiamo combinato?” Subito il ricordo volò a quella volta che tutti e due furono chiusi dentro l’ufficio di Piton a mangiare panini per aver quasi distrutto il buon vecchio Platano Picchiatore, ma questa volta erano sicuri di non aver infranto nessunissima legge dei maghi. Erano arrivati infine. La professoressa aprì la porta dell’ufficio senza fiatare e li fece entrare, ben attenta che nessuno li avesse seguiti strada facendo. “Sedetevi” – disse grave richiudendo la porta. Harry e Ron si guardarono perplessi, ma obbedirono. La McGranitt fece girò dietro le loro spalle e si mise a sedere a sua volta dall’altra parte della scrivania. Li fissava silenziosa, con le mani congiunte. “Emm professoressa? Va… tutto bene?” “Voi .. dovete lasciare in pace tutte le vostre congetture… su chi .. o cosa.. avesse voluto mettere le mani su quell’oggetto al Ministero.” Harry cercò di pensare in fretta. Ron sembrava totalmente spiazzato e non disse “a”. “Emm ma.. cosa vuol dire?” – rispose con aria innocente Harry. “Sa bene a cosa mi riferisco – rispose secca la McGranitt, le labbra sottili come non le aveva mai avute - .. all’Alchimista e a tutto il resto. Restatene fuori.” “Ma.. noi veramente..” – balbettò Ron. “ “E’ un ordine, signor Weasley, altrimenti sarò costretta a prendere seri provvedimenti.” “I-intende dire che ci espellerà??!!” – sbottò Ron. “Non sia sciocco! Ma di certo non voglio vedere due dei miei studenti fare una fine prematura al sesto anno.” – borbottò la McGranitt severa. “Noi non sappiamo un bel niente di questo Alchimista.” “Remus non è della stessa idea. Lo dico per il vostro bene.. ragazzi – e in quel momento il tono della professoressa divenne più umano e meno ufficiale – statene alla larga. Pensate con la testa.” La McGranitt guardò l’orologio sulla porta del suo ufficio. “Ora tornate in Sala Grande… io vi raggiungo tra un po’” Nessuno dei due ebbe il coraggio di replicare. Ron si alzò senza farselo ripetere due volte; cominciava ad avvertire un insistente languorino allo stomaco e il pensiero del banchetto lo allettava decisamente. Harry lo seguì poco dopo, ma si arrestò sulla porta. “Si Potter?” – chiese la McGranitt osservandolo. “Mi domandavo …mi domandavo se lei per caso ha notizie di Sirius.” La McGranitt poggiò gli occhiali rettangolari sulla scrivania e le labbra un poco gli tremolarono. “Mi dispiace Potter, non ho notizie di Black. Il professor Silente sta facendo del suo meglio per rintracciarlo comunque.. e .. non si preoccupi.. se Albus Silente vuole qualcosa.. sa come ottenerla. Vedrà.. andrà tutto bene.” Harry annuì senza rispondere. Chiuse la porta e se ne andò. Era già la seconda volta che qualcuno gli aveva detto che sarebbe andato tutto bene, ma la verità.. la verità era che nessuno sapeva che fine aveva fatto Sirius… e questa cosa lo faceva sentire fortemente a disagio. Riluttante si avviò verso la Sala Grande: Ron lo aspettava lungo il corridoio ansioso di prendere parte al banchetto. “Non hai fame?” “Si certo – mentì Harry – beh.. dai andiamo, o arriveremo a cena finita!” Tutti e due scomparvero giù per le scale. Quando giunsero in Sala Grande, la cerimonia dello smistamento era appena terminata, con un contrariato cappello parlante, costretto tra le grinfie di Piton. Una nuova folla di bambini aveva preso posto ai tavoli delle case in cui era stata smistata e Silente aveva già cominciato il consueto discorso di inizio anno. Ginny ed Hermione, che nel frattempo si era unita agli altri di Grifondoro, fecero cenno ai due amici di prender posto con loro. Ron era particolarmente entusiasta al pensiero delle leccornie che di lì a poco sarebbero comparse davanti ai loro occhi; Harry cercò di sembrare il più rilassato possibile. Guardò in direzione del tavolo degli insegnanti e intravide Silente scambiargli una rapida occhiata, mentre parlava. In quel momento una porticina a lato del tavolo, proprio dietro Hagrid, si aprì ed entrò la McGranitt, seguita da uno strano mago vestito con un lungo mantello rosso porpora e un cappello a punta arancione, particolarmente sgargiante. Entrambi presero posto ai lati di Silente il quale, con un ampio gesto delle mani, invitò gli studenti al silenzio; non che ce ne fosse bisogno, dato che quando parlava lui, nessuno osava aprire bocca. “Come vi accennavo quest’anno abbiamo un nuovo professore, che coprirà il ruolo di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. E’ giunto dal cuore di Londra, e vi assicuro che nel suo campo è il migliore…” “Nessuno sarà mai bravo come Lupin!” – borbottò Ron sottovoce al tavolo del Grifondoro. Harry ed Hermione annuirono con un cenno d’assenso. “… quindi accogliamo con un caloroso applauso il professor Icarus Glindel!” Tutti gli insegnanti e gli studenti applaudirono il nuovo arrivato. Lo strano mago che era entrato poco prima con la McGranitt si alzò in piedi salutando allegramente a sua volta con la mano. Harry sgranò tanto di occhi: conciato in quel modo non l’aveva riconosciuto. “Sono certo – aggiunse Silente con garbo rivolgendosi al professore – che saprà svolgere con abilità il suo compito qui ad Hogwarts. Difesa contro le Arti Oscure è sicuramente una materia da non sottovalutare, anche e soprattutto ora che Lord Voldermor sembra sconfitto.” Silente parlava di Voldemort con una tranquillità e una saggezza estrema, da dietro i suoi occhiali a mezzaluna, ma dovette attendere qualche istante per continuare il discorso, dato che quasi tutta la platea era balzata in piedi nel sentir pronunciare quel nome. Anche tra gli insegnanti c’era un po’ di irrequietudine. Persino Ron ed Hermione aveva sussultato un po’. Il solo a non essersi scomposto era stato Harry, che ormai aveva bisogno di ben altro di uno stupido nome per provare autentica paura. Aveva affrontato Voldemort faccia a faccia più di una volta, e solo pochi mesi prima lo aveva sconfitto, tra le profondità sinistre della Fortezza della Luce e delle Tenebre. Che timore avrebbe potuto provare nel sentire semplicemente il suo nome? Un bambino mingherlino e biondo della tavola di Corvonero timidamente alzò la mano. Silente, come se fosse la cosa più naturale del mondo, quasi fosse stato in grado di leggergli nel pensiero, si accarezzò cautamente la barba, come per darsi il tempo di pensare. “So che molto tra voi, come quel giovane ragazzo con la mano alzata – il bambino di Corvonero arrossì riabbassando la mano – avranno letto confuse notizie sulla definitiva scomparsa di Lord Voldemort, negli ultimi numeri della Gazzetta del Profeta. Ebbene … sicuramente ha subito una pesante sconfitta, e sono certo che il … posto … dove di strova ora non è di certo desiderabile – aggiunse soppesando con cura le parole – merito questo, a onor del vero, di uno studente oggi presente qui tra voi.” Tutta la folla si voltò di scatto a guardare Harry, che avvampò all’istante, cominciando a guardarsi i piedi mentre Ron tentava invano di richiamare la sua attenzione con qualche gomitata tra le costole. Evidentemente il vecchio Sam Piuma d’Oca non scherzava affatto: negli ultimi mesi la Gazzetta del Profeta era andata a ruba. “Tuttavia – riprese Silente calmo – se conosco Lord Voldemort bene come lo conosco, temo che potremmo sentire ancora parlare di lui, soprattutto ora che qualche sinistro amico sta cominciando a muoversi nell’ombra. La platea di studenti sussultò di nuovo, era facilmente comprensibile capire quella moltitudine di sguardi interrogativi dipinti sui volti dei molti studenti di Hogwarts. A cosa alludeva Silente? Nessuno degli insegnanti battè ciglio. La McGranitt era di ghiaccio. Harry, Ron ed Hermione si scambiarono rapide occhiate che parlavano da sole, ed Harry per la prima volta avvertì una sgradevole sensazione allo stomaco. “Tutti voi sarete di certo al corrente dei recenti avvenimenti occorsi al Ministero della Magia; sono solo uno dei segni che mi inducono a pensare che aihmè, siamo ben lungi dal porre la parola “fine” sulla cupa storia di Lord Voldemort…” Tutta la Sala fu di nuovo scossa da un brivido. Silente praticamente dava per certo che in qualche modo Tom Ridde sarebbe riuscito a tornare dall’aldilà?! Harry guardò la McGranitt disperatamente, come per chiederle aiuto, ma la professoressa era intenta a squadrare il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure. “… ma i tempi fortunatamente – sospirò Silente – non sono ancora maturi. Ciò nonostante esorto tutti… a non abbassare la guardia; sarebbe da sciocchi farlo. Preoccuparsi è cosa saggia, ma cadere nel panico è da stolti, perché è esattamente quel che lui vuole.” Lui? Ma a chi si riferiva Silente in quel momento? La mente di Harry fu percorsa da un fiume di pensieri. Che Silente stesse davvero alludendo all’Alchimista? “Abbiamo un intero anno davanti a noi, che sarà ricco di sorprese e avvenimenti, ne sono certo. Ci sarà un tempo in cui forse sarà richiesta più attenzione e prontezza di riflessi, ma non è questo, non ora. Adesso siamo tutti stanchi, dopo il lungo viaggio e abbiamo tutta un’estate da raccontarci quindi – disse Silente alzando il calice – che il banchetto abbia inizio!” Enormi vassoi d’argento carichi di succulenti tacchini arrosto e patate al forno comparvero dal nulla sulle tavole imbandite, assieme a brocche ricolme di delizioso succo di zucca. Poi fu la volta del bacon, del roastbeef e di un delizioso sformato di carote e piselli, così buono che persino Ginny, come Ron, finì con servirsene una seconda porzione. Di fronte a tutto quel ben di dio anche Harry finì col cedere e ricacciare tutti quei brutti pensieri dalla testa e rimandare il discorso a più tardi, anche perché Hermione era fermamente convinta che quello non fosse né il momento né il posto più adatto per parlare dell’Alchimista. Erano le 22.00 abbondanti quando, dopo un’ultima fetta di torta alla melassa, Harry e gli altri lasciarono la sala Grande, pieni da scoppiare dopo una cena davvero indimenticabile. Hermione si era di nuovo allontanata dagli amici per mettersi in cima alla fila degli spauriti allievi del primo anno, in rotta verso la Sala Comune. Harry e Ron, insieme a Neville, Dean, Seamus, e gli altri compagni di Grifondoro, li seguivano a ruota. Quest’anno la Signora Grassa aveva deciso di cambiare la parola d’ordine ogni finesettimana, per cui sarebbe stato particolarmente difficile tenerla a mente e Neville già tremava all’idea che presto o tardi sarebbe rimasto chiuso fuori. “Teschio di Gargoyle!” – disse fermamente Hermione. Il ritratto della Signora Grassa fece una smorfia e si scostò da una parte, liberando il passaggio nascosto sulla parete. “Seguitemi” – bofonchià in tono autoritario facendo strada ai ragazzini del primo anno. Uno dopo l’altro questi si infilarono nel buco inghiottiti quasi dal buio. Quando tutti giunsero dall’altra parte, Hermionene dette un colpo di bacchetta e subito le luci nella Sala Comune si accesero, mostrando le rosse decorazioni di Grifondoro e le sempre soffici poltrone sistemate accanto al fuoco, che crepitava nel camino. I bambini sgranarono tanto di occhi e guardarono Hermione con un certo senso di rispetto e ammirazione, tanto che lei arrossì un poco contenta. “I ragazzi a destra; i dormitori sono in cima alla torre: seguite i più grandi. Le ragazze vengano con me. Benvenuti a Grifondoro!” – bofonchiò Hermione sorridendo. Il gruppetto di ragazzini si dileguò in pochi istanti. “Harry, Ron – aggiunse Hermione in fretta – ho bisogno di parlarvi. Potreste aspettarmi un istante? Non ci metterò molto. Neville, tu bada che i ragazzi si sistemino nei loro dormitori. Seamus, Dean, dategli una mano.” I tre compagni annuirono seguendo il gruppetto di bambini. Detto questo sparì su per le scale del dormitorio femminile. “Quella ha proprio la stoffa del capo!” – bofonchiò Ron attonito. “A volte – sospirò Harry – è quasi più terrificante della McGranitt!” “Già! – commentò Ginny, che era apparsa in quel momento dietro di loro. Teneva per mano un ragazzino del primo anno dall’aria sperduta. “Si era perso dietro un gruppo di Tassorosso” – aggiunse rispondendo allo sguardo interrogativo di Ron ed Harry. “Ora sei al sicuro, va pure. Lo vedi questo ragazzone qui? È mio fratello: se hai bisogno di qualcosa chiedi a lui.” “Ora mi tocca pure fare la balia?” – sibilò Ron aggrottando le sopracciglia. “Ok ok! Stavo scherzando!” – borbottò subito, perché evidentemente Ginny aveva sentito – buonanotte sorellina.” “Notte fratellone! – rispose burbera Ginny – notte Harry!” – aggiunse con un sorriso. “Notte!” – rispose Harry dolcemente. Quando anche Ginny era scomparsa oltre le scale che conducevano al dormitorio femminile, Harry e Ron erano rimasti i soli in tutta la Sala Comune che per il resto era completamente deserta. Si accomodarono come al solito accanto al fuoco, in attesa della loro amica. “Di che ci dovrò mai parlare Hermione?” “Boh, forse la McGranitt avrà fatto la ramanzina anche a lei…” “Scusate il ritardo” – bofonchiò una voce familiare alle loro spalle. “Dov’eri finita?” – chiese Ron con un sonoro sbadiglio. “Qualcuno aveva ben pensato di fare uno scherzo idiota a Betsy Agopian, una del secondo anno; ho dovuto liberare il suo armadio da un vecchio molliccio che non ne voleva sapere di smettere di terrorizzarla.” “Ah ecco che fine aveva fatto! – sussultò Ron come cadendo dalle nuvole – Fred e Gorge lo cercavano da due estati, ma ormai avevano abbandonato ogni speranza.” Hermione lo guardò con un sottile sguardo inquisitorio e di rimprovero. “E emm.. e in che cosa si era trasformato?” – chiese Ron facendo l’indifferente. “In un misto tra Piton e Gazza, era argh – rabbrividì Hermione – era orribile!” “Per mille incantesimi! Ci credo! Certo però che quella ragazzina ha già le idee chiare eh?”- ridacchiò Harry inorridito. “Puoi dirlo forte, come si fa a concepire qualcosa di peggiore di Gazza e Piton messi insieme?” “Non dovreste parlare male di un vostro professore” – li rimbecchò Hermione. “Cosa?! Stiamo parlando di quello stupido di Piton! Ce l’ha con Harry da primo giorno che ha messo piede ad Hogwarts!” – sbottò Ron arricciando il naso contrariato. Harry annuì incredulo: possibile che Hermione stesse davvero difendendo Piton? Forse l’aveva incantata? Non c’era dubbio, non poteva essere altrimenti. “Non è questo il punto” – sospirò Hermione sedendosi a sua volta vicino al fuoco. “Non rubarmi le battute – borbottò Ron – che dovevi dirci di così importante? Ho un sonno abissale, vorrei andare a dormire. “La McGranitt ha parlato anche con te?” – le chiese Harry incerto. “Io .. che c’entra la McGranitt? Vi ha detto qualcosa??” – riprese Hermione attenta. “Oh sì … per l’ennesima volta anche lei ci ha ribadito di starcene alla larga dall’Alchimista!” – borbottò Ron imidando la faccia severa della professoressa di Trasfigurazione in modo davvero ineccepibile. “E come…?” “Gliel’ha detto Lupin. Deve averle parlato dopo che ci siamo incontrati a Diagon Alley” – disse Harry prevedendo la domanda dell’amica. Ci fu un minuto in cui nessuno disse niente. Hermione era pensierosa. “Credo – disse infine la ragazza sospirando – che la McGranitt abbia ragione..” “Cosa?!” E dovremmo lasciar perdere solo perché un’insegnante ci ha detto di starne alla larga?” – bofonchiò Ron accigliato. “Veramente sono due Ronald, se consideriamo anche Lupin.”- rispose Hermione. “Lupin non è più un nostro professore!”- obiettò Harry, deciso ad essere solidale con Ron. “Oh! Sciocchezze! Non fate i bambini! Questa volta è davvero qualcosa più grande di noi!” – li sgridò Hermione con tono severo. “Oh ma insomma, da che parte stai?!” – borbottò Ron stizzito. “Credete forse che voglia vedervi morti stecchiti a tutti e due??” – tuonò la ragazza tremante, ergendosi in tutta la sua altezza. Harry e Ron non risposero. Conoscevano bene le intenzioni che spingevano Hermione. Ci fu un’altra piccola pausa in cui la ragazza cercò di tornare calma. “Inoltre credo – aggiunse lentamente scorrendo lo sguardo da Harry a Ron – che Silente ne sappia molto più di quel che vuole farci intendere.” Harry trasalì. “Vuoi dire che Silente sa chi è in realtà l’Alchimista?!” “Non ho detto questo. Non ne ho idea, ma nel suo discorso ha sottolineato due cose molto importanti.” “E quali?” – chiesero in coro Harry e Ron. “Beh… innanzitutto ha detto che i tempi non sono maturi, e poi ci ha consigliato nuovamente a tutti di non abbassare la guardia.” “E questo… che vuol dire?” – chiese Ron grattandosi la nuca. “Vuol dire che affinché i piani dell’Alchimista possano attuarsi deve succedere un qualche genere di avvenimento, oppure che anche Silente sa o sospetta che per ora l’Alchimista ha collezionato soltanto due anime… sempre ammesso che Silente sappia che gliene occorrono sette.” – rispose Hermione dubbiosa. “Silente sa sempre tutto no?” – domandò Harry nervoso. “Beh… non so. Questa faccenda delle anime è molto complicata. Credo che solo Netheril e l’Alchimista conoscano con precisione l’esatto modo di eseguire il rituale del Drago. Sicuramente Silente ne sa qualcosa, non lo nego, anche perché ha chiaramente detto che Olivander è immischiato in questa faccenda, ma non possiamo dire se lui e gli altri professori abbiamo la ben che minima idea di come funziona questo rituale.” – bofonchiò Hermione seria. “Tu non finirai mai di stupirmi! – disse Harry sbigottito e ammirato – come fai a pensare così tante cose contemporaneamente?” “Oh emm.. trovo che agire dopo aver pensato sia molto più sensato che agire senza conoscere come stanno le cose. Comunque.. g-grazie.” – rispose Hermione arrossendo. “E per quanto riguarda il non abbassare la guardia ? Silente pensa che l’Alchimista venga a cercare vittime qui a scuola?!” – domandò Ron cercando di dissimulare il suo terrore. “No, non credo … ma quell’essere ha molti poteri, forse.. beh… tutto sommato hai ragione Ron, finché saremo a scuola e finché ci sarà Silente qui, dovremmo essere al sicuro.” “Dovremmo??” – chiese Ron sbiancando. “Lo siamo” – si corresse Hermione – “ ma tenere gli occhi aperti non guasterà di certo. Lo avete sentito no? Punta molto su Difesa contro le Arti Oscure e nel sul nuovo professore. A proposito… finalmente l’ho visto in faccia, e devo ammettere che è molto carino!” Ron farfugliò qualcosa fintanto che dal bianco pallido le sue orecchie cambiarono rapidamente colore, spostandosi verso un rosso fucsia. “Co-cosa vo-vorresti dire?” “Che quando fai il geloso mi fai morire” – ridacchiò Hermione. “Ah..” – balbettò Ron ancora tendente al porpora. Hermione gli si avvicinò stampandogli un bacio sulla guancia. “Io emm… io non sono geloso!” – borbottò Ron decisamente più sollevato e meno acceso. “Questa è buona!” – bofonchiò Harry scoppiando a ridere, trascinando con se anche i suoi due migliori amici. “Shh!” – disse Hermione tra le risate – facciamo piano, gli altri dormono già da un pezzo!” “E’ tardi e io ho sonno! Accipicchia, domattina abbiamo pure pozioni le prime due ore.” – disse sconsolato Ron trascinandosi verso il dormitorio. “Non sarà divertente; forse è meglio se andiamo a dormire davvero.” – aggiunse Harry solidale. “Concordo. Vedo che ogni tanto siete coscienziosi. Sicuri di stare bene ragazzi?” – ridacchio Hermione. “Ma sentitela! – rispose Ron allegro – ci prendi anche in giro ora?” “Notte Hermione.” – bofonchiò ridacchiante Harry ormai sulla soglia della torre. “Notte” – rispose Hermione con dolcezza. “Notte” – balbettò Ron di nuovo fucsia. “A volte – ridacchiò Harry – mi sembri quasi un semaforo babbano, sai? Uno di quelli per smaltire il traffico.” “Chiudi il becco!” – borbottò Ron non potendo negare l’evidenza. Hermione era già scomparsa oltre la porta del dormitorio femminile. “Sarà meglio che ci diamo una mossa.” – aggiunse Ron.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Metamagia ***


Sirius stava camminando lungo una strada buia e tetra, poi a un certo punto spiccava un balzo e dalla sua bacchetta uscivano strani vapori sulfurei; a quel punto arrivava la McGranitt che gli intimava di finire i suoi compiti di trasfigurazione mentre qualcuno la strattonava attraverso invisibili funi appese alle sue braccia e infine saltava fuori il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure vestito con un abito turchese che gli ricordava molto Gilderoy Allok, solo che invece di ammiccare e firmare autografi, si trasformava anche lui in un grosso cane nero e alla fine il suo volto finiva per confondersi con quello di Sirius. “Sirius… Sirius” – mugugnò Harry sotto alle coperte. “Buon giorno! Dormito bene?” – era la voce di Neville che squillava come una sveglia, poco distante. La luce del sole filtrava dalle tende accostate del dormitorio. Harry non rispose subito. Provava un certo senso di torpore, d’altra parte era appena uscito da uno dei più strani sogni che avesse mai fatto in vita sua. Se davvero avesse avuto un senso, forse nemmeno la Cooman l’avrebbe saputo decifrare! Aprì lentamente gli occhi sfiorandosi la fronte con una mano: la cicatrice gli dava noie ormai da un paio di giorni. Inforcò gli occhiali sul naso. “Ciao Neville – bofonchiò Harry sbadigliando – Ron e gli altri?” “Seamus e Dean non li vedo da ieri sera. Ron è sceso da qualche minuto e mi ha chiesto di dirti che ti aspetta in Sala Grande.. – sospirò Neville ridacchiando – deve aver una gran fame!” “C’era d’aspettarselo” – bofonchiò Harry ormai quasi completamente vestito con la sua uniforme scolastica. Solamente la testa era ancora invisibile; a vederlo sarebbe parso un po’ come una testuggine particolarmente magra. “Beh, vado anche io; non voglio attardarmi troppo oggi. Piton è più furibondo che mai.” – disse Neville con la voce che gli tremolava di paura. “Come mai?” – chiese Harry senza però meravigliarsi troppo per la notizia. “Quando ieri Silente parlava di te, Piton è diventato livido di invidia. Non hai visto la McGranitt come lo guardava trionfale?” “Emmm.. veramente no” – rispose Harry, niente affatto contento di essersi già attirato le ire di Piton. “Beh, ci vediamo giù. Ciao Harry! – bofonchiò Neville – ah, a proposito: da un’aggiustatina alla tua bacchetta.” “La mia bacchetta? – chiese Harry perplesso – che cos’ha che non va la mia bacchetta?” “Stanotte ha cominciato a brillare da sola, non riuscivo più a dormire; forse è un po’ difettosa..” “Umm – mugugnò Harry – gli darò un’occhiata, grazie comunque Neville!” Neville fece un cenno d’assenso col capo e poi si dileguò lasciando Harry solo. Harry si voltò a fissare dubbioso la bacchetta immobile sopra al comodino. La sollevò ed effettivamente non vi trovò nulla di strano. Ma allora quel bagliore argentato da dove proveniva? Il ragazzo abbassò lo sguardo e vide che sotto alla bacchetta era poggiato un pezzo di pergamena… si avvicinò facendo un po’ ombra con le mani …. “Beh! Ecco scoperto il mistero della luce… non era la bacchetta era… Sirius! La sua lettera!” Si ricordava che la sera prima aveva appoggiato lì la lettera vuota inviatagli da Sirius, eppure ora al posto degli spazi bianchi erano comparsi strani simboli argentati che scintillavano intensamente nella penombra. “Finalmente.. ehehe ..Aveva solo nascosto … ma .. che cosa…? ” All’iniziale moto di euforia si andò via via sostituendo una sensazione di confusione e smarrimento … era impossibile leggere quella .. chiamarla lettera forse era eccessivo. Harry dispiegò il pezzo di pergamena sul comodino per vederci meglio eppur tutto quel che potè osservare erano strani disegni che si susseguivano incomprensibilmente, là dove invece sarebbero dovute comparire le parole.  Harry guardò per quelle che sembrarono ore lo strano messaggio senza cavarne un ragno dal buco. Cominciò a pensare che Sirius si fosse ammattito sul serio, o che forse era sparito dalla circolazione in una romantica fuga d’amore con quell’arpia di strega che aveva conosciuto il giorno del suo compleanno… o che forse stava solo giocando con lui! Se era uno scherzo però era decisamente di pessimo gusto. Che senso aveva?! Scrivere una lettera vuota che il giorno dopo si riempie di scarabocchi?! Non si era fatto vivo per più di un mese: nessuno aveva sue notizie e ora usciva fuori allo scoperto solo per burlarsi di lui?! Harry sentì dentro la rabbia montargli; decisamente arrabbiato prese la lettera, la accartocciò malamente e se la ficcò in tasca. Erano ormai quasi le 9.00 e se avesse corso abbastanza in fretta forse sarebbe riuscito a farsi rimbeccare di primo mattino dalla McGranitt per i corridoi, avrebbe assistito a una sfuriata di Mrs Purr e per concludere l’inizio di quel primo giorno di lezioni sarebbe forse riuscito a ingurgitare un grosso pezzo di bakon arrivando in ritardo alla prima lezione di pozioni! “Oggi non è giornata.” – borbottò di malumore tra se e se scendendo le scale del dormitorio. Corse così in fretta per arrivare in Sala Comune che il cuore quasi gli scoppiava in gola e lo stomaco gli brontolava minaccioso più che mai. Trovò i suoi amici già a tavola; Ron si stava servendo una seconda razione di uova e pancetta, mentre Hermione era intenta a leggere l’ultimo numero della Gazzetta del Profeta. “Oh, ciao Harry! Scommetto che non scoppi proprio di felicità all’idea di Piton.” – disse Ron abbattuto. “Lasciamo stare, oggi proprio non è giornata.” “Che t’è successo?” – chiese Hermione emergendo dal giornale. “Ho trovato un mucchio di scarabocchi messi alla rinfusa sulla lettera che Sirius mi ha inviato ieri.” “Scarabocchi? Ma non era vuota?” – chiese Ron alzando le sopracciglia. “Sono comparsi questa notte, hanno tenuto sveglio Neville tutto il tempo.” – borbottò Harry. “Mah… Sirius s’è ammattito?” – bofonchiò Ron incerto. “Ci ho pensato anche io sai? Da quando sta con quella arpia è cambiato.” “Sciocchezze – disse Hermione – Sirius è sano come un pesce, e poi non credo che Neville sia stato tenuto sveglio dalla tua lettera.” “Ah no?” – chiese Harry quasi in tono di sfida. “Ciaaaao sorellina!” – disse Ron troncando la conversazione con così tanta enfasi che per poco non si mandò di traverso le uova. Ginny era comparsa dal nulla a un centimetro da loro. “Buongiorno Harry! Ciao ragazzi!!”– disse Ginny cordiale. Era appena arrivata e sembrava di buon umore. “Ciao Ginny!” – bofonchiarono in coro Harry, Ron ed Hermione. “Di che parlavate?” “Umm.. di.. emm di Neville e della sua insonnia. Sembra che Harry abbia fatto un .. emm incantesimo ai suoi occhiali e .. emmm beh quelli si sono accesi di notte.” – balbettò Ron con finta disinvoltura. Harry ed Hermione lo guardarono alzando le sopracciglia: l’amico ricambiò come per dire “ Di meglio non ho saputo inventare!” Ginny non fece caso alla scena perchè era troppo occupata a scegliere tra una fetta di pane tostato farcito ai mirtilli e una deliziosa ciambella alle albicocche. “Stanotte ho dormito malissimo.. sono a pezzi.” – le disse abbattuto Harry invitandola a sedersi accanto a lui. Ginny gli sorrise accarezzandogli una mano. “A volte capita… di fare brutti sogni. Vedrai.. oggi è una bella giornata, sono sicura che si rimetterà tutto bene.” – gli disse sottovoce con tenerezza. Harry sentì la rabbia allentare un poco la stretta allo stomaco. Quando c’era Ginny tutto sembrava più bello, come se anche i pensieri più cupi non avessero altra sorte che sparire per sempre. Un po’ più rinfrancato sorrise e ricambiò il suo sguardo con una infinita dolcezza. “Come dicevo poco fa – riprese Hermione – non credo che siano stati emmm gli occhiali di Harry, e se foste un po’ meno ciechi voi due vi sareste accorti che Neville passa metà del suo tempo a gongolare dietro Cho Chang.” Ci fu un momento di silenzio in cui sia Ron che Harry si guardarono pietrificati quasi convinti che da un momento all’altro saltassero fuori Fred e Gorge a dire “Era uno scherzo!!” ”Non dire fesserie Hermione.” – borbottò Ron, tornando a servirsi un po’ di pancetta. “Non le dico!” – ribattè Hermione prendendo Ron per la testa e girandolo verso il tavolo di Corvonero. Harry si voltò di riflesso. “Perbacco! Hai ragione!” – sbottò Ron incredulo. “Mi sembrava un po’ strano, da quando siamo arrivati in effetti.. Ora che ci penso.. vi ricordate quando sul treno se n’è sgattaiolato via?” – disse Harry. “E’ vero! L’ho notato anche io!” – disse Ginny aguzzando la vista per vedere meglio. Neville era goffamente riverso a terra con tutti i capelli ricoperti di melassa. “Beh.. – ridacchiò Ron – di sicuro così Cho Chang lo noterà!” Harry lo imitò scoppiando a ridere a sua volta. “Ma smettetela voi due!”- li rimbeccò Hermione stizzita. “Povero Neville, non gliene va bene mai una..” – disse Ginny sorseggiando il suo succo di zucca. “Sei il solito, Ronald! Harry da te non me lo sarei mai aspettata!” – borbottò Hermione. “Ma che ho detto di male?!” – si la mentò Ron. “Comunque – puntualizzò Hermione – vorrei dare un’occhiata ai tuoi occhiali più tardi Harry … ok?” Harry e Ron smisero di ridere; Harry adesso guardava perplesso Hermione.. forse la sua amica pensava che quella serie di scarabocchi fosse di qualche importanza? “Esattamente cos’hai in mente?” – chiese Ron. “NON E’ QUESTO.. il momento più adatto.” – scandì Hermione tornando ad immergersi nella lettura della Gazzetta del Profeta. “Ah.. emm giusto.” – rispose Ron. “Ummm ma voi sempre misteriosi anche di prima mattina? Beh io comunque devo andare. Ho lezione con la Cooman e mi ci vorrà un secolo per arrivare in cima alla torre di Divinazione. Se non mi sbrigo corro il rischio di arrivare tardi.” Salutò Harry con un bacio furtivo e si allontanò trotterellando verso l’uscita, dove già alcune compagne del quinto anno la stavano aspettando. Harry aspettò che fosse abbastanza distante e poi si rivolse ancora ad Hermione sottovoce. “Perché mai vuoi vedere quel pezzo di carta?” “Umm curiosità, più che altro.” – rispose velocemente Hermione. “Bah.. ok tanto a me non è di nessuna utilità. Ecco.” – disse Harry tirando fuori dalla tasca la lettera spiegazzata. “Grazie, te la riporto domattina ok?” – chiese Hermione, ripiegando con cura il pezzo di carta e mettendolo via. “Non c’è problema. Cambiando discorso, hai trovato niente di interessante?” – chiese Harry. “Ummm.. no, niente di nuovo, né su Olivander, né sugli omicidi.” “Peccato” – bofonchiò Harry deluso. “E del libro trovato a casa di Draco? Sei riuscita a capirci qualcosa?” – chiese Ron. “Ieri non ho avuto tempo di far nulla; ero esausta. Credo che ci metterò mano durante il fine settimana. Sapete, il sesto anno è molto impegnativo.” – osservò Hermione seria. “Per favore, siamo solo al secondo giorno e già ci fai la predica!?” – borbottò Ron – emm cioè dai.. io..” Hermione lo fulminò con lo sguardo e ripose con cura il giornale tra i libri. In quel momento i rintocchi dell’orologio scandivano le nove. Quella mattina il sotterraneo di Piton era più denso che mai di odori acri e pungenti. Al centro dell’aula era riposto un calderone di rame tutto consumato e annerito dall’uso evidentemente prolungato nel tempo. Era da lì che giungeva quell’odore così forte. Harry, Ron ed Hermione fecero appena in tempo a poggiare le loro cose e tirare fuori penna e pergamena, che la porta dell’aula di pozioni si richiuse furtiva dietro di loro con un piccolo schianto. “Siamo in ritardo, Potter?” – sibilò Piton alle sue spalle. Harry cercò di controllarsi, anche se in quel momento avrebbe avuto una gran voglia di scagliare contro Piton molte delle peggiori fatture che conosceva. Per non cacciarsi nei guai – Hermione già lo guardava allarmata – preferì starsene zitto. “Cinque punti in meno a Grifondoro!” – sentenziò Piton. “E perché!?” – sbottò Ron a voce alta. Piton si girò lentamente nella sua direzione inarcando le sopracciglia. “Mi correggo. Dieci grazie a lei, Wisley.” “Ma..” “Così il suo amico Potter imparerà a togliersi quell’aria da superiore che ha.. e lei – aggiunse Piton guardando Ron disgustato – a stare al posto suo.” Ron lo guardò torvo ma preferì non ribattere. “Cominciamo bene.” – borbottò Harry sottovoce ribollendo di rabbia. Piton diede loro le spalle e si diresse verso la cattedra. Qualche ragazzo di Serpeverde ridacchiava da dietro i calderoni. Hermione salutò debolmente Draco, che ricambiò il saluto con un sorriso. Era dal loro arrivo che non avevano più avuto modo di parlarsi. “Nonostante con mio grande rammarico tutti siate riusciti a superare il G.U.F.O in Pozioni – e a tutti fu evidente che Piton si riferisse ad Harry – questo non vuol dire che vi renderò la vita più facile. Il sesto anno è di fondamentale importanza nella preparazione per i M.A.G.O. che affronterete l’anno prossimo.. sempre ammesso che passiate l’esame quest’anno.” Tra i Grifondoro si levò qualche mormorio, ma bastò uno sguardo del loro professore perché si quietassero. “In questo primo trimestre cominceremo con la Pozione di Verità.” – disse Piton indicando il calderone al centro della stanza. “Ovviamente – sottolineò il professore – non mi aspetto grandi risultati da molti di voi… Paciok rimetta a posto quella bacchetta, prima di cavare un occhi a qualcuno.” Ci fu un boato di risate dai tavoli di Serpeverde, ma Piton sembrò non accorgersene. “Mi scusi s-signore.” – balbettò Neville. Aveva ancora i capelli tutti appiccicati di melassa. “Che cosa vuole .. ora .. signorina Granger?” – disse il professore con aria quasi annoiata. Hermione aveva alzato la mano in modo che fosse bene in vista. “Intende dire che.. faremo il Veritaserum?” “Certo che no. Non credo che qualcuno in questa classe, almeno tra i Grifondoro, sarà mai in grado di preparare una pozione così complicata. – disse Piton raggiante senza nemmeno sforzarsi di togliere altri punti a Grifondoro, perché evidentemente riteneva quella frase abbastanza sarcastica ed incisiva - Noi ci limiteremo a studiare la Pozione di Verità, che non è potente come il Veritaserum, ma alquanto efficace sulle menti deboli e manovrabili.” Hermione riabbassò la mano un po’ delusa; non aveva nemmeno fatto caso alle insinuazioni provocatorie di Piton: era semplicemente scocciata di non poter studiare il Veritaserum. Harry e Ron, che se ne erano accorti la guardarono un po’ sconcertati. Il resto della lezione trascorse nel modo più noioso possibile: Piton aveva scritto sulla lavagna tutta la lista degli innumerevoli ingredienti della Pozione di Verità, e come al solito avevano recuperare dalle dispense tutti gli ingredienti e poi mettersi al lavoro per cercare di ottenere qualche cosa di vagamente somigliante al liquame fangoso e ceruleo dentro il calderone al centro della stanza. Neville rischiò per tre volte di infrangere un’urna di Zarpax ancora vivi e saltellanti, e riuscì a far prendere fuoco anche alla sua divisa: ci mancò poco che Piton lo scoprisse e fu salvato in corner da Hermione. “Devi stare più attento…” – le disse lei con dolcezza. “Grazie Hermione, oggi .. non me ne va bene una.” – bofonchiò depresso Neville. Ron era riuscito a far assumere alla sua pozione un colorito vagamente roseo e si domandava dov’è che avesse sbagliato, quando con suo sommo disgusto lesse che sulla lavagna c’era scritto “Tre quarti di fegato di rospo” e non “Aggiungi un bezoar ad ogni costo”. “E’ stata Pansy Parkinson.. quella strega! Ha incantato la lavagna mentre eri intento a rimescolare la tua pozione. Dovrei dirlo al professore!” – borbottò Hermione furente. “Lascia perdere, tanto quello non ti crederebbe mai. E comunque avrei fatto uno schifo in qualsiasi caso. A te come viene?” – rispose Ron rassegnato. “Non male.” – rispose Hermione discreta. Ron sbirciò esitante nel calderone di Hermione e sgranò gli occhi. “Non male?!” – ripetè sconcertato – Non male!? .. ma è identica a quella di Piton.” “Umm beh.. veramente è ancora troppo densa per dirlo.. dovrò aspettare che si diluisca per bene.” Ron la guardò storto ed Harry non potè fare a meno di essere solidale: la sua pozione era nera come la pece. “Forse ho messo un po’ troppi peli di Unicorno.” – ammise abbacchiato e impotente. “Bah.. voglio solo che questo supplizio finisca presto, tanto so già che prenderò una T” “Una T?” – chiese Hermione. “Terribilmente schifoso” – rispose Ron dando un’ultima mescolata al suo calderone. Due ore più tardi, dopo aver salutato Draco, Harry, Ron ed Hermione erano di nuovo in marcia, questa volta diretti all’aula di Trasfigurazione. “Non è andata poi così male.” – bofonchiò Harry strada facendo. “Già.. s’è limitato solo ad evanescere le nostre poltiglie, ma non c’ha tolto altri punti.” – confermò Ron. “E i temi che vi ha assegnato? Dove li mettete?” – disse Hermione severa. “Tu devi sempre ricordarci il lato peggiore della nostra situazione?” – borbottò Ron. “Oggi rivedremo la McGranitt.. chissà .. chissà se vorrà parlarci ancora.” – disse Harry. “Beh … lo scopriremo presto. Eccola che arriva.” – disse Hermione indicando davanti a se. Erano quasi di fronte alla porta dell’aula di Trasfigurazione, quando la loro professoressa svoltò l’angolo pronta per entrare in classe. Harry, Ron ed Hermione si arrestarono istintivamente. La McGranitt, che da lontano sembrava soprappensiero non aveva fatto caso a loro e se li ritrovò sotto il naso, come se aspettassero qualcosa. “Beh.. che ci fate ancora fuori voi tre?” – borbottò la McGranitt sorpresa. “Noi volevamo… “ “Filate dentro, è ora di lezione.” – tagliò corto la professoressa con una vaga sfumatura di eccitazione nel tono della sua voce. Harry non l’aveva mai vista così decisa. La classe di Trasfigurazione era completamente diversa dal sotterraneo di Piton. Ampie finestre spalancate invitavano tiepidi raggi di sole ad entrare un po’ ovunque. L’atmosfera era senz’altro più rilassata che a pozioni. Grifondoro avrebbero seguito Trasfigurazione da soli durante il sesto anno, anche per era obiettivo della McGranitt rendere gli studenti della sua casa i più dotati in materia. “L’anno prossimo avrete i M.A.G.O. e non voglio che si dica che qualcuno della mia casa non sia riuscito a superarli!” – aveva esordito entrando. “Bene.. non c’è dubbio che in questa classe è presente uno degli studenti più dotati che ho potuto mai seguire nel corso della mia carriera di insegnante.” – disse la McGranitt solare, invitando Harry ad alzarsi e raggiungerla al suo fianco. In quel frangente sembrò che la professoressa avesse quasi dimenticato il tono severo di poco prima. Harry, che sul momento non aveva realizzato le sue intenzioni, si sentì una morsa allo stomaco quando capì che la professoressa aveva intenzione di chiedergli di trasformarsi in una Fenice proprio sotto gli occhi di tutti. “Coraggio Potter!” – disse quasi commossa la McGranitt. “Emm io.. “ – balbettò Harry arrossendo. Tutti, tranne Ron ed Hermione, lo guardavano incuriositi perché evidentemente non capivano che cosa ci stesse a fare Harry nel bel mezzo dell’aula, quasi fosse lui a dover insegnare qualcosa a loro. “Non sia timido. So che può farcela, l’anno scorso è riuscito in una prova brillante!” – gli disse la McGranitt incoraggiante. Harry si sentiva tutti gli sguardi puntati su di lui, nemmeno fosse sotto i riflettori di un palcoscenico. Guardò disperatamente nella direzione di Ron ed Hermione, che invece erano esultanti e ricambiavano occhiate eloquenti. “Che aspetti!? – bofonchiò Ron sottovoce – almeno ci riprenderemo un bel po’ di punti.” Harry guardò la McGranitt che lo fissava con un’espressione quasi sognante. “E va bene.. “ – bofonchiò come per dire che si arrendeva. La professoressa fece tre passi indietro e richiamò l’attenzione di tutti. “Ora osservate bene il signor Potter. Ha meritato una O in Trasfigurazione, durante gli scorsi G.U.F.O. “ Neville si sporse un po’ più avanti per vedere meglio, e lo stesso fecero Dean e Seamus e tutti gli altri compagni di Grifondoro. Harry si portò al centro della stanza e inspirò profondamente. Chiuse gli occhi e … in un baleno era sparito e al suo posto si ergeva maestosa una splendida Fenice. Le piume rosse e dorate ricoprivano il suo bel corpo e gli occhi rilucevano di una luce intensa. Sulla fronte aveva una strana cicatrice a forma di saetta, che si notava per un piumaggio più chiaro e frastagliato. “Molto bene! Ora può ritrasformarsi!” – disse la McGranitt in preda alla più totale euforia. Come era successo poco prima, ci fu un altro piccolo tremito della folla e subito dopo Harry era di nuovo in piedi in mezzo a loro, con le sue sembianze naturali. “Eccellente! Un vero capolavoro!” – bofonchiò la McGranitt. Tutti lo guardavano ammirati; anche Ron ed Hermione, che non l’avevano mai visto davvero in azione lo guardarono stupefatti. Hermione in particolar modo sembrava ansiosa di capire tutti i complicati meccanismi di trasfigurazione celati dietro la trasformazione di Harry. “D-da quanto sei un a-a-animagus?” – balbettò Neville pieno di rispetto. “Dall’anno scorso” – rispose debolmente Harry, rosso come un peperone. “Si meriterebbe un’altra O, se fossimo in sede d’esame! Quindici punti a Grifondoro! Complimenti Potter! Complimenti! Ora può rimettersi seduto, grazie per la collaborazione.” – lo osannò la McGranitt. “Si figuri.. è stato un piacere.” – rispose Harry contento. Quando ebbe ripreso posto tra Ron ed Hermione ci volle almeno mezzo minuto prima che entrambi la piantassero di guardarlo a bocca aperta senza riuscire a biascicare una parola. “Beh!?” – sbottò lui. “Non immaginavo che fossi bravo fino a questo punto! – sbottò Ron – credevo fossi più simile a un uccello spennacchiato. Complimenti! E soprattutto grazie!” “Di cosa?” – domando Harry. “Dei punti. – aggiunse allegra Hermione – complimenti davvero Harry.” “Bene! Ho chiesto al signor Potter di darvi una dimostrazione di quel che può diventare una tecnica molto affinata di trasfigurazione umana, la più complessa in assoluto tra tutte le specializzazioni di trasfigurazione. Ovviamente diventare animagus è un processo molto duro e difficile, e non tutti sono in grado di farlo. Non pretenderò da voi di certo questo. Ci sono alcuni incantesimi però .. che potrebbero risultarvi utili nel corso delle vostre carriere, una volta usciti da Hogwarts. Tutti questi incantesimi fanno parte della cosiddetta Trasfigurazione Avanzata e prevedono la manipolazione della materia animata e non animata di complessità maggiore. Vale a dire animali di grossa taglia, oggetti grandi pressappoco come un essere umano e naturalmente le persone stesse… ma dovrete fare attenzione. Ho visto studenti farsi crescere svariate centinaia di serpenti sulla testa al posto dei capelli, e poi siamo stati costretti pietrificarli e a somministrargli succo di mandragola per tre mesi di fila, prima che questi smettessero di ricrescere.” Ron fece una smorfia di disgusto all’idea di vedersi allo specchio con una selva di aspidi in testa. “Per prima cosa penso sia opportuno affondare l’incantesimo di trasmutazione della pietra.” “Di Trasmu cosa?” – bofonchiò Dean incerto mentre prendeva appunti. “Trasmutazione della pietra in pelle umana, signor Thomas.” – rispose la McGranitt cominciando a passeggiare tra i banchi. A ciascuno di voi è stata data una pietra di piccolo taglio. E’ riposta sopra ciascun banco. Sono un po’ piccole.. ma per cominciare andrà bene. Ora.. prendete le bacchette.” Tutta la classe fu scossa da un tremito di esultanza, come ogni volta che un professore diceva quella frase, e soprattutto con la McGranitt, con la quale le sorprese non mancavano mai. La professoressa mosse appena la sua di bacchetta e dal nulla si materializzò un tavolo, proprio di fronte a lei. Dette ancora un colpetto di polso e sopra al tavolo comparve una pietra enorme e dalle forme irregolari e appuntite. “Bene, ora pronunciate “INCARNIS!” con decisione e fate fare due giri completi in senso antiorario di polso alla bacchetta, poi puntatela contro il bersaglio… in questo modo.. Incarnis!” – bofonchiò la McGranitt sicura. L’enorme pietra davanti a lei tremolò un istante prima di quietarsi e lentamente al posto della grigia superficie rocciosa comparve una macchia rosea e pelle umana, che piano piano cominciò a ricoprire tutta la pietra. Alla fine sembrava di trovarsi con un enorme sacca di pelle umana pulsante che se ne stava lì immobile al centro del tavolo. La McGranitt la guardava soddisfatta e compiaciuta, ma non altrettanto disgustata come l’espressione di Ron, che sentì quasi l’istinto di vomitare. “Bene, avete capito? Ci sono domande? Oh.. no no no Paciok, così finirà per pietrificarsi: ho detto in senso antiorario! Ecco.. riprova.” “Non l’ho mai vista così indulgente.” – bofonchiò Ron mentre si cimentava con la sua pietra. “Già.. evidentemente oggi è di buon umore!” – rispose Harry con la lingua tra i denti, nel tentativo di concentrarsi al massimo. “Tu che ne dici Herm..?” “Incarnis!” – bofonchiò in quel secondo la ragazza, eseguendo un perfetto incantesimo di Pietra in carne. “Oh! Complimenti signorina Granger! Altri dieci punti per Grifondoro!” – esultò la McGranitt contenta. “Si Ron? Dicevi?” – bofonchiò Hermione volgendosi a lui. “Non fan niente.” – rispose abbacchiato Ron. “Dai non te la prendere – aggiunse Harry – Hermione è un genio in trasfigurazione.” “Anche tu lo sei! Guarda me invece.. sono una schiappa.” – disse Ron imbronciato contemplando la sua pietra, che ora era ricoperta da un liquame rosa e maleodorante. “Ma no che non lo sei! Sai fare un sacco di altre cose!” – disse Harry solidale. “Ha ragione Harry! Che discorsi fai!?!” – gli disse Hermione decisa. “Dico solo la verità. Sono un buono a nulla.” – rispose abbacchiato Ron. “Sei il migliore giocatori di scacchi che io conosca! – gli disse Hermione prendendolo per mano – e sono convinta che non c’è nessuno che può batterti, se ti impegni davvero!” “Lo.. lo pensi davvero?” – chiese Ron un po’ più sollevato. “Certamente! Ed Harry è d’accordo, vero Harry??” “Sicuro! Sei un asso con gli scacchi dei maghi Ron! Ti ricordo che se non fosse stato per te al primo anno non avremmo mai superato la prova della McGranitt nei sotterranei della scuola!” “Già!” – disse soddisfatto Ron. Tutto d’un tratto aveva ritrovato se stesso. “Già! Avete ragione! E voglio iscrivermi al torneo! Ridurrò Zirkoff in poltiglia! Ci potete scommettere!” – borbottò trionfale. “Prima però – la McGranitt gli stava di fronte guardandolo con cipiglio – sarà meglio che ritrasformi in pietra la poltiglia che ha davanti a lei, altrimenti dovrò togliere qualche punto a Grifondoro.” “Ops.. mi scusi professoressa.” – rispose Ron mordendosi la lingua. Alla fine della lezione quasi tutti avevano quanto meno ottenuto di far diventare rosa le loro pietre, sebbene solo Hermione fosse riuscita ad emulare alla perfezione il lavoro della McGranitt, cosa questa che le aggiudico l’esonero dai compiti. “Uff! Non è giusto però! Anche tu hai fatto un bel lavoro trasformandoti prima, e a te li ha dati lo stesso!” – brontolava Ron mentre si dirigevano a pranzo. “Non me ne parlare. Due temi! Uno sulla pietra in carne e l’altro sulla carne in pietra, e anche le esercitazioni pratiche!” – rispose sconsolato Harry. Hermione invece trotterellava allegra e compiaciuta dei suoi risultati. Quando arrivarono, la Sala Grande era ancora mezza vuota. Harry e Ron trangugiarono velocemente qualche boccone per pranzo per poi filare diritti verso la torre di Divinazione. Hermione li salutò mentre si allontanavano di corsa ed Harry, ormai giunto alla porta della Sala, notò con la coda dell’occhio che già si era messa al lavoro sulla misteriosa lettera di Sirius. Incrociarono Ginny a metà strada, che scendeva furente le scale della torre imprecando sottovoce. “Che t’è successo?” – sbottò Ron vedendola in quelle condizioni. “Un’altra ora con quella vecchia isterica e giuro che chiederò alla mamma di portarmi via da qui!” – le risposte seccamente Ginny, menando calci contro l’aria. Harry cercò di fermarla ma la ragazza lo ignorò completamente, scomparendo in fretta giù per le scale. “E va beh… avremo un’altra Hermione a Divinazione. – commentò piatto Ron – andiamo, o faremo tardi sul serio.” I due amici furono i primi della classe a sbucare dalla cupola al centro dell’aula; il posto era ancora deserto a parte la nebulosa presenza della Cooman che si muoveva tra i tavolini quasi fluttuando. “Oh! Cari ragazzi! Bentornati!” – esordì la Cooman con voce sognante. “Buongiorno professoressa!” – salutarono in coro Harry e Ron. “Scommettiamo un galeone che comincia a predire che morirai tra tre giorni?” – aggiunse Ron sottovoce ridacchiando. Harry dovette dargli una gomitata tra le costole per farlo smettere. La Cooman sciolse il suo sorriso in uno sguardo perplesso e alquanto ambiguo. “Cari… vedo che l’estate vi ha aperto al dono della Vista!” “Come?” – domandò ignaro Ron. “Un’ora di anticipo sulla lezione…. Avremo tempo di ..” “Un’ora di anticipo?!” – sbottarono Harry e Ron contemporaneamente. La Cooman li guardò un po’ torva. “Prego… accomodatevi, sono certa che un po’ di ripasso sull’interpretazione dei sogni vi sarà certamente utile.” – disse sognante guardandoli con occhi languidi, da dietro i suoi occhiali rotondi e spaventosamente grandi. Harry avrebbe voluto volentieri tirare addosso a Ron qualsiasi cosa di abbastanza grande da procurargli un doloroso bernoccolo, e l’amico ricambiò con un’espressione decisamente abbacchiata. “Scusa..” – balbettò Ron sentendosi in colpa. “Non fa niente” – rispose sconfitto Harry. Era inutile prendersela con lui, tanto valeva cercare di passare il tempo in qualche modo. Ron tirò fuori riluttante la sua copia di “Oracolo dei Sogni” e tutti e due cominciarono a confabulare sottovoce. “Non ho per niente voglia di mettermi a fare lavoro extra…” – disse dopo un po’ deciso. Harry sorrise e annuì. Cercò con lo sguardo la Cooman, per vedere se era sufficientemente lontana e per la prima volta si rese conto di quanto fosse cambiato quel posto. Dopo l’attacco dei Giganti quell’ala del castello era stata pesantemente rovinata, e Silente aveva ingaggiato i migliori restauratori magici di tutta l’Inghilterra per rimetterla a nuovo. Purtroppo.. il vecchio camino della Cooman non era scampato alla devastazione provocata dalla battaglia e attualmente al suo posto troneggiava una striminzita stufetta a carbone dalla quale sfumacchiavano vistosi pennacchi di quello che Harry intuì fosse incenso. La Cooman voltò loro le spalle e per un istante soffermò lo sguardo sognante su una complicata mappa celeste appesa alla parete. “Oh.. Cielo!... succederà.. è scritto! È scritto nelle stelle!” – borbottò volutamente a voce alta, per attirare l’attenzione di Harry e Ron. “Emm.. succederà cosa?” – chiese Ron allarmato. “Non dargli corda!” – sibilò Harry. “Oh! Vedo che siete interessati anche voi a alla grande Profezia!” “Profezia? …. Un’altra?! Oh noooo!!” – sbottò Ron un po’ troppo forte. La Cooman abbandonò la mappa un istante e si diresse verso di loro. In mano teneva un curioso oggetto composto da una miriade di tubicini dorati che si intrecciavano tra loro. “Cari.. cari ragazzi.” – disse con aria quasi cupa. “P-profezia? – balbettò Ron di malumore – l’ultima non ha predetto niente di buono..” “Oh… devi aver capito male caro, io ho detto Astronomia.” – bofonchiò la Cooman con sguardo velato. “Come?” – chiese Ron titubante. Harry osservava la scena sinceramente divertito. Difficile capire in quel momento chi fosse più stralunato, se Ron o la professoressa. “Mio caro ragazzo, forse il tuo occhio Interiore sarà offuscato, ma credo che una buona pozione ultrasturante dovrebbe andare bene per le tue orecchie.” – bofonchiò la Cooman con fredda noncuranza. Ron avvampò. “Stavo studiando la mappa del cielo, e questo prono-scopio mi aiuterà a calcolare il momento esatto di… “ In quel momento un sordo schianto annunciò l’eplosione della vecchia stufetta. La Cooman sobbalzò, credendo di aver assistito all’ennesimo presagio di morte imminente di uno dei suoi cari studenti e faticò un poco a tornare in se stessa, quando ormai metà dell’aula era stracolma del denso puzzo d’incenso. “Oh.. santo cielo! Devo aver esagerato con la dose. Se Minerva lo venisse a sapere scommetto che.. emm ragazzi, potreste darmi una mano?” Harry e Ron si guardarono perplessi per qualche secondo. “Emm si certo, si faccia da parte per favore.” – disse Harry con gentilezza. La Cooman si allontanò quel tanto che Harry potesse liberare in un unico rapido colpo di bacchetta l’aula dalla nube maleodorante. La Cooman lo guardava ancora sotto shock con le mani al petto e gli occhiali che le penzolavano sul bordo del naso. “Buffo… secondo l’Oracolo dei Sogni è scritto che avresti salvato qualcuno da morte per asfissia.” – borbottò a voce alta Ron cercando di assumere il tono più profetico possibile. “Com.. Cosa?” – disse vaga la Cooman. Sul suo volto stava comparendo un sorriso di pura soddisfazione. Harry guardò sbiego Ron; che diamine aveva in mente? “Ah certo, caro.. una buona interpretazione! Non c’è che dire! Oh che onore che onore, questa è la classe più promettente che ho mai avuto!” – ridacchiò contenta la professoressa allontanandosi ciondolando verso la cattedra. Harry aggrottò le sopracciglia e in tutta risposta Ron scrollò le spalle accennando a un debole sorriso. “La più promettente! – ripetè la Cooman sognante – cinque punti a Grifondoro!” “Evvai!” – esultò Ron. Harry stava ancora cercando di raccapezzarci qualcosa quando Neville spuntò dalla botola, seguito a ruota dagli altri di Grifondoro, e ovviamente non mancavano Lavanda Brown e Calì Patil che da sempre si erano dimostrate le sostenitrici numero uno della loro professoressa di Divinazione, per la quale nutrivano una sorta di incondizionata fede. “Sul serio hai .. interpretato il mio sogno?” – chiese Harry sbigottito e ammirato. “No, ma ho pensato che tanto valeva rischiare” – disse Ron tronfio. “E bravo Ron! Quando Hermione saprà di questi cinque punti!” Ron si immaginava già la scena… e la cosa non lo rassicurava affatto. Sicuramente si sarebbe beccato una ramanzina da Hermione per aver rubato punti per la sua casa. “Emm meglio che non glielo diciamo..” – ammise infine. Harry ridacchiò in tutta risposta annuendo. Il resto dell’ora di Divinazione trascorse nel modo più noioso possibile, almeno fino a quando la Cooman, più stralunata che mai, dal ritorno dalle vacanze estive, cominciò a raccontare alla classe tutte le visioni che aveva percepito grazie al suo occhi interiore, e manco a indovinarci, aveva predetto morte e mala sorte per metà di tutti loro. Harry e Ron ci erano abituati ormai, e non ci badarono più di troppo, ma Neville sembrava particolarmente attento a tutte le parole della professoressa, e sobbalzava ad ogni minimo “oooh” di approvazione che giungeva da Calì e Lavanda. “Nervoso oggi Nev?” – borbottò Ron sottovoce. “N-no, va t-tutto b-bene.” – balbettò Neville. Harry e Ron si scambiarono una rapida occhiata. “E di un po’, come va con Cho Chang? Ho visto che ti sei dato da fare eh? Vecchio briccone!” – lo apostrofò Ron con un occhiolino malizioso. “C-cosa?” – sbottò Neville balzando in piedi all’improvviso. Era rosso come un peperone e guardava Ron con due occhietti tremolanti. “Emm scusa Neville! Non .. non volevo dire niente di ..” Ma la Cooman era già su di loro; osservava Neville dal retro dei suoi occhiali, esaminandone ogni centimetro di pelle. Stette immobile e muta per qualche breve istante, la sua bocca cominciò a tremolare puntandogli contro un dito si accasciò reggendosi a un tavolo sillabando, con quanta più enfasi avesse potuto.. “Oh.. cielo.. caro.. caro mio, non vedo come farai .. non vedo come..” “C-come farò a fare cosa??” – sbottò Neville allarmato. Ormai tutti lo fissavano con gli occhi ricolmi di attenzione. “Forse.. come farà a sopravvivere?” – suggerì timidamente Lavanda Brown. Harry la guardò sbieco fulminandola. “Oh no!” – squittì Neville. “Mio.. mio caro..” – farfugliò la Cooman. Neville già rosso in viso dopo la battuta di Ron, avvampò di nuovo. Guardava la Cooman quasi supplichevolmente! “Temo proprio che non potrai partecipare al ballo di Halloween, a meno che non troverai un rimedio pronto per una brutta forma di spruzzolosi che ti colpirà la prossima settimana.” Tutta la classe scoppiò in una soffocata risata. Ron aggrottò le sopracciglia ed Harry si limitò a sorridere. La Cooman li guardava ancora con aria inquietantemente sognante. “Ma da quando c’è un ballo ad Halloween??” – chiese allarmato Ron rivolgendosi ad Harry, ma il ragazzo non lo stava ascoltando: Neville era trasalito e, sbiancato di colpo, si era afflosciato a terra. “Eih! Eih Neville!” – bofonchiò Ron scrollandolo per le spalle. “Più forte Ron, è ancora sotto shock! Dagli un altro schiaffo.” – gli disse Harry aiutandolo a sistemare l’amico sopra un muricciolo del cortile interno del castello. “Ragazzi.. ma.. dove siamo? Che.. è successo?” – chiese Neville impacciato riaprendo lentamente gli occhi. “Va tutto bene, ce ne siamo andati da Divinazione.” – rispose Ron a metà tra il felice e il preoccupato. “Come mai?” – chiese ancora Neville tirandosi a fatica seduto. “Sei svenuto, la Cooman ti aveva appena presagito una terribile forma di spruzzolosi… sai che incubo.. non potrai andare al ballo. Magari a me queste fortune, io sono negato a ballare.” – disse Ron dandogli una pacca sulla spalla. “Già!” – commentò Harry solidale. “E la Cooman vi ha lasciato andare?” – domandò stupito Neville. “Beh, le abbiamo detto che ti avremmo portato in infermeria. Ma ormai siamo abbastanza esperti per guarire un semplice svenimento, è bastato un incantesimo ben assestato..” – replicò Ron compiaciuto e tronfio, ma visto che Neville non accennava a riprendere un colorito normale si affrettò ad aggiungere che la Cooman era solo una vecchia impostora e che non doveva stare a preoccuparsi di quello che andava farneticando… ovviamente sempre che non avesse gli occhi strabuzzati e una voce d’oltretomba, durante una sua profezia. “Dubito che avrebbe mai una voce così… - bofonchiò Ron sinceramente sul punto di ridere – solo per comunicare un’epidemia di spruzzolosi.” “Allora, va meglio Neville?” - domando Harry. “Per niente!” – gridò con rabbia il ragazzo. “Che hai ora?” – chiese Ron sorpreso dalla reazione dell’amico. “I-io ci v-voglio andare a quel ballo!” – disse furente Neville, menando pugni in aria. “Calmati, calmati! Ci andrai!” – gli disse Harry rassicurandolo. Neville parve credere alle sue parole e si rasserenò leggermente. “E.. con chi ci vorresti andare?” – domandò Ron con tono innocente. Harry fece appena in tempo a scuotere la testa per dirgli “ no non chiederglielo!” , che Neville avvampò di nuovo quasi in preda a una nuova crisi di nervi. Alla fine invece si arrese, abbattuto e si rimise a sedere, con il mento sorretto dalle mani. “Mi piace Cho Chang.” – sbuffò sottovoce: la sua faccia era fucsia dalla vergogna. Ron trattenne un eccesso di ilarità. Neville aveva tante possibilità con Cho, quante lui di diventare il numero uno nella classe di Trasfigurazione. “Hai provato a parlarle?” – gli chiese Harry calmo. “No.. ogni volta che ci provo ... ne combino sempre una. Oggi mi sono fatto scivolare la torta di melassa in testa.. Stavo cercando di farla levitare. “ “Emm si.. abbiamo notato.” – bofonchiò Ron il più serio possibile, anche se gli dolevano i muscoli del viso, in quel disperato tentativo di non mettersi a ridere. Harry lo guardò torvo e lui incassò il colpo. “E’ solo che sei un po’ troppo nervoso Neville.” – lo rassicurò Harry. “Perché non la inviti ad uscire?” – suggerì Ron con scioltezza. “Ma se nemmeno riesce a dirle ciao.” – lo zittì Harry. “Che posso fare? – domandò Neville supplichevole. – non ho speranze con lei.. metà dei ragazzi di Corvonero le va appresso.” “E tu fregatene! – disse con voce ferma Harry – ne vali cento di tutti loro messi insieme!” Un debole sorriso parve comparire sul volto di Neville. “V-va bene, ma.. mi aiuterete?” – chiese ancora sperando in un sì. “Noi veramente avr..” “Certo! – sbottò Harry coprendo la voce di Ron. – ora però affrettiamoci, o faremo tardi a Difesa contro le Arti Oscure, ed è la prima lezione e non ho nessuna intenzione di perdermela!” Neville si alzò felice e più rincuorato se ne trotterellò sognante verso l’aula di Difesa. Harry e Ron lo guardarono allontanarsi in silenzio. “Perché gli hai detto che lo aiuteremo? Quello con le ragazze è imbranato peggio di me e di te messi insieme.. e ce ne vuole te lo dico io. Come se già non avessimo altre gatte da pelare.” – borbottò Ron imbronciandosi. “Ma dai Ron, sarà divertente! Un po’ di svago ci farà bene, altrimenti finiremo col vedere maghi oscuri e alchimisti dappertutto. E poi mi ricorda me prima che riuscissi a parlare con tua sorella.” Ron dovette ammettere che in fondo Harry aveva ragione: anche per lui era stato un pelo complicato parlare con Hermione dei suoi sentimenti. “E va bene.” – sbuffò infine. “Dai muoviamoci, o faremo tardi davvero.” – ridacchiò Harry. “Oggi sempre di corsa, uffa!” – borbottò Ron mentre entrambi scendevano di corsa le ultime scale che li separavano dal corridio dell’ aula di Difesa contro le Arti Oscure. L’aula di Difesa Harry l’aveva vista un po’ in tutte le salse; dagli stravaganti ornamenti del professor Allok, ai complicati arnesi del falso Malocchio Moody… e quest’anno l’avrebbe per sempre ammirata con dei cupi drappeggi rossi alle finestre, che ricordavano vagamente una sala cerimoniale dei palazzi regali del medioevo. Alle pareti erano stati appoggiati svariati set di ampolle di tutte le dimensioni, alcune grandi abbastanza da contenere qualche misterioso inquilino. Un candelabro di antica fattura, sopra cui rifulgevano tredici candele dorate, era posto proprio a fianco alla cattedra dove, seduto sopra un altro sgabello, li attendeva già Icarus Glindel. Il mago quel giorno era vestito di tutto punto: indossava una camicia verde smeraldo che si apriva con un elegante colletto ribelle e terminava con due polsini curati e ben disposti sull’esile fisico. I blue jeans che portava quasi aderenti alle gambe slanciate, gli conferivano un aspetto a dir poco babbano. La classe sobbalzò stupita nel vederselo lì davanti conciato in quel modo. “Oh.. buongiorno ragazzi!” – salutò il professore cordiale. “Ho pensato che così sarei stato più comodo, e visto che oggi avrò bisogno di molta mobilità, beh.. che c’è? Non avete mai visto i vestiti dei babbani?.. emm coraggio sedetevi, non vi mangio mica.” La classe prese posto. Harry, Ron ed Hermione occuparono tre banchi in prima fila. Hermione, come del resto tutte le altre ragazze della classe, osservavano ammirate il bel professore, e lei si scoprì ad arrossire, quando lui gentilmente le chiese di andare a chiudere la porta. “Si professore! Subito!” – disse allegra. Ma non fu altrettanto contenta quando, tornata a sedere, Ron la fissò acido e rosso fino alla punta delle orecchie. “Bene, ora… se volete seguirmi, vorrei mostrarvi alcune cose.” – disse allegro il professore. “Niente libri di testo e bacchette?” – chiese qualcuno dall’ultima fila. “Per ora non saranno necessari i libri, le bacchette invece portatele, potrebbero rivelarsi più utili di quanto non pensiate.” Glindel aspettò che tutti gli studenti ebbero formato due file ordinate e poi si voltò allegro contro la parete in fondo all’aula; raccolse qualcosa e lo infilò in una borsa. “Bene, andiamo.” – disse gioviale sorridendo. Usciti dall’aula di Difesa contro le Arti Oscure, Harry Ron e gli altri compagni di Grifondoro si ritrovarono a vagare per i corridoi della scuola, scortati dal professore. Era impressionante come il Castello di Hogwarts, nonostante la mappa del malandrino e ben cinque anni alle spalle, rappresentasse per loro ancora un mistero tutto da scoprire. C’erano corridoi e stanze che ancora non avevano mai visto prima: oltrepassarono una porta tutta colorata d’azzurro che emanava un forte odore di muschio e poco più avanti una scala che sembrava ritorcersi su se stessa. “Quello è il posto vieni e vai!” – sussurrò qualcuno da in fondo alla fila. Ron si voltò incuriosito, ma non vide nulla. “Eccoci qua.” – disse Glindel agitando il mantello. Si trovavano di fronte all’immensa testa di un Gargoyle di pietra con una lingua biforcuta molto minacciosamente protesa in fuori. Glindel si voltò verso la testa dando le spalle alla classe così che nessuno potesse veramente vedere quel che stava facendo, ma dopo pochi istanti ci fu un fremito e al posto dell’enorme testa di pietra vorticava un turbine di diamanti. “Che posto è questo?!” – chiese Dean Thomas stupefatto, seguito a ruota da molti altri. “Uh… beh.. suppongo che non ci siate mai stati prima, è una stanza speciale! Silente l’ha fatta costruire anni fa… è la stanza della Metamagia.” – rispose misterioso il professore. “Scusa ma … se lei è un nuovo insegnante.. come fa a sapere che la stanza..” – bofonchiò Neville timidamente. “Che domande, sono stato studente anche io! Ho fatto dannare la McGranitt molto peggio di qualcuno di voi.” – disse allegro Glindel strizzando l’occhio nella direzione di Harry. Molte facce stupite sui volti dei compagni di Grifondoro rincuorarono Harry: forse dopotutto non era l’unico ad ignorare il significato di quella parola. Persino Hermione sembrava sul punto di alzare una mano. “Venite, entrate uno alla volta, e quando siete dentro non tirate fuori le bacchette… umm non finchè non ve lo dirò io. Qui dentro succedono cose piuttosto strane.” Uno dopo l’altro i compagni di grifondoro scomparvero dentro alla voragine luminosa apertasi di fronte a loro. Harry esitò un istante, prima di tuffarsi verso l’ignoto e guardò per qualche attimo il professore diritto negli occhi. Lui sorrise quasi riuscendo a capire quello che stava provando. L’ambiente nel quale erano appena entrati sembrava ricavato da un’immensa grotta incavata proprio dentro le mura del castello. “Questo è il metamondo.” – disse tranquillamente Glindel, chiudendo l’uscita dietro di se. Fece schioccare le dita e subito molte torce si accesero da ambo le parti illuminando il tutto con una luce soffusa e grave. “Che cos’è?” – chiese Hermione, non riuscendo più a trattenere la curiosità. “Umm non c’è una definizione esatta; in alcuni testi è citato come il ponte che collega il regno dei vivi col regno dei morti.” Harry si sentì gelare il sangue nelle vene: l’ultima volta che aveva attraversato quel confine, per poco non ci rimaneva secco. Ron lo guardò accigliato; evidentemente pensavano tutti e due la stessa cosa: andarsene di lì il prima possibile! “Il metamondo è una realtà non completamente esatta .. è come se fosse .. la doppia essenza di uno stesso posto. Anche la magia quindi … qui non segue le stesse regole che conoscete voi.” – disse pacatamente il professore scrutando gli sguardi catturati dei suoi spettatori. Glindel aveva un certo fascino su tutti.. “Che intende dire?” – chiese Seamus Finnegan. “Umm… ad esempio la maggior parte degli incantesimi tradizionali qui non hanno effetto, perché niente è mai quel che sembra.” Qualcuno borbottò sommessamente. “Wow!” – esclamò Ron a bocca aperta. Glindel mormorò qualcosa e dal nulla apparvero tanti specchi sulle pareti quanti erano gli studenti. Ogni specchio riluceva di una luce argentata ma al loro interno non vi si rifletteva alcuna immagine. Le chiarissime superfici di vetro erano soltanto lievemente increspate come da un tremolio d’acqua. “Ora ognuno di voi dovrà mettersi di fronte ad ogni specchio.. poi vi spiegherò quel che dovrete fare.” – disse Glindel posizionandosi al centro della sala. Harry, Ron ed Hermione avanzarono con cautela verso tre specchi rimasti liberi e non sapendo bene che fare rimasero impazientemente immobili per qualche manciata di secondi. “Ora guardate nello specchio e concentratevi ….. fino a quando non riuscirete a vedervi riflessi nello specchio.” Tutto qui?? – pensò deluso Harry che si aspettava chissà che cosa e fu felice di costatare che persino Ron ed Hermione avevano seri dubbi sull’utilità di quell’esercizio. Dopo tutto forse anche Glindel non era un gran che come insegnante; Harry avrebbe preferito di gran lunga fronteggiare un Troll o darsi da fare in qualche altra prova di abilità. Lo specchio di fronte a lui sembrava distante anni luce, e così pure le sinuose forme d’acqua. “Farò un giro tra di voi per aiutarvi a focalizzare meglio le vostre percezioni. Fate silenzio, concentratevi, liberate la mente.” – disse Glindel con autorità. Per quanto fosse poco convinto Harry decise di provare a fare un tentativo. Passarono quindici lunghissimi minuti, in cui si ritrovò a pensare a tutto fuorché concentrare i proprio sforzi: starsene immoli lì ad aspettare di vedere un’immagine increspata di se stesso altrettanto immobile e annoiata non era certo quel che si sarebbe detto “ un inizio promettente “. Cominciò a pensare alla montagna di compiti che gli sarebbero toccati quella sera: i temi per Piton e per la McGranitt, gli esercizi di Divinazione… gli venne in mente il viso di Neville rosso come un peperone e la sua testa ricoperta di melassa, poi di fronte a lui c’era l’immagine dello strano messaggio lasciatogli da Sirius e di quei simboli d’argento che si mescolavano tra loro senza un senso preciso… poi lentamente… ogni cosa scomparve. Si sentiva solo, circondato dal nulla… e dal buio. Era imprigionato... inerme. Sentiva la presenza di qualcuno molto vicino a lui. Era nella sua mente! Sentiva pensieri che non erano i suoi, sentiva che era malvagio, che cercava di entrargli nella testa, ma non voleva cedere! Devo chiuderlo fuori! – pensò allarmato senza sapere cosa fare. Comparve un puntino al centro del suo pensiero… un puntino microscopico di luce. Devo raggiungere la luce! Lì sarò al sicuro! L’ansia cresceva in lui e nonostante un torpore lo stesse schiacciando sentiva distintamente la cicatrice pulsargli di dolore. Cercò di resistere; era importante mettersi in salvo, non avrebbe potuto contrastare quella presenza ancora a lungo. Quel punto di luce diventava sempre più grande sempre più splendente! Le tenebre che l’avvolgevano sembravano lentamente cedere il passo. Ti troverò…. E non avrai scampo…- sussurrò il suo nemico nell’ombra. Harry correva ormai senza riuscire più a vedere niente, mentre sentiva una stanchezza innaturale invadergli le membra. La luce era più vicina però, anche se non riusciva a distinguere i contorti di quell’immagine sbiadita… era più forte… più forte delle tenebre… l’ombra si stava sciogliendo!! Ci sono quasi.. ci.. ci sono.. “Harry.. Harry!”. Qualcuno lo stava chiamando. “Harry svegliati!” La voce sembrava provenire da distante. L’ombra intorno a lui era svanita del tutto. Il ciondolo in petto gli formicolava più che mai… fu allora che capì: era stata la sua luce a proteggerlo dal pericolo!! “Neteril..” – mormorò riaprendo gli occhi lentamente. Di fronte a lui c’erano Ron ed Hermione, insieme a mezza classe di Grifondoro. “Come ti senti?” – chiese Ron preoccupato. “Un po’ intontito … ma sto bene.” – borbottò Harry portando una mano al cuore. Il ciondolo sembrava pieno di vita: voleva metterlo allerta! Avvertì un formicolio alla base del collo, quasi come se qualcuno.. o qualcosa… lo stesse osservando. Si voltò rapidamente per cercare di individuare il suo misterioso assalitore ma tutto intorno a lui ormai s’era radunata l’intera classe. I più curiosi erano in prima linea, gli altri parlottavano tra loro. “Fate largo fate largo!” – tuonò Glindel allarmato. “Lasciatelo respirare!” – intimò Neville spingendo indietro i suoi compagni. “Grazie” – gli disse solidale Ron. “Harry come stai?? Che è successo?” – chiese Glindel precipitandosi da lui vistosamente in imbarazzo per l’accaduto. “Non so davvero come sia potuto succedere.. io.. io.. stai bene ragazzo?” – disse ancora con premura il professore poggiandogli tutte e due le mani sulle spalle. Harry avvertì di nuovo il ciondolo fremergli sulla pelle, anche se si sentiva confuso… che cosa gli era successo. “Guarda!” – gli disse Glindel incoraggiandolo. Harry si voltò verso lo specchio: incredibile c’era riuscito! Un altro Harry era come stampato sulla superficie dello specchio e lo stava guardando sorridente. “C-ce l’ho fatta?” – chiese Harry attonito. “Si! Si ragazzo mio, non so cosa ti sia capitato ma sei stato l’unico a riuscire ad evocare la tua proiezione astrale!” “Proiezione Astrale?” “Proprio così, è un primo passo per poter padroneggiare bene la metamagia! La proiezione astrale è …. Un poter nascosto che ognuno di noi ha, che gli permette di sdoppiarsi e stare contemporaneamente in due posti allo stesso tempo. E’ come se la nostra essenza vitale stessa… per un momento fosse capace di uscire dal nostro corpo materiale e agire indipendentemente… è molto molto difficile raggiungere questo stato Harry. Non credevo che qualcuno di voi ci sarebbe riuscito al primo colpo! Bravo ben fatto!” Harry era sempre più confuso, forse tutto quel che aveva sentito dentro di lui era un’evoluzione normale del processo di trasformazione? … e questa metamagia era davvero così pericolosa?... gli altri avevano idea di quello che avesse affrontato in quegli interminabili minuti? Glindel era così soddisfatto di lui che non ebbe il coraggio di dirgli niente e con Ron ed Hermione che ormai lo portavano in trionfo tra i compagni decise di assecondare l’euforia degli altri e di tenersi per se tutti quei pensieri. “D’accordo allora… non mi merito nemmeno un punto?” – bofonchiò cercando di tornare allegro. “Oh! Certo! Quest’impresa è degna di essere ricordata! Quindici punti a Grifondoro e niente compiti per tutta la classe!” Dopo il prevedibile boato di ovazioni che scoppiò tra gli amici anche lui cominciò a sentirsi veramente un po’ meglio.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 - Le strane trame della professoressa Sospiria ***


Quando Harry, Ron ed Hermione giunsero in Sala Grande per la cena quella sera, erano decisamente stremati per la giornata faticosissima. Harry sembrava particolarmente stravolto, soprattutto visto che nel giro di pochi mesi gli era capitato di provare due esperienze che non si potevano decisamente definire piacevoli: prima al Castello di Draco, e poi nella scuola.. quando per due volte qualcuno aveva tentato di forzare la sua mente. Sapeva ormai che il confine tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti era sottilissimo.. ma addirittura al punto che Voldemort avrebbe potuto oltrepassarlo senza alcuno sforzo apparente? Oppure era stata solo immaginazione? Forse praticare Metamagia richiedeva così tanto sforzo da far provare quella sgradevole sensazione!.. o forse.. forse no? Decise che da quel momento avrebbe prestato la massima attenzione, e soprattutto si disse che non avrebbe di nuovo coinvolto i suoi amici in queste cose. Già era penoso affrontarle da sole, figuriamoci se Ron avesse saputo che gli era di nuovo entrato qualcuno in testa! Avrebbe pensato di certo che si stava ammattendo! O peggio ancora che stava diventando così pericoloso da dover essere sbattuto in isolamento in qualche strano reparto del S.Mungo. Per non parlare di Hermione: avrebbe messo in allarme tutti gli insegnanti, e l’ultima cosa che lui voleva in quel momento era che la McGranitt gli impedisse di uscire dalla torre di Grifondoro senza una scorta al suo seguito. “Va tutto bene Harry?” – bofonchiò Ron addentando con avidità una coscia di pollo arrosto. “Eh?” – trasalì Harry distrattamente. “Si si, tutto bene Ron. Non ho fame stasera.” – disse Harry cercando di parlare il più normalmente possibile. Hermione lo guardò bieco con espressione eloquente di chi la sa lunga. Non le sfugge mai niente ad Hermione. Pensò Harry arrossendo e distogliendo lo sguardo dalla ragazza. “Emm e tu non mangi?” – chiese le chiese Harry con altrettanta disinvoltura. Anche lei arrossì accusando il colpo e si affrettò a mandare giù un boccone di roastbeaf. Ginny non era ancora scesa per la cena. “Ma tua sorella dove sta?” – chiese guardando il posto vuoto della ragazza, accanto a Ron. “Du-ca-cha—“ “Ron quante volte te lo devo dire che non si parla a bocca piena?!” – sbottò Hermione spazientita, tanto che per poco Ron non mandò il pezzo di pollo di traverso. Deglutì sonoramente e prese fiato. “Scusa Hermione - bofonchiò piano , poi volgendosi ad Harry - Ginny dovrebbe avere Pozioni, e quel viscido di Piton ancora li starà tenendo sotto torchio! Ci scommetto!” “Già, quest’anno ha i G.U.F.O.!” – commentò Hermione seria. “Farà bene a studiare o Piton le darà filo da torcere.” –disse abbattuto Ron. “Lei non si chiama mica come te.” – ridacchiò Hermione contenta. L’atmosfera si sciolse velocemente. Ad un certo punto Neville arrivò di corsa piombando tra Ron ed Hermione. “Ragazzi! R-Ragazzi!” “Eihlà Nev! Come va?” - lo salutò Harry. “Bene, Bene! Vo-volevo dirvi che .. h-ho deciso di in-invitare C-Cho Chang al ballo di Halloween!” “Urcà!” – esclamò soddisfatto Ron fendendo l’aria con un pugno. “E hai già pensato come chiederglielo?” – chiese Harry sorridente. “Emm.. no” – rispose Neville sgonfiandosi come un palloncino bucato. “Dai tranquillo! Ti verrà qualche idea!” – lo incoraggiò Ron. “Che carino Neville! Sono sicura che ce la farai!” – gli disse Hermione con dolcezza dandogli una pacca sulla spalla. “Già … ma … come?” – chiese Neville sperando di raggiungere l’illuminazione. “Senti Nevy, ora torna a mangiare, ne riparleremo più tardi ok?” Il ragazzo arrossì lievemente nel sentirsi chiamare così, annuì e tornò trotterellando più allegro verso il suo posto. “N-Nevy?” – chiese Ron con uno strano accento aggrottando il sopracciglio sinistro. “Era l’unico modo per scrollarcelo di dosso.” – disse Hermione alzando le spalle. “Ah.. che volevi dirci?” – chiese Ron scrutandola. “Oggi sono successe un po’ di cose strane …” – bofonchiò la ragazza facendo loro segno di avvicinarsi. “Cose strane?” – chiese Harry con finto tono inconsapevole. “Oh.. oh si!” – esclamò Ron. “Quali cose strane?” – ribattè Harry, anche se questa volta fu chiaro a tutti che non avrebbe più potuto continuare a fingere. “Beh, tanto per cominciare tu che sembravi morto a lezione di Difesa Contro le Arti Oscure.” – disse la ragazza guardandolo dritto negli occhi. Harry si arrese. Sospirò e annuì. “Mi sono sentito .. come se .. qualcuno cercasse di penetrare nella mia mente.. mi faceva male.” “E perché non l’hai detto subito?!” – sbottò Ron. “Shh! Piano Ronald!” – lo rimbeccò Hermione. “Scusa.” “Non importa. Comunque.. si Harry, perché non ce l’hai detto subito?” “Bah.. io .. non gli ho dato peso. Pensavo .. “ “Non sarà ancora con questa storia che ti preoccupi per noi eh? Siamo amici tuoi quante volte te lo dobbiamo dire?! Giusto Hermione?” La ragazza confermò, seria. “Ok ok! Non vi scaldate però. All’inizio pensavo che fosse tutta colpa di quella Metamagia… è stato faticoso riuscire ad usare la.. come si chiama?” “Proiezione Astrale” – borbottò Ron sottovoce. “Già, giusto. Poi però .. ho.. capito che … era… era veramente… “ “Voldemort.” – aggiunse con un velo di timore Hermione poggiandogli una mano sulla sua. “E che c’entra Voldemort?” – domandò Ron incerto. “Ricordi quel che ci ha detto Glindel prima di cominciare la lezione? Che il Metamondo è come un confine tra il regno dei vivi e il regno dei morti! E dove sta Voldemort adesso?” “Ho capito! … e voi.. – chiese Ron guardandoli terrorizzato – pensate che abbia scovato Harry e abbia tentato di entrargli nella testa?!” - sbottò Ron cercando di dosare il volume. “Più o meno.” – convenirono Harry ed Hermione. “Andiamo a dirlo alla McGranitt!” – esclamò Ron battendo i pugni sul tavolo e scrutando i suoi due amici con occhi di speranza. “Non possiamo.” – sibilò Hermione interrompendo Harry che stava per annuire. “E perché no?” – chiese Harry. Ron nemmeno sprecò fiato; semplicemente guardava Hermione sbigottito. “Non vi siete accorti di niente?” – chiese la ragazza con delicatezza. “Accorgersi di cosa?” – domandarono Harry e Ron insieme. “La McGranitt.. oggi era … strana.” – disse semplicemente Hermione. “Come strana?... ah .. si, quando ha fatto esibire Harry! Non credevo te l’avrebbe mai chiesto sai?” – disse Ron tronfio con un gesto di vittoria. “Grazie.” – disse Harry ridacchiando contento. “Ma no! Non per quello!” – sbottò Hermione. “E per cosa allora?” – chiesero Ron ed Harry sconcertati. “Era .. troppo… “ “Troppo …??” – ripeterono esitanti i due amici. “… allegra … “ – aggiunse infine Hermione smorzando la tensione. Ron riordinò le idee per un paio di secondi, poi quasi incavolato rispose. “E tu … pensi che per una volta che quella è allegra ci sia qualcosa di strano? Alla faccia dell’allegria poi, sei l’unica che non ha ricevuto compiti!” – sbottò Ron. “Calmati! Calmatevi!” – brontolò la ragazza. “Secondo me Ron ha ragione eh .. Hermione, a me sembrava piuttosto normale.” – bofonchiò Harry che era tornato a cincischiare con la forchetta su un po’ di purè. “Beh.. forse si.” – ammise Hermione abbattuta. In fondo non aveva alcuna prova di quel che stava sostenendo e comunque Ron aveva ragione; lei era stata l’unica a non ricevere compiti. “Allora.. se non lo diciamo alla McGranitt.. a chi vogliamo dirlo?... Glindel?” – chiese Ron. “Non lo consociamo.. meglio tenere fuori gli estranei da questa cosa.” ”Credevo che ti piacesse.” – disse Ron con una punta d’ironia. “Non fare lo sciocco.” – lo zittì Hermione. “Silente?” – propose Harry con riluttanza. In quel momento avrebbe tanto voluto che Sirius fosse lì; si sarebbe sfogato con lui più che volentieri, ma chissà dov’era in quel momento il suo padrino. “C’ho pensato, ma adesso non è a scuola. E’ partito d’urgenza per il Ministero. Sembra che Caramell l’abbia contattato dopo l’ultimo disastro successo con Olivander.” “E tu come lo sai?” – chiese Ron. “Prima di cena hanno chiamato tutti i Prefetti per comunicarcelo. Tornerà domani in giornata credo, potremo parlarci prima di pranzo, che ne dite? Se non sbaglio abbiamo un ora libera.” – propose Hermione. “D’accordo! Ora… - disse Ron stiracchiandosi – perché non ce ne andiamo a dormire? Io sono sfinito.” “Concordo!” – disse Harry solidale, soffocando un mezzo sbadiglio a metà strada. “Eh.. mi piacerebbe ragazzi. Voi andate pure, io ho da seguire Astronomia. Ho lezione tra meno di dieci minuti e la nuova professoressa ha la fama di essere molto severa con chi arriva in ritardo! Ci vediamo dopo in sala comune se ancora siete svegli! Ciao ciao!” – disse la ragazza abbracciando una serie di spessi volumi e la sua piuma d’oca. Schioccò un bacio a Ron sfiorandogli le labbra e si allontanò trotterellando verso l’uscita della Sala Grande seguita da altre decine di studenti. “Ma come fa?.. non si stanca mai?” – chiese Harry esterrefatto. Ron ridacchiò continuando a guardare la ragazza svanire tra la folla. Hermione sbucò in cima alla torre ovest del castello appena cinque minuti più avanti; la classe di Astronomia era la più bizzarra di tutta Hogwarts ( fatta eccezione ovviamente della nebulosa aula di Divinazione ), infatti là dove avrebbe dovuto esserci il soffitto, il tetto era stato scoperchiato per permettere la vista di tutto il cielo sovrastante. Un incantesimo impermeabile completava il tutto con semplice efficacia, impedendo al vento e alla pioggia di entrare quando fosse scoppiato un temporale. Quando Hermione arrivò, notò subito una serie di venti telescopi disposti ordinatamente su due file, vicino ad ognuno dei quali erano stati sistemati un banco e una sedia. Quei telescopi avevano tutta l’aria di essere appena tirati fuori dalle loro scatole di imballaggio; Harry aveva loro accennato al fatto che lo stesso Hagrid era stato incaricato da Silente in persona di procurarsene di nuovi a Diagon Alley. Passò delicatamente una mano sopra uno dei cannocchiali e si mise seduta. “Chissà perché Silente ci tiene tanto ad averne di nuovi ? quelli vecchi funzionavano a meraviglia..” – sussurrò tra sé e sé. “Questi – rispose una voce alle sue spalle – sono dotati di pronoscopio, e possono mandare l’immagine avanti e indietro come se fosse un film.” La ragazza si voltò sorpresa. “Draco!” – esclamò Hermione non aspettandosi di trovarlo lì. “Anche tu frequenti Astronomia?” – domandò lei sorridendo. Il ragazzo parve arrossire un poco alla domanda, e annuì senza rispondere. “Da quanto sei qui?” – le chiese mordicchiandosi le labbra. “Sono appena arrivata, Harry e Ron stavano giusto…” Il ragazzo si irrigidì impercettibilmente e borbottò qualcosa e con sgarbò le girò intorno e andò a mettersi seduto dalla parte opposta dell’aula. “Mah.. emm.. che ho detto?” – si chiese Hermione. Avrebbe voluto avvicinarsi a lui per chiedergli spiegazioni, ma in quel momento sbucarono dal nulla Neville, Lavanda Brown e altri tre studenti di Tassorosso. “Ciao ragazzi!” – salutò cordialmente Hermione. Neville ricambiò il saluto molto apertamente e fece per sistemarsi accanto a lei. Lavanda invece sembrava stizzita: si sa, da quando Hermione durante il terzo anno aveva abbandonato lezione di Divinazione dando dell’impostora alla Cooman non è che le andava poi così a genio. Hermione parve non farci caso comunque e si limitò a chiederle: “Sola stasera? Credevo che Calì..” “E’ a letto con un improvviso attacco di raffreddore. La Cooman l’aveva avvisata!” – borbottò in tono antipatico. Hermione si limitò a guadare in alto. Ma oggi ce l’hanno tutti con me? “Come va?” – le chiese Neville bonario. “Oh.. beh.. diciamo che stasera non me ne va una giusta.” – rispose Hermione scontrosamente. “Scusa..” – balbettò Neville triste. La ragazza borbottò qualcosa e cominciò a studiare più da vicino l’enorme telescopio che aveva davanti. A differenza di quelli vecchi, questi modelli erano molto più complicati. C’erano almeno mezza dozzina di bottoni con scritte complicate in latino incise sopra, e altrettante leve: alcune più lunge altre più corte. Hermione era decisamente tentata di muoverle; si sa, tutti quegli anni passati coi suoi amici l’avevano resa più curiosa e audace che mai. Stava quasi per abbassare una piccola leva dorata che ricordava più che altro un interruttore, quando un fruscio alle sue spalle la fece sobbalzare. Sulla soglia era comparsa una donna dall’aspetto lugubre e a tratti inquietante. Indossava un cupo abito nero che le andava quasi attillato e culminava sulle spalle con una specie di doppio spuntone argentato. Le mani scheletriche erano intarsiate da molteplici anelli scintillanti e i capelli, anche quelli neri come la notte, le ricadevano ordinatamente dietro la schiena. La professoressa Sospiria era nuova di quelle parti; nessuno aveva mai sentito parlare di lei fino a un paio d’anni prima. Era una donna per molti aspetti enigmatica, come l’indecifrabile rossetto viola scuro che le permeava le labbra, e a ben guardarla, il pallore innaturale della sua pelle staccava così tanto col vestito che chiunque ( incontrandola per caso di notte ) avrebbe potuto scambiarla per un vampiro. Per quel che ne sapeva Hermione nemmeno Silente la conosceva così bene, e aveva accettato di assumerla solo perché, a quanto si diceva, le sue credenziali erano davvero ottime. “Buona sera.” – disse con una voce roca e innaturalmente gutturale. Ora non solo Hermione, ma anche tutti gli altri s’erano accorti della sua presenza. “’sera.” – risposero le poche voci dei presenti. La donna oltrepassò Hermione senza nemmeno degnarla di uno sguardo, e lei avvertì chiaramente un brivido percorrerla tutta. Quella strega aveva qualcosa di sinistro! “Quest’anno siamo veramente in pochi..” – esordì la professoressa Sospiria mestamente una volta raggiunta la cattedra e dopo aver squadrato la classe. Battè le mani una volta e tutti i telescopi e i banchi rimasti vuoti scomparvero. Le sedie invece si accatastarono una sull’altra e si incassarono in una polverosa rientranza nella parete. Hermione la osservava con sguardo inquisitorio. “E-eih credi che questa sia peggio di Piton?” – le chiese Neville deglutendo. “Forse. Di certo non sembra una tipa esattamente solare… del resto.. col lavoro che fa.” – sorpirò Hermione indicando il cielo con un dito. “Io sono Patricia Maria Darla Sospiria Warren, ma potete chiamarmi professoressa Sospiria. L’astronomia è un’arte che ha origini babbane, e che per molti, moltissimi secoli si è tramandata, di generazione in generazione tra le famiglie più nobili e dotte della storia.” – la donna si interruppe con un brusco colpo di tosse. La classe la guardava attonita; quella donna era di una freddezza spettrale. Persino Draco sembrava aver dimenticato il broncio che teneva ad Hermione e ora stava studiando la nuova insegnante con muta attenzione. “Scusate..” – quella che le uscì dalla bocca era una specie di antica voce cavernicola. Estrasse da una borsa che era comparsa poco distante, un anonimo flacone contenente un liquido biancastro. Lo aprì: subito ne fuoriuscì un pennacchio di fumo argentato che lei inalò avidamente. Tossì ancora, ripetutamente. “Ci perderò l’anima un giorno all’altro!” – borbottò sottovoce imbronciata. Hermione colse la frase e un’idea cominciò a balenarle nella mente.. sembrava quasi nervosa. “Stavo dicendo – riprese la professoressa con una voce che risuonò stranamente più umana – che l’astronomia è un’arte di origini babbane, e che tale sarebbe rimasta se nel 1543 Patricia Vauster, la famosa strega delle lande desolate, non cominciò a mescolare questa stupefacente disciplina con le sue conoscenze divinatori, riuscendo quindi a studiare… capire… interpretare il movimento degli astri.” “Ma questa… non è materia di Divinazione?” – domandò Lavanda eccitata. “La Divinazione è pane per la professoressa Cooman, qui noi osserviamo le stelle, il complicato moto dei pianeti e le perturbazioni che questi portano sul destino supremo. Ci sono leggende intrecciate ad essi.. .e antiche verità che non dovrebbero mai essere svelate a qualche stolto che per caso ci si imbatte.” Lavanda annuì impercettibilmente: difficile dire se fosse affascinata, o piuttosto stizzita per il fatto che la Cooman fosse stata quasi messa in secondo piano. “Ora.. c’è chi pensa che io sia una pro-pro-nipote della famosa Patricia, ma aihmè … non è così. ” – tagliò corto la donna. “Certo … “ – sospirò uno degli studenti di tassorosso sottovoce – con quella faccia da zombie potrebbe benissimo avere più di cinquecento anni lei stessa!” Tutti ridacchiarono tranne Hermione. La professoressa li ignorò. “Quest’anno studieremo gli schemi degli allineamenti astro-planetari. Grazie ai pronoscopi riusciremo a calcolare i movimenti delle stelle e a predire quando queste daranno specifici segni nei cieli. Durante l’esame finale poi.. saremo fortunati.” “Perché?” – chiese Hermione incuriosita. “Chi di voi ha ricevuto la mia pergamena astronomica?” – domandò la professoressa Sospiria congiungendo le mani. Un sottile sorriso malevolo le comparve sulle labbra. “Ah! Si giusto… si riferisce all’allineamento?” “Non si tratta di un allineamento!” – borbottò la strega digrignando i denti. Estrasse di nuovo il flacone dalla borsa e ne inalò un’altra boccata. “Non capisco perché Sibilla si ostini a cambiare i testi delle nostre pergamene senza consultarmi!” – disse stizzita. “Intende dire che lei e la Cooman siete… colleghe?” – chiese Lavanda titubante. Difficile immaginare coppia più strana. “Si” - rispose la professoressa Sospiria dopo quello che parve un eterno istante. Hermione alzò una mano. “Tu, laggiù… ti chiami?” – domando l’insegnante. “Hermione Granger, sono prefetto di Grifondoro.” “Sei famosa ragazza, Sibilla mi ha parlato molto di te, non è da tutti mollare Divinazione. – sibilò la strega - Spero per te.. che non avrai intenzione di lasciare anche questo corso .. perché… non so quanto potresti perdere… di veramente … importante. Non so .. se riesci a capirmi.” Hermione raggelò. Possibile che … che la professoressa stesse davvero parlando di.. “Avevi una domanda da fare se non sbaglio.” “Si, intendevo chiederle se pensa che … - Hermione non sapeva cosa inventarsi – emm cominceremo questa notte ad osservare il cielo?” La professoressa parve sorpresa a quella richiesta. “Prima di dedicarci all’osservazione dovrete imparare il funzionamento dei telescopi. Questi sono nuovi, come avrete notato. I vecchi modelli erano difettosi.” “Cioè?” – domandò Draco. “Sembra che qualcuno ci abbia scagliato contro qualche tipo di incantesimo indelebile e non la finivano più tentare di mangiarsi vivi i poveri malcapitati che capitavano a tiro.” “Ora se volete fare un po’ di silenzio – sbadigliò annoiata la strega – comincerei ad illustrarvi le prime basi di questi complicati, seppure maestosi arnesi.” Tutti tacquero e la professoressa cominciò a muoversi tra loro, indicando di tanto in tanto una delle leve o uno dei bottoni con le scritte strane e cominciando a spiegare il loro funzionamento. Ogni volta che si girava dalla parte di Hermione una specie di ghigno sembrava tornarle sul volto. La ragazza si costrinse a non guardarla, anche se sentiva il suo sguardo glaciale su di lei. Tirò fuori la piuma e un rotolo di pergamena e cominciò a prendere appunti freneticamente come non aveva mai fatto. Era la prima volta che un’insegnante la teneva così in soggezione. L’ora trascorse lenta e snervante, e quando infine la professoressa Sospiria decise che era tempo di andare a letto, la luna era già scomparsa alla vista ed Hermione era più desiderosa che mai di rimettere i piedi nella sala comune di Grifondoro. Raccolse le sue cose in fretta, salutò brevemente Draco che invece sembrava aver l’intenzione di fermarsi a parlare con lei, e tirò Neville per una manica della divisa, giù per le scale. “Eih! Mollami Hermione, così mi farai cadere!” – balbettò Neville barcollando tra i gradini. Si fermarono proprio di fronte al ritratto di Gilfried il Vecchio, un mago orribilmente sfigurato del quattordicesimo secolo che si reggeva su una sola gamba mentre l’altra, fatta di un nodoso pezzo di legno malamente lavorato, era minacciosamente impugnata a mo di mazza con una delle mani. “Oh.. emm scusami Neville.” – rispose la ragazza fermandosi di colpo, quasi come se si fosse resa conto solo in quel momento della loro corsa. “Che ti prende? va tutto bene?” – domandò Neville risistemandosi la divisa. “Io.. err si, si certo che va tutto bene. E’ solo che … avevo fretta.. ecco.. tutto qui.” – rispose Hermione inciampando tra le parole. Ma la ragazza non era la sola ad essere nervosa o tesa quella notte. Neville continuava a guardarsi intorno come se si aspettasse di vedersi sbucare qualcuno lì vicino proprio in quel momento. “C-che ore sono?” – domandò Neville passandosi una mano dietro la nuca quasi imbarazzato. In quel momento i rintocchi dell’orologio del castello scandirono monotoni e cupi la mezzanotte. “Mezzanotte!?” – esclamò Hermione terrorizzata. “MEZZANOTTE!?” – esplose Neville trasalendo. “Ehi .. Neville, calmati emm sono un prefetto, nessuno ti dirà niente se ti vede in giro con me..” “Ma io…” Il colorito di Neville era vagamente roseo. “Io piuttosto, come farò a ripassare Pozioni?.. è tardissimo: quella professoressa Sospiria ci ha tenuto più di quanto pensassi.” – disse affranta Hermione. “Ma… io…” La faccia del ragazzo adesso assomigliava più a una grossa fragola. “E dovrò pure rileggermi Trasfigurazione ed Aritmanzia…” “AVEVO UN APPUNTAMENTO CON CHO CHANG DIECI MINUTI FA!” – sbottò Neville viola di vergogna. “Oh.. emm … ah.. w-wow!” – balbettò Hermione che dovette darsi qualche secondo per recepire il messaggio. “Come f-faccio adesso? Se ne sarà andata f-furibonda!” - piagnucolò Neville. “Ma quando vi siete dati appuntamento?” – domandò Hermione con gentilezza. Sapeva bene che per Neville non doveva essere stato affatto semplice tentate un’impresa simile. Il ragazzo sospirò. “Emm veramente …” “Sii?” – chiese Hermione dolcemente. “Ho chiesto a Draco di chiederglielo per me.. subito dopo cena.” La ragazza emise un gemito impercettibile e fece una smorfia. “Ah…capisco Neville, e .. dove avevate appuntamento?” – domandò cercando di consolare l’amico. “In biblioteca… ma ormai.. se ne sarà andata da un pezzo.” – rispose Neville abbattuto. Hermione si zittì per qualche secondo poi, sorridente, gli dette un paio di colpetti sulla spalla. “Coraggio, forse è ancora là ad aspettarti, in fondo dieci minuti non sono troppi. Proviamo a raggiungerla?” “Se Gazza mi vede in giro dopo mezzanotte sono fritto!” – bofonchiò Neville tremante. “A Gazza.. ci penso io; coraggio andiamo.. conosco un paio di passaggi segreti che ci porteranno di fronte alla porta della biblioteca in pochi passi, ma dobbiamo stare attenti a non fare rumore. A quest’ora di notte Pix è sempre in giro per combinare guai, se ci scopre si metterà ad urlare per tutto il castello.” “Fai questo per me?” – chiese Neville con un debole sorriso. “Certo! – sorrise Hermione incoraggiandolo – avanti.. emm per di qua.” La ragazza colpì con la bacchetta per tre volte sulla cima della gamba di legno bitorzoluta del ritratto di Gilfried il Vecchio e il quadro si fece da parte, rivelando un angustio passaggio dentro il muro. “Ma come.. ?” “Beh.. cinque anni con Harry e Ron ti insegnano molte più cose di tutte le lezioni della McGranitt.” – ridacchiò Hermione immergendosi nel buio del buco del ritratto. “Her-Hermione?” – bofonchiò Neville mentre sentiva la ragazza confabulare tra se e se e la sua voce allontanarsi impercettibilmente sempre di più fino a zittirsi. “Hermione??” – strillò Neville nel panico. Ci fu qualche istante di silenzio assoluto e poi il braccio della ragazza sbucò fuori dall’oscurità afferrando Neville per la spalla. “Che ti prende, perché ti sei fermato?” – gli chiese preoccupata. “Non ti vedevo più!” – ammise Neville titubante. “Beh.. si questo passaggio segreto lo chiamano anche allunga e stringi: quando ci stai dentro ti sembra di camminare per pochissimi passi, ma in realtà attraversa ben tre piani del castello! Coraggio vieni! .. Lumos!” – bofonchiò la ragazza puntando la bacchetta davanti a lei. Erano proprio dentro alle mura del castello, ma più che dalle solida pietra di Hogwarts sembravano circondati da una sorta di gigantesco budino rosa che tremolava tutto ad ogni loro passo. “Che roba è?” – chiese Neville avvicinando una mano alla parete di gelatina. “NON LA TOCCARE!” – lo rimbeccò Hermione sobbalzando. “Ron l’ultima volta che siamo passati di qui è rimasto appiccicato al muro per quasi due ore e ci abbiamo impiegato un’eternità io ed Harry per ripulirlo di tutta quella roba.” – ridacchiò Hermione al pensiero. “Certo che ne combinate voi tre insieme..” – commentò Neville guardando il budino gigante con apprensione. Hermione per tutta risposta alzò un poco le spalle con una smorfia divertita. “Ah eccoci arrivati.” Di fronte a loro c’era il retro di un ritratto tutto sfilacciato e bruciacchiato ai bordi. “Infamare!” – sussurrò Hermione con un colpo di bacchetta. Una nuvoletta di fumo giallognolo si librò in aria e il ritratto si fece da parte. Uscirono fuori dal buco e si ritrovarono proprio di fronte all’ingresso della biblioteca. “La vedi in giro?” – domandò Neville. “Umm n.. aspetta! Guarda laggiù, dietro la terza armatura, vicino alla statua del Gobbo!” – squittì Hermione in un sussurro. Accovacciata contro la parete e ben nascosta una figura si muoveva nell’ombra. Era buio per vederla bene però sicuramente si trattava di una ragazza, a giudicare dalla corporatura. “E adesso? Che faccio?” – chiese Neville allarmato come se il panico l’avesse assalito tutto in una volta. “Buttati! Che domande?!” – disse Hermione risoluta. “Ma se… invece ci…” - balbettò Neville. Hermione si limitò a sorridergli e a dargli una spintarella: Neville barcollò in avanti urtando un’armatura che per poco non cadde fracassandosi al suolo. “C’è mancato un pelo! Muoviti Neville! – sussurrò la ragazza – io ti aspetto qui.” Il ragazzo, più impacciato che mai si fece coraggio e rischiando di inciampare sulla sua divisa almeno tre volte, giunse ansimante di fronte alla statua del Gobbo. Hermione si nascose meglio per non dare nell’occhio. All’inizio Neville era rimasto imbambolato in piedi senza sapere cosa dire, poi finalmente Cho lo aveva salutato rompendo il ghiaccio. Dal punto in cui si trovava era difficile per Hermione capire bene cosa si dicessero e poi non era sua abitudine ficcare il naso negli affari degli altri.. anche se .. doveva ammettere che era allettante cercare di carpire qualche parola in mezzo a tutto quel sommesso brusio. Andò tutto relativamente bene, fino a quando Neville per sbaglio non scagliò un incantesimo reductor contro l’armatura lì vicino che andò letteralmente in mille pezzi che si schiantarono a terra con un fragore che rimbombò minaccioso quasi volesse arrivare fino ai più profondi meandri del castello. “Maledizione! – sbottò Hermione – Gazza sarà qui a momenti!” “M-mi dispiace!” – bofonchiò Neville in preda al panico con Cho che lo guardava paralizzata e bianca come la carta. “Rimetto tutto a posto in un secondo!” – borbottò Neville rosso come un peperone. “Non c’è tempo! Correte! Sta arrivando Gazza!” – era la voce di Hermione che ormai era uscita fuori dal suo nascondiglio dietro la statua per mettere in salvo i ragazzi. Cho, nel vedersela lì all’improvviso non seppe bene cosa dire, poi collegò le cose e alzò gli occhi al cielo. “Da che parte andiamo?” – domandò Neville nel panico. In quel momento il miagolio arcinoto di Mrs Purr annunciava l’imminente arrivo del custode: la gatta sbucò dal nulla proprio in cima alla rampa di scale che portavano al piano superiore. “Rientriamo nel ritratto?!” – sbottò Neville. Hermione si morse le labbra: non voleva che tutta la scuola sapesse dei passaggi segreti che usavano lei, Ron ed Harry durante le loro avventure. La luce della lanterna di Gazza ormai stava avanzando minacciosa e di lì a qualche istante il brutto muso del custode sarebbe comparso in cima alle scale. “Non c’è tempo da perdere! Quello di passaggio è a senso unico! Correte! Veloci! … fino in fondo al corrodio poi girate a destra! Aspettatemi lì!” Neville afferrò istintivamente Cho per una mano e cominciò a correre il più velocemente possibile, con la ragazza che sembrava quasi in balia delle circostanze: difficile dire se più spaventata dall’idea di dover affrontare il custode oppure imbarazzata per il gesto di Neville. Passarono almeno cinque minuti prima che Hermione arrivasse ansimando per la corsa. “Va tutto bene?” – le chiese Cho. La ragazza sorrise riprendendo fiato. “Tutto ok! Gazza stava venendo dalla nostra parte e così ho lanciato uno incantesimo contro le armature dall’altra parte del corridoio. C’è mancato un pelo che non mi vedesse! Per fortuna poi è sbucato fuori Pix da una delle aule e Gazza ha ben pensato che la causa di tutto quel baccano fosse stato lui.” “L’unica volta che quello combina qualcosa di buono per noi!” – commentò Neville. Era ancora così terrorizzato che si era dimenticato di mollare la mano di Cho, che ormai gli lanciava occhiate eloquenti tra un respiro e l’altro. Quando il ragazzo se ne accorse trasalì diventando se possibile ancora più viola per la vergogna. “S-S-S-cusam-miii” – balbettò Neville facendosi piccolo piccolo. Cho non disse niente; il suo viso era un po’ in penombra ed era difficile capire che colore avessero le sue guance in quel momento. “Ora possiamo andare a dormire?” – chiese Hermione con un sospiro. Sapeva benissimo che lei aveva ben altro da fare, ma tutto quel trambusto le aveva assorbito molte energie. “D’accordo allora.. io vado. La mia Sala Comune è da questa parte, proseguo per le scale qui in fondo. – disse Cho dolcemente. – Buonanotte… Buonanotte Neville!” Il ragazzo cercò di articolare una parola ma quello che gli riuscì di fare ( data l’impossibilità di movimento della lingua ) fu solo di salutarla impacciatamene con una mano. Hermione assistette alla scena palesemente divertita, anche se si sforzò di rimanere seria. “Bene, emm.. andiamo anche noi?” – gli chiese piano. “S-si” – rispose Neville tirandosi su. I due amici si incamminarono nella direzione opposta di Cho e Neville non disse nulla finchè, stremati, oltrepassarono il ritratto della Signora Grassa, che tra l’altro stava russando della grossa quando tutti e due giunsero di fronte all’ingresso della Sala Comune di Grifondoro. La stanza era totalmente vuota: Harry e Ron dovevano già essere andati a dormire da un pezzo. Il camino era spento l’unico segno di vita era il tremolio smorzato delle candele dei lampadari e il ronfiare monotono di Grattastichi, acciambellato comodamente su una poltrona. “Io vado a dormire, sono stremato..” – bofonchiò Neville con la voce ancora tremante. “Lo credo bene!” – ridacchiò Hermione sottovoce. “Tu non vai?” – rispose Neville. “Umm non penso. Devo ripassare Pozioni, Piton è veramente tremendo.” “D’accordo. Ma.. non esagerare con lo studio. Buonanotte.” – disse Neville salutandola con un sorriso. “Notte Nevy!” Il ragazzo scomparve subito dopo per le scale che conducevano ai dormitori dei ragazzi. Hermione era stravolta. Si lasciò cadere di schianto sulla poltrona di fronte a Grattastichi, che sussultò un poco contrariato. “Non ho affatto voglia di mettermi studiare… no.. decisamente no.” – sospirò la ragazza tra sé e sé. Rimase immobile, seduta per quelle che sembrarono ore fissando il braciere vuoto del camino; infine si alzò e, pensierosa, si avvicinò alla finestra. La luce della capanna di Hagrid era ancora spenta. “Chissà dove sarà andato?” – si chiese, e subito il pensiero la riportò indietro nel tempo all’anno appena trascorso, quando Hagrid era uscito in missione per reclutare un’orda di selvaggi Giganti: ricordava fin troppo bene il putiferio che avevano scatenato. Per poco l’intera scuola aveva rischiato di essere rasa al suolo e solo grazie all’intervento di Harry erano riusciti a salvare la pelle. Chiuse gli occhi e cercò di non pensare a quei ricordi terribili e una lacrima le scivolò silenziosa sulle guance. “Va tutto bene padroncina?” – sussurrò una voce dietro di lei. Hermione sobbalzò spaventata. Jacoby, il piccolo elfo domestico di Sirius, era appollaiato sul tavolo della sala comune, con le gambette che penzolavano giù dal bordo. Ciondolava leggermente avanti e indietro con un movimento quasi ritmico e con una delle esili mani si premeva sulla testa una benda con del ghiaccio: era intrisa di sangue. “Jacoby!” – esclamò la ragazza asciugandosi il volto con una mano. “Cosa ci fai qui?? Che t’è successo?!” – chiese Hermione sorpresa. L’elfo domestico sembrava dubbioso nel dare una risposta. “Ja-Jacoby non .. non può d-dirlo padroncina.” – rispose il piccolo elfo che già cominciava a guardarsi intorno disperato nel tentativo di arraffare qualcosa da battersi contro la fronte. “Ti manda Sirius? Cosa hai fatto alla testa? Sei ferito!” L’elfo non rispose, ma nel sentire quel nome si irrigidì tutto e tornò a fissare Hermione con i suoi grandi occhi sbarrati. Scosse il capo. “Jacoby sta bene.. è solo tanto stanco per il lungo viaggio.” Hermione, con molta premura, fece per avvicinarsi, ma l’Elfo balzò in piedi. “La padrona dice a Jacoby di non giocare con le cose del padrone.” – bofonchiò Jacoby in un sussurro sconnesso. “La padrona? .. ti riferisci .. a quella ragazza che abbiamo soccorso..?” – domandò la Hermione. “La padrona che ha tante voci…” – rispose Jacoby con le mani tremolanti lasciando andare la borsa del ghiaccio che scivolò sul tavolo. “Tante voci?” – chiese Hermione in un sussurro, visibilmente confusa. Riprese la borsa fece un po’ più di luce con la bacchetta. La piccola testa calva dell’elfo domestico era visibilmente martoriata. Un grumo di sangue rappreso si era addensato intorno a quella che sembrava una ferita provocata da un incantesimo. Ma Jacoby non la osservava più: ora sembrava più occupato a fissare gli strani ricami del soffitto. “Ma Sirius.. Sirius come sta?” Il piccolo elfo domestico sgranò di nuovo gli occhi: “Jacoby non lo sa, padroncina. Non vede il padrone da più di un mese. Il padrone viene solo a notte fonda, è stanco.. è arrabbiato.” “Ma lui.. lui dov’è adesso? Lo cercano tutti ma nessuno ha sue notizie.” – bofonchiò Hermione preoccupata, cercando però di non allarmare ulteriormente il piccolo elfo. “Padron Sirius… anche lui ha tante voci!” – strillò Jacoby ansimando in preda al panico. Sembrava come se sentire il nome di Sirius lo scuotesse ogni volta fino al cuore. “Jacoby che ti succede?!” – disse allarmata Hermione. L’elfo tornò a calmarsi e a ciondolare sul tavolo. Le fu evidente che era in stato confusionale. Qualunque cosa gli fosse capitata di certo l’aveva terrorizzato. Hermione decise che l’avrebbe portato subito in infermeria; fece per muoversi e prenderlo in braccio, quando l’elfo l’interruppe il silenzio “Ha-Harry Potter ha ricevuto una lettera dal padrone?” “Una lettera?.. si certo! Durante il viaggio a Hogwarts! Ce l’ha recapitata un gufo che non avevamo mai visto… Ma era bianca, completamente vuota! Almeno fino.. almeno fino a questa mattina.” – rispose Hermione soppesando le parole. L’elfo la guardò con occhi tristi e vuoti. “Jacoby tu ne sai qualcosa? Tu hai visto Sirius scrivere questa lettera? Tu hai LETTO.. questa lettera?” “Aaaah!” – strillò l’elfo nel sentire quel nome. “Scusa!” – si affrettò a dire Hermione, tentando invano di rassicurarlo. L’elfo riprese fiato e il suo respiro tornò normale. “Sono tanti sono argentati… ma qualcuno s’assomiglia.. Jacoby lo sa, Jacoby lo sa.” – disse all’improvviso l’elfo domestico afferrando le mani della ragazza e scuotendole per poi tornare quasi assente. Hermione ebbe come un’illuminazione. “Aspetta, ce l’ho proprio qui quella lettera!” Hermione frugò un momento nella tasca interna della divisa e ne estrasse un pezzo di carta ordinatamente piegato. Lo spiegò sul tavolo proprio accanto a Jacoby e ci puntò sopra la bacchetta. I simboli d’argento scintillavano fiochi nella notte. Hermione li studiò attentamente per quelli che parvero minuti.. “Hai ragione, alcuni sono molto simili… sembrerebbe quasi.. “ “Il padrone sa molte cose… il padrone sa sempre cosa c’è in soffitta..” – disse l’elfo domestico con un filo di voce straziato. Hermione distolse lo sguardo dalla lettera per portarlo su di lui. “Cosa c’è nella soffitta di S.. emm del padrone, Jacoby?” “A Jacoby non è permesso entrarci padroncina, la padrona non vuole.. la padrona che ha tante voci.” – rispose Jacoby con una velo di terrore. Anche parlare della nuova ragazza di Sirius evidentemente gli causava non pochi traumi. “Io.. io non .. non capisco…. Cosa sono queste… voci?” “Jacoby non lo sa.. voci cattive.. voci in soffitta! Topi! Tanti topi! Jacoby ha provato a cacciarli ma la padroncina non vuole.. topi .. topi in soffitta! Jaco.. Ja..” Ma l’elfo domestico cadde traverso sul tavolo: era svenuto. “Santo Cielo!” – strillò Hermione posandogli una mano sulla fronte – Ha la febbre alta! Devo portarlo in infermeria, subito ma.. come faccio? Faranno mille domande su di lui.. devo trovare un modo per…” “Forse Dobby può aiutare Hermione?” – squittì un secondo elfo domestico sulla soglia della Sala Comune. “Dobby!” – esclamò Hermione. “S-salve! Dobby è felice di poter parlare con Hermione. Hermione è sempre gentile con Dobby.” “Ma tu che ci fai qui?” – chiese, passando poi lo sguardo da Jacoby a Dobby ripetutamente. “Ho capito.. l’hai portato tu fino ad Hogwarts. Vero?” “Dobby… ha cercato di non farsi vedere da nessuno.. ma Hermione l’ha forse visto?” “Oh.. no, no non ti ho visto. Hai fatto un buon lavoro. Ma.. perché l’hai portato qui nella Sala Comune di Grifondoro?” “Dobby non lo sa. Dobby aiuta solo Jacoby… Jacoby voleva vedere Harry.. Harry Potter.” “Forse è stato meglio così. Harry ha già troppi pensieri, meglio che non sappia di questa storia… puoi portarlo al sicuro? Ha la febbre alta: ha bisogno di cure.” - sospirò Hermione. “Dobby si prende cura di Jacoby!” – rispose l’elfo domestico balzando in avanti. Hermione gli pose delicatamente l’esile corpicino di Jacoby tra le braccia. “Non puoi portarlo in infermeria Dobby: troppa gente farebbe troppe domande. C’è un altro posto in cui puoi accudirlo?.. un posto più sicuro e nascosto?” Il volto di Dobby si schiuse in un sorriso. “Dobby porta Jacoby nelle cucine del castello, Dobby sa che lì non ci entra mai nessuno, se non gli elfi domestici.. e Harry Potter con i suoi amici.” “Fantastico! Non ci avevo pensato. Pensi di sapertela cavare?” L’elfo domestico tasto leggermente la ferita sulla testa di Jacoby. “Dobby pensa di trovare un po’ di erba magica curare Jacoby.” “Bene!” – disse sollevata Hermione. “Dobby è lieto di poter aiutare Hermione Granger.”- rispose l’elfo arrossendo un poco. “Grazie davvero Dobby! Ora è meglio che vai però!” – rispose la ragazza dolcemente. “Ah.. una cosa importante: Harry non dovrà mai sapere che Jacoby è nel castello siamo intesi? Almeno finchè non saprò di più su questa cosa. Non voglio che si preoccupi inutilmente…” “Dobby promette che terrà Jacoby al sicuro e che nessuno saprà di lui.” Il piccolo Jacoby ebbe un sussulto. “Molto bene Dobby, allora conto su di te. Verrò .. verrò di tanto in tanto a farti visita, così.. per vedere se Jacoby si riprende un po’.. ci vorrà molto?” – bofonchiò Hermione visibilmente preoccupata per la sorte dell’elfo. “Dobby non lo sa. Noi elfi domestici siamo molto resistenti, ma Jacoby sembra conciato male. Dobby dice… almeno un mese.” “Un mese… - ripetè Hermione piano – spero che nel frattempo avremo notizie di Sirius…” “Hermione Granger parla forse di Sirius Black?” – chiese sottovoce Dobby. “Tu ne sai qualcosa Dobby?” – chiese la ragazza con enfasi. L’elfo scosse la testa desolato. “Beh.. fa niente.. speriamo bene.” “Dobby pensa che Hermione Granger è una brava strega, proprio brava.” “Oh.. grazie Dobby! Ora va, s’è fatto davvero tardi e io devo ancora finire di… - Hermione indugiò un istante sopra al pezzo di carta riposto sul tavolo - .. ripassare Pozioni.” Dobby l’elfo domestico la salutò con un inchino facendo attenzione a non far cadere Jacoby. Stava per andarsene quando d’un tratto si voltò a guardarla. “Dobby ha un messaggio da parte di Jacoby!” – disse l’elfo con premura. “Jacoby? Ma .. è svenuto, ha la febbre alta..” “Ci sono molte cose.. che Hermione Granger non sa sugli elfi domestici..” – disse Dobby con aria misteriosa. Hermione parve un istante sul punto di fargli mille domande al riguardo, ma sapeva che non era quello il momento più opportuno. “Qual è il messaggio?” – chiese scrutandolo negli occhi. “Dobby… Dobby non lo capisce… dice… dice che lui è qui, lui è ad Hogwarts.” “Lui? .. ma di chi parla?.. di Sirius?!” – sbottò Hermione trattenendo il tono di voce. “Dobby non lo sa… probabilmente Jacoby ha la febbre troppo alta e sta delirando!..” “Già …” – rispose poco convinta Hermione meditando a fondo su quelle parole. Dobby salutò ancora la ragazza con un gesto della mano, e schioccò le dita lasciando Hermione sola al fioco tremolio delle candele, nella Sala Comune di Grifondoro.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 - A caccia di .... Tartufi ***


Quella fu di gran lunga la nottata più insonne e interminabile che Hermione avesse mai trascorso; era stanca, confusa e pensierosa ma sapeva bene che non aveva più ormai molto tempo prima che il sole avesse fatto timidamente capolino all’orizzonte lasciando filtrare dalla finestra qualche fioco raggio mattutino. La ragazza richiamò una candela con la bacchetta e la ripose accesa sul tavolo. Si sedette ed estrasse pergamena e piuma d’oca, facendo ben attenzione ad intingerne la punto in un inchiostro denso e nero. “Non so proprio da dove cominciare..” Aver affrontato la professoressa Sospiria e aver incontrato Dobby e Jacoby l’aveva sfiancata: quella donna era terribile, agghiacciante. Hermione cominciava a sospettare anche di lei, in fondo l’unica pista che stavano seguendo era quella di un essere demoniaco che si cibava di anime, e a quanto pareva anche la professoressa di Astronomia sembrava aver a che fare con strani vapori argentati: che stesse davvero nutrendosi con un anima? E quella voce.. la sua voce… era davvero d’oltretomba! “Jacoby ha detto che alcuni di questi disegni sono.. simili.. se fosse veramente così forse allora Sirius.. potrebbe aver cifrato il suo messaggio?... vediamo… questa .. potrebbe essere una.. una A… questa una … R … ” Uno dopo l’altro mille pensieri cominciarono a dipanarsi nella sua mente mentre tentava a fatica di venire a capo del problema. Jacoby era davvero ridotto male: chi l’aveva ferito a quel modo? Era davvero possibile che Sirius fosse cambiato a tal punto, che fosse diventato cattivo, malvagio? E soprattutto, quale motivo aveva spinto Jacoby a rischiare persino la vita per arrivare fino ad Hogwarts?! Chi o che cosa lo stava spaventando così tanto? Hermione aveva visto coi suoi occhi lo stile di vita del piccolo elfo a casa Black, e non riusciva proprio a figurarsi un cambiamento così improvviso. Forse quella donna era immischiata in qualche modo? “No così non va! Non può essere una R … ! Oooh!” – borbottò Hermione grattandosi la testa. “E’ più complicato di quanto pensassi… e se non fosse affatto un alfabeto?... sembrano quasi rune..” “Serve una mano?” – bofonchiò una voce assonnata e tetra affianco a lei. Hermione trasalì. La faccia pallida e trasparente di Nick Quasi Senza Testa era sbucata all’improvviso dal tavolo, con la luce della candela che gli trafiggeva un occhio. “Oh.. salve Nick.. no.. non credo che puoi aiutarmi, mi spiace.” – rispose Hermione cercando di nascondere la pergamena. Il fantasma la osservò quasi offeso. “Emm che ci fai qui?” – chiese la ragazza ostentando garbo. “Pix ha distrutto un lampadario proprio vicino a dove mi ero appisolato.. un baccano terribile.” – disse stizzito il fantasma. “Oh .. ma.. emm .. pensavo che i fantasmi non dormissero.” “Che ci vuoi fare, abitudine.. che darei per una bella dormita! E tu piuttosto Hermione, che fai ancora alzata? Sono quasi le due del mattino.. non dovresti essere a letto?.. è un po’ tardi, anche per il prefetto di Grifondoro non trovi?” – sussurrò Nick con un leggero tono di rimprovero nella voce. Hermione indugiò un istante. “Hai mai.. visto qualche lettera in codice in tutti questi anni da fantasma?” – gli chiese Hermione. Il fantasma la osservò stupito per la domanda. “Forse..” – rispose asciutto. Evidentemente la risposta di Hermione in merito alla sua utilità gli bruciava ancora. La ragazza decise di giocare d’astuzia. “Ooh scommetto che eri il più bravo vero? Avrai avuto anche tu il tuo bel da fare in questi anni! Qualche bella signora fantasma magari? Una storia d’amore?” Il volto trasparente di Nick si accese un istante quasi come se volesse arrossire. “Io umm beh.. beh sai una volta.. – sussurrò Nick immettendosi – una volta la Baronessa Scarlatta ha tentato di sedurmi con un lettera un po’ particolare..” “Profumava di rose?” – gli chiese Hermione sorridente. “Emm veramente era scritta col sangue..” – rispose lugubre il fantasma. La ragazza mosse le labbra in una smorfia di disgusto cercando di sembrare compiaciuta. “Ah… aaah .. oh.. beh suppongo sia stato molto romantico da parte sua!” “Certamente! – rispose tronfio Nick – posso dare un’occhiata?” “Un’occhiata? a.. a che cosa?” – rispose Hermione con ambo le mani ormai vistosamente sopra il pezzo di pergamena. Nick infilò la testa attraverso le mani di Hermione scomparendo con la faccia per qualche istante. “Ohooo! Interessante! Si tratta di un messaggio in codice! Da che parte viene? Chi lo manda?! Qualcuno in combutta con Serpeverde? Come l’hai trovato? Se lo scopre il Barone Sanguinario!” “Nick fa silenzio!! Vuoi farlo sapere a tutto il castello!?” – lo rimbeccò Hermione. “Perdonami! È che non mi capita di frequente di imbattermi in simili avventure! Oh se solo la mia testa fosse ancora attaccata saldamente sul mio collo! Sguainerei la mia lama!” “Non importa, non importa.” – rispose quasi spazientita Hermione ravvedendosi subito nel trattenere il tono di voce. “Allora, puoi aiutarmi?” – chiede speranzosa. “Aiutarti? Mah.. fino a un minuto fa dicevi che..” “TI PREGO NICK!” – sbottò Hermione implorandolo. Il fantasma la osservò un poco divertito con uno sguardo da cui non trapelava alcuna espressione, poi all’improvvisò ridacchiò contento. “Che ridacchi?” – chiese Hermione perplessa. “Stavo pensando che le ragazze non sono poi così cambiate dai miei tempi.. sempre strane, sempre così misteriose.” Hermione arrossì un poco, evidentemente l’aveva preso per un complimento e la cosa altrettanto chiaramente tornò a suo favore. Nick fluttuò qua e là per la Sala Comune canticchiando un motivetto con sguardo perso nel vuoto, con Hermione che non smetteva un secondo di puntargli lo sguardo addosso. “Ma.. Nick?” – gli chiese con apprensione. “Un momento! Sto cercando di ricordarmi dove l’ho già sentita… umm fammi pensare…” “Già sentita? Che cosa?” – domandò Hermione aggrottando le sopracciglia. “Di che parli Nick?” Il fantasma si era fermato per risponderle proprio a metà di una delle poltrone della Sala. Fischiettò un motivetto cantilenoso e poi si grattò il mento. Non che ci fosse nulla da grattare ovviamente, ma si sa, quando uno muore non perde mai i vizi che aveva in vita. “Ho sentito questa canzoncina più di una volta, tempo fa.. e sono sicuro che in qualche modo…” “Si..?” “Perbacco!! Ecco dov’era!” “Beh?! Dai .. sputa il rospo!” – bofonchiò Hermione accesa. “E’ stato circa 30 anni fa.. proprio in questa stanza!!” “Continuo a non capire..” – rispose Hermione un po’ nervosa. Stava tentando di decifrare quella lettera da tutta la notte e Nick ora non trovava niente di meglio che parlarle di una stupida canzoncina sentita trent’anni prima nella Sala Comune? Non capiva proprio come tutto questo potesse esserle d’aiuto. “E’ una vecchia filastrocca inglese, credo che … umm si facesse più o meno… umm beh le parole non le ricordo..” – concluse Nick pacato. Hermione cominciava a spazientirsi davvero. Prese due libri che stavano accatastati su uno scaffale e li rilasciò pesantemente facendoli schiantare. “Eih! Così sveglierai tutti!” – la rimbeccò Nick. “SCUSA” – rispose seccata Hermione. “Ragazze..” – commentò il fantasma il più flebilmente possibile. “Ehm ehm.. comunque stavo dicendo che Sirius e James canticchiavano quel motivetto seduti proprio dove stavi prima tu. Ecco perché quella lettera mi suonava così familiare!” “Sirius?! Cosa c’entra lui? Ma non potevi dirmelo subito??” – disse Hermione trasalendo. I suoi occhi si erano di nuovo accesi di speranza. “Eih ma la piantate un po’? Non si riesce a dormire se fate tutto questo baccano!” Ron era in piedi sulla porta delle scale che conducevano ai dormitori dei ragazzi, con i capelli tutti arruffati e la faccia stravolta ancora mezza addormentata. “Ron! Che ci fai sveglio?” – chiese la ragazza fingendo di essere sorpresa quanto lui di vederselo lì davanti. “E me lo domandi? .. è tutta la notte che ti sento rumoreggiare qua sotto. Ho anche creduto che di sentire Dobby a un certo punto!” Hermione non sapeva cosa dire. Parlargli di Dobby avrebbe significato raccontare di Jacoby… e si era ripromessa di non dire niente a nessuno finchè non ci avrebbe visto più chiaro in quella faccenda… dirlo a Ron sarebbe stato come dirlo ad Harry, dato che di amici inseparabili come i suoi ne aveva conosciuti ben pochi. Ron sbadigliò sonoramente e quasi leggendole nel pensiero borbottò: “Ma che ci fate qui voi due? .. è quasi l’alba… Hermione va tutto bene?” “Io emm veramente..” – la ragazza detestava mentire proprio a Ron. “Nick?” – chiese Ron stralunato rivolgendosi al fantasma. “Oh.. stavo giusto ricordando ad Hermione come anni fa James Potter ha usato la stessa identica scrittura per mandare un messaggio nascosto a Lilly Evans.” “James e Lilly?!” – sussultò Hermione. “Ma di cosa state parlando?” “Shh! Zitto Ron, fammi ascoltare! E’ tutta la notte che cerco di venire a capo di questa lettera!” – borbottò la ragazza brandendo in mano il pezzo di pergamena scintillante. Il ragazzo decise che era meglio non obiettare. Si stiracchiò un poco e sprofondò su una poltrona libera li accanto. “Cosa c’entra quel motivetto?” – chiese Hermione. “Uh.. beh ricordo che Sirius lo canticchiava mentre aiutava James a riformare le parole.” “Così è stato Sirius? Il codice .. voglio dire.. è un codice? L’ha inventato lui?” “Esatto, ma non me l’ero ricordato prima, non fino a quando non m’è saltata in testa quella musichetta divertente.” – disse Nick riprendendo a canticchiare in tono lugubre quella che sembrava sempre di più una marcia funebre. Ron trasalì mugugnando tra due sbadigli. “E questa sarebbe una canzone allegra?! Andiamo bene..” “Silenzio Ronald, va avanti Nick! Qual è il significato di questo messaggio?!” Nick osservo Hermione fluttuando mentre la ragazza aspettava ansiosa una risposta. “Non ne ho idea.” – concluse il fantasma tornando a gironzolare per la Sala Comune. “Cosa?!” – sbottò la ragazza nervosamente. “Tutto quello che so è che … “ – bofonchiò Nick trapassandole le spalle per dare un’altra occhiata al foglio di pergamena. “… questa è una A … e questa… questa deve trattarsi di una R … … e… si forse questa è una P … non ricordo altro, mi dispiace.“ “Una A.. una R… una P … beh è già qualcosa! Grazie Nick!” – lo ringraziò la ragazza trattenendosi a stento dal lanciargli un abbraccio evanescente. Il fantasma fece per andarsene. “Vai di già?” “Oh.. beh suppongo che il mio compito qui sia ultimato … “ “Ma.. tu.. sapevi che..?” “Hermione.. Hermione… quanto ancora hai da imparare sugli elfi domestici?” “Come?” – bofonchiò la ragazza perplessa. Ancora non le era ben chiaro cosa intendesse dire Nick, anche se presto se ne sarebbe resa conto con i suoi stessi occhi. Oh.. e come se ne sarebbe resa conto! “A-aspetta Nick!” – bofonchiò sottovoce facendogli il cenno di avvicinarsi a lei. Il fantasma si accostò abbassando la testa, che penzolava minacciosa senza però staccarsi. “Emm cosa c’è ancora?.. sai così non sto molto comodo.” – ridacchiò macabro. “Mi chiedevo.. – bofonchiò Hermione curiosa sottovoce, suscitando l’interesse di un sempre più sonnecchiante Ron – come fosse andata a finire con la Baronessa Scarlatta!” … e fu così che Hermione realizzò che il senso dell’umorismo dei fantasmi non era decisamente stuzzicabile: Nick strabuzzò gli occhi e borbottò qualcosa di incomprensibile, prima di infilzarsi la testa a forza sul collo e scomparire tra le pietre del pavimento. “Ma che gli hai detto!?” – sbottò Ron soffocando uno sbadiglio. “Ma oggi ce l’hanno tutti con me?!” – rispose stizzita Hermione mani ai fianchi. “Che ne dici di raccontarmi quello che è successo?” – le chiese Ron di malumore. Erano quasi le sette del mattino quando, stanca e assonnata, Hermione finalmente emise un gemito di contentezza poggiando la piuma d’oca. Ron era ancora sommessamente addormentato sulla poltrona e la Sala Comune era ancora vuota. “Ron!.. Ron svegliati! Ce l’ho fatta! Ron!” – disse Hermione scuotendo il ragazzo per una spalla. “Ragni! Ragni!? Cosa!? C-Come?! … He-Hermione… sei tu?” – borbottò il ragazzo aprendo lentamente gli occhi. “Chi vuoi che sia? Ho decifrato il messaggio, finalmente!” “Quale messaggio?” –chiese Ron sbadigliando. “Dovevi essere proprio cotto di sonno stanotte. Non ricordi più niente?” “Ho un gran mal di testa. Ricordo solo che c’era Nick… e tu eri in pigiama … ma che diamine… oh.. ora ricordo!! La lettera di Sirius.. sei riuscita.. davvero??” “E’ mezz’ora che cerco di dirtelo.. ecco guarda.” – disse con tono grave Hermione porgendogli il pezzo di pergamena in cui aveva decifrato il messaggio. “Ci ho impiegato tutta la notte, credevo di non farcela. Senza l’aiuto di Nick sarebbe stato impossibile.. anche perché ogni volta che tentavo di trovare una combinazione, se sbagliavo carattere tutta la scritta cambiava e dovevo ricominciare daccapo! Suppongo sia stata una protezione aggiuntiva messa da Sirius.. davvero astuto.” Ron nel frattempo stava leggendo con occhi sbarrati il breve messaggio. Era diventato pallido, bianco come Piton in una delle sue giornate più colorite. Rimase ammutolito qualche secondo assumendo un’espressione da pieno panico prima di rivolgersi nuovamente ad Hermione. “Come lo diremo ad Harry?” La ragazza divenne cupa all’improvviso. “Non lo so … che ore sono?” – chiese preoccupata. “Non sento l’orologio battere i rintocchi ma è quasi ora di colazione, il mio stomaco gorgoglia. Tra poco dovrebbe scendere Harry.. parlagli tu ti prego .. io non me la sento.” ”I-io? .. credo che dovresti farlo tu Ronald, è molto meglio così..” “E perché dovrei farlo io allora?” – borbottò Ron a voce alta. “Fare che cosa?” Harry era in piedi sulla porta delle scale dei dormitori maschili, già pronto per scendere a colazione. “Beh? .. ma.. che ci fate ancora così? C’è stato un pigiama party e nessuno mi ha avvisato?” Hermione arrossì lievemente e Ron si limitò a tossicchiare. “Emm no.. noi.. beh b-buon giorno Harry! Di buon umore oggi?” “Si abbastanza.. stanotte niente incubi e nessuno ha tentato di entrarmi in testa. Il ciondolo di Netheril ha smesso di formicolare e mi sento proprio al top della forma.” ”Felice giornata.” – rispose abbattuto Ron. “Ma insomma che vi succede?!” – sbottò Harry balzando giù dal gradino e atterrando prontamente in Sala Comune. “Ho un po’ fame.. che ne dite di andare a far colazione?” – propose Hermione evitando di rispondere alla domanda. “D’accordo, la trovo un’ottima idea! Vado a cambiarmi allora, torno subito, mi aspettate?” “D’accordo.. ma non metterci troppo e..” “Vado anche io, ci metto un minuto Harry!” – bofonchiò velocemente Hermione senza nemmeno dargli il tempo di ribattere. Harry si ritrovò da solo in mezzo alla Sala Comune in meno di due secondi. “Ma che gli prende a tutti e due!?” – borbottò stizzito. Mezz’ora dopo erano tutti e tre in Sala Grande per la colazione. Ron quella mattina s’era riempito il piatto più che mai cercando in tutti i modi di tenere la bocca sempre occupata a masticare leccornie di tutti i tipi, così da non poter parlare. Hermione era sparita come al solito dietro i ritagli della Gazzetta del Profeta e non accennava a proferire parola. Harry era rimasto un pezzo imbronciato a guardarli facendo finta di niente, ma quando Ron decise che era opportuno evitare di chiedergli addirittura di passargli un po’ di melassa da aggiungere ad una succulenta ciambella fritta, sbottò a voce alta: “Allora, mi sono perso qualche cosa oppure?” Ron, con ancora il boccone in gola inarcò leggermente le sopracciglia scuotendo la testa per indicare Hermione. Harry portò lo sguardo sull’insolitamente estesa pagina della Gazzetta del Profeta che copriva l’amica per intero. “Hermione? … sputa il rospo.” – disse in tono metà tra arrabbiato e glaciale. La ragazza rimase in silenzio qualche secondo come per darsi il tempo di riflettere, poi abbassò lentamente il foglio di giornale e infine si decise a parlare. “Ho decifrato il messaggio di Sirius … ricordi? Quello che credevi fosse solo un mucchio di scarabocchi.” – disse con apprensione. “Beh? .. non era così?” – domandò passando lo sguardo da lei a Ron alternativamente. “Insomma ma che avete scoperto!?” “Calmati… ora te lo diciamo.” – disse Hermione cercando di rimanere tranquilla. Ron la guardò storto. “Ok ok .. glielo dico io. Beh.. senti.. io.. non voglio che ti allarmi per questa cosa… io … ecco veramente…” “Dov’è il messaggio?” – chiese Harry, sempre più confuso. “Ce l’ho in tasca..” – rispose la ragazza. Ron era rimasto muto con una indecifrabile espressione scolpita sul volto. “Posso leggerlo oppure devo aspettare che vi si sciolga la lingua?” – chiese Harry stanco. “Eccolo.. beh eccolo qui..” – rispose Hermione comprensiva, tirando fuori un pezzo di carta da una tasca della divisa. Harry lo prese, lo aprì e lo spiegò sul tavolino.. i suoi occhi scorsero velocemente le poche righe scritte dalla familiare grafia di Hermione in qualche istante appena. Non voleva crederci.. si costrinse a rileggerlo più volte anche a voce alta. Chissà, magari era solo un cattivo scherzo di Hermione!.. no impossibile … sentiva le viscere contorcersi dentro di lui. “Harry ho bisogno di aiuto… Jacoby … sangue, tanto sangue. Lui mi troverà… c’è un grande pericolo … io… la scuola… io … non .. posso… guardati da…” “Va tutto .. va tutto bene Harry?” – gli chiese Ron, che aveva finito di ingozzarsi. Hermione gli poggiò una mano sulla sua, stringendola forte. Harry non rispondeva; probabilmente non sapeva da dove cominciare. “E’ in pericolo… Sirius è in pericolo .. di vita.. “ - mormorò glaciale. “Harry?” – sussurrò Hermione. “E’ in pericolo! Devo aiutarlo!!” – sbottò d’un tratto. “Calmati Harry! Parla piano o ci sentiranno tutti!” –disse Ron agitato. “Calmarmi? Ma come fate a rimanere così calmi?! Avete letto o no questo messaggio?” – sbottò ancora più forte. Qualcuno dai tavoli vicini alzò la testa incuriosito dal battibeccare. “Non fare così Harry! .. certo che l’abbiamo letto! Ho passato tutta la notte a decifrarlo.” – lo rimbeccò Hermione severa. “Dai.. calmati.. vediamo di riflettere un po’.” – aggiunse con dolcezza prendendolo ancora per mano. Harry chiuse gli occhi e si sforzò di respirare a fondo, cercando di quietarsi. “Cosa dovremmo fare adesso? .. Qui Sirius parla di sangue! Sangue capite? .. magari è anche ferito! Dove sarà ? Nessuno ha sue notizie e l’unica cosa che sappiamo è che è in un mare di guai? Non mi aveva mai chiesto aiuto prima d’ora, deve stare davvero in una brutta situazione.” – disse velocemente Harry, col cuore che gli pulsava in gola. “Non.. non credo che sia ferito.” – disse Hermione semplicemente. “E tu come fai a dirlo?” – chiese Ron. “Beh.. tanto per cominciare, se fosse stato ferito lo avrebbe chiaramente scritto nel messaggio.” “Forse – bofonchiò Harry preoccupato – ma guardate queste parole, sembrano scritte da qualcuno sul punto di scoppiare dalla paura! Non è da lui! Non l’ho mai sentito così! E poi.. e poi Jacoby .. Jacoby cosa c’entra? Avranno rapito anche lui?” “Rapito?!” – sbottò Ron. “Beh è un’ipotesi da non scartare!” – ribattè Harry. “Sentite insomma! Io non credo che l’abbiano rapito! .. Anche se… ecco non ho idea di dove sia.” “E chi te lo dice?” – domandò Ron più inerme di prima. “Beh.. niente.. è solo un’idea – mentì Hermione – ma non mi sembra il tipo che si faccia rapire con così tanta facilità.” “Ma questo non spiega il perché del messaggio Hermione. E soprattutto il perché del sangue e anche del pericolo di cui parla. A cosa dovrei fare attenzione qui a scuola?.. E Jacoby ne sa qualcosa? Dovrei tornare a casa di Sirius per poterci scambiare qualche parola.” “Io.. ecco. Non credo sia una buona idea.. magari.. magari..” “Magari che?” – intervenne Ron. “Non penso che sia una buona idea per Harry andarsene a zonzo da solo con l’Alchimista a piede libero… ecco tutto.” “E che mi importa dell’Alchimista!? Qui stiamo parlando di Sirius! E l’unico che può sapere qualcosa di lui forse è proprio Jacoby!” “Non credo che… non credo che lo troverai a casa visto come stanno le cose.” – bofonchiò Hermione vaga. “Di che parli?” – chiese Harry ancora comprensibilmente agitato. “Io.. ecco.. niente.” – mentì di nuovo la ragazza. “Sentite: non pensate sia meglio andare dalla McGranitt a dirle di questo messaggio?! Almeno lei saprà dirci cosa fare, magari ne parlerà lei stessa con Silente!” – bofonchiò Ron allarmato intromettendosi nel discorso. Harry che era rimasto ancora un po’ a scrutare il volto dubbioso di Hermione, rispose cercando di calmarsi per quel che possibile. “La McGranitt … lei saprà cosa fare no? Hermione tu che ne pensi?” – disse forzatamente più calmo. “Forse sarebbe bene aspettare che arrivi Silente verso l’ora di pranzo, ma … ok.. suppongo che in sua assenza non possiamo attardarci ad informare i professori della cosa, anche perché tutti cercano Sirius da più di un mese.” “Va bene.. allora è deciso? .. andiamo dalla McGranitt?” “D’accordo.” – disse Ron indugiando su un ultimo pezzo di ciambella per poi lasciarlo ricadere nel piatto. “Troppa melassa … bleah! Mi sta venendo il mal di pancia!” – ridacchiò Ron forzatamente. “Così impari a non parlarmi di prima mattina.” – rispose Harry fingendo di essere più rilassato. L’unica a non sorridere era Hermione. Tutta quella faccenda si stava terribilmente ingarbugliando, e forse erano solamente a un capo della matassa da sbrogliare. “Scusate.. se sono stato un po’ brusco.” – si scusò Harry porgendo loro una mano. Si strinsero tutti e tre insieme come per infondersi coraggio. “Che lezione abbiamo ora?” – chiese Hermione. “Cura delle Creature Magiche!” – risposero in coro Harry e Ron. “Hagrid. Potremmo parlarne con lui?” – disse sottovoce Hermione. “Non s’era detto la McGranitt? Non voglio allarmare Hagrid..” – tagliò corto Harry. “Beh andiamo, s’è fatto tardi.” Harry, Ron ed Hermione giunsero ai piedi della capanna del guardiacaccia con circa mezz’ora di anticipo. Il resto della classe non si era ancora vista e quella mattina sembrava che anche il loro amico Hagrid fosse scomparso nel nulla. Dal comignolo del tetto non usciva il solito fumo denso e nero e non si sentiva nemmeno l’abbaiare di Thor, il vecchio cane da caccia che seguiva sempre Hagrid ovunque andasse. “Ma dove si sarà cacciato Hagrid?” – borbottò Ron, alle prese con uno sbuffo-muschio vescicoso che cresceva indisturbato lungo un tronco reciso all’altezza della sua testa. “Non credo sia una buona idea Ronald.” – disse Hermione severa. “Guardate!” – esclamò Harry. Si era avvicinato al grande portone di legno che sovrastava l’entrata della capanna. Si volse e in mano teneva un pezzetto di carta che doveva essere stato attaccato alla porta con un vecchio pezzetto di magic scotch. “Che c’è scritto sopra?” – chiese Ron, scrollando ambo le mani ormai ricoperte di una sostanza verdastra e appiccicosa. “Dice. VENITE AL LAGO, HAGRID “ – lesse Harry. “Emm… tutto bene Ron?” – bofonchiò all’amico in difficoltà. “Emm quelle vesciche sono esplose proprio quando..” “Te l’avevo detto di non toccarle no? Sempre il solito!” – lo rimproverò con tono severo Hermione. “Invece di sbraitare che ne dici di aiutarmi? Questa roba comincia a pizzicare!” – rispose Ron cominciando a saltellare sul posto mentre soffiava disperatamente sulle mani, che stavano diventando vistosamente di un colore rosso acceso. “Evanesco!” – bofonchiò Hermione sfiorando con la punta della sua bacchetta la bava verde e quella scomparve in un istante. “Va meglio?” – gli chiese poi più dolcemente. “Si.. grazie” – borbottò Ron con le mani che stavano lentamente tornando al loro colorito naturale. “La prossima volta impara a non toccare le cose che non conosci. – disse Hermione severa. “Che ne dite di andare da Hagrid prima che voi due troviate di nuovo il tempo per litigare?” – disse Harry sarcastico. Con tutti i pensieri che aveva, non era minimamente entusiasta di doversi sorbire l’ennesimo battibecco di Ron ed Hermione. Così i tre amici si incamminarono lungo il sentiero che attraversava il parco, costeggiando le alte mura del castello, proprio in direzione del lago oscuro. La brezza mattutina dei settembre soffiava leggera tra l’erba e il sole riscaldava piacevolmente quelle ultime giornate estive. Harry senza nemmeno accorgersi, assorto com’era nei suoi pensieri, aumentò la distanza da Ron ed Hermione, camminando così spedito che ben presto i due amici dovettero affrettare il passo per stargli dietro. “Eih! Ma chi ti mette fuga? Hai paura di arrivare tardi?! Harry!.. ma mi ascolti?” – farfugliò Ron col fiatone. Ma Harry non lo sentiva. Nella sua testa continuava a frullare la frase di quel messaggio e solo una era la domanda che gli tormentava la mente in quel momento: cosa era successo a Sirius? “Harry??” – domandò Ron più forte. Il ragazzo s’era fermato a due passi davanti a lui e per poco non gli era finito addosso. “Ora che ti prende?” – chiese Ron preoccupato. “Guardate!” – esclamò Harry con la voce ricolma di stupore. Un braccio era teso davanti a lui ad indicare la piatta superficie del lago. La vista di ciò che gli si era mostrato di fronte sembrò quasi fargli dimenticare i pensieri di Sirius per qualche breve secondo. Hermione si lasciò sfuggire un grido di eccitazione e Ron si esibì in uno dei suoi meglio riusciti “Wooooow!”. Quasi come dipinta dalla mano di un artista, al limitare dell’erba, proprio dove l’acqua fredda e cristallina scuoteva leggermente la riva, c’era una deliziosa casetta di legno. Pesanti tronchi tenuti saldi tra loro con qualche particolare magia costituivano le mura esterne, e una porta più chiara e decorata di intarsi che ricordavano molto le quattro case di Hogwarts si ergeva imponente a metà di una piccola veranda, sovrastata da un tettuccio di paglia e fieno legati insieme a rami più piccoli e contorti. Le tende dell’unica grande finestra, fatte della vecchia stoffa di qualche sofà a giudicare dall’aspetto, erano tirate e una grossa sedia a dondolo giaceva immobile con una pesante coperta dall’aria molto familiare arruffata sopra e mordicchiata in ogni sua parte. Allegro, barcollante in piedi su una enorme barca con tanto di lanterna, forse una di quelle usate per trasportare gli studenti del primo anno, c’era Hagrid che , conciato con una tenuta più marinara che mai, salutava a grandi bracciate i tre piccoli amici che erano ancora lì fermi ed immobili, incapaci di dire una parola. “Ragazzi! Ciao! Come va?!” – esplose euforico Hagrid atterrando pesantemente a terra con un balzo, dopo aver accostato la barca a un piccolo molo costruito su misura. “Ca-Capista! Hagrid! Ma.. l’hai costruita tutta tu??” – sbottò Ron entusiasta indicando con ambo le mani la baita da sogno proprio accanto a lui. “Eheh, regalino di Silente. Beh .. emm sapete , dopo l’attacco dei Giganti l’anno scorso, avevo pensato di risistemare la vecchia casa, ma poi mi sono ricordato che quest’anno dovevamo fare gli animali acquatici, e così ho chiesto a Silente se potevo trasferirmi di qualche metro…” “Ecco cosa aveva intravisto Ginny la sera che siamo arrivati a scuola! Dalle carrozze non si riuscivano a distinguere bene i contorni della casa.” – disse Hermione saggiamente. “Niente male come trasferimento!” – disse Ron ridacchiando. Hagrid sorrise tronfio. “Sapete .. giusto per poterci badare meglio emm sapete, sono un poco maldestri e hanno un caratterino…sono adorabili!” Lo sguardo di gioia e stupore sui volti dei tre amici si andò scemando al suono di quelle parole. Quando Hagrid annunciava delle nuove amabilissime creaturine, in genere si trovavano di fronte a mostri di ogni sorta. “Badare a c-cosa?” – chiese Hermione preoccupata. “Uh.. beh .. li vedrete presto, ne ho pescati giusto cinque stanotte.” In quel momento tutti e tre notarono una grossa rete di corde intrecciate che scalpitava appesa a poppa della barca. “Buoni.. Buoni!” – tuonò Hagrid lanciando un grosso sasso vicino alla barca che fendette l’acqua con un tonfo sordo. “Come ti sei conciato?” – chiese Harry alludendo al buffo paio di pantofole pelose e zuppe d’acqua che Hagrid indossava ai piedi. Sembravano quasi le scarpe di un clown. “Ah, queste dici?” – rispose allegro sbattendo forte i piedi a terra, così che grandi gocce d’acqua innaffiarono letteralmente l’erba tutto intorno. “Sono per distrarli! Ci piace vedere colori vivaci! Beh.. insomma.. beh.. ma che ve ne pare della nuova casa??!” “Stupenda!” – bofonchiò Harry meccanicamente. “Fantastica!!” – disse Hermione col sorriso sulle labbra. “Incredibile! Possiamo trasferirci quaggiù da te?! – chiese Ron speranzoso. “Sarebbe una bella idea, ma non credo che le regole lo permetterebbero. Beh.. “– disse Hagrid dando un’occhiata a un piccolo orologio da taschino che pendeva da una tasca del suo pastrano. “Manca ancora un po’ prima della lezione. Vi va di vederla dentro?” – propose con gli occhi che gli brillavano. “Certooo!!” – concordarono Harry Ron ed Hermione, senza farselo ripetere due volte. L’interno della baita ricordava in tutto e per tutto il vecchio stile di Hagrid: ogni sorta di calderoni e arnesi vari erano appesi alla rinfusa sulle pesanti travi che solcavano il soffitto; il fuoco del camino era acceso e qualcosa ribolliva allegramente sopra. Thor era rannicchiato al suo solito in mezzo a diversi strati di polvere e coperte, sopra un vecchio sofà ingiallito e pieno di tarme, che aveva l’aria di averne passate di tutti i colori. Su una mensola alla parete c’era un vecchio acquario babbano a corrente, la cui spina era stata intrecciata ad opera d’arte e penzolava esanime da una parte. “E questo come lo fai funzionare?” – chiese Hermione curiosa. “Oh, l’aquac.. com’è che si chiamano Harry?” – disse Ron titubante sforzandosi di indovinare la parola. “Acquari Ron, i babbani li usano per metterci dentro i pesci.” “Dubito che qui nei paraggi ci sia qualcosa di tanto piccolo da allevare, vero Hagrid?” – disse Hermione con una nota di allarme nella voce. “Beh .. beh… quest’anno ho in serbo molte sorprese, e quel vecchio arnese Silente l’ha modificato apposta per me! Però mi ha fatto promettere di non farvi avvicinare troppo.. ‘ Sicuro ! ‘ gli ho detto io, però mi dispiace, ci tenevo così tanto.. ma meglio di niente. Vi piacerà di certo!” “Di che si tratta? “ – chiese Ron quasi sentendosi male. “Oh.. un bell’esemplare di Tentaculus Acquaticus, me l’ha dato proprio Silente in persona quest’estate. E’ stato ben allevato, e non mi sembra troppo pericoloso.. cioè beh.. per uno della sua taglia.. intendo.” – disse Hagrid distrattamente mentre porgeva a Thor una specie di sbobba marrone in una ciotola dalle ragguardevoli dimensioni. “Qui bello! Su! Thor è ora della pappa!” – disse incoraggiando Thor. Il cagnolone balzò giù dal sofà in una nuvoletta di polvere e si avventò sulla ciotola sbavando a destra e a manca. “Silente? – disse Ron più rincuorato guardando con leggero disgusto Thor. “Si, proprio lui. E’ stato un po’ prima che andassi a Diagon Halley.” “Se glie’ha trovato lui mi sento più tranquillo” – aggiunse sottovoce ad Harry ed Hermione che non poterono far altro che convenire in silenzio. “E.. che cosa fa questo Tentaculus Acquaticus?” – chiese Hermione incuriosita. “Stacca le teste a morsi!” – ridacchiò Hagrid divertendosi a guardarli tutti e tre mentre cercavano di non far trasparire l’angoscia. “Stavo scherzando!” – rise il gigante di gusto. “Aaah, certo ecco… vedi Ron? È tutto a posto.” – disse Hermione incerta. “Che c’entro io?” – arrossì Ron. Una serie di esclamazioni di stupore e meraviglia annunciò l’arrivo del resto della classe di Grifondoro. “Sarà meglio andare, non voglio mica fare tardi alla prima lezione. Coraggio, vi divertirete un mondo!” – disse Hagrid spingendoli verso la porta. “Quello a che ti serve?” – chiese Ron sconcertato notando che il gigante aveva afferrato un vecchio arpione dall’aria minacciosa. “Uh beh a volte fanno un po’ di capricci.” – ridacchio Hagrid contento. Ron impallidì sorridendo. “Quest’anno ci scappa il morto, te lo dico io Harry!” – bofonchiò sottovoce all’amico. Harry sorrise di controvoglia. La classe di Grifondoro era al completo adesso, e tutti erano ancorai intenti a scambiarsi commenti e giudizi sulla nuova residenza di Hagrid. Neville rischiò di cadere dentro il lago quando, giungendo di corsa per il ritardo ( aveva tutto il colletto della camicia scombussolato ) finì col scivolare su un tronco che era ancora rimasto a terra. “Tutto bene?” – gli chiese Hermione acuta. “Emm .. si si .. splendidamente.” – rispose contento Neville. “Eih! Ciao Neville!” – lo salutò Ron dandogli una pacca sulla spalla. “Hai più parlato con Cho?” – aggiunse come se fosse la cosa più normale del mondo. Il ragazzo non rispose ma arrossì vistosamente. Harry, nonostante l’impegno dei suoi amici, rimase taciturno, evitando però di sembrare eccessivamente preoccupato. Si limitò a spostarsi in prima fila dove avrebbe potuto seguire al meglio Hagrid. In realtà non vedeva l’ora che la lezione finisse e forse un po’ si sentiva anche in colpa per questo, ma al momento l’unica cosa che gli premeva davvero era andare dalla McGranitt e raccontarle tutto sulla lettera di Sirius. Era convinto che la professoressa avrebbe saputo dargli tutte le risposte. Hagrid ruppe i bisbigli con un colpetto di tosse. “Bene ragazzi, quest’anno ho collezionato per voi una bel po’ di animaletti acquatici, ce ne sono per tutti i gusti. Faremo gli Stritatelli delle paludi, qualche esemplare di Snorcione e se facciamo in tempo alla fine ho una vera chicca per voi eheh, però non ve lo dico, se no vi rovino la sorpresa!” – annunciò Hagrid felice. La classe tutta rabbrividì e Ron ed Hermione si guardarono disperati. Evidentemente tutti e due avevano pensato che la sorpresa a cui alludeva Hagrid doveva essere questo misterioso Tentaculus Acquaticus. Si presero per mano e si affrettarono a raggiungere Harry. “Allora ehm.. venite qui, più vicino coraggio! Non mordono mica.. adesso radunatevi lungo la riva, e oh.. state attenti non troppo vicino voi due!” “Che roba è?” – chiese Dean Thomas. “Questi – disse Hagrid dopo essersi messo spessi guanti in pelle di golem e averla ficcata dentro la robusta rete scalpitante appesa alla barca – sono dei bellissimi esemplari di Stritatelli delle paludi!” Hagrid teneva in mano un orribile esserino che ricordava vagamente un pesce palla troppo cresciuto. Era verdastro e aveva sei occhi tutti sporgenti e più grandi del normale. “Ora, la prima cosa che dovete sapere sugli Stritatelli è che il loro nome non è stato messo a caso.” – disse Hagrid solenne e dette una piccola strizzata alla bestiola. Questa subito spalanco la bocca rivelando una doppia fila di denti così aguzzi e affilati che tutta la classe sobbalzò facendo almeno tre passi indietro. Harry nonostante tutto doveva ammettere che la lezione si stava rivelando interessante… beh certo: interessante secondo i canoni del buon vecchio Hagrid. “E noi cosa dovremmo farci con questi cosi Hagrid?!” – chiese Ron tremebondo. “Beh oggi cominciamo a darci da mangiare, che ne dite? Se ci prendete confidenza non sono pericolosi, anzi, a volte possono diventare deliziosi animaletti da compagnia. Nevvero Thor?” Dalla baita sopraggiunsero dei guaiti inequivocabilmente di paura in tutta risposta. Hagrid rimise lo Stritatelli nella rete. “Purtroppo ne ho presi solo cinque, mi dispiace ma non ce ne sono abbastanza per ciascuno. Però visto che c’hanno un grande appetito penso che potrete lavorare tutti quanti. Ecco tenete: infilate questi guanti di golem così eviterete di farvi mordicchiare.” Hagrid prese un grosso secchio ricolmo di pezzi di carne sanguinolenta. “Ecco poi mettetevi in fila e dateci da mangiare, occhio a non avvicinarvi troppo alla rete, questi birbantelli sono attratti dai colori sgargianti, e le cravatte delle vostre divise rosso e ora sono un bel bocconcino attraente.” Neville roteò gli occhi e svenne a terra. “Mordicchiare?!” – borbotto Dean mentre cercava di far rinvenire l’amico. “Quelli ci staccano le mani a morsi!” – sussultò Lavanda irrigidendosi. Hermione si era fatta piccola piccola senza proferire parola. La prima lezione di Cura delle Creature magiche fu di gran lunga più emozionante di quella di Difesa contro le Arti Oscure. Ron aveva mollato un grosso pezzo di carne che si era andato a schiantare proprio nel centro della rete. Un grosso Stritatello balzò in aria spalancando le fauci e inghiottendo il boccone in un solo grande morso. “D-Davvero carini Hagrid.” – balbettò con una mano davanti alla bocca e sforzandosi di non dare di stomaco. Quando tutti ebbero lanciato almeno un pezzo di carne a testa nella rete, Hagrid soddisfatto si decise a far togliere loro i guanti di golem, ormai pregni dell’odore di carne maciullata. Ripose il secchio nella barca e, afferrata saldamente la rete la agganciò al molo, in modo che le teste degli Stritatelli scomparissero del tutto sott’acqua. “Il sole ci fa male alla digestione, sapete?” – bofonchiò contento. Qualcuno rise sarcastico. “Beh! Che ve ne pare come prima lezione?” – chiese speranzoso. “Straordinaria!” – mentirono Harry, Ron ed Hermione. Gli altri Grifondoro si limitarono ad Annuire. “Non c’è male davvero… si per poco non vomitavo anche la cena di ieri sera.”- sussurrò Ron sottovoce con lo stomaco che ancora gli centrifugava. “Beh ora s’è fatto dardi mi sa. Riprenderemo con gli Stritatelli la prossima volta! D’accordo?” La classe annuì rassegnata. Hagrid salutò tutti cordialmente e dette una pacca ad Harry, Ron ed Hermione prima di riprendere su le sue cose e allontanarsi verso la baita. “Che ore sono?” – chiese Harry all’improvviso. “Quasi le dieci. Abbiamo storia della magia adesso… se non sbaglio aspettate controllo sull’orario.” – disse Hermione tirando fuori un pezzetto di pergamena. “Sentite, andiamoci adesso dalla McGranitt.. tanto Ruff nemmeno se ne accorgerà se non siamo in classe.” – disse Harry risoluto. “Ma Harry!” – sbottò Hermione. – è solo il secondo giorno di scuola non possiamo..” “Sono d’accordo! Un’ora con quello lì e finirò per diventare un fantasma anche io, e poi dopo questi Stritatelli, non ho voglia di sorbirmi l’ennesima storia sugli attacchi della guerriglia Goblin del seicento.” – disse Ron solidale. Entrambi guardarono Hermione con sguardo eloquente. “E va bene , va bene! Siete due contro una .. però non è leale così!” – borbottò la ragazza imbronciata. Tutti e tre si incamminarono verso il castello di gran lena. Harry e Ron erano già stati nell’ufficio della McGranitt il giorno che erano arrivati a scuola. La professoressa si era premurata di metterli guardia dal tentare chissà che di avventato o sciocco immischiandosi in cose più grandi di loro, con tutte quelle storie sull’Alchimista, ed Hermione si era dimostrata almeno in parte concorde con lei. La professoressa McGranitt era una donna di mezza età, una maga di classe, certo non una di quelle che vedi in giro vestite bizzarre con abiti babbani. No, la McGranitt era una vecchio stampo; a volte Harry si chiedeva persino come faceva ad andare molto d’accordo con Silente, di sicuro il mago più arzillo e moderno della sua età. La loro professoressa era un tipo serio, si scomponeva quasi mai e raramente elargiva sorrisi. In più di un’occasione sia Harry sia Ron sia Hermione erano stati personalmente rimproverati e sottoposti alle sue celebri punizioni, ma nonostante questo la McGranitt rimaneva una degli insegnanti più simpatici e in gamba per Harry.. tranne quella volta che aveva fatto smontare la Firebolt per controllare che non vi fosse il malocchio. Harry bussò deciso alla porta dello studio. “Avanti, avanti!” – canticchiò una voce dall’interno. Harry abbassò la maniglia della porta ed entrò, seguito in silenzio da Ron ed Hermione. Tutti e tre avevano i volti dipinti di quell’espressione tipica che si assume prima dell’annuncio di una sconvolgente rivelazione. La professoressa quel giorno non indossava il suo solito completo verde smeraldo. Sembrava più che altro .. reduce da una festa tropicale. Una lunga gonna di velluto a fiori le arrivava fino alle caviglie e portava un buffo maglione rosa pallido. Tutti e tre furono sorpresi di vederla conciata in quel modo. Non che ci fosse qualcosa di strano e anormale ma di certo era uno spettacolo insolito vedere la loro professoressa di Trasfigurazione agghindata così. “Emm... è stata a una festa?” – chiese timidamente Ron trattenendo una risata. “Oh, voi tre! Non avevate lezione a quest’ora?” – disse la McGranitt posando lo sguardo severo su loro. Severo poi.. quel giorno sembrava sprizzare felicità da tutti i pori. “Beh noi.. veramente… “ – cominciò Hermione. “Siamo qui perché volevamo parlarle di una cosa.. professoressa.. si tratta di.. ecco di .. “ “Gradite un biscotto? Prego mettetevi pure comodi! Non fate complimenti coraggio!” – li incoraggiò la professoressa con un sorriso. Hermione guardò Harry di traverso; Ron semplicemente rimase muto. Con una aggraziata piroetta la McGranitt fece apparire dal nulla un vassoio stracolmo di biscotti allo zenzero. “No .. grazie.” – rispose Harry risoluto, costringendo un abbacchiato Ron a ritrarre una mano. “Ma perché? – sbuffò il ragazzo – a me un biscotto andava proprio giù adesso!” “Shh Ronald, stiamo a sentire.” – borbottò Hermione sottovoce. “Allora: di cosa volevate parlarmi?” – chiese la McGranitt fissandoli con una strana luce negli occhi. “Abbiamo .. notizie di Sirius… pensiamo che si trovi nei guai.” – disse Harry, scrutandola a sua volta. C’era qualcosa di buffo in tutto ciò… Harry avrebbe quasi scommesso che un minuscolo sorriso si fosse formato sulle labbra minute e sottili della professoressa. “Black? … Perché mai dovrebbe trovarsi in pericolo?” “Mi ha mandato una lettera.” – rispose Harry poggiando sul tavolo il foglio scritto con la grafia di Hermione. “Capisco.. “- disse la McGranitt osservando con attenzione il pezzo di carta. “Era scritta in codice, Hermione ha passato tutta la notte a decifrarla!” – aggiunse in fretta Harry guardando speranzoso la professoressa in attesa di un responso. Passò qualche istante in cui nessuno disse niente, poi la professoressa alzò il capo guardando Hermione. “Signorina Granger, veramente ha perso preziose ore di sonno per decifrare quello che senza dubbio si tratta di uno stupido scherzo … - bofonchiò a metà tra l’allegro e lo stupefatto – e per giunta di pessimo gusto?” Hermione rimase spiazzata e anche un po’ risentita. “Ma come uno scherzo?” – bofonchiò la ragazza mordendosi le labbra. “Beh non vedo proprio perché dovrei credere che Black se la passi così male. Questo messaggio oltre che insensato mi sembra anche scritto male, non ha nemmeno una fine.” – disse calma la McGranitt. Hermione si sentì punta sul vivo. Aveva impiegato tutte le sue risorse per venirne a capo! “Ma non lo può aver scritto di fuga? Magari era braccato!” – suggerì Ron a mezzavoce. La McGranitt si limitò a guardarlo vacua aggrottando le sopracciglia. Ron tossicchiò timidamente e si fece da parte. “Ma … insomma Sirius non … non è da lui no? Ormai lo conosco bene! Professoressa sono sicuro che non è uno scherzo!” – disse Harry ancor prima che la McGranitt dicesse qualcosa. “Se mi permette Potter, posso affermare di conoscere il signor Black molto meglio di lei. Non si dimentichi che è stato mio allievo anni fa, e con suo padre e il caro Lupin ne combinavano delle belle. Questo ha tutta l’aria di essere uno dei suoi scherzi. Avete provato a mandargli un gufo a casa per vedere se risponde?” Harry, Ron ed Hermione in silenzio dovettero ammettere che in effetti non avevano nemmeno tentato di contattarlo via gufo. “Ma … ma Lupin ha detto che non ha sue notizie da mesi! E anche lei … anche lei proprio ieri ci ha detto che nessuno sa dove è finito Sirius!” – ribattè Harry deciso. “Sciocchezze, sciocchezze Potter! Nessuno sa dov’è Sirius ma questo non significa elargire gratuite visioni sanguinolente. Ve lo ripeto, siete probabilmente vittime di uno scherzo di pessimo gusto. Weasley, evidentemente i suoi fratelli hanno trovato un degno erede!” – disse ridacchiando la McGranitt. “Allora, non lo volete un bel biscotto allo zenzero?” – aggiunse gioviale. “Ma.. profes.. “ - cominciò Harry, ma Hermione lo strattonò per una manica. “Andiamocene, è inutile non otteremo niente.” Harry guardò Ron e notò che anche l’amico stava annuendo alle parole di Hermione. Presero ciascuno un biscotto dal vassoio e salutarono la professoressa, che li accompagnò alla porta canticchiando allegra. Prima di andarsene Harry guardò di nuovo indietro alla professoressa, proprio come aveva fatto l’ultima volta che erano rimasti nel suo studio. “Ne parlerò con Silente.. vorrei comunque sapere cosa ne pensa lui.” – disse Harry in un filo di voce. “Oh! Diamine Potter, non vorrai di certo disturbare il preside con una simile baggianata! – ridacchiò la professoressa – Silente è molto impegnato in questo periodo. Credo debba ancora far ritorno dal Ministero della Magia. Caramell ne avrà ancora per un po’.. si .. credo ancora per un po’.” “Buona giornata ragazzi!” – aggiunse sostando sulla soglia della porta mentre Harry, Ron ed Hermione si allontanavano velocemente verso la classe di Storia della Magia. Harry era tesissimo e arrabbiato, e Ron ed Hermione non osavano dire una parola mentre tutti e tre percorrevano il lungo corridoio a sud. Quando furono in vista dell’aula del professor Ruff, Hermione si fermò improvvisamente. “Che ti prende?” – sbottò Ron guardandola. “Mi sono appena dimenticata che dovevo chiedere alla McGranitt una cosa sul libro di Draco. Visto che era di buon umore tanto vale chiederglielo subito, ormai la lezione di Ruff sarà bella e finita. Voi andate avanti, vi raggiungo tra un po’.” “D’accordo… e vedi se riesci a spillarle qualche parola di più.” – disse Harry Hermione si allontanò furtiva con passo spedito nella direzione opposta. La classe di Storia della Magia era come sempre immersa in uno insano torpore. Il professor Ruff, un fantasma morto così all’improvviso che nemmeno si era mai accorto della sua conduzione, spiegava col solito tono pacato e ipnotizzante qualche cosa sulle rivoluzioni magiche che avevano portato alla formazione della prima repubblica, fluttuando sommessamente da una parte all’altra. “Che fine avevate fatto voi tre?.. Hermione dov’è?” “Tutto a posto Neville.. emm Hermione aveva da fare, contrattempi da prefetti sai.. cose così.” Il professor Ruff tossicchiò appena. “Tu che ne pensi?” - bisbigliò Ron sottovoce rivolgendosi ad Harry. “Non lo so. Insomma.. l’hai sentita anche tu no? … “ – rispose Harry brusco. “Mi sembrava un tantino euforica.” – ridacchiò Ron. Harry lo guardò torvo. “Scusa.. è che .. voglio dire.. in fondo la McGranitt è un’insegnante no? È una delle migliori qui dentro, e pensa che ci stiamo preoccupando per niente.” “Quello che pensa la McGranitt non mi importa! Sirius è in pericolo e lo sai anche tu Ron!” – borbottò Harry inquieto. “Ma Harry, che motivo abbiamo di non credere a un’insegnante come lei?” “Non lo so.. ma ignorare così .. completamente.. una notizia di questo tipo… Non ti sembra un po’ eccessivo?” “Forse.. ma insomma. Se non ci possiamo fidare manco della McGranitt da chi dovremmo andare? Silente non c’è ancora e poi l’hai sentita no? .. non possiamo disturbare il preside per una cosa del genere.” – disse timidamente Ron. “Ma da che parte stai? – borbottò Harry – comunque è vero.. sembrava molto sicura di se. Forse … ma è possibile davvero che Sirius abbia voluto giocarmi uno scherzo così idiota?.. e poi che fine ha fatto? Questo ancora nessuno ce l’ha saputo dire.” “Non lo so Harry, però se la McGranitt ci dice di non preoccuparci forse dovremmo darle ascolto. In fondo fino ad oggi non ci ha mai mentito sulle cose serie.” “Hai ragione.. “ – disse decisamente poco convinto Harry. “Hermione!” – esclamò Ron sottovoce. La ragazza era comparsa sulla porta. “Già di ritorno?” – chiese Harry aspettandosi buone notizie. “La McGranitt aveva da fare, non sono nemmeno riuscita ad entrare nello studio.” – rispose abbacchiata Hermione. “Come? Ma con chi..?” “Non lo so Harry. L’ho solo sentita parlare con qualcuno..” “Hai riconosciuto la voce? “ – chiese Ron. “No.. umm no.. no davvero. Però suonava familiare, anche se si sentiva leggermente disturbata.” “Forse stava usando la polvere volante! Come quella volta che Sirius.. emm osp.” – bofonchiò Ron. “E che dicevano?” – chiese Harry con più curiosità. “Non è che sono stata lì ferma ad origliare.. cioè emm.. ok .. lo ammetto.. qualcosa ho sentito.” – disse Hermione con un’ espressione che placidamente significava: vi prego non chiedetemi altro. “Ok.. ok .. ve lo dico… ha detto una cosa tipo .. ‘Non si preoccupi, va tutto come previsto.’ Poi ha aggiunto qualcosa come .. invitare qui a scuola qualcuno e dall’altra parte il suo interlocutore ha risposto con un ‘Bene.. mi sembra un ottima idea. Continui pure il suo lavoro e scusi il disturbo. ’ ” “E che diamine significa?” – sbottò Ron così forte che persino il professor Ruff si fermò un istante, quasi colpito di striscio da un fulmine invisibile. “Magari era Silente! Forse.. forse stava tornando dal Ministero.. ma a cosa si riferiva? chi dovevano invitare qui al castello?” “Non ne ho idea.. magari Caramell? Non so..” – rispose Hermione incerta. “Comunque la McGranitt ci nasconde qualcosa. Ne sono quasi sicura.” – aggiunse in un filo di voce, soppesando le parole. “Nasconderci qualcosa? – bofonchiò Ron allarmato – avevo appena finito di calmare Harry, ti prego non dirci nient’altro che no vogliamo sentire.” “No invece. Sta zitto Ron, Hermione dicci tutto.” - disse Harry. “Beh..” “Allora?” “Insomma, non è che abbia scoperto come funzionano gli incantesimi Primordiali, ma c’ho perso tutta la notte su quel messaggio e non credo che sia stato fatto per giocarti uno scherzo Harry. Non dopo che Jacoby ..” “Cosa c’entra Jacoby?” – la interruppe Harry. “E’ venuto a trovarmi la notte scorsa.” – disse Hermione con un tono di colpevolezza. “Cosa?!” – sbottarono sia Ron che Harry. “Eih! Ragazzi fate piano, altrimenti Ruff se ne accorgerà!” “Scusaci Nev.” “Allora? Perché ce lo dici solo adesso?” – chiese ancora Harry. “M’ero ripromessa di non dirvi niente. Sapevo che ti saresti allarmato ancora di più Harry.” “Di questo parleremo dopo Hermione, adesso.. per favore – disse quasi supplichevolmente – potresti dirci tutto quel che sai?” “Ok. In .. in realtà non so molto di più di quanto non sappiate voi… tranne che Jacoby è terrorizzato, è arrivato ferito qui al castello ed è stato aiutato da Dobby durante il tragitto.” “E poi?” – chiese Ron sgranando gli occhi. “Beh.. sembra che Jacoby sia convinto che … Sirius sia .. ecco sia.. cambiato, in qualche modo. Ha detto tante cose sconclusionate… ha parlato di voci che sente in casa.” “Voci?” – chiese Harry perplesso. “Forse è matto..” “Non è matto Ron!” – lo rimbeccò Hermione. “Ok ok, continua.” – rispose il ragazzo. “Non ho idea di cosa abbia voluto dire.. anche perché poi è svenuto.” “Svenuto? E adesso dove sta? L’ha portato in infermeria?” “Volevo farlo, ma poi ho pensato che era meglio non farlo vedere troppo in giro nel castello con tutte le stranezze che succedono questi giorni, e così ho chiesto a Dobby di portarlo nelle cucine. Ha detto che si prenderà lui cura di Jacoby.” “Hai fatto bene Hermione.. – disse Harry con un sorriso – c’è dell’altro?” “Beh.. si. Poco prima di smaterializzarsi, Dobby mi ha detto … che Jacoby gli ha detto..” “Ma se era svenuto come faceva a ..?” “Telepatia Ron. – disse Harry in fretta, rapito – continua Hermione.” “Jacoby ha detto… ‘ lui è qui , lui è ad Hogwarts ’ ” “Lui chi?” – sbottò Ron sottovoce. “Sirius?” – azzardò Hermione. “Ma andiamo! Se Sirius fosse a scuola non pensate che si sarebbe messo in contatto con noi già da tempo?” “Ha ragione Harry però – ammise Ron – e se fosse l’Alchimista?” “L’Alchimista?! .. qui?? A scuola?? Con Silente e tutti i professori che gli girano sotto il naso?” – obiettò Hermione. “In effetti.. – sospirò Harry – non credo che Silente sarebbe così sciocco da non accorgersi di un pericolo così grande dentro le mura della scuola.” “Non necessariamente.. però.. vi ricordate quella volta che il falso Moody si era infiltrato?” “Ron ma l’Alchimista non userà di certo trucchetti così bassi come la pozione Polisucco. Anche se… la professoressa Sospiria non mi convince molto.” “Quella nuova di Astronomia? Che ha fatto?” – chiese Harry. “Oh.. oh da brividi! Dovreste vederla! Traffica sempre con un’ampollina ripiena di un vapore argentato, e ha una voce d’oltretomba.” “E tu pensi che l’Alchimista possa essere lei?” – chiese Harry incredulo. “Potrebbe.” – ammise Hermione. “Ma l’Alchimista non è un uomo?!” – disse Ron alzando una mano. “Beh.. nessuno lo sa. Ricordate quello che mi ha detto Netheril? Nessuno l’ha mai visto in faccia.” Ci fu un minuto di silenzio. Nessuno dei tre sapeva bene cosa dire. Erano a un punto morto. Le piste da seguire erano molteplici e una più improbabile dell’altra. “Ora … che si fa?” – chiese Ron guardando i suoi amici con apprensione. “Andiamo da Silente?” “Sembra l’unica cosa che c’è rimasta da fare.” “Ma come faremo? Di sicuro la McGranitt non ci scollerà gli occhi di dosso dopo oggi.” “E’ quasi ora di pranzo ormai. – disse la ragazza tranquilla - Appena finito di mangiare sgattaioleremo su fino alla statua del Gargoyle e poi ci nasconderemo sotto il mantello dell’invisibilità.” – disse Hermione. “Per fare cosa?” – chiese Harry. “Aspetteremo che qualche insegnante vada dal preside e ci intrufoleremo con lui nello studio, poi quando se ne sarà andato potremo toglierci il mantello e parlare con Silente.” “Ma potremmo pure aspettare ore ed ore Hermione, prima che qualche insegnante si decida ad andare dal preside!” “Umm.. no invece – rispose la ragazza con un’espressione soddisfatta nella voce – quando ci hanno informato che Silente se ne sarebbe andato al ministero oggi, poco prima che me ne andassi ho sentito Vitius dire al preside che si sarebbero incontrati oggi pomeriggio verso dopo pranzo per una partita di Bowling.” “Non ti sfugge niente a te eh?” – disse soddisfatto Ron. “Hermione, lasciatelo dire: sei un genio!” – la apostrofò Harry scocchiandole un bacio sulla guancia. La ragazza arrossì vistosamente compiaciuta, ma non tanto quanto le orecchie di Ron che per poco mancarono di sbuffare fumo. Non se ne erano nemmeno accorti, ma il professor Ruff aveva smesso di parlare e si stava domandando che fine avessero fatto i gemelli Weasley. “Quello è più svampito della Cooman.” – ridacchiò Ron. “Beh.. andiamo a mettere qualcosa sotto i denti?” – suggerì Harry, carico di una nuova energia. “Ci sto! Eih Neville! Perché poi non racconti ad Harry e Ron come è andata con Cho Chang?” Il ragazzo arrossì facendo cadere tutti i suoi libri. “Si sono visti?!!” – disse incredulo Ron. “Eh già.. e io gli ho dato una … emm spintarella.” – aggiunse Hermione. Ritrovato almeno in parte il buon umore, tutti e tre uscirono allegri dall’aula di Storia della Magia diretti verso la Sala Grande.

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