You’re Just Running From the Truth

di MartaJonas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1: Frist Meeting ***
Capitolo 2: *** Chapter 2: The past ***
Capitolo 3: *** Chapter 3: Relationship Problems ***
Capitolo 4: *** Chapter 4:Photoshoot ***
Capitolo 5: *** Chapter 5: Love Slayer ***
Capitolo 6: *** Chapter 6: True Voice ***
Capitolo 7: *** Chapter 7: Hope ***
Capitolo 8: *** Chapter 8: Incoherence ***
Capitolo 9: *** Chapter 9: The Life in Recording Studio ***
Capitolo 10: *** Chapter 10: Stage Fright ***
Capitolo 11: *** Chapter 11: The last Song ***
Capitolo 12: *** Chapter 12: Important meeting ***
Capitolo 13: *** Chapter 13: Girl, you’re Just Running From the Truth ***
Capitolo 14: *** Chapter 14: Happy Birthday Alex ***
Capitolo 15: *** Chapter 15: The First Concert ***
Capitolo 16: *** Chapter 16: It's so easy to trust you ***
Capitolo 17: *** Chapter 17: Long Live ***
Capitolo 18: *** Chapter 18: Girl, I'm Just in Love with you. ***
Capitolo 19: *** Epilogue ***



Capitolo 1
*** Chapter 1: Frist Meeting ***


Frist Meeting
 
-Accomodati qui, arriveranno tra poco. – con questa fase Alex fu fatta accomodare nella stanza in cui il giorno prima aveva incontrato il proprietario della casa discografica.
La ragazza era fresca di studi, si era laureata al conservatorio in ben quattro strumenti: chitarra, pianoforte, batteria e violino, e prendeva lezioni di canto da quando aveva solo sei anni.
Amava la musica, amava comporre, ma odiava esibirsi. Aveva il cosiddetto “panico da palcoscenico”, non sopportava essere al centro dell’ attenzione, non riusciva ad avere tutti quegli occhi addosso. Ci aveva provato a suonare o cantare davanti a un pubblico, ma ogni volta finiva o per immobilizzarsi oppure per correre via dal palco con il cuore a mille.
La musica per lei era qualcosa di troppo intimo per essere esibito davanti a tutti.
Era stata convocata a Los Angeles tre giorni prima dall’ Universal Music, e lei dalla sua sperduta cittadina del Texas si era recata dove era stata richiesta. Era stata una sorpresa enorme per lei una richiesta del genere: sapeva che il suo professore all’ università avrebbe fatto qualche telefonata a suo favore, ma non credeva che potesse arrivare a tanto.
Il proprietario della casa discografica le aveva detto che sapeva già tutto a proposito del suo “panico da palcoscenico”, ma, aveva affermato, che non poteva farsi sfuggire un talento come il suo. Così le aveva trovato un ruolo proprio fatto apposta per lei: avrebbe aiutato i cantanti emergenti, e non, nella ricerca del proprio sound, del loro stile, rendendo le loro canzoni tali da sbalordire chiunque le avesse sentite. Il primo a cui avrebbe dovuto, come diceva lui, “dare una mano” era un ragazzo, di soltanto due anni più grande di lei, che senza i suoi fratelli avrebbe da lì a poco cominciato  il suo progetto da solista. Ma non volle rivelarle in nome, doveva essere una sorpresa.
Alex aveva soltanto 19 anni, e una gran paura di deludere tutte le aspettative.
La giovane continuava ad spettare nella sala, seduta sul divano l’ arrivo di qualcuno, fissando l’ enorme orologio a parete che sembrava girare sempre troppo piano.
Tutt’ un tratto sentì la porta aprirsi, e la voce del direttore squillare per tutta la stanza. Alex alzò in piedi con il cuore a mille; incrociò lo sguardo con quello di due occhi cioccolato che brillavano; sentì dei brividi lungo la schiena.
-Alex! Sei già qui! Giusto in tempo! – cominciò il direttore mentre Alex continuava a fissare costantemente quel ragazzo misterioso – Bene, ti volevo presentare il tuo, come dire? Compagno? Compositore? Artista? Cantante? Beh anche se credo che tu sappia chi sia, Alex, lui è Joe Jonas, mentre Joe, lei è Alexandra James.
Alex e Joe si stringono, facendo conoscenza. Joe sorride, e Alex cerca di ricambiare per quanto riesca  fare visto che è completamente stupita (?).
-Benissimo, Joe io e te ci siamo detti tutto, voi due cominciate pure a parlare e a vedere la vostra sala d’ incisione, è la numero tre. Io devo andare, ciao a tutti. – così dicendo si congeda lasciando i due ragazzi da soli. Il Signor Smith, il proprietario della casa discografica, è sempre stato un tipo confidenziale e stravagante, che riusciva a interagire con tutti nel migliore dei modi.
Tra Alex e Joe scende il silenzio.
“Ok Alex, ora fai un respiro profondo, calmati e cerca di dire qualcosa di sensato a questo ragazzo, com’è che si chiama? Ah sì Joe. Bel nome. Ok cerca di dire qualcosa di sensato a Joe.” Così Alex cercava di far cessare quel silenzio, ma ogni volta che apriva bocca nel tentativo di dire qualcosa la richiudeva subito dopo. Aprì e chiuse la bocca per tre volte, finché non fu Joe a prendere la parola.
-Che ne dici di andare a vedere com’ è lo studio di registrazione? – propose con un sorriso e uno sguardo entusiasta.
-Andiamo – affermò Alex annuendo.
Quando entrarono in quella stanza, la ragazza continuava a guardarsi intorno sbalordita:aveva visto altri studi di registrazione, ma erano nulla a confronto a questo.
-Non vedo l’ora di cominciare- disse il ragazzo seduto sulla sedia girevole.
-Anche io, credimi. – risponde lei.
-Visto che saprai tutto di me … -comincia Joseph
“No, cavolo, io non so nulla di te ragazzo, tu e i tuoi fratelli chi cavolo siete? Mannaggia a me e quando ho deciso di smettere di comprare le riviste musicali commerciali! Ora ricorda Alex appena torni a casa cerca su google Joe Jonas” continuava a pensare Alex.
- … dimmi qualcosa di te – domandò il ragazzo.
-Sono nata in una minuscola cittadina del Texas, sono laureata al conservatorio in quattro strumenti, studio canto da quando avevo sei anni, ora ho 19 anni,e ne compio 20 il 3 giugno. Mmmh poi, ho un incurabile panico da palcoscenico, e il mio sogno è andare in Italia. Direi … basta – affermò lei
-Sono andato in Italia, è davvero stupenda. E poi la pizza! Quella sì che è vera pizza! - esclamò
-Io non potrei vivere senza pizza!- concordò  lei.
-A chi lo dici! – continuò Joe.
Alex e Joe continuarono a parlare del più e del meno, riuscendo a rompere il ghiaccio tra risate e sorrisi. Un buon inizio per degli interi mesi sempre insieme nello studio di registrazione. 

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Capitolo 2
*** Chapter 2: The past ***


Chapter 2:
 
The past
 
-Alex buongiorno!Come va? Ho portato i cornetti! – disse  Joe entrando con un sorriso smagliante nella stanza dove la ragazza era già alle prese con la musica del cantante.
- Tutto bene oltre al fatto che non riesco a far combaciare bene il coro nella canzone – osservò preoccupata la ragazza che era almeno un ora che stava su quei 4 secondi di brano. – Ma aspetta hai detto cornetti? Io ti adoro ragazzo! – disse prendendo la busta della caffetteria piena di cornetti e scegliendo quello alla crema.
-Ahah, sono felice che ti piacciano ragazza!- rise usando il suo stesso modo di appellarlo – Per i cori non c’ è problema, dammi qua. – affermò lui agguantando il mouse.
Alex rimase per un attimo a guardare il profilo del cantante, mentre addentava un cornetto. Era una settimana che lavoravano insieme, e lei aveva scoperto molte cose su quel fantomatico “Joe Jonas” che sette giorni prima le si era presentato davanti.
Aveva due fratelli: Nick e Kevin. Con loro formava i Jonas Brothers, delle loro canzoni le aveva sentite, e anche il loro nome le suonava familiare. Joe aveva deciso si dedicarsi a un “Side Project” per testare e mostrare il proprio stile musicale. Con questo album avrebbe voluto parlare delle sue esperienze, della sua vita, delle sue relazioni. Alex conosceva a grandi linee come si erano svolte le relazioni del giovane, ma non sapeva cosa provava lui, cosa pensava, e questo glielo poteva dire soltanto il diretto interessato.
Lo definivano uno “spacca cuori”, infatti aveva avuto tante ragazze. Da non dimenticare l’attuale vampira Ashley Greene. “Assillante e appiccicosa”Alex l’aveva più volte definita in questo modo nella sua mente.
-Fatto! – disse sorridendo Joe rivolgendo lo sguardo ad Alex - Ehi, qualcosa non va? – domandò lui ad Alex che continuava a fissarlo.
-Cosa? – domandò lei come se si fosse appena resa conto di quello che stava accadendo – No no, tutto bene. Grazie mille, sei la mia salvezza. Devo ancora abituarmi a questi mixer. Quelli con cui avevo a che fare erano decisamente più facili da usare.
-Ma figurati. Allora da dove cominciamo, oggi? – interpellò lui.
-Ah non so, dimmi tu. Se cominci, per esempio, non so, a parlarmi un po’ di te? –propose Alex.
-Di me? Mi chiamo Joseph Adam Jonas, ho 21 anni, nato il 15 agosto del ’89 a Casa Grande in Arizona … - cominciò lui.
-No, non in questo senso Joe. Conosco la tua carta d’ identità. Nel senso che … Joe noi dobbiamo lavorar insieme, no? Io non posso aiutarti nelle canzoni se non so cosa vuoi scriverci, quali sono i soggetti, quale opinione hai di questi soggetti. La tua opinione sull’ amore, sui fan, sulla vita. Se mi racconterai di queste cose, posso assicurarti che non sarà tempo sprecato, ma guadagnato. Prenderò appunti, ci baseremo su quelli. E poi, produrre le canzoni sarà un gioco da ragazzi. – cercò di convincerlo Alex.
Lo sguardo castano del corvino si spostò a terra e quel sorriso scomparve per lasciar posto a un’ espressione di difficoltà e tristezza.
-Hai ragione. La verità è che tendo a nascondere questo lato di me – ad Alex parve di sentir parlare un altro ragazzo per quanto la voce di Joseph si fosse fatta diversa, seria. –quindi è ora di farlo venir fuori. Allora … - cominciò forzando un sorriso e accomodandosi meglio sulla sedia. – voglio sottolineare che tu sarai la prima e l’ ultima a sapere di chi o di cosa parlano che canzoni, di cosa ho pensato e penso ora, e soprattutto tutti i dettagli sulle mie passate e presenti relazioni. Cose che non dovrai mai dire a nessuno. Ti conosco da nemmeno sette giorni, ma mi ispiri fiducia, sento di potermi fidare di te, Alex. – premise il giovane prima di iniziare a parlare.
-La mia prima vera relazione è stata con Taylor, Taylor Swift. Una gran bella ragazza. Quella è davvero stata la volta in cui sono passato per spezza cuori, l’ ho lasciata con una telefonata di 27 secondi. La verità è che è caduta la linea, non che le ho richiuso il telefono in faccia. Poi, non ho avuto il coraggio di richiamarla. Avevo 19 anni, ero un ragazzino, ma confesso di essere stato un vigliacco. Lei ci è rimasta malissimo, io … beh … dovevo rifletterci meglio prima di mollarla in quel modo. Mi dispiace di aver perso tutti i contatti che avevo con lei. È una bravissima ragazza. Non l’ ho più risentita, tolte un paio di volte a qualche premiazione. Forse non era davvero la ragazza adatta a me, oppure sono io che ho fatto la caz***a. Comunque sia, non posso più tornare indietro. – raccontò Joe mentre Alex continuava a scrivere qualcosa si un block notes.
-Ma si può fare sempre qualcosa per rimediare Joseph – suggerì Alex.
-Non è facile, è passato tanto tempo. E poi anche lei quando l’ ho lasciata non è che si sia comportata molto bene nei miei confronti. A volte è meglio lasciar prendere il suo corso ad ogni cosa. – rifletté Joe, mentre continuava ad osservare Alex. –Ma che stai scrivendo? Mi sembra di stare in uno di quei film in cui il protagonista va dallo psicologo che fa finta di prendere appunti ma in verità sta disegnando un giardino con i fiorellini!
Alex lo osservò con sguardo interrogativo per poi scoppiare in una fragorosa risata,alla quale si unì dopo poco anche Joe,e non riuscirono a smettere di ridere per un po’.
-Ma io sto scrivendo davvero, a differenza degli psicologi che vedi in televisione tu! – disse Alex continuando a ridere. Gli mostrò il block notes su cui aveva scritto per un decimo di secondo, e disse:
-Avrai l’ onore di leggere quello che ho scritto solo quando avrai finito a raccontarmi tutto, ogni cosa! E voglio i dettagli, tutti i tipi di dettagli! – evidenziò la ragazza riprendendo la penna in mano per ricominciare quello che stava facendo.
-Ok subirò questa psicoanalisi. – disse rassegnato Joe con un sorriso enorme in viso. – Allora di Taylor abbiamo detto più o meno tutto, poi se mi viene altro da dire integrerò. Direi che sia ora di Camille Belle. Stro**a. Sì è la prima parola che mi viene in mente se la penso. Cerco di pensarla il meno possibile. Mi ero completamente, follemente, definitivamente innamorato di lei. La amavo davvero. Ricordo che una volta mi chiese se potesse uscire con un suo amico tennista, Verdasco, gli risposi di sì. Come dire di no a una creatura del genere? Sapeva … ammaliarmi perfettamente. Cercavo di non guardare cosa faceva, di lasciarle i suoi spazi. Per me che ero così stupido e innamorato è stato così facile fidarsi di lei. Poi di punto in bianco mi lasciò, senza una spiegazione plausibile. Che significa “non abbiamo tempo per vederci”?. Mancava soltanto un mese per la fine del tour e poi sarei tornato da lei, come sempre. Ma mi aveva usato, e io non me ne ero accorto minimamente. Di solito ho paura a lasciarmi andare, di lasciar andare quella parte fragile di me, ma quella volta avevo perso la testa e mi fidavo ciecamente di lei. Le ho creduto fino alla fine. Appena finì la nostra relazione, se ne andò con quel tennista, corse subito da un altro. Non significavo nulla per lei, e lei tutto per me. Mi crollò il mondo addosso. Diedi la colpa a me stesso, ma poi capii che questa volta non ero io quello da incolpare, e tutto questo sbaglio non doveva ricadere su di me, ma su di lei. La rivolevo indietro, ma non volevo guardare indietro. Quando mi resi conto di quello che mi aveva fatto decisi di non pensarci più, di non vedere oltre, non ne volevo avere più niente a che fare dopo aver sofferto così tanto. – terminò lui, con un accenno di voce tremante e gli occhi lucidi.
-Ho solo una domanda. – disse Alex con tono calmo e placato.- Durante quel concerto di Detroit … 
-Mi misi a piangere a causa sua, sì. Ogni volta che cantavo quelle canzoni le ricollegavo a lei, sempre. – rispose anticipandomi asciugandosi senza farsi vedere una lacrima che gli rigò la guancia sinistra.
-Mi dispiace Joe. – lo informò Alexandra.
-Dispiace anche a me- rispose Joe.                         
-Dai, dimmi qualcosa di Demi. – lo spronò Alex.
-Demi. La mia ex migliore amica. Ai tempi di Camp Rock era completamente innamorata di me. All’ inizio non me ne ero accorto, ma poi era sempre più evidente. È sempre stata innamorata di me. Aveva una vivacità pazzesca, un sorriso coinvolgente, una risata fantastica. Adoravo trascorrere tempo con lei, ma per me non era altro che un’ amica. Perché le ho chiesto di metterci insieme? Perché era la mia migliore amica, odiavo vederla triste a causa mia. La conoscevo troppo bene per non accorgermi che si era presa una sbandata per il sottoscritto. Le ho detto di sì per non farla soffrire prima, e l’ ho fatta soffrire dieci volte di più dopo. Ho confuso i miei sentimenti pensando che quella amicizia potesse trasformarsi in qualcosa che non era e non sarebbe mai stato.  Cominciammo a uscire insieme, sempre più spesso finché non abbiamo deciso di fare il passo successivo. Ma si vede che il passo che abbiamo fatto era più lungo della gamba. Mi resi conto che ero a disagio in certi atteggiamenti con lei, sentimento che non avevo mai provato prima con lei. Io le volevo bene, e le voglio tanto bene tutt’ora, ma non la amo. Così quando vidi che tutto questo non poteva andare avanti, cercando di farla soffrire il meno possibile le parlai a quatto occhi e le dissi che la nostra storia non poteva andare avanti. Mi sentii in colpa subito dopo. E a distanza di tempo mi sentì ancora di più la causa di tutto. È stata anche colpa mia, che ho anche portato con me Ashley in tour, se è entrata in riabilitazione. Aveva problemi con il suo corpo e io non lo sapevo, mi aveva tenuto all’ oscuro di tutto. Che razza di migliore amico sono stato? È stata colpa mia, soltanto colpa mia. Le ho telefonato una volta, e le ho chiesto come stava. La sua voce in quella clinica sembrava diversa, più spenta. Mi sono vergognato di telefonarle di nuovo, sapendo che era anche a causa mia se si trovava lì dentro. Ora non ci sentiamo quasi mai. Vorrei davvero rivederla, e dirle che mi dispiace. Non ne ho il coraggio, visto che tra le altre cose ho anche una ragazza. – Parò Joe della sua ex migliore amica che rivoleva indietro, ma non sapeva come farla ritornare da lui.
-A proposito, che mi dici di Ashley? – domandò Alex
-Ash è fantastica. Ci siamo conosciuti per caso grazie ad amici di amici. Stiamo insieme e non potrebbe andare meglio di così. – Concluse in fretta Joe.
“Invece a me non convince per niente questa Ashley Greene, sai Joseph?”pensò in fretta Alex mentre sentì uno squillo proveniente dall’ i-Phone di Joe.
-è lei. Devo andare. La sala d’incisione è tutta per noi, quindi se vuoi puoi restare pure qui oppure andare a casa, fai quello che vuoi. Ciao Alex. – disse Joe baciando la guancia della ragazza, che rimase sorpresa da quel gesto forse spontaneo del ragazzo.
“Sì, confermo quella lì è assillante e appiccicosa!”pensò Alex prima di abbandonarsi sulla sedia girevole. 

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Capitolo 3
*** Chapter 3: Relationship Problems ***


Chapter 3
 
Relationship Problems
 
 
Joe entrò nella sala d’ incisione, dove era arrivata già, da almeno un ora Alex che controllava gli arrangiamenti composti il giorno prima.
Joe non aveva in viso quel solito sorriso, non aveva salutato con entusiasmo Alex come faceva sempre, non aveva portato i cornetti con sé, e si era seduto sbuffando sulla sedia girevole senza proferire parola.
La ragazza si accorse subito di quell’ atmosfera tesa, dovuta sicuramente a qualcosa che era capitata al giovane.
-Ehi, che è successo?- domandò Alex cercando di sembrare disinvolta lasciando il suo sguardo al computer.
-Niente. – rispose lui infastidito.
“Ok, facendo la disinvolta da questo qui non ottengo nulla. È ora di far uscire il tuo lato comprensivo cara Alex!”pensò la Texana.
-Ok Joe. Allora … - cominciò affiancandosi  a Joe con la sua amata sedia girevole bianca a quella nera del ragazzo – che hai oggi?
-Te l’ ho detto, non ho nulla. – sospirò lui.
-Dai, cosa è successo con Ashley? – tirò ad indovinare lei.
-Come fai a sapere che si tratta di lei? – chiese stupito.
-Intuito femminile!? Ma guarda, sapendo come sei fatto solo una donna potrebbe farti dimenticare di comprare i cornetti mattutini –rispose con un sorriso Alex.
Joe scoppiò a ridere.
-Credo che tu sia la ragazza che mi faccia fare le migliori risate. Sei davvero incredibile. – disse Joe sorridendo. Alex si sentì felice a quell’ affermazione , almeno aveva fatto ricomparire il sorriso sul viso del ragazzo. – Sì, hai ragione questa volta la causa è Ashley. Credo che la nostra relazione sia quasi giunta al termine.
-Perché? Cioè, fino a poco tempo fa non andava tutto bene? – domandò la ragazza.
-Le cose non vanno bene da quando siamo tornati dal tour in Sud America. È diventata scontrosa con i fan, sembra che se una ragazza voglia farsi una foto con me e non con lei, sia la fine del mondo. Io devo farle il portaborse per le compere che fa al suo cane, ricevo ordinazioni su cosa vuole per regalo tramite televisione e tra le altre cose negli ultimi tempi mi si è anche fregata la macchina. E cavolo, quando sono a un party con lei sembro il suo bambolotto che esegue gli ordini.- esclamò adirato lui.
-Per la serie “non potrebbe andare meglio di così”. Joseph non devi mentirmi. Devi far finta che io sia una specie di tuo diario segreto che non dirà mai niente a nessuno. Sono una tomba. – disse Alex.
-Hai ragione. – affermò Joe. –Ehi, che ne dici se andiamo da Starbucks a prenderci qualcosa? Ho una fame tremenda.
-Ma allora non ti smentisci mai, Muffin Man! – osservò Alex.
-Oddio, come fai a conoscere quel soprannome? È dal … 2008 che nessuno mi chiama più così. – rise Joe
-Internet è al più grande fonte di informazione di tutti i tempi! – assicurò Alex.
-Dai forza andiamo!- disse il ragazzo alzandosi e andando verso la porta
-Ma non è che i paparazzi mi scambiano per la nuova fiamma di Joe Jonas? Non ci penso per niente a mettermi con te io! – mentì clamorosamente con quell’ ultima frase Alexandra.
-Ma no dai, al massimo smentisco io. Comunque grazie per l’ informazione eh! – disse sarcastico.
Alex sorrise e si morse il labbro inferiore guardando il ragazzo con quello splendido sorriso appena apparso i viso.
 

 
-Questo frappuccino è fantastico! – disse Alex appena rientrata in macchina del cantante.
-Confermo. – disse lui prendendo la cannuccia tra le labbra per sorseggiare il suo Starbucks.
-Ora che facciamo? Torniamo in studio? – domandò Alex
-Ho un servizio fotografico tra un’ ora, cioè il tempo per arrivare al set. Ti va di venire con me? – le propose lui con disinvoltura.
-Io? Non dovrei mettere apposto quelle quattro strofe che abbiamo messo insieme ieri? Manca qualcosa in quei versi. – osservò lei pensando alla canzone ancora senza nome che avevano realizzato il giorno prima.
-Certo che manca qualcosa, manca il ritornello! Dai le mettiamo apposto stasera insieme, quando vieni a mangiare a casa mia. –cercò di convincerla lui.
-Io stasera vengo a mangiare a casa tua? – si meravigliò Alex.
-Sì. Pizza, patatine, e film di Will Smith. Che ne dici? – propose Joe.
-Adoro il programma che hai fatto ma dico che se lo venisse a sapere la tua ragazza strozzerebbe prime me e poi te. Magari non è il caso … - rispose poco convinta lei.
Figurati, lei fa le stesse cose con i suoi colleghi attori/vampiri. Non è a Los Angeles, e visto che quando è qui stiamo insieme giorno e notte, quando siamo lontani abbiamo deciso di concederci i nostri spazi. Sei una mia amica Alex, posso vedermi con te. Tra le altre cose dobbiamo anche lavorare insieme. – spiegò il ragazzo.
-Ok, ma se vengo al servizio fotografico con te e qualcuno mi vede, non voglio scatenare tutti i  giornali di gossip che mi etichetteranno come la “ ragazza che ha portato via ad Ashey il suo uomo”. Per favore. – lo pregò lei.
-Non preoccuparti e fidati di me. Andiamo. – disse ingranando la prima e sfrecciando sull’ asfalto rovente. 






Salve a tutti!
Ringrazio StayStrong_ per aver commentato i miei capitolo, spero che si aggiungano nuovi lettori! :) baci <3

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Capitolo 4
*** Chapter 4:Photoshoot ***


Chapter 4:
 
Photoshoot 
 
 
-Aspettami qui, io vado a parlare con la giornalista che mi ha intervistato per Details. –disse Joseph a Alex lasciandola per un attimo all’ entrata del set fotografico.
La ragazza si guardò intorno, non era mai stata in un posto del genere. C’erano miriadi di vestiti firmati, set fotografici di ogni genere che passavano da paesaggi come la foresta amazzonica fino a grattacieli Newyorkesi. C’era di tutto lì dentro.
Joe stava prendendo accordi con un signore pelato con una macchina fotografica in mano. Gli ci vollero pochi minuti e tornò da Alex dicendo di seguirlo.
-Vieni, devo andare in camerino per i vestiti e il trucco; e io odio il trucco. – la informò provocandole una piccola risata.
-Dai non è poi così tanto male, e parli con una che se si mette un po’ matita è pure troppo.- rispose lei.
-Andiamo bene allora – scherzo con un sorriso.
Arrivarono ai camerini dove una ragazza dal sorriso smagliante, capelli biondi tinti, e labbra rosso carminio, accolse il ragazzo!
-Joe Jonas, giusto? – tirò ad indovinare lei.
-Esattamente, la stilista? – chiese sorridendo lui.
-Sì, chiamami pure Ellen. Vieni con me ragazzo! E lei chi è? – domandò guardando schifata Alex
-Ellen, lei è una mia amica, si chiama Alex. –la informò lui
-Piacere – disse Alexandra porgendole la mano, che la stilista evitò clamorosamente.
-Sì sì va bene, ok. Allora tesoro metti queste, questi, questa e … mmmh questa! Io sono di là, poi fammi vedere come ti sta!– disse la bionda dando al cantante  una camicia bianca “Dolce & Gabbana”,una canotta nera della stesa marca,  dei jeans  firmati “ Simon Spurr” sempre neri, e delle scarpe di “Burberry” dello stesso colore.
-Certo. – rispose lui con un sorriso.
-Mio dio! già non la sopporto. – sussurrò Joe ad Alex.
-A chi lo dici. – sentenziò lei che cominciò ad osservare i vestiti e le scarpe lì intorno mentre Joe si cambiava.
 

 
-Distenditi sulla panca, abbandona il braccio destro e poggia il piede destro a terra e guarda in alto –ordinò il fotografo che continuava a scattare ininterrottamente fotografie a Joseph.
Alex con le braccia incrociate, vagava alle spalle del fotografo, tenendo fisso lo sguardo al giovane. Joe sembrava disinvolto, ma si riusciva a vedere il suo nervosismo attraverso i suoi occhi. Eseguiva ogni direttiva che gli veniva data.
 Era un giovane cantante che stava cercando di farsi spazio nel mondo della musica, e per ora lo stava facendo con buoni risultati.
Si trovavano all’ aperto e quel sole di metà febbraio era a dir poco perfetto per quel servizio fotografico.
Alex decise di fermarsi dopo il tanto vagare dietro al fotografo, così si appoggiò ad un muro. Continuava a sorridere mordendosi il labbro inferiore, era a disagio in quell’ ambito, molto a disagio, ma poi guardava Joe che con uno sorriso riusciva a rassicurarla. In fondo lei non doveva fare nulla, era soltanto l’ amica della pop-star, e la suddetta pop-star se la stava cavando alla grande.
Alex osservò come gli occhi del ragazzo brillassero ogni qual volta un raggio di sole li penetrava, vide come riusciva a trasformare un sorriso pieno di entusiasmo in un’espressione carismatica.
Si accorse delle sue mani vigorose con dite affusolate, intravide dei muscoli possenti sotto quella canottiera, e quella barba sempre più folta che lo facevano sembrare sempre più un uomo.
Osservò il sole accarezzargli la pelle, e il sottile strato di sudore luccicare.
Notò la stanchezza del ragazzo che cominciava a farsi sentire dopo un’ora di scatti.
Gli rivolse un sorriso e una mano con il pollice alzato,e infine un occhiolino. Lui lasciò andare indietro la testa e fece dei salti sul posto, per mantenersi fresco, lasciandosi scappare un sorriso divertito.
-Cambia la maglia e mettiti la giacca, poi gli altri due scatti e abbiamo terminato. – gli dissero.
Fece cenno ad Alex di seguirlo all’ interno e così lei fece.
-Fa caldo là fuori – si lamentò
-Joe, è febbraio, non luglio! – ribatté ridendo.
Arrivarono al camerino e lui fece cenno ad Alex di entrare.
-Ma non … - blaterò lei.
-Devo solo togliermi una maglietta, forza. – la incoraggiò convincendola, per poi chiudere la porta.
Joseph si sfilò la maglietta da dosso e rimase a torso nudo.
“C.zzo! Che c.zzo di fisico ha?!” pensò Alex sgranando gli occhi e fissando il perfetto corpo del cantante. “Alex, girati c.zzo! Girati!”  dopo esserselo ripetuto varie volte riuscì a girasi e dare le spalle a Joe.
-Caldo, sento caldo. – disse Joe sventolandosi con la mano.
“Anche io sento caldo Joseph, ma non è a causa del tempo meteorologico”pensò la ragazza ancora girata.
Joe si infilò la canotta bianca, e Alex poté rigirarsi.
-Odio la stilista, ma adoro questa giacca di pelle. Te la puoi anche fregare? – domandò Alex ridendo e prendendo in mano l’indumento, per poi aiutare il ragazzo a mettersela addosso.
-Purtroppo non credo, ma chissà potrei sedurre la stilista e magari me la regala. – rispose lui.
-Sedurre la stilista? Ahahahah quell’ odiosa della stilista? – rise Alex.
-Ma guarda che io ho charme, e poi mi ha già chiamato “tesoro” – scherzò con tono convito alzando due volte il sopracciglio sinistro.
Ci ritrovammo a ridere entrambi, finchè Joseph non si accorse che se avesse tardato ancora probabilmente lo avrebbero cacciato dal set.
Gli avevano detto di appoggiarsi ad un muro bianco per quell’ ultima sessione di foto. Alex era proprio lì dietro al fotografo.
Notò i suoi capelli biondi tendenti al castano lasciati sciolti scenderle giù per le spalle, vide il sorriso sgargiante che gli rivolgeva, e i suoi occhi erano azzurri, non se ne era mai accorto prima, forse era merito del sole. Ecco il sole non serviva solo a fargli sentire caldo in pieno febbraio, quella mattina aveva fatto molto di più,  aveva illuminato gli occhi più belli che avesse mai visto.  

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Capitolo 5
*** Chapter 5: Love Slayer ***


Chapter 5
 
Love Slayer
 
 
-Wow, la tua casa è stupenda! – disse Alex entrando nell’appartamento di Joe.
-Grazie, non è nulla speciale- rispose il ragazzo.
-No davvero. È bella. Credo che rifletti perfettamente la tua personalità – replicò lei.
La casa era prevalentemente bianca. Era spaziosa e moderna. Alle pareti erano appesi quadri che davano quel perfetto tocco di colore a tutto l’appartamento. C’era un televisore di 40 pollici all’ angolo e un divano color marrone chiaro davanti ad esso, accompagnato da due poltrone dello stesso colore. L’angolo cucina era anch’essa moderna con sportelli bianchi e ante legno ebano.
-Grazie, davvero. Accomodati. – disse con un sorriso sgargiante.
Alex si sedette sul divano e notò il perfetto abbigliamento del ragazzo:  jeans grigi scuri, e maglia grigia tendente all’ azzurro. Non era nulla di particolare, ma addosso a lui le sembrava che ogni cosa fosse perfetta.
-La pizza sta per arrivare, intanto decidiamo il film da vedere … - dice inginocchiandosi per aprire il cassetto che si trovava sotto alla televisione. – devi sapere che ho preso la fissa per Will Smith, e mi sto rivedendo tutti i suoi film.
-Io adoro quell’uomo. Ho rivisto tutti i suoi film innumerevoli volte.–affermò lei mordendosi il labbro inferiore.
-Ma dove sei stata per tutto questo tempo? Mi ritrovavo la sera a fare i commenti dei film appena rivisti con Winston! – sostenne Joe tra il meravigliato e il completamente entusiasta.
-Winston! Dov’è il mio tesoro?- domandò Alex che fremeva. Winston trascorreva la maggior parte della sua giornata nello studio di registrazione con Alex e Joe, e la ragazza lo adorava.
-Non è nella … - il giovane sì alzò e fece una faccia rassegnata, per poi salire al piano di sopra – so io dov’è …
-Winston! – si sentì gridare dal piano di sopra e Alex vide il cane scendere e il padrone seguirlo subito dopo.
-Tesoro! – chiamò Alex rivolgendosi all’amico a quattro zampe che le saltò subito addosso.
Joe sospirò facendo segno di dissenso con la testa.
-Dov’era?- rise Alex.
-Ama dormire sul mio letto, e non deve. – sospirò lui.
-Ma vuole stare comodo povero piccolo, vero amore? vero? – disse rivolgendosi a Winston che le leccò tutta la  guancia.
Joe alzò un sopracciglio e la guardò male, e lei scoppiò a ridere.
-Ok, ok me la smetto. Dai Winston non gli puoi riempire di peli il letto! Poi quando ci deve portare la sua Ashley come fa il povero ragazzo?  - lo portò in giro lei.
-Ma smettila! – le gridò Joe trattenendo a stento un sorriso, mentre andava a prendere la pizza che era appena arrivata.
-Ok, ora cercherò davvero di smettere, ma non ti assicuro nulla. – rispose lei.
-Aaaalex, forza vieni, è arrivata la pizza, se non ti sbrighi me le mangio tutte e due io che ho fame!- gridò lui a modi cantilena
-Arrivo! – disse dicendo facendo scendere a terra Winston e andando verso la cucina.
 

 
-Allora,  a te la scelta “Hitch” “la ricerca della felicità” “io sono leggenda” o “Hancock”?  -  Joe fece annunciare il verdetto ad Alex, dopo aver mangiato pizza e discusso a lungo
-Ehm … li adoro tutti, e li ho visti milioni di volte tutti … la ricerca della felicità- si decise alla fine.
-Concordo. – disse inserendo il DVD nel lettore tutto soddisfatto.
-Tu non mi hai parlato della tu famiglia. – rifletté Joe guardando il film
-Non te ne ho parlato perché non c’è nulla da dire. – cercò di evitare l’ argomento lei.
-Avanti, tu sai praticamente tutto di me sui miei genitori e sui miei fratelli, e io non posso sapere nulla di te? – fece presente Joe.
-La mia non è una storia felice Joseph, non voglio rovinare né questa serata né questo film. – si giustificò la ragazza.
-Non rovinerai nulla, forza.-la incoraggiò.
-Ok ma, non voglio essere compatita o roba simile; e né il tuo atteggiamento nei miei confronti deve cambiare. – fissò i paletti lei.
-Lo prometto. – giurò.
-In questo momento la mia famiglia è composta da me e da mio fratello di cinque anni più grande di me. Quando avevo 8 anni, mamma e papà sono morti a causa di un incidente d’ auto, di notte, pioveva, era buio, la macchina è scivolata ed è finita giù per un dirupo. Io e mio fratello siamo stati sbattuti in affidamento a tremila famiglie diverse fino a quando mio fratello non è diventato maggiorenne e lui si è occupato di me. In verità io mi occupavo di lui, e lui di me. Un diciottenne e una tredicenne che si occupano del cibo, della scuola, delle tasse, della casa, dei soldi per mantenerla, e di tutto il resto. Siamo sempre stati molto uniti. Il mio racconto poteva essere molto più lungo, ma non avevo nessun voglia di deprimerti e di piangere, quindi, ecco, questo è tutto – concluse brevemente Alex asciugandosi velocemente una lacrima appena uscita dall’ occhi sinistro.
-Mi dispiace.- affermò Joe, abbracciandola istintivamente.
-Dispiace anche a me. – disse lei, sentendosi per la prima volta dopo tanto tempo tra delle braccia sicure. Si lasciò andare una lacrima che le rigò la guancia fino ad infrangersi sulla maglia grigia di lui.
 

 
-Perché questo film è sempre più bello ogni volta che lo vedo? – domandò retoricamente Alex.
-Perché è un film stupendo- disse Joe riprendendo il DVD e rinfilandolo nella sua custodia. - … ora dimmi Alex, hai sonno?
-Stranamente ancora no. – rispose la ragazza, che non aveva ancora capito le innocue intenzioni del giovane– perché?
-Perché neanche io ho sonno …  - Alex lo guardò male  
-Che intenzioni hai cantante? – disse preoccupata
-Alex calma non sono un maniaco, volevo dirti che e tanto che ci stiamo, dovremmo finire quella canzone.- fece presente.
-Sì! Ho portato tutti gli appunti, le strofe e gli spartiti fatti. Dove ci possiamo mettere?- domandò lei.
-Metti tutto qui sopra- disse indicando il tavolino di fronte ai divani- bisogna stare comodi per comporre!- affermò convinto.
Alex prese la sua borsa e cominciò ad estrarre fogli alla rinfusa ed appoggiarli sul tavolo, accompagnati da 3-4 penne e un perfetto block-notes.
-Tutto questo per due strofe?- disse sconvolto.
-Tre strofe, e poi ci sono tutti i miei appunti. Ma non preoccuparti appena l’avremo finita, e me ne sarò occupata io, tutto questo entrerà in due fogli.- gli assicurò
-Perfetto allora. – disse cercando di capire qualcosa tra quelle carte.
-Ammetto che oggi questi fogli sono leggermente alla rinfusa, ma mi hai scarrozzato per tutto il giorno, non ho avuto un attimo di tempo per occuparmene. – si giustificò.
-Sì leggermente – rise Joe. – ma non preoccuparti, davvero. – rispose lui
-Aspetta, dammi due minuti che metto apposto tutto. – così Alex prese una matita e dei fogli bianchi nei quali cominciò a copiare in ordine i pezzi di canzone che avevano scritto.
Nel frattempo a Joe, arrivò un messaggio sul cellulare. Lo lesse, fece una smorfia e sospirò rassegnato, e senza rispondere ripose l’i-Phone nella tasca destra dei suoi jeans.
-La lascio – annunciò Joe.
-Cosa?- disse la ragazza che non lo stava a sentire per niente perché impegnata nel ricopiare quei versi.
-Lascio Ashley, anzi credo che ci lasceremo di “comune accordo”- sentenziò il ragazzo simulando le virgolette alte con le mani.
-L’sms era suo? – domandò l’amica.
-Sì, diceva che era confusa e che secondo lei ci dobbiamo prendere una pausa di riflessione, tradotto per i comuni mortali “Mi sono rotta le pa*le a stare con te, ma non voglio dirtelo esplicitante”. – disse Joe, che ormai la conosceva.
-Oh sì, ne ho avute di esperienze simili– aggiunse la ragazza.
-Che vuoi fare? L’amore porta anche a questo. L’amore è assassino. – disse
Un’idea balenò in mente alla ragazza.
-Come scusa? ripeti. – chiese per esser sicura di non essersi sbagliata.
-L’amore è assassino. – ripeté perplesso.
-Ma tu sei un genio Danger!- esclamò Alex con un sorriso enorme, mettendosi a scrivere qualcosa in cima al foglio bianco. 
-Grazie, ma, perché?-domandò
-Ecco perché. – disse la ragazza mostrando il foglio su cui aveva scritto la canzone, a cui Joe aveva appena dato un titolo. Love Slayer.









Bhe ecco qui un altro capitolo, spero di ricevere almeno una recenzione. A presto, Marta. 

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Capitolo 6
*** Chapter 6: True Voice ***


Chapter 6
 
True Voice
 
 
“Sì, certo, e loro si dovevano lasciare, no?” pensò Alex guardando quelle foto che le erano capitate per caso nella bacheca di Twitter.
Le foto erano state scattate a Las Vegas, definita anche come la città del peccato, dei casinò, e del divertimento; era il compleanno di Ashley Greene.
Da quanto scritto dai tabloid era stato Joe ad organizzare e a rendere perfetto ogni dettaglio di quella festa, compresa la torta pomposa e estremamente zuccherosa.
Ma si poteva chiaramente vedere che in quelle foto la torta non era l’unica cosa estremamente sdolcinata: Joe e Ashley lo erano molto di più, quasi da far venire il voltastomaco. Lei indossava una abitino nero senza spalline che le arrivava fin sopra le ginocchia, stretto alla vita con un fiocco dello stesso colore. Lui vestiva dei jeans grigio scuro, una maglia grigia chiaro e una giacca nera. Alex l’avrebbe definito perfetto, se non fosse stata presa troppo dal nervosismo dovuto alla troppa sdolcinatezza tra quella coppia.
I piccioncini sembravano attaccati con la colla, ballavano, parlavano, e si sbaciucchiavano. Lei si appoggiava a lui con fare suadente, e lui le teneva gioco perfettamente. Alex odiava come lui sembrasse così normale e disinvolto in quegli atteggiamenti, nonostante pochi giorni prima le avesse detto che la stava per lasciare.
“Ok, non la sopporto. Ma non è che è gelosia? Ma cosa ti viene in mente Alex? non è gelosia, è soltanto disprezzo del suo comportamento, e troppa sdolcinatezza, lo sai che troppo zucchero ti fa venire le carie, no?” pensò di nuovo la ragazza, eliminando a priori quella possibilità.
 

 
Joe, Alex e Winston erano in studio di registrazione da almeno cinque ore, avevano scritto, composto e cantato. Alex era al suo computer con le cuffie con la musica a tutto volume, nel tentativo di migliorare quelle basi in cui, come diceva lei “mancava qualcosa”.
Joe era assorto nei suoi pensieri, aveva entrambi gli avambracci posati sulla scrivania, e lo sguardo che passava dal soffitto al profilo della ragazza. Sembrava quasi stesse per dire qualcosa, ma non sapeva come fare. Aprì la bocca e la richiuse subito dopo per ben cinque volte.
Infine decise di parlare.
-Alex, stasera mi accompagni al party di Vanity Fair?  - disse alla ragazza, la qualche per colpa della musica alta vide solo le labbra del ragazzo muoversi,a ma non sentì niente uscire dalla sua bocca.
-Cosa hai detto? – esclamò lei forse anche troppo forte.
Joseph tolse le cuffie alla ragazza che era concentrata nell’ottimizzare al meglio quel pezzo.
-Stasera mi accompagni al party di Vanity Fair? – ripetè, ma si accorse che la ragazza stava facendo tutto tranne ascoltarlo.
-Sì sì –rispose lei noncurante.
-Davvero? – chiese conferma meravigliato lui.
-Cosa? – domandò lei fermandosi e rivolgendogli lo sguardo.
-Davvero stasera mi accompagni al party di Vanity Fair? – ripeté per l’ennesima volta il ragazzo.
-Cosa? No! – ribatté Alex stupita dalla domanda.
-Ma come no?! Dai, per favore. – la pregò lui.
-No, cioè … no. Perché dovrei? Non sono mica la tua fidanzata, chiedilo a lei. – suggerì lei.
-Non ho più una fidanzata. – annunciò Joe.
-Ma come? alla sua festa non stavate appiccicati l’uno all’altra come polpi? – lo stuzzicò Alexandra.
-Ci siamo lasciati, e questa volta definitivamente. – sentenziò il giovane.
-Beh non è un problema mio. E comunque anche se fossi la tua fidanzata non verrei mai a un evento del genere. Se non riesco ad avere lo sguardo di 100 persone puntato contro, come potrei sopportare tutti quei fotografi, giornalisti e invitati? – lo mise a conoscenza lei. –non se ne parla proprio.
-Grazie eh, questa me la segno.- la minacciò.
-Prego signorino “la lascio ma poi ci ripenso e le organizzo la festa stando sempre dietro a lei come un cagnolino” – tirò una freccetta la ragazza.
-Ma allora sei gelosa! – Joseph colpì e affondò l’ intera flotta della ragazza.
-Non sono gelosa, dico soltanto che sei incoerente. – lo bacchettò lei.
-Se fossi stato davvero incoerente allora ora non la avrei lasciata. –le fece osservare - Oddio sei davvero gelosa! - rise lui rimanendo a guardarla.
-Io non sono gelosa. – ribatté divertita colpendo il braccio del ragazzo – ti pare che io possa essere gelosa di un coso così? – domandò retoricamente indicando il giovane.
-Il “coso”, come lo chiami tu, è bravo, bello, buono, ricco, ha una voce stupenda, un fisico da paura, e uno sguardo ammaliate – disse corrugando la fronte e alzando le sopracciglia.
-Ha parlato Mr. Universo. Ma ritirati! – gli consigliò Alex ridendo, dandogli una spinta e facendo ondeggiare la sedia girevole.
-Senti, ho milioni di ragazzine che mi vengono dietro! – ribatté lui cercando di trattenere una risata.
-Si vede che nel 2012 finisce il mondo … - osservò la ragazza
-Acida- le disse non riuscendo ad evitare un sorriso.
-Dai forza, ho modificato le tracce, ma devi ricantare due versi che non mi piace con la tonalità che avevi usato prima. – gli spiegò lei.
-Quali versi sono? – chiese Joe, e Alex glieli indicò sul monitor del computer.
-Ok, diamoci dentro! – disse entrando nella sala d’incisione.
-Ti attacco la canzone dalla fine del ritornello. – lo informò la ragazza appena si mise le cuffie.
-Ok. – rispose carico.
Joe tenne il ritmo della canzone con la testa, per poi attaccare con quei due versi che doveva registrare.
-You like livin’ on the wild side, cause she’s no stranger? 
Love slayer, most likely I’ll be on my worst behavior. 

Com’era?-
-Non ci siamo ancora, devi andare più veloce con le parole fino a “side” e poi riprendere il ritmo che avevi prima nel resto dei due versi. Esci fuori da lì ti faccio sentire. – gli disse la ragazza, e il giovane si ripresentò davanti a lei.
-Allora- cominciò lei- dovrebbe fare più o meno così – così fece partire la musica e cominciò a cantare. -You like livin’ on the wild side, cause she’s no stranger? Love slayer, most likely I’ll be on my worst behavior. –cantò finalmente nel modo giusto interrompendo la base della canzone.
-Ma hai una voce stupenda. – affermò ammaliato.
-Non è vero, torna al tuo posto, e canta come si deve Joe. – ordinò al ragazzo troppo affamato.
-Ma … - provò a replicare.
-Entra lì dentro, e non esci finché non canti queste 10 parole decentemente, e so che hai la voce per cantarle stupendamente.- stabilì la ragazza. Alex ha sempre saputo farsi rispettare dai ragazzi; e ancor di più da Joe.
Il ragazzo eseguì gli ordini, e una volta cantati quei due versi come solo lui sapeva fare, Alex lo “scarcerò” dalla sala di registrazione.
-Io ho cantato, ora tu canti qualcosa per me- sentenziò sedendosi vicino alla ragazza.
-Ma non ci pensare per niente!- rispose prontamente la ragazza.
-Dai, hai una voce fantastica. Mi basta una strofa. – la pregò lui.
-No, dai Joseph non sono portata per cantare in pubblico. –gli disse lei, facendosi seria.
-Pubblico? Ma sono solo io qui dentro. – le fece notare il ragazzo.
-Sì, ma tu hai avuto un pubblico di migliaia e migliaia di fan davanti, quindi se io cantassi di fronte a te è come se mi esibissi davanti a migliaia e migliaia di persone. – disse tentando di cercare di essere convincente, ma senza riuscirci.
-Che razza di discorso è questo? – rise Joe, ilarità alla quale si unì anche la ragazza.
-Non lo so, a dire il vero. Volevo cercare di trovare una spiegazione, ma non ce l’ ho fatta. Comunque sia non canto. – ribadì la giovane.
-Ok, mi segno anche questa; e visto che ho fame vado a comprare da mangiare, che ti prendo? – domandò
-Quello che vuoi: mangio tutto, in questo momento manderei giù anche il tavolo se fosse commestibile. – rispose Alexandra in preda anche lei alla fame.
-Ok, vado al bar qui davanti. Torno subito. – disse il ragazzo, lasciando Alex da sola nello studio di registrazione.
Il cantante non sarebbe tornato prima di un quarto d’ora, tutti i lavoratori degli uffici nelle vicinanze andavano in quel bar all’ ora di pranzo.
Alex da quando era entrata in quel fantastico studio di registrazione aveva il desiderio di cantare una canzone lì dentro. Non l’aveva mai fatto fino ad allora, anche se avrebbe anche potuto visto che si era ritrovata più volte a lavorare da sola per mettere in ordine quelle ultime cose che non andavano.
In quel momento intonare quei due versi di Love Slayer le aveva messo una voglia pazzesca di cantare. Mentre si trastullava con la sua sedia girevole bianca decise finalmente di cantare una canzone veloce, per togliersi quello sfizio che aveva da tanto.
Si assicurò che non ci fosse nessuno nelle vicinanze, odiava farsi sentire cantare. Guardò fuori dalla porta, sul corridoio: non c’era nessuno. Chiuse la porta.
Selezionò la base musicale su quale voleva cantare e si precipitò nella sala d’incisione. Si infilò velocemente le cuffie e si preparò alla canzone chiudendo gli occhi e ascoltando la musica.
 
I let it fall, my heart, 
And as it fell you rose to claim it. 
It was dark and I was over, 
Until you kissed my lips and you saved me. 
My hands, they were strong, but my knees were far too weak, 
To stand in your arms without falling to your feet, 
But there’s a side to you that I never knew, never knew. 
All the things you'd say, they where never true, never true, 
And the games you'd play, you would always win, always win. 


But I set fire to the rain, 
Watched it pour as I touched your face, 
well it burnt while I cried, 
Cause I heard it screaming out your name, your name! 

Quando cantava per lei e per nessun altro sapeva dare il meglio di se stessa. Amava cantare, ma era qualcosa di troppo personale mostrare la sua vera voce a qualcun’ altro. Aveva fatto saggi suonando strumenti musicali nei quali tremava completamente e non dimostrava mai quanto valeva davvero; ma mai saggi di canto. Solo la sua maestra di canto da quando aveva sei anni conosceva la sua vera voce. Era estremamente timida per cose del genere. Ricordava vagamente quando da piccola e ingenua riusciva a cantare senza problemi davanti ai suoi genitori che la riempivano di complimenti. Dal giorno dell’ incidente in molti cercarono di rassicurare la bambina dicendo che i suo genitori erano partiti per un viaggio molto lungo. Ma Alex aveva capito tutto fin dall’ inizio, aveva visto suo fratello piangere mentre le mentiva, ed era scoppiata in lacrime anche lei.
 

When I lay with you I could stay there, 
Close my eyes, feel you here forever, 
You and me together, nothing is better! 
Cause there’s a side to you that I never knew, never knew, 
All the things you'd say they where never true, never true, 
And the games you'd play, you would always win, always win. 


But I set fire to the rain, 
Watched it pour as I touched your face, 
well it burnt while I cried, 
Cause I heard it screaming out your name, your name! 
but I set fire to the rain 
and I threw us into the flames 
well it felt something died 
Cause I knew that that was the last time, the last time! 

Cantare in questo modo, a cuore aperto con la musica nelle orecchie le faceva sempre ricordare i suoi genitori, e così gli occhi le diventarono lucidi. Alex non piangeva quando ripensava alla sua mamma e al suo papà, perché sapeva che in quel momento almeno loro stavano bene. Lei ne sentiva terribilmente la mancanza anche se cercava in tutti i modi di fare l’ indifferente e continuare al sua vita. Sorrideva al ricordo della madre e del padre, anche se non riusciva ad evitare quel solito scintillio negli occhi.

Sometimes I wake up by the door, 
that heart you caught must be waiting for ya. 
Even now when we're already over 
I can’t help myself from looking for ya 


I set fire to the rain, 
Watched it pour as I touched your face, 
well it burnt when I cried, 
Cause I heard it screaming out your name, your name 
I set fire to the rain, 
and i threw us into the flames 
Cause I knew that that was the last time, the last time.

 
Alex sentì qualcuno applaudire,  e vide la porta spalancarsi. Vide Joe che la guardava con un sorriso.
La ragazza per paura o per vergogna si tolse velocemente le cuffie lascandole sul microfono, e con il cuore in gola uscì dalla sala d’incisione rendendosi conto solo all’ora che aveva lasciato aperta la porta della stanzetta.
-Hai una voce fantastica, sei bravissima. – si complimentò il ragazzo, ancora ammaliato dalla voce della giovane. Joe teneva in mano il pranzo e ancora traumatizzato non si decideva ad appoggiarlo su qualcosa.
-Da quanto tempo sei lì dietro? – domandò lei.
-Dal secondo verso. C*zzo. Hai una voce bellissima. Quasi meglio di Adele stessa. Perché la tieni nascosta? – domandò lui fissandola e sedendosi sul divanetto nero di fianco a lei.
-Non tentare di entrare nella mia psicologia, neanche io riesco ad capirmi.- rispose Alex rassegnata sentendosi particolarmente osservata da quel ragazzo dagli occhi cioccolato.
-Mi canti qualcos’altro?- azzardò lui
-No. Non avresti neanche dovuto sentire questo. E poi questo è il tuo studio di registrazione, non il mio; qui devi cantare tu, non io. Anzi scusa per averne usufruito. – rispose parlando fin troppo velocemente.
-Ma che stai scherzando? Non devi chiedermi scusa. Io devo dire grazie a te piuttosto. – ribatté il giovane.
-Ora esageri. – rise la ragazza, poi tornò seria – sei al seconda persona che è a conoscenza della mia vera voce, cioè quella con cui canto. La prima è la mia insegnante di canto, che però non sento da almeno tre anni. Quindi sei il primo che in questi ultimi tre anni mi abbia mai sentito cantare una canzone.
-Stai scherzando. – affermò incredulo lui.
-No, sono serissima. – ribatté la ragazza.
-Ok, questo non è normale. – assicurò il cantante.
-Infatti io non sono normale – rise lei.
-Sai che un giorno o l’altro dovrai superare la tua paura?- chiese Joe.
-Non so se succederà mai, ma va bene così – rispose la ragazza cercando di evita lo sguardo di lui. –Ehi allora, che hai comprato? –cambiò argomento lei con tono di voce squillante
-Un po’ di tutto, vedi un po’ quello che ti piace, e in più ho fatto scorta di merendine e schifezze varie. – la informò
-Così mi piaci pop-star !- esclamò lei esplorando la spesa che aveva fatto il ragazzo, mentre Joe infilò una sua pennetta usb al computer.
-Che fai non vieni a mangiare? – lo sollecitò lei addentando un tramezzino.
-Un attimo, devo fare una cosa … - rispose lui spostandosi al computer.
La voce di Alex doveva essere condivisa con il mondo intero, così Joe prese il file della cover della ragazza e lo copiò sulla sua pennetta che si rimise in tasca. Tornò dalla ragazza, con un sorriso e cambiò argomento.
-Ok, stasera al party di Vanity Fair ci vado da solo e già ti dovresti sentire in colpa, ma il 20 al Concert of Hope tu vieni dietro alle quinte con me, e non si discute proprio. Ti devo far conoscere un bel po’ di gente, in primis i miei fratelli.- le impose il ragazzo.
-Avrò l’onore di conoscere i Jonas Brothers al completo? I nominatissimi Nick e Kev? – chiese Alex.
-Ci puoi scommettere … anche se gli altri due non mi eguagliano come bellezza – disse per provocare la ragazza, trattenendo una risata
-Ma per favore! – esclamò lei dandogli una spinta.- Nick e Kevin sono sicuramente più normali di te.
-Io non ci scommetterei.- rise Joe, e con lui Alex. 





Note d'autore:
Ecco qui, questo è più lungo del solito, spero vi piaccia. :)

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Capitolo 7
*** Chapter 7: Hope ***


Chapter 7
 
Hope

Joe le aveva detto che la sarebbe passata a prendere alle 6 quella sera. Dovevano andare al Concert of Hope, evento a cui i Jonas Brothers partecipavano ogni anno, gratuitamente per devolvere il ricavato in beneficenza.
Alex era nervosa, molto nervosa. Si era cominciata a preparare subito dopo pranzo. Di solito era molto celere nella scelta dei vestiti e del trucco, ma quella volta 5 ore non sembravano bastarle.
Erano le 6 in punto e Alex era già pronta da un ora buona.
Il tempo sembrava non passare. In verità non si spiegava quell’agitazione che aveva addosso.
I minuti passavano e di Joseph neanche l’ombra. Alex ancora non sapeva di avere a che fare con il più ritardatario di casa Jonas.
Dopo un dovuto quarto d’ora di ritardo Joe arrivò sotto casa della ragazza, e con uno squillo la fece scendere.
-La borsa l’ho presa, sì … -si mise a parlare da sola Alex che si guardava intorno come se fosse sperduta nella foresta amazzonica. – ok, il cellulare c’è, i soldi anche. I cerotti per ogni evenienza sì. Fazzoletti. Ce li ho gli orecchini? – disse portando i polpastrelli della mano destra alle orecchie. – Ci sono. Cosa manca? No dai non dovrebbe mancare nulla. Ora Alex stai calma, scendi e comportati con disinvoltura. – così aprì la porta e la chiuse a chiave dietro di sé - Che vorrà essere? Sono solo i tre ragazzi adorati da tutti, supportati da un pubblico urlante. Praticamente l’esatto contrario di cosa fa per te, ma non fa niente. No? Te la caverai Alex, come hai sempre fatto. Loro devono esibirsi non tu. Ok posso farcela. – Si fece coraggio da sola e uscì dal portone incontrando lo sguardo del moro che la osservò senza proferire parola per almeno dieci secondi.
Mentre lei guardava lui, lui guardava lei. Alex aveva optato per un abito blu in stile retrò anni ’50-’60 che le arrivava fino a sopra le ginocchia, capelli raccolti in una coda di cavallo e borsetta di Armani dello stesso colore del vestito. Era a dir poco perfetta.
Joe indossava dei jeans blu sfumati, una t-shirt nera con una giacca bianca particolarmente corta. A dare un tocco di classe all’abbigliamento c’era una sciarpa nera al collo del cantante.
Il quale si ricompose dopo quegli attimi in cui i due si erano fissati a vicenda schiarendosi la voce con un colpo di tosse.
-Dai su monta in macchina – finse disinvoltura sedendo al volante della sua nuovissima Audi R8 nera. Alex fece come le aveva detto il ragazzo. C’era una strana atmosfera silenziosa in quella macchia, e quando erano insieme di solito silenzio non ce n’era mai.
-è troppo? – domandò riferendosi al vestito – sono stata a pensare tutto il pomeriggio a cosa mettermi, cosa che non facevo dal mio ultimo ballo scolastico delle medie, visto che al conservatorio non si fanno balli di fine anno. Prima avevo pensato a qualcosa tipo jeans e maglietta, poi avevo pensato che era troppo triste come cosa; poi avevo pensato a qualcosa da tipo prima comunione che ho escluso subito dopo. Poi mi sono provata qualcosa di troppo … corto e ho detto di no … - cominciò a parlare ininterrottamente Alex, Joe avrebbe scommesso che la ragazza non si stava davvero accorgendo di cosa gli stava raccontando. La interruppe.
-Sei perfetta. – disse Joe in tutta sincerità
-Grazie – arrossì leggermente lei -Avevo appena cominciato a parlare a sproposito vero? E comunque, ottimo abbinamento cantante.
- Grazie mille e sì avevi appena cominciato a parlare a sproposito: mancava soltanto che mi dicessi con quale bagnoschiuma ti sei fatta la doccia. – rise lui, contagiando anche Alex.
-Bagnoschiuma al cocco, è fantastico, te lo consiglio! – aggiunse lei provocando la melodiosa risata di Joe.
- Ti prometto che me lo compro!- sorrise il ragazzo.- Il palazzetto dove dobbiamo suonare è dall’altra parte della città, ci vorrà un po’ per arrivare.
-Ok. – rispose lei – Joe …
-Sì?- disse
-Come sono Nick e Kev? – domandò Alex preoccupata.
-Ma davvero ti preoccupi? Sono i miei fratelli. Ti piaceranno vedrai. Nick è il finto serio della situazione, e alla fine è tutto tranne che serio; e Kevin è il versatile puoi parlare di qualunque cosa con lui da domande esistenziali sull’ origine dell’universo alla canzone “nella vecchia fattoria” – disse spiegando in breve cosa l’avrebbe aspettata.
-Fantastico – rise lei.
-Ti troverai benissimo. – confermò convinto Joe.
 

 
 
I ragazzi passarono per un’entrata secondaria, senza farsi vedere da fan scalpitati che si potevano individuare a chilometri di distanza dal palazzetto in cui ci sarebbe stato il concerto.
Attraversarono i camerini, e arrivarono al dietro le quinte dove i restanti 2/3 dei Jonas aspettavano il solito fratello ritardatario.
-Ce l’hai fatta Joseph! – disse Nick alla vista del fratello.
-Scusatemi, ma c’era traffico. E poi manca ancora un’ora e mezza all’ inizio. – si giustificò lui.
-Veramente mezz’ora. Noi cominciamo alle 8. – lo corresse Kevin.
-Ah – disse Joe che se l’era presa un po’ troppo comoda, come faceva sempre d’altronde. Alex si stava godendo la scena da dietro le spalle del mezzano, trattenendo le risate a stento.
-Oltre che ritardatario anche maleducato. Joe, neanche ci presenti la tua amica? – lo rimproverò il minore.
-Giusto. Alex loro sono Nick e Kevin; miei cari fratelli, lei è Alexandra. Mia amica, compositrice, paroliere, musicista e cantante. Un tuttofare praticamente. – spiegò lui.
-Piacere – disse Kevin stringendole la mano
-Piacere mio – rispose lei sorridendo.
-Piacere dolcezza- disse Nicholas baciando la mano della ragazza sorpresa.
-Ok Joe, credo che Nick ti abbia appena fregato il titolo di cascamorto della famiglia. Piacere mio Nicholas. – annunciò la ragazza facendo ridere tutti i presenti.
-Mio fratello è alla disperata ricerca di una ragazza, non ci fare caso. - mi intimò Joe
-Ma non è vero! – protestò Nick.
-Il titolo di cascamorto è mio, tu dici così perché non mi hai ancora visto all’azione – rispose il giovane non considerando le parole del fratello minore
-Non voglio immaginare quella povera ragazza che prenderai di mira. – disse lei.
-Ma Joe, questa ragazza è fantastica. Sai che sei forse l’unica che è riuscita a prendersi gioco questi due in meno di un minuto?! – la informò Kevin
-Ne sono onorata. Ma voglio sottolineare che per quanto detto a Nick stavo scherzando, so che sei un bravissimo ragazzo; ma per quanto riguarda Joe, compiango davvero quella ragazza. – puntualizzò facendo ridere di nuovo tutti.
-Dove l’hai tenuta nascosta per tutto questo tempo?– disse il maggiore ridendo.
-Nello studio di registrazione – rispose semplicemente Joe
-Ma l’avevi sequestrata con delle manette mettendogli dello scotch sulla bocca? – domandò il ventiduenne.
-No! – disse sconcertato.- vedi troppi CSI Los Angeles Kevin! – lo rimproverò il fratello.
-Concordo – disse Nick annuendo.
-Ragazzi, 5 minuti e andate in scena! – li informò il presentatore dello show.
-Giusto, che cantiamo stasera? – domandò Joe essendo all’ oscuro di tutto.
-Paranoid, SOS, Burning up, fly whit me, Tonight, Love Bugs, Still in love with you e When you look me in the eyes – rispose il minore.
-Le solite insomma. – riassunse il corvino.
-Praticamente sì, ah ma prima di fly with me, canterò mezzo minuto di Friday. – aggiunse il castano.
-Cosa? quell’insulto alla musica? – disse sconcertata Alex.
-Nick adora fare cover. Tanto si umilierà da solo. – affermò Joe provocando l’ilarità di tutti.
-30 secondi! – avvertì il presentatore prima di entrare in scena.
-Ok, ci siamo – disse Kevin.
I tre ragazzi più Alex si avvicinarono al palco e sentirono il pubblico urlante  pronto ad accogliere quei tre ragazzi dei New Jersey.
-Buona fortuna ragazzi – augurò Alex prima che salissero sul palco.
-Grazie – risposero in coro. Joe le fece l’occhiolino, stringendo la mano della ragazza; la quale sentì uno strano brivido lungo la schiena.
Il presentatore li annunciò, la folla strepitò e i tre ragazzi uscirono si presentarono al pubblico con energia e entusiasmo sorridendo costantemente.
Alex aveva già visto video di concerti, di esibizioni e cose del genere su quei famosi Jonas Brothers, ma non era mai stata ad un loro concerto dal vivo. Solo in quel momento riuscì a capire il perché del loro grande successo. Erano adrenalina, forza, entusiasmo e passione. Lavorare in studio con Joe era diverso da assistere a quello spettacolo. Solo dopo la prima canzone Alex capì che bastava dare una chitarra a Kevin e una a Nick; un microfono a Joe e un altro al minore; e quei tre ragazzi sarebbero stati capaci di intrattenere un intero pubblico di 60 mila persone da soli, con la loro passione e la forza della musica.
Nick fece cantare e divertire il pubblico con la sua cover, e sbellicare dalle risate i fratelli, Alex da dietro le quinte e anche John Taylor sopra al palco. Joe continuò per tutto il concerto a fare acrobazie con l’asta del microfono, e a incoraggiare il pubblico a cantare cori da stadio lanciando qualche occhiata di tanto in tanto al dietro le quinte, dove Alex li sosteneva cantando e mostrando uno dei suoi migliori sorrisi. Kevin emozionò quel pubblico soltanto con l’ uso della sua “piccola”, la sua adorata chitarra. Durante When you look in the eyes c’era una stana atmosfera; la maggior parte delle loro fan scoppiarono in un pianto a dirotto, anche Alex si commosse. Quelle canzoni passarono in un attimo Sembrava che avessero appena iniziato quando cantarono Burning up per poi fare posto a Selena Gomez, altra partecipante al concerto della speranza.
Avevano cominciato il concerto perfettamente rivestiti ma lo avevano finiti mezzi scamiciati e completamente sudati.
-Allora, che te ne pare? – domandò Joseph alla ragazza che ancora si doveva riprendere.
-Siete stati fantastici ragazzi! – rispose entusiasta Alex.
-Grazie – risposero i tre.
-Pizza e patatine? Ho una fame incredibile – propose Nicholas.
-Io ci sto – rispose subito Alex, nelle ultime 24 ore aveva mangiato solo una tristissima insalata.
-Anch’io – acconsentì Joe.
-Andiamo – disse Kevin dirigendosi verso l’uscita .
In poco tempo avevano già seminato paparazzi e fan, e camuffati sotto lo sguardo divertito della ragazza erano piombati nella prima pizzeria aperta che avevano incontrato sulla strada.
Mentre aspettavano le pizze appena ordinate parlarono del più e del meno.
-Dai, come ti tratta questo mascalzone? – domandò Nicholas ad Alex riferendosi al mezzano.
-Ma dai, abbastanza bene. Diciamo che non mi fa mancare nulla – rispose lei
-Beh vorrei vedere! Hai anche l’abbonamento ai cornetti tutte le mattine! – scherzò Joe.
-Lo adoro solo per i cornetti! – disse entusiasta.
-E ti credo! Sai che bontà! – esclamò Kevin
-Anche se uno dei miei obbiettivi sono i cornetti italiani, ho la fissa per l’Italia. A proposito Kevin tua moglie è di origini italiane no? – domandò Alex.
-Sì sì. Sa cucinare tantissime cose italiane, ma purtroppo i cornetti no. Ora è  in New Jersey doveva sbrigare delle cose. – mi spiegò.
-Un Jonas è sposato mentre i restanti 2/3 sono single; le vostre fan saranno impazzite a questa notizia. Interessante. – rise la ragazza.
-Tu sei nostra fan? – domandò Nick nel tentativo di farla inciampare nelle sue stesse considerazioni.
-No comment – disse seria, trattenendo un sorriso a stento.
-Quindi non sei nostra fan? – incalzò Joe che aveva capito il gioco che stava facendo il fratello.
-Non ho detto questo. Ho detto che potrei esserlo, come potrei non esserlo. Chissà chissà.- disse Alex. La ragazza era troppo furba per cascare a un giochino del genere.
Alexandra si sentì, dopo tanto tempo, in un’atmosfera diversa, quasi familiare . Ridevano, scherzavano, parlavano. L’aveva sempre fatto con suo fratello, ma era diverso, quando la sera si ritrovavano insieme erano solo loro due che avevano un comportamento speciale l’uno con l’altra, che veniva fuori solo quando non erano alla presenza di nessun altro.
Quella sera Alex sentì per più volte lo sguardo di Joseph su di lei. Ogni volta che provava ad incrociare i suoi occhi lui li posava su qualcos’altro.
La ragazza notò quei fantastici sorrisi di quei tre ragazzi. Ognuno aveva un sorriso diverso, che era unico e speciale. Li adorava. Non sa precisamente perché, ma quello di Joe lo considerava il più bello. Perché qualunque cosa facesse quel ragazzo le sembrava impeccabile?
Quando ebbero finito di mangiare, Alex uscì dalla pizzeria per una boccata d’aria mentre i tre ragazzi erano rimasti dentro a prendere il caffè e a pagare.
Alex prese il cellulare e vide che aveva 5 chiamate perse da suo fratello. Decise di mandargli un e-mail. Si erano ripromessi si chiamarsi e sentirsi il più possibile, ma Alex quel giorno non era riuscita neanche a respirare.

“Fratellone!
mi devi scusare per non essermi fatta sentire oggi, ma ho avuto una giornata super impegnata e crisi esistenziali su cosa indossare (lo so, è strano detto da me, ma credimi è stato per una buona causa!). Oggi Joe mi ha portato all’esibizione dei Jonas Brothers al concert of hope. Sono stati fantastici. E sia Nick che Kev sono dei ragazzi fantastici, li troveresti sicuramente stupendi anche tu. In più ho scoperto che il fratello ricciolino carino è single! Poi, che dire? Credo di essermi innamorata degli occhi di Joseph, no davvero, sono ammalianti. Sono davvero simpatici quei tre fratelli del New Jersey, li devi conoscere.
Tu come stai invece Tom? Come vanno le cose con Ann? Al lavoro tutto bene?
A volte mi sembra di stare dentro un sogno. Non riesco a credere che a 19 anni mi trovo già nella città della musica con una band famosa in tutto il mondo. Le cose sembrano davvero andare bene, finalmente.
 Ti voglio bene Tommy,
Alex.”
 
 
Intanto all’ interno del locale i ragazzi continuavano a parlare.
-La guardi troppo per i miei gusti – disse Nicholas al corvino.
-Chi? Alex? Figurati! – rispose Joe noncurante.
-Secondo me non ce la racconti giusta. – continuò il maggiore.
-Ma che p*lle. Basta con questi interrogatori. Vado a pagare. – si spazientì il ragazzo. Quando Joe era troppo suscettibile significava che i fratelli avevano appena colto nel segno.
-Kev, dai offrimi la cena, io vado a fare quattro chiacchiere con l’incriminata. – rise Nicholas uscendo dal negozio non lasciando al maggiore nessuna scelta.
-Fa freddino qui fuori – esclamò Nick facendo sobbalzare Alex che aveva appena finito di scrivere l’e-mai e grazie al suo adorato i-Phone aveva già inviato il tutto.
-Non così tanto. – ribatté lei.
-Alex, mi dai il tuo numero? – chiese diretto il riccio.
-Perché?- chiese lei sorridendo.
-Voglio controllare che Joe non faccia cretinate. – rispose
-E quindi vuoi il mio numero? – il discorso del musicista non filava per niente alla ragazza.
-Alex, hai visto in che modo ti guarda mio fratello? – disse il carino ricciolino
-In che modo?- domandò lei
-Ti .. ti … mangia con gli occhi.- rispose non sapendo quali altre parole usare.
-Ok questo discorso è strano, ma se vuoi te lo do il mio numero. Basta che tu mi dai il tuo. – scese a patti la giovane.
-Ovvio.- rispose Nicholas.
I due si scambiarono i numeri. Alex non aveva ben capito a cosa gli sarebbe servito, ma era pur sempre Nick Jonas non che fratello del ragazzo con cui trascorreva notte e giorno per scrivere canzoni, non era una cattiva persona e non era neanche male come ragazzo.
Alex salutò Kevin e Nick con la promessa di rivederli il prima possibile. Joe riportò a casa Alex.
Si trovavano entrambi in piedi davanti al portone della casa di Alex.
-Sono stata davvero benissimo stasera Joe, grazie di tutto. – disse la ragazza  giocherellando con le chiavi di casa.
“Se una donna dopo un appuntamento gioca con le chiavi, e non rientra subito in casa significa che sta aspettando un bacio” diceva il mitico Will Smith in Hitch.
“C*zzo” pensò Joe che aveva visto milioni di volte quel film. In verità il suo successo con le donne era in parte dovuto a quel, a suo avviso, fantastico film.
“Ed ora che faccio?” si domandò di nuovo il ragazzo.
-Grazie a te di essere venuta. Non sarebbe stato lo stesso senza di te. – disse Joe.
-è stato un piacere. – sorrise
“Quando c*zzo è bello quel sorriso? Joe, c*zzo andiamo, non puoi continuare a fare così. Ora taglia la corda, prima di combinare qualche casino.” pensò Joseph di nuovo maledicendosi ancora.
-Allora ci vediamo nello studio domani alla stessa ora, ok? – cercò di congedarsi lui che guardò in basso.
“Hai ancora a che fare con quelle chiavi?!” si maledì di nuovo per quell’assenza assoluta di coraggio.
-Certo. A domani Joseph – disse Alex avvicinandosi a lui.
Si dettero un bacio sulla guancia, mentre Joe la abbracciava cingendole la vita.
-Ciao Alex – disse andando verso la sua macchina, con un sorriso a 32 denti
-Ciao! – salutò di nuovo, Alex, prima di rientrare a casa.
“Ok, poteva andare meglio, come poteva andare peggio. Per ora va bene così.” Pensò Joe mettendo in moto, e tirando un sospiro di sollievo.
“C*zzo, i suoi occhi, perché sono così belli? Sei fot***a, Alex.” rifletté la ragazza mentre saliva le scale.






Note d'autore: 
ecco qui un nuovo capitolo, mi scuso per l'attesa, spero vi piaccia! :)

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Capitolo 8
*** Chapter 8: Incoherence ***


Chapter  8
 
Incoherence
 
 
-Non mi hai accompagnato al party di Vanity Fair, però stasera mi accompagni alla priemier di Sucker Punch, vero?- domandò Joseph ad Alex cercando compagnia.
-No Joseph – rispose con tranquillità lei. Gli rifilò un due di picche, un’altra volta.
-Dai, per favore. Non ho voglia di andarci da solo. – la pregò il corvino.
-Porta Winston – gli suggerì, e il cane che era dormiente nel suo angolino alzò le orecchie e rivolse lo sguardo ai due musicisti.
-Winston è di ottima compagnia, ma non credo che lo facciano entrare; e poi volevo un altro tipo di compagnia. – rispose Joe guardandola.
-Joe non ne ho voglia; non ho un vestito da mettere; odio i paparazzi, non riesco ad esibirmi davanti a due persone, pensa sfilare su un tappeto rosso circondato da persone che mi fanno foto. Poi, proprio io? Non sono un bel vedere Joe, faresti più bella figura con una bella ragazza, o all’occorrenza, una escort!- motivò la sua scelta Alexandra.
-Non pago escort e mai lo farò. E poi, tu sei una bella ragazza, Alex. – rispose il ragazzo
A quell’ ultima frase la giovane perse un battito, lo pensava davvero?
“Perfetto Joe, ti sei fregato da solo” pensò lui.
-Sai, sei bravo a mentire! – rise per sdrammatizzare lei.
-Io non mento mai, sappilo!- rispose il ragazzo. –dai cosa posso fare per convincerti?
-Nulla, non c’è speranza – disse lei.
-Non c’è speranza ma soltanto convinzione Alex. Basta sperare e inizia a credere. – rispose lui entrando in sala di registrazione.
Joe si infilò le cuffie e si avvicinò al microfono.
-Sinceramente non so perché sono entrato qui dentro. – disse al microfono facendo ridere Alex. – ma tanto che ci stiamo cantiamo qualcosa. A cappella? sì a cappella. – domandò e si rispose da solo. – Facciamo un bel Medley, ma sì dai. Signore e signori …  - si schiarì la voce – dedico questo medley alla qui presente Alexandra James che vorrei come accompagnatrice questa sera alla premier di Sucker Punch . Eeeeeeeeh! –imitò lo strepitio del pubblico facendo morire dal ridere la ragazza.
 
I need to try to get to where you are 
Could it be, your not that far.

You're the voice I hear inside my head, the reason that I'm singing 
I need to find you 
I gotta find you 
You're the missing piece I need, the song inside of me 
I need to find you 
I gotta find you.

 
Aveva proprio una voce melodiosa, ad Alex piaceva. Joe lanciava occhiate sfuggenti alla ragazza che non smetteva di fissarlo.

If time was still 
The sun would never find us 
We could light up 
The sky tonight 
I can see the world through your eyes 
Leave it all behind 

If it's you and me forever 
If its you and me right now 
That'd be alright 
Be alright 

We'll chase the stars to lose our shadow 
Peter Pan and Wendy turned out fine 
So won't you fly with me 

Il ragazzo accompagnava il tutto con gesti e mosse buffe. Era troppo divertente da guardare. Alex si stava divertendo come non mai.  
 
When you look me in the eyes,
And tell me that you love me.
Everything’s alright,
When you’re right here by my side.
When you look me in the eyes,
I catch a glimpse of heaven.
I find my paradise,
When you look me in the eyes.

 
Cantò scrutando la ragazza. Per poi finire il medley con love Slayer.
 
Love slayer, love slayer
I came to do my dance
I came to touch the town
I came to lift my hands
I came to shut this thing down
I came to do my dance
I came to touch the town
I came to lift my hands
I came to shut this thing down
Love slayer, causing nothing
But trouble babe and I want more of it
Love slayer, causing nothing
But trouble babe and I think I love it

Oh yeah!

 
-Baby, mi accompagni stasera?- chiese di nuovo il ragazzo.
-Ok. – fu l’unica risposta della ragazza che sospirò.
-Davvero? – chiese lui.
-Sì Joseph, ma solo perché sei tu, e mi hai dedicato il Medley! – disse la ragazza.
-Davvero davvero? – uscì dalla sala di registrazione: sembrava un bambino che aveva appena ricevuto un pacchetto di caramelle gommose.
-Sì! – disse lei annuendo evitando  il suo sguardo.
-Grazie, grazie grazie! – esclamò il giovane precipitandosi ad abbracciare con entusiasmo la ragazza sconvolta da quell’atteggiamento. –grazie! – ripeté ancora lasciando un sonoro bacio sulla guancia ad Alex che riuscì a sentire la barba ispida del giovane sul suo viso, e le labbra morbide e inumidite sulla sua gota.
Per un attimo si soffermò a pensare a come potessero essere le sue labbra sulle sue, si tolse subito quell’idea dalla mente e sorrise a quel fantastico ragazzo.
 

 
-Sei in ritardo Joseph! – lo rimproverò scherzando Alex che salì in macchina di Joe che quella sera l’aveva passata a prendere per dirigersi insieme alla premier.
-Me lo dicono tutti – ammise il suo difetto girando la chiave della sua macchina.
-Te lo dicono tutti perché tu sei un ritardatario! Comunque stando ai patti che abbiamo fatto: io entro sulla porta sul retro del locale, tu passi dal tappeto rosso e ci vediamo alla porta da dove entri tu, ok? – ripeté per l’ennesima volta in quella giornata la ragazza.
-Sì Alex, non preoccuparti, stai calma. È una premier, non è nulla di speciale. Ci vediamo il film e ci mangiamo qualcosa al bouffe, va bene? E purché tu lo sappia, sei uno schianto con quel vestito. – la informò Joe tranquillizzandola. Alex indossava un vestito rosso senza spalline, che dalla vita in giù prendeva una piega particolare, “perfetta” l’avrebbe definita Joseph.
-Grazie- disse imbarazzata – anche tu stai benissimo Joe. – concluse in fretta. Il ragazzo quella sera aveva optato per dei jeans neri con sfumature grigie; una giacca di cotone a maniche lunghe sempre nera, una camicia blu e una sciarpa di cotone avvolta intorno al collo dello stesso colore.
-Grazie – le sorrise e le rivolse uno sguardo.
-Ci ho impiegato un quarto d’ora a fare tutto, perché sono tornata tardi dallo studio; dovrei avere un premio per questo tempo record! – scherzò la ragazza.
-Io ci ho messo il quadruplo di tempo … sì ti meriti un premio: sfilare con me sul tappeto rosso!  - cercò di convincerla lui.
-Neanche per sogno, altrimenti questa sarà la prima e ultima volta che ti farò un favore! – lo minacciò. – Ora che ci penso mi merito anche un altro premio:  questi tacchi li sto odiando con tutta me stessa – disse riferendosi alle sue scarpe rigorosamente rosse con tacco 12.
-Oddio sì, ho provato dei tacchi, e non so come fate a portarli. – rise il ragazzo.
-Tu che metti i tacchi? – disse interdetta lei.
-Non dirmi che non hai mai visto il mio video di Single Ladies! Quando ti riaccompagno passiamo a casa e te lo devo far vedere!- le promise il giovane.
-Va bene- rise lei immaginandoselo già traballante su dei trampoli.
In poco tempo arrivarono al cinema dove si sarebbe tenuta la premier di Sucker Punch, Joe si fermò per le foto sul tappeto rosso  per poi entrare dall’ ingresso principale; mentre Alex entrò da una porta secondaria e aspettò il ragazzo all’accesso principale.
In pochi minuti i due ragazzi si ritrovarono. Non c’era molto affollamento lì nell’atrio, visto che stava quasi per iniziare il film ed erano tutti già nella sala.
Joe scambiò un occhiata con Alex. Lui le pose la mano e lei l’afferrò; con un solo gesto Joe prese sottobraccio la ragazza e si incamminarono verso la sala dove a minuti avrebbero trasmesso il film.
-Sembri un’attrice in voga – gli sussurrò lui all’orecchio.
-E tu sembri una nuova promessa della musica, ma in verità è già da un po’ che hai fatto capofitto in questo ambito. –gli sorrise lei, sussurrando quelle parole.
I ragazzi entrarono nella sala e si sedettero ai posti a loro riservati. Dopo qualche discorso da parte di attori e regista il film incominciò. Solo quando si spensero le luci sia Joe che Alex si accorsero che le loro mani erano ancora attaccate. I loro sguardi si incrociarono per un attimo, entrambi arrossirono e Joe lasciò la mano della ragazza. Durante il film ogni tanto la ragazza sorprendeva Joe a fissarla, e lui riusciva a fare l’ indifferente sfoggiando un sorriso. Era buio fatta eccezione della luce del film, ma nonostante questo era perfettamente delineato il sorriso si Joe.
Verso la fine del film Alexandra sentì qualcosa di caldo sul suo ginocchio sinistro: era mano di Joe. Senza rifletterci a lungo poggiò il palmo della sua mano sul dorso di quella del cantante, che le strinse le dita tra le sue e le sorrise amabilmente.
Il film finì, e tutti andarono al bouffe per spizzicare qualcosa. Joe si fermò a parlare con quasi tutti i presenti, compresa Vanessa Hudgens, attrice del film. Joseph presentò a tutti Alex come sua amica che lo stava aiutando con il suo imminente progetto da solista. Fu una bella serata che passò molto velocemente.
Era uno degli ultimi giorni di marzo, ma per quel bel tempo che c’era e l’altra temperatura sembrava di essere a luglio. Era estremamente caldo. Joe ci era abituato, ma Alex doveva ancora prendere la mano con le alte temperature, costanti in tutti l’anno o quasi,di Los Angeles.
Erano le due di notte quando decisero di andarsene; come promesso Joe portò Alex a casa sua per farle vedere quel famoso video di Single Ladies.
-Amaca dolce amaca – disse Joe mettendosi a sedere su di essa.
-L’amaca … pure io! – disse la ragazza estasiata da quella vista, senza dare particolarmente peso alla grammatica della frase appena detta.
-Vieni –la incoraggiò lui facendole segno di sedersi tu quel telo ondeggiante vicino a lui.
Alex non se lo fece ripetere due volte e si sedette vicino al ragazzo che istintivamente le mise un braccio intorno alle spalle.
-Sento un caldo tremendo- si lamentò lei                                                    
-Tu ti lamenti? Io che sono in camicia e giacca? – disse il giovane.
-Starai morendo lì sotto – dedusse la ragazza.
-Hai indovinato – disse alzandosi – vado a prendere l’ i-Pad così ti faccio vedere il video.
Alex rimase ad osservare il giardino. Non era grandissimo ma era tenuto molto bene; ricordò che nella casa in cui viveva con i genitori in Texas ce n’era uno enorme compreso di alberi da frutto, palme e piscina, da non dimenticare l’altalena, su cui aveva passato l’infanzia.
Guardò in cielo e notò una enorme luna argentata circondata da stelle ben visibili. Amava guardare il cielo stellato. Quando era piccola le piaceva pensare che la sua mamma e il suo papà erano finiti lassù, su una stella. Due stelle vicine, che non si staccavano mai; e che vegliavano per tutto il girono su di lei e su suo fratello. Era stata dura accettare una perdita del genere a un’età così delicata. Per non palare dei suoi anni da adolescente, in cui non sapeva a chi rivolgersi se non suo fratello. Le prime cotte, le delusioni d’amore, le vere amicizie, le false amicizie, il liceo, la passione per la musica le dovette affrontare da sola. A volte le sembrava che in quel mondo non ci fosse nessuno disposto ad amarla per quello che era.
Aveva promesso a sua madre che al suo primo saggio di canto le avrebbe dedicato la canzone e la mamma le aveva promesso di essere in prima fila pronta a sostenerla. Aveva solo dieci anni quando i genitori furono coinvolti in quell’incidente stradale, proprio un mese prima del primo saggio della piccola Alex. La piccola provò ad esibirsi davanti a quel pubblico riservato, ma una volta sotto al suo occhio di bue tremò, pianse, lasciò cadere il microfono a terra e si rifugiò dietro le quinte a piangere. Da quel giorno in poi cantò solo davanti alla sua maestra di canto che le seppe dare consigli da madre in quelle ore di lezione.
Alex rifletté sul fatto che Joe ci stava mettendo troppo e proprio mentre si stava per alzare sentì dell’acqua completamente gelata arrivarle sulla schiena.
Si girò sconcertata e vide Joseph con ancora in mano il tubo dell’acqua usato di solito per annaffiare le piante.
-Non avevi caldo? – chiese il giovane con un sorriso di chi la sa lunga.
-Joseph Adam Jonas, ti conviene cominciare a correre! – disse Alex togliendosi al volo le scarpe.
Alex corse dietro al ragazzo che aveva ancora il tubo in mano e ogni tanto si girava per bagnarla ancora. Con uno scatto gli saltò alle spalle facendolo cadere.
I due ragazzi si ritrovarono l’uno sopra all’altra a litigare per un tubo che continuava a schizzare acqua dappertutto.
Dopo un po’ di lotta Alex se ne impossessò e innaffiò per bene il cantante, che dopo una lunga lotta si era arreso.
-Ma come Joseph, non avevi caldo anche tu? – scherzò lei sussurrandogli  quelle parole nell’ orecchio.
Lei si trovava ancora sopra il ragazzo che era disteso a terra. Erano entrambi zuppi, con il tubo dell’acqua che continuava a zampillare a un metro di distanza.
Joe sentì il respiro della ragazza sulle sue labbra, si perse nei suoi occhi, e decise di rischiare il tutto per tutto. Con una sola mossa fece aderire le spalle della ragazza al suolo e mente lui si posizionò sopra di lei, e la baciò. Non un bacio sulla guancia, ma sulle labbra, un vero bacio.
Alex avvertì una strana sensazione all’altezza dello stomaco. Sentì la barba di Joe pungere il suo mento; le sue labbra carnose e umide sulle sue; sentì la sua lingua in leggero contatto con la sua che poco a poco prendeva più confidenza. Era un bacio dolce, forse il più bello che avesse mai dato.
Joe non sapeva come l’avrebbe presa, ma per il momento stava rispondendo a quel bacio rubato, ed era un buon segno. Quelle sue labbra sottili e rosee che ricambiavano quel gesto erano qualcosa di estremamente stupendo. Quel bacio non aveva nulla di spinto, era solo un bacio, nessuno dei due avrebbe voluto trasformarlo in qualcosa di più in quel momento. Per questo era estremamente dolce, stava seguendo il suono dei loro respiri.
Joe staccò le sue labbra da quelle della ragazza. Rimasero a fissarsi per un po’, e entrambi annegarono negli occhi dell’altro.
Joe, che si era tolto giacca e sciarpa ed era rimasto solo in camicia, si spostò da sopra alla ragazza e le sedette affianco. Alex ancora senza una precisa ida di cosa fosse accaduto un momento prima si alzò a sedere di fianco a Joseph.
“Ora che faccio? Dovrei dire qualcosa?” si chiese il ragazzo in piena difficoltà. Era sceso il silenzio tra i due ragazzi.
Joe fece la prima cosa che gli venne in mente. Si Alzò, prese l’ i-Pad che aveva lasciato sul tavolo in giardino, avviò il video e lo pose alla ragazza che si mise a guardare.
Alex rise per tutta la durata di quel video-clip intervallando qualche risata con un “Oh My Gosh”.
Joe la osservava ridere, e ogni dieci secondi si domandava perché  fosse così bello quel sorriso sul suo viso.
-Delle mie fan, dovevano decidere in cosa farmi esibire nell’attesa dell’uscita dell’album: e hanno optato per Single Ladies – spiegò Joe alla fine del video.
-Che perfide!  Perfetta esibizione comunque. – rise di nuovo lei
-Ma smettila!- disse cercando di farla smettere di ridere.
-Ok dai, dopo di questo mi puoi anche riaccompagnare a casa, anche se ti bagnerò tutta la tua adorata macchina – sentenziò la ragazza.
-Andiamo allora – disse alzandosi il giovane, seguito da Alex. 
Quando entrarono in macchina tornò il silenzio per un po’.
Nel momento in cui Alex si rese più o meno conto di cosa le era successo pochi minuti prima, si continuava a porre una domanda a cui non riusciva a rispondere: “Cosa stava a significare quel bacio?”.
“Dovrei chiederglielo? Dovrei riprendere l’argomento? Cioè mi ha baciato, non è una notizia mondiale, ma non è neanche tanto un cosa a cui non dare peso.” Pensò Alex guardando fuori dal finestrino.
“Ok ho fatto una cretinata e ho rovinato tutto. Perché non parla? Perché non dice niente? Facevo meglio a starmi fermo con quell’acqua, ho rovinato anche l’amicizia che avevo con lei. C.zzo, perché sono così stupido?” si rimproverò Joe
“Ma forse è meglio se faccio finta di niente, è lui che mi ha baciato, lui deve dire qualcosa non io.” Si convinse Alex.
“Ok Joe, dalle un po’ di tempo. Falla riflettere. Poi le parli. Magari ti dice no a priori se le sbatti la verità in faccia. Quindi ora comportati facendo finta di nulla, e trattala come l’hai sempre trattata” si ripeteva Joe nel tentativo di fare qualcosa di sensato.
-Allora buonanotte – disse la ragazza arrivata a casa.
-Buonanotte Alex, ci vediamo domani – disse con finta disinvoltura Joe.
Né Joe né Alex sapeva se avrebbe dovuto dare la buonanotte con un bacio sulla guancia, o sulle labbra o un semplice sorriso.
Entrambi troppo imbarazzati optarono per l’ ultima opzione.
-A domani. – disse Alex aprendo lo sportello della macchina e uscendo fuori.
-Ciao – disse Joe andando via con la macchina.
-“Alex, vuoi essere ma mia ragazza?” È tanto difficile da dire Joseph? No, non è difficile, allora perché non l’hai detto deficiente? – il cantante si insultò da solo riprendendo la strada di casa.
Alex quella notte non dormì neanche un ora; si ripeteva quella domanda milioni di volte, e si chiedeva perché non l’avesse salutata neanche con un bacio sulla guancia se pochi minuti prima la stava baciando disteso sopra di lei. Era incoerente quel ragazzo, lo aveva detto lei. Non sapeva cosa pensare, e l’idea che lei si fosse innamorata di quel cantante la terrorizzava. Non aveva ricevuto mai nulla in cambio dall’amore. 





Note d'autore: 
Ecco qui un altro capitolo per voi, sono davvero felice per le rencenzioni del capitolo scorso e ringrazio chi ha inserito questa FF tra le preferite e le seguite, grazie davvero! Fatemi sapere che pensate di questo capitolo! :)

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Capitolo 9
*** Chapter 9: The Life in Recording Studio ***


Chapter 9
 
The Life in Recording Studio.
 
Né Joseph, né Alex avevano più parlato di quel bacio: avevano entrambi troppa paura. Alex aveva sempre avuto terrore dell’amore, aveva avuto dei ragazzi ed era sempre stata mollata senza una spiegazione plausibile. Aveva avuto tre o quattro ragazzi, ma solo con uno le aveva fatto battere il cuore davvero; purtroppo appena questo venne a sapere della sua situazione familiare disagiata e del poco reddito familiare non si fece più vedere lasciandola con un sms, il modo peggiore per terminare una relazione, secondo lei.
Alex aveva sempre visto Joe come un amico, anche se aveva provato una strana sensazione nel momento in cui lo aveva visto per la prima volta, quei brividi non erano normali. Joe era un bel ragazzo, non si poteva negare; Alex a volte si fissava a guardarlo per minuti interi fino a quando lui non la beccava o richiamava la sua attenzione chiamandola. La cosa più bella quando era con Joe è che poteva essere naturale, al cento per cento:rideva, scherzava, rifletteva.
Alex non riusciva a spiegarsi da cosa fosse uscito quel bacio. Ormai erano settimane che ci pensava costantemente, e temeva sempre di più che le fosse piaciuto. Sì le era piaciuto anche se non voleva ammetterlo, Joseph era un ottimo baciatore.
Lui che non aveva avuto un’ottima reazione dalla ragazza, aveva fatto finta di niente, dicendo a se stesso che fosse meglio non parlarne più. Era innamorato? Non lo sapeva, ma di quella sera ricordava soltanto che aveva avuto un’insensata voglia di posare le sue labbra su quelle della ragazza. Forse sarebbe stato più facile chiederle di essere la sua ragazza. Forse più facile, ma sicuramente più doloroso e imbarazzante se gli avesse risposto di no.
I due ragazzi erano in completa confusione mentale e psicologica, in quel momento forse sarebbe servita davvero una bella seduta da uno psicologo, come i film che vedeva Joe in cui il protagonista andava dallo psicologo il quale disegnava giardini con fiorellini. Beh, forse è meglio non sprecare soldi per questo.
I due ragazzi continuavano a far finta di nulla comportandosi come sempre avevano fatto.
Avevano scritto e composto molti brani, trascorrendo anche notti completamente in bianco.
Alex aveva scoperto che Joe era un maniaco della perfezione quando si trattava di canzoni. Se non gli piaceva una sua minima vibrazione della voce ricantava la canzone dall’ inizio. Era estremamente pignolo con se stesso. Voleva che tutto fosse perfetto prima che chiunque altro lo ascoltasse, esclusa Alex ovviamente, lei sapeva tutto.
In quelle canzoni ne mancava una, sì quella che sarebbe stata il suo primo singolo da solista. Joe non riusciva a scegliere tra quelle che aveva un singolo perfetto, ci voleva qualcosa di … diverso.
Quel giorno di metà aprile gli si presentò l’occasione perfetta.
Come sempre Joe si stava dirigendo verso lo studio di registrazione (trascorreva molto più tempo lì che a casa sua) ma fece una strada alternativa e passò internamente alla struttura.
Vide che la sala d’incisione numero 10 aveva la porta aperta, all’interno c’era un suo amico impegnato a parlare con qualcuno girato di spalle, decise di non disturbare ma non riuscì a fare a meno di sentire una frase:
-Ho tantissime basi per canzoni, negli ultimi tempi passo tantissimo tempo qui dentro, ma alcuni brani non sono esattamente nel mio stile; conoscete qualcuno con cui potrei collaborare? – disse quella voce misteriosa che Joe rallentò per ascoltare.
-Joe! – gridò l’amico del ragazzo che lo vide passare davanti alla porta.
Joe che era andato circa tre metri più avanti tornò indietro e si affacciò alla soglia.
-Ehy John! Che ci fai qui? – chiese il ragazzo all’amico che l’aveva chiamato. Il giovane di spalle che stava parlando sì girò, era Chris Brown.
-Sono solo venuto a salutare un vecchio amico – disse lui mettendo una mano sulla spalla del cantante. –Chris lui è Joe, Joe lui è Chris.
I due si strinsero la mano e si presentarono con un sorriso.
-Sai Chri? Joe sta registrando un progetto da solista proprio in questi giorni, potreste lavorare insieme su quelle canzoni. – propose John.
-Quali canzoni? – domandò Joe.
-Ho delle basi per delle canzoni, e anche qualche strofa; ma non è esattamente il mio sound, quindi sto pensando di collaborare con altri artisti in modo da concludere i brani e aggiungere un’altra canzone nel loro album – spiegò il giovane
-Oddio sì, mi piacerebbe. – rispose il ragazzo entusiasta.
-Possiamo cominciare anche adesso, se vuoi! – propose Chirs.
-Certo che voglio! – rispose Joe.
Il ragazzo aveva appena colto l’occasione al volo, ed era un’opportunità che faceva proprio al caso suo.
 
***

-Alla buon ora Joe, come sempre – disse Alex che aveva sentito aprire la porta, e aveva parlato lasciando il suo sguardo al computer. Solo un attimo dopo si era girata e aveva notato che insieme al suo amico c’era anche qualcun altro, e quel qualcun altro era Chris Brown.
-Ciao – salutò imbarazzata rendendosi conto di aver appena fatto una figura di m*rda.
-Alex, lui è Chris Brown; Chris lei è Alex James, paroliere, musicista e tecnica dello studio, mi aiuta con le canzoni. – li presentò Joe sorridendo.
-Piacere- affermò il ragazzo stringendo la mano di Alex
-Il piacere è tutto mio – rispose con un sorriso.
-Io e Chris abbiamo deciso praticamente due minuti fa – rise a quell’affermazione – di collaborare per una canzone. Ha tante canzoni su cui lavorare e volevamo farlo insieme
-è davvero un’idea fantastica – esclamò entusiasta la ragazza – cominciate ora? Sai perché qui nello studio, visto che ci abbiamo passato le ultime 36 ore, c’è una confusione tremenda.
-Sì cominciamo ora, anche se in effetti qui non è molto ordinato – disse il cantante. Con una mano sul suo collo si guardò intorno e notò un certo disordine. C’erano libri, computer, cartoncini vuoti del cibo cinese di due giorni prima, o peggio confezioni vuote del McDonald’s , bottigliette d’acqua semivuote, telefonini in ogni angolo disponibile, per non parlare dei fogli su cui appuntavano le canzoni: era un vero disastro quello studio.
-Non preoccupatevi, il disordine a volte è fonte di ispirazione! – rispose sorridendo il cantante di colore.
-Allora andremo tutti d’accordo qui dentro – disse la ragazza facendo ridere i due cantanti.
-Mettiamoci subito a lavoro allora. – incitò Joe sedendosi e facendo accomodare Chirs su una sedia girevole.
-Joe, prima che cominciate, posso prendermi 3 ore libere? Devo fare alcune cose, e sono troppe ore che non vedo un letto vero, devo dormire almeno un’ora in santa pace. Posso? – domandò Alex che si era alzata in piedi al ragazzo.
-Certo che puoi Alex, dovrei pagarti gli straordinari per le notti insonni! 3, 4, 5 ore libere, anche tutto il giorno puoi assentarti. –rispose il corvino sorridendole e avvicinandosi a lei che aveva appena preso la sua borsa.
-Ok, perfetto, grazie. Ah Joe … - lo chiamò con voce più bassa per non farsi sentire al terzo – Non so se possono servirti, ma, questi sono appunti che avevo preso più o meno quando ci siamo conosciuti, abbiamo usato gli altri, ma questi no. C’è scritto sopra a chi  si riferiscono. Se magari non sapete da cosa cominciare potete prende spunto da qui. – gli suggerì la ragazza porgendogli un foglio piegato e un po’ sgualcito che aveva appena estratto dalla sua borsa.
Joe osservò cosa era stato scritto in quel foglio, e sorrise per poi annuire soddisfatto.
-Tu sei un angelo Alex! – sorrise, le baciò la guancia tornado dal suo collaboratore.
-Ciao ragazzi –esclamò la ragazza prima di uscire.
-Ciao! – dissero all’unisono i due, ma in quel saluto la voce di Joe si sarebbe sentita anche a un miglio di distanza. Era felice, sì molto felice.
Alex odiava e nello stesso tempo amava quei baci che Joe le lasciava sulla guancia di tanto in tanto. Per Alex la mente di quel cantante era incomprensibile, peggio di quella di una ragazza.
 
***
 
-Buonasera ragazzi, come procede? – domanda Alex che dopo tre ore precise era tornata in studio.
-L’abbiamo finita Alex! L’abbiamo finita in due ore ti rendi conto?! – disse emozionato il ragazzo.
-Ringraziala! senza quelle frasi saremmo stati qui fino alle 4 di mattina, e non sarebbe venuta così bene. – gli suggerì l’altro cantante con cui praticamente aveva stretto amicizia e sembrava che si conoscessero da una vita per come si comportavano tra loro. Era facile e veloce far nascere un’amicizia tra due maschi, Alex lo aveva sempre creduto, e ogni volta vedeva riconfermata la sua ipotesi: suo fratello aveva amici dappertutto.
-Hai ragione, Alex sei stata la nostra salvezza, senza quegli appunti non saremmo andati da nessuna parte, non sapevamo dove mettere mano! – la ringraziò il giovane cantante.
-Figurati, ho solo scritto quello che dicevi. – risponde dando poco peso a quel che aveva fatto.
-L’ ho detto e lo confermo: sei un angelo – affermò Joseph baciando la guancia della ragazza, proprio come aveva fatto prima.
-Dai Joe, ringraziala meglio! – esclamò Chris per spronare il ragazzo a fare qualche altro tipo di gesto di “gratitudine”. Chris Brown sembrava intento a sistemare la musica al computer ma in verità stava vedendo ogni cosa gli succedesse dietro le spalle, aveva gli occhi dietro la testa?
I due rimasero per un attimo interdetti non sapendo cosa dire. Alex era in preda all’ansia e alla pura, così risolse tutto con una fragorosa risata alla quale si unirono anche gli altri due ragazzi. 
Quella situazione stava facendo trovare a disagio entrambi sempre di più, e ormai non sapevano come uscirne fuori.
 
***
 
-Allora ci vediamo domani alla stessa ora qui per l’incisione, ok Chris? – domandò Joe al musicista, prima di salutarsi.
-Perfetto Joe, a domani! Ciao Alex!- salutò dopo aver acconsentito
-Ciao – salutarono all’ unisono i due ragazzi.
Joe si lasciò cadere sulla sedia a peso morto e chiuse gli occhi stanco morto, ma con l’intenzione di continuare e finire quel progetto.
-Sei pronta per trascorrere un’altra notte insonne qui con me? – la interrogò il ragazzo.
-Ma non hai detto a Chris che continuavate domani? – disse perplessa Alex.
-Secondo te io davvero riesco ad aspettare fino a domani? O meglio riesco a cantare perfettamente come faccio davanti a te, davanti a lui? Io sono un cantante, proprio come te, e non sei l’unica ad avere timore di esibirsi davanti a qualcuno che ha più esperienza di te. Poi io voglio che ogni dettaglio sia perfetto, sai che sono pignolo; non potrei stare a cantare milioni di volte lo stesso verso con lui. Domani mattina modificherò solo le ultime cose. – le spiegò lui; anche il “mitico” Joe Jonas aveva paura delle volte.
Alex trattenne un sorriso, estrasse il suo telefonino dalla tasca e cominciò a toccare i tasti di questo. Joe non riusciva a capire quel comportamento, così le chiese:
-Ma che stai facendo?
-Chiamo il ristorante cinese. Vuoi i soliti involtini primavera Joe? – gli chiese facendolo sorridere e annuire allo stesso tempo. Con quell’affermazione Alex aveva appena accettato di rimanere per l’ennesima notte ad aiutare l’amico.
-Grazie. – le disse sottovoce sorridendo.
Appena la ragazza ebbe finito di ordinare la loro cena Joe le disse:
-Ti ho mai detto che ti adoro quando fai così?
-“Così” come? – domandò
-Che dici che non vuoi, ma poi ti fai convincere, e hai già pensato a tutto e invece di rispondere con un “sì” mi chiedi se voglio gli involtini primavera. Sei sempre un passo avanti. – Disse  Joseph
Alex rise, attaccando così la sua stessa risata al cantante.
-Davvero, mi fa piacere che tu l’abbia notato. Comunque non avrei mai lasciato un malato della mia stessa malattia, anche se meno gravemente, da solo ad esibirsi davanti a Chris Brown – lo informò Alex.
-Grazie davvero – disse di nuovo.
-Su mettiamoci al lavoro! Fammi vedere per bene questa canzone. – disse la ragazza impossessandosi del foglio banco con su scritta la canzone che aveva in mano il ragazzo. – A prima occhiata ti posso confermare che hai una scrittura pessima come sempre. A te viene bene solo l’autografo. – la ragazza scosse la testa in gesto di dissenso - comunque ora la leggo seriamente.
Passò qualche minuto, e gli occhi di Alex continuavano a scorrere su quel foglio pieno di parole, non riuscivano a staccarsi e neanche per un attimo; Joe aspettava una sentenza che tardava ad arrivare.
Alla fine della terza strofa Alex stava sul punto di scoppiare in lacrime.
“No, no, non è proprio il momento di piangere Alex. Sii forte, respira, punta gli occhi su una parte bianca del foglio e cerca di dire qualcosa. E soprattutto non guardarlo negli occhi, non resisteresti.” Si ripeteva quella parole, immaginandosi come sarebbe venuta fuori quella canzone, sarebbe stata una meraviglia; Alex si ripromise che se Joe non ci avesse messo anima e corpo per cantare al meglio quella “See No More” sarebbe andata lì e gliene avrebbe date di santa ragione. Quella notte sarebbe stata pignola anche lei, quindi di sicuro non sarebbero usciti da lì per almeno le 8 del mattino per un caffè.
-Che ne pensi? – chiese Joe timoroso.
-è bellissima – rispose con voce flebile e tremante consegnando quel foglio nelle mani del ragazzo e facendo due passi più in là.
-Davvero? Abbiamo usato praticamente tutti gli appunti che avevi preso. Non mi sembra affatto male come testo per ora. – disse riflettendoci.
-Joe, potrebbe essere il primo singolo. – affermò convinta la ragazza all’improvviso.
-Ma non so, l’album non è neanche completo, non è stata neanche incisa … - comincia a dire Joe impaurito, la verità è che c’era troppo di suo in quella canzone.
-Joe, questa canzone ha tutti gli elementi per essere il singolo dell’album. Ho sentito la musica, ho letto il testo immaginandomelo su quel ritmo; ora manca solo l’incisione ... e sbrigati a , che vorrei andare a dormire verso le 5 di mattina, se possibile; anche se lo credo impossibile, prima delle 8 da qui non usciamo. – dice la ragazza.
-Hai suoi ordini, capitano – la portò in giro facendo un saluto militare.
-Vedi di comportarti bene soldato! – disse Alex facendolo ridere.
-Allora per prima cosa vai in sala incisione con la canzone scritta e canta, quello che ti viene, andando a tempo il più possibile. Se perdi il filo o non ti ci ritrovi per dieci secondi non preoccuparti, riparti da dove sai come cantare, ok? Soprattutto, stai tranquillo. – le spiegò la ragazza cercando di rassicurarlo.
-Ok - sospirò preoccupato. Joe era stranamente teso, come se fosse la sua prima volta nello studio di registrazione; la verità è che era stanco, impaurito e con mille problemi per la testa.
La musica partì, quando il cantante le mostrò un pollice alzato. Joe fece un respiro profondo.
-It was saturday when I got that call- cantò attaccando nel momento sbagliato non riuscendo a prendere la nota -Far away from feeling small – non prese respiro, era senza fiato- I know, I know, I know what the truth is - andava fuori tempo, stava combinando un disastro con quella strofa e visto che non gli riportava neanche mezza nota si fermò e allargò le braccia non sapendo cosa fare.
-Joseph continua – lo incitò Alex.
Joe riprovò ad attaccare al momento giusto e prendere la nota giusta, ma anche questa volta non ce la fece. Cosa gli stava succedendo?
Cercò di andare a tempo, ma le sembrava che quelle parole fossero di un’altra canzone, non di quella. Iniziava un verso e dopo tre lettere taceva rendendosi conto che qualcosa non andava. Una volta sbagliato anche l’ultimo ritornello, sbuffò deluso da se stesso abbandonò le cuffie sul microfono e uscì dalla sala di registrazione e si sedette sul divano a peso morto, lasciando la testa abbandonata all’indietro.
Alex bloccò la musica, e si avvicinò dandosi una spinta con la sua sedia girevole.
-Ehi, che ti succede? – disse dolcemente Alex al ragazzo che non riuscendo a cantare quella canzone si sentì come se la sua carriera da cantante fosse finita.
-Lo sai tu? Perché io non me lo so spiegare, probabilmente sono sempre stato un pessimo cantante … – disse deluso.
-Ehi, Joey, ascoltami. Guardami negli occhi. – gli suggerì, e la testa del ragazzo si alzò e il suo sguardo andò ad incontrare quello di Alex. – Joseph, sai dov’è il problema? È qui, qui e qui. – Così dicendo la ragazza tocco con il dito indice della mano destra prima la fonte del ragazzo, poi il cuore e infine appoggiò la sua mano su un suo ginocchio. – Hai troppi pensieri per la testa: oggi hai anche incontrato un cantante famoso e in due ore hai composto una canzone con lui, non dormi da tanto, e devi pensare all’album, alle prime del film, al tour, alle copertine, devi pensare a tutto. Poi sei uscito da relativamente poco da una relazione e dentro a questo studio non fai altro che pensare alle tue passate storie che in conclusione non sono state tutte delle tragedie greche; in più sei continuamente contrastato con te stesso, non sai prendere una decisione concreta di questi tempi. Le gambe ti tremavano quando sei entrato in sala, che credi che non me ne accorga? hai paura, sì perché è la prima volta senza i tuoi fratelli, quindi non c’è nessuno che ti rassicuri o che si offra di cantare una strofa al posto tuo; hai paura perché con questo album, ma soprattutto con questa canzone sei stato sincero, completamente onesto, e il pensiero che potrebbe non piacere qualcosa che viene così dal profondo ti terrorizza e mette giù di morale. – gli spiegò Alexandra a cui Joe non aveva più tolto gli occhi da dosso da quando gli aveva suggerito di guardarla negli occhi. – Sbaglio?
-No, non sbagli affatto; piuttosto direi che sei impressionante – sentenziò Joe.
-Ho la qualità di capire come sono fatte le persone in relativamente poco tempo, a volte mi basta uno sguardo – gli disse lei.  – Lo so: ho sbagliato lavoro, avrei dovuto fare la psicologa.
-Avresti fatto milioni. – disse.
-Eh lo so. Ma ora ci dobbiamo occupare di un già milionario, cioè tu. Quindi entra lì dentro e fa sentire chi sei Joseph Adam Jonas. – si premurò di pronunciare il suo nome per intero.
-Ho paura di fare schifo come prima – indugiò.
-Non succederà, comunque sia sono solo io, mi è successo di sbagliare la canzone o rendermi conto che per un giorno era meglio rinunciarci, ci sono dei giorni no.  Poi Joe “quella con la paura da palcoscenico” sono io, non tu: tu sei quello che ha cantato davanti a milioni di fan, che non ha paura di far vedere chi è.  – disse lei.
-Grazie – sorrise lui baciandole una guancia prima di entrare nella sala di registrazione e dare il meglio di sé.
L’esibizione di quella prima registrazione di “See No More” Alex l’avrebbe potuta eleggere come la migliore incisione di Joe Jonas degli ultimi tempi, sicuramente la migliore del suo album da solista.
Rimasero fino alle 4 di mattina insieme a parlare cantare, registrare, riprovare, mangiare, ridere e lanciarsi occhiate l’un l’altra come se fossero in compagnia di altri cento e non potessero davvero lasciarsi andare. Avevano paura, terrore delle conseguenze; e questa volta non era solo Joe ad averne. Alex era spaventata dall’Amore tanto quanto lo fosse di esibirsi davanti a qualcuno. 






Note d'autore. 
vi ringrazio ancora per i commenti! :) spero che questo capitolo vi piaccia, lasciante una recenzione se volete! ;-)
baci, Marta. 

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Capitolo 10
*** Chapter 10: Stage Fright ***


Chapter 10
 
Stage Fright
 
 
-[…]Signor Smith, quella ragazza è un talento sprecato. Lei è nata per cantare, per suonare, per fare musica. La musica le scorre nelle vene come nessun’altro; riesce a sentire a capire davvero cosa c’è dietro a un mi steccato, dietro a una frase vibrata e distingue un acuto fatto con il cuore con un altro composto con il mixer. Riesce a percepire la musica e a farla sua. E poi senta la sua voce … - così dicendo il ragazzo premette play della canzone che aveva letteralmente rubato alla ragazza – La senta. Non è una delle voci più belle che lei abbia mai sentito? Le chiedo di proporle di fare un album, uno soltanto, se le vendite vanno bene allora bisognerà che affronti la sua paura, ma se le vendite vanno male quello sarà il suo primo e ultimo CD, non deve per forza andare subito in tour può aspettare i risultati del suo album.  Che ne dice? – propose il cantante
-Ragazzo, so che è una ragazza con grande talento, ha una voce impressionante, ma se non riesce ad affrontare la sua paura di cantare in pubblico non posso fare da produttore ad un suo CD. – rispose il direttore davvero dispiaciuto ma presentando dei problemi reali.
-Cercherò di farle affrontare la sua paura, poi le farò risapere, intanto lei ci pensi, va bene? – chiese il giovane.
-Glielo prometto signor Jonas. – garantì l’uomo.
 
***
 
 
-Alex, non te l’ho mai chiesto, ma, perché hai paura di cantare in pubblico? – le domandò Joe di punto in bianco
-Come ti è venuto in mente ora? Stavamo parlando della tua passione per le tartarughe ninja! – chiese sorpresa lei.
-Boh, così. – rispose vago.
-Non lo so perché ho paura, ho paura e basta – disse non dando una vera spiegazione.
-Da quando ce l’hai? – la interrogò
-Dal mio primo saggio, ho provato più volte a cantare ma non ce l’ho mai fatta, avevo 10 anni. – rispose lei.
- Quanti anni avevi quando i tuoi hanno avuto l’incidente ? – domandò con voce seria cercando il suo sguardo
-10, è successo un mese prima del saggio -  rispose mantenendo il suo sguardo per terra, sospirò. – vuoi che io te lo dica davvero il motivo?
Joe annuì.
-Quando ero piccola andavo sempre nel lettone dei miei con mamma, che aspettava papà che continuava a guardare la televisione per una mezz’oretta. Così il girono prima dell’incidente, stavamo parlando del saggio, di quanto io fossi agitata e felice; e avevamo fatto un patto: lei sarebbe stata in prima fila a sostenermi lasciando lavoro e tutto il resto, se io le avessi dedicato la canzone. La sera del raggio guardai la prima fila e non vidi nessuno,  così in preda alle lacrime scappai. Ogni santissimo anno in cui tornavo su quel palco per cantare la canzone che avevo preparato per gli ultimi nove mesi guardavo la prima fila ed era la stessa storia. Ci ho provato per un po’ di anni di seguito fino a quando ci ho rinunciato e ho preferito cantare solo per me chiudendo gli occhi e immaginando quel saggio ideale di quando avevo dieci anni in cui c’è tutta la mia famiglia in prima fila ad applaudire per me, e mamma in piedi che grida il mio nome. – Alex trattenne le lacrime facendosi arrossare tutti gli occhi e portando una mano su di essi – Questo è tutto.  Sei il primo e l’ultimo a saperlo, e non so neanche io perché io te l’abbia detto.
Alex cercò di sorridere con scarsi risultati a quegli occhi fin troppo dolci e comprensivi di quel ragazzo che non le staccava lo sguardo da dosso, cercando i suoi iridi azzurri.
La ragazza con gli occhi pieni di lacrime infine incontrò lo sguardo del corvino e notò i suoi occhi lucidi. Si era davvero commosso?
-Stavi per piangere? – chiese con voce tremante cercando di ridere.
-Ehi non ho un cuore di ferro, Alex. – si giustificò lui, lei si avvicinò con la sedia e lo abbracciò. Joe ricambiò sorpreso: nei gesti d’affetto era sempre lui a prendere l’iniziativa, mai Alex.
Joe la strinse a sé accarezzandole la schiena, quando l’abbraccio si sciolse le guance della giovane erano inondate da lacrime. Joe le sorrise, prese il viso della ragazza tra le mani e passando i pollici  sulle guance di lei, le asciugò le lacrime.
-La mia non è una bella storia, te lo avevo detto. Essere qui a Los Angeles, lavorare qui all’universal  con te è una delle cose migliori che mi siamo mai capitate in vita mia. – disse Alex fissando Joe.
-Anche per me lavorare con te è una delle cose più belle che mi siano mai capitate – sentenziò rendendosi solo nei dieci secondi successivi ci cosa avesse detto.
Alex sorrise e tornò a sedere sulla sedia appoggiando la sua nuca sulla seggiola.
-Joseph, tornando alle canzoni, “I’m Sorry” è pronta? – chiese Alex cambiando argomento in cinque secondi.
-Lascia stare le mie canzoni per un attimo. Se mi canti qualcosa te ne sarò eternamente riconoscente. – insistette Joe.
-Ho già cantato per te una volta, anche se non lo sapevo. Devi ritenerti fortunato. – rise la ragazza.
-Ecco, non lo sapevi. Ora canta sapendo che sono qui. Quello che vuoi, come vuoi, quanto vuoi. - lasciò libera il ragazzo. – ti prego.
-Ma perché ci tieni tanto? Io canto soltanto per me stessa, per divertimento, per sfogo, non voglio fare la cantante anche perché non ci riuscirei. – disse lei.
-Mai dire mai – le ricordò il cantante – io da piccolo volevo fare il veterinario e odiavo cantare, ed ora eccomi qui.
-Ma che c’entra quando si è piccoli è normale pensare a lavori del genere! Io quando ero piccola volevo fare la macellaia! – rispose.
Joe rise, divertito da quella affermazione e dalla faccia della ragazza.
-Ehi non c’è nulla da ridere, è un lavoro fantastico! – contestò. – Se l’universal mi licenzia, e divento una disoccupata, apro una macelleria, e ti bandisco come cliente! – disse orgogliosa la ragazza.
-Ma no dai! – rise ancora – Voglio mangiare la carne che mi preparerai! – Joe rise ancora senza fermarsi.
-Smettila! – rise la ragazza, colpendo il cantante che si stava piegando in due.
-No davvero, ti immagino con un mannaia in mano e tutto il grembiule sporco di sangue, e non riesco a smettere di ridere! – disse tra le risate.
-Ahahah in effetti  non dev’essere una bellissima visione – rise la musicista. – Ok dai basta, cerchiamo di fare i seri per 10 minuti.
Joe incrociò lo sguardo con quello della ragazza.
-Non ce la faccio – disse con voce in falsetto per poi ristoppiare a ridere.
I due ragazzi rimasero per tutto il resto del pomeriggio a ridere, raccontandosi dei loro sogni passati, presenti e futuri. Discutendo di aneddoti esilaranti, che avevano vissuto. Il massimo che Joe riuscì ad ottenere con Alex fu  un verso di un ritornello di una canzone dei Jonas Brothers, Fly With me. Meglio di nulla. La verità è che Alex e Joe erano diventati ottimi amici, e adoravano trascorrere del tempo insieme, divertendosi come matti a parlare di fatti alla rinfusa, scambiandosi talvolta qualche sguardo intenso che ognuno dei due nascondeva all’altro. 





Angolo dell' autrice. 
Beh è un capitolo più corto degli altri, e serve soprattuto per capire il passato di Alex. Spero vi piaccia! Ringrazio ancora per le recenzioni e spero di riceverne altre! *-*

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Capitolo 11
*** Chapter 11: The last Song ***


Chapter 11
                               
The last Song
 
 
-Joe voglio un demo perfetto, e tu sai perché – gli disse Alex prima che entrasse nella sala registrazione. Senza replicare il cantante annuì e chiuse la porta dietro di sé.
Alexandra fece un respiro profondo e aspettò che il ragazzo dai capelli corvini si sistemasse e le facesse segno di avviare la base. Premette play, e tenne il suo sguardo fisso sul ragazzo.
Tra i due giovani ormai si era creata un’atmosfera tale da farli sentire a proprio agio entrambi. Alexandra sapeva ogni cosa su Joseph, e Joseph sapeva ogni cosa su Alexandra.
 
Love a girl in a whole nother language
They look at us strange.
Don’t understand us, they try to change it.
Try to say we wont change

They may say it sounds crazy
Love’s even more wild when you’re angry
So say why you wanna change it

La voce di Joseph proseguiva decisa e tenendo perfettamente il ritmo tra quelle note modulate. Joe era tremendamente affezionato a quella canzone e lo era anche Alex. La mattina del giorno prima si erano quasi rasseganti all’idea di non riuscire a produrre la dodicesima canzone di Fast Life, nome dell’album di Joe, fino a quando quel pomeriggio presero dei fogli di carta e due penne e cominciarono a scrivere. Era tutto così naturale.

Girl you’re just running from the truth
And I’m scared of losing you
You are worth too much to lose
Baby if you’re still confused

Girl I’m just in love with you
Girl I’m just in love with you
No other words to use
I’m just in love with you
I’m just in love with you
Ahh yeah

In meno di mezz’ora il testo lo avevano terminato; e nelle due ore successive composero e perfezionarono la base di quella canzone. Il concetto era semplice e concreto. Concreto, anche se Joe aveva soltanto cominciato a scrivere versi su versi sempre più perfetti, senza dire a chi si riferissero, allo stesso modo Alex. Unirono i loro versi e uscì fuori Just in love.

When I tell you I would never leave you
Do you hear what I say?

I don’t understand you
When you say you need time
but you’ve been callin all day.

Talk love and they say it sounds crazy
Love’s even more wild when you’re angry
I don’t understand why you would wanna change it
Girl listen to me. 
 
Un amore diverso strano, confuso, che sfugge e non ammette la verità. Amore che ha bisogno di tempo. Un affetto che c’è sempre stato. Paura di perdere la persona amata, per sempre forse. Amore che nessuno può cambiare.

Girl you’re just running from the truth
And I’m scared of losing you
You are worth too much to lose
Baby if you’re still confused

Girl I’m just in love with you 
Do you hear what I said?
Girl I’m just in love with you
Can’t nobody can change it
No other words to use
I love you, baby
I’m just in love with you
I’m just in love with you

Never knew what we have
They don’t understand
We’re just a waste of time
We know this is real
I know how you feel
When you put your hand in mine

A quell’ultima strofa della canzone prima del ritornello Alex si emozionò, davvero questa volta. Cominciò a piangere senza principio di smetterla. Non riusciva davvero a capire perché stesse piangendo, probabilmente perché quella era l’ultima canzone che avesse registrato con quel fantastico ragazzo che aveva dato una svolta nella sua vita; o forse perché si illuse che quelle parole scritte direttamente da Joseph erano rivolte a lei, e le trovò magnifiche; o forse ancora perché Joseph era stato l’unico che sapeva tutto di lei e che le aveva ricambiato l’affetto che lei gli aveva dimostrato.

Girl I’m just in love with you 
Girl I’m just in love with you
No other words to use
I’m just in love with you
I’m just in love with you
 
 
Alex appena la canzone finì si alzò dalla sua sedia girevole cercando di asciugarsi le lacrime pregando che lui non l’avesse vista piangere. Poggiò le spalle al muro vicino alla porta della sala di registrazione, non sapendo che fare.
-Ehi Alex, come sono andato? Ma … dove sei? – chiese il ragazzo, per poi togliersi le cuffie e uscire dalla sala di registrazione.
-Alex – la chiamò lui vedendola in lacrime.
La ragazza gli butto letteralmente  le braccia al collo, continuando a singhiozzare.
-Alex, che è successo?- domandò lui preoccupato senza lasciare l’abbraccio.
-è l’ ultima, l’ultima canzone – rispose la ragazza dai capelli biondi.
-Oh mio Dio, Alex.  – la strinse a sé. – ne dovresti essere felice, almeno ti liberi di un cretino come me, no?  - scherzò il moro.
La ragazza mosse la testa in segno di dissenso.
-No. – dichiarò. Joe si stupì di quell’atteggiamento, non l’avrebbe mai immaginato.-Sei stato fantastico Joseph.
-Grazie. – disse lui accarezzandole la schiena. –Dai forza, non è la fine del mondo, anzi è solo l’inizio; non credere che tu mi sia servita solo per lo studio di registrazione.
Quella frase richiamò l’attenzione della giovane, facendo posare il suo sguardo su quello del ragazzo.
-In che senso? – domandò lei, sciogliendo l’abbraccio.
-Nel senso che mi seguirai dovunque andrò. Durante la registrazione dei video-clip, in tour, durante la promozione; anzi, ti va di farmi da manager per un po’? – domandò velocemente Joe.
-Stai scherzando vero?- disse incredula sedendosi sulla sua sedia girevole, e allo stesso modo fece Joseph.
-Assolutamente no. Ti vorrei nel mio staff, come musicista, manager e soprattutto amica sempre pronta a sopportarmi e darmi un consiglio. Sei riuscita a sopportarmi alle 4 di notte in preda a una crisi di fame, puoi riuscire a fare di tutto. Ora spetta a te la decisione, tu vuoi venire come me, e magari girare mezzo mondo?– le chiese, era da un po’ che gli girava questa idea per la mente, ma non sapeva se lei avesse rifiutato o meno, ma quando aveva visto quella reazione da parte della ragazza aveva capito di contare davvero qualcosa per lei.
-E me lo chiedi? Assolutamente sì! – rispose Alex.
-E ovviamente, tu sei una delle mie migliori amiche, anche quando finirà tutto, ci terremo in contatto, lo prometto – disse Joseph. – Ed ora puoi smettere di piangere e sorridere, Alex? Sono solo un cretino, non è la fine del mondo.
Alexandra si asciugò le lacrime, e scosse di nuovo la testa.
-Non sei un cretino Joseph, non lo sei affatto; sei tutt’altro che un cretino. –gli rispose con voce tremendamente sincera guardando a terra. Il cuore del giovane sobbalzò, nessuno gli aveva mai detto qualcosa del genere con tanta sincerità, senza un minimo accenno all’ilarità.
-Grazie – disse il cantante, spostando il suo sguardo a terra e mordendosi il labbro inferiore – beh su fammi sentire cosa ho combinato nella sala registrazione, cosa è venuto fuori?
-è venuto fuori un capolavoro. – rispose la ragazza porgendo le cuffie all’amico che si mise ad ascoltare cosa aveva appena inciso. – e non voglio nessuna seconda registrazione, questa è perfetta.
Dopo qualche minuto Joe dette la sua sentenza.
-Sì è ok, ma devo migliorare qualche parte, c’è qualche errore  - sentenziò il ragazzo – e poi è solo un demo, devo per forza registrarla di nuovo.
-Non ci pensare per niente, tu non registrerai un bel niente! Dammi quindici minuti e ti trasformo questo demo in una canzone vera e perfetta. – rispose la ragazza che si fissò davanti al computer.
-Vedo che hai imparato a usare quei programmi … – osservò Joe.
-Ora li conosco come le mie tasche. Ora vatti a fare una passeggiata, vai a mangiare qualcosa, fai quel che vuoi ma lasciami lavorare. – disse decisa infilandosi le cuffie, non dando a Joseph nessuna possibilità di replicare.
Joe sbuffò, odiava quando faceva così, ma allo stesso tempo adorava quel suo modo di fare estremamente determinato. “Essendo cresciuta sola con un maschio in casa, si sarà dovuta far rispettare” pensò il cantante. Joe si assestò sulla sua sedia girevole e cominciò a fissare il profilo della ragazza che troppo impegnata con la sua musica non l’avrebbe notato.
Joe rifletté sul fatto che non avesse incontrato nessuna ragazza con una forza d’animo così, e con una passione per la musica innata così forte. Ne aveva passate tante, aveva un brutto passato, ma nonostante la sua giovane età era riuscita fare cose che talvolta neanche gli adulti riescono a gestire, ed è arrivata a farsi spazio nel mondo in modo singolare.
Joseph sapeva perché a volte lei mostrasse tanta insicurezza, e si rendeva conto di quanto fosse uno spreco di talento, e si era ripromesso di farle superare la sua paura mettendole la verità davanti agli occhi.
Alex che stava aggiungendo la batteria e il piano, e qualche accenno di chitarra in quella traccia si sentì particolarmente osservata dal cantante che non le staccava gli occhi da dosso.
-Non hai niente di meglio da fare vero? – sospirò la bionda, sapendo già quale fosse riposta del ragazzo.
-No, e mi diverto a guardarti. –disse chiaro il cantante.
-“Osservata da una superstar” potrebbe essere il titolo di un nuovo film. – osservò la ragazza.
-Ma certo, io faccio la superstar. - disse appoggiando il braccio sullo schienale della sedia della giovane. –Dai quanto manca? Voglio sentire.
-Manca ancora un po’, sono brava ma non sono un mostro con le canzoni. – disse lei osservando il PC. Joe colse il momento in cui era distratta per colpirla ai fianchi con del solletico.
-Joseph … - rise muovendosi sulla sedia. – no ti prego ahahahah – lo scongiurò scalciando.
-Trovato il punto debole – gridò vittorioso.
-Questa me la paghi! – pronunciò velocemente riuscendo a prendere le mani del cantante per fermarle. – Tieni le mani apposto! – gli ordinò la ragazza trattenendo un sorriso per riportare le mani dei ragazzo verso lo stesso, e avvicinarsi pericolosamente con il viso a quello del cantante – Capito? – disse spalancando gli occhi in un’espressione buffa, che Joe imitò facendola scoppiare a ridere.
La ragazza si alzò e aprì la porta, indicando l’uscita.
-Ora fuori, sto lavorando per te. Ti apro io quando ho finito – disse trattenendo un risata.
-Non puoi cacciarmi dal mio studio di registrazione! – rispose beffardo con in viso un’espressione finta di chi ha appena ricevuto un oltraggio.
-E invece io lo faccio, fuori! – gli ordinò. Il ragazzo si alzò e eseguì quanto detto da Alex, avvicinandosi all’uscita
- Prima di andarmene … volevo dirti una cosa – cominciò serio.
-Dimmi … - lo incoraggiò Alexandra.
Con una mano Joe scompigliò i capelli di Alex, e scappò nel corridoio.
-Joseph Adam Jonas! – gridò la Texana rassegnata. Chiusa la porta, la musicista rise tra sé e sé, scuotendo la testa e tentò di sistemarsi i capelli. Erano amici, le era sempre mancato un amico del genere.
Circa trenta minuti dopo mandò un messaggio a Joe. “Ho finito, è Pronta. Vieni”. In meno di trenta secondi Joe aveva già aperto la porta e si era fiondato vicino alla ragazza non vedendo l’ora di ascoltare ciò che era venuto fuori.
-Prego Joseph – gli disse porgendogli le cuffie, premette play e la canzone si avviò.
Joe teneva il ritmo con la testa, e sorrideva orgoglioso, felice di quella traccia e dell’ intero album.
-È perfetta – sentenziò Joe, alla fine della canzone posando la sua mano su quella della ragazza, che arrossì.





Angolo dell'autrice. 
Ecco qui, dopo il mio enorme ritardo, il capitolo!
Ringrazio sempre tutti per le recenzioni, davvero, e vi chiedo di lasciare un commentino se volete!
Grazia ancora a tutti, 
a presto, Marta. 

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Capitolo 12
*** Chapter 12: Important meeting ***


Chapter 12
 
Important meeting
 
Quel giorno erano tutti nella sala d’aspetto pronti per iniziare quell’incontro. Avrebbero deciso dell’album di Joe; come sponsorizzarlo, in che modo; se estendere quel progetto oltreoceano, oppure no; se puntare molto su di lui oppure farlo passare come il solito cantante targato Disney.
C’erano i manager di Joe, il padre, gli sponsor, lo staff, i produttori, Chirs Brown, Alex e infine Joseph.
Il cantante era parecchio agitato, teneva tantissimo a quel progetto; ci aveva lavorato a lungo, rimuginandoci su per almeno un anno e mezzo prima di prendere davvero l’iniziativa. Era stato pienamente onesto, raccontando, parlando delle sue relazioni attraverso la musica. Questo no lo riusciva a fare con i fratelli, perché ognuno aveva le proprie emozioni, i propri sentimenti, i propri stati d’animo; e non avrebbero mai potuto scrivere qualcosa che stavano attraversando in quel momento perché ognuno aveva reazioni diverse davanti ad ogni avvenimento. Perciò i Jonas Brothers scrivevano, vivevano di ricordi e di adrenalina. Adrenalina che i fan stessi regalavano loro, facendo scrivere i loro migliori successi.
In quel momento era diverso: c’era solo Joe. Lui aveva tutto il peso addosso, lui sopra al palco avrebbe potuto contare solo su se stesso; e se qualcosa sarebbe andato storto se la sarebbe dovuta prendere solo con se stesso.
-Ehi Joe, stai calmo, vedrai che andrà tutto bene. – lo rassicurò la ragazza.
-No invece, non scommettono niente su di me; non credono in me. Senza l’aiuto da parte dell’universal non vado da nessuna parte – rispose il ragazzo.
-Non preoccuparti, dopo aver sentito il tuo album sapranno quel che vali.  – lo tranquillizzò lei.
Arrivò Mr. Smith, l’unico mancante all’appello, così tutti si accomodarono nella sala dove si sarebbe svolto il meeting.
Joe prese parola, si presentò, mostrò il suo progetto, spiegando ogni cosa a riguardo; proponendo di promuovere l’album in scala mondiale, soffermandosi soprattutto sull’Europa.
Mr. Smith sembrò subito felice di quella proposta, ma sfortunatamente tutti dovevano essere d’accordo su quelle decisioni. Gli sponsor e i produttori si mostrarono scettici e cinici a riguardo; non erano convinti a pieno del talento e dal successo del giovane cantante. Misero in ballo molti argomenti, tra cui i Jonas Brothers,se ci fosse stato davvero l’intenzione di lasciarla la band per una carriera solista di Joe. Su questo il ragazzo fu irremovibile: i Jonas Brothers erano ancora una band e lo sarebbero rimasti per il resto dei loro giorni; avrebbero fatto di nuovo musica insieme quando sarebbe arrivato il momento. Ci furono molti problemi, dovuti principalmente ai soldi e alla paura di non vendere abbastanza copie. Joe avrebbe fatto un tour, non si sapeva ancora dove e quando o se da solo, o con per aprire la scena a un altro artista.  Questa era l’unica cosa certa dopo due ore di riunione. Fecero una pausa, e si riposarono nell’atrio bevendo acqua.
-Dai stiamo andando bene- lo incoraggio Alex.
-Stiamo andando da schifo varrai dire – la corresse lui.
-Non è vero. Facciamo progressi. Si sa che gli sponsor e i produttori fanno sempre storie quando si tratta di cacciare soldi dal portafoglio!- gli fece notare Alexandra.
-Su questo hai ragione. – disse lui.
-Pausa terminata, la riunione ricomincia – dissero.
I due giovani si avvicinarono, ma Mr. Smith bloccò il cantante.
-Vorremo fare due chiacchiere senza di te Joe, va bene? – chiese il permesso al diretto interessato.
-Ok, va bene – rispose terrorizzato il ragazzo.
Alex capì cosa stesse succedendo così prima di entrare sussurrò all’orecchio del ragazzo:
-Ci penso io, non preoccuparti.
Tutti si accomodarono al proprio posto, e prima che cominciassero a parlare Alex attivò qualcosa sul suo cellulare poi lo poggiò sul tavolo. Mr. Williams, uno degli sponsor prese la parola.
-Io credo che non si debba rischiare milioni su una nuova promessa che potrebbe rivelarsi un fiasco, in fondo è solo un ragazzino della Disney . – disse facendo alterare Alex.
La ragazza che aveva preso soltanto raramente la parola precedentemente, si alzò in piedi.
-Con quale diritto lei chiama Joseph “ragazzino della Disney” con quel tono dispregiativo? Sì ha lavorato con la Disney e ha ancora un contratto che scadrà a mesi, ma l’ha visto?Le sembra un ragazzino viziato, o un uomo con dei veri ideali? –Alex aveva parlato piano ma decisa, catturando l’attenzione di tutti – Joe ha messo il cuore in ogni canzone che ha fatto, c’è un pezzo di sé in ogni singolo verso. Joe è vero, e quando si è onesti le persone se ne accorgono. – continuò – questo dovrebbe essere il maggior motivo per cui sponsorizzarlo, per dar spazio ai giovani, per dare una speranza a qualcosa di reale, di vero, che parla al cuore della gente mettendo il tutto su una musica ballabile a divertente. Questo è Fast Life, è qualcosa di estremamente vero.
-Ragazzina, siamo in un mondo in cui l’onesta non conta nulla. – disse uno dei presenti
-Giusto, è vero. Non conta nulla. Allora perché non provare a far qualcosa per cambiare? Qualcosa che possa cambiare le cose, che possa essere onesto e anche bello, giovanile; chi può fare musica per i giovani se non un giovane stesso?  – propose la ragazza.
-Fast Life è diverso dalla musica dei Jonas Brothers, se non piacerà alle fan? – chiese un produttore.
-Se sono fan dei Jonas Brothers, sono fan anche di Joe, e Fast Life è Joe. Quindi lo adoreranno, proprio come adorano Joe; le vere fan se ne accorgono se qualcosa è detto con il cuore se pur su un altro tipo di musica. Le fan dei Jonas Brothers resteranno, certo non tutte, ci sarà sempre qualcuno a cui non piacerà, ma dobbiamo contare che se ne aggiungeranno sicuramente altre. – spiegò lei. Alex è sempre stata una fan, sapeva esattamente come andavano le cose.
-Dovremo pubblicizzarlo, e far sentire la sua canzone in tutti i modi. Con l’Europa come dovremmo fare? – chiese un manager.
Alex resto per un attimo a pensare.
-La radio. La radio è ancora un mezzo di comunicazione perfetto, e ottimo per far sentire nuova musica “per caso”. Joe potrebbe fare un giro di promozione in Europa, e in America nelle principali città e andare nelle radio e pubblicizzare il suo progetto; poi potrebbe tornare a fare un concerto relativamente poco dopo. -  rispose risolvendo ogni problema la ragazza.
-E il tour? – disse uno dei produttori.
-Il tour, beh c’è ancora tempo per organizzarlo, potrebbe sia fare da spalla a qualcuno, che fare un tour da solista integrando con cover per arrivare a un ora e mezza/ due ore di spettacolo. – fece notare Alex
-Io propongo di fare come dire la ragazza, ha pienamente ragione – disse Mr. Smith facendo apparire un sorriso sulle labbra della giovane.
Il resto dei rappresentati di sponsor, dei produttori, manager annuirono, apparentemente consenzienti.
-C’è qualcuno contrario a sponsorizzare e sostenere il progetto mondiale di Joe? – chiese Mr. Smith. Nessuno alzò la mano o obiettò – Perfetto allora, la proposta è approvata.
Alex sfoggiò il suo miglior sorriso e ringraziò tutti, soprattutto Mr. Smith sempre fiducioso e favorevole nei confronti del ragazzo.
La ragazza aprì la porta credendo di trovare il ragazzo proprio lì dietro ad origliare con un bicchiere in mano, ma si sbagliò: non c’era nessuno.
Alex stupita mandò un messaggio al ragazzo “Dove sei?”. In meno di un minuto ricevette la risposta “Sono qui fuori, davanti al bar”.
La ragazza si precipitò dove le aveva detto il cantante, non vedendo l’ora di dargli quella bella notizia. Davanti all’uscita dell’edificio di ricompose, voleva tenerlo un po’ sulle spine e non si sarebbe fatta ingannare dal suo entusiasmo.
Appena uscì lo vide subito seduto di spalle su una sedia del bar, che muoveva sul posto una gamba per il nervosismo. Scosse la testa e trattenne un sorriso.
-Buongiorno cantante! – lo salutò posando entrambe le sue mani sulle spalle del giovane, si mise a sedere sulla sedia a fianco a quella di lui.
Joe posò il suo sguardo su quello della ragazza, mente quest’ultima notò che si era completamente spellato il labbro inferiore.
-Allora? – chiese timoroso, non riuscendo ad interpretare quell’espressione enigmatica della ragazza.
-Eh … allora abbiamo parlato – disse divertendosi a tenerlo sulle spine.
-Quindi? – incalzò.
-E Abbiamo deciso un bel po’ di cose, sotto mio consiglio.- tenne a precisare lei.
-Alex, sarà un progetto mondiale? – andò subito al punto non riuscendo più a trattenere quella tensione.
La gioia e l’ entusiasmo ingannarono Alex che sì aprì in un sorriso smagliante uscito direttamente dal cuore.
-Prepara le valige superstar, l’Europa ti aspetta! – sentenziò felice la ragazza, facendo comparire sulle labbra del ragazzo il più bel sorriso che avesse mai visto.
-Oddio, davvero? – chiese conferma esterrefatto. Alex annuì.
-Ti adoro! – disse con voce acuta il cantante ancora incredulo a quella notizia abbracciando la giovane, che ricambiò entusiasta. Non era la prima volta che Joe abbracciava Alex, ma solo in quel momento la ragazza si rese conto di quella dolce ma decisa stretta di Joseph e del suo così intenso profumo. Le piaceva abbracciarlo.
-Racconta, racconta tutto, dall’inizio! – le ordinò l’amico.
-Facciamo parlare i fatti, Joseph! – disse estraendo il suo cellulare dalla tasca – Ho registrato tutto, ogni singola parola.
-Tu sei un genio. – osservò lui
-No, è solo che non ritenevo giusto che tu che sei l’unico avrebbe dovuto partecipare a quella riunione sei stato sbattuto fuori. Quindi ho registrato tutto, e ti ho difeso. – rispose facendo poi partire quella registrazione.
Joe rimase in silenzio attento ad ogni parola, rivolgendo di tanto in tanto qualche sorriso pieno di gratitudine a Alex. La ragazza aveva tenuto tutti gli occhi dei presenti su di lei, risolvendo a colpi di parole ogni problemi e difendendo a spada tratta l’amico.
-Cosa devo fare per ringraziarti? – chiese appena la registrazione terminò.
-Beh direi che una villa con piscina, con Ferrari fiammante potrebbe andare bene – disse seria la ragazza, Joe la guardò interrogativo con una faccia buffa, così Alex scoppiò a ridere.
-Sto scherzando Joe! Non c’è bisogno che tu faccia nulla per me, è stato un piacere … ma sai, mi piacerebbe andare in Italia. – disse la ragazza.
-Ma certo, in Europa tu vieni con me, e la prima tappa sarà l’Italia. – promise il ragazzo.
-Davvero? – disse emozionata
-Certo! – rispose
-Io devo ringraziare te, non tu me! – disse gettandosi di nuovo tra le braccia del ragazzo. Le piaceva abbracciarlo, sì, le piaceva molto.
Un volta sciolto l’abbraccio i visi dei due ragazzi si ritrovarono fin troppo vicini. La mente di Joseph fu sfiorata dal pensiero di poggiare le sue labbra su quelle della ragazza, a poi si allontanò per paura di rovinare quel momento perfetto.
-Una bottiglia di Champagne! – disse il moro al cameriere.
-Bollicine, sì! – disse
Mentre i due giovani sorseggiavano il loro Champagne, Joe si sentì sussurrare all’orecchio.
-Non farti sfuggire questa ragazza, è fantastica – disse Mr. Smith che con la sua valigetta si dirigeva verso la sua macchina. Prima che se ne andasse Joe gridò al signore:
-Grazie!
Mr. Smith si girò e gli fece un occhiolino sorridendo al cantante.
Joseph osservò il sorriso che Alex gli stava appena rivolgendo, era illuminato da quel sole di inizio maggio, era così naturale, puro, e semplicemente stupendo. 







Note dell'autore 

Bene, ragazzi e ragazze, ecco un nuovo capitolo!
Spero vi piaccia! La recenzioni sono ben accette! *-*
baci, Marta.<3

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Capitolo 13
*** Chapter 13: Girl, you’re Just Running From the Truth ***


Chapter 13
                
Girl, you’re Just Running From the Truth
 
 
-Allora, che ne pensi? – Joe chiese a suo fratello, non che migliore amico Nicholas.
-è fantastico! Queste canzoni sono davvero bellissime Joseph! – rispose il minore orgoglioso di suo fratello.
-Lo pensi davvero? – chiese Joseph.
-Sì che lo penso davvero, sono stupende!  -rispose lui – sono il perfetto riflesso di come sei tu Joe.
-Grazie – sorrise il corvino, e abbracciò il fratello.
Nick è sempre stato il migliore amico di Joe, e la stessa cosa valeva per Nicholas. L’uno sapeva tutto dell’altro, e riuscivano a darsi i migliori consigli, in fondo erano cresciuti insieme sia come fratelli che come band sostenendosi nel bene e nel male, chi altro avrebbe potuto conoscere meglio Joseph di suo fratello?
Prima che il riccio sentisse l’album di Joe, quest’ultimo era molto agitato: temeva che non gli potessero piacere le sue canzoni, che le avesse potute considerare troppo diverse dalla loro musica, musica dei Jonas Brothers che per la maggior componeva Nicholas stesso. Joseph aveva ascoltato Fast Life per almeno 15 volte di seguito il giorno precedente, e trovò milioni di errori in quelle tracce, che in verità erano estremamente perfette. Solo quando Nick, il primo ad ascoltare l’intero progetto escludendo Alex, manifestò la sua ammirazione per quel progetto, il maggiore si sentì più sollevato.
-Buonasera ragazzi – disse Alex entrando in studio con un caffè in mano.
-Alex! – la chiamò il riccio
-Nicholas!Quanto tempo! – disse la ragazza nascondendo un sorriso al terzo, per poi abbracciare l’amico.
-Già tantissimo tempo! – enfatizzò su quella parola il riccio.
-Ok, che significano questi ammiccamenti? – chiese il corvino che non si fece scappare nulla.
I due ragazzi si guardarono, sorrisero.
-Glielo diciamo? – chiese lei al riccio che annuì come costretto.
-Significano che abbiamo massaggiato per tutta la notte, o quasi. – rispose Alexandra.
-Hai il suo numero? – chiese Joe rivolto al fratello, fulminandolo con gli occhi.
-Me lo ha chiesto la sera del concet of hope, e gliel’ho dato – lo informò la ragazza. – e avevi ragione: è un ottimo amico.
-E tu gli hai dato il numero di cellulare pur conoscendolo da neanche due ore?- disse infastidito Joe.
Alex lo guardò interrogativa, non riuscendo a capire quella reazione.
-Ehi, per prima cosa io ti ho dato il mio numero dopo neanche dieci minuti che parlavamo, e poi è tuo fratello non un maniaco, oddio lo è anche eh, però c’è di peggio! – rise la ragazza, facendo scoppiare a ridere anche il riccio.
Il cellulare della ragazza suonò. Tom.
-Scusatemi devo rispondere – così dicendo uscì dallo studio facendo rimanere i due fratelli soli.
-Mi spieghi perché le hai chiesto il numero? – disse indispettito il maggiore.
-Joe, calmati. Ho qualcos’altro, anzi qualcun altro per la testa al momento; non ho nessuna intenzione di portarti via la ragazza. – lo tranquillizzò con estrema calma il castano, facendolo sedere.
-Non è la mia ragazza – scattò il moro.
-Lo so, calmati, ma a meno che tu non faccia c*zzate, lo diventerà presto – gli rispose Nicholas.
-Perché fai il deficiente con lei? – lo accusò ingiustamente Joe.
-Oh ascoltami c*azzo: non faccio il deficiente con lei, sono solo un suo amico, è un ragazza in gamba, e se fai qualche c*zzata non vorrei farla rimanere abbandonata a se stessa, visto che è sola qui a Los Angeles. – rispose il riccio.
-Se provi soltanto a guardarla io … - cominciò il corvino.
-Joe, mi conosci, non lo farei mai – rispose il minore.
-è vero – rifletté Joseph – Nick, mi sono preso una cotta per Alex.
-Perfetto, il primo passo è ammetterlo. -osservò
-L’ho baciata. -ammise
-Lo sapevo, e questo è il secondo passo avanti – lo informò
-E poi non le ho più detto nulla a riguardo – sentenziò alla fine.
-Sapevo anche questo, e sai che significa? Che sei appena tornato indietro di dieci passi, facendole capire che per te è stato uno sbaglio baciarla perché la consideri un’amica – psicoanalizzò Nicholas.
-Ma poi, una volta, non ero io quello che ci sapeva fare con le ragazze? – disse confuso Joseph.
-Hai detto bene Joe, una volta. Hai appena passato il testimone al sottoscritto – si vantò il minore.
-Ma smettila – lo spinse ridendo il maggiore
 
 
-Tom! Fratellone !- rispose al telefono Alex
-Sorellina, che si dice lì a Los Angeles? – chiese il ragazzo dai capelli biondi e ricci.
-Tutto a meraviglia, l’album di Joe l’abbiamo terminato da prima di Pasqua, ma soltanto ora comincia tutta la promozione del progetto! – rispose la ragazza
-Un bel progetto aggiungerei, ho ascoltato i brani che mi hai inviato.- la informò il fratello.
-Già ha fatto proprio un ottimo lavoro. Da te tutto bene? – domandò la giovane
-Tutto bene, sì. Ma tornando all’argomento di prima, dai Alex, ti piace Joe vero? – la interrogò
-Dai Tommy, non mi devi fare queste domande, che lo sai che non so mentire. – si lamentò.
-Ti piace! – la canzonò.
-Non è vero, è solo un amico dai; e poi lo sai che da quel bacio non mi ha più detto nulla a riguardo – gli spiegò.
-Ma tu sei comunque cotta di lui, ma per paura né tu né lui riuscite a confessarlo; sai mi è successa la stessa cosa con Ann – le raccontò Tom.
-Esattamente – affermò lei.
-Tra le altre cose io lo devo anche conoscere questo Jonas. – si ricordò.
-è un bravo ragazzo. – lo rassicurò.
-Meglio così. Scusami Alex, ora devo andare, ci sentiamo presto ok? – chiese il ragazzo dagli occhi azzurri.
-Ok Tom, ci sentiamo. Ti voglio bene – lo salutò
-Anch’io – disse di rimando.
Alex e Tom erano identici: occhi azzurri del padre e capelli biondi della madre. Alex aveva ripreso il carattere aperto della mamma, mentre Tom aveva ripreso dal papà, aveva gli stessi modi di fare, perfino lo stesso modo di camminare. Alex ricordò che subito dopo l’incidente dei genitori quando le capitava di sentire il fratello scendere le scale, pensava che fosse il padre rendendosi conto soltanto dopo che quello che sperava era impossibile. Sorrise a quel ricordo e rientrò nella sala di registrazione.
 
-Era mio fratello, era qualche giorno che non lo sentivo, dovevo rispondere – spiegò Alex ai due ragazzi.
-Non preoccuparti, tutto bene con Tom? – si premurò il giovane.
-Sì sì tutto benissimo. Qui, avete finito di ascoltare l’album? – chiese la giovane
-Sì, è davvero stupendo, ma ora devo scappare ho un appuntamento tra dieci minuti dall’altra parte della città e sono in ritardo. Ci vediamo ragazzi – dice allarmato Nick che salutò i due e scappò dallo studio di registrazione del fratello.
-Tuo fratello non si ferma mai – rise Alex.
-Già – rise il moro. – Alex lo sai che dobbiamo scegliere il singolo?
-Io ti ho detto le mie preferenze o “See no more” oppure “Just In Love” – suggerì lei.
-Che ne dici invece di “Fast Life”? – propone il ragazzo
-Facciamo così: ti spiego i motivi per cui le ho scelte. “Just in love” è una canzone d’amore, che come singolo è sempre perfetta ma il sound è diverso da quello dei Jonas e lo sarà anche in video, e quindi le fan potrebbero metterci tempo per capirla davvero; “See no More” è qualcosa che si avvicina di più al ritmo dei Jonas, anche se è comunque diversa, tratta di una fine di una relazione, e poi l’hai composta anche con Chirs Brown, cosa che potrebbe attirare gente. Fast Life oltre avere tutto un altro ritmo rispetto alle canzoni dei Jonas, ha un testo che si distacca di molto dagli argomenti trattati in genere da te. Poi se devo dare il mio parere adoro molto più “Just In Love” e “See no more”, e anche “I’m Sorry” devo dire, che “Fast Life”, che però è un ottimo titolo dell’album perché preannuncia di cosa tratterò l’intero disco, della tua vita, vita veloce, talvolta mondana, piena di emozioni, fan, relazioni, ragazze; è l’album che parla di te. – spiega la ragazza motivando ogni sua affermazione.
-Ok mi stai convincendo, ma credo che ci dormirò su stanotte, e domani deciderò –le disse.
-Va bene – sorrise lei.
Joseph guardò Alexandra, e sentì una stretta allo stomaco, le stava tenendo nascosta una cosa da un po’ di tempo; ma forse quello era il momento giusto per parlarne.
-Alex … - la chiamò.
-Dimmi – rispose rivolgendogli lo sguardo.
-Io devo dirti una cosa, però a patto che tu non te la prenda con me. – disse con voce tremante.
-Joseph … - fece una faccia confusa – Cosa hai fatto?
-Promettimi che non mi ucciderai – le disse.
-Dipende da cosa hai fatto, dai dimmi - rise lei.
-Ricordi quando ti ho per caso sentita cantare?- le disse, lei annuì  in silenzio – Beh ti stavi registrando in studio, e io ho praticamente rubato il file audio in cui cantavi. – confessò
-Tutto qui? – chiese la ragazza come se nulla fosse successo.
-Ehm no. Ho fatto ascoltare la registrazione a Mr. Smith, ne è entusiasta, la adora, adora la tua voce; vorrebbe farti incidere un disco, però tu devi superare la tua paura da palcoscenico … – le disse mentre la ragazza dagli occhi azzurri cominciò a piangere.
-No … no io non voglio affrontarla, non voglio fare la cantante  - disse decisa con la voce tremante.
-Alex devi affrontare le difficoltà come hai sempre fatto nella tua vita – le disse il ragazzo.
-Ora non voglio farlo, non voglio cambiare ancora le cose; non voglio provare di nuovo quella sensazione che provavo ogni anno ogni volta che mettevo piede su un palco. Non voglio – ansimò la ragazza.
-Potresti davvero fare successo Alex, hai talento – le accarezzò un braccio.
La ragazza scosse la testa impaurita, si alzò e scappò dirigendosi fuori dall’edificio.
-Alex aspetta! –  Joe la rincorse, fin quando non le prese un braccio appena fuori dallo stabile.  – Aspetta! Tua madre sarebbe voluta essere lì quella sera, insieme a tuo padre e tuo fratello.
La giovane cominciò a piangere, e cercò di far mollare la presa al cantante che non la lasciò.
-Entrambi i tuoi genitori sarebbero voluti esserci, ma non hanno potuto perché Qualcuno lì sopra li ha richiamati a Sé. Loro non c’erano concretamente, ma spiritualmente. A dieci anni sola, senza più niente ti sei fatta travolgere dal panico e dalle lacrime, ma ora sei grande Alex, hai superato tantissime cose senza l’aiuto di niente e nessuno, e un palcoscenico non è nulla di fronte a una vita. Questa volta non sarai sola, ci sarò io con te. Stai soltanto scappando dalla verità, quando la dovresti affrontare.  – le disse con gli occhi fissi sulle pupille di Alex.
Con uno strattone, Alex si liberò dalla presa del ragazzo.
La ragazza aveva ancora le lacrime agli occhi e la voce strozzata dal pianto.
-Tu non sai niente di loro, non sai niente di me. – gridò lei.
-So che hai paura del palcoscenico perché non hai trovato i tuo genitori lì a sostenerti. – le rispose a tono lui, lo stava facendo per il bene della ragazza.
-Io ho paura perché ho paura e basta. – urlò lei completamente distrutta, era un disastro quando le ricordavano i genitori – E tu, popstar viziata imparati a farti i c*zzi tuoi, che io mi faccio i miei – disse acida, si girò in direzione della sua macchina intenzionata ad andarsene.
-Hai ragione, avrei dovuto fregarmene di te. –le gridò Joe pensando che non ci fosse più la minima riconoscenza in quel mondo.

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Capitolo 14
*** Chapter 14: Happy Birthday Alex ***


Chapter 14
 
Happy Birthday Alex
 
 
“Il 3 giugno esce See No More il nuovo singolo di Joe Jonas, che ha deciso di prendersi una pausa dai suoi fratelli per dedicarsi a un progetto da solista.”
Lesse Alex su Oceanup, sito che di tanto in tanto controllava giusto per passatempo.
“Il giorno del mio compleanno esce “See No more” … perché? Una coincidenza, sì è soltanto una coincidenza.” Pensò “Avrebbe potuto scegliere “Fast Life” visto che non c’ero più io a rompergli le scatole su quale singolo far uscire” rifletté ancora “Ma ormai che mi preoccupo a fare? Non ho più niente a che fare con lui.”
 
“Lei è stata una st*onza, ma le ho sbattuto in faccia la verità, e le avrebbe potuto fare questo effetto. Dovevo aspettarmelo. In fondo anche io mi sentirei così senza genitori. Forse le piacerà il mio regalo, o forse è davvero arrabbiata e non mi considererà per niente. Forse non è mai stata neanche una amica.” Rifletté Joseph davanti a quel bigliettino bianco sul quale avrebbe dovuto scrivere qualcosa. Ci pensò ancora un attimo, e poi gli venne in mente la cosa giusta da scrivere alla sua amica.
 
….
 
Il campanello dell’appartamento di Alex sta suonando da almeno un quarto d’ora. La ragazza si trova ancora distesa sul letto tra le braccia di Morfeo, visto che non era riuscita ad addormentarsi prima delle 3 di mattina quella mattina del 3 giugno non ne voleva sapere di alzarsi. Il trentesimo suono del campanello Alex si buttò giù dal letto e si affrettò ad andare a rispondere.
-Chi è? – chiese con voce ancora impastata dal sonno al citofono.
-Ci sono delle rose per lei, deve firmare la ricevuta. – le risposero.
“Rose? Chi è che di questi tempi mi spedisce rose?” si chiese cercando di aprire gli occhi e svegliarsi.
La ragazza scese le scale che la separavano dal piano terra e autografò il foglio prendendo le sue 20 rose rosse. “Non si regalano mai un numero pari di rose” pensò. Lo sapeva, sapeva ogni cosa sui fiori specialmente su quel fiore: era il preferito di sua madre e anche il suo.
Alex continuò ad osservare i fiori mentre risaliva le scale per tornare a casa. “20 rose rosse. Oh mio dio, è vero: oggi è il 3 giugno e sono una ventenne a tutti gli effetti.” Riflettè  lei. “Mi sono invecchiata”
Appena tornata a casa prese un vaso, lo riempì d’acqua e ci mise dentro quel mazzo di rose. Notò finalmente che tra quei fiori si nascondeva un bigliettino, con su scritto probabilmente il nome del mittente.
Prese la bustina bianca e si sedette sulla sedia. La aprì, e lesse.
 
 

“Girl you’re just running from the truth
And I’m scared of losing you
You are worth too much to lose
Baby if you’re still confused
Girl I’m just in love with you.
 
See No More – June 3rd.
 Joseph
 
p.s.: Happy Birthday Alex.”

 
Alex rimase completamente spiazzata. Lesse e rilesse milioni di volte quelle righe, ma quelle parole le sembravano significare una cosa soltanto. “Just in love” era per lei; quella canzone era nello stesso tempo sia per Alex che per Joe, perché la prima l’aveva scritta pensando al cantante e il secondo ispirandosi alla ragazza.
Aveva trascorso notti insonni per questo, pensando, domandandosi cosa provasse lui nei suoi confronti, ed ora un bigliettino le aveva fatto capire ogni cosa.
Alex in quei giorni aveva pensato, aveva riflettuto su cosa fosse successo davvero quel giorno in cui litigò con Joseph e giunse a una conclusione: Joe era stato l’unico ad averla capita davvero, fin dall’inizio. Le aveva detto le cose come stavano parlandole chiaramente, cercando di farle affrontare al sua paura, senza doppi fini, voleva soltanto il suo bene. Dopo aver ricevuto decine di sue chiamate senza risposta, e messaggi pieni di scuse, Alex aveva capito di contare davvero qualcosa per lui. Alex sapeva che l’agenda di Joseph non fosse di certo vuota, e se non avesse voluto davvero provare a farsi perdonare dalla ragazza non l’avrebbe chiamata così frequentemente.
Era stata stupida, egoista e maleducata nei confronti del ragazzo, e solo in quel momento se ne pentì amaramente, gli doveva chiedere scusa, ma come farlo in una situazione simile?
Non sapeva cosa fare in quel momento, e si ritrovò con quel biglietto bianco tra le mani per almeno dieci minuti.
Sentì il suo telefonino squillare e si precipitò a rispondere. Era Tom, il suo fratellone.
-Buongiorno ventenne! – la salutò con entusiasmo.
-Ciao Tommy. – rispose ancora stupita.
-Tantissimi auguri Alex, non vedo l’ora di rivederti sorellina. – le augurò lui, con tutta la dolcezza del mondo.
-Grazie Tom, davvero. – disse lei ma è ancora scossa da quel biglietto.
-Alex, sicura di stare bene? Ti sento strana –colse nel segno.
-Tom, ho combinato un casino. – confessò.
-Oh perfetto, racconta dai – la incoraggiò. 
-Ho bisogno di un consiglio da uomo. – puntualizzò, cercandogli aiuto.
-Spara – le dette il via, e la ragazza cominciò a raccontarle. Gli spiegò come aveva litigato con Joseph, come gli aveva risposto, cosa aveva detto lui; dei suoi messaggi, e infine delle rose.
-Tom, non so cosa fare. – disse disperata lei.
Dall’altra parte del telefono il ragazzo sospirò, e infine si decise a parlare.
-Allora Alex, ricordi quando mi piaceva Madison?  - le domandò, e lei rispose di sì. Madison è stata la prima vera cotta del fratello, che era completamente impazzito per questa, le mandava messaggi, all’università stava sempre con lei, e non ci si ragionava se gli si provava a chiedere qualcosa a proposito; estremamente riservato a riguardo. Alex conosceva suo fratello, e seppe come prenderlo, e andò a finire che le raccontò tutto. La classica storia di amore non ricambiato.
-Ecco, diciamo che mi sono ritrovato in una situazione simile a quella del tuo Joe. La chiamavo, non rispondeva, o rispondeva a monosillabi, mentre io morivo per lei. Forse non lo sai, ma le spedivo rose e bigliettini; e mai che ricevessi qualche segno che mi potesse far capire le sue vere intenzioni. Era completamente amorfa; sembrava di parlare ad un muro. – la informò, facendola partecipe di dettegli che prima non conosceva. –Ecco, se ora tu non reagisci in qualche modo dimostrandogli che lui vale qualcosa per te; andrà a finire che si stuferà, proprio come ho fatto io.
-Quindi che devo fare? – gli chiese ancora
-Quindi rispondigli; chiedigli scusa;vedrai che, se da come ho capito ti viene dietro, avrai un ottima reazione da parte sua Alex. – ripose lui, rassicurando la sorella.
-Come posso ringraziarti fratellone? – gli chiese sorridendo.
-Dicendogli che hai un fratello, che al primo passo falso lo ammazza – disse con tono calmo e pacato.
-Così lo spavento – rise la ragazza.
-Meglio così – rise anche lui. – Ora scusami ma devo andare, sono appena arrivato a lavoro. Ci sentiamo dopo Alex.
-Ok Tom, grazie ancora. Ciao! – lo salutò chiudendo la chiamata.
Alex sapeva che fare, anche se avrebbe dovuto aspettare prima di agire. 






Note d'autore: 
Bene ragazzi e ragazze, 
spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto :)
Se passate lasciate una recenzione, ve ne sarei davvero, davvero grata! *-*
La vostra opinione che positiva o negativa sia, è molto importante per me!
Allora volevo dirvi poi che i capitoli sono 18 più un epilogo, quindi non manca molto! :)
baci, Marta.

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Capitolo 15
*** Chapter 15: The First Concert ***


 

Chapter 15

The First Concert

 

Quell’undici giugno era partita, senza un albergo prenotato, senza un biglietto per il concerto, e senza sapere come sarebbe stata accolta. Questo era per lei una cosa stranissima, visto che programmava ogni singolo dettaglio della sua vita da quando si era ritrovata a gestire una casa da sola con suo fratello. Quella volta aveva lasciato ogni cosa nelle mani di quel cantante.

 

Joseph era appena arrivato allo stadio dove si sarebbe tenuto il B96 Pepsi SummerBash; avrebbe dovuto cantare solo quattro canzoni su quel palco; cosa che se fosse stato in compagnia dei fratelli gli sarebbe sembrata una stupidaggine, ma quella sera sarebbe stato da solo davanti a quel pubblico, che l’avrebbe potuto fischiare, insultare e mostrare il suo dissenso. Fortunatamente quella sera Nicholas gli aveva promesso che lo sarebbe venuto a vedere, e questo lo rincuorò. Ogni tanto ripensava ad Alex, e a come tutto sarebbe stato più semplice se lei fosse stata lì.

Fece le prove in cui non sbagliò né un passo né una nota; sarebbe stata un’esibizione perfetta, la sua prima esibizione da solista. Di questo tutto il suo team ne era convinto; tutti tranne lui, panico da palcoscenico?

Joe provò, per tutto il giorno, all’ingresso dell’hotel, nella sua camera da letto; e appena si metteva a sedere ricominciava a pensare ai pochi passi di danza che avrebbe dovuto fare quella sera. Li conosceva a memoria, ma lui sosteneva che non li ricordava a abbastanza per riprodurli davanti ad un pubblico.

Ricevette una chiamata da Nicholas alle 6 di pomeriggio, nella quale gli disse che non sarebbe riuscito a raggiungerlo in tempo per vedere il suo show; ed a Joe gli crollò il mondo addosso. I maggiore dei due fece finta di nulla, cercando di non far sentire il colpa il riccio che però riuscì a capire che c’era qualcosa che non andava nella voce del fratello.

 

7.30 pm; circa mezz’ora dopo si sarebbe esibito Joseph; Alex lo sapeva, aveva letto e ricordava a memoria ogni orario di ogni cantante. Era riuscita a non programmare niente, nulla tranne l’ora esatta in cui avrebbe dovuto chiamare. Estrasse il cellulare dalla tasca e fece il suo numero; dovette aspettare un po’ prima che Joseph le rispondesse, e per un attimo pensò che lui non avrebbe voluto avere più niente a che fare con lei.

-Alex. – le rispose, quasi con un sospiro di sollievo; in quel momento il ragazzo era completamente teso.

-Joe, come va? – gli chiese dolcemente, cercando di fare la disinvolta.

-Alex, credo di avere la tua stessa fobia: panico da palcoscenico, ed è qualcosa di orribile. – le confessò, dimenticandosi di quella discussione che avevano avuto.

-Puoi capire cosa provo allora – disse lei.

-Sì – deglutì lui. Quasi non lo riconosceva, quello lì non poteva essere quel pazzo del suo amico, era troppo spaventato.

-Joseph, le paure si superano, è inutile scappare, me lo hai detto anche tu no? Se solo potessi entrate, ti darei una mano per superare anche questo ostacolo – gli rispose suggerendogli qualcosa in quella frase.

-Che significa? – domandò non sapendo che dire.

-Significa che sono qui fuori al backstage Joe. – sorrise lei, facendo comparire anche sul viso del ragazzo lo stesso sorriso.

Il cantante non rispose più e con ancora il telefono in mano si alzò di scatto uscendo dal dietro le quinte, si guardò in torno, stava piovigginando. Scorse la sua Alex al di là delle transenne, gli si illuminarono gli occhi.

Joe corse verso di lei e con un salto superò gli sbarramenti, la abbracciò forte come se non la vedesse da vent’anni, quando invece non erano neanche due settimane.

-Scusami Joe. – gli sussurrò con voce tremante e occhi lucidi.

-Non preoccuparti, non preoccuparti – ripeté lui accarezzandole i capelli.

Si staccarono da quell’abbraccio, e prima che le gocce di pioggia si facessero ancor più grandi entrarono nel backstage.

-Grazie di essere venuta Alex. – disse Joseph entrando nel suo camerino seguito dalla ragazza.

-Io devo dire grazie a te Joe, sono stata una st*onza nei tuoi confronti. Ma è stata solo paura. –gli disse, rendendosi conto di cosa avesse fatto giorni prima.

-Lo so, è paura, una paura tremenda che in questo momento ho anche io – respirò affannato, l’ansia saliva, sempre di più allo scoccare di ogni minuto, Alex lo sapeva.

-Ehi, ehi, siediti, e fai un respiro profondo –gli ordinò la ragazza, e il giovane fece come gli disse. Alex notò cosa Joe avesse indosso: pantalone verde militare, canottiera rosso mattone e giacca nera di pelle; perfetto, l’avrebbe definito perfetto.

Ora tocca a te Alex, dagli il supporto che mai nessuno ti ha dato, credi in lui, come lui crede in te.” si disse la ragazza, prima di cominciare il suo discorso.

-Joe, hai mai un visto un video in cui tu sei sul palco? Tu sei adrenalina allo stato puro. Sai coinvolgere il pubblico, e lo sai far sentire importate, tu sai sentire la musica, e quindi la sai anche ballare. Non importa se tu sei con i tuoi fratelli oppure no; sì so che è tutto diverso senza di loro, so che può essere difficile guardarti in giro e non vedere nessun sorriso fraterno che ti rincuora e ti fa capire che hai fatto la cosa giusta. Questo Joseph non è un addio ai Jonas Brothers, né ai tuoi fratelli, loro ci saranno sempre per te come tu ci sarai sempre per loro. Hai una voce spettacolare, hai talento, sai ballare, sei bello, metà delle ragazzine lì sotto vorrebbero sposarti. – la ragazza sorrise, e fece ridere anche il cantante - e tu hai ancora dubbi sulle tue capacità? Venderai milioni di dischi, ne sono sicura; sarai un successo, un vero successo. Là fuori sii te stesso, e segui la musica. Andrai benissimo … ed ora a terra, voglio venti flessioni! – gridò, mentre il ragazzo la guardò incredulo.

-Joe, non sto scherzando; sei abituato a fare flessioni prima di uno show vero? Quindi forza, facciamo lavorare questi muscoli! – gli ordinò, e il ragazzo tra il divertito e il terrorizzato si mise a terra e fece ciò che gli aveva detto.

-Ora posso abbracciarti? – le chiese sorridendo tornato in piedi, dopo le venti flessioni.

Alexandra sorrise di nuovo, e abbracciò il giovane, sapeva che fosse un fan degli abbracci e nello studio di registrazione gliene aveva dato più volte prova.

-Due minuti ed è il tuo turno! –lo informò un tecnico, che ringraziò.

-Joe, io sto qui buona buona dietro le quinte ad osservarti, e tu là fuori spacca tutto ragazzone! – rise lei scompigliando i capelli al cantante.

Prima di salire sul palco Joe le stampò un bacio sulla guancia come segno di gratitudine.

See No more, Fast Life, Love Slayer e Just in love, quattro canzoni in cui dimostrò il meglio di sè stesso; circa un quarto d’ora in cui nonostante la pioggia battente il pubblico non si riusciva a tener calmo; un Joseph che sentì ogni parola da lui pronunciata come uscita dal suo cuore trasmettendo passione, divertimento e adrenalina.

Si scatenò, mostrando a quel pubblico e al mondo intero chi fosse davvero Joe Jonas e di cosa fosse capace con un microfono in mano. Chi era davvero Joe Jonas? Un ragazzo che ama la musica e la sente nel suo cuore, che riesce a trasmettere tutti i suoi sentimenti a chiunque lo veda esibirsi, che ha paura fin quando non si trova con la sua musica e il suo pubblico davanti.

Alex sapeva a memoria ogni canzone, ricordava ogni singolo accordo, ogni parola ed ogni pausa, aveva ascoltato quelle tracce milioni di volte; e dietro le quinte cantò insieme al giovane per tutto il tempo. Le vennero gli occhi lucidi appena finì l’esibizione: era orgogliosa, orgogliosa di quel ragazzo che aveva appena dimostrato a tutti quanto valesse in meno di quindici minuti. Joe salutò il pubblico lanciando baci e ripetendo “Thank you” all’infinito, e gli spettatori strepitarono e gridarono mostrando il loro supporto.

Corse dietro le quinte sorridente; vide Alex che lo guardava orgogliosa e con le lacrime agli occhi, la abbracciò completamente entusiasta ed esaltato. Non riusciva a stare fermo, e con lui la ragazza.

-Sei stato fantastico, fantastico! – ripeté lei stringendolo forte.

Senza pensarci davvero Joe prese il viso della ragazza tra le mani e la baciò sulle labbra. Un gesto che prese alla sprovvista entrambi, ma dopo un attimo di esitazione si lasciarono andare ad un bacio vero ed assolutamente dolce. Ad Alex sembrò un sogno sentire il suo sapore, le sue labbra sulle sue, le loro lingue a contatto; riuscì a percepire il battito del cuore di Joseph, sentì le sue mani calde sul suo viso ed un piacevole dolore allo stomaco.

Il cantante aveva agito d’istinto senza rendersi neanche conto di cosa stesse facendo, ma soltanto dopo si rese conto che se non l’avesse baciata in quel momento di estrema felicità, non avrebbe fatto più. Non avrebbe mai voluto staccarsi dalle labbra della ragazza, che soltanto un’ora prima credeva di non rivedere più, e in quel momento sarebbe stato capace di percepire il suo respiro caldo sulla pelle, ma doveva farlo anche soltanto per il semplice motivo di rivedere i suoi occhi azzurri.

I due ragazzi di staccarono l’uno dall’altra, e si fissarono negli occhi per un periodo di tempo indefinito, fino a quando la guardia del corpo del ragazzo non richiamò l’attenzione dicendo che sarebbe stato meglio tornare all’hotel per evitare traffico e fan.

-Joe, io non ho un albergo in cui stare, non ho prenotato – gli confessò la ragazza.

-Non preoccuparti, avranno sicuramente una camera anche per te – la rassicurò prendendole la mano.

Alex ebbe un colpo al cuore quando quel ragazzo le sfoggiò il suo miglior sorriso.

Quando salì sulla macchina che li avrebbe portarti all’hotel, Joseph aveva ancora la mano sulla sua; Alex sentì un dolore allo stomaco, sentì il suo cuore battente in gola, sapeva cosa le stesse prendendo. Aveva paura, paura di stare bene dopo tanti anni di dolore, avere amore dopo un decennio di solitudine e false amicizie, paura di essersi affezionata troppo in fretta a quel ragazzo. Staccò la mano dalla sua e aspettò, senza proferire parola, l’arrivo all’hotel assediato dalle fan. I due passarono dal retro e non ebbero troppe difficoltà, prenotarono la stanza singola di Alex proprio attaccata a quella del cantante, e finalmente i due si ritrovarono soli nell’ascensore diretto all’unicesimo piano.

-Le fan non ti danno pace – osservò divertita la ragazza.

-Sono piene di entusiasmo, sono sempre super emozionate quando mi vedono. – rispose Joseph.

-Sei il loro idolo Joe, sì che sono emozionate- ribatté lei.

-Grazie Alex. – affermò il moro guardandola negli occhi.

-Per cosa? – chiese la giovane.

-Per essere venuta, per aver creduto in me fin dall’inizio, e avermi detto le cose giuste al momento giusto – rispose lui avvicinandosi sempre di più alla ragazza fino a farle toccare con la schiena il muro.

-Di nulla Joe, altrimenti a cosa servono gli amici? - con quell’ultima parola Alex fece riprendere le distanze al giovane che interdetto non sapeva cosa dire.

No Alex, non siamo solo amici, siamo qualcosa di più. Quel che provo per te è un sentimento molto più forte di una semplice amicizia”pensò Joseph che avrebbe voluto pronunciare davvero quelle parole ma sembrava che la sua voce fosse finita.

-In verità Alex … - quelle parole fecero per un attimo temere Alex. – io … io - il cantante cominciò a balbettare. Sapeva come intrattenere un pubblico e diventava un balbuziente davanti ad Alex? – mi chiedevo se …

Dai Joseph, non è difficile, prova a chiederglielo, al massimo dice di no” si ripeté in mente, ma non riusciva a parlare decentemente.

-Cosa? – incalzò la ragazza impaurita e speranzosa allo stesso tempo. In quel momento era in lotta con se stessa.

-Se domani vieni con me sul set di See No More – sospirò il ragazzo. “Sei un c*glione Joseph” si insultò mentalmente.

-Certo Joe, a Los Angeles no? domani pomeriggio? – chiese lei

-Sì, domani pomeriggio. L’aereo domani mattina è alle 7. – la informò.

-Perfetto allora – sorrise. “il suo sorriso, cosa pagherei per il suo sorriso?”pensò di nuovo il ragazzo completamente stordito, Joseph è come se avesse dimenticato la discussione che aveva avuto con lei pochi giorni prima, era completamente accecato da Alex.

-Buonanotte Alex – le augurò

-‘Notte Joe – rispose – e ricorda che sul palco sei sempre il migliore – gli rammentò lei.

-Grazie davvero Alex, ciao – la salutò con la mano.

-Ciao! – ricambiò lei allo stesso modo e si diresse verso camera sua.

Vai di bene in meglio Joseph! Ora neanche più un abbraccio!” si rimproverò il ragazzo.

Quella notte Joe non chiuse occhio, allo stesso modo di Alex; si stavano pensando a vicenda ed erano a meno di 2 metri di distanza, a dividerli c’era soltanto un muro.

Sì, sarà stato anche un muro alto e difficile da abbattere, ma passando attraverso la porta chiusa a chiave che avrebbe reso le due stanze comunicanti sarebbe stato facile raggiungersi; le paure e le difficoltà che aveva incontrato Alex nella sua vita saranno state pure tante e difficili, ma parlando con il cuore aperto e fidandosi un po’ sarebbe stato più facile comprendersi e far arrivare l’amore nella sua vita. Alex avrebbe aperto quella porta con la chiave del suo cuore?






Angolo dell'autore:
Buonasera ragazzi e ragazze, 
probabilmente in questo capitolo ci sono un po' troppi spazi, ma capitemi mio fratello mi ha rubato il computer e no ha lasciato con una carretta che non si sa che fa D:
comunque sia, scusate per l'attesa per il capitolo, lo so sono perennemente in ritardo!
Beh, fatemi sapere che ne pensare attraverso le recenzioni, ve ne sarei davvero grata! *-*
vi saluto, 
Marta.

 

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Capitolo 16
*** Chapter 16: It's so easy to trust you ***


Chapter 16:

 

It's so easy to trust you

 

 

-Allora Joe, il video sarà diviso in tre parti, come la canzone. Durante la prima strofa e il ritornello tu canterai soprattutto seduto sulla sedia e per la casa. Nella seconda strofa e il ritornello invece comincerà ad incendiarsi la casa e canterai tra le fiamme; e infine durante la terza strofa e l’ultimo ritornello ci saranno delle esplosioni alle tue spalle, e si alterneranno esplosioni e fuoco; sarà grandioso! -spiegò il regista al cantante, che era arrivato con Alexandra sul set del video di See No More.

-Mi piace come programma, sembra fantastico! –affermò il ragazzo.

-Benissimo, io vado a sistemare le ultime cose; tu vai a vestirti, ti abbiamo lasciato tutto nel tuo camerino. Per il trucco … non ne serve molto, vai dalla truccatrice, poi saprà lei che fare – gli suggerì il giovane regista pieno di entusiasmo.

-Da l’idea di qualcuno che ci sa fare in questo ambito. – osservò la ragazza riferendosi al regista.

-Mi è piaciuto subito dal primo momento in cui mi ha presentato la sua idea per il mio video – rispose il Jonas.

Alex e Joe raggiunsero il camerino, il ragazzo entrò mentre lei rimase fuori.

-Alex, entra! – gli ordinò.

-Ma ti devi cambiare!- replicò rossa in viso.

-Non rimango mica nudo, eh – rispose con leggerezza il cantante, mentre lei si sarebbe volentieri scavata una fossa per la vergogna. Lei cedette ed entrò nella stanza, sprofondandosi silenziosamente su una sedia.

-Non hai mai visto un ragazzo in boxer, tesoro? – la portò in giro.

-Joseph, sono vissuta con mi fratello per una vita, e in casa andava in giro praticamente soltanto in boxer, sia in inverno che in estate. –rispose la Texana. –Da non dimenticare che spesso e volentieri anche i suoi amici andavano in giro per casa nostra soltanto in intimo!

-Ma allora ci sei abituata! – disse sfilandosi la maglietta. Alex fece un respiro profondo, e guardò a terra. “Non sono i ragazzi in boxer il problema Joseph, ma qui il problema sei tu”rifletté la ragazza.

Joe tolse anche i jeans che portava, rimanendo soltanto in boxer. “Parla con disinvoltura Alex, e respira profondamente” si ripeteva la ragazza che sarebbe saltata volentieri addosso a quel ventunenne. Lo squadrò da capo a piedi, era perfetto.

-Quindi darete fuoco a una casa! – affermò la ragazza – i proprietari si arrabbieranno.

Alex rise da sola, maledicendosi per quella tristissima battuta.

-Forse un po’, ma chi se ne frega, noi avremo il nostro video! – rispose stando al gioco.

Sei stata salvata in corner, ragazza” si disse Alex.

Il ragazzo si infilò i pantaloni neri, poggiandosi di tanto in tanto sul tavolo per non perdere l’equilibrio.

-Joe … - lo chiamò facendosi seria.

-Sì? – rispose.

-Joe, noi … noi non stiamo insieme vero? – balbettò Alex.

-Ehm … – il ragazzo non sapeva che rispondere, avrebbe voluto rispondere di sì, ma gli sembrava in difficoltà. Forse non voleva stare con lui? Lo considerava solo un amico? Ma … perché?

-Non … - avrebbe voluto volentieri aggiungere a quel “non” un “ancora”, ma non lo fece. – No, noi siamo amici, vero? – disse dandosi da solo del deficiente, aveva troppa paura di rovinare quel rapporto che aveva con lei, per confessarle tutto quello che provasse in quel modo.

-Certo che sì – sorrise sollevata lei, mentre il ragazzo sentì un buco allo stomaco. Non le piaceva così tanto?

-Stavo pensando … - cominciò il ragazzo.- quando mi farai sentire qualcosa cantato da te.-concluse il giovane.

-Mai- sorrise amabilmente lei.

-Ok, non ti parlo più. – sentenziò mettendo il muso.

Alex corrugò la fronte interdetta, possibile che se la sia davvero presa?

-Fai davvero come i bimbi dell’asilo che mettono il muso? – rise la musicista, e il giovane rimase in silenzio. –Ma allora fai sul serio allora! – rise lei, e Joe trattenne un sorriso infilandosi la canottiera grigia. – Sappi che se tra meno di un minuto non parli io ti salto addosso e ti faccio cadere rovinosamente a terra … l’hai voluto tu!

Così dicendo al ragazza di alzò e saltò sulla schiena del ragazzo, che come preannunciato dalla stessa Alex cadde a terra con la ragazza addosso.

-Ok, ok, non ce la faccio a stare arrabbiato con te! – ammise ridendo il ragazzo con le spalle a terra e la mano intrecciata con quella della ragazza che gli sedeva accanto.

-Ti prometto che cercherò di cantare di nuovo davanti a te, ma nel momento giusto, ciò significa che potrà essere tra un’ora come potrà essere tra 6 mesi. – garantì la ragazza.

-Va bene, mi accontento. – rispose il giovane che si rialzò in piedi, tirando su anche Alex. Questa prese la giacca nera e aiutò Joe a metterla, poggiò una mano sulla spalla del cantante e lo guardò.

-Sai benissimo, sai? – osservò lei.

-Grazie – sorrise pieno di speranza. Si avviarono verso il set, e Joe cominciò la registrazione del suo primo video da solista.

 

 

-Joe più entusiasmo! Guarda la telecamera e pronuncia ogni parola ricordando e sentendo dentro di te perché l’hai scritta. –lo incoraggiò il regista mentre la casa dietro di Joseph stava letteralmente andando a fuoco.

Joe guardò Alex, che ogni tanto gli mandava un segno di supporto e coraggio. Erano 4 ore consecutive che stavano girando quelle scene, ed Joe era stanco morto, Alex gliel’avrebbe potuto leggere in faccia. Alex gli mostrò un pugno chiuso e mimò un “Hold on” con le labbra. Joe annuì e sorrise.

Finalmente quella scena era terminata, ed era stata perfetta quella volta, almeno secondo quanto detto dal regista. Il giorno dopo avrebbero continuato a girare le altre scene del video.

Joe si trovava ancora gli con abiti della scena a sedere da solo nella stanza del regista a vedere al computer cosa avesse combinato in quelle 4 ore.

Alex si era soffermata un attimo fuori, per poi accedere soltanto 5 minuti dopo l’arrivo di Joseph nella stanza.

Il volume di See No More era al massimo, e Joe guardava attentamente quei video appena girati.

Alex si soffermò alla soglia della porta a guardare il cantante osservarsi orgoglioso di ciò che avesse fatto, con sguardo soddisfatto e mezzo sorridente.

Seguendo quella musica, quella canzone, quel ritmo incalzante anche Alex cominciò a cantare.

 

-It was so easy to trust you baby
Guess I was so stupid baby
I didn’t ever think that this would come
You’re runnin right to another one-

 

Joe la guardò esterrefatto, mentre lei si avvicinava a lui e continuava a cantare con quella sua splendida voce. La paura davanti a lui era sparita, non ne sapeva veramente il motivo, non sapeva perché in quel momento si sentisse a suo agio con Joe come davanti ai suoi genitori quando era piccola.

 

-You walked away from me baby
You threw it all away, so

 

I don’t wanna wait for you
I don’t wake up thinkin, hopin
You’ll get it right this time
‘Cause you know that you’re so cold
I don’t wanna see no more
And I can’t get away from you
It’s one of the reasons why
That I just can’t get you out my mind

And all I keep seein is your picture
I don’t wanna see no more-

 

Era la canzone del suo Joseph, e ne era completamente orgogliosa, orgogliosa di un ragazzo come lui che aveva realizzato un altro dei suo sogni, anzi il suo sogno che era appena cominciato.

-Tu hai cantato … - affermò Joe. – Tu hai cantato – ripeté più lentamente – Tu hai cantato! – esclamò entusiasta abbracciandola.

-Sì, ho cantato, ma ora calmati. – rispose ridendo.

-Hai cantato davanti a me, senza problemi! – sottolineò ancora una volta il ragazzo.

-Mi è venuto naturale, sento di potermi … - cercò le parole adatte - fidare abbastanza da poterti mostrare chi sono. – osserva –Altrimenti sarebbe strano, visto che non canto neanche davanti a mio fratello.

-Oppure hai finalmente ricevuto qualcosa in cambio dall’amore, e questo ti fa cantare. – ipotizzò Joe, e la fece restare completamente senza parole. Aveva colto nel segno.

Alex era rimasta ancora una volta interdetta da quel ragazzo che di tanto in tanto faceva conclusioni troppo affrettate per i suoi gusti. Non le piaceva vedersi sbattere la realtà in faccia, ma doveva ammettere che riuscisse a colpirla nel profondo, come nessun altro.

-Ti fidi di me? – le domandò il ragazzo.

-Cosa? – disse sorpresa.

-Ti fidi di me? – ripeté

- Sì, mi fido. Ma …

-Niente “ma”, vieni con me, ti porto in un bel posto. Devi fare una cosa per me. – disse e afferrò la mano della giovane che si fece trascinare fuori dal set di See No More e sulla macchina del ragazzo.

Il video musicale non era finito, ci sarebbero voluti altri 2-3 giorni e sarebbe stato completo. Alex stava pensando a questo mentre Joseph con un sorriso che non le piaceva per niente la dirigeva chissà dove. Joe aveva un’idea, e quando lui ha un’idea è pericoloso. 








Angolo dell'autore
Se ve lo state chiedendo, no, non ho ancora riavuto il mio computer, ce lo ha ancora mio fratello e ce lo avrà anche la prossima settimana -.- ma non posso dirgli niente visto che il 22 verrà con me a Milano visto che viene Joseph. Colgo l'occasione per dirvi che la prossima settimana credo di aggiornare come sempre nel fine settima, mentre la settima dopo aggiornerò verso giovedì venerdì!
Ecco, ora dopo il mio discorso di due ore di dileguo!
Lasciate una recenzione *-*

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Capitolo 17
*** Chapter 17: Long Live ***


Chapter 17

 

Long Live

 

 

-Siamo arrivati! – annuncia il ragazzo parcheggiando l’auto. Scendono entrambi dal mezzo.

-Dove stiamo andando Joe? – chiede Alex?

-Soltanto a mangiare qualcosa. – risponde entrando in un locale e facendo accomodare anche la ragazza.

-Un tavolo per due grazie – dice al cameriere.

-Dove volete, vi porto i menù – risponde il ragazzo che si allontana per poi tornare con le due liste dei piatti.

-Tutta quella storia del “ti fidi di me” soltanto per andare a mangiare qualcosa insieme?- chiede Alexandra confusa.

-Non esattamente, ma facciamo finta di sì … - risponde vago senza far capire un accidenti alla ragazza. –comunque sia – cambia subito argomento – tra una settimana partiamo eh. –la avvisa per poi spostare gli occhi al menù.

-Partiamo? Noi? Per dove? – chiede ancora più confusa lei.

-Devo pubblicizzare See No more in Italia, e nel resto dell’ Europa, e tu verrai con me. – risponde sorridendo.

-E me lo dici così? – disse con voce acuta, completamente paralizzata. – Io che sogno di organizzare la mia prima visita Italiana da … quando sono nata, e tu me lo dici soltanto una settimana prima?!

-Sì! Comunque staremo soltanto a Milano, e per 4 notti. – la informò tranquillo.

-E ti pare poco! È la città della moda quella! – rispose ancora in stato di shock.

-Lo so, svaligerò tutti i negozi! – disse sembrando un maniaco della moda … o forse lo è davvero?

-Milano, il duomo, il castello sforzesco, i Navigli, via Montenapoleone! – le brillarono gli occhi dicendo ogni parola che riguardasse quel paese. Se invece di Milano fossero andati a Roma, probabilmente sarebbe morta per l’emozione per quante cose sarebbe potuta andare a vedere.

-Tu sei tutta matta – osservò il ragazzo ridendo.

-No … sono soltanto molto entusiasta! – risponde la ragazza con un sorriso a 32 denti. –Non vedo l’ora sai? – gli confessò.

-Immaginavo – le sorrise – ma sappi che poi dovrai fare una cosa per me.

-Cosa? – domandò

-Te lo dirò più tardi- fece il misterioso, per non mettere in ansia la ragazza.

I due ragazzi ordinarono e mangiarono la loro pizza.

Alex si guardò intorno:era un semplice ristorante con rivestimenti in legno, targhe e simboli appesi ai muri, e strani quadri sulle pareti. Se ne trovavamo a bizzeffe dappertutto in America di pizzerie come quella. L’unica cosa di stano in quel posto era un minuscolo palchetto che consisteva in una piattaforma sempre di legno rialzata che era in un angolo della sala. C’erano due casse e due microfoni, il tutto collegato ad un computer portatile; e un proiettore e un telo bianco in un angolo del palco. Il luogo era abbastanza affollato, ma nessuno tra quelle persone riconobbe Joe.

-Allora, cosa devo fare per te? – insistette la ragazza.

-Pochi minuti e lo saprai – le rispose.

Alex sbuffò, odiava quando la teneva sulle spine o dovesse aspettare. Odiava aspettare, sì, non aveva pazienza, quasi per niente.

-Signori e signori, oggi è giovedì, e come ogni giovedì stasera c’è la serata Karaoke! – annunciò la donna appena salita su quel palco. –Quindi, forza ragazzi, fatevi avanti!

Alex spostò il suo sguardo dalla donna a Joseph che aveva in viso uno strano sorriso. La ragazza lo guardò strano non capendo. Joe annuì sorridente. Alex guardò di nuovo la signora sul palco e poi tornò con gli occhi sul ragazzo che continuava a sorridere e annuire. Alex intuì le sue intenzioni.

-Non ci pensare per niente! – esordì la Texana.

-Daaaaai! – la supplicò.

-Joe, io non canto qui davanti a tutti. Davanti a te, ok. Ma qui no. – rispose la ragazza

-Dai canto io per primo, poi canti tu … altrimenti niente Milano!– disse entusiasta il ragazzo alzandosi in piedi e alzando la mano.

-Vengo io! Canto io! – disse, e la donna vedendo quel bel ragazzo si aprì in un sorriso.

-Benissimo ragazzo, che canzone vuoi? – gli chiese.

Joe si avvicinò al computer e sussurrò il nome della canzone scelta all’orecchio della donna.

Il ragazzo prese il microfono in mano e la musica della canzone si diffuse nel locale.

 

I turn the music up, I got my records on
I shut the world outside until the lights come on
Maybe the streets alight, maybe the trees are gone
I feel my heart start beating to my favourite song

And all the kids they dance, all the kids all night
Until Monday morning feels another life
I turn the music up
I’m on a roll this time
And heaven is in sight

uh...

 

Joe adorava quella canzone, Alex lo sapeva bene, gliel’aveva fatta ascoltare milioni di volte. La ragazza continuava ad osservarlo seduta al suo tavolo che si trovava a meno di due metri dal palco, e continuava a sorridere. Ogni volta che lo sentiva cantare le metteva allegria, lo sapeva ormai.

 

 

I turn the music up, I got my records on
From underneath the rubble sing a rebel song
Don’t want to see another generation drop
I’d rather be a comma than a full stop

Maybe I’m in the black, maybe I’m on my knees
Maybe I’m in the gap batween the two trapezes
But my heart is beating and my pulses start
Cathedrals in my heart

 

Si vedeva che era abituato a stare su un palco, lo era sempre stato. Quello del giorno prima era soltanto un panico improvviso, aveva paura del debutto. Alex era orgogliosa di lui, terribilmente orgogliosa e felice. Sì perché non era mai stata così felice, da quando Joseph era entrato nella sua vita l’aveva fatta sorridere fin dal primo giorno. Non c’era giorno in cui quel ragazzo non le riuscisse a strappare un sorriso o una risata, e quando il cantante era giù, Alex riusciva sempre a tirarlo su di morale. Joe cantava per lei, non smetteva mai di guardarla, da quando era salito su quel palco non le aveva staccato gli occhi da dosso.

 

as we saw oh this light
I swear you, emerge blinking into
To tell me it’s alright
As we soar walls,
every siren is a symphony
And every tear’s a waterfall
Is a waterfall
Oh
Is a waterfall
Oh oh oh
Is a is a waterfall
Every tear
Is a waterfall
Oh oh oh

So you can hurt, hurt me bad
But still I’ll raise the flag

Oh
It was a wa wa wa wa wa-a-terfall
A wa wa wa wa wa-aterfall

Every tear
Every tear
Every teardrop is a waterfall

Every tear
Every tear
Every teardrop is a waterfall

 

 

Un applauso echeggiò nel locale. Era bello vedere che anche un gruppo di persone che presumibilmente non l’avesse mai visto prima gli facesse una accoglienza del genere.

Joe sorrise a quel pubblico ristretto e si precipitò dalla ragazza.

-Ora canti tu! – le disse tentando di trascinarla sul palco, ma lei non ne voleva sapere di staccarsi dalla sua sedia.

-Ragazzo qualcosa non va? – chiese la donna che lo vide indaffarato a spostare la sedia su cui era ben salda Alex.

-Sì, lei ha una bellissima voce e non vuole cantare. –denunciò, Alex per la vergogna si coprì il viso con le mani.

-Forza tesoro cantaci qualcosa! – la incoraggiò la signora.

Alex sospirò e si decise ad alzarsi dalla sedia. Si sistemò i capelli guardando Joe con aria supplichevole.

-Fallo per me – le disse sorridendo. –canta per me, non guardare nessun altro, fai finta che ci sia soltanto io con te e canta. – le sussurrò. – libera la mente da ogni pensiero e canta. È il rimedio a tutto.

Alex tremante salì sul palchetto, e suggerì la canzone che avrebbe cantato.

Sospirò rumorosamente poggiando le mani sul microfono sorretto dall’asta. Chiuse gli occhi e cedette di morire per la paura che aveva dentro. Le sembrarono non finire mai quei secondi che la separavano dall’iniziare quella canzone. Erano soltanto poche persone davanti a lei, ma erano fin troppe per lei che non aveva mai cantato davanti a un pubblico più esteso di tre persone.

Riaprì gli occhi un attimo prima di iniziare a cantare, e incontrò lo sguardo di Joseph che la osservava da lì sotto sorridendole. Così ogni paura passò.

 

I say remember this moment
In the back of my mind
The time we stood with our shaking hands
The crowds in stands went wild
We were the kings and the queens
And they read off our names
The night you danced like you knew our lives
Would never be the same
You held your head like a hero
On a history book page
It was the end of a decade
But the start of an age

 

Aveva i brividi per tutto il corpo, appoggiò le mani delicatamente sul suo microfono e acquistando sempre più sicurezza. Chiuse gli occhi durante i primi versi, e poi li riaprì per gettare il suo sguardo su di Joseph che sussurrava tra se e se le parole della canzone con la ragazza, la guardava, e gli brillavano gli occhi.
 

 

Long live the walls we crashed through
All the kingdom lights shined just for me and you
I was screaming, "long live all the magic we made"
And bring on all the pretenders
One day we will be remembered

I said remember this feeling
I passed the pictures around
Of all the years that we stood there on the sidelines
Wishing for right now
We are the kings and the queens
You traded your baseball cap for a crown
When they gave us our trophies
And we held them up for our town
And the cynics were outraged
Screaming, "this is absurd"
'Cause for a moment a band of thieves in ripped up jeans got to rule the world

Joseph era lì sotto per lei, Alex non sapeva se l’amasse, ma era sicura che le volesse bene. Era tutto quello che le serviva: qualcuno di importante per lei, che le voleva bene che la sostenesse sotto al palco. Joseph non avrebbe mai potuto prendere il posto dei suoi genitori Alex non li avrebbe mai dimenticati, e sarebbero sempre stati con lei;ma Joe era riuscito a farle affrontare la suo più grande paura.

 

Long live the walls we crashed through
All the kingdom lights shined just for me and you
I was screaming, "long live all the magic we made"
And bring on all the pretenders
I'm not afraid

Long live all the mountains we moved
I had the time of my life
Fighting dragons with you
I was screaming, "long live the look on your face"
And bring on all the pretenders
One day we will be remembered

 

Hold on to spinning around
Confetti falls to the ground
May these memories break ?

 

Alex immaginò sua madre e suo padre lì sotto che gridavano per lei, e una lacrima le rigò il viso. Sentì la sua voce caricarsi dentro e il cuore battere forte, incrociò lo sguardo con quello di Joseph e ricominciò a cantare con voce più bassa, quasi volesse sussurrargli quelle parole.

 

And you take a moment
Promise me this:
That you'll stand by me forever
But if God forbid fate should step in
And force us into a goodbye
If you have children someday
When they point to the pictures
Please tell them my name
Tell them how the crowds went wild
Tell them how I hope they shine

Soltanto in quel momento,quando vide gli occhi del ragazzo brillare sotto le luci del locale, capì che quella non era una semplice canzone presa a caso, ma Alex la stava appena dedicando a quel cantante. Pronunciando quelle parole, la ragazza cominciò a piangere come mai aveva fatto prima, ma non si fermò a cantare, continuò, visto che quella voce segnata dal pianto non comprometteva l’esibizione, anzi, al contrario la migliorava.

 


Long live the walls we crashed through
I had the time of my life with you

Long, long live the walls we crashed through
All the candlelight shined just for me and you
And I was screaming, "long live all the magic we made"
And bring on all the pretenders
I'm not afraid

Singing long live all the mountains we moved
I had the time of my life
Fighting dragons with you

And long, long live the look on your face
And bring on all the pretenders
One day we will be remembered

 

Alex sorrise e ingraziò il pubblico che la stava applaudendo. Scese emozionata da quel palco, con ancora le gambe tremanti. Alzò lo sguardo a terra e si ritrovò quello di Joseph a meno di dieci centimetri.

Lo abbracciò forte, e lui ricambiò. La ragazza era in lacrime, mentre il giovane la stringeva a sé con delicatezza, come se fosse la cosa più preziosa che avesse. Le accarezzò i capelli e sorrise.

-Grazie – gli sussurrò con voce strozzata dal pianto.

-Sei stata magnifica, Alex. – le bisbigliò all’orecchio con voce calda che fece rabbrividire la ragazza.

Si strinse di nuovo a lui, d’altronde Joseph aveva fatto diventare anche Alex un’amante degli abbracci.










Angolo dell'autore
Ecco qui un nuovo capitolo, cercherò di aggiornare prima di sabato! Lasciate una recenzione, baci, Marta. <3

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Capitolo 18
*** Chapter 18: Girl, I'm Just in Love with you. ***


Chapter 18

 

Girl, I'm Just in Love with you.

 

 

-Io mi siedo vicino ad Alex – annunciò a voce alta Joseph con fare teatrale sedendo accanto alla ragazza nell’aereo che li avrebbero portati in Italia.

-Sei sicuro? Ho mal d’aereo, di macchina e di mare. – lo informò

-Che disastro che sei, Alex! – disse serio ma completamente ironico, mettendosi subito dopo a ridere.

-Che st*onzo! – risi con lui.

-Sì lo so, allora quanti aerei hai preso fino ad ora? – chiese

-Tanti, e mi sono sempre sentita male. Ora che ci dovrò passare mezza giornata non voglio immaginare cosa succederà! Sarà tremendo, ma tutto per l’Italia! –affermò convinta lei.

-Per l’Italia e soprattutto per il tuo bravissimo, bellissimo, e buonissimo amico Joe che ti vuole tanto bene, vero? –la corresse chiedendo conferma senza lasciarsi scappare il momento per auto elogiarsi

-Ma certo … - finse serietà ma scoppiò a ridere.

Annunciarono che l’aereo stava per decollare così i due si misero la cintura di sicurezza.

L’aereo accese i motori e si cominciò a muoversi sulla pista, nel momento in cui cominciò a salire di altitudine Alex strinse il dorso della mano del ragazzo istintivamente. Era agitata, lo era sempre durante l’atterraggio e la partenza, ma non l’avrebbe mai confessato davanti a lui, era troppo orgogliosa. Si era fatta prendere dai sentimenti, e appena si rese conto di star stritolando la mano del cantante la ritirò subito.

-Scusa. – disse impacciata diventando rossa in viso.

-Hai paura? – le chiese con nella voce neanche il minimo accenno all’ilarità.

-La chiamerei più tensione. – lo corresse.

-Hai paura – affermò.- Non preoccuparti, ci sono io qui.

Le sorrise, e lei si perse nei suoi occhi fin troppo belli. Era stato dolce, e Alex ne fu sorpresa, si aspettava una reazione diversa, credeva che la volesse portare in giro, ma non l’ha fatto.

 

 

-Ehi, come va? – Joseph domandò a Alexandra che era appena tornata dal bagno, aveva rimesso di tutto se pur non avesse mangiato niente.

-Più o meno meglio. Mi hanno dato una pasticca per farmi dormire un po’ e una gomma per il mal d’aereo. – rispose sedendosi al suo posto con un cuscino in mano.

-Dai … - esordì prendendole il cuscino dalle mani e appoggiandolo sulla sua spalla. - … vieni qui.

-Sicuro che non ti do fastidio? – gli chiese

-Sicurissimo. Non faccio appoggiare la mia collaboratrice sulla mia spalla, dopo tutto quello che ha fatto per me? Non sia mai! – disse riproponendo l’invito.

-Ok tesoro, ma poi non lamentarti eh! – disse sorridendo per poi appoggiarsi alla spalla dall’amico, che si stava mano a mano trasformando in qualcosa di più di un semplice amico.

-Non preoccuparti – la rassicurò accomodandogli i capelli dietro l’orecchio sinistro.

 

 

-I passeggeri sono pregati di allacciare bene le cinture di sicurezza, stiamo per atterrare all’ aeroporto di Malpensa di Milano, in Italia. – annunciarono all’altoparlante.

Alex e Joe avevano fatto scalo in Germania, e fortunatamente lei non si era più sentita male dall’ ultima volta.

La ragazza afferrò la mano di lui, che le sorrise. L’aereo si abbassò pian piano, per poi arrivare finalmente a destinazione.

La giovane donna ancora non si rendeva conto di essere in quella nazione, l’aveva sognata troppo per essere davvero lì. Conosceva ogni sua parte pur non essendoci mai stata.

Ci fu un caloroso benvenuto da parte delle fan italiane di Joseph che lo stavano ad aspettare da chissà quanto tempo all’aeroporto di Milano. Alex prese un’uscita secondaria e aspettò Joe che era impegnato con le sue fan, fuori dallo stabilimento.

-Ehi! – attirò la sua attenzione.

-Non so come mi sia venuto in mente di mettermi questo maglione con il caldo che fa! – si lamentò lui.

-L’Italia può essere caldissima d’estate, avresti dovuto saperlo, ci sei venuto prima al contrario di me- rispose – o avresti dovuto chiederlo a me, visto che sono l’esperta.

Joe le fece la linguaccia, e Alex rispose allo stesso modo.

-Antipatica! – le disse ridendo.

-Ma tanto all'hotel ti farai una bella doccia rigenerante! – gli suggerì

-Assolutamente! – acconsentì.

Saltarono entrambi in macchina ed erano l’uno di fronte all’altra.

Alex guardava il cantate osservare fuori dal finestrino emozionato e assolutamente felice.

Chissà che starà pensando” si chiese la ragazza che continuava a fissare il musicista. Aveva un’idea di cosa stesse provando. Eccitazione, felicità, voglia di esibirsi, di far vedere a tutti chi è, Alex avrebbe scommesso che fosse stato per lui avrebbe fatto uscire “Fast Life” anche quel girono stesso, adorava sentire il supporto dei fan e di chiunque gli fosse intorno. Aveva bisogno di tutto l’appoggio possibile, per affrontare al meglio quell’esperienza che l’avrebbe fatto crescere in un modo o nell’altro.

Joe era stato onesto, così tanto da desiderare che nessuno dei suoi fan leggesse tra le righe di quei testi fin troppo personali nascosti, però, da una musica più ritmata. A volte era nervoso nello scrivere quei brani, Alex ne sapeva qualcosa, ma l’Italia era la tappa d’inizio del suo press tour, in cui avrebbe pubblicizzato a tutti il suo progetto, in cui avrebbe dimostrato chi era davvero, e non poteva essere più emozionato e speranzoso.

-A cosa pensi?-gli chiese Alex prendendolo di sorpresa.

-Penso che … - si riprese subito dopo un attimo di smarrimento –che sarà fantastico, non vedo l’ora di incontrare tutti i fan, sperando che vengano …

-Verranno, vedrai. Sì che verranno! – gli assicurò la ragazza.

-Lo spero. –sospirò.

-Ehi – disse appoggiandogli una mano sul suo ginocchio coperto dai jeans. – verranno e saranno in molti, ne sono certa.

Joe sorrise e strinse la mano della ragazza, sussurrando un “grazie” fin troppo sentito.

 

 

Alexandra era da almeno mezz’ora sopra l’albergo, su quella terrazza che le piaceva tanto, riusciva a vedere perfettamente ogni dettaglio di Milano, e le piaceva maledettamente. Sarebbe voluta rimanere lì per ore.

Intanto continuava a pensare a Joseph, era diventato il tuo pensiero fisso soprattutto in quegli ultimi giorni non riusciva a toglierselo dalla testa. Quel sorriso, quel suo maledetto sorriso era stampato nella sua mente e non si sarebbe cancellato facilmente. Il suono di quella sua risata, quella sì che era musica.

Non avrebbe mai creduto che l’amore fosse capace di certe cose, non avrebbe mai creduto che un ragazzo l’avrebbe potuta stravolgere in questo modo. Le aveva fatto superare il suo panico da palcoscenico, l’aveva capita, l’aveva aiutata senza che lei glielo avesse chiesto. Aveva fatto tutto da solo, era comparso nella sua vita e l’aveva stravolta in meglio. Non aveva mai avuto nulla in cambio dall’Amore, ma quella era stata la prima volta in cui da amore ha ricevuto in cambio soltanto altro amore.

-Ecco dov’eri! – Alex sentì quella voce d’improvviso e sobbalzò, probabilmente perché non si aspettava di ritrovarsi alle spalle l’oggetto dei suoi pensieri.

-Mi hai fatto prendere un colpo – gli rimproverò.

-Scusa – disse.

-Non preoccuparti, mi vendicherò al più presto- rise la ragazza. –Allora come è andata all’universal?

-Benissimo, c’erano tantissimi fan alla sede, cantavano come matte. – sorride al ricordo.

-Te lo avevo detto io! – gli ricordò.

Stava scendendo la sera, c’era una luce particolare in quella strana Milano che sembrava diversa da quando erano arrivati quei due ragazzi. Il cielo era sfumato di rosso, il sole stava tramontando.

Alex si sedette ad una panchina e Joe fece lo stesso.

-Ti piace qui? – le chiese.

-Lo Adoro – rispose.

-Domani ti porto a fare un giro, sei pronta a svaligiare la città della moda? – le propose.

-Non vedo l’ora – rise la ragazza.

Joe si soffermò a guardare come i raggi del sole disegnassero quel profilo perfetto della ragazza e si infrangessero nei suoi occhi azzurri facendoli brillare di luce propria.

Prese un respiro, doveva farlo, o in quel momento o mai più.

-Alex – la chiamò facendo scontrare i suoi occhi. –Io … ti devo dire una cosa. Se non lo faccio ora poi non lo farò più. –sentenziò.

-Dimmi – gli sorrise incoraggiandolo.

Joe vide in quegli occhi quell’ingenuità e nello stesso tempo quella determinazione che lo avevano fatto innamorare di lei; non sapeva spiegare come fosse successo, non sapeva come si fosse innamorato della sua collaboratrice, forse perché era l’unica persona capace di leggere tra le righe, sia quelle delle sue canzoni che quelle delle sue parole. In fondo, però, l’amore non ha spiegazione, ci si innamora e basta.

-Alex, io ti amo – disse dolcemente con voce tremante, entrambi restarono in silenzio, aspettandosi un cenno dall’altro. La ragazza era senza parole, avrebbe voluto dire milioni di cose, ma dalla sua bocca non usciva un bel niente. – vuoi essere la mia ragazza? –concluse lui prendendole la mano.

Avrebbe voluto rispondere, e dire quel maledetto “Sì” ma era completamente paralizzata, aprì e chiuse la bocca per cinque volte nella speranza di emettere un suono, ma nulla non ci riusciva.

Così, non perse altro tempo, e proprio mentre la luce negli occhi del giovane si stava spegnando, avvicinò le sue labbra a quelle del cantante. Quest’ultimo le unì in un bacio. Sentì la mano calda del ragazzo sul suo collo, sentì le labbra carnose e bagnate sulle sue, la barba incolta pizzicarle il viso. Era tutto così bello.

Joseph gustò il suo sapore, inebriandosi del suo profumo, sentì una stretta allo stomaco, ma soltanto dopo si rese conto che fossero soltanto farfalle. Era un bacio completamente dolce, e nessuno dei due voleva che terminasse, era troppo bello per essere vero.

Forse avrebbero compromesso la loro amicizia, forse se avessero litigato niente sarebbe stato più come prima, ma valeva la pena rischiare. L’amore è anche rischio.

I due si staccarono e si fissarono, erano l’uno negli occhi dell’altra.

-Ti amo anche io, Joe; e sì, voglio essere la tua ragazza. – rispose la giovane sorridendo.

Joe la strinse a sé, in un abbraccio, all’imbrunire della sera.

-Posso chiederti una cosa? – disse lei.

-Certo – rispose dolcemente il ragazzo.

-Da quando? Da quando mi ami? – chiese curiosa la ragazza.

-Non lo so neanche io. Forse dalla prima volta in cui ti ho vista, forse da quando ti ho sentita cantare, non lo so. So soltanto che l’amicizia che provavo per te è cresciuta e è diventata amore – rispose accarezzando i capelli biondi della giovane. – Tu invece?

-è stato un colpo di fulmine, nel momento in cui Mr. Smith ci ha presentati per la prima volta. E pensare che io non credevo neanche nel colpo di fulmine. – rifletté lei.

-Io ho avuto un colpo di fulmine con tutte quelle che sono state le mie ragazze. Tutte tranne te, è stato qualcosa di più bello con te. – ci tenne a puntualizzare rivolgendole il suo miglior sorriso.

-Grazie – esordì lei.

-Per cosa? – chiese Joseph.

-Perché ti importa di me. Perché mi ami. Non mi sentivo così bene e così protetta da prima che miei genitori morissero - disse Alexandra.

-Non devi ringraziarmi, Alex. Io ti amo perché sei una ragazza stupenda. Ti amo perché ti amo, non c’è una spiegazione all’amore. – controbatté lui sorridendole.

Lo baciò di nuovo, innamorandosi di lui ogni secondo di più.

Era soltanto l’inizio di una lunga amicizia che si era trasformata pian piano in amore.

Il destino aveva fatto il suo corso facendo incontrare una ragazza con molti problemi e un grande talento, con un cantante a cui mancava soltanto l’altra parte della mela.

Non sapevano cosa il futuro avrebbe riservato loro, ma erano giovani e pieni di entusiasmo, non si sarebbero fatti abbattere tanto in fretta.

 

 

Sulla terrazza di un grande albergo, nella città italiana della moda, mentre il sole si faceva sempre più basso tra i grattaceli milanesi, una musicista era tra le braccia di un cantante, entrambi si godevano il paesaggio, sospirando giorni speciali insieme

Quello era soltanto l’inizio di una vita piena d’amore l’uno affianco all’altra.



 



Angolo dell'autore: 
Ecco signori e signore l'ultimo capitolo di "You're Just Running From the Truth"!
Ma non preoccupatevi c'è ancora un bel'epilogo che vi aspetta!
intanto fatemi sapere che pensare di quest'ultimo capitolo lasciando una recenzione :)
baci, Marta. <3

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Capitolo 19
*** Epilogue ***


Epilogue

 
 
-Allora, riesce ad arrivare? – chiese Joseph alla regista del suo video. La donna interruppe la chiamata nervosamente e sospirò rumorosamente mettendosi un attimo a pensare.
-No, non ci riesce. Se tutto va bene arriva domani mattina.- rispose la donna in crisi.
-Io venerdì devo essere a New York, ho un’intervista; riusciamo a girare tutto in un giorno e mezzo?- chiese il giovane.
-Non credo – rispose diffidente. – Dobbiamo trovare una sostituta per “Just In Love”, e alla svelta. Faccio due telefonate.
-Ok. – rispose il cantante allontanandosi e dirigendosi verso di Alex.
-Che succede? – domandò Alex al ragazzo.
-La modella non può venire, e non riusciamo a girare tutto in meno di due giorni, quindi dobbiamo trovare una sostituta. – le riferì il giovane.
-Capisco, un’altra francesina che ti si abbracci, sbaciucchi e ti salti addosso per bene, eh tesoro? – lo provocò Alex per ovvie ragioni gelosa, mettendogli le braccia al collo.
-Ehi, non è mica colpa mia, eh – rettificò – e comunque sei tu la mia preferita - lasciandole velocemente un bacio stampo sulle labbra.
-Ci mancherebbe solo questo – si lamentò – e se qualcuno ci ha visti credo che ti ucciderò.
Joe sorrise beffardo facendole l’occhiolino.
Avevano deciso di lasciare all’oscuro il pubblico della loro relazione, ad Alex non è mai piaciuta la stampa, e Joseph era stato consenziente. L’unico inconveniente era che non potevano farsi vedere in giro insieme troppo spesso e i baci in pubblico erano severamente vietati.
-Voi due! Fermi lì dove siete! – ordinò la regista ai due ragazzi che stavano amoreggiando. Alex guardò Joe spaventata, avendo paura di quell’animo fin troppo artistico della registra che avevano scelto.
-è perfetto, assolutamente perfetto!Siete perfetti insieme! – disse la donna dall'accento francese girando intorno ai due che la guardavano strano. – Siete fidanzati?
-Sì – disse Joe.
-No. – rispose un decimo di secondo dopo la ragazza tappando la bocca di lui con una mano.
-Avete un po’ le idee confuse vedo, comunque sia, ragazza, sei assunta! – disse entusiasta la donna.
Joe scoppiò a ridere e Alex sbiancò.
-Come sono assunta? No no io non recito, non so recitare, e non sono una modella; non posso interpretare la parte della ragazza di Joe!- replicò tutto d’un fiato la ragazza.
-Forza ragazzi, tutti alla stazione! Abbiamo un fantastico video da girare!- disse felide la regista, che non si curò delle parole della ragazza che sapeva sarebbe stata convinta dal cantante.
-ma … - disse ancora lei.
-Mi dispiace francesina, ma tu dovrai recitare in “Just in Love”, quindi sarai tu quella che mi abbraccerà, mi sbaciucchierà e mi salterà addosso!- le disse all’orecchio con sorriso beffardo, ma estremamente felice. La superò con passo veloce con disinvoltura.
-Io ti uccido, Joseph Adam Jonas! – affermò saltandogli addosso da dietro.
-Vuoi uccidere il tuo amato? Non prima della fine di questo video! – disse divertito.
Gli sorrise dissentendo, e arrendendosi; era troppo adorabile quel ragazzo. La baciò di nuovo a fior di labbra. Avrebbero fatto sfogo di tutti i baci pubblici repressi durante la registrazione di quel video, avrebbero ingannato tutti sembrando una coppia innamorata; quando invece lo erano davvero.
 
***
 
-Ehi, sei pronta tesoro? – le domandò nel backstage del suo primo concerto.
-Più o meno – rispose ansimando la ragazza. Era agitata, d’altronde era il suo primo concerto davanti a un vero pubblico che l’era venuta a vedere; c’è sempre un po’ di panico alla prima esibizione.
-Hai paura? – le chiese ancora.
-Un po’ – gli confessò.
-Ehi, non preoccuparti, è normale, è la prima volta. Appena sarai sul palco e comincerai a cantare andrà tutto bene. – la rassicurò prendendo le sue mani tra le sue.
-Lo spero – sospirò lei.
-Ascolta, sarò lì sotto al palco alla tua destra, guarda me, nessun altro, andrà tutto bene te lo assicuro! – disse il corvino.
-Non è che lì sotto qualche tua fan ti salta addosso? – disse indispettita la texana, facendo ridere il ragazzo.
-Ma allora non sei così spaventata, visto che la tua gelosia si fa sentire anche adesso! – rise il cantante. – comunque non preoccuparti, non mi farò notare e sarò pronto a correre il rischio.
Alex lo abbracciò, sorridendo.
-Grazie – gli sussurrò per poi unire le sue labbra a quelle del giovane.
Proprio in quel momento in cui i due si stavano baciando, entrambi sentirono qualcuno schiarirsi la voce.
-Alex – disse con disappunto una voce maschile.
La ragazza si staccò da Joseph che non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Guardò il giovane dal quale proveniva la voce e le comparì un sorriso in viso. Corse dal ragazzo e gli saltò letteralmente addosso abbracciandolo.
-Tommy! – esclamò Alex. Joe capì a quell’affermazione cosa stesse succedendo, sapendo di essere già nei guai.
-Alex! – sorrise divertito il fratello. -Ehi, come va cantante?
-Tutto bene – disse tornado con i piedi a terra – Vieni con me, ti devo far conoscere qualcuno.
-Tu devi essere Joe! – disse sorridendo il giovane biondo al corvino che stava cercando di svignarsela temendo le ire del fratello della sua ragazza.
-Sì, tu devi essere Tom, il fratello di Alex, giusto? Piacere mio! – si strinsero la mano, Joe notò che la stretta del fratello di Alex era molto determinata. Probabilmente la ragazza l’aveva minacciato e costretto a farle fare bella figura davanti a lui.
-Alex, due minuti! – le disse un tecnico.
-Ok – sospirò lei preoccupata. La ragazza si avvicinò al palco per sbirciare il pubblico, e Joe si congedò dal fratello della cantante senza dire nulla, per andare a posare le sua mani sulle spalle della giovane.
-Ehi, andrà tutto bene ok? Non preoccuparti. Fidati di me, non c’è motivo di avere paura. – le sussurrò all’orecchio cingendola da dietro.
La ragazza sorrise e si girò e baciò il ragazzo,
-Grazie, amore. – rispose.
Un ultimo sorriso e Alexandra salì per al prima volta su quel palco tanto temuto.
Sia Joseph che Tom la guardavano da sotto il palco con orgoglio. Non si erano detti una parola.
-La tratterai bene, non le farai mancare nulla, e non la farai soffrire, vero? – chiese il biondo.
-Farò del mio meglio. – sorrise il moro al fratello della sua ragazza.
Alex che continuava ad esibirsi sul palco guardò lì sotto e vide le sue ragioni di vita, vide supporto, vide gioia, vide orgoglio, ma soprattutto vide amore.
-Sono felice che vi piaccia la mia musica, la prossima canzone la volevo dedicare ai miei genitori, sperando che la possano sentire anche da lassù - Guardò in alto e incontrò la luce di un riflettore, si lasciò andare una lacrima e cominciò a cantare.
Lei che era tanto scappata dalla realtà, dalla verità, dalla sua passione per la musica, ora la stava affrontando, grazie soltanto ad un ragazzo che le aveva cambiato la vita.
 
***
 
-No, non voglio entrarci lì dentro. No Tom, perché dovrei andare a sentire un suo concerto se abbiamo litigato? – rispose la ragazza a suo fratello che la stava letteralmente trascinando al concerto di Joseph.
Sì, avevano litigato, molto più di tutte le altre volte, e non sembravano volersi riappacificare. Fin quando un girono Joe aveva invitato la sua Alex ad un suo concerto.
-Come vuoi – disse il biondo lasciando sua sorella per un attimo. Dopo neanche trenta secondi, se la caricò sulle spalle a mo’ sacco di patate. Alex gridò e strepitò ordinando al fratello di farla scendere. La ragazza era estremamente cocciuta, orgogliosa e per di più credeva di aver pienamente ragione.
La mise a terra non appena arrivati sotto il palco.
Alex sentì la voce del ragazzo che finiva di cantare Fast Life, e si ordinò di non buttare neanche uno sguardo su quel palco.
-Bene, sono davvero eccitato di cantare una nuova canzone per voi. La dedico a una ragazza che dovrebbe essere tra di voi, lei capirà. Si chiama “I’m Sorry”. – Alex girò le spalle e si incamminò verso l’uscita. Continuò con il suo passo deciso e orgoglioso fino a quando Joe non cominciò a cantare con voce tremante.
Si girò si scatto incontrando quegli occhi lucidi del ragazzo.
 
Was it the things I said?
Can I take them back?
Baby, cause without you there’s nothing left of me
We could run away
We could change our fate
Baby, what can I do to show you I’m sorry?
 
Alex sentì i suoi occhi pizzicargli, e una lacrima scenderle giù. Tornò ad avvicinarsi al palco e a fissare quel ragazzo seduto sullo sgabello che si scusava con lei, nel modo più bello che conoscesse.
Capì, capì guardando quegli occhi lucidi e sentendo quella sua voce tremante che la amava davvero, e non si sarebbero lasciati soltanto per un litigio, il loro rapporto era molto più forte.
In lacrime si intrufolò dietro le quinte sotto il sorriso del fratello, e un tecnico face rientrare per un attimo il cantante nel backstage.
Joseph vide Alex, e lei vide i suoi occhi brillare.
-Mi dispiace – disse avvicinandosi a lei.
-Dispiace anche a me – rispose la bionda abbracciando il giovane. Un bacio, un bacio che racchiudeva tutto il loro amore.
 
***
 
-Ne sei davvero convinta Alex? – le chiese il fratello.
-Sì, più di ogni altra cosa. – rispose sicura guardando il suo riflesso allo specchio. Quel vestito bianco era di sua madre, e non lo avrebbe mai preso se non fosse stata convinta di quello che stava facendo.
-Sei pronta? – le chiese mentre sentì pizzicargli gli occhi, si commuoveva facilmente in occasioni del genere il fratellone, soprattutto quando si trattava di sua sorella.
-Sì. – rispose sicura per poi abbracciare il suo Tom, e prenderlo subito dopo sottobraccio.
Le porte della chiesa si aprirono, e la marcia nuziale risuonò all’interno.
Tutti si alzarono, mentre i fratelli avanzavano verso l’altare.
Alex vide lo sguardo di Joseph cercare il suo, e osservò davanti ai suoi l’amore fatto persona in quel ragazzo che la attendeva.
Joe non riusciva a distogliere lo sguardo da quella donna, che in pochi minuti sarebbe diventata sua moglie. Ancora ricordava la sua dichiarazione, e alla reazione della ragazza, erano entrambi in preda alle lacrime quel giorno.
Tom lasciò sua sorella nelle mani di Joseph che prese la sua mano, e le sussurrò.
-Sei bellissima. Ti Amo. – le disse piano in modo che nessun altro potesse sentirlo.
Piansero entrambi, così tanto che non riuscivano a pronunciare il giuramento di fedeltà. Mezza chiesa piangeva insieme a loro, erano il perfetto quadro di un amore appena sbocciato.
-Vi dichiaro marito e moglie, puoi baciare la sposa. – annunciò il prete.
I due ragazzi si sentirono scossi da un brivido e Joseph prese dolcemente il viso di sua moglie tra le sue mani, e la baciò.
Era soltanto l’inizio di una vita insieme
 
***
 
-Comunque quel ragazzino non mi piace per niente – disse l’uomo a sua moglie.
-Joseph, è un bravo ragazzo. Va tutte le domeniche a messa, prende ottimi voti a scuola, è educato e ben vestito, cosa stranissima per i canoni d’oggi, non so, cosa vuoi di più? – le fece notare la donna.
-Alex, e poi Claire è troppo piccola per avere un ragazzo! – rispose nervoso apparecchiando la tavola per due. Claire, quindicenne con il nome della nonna materna, bionda come la madre, con gli occhi del padre; un cuore d’oro che riusciva a conquistare e intenerire il cuore del padre in modo ammirevole.
-Stai scherzando vero? Ha quindici anni, io ne avevo tredici quando mi sono fidanzata per la prima volta … è stato un fiasco completo, ma mi è comunque servito. – disse la moglie trasferendo le fettine di carne dalla padella al piatto.
-Non mi va bene comunque – rispose comunque. Alex lo guardò di soppiatto con aria di sfida.
-Joseph, basta fare il padre geloso pazzo e super protettivo della sua figlia femmina. – gli rimproverò – e poi, ti prego, non spaventare quel povero ragazzo con interrogatori come quello di prima, fallo per Claire. Mi sarei sprofondata al suo posto. – continuò portando a tavola il piatto di carne e le parate al forno. Cominciarono a mangiare.
-Io non sono né geloso pazzo, né super protettivo. – disse – e tu hai avuto un fidanzato a tredici anni?- disse sconvolto.
Alex scoppiò a ridere.
-Oddio sì, lascia stare, sono brutti ricordi. Dopo due mesi che stavamo insieme l’ho beccato nella palestra della scuola che pomiciava con una ragazza. Gli ho mollato uno schiaffo e sono andata via! – rispose la donna ridendo sempre più.
-Immagino che ci sia rimasto di m*rda lui – ipotizzò il moro.
-Sì, ma mai quanto me. Era stata la mia prima delusione, ho passato i tre mesi successivi sul letto a piangere, mentre Tom cercava di consolarmi. Ma mi è servito. Mi è stato utile per scegliere chi frequentare, e fare la scelta giusta su di te, ad esempio. – rispose Alexandra.
-Ed hai fatto una gran bella scelta, tesoro! – disse il marito. – Ma Nick dov’è? – chiese il riccio riferendosi al suo figlio più piccolo. Nicholas, appena sette anni, capelli ricci come quello dello zio rinominato da lui stesso “Nicky”, sorriso del padre e occhi della madre un peste fatta persona; riusciva ad far sciogliere i genitori soltanto con un sorriso: la stessa “arma” usata dal padre.
-L’ho portato prima da un suo amichetto, rimane a dormire lì. – rispose la bionda, mettendo apposto i loro piatti in poche mosse. In meno di 2 minuti aveva finito. Si trasferirono in salotto.
-Quindi siamo soli soletti? – domandò l’uomo.
-Sì. – rispose semplicemente.
-Soli soletti. Io e te, come tanto tempo fa. – disse malizioso avvicinandosi alla donna. – non ti viene in mente nulla?
-Sì che mi viene in mente qualcosa –ammiccò lei.
-Che ne dici di un terzo figlio Jonas? – propose il moro avvicinandosi alla ragazza pericolosamente. Joseph ha un fascino senza età, lo stesso sguardo calamitato, lo stesso sorriso ammiccante, e le stesse labbra da baciare che ogni volta facevano morire Alex.
Lei gli saltò letteralmente addosso, e si ritrovarono entrambi lunghi sul divano davanti alla televisione spenta.
Un’altra notte d’amore li attendeva, sullo stesso divano in cui avevano concepito i loro due figli. Amore, gioia, famiglia. Erano una perfetta formula loro due, ma non sarebbero mai stati così impeccabili senza Nicholas e Claire.
Questa è soltanto la storia di una semplice ragazza con un brutto passato; e di un cantante che è diventato la sua vita.
 
 
 
The End.

 


Angolo dell'autore:
Ecco qui l'epilogo di "You're Just rinning from the truth"
Volevo ringraziarvi tutte, tutte le persone che hanno commentato, che hanno messe nelle preferite e nelle seguite la mia storia, in particolare Fooshly,  freehugs e theHeevsSky che mi hanno sempre sostenuto e commentato questa FF.
Beh posso dire di ritenermi abbasta soddisfatta di questa mia prima ff su EFP e vi posso assicurare che non sarà sicuramente l'ultima che posterò qui. 
Vi ringrazio, 
Baci, Marta. <3
 

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