Goodbye to turning tables

di RondineSapientina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La felicità ha un proprio colore ***
Capitolo 2: *** L'amore non può attendere ***
Capitolo 3: *** Un giorno da ricordare ***



Capitolo 1
*** La felicità ha un proprio colore ***


1. La felicità ha un proprio colore

 

“Dei giorni felici della nostra vita ci accorgiamo solo quando
hanno ormai lasciato il posto a giorni infelici”.
Arthur Shopenhauer

 
Tonks camminava in silenzio per le strade desolate di Hogsmade. Quella notte c’era stato l’attacco dei Mangiamorte ad Hogwarts e Silente era stato ucciso da Piton. Così, dopo aver fatto rapporto a Malocchio su quello che era accaduto, aveva deciso di allontanarsi un po’. Teneva lo sguardo fisso sui propri piedi e su quelli dell’uomo, che le stava di fianco e che camminava quasi con lo stesso suo ritmo. Non aveva il coraggio di spiccicare nemmeno una parola, più per la vergogna che per l’imbarazzo. Soltanto un’ora prima nell’infermeria della scuola gli aveva detto che non le importava, se era un lupo mannaro, se era povero o vecchio. L’unica cosa che voleva era stare con lui, ma Remus era un tipo testardo e non aveva alcuna intenzione di muoversi dalle proprie posizioni.
Quando arrivarono ai Tre Manici di Scopa, dove Tonks aveva in affitto una stanza, rimasero per qualche secondo in silenzio, senza nemmeno guardarsi.
Dopo poco Lupin infilò le mani in tasca e, mentre si voltava per andarsene, disse
-Allora…ciao Tonks. Stammi bene…
“No, aspetta un momento! Lo ha detto davvero?”.
Tonks guardò incredula l’uomo che le stava davanti, quell’uomo che tanto amava, ma che non ricambiava i suoi sentimenti.
“No, non può fare sul serio!”.
Avevano appena affrontato i Mangiamorte, Silente era morto, Bill era stato ferito da Greyback, lei gli aveva detto che lo amava e tutto quello che lui poteva dire era “Ciao Tonks. Stammi bene…”.
-Tutto qui quello che sai dire?- gli chiese quasi con rabbia.
Remus, allora, si bloccò immediatamente. Rimase di spalle per qualche secondo, poi si girò verso di lei e disse
-E cosa dovrei dirti?
Tonks incrociò le braccia, furiosa, e rispose
-Quello che voglio sentirti dire da mesi!
Lui sospirò stancamente e si passò una mano sul viso per stropicciarsi gli occhi.
-Ne abbiamo già parlato…e lo sai che non posso…
-Già…perché sei vecchio, povero e tutte quelle altre stronzate che vai blaterando!
I muscoli del viso di Remus si contassero. Non le importava, se lo aveva offeso. Doveva sfogare il dolore accumulato in quei mesi e quello era l’unico modo che le veniva in mente.
-Quelle stronzate, come le chiami tu, fanno di me quello che sono! Io sono un mostro e purtroppo non posso cambiare!
Ninfadora sostenne decisa il suo sguardo. Non aveva alcuna intenzione di cedere, non dopo tutto quello che aveva passato.
-La verità è che queste sono tutte scuse! Tu non vuoi amarmi!- riprese la ragazza con più foga di prima.
Lui fece un ghigno amareggiato e, facendo un gesto con la mano come a colpire il vuoto, disse
-Sì, hai proprio ragione…
Tonks, sentendosi presa in giro, si diresse verso di lui e gli diede un pugno sul braccio.
-Ahia! Ma sei impazzita? Io sto solo cercando di difenderti!
-E DA CHI DOVREI ESSERE DIFESA?- gli urlò.
Il respiro le era diventato affannoso e corto e sentiva il cuore batterle all’impazzata.
-Ancora non lo hai capito?! E’ da me che ti ho protetta, da me che ti ho tenuta lontana per tutto questo tempo! Io sono pericoloso, Ninfadora! Sono un lupo mannaro! E se durante il plenilunio qualcosa andasse storto e ti facessi del male? Non potrei mai perdonarmelo…
Quando pronunciò quelle ultime parole, girò il volto dall’altra parte, come esasperato.
-Tu…tu- continuò Tonks, puntandogli l’indice contro, non riuscendo più a fermare la rabbia che le scorreva nel corpo –non hai la più pallida idea di quello che ho passato in tutti questi mesi, di quanto ho sofferto per te! Guarda! Guarda i miei capelli!- prese tra le dita delle ciocche grigie e gliele mostrò –Sono grigi per come mi sento! Quindi dammi un buon motivo, perché non dovrei darti un altro pugno!
Remus la guardò intensamente per qualche secondo, come per soppesare le parole che avrebbe dovuto usare.
-Perché…ti amo Tonks...- ammise tutto d’un fiato.
Ninfadora rimase spiazzata. Sentì la bocca dello stomaco chiudersi di scatto e le guance avvampare per l’emozione.
Lui abbassò, imbarazzato, lo sguardo verso i suoi piedi e disse
-Per tutto questo tempo non ho fatto altro che cercare di lasciarti andare, di non essere egoista e tenerti solo per me, ma non ce l’ho fatta! L’unica cosa che potevo fare era trattarti con distacco, come prima, e sperare che ti innamorassi di un altro, ma il solo pensiero di te fra le braccia di un qualsiasi sconosciuto mi faceva impazzire!
Ad un certo punto la afferrò per le spalle e, scrollandola, disse
-Tonks, io non posso offriti la vita che meriti! Proprio perché ti amo, so che non sarai mai felice con me…e non posso relegarti ad una vita da reietta! Non potrei mai vederti infelice…
Allora Ninfadora gli afferrò il colletto della giacca e, mentre le lacrime le scendevano calde lungo le guance e un nodo gigantesco le stringeva la gola, disse
-Ma non vedi a cosa ci sta portando tutto ciò? Ci stiamo uccidendo a vicenda…e io non ho alcuna intenzione di rinunciare a te!
Remus la guardò intensamente e scrutò quegli occhi scuri, che trasmettevano determinazione e sicurezza, nonostante fossero velati dalle lacrime. Fu in quel momento che davanti a sé vide scorrere i volti di James, Lily, Sirius e Silente, vittime di un’assurda guerra, e capì quanto la vita fosse stata breve e ingiusta per ognuno di loro. Un nuova certezza aveva preso corpo nella sua mente
-Hai ragione…-disse lui, annuendo –E non ho più alcuna intenzione di vivere anche solo un attimo senza di te…ti amo, Tonks…
Allora Ninfadora prese il volto dell’uomo tra le mani e appoggiò le proprie labbra sulle sue. Fu un gesto che durò poco, ma che travolse entrambi. Quando lei si staccò, Remus la afferrò per la vita e la attirò di nuovo a sé. Per tutto quel tempo non aveva fatto altro che desiderare di poterla stringere tra le braccia, di poter assaporare le sue tenere labbra, di poterla avere solo per sé. Tonks con una mano gli accarezzò il volto, sfiorando con i polpastrelli la cicatrice che aveva sulla guancia. Lui rabbrividì di piacere a quel tocco delicato e si distaccò da lei per poterla osservare meglio. 
E all’improvviso accadde. I capelli della ragazza divennero di un fucsia intenso e brillante. Remus li guardò divertito e, spostandole una ciocca dietro l’orecchio, le sussurrò
-Sei molto più bella, quando sei felice…
 


Questo è il commento:

6° posto:
Abby_nigel con Goodbye to turning tables
Totale: 70/80 pt

1_Grammatica e sintassi: 14/15 pt
Qualche errore nella punteggiatura, soprattutto nella prima shot, che ha portato a una detrazione di 0.2. All’inizio della prima shot usi un “c’era stato” che sarebbe più corretto sostituire con “era avvenuto”, inoltre mi ha lasciata perplessa l’inciso “più per la vergogna che per l’imbarazzo”, più che altro perché, non sapendo cosa volevi dire veramente, non saprei come correggertelo :) Vergogna e imbarazzo, comunque, sono sinonimi. Normalmente ti avrei sottratto dei punti per l’uso spropositato dei puntini di sospensione ma, in realtà, li ho trovati adatti a questo contesto perché esprimono bene l’ansia e l’incertezza che Tonks e Lupin devono aver provato nei confronti della loro storia e di come sarebbe potuta continuare.
2_Lessico e forma: 8/10 pt
Ricordati che quando usi ‘disse’ e apri le virgolette, dopo il verbo ci devono essere i due punti (ES: Tonks disse: “blablabla”) e che, quando apri le virgolette, devi sempre chiuderle (anche se usi i trattini). Lo stile tutto sommato andava bene, anche se in alcuni tratti l’ho trovato un po’ pesante. Non per dei motivi precisi, solo in alcuni punti la narrazione perdeva un po’ il ritmo e coinvolgeva meno.
3_Originalità: 14/15 pt
Ti ho dato quasi il massimo, poiché la storia non era assolutamente banale; il punto sottratto è dovuto al fatto che l’insicurezza prima del matrimonio è un po’ un cliché. Non l’avevo mai visto, comunque, dal punto di vista dello sposo, ovvero con Remus che non è sicuro, invece che Tonks.
4_Caratterizzazione del/i personaggio/i e IC: 15/15 pt
Molto bene su questo punto: sei riuscita ad esplorare a fondo i caratteri di entrambi i personaggi, senza tralasciare uno dei due come spesso è capitato. Inoltre sei riuscita non sfociare nell’OOC, cosa che io avrei avuto difficoltà a fare con Tonks, dato che l’ho sempre immaginata come una di quelle ragazze allergiche alle smancerie e alle sdolcinatezze, matrimonio compreso. Invece sei riuscita a gestire bene la cosa, brava.
5_Attinenza alle indicazioni: 10/10 pt
Per quanto riguarda l’impaginazione e l’utilizzo del prompt, tutto a posto. Ho dovuto però toglierti due punti poiché non hai diviso i tre momenti in tre flash/drabble/shot ma hai scritto un’unica shot.
6_Gradimento personale: 8/10 pt
in generale la storia mi è piaciuta; i due punti sottratti sono dovuti proprio alla mancanza di verve in alcuni punti; in parte anche a quel vago senso di angoscia che emerge. Comunque nel complesso brava :)
7_Bonus: 1/5 pt

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Capitolo 2
*** L'amore non può attendere ***



2. L'amore non può attendere



“Felicità non è l'essere amati.
Ogni persona ama se stessa.
Ma amare, questa è felicità”.
Hermann Hesse

 
Remus continuava a spostare il proprio sguardo dal libro che stava leggendo a Tonks, che sedeva sulla poltrona accanto alla sua e che con aria assente fissava il fuoco che scoppiettava nel camino. Quella sera era stranamente silenziosa e, nonostante la luce fioca, notò che i suoi capelli erano di un fucsia leggermente sbiadito. Remus sfogliò distrattamente un’altra pagina, anche se ormai aveva perso ogni interesse per il libro. Aspettò qualche secondo nella speranza che la ragazza pronunciasse anche solo una parola, ma non accadde. In genere, quando Tonks tornava dal Ministero, era sempre sorridente ed entusiasta e passava almeno due ore a raccontargli cosa era successo durante la mattinata.
-Dora…va-va tutto bene?- azzardò lui, preoccupato.
Tonks, sentendosi chiamare, si voltò verso di lui e rispose
-Sì…cioè no…insomma non proprio! Ecco…io stavo pensando…- seguì qualche secondo di pausa, in cui la ragazza si rannicchiò ancora di più nella poltrona, portando le ginocchia la petto –Pensavo ad Harry, a Voldemort, a questa assurda guerra e…a noi due…
Remus si voltò verso di lei e notò che i suoi grandi occhi neri erano velati di tristezza.
-Rem…- riprese lei –Tu faresti qualsiasi cosa per rendermi felice, vero?
-Certo, qualsiasi cosa!- ripeté lui, annuendo.
-Allora…chiedimi di sposarti!
Lupin ammutolì improvvisamente. Non si aspettava una richiesta del genere.
-Dora, la mia intenzione era quella di chiedertelo, ma non ora…
Tonks sorrise amareggiata e, rivolgendo di nuovo lo sguardo verso il camino, disse
-E quando? Quando uno di noi due sarà morto?
-Ninfadora ti prego…- la supplicò lui, sporgendosi oltre il poggiolo –Non dirlo nemmeno per scherzo…
-Ma io sono seria! Lo sai benissimo che, quando tra due mesi andremo a prendere Harry, uno di noi potrebbe non tornare!
Remus non aveva il coraggio di guardarla. Tonks aveva perfettamente ragione, ma sapeva anche quanto lei tenesse a sposarsi.
-Quando vorresti chiedermelo? In futuro? Remus, noi non abbiamo un futuro! Guardati intorno!- gli disse, allargando le braccia –Siamo in guerra! Non abbiamo alcuna certezza, se non il presente! E io il mio presente lo voglio vivere con te…
-Volevo solo aspettare per mettere da parte un po’ di soldi per…sai, la cerimonia, il vestito e…
-No…- continuò lei, incrociando le braccia e scuotendo la testa, rassegnata –Non è questo il vero motivo…in realtà è sempre la stessa storia: tu non vuoi sposarmi, perché pensi che tutti mi tratteranno come una reietta…
-Non lo penso…è una certezza- ripose lui, lapidario –Tutti ti additeranno come la moglie di un mostro, di un essere immondo e…non voglio questo per te!
Lupin abbassò, colpevole, lo sguardo verso le proprie mani, che stavano torturando un lembo del pigiama. Tonks lo osservò in silenzio per qualche secondo. Notò che, da quando lo aveva conosciuto, gli erano spuntate delle piccole rughe sulla fronte e che i capelli tendevano sempre più al grigio. Era invecchiato nell’ultimo periodo. Stare a contatto con gli altri mannari lo aveva reso più vulnerabile, più debole.
-Perché devi torturarti in questo modo? Perché non puoi amarmi e basta?
-Perché sono fatto così…- ammise lui, stringendosi nelle spalle.
Allora Tonks si alzò dalla propria poltrona e, cercando di non cadere, si sedette sulle gambe dell’uomo. Remus le cinse i fianchi con le braccia e appoggiò stancamente la testa al petto della ragazza.
-Remus, tu sei un uomo eccezionale…- disse lei, mentre con le dita gli spostava i capelli dalla fronte –Sei in grado di controllare questo problema della licantropia e, cosa più importante, non hai mai fatto del male a nessuno. Sei un uomo coltissimo e sei capace in qualsiasi cosa ti applichi. Sei stato uno degli insegnanti migliori che Hogwarts abbia mai avuto e hai insegnato ad Harry a praticare l’ Incanto Patronus. Sei un amico fedele, sei un amante dolcissimo…
Tonks gli sfiorò il mento con le dita e delicatamente lo costrinse a guardarla. Era la prima volta che gli vedeva gli occhi lucidi; anche quando Sirius era morto, Remus non aveva versato una lacrima, ma non perché non gli volesse bene. Ormai era così abituato ad interiorizzare il dolore, a sopprimerlo e a conviverci che, anche nei momenti di maggior sofferenza, riusciva ad essere sempre il più razionale.
-Se le persone non riescono a vedere in te tutte queste qualità, allora sono loro che hanno un problema, non tu!
Dopo quelle parole, gli si avvicinò e gli stampò un bacio leggero sulle labbra. Quando lei si distaccò, Lupin strinse ancora di più la presa attorno ai suoi fianchi, attirandola a sé, e la baciò di nuovo, desiderando che quel momento non finisse mai. Per tutta la vita aveva creduto di essere solo, un incompreso, un reietto. Soltanto con i Malandrini si era sentito finalmente accettato e aveva trascorso ad Hogwarts sette anni indimenticabili. Poi era arrivata lei, una bizzarra ragazza dai capelli fucsia che gli aveva cambiato la vita. Riusciva a comprenderlo e a capirlo come nessun altro. Lo amava per quello che era e non le importava del mostro, che si nascondeva dentro di lui.
Non poteva perderla, non voleva perderla. Allora si staccò da lei e, fissando i propri occhi in quelli scuri di lei, disse
-Ninfadora Tonks, vuoi sposarmi?
Lei sorrise, soddisfatta, e rispose
-Sapevo che alla fine me lo avresti chiesto…
-Devo prenderlo per un “sì”?
-Sì, sì, sì, sì, sì, sì!
Ogni volta che Ninfadora pronunciava un “sì”, gli dava un bacio sulle labbra.
-Ora sei felice?- le chiese poi Lupin.
Lei lo guardò di nuovo e, sfiorandogli la mandibola con le dita, rispose
-Come non mai…
 

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Capitolo 3
*** Un giorno da ricordare ***


 3. Un giorno da ricordare

 

“Nessuno può farti sentire infelice,
 se tu non glielo consenti”.
Roosevelt

 
“Ancora non ci credo! Domani mattina mi sposo!”.
Remus continuava a fissarsi nello specchio del bagno, ma ancora non riusciva ad accettare quell’idea. Era da un mese che lui e Tonks stavano progettando quell’evento, eppure gli era sempre sembrato lontano. Invece quel giorno era arrivato e Remus non si sentiva ancora pronto. Sarebbe stato un buon marito per Tonks? Sarebbe riuscito a non deluderla? Era da giorni che quelle domande gli ronzavano nella mente e che lo tormentavano.
Ad un certo punto sentì bussare alla porta.
“E’ l’una di notte! Chi potrebbe essere?”.
Allora si avvicinò alla porta e, poggiandovi sopra l’orecchio, domandò
-Chi è?
-Sono…sono io, Tonks!
Lupin aprì immediatamente e si trovò di fronte una Ninfadora completamente zuppa, per l’acquazzone che stava venendo giù.
-Dora cosa ci fai qui? E sei fradicia! Vieni dentro o ti ammalerai!
-Do...dovevo vederti!- disse lei,
Non appena fu dentro, Remus le sfilò il mantello e lo poggiò vicino alla stufa. Poi prese di forza Ninfadora e la fece accomodare di fronte al camino, che accese con un semplice colpo di bacchetta. Lei, tremando, si sedette per terra e avvicinò le mani alle fiamme, cercando di assorbire più calore possibile.
-Tonks cosa ci fai qui? Dovresti essere dai tuoi! Si staranno preoccupando!
-Te l’ho detto…dovevo vederti…
Lui si sedette accanto a lei e, sorridendo, disse
-Lo sposo non dovrebbe vedere la sposa la sera prima del matrimonio…
-Fanculo!- sbottò lei, mentre sfregava le mani lungo le braccia –Io…non riuscivo a dormire…dovevo chiederti una cosa…
-Questa cosa non poteva aspettare fino a domani mattina?
-No!- disse Tonks, scuotendo energicamente la testa –Devo saperlo ora!
-Va bene…allora chiedi!
Ci fu una breve pausa, in cui Ninfadora sembrò soppesare le parole che avrebbe dovuto dire.
-Tu…ci sarai domani mattina, vero? Dico ad aspettare il mio arrivo lì…sull’altare?
Remus la guardò incuriosito per qualche secondo, poi le chiese
-Mi spieghi come ti è venuta in mente una cosa del genere?
-Non mi hai risposto…- tagliò corto lei.
Allora Lupin le si avvicinò e la attirò a sé, facendole poggiare la testa sulla propria spalla.
-Dora, quando ti ho chiesto di sposarmi, era perché ho davvero intenzione di diventare tuo marito- mentre pronunciava quelle parole, le accarezzò delicatamente il dorso della mano -Ora perché mi fai una domanda di questo tipo?
-Perché avevo paura che alla fine ci avessi ripensato…sai, sempre per non farmi diventare tua moglie…
-Lo ammetto…una volta ho pensato di annullare il matrimonio, ma di lasciarti da sola all’altare mai…anche perchè saresti capace di inseguirmi per i meandri più nascosti della Terra pur di farmela pagare!
Tonks ridacchiò, dando un leggero colpo al braccio dell’uomo che tanto amava. Dopo poco protese le proprie labbra per baciarlo, ma Remus vi poggiò sopra la mano e con fare divertito disse
-Non credi che abbiamo già infranto abbastanza le regole? Devi tornare dai tuoi genitori!
-Potrei sempre passare la notte qui e poi rientrare all’alba, sgattaiolando nel mio letto…- propose lei, con fare malizioso.
-Per quanto mi alletti la tua proposta…devo insistere affinché tu vada via!
-Sei proprio un guasta feste!- disse lei, mentre si alzava e andava a prendere il mantello.
Lui la seguì, ridendo sotto i baffi. Tonks aveva appena poggiato la mano sulla maniglia, quando si bloccò e disse
-Allora ci vediamo tra qualche ora…
-Sì…- ripeté lui, annuendo –Tra qualche ora…
Remus la guardò uscire di casa e Smaterializzarsi sotto la pioggia e una rassicurante consapevolezza prese corpo nella sua mente.
“Tra qualche ora sarò l’uomo più felice del mondo…”.
 
 
“No…il bianco non è decisamente il mio colore!”.
Tonks continuava a girarsi e a rigirarsi davanti allo specchio della camera dei suoi. Lisciò le pieghe del vestito, che una volta era stato di sua madre e a cui era stata fatta qualche modifica per adattarlo alla sua statura. Inclinò di poco la testa e strizzò gli occhi, cercando di abituarsi alla vista di quel colore. Poi il suo sguardo passò velocemente sull’acconciatura, che la madre le aveva fatto e che barcollava pericolosamente sulla testa. Ninfadora odiava tutti quegli sfarzi e fronzoli. Se fosse stato per lei, si sarebbe presentata all’altare con i suoi anfibi di pelle e la sua t-shirt delle Sorelle Stravagarie, ma Remus aveva convenuto che non era opportuno e che ad ogni donna normale sarebbe piaciuto sposarsi con il vestito bianco.
“Bè…questo è il punto: io non sono normale!”.
Ad un certo punto Tonks fu distolta dai suoi pensieri, quando la madre si affacciò nella stanza.
-Dora sei pronta?
Dopo quelle parole, le si avvicinò e osservò attentamente il riflesso della figlia nello specchio.
-Sei molto bella…
-Grazie…- rispose Tonks con un sussurro.
Allora Andromeda le poggiò le mani sulle spalle e, fissando il proprio sguardo negli occhi della ragazza, disse
-Ninfadora lo sai che non sei costretta a farlo! Hai ancora molto tempo davanti a te! Sei così giovane…
-Mamma, ne abbiamo già parlato!- Tonks scrollò da sé le mani della madre e, avvicinandosi alla porta, continuò –Io voglio sposare Remus! Io lo amo! Perché non riesci a capirlo?
-Va bene, va bene…- disse Andromeda, alzando le mani in segno di resa –Non voglio litigare con te…non oggi. Questo sarà il giorno più bello della tua vita e non sarò io a rovinartelo…ora andiamo! Ti staranno già aspettando tutti!
Allora madre e figlia si diressero in soggiorno dove Ted Tonks le stava attendendo impaziente vicino alla porta d’ingresso.
-Sei splendida, tesoro…
Ninfadora lo ringraziò, ma ormai quelle parole già risuonavano distanti nella sua mente. Di lì a qualche minuto si sarebbe sposata. Tutto il resto non aveva importanza.
 
 
-Sei nervoso, Lupin?
Remus, sentendosi chiamare, si voltò verso Moody, che gli stava di fianco. Qualche anno prima, fantasticando sul suo futuro matrimonio, Remus aveva sempre immaginato che Sirius gli avrebbe fatto da testimone e che lo avrebbe sostenuto in quel giorno importante, ma Sirius non ce l’aveva fatta e aveva portato con sé, dietro quel velo, una parte di tutti loro. Così, quando era arrivato il momento di scegliere il testimone, aveva immediatamente pensato a Malocchio, sapendo quanto quest’ultimo fosse affezionato a Tonks.
-Sì, lo sono…e molto…- rispose Remus, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Moody sorrise e disse, dandogli una pacca sulla spalla
-Vedrai che andrà tutto bene…c’è solo un consiglio, che voglio darti: non farla arrabbiare! Diventa pericolosa, quando va su tutte le furie!
Remus ridacchiò nervosamente, cercando di fissare in mente quelle parole, ma non era capace di formulare un pensiero razionale. Velocemente rivolse il proprio sguardo verso gli invitati. Molly lo salutò affettuosamente, sventolando il fazzoletto che le sarebbe servito per asciugare le lacrime; Arthur fece un cenno con la testa come per rassicurarlo; Fred e George alzarono contemporaneamente i pollici in su; Kingsley gli sorrise calorosamente; Bill, infine, lo guardava ansioso. E lì, sull’ultima panca di quella piccola chiesetta, c’erano James, Lily e Sirius, che lo guardavano sorridendo e con quell’aria spensierata e nostalgica, che gli ricordava i bei tempi passati ad Hogwarts. Avrebbe veramente voluto che fossero lì, tutti e tre a fare il tifo per lui. Improvvisamente voltò lo sguardo verso l’ingresso della chiesa, dove comparve una seriosa e composta Andromeda Black, che si avvicinò al parroco, sussurrandogli qualcosa all’orecchio. Lupin capì cosa stava succedendo e il panico lo assalì, spazzando via tutta la sicurezza, tutte le certezze che aveva costruito nei giorni precedenti. Il prete fece cenno agli invitati di alzarsi e dall’organo partì la musica della marcia nuziale.
Ed eccola lì. Incantevole, splendida, abbagliante, con quell’abito bianco che metteva in risalto la sua carnagione scura e con i suoi divertenti capelli fucsia, raccolti sulla testa. Fu allora che a Remus gli si mozzò il fiato, che il suo cuore perse un colpo e che tutte le sue certezze tornarono. Fu quando incontrò gli occhi di Tonks, che lo cercavano ansiosi, che tutti i dubbi svanirono. Quando Ninfadora fu finalmente accanto a lui, affiancata da un’esuberante ed elegante Fleur, Remus la prese per mano e si posizionò di fronte a lei.
-Siamo qui riuniti oggi per celebrare il matrimonio di Ninfadora Tonks e Remus Lupin…
Il prete cominciò la cerimonia, ma entrambi erano troppo presi l’uno dall’altra per ascoltarne attentamente le parole.
Continuavano a scambiarsi sguardi, che valevano più di qualsiasi parola, più di qualsiasi gesto.
-Vuoi tu, Ninfadora, prendere Remus come tuo sposo, essergli fedele sempre, amarlo e onorarlo in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, finché morte non vi separi?
-Sì, lo voglio…assolutamente!
Tonks non riuscì a nascondere il suo entusiasmo e la sua gioia per quell’attimo che li avrebbe legati per tutta la vita.
-E vuoi tu, Remus, prendere Ninfadora come tua sposa, esserle fedele sempre, amarla e onorarla in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, finché morte non vi separi?
-Io…sì, sì lo voglio…
Ed ecco. Era arrivato il momento cruciale, il più importante, quello decisivo, che avrebbe dato inizio ad una nuova parte della loro vita.
-Vi dichiaro marito e moglie! Lo sposo può baciare la sposa!
Remus non esitò. Afferrò Tonks per la vita e la baciò con quanta più passione possibile. Lei circondò il suo collo con le braccia e ricambiò quel bacio, che sigillava il loro amore. Intanto gli invitati si erano alzati in piedi e avevano cominciato ad applaudire, mentre sullo sfondo riecheggiavano i singhiozzi di Molly, che ormai non riusciva a più a frenare le lacrime per la commozione. Allora Lupin si staccò da sua moglie e, sorridendo, le disse
-Hai visto? Alla fine ho mantenuto la promessa…
-Meglio così! Altrimenti sarei stata assalita dai rimpianti, se avessi dovuto ucciderti…
Remus rise di cuore, scuotendo la testa divertito.
-Ti amo, Tonks…- le disse, prendendole la testa tra le mani.
Ninfadora si lasciò scappare una lacrima, che le rigò la guancia.
-Anche io ti amo, Remus…
Ed è così che sarebbe cominciata la nuova vita di Remus Lupin e Ninfadora Tonks, una vita di gioie e di dolori, di speranze e di illusioni infrante, ma una vita fatta d’amore, a cui nessuno dei due aveva intenzione di rinunciare.

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