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di Ram_e_Lau
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** 20 ***
Capitolo 21: *** 21 ***
Capitolo 22: *** 22 ***
Capitolo 23: *** 23 ***
Capitolo 24: *** 24 ***
Capitolo 25: *** 26 ***
Capitolo 26: *** 26 ***
Capitolo 27: *** 27 ***
Capitolo 28: *** 28 ***
Capitolo 29: *** 29 ***
Capitolo 30: *** 30 ***
Capitolo 31: *** 31 ***
Capitolo 32: *** 32 ***
Capitolo 33: *** 33 ***
Capitolo 34: *** 34 ***
Capitolo 35: *** 35 ***
Capitolo 36: *** 36 ***
Capitolo 37: *** 37 ***
Capitolo 38: *** 38 ***
Capitolo 39: *** 39 ***
Capitolo 40: *** 40 ***
Capitolo 41: *** 41 ***
Capitolo 42: *** 42 ***
Capitolo 43: *** 43 ***
Capitolo 44: *** 44 ***
Capitolo 45: *** 45 ***
Capitolo 46: *** 46 ***
Capitolo 47: *** 47 ***
Capitolo 48: *** 48 ***
Capitolo 49: *** 49 ***
Capitolo 50: *** 50 ***
Capitolo 51: *** 51 ***
Capitolo 52: *** 52 ***
Capitolo 53: *** 53 ***
Capitolo 54: *** 54 ***
Capitolo 55: *** 55 ***
Capitolo 56: *** 56 ***
Capitolo 57: *** 57 ***
Capitolo 58: *** 58 ***
Capitolo 59: *** 59 ***
Capitolo 60: *** 60 ***
Capitolo 61: *** 61 ***
Capitolo 62: *** 62 ***
Capitolo 63: *** 63 ***
Capitolo 64: *** 64 ***
Capitolo 65: *** 65 ***
Capitolo 66: *** 66 ***
Capitolo 67: *** 67 ***
Capitolo 68: *** 68 ***
Capitolo 69: *** 69 ***
Capitolo 70: *** 70 ***
Capitolo 71: *** 71 ***
Capitolo 72: *** 72 ***
Capitolo 73: *** 73 ***
Capitolo 74: *** 74 ***
Capitolo 75: *** 75 ***
Capitolo 76: *** 76 ***
Capitolo 77: *** 77 ***
Capitolo 78: *** 78 ***
Capitolo 79: *** 79 ***
Capitolo 80: *** 80 ***
Capitolo 81: *** 81 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Le urla... gli applausi... i fischi... i pianti... centinaia di braccia rivolte a loro... la fama, il successo... la gloria. La sentiva pulsare nelle viscere ogni volta che dovevano uscire sul palco. Sentiva di averla dentro, sentiva che era parte di lui. Una volta non ci avevano nemmeno creduto più di tanto... ma erano giovani, e avevano solo la speranza di potercela fare, i loro strumenti rotti e quattro soldi da far fruttare al meglio con alcool e droga di pessima qualità. Eppure tutta quella folla adesso era lì per loro. Si sarebbero uccisi pur di avere il privilegio di stringere la mano ad uno di loro... per non parlare delle ragazze, che pur di entrare nei loro letti avrebbero venduto le loro stesse madri. Si sentiva potente, si sentiva un Dio... e per molti lo era. Era lì dietro al palco in attesa di fare il suo ingresso. Saltellava per scaldarsi i muscoli, le gambe fasciate dagli aderenti pantaloni di pelle ormai sgualciti, sorretti solo dalle bretelle che gli solcavano il petto bianco e magro, i lunghi capelli fasciati dalla fedele bandana che poi, chissà dove cazzo l'aveva presa. Non se lo ricordava.
Luci accese, la folla urlante... li acclamava, li voleva. Ed eccolo... lui, il tanto odiato e allo stesso tempo tanto amato Axl andare incontro al suo pubblico, piombando sul palco come un perfetto circense, con tutte quelle evoluzioni e quegli urli che tante facevano impazzire. "DO YOU KNOW WHERE YOU ARE?!?!" il grido di battaglia, l'inizio ormai conosciuto che dava il via allo spettacolo, che gasava la folla in maniera impressionante.
E poi loro, i suoi compagni di avventura... Slash al suo fianco, immancabile come sempre col suo cilindro calato sui ricci ribelli dietro cui celava il suo volto, ormai un segno inconfondibile, un marchio di fabbrica che gli sarebbe stato addosso per sempre. Eccolo partire con il suo assolo cavando fuori dalla fedele Gibson una miriade di emozioni contrastanti, e Axl appoggiato alle sue spalle, incurvato sulla sua schiena quasi a prendersi la carica per quell'acuto che scatenava il delirio. Correva per tutto il palco carico di adrenalina, e non solo... con quei salti sù e giù dagli amplificatori degni di un atleta, che poi... come cazzo faceva a non cadere mai? Se lo domandava spesso...
E li dietro nascosto dalla sua batteria alla quale ancora mancavano i pezzi che gli avevano fregato tempo prima, quello Steven Adler che ormai tutti chiamavano PopCorn, il ragazzino col sorriso sempre stampato sul volto e il petto fulvo, che picchiava duro con le sue bacchette scandendo perfettamente il tempo del loro fottuto rock n' roll. La gamba portata al petto nel suo inconfondibile modo di suonare, poca tecnica forse, ma potenza allo stato puro.
E poi il biondo schiavo del basso, quella specie di aspirante Sid Vicious che con il pazzo bassista punk in realtà aveva ben poco da spartire, se non la passione per le quattro corde e quella catena al collo che non lo abbandonava mai. Il fedele amico, il pensatore, il razionale, il duro dal cuore tenero... con la sigaretta perennemente appesa alle labbra e quell'etichetta di 'Re della birra' che ormai gli si era appiccicata addosso.
E infine, ultimo non certo per importanza, al suo fianco se ne stava quasi immobile il fedele Izzy, ovvero Jeffrey Isbell. Izzy, suo fratello... non di sangue, ma di vita. Lui, la famigla che non aveva mai avuto. Se ne stava in piedi di fronte al suo pubblico, con quella pacatezza fuoriluogo ma allo stesso tempo perfettamente calzata, che lo contraddistingueva. E non perchè non fosse abbastanza fatto per saltare da una parte all'altra, non perchè non sarebbe stato in grado di farlo, non perchè non si sentisse partecipe... ma solo perchè Izzy era Izzy... coppola in testa, sigaretta in bocca, abiti discutibili e chitarra tra le mani, il resto non esisteva intorno a lui, quando iniziava a tirare fuori le note dal suo strumento. Sembrava ci facesse l'amore ogni volta, mentre pizzicava quelle corde con una grazia impressionante. Quante volte si era incantato a fissare le sue esili dita che scorrevano sulle corde... quante volte si era addormentato con il suono dolce della sua voce. Oh, la sua voce... Axl la trovava così struggente... completava alla pefezione il suo timbro femmineo e graffiante. Lo completava si, in tutto.
Ed ecco il sudore che iniziava a scendere sui loro corpi, l'adrenalina scorreva sempre di più... eccoli, nel loro delirio di gloria, i Guns N' Roses.



"Axl..." sentì una voce lontana che lo chiamava "Axl! Svegliati, dobbiamo partire!"
Aprì gli occhi quasi con fatica. Mise a fuoco il volto del ragazzo sopra di lui. Quel giovane che aveva scoperto per caso e che aveva voluto a tutti i costi con sè. E ne aveva ben ragione... era stato ripagato in tutto e per tutto per averlo accolto con lui. Ci sapeva fare, aveva tutte le carte in regola, e in poco tempo era diventato più di un amico, forse quel figlio che non aveva mai avuto. Lo chiamava per chiedergli consigli, per parlargli della sua vita quando non stavano in tour, o anche solo per chiedergli come stava se non lo sentiva per più di un giorno. In quanti lo facevano ormai? In quanti l'avevano fatto? Pochi... nessuno... ora che Beta era partita sarebbe stato anche peggio.
"Hey Daren..."  mormorò stiracchiandosi sulla scomoda sedia di quella sala d'aspetto privata messa a disposizone per loro dall'aeroporto.
"Andiamo, il jet è pronto"
"Si... arrivo"
"Sei strano ultimamente, sicuro di star bene?"
Sbuffò "Tutto ok, solo... un po' di stanchezza" disse con un sorriso forzato dandogli una pacca sulla spalla ed avviandosi con lui verso il gate.
Stava bene sul serio? Si, certo... non si era ma sentito più in forma di quel periodo, nonostante le fatiche di quel Chinese Democracy Tour che aveva voluto con tutto sè stesso, e che contro ogni aspettativa pubblica era stato un grande successo. Ma qualcosa ultimamente nella sua testa iniziava a giocargli brutti scherzi. Quei continui sogni, quel passato che usciva vivido ogni volta che andava a dormire. Da quando aveva per caso incontrato Duff a Londra e avevano suonato insieme dopo anni, sembrava essere tornato tutto a galla... e bruciava maledettamente. Nonostante Axl Rose, fosse fiero e felice di quello che aveva costruito con i suoi nuovi ragazzi, con quei 'nuovi' Guns tanto discussi ma che a lui avevano dato una nuova ragione per vivere. Non sopportava quei momenti di assurda nostalgia... arrivava ad odiarsi per questo, cadendo inevitabilmente nel malumore. Non voleva rimpiangere il suo passato... non voleva proprio pensarci al suo passato 'Vivi il presente Axl' continuava a ripetersi 'perchè è l'unica cosa che ti rimane'



***

Oh my God we're back again! Non abbiamo molto altro da dire, se non che siamo felici di iniziare una nuova storia insieme, e anche se non pretendiamo che abbia lo stesso successo di "Send me an angel" speriamo comunque che vi piaccia almeno la metà di quanto piace a noi! Non vedavamo l'ora ti tornare!
Un abbraccio a tutti!
Ram & Lau

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Capitolo 2
*** 2 ***


"Come sarebbe una vacanza?" chiese Axl ad un euforico Daren.
"Una vacanza cazzo! Va-can-za! Conosci?! Da quanto tempo non stacchi, eh vecchio?"
Il rosso lo fulminò con lo sguardo "Daren, chiamami ancora in quel modo ed estirperò per sempre tutto quell'inchiostro dal tuo corpo scuoiandoti!"
Il ragazzo alzò le mani in aria "Ok ok... senti dai, che te ne pare? Non è un'idea magnifica?!" insistette sventolandogli in faccia dei deplian pieni di spiagge bianche e mari cristalini.
"No"
"Andiamo cazzo! Che ti costa?! Si tratta solo di dieci, quindici giorni al massimo!"
La voce di Dizzy interruppe il loro discorso "Senti senti... sbaglio o c'è qualcuno qui che si rifiuta di aderire al nostro progetto di 'recupero forze post tour'?"
Axl sbuffò stendendosi sul suo divano in pelle nera "Ragazzi non vi ho permesso di venire a trovarmi per stressarmi con le vostre cazzate..."
"Cazzate?! ERESIA!!! Senti... tu non puoi startene qui finito un tour del genere! Hai bisogno di recuperare energie!"
"Mi farò qualche drink proteico"
"Eh no cazzo! Ma porca troia, e poi ti offendi se ti chiamo vecchio!"
Axl si alzò di colpo "Senti un po', se non la pianti vi sbatto fuori tutti e due!"
"E io che c'entro?!" si lamentò Dizzy.
"Dai Axl ti prego! Noi tre... soli soletti, senza ragazze scassacazzo tra le palle... libertà assoluta, sole, mare... drink sulla spiaggia bianca... mini bikini mozzafiato... non c'è nemmeno Beta in questi giorni, avanti... fammi felice..."
Axl guardò Daren sbattere le ciglia facendo delle smorfie buffissime. Scosse la testa lanciandogli addosso un cuscino "Smettila di fare quelle mosse da frocio con me Daren, non mi incanti!"
"Ma non ti faccio nemmeno un po' di tenerezza?!" escalmò il ragazzo con una vocetta stridula. Dizzy si affiancò a lui e fece il labbruccio.
Axl non riuscì a trattenere una risata "Cazzo ragazzi siete impossibili... ridicoli e davvero scassapalle!"
"E' un si?"
"No!"
"AXL!!!" urlarono in coro i due spazientiti.
"Ok... ok"
"EVVAAAAAAAAAI!!!" esclamò Daren saltando come un ragazzino "Già ci vedo! Tre fusti in spiaggia, Daiquiri tra le mani, corona di fiori al collo... e una scia di passera dietro da far paura!!!"
"Alla grande amico!"
"Hey! Finitela di fare casino... sentiamo, e dove sarebbe questa vacanza? Posso dire la mia o avete già deciso anche quello?"
Daren tirò fuori da una borsa dei biglietti "Spiacente, già fatto!"
"Porca puttana! Da che cazzo di parte arrivano quei biglietti?!"
"Bè... in un modo o nell'altro sapevamo che ti avremmo convinto"
"E grazie Axl, grazie! Se ti fossi rifiutato sai chi avrebbe preso il tuo posto?!"
"Finiscila Dizzy non sarebbe stato poi così terribile!"
"Come nooooo! Bè... Nicole! Ti rendi conto?! Non puoi portare la tua ragazza in un posto del genere! Dico, è da matti! Lì bisogna andarci da soli!"
"Nicole non è la mia ragazza!"
"Quella che ti scopi al momento... fa lo stesso, il concetto non cambia!"
"Fermi un attimo... i biglietti sono quattro... chi è l'altro fortunato?"
"Del"
"Del?!"
"Già... non sta passando un bel periodo con Janet e vuole staccare un po'"
Scosse la testa afferrando i biglietti dalle mani del chitarrista "Fa vedere... Hawaii?!"
"Oh si cazzo... Hawaii!"
"L'abbiamo fatto per te! Se avessimo scelto un posto affollato non saresti mai venuto... qui avrai tutta la pace che cerchi, in questa stagione ci hanno assicurato tranquillità assoluta... ma la figa non mancherà!" rise Dizzy dando il cinque a Daren.
Axl sospirò profondamente... forse non era una cattiva idea quella di staccare un po'... in fondo ne aveva bisogno, da troppo non si prendeva un po' di tempo per sè "Ok... farò le valige"


***
Caricheee!!! Secondo capitolo della giornata, non abbiamo resistito *-* quando abbiamo visto i vostri commenti siamo state felicissime di sapere che la storia vi sembra interessante. Continuate a seguirci... non vi deluderemo :D

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Capitolo 3
*** 3 ***


Stephanie era alla sua casa di moda. Quel posto era il suo orgoglio, l'aveva creato da sola ed era soddisfatta di esserci riuscita. Era sempre stata una modella strapagata e richiesta, ma superati i quaranta le cose si erano fatte difficili nonostante mantenesse ancora un'ottimo aspetto. Così aveva creato quel piccolo impero. Le portava via parecchio tempo, tuttavia il pensiero che fosse lei a gestire tutto la faceva sentire soddisfatta e appagata. Non era una supermodel bella e sciocca, non lo era mai stata. E quello era un buon modo per dimostrarlo. Ora poi che il suo matrimonio con Peter Brant era andato in frantumi aveva bisogno di distrarsi, e lavorare era quello che faceva per lei. Tuttavia aveva anche dei figli di cui occuparsi e il tempo da dedicare a loro era davvero scarso. Erano ancora tutti minorenni tranne Dylan, il suo primogenito. Ormai era un ragazzone di vent'anni bellissimo, molto sveglio e intelligente. Avrebbe fatto strada. Non gli interessava il mondo dello spettacolo, voleva essere medico e si stava impegnando per farcela. Era davvero orgogliosa di lui. Era un tipo tosto, ma non un santo comunque. Aveva una testa dura e tanta determinazione, proprio come lei.
“Hey Steph... Steeeeeeeph!!!”
Si svegliò dai suoi pensieri e guardò in direzione di quella voce stridula. Robert, suo assistente nonché migliore amico, le stava davanti con il suo maglioncino rosa e la sciarpina color grigio topo... completamente finocchio, è chiaro “Sì?”
“Finalmente! E' mezzova che ti chiamo! Sono dovuto venive qui a vedeve se evi ancova viva!” poi guardò la donna in viso, quel volto in cui le rughe sembravano proprio non voler comparire “Che succede?” disse sedendosi sulla scrivania a gambe accavallate.
“Nulla... nulla davvero! Allora che cos...”
“No... no e no! Che cosa mi stai nascondendo? Avanti...”
“Ma niente Rob, stavo solo pensando...”
“A cosa?” chiese lui senza levarle di dosso il suo sguardo indagatore.
Il volto di Steph era triste “A tante cose” sospirò “il divorzio, i bambini... bà... parliamo d'altro per favore”
“Sai che ti ci vuole tesovo?” disse Rob con uno strano sorrisino.
Stephanie si coprì il viso con una mano “Non dirlo...”
“Oh sì che lo dico! Una bella vacanza vilassante!”
La donna sbuffò “Una vacanza? Ma sei impazzito?! Abbiamo un casino di cose da fare qui! Non posso proprio, non se ne parla!”
Rob alzò gli occhi al cielo lanciando un urletto con la sua voce acuta “Ma come devo fave con te? Come devo faaaaaaaaaaave?! Allora signovina, ova alzi il tuo bel culetto sodo e ti pvendi una bella vacanza! E non contvaddivmi o giuvo che mi metto a fave l'imitazione di Mavilyn Monvoe qui davanti all'intevo ufficio, clienti compvesi. Sono stato chiavo?”
Steph non potè frenare una risata... ricordava bene l'ultimo capodanno quando Rob ubriaco perso cercava di sedurre tutti facendo l'imitazione della Monroe ballando e cadendo rovinosamente dal tavolo “No ti prego! Senti, ma come faccio?! Mi dici come...”
“I wanna be...” cominciò lui.
“No! Rob no... pietà!” sospirò scuotendo la testa “Va bene mi arrendo... senti un week end, ok?”
“Ma che mi pensi scemo?! No dico, ti pave abbia la faccia da scemo??? Che te ne fai di due giovni?! Bella, un mese! Anneghi nei soldi, usali!”
“Un mese?! Tu sei pazzo! E poi che cosa c'entrano i soldi! Non posso allontanarmi per un mese intero! Facciamo una settimana”
“Venticinque giovni!”
“Dieci!”
“Venti!”
“Quindici?” riprovò ormai rassegnata sapendo che difficilmente l'avrebbe spuntata per un periodo inferiore.
“Andata... ma il posto lo decido io!” disse Robert maligno.
“Figurati! Mi manderesti in un posto dimenticato da Dio!”
“Hai bisogno di disintossicavti dal lavovo e dallo stvess! Niente telefoni, niente compiutev... quindici giovni di puvo velax! Che ne dici delle Hawaii? Siiiiiiiii è pevfetto!!!” cantilenò battendo le mani.
“No! Io... senti davvero ci ho ripensato, lasciamo stare ok?” 
Il ragazzo si alzò dalla scrivania “Hawaii bambolina, e non discuteve con me! Ma pensa come savà bello! Mave, sole, spiagge bianche, omaccioni muscolosi che ti povtano i cocktail alla frutta con gli ombvellini colovati stvetti nei loro boxev adeventi... massaggi... aaah... e i suvfisti!!! Che Dio li benedica...” sospirò lui sognante.
“E il caldo dove lo metti?!”
“Viesci sempve a smontarmi!” ribattè sbuffando.
“E i bambini? A chi li lascio? A te forse?”
“A me?! Noooo!!!” urlò “Un collegio, una tata, un manicomio, un canile! Dove vuoi ma lontano da me! Lo sai che non soppovto i mavmocchi, e poi i tuoi sono tevvibili... senza offesa tesovo ma li hai viziati tvoppo!”
“Già... lo riconosco...”
“Senti, puoi povtavli con te! Insomma non state mai insieme... sei sempve qui! Pev il compleanno di Havvy non ci sei nemmeno stata...”
“Hai ragione... sono una madre pessima...”
“Oh no, no Steph... non sei una madve pessima... sei solo tvoppo impegnata”
“Bè ok, mi hai convinta! Inviterò anche Dylan, in fondo se la merita una vacanza anche lui no? Sì, sarà bellissimo!”
“Così mi piaci! Sovvidi dolcezza!” poi le passò dei biglietti aerei.
“E questi cosa...”
“Li avevo già fatti, tanto so sempve come convincevti!” rise per poi dandole un leggero bacio a fior di labbra “Ci vediamo a pvanzo! Ora vado a finive questo sevvizio e a chiamare Mavk altvimenti quello chi lo sente! A pavte che è davvevo una mevda! Pev il nostvo annivevsavio non mi ha fatto nulla, nemmeno un fiove! No ma ti vendi conto? Sono spvecato pev un tipaccio insensibile come lui... un bel bocconcino come me... ah beata te che te ne andvai laggiù e favai tanto sesso!”
“Cosa?!”
“Hai capito... da quanto non lo fai? Eh?”
“Bè... non tanto... un po'... ma il sesso non è mai stato importante per me!”
“Ah no? Balle! Tesovo il sesso è la soluzione a tutto ciò che va nel vevso sbagliato... non vicovdo, chi l'ha detto? Bè ova scappo! Baci baci zucchevino!” disse andandosene sculettando e con la mano alzata.
“Axl Rose... l'ha detto Axl...”  sospirò Stephanie stupendosi di pronunciare ancora quel nome che era ormai sepolto da anni sotto una valanga di ricordi.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Stephanie entrò sbattendo la porta. Attraversò la sala dove tutti la fissarono allibiti. Capitava raramente di vederla così nera. Entrò nel suo ufficio chiudendosi la porta alle spalle. Rob fissò la scena mettendosi le mani tra i capelli. Era l'unico a cui spettasse il compito di andare da lei, l’unico che riusciva ad avvicinarla quando era in quello stato.
In punta di piedi aprì la porta ed entrò nell'ufficio della donna. Era lì intenta a rovistare in un mucchio di foglio sparsi ovunque “Fanculo! Chi è che ha messo casino qui?! Non sanno fare proprio niente senza di me! Nessuno deve toccare le mie cose è chiaro?!” urlò sbattendo delle cartellette sulla scrivania. Schiacciò il tasto di accensione del pc ma lo schermo rimase scuro “E adesso cos’ha questo cazzo di computer! Vaffanculo!” disse tirando una manata allo schermo.
Robert la fissò. I capelli erano raccolti alla bene e meglio e il viso era privo di trucco, pessimo segno per una impeccabile come lei “Steph... posso?” chiese.
La donna alzò lo sguardo “Ah giusto te! Si può sapere che ha quest'affare? Non l'avevamo  sistemato due giorni fa? E' di nuovo andato! Lo sapevo!” il ragazzo si avvicinò al computer “Le ho provate tutte! Tutte!” continuò.
Il ragazzo guardò la presa... il filo era staccato. Dopo averlo inserito alla corrente il pc magicamente si accese “Fatto!”
Lei rimase a fissarlo indispettita “Ah...” poi iniziò a tamburellare le dita sulla scrivania.
Rob la guardò per poi osare “Siamo nevvose tesovo?”
“Nervose?! Nervose? NO! Cosa te lo fa pensare?!” strillò.
Lui alzò le sopracciglia “E posso sapeve cosa...”
“Cosa? Ti accontento! Quel fantastico puttaniere del mio ex marito! E' colpa sua! Quando ha saputo della vacanza si è impuntato che i bambini dovessero restare per forza con lui! Non vuole lasciarmeli! Ma cazzo! A lui non è mai importato nulla di loro, lo fa solo per farmi un dispetto! Ho capito che il mese è suo ma non muore se fa un eccezione no? Ma figurati! Il signor papà modello ha deciso di occuparsi proprio adesso dei figli di cui a malapena conosce il nome!” sbottò lei.
“Mi dispiace tesovo...”
“Potevo passare del tempo con i bambini... con la questione del lavoro non ho mai abbastanza tempo da passare con loro... lo so, sono una madre assente, ma io amo i miei figli...” mormorò mogia con gli occhi lucidi.
“Lo so dolcezza” le disse il ragazzo andandole vicino e accarezzandole la schiena “Però c'è sempre Dylan”
“Dylan non può... l’ho sentito ieri, ed è troppo preso con l’Università” sospirò “non è destino per queste vacanze, cosa ci vado a fare da sola? Ma forse è meglio così... con tutto quello che ho da fare, starò qui e...”
“Cheeee?!?! Non se ne pavla! Non esiste! Gioia, tu andvai in vacanza, dovessi anche povtavti
di peso!”
“Rob, per favore...” disse gettando la testa sulla scrivania.
“Senti... tu devi andave! Sei stanca, è un peviodo difficile questo pev te... non hai staccato nemmeno pev un giovno da quando c’è stato il divovzio. Non cvedi di mevitavti un po’ di tempo tutto pev te? Ne hai bisogno... covaggio...”
“E l'azienda? No... davvero...”
“All'azienda ci pensevemo. Hai dei dipendenti mica pev niente no? Vovvà dive che ci stavò io qui, di me ti fidi, no?”
Steph stava con la testa immersa nelle braccia “Rob” disse alzando il viso “Vieni con me?”
Il ragazzo la guardò con occhi luccicanti “Ma... l'azienda?”
“Abbiamo dei dipendenti no? L’hai detto tu... e poi non moriranno senza di noi. Ci sono i responsabili di settore che pago profumatamente, ora si daranno da fare sul serio... ti prego... vieni?”
Robert spalancò gli occhi e congiunse le mani al petto aprendo le labbra in un sorriso luminoso “E me lo chiedi??? CEVTOOOOOOO!!! Palme, sole, mave... io e te a spassavcela! Sì cevto che vengo!” disse saltellando per la stanza.
Steph sorrise “Ok allora è deciso!”
“Ova tesovo va a mettevti in ovdine! Non ti voglio vedeve così sciatta. Tu sei Stephanie Seymouv non scovdavtelo! Sempve pevfetta in ogni occasione! Sù! Sù! E oggi si stacca pvesto, dobbiamo andave in centvo a fave shopping! Shopping sfvenato tesovo! Non vedo l’ova!!! Ho giusto visto qualche giovno fa un costume vosa bellissimo da Yves saint Laurent! Ancova qui? Vai!!!”
“Ok! ok... vado!” disse lei ridendo dandogli un bacio sulla guancia.
Rob rimase solo a sognare quei giorni che sarebbero stati perfetti...

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Capitolo 5
*** 5 ***


"Cazzo cazzo cazzo! Sono tutto agitato!"
Axl e Del guardarono il ragazzo perplessi "Daren, puoi andare ad agitarti più in là per favore? Mi stai facendo venire l'ansia!"
"Ma dai Axl! Guarda! mmm... già mi sento meglio, un sole così dove lo trovi?!"
"Al solarium... e senza fare tutto questo casino!"
"Sai una cosa? Sei davvero poco poetico... non so come cazzo fai a scrivere certi testi con tutta l'acidità che hai in corpo!"
"Ma la finite? Siamo appena scesi dall'aereo e già rompete... rilassatevi! Siamo qui per questo no?" fece Del tranquillo "E voi due non avevate niente di più normale da mettervi?!"
Daren e Dizzy si guardarono "Perchè? Che abbiamo che non va, stiamo benissimo!"
Erano ridicoli nella loro tenuta fatta da bermuda sgargianti, camicia a fiori, infradito e occhiali scuri, Daren con tanto di bandana in tinta con la camicia.
"Buongiorno signori!" disse una bella ragazza del posto con un abitino leggero e semitrasparente che lasciava intravvedere un bikini fiorato piuttosto essenziale, e che mise delle collane di fiori al collo di ognuno di loro "Benvenuti, sono Iris, faccio parte dello staff del villaggio dove alloggiate, vi accompagnerò personalmente"
Dizzy diede una gomitata ad Axl "Iris!!! Ma l'hai vista?! No dico... l'hai vista?!"
"Lo sapevo, qui sicuro che ci divertiremo!" rise Daren sfregandosi le mani.
La ragazza li fissava seria. Del scosse la testa "Perdonali Iris, sono solo ragazzi... andiamo?" disse gentile porgendole il braccio, che lei prese sorridendogli.
Axl rise "Vi ha fregati a tutti e due, davvero un bell'inizio!"
"Fanculo..." mormorò Dizzy prendendo le valige e incamminandosi con gli altri.

Il viaggio sul pulmino verso il villaggio fu breve. Del parlottava fitto con Iris, che rideva ad ogni sua battuta sotto gli sguardi allibiti dei ragazzi "Da non credere... ma come cazzo fa?!" si chiese un attonito Dizzy.
"Già! Lui è... vecchio!"
"Hey..." rispose Del voltandosi "Ancora una parola e vi sradico i coglioni!"
"Axl ti sembra giusto?" sbottò DJ "Avrei capito se si fosse attaccata a te! Insomma, nonostante l'età il fascino di Axl Rose potrebbe sempre fare colpo... ma Del!"
"Daren, stai parlando troppo... non sono decrepito ok? Fai ancora qualche commento sulla mia età e giuro che aiuterò con gioia Del nell'estirpazione dei tuoi genitali!"
"Woooo ok, ok... non ti scaldare... rimane il fatto che se tutte le ragazze di queste parti hanno dei pessimi gusti come lei, noi siamo fottuti!"
"Siamo arrivati" Iris scese dal pulmino allargando le braccia alla splendida vista di fronte a loro "benvenuti al Paradise Village!" tutti e quattro sgranarono gli occhi, quel posto era una meraviglia! C'erano tante piccole costruzioni bianche immerse nel verde, con i tetti di paglia e delle bellissime verande con tanto di amaca e tavolini. Ognuna di queste costruzioni aveva il suo vialetto contornato da fiori colorati. Sembrava davvero un paradiso "Seguitemi... quella costruzione laggiù è la hole principale, li troverete tutto il personale che desiderate, il bar, dei negozi e il ristornate centrale. Potete mangiare li oppure richiedere il servizio direttamente al vostro alloggio. Organizziamo anche cene private in posti più appartati e con menù personalizzato. Laggiù c'è la piscina, è molto grande e potete accedervi a qualsiasi ora. C'è anche il bar. Dietro troverete un centro benessere e una palestra. Ecco... questi quattro sono i vostri alloggi" disse mostrando loro quattro capanni poco distanti l'uno dall'altro "Mister Rose, quello in fondo più appartato è il suo"
"Hey perchè a lui il più bello?!"
"Perchè io sono Axl Rose, Daren..."
"Perchè io sono Axl Rose gnegnegne... sentitelo il menoso... hey Iris! C'è il minibar qui dentro vero?"
"I vostri alloggi sono completi di tutto, minibar, aria condizionata, vasca idromassaggio, letto a baldacchino, zanzariere... hanno ogni comfort"
"Scusa dov'è la spiaggia?!" domandò Dizzy impaziente.
"Lasciate pure qui i bagagli, i nostri inservienti si occuperanno di portarveli in stanza... venite"
Camminarono lungo un viale riparato da delle foglie di palma intrecciate, e dopo pochi minuti sbucarono su una bellissima e immensa spiaggia di sabbia bianchissima. Axl sospirò profondante fissando incantato l'oceano di fronte a lui. Si emozionava sempre di fronte a certi spettacoli, e pensò che in fondo aveva fatto bene a lasciarsi convincere. Gli ci voleva un po' di pace.
"Cazzo..." mormorò Dizzy "è fantastico!"
"Questa è la nostra spiaggia, è stata intaccata il meno possibile. Ci si può arrivare tramite diversi di questi sentieri, come potete vedere è molto ampia. Li in fondo ci sono tutti i servizi di cui avete bisogno, bar compreso. E ci siamo permessi di creare per voi un gazebo privato con dei lettini"
"Grazie Iris" rispose Axl gentile.
"Si può fare surf qui?!"
"Certo se le onde sono buone, ci sono anche le moto d'acqua e delle barche per fare delle escursioni lungo la costa"
"WOOOOOOOOOOOOOOOOHOOOOOOOOO!!!!" urlò Daren alzando le braccia al cielo e correndo verso la riva, spogliandosi lungo il tragitto degli abiti che indossava.
"Quel ragazzo ha dei seri problemi!" rise Axl divertito dalla scena.
Daren si tuffò in mare riemergendo poco dopo e sbracciandosi "E' BELLISSIMO!!!" urlò per farsi sentire "CHE ASPETTATE, MUOVETEVI!!!"
"Arrivo amico!" Dizzy si spogliò raggiungendolo.
"Axl?" chiese Del al rosso.
"Dopo di te amico..."
"Permetti dolcezza?" Del baciò la mano alla giovane che cortesemente, e anche piuttosto lusingata, ricambiò con un cenno del capo ed un sorriso. Pochi secondi ed era anche lui con i soli bermuda a correre come un matto verso l'acqua cristallina "Muoviti Axl o vengo a prenderti a calci un culo!"
"Perchè non li raggiunge Signor Rose? Le assicuro che l'acqua qui è stupenda"
"Ci credo Iris... volevo solo godermi questa visione ancora un po'"
"Bene, allora vi lascio soli... per qualsiasi cosa chiedete pure di me"
"Grazie"
"AAAAAAAAAXL!!!" urlòDaren "NON AVRAI PAURA DELL'ACQUA VERO?! VECCHIACCIO CHE NON SEI ALTRO!!! MUOVI QUELLE FLACCIDE CHIAPPONE!!!"
"Brutto... ADESSO TI FACCIO VEDERE IO!!!" velocemente lasciò a terra la camicia bianca, i pantaloni di lino e le infradito, abbandonò anche il suo fedele cappello e i Ray-Ban scuri, rimanendo solo in boxer e correndo verso di loro pronto al tuffo.
"AHAHAH ATTENTI ALL'ONDA ANOMALA RAGAZZI!!!"
"DAREN TI AMMAZZO!!!"
Axl entrò nell'acqua tiepida gettandosi subito addosso a Daren che rideva come un pazzo. Cercarono di affogarsi a vicenda, coinvolgendo in quel gioco da ragazzini anche Del e Dizzy, mentre il sole iniziava ad abbassarsi colorando l'oceano di rosso... e inevitabilmente la sua mente viaggiò in un tempo ormai lontano, quando sulle spiagge della California, li a divertirsi con lui, c'erano stati altri quattro ragazzi...

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Capitolo 6
*** 6 ***


“Covvi!” urlò Robert.
“Hey non è il caso! Non scappa nulla!”
“Eddai pigvona covvi!!!” disse di nuovo prendendole il polso e trascinandola.
“Non ci riesco con la valigia! Ma era il caso di portare tutta questa roba?!”
“Ma cevto! Bisogna esseve sempve pvonti pev ogni evenienza! Dico, ma ti devo dive tutto io?!” disse lui come se fosse ovvio. Stephanie alzò gli occhi al cielo. Rob aveva portato davvero di tutto! Era assurdo quanta roba avesse fatto stare in quella valigia.
Trascinò il borsone a fatica fino a che una voce gentile li bloccò “Benvenuti” i due guardarono quel ragazzo in camicia sbottonata e bermuda che li fissava sorridente. Baciò galantemente la mano di Steph lanciandole uno sguardo furbo e una ragazza mise loro delle coroncine di fiori al collo “Io sono Martin. Se volete seguirmi vi mostrerò il nostro villaggio. Aspetti miss Seymour, ci penserà Jona a portare la valigia” disse chiamando un ragazzo che sorridente prese la pesante valigia caricandola su un carrellino. Steph guardò Rob ridendo. Sapeva quello che stava passando per il suo cervello. Martin era un ragazzo attraente. Belle spalle, bei muscoli, un viso armonioso, moro con gli occhi verdi. Era davvero perfetto ma non era certo il suo tipo. Comunque sapeva che ora Robert era tutto in adorazione di quel tizio.
“Se volete seguirmi vi porto al vostro bungalow” disse andando avanti.
La donna si avvicinò all'amico “Smettila di sbavare o allagherai tutto...” sussurrò dandogli una spintarella.
Camminarono per un po' poi si fermarono in prossimità di un gruppo di costruzioni più belle di quelle che avevano visto fino ad ora “Ecco... quello laggiù è il suo alloggio miss. Ospitiamo spesso personaggi famosi e sappiamo preservare la loro privacy” disse il giovane mostrando loro la capannetta. Era abbastanza appartata e poco distante ce n'era un altra “Quella invece è per il signor Robert. Siete completamente al riparo da occhi indiscreti. Laggiù c'è una stradina e poco lontano la spiaggia. E' abbastanza selvaggia e il mare è bellissimo, vi consiglio di farci un salto subito prima che cali il sole” disse guardando lei “Se vi serve qualsiasi cosa non esitate a chiamarmi. Cibo, sdraio, ombrelloni... compagnia...” sussurrò vicino, troppo vicino a Stephanie.
Si ritrasse imbarazzata “Ok... ok... e per la cena?”
“C'è il ristorante ma se preferite c'è il servizio in camera... me ne occupo personalmente...”
“Sì sì ok penso che al ristorante ci troveremo benissimo grazie... ora se vuoi scusarci dovremmo sistemarci... Rob puoi venire un secondo con me per favore?” disse lei trascinando l'amico nella capanna e chiudendosi la porta alle spalle. Si sedette su un grazioso divanetto bianco e tirò un gran sospiro “Non lo sopporto!”
“Peccato pevchè lui sembva molto intevessato... dici che io ho qualche spevanza?”
“Ma piantala, è un pallone gonfiato!”
“Ma è così bello... Mavtin... ahhh...” sospirò gettandosi sul letto “Già sento le favfalle nello stomaco!”
“Come per il pilota? E dell'autista del taxi che mi dici? Rob tu ti innamori ad ogni momento!”
“Questa volta è divevso!”
“Sì sì... lo dici per tutti... senti, sistemiamoci e scappiamo subito in spiaggia! Ho troppa voglia di farmi una nuotata!”
Il ragazzo la guardò alzandosi “Potvei fav finta di affogave... magavi Mavtin mi salva e mi fa la vespivazione bocca a bocca... poi la mia lingua finivà accidentalmente in quella sua bocca pevfetta e pvendevemo a fave sesso in acqua...”
“Ok, si... ci puoi provare... ora sbrigati!” disse lei chiudendolo fuori.

Rimasta da sola la ragazza si fiondò sul letto a fissare il soffitto e inspirò. Aveva davvero bisogno di relax. La storia del divorzio l'aveva distrutta e pure la storia dei figli. Forse però era un bene che fosse sola con Rob... aveva bisogno di ricaricare le pile. L'unico che le avrebbe davvero fatto piacere avere con se era Dylan. Si vedevano davvero poco e le mancava terribilmente. Si alzò e andò in bagno. Era semplice e pulito. Si fiondò sotto la doccia, l'acqua era calda e piacevole. Le sembrava che scorrendo sulla sua pelle lavasse via i brutti pensieri. Quando ne uscì si sentì decisamente rinata. Si asciugò mettendo il suo bikini nero. Infondo anche se gli anni passavano non si sentiva così vecchia, era ancora una bella donna ma chissà perchè non riusciva a star tranquilla. Perciò infilò una camicia leggera che le copriva fin sotto il sedere e prese l'asciugamano. Corse fuori. Rob non era ancora uscito. Andò a bussare al bungalow “Rob! Muoviti!”
“Avvivo! Sono pvonto! Un attimooooooo!”
Lei sospirò guardandosi intorno. Erano immersi in una piccola boscaglia e questo era davvero bellissimo. Il profumo di terra bagnata le inondava le narici, un profumo che lei ormai aveva dimenticato “Inizio ad andare, ci vediamo in spiaggia!” urlò all’amico.
Camminò lungo il sentiero sino ad intravedere la spiaggia... era deserta. Solo pochi ombrelloni e un gazebo lontano. Il mare era cristallino. Inspirò forte e si beò di quel paesaggio meraviglioso.
“Ohhhhh! Che mevaviglia” squittì la voce di Rob al suo fianco non appena la raggiunse. Lo guardò. Bermuda rosa fosforescente a fiori bianchi e infradito dello stesso colore. Sorrise della sua tenuta, ma il suo amico era così, un po' strano per la verità “Che c'è? Non ti piace?”
“No! E' bellissimo...  guarda là” disse indicandogli un punto. Rob si voltò, ed ecco la torretta del bagnino con Martin in costume a fissare le onde “Ecco Mr viscidume che ti aspetta Rob!”
I due scesero nella sabbia calda. Martin non appena li vide arrivare scese da loro “Miss Seymour vedo che ha seguito il mio consiglio... è a dir poco splendida”
“Grazie...”
Rob lo guardò offeso “Allova? Dove dobbiamo andave?” chiese arrabbiato.
“Venite con me prego... ecco il vostro piccolo gazebo, è di vostro gradimento? E questo è Noel si occuperà di non farvi mancare niente” disse mettendo un braccio intorno al collo di un ragazzo moro, dalla pelle ambrata che gli sorrise.
“Piaceve Vobert” disse il ragazzo dandogli la mano.
Il giovane gliela strinse energicamente “E’ un piacere signore. Signorina...”
“Ciao Noel” lo saluto Steph gentile.
“Porta dei cocktail ai signori” ordinò Martin. Il ragazzo se ne andò dando un ultimo sguardo a Rob.
“Godetevi la spiaggia e per qualsiasi cos...”
“Sì sì Martin, per qualsiasi cosa ti chiamiamo, capito!” rispose Steph scocciata. L'uomo andò via lasciandoli soli “E’ davvero odioso! Mi dispiace ma il tuo spasimante non lo sopporto! Mi dà sui nervi...”
“Oh ma lascialo pevdere sai che ho cambiato idea? Infondo Noel è più bello non pensi? Secondo me è gay...”
Steph rise alzandosi “Io vado a farmi un bagno, che fai vieni?”
“No... voglio vosolavmi al sole sino a scottavmi!”
“Come vuoi noiosone! A dopo!” lo baciò in fronte e corse in acqua lasciandolo solo. Il mare era fresco e trasparente... si sarebbe davvero divertita e rilassata, ne era sicura.
 
Rob alzò il viso scrutando l'acqua e la vide, sperava davvero in cuor suo che la sua amica passasse dei giorni sereni, era stufo di vederla abbattuta. Stephanie era una donna forte ma dentro soffriva molto, lo sapeva. Ne aveva passate tante in passato. Aveva fatto molti errori pagando tutto a caro prezzo. E nonostante tutto anche ultimamente la vita non le sorrideva affatto. Il suo ex marito era davvero un verme, e lei aveva sofferto moltissimo per la fine della loro storia sebbene cercasse di non darlo mai a vedere. Era immerso in questi pensieri quando i suoi occhi misero a fuoco un altro punto. Si rizzò sulla sdraio fissando quella visione celestiale emergere dall'acqua... era un ragazzo dal fisico statuario e la pelle tutta disegnata da strani tatuaggi. I capelli neri ricadevano bagnati sul suo viso particolare e il suo sorriso si apriva dolce e perfetto illuminandolo. Pensò di sognare... era un sogno... ne era sicuro...

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Capitolo 7
*** 7 ***


Uscì dall'acqua dopo parecchi minuti. Era tiepida, e il sole che batteva sulla sua pelle le dava una sensazione bellissima. Quando tornò al suo sdraio, vide Robert accucciato e paonazzo, intento a scrutare qualcosa "Ma che fai li per terra?"
"Steph... potvesti spostavti pev favove???" disse allungando una mano sulla sua gamba e spostandola in malomodo.
"Hey! Ma che cavolo ti è preso?!"
Il ragazzo si lasciò andare scutendo la testa sconsolato "Niente, l'ho pevso... tu non ti immagini neanche... eva... divino! Magnifico, splendido... quel sovviso... e i tatuaggi!!! Pev non pavlave di quegli occhi che fino a qui mi hanno colpito PAM!!! Pvopvio al cuove..." disse battendosi il pugno sul petto "e non mi soffevmo a pavlave di quel pievcing al labbvo e al capezzolo e a quello che ci potvei fave... ODDDDDDDDDIO!!! Steph..."
"Ahhhh! Fammi indovinare... ti sei innamorato?"
"Siiiiiiii!!!"
"Che novità!"
"Ma stavolta sul sevio!"
"E quel Noel di poco fa?"
"Ohhh non è nulla confvonto a quel figaccione che ho visto! Chissà dove accidenti savà andato... di un po', non ti dispiace vevo se vado a favmi un givo d'ispezione?"
Steph rise sdraiandosi all'ombra "No vai pure..."
Si sfregò le mani contento, vagando per il villaggio alla ricerca di colui che, a suo dire, aveva già rubato il suo cuore.
 
Erano usciti dall'acqua, avvolgendosi nei candidi asciugamani messi a loro disposizione.
"Cazzo, è magnifico..." disse Daren "Che ne dite di un cocktail? Un bel brindisi per dare il giusto via a questa vacanza!"
"Ci sto!" rispose Dizzy.
"Contate pure sul mio aiuto... Axl?"
"Ovvio ragazzi" sorrise. Si sentiva bene, come rinato... ed erano appena arrivati. Era quasi certo che alla fine di quel soggiorno avrebbe dovuto ringraziare i sui amici per aver tanto insistito. Solo doveva riuscire a tenere a freno i pensieri e i ricordi che ultimamente non gli davano pace.
Andarono insieme al bar della piscina, ripercorrendo il sentiero tra le palme che li aveva portati alla spiaggia.
"Hey DJ che cazzo continui a guardarti, indietro, hai dimenticato qualcosa?"
"No... veramente... mi sento osservato..." rispose a Dizzy voltandosi di nuovo.
"Ahhhhh iniziamo bene! Niente paranoie, siamo in va-can-za!"
"Fanculo Dizzy, non sono paranoico, ok?"
Si sedettero sui graziosi sgabelli del bancone ordinando un Mohito. Axl guardò la gente che oziava sul bordo della piscina e sui lettini... sembravano tutti così felici... pareva che l'unico problema che avessero era farsi spalmare la crema abbronzante nel migliore dei modi. Del gli diede una gomitata "Stai ammirando il panorama? Tutta carne fresca qua... da quanto non ne vedevi così tanta eh?"
"Sono in Paradiso!" urlò Dizzy quando una biondona stretta in un micro bikini gli passò davanti sculettando. Scese dal suo sgabello e partì all'inseguimento, sotto gli sguardi divertiti dei suoi amici.
Axl rise di gusto "Del ti ricordi quando anche noi ci mettevamo a correre dietro alle ragazze? Sulla spiaggia... a Los Angeles..." il suo tono si intristì a quei ricordi felici. Si maledì per averci pensato di nuovo. Ricordava che ogni volta era una lotta tra Slash e Steven per chi dovesse corteggiare la ragazza più formosa della spiaggia. Poi c'era Duff, che con quel suo viso angelico la faceva in barba a tutti e si aggiudicava il 'trofeo'... e poi Izzy, lui che si limitava a guardare e ridere delle loro bravate fumandosi una canna in tranquillità, lui che non aveva bisogno di tutte quelle moine, di solito erano le ragazze ad abbordarlo, attirate da quel suo fare taciturno e misterioso.
"Axl... hey! Ma stai bene?!" lo risvegliò Del, che conoscendolo come le sue tasche ormai sapeva cosa gli passava per la testa in quei momenti.
"Oh, si scusa, dicevi?"
"Veramente stavi parlando tu... hey! Guardati intorno, divertiti! E stacca il cervello per una volta ok? Fottuto coglione..." disse dandogli una pacca sulla spalla "Daren hai finito di agitarti? Sembra che ti ha morso una tarantola!"
"Cazzo ragazzi, giuro che mi sento osservato, non sto scherzando!" il ragazzo si avvicinò di più ai due scolandosi il suo cocktail quasi d'un fiato.
Axl gli strappò il bicchiere di mano "Inizia ad andarci piano con questa roba... o oltre che a sentirti osservato tra un po' avrai anche le allucinazioni!"
 
Nascosto da una lista dei cocktail dall'altra parte del bancone, Robert cercava di associare tutte quelle facce a dei nomi... una in particolare aveva attirato la sua attenzione... "Oh mevda!" gli scappò quando riconobbe nella combricola di cui il suo adone pareva far parte, nente meno che Axl Rose.
 
 

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Capitolo 8
*** 8 ***


Rob sudò freddo. Guardò meglio davanti a lui. Non ci si poteva sbagliare, quello era proprio Axl Rose! “Ma con tutti i posti che c'evano pvopvio qui?! Accidenti!” bisbigliò tra sè e sè.
Si soffermò a guardare il rosso. Dell'eterno ragazzo dagli occhi smeraldo e l'aria selvaggia che faceva impazzire milioni di donne in tutto il mondo non restava poi molto. Solo qualche tatuaggio dal colore sbiadito e i capelli vermigli. Indossava dei grossi occhiali da sole e un cappello con una bandana rossa sotto. Aveva messo su qualche chilo di troppo e aveva fatto crescere dei baffi che lo facevano assomigliare ad un grosso tricheco. Il suo viso sembrava tirato. In effetti era strano vederlo così. Ma era lui, su quello non c'erano dubbi, e a dirla tutta Rob dovette ammettere a sè stesso che nonostante tutto emanava ancora un certo fascino. Lo guardò sorridere con gli altri... il grande sorriso furbo era ancora lo stesso che ricordava di aver visto sulle foto datate di anni ed anni prima. Quello no, non era cambiato. Ricordava i racconti di Steph su Axl, ne aveva sempre parlato con astio, anche se a volte, ma solo a volte, aveva tirato fuori dei ricordi bellissimi. Axl era andato da lei chiedendole di sposarlo su un cavallo bianco. Tutte sarebbero cadute ai suoi piedi... tutte tranne lei. Quando gliel'aveva raccontato lui era rimasto scioccato che Stephanie avesse avuto il coraggio di rifiutarlo. Il suo sguardo passò su quel ragazzo che l'aveva colpito. Rideva facendo continue battute su tutto e tutti. Abbracciava Axl in modo confidenziale e lo  prendeva in giro, lo chiamava vecchio provocando ogni volta le occhiate furenti dell’uomo.
“Hey! Allora? Pensi di lasciarmi sola ancora per tanto?” lo sorprese la voce squillante di lei.
Rob si voltò di scatto, la ragazza era davanti a lui con le guance rosse e i capelli bagnati “Steph, tesovo! Già qui?!”
“Sono venuta a cercarti! E poi ho una gran sete, ci prendiamo qualcosa?”
“Noooo!!! Senti che ne dici di tovanave in spiaggia? Sai che c'è un sole che...”
“Dopo, dai ho sete! Allora come mai sei qui? C'è il tuo moro bello e maledetto? Dov’è? Laggiù?” disse cercando di guardare oltre, ma il ragazzo le si mise davanti.
“No! Anzi è andato in spiaggia sai?”
“In spiaggia?”
“Lo devi assolutamente vedeve!!! Dai vieni!!!” urlò trascinandola via.
“Ma sei sicuro di star bene? Non è che hai preso un colpo di sole?!”
“Cevto che sto bene, mai stato meglio!!! Covvi dai! Dobbiamo tvovavlo!” disse correndo.
“Hai scoperto se è solo? O con una donna?”
“Emmm... è con degli amici...”
“Bene! Allora ci sono speranze!” sorrise lei assecondandolo e stando al suo passo.
“Già!” sospirò lui sollevato. Era andata bene ma sarebbe stata dura spuntarla


Axl rimase a fissare la scena sorpreso. Quella donna che si era allontanata con quello strano ragazzetto quache metro più in là, sembrava proprio... si disse che non era possibile, che sicuramente doveva essersi sbagliato. Era assurdo che tra tutti i posti possibili lui la rincontrasse lì... no... era sicuramente un errore...
“Tutto bene?” chiese Daren distraendolo.
“Cosa?”
“Tutto bene?”
“Sì... sì certo!” rispose lui con un sorriso tirato.
“Sicuro? Hai una faccia...”
“Sì, davvero tutto ok... e questa è la mia faccia”
In quel momento la cameriera gli portò i coktail. Era una ragazza mora con una corona di fiori in testa e attorno al collo. Aveva i capelli molto lunghi e ondulati e un viso dai tratti esotici. Indossava un gonnellino di paglia in vita e un reggiseno floreale. Era davvero graziosa e sorrideva ai ragazzi gentile. Tra lei e il rosso incorse uno sguardo di fuoco. Lei lo guardò ammiccando prima di andarsene “Quella ti ha puntato!” gli urlò DJ battendogli una pacca sulla schiena.
“Davvero? Non ci ho fatto caso!”
“Ma che cazzo dici, te la sei squadrata per bene!”
“Bè… è una bella ragazza… e ora se mi volete scusare, penso che andrò a farmi due passi…” disse alzandosi.
I ragazzi lo guardarono  rimettersi il cappello e prendere la mora per mano “Che gran paraculo!”
“E’ inutile Daren… Axl è sempre Axl…” sorrise Del bevendo il suo cocktail beatamente.

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Capitolo 9
*** 9 ***


Axl aveva preso per mano la ragazza che ancheggiava con chiare intenzioni. Era bella, con dei tratti leggermente orientali e le forme al posto giusto. Le si era avvicinato sorridendo con quell'aria un po' sorniona che da sempre lo distingueva. E lei di certo non si era lasciata pregare. Aveva posato il vassoio e si era elegantemente seduta a bordo piscina incrociando sensualmente le gambe, in attesa che il rosso facesse la prima mossa. E non aveva dovuto aspettare poi tanto. Era occidentale a dispetto dei suo tratti somatici, parlava la lingua perfettamente ed era lì solo per pagarsi gli studi. Era di New York. Altro che ragazze del posto. Non era per niente male, Axl costatò passando il suo sguardo per tutta la lunghezza delle sue gambe affusolate e abbronzate, che poteva tranquillamente essere una modella. Peccato che il livello celebrale non fosse gran che. Rideva ad ogni sillaba che lui diceva, solo per compiacerlo, sorrideva di continuo sbattendo le ciglia da cerbiatta e sporgendo il petto in avanti, quasi fosse un chiaro invito. Ma in fondo era li per divertirsi... lei sapeva benissimo chi era, non aveva nemmeno avuto bisogno di presentarsi e lo aveva chiamato per nome come se nulla fosse. Sperò solo non si trattasse di qualche fan isterica. Solitamente il tutto finiva in pianti e ringraziamenti assurdi che lo scocciavano molto. Odiava doverle consolare, in fondo cosa si aspettavano da lui? Che le sposasse dopo una scopata? Era assurdo e fastidioso. Per questo preferiva sempre avvicinarsi a donne già famose o comunque di un certo giro, loro non creavano mai problemi di questo tipo. Certo, anni prima di problemi non se ne sarebbe fatti, una scopata era una scopata. Ma ora non era più il ragazzino strafottente e incazzato di un tempo. Era un uomo, un uomo stanco che preferiva non avere problemi.
La vide gongolare quando le si avvicinò proponendole un po' di privacy nel suo alloggio. Appena entrarono gli saltò al collo baciandolo e strusciadosi sensulamente sul suo corpo, provocando il lui una gradita reazione. Era più vecchio si, ma fortunatamente ancora tutto funzionava alla perfezione. Era brava, mani e lingua lavoravano magistralmente facendolo godere in ogni istante. Sapeva muoversi, sapeva far eccitare un uomo. E che uomo... non uno qualsiasi. Fortunatamente nessuna delle ragazze che si era portato a letto in quegli ultimi anni aveva mai reagito male di fronte al suo fisico non più fresco tonico di un tempo. Tutto sommato non era poi così messo male, ma sapeva di non rispecchiare più certe spettative.
Quando arrivò il piacere lei gli si accasciò addosso stringendosi nuda e sudata al suo petto "Wow..." si limitò a dire tra un respiro affannoso e l'altro.
Axl sorrise compiaciuto. Certo, un'altra cosa che in tanti anni non era cambiata, era che lui stesso sapeva bene come far gridare una donna... anzi, se possibile col tempo aveva raffinato ancora di più il tutto.

Si risvegliò dopo un po' di tempo, guardò fuori dalla finestra... il sole stava tramontando e aveva tinto il paesaggio di un bel colore arancio caldo. Era davvero bello...
Sentì qualcosa muoversi al suo fianco e avvighiarsi a lui. Ah si... quella ragazza... come si chiamava? Non se lo ricordava nemmeno...
"mmm..." mormorò lei aprendo gli occhi "ciao"
"Ciao"
La sentì accoccolarsi sopra di lui e stringergli il corpo con le lunghe gambe. Posò la testa sul suo petto sorridendo beata "Ancora non ci credo sai? Forse è un sogno! Pizzicami!"
"Scusa?!"
"Pizzicami! Così saprò che non è un sogno... saprò che davvero ho passato uno stupendo, incredibile e magnifico pomeriggio a fare sesso con Axl Rose!"
'Ecco... iniziamo con la solita sviolinata...' pensò sbuffando leggermente "Niente sogni, io sono Axl e tu sei nel mio letto"
"Ohhhhh Dio! E' incredibile, non ci posso credere!" starnazzò coprendosi il viso con le mani.
"Si bè... in effetti sono incredibile, lo so..." si vantò, giusto per ironizzare un po' su quella situazione che aveva vissuto tante volte.
"Senti..." disse lei posando i gomiti sul suo petto e guardandolo in viso "Ho tante di quelle cose da chiderti! Sono curiosissima! Posso farti qualche domanda?"
"Preferirei di no" rispose secco.
"Non ti darò fastidio, davvero! Non sono mica una gornalista, la mia è solo curiosità! Avanti, lo so che sei buono..." mormorò accarezzandogli il petto "non sei così duro e freddo come vuoi far credere, io lo so! Dicono che sei una specie di dittatore che vuole tenere tutti sotto il proprio controllo, ma io non ci ho mai creduto sai? Sei tanto dolce... Tutte quelle storie sui Guns poi... andiamo, come si fa a pensare che li hai cacciati tutti tu?! Se ne sono andati loro, giusto? L'hai detto tu! Sono stati degli stupidi a lasciarti... e anche degli ingrati! Vero? Sono patetici!"
"Smettila..." iniziava ad innervosirsi. Quella ragazza parlava troppo, e per di più di cose che lui non aveva proprio intenzione di sentire.
"L'ho letto il libro di Slash... carino... ma non credo a tutto quello che dice, neanche per idea! Tu invece...."
"Senti..." disse di nuovo scostandola da sè.
"Hai suonato con Duff l'altra sera! Hey, davvero c'è aria di reunion?! Sarebbe magnifco! I Guns n' Roses, quelli veri, di nuovo insieme... tutti e cinque! Non ti mancano? E poi..."
"Basta! Smettila!!!" urlò alzandosi di colpo, tirandosi indietro nervosamente i capelli dal viso.
"Axl! Volevo solo..."
"Vattene per favore"
"Ma io..."
"VATTENEEEE!!! ESCI DA QUI! VIAAA!!!" la ragazza raccattò velocemente le sue cose, e in lacrime corse fuori "MALEDIZIONE!" urlò di nuovo scaraventando a terra il vaso di orchidee fresche sul tavolino.
Non voleva sentire quei discorsi, era stufo... non sopportava più le continue voci su una reunion di cui nessuno di loro aveva mai nemmeno accennato... voci voci voci... tutte chiacchere. Scontri, pareri, opinoni... giusto, sbagliato... chi ha ragione e chi no... era stufo marcio di sentire le stesse cose da 17 lunghi anni. Per questo si faceva vedere e sentire il meno possibile, senza partecipare mai ad un programma, senza rilasciare interviste... tanto sapeva dove sarebbero andati a parare, e mentre Slash e gli altri parevano avere sempre la risposta pronta, lui non avrebbe sopportato quella specie di interrogatori sul passato che i giornalisti tanto amavano fare. Era li per rilassarsi, divertirsi e non pensare... ma a quanto pare Axl Rose non era destinato alla pace e alla tranquillità... il fantasma di quello che era stato l'avrebbe sempre tormentato. Quegli anni passati, gli anni in cui davvero era stato felice, erano lontani... ma sempre vivi nel suo cuore ferito.

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Capitolo 10
*** 10 ***


“E stai bene? Mangi? Sicuro?”
“Mamma stai tranquilla! Non c'è bisogno che ti agiti, sto bene! Mangio come un bufalo e faccio pipì e pupù regolarmente ok?”
“Sono paranoica?”
“Decisamente! Sembri la nonna! Ma possibile che non ti rilassi mai? Sei in un paradiso! Goditelo, divertiti e riposati... ah e... mamma...”
“Sì?”
“Non fumare!” disse il ragazzo duro.
“Fumare? Io non fumo! Ho smesso ricordi?” disse nascondendo automaticamente il pacchetto dietro la schiena... come se potesse vederla dall’altro capo del telefono.
“Come se non ti conoscessi! Ora devo tornare in aula, ho un esame tra qualche giorno”
“Va bene... tesoro...”
“Dimmi”
“Ti voglio bene”
“Anche io... ciao mamma!”
“Ciao... e mi raccomando!!!”
“Ciaoooooooooooo!!!”
Tutututu

Sorrise. Forse Dylan aveva ragione. Stava davvero diventando come sua madre, paranoica e asfissiante! Accese la sigaretta e si stese sul letto aspirando. Anche su questo Dylan aveva ragione... aveva ripreso a fumare forse anche più di prima. Si portò la sigaretta alle labbra aspirando, gettò fuori il fumo e lo guardò attentamente. Sorrise al pensiero di un ricordo...
Osservare i disegni che produceva la nuvola di fumo era un gioco scemo che lei e Axl facevano quando ubriachi persi se ne stavano sdraiati nel giardino di casa. Era strano ma dopo la fine di quella storia e per tutto il resto della sua vita non aveva più visto nulla in quella vaporosa macchia bianca. Pensava spesso al passato, anche se a dire il vero cercava di farlo il meno possibile. Evitava persino di guardare MTV, non lo guardava da anni... il solo pensiero di rivedersi nelle immagini di quei video con lui le faceva mancare l’aria.
Non era stato un periodo facile quello. Aveva sperato in quella relazione e l'unico risultato era stato quello di rendere tutto un inferno. Axl sembrava quel principe azzurro che tutte le donne cercano, ma l'altro lato dell'amore era quell'uomo disturbato, rabbioso e folle che l'aveva più volte ferita. Eppure l'intensità con cui aveva vissuto quella relazione non l'aveva più trovata in nessuna delle sue storie. Nessun uomo l'aveva mai fatta sentire così, nessuno l'aveva presa tanto, facendole toccare paradiso e inferno nello stesso istante. Si era spesso trovata a pensare a lui con odio e rimpianto. Rimpianto sì, perchè dopo di lui altro non era stata che la donna di ghiaccio, quella che pensava al lavoro come alla sua unica fonte di vita. Non era più nemmeno certa che davvero amasse il suo ex marito quando aveva acconsentito a sposarlo. Poi erano arrivati i figli, le rughe e la vita scivolava via senza che lei la vivesse a pieno, senza che sentisse nulla...
Una volta aveva anche sognato di fare l'amore con lui che ancora ragazzo come allora la baciava e la toccava con una passione che mai più aveva provato. Ricordava bene la sua delicatezza e la sua rabbiosa passione. Ogni volta che la lite si faceva più accesa era il modo migliore per fare  pace. Ma le cose belle non durano tanto, e infatti quel ragazzo che l'aveva fatta sentire in paradiso svanì sostituito da una ben diversa versione. Aveva sbagliato anche lei... non era tutta colpa di Axl se le cose erano naufragate, anzi. Ma forse non era destino che stessero insieme. Era certa che anche per lui fosse stata una storia importante la loro, e anche se le poche notizie che le erano arrivate di lui lo vedevano con questa o quella lei sapeva di essere stata importante e decisiva per lui, come lui lo era
stato per lei. Ricordava sempre il viso distrutto di lui quando gli aveva portato via Dylan. Non era suo figlio eppure era come lo fosse, lo aveva viziato sino all'esasperazione e quella sera in cui lei aveva detto basta gli occhi di ghiaccio di Axl erano così disperati da disarmarla... eppure l'aveva fatto ugualmente, se ne era andata da quella casa senza nemmeno riprendere le sue cose. Il bambino aveva pianto disperato, aveva cercato Axl per settimane, mesi... ma poi aveva smesso.
Ricordava il giorno del processo, voleva solo distruggerlo e annientarlo. Aveva tanta rabbia dentro di lei... Ora quei momenti le apparivano così lontani, eppure erano ben vividi nella sua mente. Ogni volta che incrociava gli occhi di suo figlio non poteva fare a meno di pensarci. Di pensare a come sarebbe ora la sua vita se le cose fossero andate in maniera diversa. Troppi se, forse, ma... quello che era stato ormai non si poteva cambiare.
Si infilò il costume e si pettinò i capelli. Poi si guardò allo specchio... non era certo la stessa di quegli anni eppure si sentiva ancora bella anche se nessuno glie lo diceva da tempo. Anzi no, tutti le avevano sempre detto quella frase ma nessuno glie l'aveva mai fatto capire davvero come lui... lui che non le aveva mai detto quelle parole ma le faceva capire in quel modo tutto suo quanto fosse
unica, la più bella tra tutte. Ebbene, da quel giorno mille voci all'unisono le gridarono quanto fosse bella, eppure, da quel giorno, nessun vestito, trucco o uomo l'aveva più convinta che davvero lo fosse. Scosse la testa, quella full immersion nel passato non era proprio quello che le ci voleva! Prese la borsa e uscì, lasciandosi alle spalle quel momento.

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Capitolo 11
*** 11 ***


"Oh... Axl finalmente!" urlò Daren vedendolo arrivare. Sorrise vedendolo in quella tenuta così inusuale per lui. Indossava dei bermuda fiorati rossi, una camicia hawaiiana aperta sul davanti e delle infradito si plastica, in testa il solito cappello bianco "Pensavamo non uscissi più da quella camera, ma che fine hai fatto?" osservò la faccia scura dell'amico che si era seduto al suo fianco ordinando un cocktail alcolico "Da quando bevi alcool di prima mattina?" ma niente, il rosso non rispose e nemmeno lo guardò "Axl? Amico... ma mi stai ascoltando?"
"Si!" rispose stizzito tracannando un lungo sorso "Ti sento, non sono sordo, ok?"
"Ok... scusa tanto..."
"Haloa gente!" urlò un raggiante Del battendo le mani sulle spalle dei due "Questo posto è magnifico... sole, mare, frutta fresca a tutte le ore, mohito... donne... ah!" sospirò sedendosi con loro.
"Iris ti ha proprio colpito eh?"
"Colpito e affondato DJ... ragazzo, per uno zabaione
" ordinò al cameriere. Non gli ci volle molto per notare quanto Axl fosse di malumore quella mattina. Lo conosceva troppo bene, sentiva che qualcosa non andava in lui anche solo con uno sguardo. Abbassò la voce rivolto a Daren "Che cazzo ha?"
Il ragazzo alzò le spalle "Non lo so, si è alzato con le palle girate..."
"Hey Axl, tutto ok?"
"Si si, tutto ok... la finite di bisbigliarvi nelle orecchie? Non ho niente, sono solo un po' nervoso"
"Nervoso? QUI?! Non ci siamo fratello, non puoi essere nervoso nel paradiso! Tu ti devi rilassare, atrimenti che ci siamo venuti a fare in vacanza?"
"Del, ti ricordo che mi ci avete praticamente trascinato"
"Certo, ma per il tuo bene! Devi divertirti, riposare e non pensare a nient'altro, ok? Che fine ha fatto la ragazza con cui sei sparito ieri? Era carina"
"Si... ma faceva troppe domande"
"Ah... credo di aver capito... bè senti, fregatene e basta, la gente farà sempre domande"
"Si certo... dov'è Dizzy?"
"Sarà ancora chiuso nel suo bungalow... stanotte ha fatto baldoria" rise Daren finendo il suo succo e stiracchiandosi per bene mettendo il bella mostra il petto nudo "ragazzi, io me ne vado in spiaggia, voglio tornare a casa abbronzatissimo! Venite con me?"
Axl e Del annuirono, e insieme si incamminarono verso il sentiero che li avrebbe condotti sulla spiaggia candida.


"Cacchio!" esclamò Robert poco più in là seduto ad un tavolino da dove, nascosto dietro un giornale, aveva osservato i tre per tutto il tempo "Pvopio di quello mi dovevo andave ad innamovave! Va che petto mmmm... è una maniglia dell'amove quella che ho visto?! Che cosa eccitante...
accidenti! Il chitavvista dei Guns, è pazzesco! Ma poi tu guavda, Axl! Pvopio lui ci dovevamo beccave? Se questo non è destino..."
"Che fai Rob, parli da solo?" lo interruppe la voce di Stephanie.
"Steeeeeeph tesovo! Buongiovno!"
"Buongiorno a te... hai già fatto colazione?"
"Si si"
"Scusi!" chiamò attirando l'attenzione di un cameriere sorridente "Può portarmi un succo di arancia e del caffè per favore?"
"Subito signora"
"Grazie... allora, che stavi dicendo?"
"Io?! Niente!"
"Ma se stavi parlando!"
"Bè si... da solo, sai... favneticavo"
"Su quel tizio? Non l'ho ancora visto, è davvero così attraente?"
"Oh si... ma piuttosto, hai sentito Dylan?"
"Si, stamattina"
"E?"
"E niente... è impegnato con l'università, come al solito... quindi non verrà"
"Peccato"
"Già..."
"Hai un faccino che non piace, cos'hai Steph?"
La donna sospirò posando i gomiti sul tavolino e tenendosi la testa tra le mani "Non lo so Rob... non capisco perchè mi devo fare sempre prendere dai ricordi... il passato è passato, non dovrei continuare a pensarci, non credi?"
"Dipende dal passato... e dipende cosa vai a vicordave..."
"Lo sai a cosa mi riferisco"
"Si lo so, io so sempve tutto... dimmi la vevità tesovo... cvedi di pvovave ancova qualcosa pev lui?"
Lo sguardò di Steph si fece improvvisamente più lucido. Conosceva la risposta, in fondo al suo cuore c'era sempre stato un posto per Axl "Non lo so... è passato così tanto tempo..."
"Ma tu continui a pensavci... quindi vuol dive che non ne è passato abbastanza"
"Forse... ma che senso ha continuare a rivangare? Abbiamo preso strade diverse, ognuno di noi ha la propria vita ormai... e poi ci abbiamo già provato, e non è andata. Ci siamo fatti tanto di quel male... senza contare che lui non starà di certo più pensando a me..."
Robert sorrise appena "Ti sei mai chiesta pevchè mai uno come lui non si sia mai sposato e non abbia più avuto una vagazza fissa?"
"No, perchè dovrei? E poi è Axl Rose, gli piace divertirsi e stare con tante donne... credo"
"Tu credi? Ahhh... quando impavevai Steph, ti devo pvopio insegnave tutto!" affermò alzandosi e allontanandosi.
"Cosa vorresti dire? Robert... Rob! Dove vai, aspettami!"
"In spiaggia tvésor, sono sicuvo che il mio amove è già li a favsi baciave dal sole!" le rispose con una punta di malizia. In realtà Robert macchinava qualcosa nella sua testa... se prima era convinto che tenere nascosta la presenza di Axl fosse di vitale importanza, ora non ne era più tanto sicuto. Era chiaro per lui che quei due avessero ancora molte cose da dirsi. E chissà, forse quella era l'occasione giusta. Era certo che fosse stato il destino a farli finire entrambi in quel posto. E poi così avrebbe anche potuto attaccare bottone con il bel chitarrista.


Sdraiato sotto l'ombrellone di paglia sulla spiaggia, di fronte al mare cristallino e cullato da una fresca e leggera brezza, qualcuno stava pensando a quel viso vagamente famigliare che aveva visto il giorno prima 'Non è possibile' continuava a ripetersi 'Non può essere lei'

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Capitolo 12
*** 12 ***


Daren era tornato al bar del villaggio. Era solo mattina, ma faceva già molto caldo, e aveva bisogno di bere qualcosa di fresco, che non fossero quelle bevande dolcissime e frizzanti che davano sulla spiaggia. Seduto sullo sgabello si guardava intorno. Quel posto aveva davvero tutto quello che serviva per rilassare un uomo. Era talmente pieno di belle donne da scoppiare, alcool a fiumi, buon cubi e un mare fantastico. Già... davvero un paradiso in terra. Mentre scorreva lo sguardo su tutti quei visi indistintamente, si bloccò di colpo. Una donna bellissima stava di fronte a lui con lo sguardo perso in chissà quali pensieri. Sorseggiava quello che sembrava essere un succo di frutta e aveva tutta l'aria di chi si trova lì per caso, come costretto da chissà quale forza misteriosa. Indossava un semplice pareo bianco che la copriva dalla vita in giù mentre un grosso spacco mostrava le gambe lunghe e snelle. Indossava il pezzo di sopra di un costume bianco. Il ventre era piatto, il viso delicato e la sua postura composta... era sicuramente una modella. Risalì ancora con lo sguardo e le guardò il viso snello e perfetto. C'era qualcosa di familiare in lei, ma non riusciva a capire cosa, era sicuro di averla già vista da qualche parte, ma dove era davvero un mistero. Aveva dei bellissimi occhi nocciola e dei capelli castani su cui spiccava un fiore bianco. Neanche un filo di trucco ad impiastricciarle il viso. Semplicemente perfetta. La guardò mentre sorrideva grata al cameriere che impacciato le aveva sostituito il bicchiere vuoto con uno pieno. Quando si alzò in piedi Daren si convinse che doveva per forza essere una modella nonostante non fosse certo una ragazzina. E se non lo era doveva esserlo stata. Troppo bella per essere una qualsiasi. Ma qualcosa non gli tornava, dove aveva visto quel viso? La guardò accendersi una sigaretta e fu inevitabilmente attratto da quelle labbra. Ma nella sua testa quella domanda... perché gli sembrava di conoscere quella donna? La osservò prendere la borsa e rovistarci dentro. Sorrise. Ecco una buona occasione per avvicinarla. Estrasse lo zippo dalla tasca e le si avvicinò “Vuoi accendere?”
Lei si voltò di scatto fissandolo sorpresa “Grazie” disse sorridendogli “Non si trovano mai quei cosi quando servono”
“Già...”
Silenzio... rimasero zitti senza sapere che dire per qualche istante. Poi fu lei a parlare “Ora devo scappare, grazie ancora”
“Di niente” disse mostrandole il sorriso più beffardo che aveva. Ne rimase incantata. Era uno dei sorrisi più belli che avesse mai visto. Certo dopo quello di... Axl, di nuovo lui. Possibile che dovesse sempre tormentare i suoi pensieri? Voltò le spalle e se ne andò senza più parlargli.
Daren rimase a fissarla mentre si allontanava. Che incontro strano...
“Hey amico tutto ok?” la mano di Dizzy gli battè sulla spalla, e l’uomo si stravaccò sullo sgabello al suo fianco.
“Dizzy... si... è che... ho fatto un incontro... unico, una donna bellissima... una donna fantastica... una donna...”
“Ok ok, hai reso l'idea... Bè? Allora? Ci esci stasera?”
“No... veramente non so nemmeno come si chiama”
“Ah... bene amico, sei a buon punto! Ma hai ragione, in fondo non è poi così importante, mi sono fatto talmente tante di quelle ragazze senza sapere nemmeno come si chiamassero... ma che le hai detto?”
“Non trovava l'accendino e l'ho fatta accendere”
“Il vecchio trucco dell’accendino, ottimo... e...?”
“E basta! Tutto qui” rispose il ragazzo alzando le spalle.
“Tutto qui? Nemmeno un saluto? Un bacio? Un numero di telefono?”
“No niente”
“La prossima volta presentamela che ti faccio vedere come si fa ok?”
“Fanculo!”
“Ah eccovi!” li interruppe la voce calda di Axl “Che succede?”
“Eccolo qui! Perchè non ti fai dare lezioni da lui, eh DJ?! Succede che il ragazzo qui si è fatto scappare una super gnocca! Fa tanto lo splendido e poi... tutta apparenza! Ah, pivelli... bè scusatemi, vado a caccia!” disse alzandosi e puntando una bella moretta che lo guardava sorridente.
“Dizzy sì che è in forma, vedi? Nemmeno una parola e via... sto davvero perdendo i colpi...” disse il moro con aria sconsolata.
“Dizzy è solo assatanato. Che ne dici di farci due passi? Così mi racconti di questa donna”
“Si come vuoi, tanto direi che non è giornata...” Daren si alzò, ma qualcosa gli piombò addosso facendolo quasi cadere “Ma che cazzo...”
“Uhhhhhh Scuuuuuuuuuuusa!!!” gridò la vocetta fin troppo acuta di un ragazzo. I due lo fissarono, era avvolto da un pareo rosa acceso e aveva un foulard al collo “Non ti avevo visto! Per favmi pevdonave che ne dici se ti offvo un cocktail?!” non ci volle certo un geni o per capire...
“No... grazie... Axl andiamo!”
“E perchè Daren, non essere scortese! E’ tanto una bella compagnia!” si intromise Dizzy che notando da poco più in là la scena, si era intromesso ridendo beffardo con la bella mora attaccata al petto.
“Tu non eri andato a fare in culo?!” ruggì DJ fulminandolo con lo sguardo.
“Su, Axl non credi che farebbero proprio una bella coppia?”
Il rosso rise divertito “Oh certo! Come ti chiami?”
Rob guardò finalmente da vicino il famoso Axl. Sembrava un tipo abbastanza arrogante, un vero pallone gonfiato... Steph aveva ragione “Vobevt”
“Bè... Robert, il nostro amico qui è davvero giù di morale oggi, ha bisogno di qualcuno che lo consoli!”
“Fanculo! Questa ve la faccio pagare!”
“Vieni con me tesovo!!!”
“Sì tesovo va con lui e divertiti!” i due sorrisero rifacendogli il verso e salutandolo con la mano.
“Dove andate? Hey! HEEEEEEEY!!! STUPUIDI COGLIONIIIIIIIIIII!!!” i due scapparono via lasciandolo solo con quello strano tipo che lo guardava ammiccando. Lo prese sottobraccio e lo trascinò letteralmente al bar “Senti davvero... non vorrei essere maleducato ma non sei proprio il mio tipo ok?  Non so se mi sono spiegato, a me piacciono le donne! Senza offesa eh...” Robert lo guardò fingendo di piangere e frignando platealmente davanti a tutti “No! No dai... hey senti... non piangere ok? E soprattutto non gridare, ti prego! Ho una reputazione io...” sbuffò esasperato “senti ok, prendiamo qualcosa da bere va bene? Però smettila adesso!” si era davvero cacciato in un bel guaio ‘qui due idioti me la pagano questa volta!’ pensò mentre Robert felice come una pasqua lo trascinava al banco del bar.

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Capitolo 13
*** 13 ***


"I tuoi capelli mmm... e questi tatuaggi, sono mevagliosi... posso?" chiese Robert allungando una mano verso il braccio del ragazzo.
Daren alzò gli occhi al cielo "Si, certo..." mormorò appena.
Rob tastò tutto contento il braccio del ragazzo "Uhhhh che muscolacci! E quel votolino che spovge???" fece strizzandogli quel poco di ciccia che gli sporgeva da sopra i bermuda.

"Hey! Non ti allargare!"
"mmmm... non ti devi mica visentive, a me piacciono gli uomini buvvosi... e adovo le maniglie dell'amove" cantilenò "sono tevvibilmente sexi..."
"Oh merda... senti tu" disse rivolto al barista alzando il bicchiere, ormai vuoto, del suo cocktail "Fammene un'altro... ma bello pesante!"
"E di un po'... cosa fai nella vita oltve che infvangeve cuovi?" domandò Rob. Come se non lo sapesse... si era documentato, era DJ Ashba, il nuovo chitarrista dei Guns N' Roses. Aveva passato ore a pensare. Ok, era lì proprio con quell'Axl Rose che forse era meglio non ci fosse mai stato su quell'isola... ma dopo tutto loro due cosa c'entravano con gli screzi passati del rosso e di Stephanie? Daren gli piaceva, e non avrebbe mollato tanto facilmente.
"Sono un musicista" rispose secco.
"Fico! Cosa suoni?"
"La chitarra..."
"E... mi fai sentire qualche pezzuccio in pvivato?" ammiccò.
Daren sputò il sorso di liquido che aveva in bocca "Cosaaaaa?!"
"Ahhh, lo sapevo cvibbio! Sono pvopvio sfovtunato in amove!" piagnucolò battendo i pugni sul bancone.
Il moro sbuffò "Senti non prendertela troppo a male ok? Sei simpatico ma..."
"Davvevo?!"
"Si... ma comunque non sei... il mio tipo, diciamo... niente di personale eh..."
"E' solo pevchè sono gay!"
"Non ho niente contro i gay! Ma se non lo sono anche io, che colpa ne ho scusa?!"
"Questa è un ingiustizia bella e buona! Tu dovevi essevlo! Savemmo stati benissimo insieme!"
"Ma che cavolo dici?!"
"Eppuve sono cevto che cedevai pvima o poi... non ho nessuna intenzione di lasciavti pevdeve zucchevino!"
"Robert senti..."
"Ma tu puoi chiamavmi Vob, cavo..."
"Ok, Rob... senti, non voglio che tu ti faccia illusioni inutili, davvero! Non c'è speranza con me"
"Sei un bvuto!" urlò alzandosi fingendosi stizzito e rifilandogli uno schiaffetto sul volto. Era convinto che uno dei modi migliori per conquistare un uomo, era quello di farlo sentire in colpa... così se ne andò impettito, lasciando Daren solo e sconvolto al bancone del bar.
"Hey amico..." lo chiamò il barman facendogli cenno di andare più vicino "guarda che non c'è niente di male nell'essere gay, perchè continui a negarlo?"
Daren si alzò di scatto "Ma vaffanculo!" gli urlò andandosene. Axl e Dizzy glie l'avrebbero pagata, era tutta colpa loro se si era messo in quel casino!



***

Eccoci! Allora, vi piace? Siamo contente che ci sian un bel seguito anche a questa storia :) Scusate x questo capitolo un po' breve, ma il povero Daren, anzi... DAVVVVVVEN non avrebbe retto ancora a lungo le avance del mitico Robert! A presto, grazie e bacioni! R & L

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Capitolo 14
*** 14 ***


Steph tornò nel suo bungalow sorridente come non mai, quell'incontro l'aveva messa di buon umore. Ormai non le capitava più tanto spesso di far colpo su un ragazzo. Quel tipo era davvero strambo. Era quasi certa fosse un musicista. Troppo particolare per essere uno qualunque. I musicisti erano una scelta rischiosa per lei ma a flirtare un po' non ci sarebbe stato nulla di male no? E poi non doveva divertirsi? E quel ragazzo aveva due occhi meravigliosi e un sorriso bellissimo. Poteva tranquillamente essere un modello, era un po' basso ma non era mai stato un problema per lei. Non sapeva nemmeno il suo nome. Quella sera gliel'avrebbe chiesto. Infondo... bè, che male c'era?
“Tesovoooooooooooooooooooo!!!” urlò la voce non troppo morbida di Robert da dietro la porta “Sei lìììììììììììì?”
Stephanie sorrise, il suo amico era davvero buffo, di sicuro aveva incontrato il ragazzo misterioso a sentire la sua euforia. Gli aprì la porta “Vieni Rob, allora... ci sono novità?”
“Ho un sacco di cose da vaccontavti!!! Pvonta?”
“Sì sì calmati! Che succede?”
“Non posso davvevo calmavmi!!! L'ho visto!!! Ho visto il vagazzo della mia vita!!!” urlò saltellando e lanciandosi sul letto.
“Ahhh l’hai rivisto?! Raccontami tutto!”
“Solo una cosa c'è da dive... stupendo!!! Occhi azzuvvi, bel fisico, capelli scuvi... un sogno!”
“E come si chiama?”
“Da...” iniziò ma in quel momento qualcuno fece passare sotto la porta un foglio di carta.
“Che cos'è?” la donna lo raccolse leggendolo “E' invito per una  festa in spiaggia stasera”
“Pevfetto! Ci sarà di sicuvo l'uomo della mia vita! Oh tesovo staseva lo vedvai, ma giù le zampe! Quel pezzo di gnocco è tutto mio!”
Steph rise “E quest'uomo perfetto che ne pensa di te?”
Rob sospirò stringendo il cuscino al petto “Uff... cvedo sia etevo puvtvoppo... scelgo sempve quelli sbagliati io!”
“Non ti abbattere, conoscendoti potrebbe anche cambiare idea! E se non dovesse essere allora ne troverai un altro!”
“Ma lui è quello giusto!”
“Ti sento dire così ogni volta...”
Il ragazzo alzò le spalle rassegnato, Stephanie era una testa dura, proprio non capiva! Poi la vide andare verso l'armadio ed estrarne due vestiti. Uno era rosso fuoco, molto scollato e corto, l'altro più semplice, fiorato, con una scollatura che le scopriva le spalle e corto appena sopra il ginocchio. Rob la guardò sospettoso “Cosa stai facendo?” disse stringendo gli occhi a fessura e incrociando le braccia.
“Scelgo il vestito per stasera” rispose lei fingendo indifferenza.
Ma non lo fregò... il ragazzo tirò un urletto “C'entva un uomo!!!” gridò battendo le mani “Lo sapevo! Lo sapevoooooooo!!! Ahhhhhhhhh!!!”
“Smettila!!! No... ecco... sì, no! E' solo un tipo che ho conosciuto nel bar. Un ragazzo carino, ma non è certo per lui che...”
“Fantastico!!! E com'è?”
“Non so nulla di lui! Mi ha solo fatto accendere una sigaretta. Non ci siamo detti niente, è stato solo un gioco di sguardi. Nemmeno so il suo nome, ma... bè sono intenzionata a scoprirlo. Insomma mi devo divertire no?”
“Bvavissima gioia! Questo è lo spivito giusto!”
“Allora questo o questo?” disse mostrandogli i vestiti.
“Dipende... su quello vosso c'è scvitta la pavola sesso a cavattevi cubitali, quell'altvo è da piccola e casta vevginella. Allova? Che intenzioni hai con lui? Vuoi andavci a letto o sembvave sua madve? Ad alcuni uomini queste cose piacciono!”
“Rob piantala!”
“Un mio ex voleva che mi vestissi da bambina e gli cantassi delle stupidissime canzoncine, diceva che lo eccitava...”
“Piantala ho detto! Voglio essere attraente ma non sfacciata, andiamo... non sono più una ragazzina... è meglio quello a fiori...”
Il ragazzo la guardò deluso “Ah... ah...”
“Che cosa vuol dire quel verso?” disse lei voltandosi di scatto.
“Niente”
“Parla! Odio quando non mi dici le cose... allora?”
“Allova savò onesto... Steph, savanno almeno dieci anni che un uomo non ti tocca. Come si deve intendo. Mi stai diventando di nuovo vevgine accidenti a te! Sesso! Ecco quello che devi fave... sano, bello, appassionato e benedetto sesso! Ova ti metti quel vestito, vai fuovi e ti fai quel tipo, è chiavo?”
“Hai ragione! Che mi importa! Fanculo alla verginella!” disse decisa dopo un attimo di esitazione “E stasera partiamo all'attacco!”
Rob era al settimo cielo! Quella sera si sarebbero di sicuro divertiti, e poi Steph ne aveva bisogno. Non erano stati certo anni facili i suoi. Era disillusa e pareva non credere più nell’amore. Chissà se quella sera avrebbe visto Axl. Non sapeva se augurarselo. Forse sarebbe stato meglio di no, ma doveva lasciare andare le cose per il loro corso. Insomma, magari rivederlo le avrebbe fatto solo male, chi poteva saperlo? E poi divertirsi un po' non l'avrebbe di certo fatto male no? Guardò la donna tutta intenta a prepararsi. Sì sarebbe stata una grande serata!

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Capitolo 15
*** 15 ***


"Hai visto? Te l'avevo detto, è stvabello qui!" strillò Robert guardandosi in giro.
Attorno alla piscina avevano preparato tutto per la festa di quella sera. C'erano luci soffuse e colorate ovunque, sdrai di vimini raccolti a gruppi sparsi qua e là, tavolini addornati da fiori profumati e un'atmosfera bellissima.
"Buonasera signori" li salutò Martin, tutto sorridente nella sua tenuta bianca di lino "Miss Seymour, permette? L'accompagno al vostro tavolo, ci siamo permessi di riservarvi un posto tranquillo"
Steph prese il braccio del ragazzo con riluttanza e sorrise a stento, puramente di cortesia. Si voltò verso Robert facendogli un chiaro gesto di disgusto infilandosi due dita in gola in una buffa smorfia che fece ridere il ragazzo. Rob si guardò in giro... non c'era traccia di Axl. Forse era meglio così, non era certo che la sua amica fosse pronta per un incontro del genere. Anche se di sicuro se l'avesse incontrato quella sera l'avrebbe steso... era splendida. Si sedettero al tavolo dove già avevano portato loro un secchiello pieno di ghiaccio con una bottiglia di champagne, e un cesto di frutta fresca. Martin li salutò cortesemente lanciando alla donna eloquenti occhiate maliziose.
"Non ti molla pvopvio"
"Già... non lo sopporto"
"Tesovo cosa pvetendi? Staseva stendevesti anche un gay come me!"
"Grazie Rob... allora, il tuo spasimante dov'è?"
"Mmmm... ancova non l'ho visto... e il tuo?" ammiccò strizzandole l'occhio e versando lo champagne nei due calici.
"Nemmeno lui si vede... un brindisi?"
"Cevto... a noi gioia, alla libevtà, agli uomini che stendevemo, alla festa, al sesso e al divevtimento senza pensievi... cin!"
"Per lei Miss Saymour" li interruppe una giovane cameriera porgendole un bel mazzo di fiori bianchi "Da parte di quel signore laggiù"
Steph e Rob si voltarono... un signore piuttosto avanti con l'età e di bianco vestito, era seduto poco distante da loro. Quando la donna si voltò verso di lui alzò il calice che teneva tra le mani in segno di saluto e le sorrise, mostrando un discutibile dente d’oro.
Steph si rigirò portandosi una mano al viso "Oddio... ci mancava il vecchio riccone"
Robert sospirò scuotendo il capo "Che bvutto che è... sembva un magnaccia! Senti tesovo, vado in cevca del mio bello"
"Mi lasci qui da sola?!"
"Ma tovno subito! Faccio solo un givetto di ispezione!"
"Robert ti prego! Robert!!!"
"Tovno subitissimo!!!" le urlò allontanandosi di tutta fretta.
"Accidenti..." mormorò la donna tra sè. Bevve un'altro sorso di champagne, nella vana speranza che quel tizio non cercasse di avvicinarla ora che era sola... tutto inutile, ovviamente. Dopo pochi secondi una voce alle sue spalle la fece sobbalzare.
"Posso?" disse l'uomo sedendosi "Sono Jefferson Palmer, della Palmer Society" si presentò porgendole la mano "Per lei solo Jeff"
Steph sorrise tirata stringendogliela... era calda e sudaticcia "Stephanie... non doveva disturbarsi" disse indicando il mazzo di fiori sul tavolino.
"E' solo un piacere... l'ho notata subito, una così bella ed elegante donna non passa certo inosservata"
"Grazie" si limitò a rispondere piuttosto freddamente vagando con lo sguardo altrove. Quando sentì il piede di lui toccare nemmeno troppo per sbaglio le sue gambe, si tirò in piedi di scatto "hemmm... vado a fare due passi, inizio ad avere caldo qui"
"L'accompagno"
"No! No... non si preoccupi, vado da sola... arrivederci!" si defilò tirando un sospiro di sollievo. Possibile che tutti i viscidi capitassero a lei? Se solo avesse incontrato di nuovo il bel ragazzo dagli occhi di ghiaccio...


"Hey Dizzy! Finalmente ti si vede, ma dove eri finto?" chiese Daren all'amico non appena si unì a loro al tavolo privato che gli era stato riservato per quella sera.
"Si chiama sesso Daren... parola a te sconosciuta di questi tempi"
"Fottiti"
"Davvero Daren, non hai ancora battuto chiodo" osservò Del "stai perdendo colpi?"
"Ma che cazzo dici?!"
"Certo dovresti forse curare un po’ di più il tuo aspetto... perchè cazzo sei venuto in bermuda, canotta e infradito anche questa sera?!"
"Fa caldo! E poi sono in vacanza, non ho voglia di infighettarmi, ok?!"
"Non è che ti sei invaghito di quel Robert per caso?" scherzò di nuovo Dizzy dandogli un buffetto sulla guancia.
"Hey finiscila!" vide poi Axl, che zitto zitto si beveva a un fresco Martini ridendosela sotto ai baffi vermigli "Non ridere!"
"Secondo me sei ancora preso da quella bella donna che hai incontrato e che ti sei lasciato scappare, o sbaglio?"
"Preso... non esagerare, ho solo detto che è davvero bella, niente di più"
"Non è qui in giro? Voglio proprio vederla questa ragazzina!"
"Dizzy non è una ragazzina, è una donna matura"
"Quanto matura? Non sarà una vecchia cariatide, vero?"
"No! Certo che... " si zittì all'improvviso... il suo sguardo mise a fuoco un figura in lontananza. Era lei, la riconobbe subito. Le movenze sinuose, il corpo maturo ma comunque da urlo fasciato in un abitino rosso che le stava d’incanto, i lunghi capelli che le incorniciavano il viso perfetto... eccola di nuovo "Scusate, vado al bagno" disse alzandosi e allontanandosi il prima possibile per evitare domande e soprattutto, per evitare di perderla.

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Capitolo 16
*** 16 ***


Quel vestito la faceva sentire a disagio, e quelle scarpe le davano il tormento. Le tolse lanciandole in aria e rimanendo a piedi nudi sulla sabbia fresca “Maledette trappole! Chi vi ha create un sadico?” urlò decisa.
“Non deve essere facile camminare su quei cosi eh?”
Si voltò guardando l'intruso che aveva disturbato i suoi pensieri. Sperò con il suo cuore che non si trattasse di quel vecchio bavoso e invece eccolo. Bello e raggiante lo sconosciuto con cui aveva flirtato il giorno prima. Indossava dei bermuda e una canotta, niente di elegante. E lei che si era così impegnata per sembrare impeccabile ai suoi occhi. Era stata una sciocca a dare retta a Rob e subito si sentì così ridicola “Sei tu” mormorò con un mezzo sorriso allacciandosi le braccia al petto.
“E' un ‘sei tu’ del tipo ‘che bello vederti’ o un ‘sei tu’ del tipo ‘che vuole questo rompipalle?’...”
“Dipende... se non mi chiedi di rimettermi questi medievali strumenti di tortura allora sei il benvenuto!”
“Queste?” disse prendendo le scarpe della ragazza “Metterle? Nemmeno per sogno anzi...” le gettò in mare sorprendendola.
Steph esplose in una risata “No!!! Non puoi averlo fatto davvero! ahahahhahah!”
“E perchè scusa? E poi tu sei già alta, troppo... mi vuoi far sentire un nano?”
La donna rise ancora del gesto di quel ragazzo. Se Rob avesse visto quelle costosissime scarpe finire chissà dove nel mare si sarebbe sentito male! Nemmeno i bellissimi occhi azzurri di quel ragazzo misterioso l'avrebbero salvato dalla sua vendetta.
“Niente sigarette da accendere stavolta?” chiese lui sorprendendosi di quanto fosse bella mentre rideva.
“No nessuna. E poi tecnicamente io non fumo”
“Sigaretta clandestina?”
“Incredibile vero?”
“Sì... ma sono le più buone, anzi” disse guardandosi intorno “tieni... non c'è nessuno qui, puoi fumare in tutta tranquillità”
“Grazie” rispose prendendo la sigaretta dalla sue mani e infilandosela tra le labbra.
“Ed ora ecco il mio momento” disse lui accendendole la sigaretta. Lei inspirò il fumo sedendosi sulla sabbia a guardare l'oceano. Daren la guardò sorpreso. Scalza, spettinata... eppure bellissima. Lo aveva colpito. Eppure quel suo viso gli ricordava qualcosa “Niente festa?” le chiese cercando una banale scusa per conversare sedendosi al suo fianco.
“Diciamo che me la sono squagliata”
“Diciamo che siamo in due”
“Anche tu avevi un vecchio bavoso, grasso e sudaticcio alle calcagna?”
Daren scoppiò a ridere. Fu automatico pensare a lui “Una specie!” disse pensando alla faccia di Axl se avesse saputo di quel paragone! Come minimo lo avrebbe rincorso promettendogli una lunga e dolorosa morte.
“Davvero? Magari è lo stesso... aveva una faccia da pervertito...”
“No... bè, per essere pervertito bè... sì forse lo è ma non direi che stiamo parlando della stessa persona!” rise divertito, poi sospirò rimanendo in silenzio “E sentiamo... viaggio relax o fuga?”
“Come?”
“Sì... come mai sei venuta qui?”
“Ah... bè... per entrambe le cose direi. Non è un periodo semplice per me e una vacanza era davvero quello che ci voleva. Con il lavoro che faccio non ho mai tempo per niente così, sotto il suggerimento di un amico ho deciso di darmi alla fuga per quindici giorni e dimenticare i brutti pensieri. Le Hawaii erano davvero l'ultimo posto in cui avrei mai pensato di andare ma sono davvero felice di aver scelto questo luogo di pace, senza nessuno che urla, telefoni che  squillano, gente isterica che pretende qualcosa da te... papponi a parte, chiaro” la donna dondolò la schiena portandosi le ginocchia al petto e appoggiandovi il viso “E tu?”
“Diciamo che io e i miei amici avevamo bisogno di staccare la spina per un po'”
“Direi che ci capiamo... un po’ di relax fa bene a tutti a quanto pare”
A quelle parole il ragazzo sorrise sicuro di averla colpita “Non mi sono ancora presentato, che idiota... mi chiamo Daren piacere di conoscerti” disse porgendole la mano tatuata.
‘Davvero non mi ha riconosciuta’ si disse Steph quella frase con un misto di sollievo e stupore. Era bello per una volta che qualcuno si accorgesse di lei, al di là della sua fama “Stephanie... piacere mio Daren” gli rispose porgendo la sua lunga e sottile. Non appena Steph fece scorrere lo sguardo lungo tutti quei disegni impressi nel corpo di lui, le venne in mente un nome... un tatuaggio bene impresso nel suo corpo, in corrispondenza del cuore. Era lì da quel giorno e mai se ne sarebbe andato. Era solo un po' sbiadito, ma c'era...
“Niente brutti pensieri ricordi?” la riprese lui accorgendosi dell’espressione assorta e vagamente cupa che aveva assunto.
Questa frase le fece alzare lo sguardo rimasto fisso a terra verso quel tipo “Beccata” disse sorridendo imbarazzata “Scusa, hai ragione, niente brutti pensieri!”
“Che ne dici di fare due passi? Ti va?”
“Ci sto”
La aiutò ad alzarsi e insieme si incamminarono per la spiaggia parlando di tutto e niente, e a volte stando in silenzio a guardare il mare. Daren fece di tutto per farla ridere. Era una fonte inesauribile di energia. Le raccontò dei suoi viaggi e dei suoi sogni. Era un musicista, aveva ragione. Un chitarrista. Ci avrebbe scommesso! Si stava davvero distraendo. Era da tanto che un uomo non la faceva divertire tanto. In quel momento si convinse che in fondo non era poi così sbagliato lasciarsi andare. Rob aveva ragione, doveva solo rilassarsi e forse questa volta... ci stava davvero riuscendo.

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Capitolo 17
*** 17 ***


Daren fece vagare il suo sguardo sulla donna... era più grande di lui, era una donna matura, cosa inusuale per lui. Ma questo poteva anche essere un'aspetto nuovo e ancora più stimolante. La verità è che lo attraeva molto. Era bella, piacevole, divertente, euforica... vitale. Si lo intrigava, sapeva stuzzicarlo, e voleva farlo. Aveva colto in lei quel non so che di malizioso, quel qualcsosa che lo spinse a fare quel gesto. Di punto in bianco mentre ancora immersi nel silenzio stavano camminando sulla spiaggia bianca e fresca, le afferrò il braccio obbligandola a fermarsi e a voltarsi verso di lui. In una frazione di secondo le labbra carnose di lui furono su quelle sottili e delicate di lei. Era più alta di qualche centimetro nonostante non portasse i tacchi, ma non era un problema. Sentì un leggera tensione iniziale, come se si stesse trattenendo... per un attimo temette di prendersi un bel ceffone. E invece poi la sentì sciogliersi. E allora osò, stringedole la vita con le mani e accarezzandole il profilo dei fianchi fino a scendere più giù, verso le natiche. Sentì le braccia di lei stringersi attorno al suo collo, una mano infilarsi tra i capelli e la sua lingua giocare con il pearcing che portava al labbro inferiore. Andava tutto così magnificamente...
"AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH ODDDDDDDDDDDDDIO!!!!!!" urlò una vocetta stridula sbucata da chissà dove, facendoli staccare immediatamente.
A Daren quasi prese un colpo "Ma chi cazzo... oh no!" urlò quando vide avvicinarsi una strana figura che aimè... ben conosceva.
"No no no... NOOOOOO!!! TU! E... TU!!! ODDIOOOOOOOO!!!!"
"Ro... ROBERT!!!" urlò Stephanie alla vista del ragazzo che mani alla bocca continuava a tirare urletti striduli senza un apparente motivo "Ma che ci fai qui?! E poi perchè stai urlando?! Non stai bene? Forse hai..."
"Steeeeeeeeeeeeeeeph!!! LUI!!!" gridò di nuovo indicando il ragazzo, che tirandosi indietro i capelli con le mani sbuffò, già immaginando il motivo di tanta agitazione.
"Lui, si... ecco, scusa non vi ho ancora presentato... è quel ragazzo di cui ti parlavo, Daren, questo è il mio amico Ro..."
"Robert.... si si, lo so" mormorò.
Stephanie si mise le mani sui fianchi "Ma... voi due vi conoscete già?!" chiese stupita.
"Si! Si cevto! Lui è il vagazzo di cui ti pavlavoooooo! Dio! Ma come è potuto succedeve?!"
"Oh cazzo! Lui è... oh cazzo! Robert, scusa non lo sapevo! Io non volevo..."
"Hey hey, no scusate frenate un attimo... qual'è il problema?! Robert senti, con tutta la simpatia che posso provare per te, ti ho già detto che non sei il mio tipo! Steph non è un problema insomma..."
"Ahhhhh pev te non è un pvoblema? Meschino! Guavda che anche io ho un cuove, e Steph è mia amica! Non si può pvopio fave, no no! Steph dai, andiamocene... sono così depvesso..."
"Ma io..."
"Waaaaaaaaaaaaaa guavda! Mi sta venendo da piangeveeeeeee!!!"
"No! No Rob dai, sta tranquillo, non è successo nulla! E' stato solo un momento così..."
"Un momento così?! Ma che cazzo Steph dai! Stavamo bene, poi arriva questo e..."
"QUESTO??? E così io adesso savei 'questo'?! Ahhhh bene, benissimo! Sei davvevo cavino sai? Davvevo! Almeno aspettate che mi sia passata, qualche giovno tanto pev favmi calmave un po' pvima di mettevvi a sbaciucchiavvi davanti a me! Che diamine, un po' di cuove! Insensibile e cvudele!" pignucolò.
Stephanie sospirò "Daren... scusami, credo... credo sia meglio andare adesso" si avvicinò al suo orecchio "perdonalo non è cattivo, ma solo innamorato" sussurrò facendogli l'occhiolino "gli passerà, si innamora così spesso... riusciremo a trovarci in un altro momento"
"STEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEPH!!!"
"Arrivo! Buonanotte" e gli posò un leggero bacio sulla guancia lasciandolo lì sulla sabbia come un ebete a fissarla andar via con quel ragazzo assurdo.

Si accese una sigaretta incamminandosi verso il suo alloggio "Bà... bella serata di merda... assurdo! Se lo racconto agli altri mi prenderanno per il culo a vita... ma che vuole quello, ma il frocio proprio io me lo dovevo beccare?! Ci è mancato pochissimo, era la mia serata!" continuava a blaterare.
Si tolse la canotta e si gettò sull'amaca nel porticato esterno, lasciandosi cullare dalla leggera brezza notturna. Accese la TV appesa alla parete in legno in cerca di qualcosa che lo facesse addormentare... era un maniaco dello zapping. Si fermò solo quando riconobbe su MTV le prime note di November Rain. Lo rilassava quella canzone... sospirò incrociando le braccia dietro la testa e fissando stancamente le immagini che scorrevano sullo schermo. E più le immagini scorrevano più nella sua mente si formava l'ombra di un viso conosciuto... quella ragazza giovane in abito da sposa, quella che un tempo era stata la donna di Axl, il frontman della band in cui suonava, il suo migliore amico... e in un lampo tutto fu chiaro. Ecco perchè la donna incontrata per caso in quel piccolo paradiso gli era così famigliare...
"OH MERDA!!!" urlò all'improvviso sollevandosi di scatto "Lei è... quella era... ahhhhhhhhhh!"
TONF!!! Il brusco movimento aveva fatto capottare l'amaca, così che Daren si trovò catapultato rovinosamente a terra "Stephanie Seymour... non ci posso credere..." mormorò massaggiandosi il gluteo contuso.

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Capitolo 18
*** 18 ***


“Come hai potutooooooooo!!!”
“Rob... Rob tesoro, calmati! Io che ne potevo sapere?!”
“Ti avevo detto che...”
“Che ti piaceva un ragazzo, bè? A te ne piace uno al secondo! Come potevo pensare fosse lui?”
Steph guardò l'amico che sdraiato sul letto teneva il cuscino tra le braccia “Dovevi sapevlo!”
“Senti non lo sapevo ok? Non sono una veggente! E tu mi avevi detto di divertirmi, no?”
“Ma con tutti quelli che c'evano pvopvio lui? Che vita cvudele!”
“Io...” sbuffò lei sedendosi con la testa tra le mani “non ne combino mai una giusta...” silenzio. Rob singhiozzava, Steph lo guardò sentendosi un po' in colpa. Ma che aveva fatto poi di male “Un bacio cazzo! Era solo uno stupidissimo, insignificante... bellissimo... emozionatissimo...
bacio...” sospirò sconsolata.
Rob la fissò mettendosi a sedere. Guardò l'amica, era su di giri, lo vedeva chiaramente. Avrebbe dovuto essere felice per lei, ma non ci riusciva... il fatto di essere stato ‘battuto’ da lei lo faceva davvero arrabbiare. Lei che poteva avere tutto così facilmente, lei a cui bastava poco per essere
ricambiata. E invece questo per lui non era possibile. Tuttavia, Steph era la sua unica vera amica “E' stato... è stato davvevo così bello?” chiese il ragazzo stringendosi il cuscino sul viso.
“Sì... è assurdo, insomma da quando qualcuno non mi baciava così? Boh... nemmeno lo ricordo più. Ma sai che ti dico? Lo lascerò perdere!”
“Eh?”
“Sì! Insomma io e te siamo più importanti di un ragazzo qualsiasi”
“Lo favesti... pev me?!” chiese incredulo.
“E tu lo faresti per me?”
Rob si alzò dal letto andando ad abbracciare l'amica grato. Non era stata buona con lui la vita, era un ragazzo noioso e strambo... e gay. Ma lei, la donna che tutti credevano dal cuore di ghiaccio stava dimostrandogli amicizia e calore, e questo lo commosse “Senti facciamo così... non penso che avvò spevanze con lui ma... che ne dici di un combattimento leale?”
“Dici sul serio?”
“Sì... sono sevissimo... insomma pevchè devi vinunciave a lui, senza combatteve? Dai! Vedvemo chi la spuntevà!”
“D'accordo... ma chiunque la spunti nessun rancore eh?”
“Pvomesso!!!”
Si abbracciarono stretti. Erano molto amici... gli unici veri amici l’uno per l’altra, e si volevano bene.


“Cazzo... proprio lei... e ora che cazzo...”
“Daren amico tutto bene?”
Il ragazzo sobbalzò al suono della calda voce di Axl alle sue spalle “Sì! Benissimo!”
“Mi sembri strano, ti sei fatto per caso?”
“Io non mi faccio! E comunque stavo sovrapensiero non si può?”
“Certo... ma calmati ok? Che c'è la donna del mistero ti ha dato buca? Sei sparito dalla festa e non ti abbiamo più visto”
“No...” rispose ingenuamente poi si ricordò di Axl e Steph e strillò preso dal panico “Non  l'ho nemmeno toccata! Le ho solo dato un bacio ma una cosa stupida, piccolissima, invisibile!!!”
Il rosso lo guardò alzando le sopracciglia “Ma che, sei diventato frocio? L'avevo detto io che eri strano! Non è che ti sei preso di quella checca che abbiamo incontrato alla festa?”
Daren sospirò... che stupido, Axl non poteva sapere... “Ma vaffanculo! Non sono frocio ok? Era solo per dire!”
“Senti la prossima volta che la vedi te la scopi, è chiaro? Ma come si deve stavolta!”
Daren guardò il rosso cercando di trattenere il sudore 'Quando saprà di chi stiamo parlando...mi ammazzerà'
“Sicuro?”
“Certo! Vai lì e te la prendi prima che faccia qualcun altro! E se non lo fai dirò alla checca che vuoi uscire con lui ok?”
“Ok... se a te va bene...”
“Da quando hai bisogno del mio permesso?! Cazzo Daren, mi stai davvero preoccupando! Non voglio un chitarrista frocio ok? Dormici su... buonanotte” disse infilandosi il cappello e andandosene.

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Capitolo 19
*** 19 ***


Era mattina presto quando Stephanie uscì dal suo alloggio. L'alba era al culmine, e l'aria fresca le accarezzò la pelle donandole un immediato senso di piacere. Inspirò profondamnte beandosi di quel momento. Che pace... aveva indossato un semplice e fresco prendisole bianco e delle infradito. Calò gli occhiali da sole e si diresse verso la spiaggia.
Non si accorse di quella presenza poco più in là, che incurante a sua volta di lei, si stava ritirando nel suo bungalow. Axl si era alzato proprio all'alba e si era concesso una lunga passeggiata sulla spiaggia. Gli piaceva quel posto, specie in certe ore, quando non c'era nessuno. Camminare a piedi nudi sulla sabbia fresca e bagnata del mattino, guardare le onde infrangersi lievi a riva e osservare il sole che faceva capolino all'orizzonte l'aveva fatto sentire bene come da tempo non accadeva. Si sentiva libero. Peccato sempre per quei pensieri che insidiati nella sua testa non volevano proprio lasciarlo in pace.
Stephanie camminò fino alla riva. Lasciò che le onde le bagnassero appena i piedi nudi, e con le dita si mise a fare cerchi e disegni sulla sabbia bagnata, aspettando poi l'onda successiva che li cancellava... sorrise. Lo faceva sempre da bambina, e aveva continuato a farlo per tutti quegli anni ogni volta che si trovava in riva al mare. Lui la prendeva sempre in giro per questa sua buffa abitudine. Lui... sempre e solo lui "Ufff ma la smetti?! Che cavolo ti prende, sei qui per rilassarti e invece non fai altro che pensare a lui... accidenti!" urlò a se stessa. Si sedette sul bagnasciuga, portandosi le gambe al petto e appoggiando alle ginocchia il mento. Sussultò quando inaspettatamente qualcuno dietro di lei le posò un furtivo bacio sulla guancia... si voltò di scatto, trovandosi ancora di fronte a quegli occhi di giaccio e a quel sorriso che smorzava il fiato "Daren!"
"Buongiorno" rispose lui sedendole a fianco.
"Cosa ci fai qui?"
"La spiaggia è pubblica se non sbaglio" rispose ironico.
"Si, scusa... certo, non volevo dire... intendevo..."
"Tranquilla, ho capito cosa volevi dire" alzò le spalle "sai, sono mattiniero... e poi ho visto una bella donna venire fin qui e l'ho seguita"
"Ah davvero?"
"Già..." le si avvicinò al viso posandole un bacio a fior di labbra. Allungò una mano accarezzandole il braccio nudo "ieri sera abbiamo interrotto qualcosa, o sbaglio?" le sussurrò all'orecchio.
Steph sorrise. I patti con Robert erano chiari... non doveva farsi problemi, lui le piaceva no? E poi era li per divertirsi. Senza rimuginare oltre rispose al suo bacio approfondendo quel caldo e nuovo contatto. Delicatamente lui l'accompagnò a terra stringendola tra le braccia e baciandole il collo. Era così morbida... e aveva un buonissimo profumo. Axl ne sarebbe uscito pazzo... capiva cosa aveva provato, Stephanie era davvero un donna meravigliosa. Se il rosso l'avesse vista come avrebbe reagito? Era certo che nel cuore dell'amico un posto per Stephanie Seymour ci sarebbe sempre stato, e anche di più. Ricordava il suo sguardo ogni volta che cantava quella This I Love che per quanto lui negasse era chiaramente riferita a lei e alla loro passata relazione. Con quei pensieri in testa si staccò dalla donna rimettendosi seduto con lo sguardo fisso verso l'oceano. Sospirò... stava facendo una cosa stupida, e quel che era peggio, è che lo stava facendo solo per divertirsi. Axl prima o poi l'avrebbe scoperto, e allora ne avrebbe sofferto sicuramente. E probabilmente si sarebbe anche arrabbiato. Certo, gli aveva detto di darsi una mossa, l'aveva incoraggiato, ma solo perchè non sapeva di chi si trattasse. No... non poteva.
Stephanie lo guardò senza capire "Che c'è? Non... non ti va?" domandò timorosa.
DJ scrollò appena il capo "No, non è questo..."
"E allora? Perchè ti sei fermato?"
Come poteva spiegarglielo? Non poteva "Perchè... bè, perchè... ecco il fatto è che io... non... non so sai, è che io sono qui per divertirmi, e tu sei una così bella donna... non voglio che tu soffra, capisci? Si tratterebbe solo di una cosa così, e non mi sembra gusto..." 'Ma quante cazzate sto dicendo?!'
Steph spalancò gli occhi sorpresa "Guarda che anche io sono qui per divertirmi... Daren, non è per l'età? Io sono più vecchia di te e..."
"Cosa?! Vecchia tu?! Naaaa, non dire cazzate, no! Sei più grande si, ma andiamo... sei bellissima, desiderabile e..."  'E sei l'unica donna che Axl abbia mai amato davvero'  "e niente... solo davvero, credo sia meglio così...."
"Come vuoi" ripose lei un po' delusa "non è che preferisci Robert?" domandò poi ridendo e provocando in lui un moto d'orgoglio che quasi lo fece capitolare a terra.
"Hey scherzi?! Non dirlo nemmeno ok? Guarda che io sono uomo a tutti gli effetti, non sono frocio! Non mi sono fermato per questo!"
"Ok, ok, non ti arrabbiare! Stavo solo scherzando, non volevo mettere in dubbio la tua virilità... però sappi che Robert gioirà di questo tuo dietro front, oh si! E' molto testardo sai? Quando si mette in testa una cosa fa di tutto per ottenerla"
Sbuffò mettendosi una mano sul viso "Ti prego non dirglielo... digli che... non so, che sono troppo fedele e moralista per tradire la mia ipotetica fidanzata dall'altra parte dell'oceano!"
Steph rise gettando il capo all'indietro "Ok, ma sappi che non ti lascerà in pace così facilmente" lo baciò di nuovo sulle labbra e gli accarezzò il viso "ci vediamo qui attorno Daren, mi farebbe comunque piacere un po' della tua compagnia ogni tanto... se ti va"
"Certo, farebbe piacere anche a me Steph"
La vide allontanarsi. Si sdraiò sull riva mettendosi le mani dietro la testa e fissando il cielo azzurro sopra di lui "Axl... mi devi un favore enorme... se sapessi a cosa ho rinunciato per te... cazzo!" blaterò tra sè. Ma non sarebbe tornato indietro, aveva preso la decisione giusta.

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Capitolo 20
*** 20 ***


Rob si era alzato piuttosto tardi. Si stiracchiò pigramente nel letto lasciando che gli occhi si abituassero pian piano alla luce. Il profumo dei fiori che circondavano l’alloggio giunse alle sue narici ridestandolo completamente e strappandogli un sorriso “Su su pigvone… scommetto che Steph è già sveglia da un pezzo. Non capisco pevchè non si pvende mai del tempo pev dovmive, è così bello dovmive… ahhhh che mevaviglia…” sospirò aprendo la grande vetrata che dava all’esterno.
Some boys kiss me some boys hug me I think they're ok If they don't give me proper credit I just walk away
“mmm… no… non ci cvedo…” borbottò quando la suoneria del suo cellulare iniziò a squillare “Evo sicuvo di avevlo spento, accidenti!”
Cause we are living in a material world and I am a material girl You know that we are living in a material world and I am a material girl
“Ho capito! Avvivo avvivo! Uffa… pvonto!”
“Pronto Robert! Ciao, sono Susan”
“Oddddddio Susyyyy! Che piaceve gioia, come stai?!”
“Bene, benissimo grazie! Senti scusa se ti disturbo… ho chiamto allo studio ma mi hanno detto che sia tu che Stephanie siete in vacanza”
“Oh si cava, sai, avevamo bisogno pvopvio di una pausa vigenevante”
“Capisco, avete fatto benissimo! Bè sarò rapida, ho solo bisogno di sapere se l’appuntamento per il servizio della nuova collezione è confermato”
“Cevto, tutto confermato! A meno che la nostra Steph non decida di vimaneve qui ancova un po’…”
“A davvero? E’ così bello li? Ma dove siete?”
“Hawaii! E’ un paradiso!”
“Fantastico!”
“Già… e… mmm… Susy…”
“Dimmi Rob”
“E’ che… mmm… ah al diavolo! Lo devo dive a qualcuno se no scoppio!”
“Che succede? Mi stai facendo preoccupare!”
“Bè… ho una notizia bomba, sei seduta?”
“Si… parla Rob!”
“Ok senti qui… indovina chi è capitato nel villaggio con noi pev uno stvano schevzo del destino!”
“Come faccio a saperlo, non so… qualcuno che conosco?”
“Divei di si”
“Conosco un sacco di persone… dammi qualche indizio”
“Bè, posso divti che il tuo cavo maritino, che Dio benedica tutta quella beltà, lo conosce moooolto bene”
“Duff lo conosce molto bene dici? Ufff… Rob anche Duff conosce un sacco di gente, dimmelo e basta, dai! Ora sono curiosa!”
“Ok… pvepavati, è davvero una botta questa! Qui… nello stesso villaggio mio e di Steph… alloggia niente popo di meno che... Axl Vose!” dall’altra parte del telefono passarono secondi di silenzio “Susy mi hai sentito? Ho detto…”
“Cosaaaaa?! Axl??? Oddio! Ma… ma è pazzesco! Non è possibile!” sbottò Susan.
“Possibilissimo”
“Ne sei sicuro? Non è che forse ti sei sbagliato?!”
“Pev nulla… è pvopvio Axl Vose… e non è solo, mi sono infovmato… con lui ci sono un cevto Del, Dizzy Veed e… il mio amooooooove!”
“Anche Dizzy e Del James sono li? E il tuo amore??? Chi sarebbe?”
“Daven! Ohhhhh Susy lo vedessi! E’ una cveatuva divina!”
“Daren Jay Ashba?! Robert, ti sei innamorato di lui?! Ahah! Hai gusto, complimenti!”
“Siiiiiiiiiiiiiii mi batte il cuove solo a pensavlo… comunque, Susan, non so che fave qui, pvima o poi Steph si accovgevà di Axl e savà un casino!”
“Stai calmo… fino ad ora non si sono visti, giusto?”
“No, sono viuscito a tenevla lontana, ma non posso favlo pev sempre, pvima o poi capitevà lo so! Ho pauva che Steph se la pvendevà e non vovvà più vimaneve… mannaggia… pevò sai, fovse è un bene insomma… se sono capitati qui tutti e due magavi è un segno!”
“Non lo so Rob, è stata così dura per entrambi… Duff mi ha parlato di quel periodo… non so davvero come potrebbero reagire…”
“Susan, chi è?”
chiese la voce di Duff.
“Robert”
“Uhhhhhhh Duff! Salutamelo! DUUUUUUF!!!”
“Ti saluta Robert”
“Ciao Rob”

“Susy non divgli nulla!”
“Ma io gli dico sempre tutto….”
“Non stavolta… non voglio che si sappia in givo! Metti che lo vacconta a qualcuno?”
“Non dirmi cosa?”
“Niente Duff! Senti Rob devo andare”

“Ok gioia, mi vaccomando”
“Anche tu… tienimi aggiornata ok?”
“Ok… baci baci!”


“Mi dici cosa non dovrei sapere?” chiese il biondo sorseggiando una lattina di Red Bull.
“Se non lo devi sapere non posso dirtelo, ti pare? Smettila di bere quella roba Duff, ti verrà la tachicardia!”
“La tachicardia me la fai venire tu se continui a girare per casa con quel costume…” mormorò avvicinandosi a lei malizioso.
“Stavo prendendo il sole” rispose divincolandosi dall’abbraccio del marito e uscendo in giardino.
“Allora? Dai Susan, ti starò addosso finchè non mi dirai cosa non devo sapere!”
“Sei una rottura McKagan, giù le mani!” Duff le strinse la vita con un braccio  tirandola più vicina a sé e bevve di nuovo tirando un sonoro rutto “Duff!”
“Posso continuare così per tutto il giorno se non me lo dici…” altro sorso e altro rutto.
“Che schifo! Smettilaaaaa!”
“No!”
“Ok! Ok… però smettila di ruttare in quel modo!”
“Ti ascolto” sorrise soddisfatto sedendosi sulla sdraia di vimini.
Susan sbuffò “Stephanie e Robert sono andati in vacanza alle Hawaii per due settimane”
“mmm… e allora?”
“E allora nel villaggio in cui stanno c’è un’altra persona che ancora Steph non ha incontrato, ma Rob teme che capiterà prima o poi e allora saranno dei bei guai”
“E chi sarebbe questa persona?”
“Non ci crederesti mai…”
“Spara”
“Axl!”
Duff si tirò seduto di colpo sputando tutto il sorso che aveva in bocca e che per poco aveva rischiato di finirgli di traverso… aveva capito bene? “Oh cazzo!!!” urlò tanto sorpreso quanto sconvolto.


***

Ma potevamo tener fuori il nostro Duffone??? Giammai! Se avrà poi una parte in questa storia ancora non lo sappiamo, per ora è semplicemente una comparsa... e che comparsa *-*
Comunque, ridendo e scherzando siamo già al capitolo 20... un grazie di cuore a tutti voi!
Ram e Lau

 

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Capitolo 21
*** 21 ***


“Perchè è venuta? Non avevi il diritto!”
“E’ tua madre!”
“E tu la chiami madre quella! Fanculo! Mandala via subito da casa mia!”
“Non gridare!”
“Non gridare? NON GRIDARE?! IO GRIDO QUANTO VOGLIO!!!”
“Ti prego! Di là c'è gente, non possiamo parlarne dopo con calma?!”
“Di là c'è gente?!” gridò il rosso uscendo dalla stanza e andando nella grande sala come una furia “La festa è finita toglietevi tutti dalle palle compresa tu!” disse rivolgendosi alla madre che lo guardava smarrita “Non ti voglio vedere, vattene! Fuori! FUORIIIIIIIII!!! E ADATEVE ANCHE VOI!!!” urlò.
Tutti gli invitati lo guardarono come un pazzo. Steph si coprì la faccia imbarazzata “Calmati accidenti a te!”
“Calmarmi? Che diritto avevi di invitarla eh? Sei la solita stronza!”
“Hey amico vacci piano!”
“Fatti i cazzi tuoi Duff!” il biondo lo guardò scuotendo la testa. Guardò Steph che se ne stava lì con la testa tra le mani.  Sapeva che sarebbe finita male in un modo o nell’altro. Il rosso seguì quello sguardo e si sentì bruciare dentro. Lasciò uscire tutti prima di sbattere la porta “E' incredibile...”
Stephanie sussultò “Cosa?”
“Persino con uno dei miei migliori amici... fai davvero vomitare...”
“Duff?! Sei assurdo!”
“Ho visto come vi guardavate. Sei solo una puttana...” rise lui avvicinandosi. La ragazza indietreggiò spaventata. Axl la sbattè contro il muro “Che c'è? Lui ti piace non è così?” disse toccandola.
“Lasciami! Tu sei pazzo! Lasciamiiiiiiiiiii!!!” gridò cercando di divincolarsi. Ma il ragazzo continuava a non darle pace, così Steph lo colpì nei testicoli, una sola ginocchiata potente.
Axl la lasciò piegato dal dolore “Puttana!!! Merda!!!”
Sapeva che ora si sarebbe scatenata la tempesta... era solo questione di attimi. Axl tirò a terra tutte le bottiglie e i bicchieri sul tavolo, lei cercò di scappare ma lui la prese per la gola trascinandola a terra sui pezzi di vetro facendola urlare.
In quel momento Dylan si svegliò iniziando a piangere “Axl… lasciami ti prego, basta…” piangeva Steph implorandolo.
La rabbia era troppa, la gelosia era troppa e la schiaffeggiò “Non ti permettere più di giocare alle mie spalle stronza!” urlò.
“D… Dylan…” mormorò Stephanie. Solo a quel nome Axl mollò la presa. Si staccò da lei voltandosi. Il piccolo bimbo era sulla porta con il suo pigiama e i piedi nudi piangendo disperato scosso dalle urla e dalla brutta scena che aveva sotto gli occhi. Improvvisamente gli occhi rabbiosi del rosso si fecero dolci e tristi, lucidi. Allungò una mano verso di lui facendo un passo, ma Dylan spaventato iniziò ad urlare più forte.
“Lascialo! Non ti avvicinare a lui, bastardo! Sei pazzo… tu sei pazzo!!!” urlò Steph piangendo gettandosi sul figlioletto e abbracciandolo stretto.
Rimase immobile a fissare la scena… non disse nulla, prese la sua giacca ed uscì.



Axl aprì gli occhi svegliandosi improvvisamente. Era sudato, aveva sognato... eppure quello era un ricordo, un ricordo di un passato che voleva solo dimenticare... Si frizionò la testa cercando di calmare i respiri. Erano anni che non pensava a lei, o almeno che cercava di evitare di ricordarla. Ma da quando era arrivato in quel posto non faceva altro che essere tormentato da quella donna. Si alzò infilandosi la camicia e sistemandosi i capelli, poi uscì.
Aveva bisogno di prendersi un caffè. Doveva riprendersi. Si avviò verso il bar, e lì vide Daren. Seduto sorseggiava un cocktail con la testa per aria “Un caffè grazie... ciao Daren”
“Hey… ciao vecchio!”
“Fanculo...” disse afferrando la tazza e bevendo il caffè bollente.
“Caffè? Giornata no?”
“Brutto risveglio”
“Capisco...”
“E tu? Non sei con la tua donna del mistero?”
“No... no” rispose fissando le sue iridi azzurre su quelle verdi del rosso “Senti Axl, ti devo dire una cosa... prima lo faccio prima mi tolgo il pensiero”
“Ok... spara”
“Bè ecco… la donna di cui ti parlavo è...”
 

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Capitolo 22
*** 22 ***


"Una veva stupida!!!" urlò qualcuno alle spalle di Daren tappandogli repentinamente la bocca con una mano.
"MMMMMMMMMMMMMMMM!!!" cercò di liberarsi il ragazzo senza molto successo.
Robert sorrise e con non poca riluttanza liberò la bocca del moro "Scusate l'intevvuzione, posso?" disse poi accomodandosi tra i due senza troppi complimenti.
"Ancora tu! Ma che cazzo ti è preso eh?! Non vedi che stavamo parlando?!" sbottò DJ irritato.
Axl scoppiò a ridere "Robert giusto? Daren non essere scortese!"
"Giusto Daven, non esseve scovtese! Signov Vose... anzi, posso chiamavla Axl vevo?!"
"Si certo, basta che non ti allarghi troppo"
"Waaaaaaaaa Axl mi ha concesso di chiamavlo Axl non ci cvedo! Oh guavda che non sono una di quelle tue fan adovanti, con me puoi stave tvanquillo! Tanto..." si avvicinò a lui per non farsi sentire "ho già puntato la mia pveda!" gli sussurrò facendogli l'occhiolino.
Daren sbuffò "Hey non te l'hanno insegnato che non si bisbiglia nelle orecchie?! Si può sapere che ci fai ancora qui?"
"Io sono in vacanza qui cavino, e sto dove mi pave e piace!" sbottò incrociando le braccia al petto con aria offesa.
Poi Axl tornò sull'argomento "E dimmi un po' Rob, perchè sarebbe una stupida?"
"Ovvio, pevchè l'ha scavicato!"
"Cosa?!?! Ma che cazzo dici, non è vero! Sono io che ho scaricato lei!"
"Fevito nell'ovgoglio Daven? Suvvia, non te ne devi mica vevgognave, sai quante volte sono stato scavicato io? Uhhhhh! Non ti dico!"
Axl alzò il sopracciglio guardandoli perplesso "Davvero ti ha scaricato?" chiese trattenendo a stento una risata.
"NO!" ... "SI!" risposero i due contemporaneamente lanciandosi un'occhiata di fuoco.
Il rosso scosse la testa divertito alzandosi e dando una pacca a DJ sulla schiena "Bè capita a tutti prima o poi di essere scaricati, non te la prendere... certo a me non è mai successo, ma... io sono Axl!" affermò tronfio gonfiando il petto e ridendo come un ragazzino, lasciandoli soli non dopo essersi beccato il medio di Daren puntato in faccia.
Non appena Axl fu lontano Daren afferrò Robert per il braccio tirandoselo più vicino "Si può sapere che cazzo stai facendo?!"
"Uhhhh si fammi male cattivone!" immediatamente il ragazzo mollò la presa "mmm... scusa sai, ma stavi pavlando tvoppo, non cvedi? Dimmi un po' ma cos'hai nella zucca?!" disse picchiettandogli l'indice in testa.
Daren si ritrasse infastidito "Ma tu di che ti impicci?! E poi lo deve sapere! E comunque non mi ha scaricato lei, sono stato io, va bene?!"
"Oh lo so... cevto avvei pvefevito che l'avessi fatto pev me... ma pazienza. Comunque gioia il punto è che non puoi divglielo così! Ma te lo immagini come ci vestevebbe?! Dico, un po' di delicatezza non ce l'hai?! Non ti facevo così vude e che diamine... un po' di sensibilità!"
"Cosa vorresti dire?"
"Che se gli dai una notizia del geneve a sangue fveddo, quello ci vimane! E di sicuvo se ne vovvebbe andave di qui il pvima possibile! E lui non se ne deve andave!"
"Ma perchè te ne frega tanto, Axl e Stephanie si sono lasciati da anni! Ok, Axl ci è ancora sotto credo, ma alla fine... insomma, non possiamo farci niente! E in ogni caso prima o poi si incontreranno di certo! Questo posto non è poi così grande"
"Lo so... ma c'è modo e modo di incontvavsi... senti io sono convinto che quei due abbiano ancova molte cose da divsi. Conosco Steph come le mie tasche e ti dico che quel tuo amico ce l'ha ancova nel cuove! Solo che è tvoppo ovgogliosa pev ammettevlo... se la sono passata davvevo male, ma gli manca... non è stata più la stessa da quel giovno. E' fvedda, distante... semba che non sia più in gvado di amave e..."
"Ok ok ho capito, hai reso l'idea... anche Axl è così... che pensi di fare?"
"Non lo so, ci devo ancova pensave... pevò ova siamo in due, escogitevemo qualcosa..."
"Lo sa qualcun'altro?"
"No... anzi... bè si..."
"A chi l'hai detto?!"
"A Susan..."
"E chi è Susan?"
"Come chi è?!" cinguettò alzando gli occhi al cielo "Susan 'the body' Holmes! La signova McKagan sveglione..."
"Duff?! Duff lo sa?!"
"In teovia no se Susan è viuscita a manteneve il segveto... senti scusa ma dovevo divlo a qualcuno o esplodevo!"
"Oh merda... che casino..."
Robert gli circondò il collo con il braccio "Già... ma vedila così... ova abbiamo uno scopo che ci unisce. Passevemo un sacco di tempo insieme!" strillò esaltato.
Daren lo guardava con quell'aria rassegnata e sconcertata che lo rendeva se possibile ancora più bello. Sospirò "Che gioia... sono davvero fortunato..." mormorò mogio.

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Capitolo 23
*** 23 ***


Steph sedeva sulla spiaggia sotto il sole cocente. Gli occhiali da sole le schermavano il viso, e il corpo slanciato era coperto solo da un bikini bianco. Era davvero a posto con il mondo adesso. Il rumore delle onde, i gabbiani che gridavano in cielo e silenzio. Pensò a quel ragazzo. Ci era rimasta piuttosto male per il suo rifiuto, l'aveva scaricata... certo l'aveva fatto con tutto il tatto possibile ma l'aveva fatto. Le sarebbe piaciuto dire che se ne fregava, che non le importava di essere stata respinta ma non era così. Insomma lei era Stephanie Seymour! Nessun uomo l'aveva respinta... ma forse stava perdendo colpi. Doveva rassegnarsi, non era più una ragazzina.
Era beatamente sdraiata rimuginando su un sacco di cose quando qualcuno le fece ombra “Ciao bella ragazza, sei sola?”
Sbarrò gli occhi sentendo quella voce e di scatto si alzò in piedi “Dylan!” strillò abbracciandolo stretto.
“Ciao mamma!” lui rispose a quell'abbraccio. Sapeva che la madre aveva bisogno di lui in quel momento e infondo anche lui non se la passava benissimo, così aveva preso il primo aereo utile ed era piombato laggiù.
“Che ci fai qui? E l'università?”
“Volevo farti una sorpresa, lo studio può aspettare”
“Sono felicissima che tu sia qui! Hai già visto Robert? Dai vieni avrai fame, che mi racconti del viaggio? Hai già visto il posto?”
“Fermati! Stai parlando a macchinetta!”
“Scusa... ok ora mi calmo. Vieni dai, dove hai lasciato i bagagli?” disse prendendolo sottobraccio.
“Nel mio bungalow, il proprietario è stato davvero gentile!”
“Potevi stare con me” disse la donna delusa.
“Sono un po' grande per dormire con la mamma non credi? E poi tu... avrai bisogno della stanza no?”
“Cosa?!”
“E dai! Mica potrai restare sola per sempre! Ti ci vuole un uomo! Allora, conosciuto nessuno?”
“Ma come ti permetti!” obbiettò tirandogli uno schiaffetto sul braccio.
“Allora l'hai conosciuto o no?!”
“Uff... bè... uno forse... ma lui mi ha scaricata prima ancora di iniziare”
“Scaricata? E perchè?”
“Perchè non voleva impegnarsi. Ho cercato di dirgli che a me non serviva una relazione stabile ma...”
“E a te interessa?”
Alzò le spalle “E’ carino...”
“E allora ce lo riprenderemo!”
“Tu sei pazzo!”
“Sono sempre tuo figlio!”
“Che vorresti dire eh?”
Dylan rise “Senti mamma ora vado a farmi una doccia sono appena arrivato e sono sudatissimo”
“Ok, fai con calma tesoro”
“Ci vediamo più tardi... e mamma...”
“Dimmi”
“Non spezzare troppi cuori quando io non ci sono eh?”
“Piantalaaaaaa!”
“Che bella mamma che ho!” disse dandole un bacio sulla guancia e andando via.
Steph sorrise felice guardando il suo Dylan. Era davvero la gioia dei suoi occhi. Amava tutti i suoi bambini, ma lui era il primo, quello con cui aveva condiviso gioie e dolori. Con lui aveva imparato a cavarsela da sola. Il suo uomo l'aveva lasciata sola con lui e quando anche la relazione con Axl era finita si era dovuta rimboccare le maniche per lui. Il rosso sarebbe stato un buon padre ne era sicura, amava Dylan come se fosse stato figlio suo, lo coccolava e lo viziava, ma questo non era abbastanza. La violenza, i pianti e le liti erano rimaste impresse nella mente del ragazzo  per tutti quegli anni senza possibilità di dimenticare. Dylan aveva iniziato ad odiare Axl con tutte le sue forze, aveva fatto soffrire sua madre sino a farla smettere di mangiare, questo non poteva perdonarglielo.
                                   
               
Uscì dalla doccia rinato. I viaggi in aereo erano stancanti, si chiedeva come facesse sua madre a viaggiare tanto per lavoro. Si legò un asciugamano alla vita e iniziò a togliere la roba dalla valigia.  Tutto era in perfetto ordine, camice, calzini, magliette, pantaloni, mutande, tutto piegato e stirato. Era un vero maniaco dell'ordine. Il suo era l'unico caso al mondo dove un figlio doveva ordinare le cose lasciate in giro dalla madre. Steph era troppo occupata per stirargli le cose, così aveva imparato a fare da solo, in più era una disordinata cronica. Capitava spesso che si dimenticasse di fare le lavatrici per giorni e in più era una patita dei cibi pronti. Non voleva assumere nessuna colf, così si era arrangiato! A parte questo la adorava. Era molto attaccato alla madre, doveva ammetterlo. C'era poca distanza d'età tra lui e Steph e questo aveva aiutato il loro rapporto. Si infilò una maglietta bianca, e un paio di bermuda e uscì.
Quel posto sembrava un labirinto, c'erano solo piccoli bungalow e bosco nulla di più. Cercò delle indicazioni per il bar ma nulla così decise di arrangiarsi. Prima o poi l'avrebbe trovato. Dopo circa dieci minuti che girava come un pazzo decise di chiedere a qualcuno. C'erano due signori fermi a parlare. Erano girati di spalle a guardare il mare.
Si avvicinò “Scusate... scusate una informazione, sapreste dirmi dov’è il...” si interruppe quando vide chi gli stava di fronte. Capelli rossi, cappello in testa e RayBan scuri. Avrebbe riconosciuto quel volto tra mille.
“Che cercavi? Bè? Ti sei morso la lingua?!” disse Dizzy guardando quel ragazzo biondo fissarli inebetito “hey svegliaaaaaaaa!!!”
Il rosso sorrise scuotendo la testa. Non sembrava averlo riconosciuto.
Meglio così... pensò Dylan “Nulla... nulla, scusate” disse correndo via sconvolto. Come poteva essere lui? E sua madre lo sapeva? Sentì mancargli il fiato... quell’incontro non se lo sarebbe mai aspettato.

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Capitolo 24
*** 24 ***


Dylan rientrò nel bungalow sbattendo furiosamente la porta. Cercò di regolarizzare il respiro accelerato, ma senza riuscirci. Quello che provava dentro era un misto tra stupore, incredulità, rabbia, dolore... e in piccola parte una strana, assurda e inaspettata felicità. Quell'uomo, quello che per lui un tempo era stato un padre, era lì in quello stesso posto insieme a lui e a sua madre. No, Stephanie non poteva sapere che lui fosse li altrimenti se ne sarebbe già andata, ne era certo. Per uno strano scherzo del destino si erano trovati tutti in quel posto... non capiva, non riusciva a mettere in ordine i molteplici pensieri che gli avevano affollato la mente in quegli istanti. Era piccolo all'epoca, ma ricordava molte cose. Ricordava che quello che allora era solo un ragazzo dai lunghi capelli scarlatti, lo faceva ridere, giocava con lui, gli comprava ogni cosa e lo portava con sè ovunque, anche ai concerti infilandogli le sue magliette che gli stavano larghissime e gli finivano sempre sotto ai piedi. Ricordava quando lo spingeva sull'altalena del loro grande giardino nella casa a Malibù. Ricordava come amorevolmente lo abbracciava quando cadeva e si faceva male, oppure quando sua madre o Beta lo sgridavano per qualcosa. Axl non lo sgridava mai. Gli sorrideva, gli asciugava le lacrime e gli diceva 'Hey, sei un uomo ormai, non devi piangere!' poi lo prendeva in braccio, gli faceva fare le giravolte e lui tornava a ridere felice. Ricordava che per farlo addormentare gli cantava le sue canzoni. Ma poi c'era il rovescio della medaglia. Le urla, i pianti, la rabbia incontenibile che esplodeva per ogni minima cavolata negli ultimi tempi della sua relazione con la madre. I vetri rotti, le porte sbattute... lacrime... e quell'ultima terribile e furiosa lite. E lui li a guardare, senza capire, senza comprendere come mai quell'uomo in quei momenti sembrava un'altra persona, senza capire come mai sua madre urlasse come una pazza e perchè lui le facesse così male. Non gli avevano mai spiegato... non ne avevano mai parlato. Per molto tempo aveva chiesto di lui a Steph senza ottenere risposte. Anzi, spesso lei si arrabbiava e gli diceva di smetterla. La madre aveva passato un periodo nero dopo la fine di quella storia. Beveva, non mangiava e fumava tantissimo. Era dimagrita fino a quasi sembrare un scheletro, e piangeva sempre. Se la ricordava ranniccihata sul divano con profonde occhiaie nere e lo sguardo vuoto di chi non ha più nulla a che spartire con la vita. Ma i giorni passavano, c'era lui che piano piano l'aveva tirata fuori da quello stadio.
Il tempo cancella la memoria, i ricordi sbiadiscono... ma le ferite rimangono. E le sue si erano brutalmente riaperte nello stesso istante in cui aveva incrociato lo sguardo smeraldino di Axl Rose. In tutti quegli anni aveva covato tanta rabbia dentro di sè... eppure non mancava mai di seguire di nascosto da Stephanie le notizie che lo riguardavano. Battè i pugni contro al muro cercando di respingere le lacrime "Che cosa vuol dire tutto questo... che cazzo vuol dire?!" urlò scioccamente, ben sapendo che mai avrebbe ricevuto risposta a quella domanda.


Robert aveva raggiunto Steph in spiaggia dopo aver lasciato Daren in piscina a malincuore "Cosa?!"
"Si! Non è magnifico? Ha voluto farmi una sopresa! Ahhhh non posso ancora credere che Dylan sia qui, sono così felice!" lo informò la donna raggiante "Perchè quella faccia Rob, non sembra anche a te una cosa magnifica?"
"Co... oh... ehhhhh siiiii Steph tesovo, è una notizia gvandiosaaaa! Ova scusami, mi sono vicovdato di una cosa!"
"Aspetta! Ma dove vai?!"
"Fatti un bagno e pvendi il sole dolcezza, ci vediamo dopooooooo!!!"
"Rob! ROBERT!!! Ma insomma! Possibile che se ne vanno tutti?! Ufff..." sbuffò tirandosi indietro i capelli dal viso e incamminandosi verso la riva "Quasi quasi faccio un bagno"

Robert corse come un pazzo verso la piscina. Sperò di trovare Daren ancora li... e infatti eccolo, seduto su un lettino tutto sorridente e tronfio, intento a conversare con una giovane biondina "Ma tu guavda che pallone gonfiato! mmmm... mi fa venive un nevvo!!! Ma adesso lo sistemo io... Daaaaaaven!!!" urlò andandogli incontro.
"Hey quel tizio ti sta chiamando" disse la ragazza al chitarrista.
DJ riconoscendo la voce fece finta di nulla "Naaa, io nemmeno lo conosco quello..."
"DAVEN CAVO! YUHUUUUUU DAAAAAAAAAAAAAAAAAAAVEN!!! Oh eccoti insomma, mi vuoi vispondeve?!"
Il ragazzo sbuffò irritato. Possibile che non lo lasciasse un attimo in pace? Era davvero assurdo! "Si si, senti, mi lasci stare eh?! Da bravo... ho da fare adesso... dicevamo..." disse voltandosi di nuovo verso la ragazza, ma la mano di Robert gli afferrò il braccio tirandolo "Hey! Ma smollami! Ma che cazzo... che vuoi?!"
"Dai vieniiii ti devo dive una cosa!"
"Me la puoi dire anche dopo!"
"Nooooo! E' tvoppo impovtante muoviti!!!"
"Daren vai pure... noi ci possiamo anche vedere più tardi" disse la ragazza sbattendo le lunghe ciglia.
"Gne gne gne... gallina..." le rifece il verso Rob.
"Scusa?!"
"Niente!"
"Robert lascami!"
"No, no e no! Vieni con me muovitiiiiii!!! Daiiiiii!!!"
"Oh cazzo! Hey ci vediamo più tardi ok? Io torno! Vedo cosa vuole e torno, giuro! Aspettami!" urlò alla ragazza mentre Robert lo tracinava via.
"Si si certo... ciao ragazzi..." rispose lei scocciata tuffandosi in acqua.
"Lasciami! Si può sapere che vuoi?! Perchè mi hai interrotto, accidenti a te! Dico hai visto che sventola?! Grazie davvero!" sbraitò Daren non appena furono più in là.
"Ohhh quante stovie, esagevato... e poi ha il sedeve basso, tva qualche anno savà piena di cellulite quella li"
"Bè a me piace la cellulite ok?! La prossima volta lasciami perdere!"
"Senti bello non ti scaldave! A pavte che non sei pvopio gentile sapendo quello che pvovo pev te a favti vedeve gozzovigliare in givo con quella sciacquetta! E poi sappi che mentve tu stavi qui a folleggiare, io ho saputo una cosa tvagicissima!"
"E cosa sentiamo, ti si è rotta un unghia?!"
"Ahah spivitoso..."
"Dai arriva al punto, così me ne torno in piscina!"
"mmmm... bè... Dylan è qui!"
Daren lo guardò interdetto "Dylan? E' chi è, un tuo amico?!"
"Ma tu non sai pvopio niente allova! Possibile che ti debba spiegave tutto?! Ufff allova... mai sentito pavlave del figlio di Stephanie?"
"No, avrei dovuto?"
"Ma di che mi stupisco... cevto che Axl non te ne ha mai pavlato... poi come si fa a pavlave di avgomenti così delicati con un elefante come te! Sensibilità zevo pvopio!"
"Non offendere! Io sono sensibilissimo!"
"Ma pev favove... comunque, Dylan è il pvimo figlio di Steph... e quando era piccolo ha vissuto in pieno la stovia tva la madve e Axl, capito adesso? Lui conosce Axl, gli ha fatto pvaticamente da padve per un po' di tempo, evano molto affezionati... ma poi è successo il patatvac e i due si sono dovuti sepavave. E da allova non si sono più vivisti... ah, come è ingiusta la vita a volte...."
"Aspetta... con questo cosa vorresti dire scusa?"
"Ma allova sei pvopio tavdo! A pavte che così ci sono ancova più pvobabiità che uno dei due incontvi Axl! E poi ci pensi al casino che ne vevvebbe fuovi?! Axl si tvovevebbe faccia a faccia non solo con quella che è stata la donna più impovtante della sua vita, ma anche con il figlio che non ha mai potuto vedeve cvesceve! Pev lui Dylan eva davvevo come un figlio... ahhh cappevi che casino!!!"
"Merda... ma io sono venuto qui per stare tranquillo in vacanza e rilassarmi, possibile che ne capitino di tutti i colori?! Cazzo... senti... dobbiamo... dobbiamo fare qualcosa!"
"E cevto, adesso lo capisci?! Ma cosaaa?!"
"mmmm... non lo so..." perso con lo sguardo che vagava altrove Daren si domandava come potessero risolvere tutto quel pasticcio. Forse sarebbe stato meglio lasciare al destino il compito di sistemare le cose in un modo o nell'altro. Ma lui ne era già troppo coinvolto ormai, e Robert di certo non gli avrebbe dato tregua cosi facilmente. Inoltre se le cose fossero finite male, come era più probabile, Axl sarebbe ricaduto in una fase nera che lui preferiva evitargli... il suo amico aveva bisogno di serenità, ed era pienamente deciso a provare di tutto pur di concedergliela. Poi il suo sguardo si soffermò su una persona che si stava avvicinando sorridente a loro "Del!"
"Hey DJ!"
"Del, che bello vederti, vieni siediti qui!"
"Come mai così felice di vedermi Ashba? Chi è il tuo amico?"
"Vobevt..." si autopresentò allungando la mano.
"Ah... hemmm... piacere" tagliò corto Del "Credo di aver capito chi è, Axl e Dizzy mi hanno parlato del tuo nuovo amichetto"
"Lui non è il mio nuovo amichetto!" Robert alzò lo sguardo e incrociò le braccia al petto con aria offesa "Senti Del, devo dirti una cosa..."
"No!"
"Rob piantala ok? Devo dirglielo!"
"No no! Ma sei pazzo?! Non si deve sapeve!!!"
"Cazzate!"
"Cosa mi devi dire Daren... mi state facendo preoccupare ragazzi... non è che voi due... eh?"
"Del... non pensarlo neanche o giuro che ti ammazzo!"
"E anche se fosse???" cinguettò Rob.
"Zitto tu! No! Qualsiasi cosa tu stia pensando Del, è sbagliata ok? La questione è un altra, è successo un casino..."
"Cvedimi non è il caso Daveeeen!"
"Senti, tu l'hai detto a Susan, e io lo dirò a lui!"
"Dire cosa?! Ragazzi non ci sto capendo un cazzo..." borbottò l'uomo sempre più perplesso guardando i due.
"Ma eva divevso! E poi Susan non lo divà a Duff!"
"Duff?! Quel Duff? Che c'entra Duff?!"
"Si ma Del conosce Axl come le sue tasche, ha vissuto tutta l'intera faccenda e forse lui ci può a aiutare a risolvere questa situazione di merda, non credi?!"
"Axl?! Hey sentite, adesso mi state facendo girare le palle! O mi dite che avete o..."
"Ok ok... fovse hai vagione... ma sappi tu che questa cosa non deve tvapelave almeno finchè non capivemo come fave pev evitave la tevza guevva mondiale!"
"Del senti... sai quella donna di cui vi ho parlato?"
"Quella che ti ha scaricato?"
"Non mi ha scaricato! Sono stato io a farlo! E sai perchè?! Perchè ho scoperto che quella donna è Stephanie Seymour! Ecco perchè!"
Del rimase in silenzio... quell'affermazione l'aveva scioccato... ma no, stava di sicuro scherzando, DJ era un vero burlone! Così scoppiò in una fragorosa risata "E questa come ti è venuta eh?! Bella, bella davvero Daren! Stephanie... ahahahh! Figuriamoci! Stephanie qui! Steph..." si interruppe nel vedere le facce serissime dei due che lo fissavano senza battere ciglio... forse non era uno scherzo, per niente "Stephanie... Seymour... è qui?" Rob e Daren accennarono un sì con la testa "MERDA!!!" urlò all'improvviso l'uomo "Merda! Merda!!! Oh... merda!!!"
"Abbiamo capito... che volgave..."
"E Del... c'è anche Dylan, il figlio di Stephanie"
"CHEEEE?!?!?!?!? Oh cazzo! Ragazzi... che vacanza di merda..."

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Capitolo 25
*** 26 ***


Percorse con lo sguardo la spiaggia. Era deciso a trovare Robert. Doveva parlare con lui, aveva bisogno di capire. Era lui che aveva convinto Steph a concedersi una vacanza in quel posto... che sapesse qualcosa? Lo inquadrò subito. Non era difficile riconoscerlo con la sua tenuta molto sobria rosa fosforescente. Stava parlando con un ragazzo, uno strano tipo tutto tatuato.
A passo deciso si avvicinò “Ciao Rob” tuonò.
I due alzarono il viso di parecchio per incrociare lo sguardo duro del ragazzo, alto com’era “Dylaaaaaaaaaaan! Tesoooooooooovo!!!”
“Dacci un taglio Rob! Sai che...”
“Ma che sovpvesaaaaaaaaa!!!” lo interruppe lui cercando di distrarlo.
“A che…” provò, ma Rob lo fermò ancora.
“Un attimo cavo, pvima le presentazioni... Daven lui è Dylan, Dylan lui è Daven!”
Daren guardò il ragazzo. Era un tipo semplice, dai tratti delicati come quelli della madre e due occhi intensi e determinati “E’ un piacere conoscerti” disse con uno dei suoi più smaglianti sorrisi allungando una mano verso di lui.
Ma il ragazzo pare nemmeno considerarlo “Lo stesso... senti Rob…”
“Ma che bel costuuuuuuuuuume! Davvevo cool Dylan, che stile!”
“Rob!” lo bloccò per le braccia zittendolo “Perché ho visto Axl Rose aggirarsi qui? Che cazzo ci fa qui?! Tu lo sapevi, non è vero?!”
Il volto di Robert si fece cupo. Piagnucolò “E va bene confesso! L’ho visto qualche giovno fa! Comunque noooooooooo! No Dylan, ti giuvo! Non ne sapevo nulla, è qui pev puvo caso!”
“E mia madre? Lo sa?”
“Nooooo!!! Non sa nulla!”
Dylan guardò il ragazzo che stava accanto a Robert sospettoso “Ti ho già visto… tu sei… tu suoni con…”
“Buongiorno Daren!” li interruppe un esaltato Dizzy. Accanto a lui Mr. Rose in persona.
“Si parla del diavolo…”
“Cosa?” chiese Axl stupito.
Rob tirò un pizzicotto al braccio di DJ “Aiooooooooo!!!”
“Nulla cavi! Allova, che fate qui?!”
“Siamo venuti a vedere come se la cavava il nostro amichetto!”
“Ciao, hai trovato ciò che cercavi?” chiese il rosso riconoscendo il ragazzo che poco prima gli aveva cercato di chiedergli informazioni allontanandosi poi in modo brusco.
Dylan lo guardò storto “Sì grazie” ringhiò.
“Wow che carattere, luna storta?” chiese Dizzy squadrandolo.
“Io me ne vado... e con TE ci si vede dopo, è chiaro? Abbiamo una cosa in sospeso!” disse indicando Robert che sussultò.
“Sì, sì ciao…” lo salutò mogio.
Axl fissò la scena stupito “Voi mi sembrate tutti matti... io vado a farmi un bagno!”
“Ti seguo…” disse Dizzy “è meglio lasciarli soli questi! A dopo piccionciniiiiiiiiiii!!!”
“Dizzy se ti prendo t’ammazzo!!!” urlò Daren.
“Bye byeeeeeeeeeeeeee!!!” lo salutò Robert con la mano.
“Era il caso di darmi un pizzicotto?!”
“Sì! Pev poco non spiffevi tutto! Sono notizie da dave con tatto gioia, capisci?”
“E perché? Tanto tra poco lo verrà a scoprire comunque… guarda là…”
Rob voltò lo sguardo in cerca del punto indicato dall’amico e tirò un urlo…

Dizzy e Axl raggiunsero la spiaggia. Era totalmente vuota fatta eccezione per un unico asciugamano vuoto vicino a loro “Una donna…” sussurrò Dizzy.
“Che?”
“Quello è l’asciugamano di una donna”
“E tu che ne sai?”
“Guarda quanta roba! Donna di sicuro! E non parlo di una ragazzina”
“Ripeto... che ne sai?”
“Guarda... nessun I-pod, niente riviste sceme, niente pupazzetti attaccati alla borsa. Solo un libro e un cappello. E’ una donna! Circa quaranta, quarantacinque anni” il rosso lo squadrò come fosse un alieno “Non guardarmi così, si vede dal libro”
“Da cosa?”
“Dal libro!” disse abbassandosi a prenderlo “Vedi? Romanzo storico, contemporaneo, niente romanzetti rosa, nè storielle per bimbeminchia, né cose pallose tipo politica e cose simili. Ho ragione io mio caro! Speriamo che sia bella almeno, ti ci vuole una sana scopata!”
“Tu sei tutto scemo!”
“No… sono saggio amico!” disse facendolo sorridere “Vado a prendermi una birra, tu che vuoi?”
“Niente”
“Ok” disse andandosene.
Ma Axl lo chiamò “Dizzy!”
“Hey”
“Non fissare le tette alla barista!” lui rise e se ne andò.
Axl si sdraiò sospirando poi fissò quell’asciugamano. Chissà chi era. Guardò in mare, non vide nessuno, forse era andata a prendersi da bere, o si era fatta una passeggiata.  Ispirò, si portò il cappello sul viso e chiuse gli occhi lasciandosi scaldare dal sole. Nessun suono solo il fluire delle onde. Era un suono che adorava, così calmo e costante. I gabbiani urlavano al cielo, e lui stava lì beato. Sentiva il sonno impossessarsi di ogni suo muscolo. I tendini rilassarsi e ogni fibra del suo corpo aderire con la sabbia morbida. La sua mente così laboriosa si fermò per un attimo perdendosi in quel suono. Sospirò respirando la salsedine. Se quello era il paradiso, pregò che nessuno lo svegliasse… Incantato da questo silenzio si stupì quando dei leggeri passi si avvicinarono  a lui. Era la proprietaria dell’asciugamano. Istintivamente si tolse il  cappello dal viso e aprì gli occhi per guardarla in faccia ma il sole lo costrinse a richiuderli. Quando li riaprì vide solo la sua sagoma allontanarsi. Era esile e longilinea, in testa il cappellone di paglia. Sorrise… Dizzy aveva ragione. Quella non era una ragazzina, ma una donna fatta e finita.

Steph uscì dall’acqua e si avvicinò all’asciugamano. Un uomo stava steso vicino al suo telo. Aveva un cappello bianco sul viso e un costume floreale addosso. Pensò che forse era il momento di smammare da lì. Non voleva un altro pretendente scomodo. Così raccolse le sue cose e indossò il suo cappellone. Abbassò il viso quando intravide l’uomo muoversi ma si voltò appena in tempo per non essere riconosciuta. Dylan non si era ancora visto… era meglio dare un’occhiata.

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Capitolo 26
*** 26 ***


Rob tirò un profondo respiro di sollievo quando vide Steph allontanarsi senza nemmeno guardare in faccia l'uomo che stava al suo fianco. Si appoggiò a Daren mettendosi una mano sul cuore "Ci è mancato poco... oh cappevi pvima o poi mi vevvà un infavto!"
"Guarda che prima o poi si dovranno incontrare, hai visto che è successo con Dylan?"
"Ahhhhh Dylan! Cvibbio devo tvovavlo! Senti, ci vediamo più tavdi eh, io devo assolutamente tvovave quel vagazzo e favlo vagionave pvima che spiffevi tutto a Steph!"
Inaspettatamente gli posò un fugace bacio sulla guancia prima di scappare via, lasciando DJ basito e immobile... sotto le risate di Dizzy che poco più in là aveva assistito a tutta la scena "Smettila!"
"Uhhhhhhhh piccioncini!!! Il primo bacio, che teneri!!!"


Robert corse per tutto il villaggio in cerca del ragazzo, dovette scongiurare uno degli inservienti per farsi dire qual'era il suo bungalow. Bussò alla porta timoroso "Hey... Dylan sono Vob, apvi pev favore..."
"E' aperto!" tuonò il giovane all'interno.
Rob entrò... aveva rifatto la valigia e la stanza era sottosopra "Ma... dove stai andando, sei appena avvivato!"
"Non rimarrò qui un minuto di più!"
"Ma Steph..."
"Senti è grande ok? Non ha bisogno di me, può starsene qui anche sa sola, io non... io non ce la faccio!"
"Dylan ascoltami"
"No! No Rob! Tu non capisci! Tu non sai cosa abbiamo passato per colpa sua! Nessuno lo sa!" Rob sospirò. Quello che aveva tutta l'aria di essere uno sfogo era iniziato, e lui non aveva alcuna intenzione di interromperlo... sapeva che ne aveva bisogno "C'ero io quando mia madre non faceva altro che piangere! C'ero io quando ha smesso di mangiare e si ubriacava di continuo senza riuscire nemmeno a reggersi in piedi! C'ero sempre e solo io! Lui l'ha lasciata andare, ha lasciato che se ne andasse con me dalla sua casa come dalla sua vita! Lo odio! Non doveva essere qui, perchè cazzo è qui, me lo dici?! Non voglio più incontrarlo, non voglio aver nulla a che fare con quell'uomo!"
"Dylan tesovo... so che è difficile, ma tu lo sai pevchè la lovo stovia è naufvagata... sai cosa pvovava pev te..."
"Cosa?! Se davvero teneva a me avrebbe trovato il modo per rimettere insieme le cose! Non ci avrebbe lasciato andare! O per lo meno si sarebbe fatto sentire in venti fottutissimi anni, no?!  Invece è sparito! Ha continuato la sua bella vita da star mentre la nostra vita cadeva a pezzi! Era come un padre per me, lui era mio padre! E mi ha abbandonato... ci ha abbandonato..." quelle che erano urla rabbiose si erano pian piano trasformate in singhiozzi "Ho passato mesi a farmene una ragione... ero piccolo, e non capivo... ora so che tra di loro le cose non funzionavano, litigavano sempre e si stavano rendendo la vita un infermo... ma io cosa c'entravo in tutto quello? Io... io..."
Robert gli posò una mano sulla schiena accarezzandolo per calmarlo "So quanto sei vimasto fevito da tutto questo, e quanto ti abbia tuvbato vivedevlo così all'impvovviso dopo tutti questi anni... è un bene che tu abbia tivato fuovi tutta quesa vabbia. Ma io cvedo che tu ova debba fave una cosa Dylan"
"Cosa? Anzi no, ho capito... non dirmelo, non lo voglio sentire!"
"E invece te lo dico... pavla con lui"
"No, no non esiste! Non ci penso neanche... ora me ne vado"
"No! Ma tu non pensi che fovse anche lui ha soffevto pev la tua mancanza? Dylan ascoltami, pavlaci... fallo pev te stesso... e pev Stephanie"
"Cosa c'entra mia madre?"
"Non ci avvivi?" sospirò "A lei non è mai passata... la conosco da anni, e mai si è più innamovata di qualcuno..."
"Si è risposata no?"
"Andiamo, sei davvevo così ingenuo?! Non eva innamovata, l'ha fatto solo pev te! Pev davti un padve... e poi eva incinta, cosa avvebbe dovuto fave? No Dylan, cvedi a me che me ne intendo... Stephanie pensa ancova ad Axl, non ha mai smesso di favlo... e pev lui è la stessa cosa, cvedimi"
"Non è vero... lui ha avuto mille donne in tutti questi anni, cosa credi? Li ho letti i giornali, leggevo tutto quello che lo riguardava... ogni singola notizia... se amava davvero mia madre sarebbe tornato indietro"
"Ah... sciocco vagazzo... cvedi davvevo che sia così facile cancellave il passato? Cvedi che tua madve glie lo avvebbe pevmesso così facilmente? Sono due testoni, dovvesti sapevlo. E l'ovgoglio è una bvutta bestia a volte... dici di essevti documentato, di avev letto tutto ciò che lo viguavdava, ma ha mai ascoltato quello che canta?"
"Cosa intendi dire?"
"Ce l'hai un computev?"
"Ho il portatile" disse indicando il pc sulla scrivania.
Rob lo accesse e in silenzio aspettò paziente che si connettesse alla wireless del villaggio, poi si mise a cercare qualcosa "Ecco, l'ho tvovata... senti qui testa duva, sei tale e quale a tua madve! Sai cosa si dice del suo ultimo album?"

"Che fa schifo"
"I soliti invidiosi... si dice che la maggiov pavte di quelle canzoni le ha scvitte pev te, pev favti capive... e questa indovina un po' a chi è vivolta..."
La musica partì...

And now I don’t know why
She wouldn’t say goodbye
Then it seems that I
had seen it in her eyes.

Though it might not be wise
I still have to try
for all the love I have inside
I can’t deny

I just can’t let it die
Cause her heart is just like mine
She holds the pain inside

So if you ask me why
she wouldn’t say goodbye
I know somewhere inside
There is a special light
still shining bright
and even on the darkest night
she can’t deny

So if she’s somewhere near me
I hope to God she hears me
There’s no else that could ever make me feel I’m so alive
I hoped she never leave me
Please God you must believe me
I’d search the universe
and find myself within her eyes

piano solo
no matter how I try
to say it’s all a lie
she what’s the use of my
confessions of a crime
Of passion that won’t die
in my heart

So if she’s somewhere near me
I hope to God she hears me
There’s no else that could ever make me feel I’m so alive
I hoped she never leave me
Please God you must believe me
I’d search the universe
and find myself within her eyes

guitar solo
So if she’s somewhere near me
I hope to God she hears me
There’s no else that could ever make me feel I’m so alive
I hoped she never leave me
Please God you must believe me
I’d search the universe
and find myself within her eyes

piano solo
And now I don’t know why
She wouldn’t say goodbye
it just might be that I had seen it in her eyes
and now it seems that I
gave up my sense of pride
I’ll never say goodbye…


Dylan rimase in silenzio. Non poteva credere che quelle parole fossero rivolte a lei, a sua madre... gli occhi gli si inumidirono di nuovo. Che Robert avesse ragione?

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Capitolo 27
*** 27 ***


Le parole di quella canzone gli risuonavano in testa di continuo. Era rimasto seduto sul letto senza parlare dopo che le note da You Tube avevano smesso di risuonare nell'aria.
"Tutto bene Dylan?" domandò Robert preoccupato. Gli dispiaceva vederlo così sofferente e pensieroso, ma aveva bisogno di una scossa, e lui glie l'aveva data.
"Credo di si"
"Io posso immaginave come ti senti, pevò... bè, sai le pevsone cambiano col tempo... allova sia tua madve che Axl evano giovani, avvabbiati col mondo e testavdi... anzi no, quello lo sono ancova... ma si fanno degli evvovi a volte, e non si può tovnave indietvo nemmeno se è la cosa che si desideva di più... ma pev quegli evvovi si soffve pev tutta la vita... e Steph sta ancova pagando pev quella stovia, e anche quell'uomo, ne sono sicuvo"
"Vedi Rob... mamma non ha più parlato di lui da quando si sono lasciati. Cambiava canale ogni volta che si parlava di lui alla Tv, e gettava ogni rivista che riportasse anche solo un trafiletto dedicato ad Axl o ai Guns... ha buttato i dischi, le foto, le lettere, tutto quello che glie lo ricordava. Non mi ha mai voluto dire cosa è successo davvero tra di loro. Per tutti questi anni ho sempre pensato che... che fosse stato lui, che fosse stata tutta colpa sua... so che non è così... ma credo di essere arrabbiato Robert, sono arrabbiato con lui perchè è uscito dalla mia vita quando io ancora avevo bisogno di lui"
Robert gli accarezzò amorevolmente la testa "Motivo in più pev pavlave con lui... dovveste chiavivvi vuoi due, ti sentivai meglio dopo, e anche lui"
"Tu... tu credi che dovrei farlo? Sei sicuro che sia una buona idea?"
"Sicuvissimo"
"Non so se ci riuscirei... sono... sono ancora così arrabbiato!" urlò stringendo i pugni.
"Bè sfogati allova! Vai da lui! Pavlagli, tiva fuovi quello che senti, picchialo se necessavio, ma fai qualcosa!"
Il ragazzo fissò il pavimento in silenzio per un po' rimuginando sulle parole di Robert. Parlare con Axl... il solo pensiero lo faceva stare male... ma forse aveva ragione, era giusto chiarire quella storia, se non altro dopo si sarebbe sentito meglio "Ok Rob, lo farò"
"Davvevo?"
"Si... e lo farò subito, se continuo a pensarci cambierò idea" affermò deciso alzandosi.
"Ok ok... senti pevò non dive nulla a Steph pev il momento ok? E stai attento... non so lui come potvebbe veagive, insomma... è vecchiotto ovmai, le emozioni fovti potvebbevo sconvolgevlo e..."
"Non gli verrà un infarto Rob, tranquillo... mi spieghi solo una cosa?"
"Cosa?"
"Quel ragazzo, quello che stava con te..."
"Daven?"
"Si, il loro chitarrista... cosa c'è tra voi due?"
"Oh... niente puvtvoppo... mmm... come vovvei potevti dive che siamo innamovati l'uno dell'altvo!"
"Ti sei innamorato di Daren Jay Ashba?! Robert!"
"Bèèèè si che c'è di male?! Sai che la mia cavne è debole..."
Dylan rise. Tra tutti gli amici di sua madre Robert era l'unico che gli piaceva sul serio. Era simpatico, sincero, e l'amicizia che lo legava a Stephanie era disinteressata e genuina. Lo salutò uscendo con la promessa che gli avrebbe raccontato tutto.


Non sapeva dove trovarlo. L'aveva visto in spiaggia per cui o era ancora li oppure girava per il villaggio, magari in piscina. Ma nulla. Allora doveva essere rientrato nel suo alloggio. Ma dov'era? In reception non avevano voluto dirglielo, ci tenevano a mantenere la privacy dei loro ospiti. Rimaneva solo una persona a cui chiedere, e non appena lo vide subito corse verso di lui fermandolo per un braccio.
Daren si voltò di colpo a quel contatto e si irrigidì quando si trovò puntati addosso gli occhi del giovane "Hey... guarda che io non c'entro con questa storia..." disse mettendosi subito sulla difensiva.
"Voglio solo sapere dov'è l'alloggio di... di Axl"
DJ lo guardò stupito "Ah... scusa, e cosa ci devi andare a fare?"
"Non sono fatti tuoi"
"No... ma lui e mio amico... e prima di dirti dove sta vorrei almeno sapere che intenzioni hai"
"Ti preoccupi per lui? Voglio solo parlargli"
"mmm... ok, forse è giusto così... bè vieni" disse incamminandosi in silenzio fino al bungalow del rosso "ecco, quello è il suo bungalow. Andava a farsi una doccia, dovresto trovarlo li"
"Ok, grazie"

"Hey" Dylan si voltò "Vacci piano con lui" e annuì a quella raccomandazione.
Daren rimase a guardarlo mentre bussava alla porta. Sperò in cuor suo di aver fatto una cosa giusta e soprattutto che Axl non reagisse troppo male a quella visita. Non appena vide la maniglia scattare si voltò allontanandosi. Forse era meglio avvisare Del dell'imminente catastrofe.


"Arrivo!" urlò Axl sentendo l'insistente bussare alla porta "Non ho ordinato niente, ma chi cazzo è?!" si domandò infilandosi i bermuda e sistemandosi l'asciugamano sulle spalle.
"Salve" lo salutò Dylan tirato non appena l'uscio si aprì. Sentì subito un groppo in gola salirgli, avrebbe voluto scappare... ma ormai era li, non poteva tirarsi indietro.
"Ancora tu? Come hai fatto a trovarmi?"
"Posso entrare?"
"Stai scherzando ragazzo?"
"Axl... fammi entrare, ti devo parlare"
Axl sorrise senza capire "Tu mi devi parlare? E di cosa, sentiamo"
"Di... di una cosa successa tempo fa... fammi entrare per favore..."
Il rosso continuava a non capire. Chi era quel ragazzo? Un fan? Eppure c'era qualcosa nei suoi occhi... qualcosa che lo fece tremare "Tu chi sei?" domandò fissandolo serio. Pian piano una vecchia immagine sbiadita dal tempo invase la sua mente. Pregò di non sentirlo pronunciare quel nome...
"Dylan"
Sentì la terra mancare sotto ai suoi piedi. Appoggiò una mano alla parete per sostenersi, mentre senza volerlo la sua bocca si spalancò per lo stupore senza emettere alcun suono. Eccolo... quando ormai meno se lo aspettava, il suo passato faceva ritorno bussando alla sua porta. Si, i suoi occhi, la sua bocca... era lui, non aveva dubbi. Solo più grande... era passato tanto tempo. Senza dire nulla spalancò la porta lasciandolo entrare e poi la richiuse.
Dylan si guardò intorno. E ora? Axl Rose era lì davanti a lui dopo anni... voleva dirgli così tante cose, ma tutte insieme si affollavano nella sua testa "Non so nemmeno perchè sono qui... forse è stato un errore..." mormorò facendo un passo indietro verso la porta "volevo solo... volevo solo dirti che..."
"Dylan" lo chiamò lui "sei... sei propio tu..."
"Si" si voltò a fissarlo a testa alta. Axl vide una scintilla d'ira zampillare nel suo sguardo "Ti ho riconosciuto sin dal primo istante che ti ho visto" iniziò "non volevo credere che fossi qui... proprio tu... mi sono sentito così stupido! Credevo di essere ormai indifferente a tutto questo, credevo di averlo superato, e invece no! E' tornato tutto fuori più forte di prima, tutto quanto!" continuò alzando il tono di voce "Io non so cosa sia successo tra voi, so solo che mi hai abbandonato!" urlò. Ormai la rabbia era tronata a prendere possesso del suo animo.
"Non è così Dylan, io non..." tentennò il rosso con un filo di voce.
"Ah no?! E com'è allora?! Non giustificarti, non hai nessuna giustificazione cazzo! Ti odio per quello che hai fatto a me e a mia madre, ti odio! Eri l'unica cosa che contava per me, eri come un padre! Volevo solo stare con te, volevo solo diventare tuo figlio e che fossimo una famiglia, ma tu hai rovinato tutto! Tu hai reso mia madre un cadavere! Lo sai che non ha mangiato per giorni? Lo sai che non dormiva e che continuava a piangere e a ubriacarsi eh?! Lo sai questo?! Mentre tu te ne fregavi, mentre pensavi alla tua schifosa carriera la nostra vita cadeva a pezzi! Tutto per colpa tua, per colpa tua e di nessun altro! Ti odio cazzo, vaffanculo!" non si era nemmeno accorto della lacrime che copiose avevano iniziato a scorrergli sul viso. Tirò dei forti pugni al petto del rosso, furente di collera sepolta nel suo inconscio per troppo, troppo tempo. Quello sfogo ormai si era riversato fuori come un torrente in piena... ma ora un piacevole senso di leggerezza l'aveva avvolto... e sentire attorno al suo corpo le braccia di quell'uomo che non vedeva da anni, lo fece sentire stranamente sicuro "Avevo solo bisogno di te" mormorò tra le lacrime stretto in quel caldo abbraccio.
Axl era rimasto in silenzio mentre quel fiume di parole lo investita pugnalandolo al petto con violenza. Dov'era finito l'Axl irascibile, duro e combattivo? Era sparito di fronte a tutto quello. La verità è che non riusciva a reagire. Aveva provato una serie di sentimenti contrastanti di fronte a quel ragazzo. Tutto il passato che aveva cercato di far rimanere sepolto fino ad allora si era riversato fuori più forte di prima. Tutto quanto. Ricordava quando Steph aveva lasciato quella casa trascinandosi via il piccolo Dylan, piangeva speventato chiamandolo tra i singhiozzi. E lui non si era nemmeno preoccupato di rassicurarlo. Perchè avrebbe dovuto? Sapeva che non l'avrebbe rivisto mai più. Quanto aveva sofferto per quell'improvvisa mancanza... non avrebbe mai pensato che quel bambino potesse mancargli al punto tale da svuotargli improvvisamente la vita. Ed ora eccolo... dopo tutto quel tempo di nuovo tra le sue braccia, a piangere come quando si sbucciava le ginocchia correndo in cortile "Perdonami Dylan" disse in un soffio "perdonami... non volevo abbandonarti, non l'avrei mai fatto"
"Però l'hai fatto..."
"Non è così semplice... c'erano una serie di circostanze tra me e Stephanie"
"Si... si certo" si staccò da lui sospirando "scusa, non volevo aggredirti ma..."
"Non ti scusare... sei arrabbiato, lo capisco. Eri solo un bambino... non potevi capire. Non so cosa ti abbia detto tua madre ma..."
"No aspetta, non voglio parlare di mia madre... so che diresti cose spiacevoli, come quelle che lei diceva su di te quelle poche volte che ne parlava dopo aver bevuto"
Axl sbuffò. Aveva ragione... stava per dare a lei tutta la colpa, di nuovo... ma non era la verità "Capisco, non dirò nulla... però credimi se ti dico una cosa, in tutti questi anni da quando avete lasciato quella casa fino ad ora io non ho mai smesso di pensare a te... continuavo a chiedermi com'eri diventato, cosa stessi facendo... e se tu ti ricordavi ancora di me... avrei voluto starti a fianco, ma non ne ho avuto la forza... si, Stephanie non me l'avrebbe permesso, ma io non ci ho nemmeno provato. E ti chiedo perdono per questo"
Non poteva credere che era proprio lui, li di fronte a chiedergli scusa con gli occhi lucidi e arrossati. Sembrava così diverso dall'Axl Rose che ricordava e che era abituato a vedere in Tv e sulle riviste patinate. Annuì cercando di riprendere il controllo delle sue emozioni "Ok... senti... io non so ora che succederà, io... devo riprendermi, credo di aver bisogno di tempo per pensare"
"E' giusto, vai a dormire un po', ti farà bene... e farà bene anche a me" sembrava stanco... la sua voce era più roca del solito. Troppe emozioni per un solo giorno. Aveva ragione Daren, pensò... stava davvero diventando vecchio.

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Capitolo 28
*** 28 ***


Steph non vide Dylan tutta la sera. Era preoccupata, non era da lui sparire in quel modo. Lo aveva cercato ovunque poi si decise ad andare al suo bungalow. Bussò piano “Dylan, tesoro... sono la mamma aprimi...” nulla. Bussò ancora “Dylan! Non farmi preoccupare Dy...” in quel momento la porta si aprì. Il ragazzo era davanti a lei con gli occhi arrossati e gonfi e i capelli arruffati “Tesoro...” disse lei preoccupata. Il ragazzo la fece entrare. Stephanie guardò la camera. Il letto era sfatto e c’era uno strano disordine “Ti sei appena svegliato? Ti aspettavo per la cena, è tutto il giorno che ti cerco ma...”
“Mamma... ti prego non gridare, ho la testa che scoppia...” si lamentò lui con una mano sulla fronte.
“Hai bevuto?”
“Sì certo, mi sono sbronzato di succo d'ananas! Lo sai che non bevo!”
“E allora che hai? Non avrai la febbre?” chiese apprensiva avvicinando le labbra alla fronte del ragazzo.
Si scansò infastidito “Mi vuoi lasciare in pace?! E' solo mal di testa!” sbottò scocciato.
Steph lo guardò contrariata “Scusa tanto se mi preoccupo per te!”
“Dovresti preoccuparti di te stessa invece che pensare a me!”
“Che vuoi dire? Che cos’è questo tono?!”
“Niente... lascia perdere...”
“No, stavi per dire qualcosa mi pare, avanti! Finisci la frase”
“Mamma ti supplico... sono nervoso, lasciami in pace!”
“Dylan che cos’hai?!” chiese ancora, ma lui non rispose “Mi vuoi parlare? Dylan guardami! Che...”
“Basta! Piantala, stai zitta!!!” urlò lui facendola sussultare.
Lei lo fissò severa. Non si era mai comportato in quel modo, non con lei “Come ti permetti? Ragazzino guarda che sono sempre tua madre!”
“Ah davvero?! Una madre che non è nemmeno capace di tenere in piedi una famiglia!”
Quelle dure parole le arrivarono inaspettate e taglienti al cuore. Lo schiaffo di lei gli arrivò forte e chiaro. Ma il dolore che sentì il ragazzo non era nemmeno paragonabile a quello della donna. Non aveva mai picchiato suo figlio, mai. Cosa stava succedendo? Si voltò andandosene via sbattendo la porta. Le mancava l'aria lì dentro.
Corse in spiaggia e si sedette sulla sabbia iniziando a singhiozzare. Si sentiva in colpa... perchè lo aveva colpito? Forse perchè lui era andato dritto al punto cruciale della faccenda. Le aveva detto la cosa che mai avrebbe avrebbe voluto sentirsi dire. Vera, tanto quanto dolorosa e difficile da ammettere. Pensò a quanto aveva sofferto quel ragazzo nel vederla distruggere una famiglia dopo l'altra. Prima Tommy, poi Axl, ed infine Peter. Ogni volta che una sua relazione finiva, preparava le valigie e scappava con Dylan al seguito. Sapeva che ne aveva dovute patire tante, troppe con lei. Aveva fatto il possibile per essere una buona madre ma non era stata in grado di dargli una vita normale, con una famiglia normale e un padre che si prendesse cura di loro. Le lacrime non smettevano un attimo di scendere dagli occhi ormai rossi. Alzò la testa solo quando sentì dei passi allontanarsi da lei.
 

Axl si alzò stranito. Aveva dormito pochissimo. L'immagine di Dylan era ben fissa davanti a lui. Quel bambino che adorava, quella piccola peste a cui aveva insegnato tutti gli scherzi da fare agli amici, quel bimbo che lo abbracciava grato ogni volta che gli faceva un regalo, o ogni
volta che rinunciava ad un impegno solo per passare del tempo con lui e che ora era un uomo. Era davvero incredibile averlo rincontrato. In quel modo poi! La sua mente non aveva fatto altro che pensare a lui per tutte le ore in cui era stato in quel letto. Ripensò ad un immagine... qualche giorno prima... quella donna... e se fosse stata lei davvero? Se Stephanie fosse stata lì, in quel  villaggio? Si disse che era impossibile, che non poteva essere lei... ma se lo fosse stata? Provava un impulso irrefrenabile di correre fuori a cercarla, quel posto non era poi così grande, eppure aveva paura. Paura della sua reazione nel vederla. Troppe cose avevano vissuto insieme, si erano distrutti e le ferite provocate dalla fine del loro rapporto erano ancora chiaramente aperte. Era passato così tanto tempo, e lui era cambiato... molto cambiato. Non era più il bel ragazzo di un tempo, era appesantito da parecchi chili di troppo, e si sentiva già vecchio. Era strano come si sentisse a disagio a pensare di affrontarla di nuovo. Solitamente non si vergognava di niente e nessuno. Lui era Axl e riusciva ancora a far girare la testa ad una donna se voleva, si buttavano tutte tra le sue braccia senza nemmeno dover parlare. Ma Stephanie era un caso diverso. Era sempre stata diversa dalle altre. Bellissima, dolcissima, ma anche terribilmente dura quando voleva. Aveva un carattere fiero, e maturo, non era una ragazzina sciocca nemmeno a vent'anni.
Si guardò allo specchio aggiustandosi il berretto. Sospirò e uscì. Il  villaggio era immerso nel buio. Era sera. La cena era già stata servita, tanto non avrebbe mangiato nulla. Scese verso la spiaggia camminando scalzo. Il fresco della sabbia sotto i piedi lo rigenerava. In lontananza sentiva chiaramente la musica hawaiana provenire dal bar. Aveva bisogno di pace, doveva riflettere. Scese ancora verso il lungomare deserto. La luna illuminava quel tratto di sabbia bianca. Non c'era nessuno. Silenzio. Il solo suono che sentiva era il fluire delle onde. Mise i piedi in acqua e inspirò il profumo della salsedine. Gli piaceva camminare da solo. Lui era l'unica compagnia che gli piacesse frequentare. Voltò di nuovo lo sguardo e l'occhio gli cadde su l'unica figura in quel posto. C'era una donna seduta a terra con il viso tra le braccia. Sentiva chiaramente i suoi singhiozzi. C'era qualcosa che lo bloccò, qualcosa che lo fece voltare verso di lei... si fermò a fissare quelle gambe lunghe e quel tatuaggio sulla caviglia destra. Il buio non gli consentiva di vederlo bene, ma avrebbe giurato che...

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Capitolo 29
*** 29 ***


Sbattè più volte le palpebre cercando di mettere meglio a fuoco quel disegno... un intreccio di linee che formavano una cavigliera d'inchiostro dall'aria vagamente celtica. Ce ne erano tanti di disegni come quello... quante ragazze si erano fatte tatuare sulla caviglia una cosa del genere? Non poteva essere lei. Eppure sembrava proprio identico... ma no, no non poteva essere. Ma non poteva nemmeno pensare che fossero solamente delle coincidenze. Quel viso scorto per un solo attimo che gli era sembrato così famigliare, quel tatuaggio... e Dylan. In tutto quel trambusto non aveva nemmeno pensato di chiedergli cosa ci facesse in quel villaggio. E se non fosse stato solo? Possibile che Staphanie fosse li, con lui? Rabbrividì. Indietreggiò qualche passo senza smettere di fissare quella figura. In condizioni normali si sarebbe avvicinato e le avrebbe galantemente chiesto cosa non andava e se aveva bisogno di aiuto. Ma non lo fece. Qualcosa lo tratteneva. Paura? Si... paura. Già l'incontro con Dylan l'aveva profondamente turbato. Non era pronto a trovarsi faccia a faccia anche con lei. Preferiva rimanere nel dubbio. Non aveva il coraggio di scoprirlo. Si voltò allontanandosi in fretta dalla spiaggia con il cuore palpitante e la mente poco lucida invasa da mille emozioni contrastanti.


Steph sentì una presenza dietro di lei... dei passi che si allontanavano veloci. Di scattò alzò la testa e si voltò in direzione di quei passi. Vide solo una sagoma allontanarsi nel buio, un uomo a giudicare dalla stazza, nonostante quei capelli semilunghi che sventolavano all'aria fresca della notte. Sospirò strofinandosi il viso con le mani. Si sentiva stanca e debole, uno schifo. Lo scontro con Dylan era stato terribile, specie perchè si era resa conto di quanto vere fossero le parole del figlio, seppur dette in un momento di rabbia. Capiva la rabbia del ragazzo, la sua frustrazione. Ma a cosa era dovuta veramente? Perchè così all'improvviso era venuta fuori in quel modo? Si, era una madre apprensiva, ma davvero Dylan si era arrabbiato con lei solo per quello? No, era certa ce ci fosse dell'altro. Non sapeva cosa, ma era fermamente decisa a scoprirlo.


Robert si era appena finito di preparare per quella che sperava essere una bella serata, magari con il 'suo' Daren... si guardò allo specchio, era davvero un bel figurino! Aveva indossato dei bermuda bianchi e una camicia sbottonata color salmone a cui aveva arrotolato le maniche. Al collo si sistemò un foulard cadido e si diede un'ultima sistemata ai capelli "Voillà! Che fascino, che gvazia! Ahhh... ma come fa a vesistevmi?! Mi favei da solo se potessi! Due gocce di pvofumo e..." qualcuno bussò insistentemente alla porta "Savà Steph... STEEEEEPH TESOVO, E' APEVTO!"
"Non sono Steph" mormorò una voce cupa alle sua splalle. Si voltò. Dylan era appena entrato, e sembrava uno zombie.
Era pallido, e due profonde occhiaie gli circondavano gli occhi lucidi ed arrosati "Dylan! Mio Dio gioia, ma che è successo?!"
"Ho seguito il tuo consiglio, ricordi? Parlare con lui..."
"Oh cielo... vieni, vieni tesovo siediti qui e vaccontami tutto!" disse apprensivo accompagnandolo a sedersi sulla poltrona di vimini "Che ha fatto, ti ha picchiato?! Ti ha uvlato dietvo? Ti ha cacciato?! Cosa..."
"Sei stai zitto ti spiego!" lo interruppe stizzito "Scusa Rob... scusa, è solo che..." sospirò "è stato strano, mi ero ripromesso di star calmo e mostrarmi forte ma non appena me lo sono trovato davanti... gli ho detto di tutto. Tutto quello che mi sono tenuto dentro per quasi vent'anni. L'ho distrutto... credo. Era sconvolto tanto quanto me"
"Vuoi dive che non ha veagito male?"
"Male no... te l'ho detto, era sconvolto... e... bè... credo... credo che in fondo mi abbia fatto bene rivederlo e parlargli. Sai alla fine mi ha abbracciato..."
"Davvevo?"
"Si... Rob la verità è che mi è mancato, mi è mancato un sacco per tutto questo tempo. Ho sempre incolpato lui per quello che è successo, per averci lasciato andare via... ma... so che non è così... so che mia madre ha la sua parte di colpe"
"Bè si... sai, quando una stovia d'amove finisce la colpa è sempve di entvambi... solo che uno solitamente ha più colpa dell'altvo"
"Già..." abuffò prendendosi il viso tra le mani "ma forse non era il caso di rinfacciarglielo"
"Cosa?"
"Di essere stata una pessima madre"
"Cos'hai fattooooooo?!"
"Ero arrabbiato, mamma è venuta nel mio alloggio e ha iniziato a fare l'apprensiva come al solito, sono sbottato! Ero nervoso, volevo solo essere lasciato stare! Così... bè... le ho detto... che non è nemmeno riuscita a tenere in piedi una famiglia, e cose così..."
"Oh Dylan... sai che non è così!"
"Lo so, ok?! Accidenti, lo so! L'ho ferita... mi sento un vero stronzo per quello che le ho detto! Ma ero... anzi, sono, sono proprio incazzato Rob!"
"Calmati adesso... Steph ci è vimasta molto male, non è vevo?"
Annuì mesto "Mi ha dato uno schiaffo... non ricordo nemmeno più quando è stata l'ultima volta che l'ha fatto, ammesso che l'abbia mai fatto... poi è uscita... l'ho ferita Rob, mi sento una merda..."
"No, no... calmati adesso, vedvai che con lei tutto si aggiustevà, basta che le pavli e le spieghi che non pensavi davvevo quello che hai detto"
"Vorrà sapere perchè ero così arrabbiato, cosa le dico?!"
"Bè... ecco... dille che... non lo sooooo!"
"Come sarebbe non lo so?! Tu sai sempre tutto!!!" urlò Dylan esasperato.
"Heeeeeeeey non sono mica Nostvadamus! Fammi pensave.... ecco senti, pevchè non le dici che evi nevvoso pevchè la tua fidanzatina ti ha piantato?!"
"Molly non mi ha piantato!"
"mmmm e allova?! Fingi!"
"Senti prima o poi lo scoprirà, è inutile tenerglielo nascosto! Non è meglio dirglielo? Sarà peggio se se lo trova davanti all'improvviso come è successo a me!"
"Lo so tesovo, tu hai vagione! Pevò vovvei aspettave ancova un po'... ci vuole tatto pev una cosa del geneve, ova è avvabbiata e dispiaciuta pev la lite con te, facciamola calmave un po' ok? Ti pvometto che appena savà di nuovo tvanquilla glie ne pavlevò"
"Vorrei esserci anche io"
"Ovviamente... su su, ova usciamo e beviamoci sopva! La sevata è lunga!"
"Hai appuntamento con Ashba?"
"Magavi avessi un appuntamento con lui" sospirò con aria sognante "Spevo almeno di vedevlo"
Dylan sorrise "Rob..."
"Che c'è?"
"Grazie"
"Di nulla... inizia ad andave, ti vaggiungo tva pochissimo... il tempo di una telefonata"
"E chi chiami, il tuo fidanzato?!" scherzò il giovane strizzandogli l'occhio.
"Ma che cuvioso! Via via, è una telefonata pvivata!"
"Ok, a dopo Rob!"
Non appena la porta si chiuse Robert afferrò la cornetta componendo il numero...

"mmm... pronto?" rispose una voce assonnata.
"Duff?!"
"Si, chi è?"
"Vobevt!"
"Robert... Robert chi?"
"Vobevt! l'assistente di Stephanie Seymour!"
"Oh Robert! Ciao... hem... se cerchi Susan è uscita"
"No non cerco Susan... di un po' stavi dovmendo pev caso!?"
"Io?! No!"
"Non si divebbe dalla tua voce..."
"Ho solo fatto un pisolino!"
"Ma è pvestissimo!"
"E allora?!"
"La notte è giovane Duff, alza le tue belle chiappette sode e esci, fai qualcosa!!!" strillò.
"Chiappette cosa??? Hey! Ma a te che importa scusa?! E poi non posso uscire, tocca a me tenere le bambine!"
"Uhhhhhh va bene, non ti scaldave!"
"Scusa, mi dici perchè hai chiamato se non cerchi Susy?!"
"Ah si! Cevcavo giusto te!"
"Me? Guarda che non lo faccio un'altro servizio fotografico mezzo nudo... quella cosa per la Peta mi è bastata, io non..."
"Non ti chiamo pev quello, anche se un po' mi piacevebbe... senti, pev quella cosa che ti ha detto Susan... capito no?"
"Susan? Cosa?! Quale cosa?!"
"Non fave finta di nulla, so pev cevto che la tua dolce metà ti ha spiffevato tutto non appena ha viattaccato il telefono... d'altvonde come davle tovto, con i sistemi pevsuasivi che avvai usato ci cvedo che ha ceduto, nemmeno io avvei vesistito!"
"Ok ok! Rob... stoppa qualsiasi pensiero tu stia facendo! Per favore..."
"Stoppato, giuvo!"
"Bene... ora... quella cosa, ti riferisci ad Axl? E Stephanie?"
"Esattamente"
"E... cosa vuoi da me?"
"Bè... ohhhhhhhhh Duffoneeee non so che cacchio fave qui è tutto un casino!!!!"
"Come mi hai chiamato?!"
"Ova è avvivato anche Dylan, ha pavlato con Axl e poi ha scazzato con Steph, che guaio!!!"
"Cosa?! Rob calma e spiegami! Dylan?! QUEL Dylan?! E' li anche lui e ha incontrato Axl? Ho capito bene?!"
"Si!"
"Cazzo... e... lui come l'ha presa?"
"Non lo so, Dylan mi ha detto che si sono abbvacciati, ma che eva sconvolto... ma come faccio io qui?! Me lo dici?! Pvima o poi Axl e Steph si incontvevanno, succedevà un cataclisma! Come posso fave?!"
"Perchè lo chiedi a me, io che ne so!"
"Ma tu lo conosci benissimo! Tu sai come veagivebbe! Dimmi cosa è meglio fave!"
"Si lo conosco... ma sinceramente non so dirti come potrebbe reagire Robert, è una cosa delicatissima... e Axl... bè lui è imprevedibile... lo è sempre stato"
"E allova?!"
"E allora niente! Lascia che le cose vadino come devono andare!"
"Ahhhhh ma che bel consiglio! Davvevo complimenti!"
"Ufff... Rob non so davvero come aiutarti... te l'ho detto lasciali stare per un po', magari si incontreranno, magari no... il destino farà comunque il suo corso"
"Tu l'avvesti lasciata stave Susan?!"
"Ma cosa c'entra?!"
"C'entra! Sono convinto che quei due si amino ancova ma non lo vogliono ammetteve! Se viescono a supevave lo shock e tutte le divevgenze del passato potvebbevo esseve davvevo felici insieme! Capisci?!?! Dobbiamo fave qualcosa!"
"Ok... ok... forse hai ragione... ma non puoi forzare le cose! Lasciagli un po' di tempo, se poi vedi che le cose non vanno penseremo a qualcosa!"
"mmm... ok..."
"Bene, tienimi aggiornato... ti saluto"
"Duff!"
"Cosa?!"
"Baci baci"
"Buonanotte Robert!"


Duff sbuffò. Quella era davvero una situazione assurda e ingestibile. Non osava nemmeno immaginare a come avrebbe reagito Axl trovandosi di fornte Stephanie. Ma in fondo cosa importava a lui? La verità è che gli importava eccome... l'incontro con Axl a Londra non l'aveva certo lasciato indifferente, e in fin dei conti lui aveva sempre provato affetto per tutti i suoi ex compagni di band, indipendentemente dai loro trascorsi passati. Non invidiava per nulla Robert, Daren e gli altri che si trovavano lì in quel momento, era davvero un bel casino. Si alzò sciabattando con le infradito plasticose fino alla cucina, levandosi con la mano i boxer che gli si erano fastidiosamente entrati nel sedere e sbadigliando rumorosamente... erano solo le undici di sera. Aprì qualche armadietto in cerca di qualcosa di commestibile, e passò al frigorifero "Oh... un bel caffè e latte, ecco cosa mi ci vuole!"

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Capitolo 30
*** 30 ***


E per il 30° capitolo, abbiamo un ospite speciale ;)

***

Axl preparò la valigia. Doveva andarsene! Quello che aveva visto l'aveva sconvolto... prima Dylan, poi lei. Era quasi certo che si trattasse di Stephanie, ma non si sarebbe comunque fermato abbastanza da accertarsene. Troppa era la paura che provava. Sistemò la borsa ficcandoci le sue cose alla rinfusa. Non era mai stato un maniaco dell'ordine, era una delle persone più disordinate che ci fossero, e in quel momento la cosa che gli premeva di più era filare via da quel posto. Si bloccò solo quando gli venne in mente quel ragazzo... Dylan. Quelle parole dette di getto, quel pianto disperato e liberatore. Come poteva mollarlo di nuovo? Era così confuso. Si fermò un attimo a pensare. Nella sua testa c'erano un migliaio di sensazioni diverse. Paura, rabbia, dolore... ma anche emozione. Si prese la testa tra le mani. Un sacco di pensieri invadevano la sua mente.
Non seppe nemmeno spiegare perchè compose quel numero. Un numero che non usava  da un po' ma che nonostante ciò ricordava ancora perfettamente a memoria. Era da tanto che non parlava con lui. Si erano lasciati male l'ultima volta, erano volate parole grosse dopo quel loro ultimo incontro. Avevano cantato insieme quell'ultima sera, e poi la lite. Un motivo futile di  cui non ricordava nulla, ma si erano lasciati ripromettendosi che mai più si sarebbero sentiti. Ma chi se non lui? Del? Dizzy? Daren? No... Izzy sapeva più di tutti loro messi assieme, nonostante nel periodo in cui lui e Steph stavano insieme, fosse già fuori dalla band. Allora si sentivano ogni tanto, lui si confidava, l’aveva fatto per tutta la parte del tour in cui Izzy era stato con loro per sostituire Gilby. E come sempre Izzy era l’unico che davvero gli faceva aprire gli occhi in un modo o  nell’altro. Aveva bisogno di lui, delle sue parole dure, di sentire la sua voce. Era sicuro che qualsiasi cosa gli avesse detto, gli avrebbe fatto bene.
Sospirò...
Uno... due... tre squilli. Stava quasi per buttare giù sconfitto ma  quasi sollevato, quando sentì quella voce calda e graffiante, di nuovo...
“Pronto” ecco il cuore accelerare “Pronto, chi è?”
“Jeff...”
Qualche secondo di silenzio.. forse non l’aveva riconosciuto. No, solo lui lo chiamava ancora in quel modo “Ma chi si sente! Mr ‘noncisentiremopiùvaffanculobruttostronzo’!”
“Jeff ti prego...”
“Devi essere proprio disperato per chiamare me! Che c'è? I tuoi nuovi amici non ti bastano? Vaffanculo Bill” sbottò duro facendo per attaccare.
“Aspetta! Ti prego non riattaccare, Jeff è una cosa seria... ho... ho bisogno di qualcuno con cui parlare”
“Ah ecco il motivo! Tu hai bisogno, certo... bè sai che ti dico? Fottiti!”
“Jeff cazzo! Scusa ok? Sono stato un pezzo di merda! Ti prego...”
“Senti senti... Axl Rose che ammette di aver sbagliato e chiede scusa?” gli scappò una risatina “Che piacevole novità!” sospirò rassegnato “Avanti, che vuoi? Che ti serve stavolta?”
“Sono nella merda”
“Cos’è, uno dei tuoi ragazzi si è rotto un braccio cadendo dal triciclo?”
“Sono serio cazzo! Mi sono fatto convincere dai ragazzi ad andare alle Hawaii in vacanza e...”
“Ah sì? Davvero un bel problema... hai finito la crema solare? Ripeto, fottiti Bill!”
“Dylan è qui” gli uscì di getto. Izzy non rispose “Jeff... ci sei?”
“Si... si ci sono... intendi QUEL Dylan?”
“Sì... il figlio di Stephanie”
“Sei andato in vacanza con...”
“No! Non sapevo che fosse qui! Me lo sono trovato davanti, è stato terribile... la cosa assurda è che mi ha avvicinato lui. Abbiamo parlato...”
“E tu hai dato in escandescenza?” disse come se fosse ovvio.
“No... incredibilmente... vederlo mi ha spiazzato. Ci siamo abbracciati e lui piangeva come quando era un bambino e correva da me perchè si era sbucciato un ginocchio”
“Sì ma ora non è più un bambino”
“E non è tutto...”
“Che altro c'è?”
“Lei è qui... almeno, credo”
“Stephanie è lì? Oh merda...” sentì un profondo sospiro dall’altra pare del telefono. Inutile, per quanto fingessero di odiarsi si preoccupavano sempre l’uno dell’altro anche dopo anni di silenzio.
“Già... devo andarmene di qui! Non so cosa fare, non posso affrontarla... non ora...” disse preso dal panico.
“Andartene? Guarda che non puoi fuggire per sempre”
“Non voglio starci di nuovo male capisci? Già sento che sto impazzendo al solo pensiero! Ma il fatto è... che ci tengo a quel ragazzo. Ora che l'ho ritrovato, non voglio perderlo. Non di nuovo”
“Il passato è passato Bill. Il piccolo bambino biondo che portavi al luna park non c'è più, capisci? Pensa bene a quello che fai. Dylan ha bisogno di un padre, ha sempre avuto bisogno di quello... ora, te la senti di prenderti questa responsabilità? Se tu lasci che lui si avvicini di nuovo a te, che si affezioni di nuovo a te, non puoi scappare via alla prima difficoltà. Non te la caverai  regalandogli caramelle o giocattoli. E' ferito, ma forse ti sta dando una nuova possibilità. Pensa bene a quello che vuoi essere per lui. Se non te la senti... va via adesso, ma se davvero vuoi stare con lui, se davvero vuoi stare al suo fianco, affronta i tuoi fantasmi Axl.  Non sei l'unico ad aver sofferto. Quel ragazzo ne ha passate troppe. Non puoi ferirlo un altra volta”
“Che devo fare con lei? Aiutami Jeff...”
“Affrontala. Una volta per tutte, e chiudi con questa storia. Non è mai finita per te, è inutile raccontarci cazzate, lo so io e lo sai tu. L'amore non sparisce come per magia. Scappare non serve. Non è così che risolverai la cosa. Se ora te ne vai sarà anche peggio di prima Bill”
“Non ce la faccio da solo...”
“Sì che ce la fai. Parlale... e ricordati che Dylan non è Stephanie. Non deve pagare per quello che è successo tra te e la madre. Non fare come al solito. Non schiacciare le persone con il tuo grosso orgoglio Bill, fa male” gli occhi di Axl fissavano il pavimento, mentre la sua mente cercava di capire il senso di quelle parole “Ora devo andare, ma visto che mi hai chiamato per chiedere il mio aiuto, vedi di non buttare nel cesso quello che ti ho detto... ciao Axl, stammi bene”
“Jeff... Jeff!” lo chiamò inutilmente. Aveva riattaccato. Abbassò la cornetta cercando di controllare il respiro. Il vecchio Izzy aveva ragione come sempre, doveva affrontarla... il problema ora era... come?

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Capitolo 31
*** 31 ***


"Del hai visto Axl?" domandò Daren a mattinata inoltrata seduto al tavolo con l'amico di fronte a cornetto e capuccio caldo.
"No... non si è visto per tutto il giorni ieri... sono anche andato da lui, ma non mi ha aperto"
"Forse era fuori"
"Non lo so Daren... cazzo questa cosa mi preoccupa! E se l'avesse incontrata?"
"mmm... credo sia un'altro il problema"
"Cioè?!"
"Robert mi ha detto che... che Dylan ieri è andato da lui..."
"COSA?!?!" urlò l'uomo alzandosi di botto "Stai scherzando?! Sai cosa vuol dire per lui? Merda gli sarà venuto un colpo!"
"Lo so! Ma senti, mettiti anche nei panni di quel ragazzo! Lui l'ha riconosciuto al volo, capisci? Ti immagini cosa vuol dire trovarsi faccia a faccia col tuo passato in quel modo? Era solo un bambino... Robert dice che ha sofferto molto..."
"Certo che ha sofferto! Hey guarda che c'ero anche io in quel periodo, Dylan era come un nipote per me! Solo che Axl..." scosse la testa "non posso non preoccuparmi per lui DJ... non vorrei facesse qualche cazzata"
"Ma no dai..."
"IUHUUUUUUUUUU FUSTACCHIONI!!!"
"Oddio..." mormorò Daren nascondendo il viso tra le mani.
"Di un po' ma quello deve sempre farsi notare in quel modo?!" baiscicò Del "Mi vergogno cazzo!"
"Ciao vagazzi! Dovimito bene?!"
"Robert smettila di starnazzare e dicci se hai novità"
"Bè... Dylan e Axl si sono pavlati"
"E?!?!?!" urlarono i due contemporaneamente.
"E... cvedo che tutto sommato non sia andata poi così male. Si sono sfogati, si sono abbvacciati... cevto è stato un bel colpo pev il vostvo amico..."
Del sospirò in parte sollevato. Se non altro non aveva dato in escandescenza, era già qualcosa "Vorrei proprio sapere dove cazzo si è cacciato..."
Daren si alzò mettendosi tra le labbra una sigaretta "Vado a vedere se è in camera"
"Si vai... e digli che... digli che gli vorrei parlare se lo trovi. E chiamami se hai bisogno!"
"Si..."
"Vengo anche io!"
"No Rob, stai qui!"
"Ma..."
"Ma niente! Tu pensa a Dylan e a Steph!"
"Ok..." rispose il ragazzo mogio "Pevò una seva di queste ceniamo insieme!"
"Cosa?! Non se ne parla!"
"Daiiii ti pvego!!!"
"No!"
"Eddai Daren, che ti costa?"
"Del non ti impicciare... ho detto di no! E' la mia ultima parola e non cambierò idea!"


Daren camminava veloce verso il bungalow dell'amico. Era inconcepibile... ancora una volta si era lasciato fregare da quel tizio "Ma come ho potuto accettare?! Merda! Con che faccia mi farò vedere in giro dopo che avrò cenato con lui!" saranno state le continue suppliche, i finti singhizzi, l'inscenato attacco isterico o le urla che avevano calamitato su di loro l'attenzione dell'intero villaggio, fatto sta che il ragazzo si era trovato costretto ad accettare l'invito a cena di Robert "Come se non avessi già altri cazzi per la testa... ah! Era meglio che me ne stavo a casa! Ora vediamo di risolvere questa... sperando che non mi mandi a fanculo..." bussò alla porta in attesa di una risposta. Pareva non esserci nessuno "Axl! Axl sono io, apri!" urlò.
Poco dopo la porta si aprì "Vieni, ma settila di urlare" rispose la voce cupa di Axl.
Daren entrò. La stanza era piuttosto ordinata... vuota... come se... "Cos'è quella valigia?" domandò non appena la notò.
"Lascia perdere"
"Axl dobbiamo parlare"
"Ma dai? Pare che sia diventata una moda ultimamente... siediti Daren, dimmi... di cosa vorresti parlare?" domandò ironco sedendosi sul letto.
DJ lo imitò, sedendosi di fronte a lui su una poltrona "So tutto Axl"
"Tutto cosa?"
"Dylan"
Il rosso annuì "E quindi?"
"Bè niente... volevo solo accertarmi che stessi bene e... volevo dirti che se hai bisogno di parlare... sono qui"
"Parlare? Non c'è molto da dire Daren... quel ragazzo mi si è presentato davanti dopo anni, nemmeno l'ho riconosciuto! Mi ha urlato in faccia tutto il suo dolore e tutta la sua frustrazione, tutto il suo odio nei miei confronti per avere permesso a sua madre di andarsene con lui!" urlò.
"Mi dispiace"
"Non dispiacerti... ha ragione. Non mi sono mai sentito più stronzo di ieri... è strano, quando l'ho visto piangere in quel modo io... io credo... credo di volergli ancora bene... dopo tutto questo tempo..." Daren fissò l'amico. Non gli aveva mai parlato in quel modo. Di solito era lui quello che lo chiamava per sfogarsi, per chiedere consiglio... ora invece i ruoli si erano invertiti, e il rosso stava li di fronte a lui parlandogli con il cuore in mano "Vorrei poter recuperare a tutti gli sbagli che ho fatto con lui, ma come posso farlo? Dylan è un uomo ormai... e io non ci sono mai stato per lui, mai! Ma come potevo?! Stephanie non mi avrebbe ma permesso di continuare a vederlo!"
"Ma lui lo sa Axl... ti ha detto quelle cose solo perchè era arrabbiato... ma alla fine avete chiarito, no?"
"Non ho fatto altro che abbracciarlo, come quando era piccolo..." gli scappò una risata strozzata "Ora guardalo, è più alto di me! Il mio piccolo Dylan..."
Il ragazzo sospirò cercando di farsi forza... era arrivato il momento, doveva dirglielo. Era giusto che Axl sapesse "Axl, c'è un'altra cosa che devi sapere..."
Si trovò gli occhi indagatori di Axl puntati addosso. Lo vide increspare le labbra in un sorriso tirato "E' lei, vero?"
Daren rimase di sasso... aveva davvero capito tutto? "Lei... chi?" domandò facendo finta di nulla.
"Ho visto una donna... intravisto a dire il vero... non volevo crederci, non volevo nemmeno pensare che fosse lei... ma ci sono troppe cose che coincidono... quel tatuaggio... e poi l'arrivo di Dylan... Stephanie è qui, vero?"
"Si" rispose secco. A cosa sarebbe servito mentire ormai? "E' per questo che hai fatto le valige? Te ne vuoi andare?"
"E' stato il mio primo pensiero, si"
"Ma?"
"Ma... ma poi ho parlato con un vecchio stupido e saccente... e ho cambiato idea"
"Quindi... rimani?"
"Si"
"E con lei come la metti?"
"Troverò la forza di incontrarla. Sempre che non diventi pazzo nel frattempo... questa storia... mi ha spiazzato..."
"La troverai... tu sei forte vecchio!" disse battendogli una pacca sulla spalla.
"Si, vecchio... inizio  pensare di esserlo davvero. Ora spiegami una cosa, tu come facevi a sapere tutto?"
"Ehmmmm... ecco, hai presente Robert?"
"Il tuo amichetto? Si"
"Ahhhhh cazzo! Non-è-il-mio-amichetto! Chiaro?! Comunque, lui è il migliore amico di Stephanie... e poi... e poi bè... sapevo che lei era qui perchè... ecco, hai presente quella donna di cui ti avevo parlato?"
"Quella che ti ha mollato?"
Alzò gli occhi al cielo "Si lei... indovina chi era?"
Axl rimase a fissarlo... un rapito calcolo e il risultato era fatto. Si alzò di scatto dal letto puntandogli il dito contro minaccioso "Steph?! Che cazzo ci hai fatto?! "
"Hey calma amico! Giuro non ci ho fatto un cazzo! Guarda che l'ho piantata io non appena ho scoperto che si trattava di lei!!!"
"Lo spero per te Daren, non mi piacerebbe avere nel gruppo un chitarrista evirato!" urlò infilandosi in testa il fedele cappello e uscendo di tutta fretta sbattendosi la porta alle spalle.
Daren sospirò lasciandosi andare sulla poltrona stravolto "Merda... credo di aver bisogno di qualcosa di forte..."

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Capitolo 32
*** 32 ***


Daren gli aveva dato la conferma, Stephanie era lì. Quella donna era proprio lei. Forse l’aveva sempre saputo, fin dalla prima volta che l’aveva intravista. Ma la sua testa e ancor di più il suo cuore, si erano rifiutati di ammetterlo. Troppo dolore, meglio convincersi che non poteva essere lei, che le assomigliava e basta, che erano tutte coincidenze. Ma ora che aveva aperto gli occhi, le cose erano diverse. Le avrebbe parlato, doveva parlarle.  
Uscì a cercarla. L’ansia lo consumava, la gola secca, e le parole che si ammassavano in testa. Che le avrebbe detto? Ma soprattutto ci sarebbe riuscito? E come avrebbe reagito lei?
Provò a cercarla nella sala conferenze, nel ristorante, nel bar, non poteva essersi volatilizzata.  Proprio in quel momento, nell’istante in cui varcò la soglia del bar si bloccò. Seduta al tavolino, con le gambe accavallate e lo sguardo perso… eccola. Fissò di nuovo lo sguardo su di lei. E prima che potesse fare qualsiasi cosa lei voltò la testa dalla sua parte. I loro sguardi si incrociarono. Fu un istante. Poi, dopo un attimo di stupore, voltarono lo sguardo rincontrandosi. In quel momento non c’erano che loro in quella stanza. Steph lo osservò attentamente, sconvolta. Dov’era finito quel ragazzo bellissimo come un angelo dannato, quel corpo statuario e la faccia da eterno bambino? Guardò quell’uomo. Era davvero cambiato, ma era lui, ne era certa. Il suo cuore lo era mentre cavalcava veloce nel petto, il suo respiro lo era che ora accelerava affannato, il suo corpo lo era così caldo e fremente. Quegli occhi li poteva riconoscere tra migliaia di altri…
Axl la guardò incredulo. Era lei davvero. Gli sembrò di essere catapultato indietro nel tempo, perché era esattamente come la ricordava. La stessa bellissima ragazza di un tempo, quegli anni non sembravano averla cambiata, il tempo non aveva lasciato troppe tracce su quella stupenda donna. In un secondo la sua sicurezza scivolò via, si vergognò di se stesso. Odiava la sua immagine in quel momento, non era che una brutta copia di sé stesso, brutta? Orrenda! Lei non era una delle tante, lei lo conosceva, lei era quella che lo aveva sconvolto, lei… lei che ora aveva solo pena negli occhi. O almeno così credeva. Una rabbia feroce lo assalì. Si calcò il cappello in testa e se ne andò lasciandola lì a guardarlo.
Corse via afferrando una bottiglia di wisky e scappando in stanza. Entrò sbattendo la porta alle sue spalle. Si avvicinò allo specchio… si guardò e si sentì così ferito, e rabbioso. Scagliò contro lo specchio la bottiglia facendolo rompere in mille pezzi. Quella stanza assistette attonita a quella furia. La disperazione di Axl non si placò sino a che anche l’ultimo vetro non fu rotto. Non era riuscito nemmeno a dirle ciao… era fuggito. Che avrebbe potuto fare? Era difficile… difficile confrontarsi con quella parte del suo passato che ancora lo tormentava.
                                                            

Era ancora ferma sconvolta. Fissava punto ormai vuoto, chiedendosi se fosse stato un sogno il suo. Lui lì… era una strana coincidenza… da quando si erano lasciati, dal giorno del  processo non aveva saputo più nulla di lui, non l’aveva più nemmeno incrociato per caso. E ora dopo tutti quegli anni eccoli lì… uno di fronte all’altra. Ecco cosa aveva sconvolto tanto Dylan. Axl l’aveva guardata e ancora una volta l’aveva scossa, facendole provare quei brividi che non aveva mai più sentito. Era cambiato, gli anni lo avevano segnato, eppure non provava disgusto… solo desiderio. Un forte desiderio. Avrebbe voluto abbracciarlo, baciarlo, toccarlo. Avrebbe voluto sentire di nuovo qualcosa… sentirsi viva. Ma cosa le prendeva? Lei odiava quell’uomo! Se lo era ripetuto così tante volte in passato, ogni volta che trovava una sua foto in qualche giornale di gossip, o ogni volta che pensava a lui, ma non ci aveva mai creduto veramente. Era combattuta.. Voleva seguirlo, parlare con lui, ma per digli cosa poi? Vederlo lì, così vicino… posò il bicchiere di the sul tavolino e se ne andò.

Corse al bungalow di Dylan. Bussò alla porta e dopo un istante eccolo venire ad aprire “Mamma…”
“Devo parlarti, hai un minuto?”
“Certo… entra” la donna si sedette sul letto tirando un grosso sospiro “Senti mi dispiace per quello che ti ho detto, io…”
La donna lo interruppe con un cenno della man “Non importa”
“Che succede?”
“Perché non me lo hai detto?”
Dylan la guardò. Gli occhi velati dalle lacrime e la faccia triste. Doveva averlo visto, era sicuro. Sarebbe dovuto succedere prima o poi. Si disse che forse sarebe stato meglio indagare prima di parlarle “Detto cosa?”
“Sai bene cosa. Lui è qui! L’ho visto al bar due minuti fa”
Il ragazzo abbassò lo sguardo. Era inutile fare finta di nulla “L’ho incontrato per caso quando sono arrivato qui… non potevo dirtelo, non sapevo come fare! Poi ho parlato con Rob di questa storia…”
“Robert sapeva?”
“Sì ma non prendertela con lui, era nel panico quanto me. E lui mi ha convinto a parlargli… sono andato da lui e l’ho affrontato. Ma sai, non è stato come pensavo. Strano, doloroso, eppure mi ha dato una gioia enorme abbracciarlo… lo so che stai male mamma ma cerca di capire, io…” lei si alzò di colpo “Dove vai?! Mamma aspetta!”
Non rispose uscendo di corsa da lì. Dylan la seguì con lo sguardo e si sentì malissimo. Un moto di pianto gli salì alla gola. Non poteva ricominciare tutto di nuovo… scoppiò in lacrime sbattendo la porta e sedendosi a terra con la testa tra le gambe e dando sfogo a tutto quel dolore.

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Capitolo 33
*** 33 ***


Rob sussultò quando una mano lo agguantò ferocemente per il braccio. Ma se lo aspettava, prima o poi sapeva che sarebbe successo. Per questo non si stupì quando si trovò puntati addosso gli occhi furenti di Stephanie "Dimmi dov'è" chiese dura senza mollare la presa su di lui.
"Steph tesovo..."
"Tesoro un cazzo! Tu lo sapevi! Sapevi tutto! Ma che razza di amico sei, eh?! Perchè non me l'hai detto?!" urlò scrollandolo.
Rob abbassò lo sguardo. Quella situazione gli stava logorando i nervi, come ci si era trovato? Quella vacanza forse non era stata proprio una grande idea visto come si stavano mettendo le cose "Te ne savesti andata" rispose semplicemente.
"Si! E allora?! Non era forse mio diritto farlo?! Dovevevi dirmelo accidenti! Tu, Dylan, lo sapevate tutti!"
"E... mmm, si... ma... sono vimasto scioccato anche io quando l'ho viconosciuto, non sapevo che fosse qui! E' stato il destino che..."
"Destino?! Ma per favore non dire scemenze Robert!" urlò lasciandolo e passandosi le mani tra i capelli sospirando stanca.
"Davvevo, non lo sapevo! L'ho visto mentve seguivo Daven e l'ho viconosciuto, ma non te l'ho detto pevchè..."
"Daren? Cosa c'entra Daren adesso?"
"Ecco... lui... lui sta con Axl... cioè non nel senso che ci sta insieme, nel senso che sono qui insieme... in vacanza voglio dive... con altvi due tizi della band"
"Cosa? Daren è... " le gambe le tremarono. Si sedette per non rischiare di cadere a terra.
"Il chitavvista dei Guns N' Voses... si"
"Io... non ci posso credere... lui... Axl..."
"Pev questo non ha voluto andave avanti... lui non ti ha mollata, ti ha viconosciuta e ha fatto dietvofvont. Non voleva che Axl..."
"Cosa?! Che Axl cosa?? Cosa c'entra lui eh?! Lui non ha nessun diritto su di me, nessuno! Nessuno di voi ne ha! Eppure avete fatto tutto alle mie spalle, senza darmi la possibilità di decidere cosa fosse meglio fare! Ora Robert... dimmi dov'è o giuro che con me hai chiuso"
Era seria... lo vedeva dai suoi occhi. Era arrabbiata si, forse un giorno gli avrebbe chiesto scusa per quelle parole e la durezza con cui lo stava trattando. Ma in fondo se l'era mertato. Non aveva voluto dirle nulla a fin di bene, ma bene per chi? Non era più così sicuro di aver fatto la cosa giusta. Avrebbe dovuto dirle tutto fin dall'inizio "I... io..." balbettò.
"Dimmi subito dove sta!" ripetè di nuovo dura.
Robert sospirò passandosi le mani sul viso "Vieni, ti povto al suo bungalow"


Non aveva sentito nessuno bussare. Ma nemmeno si voltò quando la porta dell'alloggio si spalancò con violenza. Aveva bevuto e distrutto la stanza. Avrebbe dovuto pagare i danni, ma cosa gli importava? Non gli importava più di nulla ora che l'aveva rivista. Si dannava per essere scappato in quel modo, ma era l'unica cosa che era riuscito a fare. Provava ancora del sentimento per quella donna, inutile negarlo. Amore? Forse... ma anche rabbia, e dolore. Odio e amore avevano sempre fatto parte della sua natura, e così era stato anche con Steph. La forza dei loro sentimenti era stata così impetuosa da risultare distruttiva. Eppure non poteva che sentirsi di nuovo il cuore a pezzi dopo aver incrociato quegli occhhi in cui 'aveva trovato se stesso'.
"Vedo che ancora distruggi tutto, non sai fare altro... non sei cambiato a quanto pare" quelle parole tremanti lo sorpresero. Quella voce... la stessa che anni prima gli aveva detto addio. Mai si sarebbe aspettato di trovare lei lì. Daren, Del forse... ma non lei.
Rimase immobile, pietrificato trattenendo a stento il respiro. Poi strinse i pugni... doveva trovare la lucidità, la forza e la capacità di reagire 'Sei Axl Rose' pensò 'comportati come tale!' Si alzò voltandosi di scatto verso di lei a testa alta. Per un attimo gli si smorzò il fiato... quell'aria arrabbiata, gli occhi lucidi e le gote arrossate dall'ira la rendevano ancora più delizosa e desiderabile. Ma scacciò via quei pensieri, gonfiò il petto e sfoggiò un freddo sguardo di sfida "Anche tu non sei cambiata affatto... acida e pungente come una serpe"

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Capitolo 34
*** 34 ***


“Te lo dico solo una volta Axl, sta lontano da me e da mio figlio! So che gli hai parlato! Ora capisco perchè era così sconvolto!”
“Dylan è grande ora può decidere da solo cosa fare mi pare! Se mi chiederà di lasciarlo in pace lo farò, ma ora che l'ho ritrovato non me lo farò portare via un altra volta!”
“Forse non sono stata abbastanza chiara... lasciaci in pace!!!”
Axl la fissò. In quell'esatto momento avrebbe voluto baciarla. Ecco la sua Stephanie, orgogliosa e fredda come il ghiaccio, irresistibilmente bella. Si trattenne a stento dai suoi propositi “E' stato lui a cercarmi” puntualizzò.
“Ma davvero?! Sì!” sorrise ironica.
“Se non mi credi chiedilo a lui”
“Non ho bisogno di farlo. Conosco abbastanza Dylan da sapere che non verrebbe mai a cercarti di sua spontanea volontà!”
“Si certo... immagino quello che gli avrai raccontato di me. Comunque lui è stato abbastanza uomo da capire”
“Non era necessario raccontargli nulla, lui sa che persona sei!”
Quelle parole gli fecero male. La guardò negli occhi furente, ma c’era dell’altro in quelle iridi verdi “Esci di qui!”
“Hai paura di sentirtelo dire, eh Mr. Rose? Ti sei circondato da insulsi leccapiedi che non fanno altro che esaudire ogni tuo volere, stupide marionette che non ti contraddicono mai solo perchè hanno paura di te... bè io non ne ho!”
“ESCI MALEDIZIONE, VATTENE!!!” urlò rabbioso scaraventando la lampada contro il muro.
“Pazzo... sei totalmente pazzo... tranquillo me ne vado, ma ti avverto Axl... sta lontano da noi”
Axl si avvicinò a lei strattonandola per un braccio. Si fissarono negli occhi e in quel momento si sentì tremare la terra sotto i piedi. Non si era mai dimenticato di lei, non aveva scordato quante emozioni aveva provato ad averla accanto. Stephanie dal canto suo lo fissò indispettita. L'amore che aveva provato per lui in tutti quegli anni si era trasformato in rabbia. Rabbia cieca verso quell'uomo che l'aveva fatta soffrire in un modo atroce trasformando lei stessa in una bestia. Guardò quegli occhi di ghiaccio e per un attimo si scordò tutto. Non appena lui posò la mano sulla sua guancia si sentì svenire. Era da tanto che non sentiva le sue mani sulla sua pelle ma non aveva dimenticato quel tocco, da troppo che non si sentiva così viva... Riprese lucidità risvegliandosi dal torpore del momento, e gli scacciò la mano dal viso “Non provare più a toccarmi!” urlò, e se ne andò furiosa lasciandolo solo.
 
Stephanie corse, corse piangendo. Le emozioni erano state troppe in una sola giornata. Nella sua folle corsa non si accorse di Daren, il ragazzo la bloccò per un braccio facendola voltare “Steph... che succede che...
le parole gli morirono in gola vedendo quel volto sconvolto. A quanto pare il momento della resa dei conti era arrivato.
“Tu sapevi... tutti sapevate! Come hai potuto eh? Mi sono fidata di te!” pianse lei urlando.
“Senti Steph, cerca di capire... io...”
“Mi hai scaricata per lui! Con che diritto poi?! Lui non è più nessuno! Mi hai tenuto nascosto tutto, ogni cosa! Ho pensato... ho pensato di essere troppo vecchia per competere con quelle galline giovani e sode che ti corrono dietro! Mi sono sentita vecchia, brutta e rifiuatata! E per cosa??? Per lui?! ”
“Axl è un mio amico, so quanto ci è stato male per questa storia e io non potevo...”
“Ma fammi il piacere Daren! Tu non sai un cazzo!”
“So quello che...”
“Quello che lui ti ha fatto sapere! Siete tutti uguali... bugiardi e ipocriti... sta lontano da me!” disse andandosene.

Daren si sentiva uno schifo. Seppur senza volerlo l'aveva ferita. E pensare che lui voleva solo proteggere il suo più caro amico, e anche lei. Sospirò pensando ad Axl. Se loro si erano parlati non osava immaginare come stesse. Corse verso il suo bungalow e trovò la porta aperta. Entrò guardandosi intorno. Tutta la stanza era sottosopra, c'erano vetri rotti e vestiti buttati all'aria. Lo cercò con lo sguardo. Se ne stava seduto a terra con la testa tra le mani “Hey” mormorò avvicinandosi. Axl alzò la testa guardandolo. I suoi occhi erano rossi e pieni di lacrime, le mani tagliate dai vetri. Daren si abbassò sedendosi accanto a lui. Non l’aveva mai visto piangere, non l’aveva mai visto in quello stato. Non disse nulla, lo abbracciò silenzioso.  Il rosso si lasciò stringere e diede sfogo a tutta la sua disperazione. Ricordava bene un altro abbraccio, l'abbraccio di un amico che ormai lo aveva abbandonato... perchè, lei aveva ragione su questo, era più facile circondarsi di gente accondiscendente. Quell'abbraccio gli mancava tanto e in quel momento ne avrebbe avuto bisogno.

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Capitolo 35
*** 35 ***


Un disastro, una tragedia, un vero cataclisma! Questo pensava il povero Robert, sentendosi responsabile per tutto quel casino. Sospirò sconsolato. A nulla era servita la telefonata di sfogo fatta poco prima all'amica Susan Mckagan. Non lo aveva per nulla rinfrancato. Quasi si spaventò quando dal fondo del viale che portava agli alloggi vide arrivare Stephanie. Era furiosa, il suo aspetto non prometteva nulla di buono. L'aveva lasciata davanti al bungalow di Axl e se ne era andato. Avrebbe voluto stare li fuori ad aspetare ma non ci era riuscito. Aveva allertato Daren, che subito si era fiondato dall'amico preoccupato. Ed ora ecco lei. Vedeva chiaramente sul suo bel viso i segni della disperazione. Gli occhi gonfi e arrossati, le guance bagnate e i nervi tesi sotto la pelle "Steph!" urlò vedendola inforcare il viale parallelo... aveva capito dove stava andando. Ma lei non parve nemmeno vederlo. Si alzò di scatto dalla sedia su cui era seduto e le corse dietro, appena in tempo per vederla entrare di tutta fretta nell'alloggio di Dylan.

Il ragazzo se ne stava sdraiato sul suo letto imerso nei suo pensieri quando la porta si spalancò con violenza e la madre entrò dentro "Tu non puoi nemmeno lontanamente capire cosa significhi per me tutto questo... non puoi neanche immaginare come io mi senta in questo momento!" urlò in preda alla disperazione di una situazione che non sapeva gestire.
"Si invece... posso immaginarlo benissimo" disse lui senza nemmeno voltarsi a guardarla.
Quella calma la fece innervosire ancora di più "Sentimi bene Dylan, ti proibisco di vederlo di nuovo! Non voglio che tu abbia nessun tipo di contatto con quella bestia! Mi hai capita?!"
"No!" urlò di tutta risposta alzandosi in piedi e fronteggiando la donna a testa alta "Non sono più un bambino, faccio quello che voglio!"
"Tu farai quello che dico io!"
"Altrimenti che fai, eh?! Mi prendi e mi porti via?! Scappi?! Di nuovo??? E' l'unica cosa che sai fare!"
"Io non scappo!"
"Ma per favore mamma! Sei assurda! Ogni volta che hai un problema con qualcuno fai la valigia e scappi lasciandoti dietro solo rovine! Chi se ne importa se gli altri ci stanno male, giusto?! Ma questa volta non sarà così! Sono un uomo ormai, e sono libero di fare le mie scelte! Continuerò a frequentare Axl se lui me lo permetterà, voglio recuperare tutto il tempo che abbiamo perso per colpa tua!"
Quelle parole la lasciarono muta e inerme. Allora era così. Dylan pensava che la colpa di tutto fosse solo ed esclusivamnte sua. La incolpava della sua infelicità... e della fine del suo rapporto con Axl. Se solo avesse saputo... le gambe le tremarono e per un attimo si sentì soffocare.
Il ragazzo la vide sbiancare e vacillare. Dietro di lei prontamente, Robert la resse per le braccia "Su su tesovo, calmati... siediti qui..." disse accompagnandola a sedere su una sedia.
"Tu non... tu non sai nulla... non sai cosa abbiamo passato, cosa ci siamo fatti... non sai cosa è stato per me... e cosa è ancora..." mormorò con lo sguardo fisso a terra "che cosa ti ha fatto? Che cosa ti ha detto per metterti contro di me?!
"
Dylan si sentì morire nel vederla in quello stato. Stephanie era sempre stata una donna forte, fiera e combattiva, un vero carro armato. Così aveva sempre visto sua madre. Ora era stato proprio lui a distruggerla e a ridurla uno straccio. Il magone gli salì in gola "Niente... non mi ha detto proprio niente, io non sono contro di te" disse piano "mamma io non volevo..."
"Però l'hai detto... è molto chiaro ciò che pensi di me"
"No... no! Senti..." proseguì inginocchiandosi di fronte a lei e prendendole le mani tra le sue "non pensavo davvero quelle cose" sospirò scuotendo il capo "il fatto è che non voglio rinunciare di nuovo a lui, lo capisci? E' stato un padre per me, l'unico che ci sia andato davvero vicino. Tu lo sai quanto mi è mancato quando ci siamo allontanati da lui... ero piccolo, ma cosa credi, mi rendevo benissimo conto di quanto male vi facevate. Me ne stavo dietro le porte ogni volta che vi sentivo litigare. Urlavate, vi dicevate di tutto... alzavate le mani" Stephanie sussultò a quelle parole. Si vergognava di quella parte del suo passato "Ma io me ne stavo li a sentire tutto, sperando che presto tutto sarebbe finito e che voi avreste fatto pace, ritornando ad essere i felici innamorati di sempre... ma poi questo non è più successo... ed è stata dura per me. Poi ti vedevo sempre triste, spenta. La mia mamma era diventata irriconoscibile, e per me la colpa di tutto è sempre stata di quell'uomo. Tu non ne volevi parlare, quelle poche volte che capitava lo insultavi, e io mi sono fatto l'idea sbagliata... sono arrivato ad odiarlo, e ho sbagliato"
"E' stata... colpa mia..."
"No, non è stata colpa tua... non solo almeno. E' stata colpa di entrambi" disse secco assumendo un tono più duro e staccandosi da lei camminando nervosamente avanti e indietro "Solo ora capisco, solo adesso mi rendo conto di quello che vi siete fatti! Vi siete distrutti a vicenda, avete lasciato che la rabbia e le vostre paure del cazzo prendessero il sopravvento sui vostri sentimenti! Avete lasciato che tutto si distruggesse, avete lasciato che tutto andasse a fanculo! E per cosa?! Cazzo mamma, dimmelo! Eravamo una famiglia, una famiglia vera!"
Di nuovo la donna singhiozzò coprendosi il viso con le mani. Dylan le si fece vicino prendendole i polsi e scoprendole il volto obbligandola a guardarlo "Ti ricordi quando giocavamo tutti insieme nel grande giardino? Mi piaceva andare sull'altalena, mi spingevate sempre a turno e Axl ogni volta mi faceva andare velocissimo e in alto, tanto che mi sembrava di volare... c'era anche una grande piscina, io avevo paura di nuotare e così voi entravate in acqua con me per insegnarmi a stare a galla... poi Beta ci preparava la merenda, e Axl iniziava a fare quei suoi assurdi discorsi che mi facevano tanto ridere" Steph distolse lo sguardo. Momenti felici... non voleva ricordare, stava solo più male. Ma il giovane la obbligò a voltarsi di nuovo "Guardami... ricordi quando faceva freddo? E ci rintanavamo sul grande divano bianco a mangiare cioccolata calda e a riempirci di schifezze? Quando ero stanco e tu mi cullavi per fami addormentare, poi Axl mi portava di sopra in braccio e mi cantava una canzone delle sue? Bè... io me lo ricordo. Ricordo tutto. Eravamo una famiglia allora... e mi manca... mi manca terribilmente... e anche a te, ne sono sicuro"
"Ti sbagli" disse in un soffio.
"Perchè non provi a cancellare il dolore? Perchè non fai spazio solo ai bei ricordi? Immagino che nascondersi dietro odio e rabbia sia più semplice per voi che ammettere l'esistenza di sentimenti che avete distrutto stupidamente"
"Io... io non... non ce la faccio..."
"Dovrai farcela mamma... perchè io ad Axl non rinuncio, non di nuovo" affermò deciso "tu fai come vuoi, ma o accetti che lui faccia di nuovo parte della mia vita, o io non avrò più nulla da dirti"
Robert chiuse gli occhi vedendo l'espressione sofferente dell'amica dopo quelle categoriche parole.

***

"Duff" Susan allacciò le braccia alla vita del marito, sdraiata con lui sulla grande sdraia di vimini al bordo della loro piscina.
"Babe fa caldo... e poi così mi rovini l'abbronzatura!"
La bionda si staccò da lui sbuffado scocciata "Sei più vanitoso di me a volte... ma lo sai che ci vorrebbe per avere una abbronzatura davvero super? Una vacanza!"
"mmm... ho troppo da fare, ci sono i Loaded, la scuola delle bambine..."
"Eddai... le bambine possono stare da mia madre! Oppure ce le portiamo, anche se saltano qualche giorno di scuola non è mica la fine del mondo!"
Duff la guardò... ecco, ora avrebbe sbattuto le ciglia e proteso in avanti l'abbondante davanzale per cercare di convincerlo... infatti, come da copione. Ma non avrebbe ceduto, non quella volta. Susan otteneva sempre ciò che voleva da lui, ma quella volta proprio no! A parte il fatto che davvero era impegnato col suo gruppo in quei giorni, ma poi non capiva proprio quella richiesta improvvisa che di sicuro nascondeva dell'altro. Senza contare che in vacanza ci erano andati con Slash, Perla e i bambini qualche settimana prima "Susy spara, avanti"
"Cosa?!" chiese lei innocentemente.
"Perchè vorresti andare in vacanza? Di nuovo? Non dirmi che sei stanca, capisco che le bambine ti danno da fare e hai le sfilate per la nuova collezione tra poco, però..."
"Ma dai, io volevo solo stare sola con te per qualche giorno! Sei ingiusto Duff, davvero!" replicò offesa voltandosi di schiena e stando ben attenta a mettere in mostra il sedere e le lunghe gambe.
Duff alzò gli occhi al cielo "Susy... non fare così, avanti... hai già pensato a dove vorresti andare?" ecco, l'aveva incastrato anche questa volta...
"Oh siiii!!!" rispose lei di nuovo felice voltandosi e abbracciandolo "Ecco io... in realtà sapevo che avresti accettato, e così... ho già prenotato!"
"Ah cazzo sei un vero diavolo tesoro!"
"Ma mi ami anche per questo, vero?"
"Credo di sì... allora, dove mi vuoi portare?"
"Hem... promettimi che non ti arrabbi e che non cambierai idea..."
"Scusa perchè dovrei?"
"Ecco... Hawaii!" cinguettò a denti stretti.
Duff fece due rapidi calcoli... Hawaii... chi c'era alle Hawaii? Quel Robert, si... aveva sentito Susan qualche ora prima al telefono. E Axl con la band... e Stephanie... "COSA?!?!?!?" urlò "Assolutamente no Susan, questa vota sarò categorico. NO! E' la mia ultima risposta!"

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Capitolo 36
*** 36 ***


Stephanie nuotò al largo. Le piaceva nuotare, era il suo modo per sfogare la tensione. Alla fine era rimasta. Erano passati due giorni dal suo incontro/scontro con Axl. Era stato tremendo e triste ma alla fine si era detta che non poteva lasciare Dylan solo con lui. Era certa che Axl non avrebbe torto un solo capello a Dylan, non era questo che la preoccupava. La cosa di cui davvero aveva paura era che potesse metterglielo contro. Insomma, da quando Axl era rientrato nella sua vita avevano già litigato un sacco di volte. Nuotò verso riva quando nella spiaggia deserta vide una figura. Sorrise nel vederlo, il suo bambino, bello come il sole fissarla sorridente.
Il ragazzo la raggiunse in acqua. Nuotò verso di lei e la guardò “Bella sirena che fai tutta sola?”
“Sono sola perché lo squalo cattivo si è portato via mio figlio”
Il ragazzo scosse la testa abbracciandola “Gelosona! Vedi invecchiando diventi sempre più possessiva mammina…”
“Non ci provare tesoro, so quel che dico”
Il ragazzo la strinse forte baciandole la fronte “Nessuno mi porterà via da te, solo voglio quell’occasione mamma… voglio mio padre…”
“Lui non è tuo padre”
“Lo è stato”
“Non è la persona più indicata!”
Il ragazzo le prese il viso con le mani “Lascialo tentare… ti prego, non farmi scegliere” la donna spostò lo sguardo all’orizzonte “mamma non chiedermelo… e se vuoi un consiglio, dagli anche tu un'altra possibilità. Le persone cambiano…” disse deciso afferrandole le spalle tra le mani per obbligarla a guardarlo.
Lei si sviò dalla sua presa e nuotò sino alla riva uscendo dall’acqua. Raccolse l’asciugamano da terra e si frizionò i capelli “Le persone non cambiano Dylan, ormai sei grande dovresti averlo imparato, o credi forse alla fatina dei denti o a babbo natale?! Sono balle! Lo capisci?! Le persone come lui non cambiano!”
“Io mi fido di lui!”
“E sbagli! E quando accadrà, quando il suo grosso ego ti spezzerà le ali, allora lo capirai!”
Il ragazzo sbuffò guardando a terra “Perché rovini sempre tutto eh? Stava andando bene! E poi sei arrivata tu e guarda! Non sceglierò tra voi due, puoi scordartelo!”
“Bè non pensavo ci fosse molto da scegliere tra tua madre e un uomo che non vedi da quasi vent’anni!”
“Si infatti, ma non certo per colpa mia!”
“Fa come vuoi Dylan! Sei abbastanza grande da decidere. Ora lasciami in pace, sono venuta qui per stare tranquilla, quindi a meno che tu non voglia lasciar perdere questa storia, va via!”
Il ragazzo la guardò rabbioso lasciandola sola. Staph riusciva ad essere di ghiaccio quando voleva, una maschera costruita a pennello, solo che i figli erano il suo punto debole. Singhiozzò sino a che non si decise a tornare nella sua camera.
Si sedette sul letto e fece l’unica cosa che si sentiva di fare…
Compose quel numero aspettando. La videochiamata partì. Dall’altra parte dello schermo c’erano i suoi bambini, i due più piccoli. Lily la sua bimba di soli sette anni, se ne stava con il piagiamino rosa e il suo orsetto di pezza a fissarla con quegli occhioni grandi e profondi ed Herry, di 14 anni, il suo stesso sguardo fiero e i tratti del padre.
Non appena la videro urlarono “Mammaaaaaaaa!!!”
Le venne da piangere ma si trattenne “Ciao tesori, state bene?”
“Mamma mamma!!! Herry dammi il telefono!!!”
“Sto parlando io con mamma ora!”
“No! Voglio parlarci io! Mammaaaaaaaaaa!!!”

“Allora bambini come state?” rise vedendo i due visi appiccicati l’uno all’altro per stare nello schermo.
“Io non sono più un bambino! Lily lo è!”
“Io sono grande! Lo sai che papà mi ha portato a vedere i delfini ieri?”

“Davvero?!”
“Sì! E lo sai che…”
“Vuoi stare zitta?! Mamma dille di stare zitta che devo parlarti!”
piagnucolò il ragazzino.
“Herry ha la fidanzataaaaaaaaaa!!!” urlò la piccola.
“Cosa?”
“Non è vero!”
“Sì li vedo sempre lì a sbaciucchiarsi... bleeeeeeeeeah!!!”
disse Lily imitando i due. Steph rise di cuore.
“Non è vero!”
“Si chiama Mary!”
“E solo un amica! E tu lo sai che Lily ha un criceto in stanza? Papà non lo sa!”
“Zitto spione!”

“Un criceto?”
“E’ un porcellino d’india! L’ho trovato e me lo tengo!” rispose lei con le mani sui fianchi facendo al fratello una linguaccia.
“E Peter?”
“Peter ha litigato con Mercedes… è una stronza quella!”
“Herry!”
“Scusa mamma ma è la verità! Quella strega lo ha scoperto a fumare e l’ha detto a papà! Peter le ha prese!”
“Cosa?!”
“Lei lo tratta sempre male, è cattiva! Mamma… quando torni?” chiese Lily guardandola.
“Presto tesoro...”
“Ti voglio bene mammina”
A quelle parole il magone salì di nuovo. Avrebbe voluto essere lì con i suoi bambini, e invece era in quel posto maledetto mentre loro avevano bisogno di lei “Piccola mia anche io ti voglio bene…”
“Quando torni che dobbiamo leggere le favole della buona notte? Eh? Papà non me le legge mai…”
“Presto piccola, quando torniamo a casa ci facciamo una scorpacciata di favole e torta di mele ok?”
“Siii!”
“Herry tesoro...”
“Lily va un attimo a vedere se Peter è tornato, così gli passiamo mamma…” disse il ragazzo alla sorellina che sorrise e corse fuori “mamma… qui è brutto. Mercedes è cattiva con noi, l’altro giorno mi hanno messo in punizione perché l’ho chiamata ‘brutta merda’...”
“Oh Herry…”
“Ma lo è! Aveva sgridato Lily perché si era fatta la pipì addosso… l’ha fatta piangere, e io la detesto!”
Steph sospirò. Sapeva che Herry adorava la sorella. Era un ragazzo premuroso e gentile con lei. E per quanto la piccola Lily lo facesse disperare ne andava pazzo “Tesoro resisti ancora qualche giorno e torno a prendervi promesso…”
“Mamma…”
“Mmm?”
“Mi manchi…” disse piangendo.
Le si strinse il cuore. Herry non piangeva mai… forse quella situazione era peggiore di quanto  pensasse “Anche tu…”
“Peter non c’è! Mamma, esce sempre!” urlò Lily tornando “Herry perché piangi?”
Steph sapeva che il ragazzo si vergognava delle sue lacrime così riparò “No piccola è colpa mia, si è tirato una ditata in un occhio!”
“Ahahah sei il solito imbranato!”
“Cosaaaaa?!?!”
“Lasciamiiiiiiii mammaaaaaaaaaaaaaaaa!!!”

Sorrise vedendoli ridere e giocare “Lo chiamerò sul telefonino… ora devo andare tesori, ci vediamo prestissimo!”
“Ti vogliamo bene mamma!”
“Anche io… fate i bravi...” riattaccò.
Si passò una mano sulla faccia sospirando e compose il numero di Peter in fretta.
“Pronto?”
“Peter… Peter tesoro sono la mamma…”
“Mà… ciao… che succede?”
“Mi hanno detto che quella puttana ti tratta male, bè dille che se prova a metterti le mani addosso io…”
“Frena… frena! Mercedes non ha fatto niente, me ne sono andato io. Non sono un bambino, e visto che a papà sembra dare fastidio la mia presenza ho tolto il disturbo. Sto da Andy adesso. Quando torni poi torno anche io…”
“Lily mi ha detto che fumi…”
“Lily ha la lingua troppo lunga!”
“Ne parleremo a casa, ma torna da Herry. Non lasciarlo solo in quella casa”
“Quello è suo padre”
“Anche il tuo mi pare”
“Lui sembra essersene dimenticato… ora devo andare, bè… ciao”
“Peter...”
“Mi manchi anche tu…”
Steph rimase ad ascoltare il segnale di linea assente. Sentire i suoi figli le aveva fatto bene… almeno in parte. Le loro risate erano la cosa che le dava più gioia in assoluto, ma l’idea che quella stronza torcesse un capello ai suoi bambini non le andava giù! Ora era stufa di piangere, doveva reagire.

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Capitolo 37
*** 37 ***


Daren sbuffò... aveva un caldo atroce, e non si stava divertendo per niente. Nessuno di loro si stava divertendo. Dizzy a parte, che in tutto quel trambusto sembrava non pensare ad altro che correre dietro alle belle ragazze. Del era preoccupato per Axl. Per tutto il giorno precedente non si era visto. Era rimasto chiuso in camera, nel suo silenzio, senza voler vedere ne sentire nessuno. Si lasciò andare stancamente sulla sdraia a bordo piscina, mettendo le mani dietro la testa e guardando il ragazzo al suo fianco "Sono preoccupato Daren, sul serio"
"Si, anche io" scosse la testa cercando di rilassarsi "se avessi saputo di trovarla qui non avrei mai proposto questa cazzo di vacanza"
"Non potevamo saperlo, inutile farsi colpe che non abbiamo. Ora dobbiamo solo cercare di distrarlo, di tirarlo fuori da questa situazione... il fatto che non ascolti neanche me davvero mi fa paura. Siamo amici da un'eternità, mi ha sempre detto tutto, eppure..."
"Credo che questa volta sia diverso... questa volta è peggio di tutte le crisi che ha avuto in passato"
"Non ha voluto andarsene però... forse è un buon segno"
"Non lo so... vuole provare a combattere i suoi fantasmi, vuole reagire... ma se poi ci riuscirà davvero... bè, è tutta un'altra storia"
"Staremo a vedere, non possiamo fare altro... hey! Ma che cazzo succede?!" esclamò Del infastidito quando uno schizzo di acqua gelata arrivò ad entrambi.
"Oh no... ma che ho fatto di male?!" fece DJ esasperato non appena vide Robert sorridente uscire dall'acqua con il suo slip fuxia addosso.
"Heilà! Buongiovno fusti, come andiamo?"
"Bene Robert... grazie per la doccia!"
"Un po’ di acqua non ha mai ucciso nessuno Didì..."
"Didì?!?! Buahahahahahahahaha!!!!" Del scoppiò a ridere di gusto nel sentire quell'assurdo nomignolo.
"Non ridere! Ma tu... si può sapere che cazzo ti viene in mente?! Mi chiamo Daren! D-A-R-E-N! Capito?! In nessun altro modo!"
"Uh... si si... dai su, allova... notizie di Axl? Steph è così depvessa... ha litigato con Dylan, un vevo incubo! Non viescono pvopvio a tvovave un punto di incontvo quei due..."
"Axl sta chiuso in camera... vedi tu che situazione di merda..."
"Già..." sospirò sedendosi ai piedi di Daren sul suo stesso sdraio "dobbiamo solo aspettave"
"Questo l'ho già detto io, genio" fece Del.
"Nel fvattempo potvemmo fave qualcosa insieme pev distvavci, no?! Daaaaaveeeeeen..."
"Qualsiasi cosa tu abbia in mente, è un no"
"Ma mi avevi pvomesso una cena!" si lagnò.
"Ho mal di pancia, non posso mangiare niente... mi spiace, sarà per un'altra volta!"
"Non è gusto!"
Il moro alzò le spalle "Che vuoi farci... la vita non è mai giusta!" affermò alzandosi e lasciandolo lì contrariato. Si voltò per andare al bar... e si bloccò... si tirò giù gli occhiali da sole per guardare meglio... non poteva essere!


"Dovevi proprio portarti tutta questa roba?" si lamentò il biondo trascinando due enormi valige strapiene e una sacca di più modeste dimensioni in spalla... la sua ovviamente, il resto era della sua dolce metà. Per non parlare di Buckley, il piccolo senzapalle di casa McKagan. Il guinzaglio ovviamente, lo reggeva lui.
"Non lamentarti, è pochissima roba!"
"Certo... ma possibile che nessuno venga a darci una mano?!"
"Smettila!"
"Che accoglienza è scusa?!"
"Duff!" la donna si voltò guardandolo esasperata "Siamo qui da pochi minuti e tu già non fai altro che lagnarti di tutto per tutto il tempo! Il caldo, le zanzare, l'aria condizionata in aereo, l'assenza di energy drink, il caffè annacquato... ti vuoi rilassare?! Siamo in vacanza!"
"Si vacanza, come no! Ti devo ricordare che mi hai trascinato qui con l'inganno per portare chissà che aiuto a quel tuo amico gay?!"
"E adesso cos'hai contro i gay?!"
"Niente!" sbuffò "Ok, lascia perdere tesoro, andiamo a cercare qualcuno che ci dica dove sta il nostro bungalow!"
"Papino..." disse una vocina al suo fianco. La piccola Mae non ne aveva voluto sapere di stare a casa con la sorella più grande e la nonna. Così avevano ceduto e se l'erano portata con loro "mi scappa la pipì..."
Duff alzò gli occhi al cielo. Vacanza... era certo che sarebbe tornato a casa più stanco di prima "Tesoro, proprio adesso?!"
"Mi scappa!"
"Duff le scappa!"
Abbassò lo sguardo verso Buckley che lo fissava quasi con compassione. Mae aveva fatto una scenata incredibile quando le era stato detto che lui sarebbe rimasto a casa, così avevano ceduto anche su quello "Solo tu mi puoi capire..."
"Duff!" lo chiamò qualcuno. Alzò lo sguardo e vide Ashba venirgli incontro dalla piscina "Hey amico!"
"Daren!" lasciò a terra i bagagli per stringerli la mano. Finalmente una faccia conosciuta, la cosa lo consolava!
"Che sorpresa accidenti, che ci fai qui?! E' pazzesco davvero!"
"Bè ecco... sai Susan ha insistito tanto..."
Daren guardò dietro di lui. L'aveva vista di sfuggita a Londra, ma ora che la guardava bene doveva ammettere che era un vero schianto. Indossava dei mini short in jeans e una camicetta a quadrettoni senza maniche annodata sotto al seno. Zeppe ai piedi e un fiore rosso tra i lunghi capelli biondi "Tu devi essere Susan, piacere Daren... non abbiamo avuto modo di presentarci qualche mese fa" allungò una mano sfoggiando un bel sorriso.
"Ciao Daren" rispose lei gentile stringendogli la mano.
"Io sono Mae!"
Daren abbassò lo sguardo. Quella piccola creaturina era lo stampo di loro due! Bella, bionda e con quel visetto tenero e furbo che avrebbe fatto impazzire chiunque "Ciao piccolina, io sono Daren" disse abbassandosi e stringendole la manina.
"SUUUUUUSYYYYYYYYYY! AMOVEEEEEEEEE!!!"
Susan corse incontro all'amico abbracciandolo "Robert!!! Ho convinto Duff, siamo partiti il prima possibile!"
"Gvazie! Gvazie! Gvazie! Uhhhhh ma sei uno schianto, una bellezza! Ahhhhh... oh DUFF!!!"
"Hey Rob, come va?" Duff allungò una mano, ma Robert gli saltò letteralmente al collo quasi stritolandolo "Piano... hey!"
"Oh Duff gvaaazie pev esseve venuto fin qui! E’ un disastvo, un vevo disastvo! Didì..." aggiunse poi staccandosi e rivolgendosi a Daren "Susy e Duff sanno tutto, vicovdi? Te ne avevo pavlato cavo"
"Didì? Caro?!" domandò Duff incredulo guardando i due e trattenendo a stento una risata.
"Duff... lascia perdere... e stoppa qualsiasi allusione tu stia facendo per favore!"
"Robert si è innamorato di Daren!" gli sussurrò Susan all’orecchio per spiegare la situazione al marito.
"E questa pvincipessina non ditemi che è la piccola Mae! Cieeelo quanto è cvesciuta dall'ultima volta che l'ho vista, che tesovoooo!" Mae rise, quello strano signore era davvero buffo!
"Buongiorno signori" uno degli inservienti del villaggio andò loro incontro "Voi siete?"
"McKagan" si affrettò a dire Susan "I signori McKagan"
"Oh buongiorno, e bene arrivati! Farò subito portare le vostre valige all'alloggio che vi abbiamo riservato, nel frattempo volete fare un giro del villaggio?"
"Io veramente sono stanco e..."
"Siiii! Voglio proprio vedere com'è qui in giro!" lo interruppe Susan.
Daren battè una mano sulla spalla del biondo "Dai venite, c'è Del! Sono sicuro che sarà felice di vedervi!"
"Papi..." di nuovo la piccola gli tirò i pantaloni per richiamare la sua attenzione. Dalla gonnellina scendeva un rivolo liquido, e a terra si era formata una piccola pozzetta “te l’avevo detto che mi scappava la pipì...”

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Capitolo 38
*** 38 ***


Ubriaca da non stare in piedi... ecco com'era quella sera. Un piede dietro l'altro e si ritrovò in spiaggia. Era stanca e nervosa, aveva bisogno di staccare la mente dai pensieri. Sapeva che l’alccol non era una soluzione, ma se non altro l’avrebbe aiutata per un po’ a non pensare... Dylan, i bambini... Axl... era stanca.
Si scostò i capelli dalla faccia ma perse l'equilibrio cadendo a gattoni a terra “Serve una mano?”
Alzò gli occhi e vide Daren. La faccia seria, seppur sorridente “Lasciami stare, vattene via! Fatti gli affari tuoi...” biascicò.
“Dai vieni... neanche riesci a stare in piedi!” disse cercando di tirarla su.
“Fatti i fatti tuoi ti ho detto! Sto in piedi benissimo io!” ribattè cadendo di nuovo, ma Daren l'afferrò appena in tempo.
“Lo vedi che non stai dritta?”
“Lasciami! Lasciami ho detto!!!”
“Vieni dai!”
“Nooooo!!!” Steph si staccò da lui e camminò a zig zag sino al bar. Voleva divertirsi quella sera! Non sarebbe stata lì a guardare... si sistemò i capelli e si avvicinò al banco “Un Martini... grazie...”
“Dalle dell'acqua!” ordinò “Ha già bevuto abbastanza!” la aggredì severo.
“Ma quanto rompi! Ti ho già chiesto di non impicciarti mi pare!”
“Lo faccio per te...”
“Hai già fatto abbastanza per me...”
“Steph...” disse prendendola per mano, ma lei si liberò.
“Lasciami!”
“Vieni qui, fammi spiegare!”
“Lasciami o mi metto a gridare!”
“Che succede? Ci sono problemi?” i due fissarono quella faccia da schiaffi guardarli.
“E questo chi è?”
“Martin... no grazie... va tutto bene... Daren stava andando via...”
I due guardarono il ragazzo che sbuffando la lasciò andare “Fa come vuoi! Che me ne frega...” sbottò andandosene.
Steph lo seguì con lo sguardo poi si volse verso Martin “Grazie... ora puoi anche andare...”
“Perchè invece non ci facciamo due passi eh? Sembri aver bevuto troppo...” disse lui mettendole un braccio intorno alle spalle.
“Forse è così...”
“Appoggiati a me... vieni...” la prese sottobraccio. La portò fuori verso la spiaggia deserta, a Steph girava la testa e le gambe le tremavano era sbronza. Martin sorrise stringendola un po' troppo “Appoggiati a me... ti aiuto io”
“mmm fermati, mi gira la testa...” disse lei tenendosi la fronte con la mano.
“No... vieni tesoro... vieni...”
Si lasciò guidare. Non capiva nulla, era tutta una serie di immagini distorte “Martin io torno indietro...”
“No! Stai qui tesoro... sei bellissima lo sai?” sussurrò languido accarezzandole il viso.
“Non sono troppo vecchia?” biscicò lei.
“Troppo vecchia? No... certo che no... sei perfetta...” disse tirandola a sé.
Steph si accorse della cosa solo quando la lingua di Martin entrò nella sua bocca “Ma... ma che fai?! Martin no... lasciami!” urlò cercando di scrollarselo di dosso.
“Andiamo piccola... lo so che lo vuoi...”
“Lasciamiiiiii!!!”
Quello che Steph sentì fu un colpo sordo... poi vide Martin a terra. Si teneva il naso con le mani “Non provare più nemmeno a sfiorarla è chiaro?!” urlò una voce “Non la toccare o ti ammazzo!!!”
Martin scappò correndo. Non la guardò nemmeno. La donna non sapeva che fare, ma le gambe le cedettero e due braccia sicure l'afferrarono “Siediti... vado a prenderti dell'acqua”
“No! No aspetta...”
“Sta buona...” la ragazza rimase seduta. Si sentiva stranita... umiliata, e arrabbiata... ma con se stessa. Se Daren non fosse intervenuto così prontamente poteva anche finire male... molto male.

Poco dopo DJ tornò con un bel bicchierone d'acqua tra le mani “Come ti senti?”
“Non bene... non bvevevo da un po'...”
Rise “Sei vecchia, rassegnati!”
“Forse sì...”
“Hey... guarda che scherzavo...”
“Certo...”
“Steph, stavo scherzando! Tu non sai che fatica è stata lasciarti stare... l'ho fatto solo perchè non mi sembrava giusto... per lui...”
“Per lui?” scosse la testa “Lui non è niente per me!”
“Balle... siete tutti e due dei bugiardi”
Lei sbuffò accendendosi una sigaretta con mani tramanti. Daren le prese l'accendino e delicatamente la fece accendere. Steph si voltò strofinandosi la mano sull'occhio “Mi sono sentita uno schifo, capisci? So di essere una donna matura ormai, e quando tu...”
“Steph...”
“Quando tu ti sei...”
“Steph...”
“Tu... ti sei...” Daren la sorprese tappandole la bocca con le labbra. Steph rimase sorpresa e incerta... poi si sciolse in quel bacio inaspettato.
“Tu mi piaci... come te lo devo far capire?” sussurrò lui.
Il suo alito caldo la colpì come una frusta. Chiuse gli occhi lasciandosi andare a quel contatto. Daren la spinse sulla sabbia continuando a baciarla. Sapeva che le doveva stare lontano, ma non ci riusciva... troppo bella, troppo donna. Steph sentì il suo pearcing sfiorarle il collo sino a scendere sul seno che baciò famelico. Ansimò. Era da tanto che nessuno la toccava più così...
Daren le alzò il vestito accarezzandole piano le cosce per poi scostarle gli slip e toccare la sua intimità con la mano... era bagnata e calda. Si eccitò al solo pensiero di averla. Era lei ad eccitarlo tanto o il pensiero che fosse stata sua? Forse entrambe le cose. La baciò ancora quando le mani di lei scesero sulla sua cintura. Lui la guardò “Scusa... forse ho esagerato, io...” Daren sorrise aiutandola con la zip. La baciò sul collo “E' da parecchio che non faccio più sesso con un uomo...”
“E' l'ora di ricominciare...” detto questo si sistemò su di lei prendendola sulla spiaggia umida.
Steph si sentì di nuovo donna. Perchè quel corpo tanto invidiato era ormai trascurato da troppo tempo. Quelle mani la sfioravano in punti dimenticati ormai. Quando entrò in lei fu assurdo, sentì un grosso dolore... poi solo piacere. Avvinghiò le gambe attorno alla sua vita e si lasciò andare. Daren spinse... spinse ancora facendola urlare...



***
O_O e mo? Vedremo...
Nonostante le recensioni non siano molte vediamo che la storia viene seguita. Ad ogni modo foste anche quattro gatti, grazie! Alla prossima, kess :) Lau & Ram

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Capitolo 39
*** 39 ***


Stephanie arì gli occhi. La testa le scoppiava e si sentiva a pezzi... probabilmente aveva esagerato con l'alcool la sera prima. Si alzò barcollando verso il bagno. Quando si guardò allo specchio vide delle profonde occhiaie, sembrava sconvolta... chiuse gli occhi trascinandosi verso la doccia. Aprì l'acqua e vi entrò. Si strofinò i capelli, puzzavano davvero un po' troppo di fumo. Scosse la testa pulendo attentamente tutto il suo corpo poi sbarrò gli occhi, aveva una strana sensazione... si precipitò fuori quasi cadde dalla fretta e si guardò di nuovo allo specchio notò qualcosa... al lato del collo. Ci passò sopra le dita “Merda!” disse guardando quello che aveva tutta l’aria di essere un succhiotto, e in un attimo un’immagine le girò per la testa. Ricordò quegli occhi di ghiaccio, il loro desiderio, le sue mani su di lei, i suoi baci caldi... sbiancò! Era successo davvero? Chiuse gli occhi percependo ancora quel profumo... si avvolse un asciugamano intorno al corpo e si sdraiò sul letto sbuffando. Era davvero Daren quello? Era davvero lui con cui aveva fatto sesso quella notte?


“Merda! Merda!! Merdaaaaa!!! E' tutta colpa mia... anzi è colpa tua!” urlò indicando Daren Junior Secondo “Tu non puoi stare tranquillo a dormire in quei pantaloni, noooooo!!! Tu devi  uscire! Devi farti vedere nella tua imponenza, ma braavo! Inizi davvero a darmi sui nervi! Anche con lei? Potevi evitare almeno la ex di Axl no? Lo so anche io che si sono lasciati ma quello si incazza lo stesso se lo scopre! Finisce che ti fa fuori! Vuoi essere staccato a morsi da lui? Eh?! Siamo a tanto così dal riuscirci! Ahhh adesso hai paura? Bè ci dovevi pensare prima! Non che ora vieni qui a lagnarti! E non mi guardare con quella faccia da schiaffi! Lo so anche io che quella donna è... mmm... meravigliosa lo so! Che credi?! E il suo seno è... così bello... le sue gambe... e il suo sedere... e... Senti ora basta! E' tutta colpa tua! Sappi che anche se ti vanti tanto Axl ci mette un attimo nel ridurti una nocciolina! Stephanie... tu sei completamente...”
“DJ... Daren tutto bene?” chiese Axl all'improvviso entrando dalla porta nelle stanza e sorprendendolo a parlare da solo nel bagno.
“Oh cazzo! Ma non se ne stava chiuso in stanza?!” borbottò tra sè cercando di sistemarsi “Hemmm... Aaaaaaaaaaaaaxl... ma certo! Vieni siediti amico! Come va?! E’ da un po’ che non ti fai vedere!”
“Tu hai qualcosa che non va...” constatò il rosso guardandolo preoccupato.
“Io?! Sei tu che sei sparito! Eravamo tutti preoccupati!”
“Avevo bisogno di pensare...”
“Non vuoi staccarmi l'uccello a morsi, no?”
“Scusa?!” fece sbigottito.
“No! No niente! Lascia perdere ahah! Scherzavo! Allora... perchè sei qui?”
“Ah si... bè ho deciso di restare... ci ho pensato, e credo sia la cosa migliore da fare. Lo faccio per Dylan, solo per lui... di lei... di lei non mi importa niente”
“Ahhhh mi fa piacere saperlo!”
“Cosa? Senti tu hai qualcosa che non va!”
“Nooooooo!” poi si grattò sotto sussurrando “Smettila! Stai buono lì!” poi alzò lo sguardo su Axl che lo fissava scioccato “Dicevamo?”
“Daren... ti stai eccitando... con me?!?!”
“Co... che?! No!”
“Non dovresti frequentare troppo quel Robert, ti fa un brutto effetto!”
“Axl, io non sono eccitato, ok?! No! E’ solo...”
“Senti io esco che è meglio!”
“Si oooooook... a dopo!” sorrise tirato chiudendo la porta. Si tirò l'elastico dei boxer “Mi ha preso per pazzo! E pure per frocio! Contento? E' tutta colpa tua!!! Basta! Ora stai buono lì! Che al resto penso io! Scoparsi Stephanie pfff... che pessima idea! E Daren che come al solito deve rimediare! Ahhhh ma cosa devo fare con te! Ora pensiamo ad un piano... anzi io penso e tu dormi! Smettila di eccitarti così! Lei non c'è più! Piantala, scordatela!!!” sbuffò rassegnato “Vabbè ho capito... ma poi la fai finita eh?” e si chiuse in bagno mettendo a tacere il suo amico...

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Capitolo 40
*** 40 ***


Duff era sdraiato sotto al loro ombrellone. La testa carica di pensieri. Erano li da un giorno, e ancora non aveva avuto il coraggio di andare da Axl. Daren, Del e Dizzy erano rimasti piacevolmente sorpresi dal suo arrivo, e avevano insistito affinchè il biondo andasse al bungalow dell'amico con la scusa di un saluto, e cercasse di tirarlo fuori dal suo silenzio. Aveva detto che ci avrebbe pensato. Fortunatamente Susan non aveva insistito troppo. Il punto è che conosceva Axl... conosceva le sue reazioni in certi momenti, e lo spaventava rivivere di nuovo certe esperienze. Inoltre aveva il vago sentore che si sarebbe incazzato. Non avrebbe mai bevuto la palla della casualità, avrebbe capito il motivo per cui lui si trovava lì... e se la sarebbe presa, ne era convinto. Sbuffò quando il piccolo Buckley abbaiò al suo fianco "Buono..." alzò lo sguardo verso il mare. Susan guardava dalla riva la loro piccola Mae che sguazzava felice in acqua. La sua splendida famiglia... era la cosa di cui andava più orgoglioso, persino la musica non gli dava così tante soddisfazioni. Certo non tutto era sempre rose e fiori, ma per lo più veniva sempre ripagato dalle sue piccole donne. E sua moglie... la guardò. I glutei sodi, le lunghe gambe affusolate, le spalle dritte e il seno prosperoso. Era uno schianto... non poteva non notare come la guardavano gli altri uomini lì in giro. Sapeva che Susan non li degnava nemmeno di uno sguardo, aveva occhi solo per lui. E quindi ne era orgoglioso. Avrebbe voluto andare da uno di quelli e urlargli 'Hey hai visto che schianto? Ti piace vero? Bè, è mia ed è solo mia!'. Buckely gli abbaiò di nuovo "Ma si può sapere che hai?" era davvero buffo con quel cappellino a visiera che Mae gli aveva messo sulla testolina... Duff si sentiva ridicolo per lui!
"Duff!" urlò Susan sbracciandosi e facendogli cenno di raggiungerla. Si alzò, slegò il guinzaglio di Buckley e con lui si diresse lungo la spiaggia, fino alla riva "Amore, stai qui un po' tu a tenere d'occhio Mae? Voglio prendere un po' di sole"
"Si certo..."
"Grazie tesoro" disse baciandolo sulle labbra e allontanandosi.
"Ciao papi!" lo salutò Mae da dentro l'acqua.
"Ciao tesoro! Non allontanarti troppo dalla riva!"
"Vieni anche tu papi! Voglio fare i tuffi!"
"Ho appena mangiato, non posso!"
"Dai papiiiiiiiii!!!"
"Aspetta almeno mezz'oretta, fai digerire papà, ok?"
"Va beneeee... BUCKLEEEEEEEEEY!!!"
"Noooooo!!!" urlò Duff quando il cagnetto chiamato dalla sua padroncina, scappò via per gettarsi in acqua e raggiungerla "Torna qui Buckley!"
"PRENDILO PAPI! NON SA NUOTARE!!!"
"Mae tutti i cani sanno nuotare"
"Non è veroooooo!!!"
"Ma si, guarda!"
"AHHHHHH!!! MAMMAAAAAAAA!!!" urlava la piccola.
Duff sbuffò... Susan li raggiunse di corsa "Ma che succede?!"
"PAPA' VUOLE AFFOGARE BUCKLEEEEEEEY!!!
"
"Duff! Vai subito a prendere Buckley!"
"Ma se sta nuotando alla grande, guardarlo!"
"Mae si è spaventata, non vedi?! Vai a prenderlo!"
"Oh, ma cazzo!"
"Ma cazzo niente, muoviti McKagan!"
"Si signora..." boffonchiò prima di gettarsi nell'acqua gelida e prendere in braccio il cagnolino che si divincolò in tutti i modi... in realtà pareva essere a suo perfetto agio in acqua, ma nulla, Mae continuava a insistere sul fatto che non sapesse nuotare.
Uscì fuori, Mae dietro di lui gli abbracciò le gambe "Papi sei un eroe!"
"Si certo... tieni Buckley prima che si rotoli nella sabbia" disse passandole il cagnetto e avviandosi sbuffando verso la sdraio. Si era appena sdraiato quando qualcuno gli fece ombra "Susan, mi stai facendo ombra... dai spostati amore"
"Duff non sono Susan"
Aprì gli occhi tirandosi a sedere "Oh... Daren" lo salutò stringendogli la mano "Come va?"
"Bene..." mormorò con una strana espressione sul viso "hai già incontrato Axl?"
"Veramente no... sarà ancora chiuso in camera sua. Vena artistica... ecco cos'è. Quando ha questi momenti Axl è così, si chiude in sè stesso e tira fuori tutto su carta... e sono convinto che anche questa volta tirerà fuori qualcosa di buono, è un genio in questo genere di cose"
"Si..."
"Hey va tutto bene? Sicuro?"
"Si tutto ok, sono solo stanco... non ho dormito molto bene questa notte"
"Si tratta di una donna eh?"
"Diciamo di sì... comunque è venuto da me poco fa
"
"Ah davvero? Bè, è già qualcosa"
"Ha deciso di restare"
"Sta meglio allora"
"Non credo... lo fa per Dylan, ma...
senti, ci parlerai comunque?"
Alzò le spalle "Sinceramente non vedo come io possa aiutarlo, ma se pensiate che parlare con me gli possa far bene lo farò"
"Ok... grazie Duff"
"A buon rendere"
"Papi! La mamma ha detto se vai in acqua con lei, ti aspetta là!" disse Mae arrivando di corsa e indicando il mare dove Susan stava nuotando.
"Adesso vado tesoro, tu stai qui buona con Buckley... e non fate danni!"
"Va bene... ciao" disse poi salutando Daren con la manina.
"Ciao piccola"
"Grace ha le tue foto attaccate nel diario"
"Davvero?"
"Davvero?!" ripetè Duff.
La piccola annuì "Si si... insieme a quelle di Justin... dice che lui è fico ma che tu sei più uomo"
Daren scoppiò a ridere, soprattutto dopo aver notato l'assurda espressione che si era stampata sul viso di Duff "Ti darò una foto autografata allora, così glie la porti quando torni a casa, va bene?"
"Si sarà feliccissima, vero papino?"
"Lei si... io un po' meno! Nulla di personale Daren, ma cerca di capire..."
"Certo" rise di nuovo "senti vai pure dalla tua donna, sto io con lei"
"Sicuro?"
"Si non ti preoccupare... hey Mae, ti piacciono le biglie?"
"Siiiiiiiiii!!!"
Duff si allontanò fino alla riva. Si guardò indietro. Si fidava di Daren, ma era difficile accettare il fatto che le sue bambine stavano crescendo così in fretta. Susan lo chiamò... meglio rilassarsi un po' prima di far visita ad Axl Rose.




***

40!!! Si festeggia ogni 10 yeeeeeee! We, grazie fanciulli e fanciulle, chi legge solo, chi ci lascia una graditissima recensione... le solite cose insomma :D un baciotto speciale alla Sabri!

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Capitolo 41
*** 41 ***


Duff camminava spedito e deciso verso il bungalow di Axl. Ci aveva pensato a lungo, ma se doveva farlo l'avrebbe fatto. Era li per quello no? Per parlare con lui e convincerlo a reagire, per questo motivo Susan l'aveva scomodato dalla sua bella casa portandolo via dai suoi doveri per trascinarlo in quel posto dimenticato da Dio. Se era questo che volevano da lui, bene. L'avrebbe fatto. Non era così convinto che Axl avesse bisogno di lui... ma se loro credevano che il consiglio di un vecchio amico ritrovato da poco l'avrebbe aiutato, non si sarebbe tirato indietro.
Inspirò profondamente prima di bussare deciso alla porta. Nessuno rispose, così ci riprovò. Dopo pochi istanti sentì dei passi avvicinarsi, e una voce cupa provenire dall'interno "Del... ti ho detto di laciarmi in pace..." poi la porta si spalancò.
Non seppe dire cosa vide sul volto di Axl, ma una cosa era certa... i suoi occhi spenti per un attimo guizzarono e si accesero nel vedere il biondo li davanti sorridergli "Bè? Non si salutano i vecchi amici?" disse aprendo le braccia verso di lui.
Axl scosse la testa come per svegliarsi da quello che credeva essere un sogno "Si... si certo! Hey..." disse abbracciandolo "Come stai? Che ci fai qui?"
"E' una lunga storia, sai... Susan aveva bisogno di una vacanza"
"C'è anche Susan? Mi farebbe piacere salutarla"
"Potrai farlo quando ti deciderai ad uscire da qui"
Il viso di Axl cambiò espressione "Certo, ora è chiaro... scommetto che la tua visita non è proprio un caso, vero Duff?"
"Non mi fai entrare?"
"Prego" disse spalancando maggiormente la porta e lasciandolo entrare. Ci aveva visto giusto. Axl si era chiuso nel silenzio di quella stanza con mille pensieri in tetsa e mille parole da immortalare sulla carta. C'erano fogli sparsi ovunque, lattine vuote, vassoi di cibo accatastati alle pareti... un vero caos. Ma in quel caos il genio di Axl stava creando. Era sempre così, ogni volta che stava male per qualcosa, che i suoi incubi lo tormentavano. Scrivere era uno dei suoi modi per sfuggire a tutto quello. Era così che erano nati alcuni dei grandi successi dei Guns.
"Allora... come ti va Axl?"
"Non prenderla troppo alla larga Duff... non credo nelle coincidenze, non ci ho mai creduto... sia chiaro, mi fa piacere vederti, ma... credo che la gente dovrebbe farsi un po' i cazzi propri, no?"
"Guarda che io la penso esattamente come te... ci sono stato costretto! Non che non sia contento di vederti... ma intendiamoci, avrei preferito starmene a casa che venire qui ed essere travolto da tutto questo" ecco la proverbiale franchezza e onestà di Duff. L'aveva sempre apprezzato per questo, era uno dei pochi che gli diceva le cose come stavano senza cercare di compiacerlo "per non parlare di Mae e Susan... mi stanno distruggendo!"
Axl rise scuotendo la testa "Hai un bella famiglia Duff, tienitela stretta" c'era una nota amara nella sua voce, e al biondo non sfuggì.
"Si... ad ogni modo senti, ormai sono qui, no? Quindi aprofittane, sei ne vuoi parlare... perchè non mi va di aver fatto tutta questa strada per niente" disse con un sorriso.
Axl guardò l'amico e per un attimo una piacevole sensazione di calore lo avvolse. Erano passati anni. Anni di silenzi, incomprensioni e tacite accuse. Eppure con lui tutto era stato cancellato in una sera. Un incontro casuale dettato dal destino, la cosa più bella che gli era capitata in quegli ultimi anni. Solo allora capì che mai niente e nessuno poteva cancellare quello che erano stati. Per lo meno non dal suo cuore. Ed era felice ora di averlo li con lui in quella stanza, pronto, come sempre, a portargli il suo aiuto. Stephanie aveva ragione. In quegli anni si era circondato da persone false, leccapiedi e ipocriti che gli stavano vicino solo per interesse. Lo accontentavano e gli davano ragione su tutto, ma a nessuno di loro importava davvero di lui. Che tristezza... la sua vita da questo punto di vista gli faceva schifo. Era solo, ecco la verità. Erano rimasti in pochi quelli che lo ritenevano davvero un amico. Del, Daren, il buon vecchio Baz e pochi altri. Ma c'era qualcun'altro, qualcuno che non aveva calcolato fino ad allora. Loro non si erano dimenticati di lui. Non Duff. E nemmeno Izzy, ne era sicuro. I vecchi amici di sempre, i suoi fratelli, che nonostante tutto erano sempre pronti a stargli vicino. Ripensò a un viso in quel momento, una persona che gli mancava terribilmente... chissà se un giorno... scosse la testa tornando alla realtà. Si sedette di fronte al biondo abbassando lo sguardo "Cosa vuoi che ti dica Duff... è successo tutto così in fretta che nemmeno io riesco a capire..."
"Bè, sei rimasto, no? Sinceramente quando ho saputo cosa era successo avrei scommesso che te la saresti data a gambe, e invece..."
"Non lo faccio per lei, se è questo che pensi"
"Io non penso proprio nulla Axl, sei tu che devi dirmi come stanno le cose"
"Vedi io... lo faccio per Dylan. Lui mi ha donato la sua fiducia, e io non voglio deluderlo di nuovo... voglio bene a quel ragazzo, lo sento ancora come se fosse mio figlio... tu lo sai quanto ero legato a lui... e giuro che ci metterò l'anima per recuerare il tempo che abbiamo perso e renderlo felice e fiero di me"
"Questa è una bella cosa... ma con lei come la metti?"
Lo sguardo del rosso si indurì "Lei? Non mi importa nulla di lei, che se ne vada a fanculo" Duff rise "Lo trovi così divertente?!" sbottò duro.
"No scusa... scusa... è solo che dai, Axl non sei per niente credibile. Si vede lontano un miglio che non l'hai mai dimenticata"
"Balle... sono tutte stronzate!"
"Puoi mentire a me se vuoi, ma non puoi mentire a te stesso"
"Smettila! Piantatela tutti quanti!" si stava innervosendo "Io odio quella donna, la odio, ok?! Mi ha rovinato la vita, mi ha portato via l'unica felicità che avevo! Non mi importa niente di lei!" urlò.
"Hey calmati..." Duff si fece serio "Sentimi bene Axl, conosco le tue scenate e con me non attaccano... tu non sei rimasto solo per Dylan, e smettila di dire il contrario! Per una volta, una sola cazzo di volta, vuoi mettere da parte il tuo fottuto orgoglio e ammettere che provi ancora qualcosa per lei?! Che c'è di male? Sei umano! E se proprio vuoi saperlo sono sempre stato convinto che tra voi c'è qualcosa di irrisolto... anche per lei è così, ne sono sicuro..." abbassò il tono guardandolo negli occhi "Dovete parlare Axl... e cercare di risolvere le vostre divergenze"
"Non... non torneremo insieme Duff"
"Non ho detto questo... ma se vuoi davvero avere un rapporto con Dylan, devi mettere a posto le cose anche con Stephanie... è suo figlio Axl, non puoi rischiare che il loro rapporto si guasti per te... lui ne soffrirebbe e a lungo andare potrebbe dare la colpa a te per questo... e di sicuro lei lo sta già facendo"
Axl chiuse gli occhi passandosi le mani sul viso. Aveva ragione... dannatamemte ragione. Dylan amava sua madre, l'amava davvero. E se per causa sua avessero finito per litigare non glie lo avrebbe mai perdonato "Si... si..." si alzò in piedi camminando nervosamente e fermandosi a guardare fuori dalla grande vetrata "è un vero paradiso qui... pensavo di poter stare tranquillo per un po' finalmente, e invece..."
"Prendilo come un dono Axl"
"Cosa vorresti dire?"
"Voglio dire che forse questa è un'occasione per sistemare le cose e chiudere con il passato... è una questione irrisolta la vostra, e io so come ci hai sofferto, l'ho visto con i miei occhi..." gli si avvicinò posandogli una mano sulla spalla "dammi retta, non buttare via questa opportunità... non avrai una terza occasione, ti rimane solo questa"
"Non credo che lei sia dello stesso parere... non vorrà parlarmi, e anche se lo facesse finiremmo per scannarci..."
"Hey... dov'è finito l'Axl Rose fiero e combattivo che conosco, eh?" disse dandogli un leggero pugno al petto "Ce la puoi fare amico mio... io tifo per te"
Axl sorrise. Un sorriso che veniva dal cuore. Lo abbracciò inaspettatamente. Il suo odore gli invase le narici. Non sapeva più di alcool e fumo come una volta, ma la sua pella aveva una fragranza famigliare e per un attimo gli parve di venir scaraventato indietro negli anni "Grazie amico..." mormorò.

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Capitolo 42
*** 42 ***


Steph portò la forchetta alla bocca, ma quasi non soffocò guardandolo. Sgranò gli occhi osservando la figura davanti a lei. Una pertica bionda con una camminata riconoscibilissima puntava dritto verso di lei. Aveva perso l'imponenza di un tempo ma conservava lo stesso incredibile sorriso gentile. Si avvicinò a Duff che l'accolse nel suo abbraccio. Si strinse a lui quasi commossa. Era bello essere stretta tra le sue braccia ancora una volta dopo tutti quegli anni. Duff, il vecchio amico che l'ascoltava spesso quando le cose tra lei e Axl si facevano brutte, su cui lei sapeva sempre di poter contare. Ricordava quando si tuffava tra le sue braccia come una bambina a piagnucolare  disperata. Lui sapeva sempre calmarla. A volte rimanevano stretti per ore...
Si staccò da lui guardandolo, non poteva far a meno di sorridergli “Non sai che bello è vederti...”
“Ciao dolcezza” si guardarono entrambi straniti “Woooooow! Accidenti che flash!”
“Già... ma che succede? Dov'è finita la tua bellissima pancia da birra?”disse lei toccandogli il ventre.
“Bè... waaaoaa...” farfugliò lui grattandosi la testa “ora solo acqua, bibite proteiche e vita sana!”
“Tu?! Accidenti Susan ti ha messo davvero in riga eh?”
“Quella donna è un demonio!”
“Ma che ci fai qui?” lui la guardò e a lei questo bastò per capire “Robert... che lingua lunga!”
“Susan mi ci ha praticamente costretto! Sai com' è Rob quando si mette in testa una cosa no? E lei non è da meno” la donna si incupì “Senti ti va una sigaretta?”
“Pensavo non fumassi nemmeno più”
“Bè ci ho provato ma inutilmente! Cazzo io sono Duff mica un santo! Susan mi scassa le palle con queste cazzo di sigarette, ma porca puttana in casa sono io l'uomo, comando io!”
Steph rise quando Duff si guardò intorno preoccupato “Non c'è... siamo soli, rilassati Duff”
“Cosa? Non crederai che io... naaaaa stavo solo sgranchendomi il collo...”
Steph sorrise passandogli la sigaretta “Certo! Quindi sei qui per Axl”
“Così pare... sono qui in suo aiuto”
“Come sempre”
“Ehhh esattamente...”
Lei non disse nulla poi si voltò verso di lui “E secondo te che dovrei fare io?”
Duff la fissò negli occhi. Era come fare un salto all’indietro, Steph non era cambiata, era l'identica copia del passato. Eppure qualcosa di diverso c'era. Lo leggeva nel suo sguardo “Tu non devi fare nulla Steph, ti posso solo dire che secondo me voi due vi state ancora inseguendo... nei vostri ricordi, nei vostri gesti... perchè fondamentalmente voi vi amate ancora”
“Cazzate!”
“Come vuoi... ma fossi in te cercherei di parlare con lui”
Lei rise amara “Parlare con Axl? Parlare? Ti prego!”
“Dylan l'ha fatto”
“Lascia stare mio figlio! Se lui ha voluto parlarci un motivo ci sarà stato, ma io non lo farò!”
“Dylan gli ha dato una possibilità! Non credi che lo faresti soffrire con il tuo odio? Axl è un uomo Steph, è eccentrico, testardo, è pazzo a volte, realista sino al disprezzo, ma è capace di amare senza freni qualcuno... e tu lo sai! E ti ama... ti ama ancora, ne sono certo”
“Sei sempre il solito vecchio Duff... sognatore e sentimentale. Solo con qualche chilo in meno”
“Tu sei diversa invece...” disse non riferendosi certo all’aspetto esteriore “che ti è successo piccola? Cosa ne è stato di quella ragazza forte e sfacciata?”
“Si è persa... non esiste più Duff, non esiste più niente” rispose lei alzandosi di colpo. Duff la bloccò “Hey!” lo fissò indispettita ma poi di nuovo incontrò quegli occhi gentili e istintivamente si gettò su di lui piangendo forte.
Duff la strinse... eccola la vera Steph. Quella ragazza altezzosa, con la puzza soto il naso, capace di tenere in pugno le persone eppure sotto sotto fragile e triste. Così triste da spezzare il cuore “Sssssst... basta... basta lacrime per oggi...” le asciugò gli occhi tenendo le mani su quel viso arrossato e le baciò la fronte.
“Va bene Duff... hai vinto tu, ci parlerò... ho bisogno solo di un po' di tempo, ma lo farò” disse tirando su col naso come una bambina.
Il biondo sorrise abbracciandola ancora “Ce la farai… di un po’ ce l'hai un altra sigaretta?”
Lei sorrise “Una...”
“Ecco accendila che ci facciamo due tiri, ma sia inteso se Susan ci scopre è tua!”
“E se Dylan ci scopre... perchè ufficialmente anche io ho smesso... è tua!”
I due sorrisero tenendosi abbracciati come parecchi anni prima.

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Capitolo 43
*** 43 ***


"Hey!"
Daren sussultò quando da dietro lo sdraio due mani lo afferrrono per le spalle "Duff! Dio... mi hai fatto venire un colpo, ma sei fuori?!" urlò al biondo che si sistemò al suo fianco, tracannando l'immancabile Red Bull.
"Scusa amico... non pensavo di essere così spaventoso!" rise.
"Che cos'è tutta questa allegria?" chiese torvo.
Duff lo guardò stranito... aveva delle belle occhiaie, e l'espressione corrucciata "Senti ma tu hai qualcosa che non va... hai una pessima cera!" Daren voltò lo sguardo dall'altra parte senza rispondergli "Bè, comunque... sarai felice di sapere che ho parlato con Axl ieri... e anche con Stephanie"
A quel nome il moro si girò di nuovo a guardarlo "Ah... e... quindi?"
"Direi che quei due si parleranno... non posso assicurare cosa ne verrà fuori, ma per lo meno è un passo avanti, no?"
"Si..." sbuffò. In quell'istante la piccola Mae uscì dalla piscina con Susan, e vedendo il suo papà che parlava con quel simpatico ragazzo dagli occhi blu che piaceva tanto alla sorella più grande, gli corse incontro saltandogli praticamente addosso "Hey piccoletta!" la salutò DJ scopigliandole i capelli bagnati.
"Non sono piccoletta! Giochiamo ancora con le biglie?"
"Hemm... un'altra volta Mae..."
"Ma io..."
Susan baciò Duff per poi prendere Mae in braccio allontanandola da loro "Vieni tesoro, andiamo  prenderci un gelato" aveva capito che i due dovevano parlare da soli.
"Senti, non sono fatti miei forse, ma visto che sono venuto fin qui per mettere pace e amore tra tutti, se ne vuoi aprofittare..." disse guardando il ragazzo al suo fianco "anche tu problemi sentimentali?"
"Lascia perdere, davvero è una cosa da niente"
"Una cosa da niente che però non ti fa dormire, a quanto vedo..."
"Già..." era chiaro che non ne voleva parlare. E cosa avrebbe dovuto dirgli? Che aveva fatto sesso con Stephanie? Lui?! No... l'avrebbe ucciso Duff stesso! "Ma non importa... hey, siamo in vacanza no?" disse con un sorriso "I problemi della vita sono altri... lui ad esempio!" aggiunse indicando Robert che saltellante e gaio come sempre camminava sculettando verso di loro.
"Ommmmiodddddddddddio quanta beltade... potvei anche vimanenci secco!"
"Ecco, potresti ad esempio..." Duff diede una gomitata a Daren "bè che ho detto?!"
"Ciao Rob" rise il biondo, quel tipo era davvero un paradosso!
"Cia-ciao!" gracchiò sedendosi sulla sdraio di Duff incrociando le gambe "Didì, dimmi di sì!"
"No!" rispose invece il giovane.
"Siiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Passo a pventevti staseva alle 8!"
"No scusa, qual'era la domanda?!" domandò scioccato mettendosi a sedere.
"Volevo chiedevti se avevi già qualche impegno pev staseva, ma tu hai detto di no!"
"Tu mi hai detto di dire di si!"
"Ma tu hai detto no..."
"Credevo volessi chiedermi di uscire!"
"Niente è come sembva ciccino!"
"Avevi calcolato tutto!"
"Giààààààà!!!" si esaltò battendo le mani "Puntuale eh! Ciao Duff!"
"Aspetta! ROBEEEERT! Non contarci! Non mi farò trovareeee!!!" gli urlò dietro, ma il ragazzo alzò semplicemente una mano mentre si allontanava da loro tutto contento "Ma merda!"
Duff rise "Ti sei fatto fregare! Andiamo non sarà così terribile!"
"Non è divertente!"
"Oh si che lo è! Ma guarda un po' chi sta arrivando" notò Duff con un sorriso.
Si voltarano. Axl camminava verso di loro, bermuda a fiori, infradito e una camiciola leggera aperta sul davanti. Sembrava di nuovo l'Axl di sempre con quello sguardo fiero e la camminata sicura "Salve a tutti"
"Hey Axl!" Duff gli strinse la mano sorridendo, contento di vederlo di nuovo fuori da quel bungalow.
Daren fece lo stesso... anche se si sentiva un po' a disagio "E' un piacere averti di nuovo tra noi vecchio"
"Daren..."
"Ok ok, scherzavo..." si alzò battendogli una mano sulla spalla "Vi lascio, ho... una cosa da sistemare" disse. Doveva parlare con Stephanie. Doveva assolutamente chiarire con lei quella faccenda prima di combinare altri casini.
Axl lo salutò rimanendo solo con Duff "E' strano..."
"Questioni di donne"
"Capisco..."
"Allora Axl... come stai?"
"Bene... almeno credo" sospirò "pensavo di parlare con Stephanie questa sera, o domani magari..."
"Bene, è la cosa migliore, credimi"
"Axl!" urlò una voce dietro di lui.
Il rosso si voltò, allargando le labbra in un grande sorriso "Susan! Hey bellezza fatti abbracciare!" disse alzandosi e andando incontro alla donna, stringendola calorosamente a sè.
"Axl... guarda che ti vedo..." borbottò Duff alle loro spalle "sempre il solito marpione..."
"Smettila Duff, hey! Accidenti, sei in ottima forma!" disse la donna accarezzandogli le braccia e guardandolo per intero.
"Si come no, grazie lo stesso!"
"Dico sul serio! Ah... voglio presentarti qualcuno..." da dietro alle sue gambe spuntò un visetto curioso che lo guardava con i suoi occhioni "Lei è la nostra piccola Mae" disse prendendola in braccio.
Axl sgranò gli occhi. Quella bambina era assolutamente adorabile, il ritratto sputato dei due "Ciao piccolina" disse allungando una mano verso di lei "io sono Axl, piacere"
"E' un caro amico di papà" le disse Susan all'orecchio.
Allora Mae sorrise e gli strinse la manona più forte che poteva "Ciao! Io sono Mae!"
Axl rise accarezzandole il viso paffuto "Ciao Mae" si voltò verso Duff "sei fortunato... è bellissima... hai una famiglia bellissima"
Il biondo gli circondò le spalle con il braccio "Si, è vero... vedi di non abbatterti di nuovo Rose, sono sicuro che tra non molto anche tu avrai qualcuno di cui vantarti"

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Capitolo 44
*** 44 ***


Daren puntò dritto verso il suo asciugamano. Era sicuro di trovarla in spiaggia a quell’ora. Le avrebbe parlato prima che lei parlasse ad Axl. Prima che accadesse il disastro. Era sicuro che ci avrebbe sofferto, lui era uno che generalmente lasciava il segno… avrebbe dovuto dirglielo con tatto, ma lo doveva fare.
La trovò al solito posto, sdraiata al sole e bellissima come sempre “Si può?”
Lei si voltò a guardarlo “Finalmente, cominciavo a pensare che non ti saresti fatto più vivo”
DJ si sedette sulla sabbia accanto a lei. Sospirò guardando il mare. Non sapeva da che parte iniziare, per lui quella era stata  una scopata, una grande scopata ma nulla più di quello. Aveva iniziato a voler bene a quella donna, Steph era bella, sexy, matura e intelligente, eppure non provava che quello. E soprattutto si sentiva in colpa per Axl. Non era abituato a fregare le ragazze agli amici e Axl era più di un amico per lui. Eppure si era preso la sua donna, perché anche se non stavano più insieme da anni, Steph era di Axl, e lui l’amava ancora troppo. Sospirò silenzioso senza trovare le parole giuste con cui iniziare.
“Non gli dirò nulla di quello che è successo puoi stare tranquillo” lo anticipò lei sorprendendolo
“Sono così prevedibile?”
“Sì… lo sei. Arrivi qui con quella faccia da cane bastonato e pensi che io non mi accorga di nulla? Sta tranquillo, io non voglio nulla da te, siamo adulti no? Ci siamo divertiti punto. Nessuna implicazione sentimentale. Non le pretendo e soprattutto non le voglio. Erano anni ormai che non facevo sesso con un uomo, mio marito anzi il mio ex marito non mi tocca dalla nascita della nostra figlia più piccola. Volevo sentirmi donna di nuovo e tu mi sei servito allo scopo. Ti ringrazio… tutto qui”
Daren rimase a fissare Steph a bocca aperta. Tutto si aspettava tranne questo “Ah… ok… alllora… non c’è bisogno che parli… fiuuuuuu meglio così, non sono bravo con le parole…” disse alzandosi con un sorriso tirato e pulendosi i pantaloni dalla sabbia “bè, allora ci si vede eh?!” disse battendo le mani e indietreggiando “Già… allora… ciao!”
Steph lo vide andar via e lo chiamò “Daren! Non ti sarai offeso vero?”
“Io?! Ma scherzi?! Figurati!!! Tutto ok! Ci vediamo in giro!” sorrise.

Si allontanò velocemente da lei. Aveva evitato la catastrofe eppure si sentiva malissimo. Le sue parole… lei lo aveva usato. Era stato usato. Lui aveva usato donne in quantità in passato ma nessuna aveva mai usato lui… ci rimase malissimo. Tornò al suo bungalow incredulo, con un sapore amaro in bocca e non sapendo che proprio in quella spiaggia, su quell’asciugamano, una donna stava piangendo…

Steph era stata rifiutata un'altra volta… gli aveva detto quelle parole solo per levargli l’impiccio di dirle lui. Sapeva cosa preoccupava Daren, non voleva sentirsi dire da lui che era finita lì. Così l’aveva anticipato, mentendo. Soffriva, non si aspettava nulla da lui, ma il fatto che il ragazzo l’avesse rifiutata dopo una scopata la fece sentire male. Era di nuovo sola.
 

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Capitolo 45
*** 45 ***


Corrucciato e ferito nell'orgoglio era rimasto nel bungalow per tutto il giorno a cazzeggiare tra TV, amaca e schieffezze ordinate con il servizio in camera. Gli rodeva proprio il fatto che fosse stata lei a troncare la cosa. Da una parte gli aveva facilitato il compito, se fosse scoppiata a piangere o cose del genere non avrebbe retto e probabilmente l'avrebbe stretta, abbracciata, baciata... e sarebbero di nuovo finiti a fare sesso da qualche parte. Ma dall'altra parte ciò lo infastidiva. Lui non era mai stato scaricato! Ok, c'è sempre una prima volta per tutto, e quella era la sua. Sbuffò cambiando per l'ennesima volta posizione sull'amaca, facendo ciondolare una gamba giù mentre guardava senza capirci gran che uno stupido show alla TV "Ahah divertente... che cazzo ci trova la gente in questa roba da dementi..." sbottò spegnendola e mettendosi comodamente le mani dietro il capo.
Aveva appena chiuso gli occhi quando quella vocetta stridula che ormai era diventata il suo incubo, lo sorprese "YUHUUUUUUUUUUU!!!"
Scattò seduto di colpo ritrovandosi per la seconda volta in quella vacanza col sedere a terra "Merda!" urlò "Oh no... no!" si era completamente dimenticato di quella specie di appuntamento estorto con l'inganno! Si era ripromesso di non farsi trovare, e invece pensieroso com'era se ne era completamente scordato.
Dal vialetto Robert vestito di tutto punto, si appoggiò alla veranda osservando la scena divertito "Vuoi un massaggino Didì?"
"Non... non chiamarmi in quel modo.... ahhhhh!!!" urlò stizzito tirandosi in piedi "Non ci sono, fai come se non fossi in casa!"
"Ma che son scemo?! Vedo che ci sei mmm... eccome..." rispose facendo correre lo sguardo sul petto nudo del giovane di fronte a lui.
"Ma che fai?! Non guardare!"
"Come se fossi il pvimo che vedo tzè! Allovaaa?! Ma non sei ancova pvonto?!"
"No! E non lo sarò!"
"Ti sono avvivate pev caso? Sei istevico! Daiiiiiiiii ho pvenotato al vistovante!"
"Non ci vengo, te lo puoi scordare!"
"Ah si eh... bene..." si strinse le braccia al petto "tu vevvai con me Daven, con le buone o con le cattive!"
"E cosa vorresti fare, sculacciarmi?!" vide Robert alzare il sopracciglio e inarcare le labbra in un sorrisetto malizioso "No! Lascia perdere!"
"Non è mica male come idea... comunque, o tu adesso ti cambi e vieni con me o... dico a qualcuno il tuo segveto..."
"Segreto?! Quale... segreto?" deglutì, aveva un bruttissimo presentimento "Tu... sai... Stephanie te l'ha detto?!"
"Oh cevto cavo! Che cvedi, Steph è la mia migliove amica! mmm ti divò, non me lo aspettavo pvopvio... ma dopo tutto lo posso anche accettave... ma qualcun'altvo non cvedo che savebbe così compvensivo!"
Doveva essere sbiancato di colpo, anche perchè sentiva le gambe tremargli "Non oserai farlo sul serio?! Quello mi ammazza!"
"Non mi sfidave!"
"Robert... hey Rob andiamo..." disse assumendo un tono più pacato, forse l'avrebbe smosso a pietà "ti prego non farlo! Per favore!!! E' stato solo un gioco, una cosa di una notte! Anzi, è durato molto meno di una notte! Una quisquiglia!"
"mmm... guavda che non devi divlo a me, ma lo dovvai dive a LUI..."
Sospirò, ormai rassegnato all'idea... d'altronde che scelta aveva? Una morte probabilmente lenta e dolorosa oppure una serata al limite dell'assurdo con Robert? "Ok, mi arrendo... dammi dieci minuti" disse mogio voltandosi per rientrare nell'alloggio.
"Tutto il tempo che vuoi!" Robert rimase li ad aspettare il suo cavaliere. Era contento, finalmente poteva avere una occasione per conquistarlo... anche se in cuor suo sapeva di avere ben poche speranze. Ma una cena e una serata insieme erano sempre meglio che niente. Certo quel ricatto non lo rendeva orgoglioso di sè stesso, ma cosa doveva fare? Dopo tutto l'aveva fatto solo a fin di bene, non si sarebbe mai sognato di dire ad Axl quello che era accaduto, mai. Nemmeno se Daren avesse rifiutato. Ma il moro questo non poteva saperlo...
Dopo qualche minuto lo vide uscire. Si era messo dei jeans lunghi strappati, una camicia nera e le infradito. Aveva tolto bandana e occhiali, tanto che andò quasi in fissa su quegli occhi di ghiaccio "La smetti di fissarmi perfavore? Mi metti a disagio!"
"Uh?! Oh si si scusa... non ne posso fave a meno" disse prendendolo a braccetto.
Daren si irrigidì e svincolò dalla sua presa "Patti chiari Robert, ok la cena ma mantieni le distanze e un certo contegno, ok?!"
"Accipicchia quanto si teso, vilassati Didì! Vedvai, savà una sevata in-di-men-ti-ca-bi-le!"
Alzò gli occhi al cielo pregando con tutto se stesso che non lo fosse sul serio "Perchè, perchè a me?!" borbottò tra sè.

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Capitolo 46
*** 46 ***


Daren sbuffò, Rob l'aveva davvero fregato questa volta, accidenti a lui! Quella era stata davvero una giornata schifosa e in più quel tipo l'aveva pure costretto a vestirsi come un damerino! “Contento?”
“Oh siiii Didì!!!”
“Ti prego non chiamarmi così! Mi metti in imbarazzo!!!” Rob sbuffò prendendo sottobraccio DJ che lo fissò scocciato “Non ci provare sai?”
“Va bene! Se tu non sevai cavino con me allova mi tocchevà scambiave due pavoline con una cevta pevsona!”
“Ok ok!” si affrettò a rispondere l'altro, porgendogli il braccio.
Rob sorrise soddisfatto “Così va meglio... vedvai, ci divevtivemo un sacco!”
“Sai che spasso...” borbottò Daren.
“Hai detto qualcosaaaaa???”
“No!!! Niente!!!”
Si diressero al ristorante sempre sottobraccio. Daren si guardò intorno preoccupato. Se l'avessero visto l'avrebbero preso per il culo a vita! Ma meglio essere canzonato che essere ucciso da Axl...
Il cameriere si avvicinò squadrandoli quasi schifato “Per due?”
“Sì, vista mave savebbe pevfetto!”
“No! Eh... senta non avrebbe un tavolo un po' appartato?”
“mmm... capisco...” disse quello guardandoli ancora più disgustato.
Daren guardò il cameriere... aveva frainteso tutto! “No, senta non si faccia strane idee...”
“Non mi permetterei mai signore... ecco, questo va bene?” disse l'uomo piccato indicando un tavolino al margine della sala, con una candela al centro.
“Pevfetto!” sorrise Rob battendo le mani elettrizzato “Senti tesovo faccio una puntatina in bagno a davmi una sistematina e tovno subitissimo!” disse carezzandogi il viso.
Il moro sbuffò aprendo il menù, ma proprio quando alzò gli occhi vide due facce ben note entrare nel locale. Quasi gli venne un colpo... Axl e Dizzy erano ad un passo da lui. Si corprì con il menù la faccia pregando non lo riconoscessero. Ma quella non era certo la sua giornata fortunata e così... “Daren! Che fai qui?”
“Sì Daren che fai qui?” disse Dizzy sedendosi di fronte a lui e sorridendogli furbo “Guarda guarda... una candela... una sedia vuota... mmmm... aspetti qualcuno?”
“No... hemmm... sentite lasciatemi in pace ok? Sto aspettando una persona!” Axl lo fissò rabbioso “Non guardarmi così, non è chi pensi tu! E' solo... un amica...” disse cercando di pararsi il sedere. In fondo Rob era più un'amica che un amico no?
“E com'è? Bella? Se non va bene con te mi dai il suo numero eh?” fece Dizzy.
“Didiiiiiiiiiiiii eccomi! Scusa se ci ho messo un po' ma... ohhh guavda chi c'è! Che fate qui vagazzacci?”
I due fissarono Rob e poi Daren. Un attimo... poi scoppiarono a ridere “Un amica eh? Mamma mia non sapevo che fosse una cosa seria tra voi due!!!”
“Cazzo Daren, e pensare che quando Dizzy mi diceva di essere preoccupato per te no gli volevo credere!”
“Ma che dite, siete pazzi?!?! Perchè non vi sedete con noi piuttosto?! A te non dispiace no?”
“Sì che mi dispiace!!!”
“Nooooooo dai ragazzi venite e sedetevi, in quattro è meglio!!!” disse DJ implorando Axl con lo sguardo.
“Mi dispiace amico ma noi abbiamo già un impegno, e poi tu e la tua ragazza vorrete stare soli vero Rob?”
“La sua vagazza... ecco... bè siiii! Mi piace mi piaceeeeeeeeeee!!!”
“Ecco vedi?”
“Io vi ammazzo!!!”
“E perchè scusa? Hai una ragazza così carina...” disse Dizzy ammiccando a Rob che arrossì.
Axl sorrise furbo abbassandosi verso di lui “Abbiamo ancora una piccola faccenda in sospeso noi due... consideralo come un pareggio ok?”
“DJ lascia stare quel numero, non lo voglio più!”
“Andiamo Dizzy lasciamo soli i piccioncini!” disse il rosso facendo cenno all'amico. Ma improvvisamente si bloccò... il suo sguardo fu catturato da qualcosa. Steph era appena entrata nel ristorante.
Dizzy alzò lo sguardo fissando la donna. Non aveva ancora avuto la possibilità di rivederla, ma capì perchè Axl era rimasto così scioccato. Era esattamente come la ricordava solo leggermente più piena. Girò lo sguardo su Axl, il respiro dell'amico era accelerato, era nervoso... Si voltò di nuovo verso di lei e guardò Dylan accanto alla madre. Il ragazzo fissò Axl... stava per salutarlo ma un occhiataccia di Steph lo bloccò “Andiamo via... questo posto puzza!” disse lei fissando il rosso e uscendo seguita dal figlio.
Axl rimase fermo un attimo... la mascella contratta e la rabbia che saliva “No ora basta! La dobbiamo fare finita con questa storia!” urlò furioso puntando dritto verso la porta.
Tutti i presenti rimasero con il fiato sospeso.
“Ecco... sevata vovinata! Questa vacanza fa schifo! Ed è tutta colpa mia...” piagnucolò Rob con la testa tra le mani.
Daren fissò il ragazzo... sembrava sconvolto. Non doveva essere facile essere amico di Steph, come non lo era esserlo di Axl “Senti lasciamoli perdere ok? Se la risolveranno tra loro... ti va un bicchiere di vino?” Rob si voltò scioccato da quella gentilezza improvvisa. Sorrise grato annuendo.
Dizzy fissò la porta. Quella sera sarebbe stata decisiva... era certo che Axl ci sarebbe rimasto sotto un altra volta... quella donna era veleno...

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Capitolo 47
*** 47 ***


"Mamma! Mamma aspetta! E lasciami!!!" urlò Dylan. L'aveva preso per mano e trascinato fuori dal ristorante quando l'aveva visto esitare di fronte ad Axl. Lui avrebbe voluto rimanere, parlarci, cenare insieme... lei... lei non lo accettava. Si, aveva promesso a Duff di parlargli, ma quando se l'era trovato davanti non era riuscita a fare altro se non quello che, a quanto pareva, sapeva fare meglio... scappare.
"Andiamocene, mangeremo da un'altra parte!"
"No aspetta" alzò gli occhi al cielo allargando le braccia con aria esasperata "non possiamo andarcene ogni volta che lo incroci. Cazzo vuoi ragionare in maniera sensata una buona volta?!" urlò.
"Non urlare con me!"
"Io urlo quanto mi pare! Sono stufo, ok?! Ti ho già detto di non costringermi a scegliere mamma, perchè non sono così sicuro che sceglierei te!" si pentì subito di quelle dure parole, ma ormai l'aveva detto. Il punto era che lui ci credeva davvero in quell'incontro fortuito. Voleva recuperare il rapporto con colui che ancora considerava un padre. Lo desiderava con tutto il cuore. E l'avrebbe fatto.
Il viso di Steph assunse un'espressione indecifrabile. Indietreggiò di qualche passo, tremando. Si sentiva ferita, delusa, tradita dal suo stesso figlio. Gli occhi le si riempirono di lacrime. Era stanca... stanca sul serio. Voleva solo un po' di pace nella sua vita, era forse chiedere troppo?
D'un tratto qualcuno li interruppe. Dylan sentì una mano sulla sua spalla. Si voltò... Axl era in piedi di fronte a lui. Lo sguardo serissimo e l'aria dura "Lasciaci soli" mormorò.
Il ragazzo si voltò verso la madre. Gli dava le spalle, appoggiata alla staccionata che dava sulla spiaggia. La testa era bassa. Era certo che stesse piangendo. Le aveva inferto un duro colpo. Annuì tornando a guardare l'uomo di fronte a lui, e un po' titubante si allontanò lasciandoli soli.


Il telefono di Duff squillò in quel momento "Pronto?"
"Duff... sono Daren"
"Ohhhh buonasera Daren... non sei a cena con Rob tu?!"
"Si... si è solo che... è successo un casino"
Sospirò "Ma dai? Fammi indovinare... Axl e Steph?"
"Già... pare che questa sera abbiano tutti deciso di venire a mangiare nello stesso posto"
"Dove sono?"
"Sono usciti, Steph ha trascinato fuori Dylan, e Axl si è incazzato..."
Duff guardò Susan di fronte a lui che lo fissava interrogativa. Avevano deciso di mangiare sulla terrazzina del loro bungalow in sanata pace, lontano da tutti. Mae stava cercando di togliere dal suo filetto di pesce le erbette aromatiche con il ditino, c'era anche una candela sul tavolo, e una bottiglia di buon vino bianco... per Susan ovviamente, per lui la solita soda. Era tutto perfetto. Ma a quanto pare non era proprio una vacanza volta al suo relax quella "Ok, ho capito... cosa vuoi che faccia?"
"Non lo so Duff... io non so che cazzo fare..."
"Di certo non mi metterò in mezzo tra loro Daren"
"Non ti ho chiesto questo... ma... ho visto quel ragazzo, Dylan... io non lo conosco, non credo di essere la persona più adatta per stargli vicino... mi sembrava piuttosto giù, Rob è preoccupato"
"SOS McKagan all'opera... vado a cercarlo"
"Grazie, davvero"
"Come va la tua cenetta?"
"Una meraviglia... bè, Rob non è poi così male" ...silenzio... "Non in quel senso!"
"Certo... bè, divertitevi!" ghignò prima di riattaccare.
Guardò la moglie alzando le spalle "Non fare quella faccia Su, tu mi hai costretto a venire, ora devo fare ciò per cui sono stato chiamato"
La dona sorrise "Lo sai che ti amo, vero?"
"Si... ma se ogni tanto me lo ricordi non mi dispiace affatto" le rispose baciandola.
"Bleahhh la finite?! Sto mangiando!" si lamentò la piccola Mae "Dove vai papi?"
"Papà è diventato un caritatevole missionario tesoro... e ora vado a portare il mio prezioso aiuto a chi ne ha più bisogno!"
La bimba lo guardò fiera sgranando gli occhi "Fooooooorte!"
 
Andò verso il ristorante. Si guardò un po' in giro, e lo vide. Se ne stava seduto su una delle sdraio della piscina, da solo, in silenzio. Si avvicinò piano e gli si sedette di fianco, sorridendogli. In un primo momento Dylan non lo riconobbe. Era cambiato tanto in quegli anni, e lui era solo un bambino l'ultima volta che l'aveva visto. Ma la sua fama era nota, gli era capitato di vedere la sua immagine da qualche parte "Duff?"
"In persona"
"Cosa... che ci fai qui?" domandò stupito.
"Tua madre non ti ha detto nulla vedo... diciamo che sono stato chiamato per un'emergenza"
"Dio io... quanto tempo è passato... è assurdo! Sei cambiato"
"Anche tu, credimi! L'ultima volta che ti ho visto te ne stavi aggrappato al bordo della piscina frignando perchè qualcuno ti aiutasse ad uscire" rise.
Dylan continuava a fissarlo stupito "Si... è passata una vita"
"Già... arriverò subito al punto Dylan, so cosa sta succedendo, vorrei solo farti capire che non sei solo. Qualsiasi cosa accadrà tra quei due, ricordati che Steph ti ama più della sua vita, e che Axl... Axl ripone in te tutte le sue speranze"
Abbassò lo sguardo "Non è facile sai... credevo di aver superato il dolore per quella parte della mia vita, ma tutto è tornato a galla così in fretta... e quei due" rise amaro scuotendo la testa "li vorrei picchiare a sangue! Perchè cazzo non riescono a comportarsi da persone civili?!"
"A volte l'orgoglio è più forte di ogni altra cosa... ma ora parleranno"
"Si, ammesso che non si ammazzino prima"
"Naaa... l'hai visto Axl?! Con tutta quella trippa addosso i colpi di tua madre le rimbalzerebbero contro!" risero a quella sciocca battuta, poi Duff gli mise una mano sulla spalla guardandolo comprensivo "Allora, vuoi startene qui tutta la sera o preferisci venire da me a conoscere la mia bellissima moglie e la mia dolcissima figlia?"
Dylan lo guardò grato sorridendo "Grazie Duff"

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Capitolo 48
*** 48 ***


Axl la guardò negli occhi quando lei si voltò. Lo sguardo di Steph era freddo, quasi glaciale. Era lo stesso freddo sguardo che gli aveva rivolto quando gli aveva detto basta quel maledetto giorno di parecchi anni prima. Dovette fare un grosso sforzo per mantenere l’autocontrollo. Ma ormai era lì, davanti a lei e sarebbe andato fino in fondo.
Fu Steph questa volta a scappare, ma la forte mano del rosso la bloccò “Fermati! Ferma… dobbiamo finirla con questa storia, è venuto il momento di parlare”
Il respiro di Steph accelerò improvvisamente a quella salda stretta. Il rosso pensò che fosse in preda al panico… non era stato gentile con lei in passato, era stato violento e crudele, ma quella donna aveva la capacità di mandarlo fuori di testa. Le lasciò il braccio. Quello che in realtà aveva scosso Steph non era la paura… non aveva paura di lui, non più. Era qualcos’altro… il solo fatto di averlo accanto, il solo fatto che la toccasse le faceva desiderare di sentirlo ancora… ancora una volta.
La donna cercò di ritrovare un equilibrio “Di cosa vorresti parlare eh? Di quando mi hai quasi uccisa con calci e pugni? O delle innumerevoli  volte in cui mi hai umiliata di fronte a tutti?  Potrai recuperare con Dylan forse, lui ha già fatto la sua scelta a quanto pare”  disse con amarezza “ma non con me se è questo che vuoi. Non mi ingannerai con i tuoi modi gentili, io so quello che sei davvero”
“E chi sarei… sentiamo”
“Uno stronzo a cui non importa nulla dei sentimenti degli altri. Tu giochi con le persone come fossero pedine e non ti importa che di te stesso!”
“Guarda che anche tu hai giocato alle mie spalle se non ricordo male!”
“Solo perché tu ti comportavi da bestia e mi opprimevi con la tua gelosia!”
“Cazzo Steph! Ho fatto di tutto per stare con te, tutto!” urlò.
“Comprarmi mezza America non era quello che volevo cazzo! Tu pensavi con i tuoi regali preziosi di farmi
dimenticare quello che mi facevi?! Bè non si dimentica Axl!” ribattè alzando anche lei il tono di voce.
Il rosso la fissò negli occhi lucidi, sentiva un dolore fortissimo nel petto e lo stomaco era contorto per la rabbia. Cercò di calmarsi. Ma l’unica cosa che sentiva, era il dolore. Si sedette a terra con la testa tra le mani. Era davvero troppo per  lui, affrontare quei fantasmi era troppo… non aveva più la forza di un tempo. Era stanco... stanco di quella vita che pareva non prevedere pace per lui.
Stephanie lo guardò. Non si aspettava quella reazione... si sentì stranamente in colpa. Gli era mancato così tanto tutti quegli anni… e ora… ora che finalmente ce l’aveva davanti tutto quello che gli usciva dalla bocca era veleno. L’occhio gli cadde sul polso dell’uomo. Allungò la mano lentamente come avesse paura di scottarsi con il fuoco “Ce l’hai ancora…” mormorò posando le dita su un filo d’argento. Un braccialetto sottile che spiccava in mezzo a quella massa di ferragli a che aveva ai polsi.
“Cosa?” disse Axl fissando quel punto. Sorrise… ricordava quel bracciale. Era stato un regalo di Steph e di Dylan ad un suo compleanno di parecchi anni prima. Una cosa semplicissima. Aveva gettato tutto tutto quello che gli ricordava lei, ma non quel bracciale. Non l’aveva mai tolto, mai…
Steph ritirò la mano ma Axl gliel’afferrò e prima che lei potesse reagire la tirò verso di sé e lei si ritrovò stretta nel suo abbraccio. Rimase immobile come una statua per quel gesto inaspettato, ma non appena il profumo di Axl le arrivò al naso le lacrime le bagnarono gli occhi. Era il suo profumo. Era lui… lui che anche solo col pensiero non l’aveva mai abbandonata, lui di cui aveva sentito inconsciamente il bisogno in tutti quegli anni. Un bisogno che aveva cercato di soffocare con tutta sè stessa. Il suo abbraccio, l’unico che la facesse sentire protetta. Era sciocco che proprio lui, uno che l’aveva picchiata e insultata, fosse l’unico a farla sentire al sicuro da tutto. Lentamente appoggiò la mano sulla sua calda schiena e il viso sulla sua spalla lasciandosi andare. Axl a quel gesto la strinse ancora più forte immergendo il viso tra i suoi capelli. Era incredibile che lei fosse tra le sue braccia di nuovo. Si era dimenticato come i loro corpi aderissero l’uno all’altro perfettamente e per un attimo si sentì scoppiare di felicità. Dal cielo iniziò a cadere pioggia, ma ad Axl non importava di bagnarsi o di altro ora che aveva la donna della sua vita di nuovo tra le braccia.
Ma tutto passò quando lei lo allontanò “Va bene, basta… senti scusami ma io devo andare…” disse sembrando quasi sconvolta.
“No! Aspetta un minuto…”
“Axl… è vero dobbiamo parlare, dobbiamo chiarire, e capirci. Ma non stasera…”
“Io non capisco… anche a me spaventa tornare sul passato ma…”
“Non è questo…” la donna sospirò incrociando le braccia al petto “Dylan ha ragione… sono stata e sono ancora ora una pessima madre, buona solo a scappare quando le cose si fanno difficili… ho sempre fatto un miliardo di cazzate. Ho anche lasciato gli altri miei figli piccoli a casa del mio ex marito per partire per questo schifo di vacanza, e loro stanno male… e io sono qui…” disse  più a se stessa che a lui “Devo andare, scusami” aggiunse con voce strozzata allontanandosi di tutta fretta.
“Steph! Aspetta…” lei si voltò un attimo per abbozzare un mezzo sorriso poi scappò via di
nuovo… lasciandolo solo sotto alla pioggia.
 
Corse al suo bungalow stranita e sconvolta dallo svolgersi della serata e con mille pensieri che le vorticavano in testa. Aprì la porta e si gettò sul letto prendendo a piangere forte. Stava andando tutto di merda! Quella vacanza faceva schifo, Dylan la odiava, aveva incontrato Axl e quello che era peggio era che i suoi bambini soffrivano a causa sua. Harry l’aveva chiamata disperato implorandola di correre a prenderli. La piccola Lilly l’aveva supplicata in un mare di lacrime e lei si era sentita spezzare il cuore. Pianse forte buttando dentro tutta la sua frustrazione quando qualcuno bussò alla porta. Si trascinò ad aprire ma quando lo fece rimase di sasso. Tre figure stavano  davanti alla porta con le loro valigie in mano fermi a guardarla bagnati come  pulcini “E voi che  fate qui?!”
“Ciao mamma…” disse il più grande.
“Peter…”
“Mamminaaaaaaaaaaa” urlò la piccola Lilly saltandole in braccio.
“Tesoro!”
“Mammaaaaaaaaa” pianse Harry stringendola.
In quel forte abbraccio Steph si sentì finalmente meglio… i suoi figli erano con lei e ora tutto sarebbe andato bene.

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Capitolo 49
*** 49 ***


Gli era scocciato non poco fare quella chiamata a Duff. Ma lasciare Robert quella sera per accertarsi della situazione la fuori, non la trovava una buona idea. Il ragazzo si era incupito parecchio di fronte a quella scena, e nonostante tutto rovinargli la serata gli dispiaceva. Non era cattivo, e poteva anche risultare simpatico. Dizzy poteva anche prenderlo in giro per quel che glie ne fregava "Hey Rob, tutto bene?" chiese gentile notando quanto era diventato taciturno.
"Si... si tutto bene... stavo solo pensando..."
"A cosa?"
"Bè... sono stato io ad insisteve affinchè Stephanie si pvendesse una vacanza, lei non ci voleva nemmeno venive... e guavda che casino... se non le avessi votto tanto a quest'ova se ne stavebbe tvanquilla nel suo studio a lavovave come sempve..."
Daren sospirò versandogli un altro bicchiere di vino "Siamo in due allora... anche Axl non ci voleva venire. Ma sai che ti dico? Nonostante tutto forse è stato un bene. Era ora che quei due si scuotessero un po', pensaci..."
"Che vuoi dive?"
"Che se non li avessimo portati qui a quest'ora si ritroverebbero a sopravvivere, come sempre in questi ultimi anni... Axl è un uomo solo ed infelice. A quest'ora se ne sarebbe probabilmente nella sua casa a Malibù accarezzando Djon e sorseggiando limonata fredda preparata da Beta... niente ha più un vero senso per lui, nulla lo emoziona più... è freddo, scostante... e da quel che mi hai detto anche Stephanie non è più quella di una volta"
"Si... eva così passionale e cavismatica un tempo... ova è una donna di ghiaccio"
"Credo che quest'incontro, finisca come finisca, porterà quei due a rivedere un bel po' di cose nella loro vita. E poi c'è Dylan. Lui per lo meno è felice di aver ritrovato Axl... almeno così pare"
"Fovse hai vagione Daven... mi pveoccupa pevò tutto questo! Se Steph non accetta la pvesenza di Axl nella vita di Dylan quei due finivanno per buttave via il lovo bel vappovto! E Dio solo sa quanto quella donna abbia bisogno di suo figlio..."
Il moro sorrise e senza nemmeno rendersi conto di quanto valeva per Rob quel gesto, gli sfiorò una mano "Senti, che ne dici se per una cazzo di sera evitassimo di parlare di questa storia, eh? Mi sta andando tutto di traverso!"
Robert si sentì ardere alla vista di quel sorriso. Pensò che si, in quel momento poteva anche morire... sarebbe morto felice "Ci sto! A cosa bvindiamo?"
Alzò il calice in alto facendolo scontrare con quello del ragazzo "Bè, direi a noi... non in quel senso, levati quel sorriso dalla faccia... a noi che non ci facciamo i cazzi nostri e combiniamo casini!"
"mmm... ok, mi sta bne... a noi!"

Passarono una serata piacevole dopotutto, parlando del più e del meno. Daren di tanto in tanto ammoniva Robert che spinto dall'euforia osava qualche avance di troppo, ma in fondo era divertente quel giovane strano e affemminato.
Uscirono dal ristorante incamminandosi per il villaggio semideserto. D'un tratto iniziò a cadere la pioggia, ma nonostante ciò l'aria era tiepida e piacevole. Entrambi pensarono che era una serata perfetta... l'unica differenza era che DJ avrebbe preferito passeggiare sotto l'ombrello con una bella ragazza magari, invece c'era Rob al suo fianco, sorridente e felice come non mai. E che non avevano un ombrello.
Arrivarono fin sotto il bungalow di Robert bagnati fradici "Uh cielo, sono tutto inzuppato!"
"Si, anche io!"
Robert alzò lo sguardo su Daren, che bagnato com'era trovava se possibile ancora più bello "Che bella sevata... gvazie Daven, so quanto ti è costato... lo appvezzo, davvevo"
"Bè... ma che dici dai, mi ha fatto piacere..." rispose imbarazzato scompigliandosi i capelli zuppi.
"Mi hai anche accompagnato fin qui... ahhhhh" sospirò "come ogni cavalieve che si vispetti"
Daren rise "Hey non montarti la testa adesso! L'ho fatto solo per pura cortesia... ricordati che..."
"Non sono il tuo tipo si si, lo so... aimè... è un vevo peccato... ma cevchevò di favmene una vagione, pvomesso"
"Sei un brava persona Rob... buonanotte" disse con un sincero sorriso allungando una mano.
Robert fissò il suo braccio protendersi verso di lui. Avrebbe voluto abbracciarlo... emanava un profumo irresistibile, così virile... lo faceva impazzire. Osservò ogni centimetro della sua pelle, le vene che fuoriuscivano dalla pelle leggermente abbronzata, le dita affusolate che chissà quali abili cose avrebbero potuto fare sul suo corpo... quella cosa gli passò per la mente così velocemente che in un secondo fu fatta... non ci pensò nemmeno più di tanto. Lo voleva e basta! Voleva sentire quelle labbra carnose e soffici sulle sue, voleva sentre il suo sapore. Così prima ancora che Daren potesse reagire in qualcunque modo, gli gettò le braccia al collo, sorprendendolo con una bacio...
Il moro rimase immobile, paralizzato dalla sorpresa. Riprese a respirare solo quando Robert si staccò da lui saltellando come un'isterico "L'ho baciato! L'ho baciato! L'ho baciato si si siiiiiiiiii!!!"
'Non può essere vero... non può essere vero... non può essere vero...' era l'unico pensiero che Daren riusciva a formulare in quel momento "Dio! Cazzo... mi hai... mi hai baciato!!!" urlò d'un tratto.
"Siiiiiiiiiiiiiii il bacio più bello di tutta la mia vita! Volevo mettevci anche una punta di lingua, ma temo che savei movto!"
"Tu... cosa... io..." balbettando ancora scioccato si voltò correndo via.
"L'ho colpito... è vimasto senza pavole!" si gasò Robert.


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Diggei perdonaci!!!
Ciao a tutti! ;) Ram e Lau

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Capitolo 50
*** 50 ***


Quota 50! Prima di iniziare un doveroso e sentito GRAZIE a tutti voi :) Ram e Lau.

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“Ciao mamma”
“Peter ma sei diventato pazzo? Che fai qui? E i bambini? Ma come...” lo stava sommergendo con mille domande e rimproveri, ma poi li guardò... bagnati come pulcini facevano tanta tenerezza “Oddio... ma guardatevi... venite dentro prima di prendervi un malanno!” i tre entrarono e lei chiuse bene la porta aiutandoli a togliersi i vestiti zuppi “Ora spogliatevi coraggio, almeno vi metterete qualcosa di asciutto...” ma non appena i tre si tolsero i vestiti zuppi, abbracciarono la madre con trasporto. Harry piangeva a dirotto ed era strano perchè lui... lui non piangeva mai. Lo strinse tanto a sé. Era strano ma non avrebbe smesso mai di stringere i suoi bambini... aveva tanto bisogno di loro, forse ancora di più di quanto loro non avessero bisogno di lei. Si asciugò gli occhi e li aiutò a vestirsi. Guardò Peter, il più grande dei tre “Allora tesoro, raccontami”
“Harry mi ha chiamato disperato! Che dovevo fare? Quella stronza spaventava Lilly e insomma... ho fatto la prima cosa che mi è venuta in mente... venire qui”
“Ma l'hai detto a tuo padre?”
“Certo che no! Me lo avrebbe impedito!”
“Cosa?! Ma sarà preoccupatissimo!”
“Lui? Se va bene manco se n'è accorto!”
“Non essere ingiusto...”
“No ha ragione... papà non c'è mai...” intervenne Harry tirando su col naso.
Steph sospirò. Alzò la cornetta “Che fai?!” domandò Peter spaventato.
“Quello ci viene a riprendere!” strillò Harry.
“Quello è vostro padre, e sarà preoccupato...” fece il numero. Aspettò un bel po' poi una voce assonnata le rispose “Sono Steph, passami Peter!” i figli la guardarono fredda glaciale e decisa,  non c'era esitazione nella sua voce mai “A me non importa passamelo! Che voglio? Che voglio!!! Lo sai dove sono i tuoi figli? ..... In camera? Ma davvero? Bè allora quelli che ho davanti sono tre cloni! ..... Cosa? Dove? Ma....” coprì la cornetta con la mano “E' malato di testa! Vi sta andando a cercar  in stanza! Co... Ehhh??? Ma se ti dico che sono qui!!! ..... Cosa?! Colpa mia?! La colpa semmai è di quella t...” si volse a Lilly “copriti le orecchie un attimo tesoro...” la bimba eseguì “quella troia della tua donna! Sentimi bene! Dille che se riprova anche solo minimamente a toccare i miei bambini la strozzo! E' chiaro?! Loro restano qui adesso, poi quando torno me li portodietro! ..... Discorso chiuso!” disse sbattendo la cornetta del telefono “Quello stronzo di merda! Fanculo lui e quella sgualdrina che ha vicino!” poi volse lo sguardo alla piccola ancora con le manine sulle orecchie “Puoi toglierle tesoro” disse prendendole le mani.
“Non serve mamma ormai sono grande! E poi con tutte quelle che dicono loro!” disse la piccola indicando i suoi fratelli.
“Non è vero!” strillò Harry “Spiona!”
“Io non sono spiona!”
“Sì!”
“No!”
“Bastaaaaaaaaaaaaa! Fate un po' di silenzio! Allora, immagino non abbiate mangiato ancora nulla... bene, vestitevi, vi porto a cena su...” l'occhio severo di Steph si rabbonì nel guardare quelle tre pesti vestirsi. Erano buffi. Non mancava occasione che Harry non stuzzicasse la piccola che rideva  divertita. Si adoravano loro due. La piccola era il tesoro di tutti, ognuno dei suoi figli adorava Lilly ma Harry aveva quasi un amore morboso per lei. Bisticciavano, si picchiavano, ma nessuno poteva toccare la sorella. Era il suo punto debole. Il suo ex marito diceva che non era una cosa sana che quei due fossero così attaccati ma a lei non importava! Erano uno per l'altra come dovrebbero essere dei veri fratelli e a lei andava bene così.

Uscirono vestiti di tutto punto. Steph sorrise a guardarli tutti in fila. Peter le diede il braccio che lei prese con piacere. Ecco lui era così particolare. Estremamente intelligente e sensibile. Era la disperazione del padre. Diceva che sembrava una donnetta... ma per lei era solo suo figlio. Lo
stesso bambino che le scriveva le lettere dolci, lo stesso che le parlava dei suoi sogni e delle sue speranze. Suo padre si lagnava che non fosse come tutti quei bifolchi della sua età. Ragazze e football e allora? Allo sport lui preferiva i libri, l'arte, la musica, la poesia. Un artista, ecco cos'era. E per le ragazze... bè non gli mancavano mai, ma non era certa fossero per lui, ma non  le importava. Bastava fosse felice. Nella sua imperfezione era perfetto. Almeno per lei.
Camminarono verso il ristorante poi l'occhio di Steph notò Dylan parlare con Axl. Erano insieme.
“Dylaaaaaaaan!!!” urlò la piccola Lilly correndo verso il fratello che spalancò gli occhi nel vederla.
“Piccola peste! Che fai qui?!” urlò stringendola in un abbraccio affettuoso.
“Peter l'ha portata qui e anche Harry...” rispose Steph andandogli accanto. Alzò leggermente lo sguardo verso Axl che la fissò stupito “Andiamo adesso ragazzi, o il ristorante chiude”
“Ciao! Io sono Lilly, tu come ti chiami?” disse la piccola guardando un Axl imbarazzato.
“Vieni via tesoro...” disse la donna prendendole il braccio, ma la bambina si liberò.
“No! Aspetta! Come ti chiami?”
“A... Axl... mi chiamo Axl...” disse lui stentato.
“Quei baffi sono veri?”
“Ahah, sì lo sono” rise lui imbarazzato.
Peter voltò lo sguardo scocciato verso la madre che si irrigidì “Va bene basta, andiamo!”
“Perchè non facciamo venire anche il signore a cena con noi?”
“Non sembra averne bisogno...” sogghignò Harry zittito da un occhiataccia di Dylan.
“Non vuoi?” disse la piccola guardando la mamma.
“Tesoro... lascia stare, la tua mamma non sarebbe d’accordo...” disse Axl cercando di cavarsela da quella situazione.
“Ma sì che lo è! Vero mamma?” Steph fisssò Lilly... era così piccola e innocente... guardò Dylan... poi Peter... quest'ultimo la guardò in silenzio... ma cosa avrebbe dovuto fare? Era spalle al muro, Lilly era troppo piccola per capire e non avrebbe preso bene un suo rifiuto “Ok hemmm... se vuoi venire va bene...”
Axl la guardò sorpreso “Ok... ho giusto fame” sorrise appena.
Dylan sorrise entusiasta “Te l'avevo detto! Mamma non è così dura come fa sembrare! Andiamo!” disse mettendogli un braccio intorno alle spalle. Axl si sentì felice come non mai. Era felice, la piccola Lilly già l’aveva conquistato, ma qualcuno lo guardava truce. Qualcuno che non gli avrebbe reso la vita facile...

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Capitolo 51
*** 51 ***


"Dylan" sulla soglia del ristorante il rosso si bloccò "senti... io non so se è il caso..."
"Stai scherzando vero?"
"Tua madre non mi è sembrata molto d'accordo, me l'ha chiesto solo perchè la piccola ha insistito"
"Si è vero... ma prendila per buona Axl, guarda che non ci saranno molte altre occasioni. Potrebbe essere la tua ciance! E se proprio te la devo dire tutta facendo colpo su Lilly hai già guadagnato parecchi punti!" disse battendogli una pacca sulla spalla.
In quel mentre uno scocciato Peter li raggiunse "Vi muovete?!" li richiamò brusco rientrando subito dopo.
Axl lo guardò corrucciato "Su di lui non credo di aver fatto colpo"
"Peter è molto geloso di Steph... lascialo perdere ok? Andiamo"

Il ristorante era semivuoto, era piuttosto tardi e l'ora di chiusura si avvicinava. Si sedettero ad un tavolo, Axl proprio di fronte a Steph. Dylan si era seduto alla sua destra e la piccola Lilly aveva occupato l'altro posto alla sinistra di Axl. Continuava a guardarlo curiosa... quell'omone dalla faccia paciarotta e simpatica l'aveva colpita subito. Forse per quei baffoni che trovava tanto buffi, o per quei capelli arancioni che lo facevano assomigliare ad un arancia... o magari perchè aveva gli occhi buoni e il sorriso gentile... così diverso da quello del suo papà, freddo e sempre serio.
Era calato un imbarazzante silenzio tra loro. Nessuno sapeva che dire, tantomeno Axl e Stephanie. Scrutavano tutti il menù attendendo con impazienza il momento del pasto, un po' per la fame, un po' perchè con la bocca piena non avrebbero necessariamente dovuto parlare.
Dylan osservò uno ad uno tutti loro... si, certo non era una situazione serena, ma così al tavolo tutti insieme sembravano essere una vera famiglia. Pensò che sarebbe stato bello esserlo davvero... si immaginò una situazione diversa... sempre tutti loro, sempre a quel ristorante, ma felici e spensierati mentre ridevano e scherzavano come una vera famiglia. Gli mancava... e lo desiderava. Stava li fisso con un sorriso ebete sul volto quando da sotto al tavolo, Peter gli mollò un calcio "Ai! Ma che ti prende?!"
"Smettila di ridere come un idiota!"
"Modera il linguaggio pivello!"
"Io non modero un bel niente!"
Steph guardò i due scioccata. Ma che avevano? Andavano d'accordo nonostante non fossero proprio fratelli, non avevamo mai nemmeno bisticciato anzi, Peter adorava Dylan "Hey smettetela tutti e due!" li rimproverò.
Peter sbuffò infastidito voltando lo sguardo altrove. Qualcosa lo disturbava... e il rosso era certo che quel qualcosa era prorio la sua presenza. Anche Dylan l'aveva notato, ne era sicuro.
Lilly toccò il suo braccio con il ditino "Sai che io vado già a scuola e sono bravissima?"
"Davvero?"
Annuì "Chiedilo a mamma! Mamma diglielo!"
Axl guardò la donna sorridere teneramente alla figlioletta "Si tesoro, sei bravissima"
"E' un genio sai!" continuò Harry "Rompiballe ma genio!"
"Io non rompo le balle!"
"Si che le rompi!"
Di tutta risposta la bimba gli fece la linguaccia. Poi tornò ad Axl facendogli cenno di avvicinarsi e mettendo una manina davanti all'orecchio e alla sua bocca per non farsi sentire "Non è vero, lui dice così perchè ho detto a mamma che ha la fidanzata! E poi gli puzzano i piedi e fa un sacco di scoregge puzzolenti!" sussurrò. Axl scoppiò a ridere... era un vero spasso quella creatura!
"Non si parla nell'orecchio Lilly, comportati bene"
"Si mamma"
"Qualsiasi cosa ti abbia detto su di me non è vera!" puntualizzò Harry.
"Prego signori, volete ordinare?" chiese cordialmente un cameriere.
"Io voglio le patatine! A te piacciono le patatine? Sono le mie preferite! Prendile anche tu!"
"E vada per le patatine" fece Axl sorridente abbassandosi poi verso Lilly "Sono anche le mie preferite" le disse strizzandole l'occhio con aria complice.
Steph fissava i due incredula e stordita. Aveva un groppo in gola che non riusciva a mandar giù... non era certa di aver fatto la cosa giusta permettendo ad Axl di unirsi a loro, ma quella scena tra lui e la sua piccola bimba le faceva un certo effetto. Cercò comunque di mantenersi sulle sue... non poteva permettersi altri errori, i suoi ragazzi avevano già sofferto troppo.
"Altro signori?" richiese di nuovo il cameriere quando tutti finirono di ordinare. Mancavano solo Stephanie ed Axl che con solo le patatine che gli aveva consigliato Lily di certo non sarebbe stao sazio.
"Filetto di vitello ben cotto" disse Axl. Il suo piatto preferito, da sempre "e per la signora una pailard ai ferri con un filo d'olio, e un'insalta verde con salsa yogurt" aggiunse scrutando il menù. Stephanie rimase a bocca aperta. Non si era dimenticato di nulla, nemmeno di quel piatto che era solita ordinare quando capitava di cenare a tarda sera "non hai cambiato gusti spero" le disse notando il suo sguardo.
"N... no... no va benissmo, grazie" rispose interdetta.
Il cameriere si allontanò. Dylan sorrise. Ne era certo! Ogni sua supposizione era giusta, Duff aveva ragione... quei due erano ben lntani dal non essere più innamorati l'uno dell'altra!
Peter guardava tutti in cagnesco. Possibile che a tutti loro stava bene così?! Non ci poteva credere, era furioso... soprattutto con Dylan! Proprio lui che sapeva tutto... "Mi è passata la fame!" sbottò sbattendo il tovagliolo sul tavolo e uscendo in tutta fretta.

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Capitolo 52
*** 52 ***


Stephanie si alzò sospirando “Vado a parlarci io...” uscì e lo cercò. Lo vide poco distante sulla spiaggia intento a tirare dei sassolini in acqua. Si avvicinò lentamente gettando un sasso in aria “Guarda che nemmeno a me fa piacere questa situazione”
Lui si voltò a guardarla sbuffando “Ah sì? Ho visto come ti guarda e come tu guardi lui! Credi che sia cieco?!”
“Peter ti prego non gridare...”
“Ma siete impazziti tutti quanti? So quello che ti ha fatto! So quanto hai pianto per la vostra storia! Come puoi stare con lui ora!”
“Stare con lui? Ma sei pazzo?! Guarda che è solo per questa sera! Perchè Lilly ha insistito tanto”
“Smettila! Lei non c'entra, la verità è che tu lo volevi e pure quello stronzo di tuo figlio!”
“Non parlare di  Dylan a quel modo... e guarda che anche tu sei mio figlio!”
“Sì ma lui conta molto più di me!” sparò quella frase con tanta rabbia che alla donna ci volle un attimo per calmarsi. Quelle parole celavano molto più di una rabbia repressa...
“Come puoi dire una cosa del genere?! Lo sai che ti adoro, vi adoro tutti allo stesso modo... Peter non voglio tornare con Axl, ma ci sono cose di cui dobbiamo parlare. Ci siamo fatti talmente male in questi anni... e ne abbiamo fatto a Dylan... dobbiamo superare tutto questo...”
“Dylan... Dylan… non sai parlare d'altro!”
“Smettila ho detto!” ringhiò lei.
“Oooooh scuuuuusa! Abbiamo toccato mister perfettino! E a noi non pensi? A nostro padre?!”
“A vostro padre?! Io e lui non abbiamo più niente da dirci mi pare!”
“Questo solo perchè l'hai voluto tu!”
“Lo detesti eppure ora lo difendi?” lui la guardò negli occhi “Senti Peter, non ho intenzione di tornare con Axl, ma anche fosse a tuo padre non devo nessuna spiegazione è chiaro?! E per il resto, ora torniamo in quella fottuta sala, mangiamo e la chiudiamo qui! L'unica cosa che voglio è stare in pace!” urlò lei dandogli le spalle.
Il ragazzo la guardò... era così dispiaciuto ma nello stesso tempo così' geloso... L'idea che sua madre si innamorasse seriamente di qualcuno lo spaventava. Erano molto uniti loro due. Insieme in ogni cosa. Era la sua vita. L'unica che lo aveva capito e ascoltato quando il mondo sembrava non farlo. E ora che il passato era tornato l'avrebbe persa. Perchè quell'amore dal quale era fuggita tutti quegli anni sui stava ripresentando davanti a lei. Si avvicinò e le cinse le spalle stringendola “Ti prego mamma... non... non tornare da lui... ti prego...”
Steph si lasciò abbracciare. L'unica cosa che non avrebbe mai permesso a nessuno era di mettersi in mezzo tra lei e i suoi figli. Peter era un ragazzo così fragile e sensibile. Sapeva che soffriva “Sta tranquillo tesoro, non accadrà...” disse lei chiudendo gli occhi. Il viso del figlio premuto contro il suo collo e quelle lacrime che gli aveva visto versare così tante di quelle volte. Gli frizionò la testa “Su ora basta! Vieni, torniamo dentro...”
Lui annuì e la seguì.
Quando entrarono tutti li guardarono con il fiato sospeso.
“Allora... si mangia?” disse lei sedendosi, facendo finta di nulla e mostrandosi il più serena possibile.
“Hai finito di fare le passeggiate cocco di mamma?” disse Dylan al fratello, che lo spinse.
“Cerca di mangiare come si deve, bestia!” rispose Peter piccato.
“Zitto!”
“No zitto tu! Scemo!”
“Ricominciamo...” sospirò Steph tenendosi la testa.
“Mammaaaaaaaaaaaaaaaa Peter ha detto una parolacciaaaaaaaaaaa!!” disse Lilly.
“Spiona!” l'apostrofò Herry.
“Non sono una spiona!”
“Sì che sei una spiona!”
“Zitto tu!” disse Peter tirandogli una manciata di patatine addosso.
Il fratello rispose gettandogli dell'insalata che per caso colpì Lilly “Il mio vestitino nuovo! Mammaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!” singhiozzò lei.
“Scusa! Lilly scusami è stata colpa sua!” disse Herry mortificato.
“Mia? Sei stato tu a cominciare!”
“Basta ora smettetela!!!” a Steph sembrò di impazzire.
“Buaaaaaaaaaa il mio vestitinooooooooooooooo!!!” piangeva la piccina.
“Basta... basta piangere piccola... senti lo vuoi un gelato?” le chiese Axl strizzandole l’occhio complice.
Alla parola gelato i singhiozzi della piccina si fermarono “Sì...” disse tirando su con il nasino “Al cioccolato!”
“Ecco! Perfetto! Cameriere un megagelato al cioccolato per la principessina qui!” sorrise il rosso strappando alla bimba un sorrisone.
“Lo mangio solo io!”
“Non è giusto! Anche io voglio il gelato!” si lagnò Herry.
“No! Tu mi hai fatto piangere!”
“Ma non volevo! Dai Lilly... un po' anche a me!”
“No!”
Herry le fece il solletico e la piccola rise a crepapelle “E va bene! Ma bastaaaaaaaaaa!” il fratello le baciò le guanciotte e lei lo abbracciò stretto.
“Non so come ringraziarti...” disse Steph al rosso sospirando.
“Figurati... hai... hai davvero una bella famiglia...” abbassò lo sguardo… si, proprio una bella famiglia.

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Capitolo 53
*** 53 ***


Dopo la cena se ne era tornato nel suo alloggio. Non voleva tirare troppo la corda, specie da quando si era reso conto dell'ostilità che Peter provava nei suoi confronti. Era stata una serata piacevole ed inaspettata. Si era sentito di nuovo vicino a Steph, come tanti anni prima. La piccola Lilly gli aveva dato un bacino per salutarlo, e lui si era letteralmente sciolto. Era un amore di bambina. Ma c'era un'altro fatto non trascurabile in tutta quella storia... ed erano proprio i suoi figli, la sua famiglia. Per quanto Steph avesse divorziato dal marito, quell'uomo era sempre il padre dei suoi figli, Dylan a parte. Ammesso anche che fosse riuscito a riavvicinarsi a Steph, come avrebbe fatto a conquistare la loro fiducia? Peter, lui sarebbe stato il più duro.
Sospirò sfregandosi il viso stanco, cercando invano di chiudere occhio. Quando all'improvviso qualcuno bussò ripetutamente alla sua porta. Sbuffò... escluse a priori che potesse essere Stephanie. Primo era di sicuro con i suoi figli, secondo avrebbe bussato senza dubbio in modo più delicato... quello sembrava un bisonte.
"Arrivo! Ma che cazzo... Daren!" rimase sorpreso alla vista del ragazzo, sembrava alquanto sconvolto. Se ne stava li sulla soglia bagnato dalla poggia che ancora cadeva in infradito, pantaloncini e canotta bianca.
"Fammi entrare dai" disse spingendolo da una parte ed entrando, stringendosi le braccia al petto.
Axl chiuse la porta sospirando e si voltò verso di lui... quel ragazzo aveva decisamente qualcosa che non andava "Si può sapere cos'hai? Sembra che ti abbia morso una tarantola!" disse notando i frenetici movimenti di gambe e braccia, sembrava non riuscisse a stare fermo... ma era solo agitato probabilmente, da cosa non lo sapeva. Si risedette sul letto tirandosi indietro i capelli fissando il ragazzo che continuava a camminare avanti indietro senza dire una prola, smangiucchiandosi nervsosamente le unghie "Non dovevi essere fuori con Robert tu?"
A quel nome Daren si bloccò voltandosi e guardandolo con occhi allucinati "Non lo nominare!!!" urlò stizzito.
Forse iniziava a capirci qualcosa. Sorrise "Chi? Robert?"
"Ho detto non nominarlo! Cazzo!"
"Robert..."
"BASTAAAA!!! NON TI SENTO!" urlò ancora mettendosi le mani sulle orecchie mentre Axl divertito continuava a ripetere quel nome "BLABLABLABLAAAAA"
Smise di ridere cercando di contenersi "Ok, ok... la smetto, levati quelle mani dalle orecchie"
Un po' incerto il ragazzo fece come aveva detto e si sedette al suo fianco con la testa tra le mani "Axl cazzo... tu non puoi capire..."
Era qualcosa di grave, non aveva mai visto Daren ridotto in quel modo "Si può sapere che cazzo ti ha fatto? Ho capito che c'entra R... insomma, quel ragazzo... parli, o dobbiamo stare qui tutta la notte in silenzio?!"
"Bè... prometti prima che non mi prenderai per il culo, e soprattutto che non lo dirai a nessuno! Specie a Dizzy"
"Promesso... avanti"
"Ecco... la serata è andata bene, tranquilla per lo meno... poi ci stavamo salutando, e io non so che cazzo gli è venuto in mente! Io non volevo, ok? Sia chiaro! Mi ha colto alla sprovvista!"
"Cos'ha fatto?" domandò, immaginando già la risposta.
Il moro sospirò scuotendo la testa "Mi ha baciato..." silenzio. Si voltò verso l'amico "Di qualcosa cazzo!" era rosso in volto, teneva la bocca serrata a forza... si vedeva benissimo che stava trattenendo una risata "No... non farlo... non ridere o ti ammazzo!" troppo tardi. Il rosso scoppiò in una fagorosa risata, gettandosi sul letto piegato in due con le lacrime che gli bagnavano gli occhi "Vaffanculo!" urlò Daren alzandosi "Fanculo ok? Sei uno stronzo!"
Prontamente Axl gli afferrò il braccio facendolo risedere e tentando a fatica di tornare serio "No dai, ok, la smetto... scusa... è che... hai un'espressione impagabile!" disse trattenendo di nuovo le risa.
Daren sbuffò "Non c'è proprio un cazzo da ridere..."
"Andiamo Daren, non farne una tragedia!"
"Cosa?! Perchè, non lo è?!"
"Senti, ti è piaciuto?"
"No! Certo che no! Non ho nemmeno avuto il tempo di capire quello che stava succedendo!"
"E allora dov'è il problema? Lui ti ha baciato, non è stata un cosa reciproca"
"No dico... ma tu sei mai stato baciato da un uomo?! Mette i brividi!"
Axl abbassò lo sguardo sorridendo appena... nessuno sapeva, ma se lo tenne per sè rimanendo sul vago "Sai, c'è stato un periodo della mia vita in cui ero perennemente fatto o ubriaco... anche se fosse successo, cosa che non escludo, non me ne ricorderei"
"Bè, è una cosa che ti sconvolge! Ecco... un trauma!"
"Non è che in realtà ti è un po' piaciuto, e quindi ora sei un tantino confuso?"
"Io confuso?! Mai! Non sono gay, non lo sono mai stato e non lo sarò!"
"E allora smettila di farti tante menate, Robert ha agito d'impulso, come un donna perchè è così che si sente... solo che se fosse stata un donna ora non saresti qui con quella faccia"
"Ovvio che no!" sospirò guardando gli occhi verdi dell'amico "Quindi... sto tranquillo?"
"Ma si... vuoi un po' d'acqua?"
"Si grazie" Axl gli passò una bottiglietta fresca che prese dal minifrigo, ne bevve una lunga sorsata. Ora che aveva parlato con lui si sentiva decisamente meglio. Ma quello non era l'unico motivo per cui era andato da lui "Axl senti..."
"Sto bene, so già cosa vuoi chiedermi"
"Si... bè, non sono venuto qui solo per farti fare una risata... com'è andata?"
Alzò le spalle "Meglio di quanto pensassi"
"Davvero?"
"Si... non lo so Daren, forse Steph si è sciolta un po' con me, ma non è così facile... e francamente non so nemmeno io cosa voglio davvero... abbiamo passato una serata piacevole, l'ho abbracciata...  non so nemmeno io spiegarti come mi sono sentito" disse ripensando a quella meravigliosa sensazione di calore che lo aveva avvolto quando Steph era finita tra le sue baccia "siamo stati a cena, non per scelta sua ovviamente. Sono arrivati tutti i suoi figli... la piccola Lilly è un tesoro, deve avermi preso in simpatia perchè è stata proprio lei ad insistere con Steph affinchè andassi a cena con loro"
"Wow... è fantastico!"
"No... uno dei suoi figli pare odiarmi... e comunque non è questo il problema. Steph non cederà così facilmente, tu non la conosci"
"Dovresti insistere"
Sul volto di Axl fece comparsa un'espressione amara "Daren ho passato la mia vita ad insistere perchè tutto andasse come volevo io, senza curarmi di nient'altro... in questo modo ho fatto solo stronzate, e ho allontanato da me persone che contavano molto più di quanto volessi ammettere... non commetterò lo stesso errore. Se il destino ha in serbo qualcosa per me e Steph, lo lascerò fare... ma non le starò addosso, se lei non vorrà"
Amichevolmente il moro gli battè una pacca sulla schiena sbadigliando sonoramente "Capisco... è già qualcosa, vedrai che tutto andrà per il verso giusto"
"Lo spero... sei stanco... e anche io, dovremmo andare a dormire, è tardi"
"Si hemmm..." si schiarì la voce scopigliandosi i capelli con fare vago "senti Axl... non è che... che posso stare qui?"
"A dormire?!"
"Si! Giuro non darò fastidio, me ne starò li sul divanetto, non russo e non farò cose sconvenienti!"
"Ma si può sapere di che hai paura?!"
"Bèèèè... sai, metti caso che Rob si sia preso troppo bene per quella storia del bacio, metti che mi faccia un improvvisata entrando in camera questa notte?! Ti prego Axl, non lo sopporterei!"
Scosse la testa divertito "E va bene, ma che sia l'ultima volta... sei assurdo!"
"Oh grazie vecchio! A buon rendere!" urlò sollevato infilandosi nel letto al suo fianco.
"Hey! Non dovevi startene sul divano?!"
"Qui è più comodo! E poi ci stiamo tutti e due... buonanotte!"
Axl scrollò il capo sistemandosi anche lui nel letto "Che non ti vengano strane idee Ashba, giù le mani e manitieni le distanze!" lo ammonì prima di pendere sonno.

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Capitolo 54
*** 54 ***


Era davvero fatto quella sera… anzi strafatto. Barcollava tenendosi a malapena al muro.
Aprì la porta di scatto e la richiuse sbattendola “Ma che cazzo…” giunse da lontano. Si infilò nel letto… le lenzuola erano bollenti “Che cazzo stai facendo? Ehi!!! Non ce l’hai camera tua?” disse una voce. Un suono strano… trascinato…
Era fatto completamente fatto. Non sentiva che voci lontane. Si sentì avvolto da un grande calore quando si portò le coperte addosso “Axl!!! Axl sei completamente andato amico!!!”
Voci… voci lontane… premette il viso contro il cuscino… era stanco… tanto, troppo…
“Ma che cazzo stai facendo?” disse ancora quella voce…
Sentiva le voci adesso? Sì forse era così. E quella voce era di qualcuno… qualcuno che profumava di buono. Annusò l’aria avvicinandosi a quel qualcuno. Si appoggiò completamente a quel corpo caldo. Fece leva sulle braccia e cadde giù, addosso alla fonte di quel calore meraviglioso. Fu lì che sentì una risata. Aprì a stento gli occhi che aveva tenuto cautamente chiusi… davanti a lui una faccia amica. Gli occhi color miele un po’ arrossati, i capelli sparpagliati per il cuscino e le guance accaldate. La cosa che lo sorprese fu trovarsi addosso a lui e sentire quello che non si aspettava…
Duff rideva e lui soffriva… era incredibile quello che sentiva in quel momento. Forse era la droga che si era insinuata nella sua mente a suggerirgli di farlo…
Lo fissò a stento in quegli occhi che annebbiati dall’alcool e sicuramente dalla coca lo sfidavano, come a prenderlo in giro. Lui odiava essere deriso “Smettila di ridere!” ordinò.
“Perché? Ahahahahah tu sei completamente fatto! Ahahahahah!” rideva… quella risata lo rese quasi isterico.
“Smettila!!! Smettilaaaaaaaaaaaa!!!” urlò dandogli uno schiaffo. Non era potente, non era forte ma Duff rotolò giù dal letto senza smettere di ridere “Piantala stronzo!!!” quel suono gli dava alla testa… aveva solo voglia di picchiarlo, ma picchiarlo perché lo stava deridendo rovinando quel momento perfetto. Lo spinse e lo colpì ancora facendolo battere la testa sul pavimento. Lo guardò come spaventato quando l’espressione del biondo cambiò. Era fredda e dura.
Senza nemmeno rendersene conto si ritrovò a terra sotto il corpo dell’amico che lo teneva fermo. Quegli occhi normalmente dolci e buoni anche quando era completamente sballato, ora lo sfidavano. Tremò… tremò come mai nella sua vita quando si ritrovò quel viso a pochi centimetri dal suo “Che stai… cosa stai facendo?” balbettò Axl scosso.
“Non giocare… non devi giocare con me…” disse duro.
Rimase fermo anche quando lui lo lasciò andare per girarsi da un lato tirandosi giù le coperte. Stette immobile per minuti interminabili… mentre la stanza non smetteva di girare attorno a lui.
Poi si levò a sedere. A fatica si alzò in piedi o almeno ci provò, quando qualcosa lo trattenne per un polso. Abbassò lo sguardo cercando di non perdere l’equilibrio e rivide ancora quegli occhi.
Erano cambiati. Completamente diversi… sembravano verdi e luminosissimi… come se vi fosse una scintilla… come se brillassero. Si sentì tirar giù e si ritrovò a terra quasi schiacciato contro il viso del biondo che ora appariva completamente diverso. Non si oppose quando lo sentì vicino… non si oppose quando quelle mani gli spostarono i capelli scoprendogli una spalla… né si oppose quando quelle labbra che non riusciva a smettere di fissare indugiarono sul suo collo. Semplicemente chiuse gli occhi lasciandosi trasportare da quella sensazione. E quando quel piccolo contatto si spostò sulla sua bocca quasi non svenne… Duff sapeva uccidere con un solo piccolo bacio.

Il sole del mattino lo colpì in viso. Si passò la mano sugli occhi e li riaprì. La stanza aveva smesso di girare attorno a lui. Voltò la testa da un lato e lo vide… il viso abbandonato sul cuscino e i capelli che come raggi del sole lo circondavano. Le guance arrossate e la bocca semichiusa. Percorse quel viso con lo sguardo più e più volte… e scese sul petto pallido che era scoperto dalle lenzuola. Era la droga a fargli vivere tutto questo? Era la droga a fargli desiderare che quel momento non finisse? Era quella che gli faceva sentire una maledetta voglia di averlo per sé? Quando spostò lo sguardo di nuovo sul suo viso lo vide guardarlo… ecco di nuovo quegli occhi… occhi buoni e dolci… ecco… Duff.

Aprì gli occhi. Era mattina. Si tirò a sedere e si passò le mani sul viso. Sospirò… e sorrise di quel
sogno. Aveva sognato spesso quei momenti… chissà se erano solo frutto della sua fantasia… non avrebbe saputo dirlo con certezza. Era proprio andato! Voltò il viso e spalancò le labbra… un altro viso… un altro ragazzo… sdraiato accanto a lui… Ashba. Il petto nudo, le guance arrossate, l’espressione beata. Non si era fatto… non aveva bevuto… era certo di questo! E allora che cazzo ci faceva nel suo letto?! Si alzò di scatto “Daren! Dareeeeeeeeen!!!” gridò strattonandolo.
“mmmm
” mugugnò il moro sbadigliando sonoramente Che vuoi vecchio... è… è già mattina?”
“Mi spieghi che cazzo ci fai così nel mio letto?”
“Così come?” chiese l’altro mezzo addormentato.
“Nudo!!!”
“Non sono nudo, non strillare! Avevo caldo!”
“Caldo? Rivestiti subito e porta il tuo culo fuori di qui!”
“Rilassati… ma che cazzo hai?! Mamma mia... sembri quasi quella checca isterica di Rob!”
Ashba si tirò su. Axl lo fissò mentre con i capelli spettinati e l’aria stralunata si diresse in bagno. Aveva un paio di boxer neri e si dette una bella ravanata al culo incurante dell’amico che lo fissava sorpreso scuotendo la testa.
 

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Capitolo 55
*** 55 ***


Axl non fu l'unico a sognare quella notte. Peter ed Harry erano andati a dormire nel bungalow di Dylan, mentre Lilly divideva il letto con la sua mamma. Stephanie si agitava di continuo...

Conosceva quella casa, la ricordava bene... bianca, pulita, perfetta. La casa che avevano sognato insieme. C'era ancora tutta la sua roba, come l'aveva lasciata. Camminava a piedi nudi per il corridoio, il pavimento era gelido, e lei fasciata solo da un leggero abito bianco... un abito che ben ricordava... l'abito da sposa che aveva indossato per girare un video. Camminava incerta, smarrita, guardandosi in giro in cerca di quacosa, o qualcuno. Poi d'un tratto sentì dei rumori. Cose che sbattevano, botti, tonfi... si diresse verso la stanza da cui provenivano. Allungò una mano aprendo timorosa la porta. All'interno un Axl furioso scagliava contro le pareti tutto ciò che gli capitava sotto tiro. Si ritrasse spaventata nel rivivere quella scena. Un vaso raggiunse il muro di fianco al suo viso schiantandosi e finendo in mille pezzi. In quell'istante il rosso si voltò incrociando il suo sguardo... i suoi occhi verdi erano duri, quasi glaciali.
"A... Axl..." mormorò indietreggiando. Le faceva paura. In quei momenti non rimaneva nulla del ragazzo dall'aria angelica che aveva conosciuto. La terrorizzava. Fece un passo verso di lei, afferradola per un braccio e tirandola all'interno della stanza. La porta alle sue spalle si richiuse secca, facendola tremare ancora di più "Lasciami, lasciami!" urlò cercando di liberarsi dalla sua presa, troppo stretta, troppo forte per lei. Le afferrò le spalle, spingendola e facendola sbattere contro al muro... il bouquet che stringeva in mano cadde a terra, riversando i petali delle rose sul pavimento immacolato. La mano di Axl finì sul suo collo. Le sembrava enorme rispetto al suo esile corpo... e stringeva, stringeva da morire.
"Sei solo una stronza... una puttana..." sibilò tagliente. La guardava con gli occhi arrossati dalla collera, strafiggendola con il suo sguardo. Si sentiva soffocare... afferrò il suo polso con entrambe le mani cercando di allentare quella stretta, ma niente.  Qualcuno in un angolo piangeva. Riuscì a mala pena a scorgere un piccolo bimbo rannicchiato contro al muro, le braccia attorno alle gambe, i capelli castani e le guance paffute rigate dalle lacrime mentre chiamava la sua mamma e quello che per lui era il suo papà. Il rosso allentò appena la presa.
"D... Dylan..." mormorò Steph, e in quell'istante di nuovo lo sguardo infuocato di Axl si posò su di lei. Chiuse gli occhi annaspando... lui le strappò il velo dalla testa tirandole i capelli facendole uscire appena un gemito di dolore.  Lei artigliò il suo braccio graffiandogli la pelle e la carne con le unghie, lasciando delle profonde scie rosse. Ma la presa non desisteva... aprì gli occhi innondati dalle lacime per guardarlo ancora, un'ultima volta, supplicandolo. Ma non c'era pietà nei suoi occhi, solo rabbia. Quella rabbia cieca che tante volte aveva visto. Quella stessa rabbia a cui lei rispondeva con veemenza. Quellla rabbia che si era impossessata troppe volte di entrambi, distruggendo la loro storia  e le loro vite.
Poi qualcosa cambiò... sentì la mano levarsi dalla sua gola e qualcos'altro sostituirsi ad essa... un'altra mano, più morbida, delicata... e calda... aprì gli occhi beandosi di nuovo dell'aria che rintrava nella sua gola. Davanti a lei un'altro uomo... lo stesso Axl... uguale, eppure diverso... non solo per il corpo e il viso segnato dal tempo, ma per il suo tocco, il suo sguardo gentile e vagamente stanco, il sorriso bonario e l'aria stranamente dolce. Le dita scivolarono lungo il suo collo levandosi poi subito dopo "Se ne è andato, è tutto a posto" le disse con quella stessa voce che poco prima l'aveva insultata. Istinivamente si schiacciò di più contro al muro tremando ancora... chi le assicurava che fosse diverso? Che non era più lo stesso uomo di prima? Eppure... i suoi occhi. Di nuovo quella mano si posò su di lei, sulla sua guancia umida e bollente. La accarezzò piano, e sul viso di lui vide spuntare un sorriso debole e timido. Il respiro acellerato tornò piano regolare.
Dylan non piangeva più... lo sentì ridere, ma non lo vedeva nella stanza "Dov'è? Dov'è Dylan?!" urlò spaventata avanzando di qualche passo traballante, ma le salde mani di Axl le strinsero le braccia bloccadola, senza farle male, tanto che non sentì nemmeno l'istinto di scappare dalla sua stretta.
"Sta bene... Steph... sono io..." sussurrò. Guardò nei suoi occhi, cercò di scovarci qualcosa... e poi eccola, quella luce... quello era Axl, quello vero, quello di cui si era innamorata. Aprì appena le labbra per dire qualcosa, ma non ne uscì che un lieve sospiro. Si sentì morire quando le loro labbra si ricongiunsero, un bacio bollente, saturo di passione, pura passione e amore. Niente rabbia, niente colera... solo un bacio. Piano le sue mani si mossero allacciandosi al collo dell'uomo, stringendolo con più forza quasi per paura che potesse andarsene da un momento all'altro. Assaporò di nuovo quelle labbra che le erano mancate in modo indicibile. Si beò del respiro caldo sulla sua pelle, annusò i suoi capelli inspirandone il profumo, e fremette quando sentì le sue mani scorrere sulle sue spalle nude, abbasando ancora di più il candido vestito, fino a farlo ricadere a terra scoprendo il suo corpo. Sentì il viso andarle in fiamme e il cuore acellerare pesantemente la sua andatura, sotto al suo sguardo. E senza attendere si tuffò tra le sue braccia, cercando di nuovo le sue labbra e annaspando, questa volta per il lungo bacio. Venne avvolta dal calore, e le sembrò di toccare il cielo con un dito quando si trovò distesa sotto di lui sul grande letto che un tempo era stato loro.
"Axl..." si trovò a chiamarlo di nuovo, con il respiro corto, sommersa dai suoi baci, e dalle sue carezze...


"Mamma..."
"mmmm"
"Mammaaaaaa!!!"
Aprì gli occhi di soprassalto mettendo a fuoco la figura che le stava sopra, seduta sul suo ventre... Lilly "Tesoro..."
"Mamma stavi gridando sai?"
"Gridando?"
"Si... e poi sospiravi e facevi degli strani versi... si si..."
Arrossì di colpo "Oh io..."
"Cosa stavi sognando?"
"Niente!"
"Hai chiamato il signore di ieri sera"
"Chi?!"
"Axl! L'arancia con i baffi!"
"N... no... no tesoro, ti sarai sbagliata" disse sollevandosi... era sudata e calda... Lilly aveva ragione, ma come poteva spiegarlo ad una bambina così piccola? L'abbracciò cullandola e sospirando "Ti voglio bene, ricordatelo sempre Lilly" disse dolce all'orecchio della figlia. Quel sogno interrotto le aveva lasciato un brutto senso di vuoto... e non solo. Aveva promesso a Peter che mai e poi mai sarebbe tornata con Axl. Ma era quello che pensava davvero? Non ne era più così sicura. La verità è che bramava dalla voglia di sentirlo, di toccarlo, di baciarlo e di essere ancora sua. La fiamma ardente della passione che provava per lui si era riaccesa con violenza dentro al suo cuore.

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Capitolo 56
*** 56 ***


Lilly correva seguita dal fratello. Correva veloce per sfuggire al terribile solletico di Harry quando la sua attenzione fu attirata da degli altri bambini che giocavano a pallone. Come se fosse la cosa più naturale del mondo gli si avvicinò curiosa “Mi fate giocare? Eh?” chiese sorridendo ad uno di loro.
Era un bambino più grande di lei, aveva un viso pieno di lentiggini. Questo la squadrò alzando un sopraciglio “Smamma mocciosa!”
La piccola Lily insistette “Dai! Fate giocare anche me!”
“Ma che vuoi?! Smamma ho detto!”
La bambina gonfiò le guanciotte arrabbiata “Cattivo!”
“Togliti ho detto!” disse quello e le diede una spinta che la fece cadere a terra.
La piccola iniziò a piangere forte. Harry sentendo le urla della sorella corse veloce e la vide seduta a terra in un mare di lacrime “Lilly! Che le avete fatto?!” ringhiò in direzione di quei ragazzi.
“E tu che vuoi? Chi sei?”
“Sono suo fratello!” guardò la piccola.
“Mi ha spinto!” frignò.
Harry si voltò di nuovo verso il ragazzino. Era più alto e più forte di lui quello era certo, ma nulla gli avrebbe impedito di dargli una lezione. Nessuno poteva toccare la sua sorellina. Diede uno spintone al ragazzino che indietreggiò “Che credi di fare moscerino!”
“Sì Johnny dagliele!!!” disse un altro bambino grassottello e dall’aria antipatica.
“Lui non è un moserino! Lui è il mio fratellone, e ora te la farà pagare! Vero Harry?”
“Hemmm... sicuro!” rispose il ragazzino poco convinto in realtà, avvicinandosi al ragazzo che lo spinse. Harry era piccolo, ma non fragile. Gli tirò un pugno così forte da farlo barcollare ma la furia dell’altro lo colpì più e più volte. La piccola Lily era spaventata e intervenne per difendere il fratello ma finì per prendere in pieno uno schiaffo destinato a lui. Fu allora che Harry reagì. Fu una furia. Picchiò così tanto quel ragazzo da  lasciarlo a terra. Il ragazzino si toccò il labbro sanguinante e minacciò Harry di fargliela pagare, ma alla fine si allontanò.
“Stai bene sorellina?”
La piccola guardò suo fratello. Era il suo eroe da sempre. Non c’era  nessuno che adorasse di più di lui e annuì. Harry la aiutò a tirarsi su e insieme mano nella mano tornarono al bungalow.
 
Quando Steph aprì la porta e lo vide si stupì “Oddio! Ma che ti è successo?!”
“Niente mamma, sta calma eh!” disse lui bloccando il suo abbraccio.
“Un gruppo di bambini mi ha fatto male e lui mi ha difesa!” disse la piccola.
“Che vuol dire ti ha fatto male?” chiese con apprensione.
“Lilly!” sospirò Harry alzando gli occhi al cielo.
“Mi hanno spinta! E uno mi ha tirato uno schiaffo!”
“Cosa?!?!” urlò la donna quasi in preda ad una crisi isterica.
“Lo schiaffo lo stava tirando a me, poi Lilly si è messa in mezzo”
Steph guardò il figlio che era tutto un livido “Andrò a lamentarmi con la direzione! A certi soggetti non dovrebbe essere  permesso di circolare!”
“Mamma calmati non è niente!”
“Non è niente? Ma guarda la tua faccia! Ora andiamo da quei tizi, coraggio!” disse lei prendendolo per un braccio.
“No! Mamma ti prego!”
“Non devi avere paura tesoro!”
“Non ho paura solo… mi imbarazzi…” disse sinceramente.
“Io??? Ah! Questa è bella! Io ti imbarazzo...”
Harry sbuffò “Ho detto che non è niente ok?!” urlò uscendo dal bungalow di corsa.

Era stufo dell’ossessione della madre. Lui non era un bambino non più! Camminò nervoso sino a che non raggiunse la spiaggia. Si sedette con un tonfo sulla sabbia.
“Hey” alzò lo sguardo coprendosi gli occhi dal sole e vide il signore dell’altra sera “Cazzo che lividi, che ti è successo?”
“Niente ok?! Le ho prese!”
“Lo vedo… spero che tu le abbia date anche!” disse stupendolo.
“Certo! Quello stronzo se le meritava! Ha trattato male mia sorella!”
Il rosso gli si sedette vicino sospirando. Ricordava perfettamente quante volte le aveva prese per difendere la sua sorellina. Lui non era che un bambino allora, ma nessuno poteva farle male… nessuno “Steph ha già visto i lividi?”
“Già… mi tratta come un moccioso! Io non sono un bambino! Non più! Perché lei non lo capisce?!”
“Perché tua madre è fatta così… è una persona che deve avere sempre il controllo degli altri, se questo controllo viene a mancare va in paranoia… è sempre stata così”
Il bambino guardò Axl con curiosità “Conosci bene mamma vero?”
“La conoscevo… già… ma è passato tanto tempo…”
“So che lei lo fa per proteggermi… ma… a volte è troppo, capisci?”
L’uomo sorrise “Si, capisco”
“Sai io non la penso come Peter… per me non sei solo uno stronzo che vuole ficcare il naso  nella nostra vita. Ho visto come ti guarda mamma... non ha mai guardato così papà… secondo me le piaci”
“Bè… una volta forse…”
“Per me non devi darla vinta a Peter! Lui è solo un po’ geloso. E’ così appiccicato a mamma da darmi la nausea! Deve smetterla! Non gettare la spugna…”
Axl sospirò mettendogli una mano dietro la schiena “Che ne dici di andarci a prendere un succo di frutta? Mmm?”
“Ci sto!” sorrise il ragazzino sorridendo.
Quando si alzarono Axl gli battè  una pacca sulla spalla. Quel bambino gli ricordava molto lui da piccolo. Era dolce ma nello stesso tempo forte e ribelle, pronto a proteggere i suoi affetti  e capace di guardare le cose per quello che erano.

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Capitolo 57
*** 57 ***


Qualcuno li vicino li osservava stringendo i pugni e con il sangue che ribolliva nelle vene. Peter era andato a cercare Harry dopo che aveva saputo del litigio con Stephanie. Sapeva quanto la madre a volte potesse essere soffocante. A lui non dispiacevano tutte quelle sue attenzioni, seppure a volte esagerate. Ma a Harry infastidivano. Lui voleva essere indipendente, sentirsi grande. Per quano amasse la madre odiava sentirsi ancora il suo bambino.
Lo aveva cercato per tutto il villaggo. Ed ora eccolo, l'aveva trovato. Vederlo seduto tranquillo a bere succo di frutta e a ridere con quell'uomo gli fece venire la nausea. Per Dylan era come un padre, ad Harry stava simpatico, la piccola Lilly pareva addirittura adorarlo... possibile che solo lui lo vedesse per ciò che era? Possibile che nessuno di loro si rendesse conto di quanto quell'uomo fosse pericoloso? Poteva far male a tutti loro. E a Stephanie. Trattenne a stento l'impulso di saltargli adosso e prenderlo a pugni, poi avrebbe dato una bella lezione anche al fratello. Sentì la rabbia invaderlo. E quando vide il rosso posare amichevolmente una mano sulla spalla del fratello, non resistette più.
Stava per fare qualche passo quando qualcuno lo fermò bruscamente strattonandolo per un braccio "Cosa pensi di fare?!" domandò Dylan. L'aveva visto, e subito aveva capito le sue intenzioni. Anche se non erano del tutto fratelli per lui era come un libro aperto.
"Lasciami, vattene!" urlò di rimando Peter cercando di liberarsi da quella forte presa.
"Col cazzo, adesso tu vieni con me e mi spieghi che accidente ti prende!" lo trascinò più in là, per non essere visto, lontano da occhi e orecchie indiscreti. Solo quando fu sicuro di essere abbastanza lontano mollò la presa "Ora datti una calmata!"
"No che non mi calmo!"
"E invece tu ora ti calmi, o quant'è vero Dio ti prendo a calci in culo!" sbottò brusco.
Gli occhi di Peter si ridussero a due piccole fessure "Tu non hai nessun diritto di trattarmi così!" ringhiò.
"Oh eccome se ne ho! Sono tuo fratello maggiore! O te lo sei dimenticato?!"
"Tu non sei un cazzo di nessuno!"
Dylan era quasi impressionato dala quantità di rabbia che Peter sprigionava, dalla cattiveria e dalla stizza con cui parlava "Smettila adesso!" la sua voce si fece dura e seria, tanto che lo zittì "Posso capire che ti stia antipatico, posso anche cercare di capire l'assurda e morbosa gelosia che hai sempre avuto per mamma, ma non capisco e non accetto che tu ti intrometta nella sua vita e nelle sue scelte!"
"Io non mi intrometto nella sua vita!"
"Si invece! Credi che farle giurare di non vederlo più sia stata una cosa onesta? Ma bravo! Steph ha il diritto di rifarsi una vita con chi le pare, che questo sia Axl o no!"
"Io la voglio solo proteggere!"
"E da chi, eh?!"
"Da quell'uomo schifoso!"
"Tu non lo conosci"
"E tu si?! Da quanto non lo vedi?! Ma poi proprio tu che l'hai vissuto, come pui accettare che tornino anche solo a frequentarsi?! Tu dovresti essere il primo a voler tenerglielo lontano! Mamma starà male per colpa sua, lo so!"
"Proprio perchè l'ho vissuto credo di poter essere l'unico in grado di giudicare! Perchè, il tuo caro paparino credi che non l'abbia fatta soffrire eh?! Diciamo piuttosto che sei tu quello che soffrirà se lei dovesse decidere di tonare con Axl, perchè non l'avrai più tutta per te! Ecco cosa! Hai paura che qualcuno la porti via da te e ti levi tutte quelle stupide attenzioni che ti riserva! Che sia Axl che sia qualcun'altro non farebbe alcuna differenza!"
"Non è vero..."
"Sei un'egoista Peter... uno stronzo, egoista e viziato"
La faccia del ragazzo si fece livida. Era furente. Sentiva dentro di sè un tale odio che per un secondo temette di poter esplodere "Vaffanculo Dylan..."
"E' ora di crescere Peter" rispose in tono più calmo "staccati dalla gonella di mamma e fatti una vita tua" concluse voltandogli le spalle e andandosene, lasciandolo solo.

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Capitolo 58
*** 58 ***


Peter ci pensò a lungo. Dylan non aveva capito niente, ma del resto come poteva capire? Lui che aveva sempre avuto tutto? Ok non aveva avuto un padre, ma aveva la popolarità, aveva il favore del patrigno e il rispetto di tutti. Lui era quello fico, era il bello, il perfetto. No non poteva capire... non poteva capire l’emarginazione, il disprezzo e quella costante delusione negli occhi di suo padre.
E in tutto questo l’unico lato positivo era lei. C’era sempre lei a guarire quelle ferite a fare sembrare tutto una sciocchezza. Lei che con un abbraccio gli scaldava il cuore. Lei l’unica donna al mondo capace di mandarlo in tilt con un solo sorriso. Lui a cui le donne non andavano a genio, che aveva sempre avuto gusti diversi dal così detto 'normale', si emozionava di fronte ad una donna.
Ricordava perfettamente quando tutto ebbe inizio. Era sempre stato mammone, ma fu intorno ai 12 anni che le cose cambiarono. Quel giorno era tornato da scuola con lividi e ferite, e suo padre non aveva smesso di ripetergli quanto fosse debole a prenderle in quel modo. Una checca, così l’aveva chiamato. Si era rifugiato in stanza ed era arrivata lei. Lo aveva curato, coccolato e ascoltato. Lo aveva stretto a sé con amore e in quel momento il corpo di Peter aveva reagito. Lei se n'era accorta lasciandolo imbarazzata ma minimizzando. Eppure quella sensazione strana non lo aveva abbandonato. Per questo si sentiva davvero in colpa, ma non poteva farne a meno. Insomma lei era sua, solo sua… il solo pensiero di perderla lo uccideva. Persino quando il padre la toccava e la baciava avrebbe voluto picchiarlo, quando la umiliava davanti a tutti avrebbe voluto tagliargli la lingua, perché lei era la donna più perfetta che esistesse. Non gli importava se suo padre lo picchiava, se lo puniva, se lo schifava, lui non aveva il diritto di trattare male Steph.

Si avvicinò a quel bungalow e bussò alla porta.Quando si aprì vide sua madre che gli sorrise “Peter… tesoro…”
“Posso entrare?”
“Certo” il ragazzo la guardò. Bellissima e avvolta in un vestitino leggerissimo bianco. Deglutì sentendo ancora quella sensazione “Siediti”
“No… ecco... io volevo solo…”
“Dai siediti! Vuoi qualcosa da bere?”
“Mamma ti prego… fammi parlare ok?” la donna sospirò “Volevo solo chiederti scusa per il mio comportamento”
“No tesoro davvero tu…”
“Mamma… sono stato unvero stronzo. Non mi piace quell’uomo, so quello che ti ha fatto e non mi piace… ma non mi piace neanche papà, lo odio, mi ha sempre fatto sentire uno schifo e ha trattato tutti noi malissimo, e soprattutto ti ha fatto del male e questo non posso perdonarglielo. Ma come dice Dylan, non mi piacerebbe nessuno accanto a te. Noi siamo sempre stati uniti mamma. Ricordi quante volte sei venuta nella mia stanza a piangere con la faccia livida o il cuore spezzato? Io me lo ricordo bene, tu ti mettevi a letto con me e io ti abbracciavo stretta e davi sfogo a tutte le tue lacrime. E quante volte hai curato le mie ferite e i miei lividi. Il nostro rapporto è speciale, lo è sempre stato… la verità è che il mio affetto è più forte di quello che lega un figlio a sua madre, e questo è sbagliato… devo lasciarti libera di vivere la tua vita e di cercare quella felicità che ti è stata negata per tanto tempo. Vorrei poterti rendere io felice… ma non è possibile nonostante il mio cuore lo desideri con tutte le sue forze. Così mi limiterò a guardare e ad asciugare le tue lacrime o a sorridere con te. Non è questo che ci si aspetta da un figlio?”
Steph chiuse gli occhi dando il via a quelle lacrime. Non credeva che Peter covasse tutto quel dolore nel cuore. Lo abbracciò forte e lui ricambiò immergendo il viso nel suo collo. Doveva rinunciare a quel sentimento. Era assurdo e sbagliato. Eppure averla tra le braccia era l’unica cosa che avesse senso per lui. Peter pianse, pianse disperato. Cosa c’era di così sbagliato in lui? Aveva deluso tutti, prima suo padre, poi Dylan e ora Steph. Era incredibile come avesse distrutto tutto con il suo egoismo e la sua follia.
Quando Steph si addormentò sdraiata accanto a lui Pet la guardò “Rimedierò a tutto io mamma… ti farò felice… vedrai. Rimedierò ai miei errori” disse dandole un leggero bacio a fior di labbra per poi uscire da quel paradiso… ora avrebbe dovuto affrontare il suo inferno.

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Capitolo 59
*** 59 ***


Finalmente Duff aveva trovato un po' di quel riposo che cercava... certo quella non era partita come una vacanza di piacere, ma quel giorno era stranamente tranquillo, per cui aveva deciso di goderselo sul serio con Susan e Mae.
Erano rimasti in piscina quella mattina. Era una splendida giornata ma Mae non voleva andare in spiaggia... eh si, la spiaggia ha troppa sabbia, e la sabbia le aggrovigliava i capelli... ma andava bene così. Femmine.
Se ne stava sdraiato placidamente su una sdraia al sole, con a fianco Susan in quel suo costume color amaranto disegnato da lei stessa che le stava praticamente perfetto... li per li aveva pensato ad abbandonare Mae per un oretta e aprofittare del bungalow vuoto per darle una bella ripassata. Gli sembrava un'eternità dall'ultima volta che avevano fatto l'amore. E che cavolo, non ci era abituato! Ma con la piccola sempre tra i piedi era praticamente una missione impossibile. Allungò una mano sulla coscia della donna, che sentendo il suo tocco abbassò la rivista di moda che stava leggendo per guardare il marito da dietro gli occhiai da sole Versace "Duff... che stai facendo?"
"mmm... indovina?" rispose ammiccando facendo risalire la mano un po' più in alto.
"Eddai, c'è Mae!" rise lei spostando la gamba... ah quanto avrebbe voluto concedersi un po' di tempo solo per lei e Duff.
"Andiamo Su... Mae sta giocando, potremmo assentarci qualche minuto..."
La bionda sorrise furba mordendosi un labbro "Cos'hai in mente McKagan? Conosco quello sguardo..."
Duff sorrise di rimando avvicinando il viso furbo a quello della moglie e passando languidamente le labbra sulla sua guancia "Pensavo che potremmo..."
"Heeeeey!!! Piccioncini!" urlò una voce conosciuta mentre una forte mano si abbatteva sulla scarna schiena del povero Duff.
"Axl... ragazzi, che tempismo eh!" sbuffò.
C'erano proprio tutti, Dizzy che aveva parlato, Axl che gli aveva dato la pacca, poi Del e Daren. Tutti con i loro costumi esageratamente sgargianti e il sorriso sulle labbra. C'era anche un ragazzino con loro, che si teneva attaccato ad Axl quasi fosse la sua ombra. Si sedettero tutti li attorno, prendendo sedie, sdraie e facendo un casino assurdo. Susan sospirò... addio sogni di gloria. Duff... bè, Duff si era già rassegnato.
"Duff, Susan... lui è Harry, uno dei figli di Stephanie"
Duff aprì la bocca sorpreso... ma allora... non ci capiva un accidente! Si limitò a sorridere al ragazzo e a tirare un'occhiata ad Axl come a dire che gli avrebbe dovuto spiegare un po' di cose.
Di li a poco una bambina spuntò dietro di loro, tenendo strette le braccia attorno al corpo di Harry "Ancora qui stai? Lilly, ho da fare io!"
"Ma mamma ha detto che potevo stare con te Harry" spiegò portandosi il ditino alla bocca.
"Non vedi che sono impegnato? Cose da grandi!" rispose alla piccola indicando quei suoi nuovi grandi amici, come se fosse impegnato con loro a fare chissà cosa "Ah, quanto è difficile essere un fatello maggiore!" aggiunse con aria esasperata facendo ridere tutti quanti.
Axl si abbassò verso di lei allungandole la mano. Lilly sorrise e glie la prese facendosi poi prendere in braccio "E lei è Lilly... Lilly, loro sono Duff e Susan, due cari amici"
Duff era sempre più sbalordito... ma che cavolo era successo tra quei due? Certo che vedere Axl con in braccio quella bimba deliziosa, e quell'altro ometto appiccicato addosso bè... faceva davvero un bell'effetto. Era così... dolce... si sorprese dei sui stessi pensieri, ma non poteva fare a meno di pensarlo... scosse la testa "Wow Axl... io e te dopo andiamo a farci un succo di frutta, ok?"
"Accidenti Duff... una volta mi avresti proposto una birra!"
"Non ricordarmelo... quanto darei per farmene una, bionda e frizzantina..."
"Duff!"
"Tesoro, cerca di capire! Io ero il re della birra!"
"E ora sei il re della RedBull!" scherzò Dizzy ridendo.
"Ah fanculo..."
"Ma di che ti lamenti McKagan, ce l'hai li di fianco la tua bionda!" sorrise Del facendo l'occhiolino a Su "E che bionda ragazzi!"
In quel mentre la piccola Mae uscì dall'acqua facedosi largo tra quella piccola folla che si era fermata attorno al suo papà e alla sua mamma "Papi! Hai detto che saresti venuto a giocare con me, ti ho aspettato fino ad ora!" si lamentò con il labbro all'infuori e le manine piantate sui fianchi.
"Che grinta la piccola!" rise Daren.
"E pure tu non sei più venuto a giocare con me! Cattivo!" lo zittì però subito Mae indicandolo come colpevole.
"Tesoro, papà stava parlando non vedi? Da brava..."
"Da brava un cacchio!"
"Mae!" la rimproverò Susan.
"Mamma uffi... non mi piace giocare da sola!"
Axl si abbassò davanti a lei facendo scendere la piccola Lilly dalle sue braccia anche se lei teneva comunque ancora le mani legate dietro al suo collo "Lilly ti va di giocare un po' con Mae?"
Le due bimbe si guardarono, un po' come per studiarsi. Dopo un attimo di diffidenza, finalmente Mae fece un sorriso "Io so fare i tuffi!" annunciò fiera.
"Anche io!" rispose Lilly.
"Fammi vedere allora!"
"Siiiiii!!!" urlarono correndo verso il bordo e facendo un tuffo a bomba tenendosi per mano.
"Maeeee!!! Non correre sul bordo della piscina che si scivola!" urlò Duff preoccupato.
"Oh Cristo Duff... ma la vuoi lasciare in pace?!" fece Axl allargando le braccia facendogli notare quanto a volte fosse asfissiante.
"Hey aspettatemi voi due! Vado a far vedere a quelle marmocchie come si fa un vero tuffo a bomba!" annunciò Harry prima di saltare anche lui in piscina.
Axl sorrise... non poteva credere che tutto quello fosse vero. Certo... era solo l'inizio... quante cose ancora non andavano? Troppe...
Si sedette al fianco di Duff raccontantogli brevemente quelle ultime novità.
Stavano giusto per attaccare un discorso sui vecchi tempi passati, quando un urlo li mise in allarme... videro un trafelato Robert correre verso di loro sventolando le braccia al cielo.
Daren subito si infossò nella sedia, temendo il peggio "Oh cazzo..."
Ma ben altro motivo aveva spinto Robert a correre da loro "ODDIO! ODDIOOOOOOOO!!!" urlò gettandosi praticamente addosso a Susan.
"Robert calmati! Che cosa è successo?!" domandò allarmata.
"Una vagedia... un disastvo! Steph... impazzivà! Ahhhhh! Che cavolo di vacanza, ce n'è sempve unaaaaaaaaa!!!"
"Non capiamo nulla se fai così! Vieni, siediti qui" lo fece sedere al suo fianco e gli passò una bottiglietta di acqua.
"Oh gvazie cava... un disastvo..."
"Cosa? Parla!" urlò esasperato Axl, chiaramente preoccupato. Che fosse successo qualcosa a Stephanie? Alzò lo sguardo vedendo arrivare Dylan, Steph stretta al suo braccio, con gli occhi arrossati e l'aria distrutta... doveva davvero essere grave allora. Corse incontro ai due mettendo una mano sulla spalla del ragazzo "Cos'è successo?!"
"Peter... se ne è andato"
Axl sospirò... era sollevato dal fatto che si trattasse 'solo' di quello. Era grave certo, ma lui credeva si trattasse di qualcosa di ben peggiore... quando però i suoi occhi si fermarono sul viso tirato di Steph ebbe come l'impressione che la situazione fosse peggiore di quel che credeva "Ma... è un ragazzo... forse voleva solo farsi un giro..." cercò di minimizzre.
Dylan scosse la testa serio "Non è così semplice purtroppo... abbiamo cercato per tutto il villaggo, nulla"
"Quest'isola non è poi così grande"
"Axl... è solo, arrabbiato e..." sospirò "Peter non è un ragazzo come gli altri, è fragile... troppo" strinse le spalle della madre, sul punto di scoppiare a piangere da un momento all'altro. Dylan gli porse un foglio. Era giusto che anche lui sapesse. Dopo tutto aveva deciso di farlo rientrare nella sua vita, e Peter era suo fratello.
Axl lesse quelle poche righe... vi lesse una tale amarezza e una tale disperazione da non poter far altro che pensare al peggio "Lo troveremo" disse a Steph cercando di rassicurarla. inutilmente.
Si sentiva terribilmente in colpa... se fosse successso qualcosa a Peter non se lo sarebbe mai perdonata. Annuì stringendo le labbra per trattenere un singhiozzo.
"Mamma... Axl ha ragione, lo troveremo vedrai" l'accompagnò verso Susan, che gentilmente le cedette il suo posto e rimase al suo fianco cercado di consolarla. Da madre che era poteva perfettamente comprendere l'angoscia che provava in quel momento "Andate a cercarlo, rimango io con Steph e i bambini" disse guardando Duff.
Era davvero una brutta situazione. Certo per alcuni di loro poteva sembrare esagerata la reazione di fronte a quella che consideravano solamente una innocente bravata. Chi dopo tutto da ragazzo non era scappato di casa almeno una volta? Ma Stephanie sapeva che non era solo quello... e con lei Dylan, preoccupato che Peter potesse aver fatto qualche sciocchezza.

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Capitolo 60
*** 60 ***


Peter era deciso. Doveva rimediare ai suoi sbagli, ed era quello che avrebbe fatto. Chiuse la porta del bungalow e si incamminò solo. Doveva lasciarla libera di vivere la sua vita, libera di avere quella felicità che la vita le aveva negato. E poi così avrebbe liberato tutti dalla sua presenza. Suo padre non avrebbe più dovuto vergognarsi di avere una pecora nera in famiglia, avrebbe messo fine a quel tormento.
Aveva lasciato un biglietto, era così che si doveva fare no? Poche righe scritte con la mano del cuore... la sinistra.

'Mamma non preoccuparti per me. Ora potrai vivere la tu vita senza le mie gelosie e la mia rabbia. Ho capito che avevo superato un limite con te ormai. Perdonami. Dì papà che ora non dovrà più vergognarsi di avere un figlio come me e dai un ultimo bacino a Lily da parte mia. Io non potrò più farlo. Addio. Con tutto il mio immenso amore. Peter'

Era stato tutto quello che era riuscito a mettere insieme.

Camminò a lungo, all'inizio aveva pensato di scappare... ma per andare dove? Quest'amarezza lo avrebbe seguito ovunque fosse andato, c'era un unico modo... un unico modo.
Camminò verso la scogliera aveva bisogno di riflettere. Si sedette su quelle rocce a strapiombo sul mare e si guardò intorno. I gabbiani gridavano volando vicinissimi all'acqua per pescare un pesce, c'era il suono dei grilli dietro di lui e il calore del sole a riscaldarlo. Quel posto era un vero paradiso. Forse andarsene non sarebbe stato così brutto infondo. La verità era che se la stava facendo letteralmente sotto, suo padre aveva ragione... era un codardo lo era sempre stato. Si tolse i vestiti restando solo con il costume addosso. Le rocce taglienti gli ferivano i piedi. Una volata di vento lo avvolse. Pensò... c'era forse un altro modo per risolvere le cose? No non c'era.. Ormai per lui c'era solo l'inferno. Lasciò sospeso un piede nel vuoto... il cuore gli batteva a mille “Coraggio Peter... coraggio...” deglutì e chiuse gli occhi... era l'ora...
“Fermo!” sbarrò gli occhi voltandosi di scatto. C'era quell'uomo davanti a lui, lo fissò un attimo sorpreso poi dolore e rabbia risalirono di nuovo che diritto aveva lui di disturbarlo in quel momento. Che diritto aveva di intromettersi? “Fermati Peter! Ti prego sta fermo dove sei e non fare stronzate!”
“Sta zitto! Tu non puoi dirmi quello che devo fare, vattene e lasciami in pace!”
“Ascoltami, a tutto si può rimediare...”
“Vaffanculo!” Axl fece un passo avanti verso di lui “Fermati! Non un solo passo o mi butto!” lo bloccò il ragazzo.
“No! Ok... sto qui... non mi muovo... ecco ora mi siedo qui... ok?” disse Axl sedendosi a fatica. Quelle rocce erano davvero appuntite “Certo che è un bel salto...” commentò guardando oltre la scogliera.
Peter lo guardò con rabbia “Sta zitto!” disse scoppiando a piangere e dando libero sfogo alla rabbia e alle emozioni che aveva per troppo tempo celato dentro di sè “Tu non sai niente... non sai come mi sento, quindi non puoi parlare! Tu non sai nulla di me. Non sai come ci si sente a deludere tuo padre, a far piangere tua madre, ad essere guardato come una merda solo perchè sei diverso! Quando nasci in un famiglia come la mia tutti si aspettano grandi cose da te ma... ma io... io non sono come Dylan. Io non sono così! Da piccolo giocavo con i vestiti di mamma. Aprivo l'armadio e sfioravo tutti quei bellissimi abiti. Sognavo ad occhi aperti... Sono diverso, sempre sensibile e insicuro. Tutti a scuola mi hanno sempre preso a calci in culo, mi chiamavano checca, coniglio, finocchio, codardo... e quando arrivavo a casa mio padre non faceva che rimproverarmi per essere come lui non avrebbe mai voluto, e mi guardava con quegli occhi carichi di sdegno. E poi c'era lei e tu... tu non sai com'è difficile per me non... non sai come ci si sente... e ora lei sa... sa quello che... io non posso... non posso dirle che...” disse singhiozzando “Non sono nemmeno capace di amare... sbaglio sempre anche quello! Non sarò mai libero di essere quello che sono...”
Axl sospirò e sorrise... che avrebbe potuto dirgli? Sapeva eccome come ci si sentiva... ma come spiegarlo a lui?


***
We are baaaaaaaaaack :D
Buon anno a tutti!
Ram e Lau

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Capitolo 61
*** 61 ***


La rabbia lo avvolse ancora di più quando vide le labbra del rosso che seduto fissava i suoi stessi piedi, inarcarsi in una specie di sorriso sghembo "Ridi? Che c'è da ridere eh?! Ti sembro tanto divertente?!" urlò fuori di sè facendo un passo indietro verso il dirupo.
Axl non sembrò minimamente scomporsi. In realtà dentro di sè era in subbuglio  come non mai. Aveva il terrore che Peter potesse davvero fare quella  sciocchezza, aveva il terrore di non riuscire a salvarlo. Ma mostrarsi agitato avrebbe solo peggiorato le cose "No" disse alzando lo sguardo su di lui "Non ridevo di te Peter... stavo solo pensando a quanto siamo simili io e te..."
"Simili? Io non sono come te"
"Peter... facciamo così... tu ora ti siedi qui di fronte a me e mi ascolti. Ti chiedo solo qualche minuto... voglio raccontarti... una storia" Peter non capiva dove voleva arrivare... ma cosa voleva quell'uomo da lui? Perchè non lo lasciava in pace? Una storia poi... gli sembrava forse il momento adatto? Ma Axl continuò "Ti chiedo solo di ascoltarmi... mi puoi ascoltare Peter?"
Avrebbe voluto dirgli di no, avrebbe voluto cacciarlo, urlargli di lasciarlo solo con il suo dolore, ma non ci riusciva. Quegli occhi verdi e lucidi puntati addosso gli facevano uno strano effetto... brillavano... sembravano leggergli dentro. Tutto ciò che fece fu sedersi e guardarlo. Axl sorrise "Bene... so che ti riesce difficile capire il perchè ho detto che siamo simili... il fatto è che io capisco Peter, capisco benissimo come ci si sente ad essere rifiutato da tutti, specie da quelle persone a cui vogliamo più bene... " sapeva quanto fosse difficile e pericoloso quel salto nel passato che stava per fare, ma doveva farlo, non solo per aiutare quel ragazzo, ma perchè era l'unico modo per chiudere i conti con esso una volta per tutte "sono nato a Lafayette, un paesino dell'Indiana di poche anime bigotte e perbeniste. Mia madre era stata abbandonata da mio padre, e quando ero ancora un bambino si risposò con un altro uomo, Stephen, un predicatore. Una brava persona... almeno questo era quel che credevano tutti. Esigeva da me una disciplina rigida e ferrea, dovevo studiare, pregare e aiutare in casa... dovevo essere perfetto. Ma non lo ero, io non lo sono mai stato. Proprio come te. A me piaceva la musica, leggere e giocare come tutti i ragazzini della mia età. Ma la musica che ascoltavo era musica del demonio, i miei amici erano dannati e i giochi corrotti... così quanto quell'uomo si rese conto che non ero il figliastro perfetto e timorato di Dio come voleva, decise che mi avrebbe raddrizzato a suo modo... ogni sera, ogni volta che tornavo a casa, ogni volta che mi ribellavo al suo volere, ogni volta che gli giungeva voce che mi ero messo in qualche guaio... non risparmiava i suoi colpi" disse con voce rotta, sollevando la camicia e voltandosi appena mostrando una lunga cicatrice al lato della colonna vertebrale. Peter rabbrividì a quella vista "Mia madre non mi hai mai difeso... si girava e faceva finta di non vedere... come se non glie ne  importasse. Ebbe altri due figli da quell'uomo, Steward ed Amy. Il mio patrigno provò a fare con loro ciò che faceva a me, ma io non lo permettevo. Ogni volta mi prendevo la colpa per loro, o mi mettevo in mezzo per difenderli, così le prendevo anche per quello. Iniziai a ribellarmi a quelle regole che mi imponeva, facevo apposta tutto ciò che sapevo gli avrebbe dato fastidio, anche  se ciò voleva dire prenderle... così da piccolo ragazzino dai capelli a scodella e lentiggini che cantava nel coro della chiesa, diventai una specie di teppistello dai capelli lunghi e dal giubbotto di pelle. Non facevo grandi cose a dire la verità, ma ovviamente la gente per bene che rispettava mio padre mi  dava contro, e la polizia iniziò a prendermi di mira. Era sempre colpa di Bill Bailey, qualsiasi cosa accadeva in città... a nessuno importava chiedere a me com'era andata, se davvero ero stato io a fare quelle cose. La colpa era mia e basta. Ero già stato giudicato a priori da tutti. E con me i miei amici... e il mio amico Jeff. Ci siamo conosciuti al liceo... lui era l'unico di cui mi fidavo davvero. L'unico da cui correvo ogni volta che la mia schiena veniva percossa... piangevo sempre, e lui stava li a consolarmi e a medicarmi le ferite. Mettemmo su una specie di band, suonavamo rock... ci sentivamo potenti e fighi. Questo mi costò un'altra serie di botte. Ma continuammo lo stesso, di  nascosto nei garage, ogni volta che potevamo. Andavamo forte. Ma poi un giorno Jeff partì in cerca di fortuna, e io rimasi di nuovo solo" ricordava quel giorno... l'angoscia che aveva provato, il pianto disperato e la voglia di seguirlo "ricordo che quando mio padre lo venne a sapere ne era felice... era  felice che Jeff se ne fosse andato. Disse che era colpa sua se ero diventato un poco di buono, un fallito senza futuro, un peccatore... una checca" la risata che uscì dalla sua bocca aveva un sapore amaro "fu dopo l'ennesima serie di cinghiate che presi quella decisione... l'unica cosa che mi tratteneva ancora in quella casa erano Steward ed Amy. Ma stavano crescendo, e con loro Staphen  era meno violento... così raccolsi le mie cose in una sacca, e dopo aver baciato i miei fratelli mentre ancora dormivano me ne andai da quella casa"
Peter aveva ascoltato tutto con attenzione. Certo gli era capitato di sentire delle voci sul passato di Axl, ma non ci aveva mai fatto caso più di tanto. Allora non glie ne importava. Ma in quel momento, sentirlo raccontare da lui, gli aveva fatto un certo effetto, non credeva che avesse potuto soffrire così tanto. Forse anche più di lui. Suo padre non lo picchiava, non così tanto almeno... e qualora lo avesse fatto Stephanie sicuramente avrebbe preso le sue difese. Axl non aveva avuto quella fortuna "S... sei andato da Jeff?" domandò titubante, non volendo mostrasi troppo interessato.
"Si... o almeno ci ho provato. Mi aveva detto che se ne sarebbe andato a Los Angeles, e così ci andai anche io... ma non credevo fosse una città così grande... lo cercai per giorni interi, senza trovarlo. Non avevo soldi, non avevo nulla. E un ragazzo con i capelli lunghi che gira per certi quartieri di una città come quella rischiava non poco... credevano fossi gay, qualcuno ha anche tentato di violentarmi mentre dormivo per strada... per non parlare delle bande di neri che cercavano di rubarmi quel poco che avevo... era una vera giungla. Trovai Jeff per caso, mentre se ne stava tranquillamente seduto in un bar a bere birra. Ancora adesso ricordo quanto nei fui felice... penso di  averlo abbracciato per minuti interi. Eravamo una bella squadra noi due... in poco tempo riuscimmo a tirar su qualche soldo per affittare un vecchio garage, facendo ogni genere di lavoro... lui aveva la sua chitarra, io la mia voce... non fu difficile mettere in piedi una band... sesso, droga e rock n' roll... ma questa è un'altra storia"
"E' diverso... tu hai avuto la fama, il successo... un sacco di gente che cadeva ai tuoi piedi e ti voleva bene... tutti ti volevano... io sono solo un peso"
"Credi che fama e successo ti facciano amare dalla gente? Ti sbagli Peter... ti sbagli di grosso... non sono mai stato così solo come in quegli anni. Erano poche le persone che mi volevano bene sul serio, senza interessi, senza secondi fini... certo non che io avessi un caratterino facile, ho allontanato molte persone da me, mi comportavo orribilmente, come ho fatto con tua madre... io  volevo tutto, davo tutto, era tutto, troppo... troppo per me, e io ero troppo per gli altri... troppo irascibile, troppo nervoso, troppo esigente, troppo pazzo... credimi, c'era più gente che scappava da me che gente che voleva starmi vicino. Chi stava era solo perchè aveva interesse a farlo. Non sapevo di chi fidarmi, mi sentivo solo. Quando le cose con la band iniziarono ad andare male fu anche peggio..."
"Io... credevo che fossi felice..."
"Si certo... così felice che finì in terapia... e sai cosa venne fuori? Che quando ero piccolo il mio padre naturale mi aveva rapito, drogato e seviziato... avevo rimosso tutto... e sinceramente, avrei preferito non ricordarlo... non..." le parole gli morirono in gola, e dovette respirare per trattenere un singhiozzo "non so dirti come mi sono sentito in quel momento... so solo che le cose peggiorarono. Per reazione diventai ancora più stronzo, se così si può dire. Volevo avere il controllo su tutto e su tutti, ogni cosa doveva essere come io volevo che fosse, e se non era così allora era uno schifo..." il ragazzo non si era mosso di un millimetro. Sentiva una stretta al cuore ad ogni parola del rosso, e pian piano il suo malessere farsi più piccolo "In tutto questo mi avvicinai molto ad un membro della band... Jeff aveva fatto le sue scelte, e aveva lasciato il gruppo... fu un duro colpo. Ma per una serie  di circostanze mi ritrovai molto vicino a questa persona... ci capivamo, bastava anche solo uno sguardo... era sempre stato così, ma poi il nostro rapporto assunse una strana svolta... a dire il vero ho dei ricordi un po' sfuocati di quel periodo, quasi surreali... ma sono certo che non si tratta solo di sogni... so che è accaduto davvero..."
"Vuoi dire... che sei stato con uno della band?"
Sospirò. Era la prima volta che lo ammetteva "Si"
"Ma... ma tu non sei..." non poteva crederci.
Alzò le spalle "Non ha importanza"
"E mamma?"
"Amavo tua madre... ma non sono riuscito a dimostrarglielo. Amavo lei e Dylan, erano la mia famiglia... ma te l'ho detto, ho allontanato molte persone in quegli anni, compresa lei... ed è stata la più grande stronzata della mia vita... ma non sono qui per parlare di lei"
"Perchè mi hai raccontato tutto questo?"
"Non certo per passare il tempo"
"Io..." abbassò lo sguardo torturandosi le mani.
"Peter, mi hanno dato del malato, del razzista, del manipolatore, del fallito, del megalomane, del pazzo, del frocio... sono stato più odiato che amato, sono stato solo per tanti anni, e per certi versi lo sono ancora... credimi quando ti dico che so benissimo cosa vuol dire sentirsi diversi, e non accettati... ma sono qui... ho trovato la mia strada. E' stata dura, ho dovuto combattere molto, ma ce l'ho fatta. Certo non è tutto perfetto come uno vorrebbe... ma ho raggiunto un buon equilibrio, e so che posso ancora migliorare la mia vita" si alzò a quelle parole facendo un passo verso il ragazzo. D'istinto Peter si alzò, allontanandosi. Ma Axl gli allungò una mano "Perchè non pensi a quello  che puoi fare davvero, invece che a quello che hai fatto fino ad ora? Gira la pagina, e inizia da capo... qualcuno una volta ha detto che ci vuole più coraggio a vivere che a morire... aveva ragione. Se ora ti giri e vai giù da quella rupe darai solo atto a tuo padre di confermare ciò che pensa di te... che sei un codardo senza palle" il giovane deglutì rumorosamente stringendo i pugni ascoltando il rosso davanti a lui senza smettere di fissarlo "dimostra che non lo sei... vivi e sii te stesso fregandotene di ciò che dice la gente Peter... la gente avrà sempre qualcosa da dire. E ricorda che non sei solo...  Stephanie ti vuole bene, te ne vorrà sempre... e poi ci sono Harry, Dylan e la piccola Lilly..." dai suoi occhi iniziarono a scendere lacrime calde. Pensare a loro gli scaldò subito il cuore. Fece un passo verso Axl, stringendosi le braccia attorno al corpo "Non voglio portartela via Peter... ma sarei un bugiardo a dirti che non la desidero di nuovo... e semmai il destino ha in serbo un futuro per me e tua madre, sarà tutto diverso... non soffrirà... e nemmeno tu.... te lo prometto... ti vuoi fidare di me?"
Fissò a lungo quell'uomo che gli aveva aperto davanti il libro della sua vita... a lui, un perfetto sconosciuto. Gli aveva confessato cose che probabilmente non aveva mai detto a nessuno, aveva parlato con estrema franchezza e sincerità, e ora gli stava tendendo una mano. Una mano che mai nessuno fino a quel momento gli aveva teso. E a farlo ora c'era quell'uomo che senza un reale motivo aveva odiato e disprezzato... e che invece ora gli appariva l'unica roccia a cui poteva aggrapparsi.

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Capitolo 62
*** 62 ***


Steph piangeva disperata tra le braccia di Dylan che cercava inutilmente di
consolarla “E’ colpa mia…”
“Smettila, lo sai che tu non c’entri!
sbottò d'un tratto E’ che Peter è sempre stato troppo
viziato! E’ così morbosamente attaccato a te, non è normale!”
“Mamma che vuol dire morbo… morb…” provò a chiedere Lily.
“Morbosamente!” disse Harry con la sua solita faccia tosta.
“E che vuol dire?”
Il bambino arrossì non trovando una risposta “Vuol dire che Peter è pazzo!”
“Peter non è pazzo! Mammaaaaaaaaaaa Harry dice che…”
“Harry porta via Lily per favore!” disse Dylan duro.
“Ma io…”
“Ti prego! Non vedi come è già tutto incasinato?!”
“Se non mi volete posso anche andarmene da sola! Sono grande io!” disse la piccola girando sui tacchi e sbattendo i piedi per terra. Camminò spedita verso la porta che aprì e richiuse alle sue spalle.
Steph e Dylan guardarono Harry che sbuffò “ Ho capito, ho capito…”
Il piccolo a testa bassa seguì la bimba che in lacrime camminava spedita verso la spiaggia. Quando arrivò si sedette sulla sabbia immergendo la testa nelle braccia tutta  rannicchiata su se stessa. Il fratello la guardò un attimo poi vide un bellissimo fiore colorato spuntare da un  piccolo spazio verde la colse e si avvicinò alla sorella “Lily…”
“Vattene! Non ti voglio!”
“Sicura? Non voi nemmeno vedere cosa ti ho portato?”
La piccola tirò su con il naso poi alzò il visino e mise a fuoco quel piccolo e bellissimo fiorellino davanti a lei. Allungò la manina per prenderlo e sorrise, abbracciando il fratello. Harry adorava la piccola Lily. Era la sua preziosissima sorellina “Non devi arrabbiarti così…”
“Mi trattate tutti come una bambina!” singhiozzò.
Harry sorrise “Ma tu sei una bambina…” la piccola gonfiò il faccino nervosa “…mia personale!” si affrettò ad aggiungere lui.
Lily sorrise abbracciandolo fortissimo “Davvero?”
“Sì! Ma ora non ti montare la testa!”
“Harry… secondo te perché Peter è andato via?”
“Boh… secondo me è solo perché quell’uomo si è avvicinato a mamma… credo che  abbia paura che gliela porti via…”
“Secondo te mamma e quel signore buffo staranno insieme?”
“E che ne so io! Di sicuro non credo che tornerà da papà, e se devo dirla tutta questa cosa non mi dispiace! E poi a papà non piacciamo! Peter soprattutto!”
“Io trovo che Peter sia un ragazzo bellissimo! E’ anche buono e gentile, anche se ogni tanto mi fa i dispetti…”
“Già... Mi piacerebbe che fossimo una famiglia normale sai? Con una mamma e un  papà normali e che si vogliono bene ma non voglio più veder piangere la mamma… sta tanto male…”
“Già…” Harry vide la piccina rattristarsi e le fece il solletico. La bimba rise divertita “Bastaaaaaaaaaaa smettilaaaaaaaa!!!”
Era sempre così Lily era viziata e coccolata, ma l’amore che Harry aveva per lei era speciale. Lei era l’unica che avrebbe sempre protetto e difeso… sempre.
 
Intanto nel bungalow di Steph la porta si aprì “Peter!” urlò, ma subito tornò a piangere quando vide Daren guardarla mortificato.
“Mi spiace tesoro ma… non lo abbiamo trovato…”
“Oddio… Peter…”
“Ma Axl deve ancora tornare! Sono sicuro che lui lo troverà!”
“E’ colpa mia… tutta colpa mia…”
“No non lo è…” disse una voce facendoli sobbalzare tutti quanti.
Lo sguardo della donna si illuminò nel vederlo. Spettinato e bianco il suo Peter era fermo sulla soglia con Axl al suo fianco. Stephanie si alzò correndo verso il ragazzo “Peter!!! Oh Peter!!! Sei tornato!!! Pensavo che tu…”
“Ssst… mamma tranquilla… sto bene… sto bene…” disse accarezzandole la testa.
Dylan si alzò dal letto e si diresse verso il fratello non appena lo ebbe davanti gli tirò un feroce pugno in faccia “Dylan no!!!”
Il ragazzo non reagì. Lo guardò mortificato “Come hai potuto!!! Lo sai che lei avrebbe sofferto!!! Ma come ti è venuta in mente una cosa così stupida!” disse colpendolo ancora.
Steph urlò poi si parò davanti al figlio “Smettila ora Dylan!”
“No lui deve capire! Stupido bambino viziato! Non capisci? La stavi distruggendo con le tue cazzate!”
“Ora basta Dylan” tutti si voltarono verso il rosso. Il ragazzo si bloccò “Basta… ha già sofferto abbastanza, credimi” disse guardandolo.
Il ragazzo fissò quegli occhi di ghiaccio. Erano l’unica cosa di lui che ricordava bene… quello sguardo dolce e duro allo stesso tempo. Abbassò lo sguardo “Va bene…” disse “Me ne vado… ho bisogno di aria. Ma ti avviso ragazzino, se lo fai un'altra volta ti ammazzo!”
Peter lo guardò per la prima volta. Quello sguardo così triste gli gelò il cuore… Dylan sbuffò, ma poi lo abbracciò velocemente e se ne andò.
Steph guardò Axl negli occhi “Grazie… grazie di tutto…”
Axl le sorrise “Ci vediamo Peter” disse battendogli una mano sulla spalla.
Quando furono soli Steph lo abbracciò forte “Non farlo più… non farmi più questo… ti prego…”
Peter la guardò in viso così bella e così triste… e pianse… pianse tanto.

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Capitolo 63
*** 63 ***


"Così... hai salvato Peter..." Duff andò verso di lui camminando sulla terrazza vista mare. Era una bellissima serata, il cielo limpido illuminato dalle stelle e dalla luna piena. Era stata una giornata difficile per tutti.
Axl appoggiato alla ringhiera con lo sguardo perso davanti a sè, non si voltò in direzione di quella voce che conosceva bene. Si limitò a sorridere non appena sentì la presenza del biondo al suo fianco "Ci ho provato e mi è andata bene"
"Hai fatto una gran cosa, lo sai?"
"Quel ragazzo aveva solo bisogno di essere ascoltato... e di essere capito"
Si appoggiò anche lui al parapetto guardando l'oceano piatto di fronte a loro "Forse ora avrai un po' di pace"
"Cosa vuoi dire?"
"Ora che Peter si fida di te... ti rimane solo da parlare con lei"
Sospirò scuotendo appena il capo "Non lo so Duff..."
"Si che lo sai... sai che è la cosa giusta da fare, avete troppe cose in sospeso voi due"
"Sei sempre stato il più saggio di tutti..."
"Più di Izzy?" rise.
"A volte... di certo il più sincero" voltò il viso verso di lui trovandosi a guardare in quegli occhi che nonostante il tempo non erano cambiati "e l'unico che mi sia rimasto accanto anche dopo anni di silenzi" mormorò senza rendersi conto di quanto fossero vicini.
Duff inarcò le labbra sottili percorrendo il suo viso con lo sguardo. Lo trovava ancora bello, anche con quei lievi segni lasciati dal tempo "Mi avevi ribattezzato Duff 'Rose' McKagan, ricordi? Dicevi che eravamo fratelli..."
"Si, ricordo... e in un certo senso lo sei ancora Michael" da quanto non lo chiamava con il suo nome? "Senti..." tornò a guardare verso il mare "ci sono delle cose che in questi giorni sono tornato a ricordare... ricordi un po' sfuocati a dire il vero, ma ho bisogno di sapere se sono veri, o se sono solo frutto di brutti scherzi della mente"
"Che genere di ricordi?" a quella domanda Axl tornò a guardarlo, e Duff si sentì tremare. C'era qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che gli fece avvertire la voglia di abbracciarlo e toccarlo... e baciarlo. Avvicinò impercettiblmete il viso al suo, sentendo l'alito caldo dell'altro che gli sfiorava la pelle. Si ritrovò a fissare quelle labbra, labbra che conosceva bene, di cui però aveva dimenticato il sapore.
Axl sorrise, notando l'atteggiamento dell'altro "Allora... è tutto vero?" chiese, conscio del fatto che Duff aveva capito a cosa si riferisse.
"Si" fu la sua semplice risposta, ma molto più eloquente fu quell'annullare la distanza che li divideva, posando lievemente le labbra su quelle del rosso, sorprendendolo.
Axl chiuse gli occhi... era come se in quel momento il tempo si fosse fermato e tornato velocemente indietro ad anni ed anni prima. Lui quel sapore non l'aveva scordato... era sempre vivo in quei sogni di cui sempre dibutiva, credendoli forse un effimero scherzo della sua mente bislacca. Anche se il cuore non poteva mentire... sapeva che era vero, che era reale... ma credere che si trattase solo di assurde fantasie gli veniva più facile. Più facile da sopportare... perchè gli era mancato tanto, troppo in quegli anni. Meglio crederlo un'illusione che pensare a quello che aveva perso. Dischiuse appena le labbra accarezzando con più decisione quelle del biondo.
Duff non si ritrasse, nemmeno quando quel contatto si fece più deciso. Aveva celato dentro di sè quei segreti, nemmeno Susan sapeva. Ed ora dopo tanto sentiva ancora le stesse emozioni, lo stesso desiderio, il cuore che batteva così forte da rimbombargli nelle orecchie. Non avrebbe saputo dire quanto tempo passarono in quel modo. Sentì solo una spiacevole sensazione di freddo quando le loro labbra si divisero "Mi si mancato" mormorò con un filo di voce perdendosi nel verde smeraldo dei suoi occhi.
Axl allungò la mano al suo braccio, sfiorandogli la pelle con la punta delle dita. Stava per dire qualcosa quando dei passi dietro di loro lo bloccarono. Riconobbe nella penombra la figura di Stephanie, le braccia strette attorno al corpo sinuoso e il viso ancora segnato dalla stanchezza della giornsta.
Duff sorrise battendogli una mano sulla spalla "Niente dura per sempre... l'hai detto tu, no? Vale anche per i rancori passati" gli disse allontanandosi.

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Capitolo 64
*** 64 ***


Dylan arrabbiato e stanco camminò verso la spiaggia. Quella era la peggior vacanza che avesse mai fatto! Si diresse verso il bar e si sedette. Aveva una gran voglia di bere, una bella sbronza era quello che gli ci voleva. Alzò gli occhi e vide Dizzy, circondato da un sacco di ragazze che smaniavano per quel tipo che, ubriaco perso, offriva da bere a chiunque fosse dotato di tette. Gli venne da ridere nel godersi quel siparietto. Vide una bionda mettere una mano nel mezzo del cavallo dei pantaloni dell'amico che sospirò gettando indietro la testa, e infilare l'altra mano in  tasca sino a sfilargli il portafoglio.
Gli venne da ridere e gli si avvicinò all'amico "Vedo che ti stai divertendo!" tutti si voltarono verso di lui e la bionda si alzò strizzando l'occhio al giovane e andando via.
"Hey amore! Amore!!! Ma dove vai?!" urlò Dizzy alla ragazza "Ecco vedi? Cazzo Dylan, me l'hai fatta scappare!"
Dylan si  stravaccò sulla sedia ridendo "E' scappata perchè ti ha appena fottuto il portafoglio Diz" ghignò.
Dizzy frugò nelle tasche "Oh merda! Perchè non l'hai fermata?! C'erano un sacco di verdoni li dentro cazzo!" le altre ragazze si alzarono e andarono via "No! Noooooooooooo ragazze!!! ragazze aspettateeeeeeeeeeee!!!" urlò correndo al loro inseguimento.
Dylan esplose in una risata scuotendo la testa. Quel tipo non sarebbe mai cambiato! Si avvicinò al bancone e ordinò una birra...

"Samir fammi un mohito, ne ho decisamente bisogno! E non mi guardare così, è solo il quarto oggi! E poi mica sei mia madre!"
Dylan voltò lo sguardo verso la voce. Era una bella ragazza dai tratti asiatici, gli occhi neri e allungati, il profilo piatto e le labbra carnose. Aveva dei lunghi e lisci capelli neri che le arrivavano sin sotto il sedere. La guardò bene... era davvero bella.
"Bè? E tu che hai da fissare tanto?" disse lei non appena si rese conto del suo sguardo insistente "Ma guarda questo! Solo perchè ha un bel faccino si crede di potermi spogliare con gli occhi!"
"Che?!"
"Sei un ospite del villaggio no? Dovevo immaginarlo! Ricco ed arrogante... e ora mi farai pure
licenziare per averti contrariato! No ma fai pure! Fai, coraggio! Ma certo! Perfetto!" iniziò a sbraitare. Dylan fissava la ragazza smarrito. Quella tizia era davvero strana... la guardò sbuffare e camminare veloce con il bicchiere tra le mani... traballava e in un attimo si ritrovò a terra "Perfetto, davvero perfetto!"
Il ragazzo si alzò e la raggiunse, cercando di tirarla su, ma lei lo scacciò in malomodo "Hey guarda che ti sto solo aiutando!"
"Ce la faccio benissimo anche da sola!" si ribellò lei tirandosi su e sistemandosi i vestiti, ma dopo due o tre passi cadde ancora "Hey! Hey!!! Sono caduta! Hey mi hai vista? Potresti anche darmi una mano!" piagnucolò.
"Sei tu che mi hai detto di andarmene!"
"Ok... ok... scusa! Ora ti prego... mi aiuti? Se il capo mi vede così mi manda a casa... ma in fondo che cazzo te lo dico a fare! Figurai se a un figlio di papà come te frega qualcosa... ah, lasciami, mi arrangio da so..." all'improvviso si sentì sollevare in alto. Dylan se l'era caricata in spalla come un sacco di patate "Ma che fai?! Mettimi giù! Posso camminare anche da sola! Hey tuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!”
"Ma vuoi stare un po' zitta?! Allora, dov'è il tuo bungalow?”
"Io non ho un bungalow principino! Quelli sono per gli ospiti! Sto in un appartamento in quel casermone laggiù”
Il ragazzo alzò lo sguardo e vide un palazzo fatiscente in fondo alla strada e celato dagli alberi. Si avvicinò, la puzza di muffa era fortissima. Forse quello non era il paradiso per tutti...
Su indicazione della ragazza salì dei gradini dissestati e si ritrovò davanti ad una porta. La fece scendere. Lei si aggrappò un attimo a lui, poi sospirò suonando al campanello.
Una grossa donna di colore le aprì "Sei in ritardo!" disse brusca incrociando le braccia al petto.
"Lo so... scusami ok?"
"Sbronza come sempre..."
"Senti chiamami Tommy e me ne vado... Tommyyyyyyyyyy!!!" Dylan curioso fissò un
piccolo bambino dai tratti asiatici che corse incontro alla ragazza, che lo abbracciò.
"Questo chi è?" chiese brusca la donna guardando Dylan.
"Grazie di avermelo tenuto" si limitò a rispondere lei.
"Non hai imparato nulla? Non si esce con gli ospiti!"
"Sì sì ok... ci vediamo!" ribattè senza aggiungere altro, prendendo in braccio il bimbo e allontanandosi "Che hai fatto oggi?"
"Chi è questo ragazzo mamma?"
"E' un amico della mamma... ora andiamo a casa" disse posando il piccolo a terra cercando le chiavi "Grazie per avermi accompagnato... torna nel tuo bungalow adesso”
"Ok... sicura che va tutto bene?"
"Merda! Dove le ho messe?!" urlò rovesciando il contenuto della borsa a terra. Dylan la guardò curioso, ma in che cazzo di situazione si ritrovava? "Cazzo!"
"Che succede?"
"Le chiavi! Le ho perse!"
Il ragazzo sospirò "Spostati... cerco di sfondarla”
"No! Sei pazzo?! Non è mio! Sto in sub affitto! Se rompo qualcosa mi toccherà ripagare tutto fino all'ultimo dollaro!"
"E che vuoi fare?"
"Che succede mamma?"
"Oddio... come faccio..." si mise le mani tra i lunghi capelli, guardando il bimbo che teneva la mano stretta nella sua gonna, un po' spaventato.
"Non  puoi chiedere alla grassona di ospitarti?"
"No! Quella mi ammazza... la casa è sua, ed è una persona orrenda... le lascio Tommy solo perchè non ho scelta... almeno con lui è gentile"
Dylan guardò la ragazza singhiozzare sui gradini e il bimbo accarezzarle la testa cercando di calmarla. Sospirò "Ok... domani ci pensiamo, ora vieni con me" le disse deciso.
"No! Dove?! Dove andiamo?" ma il ragazzo aveva preso la mano di Tommy e si stava incamminando con lui verso l'uscita "Hey dove stai andando con mio figlio?!"
"Vuoi far dormire tuo figlio con i topi stanotte? O per terra? Dai vieni, non fare tante storie, voglio solo aiutarti... davvero”
La ragazza lo guardò, sembrava sincero. Almeno, i suoi occhi lo erano... allora lo seguì prendendo la manina del bimbo.
"Io sono Dylan"
"Mailin... lui è Tommy"
"Ciao Tommy" gli sorrise.
Il piccolo si nascose tra le gambe della madre timidamente, ma elargì al giovane un leggero sorriso.



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Rieccoci... allora, anzitutto mi scuso per il ritardo nell'aggiiornamento di questa storia. Poi... Ram in questo periodo non è in vena di scrivere, spero si rimetta presto in piedi, CORAGGIO SORELLINA!!! Ad ogni modo, io non ho nessuna intenzione di abbandonare questa storia, prima o poi, in un modo o nell'altro, la porterò a termine. Questo capitolo è il suo, l'ha scritto lei... d'ora in poi mi sa che andrò avanti sa dola, ogni capitolo che scriverò sarà dedicato a lei... <3
Grazie a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di aspettare, e che ancora leggeranno, e lasceranno magari un loro parere... grazie di cuore, anche da parte di Ram :)
Lau

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Capitolo 65
*** 65 ***


Duff se ne andò salutando Stephanie con un semplice cenno del capo, lasciandoli soli. La donna avanzò appena verso Axl, rimasto fermo a guardarla, trovandola semplicemente meravigliosa. Si teneva le braccia strette attorno al busto, non faceva freddo, sembra più un gesto difensivo, come se non volesse esporsi troppo "Vi ho disturbato?" mormorò fermandosi a qualche passo da lui.
"No... stavamo solo ricordando i vecchi tempi" rispose.
"Volevo ringraziarti per quello che hai fatto oggi... te ne sono molto grata"
"Bè... era il minimo che potessi fare"
"Per farti benvolere da Peter?"
"Per farmi perdonare da te... e poi non sono così stronzo da lasciare nella merda un ragazzino come Peter... mi ha ricordato molto il me stesso di tanti anni fa"
La donna sospirò guardando altrove. Non voleva insinuare che avesse aiutato suo figlio solo per far colpo di nuovo su di lei. Sapeva che l'aveva fatto con il cuore, perchè lo conosceva lei, quel cuore "Scusami, non era mia intenzione offenderti"
"Non l'hai fatto, posso capire i tuoi dubbi... comunque sia stagli vicino, io so come si sente, per questo mi ha ascoltato... si è sentito capito, ha bisogno solo di questo"
"Sono stata una pessima madre per lui..."
"No" le posò una mano sulla spalla obbligandola a guardarlo, e forse era una sua impressione, ma vide vacillare quella punta di freddezza che aveva negli occhi "sa quanto gli vuoi bene ma sa anche che non puoi sempre tenerlo sotto alla tua ala. Sbaglierà, farà degli errori, soffrirà... ma solo così imparerà a crescere e a diventare un uomo"
"Lui è... lui..." non l'aveva mai voluto ammettere ma era così, lo sapeva.
"Gay, si... e allora?"
"Oh a me non importa Axl! Ma se solo vedessi come lo guarda ogni volta suo padre! Quel disprezzo, quell'odio... quando l'unica cosa che chiede è un po' di amore..."
"Ne troverà... ora non preoccuparti, gli ho fatto un bel discorsetto, e sono sicuro che ha capito molte cose adesso. E poi se avrà bisogno... bè Steph, che tu sia d'accordo o no, sa che potrà contare su di me adesso" levò la mano dalla sua spalla guardandosi in giro, vedendola stringersi le braccia attorno al petto "e impara a pensare anche un po' a te stessa... se non sei felice tu per prima come pretendi che lo siano i tuoi figli?" disse sorridendole dolcemente, e allontanandosi da lei, lasciandola sola. Dio quanto avrebbe voluto abbracciarla, stringerla e dirle che tutto sarebbe andato bene, e poi baciarla, come solo lui sapeva fare. Ma non poteva rischiare di tirare troppo la corda, non ora che le cose stavano pian piano prendendo la giusta piega. 
 
Si era appena steso sul suo letto, cercando di riordinare i pensieri, e pensando a cosa fare con Steph, una volta che quella vacanza fosse finita. Era combattuto. Da una parte c'erano i suoi sentimenti e la voglia di ricominciare con lei tutto da capo. Dall'altra parte c'erano invece anni di silenzi, e tempi passati carichi di odio e brutte vicende che li avevano segnati entrambi profondamente. C'era la paura di un rifiuto. Proprio in quel momento, mentre era nel pieno di un profondo discorso introspettivo con se stesso, qualcuno bussò prepotentemente alla sua porta. Sbuffò... era certo che fosse Daren. Lui e le sue menate per quel Robert "Che è successo stavota, ti ha infilato di nuovo la lingua in bocca mmm?" disse sbuffando e andando ad aprire. Ma non era DJ... un trafelato Dylan entrò nella sua stanza spalancando la porta con fare piuttosto agitato "Dylan!"
"Axl... ho bisogno di te!"
"E' successo qualcosa?!" domandò spaventato... adesso che altro c'era? Le sue coronarie sarebbero esplose prima della fine di quella vacanza, ne era certo!
"No! Si, insomma... ahhhh Axl! Ho conosciuto una ragazza!" sparò di flato senza smettere di camminare nervosamente avanti e indietro "dovresti vederla! E' assolutamente... woooooow! Capito?"
"Wooooow? Intendi dire che è carina?"
"Di più! Splendida Axl, non ho mai visto una ragazza così bella, giuro!"
"mmmm..." si sedette sul letto incrociando le braccia al petto guardandolo perpesso "quindi, tu saresti venuto qui a quest'ora facendomi quasi venire un colpo... per dirmi che hai conosciuto una bella ragazza?"
"Si! Cioè, non proprio per questo..." prese un profondo respiro e si sedette sulla poltroncina davanti a lui "ho bisogno del tuo aiuto... hai detto che mi avresti fatto da padre giusto? Ecco, io ora ho bisogno di quel padre"
Oh se solo pensava a quanto avesse desiderato sentirsi dire quelle parole... lui aveva bisogno di un padre, e l'aveva cercato... non poteva non esserne felice "Oh un consiglio da padre dici? Perfetto... avanti, spara, ti ascolto"
"Ok hemmm... devi dirmi cosa devo fare con lei"
Per un attimo calò il silenzio. Aveva capito bene? Gli stava chiedendo cosa doveva fare con quella agazza?! "Hemmm... ecco... Dylan senti, io credevo che questo genere di discorso te l'avessero già fatto... ad ogni modo, vediamo... ci sono dei momenti nella vita di un uomo, in cui si sente il bisogno di fare... certe cose, ecco... "
Dylan spalancava gli occhi ad ogni sua parola, guardandolo scioccato. Ma che aveva capito?! "Axl! Ferma ti prego! Guarda che so benissimo COSA devo fare in quel senso, e per la cronaca, ho già fatto sesso eh! La storia dell'ape e del fiore è vecchia!" ma cavolo, che cosa imbarazzante!
Tirò un sospiro di sollievo, per un attimo l'aveva preso il panico pensando di dover fare davvero certi discorsi "Ohhhh ma si, certo! L'avevo capito... la stavo solo prendendo alla larga..." si giustificò, in realtà non aveva capito proprio un bel niente "Allora, sii più preciso... che tipo di consiglio hai bisogno?"
"Allora... insomma, tu hai avuto un sacco di donne nella tua vita" e a quelle parole vide comparire un sorrisetto compiaciuto sul volto dell'uomo "sai come trattare con loro, come fare per conquistarle... ecco, dimmi cosa devo fare per conquistarla Axl!"
L'uomo lo guardò sempre più sorpreso, e che cavolo, mica ci aveva fatto un manuale lui su come conquistare una donna. Si grattò la testa e stette un attimo in silenzio per poi tornare a guardarlo "Dylan... vedi, non è che c'è una regola per conquistare una ragazza..."
"Ma io devo farlo!"
"Scccch! Non interrompermi! Allora... senti, sii carino ok? Anche se fanno le dure apprezzano sempre qualche piccola galanteria.. che ne so, un fiore, un invito a cena... ad sempio, dove credi che sia ora? Potresti andare a prenderla e invitarla a fare una passeggiata sulla spiaggia"
"Hemmm... ecco adesso... credo sia nella mia stanza Axl"
Spalancò gli occhi sorpeso "Oh... siamo già a queso punto?! Cazzo Dylan, se me lo dicevi mi risparmiavo i convenevoli eh! Allora, sappi che solitamente le donne adorano i baci sul collo, poi dipende dai casi, ma la maggior parte di loro godono se ci metti un po' di rudezza mentre..."
"AHHHHH STOP STOP STOP! Axl frena!!! Non-voglio-consigli-sul-sesso!" puntualizzò.
"E allora che vuoi?! Santo Dio Dylan, parla chiaro perchè non ti capisco!"
"Ok hemmm... aspetta forse è meglio che ti racconto..." e così Dylan raccontò ad Axl di come aveva conosciuto Mailin e il piccolo Tommy, e di come gil aveva offerto ospitalità per la notte "ecco, adesso sai tutto... mi dici ora cosa devo fare? Quella ragazza mi piace Axl, mi piace sul serio!"
Era rimasto muto per un po', a pensare... certo era una situazione mica semplice quella in cui Dylan si era andato a cacciare "Ti sei messo in un bel casino Dylan" concluse scuotendo la testa ma subito gli mise una mano sulla spalla sorridendogli "ricordati che è pur sempre una ragazza, poco importa se ha un figlio... se l'aiuterai senza pretendere nulla da lei, lo apprezzerà... e se ti piace così tanto non temere di farglielo capire"
"E con il piccolo? Cazzo dai... non credi sarà un bel casino?"
"Ti devo ricordare che tu eri già nato quando ho conosciuto Steph? Dylan, se lei ti amerà, anche suo figlio lo farà... perchè vedrà che fai felice la sua mamma, e ciò basterà. Al contrario s la farai soffrire... ne soffrirà anche lui... e tu lo sai, no?"
"mmm... si..."
"Senti, domani sera ci sarà una festa in piscina, insistono perchè io e i ragazzi suoniamo qualche pezzo... falla venire, vedrò di dedicarle qualcosa di speciale da parte tua" disse facendogli l'cchiolino e dandogli una leggera pacca sulla spalla.
"Davvero? Grande! Hemmm... ti scoccia se rimango qui stanotte? Le ho ceduto la mia stanza... sai..."
Axl scosse la testa divertito, ultimamente pareva che tutti non vedessero l'ora di dormire insieme a lui "Certo... il letto è grande abbastanza per entrambi" rispose sorridendo.


***
Eccoci qui! Allora, prima di proseguire abbiamo un annuncio da fare... siamo tornate!
Si... ci rendiamo conto di essere sparite per un po' e aver piantato li questa storia incompleta e che probabilmente ormai sarà caduta nel dimenticatoio di voi lettrici.
Ma hey, Ram e Lau hanno sempre portato a termine le loro storie, e ce la faremo anche con questa! Abbiamo ritrovato un nuovo spirito, la voglia e la passione per andare avanti.  Quindi lo faremo, per chi ancora ci segue con affetto, ma anche per noi stesse.
E non è tutto... stiamo lavorando su una nuova storia, per cui presto (forse) avrete altro di che leggere ^^
Detto ciò ringraziamo di cuore chi ancora ci segue, scusateci per l'assenza, ora ci siamo!
Baci!
Ram & Lau

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Capitolo 66
*** 66 ***


Quando si svegliò quella mattina lo vide rannicchiato accanto a lui. Era così cresciuto dall'ultima volta che lo aveva visto. Un uomo, un giovane uomo... Quella notte il temporale aveva imperversato scuotendo alberi e persiane,
aveva tuonato per ore ma lui non si era mosso. Erano passati i giorni in cui un Dylan bambino correva nel lettone per farsi consolare. Ricordava quante volte si era avvicinato spaventato. Eppure c'era un altro ricordo... lo stesso ricordo che lo aveva tormentato per anni... il ricordo di quello stesso bambino i cui occhi ora rifuggivano la sua presenza. Il vero incubo era diventato lui. Si alzò andando in bagno, aprendo l'acqua della doccia e gettandovisi sotto.  Era bollente. Il vapore denso riempì la stanza liberandolo di tutti i brutti pensieri e alleggerendo il suo cuore. Tutto stava accadendo senza che lo avesse cercato. Steph e Dylan ancora nella sua vita, nella sua mente e nel suo cuore... ma, infondo, ne erano mai usciti davvero? No... certo che no, aveva pensato a loro per anni ed anni, come un tunnel
senza uscita. Scosse la testa da quei pensieri. Quando ebbe finito si coprì con un asciugamano e uscì.
Il ragazzo stava seduto sul letto con gli occhi aperti “Sei sveglio”
“Già” rispose Dylan sbadigliando rumorosamente “Che dormita!”
“Ho notato... non hai sentito il temporale stanotte?”
“No... ed è meglio che ritorni nella mia stanza adesso”
“Aspetta almeno di darti una sistemata! Vuoi fare colpo o spaventarla a morte? In tal caso adesso ci riusciresti perfettamente!”
Dylan fece una smorfia poi si chiuse in bagno. Sì spogliò guardandosi allo specchio. Aveva davvero un aspetto orribile! I capelli arruffati, le occhiaie, e una scia di bava ai lati delle labbra. Sì aveva decisamente bisogno di darsi una sistemata. Si gettò sotto la doccia, calpestando gli asciugamani bagnati, Axl era sempre lo stesso casinista! Però
su una cosa aveva ragione, doveva buttarsi. Era deciso ad invitarla a quella festa, e che le cose andassero come dovevano andare! Sorrise tra sé fischiettando una melodia... era tanto tempo che non ripensava a quella stupida
canzoncina...
Axl sospirò prendendo una sigaretta e quando sentì tra lo scroscio dell'acqua quella voce canticchiare un motivetto sorrise. Si unì a quella melodia ripescando quelle note in fondo alla memoria, ricordi lontanissimi di quel passato ormai perso. Di quando Steph allora giovanissima madre cullava il suo piccolo cercando di calmarne i singhiozzi. Lo stringeva a sé canticchiando quella canzone. Di colpo i ricordi tornarono a tormentarlo. Sbuffò rivestendosi e uscendo, sbattendo la porta dietro di sè.
 

Il sole illuminò il suo viso colpendolo in piano con i suoi raggi caldi. Ficcò il viso sotto il cuscino 'Da quando le mie lenzuola hanno un così buon profumo? E da quando il materasso è così  morbido?' si domandò nella sua mente prima di balzare seduta sul letto. La testa iniziò a dolergli terribilmente. Si portò una mano alla fronte cercando di calmarsi e si guardò intorno cercando di coprirsi gli occhi dalla luce. Era tutto così ordinato e preciso lì dentro... no, decisamente non era nella sua stanza. Si voltò e vide il suo piccolo Tommy dormire tranquillo. Fissò quel viso così morbido e innocente. Bastava solo questo per farla sentire fortunata. E lo era. In più quel ragazzo... era stato davvero un bell'incontro, si era dimostrato gentile e la cosa più bella è che era disinteressato. Insomma non  aveva nemmeno voluto portarsela a letto! L'aveva solo ospitata ed era andato a dormire da un amico.
“Mammina è già giorno?” domandò il piccolo con la sua vocina sottile sorprendendola.
“Sì tesoro... anzi è meglio se ci tiriamo su che è tardi. Coraggio, ora ti porto a fare una mega colazione e poi scappo a lavoro!” Mailin guardò gli occhi del piccolo brillare mentre curiosava nella stanza “No! Non ci pensare nemmeno! Non toccare nulla! Assolutamente nulla, capito?” il piccolo allungò le braccine e si fiondò verso un pallone da basket. Era di un arancio acceso, sembrava nuovo fiammante “No! Non devi toccare! Non è tuo!”
“Dammeloooooo!!!” disse allegro cercando di riprendere la palla che lei gli teneva lontana.
“Potresti rompere qualcosa, e chi ce l'ha i soldi per pagare tutto questo?!”
Il piccolo sorrise mostrando un buchetto negli incisivi. La ragazza cercò di sistemare tutto velocemente. Poi i suoi occhi misero a fuoco un oggetto. Un cellulare di un modello piuttosto costoso lasciato sul comodino. Quel ragazzo doveva essere davvero ricco per abbandonarlo così. Lo prese in mano per guardarlo meglio. Non si era mai potuta permettere un oggetto così... per un momento gli balenò un idea, insomma se lui era così sciocco da  lasciarlo così sicuramente poteva permettersene parecchi di quei cosi.
“No! Mettilo giù!” disse la voce sottile di Tommy, riprendendola proprio come lei aveva fatto poco prima con lui. Lei abbassò gli occhi guardandolo. Reggeva in mano un piccolo pupazzetto logoro “Non devi toccarlo! E se lo rompi?”
“E tu? Quello dove l'hai preso? Dammelo!”
“No!”
“Nooo?!?” Mailin sorrise mettendolo giù il telefonino  e prendendo a fare il solletico al piccolo che con un urletto aveva preso a correre per la stanza. Ma un suono la fece bloccare. Qualcuno stava bussando alla porta. Fece segno al bimbo di tacere e per un attimo fissò la finetra cercando una via di fuga, poi cercò di calmarsi, infondo non stava facendo nulla di male... e poi l'aveva invitata lui lì no? Andò ad aprire e rimase sconvolta davanti a lei una bellissima donna guardarla stupita. Mailin si sentì malissimo nello stare di fronte a lei. Magra, slanciata e bellissima, il suo abito, seppur leggero le stava alla perfezione “Chi sei tu? Dov'è Dylan?” disse.
Si diede della stupida! Era la sua donna. Ok forse era un po' grande per lui, ma era perfetta, totalmente perfetta! Ovvio che lo fosse! Scosse la testa uscendo di corsa dal bungalow e trascinandosi dietro il piccolo Tommy che
stringeva ancora in mano il piccolo pupazzetto “La sua donna! E' chiaro! Che ti credevi scema! Che quello fosse per te? Andiamo! Tu sei feccia! E la feccia stona con il velluto!”

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Capitolo 67
*** 67 ***


Quando Dylan tornò nel suo bungalow, non vi era più traccia della ragazza. Ci rimase male, pensava di trovarla li e poterla invitare quella sera... ma forse l'avrebbe vista in giro per il villaggio, dopo tutto lavorava li, non doveva essere poi così difficile incontrarla. Si diede una sistemata veloce, si infilò il costume e scese in spiaggia.
La figura familiare di Steph era già seduta in riva al mare, pensierosa come al solito "Ciao bella fanciulla"
"Dylan... ciao" le si sedette accanto, e la prima cosa che la donna notò fu un leggero sorriso sul suo volto che lo rendeva più bello del solito "sembri felice questa mattina... non sarà per caso merito di una ragazza?" chiese strizzandogli l'occhio. Quella ragazza che era letteralmente fuggita quando l'aveva vista, non le era certo passata inosservata. Ne tantomeno il piccoletto che si trascinava dietro. Voleva delle spiegazioni da Dylan, ma ovviamente doveva prenderla con un certo tatto.
"Naaaa... quale ragazza, dai"
"Oh non lo so... ad esempio quella che ho trovato questa mattina nel tuo bungalow?"
"Ah... hemmm" e adesso come glie lo spiegava? Bè, alla fine non aveva fatto niente di male "Non è come pensi"
"Non è mai come si pensa"
"No sul serio! Non ci ho fatto niente, giuro"
"Lo spero, perchè quello che si trascinava dietro mentre usciva come una pazza borbottando cose incomprensibili, pareva essere un bambino!" ecco, si stava lasciando prendere dal panico "Un bambino! Dylan, che cavolo state combinando?!"
"Niente! Mamma ti vuoi calmare, respira!" eccola la Steph apprensiva che tornava a galla "L'ho incontrata ieri sera, lavora al villaggio ed era nei guai. L'ho solo aiutata per non lasciarla in mezzo alla strada, le ho offerto il mio bungalow per la notte e me ne sono andato a dormire da Axl, tutto qui"
"Hai dormito da Axl?!" bastava sentirlo nominare per far concentrare tutto su di lui.
"Certo, dove altro potevo andare?"
"Da me!"
"Mamma... avevo bisogno di un consiglio da uomo!"
"E da quando vai da Axl per avere consigli da uomo?!"
"Non rincominciare!" non la sopportava quando faceva così "Ne abbiamo già parlato, l'argomento Axl è chiuso!"
"Ok!" si affretto a rispondere alzando le mani all'aria in segno di resa "Ok, non voglio litigare con te Dylan"
"E allora smettila di prendertela ogni volta che si tratta di lui"
Sospirò. Aveva ragione. E poi Axl l'veva aiutata con Peter, non poteva dimenticarlo. Ma aveva ancora così paura "Scusami... mi lascio prendere dall'ansia"
"L'ho notato"
"Parlami di questa ragazza"
"Non c'è niente di più da dire che quello che ti ho raccontato, davvero... si chiama Mailin, abita con suo figlio in un palazzo schifoso ben nascosto ai turisti... aveva perso le chiavi del loro alloggio, e non sapeva come fare... l'ho solo aiutata"
Stephanie istintivamente sorrise e gli accarezzò la testa infilando le dita nei suoi capelli "Sei sempre stato un ragazzo dolce"
"Non potevo lasciarla nella merda, ti pare?"
"Già... ti piace?"
"Ahhhh mà ti prego! Ne ho già parlato con..."
"Con Axl... si, si ho capito" sbuffò. Dylan si era sempre confidato con lei, il fatto che ora sentisse il bisogno di farlo con Axl la infastidiva "ma me ne hai sempre parlato, sono tua madre e..."
"E adesso non mi va... dai non prendertela, lo sai che adoro parlare con te, ma se devo parlare di donne preferisco farlo con un uomo ecco... solo che prima non avevo nessuno con cui farlo, e allora ne parlavo con te"
Prima non aveva nessuno. Certo, il suo ex marito non era certo l'ideale... ora però cos'era cambiato? Ah già... Axl pareva essere rientrato nella vita di Dylan. Sospirò cercando di accettare la cosa "Come vuoi... stai solo attento ok? Insomma, se ti piace è giusto che tu glie lo dica magari, però ha un figlio" e lei sapeva cosa voleva dire essere una ragazza madre "non è una situazione facile"
"Hey" Dylan le circondò amorevolemnte le spalle tirandola vicino a se "ci sono passato ricordi? Io ero dall'altra parte una volta... forse posso capire Tommy meglio di quanto credi" le diede un bacio sulla tempia e si alzò "stasera la inviterò alla festa!"
"Quale festa?"
"In piscina... danno una festa per gli ospiti, faranno anche suonare i ragazzi! Non è fantastico? Ah, devi venire, voglio vederti bellissima mamma... ci conto!" disse scappando via di corsa prima che lei potesse ribattere. Voleva che ci fosse, ci sarebbe stato anche Axl quella sera... voleva proprio che si riavvicinassero.

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Capitolo 68
*** 68 ***


Il vestito le calzava a pennello. Era solo un vecchio abito che Gina, la sua collega, le aveva prestato per l'occasione. Un semplicissimo vestitino nero senza spalline. Nulla di più. Sciolse i capelli che pettinò energicamente. Erano diventati così lunghi, da quanto tempo non  gli tagliava? Non avrebbe saputo dirlo. Sorrise guardandosi. Beh non era male dopotutto. Andò in bagno e raccattò dal cassetto una matita nera mangiucchiata. Non era certamente una che
si truccava, e poi a che le sarebbe servito farlo? C'era anche un piccolo fard vecchio di secoli ma sarebbe servito allo scopo. Infilò le ballerine nere, non aveva che quelle, delle infradito scassate non erano l'ideale. Sorrise pensando a quello strano ragazzo. Si era precipitato da lei solo per chiederle se le andava di uscire quella sera.Ricordava perfettamente ogni parola...

Era al bar, stava servendo ai tavoli.
“Finalmente! Sai quanto ti ho cercata?” disse il ragazzo ansimando.
“Io lavoro!” rispose lei fredda posando dei cocktail in un tavolino.
“Beh? Ce l'hai con me?”
“E perchè dovrei?”
“Che ne so? Che hai?”
“Non ho niente principino! Ora se mi vuoi scusare...”
“No aspetta! Volevo invitarti per stasera, qui alla festa in piscina. Dei miei amici suonano dal vivo, potresti venire con me, e anche Tommy ovvio”
“Perchè non inviti quella super modella che ha bussato stamattina alla tua porta? Insomma forse è meglio no?”
Il ragazzo era esploso a ridere “Quella? E' mia madre!”
“Non prendermi per il culo!”
“Chiediglielo se vuoi! Non c'è problema, e se non lo fosse puoi sempre prendermi a calci in culo ok? Dai vieni...” disse prendendole la mano “Perfavore”
Lo aveva guardato un attimo negli occhi e alla fine aveva ceduto.
 

Era così carino... non poteva essere che alla fine la fortuna avesse girato dalla sua parte!  Un ragazzo bellissimo, ricco e gentile si era interessato a lei! Non uno scapestrato qualsiasi! Il problema era che l'avrebbero vista e al personale era vietato frequentare i clienti. Si disse che alla fine ne valeva la pena. E se fosse stata la sua occasione?
Girò lo sguardo su Tommy che cercava di sistemarsi il cravattino “Ma guarda quanto sei bello!”
“Ecco...”
“Aspetta che te lo sistemo io. Ecco qui...”
“Mammina oggi rivediamo Dylan?”
“Sì tesoro”
“Evviva!”
“Ma devi comportati a modo ok?”
“Sì mammina”
Sorrise del suo bambino, era davvero orgogliosa di quel piccolo ometto che  sembrava aver preso in simpatia quello strano tipo. Prese la borsa e uscì.

***

“Sicuro che sto bene?” disse Dylan nervoso.
“Dai scemo non ti agitare! Alla fine è solo una donna!”
“No ma grazie eh Dizzy!”
“Che ho detto? Axl che ho detto?!”
“Lascia stare, non vedi che è nervoso?” disse il rosso aggiustando la cravatta al ragazzo.
“Beh e pure io lo sono! Se l'amichetto di Steph mi si attacca di nuovo lo uccido!”
“Daren magari ti andrebbe meglio con gli uomini!”
“Vaffanculo Dizzy! Sapete dov'è finito il mio cappello?”
“Se non lo sai tu! E poi che cazzo ci farebbe nella mia stanza?!” rispose il rosso piccato.
“Non si sa mai! Allora amico, tu non sei nervoso?”
“Nervoso per cosa? Insomma dobbiamo suonare davanti a dei vecchi insomma che vuoi che...”
“Non era a quello che mi riferivo...”
“Piantala ok?”
Daren sorrise divertito, Axl era così nervoso per Steph, non appena si toccava quel tasto cambiava subito umore.
“Io esco, ci vediamo là. Vieni piccola...” disse DJ alla sua chitarra. Tutti lo guardarono stupiti “Beh? E' la mia ragazza! Direi che è l'unica di cui mi importi!”
“Secondo me se la porta pure a letto!” disse Dizzy divertito.
“E se fosse?”
“Mi preoccupi!”
DJ gli fece il medio e uscì. Camminò verso il bar. L'aria della sera era veramente fresca, era davvero il paradiso quello. Stava assorto nei suoi pensieri quando vide Steph. Si bloccò, era davvero una visione con quel vestito rosa. Possibile che ogni cosa che indossasse le stesse  bene? Rimase a fissarla compiaciuto. Era sola, probabilmente i bambini erano rimasti con Robert. Le si avvicinò sorridente “Ciao”
Lei lo guardò sembrava agitata “Ciao...”
“Che c'è tesoro, tutto bene?”
“Sì... sì credo... sono solo un po' nervosa”
“Per Axl?”
“Per tutto... Axl, Dylan, Peter... che sta succedendo? Da quando mi è sfuggito tutto di mano?”
Lui sorrise prendendole la mano “Calmati e respira ok? Non hai nulla da preoccuparti... lascia fare tutto al destino, a Dio, al tempo. Scegli tu...” le disse camminando verso il bar. Lei
appoggiò la testa sulla sua spalla e lui la cinse con il braccio. Non era convinto di voler lasciare tutto andare... lei gli piaceva, ma infondo era giusto che la lasciasse in pace, per il bene di Axl, della band e di tutto il resto. Ma quando l'aveva tra le braccia si rendeva conto di quanto stesse bene con lei, e soprattutto di quanto lei fosse perfetta per lui. Forse se la doveva fare passare.

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Capitolo 69
*** 69 ***


Si maledisse per aver accettato di partecipare a quella stupida festa. Amava suonare, indipendentemente da quale pubblico avesse davanti. Ma se tra quel pubblico era compresa anche Stephanie Saymour bè, le cose cambiavano. Si guardò allo specchio sistemandosi la camicia bianca lasciata leggerente sbottonata. Era elegante, stava bene, ma si era rifiutato di infilarsi uno di quei completi eleganti che cacciavano un gran caldo e mettevano maggiormente in risalto i suoi chili di troppo. Si soffermò su quel viso stanco e segnato dal tempo. Della vecchia bellezza che lo aveva fatto amare in passato rimaneva ben poco. Odiava guardare le vecchie foto e i vecchi video. A dire il vero lui si piaceva e si accettava anche così, ma la gente pareva non capire e non voler accettare il fatto che il tempo passasse anche per i loro idoli, lui compreso. E non tutti aveva il culo di Duff, che più invecchiava più pareva diventare bello e affascinante. Certo ok, Duff ci aveva anche dato dentro di brutto con attività fisica e robe varie, ma hey, ognuno è fatto a suo modo. Lo criticavano perchè era ingrassato, perchè i suoi capelli erano più corti e radi, perchè aveva le rughe e il doppio mento. Critiche, sempre e solo critiche. Che si fottessero. Ragazzine e donne di ogni età avrebbero ancora pagato oro per poter godere della sua compagnia. Sorrise a se stesso infilandosi un elegante cappello bianco, e finalmente si decise ad uscire. 

La piscina era gremita di gente, tutti gli ospiti del villaggio. C'erano cameriere che offrivano cocktail e tartine, musica bassa in sottofondo e un dolce profumo fiorito nell'aria. Sarebbe stata la serata perfetta per una coppia di amanti. Pensò a Dylan... chissà se era riuscito ad invitare quella ragazza. Poi lo vide mentre parlava con una giovane carina, doveva essere lei. C'era anche un bimbo che gli si era aggrappato alla gamba.
In quel momento una mano amica gli battè delicatamente sulla spalla "Duff, sei venuto"
"Avrei potuto non esserci?" sorrise il biondo che teneva Susan per mano.
Erano la famiglia perfetta. Belli, famosi, ricchi... Duff indossava un completo leggero bianco, pantaloni e camicia, Susan stava divinamente fasciata da un leggerissimo abito color colrallo e un fiore tra i lunghi capelli biondi. Era una favola, era la favola di Duff. Lui era stato fortunato ad averla incontrata. Con lei la vita gli aveva regalato una seconda chance, chance che a lui non era ancora stata concessa, e forse non avrebbe mai avuto. Salutò anche lei con affetto e  subito dopo la donna li lasciò soli per raggiungere Stephanie che se ne stava seduta ad un tavolino riservato a loro.
"E' bellissima" mormorò il rosso guardandole.
"Mia moglie? Lo so..."
"Si, cioè..."
"Guarda che l'ho capito che ti riferivi a Steph"
"Si..." sospirò "sono nervoso Duff, era da parecchio che non mi sentivo così prima di un concerto"
"E' per lei?"
"Credo di si"
"Axl rilassati... non devi farle una serenata"
"E' proprio questo il punto! Lo vedi li davanti? Un pianoforte... un dannatissimo pianoforte! Saremo solo io, quel pianoforte e Daren e Dizzy con le chitarre!"
"Dizzy sa suonare la chitarra?!"
"Duff!"
"Ok scherzavo! Vai avanti, qual'è il problema?"
"Cosa pensi che dovrei suonare mmm? Jungle? Paradise City? E' impossibile Duff... è una serata romantica, ci sono un sacco di coppiette che pregano Dio che io faccia quelle cazzo di canzonette di merda che non ho alcuna voglia di fare questa sera!" senza rendersene conto aveva alzato il tono di voce.
Duff lo prese per un braccio trascinandolo in un angolo più appartato "Canzonette di merda?! Sono le tue, le nostre canzoni quelle cazzo! Ma che cazzo ti piglia, ti devo prenderle a sberle?!"
"Duff... scusa, non intendevo dire questo, è solo..."
"Hey... da quando Axl Rose si fa questi problemi eh? Dov'è finito quel tipo duro, determinato, che se ne frega di tutto e di tutti? Ci sarà ancora qualcosa di quell'Axl sotto tutta questa ciccia!"
"Fottiti" gli scappò una risata, e scosse la testa "Non lo so... sono stanco Duff"
"Lo so" disse appoggiandogli le mani sulle spalle e guardandolo negli occhi "ma so anche che ora sei un uomo forte, e so che combatterai per avere ciò che desideri... so che non la lascerai andare, non prima di aver giocato tutte le tue carte. E se non lo fai, ti spezzo le braccia... perchè è l'ultima occasione che hai questa, non puoi buttarla"
Axl si perse in quegli occhi dalle strane sfumature grigio verdi. Aveva ragione, avrebbe lottato, doveva farlo. O non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardarsi allo specchio. Alzò le mani e le appoggiò su quelle di Duff che stavano ancora strette sulle sue spalle. Intrecciò le dita alle sue, e sorrise "Sei sempre stato tu quello che mi teneva calmo, che mi consigliava, che mi consolava e mi dava coraggio... l'hai fatto di nuovo, grazie"
"A che servono gli amici?"
Silenzio... amici... già... si avvicinò a lui, sfiorò delicatamente quelle labbra sottili con le sue, staccandosi subito da quel contatto tentatore "Ti inviterò sul palco con me più tardi, non puoi tirarti indietro McKagan" concluse staccandosi da lui, voltandosi e tornando verso la piscina.

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Capitolo 70
*** 70 ***


Sorseggiare margarita, sentirsi guardata e ammirata, stretta in un bel vestito di alta moda... le sembrava quasi di essere tornata indietro nel tempo. Quella sera era davvero fantastica, non sapeva di preciso il perchè, ma mentre si preparava aveva deciso che doveva dare il meglio di sè. E lo aveva fatto. Stephanie era la donna più ammirata quella sera. Al tavolo che le avevano riservato c'erano Susan e Duff, Dylan, Dizzy e Daren. Aveva lasciato i bambini con Mae e Robert, che a causa di una bella insolazione non se l'era sentita di uscire. Axl si avvicinò alla combricola con una birra in mano e la salutò con un cenno del capo e un sorriso. Sentì lo stomaco lamentarsi, e non certo per la fame. Si sedette con loro, e per un po' riuscirono tutti a ridere e scherzare del più e del meno, tra vecchi e nuovi amici. Ogni tanto incrociava lo sguardo di Daren, che le sorrideva un po' tirato. Aveva capito che provava interesse e attrazione per lei, ma tra loro non avrebbe mai funzionato. Vuoi per la differenza di età, vuoi per tutto il resto. 
La serata proseguiva tranquilla e serena, quando ad un tratto le luci dei riflettori si abbassarno, e due vennero puntate sul piccolo palco allestito per l'occasione. Uno dei responsabili del villaggio annunciò che Axl Rose avrebbe fatto loro l'onore di suonare qualcosa, e lo invitò a raggiungerlo. Duff gli diede una spinta di incoraggiamento, e lui si alzò vagamene riluttante, sorridendo tirato, e salutando con un cenno del capo quel pubblico limitato ma che lo stava applaudendo con rispetto e gioia.
"Grazie" disse al microfono prima di sedersi sullo sgabello. Calò il silenzio. Da prima si sgranchì le dita suonicchiando qualche sconosciuta melodia, poi si interruppe e chiamò con lui Daren e Dizzy "ho bisogno di un vecchio amico... Duff, avanti vieni qui"
Il biondo si mise una mano sulla faccia e scosse la testa quando la luce puntò dritta su di lui e tutti si voltarono ad applaudirlo. Alzò le mani in segno di resa, Susan gli diede un bacio veloce, e raggiunse Axl "Questa me la paghi" mormorò a denti stretti, prendendo una delle chitarre acustiche di Daren preparata apposta per lui.
"Ti avevo avvisato" rispose il rosso strizzandogli l'occhio. Si schiarì la voce e si sistemò meglio il microfono. Non era solito a dilungarsi in lunghi discorsi, non sapeva mai cosa dire. Una volta sul palco si scioglieva, ma li era diverso, era teso come una corda di violino. Un paio di pezzi, non di più... un paio, che però avrebbero colpito nel segno. Dovevano farlo. Ci doveva provare. Lei doveva capire... 
Intonò qualche nota giusto per far capire a Duff, DJ e Dizzy cosa intendesse fare, e poi prese la parola. Non si era dimenticato di Dylan "C'è qualcuno qui che vuole didicare una canzone ad una bella ragazza... lui, si proprio lui" disse indicando Dylan tra la folla, facendolo illuminare da un faro. Era evidente che si sarebbe volentieri sotterrato dalla vergogna "hey dai, levate quella luce, non vedete com'è diventato rosso?" scherzò suscitando le risate serene dei presenti, Dylan compreso che scosse la sta divertito guardando subito in direzione di Mailin, sorridendole. Axl non aveva fatto il suo nome, non lo sapeva, ed era meglio così, non voleva metterla nei guai... ma era certo che lei avesse capito.
Quando le note di November Rain iniziarono a fluttuare nell'aria, Steph venne catapultata all'indietro nel tempo, quasi a sentirsi male. Più la canzone andava avanti, più la sua voce le entrava suadente nelle orecchie, più dentro di lei iniziava  a farsi strada una strana sensazione, un calore sommesso. Si strinse le mani attorno alle braccia e abbassò lo sguardo cercando di non guardarlo. Aveva scordato quanto adorava guardarlo suonare il piano, seguire il movimento sinuoso e deciso delle sue dita che accarezzavano i tasti. Le piaceva sedersi al suo fianco e appoggiare la testa alla sua spalla, lasciandosi cullare dalle sue melodie. E quella canzone... vecchi ricordi, bei tempi passati, ma anche tanto dolore. Odiava quel video, lo odiava e lo amava. Cambiava sempre canale ogni volta che lo passavano, non riusciva a rivedersi nei panni di una moglie condotta a nozze, proprio da lui.
"Stephanie, tutto bene tesoro?" la mano di Susan si appoggiò delicata sul suo braccio, facendola voltare.
Le sorrise tirata "Si, sto bene" rispose, riprendendo a sorseggiare il suo margarita, ostentando una sicurezza che in quel momento non aveva.
November Rain giunse al termine, e fu elogiata con un lungo applauso da parte del pubblico. Axl evitò di alzare lo sguardo. Sapeva che se l'avesse fatto avrebbe inevitabilmente cercato lei, e aveva paura di ciò che avrebbe potuto vedere sul suo volto "Ho un piano qui... immagino che non potrei suonare altro" scherzò di nuovo. Diede un occhio a Duff, lui non aveva mai suonato quel pezzo, perciò gli sorrise e lo ringraziò. Si strinsero la mano, il biondo salutò quel pubblico e tornò al suo posto "Questa canzone è... per una persona speciale" disse solamente suonando le prime note di This I Love. Quello era il suo asso nella manica. Gli veniva difficile suonarla sapendo che li ad ascoltarlo c'era proprio colei per cui l'aveva scritta. Ma doveva farlo, doveva farle capire che c'era ancora speranza per loro.
"Questa è stupenda, mamma ascoltala!" disse Dylan raggiungendo la donna, che con uno sguardo indecifrabile fissava il palco senza quasi respirare, stringendo il bordo del suo abito nervosamente tra le dita "Sai cosa si dice? Che l'abbia scritta pensando ad una persona..." continuò, zittendosi poi quando Axl inziò a cantare.
Non ci voleva un genio per capire, ogni singola parola di quel brano era rifeita a lei. Ed era meraviglioso... si era sempre rifiutata di ascoltare la sua musica dopo la loro separazione, non conosceva quel pezzo, eppure era come se lo avesse sentito e risentito per tutta la sua vita. Sentì inevitabilmente calde lacrime gonfiargli gli occhi nell'esatto istante in cui il volto del rosso si girò cercandola e i loro occhi si incrociarono. Amore, era possibile? Era quello che vi leggeva? Era sconvolta... confusa... si portò una mano alla bocca per trattenere un singhiozzo che le era saltato in gola.
"Hey... mammma... cosa... mamma! MAMMA!!" urlò il ragazzo, ma lei era già scappata via, in lacrime.

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Capitolo 71
*** 71 ***


Axl voltò lo sguardo giusto in tempo per vederla scappare. Si alzò di scatto e le corse dietro. Non poteva essere, non era così che si era immaginato quella serata! In cuor suo sperava che lei gli buttasse le braccia al collo felice, e invece si ritrovava ad inseguirla un altra volta... che sciocco che era stato. La guardò correre sulla sabbia e si bloccò, era troppo complicato, non poteva riuscirci. O almeno questo dicevano le voci nella sua testa. Rimase lì vedendola  allontanarsi ancora una volta da lui...
“Che fai qui?” urlò una voce vicino a lui.
Si voltò, Daren era davanti a lui rosso in viso “Mi arrendo… non c'è speranza, avrei dovuto capirlo da subito... è passato troppo tempo...”
“Che stai dicendo?! Sei pazzo? Valle dietro! Non mollare adesso!”
“E a te che importa? Ti lascio campo libero, dovresti esserne felice no?”
Lo sguardo di Daren era indecifrabile, sembrava furibondo “Ok, adesso sentimi bene perchè non lo ripeterò un altra volta. Ora va da lei,  corrile dietro, fermala e dille quello che provi! Non ti rendi conto che non è finito un bel niente?! Probabilmente sono un emerito stronzo perchè sto a  consigliarti di correre dietro a una donna che mi piace, ma so che tra voi non è mai finito nulla. Tu la ami, e per quanto le costi ammetterlo lei ama te! Ora  muoviti se non vuoi che lo faccia al posto tuo! Non sarò così gentile un altra volta Axl”
Il rosso lo guardò stupito. Non avevano mai litigato loro due. Ultimamente era  diventato molto amico di Daren. Una grande amicizia, come non ne aveva da un po'. Quel ragazzo era bellissimo, pieno di energia e talento, era ovvio  che se avesse voluto avrebbe raggiunto il suo scopo. Ma qui non si stava  parlando di una donna qualsiasi. Lei era Stephanie, ed era vero lui  l'amava, l'amava ancora e forse più di prima. Guardò la spiaggia e improvvisamente si mise a correre più forte che potè. Non sentiva stanchezza, voleva solo raggiungerla e stringerla tra le braccia ancora una volta.
Daren lo guardò andar via. Sapeva che era giusto così, erano nati per stare  insieme quei due “Buona fortuna amico... va a riprenderti la tua donna...” mormorò tra sé.
 
Steph correva e correva. Poi si bloccò... che le stava succedendo? Perchè era fuggita? Perchè si sentiva così male al pensiero di affrontarlo di nuovo? Si gettò sulla sabbia portando le gambe al petto e pianse, pianse tutte le  lacrime che ancora le restavano. Quanto aveva sofferto per quella maledetta storia? Le venne in mente quella canzone. Lui l'aveva scritta davvero per lei? Una persona speciale aveva detto...
Si voltò quando sentì dei rumori accanto a lei. Sbarrò gli occhi nel vederlo. Era spettinato, rosso in viso e continuava ad ansimare. Rimase sbalordita nel vederlo così vulnerabile “Oddio... Steph... credo... credo... che mi... che mi stia... per... venire un infarto...” disse piegandosi per cercare di riprendere fiato.
“Che fai qui? Vattene!”
“No... aspetta... aspetta un attimo... ti supplico... fammi solo... fammi solo riprendere fiato...” disse sedendosi accanto a lei. Nel farlo le sfiorò il braccio con il suo. Sentì un brivido lungo la schiena e quando le sue labbra ricominciarono a parlare non desiderò altro che la smettessero “Steph... lo so ok? So che è passato tempo, so che... insomma so che non siamo più quelli che eravamo ma...” si maledì per non riuscire a spiegare chiaramente i suoi sentimenti. Maledizione... era sfrontato e arrogante sul  palco, ma quando Axl si trasformava nel vecchio William ecco che tornava quella maledetta timidezza. Aveva fatto di quella donna un chiodo fisso per anni e anni, pensando a lei ogni giorno, e ora nella sua unica occasione di  recuperare tutto ecco che stava facendo la figura del coglione “Senti... io...” lei si alzò di scatto “Hey, non ho finito!”
“Forse non ho voglia di sentire quello che hai da dire, non pensi?!” disse lei con le lacrime agli occhi, e si voltò per andarsene.
“E no cazzo!” Axl le afferrò il polso impedendole di andarsene e portò le labbra sulle sue in un bacio impetuoso, senza freni. Steph cercò di liberarsi poi si  accorse che il suo corpo non ne voleva sapere di staccarsi da lui. Come se  fossero due pezzi complementari, stesso cuore, stesso respiro...
Quando si staccarono si guardarono sorpresi di provare esattamente gli stessi sentimenti di allora... Axl tremava, tremava davvero e questo non gli era mai successo, provava un desiderio mai sentito... la voleva, ogni fibra del suo corpo voleva lei. E non era il sesso, la voleva per sempre, voleva che ci fosse lei nella sua vita, voleva la favola... la favola che lui stesso aveva distrutto anni prima.
Improvvisamente fu lei a baciarlo, e i baci proseguirono diventando due, tre, quattro, mille… le mani di Axl percorrevano quel corpo ancora perfetto nonostante i figli. Certo aveva qualche chilo in più rispetto a prima ma era  ancora sexy. Si vergognò di essere quello che era. Quando lei gli slacciò la  camicia la bloccò per un polso guardandola. Lei si perse in quello sguardo, lo stesso glaciale sguardo. E lui non ebbe più remore. La portò sotto di lui e le alzò il vestito baciandole il collo, il petto  mentre le mani di lei gli slacciarono i pantaloni. Fecero l'amore in quella spiaggia, i loro corpi reagivano come se non si fossero mai lasciati. Aveva avuto molte donne nella sua vita, ma nessuna era riuscita a sconvolgerlo come lei, nessuna. Quando vennero quasi il cuore gli esplose nel petto per la gioia. Lui era  felice... felice come mai nella sua vita. Felice al punto di aver paura delle  conseguenze.

 
 
Olà! Finalmente :'D
Pare che ce l’abbiano fatta questi due! O forse no? Mmm… aspettate e lo saprete!
Intanto vi annuncio che a breve, non appena finirà questa storia (e non manca poi molto) Ram e Lau torneranno con nuove avventure! Già! Abbiamo già una nuova storia bella e pronta per voi, e questa volta succederà che… eh, no, non possiamo anticiparvi nulla ;)
A presto!

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Capitolo 72
*** 72 ***


Rimase attaccato a lei per un tempo che gli sembrò infinito. Non voleva staccarsi, la sola idea di uscire da quel corpo ritrovato dopo tanti anni lo faceva sentire perso, incompleto. Ma dovete farlo quando sentì le mani di Steph spingerlo con forza per le spalle. Uscì da lei e si tirò indietro, guardandola, cercando di percepire qualcosa dall'espressione del suo viso celata però dall'oscurità di quella notte. Poteva sentire solo il rumore delle onde e dei loro respiri ancora acellerati.
Steph si rimise seduta, coprendosi le gambe nude con il vestito, abbassandoselo. Era rossa in viso, i capelli erano meravigliosamente scompigliati dandole un'aria selvaggia e fresca. In quel momento, nell'esatto momento in cui aveva sentito il rosso entrarle dentro con fervore, aveva capito che niente era cambiato tra loro, la passione, l'istinto, il desiderio... tutto era esattamente come allora. Lo amava, lo amava ancora alla follia, lo aveva sentito dentro di se, nelle proprie viscere, e aveva giurato che stesse per morire. Il cuore le era quasi scoppiato nel petto, la testa le girava, inebriata dal profumo della sua pelle. Aveva conficcato le unghie nella sua schiena mentre la prendeva, aggrappandosi a lui morbosamente. Non importava se i loro corpi erano cambiati, se erano più in carne e segnati dal tempo. Lo voleva, lo desiderava, lo amava. Ora come tanti anni prima. Si sentiva intorpidita e stordita da tutte quelle emozioni, non sapeva se essere felice per avere ritrovato in lui l'alta parte di se stessa, o se essere spaventata per lo stesso motivo. Era confusa, totalmente confusa. Lo sentì armeggiare con i pantaloni, probabilmente si stava rivestendo, ma non osò alzare lo sguardò su di lui. Voleva solo andarsene. Era sbagliato, lo sapeva, perchè la parte di lei che aveva ceduto a quell'impeto passionale le diceva implorante di farsi stringere di nuovo dalle sue braccia, di farsi baciare e coccolare da lui. Ma la parte razionale, quella Stephanie fredda e piena di paure, dubbi e conflitti interiori, le stava urlando di andarsene, il prima possibile. Sospirò e si rialzò dandosi una sistemata veloce all'abito, e levandosi un po' di sabbia da dosso. 
Axl la vide quasi incespicare, e allungò le mani per afferrarla, ma rimase deluso quando lei bruscamente evitò la sua presa "Steph..." mormorò "guardami, per favore" la donna non si mosse, non alzò nemmeno il viso mentre si strigeva le braccia attorno al busto "Steph... per l'amor di Dio, dì qualcosa!" si stava spazientendo, quell'attesa silenziosa era frustrante, lo stava facendo impazzire. La vide voltare di poco la testa, ancora senza guardarlo. Perchè lo stava evitando? Non l'aveva forse voluto anche lei tutto quello?
"S... scusa... ho bisogno... di... dormire" mormorò con un filo di voce voltandosi velocemente e camminando in fretta il più lontano possibile da lui, lasciando Axl da solo, in preda a qualcosa di molto simile alla disperazione.

Non stava piangendo, non doveva e non voleva piangere, non di nuovo, e non per quello. Era stato meraviglioso, stupendo, si era sentita di nuovo donna sotto alle sue attenzioni, felice e completa... e allora perchè diavolo stava scappando di nuovo?! Che cosa voleva ancora? Axl le stava dimostrando in tutti i modi quanto ancora la amava e quanto desiderasse riprovare a costruire con lei un futuro. Perchè se ne era andata, perchè?! Entrò come una furia nel suo bungalow chiudendo la porta dietro di lei e mettendosi le mani sul viso. Non si era accorta di non essere sola, e quasi le venne un colpo quando sentì qualcuno muoversi nella sua stanza... era Robert "Oddio Robert!"
"Scusa!"
Sospirò mettendosi una mano sul cuore che batteva all'impazzata, e non solo per quel piccolo spavento "I bambini?"
"Dovmono come angioletti... tzè... o dovvei dive diavoli, mi hanno devastato!"
"Tu come stai?" chiese poi mettendgli maternamente una mano sulla fronte per vedere se ancora aveva la febbre.
"Oh benone, non pveoccpavti" la vide sorridere tirata, e poi spogliarsi stancamente. Davanti a lui di certo non si faceva problemi. Si infilò la leggera sottoveste in seta e sospirò. Aveva qualcosa che non andava "Com'è andata la festa? Mi givano così tanto pev essevmela pevsa guavda... Davven savà stato bellissimo!"
"E' andata bene" si limitò a rispondere lei.
"Solo bene?"
Sapeva che Robert non era stupido... e poi, forse, aveva bisogno di qualcuno che l'aiutasse "Ho fatto l'amore con Axl" sparò di colpo, notando la faccia assurda che aveva messo l'amico, rimasto ammutolito da quella improvvisa confessione. Si stese sul letto, di lato, con il viso sul cuscino facendogli cenno di andarle vicino "Ti prego Robert... aiutami a capire... dimmi cosa devo fare" aveva bisogno di parlare con un amico, e magari anche di qualche buon consiglio.

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Capitolo 73
*** 73 ***



Li aveva visti. Pur non volendo li aveva visti. Era stato terribile vederla tra le braccia di quell'uomo. Era arrabbiato, ma forse aveva ragione Dylan quella era la sua vita, ed era
giusto che lei decidesse per se stessa, e allora perchè faceva tanto male? Rimase fermo su quello scoglio per ore. Nella testa una tempesta di pensieri contrastanti. Aveva paura di come la sua vita sarebbe cambiata, paura che quell'uomo che nonostante tutto l’aveva aiutato, prendesse tutto l'amore di Steph. Si alzò incamminandosi verso il bungalow. C'era parecchio vento quel giorno e la sabbia finiva tutta sul viso, ma lui distratto da quell'immagine non ci fece caso.
Era stufo, il suo cellulare squillò e lui rispose senza pensare “Pronto?”
“Eccoti finalmente! Come ti è venuto in mente di portare via i tuoi fratelli senza avvertirmi eh?! Lo sai che paura...” suo padre urlava dall'altra parte della cornetta. Sembrava ubriaco.
“Ma se non te ne sei nemmeno accorto! E' stata mamma a dirti dove eravamo!”
“Questo non è vero!”
“Hey c'ero io davanti! Perchè cazzo devi sempre raccontare palle!”
“Come ti permetti ragazzino?! Un giorno o l'altro potrei prendere a calci quel tuo culo da frocietto!” disse velenoso “Vedete di godervi questi momenti, perchè vi sto venendo a prendere! Poi vedremo per quanto ancora riderete, tu e quella pazza di tua madre!”
“Non puoi venire qui! Lasciaci in pace hai capito?!” urlò, ma aveva già attaccato.
Il cuore di Peter prese a battere all'impazzata. Lui stava arrivando a prenderli... doveva dirlo a sua madre, e in fretta. Corse verso il bungalow stava per entrare ma la sentì parlare con Robert.
“Tu credi che dovrei?”
“Ma si tesovo... devi davgli una seconda possibilità! Ti ama, e tu ami lui è così duva da compvendeve?”
“Beh... io... forse... forse hai ragione...”
Quelle parole gli spezzarono il cuore. Ok, forse Axl non era poi così male, ed era giusto che sua madre facesse la propria vita, ma non credeva che tutto sarebbe successo così in fretta, senza nemmeno dargli il tempo di abituarsi all’idea. Le lacrime gli rigarono il viso. Ora che doveva fare? Si asciugò gli occhi e si precipitò verso il suo bungalow. Aprì, Dylan non c'era, forse era con quella ragazza… lui almeno sembrava felice. Afferrò uno zaino e ci mise solo poche cose, poi uscì. Corse verso il bungalow di Rob, i bambini erano di certo lì dentro. La porta era aperta. Li vide dormire beatamente. Andò verso Harry e lo scosse “Hey Harry! Hey!”
“mmmm...”
“Harry cazzo svegliati!”
Il ragazzino aprì gli occhi e vide Peter davanti a lui “Che vuoi? Lasciami dormire!” disse scacciandolo con la mano.
“No! Papà sta venendo a prenderci!”
“Cosa?!” disse tirandosi su di botto.
“Sta venendo a prenderci! Mi ha chiamato cinque minuti fa!”
“E tu gli hai risposto?!”
“Bè ero distratto, e comunque è meglio no? Pensa se si fosse presentato così a cazzo!”
“L'hai detto a mamma?”
“Mamma è presa da altre cose adesso. Sveglia Lily, ce ne andiamo!”
“Ma andiamo dove?!”
“Ci penseremo! Dai!”
“Lily... Lily svegliati!”
“No, ancora cinque minuti!” disse la piccola.
Peter scosse la testa e prese la sorellina ancora addormentata in braccio “Prendi poche cose, vedi se hai qualcosa da mangiare qualsiasi cosa! Svelto prima che Rob torni!”
“D'accordo ma dove dobbiamo andare?”
“Mi inventerò qualcosa. Dai sbrigati!”
Harry infilò tutto dentro una borsa e si vestì. Prese un cambio per la sorella e tutti e tre si precipitarono fuori. Era mattina presto, non c'era nessuno, l'aria era fresca. Harry guardò il fratello preoccupato. Forse sarebbe stato meglio dirlo a Dylan, lui era più grande e poi si fidava di più di lui che di Peter. Non che non gli volesse bene ma Peter era impulsivo, troppo a volte.
“Senti dove stiamo andando?!”
“Non lo so! Non lo so d'accordo! Dammi tregua devo riflettere!”
Harry sbuffò, non era così sicuro di quel che stavano facendo, ma una cosa era certa… se loro padre li avesse presi di sicuro avrebbero rimediato una bella lezione, tutti quanti, Lily compresa. Non poteva permetterlo.
Intanto la piccola Lily si svegliò tra le braccia del suo fratello maggiore “Mmmm... Peter...”
“Ciao tesoro”
“Dove siamo? E' pronta la colazione?”
Peter sbuffò posando Lily a terra “No, ora sta buona mangeremo dopo”
“E dov'è mamma? Eh? Peter, dov'è mamma?”
“Piantala Lily! Non c'è la mamma, stiamo scappando da papà!”
“Harry!”
“Deve saperlo Peter! Non è più una mocciosa!” disse facendo sorridere la bambina.
“Papà sta venendo qui?”
“Sì e non deve trovarci o ci porterà via da mamma! Solo che ora il fatto è... dove andiamo?”
Si zittirono tutti e tre pensando a come risolvere la situazione “Ci sono! La barca! La barchetta dei pescatori! Potremmo prendere quella e arrivare dall'altro lato dell'isola!” disse Harry illuminandosi.
“Non sarebbe meglio dirlo a mamma?” osò la bambina.
“No! Mamma ha altri pensieri ora... coraggio Harry, è una buona idea, fai strada!” disse Peter dando una pacca sulla spalla al fratello e prendendo la piccola Lily in braccio.
“Ma io posso camminare anche da sola!”
“Sei troppo lenta, così faremo prima!”
I tre camminarono spediti. Peter pensava e ripensava a quello che stavano facendo. Chissà per quanto tempo avrebbero dovuto restare nascosti. Non avevano nemmeno da mangiare a parte qualche snak che era riuscito a fregare, e pochi spiccioli rubati a Dylan. Steph si sarebbe preoccupata di certo, forse aveva sbagliato a non dirle niente, ma si disse che forse ora aveva di meglio da fare. Infondo ora aveva quell'uomo da amare...
Harry pensava all'avventura che stavano per avere. Guidare quella barchetta, ci aveva pensato da quando l'aveva vista sul molo la prima volta. Adorava le barche, da grande avrebbe fatto il marinaio ne era sicuro! Solo gli dispiaceva per mamma, ma infondo si trattava solo di un giorno o due, e poi era riuscito a lasciarle un bigliettino con poche parole, per rassicurarla. L’avrebbero poi chiamata una volta al sicuro.
'Mamma sta tranquilla. Siamo in gita. Non preoccuparti ci sono io con Lily, e Peter è con noi. Torniamo presto. Un abbraccio H.'
Aveva scritto che erano andati in gita. Sua madre non avrebbe certo abboccato ma almeno sarebbe stata tranquilla per un po' a pensarli tutti insieme. Lily pensava solo alla sua colazione. Chissà quando avrebbe avuto i suoi biscotti al cioccolato oggi. Stava zitta zitta per non dare fastidio a Peter che la teneva stretta. Aveva un buon profumo e la sua andatura le faceva venire tanto sonno... sì... proprio tanto...

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Capitolo 74
*** 74 ***


Si svegliò quella mattina con un gran mal di testa. Non era riuscita a dormire molto bene, nonostante la presenza rassicurante di Robert al suo fianco. Era stanca e indolenzita, e la notte non le aveva per nulla portato consiglio. Solo le parole dell'amico le risuonavano in testa di continuo... dargli una possibilità... avrebbe dovuto farlo? Ora ne era certa, il suo cuore diceva di si. Era la sua testa, la sua dannata testa razionale ad insinuarle quel dubbio, quella vocina che le diceva di non fidarsi, che avrebbe sofferto di nuovo, che a riaprire quel rapporto morboso avrebbe distrutto entrambi per la seconda volta. Sospirò mettendosi seduta, si alzò e si infilò la vestaglia. Faceva fresco più del solito. Guardò fuori... dense nuvole nere solcavano il cielo, e un forte vento muoveva incessantemente la vegeazione li attorno. Di li a poco sarebbe di sicuro venuto a piovere. 
Si strinse meglio la vestaglia attorno al corpo, sobbalzando quando qualcuno bussò alla porta. Sentì Robert mugugnare, si stava svegliando... forse era Dylan, l'aveva vista andare via in quel modo ieri sera, di sicuro si era preoccupato. Si, doveva essere lui.
"Arrivo" disse passando accanto al letto, dando al ragazzo ancora sotto alle coperte una leggera spinta per farlo destare del tutto. In una frazione di secondo si chiese cosa avrebbe detto al figlio, non era così sicura di volergli dire ciò che era successso quella notte... ma il problema non si pose nemmeno, perchè dietro alla porta non c'era Dylan "Axl..." mormorò con il fiato già corto. Sembrava distrutto, indossava ancora gli stessi abiti della sera precedente, e aveva gli occhi lucidi e segnati da due profonde occhiaie. Non doveva aver dormito per nulla.
"Perchè te ne sei andta? Dimmi che non mi vuoi, dimmi che non ti importa nulla di me, dimmi che non hai provato niente e che non vuoi che io faccia di nuovo parte della tua vita... dimmelo, giuramelo, e ti lascerò in pace" si stava dannando, aveva passato ore insonni a struggersi l'anima, temendo di aver rovinato tutto. Eppure lei era con lui su quella spiaggia, lo voleva, lo desiderava, lo bramava... erano alla resa dei conti ormai, doveva fare una scelta. Se quella scelta non lo includeva, si sarebbe tolto di mezzo.
Rimase ferma, immobilizzta ad ascoltare quelle parole che sembravano le ultime di un condannato. Dalla sua risposta sarebbe dipeso tutto. Dietro di lei Robert si era svegliato, e li stava fissando in un cupo sulenzio "I... io..."
"Dimmelo, adesso" insistette il rosso, fermo, deciso, sicuro di se... sembrava di nuovo il giovane Rose di anni prima, altezzoso, arrogante, lo sguardo sempre alto... era bellissimo. 
Si sentì vibrare, era innegabile l'attrazione che c'era tra loro, la sentiva come una calamita che la attirava verso di lui. Lo amava, ecco cosa. Lo amava, e il pensiero ora reale di perderlo di unovo per sempre, la lacerava. Non poteva permetterlo. Si voltò cercando lo sguardo dell'amico di sempre, aveva bisogno di coraggio... e in lui lo trovò. Robert le sorrise, e le fece un cenno di assenso con il capo. Voltò di nuovo il viso verso di lui, e nel momento esatto in cui incontrò quei tormentati occhi verdi, si sentì serena come non era da tempo. Aveva una paura tremenda, ma era tempo di affrontarla e vincerla "Io..." stava per dirlo, stava quasi per dirlo! Ma qualcuno arrivò ad interromperla...
"Dove sono?! Dove cazzo sono i miei figli?!" Peter Brant aveva passato i sessan'anni, e nonostante tutto era ancora un uomo energico e vigoroso. Era di stazza piuttosto masiccia, anche se non era molto alto, e il suo viso era duro e marcato da evidenti segni del tempo. Era arrabbiato, furente, nel suo impeccabile abito di prima sartoria "Ti porto in tribunale Stephanie, te li toglierò! Non li rivedrai mai più cazzo!" urlò puntandole il dito contro.
Steph si sentì mancare... cosa ci faceva il suo ex marito li adesso?! Ci mancava anche lui a complicare le cose "Tu cosa?! Tu non mi toglierai proprio un bel niente, ma con che coraggio parli?! Se ne sono andati da casa tua e nemmeno te ne sei accorto santo celo!"
L'uomo agrottò le sopracciglia, e solo allora il suo volto cadde su un immobile Axl. Lo riconobbe subito "Oh ma guarda... così hai deciso di prenderti una vacanza assieme al tuo manesco e squilibrato ex! Questa me la segno, un'altra cosa da raccontare al giudice" sentenziò serio "non lascerò che i miei figli abbiano a che fare con un pazzo del genere!"
"Ma tu che diavolo ne sai?! Torna a casa Peter, i bambini rimangono con me" concluse piccata.
"Scordatelo... levati, tornano immediatamente a casa" le afferrò un braccio, stringendolo fino a farle male.
Axl non si era intromesso, non aveva reagito, nemmeno quando gli aveva dato dello squilibrato manesco... ma quando lo vide metterle le mani addosso, lo afferrò deciso per un braccio strattonandolo fino a fargli mollare la presa "Toccala ancora e ti faccio pentire di essere venuto!" lo ammoì.
"Ma certo, avanti Rose, picchiami! Denuncia in più o in meno per te non fa differenza!"
Si sentiva ribollire, adesso stava proprio esagerando! Fece un passo teso verso di lui pronto sul serio a spaccargli la faccia, ma Steph lo trattenne, afferrandogli il polso con entrambe le mani "Ti prego... non complicare ancora di più la situazione" disse tentado di mantenere un certo controllo "Robert, i bambini sono con Peter nella tua stanza?"
"Si, si cevto..."
"Bene... sceglieranno loro con chi vogliono stare Peter" si chiuse meglio la vestaglia e infilò le infradito, scansò tutti e si diresse decisa verso la stanza di Robert. 

Peter e Robert l'avevano seguita, Axl si era mantenuto ad una certa distanza. Non gli andava di intromettersi nella sua vita privata, ma quel tipo era uno stronzo, e non si fidava di lui.
"Già in piedi?" scattò quando Duff alle sue spalle gli mise una mano sulla schiena per chiamarlo "stavo andando a prendere un caffè... ti va di venire? Così mi racconti che cavolo ti è preso ieri sera e..."
"Aspetta..." lo fermò il rosso, guardando attentamente ciò che stava accadendo a poca distanza da loro. 
Anche Duff si concentrò in quella direzione "E quello chi davolo è?"
"L'ex marito di Steph... è venuto a riprendersi i figli"

Stephanie bussò delicatamente alla porta, non voleva entrare di soprassalto e farli spaventare. Aprì piano la porta e infilò dentro la testa "Peter..." chiamò piano "Tesoro... Harry? Lilly?" ma nessuno rispose.
Peter Brant impaziente la spinse via con poco garbo, cosa che spinse il rosso a scattare di nuovo vicino a loro, spalancò la porta ed entrò nella stanza... vuota... il grande letto era sfatto, ma non c'era traccia dei suoi figli... vide un foglio, lo prese... era una lettera di Harry. Una gita? Con un temporale in arrivo? Furente si voltò verso di lei "Stephanie Seymour, giuro sul mio nome che non vedrai mai più i miei figli finchè avrai vita!" urlò.

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Capitolo 75
*** 75 ***


“Sono stanca e ho male hai piedi!” si lamentò la piccola Lily.
“Coraggio Lily ci siamo quasi!” cercò di calmarla Peter.
“Non ce la faccio!”
Il fratello sbuffò poi la prese in braccio mentre Harry continuava a guardarsi in giro “Eccola!” urlò illuminandosi.
I tre guardarono quella specie di bagnarola galleggiare legata con una corda al molo “Sei sicuro che quella cosa terrà tutti e tre?”
“Certo! Dai! Non vedo l'ora di salirci!”
“Non voglio andare lì sopra!” affermò Lily decisa.
“Preferisci tornare con quello stronzo di nostro padre?” chiese Harry.
“Lo dico alla mamma!”
“Cosa?!”
“Che dici le parolacce!”
“Spiona!”
“Non è vero!”
“Sì che è vero!”
“Ora basta! Muoviamoci, prima saliamo prima ce ne andiamo! Coraggio” ordinò Peter.
Entrarono in quella piccolissima barchetta e mollarono la cima. Il cielo non prometteva nulla di buono ma se fossero restati lì, il padre li avrebbe trovati e allora sarebbero stati guai seri. Intanto che la barca si allontanava il loro pensiero era rivolto alla loro madre. Chissà com'era preoccupata. Peter soprattutto pensò a lei... forse non era giusto farle questo, ma non poteva permettere che quell'uomo li prendesse. Non voleva tornare in quella casa, né voleva che ci tornassero i suoi  fratelli. La piccola Lily guardava tutta quell'acqua spaventata. Non sapeva nuotare e  aveva tanta paura. Si stringeva al collo del suo fratellone cercando un punto sicuro. Le braccia di Peter la tenevano stretta, mentre il suo unico pensiero era non cadere. Harry al contrario pensava solo a manovrare quella barca. Amava il mare e sognava un giorno di diventare un grande capitano. Non voleva seguire le orme di suo padre. Lo odiava davvero troppo. Lui permetteva a quella donna con cui viveva di maltrattarli. La loro matrigna era come quelle delle favole: perfida. Pensò che se la loro madre si fosse sistemata con quella specie di castoro dai baffi rossi la loro vita sarebbe cambiata in meglio. Al contrario di quello che pensava Peter, a lui Axl piaceva. O almeno, non quanto piaceva a lui e a Lily. Era simpatico e alla mano. Gli dava sicurezza e tranquillità, e poi si vedeva che era innamorato della mamma, e sapeva in cuor suo che anche lei lo era di lui. Sorrise pensando a loro mentre guardava quell'oceano magico e bellissimo. Improvvisamente tutto cambiò il vento si alzò e le onde iniziarono ad ingrossarsi.
“Merda!” Esclamò Peter furente: Un temporale… non ci voleva proprio.  Un tuono li sorprese la piccola Lily urlò immergendo il naso nel collo del fratello “Dobbiamo cercare di raggiungere la spiaggia! Non possiamo trovarci in mezzo alla tempesta! Harry rema!” disse afferrando uno dei due remi. Era faticoso lottare contro la forza di un mare in tempesta. La piccola piangeva spaventata “Muoviti Harry!”
“Non ce la faccio più di così!”
“Voglio andare da mammaaaaaaa!” urlava la bambina.
La barca procedeva lenta. All’improvviso un onda più alta delle altre li fece capovolgere. I tre caddero in acqua. Peter riemerse guardandosi intorno “Harry! Lilyyyyyyyyy!”
“Siamo qua!” urlò Harry tornando a galla con la piccola bagnata fradicia abbracciata a lui. Era stato un attimo. Aveva visto Lily cadere e si era precipitato da lei. Non era un gran nuotatore ma quella bambina era tutto per lui.
Nuotarono a fatica fino ad uno scoglio, la cosa più vicina e sicura che avessero al momento. Quando finalmente uscirono dall'acqua si guardarono esausti “State tutti bene?” chiese Peter preoccupato.
“Credo... credo di sì...” rispose Harry tossendo “ Lily e tu?”
“H... ho fre... freddo!” disse la piccola battendo i denti.
Harry guardò Lily tremare. La prese in braccio stringendola forte “Coraggio sorellina…” era preoccupato per lei. Forse non era stata una grande idea... ora erano davvero nei guai.

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Capitolo 76
*** 76 ***


Peter Brant Senior continuava a sbraitare contro Stephanie, rimproverandola di essere una madre orribile e menefreghista, accusandola di aver lasciato andare i suoi figli chissà dove. Da quando se ne preoccupava così tanto?
"Chiamo la polizia, ti farò arrestare cazzo!"
Steph si mise le mani tra i capelli, disperata. Dov'erano andati? Dove?! Poi quell'uomo... lo conosceva abbastanza bene per dire che se voleva levarle i figli lo avrebbe fatto. Aveva conoscenze importanti tra giudici e avvocati, stava davvero rischiando grosso.
Axl si era fatto avanti non appena l'aveva visto inveire contro di lei in quel modo "Datti una calmata!" urlò. Duff dietro di lui lo afferrò per un braccio, tirandolo indietro.
"Oh ma sentitelo! Fatti gli affari tuoi tu, questa non è la tua famiglia!" urlò furibondo puntandogli l'indice contro.
Duff alzò gli occhi al cielo... l'ultima volta che aveva visto qualcuno puntare l'indice contro ad Axl, era finita in una rissa "Axl calma... non la aiuti così"
Voleva ammazzarlo, oh si... rompere quella faccia gonfia e rugosa, infilargli la testa dritta dritta nel culo... inspirò... Duff aveva ragione "Si" si voltò verso Stephanie, e allungò una mano accarezzandole la schiena "Non saranno lontani Stephanie, sono solo dei bambini... li troveremo"
"Oh Axl... non so cosa fare!"
"Noi andiamo a cercarli, vuoi venire?"
"Si, si vengo... grazie, davvero" disse riservando sia a lui che al biondo uno sguardo carico di riconoscenza.
"Bene, non perdiamo altro tempo... Robert vai da Daren, svegliate Dizzy e Del e datevi da fare anche voi... ci vediamo  giù alla spiaggia"
"Per favore, avvisa anche Susan" chiese Duff.
"Si, si ci vado subito... oh povca misevia, che guaio!" fece il ragazzo scappando via. Era ben felice di bussare alla porta di Daren e svegliarlo, certo, avrebbe preferito farlo in circostanze più felici.
"Voi non andate da nessuna parte, ora chiamo la polizia!"
"Smettila Peter, devo trovarli! Dacci una mano invece di urlare in questo modo!" rispose Steph dura. In quella situazione nonostate tutto, si era trasformata nella donna forte e decisa che era in realtà, trattenendo dentro tutte le lacrime che la Steph più fragile avrebbe invece voluto versare. 
"Una mano? Io non vado da nessuna parte finchè non arriva la polizia! Cosa pensi di fare?! Dovevi pensarci prima, adesso il danno è fatto! Come cazzo hai potuto lasciarli in giro da soli, ma che razza di madre inaffidabile sei?!"
"Dici a me che sono inaffidabile, e tu?! Tu non ti sei ma preoccupato per loro, non sai nemmeno i loro bisogni, i loro desideri! Peter ha cercato di ammazzarsi a causa tua, lo sapevi?!"
"Te lo dico io di cosa hanno bisogno quelli, sei sempre stata troppo buona con loro, e adesso guarda! Un figlio frocio e chissà che altro, questo è il risultato del tuo essere tanto amorevole! Se avessimo fatto a modo mio..."
"Cosa?! Li avresti picchiati? Disciplina, solo quello ti interessa... Preferisco un figlio gay ma felice, che uno che assomiglia anche solo vagamente a te! Sei un pessimo padre, lo sei sempre stato! Tu e quella puttana della tua compagna!" lo schiaffo dell'uomo le arrivò in pieno viso, provocandole un bruciore terribile alla guancia. 
Successe tutto così velocemente... a mala pena si accorse del cazzotto che Axl di risposta aveva sferrato a lui, dritto sulla mascella, facendolo cadere a terra "Tu toccala ancora, e ti ammazzo sul serio Brant" lo minacciò.
"Tu... ti denuncio! Andrai in galera, ci andrete tutti quanti!"
Il rosso alzò le spalle "Fottiti" gli rispose voltandosi poi verso Steph e Duff "Andiamo adesso, abbiamo già perso troppo tempo"
"Un destro da record" fece Duff con un sorrisetto.
"Già... confesso che mi sono fatto abbastanza male..." ammise massaggiandosi la mano, guardando poi Steph al suo fianco "Stai bene?"
"Starò bene solo quando li troveremo... non me lo perdonerei mai se dovesse accadergli qualcosa"
"Staranno bene vedrai"

In breve tempo si erano tutti radunati in spiaggia. Il tempo già pessimo voltò al peggio, e iniziò a piovere tra tuoni e lampi che illuminavano il cielo plumbeo "Dividiamoci, Daren vieni con me e Steph sulla costa... Duff e Susan dalla parte opposta, Dizzy, Del e Robert al villaggio... e tu Dylan rimani con Mae"
"Voglio aiutarvi"
"Per favore... stai con la piccola e tieni d'occhio tuo padre"
"Quello non è mio padre" sibilò tra i denti. Prese in braccio la piccola McKagan, avvolta in un impermeabile rosa "Andiamo a giocare, vieni..." disse allontanandosi senza ribattere. Voleva andare da Mailin e Tommy, forse a quell'ora li avrebbe trovati ancora a casa.
Ognuno se ne andò nella direzioni in cui Axl aveva loro indicato.
"Non posso pensare che siano là fuori da soli con questo temporale!"
"Steph, basta adesso, dobbiamo trovarli e basta!" fece Axl dandole coraggio. Non voleva nemmeno pensare che gli fosse successo qualcosa.

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Capitolo 77
*** 77 ***


Il vento aveva preso a soffire davvero forre, il cielo era plumbeo, lampi e tuoni squarciavano il silenzio, e le onde si infrangevano alte sulla costa. Iniziò a piovere più forte. Dovevano camminare incurvati in avanti per far fronte al vento. Axl vide Stephanie barcollare, e le afferrò le braccia stringendosela contro "Li troveremo!" urlò nel fragore del temporale.
La donna annuì poco convinta. I bambini erano tutto per lei, il pensiero di perderli la uccideva.
"Guardate!" fece Daren all'improvviso, raccogliendo dalla sabbia un pupazzetto di peluches.
"E' di Lily!" Steph lo prese portandoselo al petto "LILYYYYYY!!!" urlò nel vento, guardandosi in giro sconvolta.
"Devono essere da qualche parte qui vicino!" Axl si avvicinò alla riva, colto da un brutto presentimento. Scrutò il mare, ma non vide nulla in mezzo alle alte onde "PETER! HARRY!" li chiamò.
Insieme iniziarono a chiamarli, guardando nelle vicinanze con la speranza di trovare loro, o almeno qualche altro segno della loro presenza.
Poi all'improvviso, un suono lontano arrivò alle loro orecchie... era Peter "E' Peter... mi sta chiamando!" Stephanie d'istinto fece per gettarsi nell'acqua, ma le forti mani di Axl la trattennero "Lasciami, lasciami! PETER!!!" urlò lei dimenandosi "Lasciami devo andare da loro!"
"Non puoi, aspetta!"
"Axl guarda!" Daren indicò al rosso uno scoglio non molto lontano da li, ma circondato dalle onde. C'era una bagnarola capottata che si infrangeva ripetutamente sulle rocce, e nella nebbia della tempesta, si potevano vedere delle figure strette tra loro "Sono loro!"
"PETER! HARRY!!!" urlò di nuovo Steph, bloccata tra e braccia di Axl "LILY!!!" scoppiò a piangere presa dal panico "LILY! LILYYYY!!!"
"Steph calmati!" fece Axl scuotendola, e tirandosela contro al petto "Dobbiamo chiamare qualcuno"
"Non so quanto resisteranno Axl" gli fece notare Daren. Chissà da quanto tempo stavano li sopra.
Axl deglutì guardando l'amico, abbassando poi lo sguardo alla donna disperata tra le sue braccia, aggrappata alla sua camicia. Non si era ma considerato un tipo eccessivamente coraggioso. Certo da giovane era stato una gran testa calda, se ne fregava del pericolo e si buttava anche in situazioni difficili. Ma quella era incoscienza, non coraggio. Adesso cosa doveva fare? Vide Daren levarsi la maglietta "Cosa stai facendo?!"
"Vado a prenderli!" lo sguardo del moro ostentava sicurezza e decisione. Era ammirevole.
Stephanie si staccò da Axl, guardando Daren implorante. Voleva i suoi figli, avrebbe fatto di tutto pur di riabbracciarli sani e salvi.
"E' pericoloso!" lo ammonì Axl.
"Lo è molto più per loro!"
"Vengo anche io"
"Non credo che..."
"Ho detto che vengo con te! Non ce la farai a riportarli qui tutti e tre!" il suo tono non ammetteva discussioni. Era deciso a salvarli, e in un modo o nell'altro l'avrebbe fatto. Si voltò verso Stephanie, levandole dal viso le ciocche di capelli scombinate dal vento "Te li riporterò sani e salvi, te lo prometto" mormorò guardandola negli occhi. Aveva una paura fottuta di gettarsi in mare in quelle condizioni, ma doveva farlo, per lei... si avvicinò al suo viso dandole un leggero bacio sulla fronte, poi si voltò. Si levò le scarpe e guardò Daren, facendogli un cenno affermativo con il capo.
"Sei sicuro?"
"Si"
"Sai nuotare almeno?" chiese il ragazzo un po' proccuato.
"Si, si Daren, al massimo salverai anche me... andiamo adesso" e senza aggiungere altro si gettò in acqua cercando di vincere le onde che cercavano di spingerlo verso la riva. L'impatto con l'acqua fu tremendo, era gelida, e le onde lo travolgevano facendogli bere abbondantemente. Era faticoso e pericoloso nuotare in quelle condizioni. Ma quel dannato scoglio non era distante, doveva farcela!
"Ci siamo quasi!" gli urlò Daren, che più giovane e allenato di lui aveva senza dubbio meno difficoltà "Axl ci sei?!"
"Si! Si, ci sono!" rispose a stento con già il fiatone. Continuava a pensare solo a loro e a Stephanie, era l'unico modo per andare avanti. 
"Eccoli!" Daren li indicò, erano a pochi metri da loro, si tenevano stretti sullo scoglio.
"AXL!" urlò Peter quando lo vide.
"Mamma!!!" la piccola Lily iniziò a pinagere tra le braccia del fratello.
"Sono qui! Ci sono quasi!" rispose il rosso avvicinandosi di nuovo.
"Le onde ci sbatteranno contro alla roccia!" lo avvertì Daren. E aveva ragione, rischiavano di schiantarsi sullo scoglio, e allora tutto sarebbe stato inutle.
"Peter! Lancia Lily verso di me!" gli urlò il rosso.
"Non posso!"
"Si che puoi, la prenderò io, d'accordo?! Lanciala, coraggio!"
Il ragazzo esitò, ma poi si convinse. Prese in braccio la sorellina che iniziò a urlare, e alzandosi in piedi la lanciò senza pensarci in direzione di Axl, dritta in acqua. Lei urlò, poi sparì tra le onde "Cazzo Lily!!!" urlò lui preso dal panico. Ma si risollevò quando la rivide apparire, stretta al collo del rosso. L'aveva presa... ce l'aveva fatta!
Axl afferrò la bambina prima che potesse andare sott'acqua, fortunatamente Peter aveva fatto un buon lancio. Lei gli si agganciò stretta al collo piangendo e tossendo "Sono qui piccola, non avere paura" le disse tenendosela stretta addosso, cercando allo stesso tempo di mantenersi a galla "Adesso tieniti stretta stretta ok?"
Daren intanto aveva cercato di avvicinarsi alle rocce, inutilmente "Le onde sono troppo forti!"
"Stai lontano da li Daren!" lo intimò "Ragazzi dovete saltare!"
Peter ed Harry si guardarono. Erano entrambi spaventati, ma Lily ce l'aveva fatta, e anche loro forse potevano riuscirci.
"Avanti, vi prendiamo!" li incitò Daren cercando di mantenersi il più possibile vicino allo scoglio.
"Dobbiamo farlo Harry" fece Peter dando la mano al fratello più piccolo "Mi dispiace di avervi messo in questo casino... sono un disastro"
Il bambino scosse la testa "Non sei un disastro... sei il fratello migliore del mondo Pet" rispose sorridendogli "Al tre?"
"Si... uno... due... TRE!" saltarono nel vuoto dandosi la spinta più forte che potevano. Era pericoloso, se fossero caduti vicino allo scoglio le onde li avrebbero spinti con violenza contro di esso.
Ad Axl sembrò che stesse per venirgli un infarto quando vide il mare chiudersi sopra di loro, quasi inghiottendoli "Merda... DAREN PRENDILI!" urlò cercando con Lily attaccata di raggiugere almeno uno dei due. Daren si buttò sott'acqua, e lui riuscì ad afferrare un braccio... lo tirò su, era Harry "Harry!"
Il ragazzo tossì, ma riuscì ad aggraparsi al braccio libero di Axl "Tieniti, vi porto a riva adesso" si voltò cercando con lo sguardo Daren... sembrava sparito. Dentro di sè stava impazzendo.
"Peter... dov'è Peter?!" chiese Harry spaventato.
"Adesso arriva Harry, non preoccuparti..." e invece lui era preoccupato eccome 'Ti prego Daren, riprendilo...' implorava nella sua testa.
Ed eccolo finalmente, dopo istanti interminabili riapparire tra le onde. Daren lo teneva stretto, il ragazzo tossì e sputò l'acqua che aveva ingerito, ma tutto sommato sembrava stare bene "Ce l'ho!" urlò il moro facendogli cenno di tornare a riva.
Tirò un sospiro di sollievo... ora doveva solo sperare di avere le forze necessarie per tornare. Con i due attaccati era ancora più dura, e poi già era a corto di forze... ma tenne duro, strinse i denti, e in un tempo che gli sembrò interminabile, riscì ad arrancare verso acque più basse, e poi alla riva, cadendo in ginocchio sulla sabbia.
"Oddio!" urlò Stephanie andandogli incontro.
"Mamma! Mamma!"
"Harry!" lo abbracciò stretto baciandogli il viso ripetutamente, come se fosse la cosa più preziosa del mondo "Lily..." Stephanie guardò la bambina, che di staccarsi dal collo del rosso pareva proprio non volerne sapere.
In quel momento arrivò anche Daren con Peter, lo sosteneva, ma tutto sommato sembrava stare bene "Mamma... mamma mi dispiace, scusa! E' tutta colpa mia" mormorò scoppiando a piangere.
"Peter no! Vieni qui tesoro..." abbracciò anche lui stretto "Vi voglio bene, siete tutta la mia vita"
disse stringendoli forte.
Daren li guardò cercando di riprendere fiato. Era stata dura, e c'erano stati momenti in cui aveva pensato che non ce l'avrebbero fatta. Aveva smesso di piovere. Per fortuna si era risolto tutto, e stavano tutti bene... almeno, quasi tutti... "Axl... hey amico!" andò verso il rosso che si era seduto a terra, era pallido e ansimante. Lily era ancora attaccata a lui "Vieni piccola, lascialo respirare"
"No!"
"Axl..."
"D... Daren... cazzo..." disse tra un respiro affannoso e l'altro "credo...credo... che mi stia per... per venire... un infarto eh... woooo... piccola, mi stai strozzando..."
Daren sorrise "Tieniti l'infarto per dopo eroe, credo che ci sia qualcuno per te adesso"
Stephanie si era avvicinata a lui, un po' per Lily, un po' perchè era preoccupata... sentiva il suo respiro affannoso, e poi era davvero bianco. Aveva rischiato la vita per salvare i suoi bambini. Guardò Daren sorridendogli grata, poi si inginocchiò al fianco di Axl, accarezzò la schiena della bambina e guardò il rosso con gli occhi ancora umidi "Grazie" mormorò. Axl la guardò, cercando di trovare il fiato necessario per parlare. Stava per dire qualcosa, quando lei gli mise un dito sulle labbra "Risparmia il respiro Axl" e così dicendo si avvicinò a lui, mise un braccio attorno al suo collo, e si attaccò alle sue labbra, baciandolo con passione e un sentimento represso da troppo tempo.
Harry e Peter si guardarono sorridendo.
Daren cinse le spalle dei due fratelli. Ora si che le cose sarebbero andate per il verso giusto "Hey speriamo che non gli venga sul serio un infarto adesso!" rise.

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Capitolo 78
*** 78 ***


“Ma che bella, scena complimenti!” disse una voce alle loro spalle. Tutti si voltarono sorpresi. Peter Brant Senior era dietro di loro e stava battendo le mani disgustato.
Lily guardò il suo papà spaventata, rifugiandosi tra le braccia del rosso. Quell'uomo le piaceva, era forte e coraggioso, in più le aveva salvato la vita. Axl si ritrovò quella bambina tra le braccia e istintivamente la strinse a sé. Era ancora confuso e stordito da quanto era accaduto. Steph l'aveva baciato. Era stato bellissimo risentire quel trasporto e quella passione, e in più aveva anche l'affetto di quei bambini.
“Sei davvero una puttana, in fondo l'ho sempre saputo... ma davanti ai tuoi figli potevi anche evitare” sentenziò l'uomo guardando la donna che teneva gli occhi fissi nei suoi.
Axl si alzò di scatto andando verso di lui “Dì ancora una parola su di lei e te la vedrai con me”
“Axl no!” lo bloccò Daren mettendogli una mano sulla spalla.
L'uomo esplose a ridere “Vuoi picchiarmi? Ma guarda! Sai che non me lo aspettavo? Non sei bravo che  ad alzare le mani tu! Puoi pure tenerti Stephanie, a me non importa di lei, voglio i bambini!”
“No!” urlò la donna.
“Harry! Peter! Lily! Venite qui!” ordinò lui ai tre, che però rimasero fermi.
La 
piccola Lily stava stretta al rosso che non accennava a lasciarla andare.
“Vattene Peter!” gli disse Steph sprezzante.
“Tranquilla, io me ne vado... ma loro vengono via con me. Ora muovetevi!” le mani di Peter si chiusero sul braccio di Harry che indietreggiò.
“Lasciami!”
“Vieni qui!”
“Lasciami! Lasciamiiii!!!” urlò il ragazzino cercando di liberarsi.
Le mani 
dell'uomo lo tiravano a sé ma proprio quando Harry stava per cedere Axl spinse l'uomo via facendolo cadere a terra “Ti ha detto di lasciarlo, vattene!”
Peter era furente, mentre Steph continuava a rimanere ferma immobile... non sapeva che dire o fare. Aveva paura di perdere i suoi figli, era terrorizzata che quell'uomo di cui una volta si era innamorata glieli portasse 
via. Era una bestia, un verme che per vincere avrebbe fatto di tutto. Voleva annientarla e colpire i figli era il modo più efficace per farlo.
“Fatti gli affari tuoi tu!” ringhiò. 
Axl lo guardò in cagnesco. Non avrebbe mai permesso a quello stronzo di distruggere tutto.
L'uomo si alzò puntando il dito contro il giovane Peter, che 
sembrava davvero turbato “E' tua la colpa! E' sempre merito tuo! Dovevi portarli con te, non è così?! Per correre dietro alle gonnelle di tua madre! Hai quasi fatto ammazzare i tuoi fratelli lo sai?! Sei una vergogna per questa famiglia! Ma guardati! Una 
donnetta ecco quello che sei! Mi disgusta avere un figlio come te! Ma non permetterò che anche Harry diventi come...”
“BASTA!!!” urlò una voce bloccandolo. Tutti si voltarono a guardare Harry, paonazzo e agitato “SMETTILA! VATTENE! NON PUOI ROVINARE TUTTO! VA VIA!!! IO... IO SAREI ORGOGLIOSO DI DIVENTARE COME MIO FRATELLO! TU NON LO CAPISCI! NON HAI MAI CAPITO NESSUNO DI NOI! LO TRATTI MALE E LUI SOFFRE! NON MI PIACE VEDERLO PIANGERE! LO FAI SEMPRE STARE MALE, NON E' GIUSTO! VATTENE E LASCIACI IN PACE! VATTENEEEEEE!!!” gridò facendo restare tutti di sasso.
Peter jr sentendo quello che il fratellino aveva detto rimase colpito. Lo guardò come se lo vedesse per la prima volta e istintivamente gli sorrise.
Le mani del padre inaspettatamente presero Lily. La strapparono dal rosso che impreparato non riuscì a prenderla “Nooooooo! Mammaaaaaaaaaaaaaa!!!” urlò la piccola.
“Lilyyyyyyyyyy!” urlò Steph terrorizzata.
Axl si precipitò verso l'uomo, che nel frattempo era salito sull'auto a nolo che aveva lasciato sulla strada costiera, trascinandosi via la bambina che cercava di liberarsi graffiandolo e mordendolo “Piantala tu! Non permetterò mai a quel verme di prendersi i miei figli! Tu verrai con me! Smettila adesso!” disse lui mettendo in moto e chiudendo la sicura.
“Mammaaaaaa! Harryyyyy! Harryyyyyyyyyyyyyyy!!!” urlò la piccola battendo sul finestrino.
Axl correva cercando di raggiungerli, seguito da Daren e dai figli di Steph. 
La donna si era gettata a terra in un mare di lacrime “Lily...”
Axl sentì il fiato mancargli e il cuore fargli malissimo. Si bloccò di colpo cercando di riprendere fiato. 
“Stai bene?” chiese preoccupato Daren superandolo.
Il rosso non riusciva a riprendere fiato “Va tu...” sussurrò appena facendo segno al ragazzo di proseguire. Si piegò in avanti concentrandosi sul respiro.
“Axl... Axl!” lo chiamò Peter.
Steph alzò il viso giusto in tempo per vederlo cadere... si alzò di scatto correndo verso di lui che stava fermo con il viso sulla sabbia. Daren si lanciò verso di lui voltandolo “Axl! Amico hey! Axl!” urlò scrollandolo. Nulla, nessuna risposta. Gli occhi blu del ragazzo si posarono su una Steph sconvolta, mentre le lacrime prendevano di nuovo a rigargli le guance...

Lily intanto in quell'auto non la smetteva di piangere “Piantala adesso! Mi scoppia la testa e tu non la smetti di lagnarti!”
“Mam... mammina...” singhiozzò.
“Rassegnati non lascerò che quella stronza di tua madre rovini pure te come ha fatto con gli altri!”
“Non è vero!”
“Sì che lo è! E poi mettersi con quel... quel verme... perchè non chiedi al tuo caro Dylan come si sta?”
“Axl è buono! Non voglio te come papà voglio lui!”
“Non dire stupidaggini! Ora basta e sta zitta! Ti farò passare queste idee dovessi metterci mesi!”
“Voglio tornare dalla mamma! Voglio tornare da mammaaaaaa!” urlò la piccola agitandosi.
Peter cercò di farla smettere e alla fine le tirò uno 
schiaffo che la fece tacere all'istante “Hai visto? Questo è quello che succede quando non mi dai retta! Non voglio sentire una parola di più! E non piangere!”
Lily rimase ferma. Le veniva da piangere e aveva paura. Si toccò la guancia e tirò su con il nasino cercando di controllare i singhiozzi. Chissà se l'avrebbero trovata? Chissà quando avrebbe rivisto mamma, Harry e Peter... e quell'uomo tanto gentile che già le mancava.

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Capitolo 79
*** 79 ***


Quasi un colpo venne a lui quando Daren lo informò di tutto ciò che era accaduto. Aveva un che di assurdo, eppure era tutto vero. Trovarsi ora in quell'ospedale con la fronte appoggiata alla vetrata che dava sulla sua stanza, era ancora più assurdo. Sospirò. Ci era mancato poco. Era stato solo un malore, uno scherzo di un cuore segnato dal tempo, affaticato dagli sforzi e dalle eccessive emoozini di quel giorno. Vecchio nel cuore, e ho solo 28 anni... cantava... ora ne aveva 50 il suo amico, e vecchio quel cuore lo era sul serio.
"Come sta?" la voce di Daren dietro di lui lo fece sobbalzare.
"Dorme... il dottore ha detto che si riprenderà"
"Mi ha fatto venire i capeli bianchi"
"Già... Stephanie?"
"E' con Susan e Robert... è sconvolta Duff, per tutto"
"Chi non lo sarebbe..."
"Duff!" urlò Dylan correndo verso di loro "Come sta? Dov'è?!" quando gli avevano detto tutto ciò che era successo, come Axl aveva salvato Lily, e che si era sentito male in quel modo, era stato malissimo. Aveva appena ritrovato quel padre tanto desiderato, non poteva perderlo di nuovo!
"Calmati Dylan, è fuori pericolo adesso... ha solo avuto un malore, sta riposando"
Il ragazzo si attaccò al vetro. Sembrava così debole e indifeso sdraiato in quel letto... "Papà..." mormorò quasi senza pensarci.
La mano di Duff si posò confortante sulla sua spalla "Si riprenderà Dyan, è una vecchia canaglia"

Il giorno dopo Axl potè uscire finalmente da quel posto. Già odiava gli ospedali, li era anche peggio, lontano da tutto e da tutti. L'avevano sottoposto a parecchi controlli, ma fortunatamente stava bene, aveva solo affaticato il suo fisico più del dovuto, e aveva ceduto. Del James e Dizzy andarono a prenderlo, e lo riportarono al villaggio.

"Stronzo!" urlò la donna agganciando il celluare e sbattendolo nervosamente sul letto "Non risponde nemmeno quel bastardo!" si tirò indietro i capelli disperata.
"Siediti tesoro" Susan la fece sedere e le accarezzò la schiena amichevolmente "Si sistemerà tutto, vedrai"
"Me li porterà via Susan... non posso vivere senza di loro!"
"No, non dirlo neanche! Vedrai che troveremo un modo!"
"Fate largoooo... ecco il vecchio decrepito, una sedia per favore!" fece Dizzy aprendo la porta al rosso.
"Dizzy non ho proprio bisogno anche delle tue prese per il culo!"
Stephanie si alzò e lo abbracciò stretto, facendolo vacillare "Piano tesoro... come stai?"
"Io?! Axl mi hai fatto venire un accidente!" fece lei con il viso nel suo collo, stretta tra le sue braccia. Era una sensazione così confortante. Si erano persi per tanto tempo, ed ora eccoli, di nuovo insieme "Peter non risponde... non so che fare..." mormorò.
"Stai tranquilla, partiremo il prima possibile e quel verme avrà quel che si merita"
"Ho chiamato un avvocato di fiducia Steph" fece Duff "il migliore... ti aiuterà"
"Avvocato?! Gli spacco la faccia a quello, non mi è mai piaciuto, lo odio! Ahhhh che voglia di menave le mani che ho! Daven, sovveggimi tesovo..." fece Robert fingendo un malessere. Daren alzò gli occhi al cielo e gli diede uno spintone. No, non ci era cascato nemmeno sta volta.
"Ecco i biglietti, si parte domani mattina" fece Del, passandoli a Duff. C'erano tutti, Del, Dizzy, Axl, Daren, lui, Susan, Mae, Stephanie, Dylan, Peter, Harry, Robert e... "Ce ne sono due in più, chi..." lesse i nomi, ma Dylan lo precedette.
"Mailyn e Tommy vengono con noi" annunciò.
Stephanie si voltò scioccata "Stai scherzando?! Dylan che che diavolo pensi di fare?!" ma la mano di Axl sul suo braccio la zittì.
"Io e te eravamo come loro, ricordi? Dylan sarà di certo più ragonevole e bravo di me come padre per quel bambino, se è questo che vogliono"
La donna guardò i due, in silenzio. Dylan era cresciuto, era un uomo ormai. Se ne rendeva conto solo ora. E per un caso del destino si trovava a vivere una situazione moto simile alla loro passata. Una ragazza madre con un bambino da accudire, e un ragazzo che l'amava pronto a prendersi cura di loro. Si passò una mano sul viso stanco "Si, si ne riparleremo, ora sono così stanca..."
"Dovresti riposarti mamma"
"Si..."
"Andiamo, lasciamoli in pace" Duff prese Mae in braccio e diede una leggera pacca al rosso "Ci vediamo domani mattina"
"Si grazie... grazie a tutti"
"Notte vecchio, e per stasenotte vedi di non farti venire un'altro infarto!"
"Dizzy vai a fare in culo!"
Uscirono tutti ridendo, nonostante tutto.
Rimasero soli. Stephanie si accoccolò contro di lui sospirando stanca "E' successo tutto così in fretta... ho pensato che ti avrei perso di nuovo, e questa volta per sempre"
"Non ti libererai così facilemnte di me adesso" ridacchiò lui accarezzandole la schiena dolcemente, un tocco che la fece rilassare almeno un po'. 
Socchiuse gli occhi beandosi del suo profumo, solleticandogli il collo con la punta del naso "Mi ricordo di quella volta che sei venuto da me su un bellissimo cavallo banco, con quell'enorme mazzo di rose rosse..." disse sorridendo a quel ricordo.
"Dovevo farmi perdonare"
"Ho sempre adorato questo lato folle di te"
"E' l'altro lato folle che non amavi, e che ti ha fatto soffrire così tanto"
"Non pensarci adesso, io non ero certo una santa... ma ora voglio stare con te, voglio darci un'altra possibilità..." a quelle parole si sentì stringere più forte "rimani qui questa notte" alzò il viso sul suo, lo accarezzò con la punta delle dita sentendo quella leggera peluria pizzicare appena. E lo baciò, piano, delicatamente, per un secondo "Ti amo ancora Axl" confessò.
"Io non ho mai smesso di farlo"

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Capitolo 80
*** 80 ***


“Lily mangia!” urlò Peter Brant mettendole il piatto davanti.
“No!”
“Lily sono giorni che non tocchi niente mangia!”
“NOOO!!! Mangerò solo con la mia mamma!”
“Lily!”
“Tesoro ti supplico potresti smetterla di gridare? Mi scoppia la testa!” disse la compagna dell'uomo. Marlene. Odiava quel chiasso di prima mattina, e da quando Peter era tornato da quel viaggio con la figlioletta non c'era più pace!
Peter sospirò senza nemmeno risponderle “Lily tesoro... mangia!”
“No, no e no!” urlò ancora Lily. 
“Basta! Falla stare zitta accidenti, non se ne può più!” sbottò Marlene tenendosi la testa.
“Farai meglio ad abituarti! Non lascerò che Lily torni da quella donna!”
“Che?! Scusa?! La mocciosa resta qui? Qui... proprio qui? No senti tesoro parliamone...”
“Ci ho già pensato abbastanza! Discorso chiuso!” disse categorico facendo piangere la bambina a singhiozzi che continuavano a diventare sempre più forti.
“No! Io non voglio una bambina in casa! I bambini sono sporchi, chiassosi, fastidiosi, urlano di continuo... oddio ti prego non puoi farmi questo! Riportala da sua madre! Anche lei sarebbe più contenta! Non è così piccoletta?” la bambina annuì “Visto?” fece allargando le braccia.
“Ho detto che ho deciso!” rispose lui di nuovo picchiando il pugno sul tavolo.
La donna alzò gli occhi al cielo e guardò quella 
bambina. Non aveva mai avuto senso materno. Detestava i mocciosi soprattutto detestava il fatto che frignassero di continuo. La guardò tirare su il mocciolo con il naso, cosa che la disgustò. In un certo senso però la impietosiva. Poteva capire la sua riluttanmza a stare con loro. Né lei né Peter sarebbero stati dei genitori amorevoli. Erano entrambi presi da troppe cose, soldi, carriera, 
feste. L'idea di giocare alla mamma e al papà non era decisamente allettante. Quella bambina aveva bisogno di veri genitori, in questo ci arrivava anche lei. Si avvicinò all'uomo posandogli una mano sulla spalla “Vieni un attimo tesoro...”
“Non cambierò idea”
“E chi vuole fartela cambiare! Tanto ormai hai deciso! Allora? Scusa tesoro arriviamo subito!”
La donna trascinò Peter in camera da letto e chiuse la porta. Si avvicinò a lui ancheggiando “Non otterrai niente così”
Marlene gli fece segno di tacere e lo baciò lentamente poi sempre più appassionatamente tanto che l'uomo la gettò subito sul letto salendole sopra. Lei sorrise doveva solo impegnarsi un po' e l'avrebbe avuta vinta. Avrebbe rispedito Lily al mittente, in fondo poteva considerarla una buona azione no? Lasciò che Peter si divertisse. Per sua fortuna durava poco, troppo poco per accorgersene, bastò solo fingere di aver gradito e andò tutto bene.
Lui la 
guardò soddisfatto “Tesoro sei... ah... grandiosa...”
“Peccato...”
“Peccato cosa?”
“Ormai non potremo più farlo...”
“Perchè?” poi lui sorrise “ah ah... quindi tutto questo è per farmi cambiare idea... non è così?”
“Tesoro non potrei mai... questo è per farti cambiare idea...” disse lei baciandogli il petto e scendendo sempre di più. Peter chiuse gli occhi quando le labbra di lei cinsero la sua intimità...
“Sei... decisamente... convincente...”
Marlene risalì guardandolo “Con una mocciosa che strilla e frigna non sarà più lo stesso... dovremo sempre stare attenti, trattenerci... però se la lasci andare... allora... potremmo...” disse lei tornando a leccarlo e a baciarlo.
Peter era pazzo di quella donna, riusciva a dargli un piacere che nessuna gli aveva mai dato. Valeva la pena sprecare tutti quei verdoni. Mentre le labbra di lei continuavano a dargli piacere lui pensò a Steph. Non 
gli andava giù di ammettere una sconfitta, ma in fondo si era già pentito di aver preso Lily. Lo odiava, non voleva stare con lui, e in un certo senso, nemmeno lui voleva crescerla da solo. Voleva solo farla pagare a quella donna. Sentì il piacere arrivare come un fiume mentre lei continuava a fare il suo 'lavoro'.
La guardò a bocca aperta pulirsi le labbra gonfie. Le stesse che aveva pagato con la sua carta di credito. Lei gli si sdraiò accanto. La fissò strizzata in quel vestito che rendeva il suo seno siliconato ancora più grosso. 
Ci posò una mano sopra “Sai stavo pensando al tuo discorso...”
“mmm... mmm...” mugugnò lei prendendogli la mano e infilandosela dentro la scollatura.
“Potrei anche ripensarci...” disse leccando quella pelle morbida “Anzi ci ho già pensato... forse hai ragione tu”
Marlene ridacchiò vittoriosa “Mettiamola sul primo aereo...” disse al suo orecchio mordicchiandoglielo. 
Peter sorrise continuando a saziarsi di quel corpo da bambola. Sì ci aveva già ripensato. Lui non era un padre, non gli fotteva di esserlo. Voleva solo far del male a quella donna. Tuttavia l'idea di tenersi quella bambina piagnucolona per casa non era fantastica. Avrebbe pensato a qualche altro modo... per ora 
voleva solo godersi la sua donna... e fanculo a tutto il resto.

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Capitolo 81
*** 81 ***


“Lo denuncio!” urlò  sbattendo le mani sulla scrivania del suo ufficio “E’ impazzito, completamente impazzito! E’ una bestia, ma quando cazzo mai ci ho fatto figli!” era proprio livida e incazzata con quell’uomo.
Axl seduto su una poltrona in pelle davanti a lei, la stava a  guardare in silenzio. Il suo temperamento focoso lo faceva impazzire. Amava la sua forza e il suo spirito, amava tutto di lei. E sapeva che doveva lasciarla sfogare, un po’ di urlate e si sarebbe calmata. Da quando erano tornati le cose erano andate bene tra loro, a parte tutto lo stress e il dolore per la sparizione di Lily. Quell’idiota del suo ex marito non si era fatto trovare, non aveva nemmeno risposto alla convocazione del tribunale. Stephanie era decisa a portarlo davanti a un giudice e prendersi i suoi figli definitivamente. E lui non poteva che sostenerla in quella battaglia. L’avvocato che Duff le aveva consigliato era davvero uno con le palle. Era sicuro che in un modo o nell’altro avrebbe risolto le cose per il meglio. Troppe erano le imputazioni contro Peter Brant. Rapimento di minore, atti violenti, e per di più il giudice non poteva che tener conto del parere dei tre figli che volevano a tutti i costi restare con la loro mamma. Ma poi quella telefonata… Peter l’aveva chiamata dicendole solamente che avrebbe rispedito Lily da lei con un aereo, perché era lagnosa e viziata, il genere di bambina che gli dava suoi nervi. Come se non fosse nemmeno sua figlia. Ciò dimostrava che non glie ne importava nulla di lei.
“Ma come si fa a mettere una bimba così piccola da sola su un aereo, me lo spieghi?! Dovrebbero farlo internare in un manicomio!” urlò di nuovo in preda ad una crisi isterica bella e buona “Ma non la passa liscia, lo porterò comunque in tribunale, non voglio che riveda mai più nessuno di loro! Non deve avere nessun diritto suoi miei figli!”

Solo allora Axl decise di intervenire, alzandosi e posandole le mani sulle braccia, sfregandogliele delicatamente “Calmati adesso, sbraitare contro il vento e insultarlo non risolverà nulla”
“Ah ma vuoi mettere quanto mi fa stare meglio?! Idiota! Deficiente! Pazzo! Coglione e stronzo!”
Axl rise, e le diede un bacio sulla fronte “Pensa solo che domani potrai riabbracciare Lily ok? Andremo insieme a prenderla… poi parlerai con l’avvocato, e vedremo cosa si può fare”
Stephanie sospirò e annuì. Poi si strinse a lui, chiudendo gli occhi “Mi sembra impossibile che proprio tu sia qua con me adesso a dirmi di calmarmi”
“Bè, facci l’abitudine, credo che resterò al tuo fianco ancora per molto, molto tempo…”
“Disturbo?”
“Dylan!” fece lei staccandosi dal rosso, andando a prendere le mani del figlio “Lily torna domani! Peter mi ha chiamato, l’ha manda qui con un aereo!”
“Sul serio?! E’ fantastico!”
“Si! Sono così felice, non vedo l’ora di riabbracciarla povera piccola… chissà che cazzo le ha fatto passare quella bestia di suo padre, se le ha torto anche solo un capello lo ammazzo!”
“Hey mamma datti una calmata!” ridacchiò Dylan, battendo una pacca sulla spalla di Axl, che gli sorrise “Comunque, sono venuto qui perché devo parlarvi”
“Vieni tesoro, siediti… dimmi”
“Ecco… non ti arrabbierai?”
“Dylan sono tua madre! Sai che puoi dirmi tutto”
Dirle tutto, si… era certo che si sarebbe arrabbiata. Avere Axl li però lo rendeva più tranquillo, in un certo senso sapeva che lui sarebbe stato dalla sua parte “Bè… volevo solo dirvi che… che ho chiesto a Mailin di sposarmi”
Passò qualche secondo di silenzio, come se Steph stesse immagazzinando la cosa. Poi esplose “COSA?!? Sei impazzito?! Ma come ti è saltato in mente Dylan, non se ne parla!”
Si aspettava quel genere di reazione, ma era irremovibile. Si era innamorato di quella ragazza sfortunata e tanto dolce, e poi adorava il piccolo Tommy. Se non l’avesse sposata sarebbe dovuta tornare al suo paese. Aveva pianto tutta la notte stretta a lui, non voleva lasciarlo “Guarda che non sono venuto a chiederti il permesso! Era solo per informarti!”
“Nemmeno la conosci santo cielo!”
“La conosco quanto basta! Ci amiamo, cos’altro devi sapere?! Adoro Tommy, e lui adora me!”
“Ma questo non basta! Smettila di fare il romanticone e scendi con i piedi per terra! Credi sia tutto così facile?!”
“Dovrà tornare al suo paese tra poche settimane! Non voglio che se ne vada, non voglio perderla! Scordatelo!”
Stephanie alzò gli occhi al cielo esasperata. Ci mancava solo quello “Dylan, sono tua madre, e voglio solo il tuo bene! So che la ami, sei sincero, lo vedo dai tuoi occhi! Ma non puoi, non…”
“Il fatto che le cose tra voi due siano andate male, non vuol dire che succeda anche a noi!”
“Cosa c’entriamo noi adesso?!”
“C’entrate eccome! Tu hai solo paura che la storia si ripeta! Ma io non scapperò, non la lascerò sola!”
Dylan era davvero testardo a volte, sapeva che non sarebbe mai riuscita a fargli cambiare idea. Era un uomo, doveva metterselo in testa. Solo sapeva così poco di quella ragazza… chi le diceva che non voleva solo approfittarsi di suo figlio, per fare la bella vita e tirarsi fuori dalla brutta situazione in cui si trovava? “Dylan…” provò ancora.
“Steph… basta” intervenne Axl. Era stato zitto fino a quel momento. Non voleva intromettersi tra madre e figlio, ma ora doveva dire la sua “perché non gli dai fiducia? Dylan sa quello che fa, è un bravo ragazzo e ha la testa sulle spalle”
“Ah Axl, non ti ci mettere pure tu adesso! So che è un bravo ragazzo, è mio figlio! Ma lei, come faccio ad essere sicura che non lo voglia solo per fare una vita migliore?!”
“Ma come cazzo ti salta in mente?!” urlò Dylan fuori di se.
“Hey calmati tu…” lo acquietò il rosso, tornando poi a guardare la donna “perché non provi a parlarle? A conoscerla, e ad esserle amica? Io ci ho parlato un po’ mentre tornavamo, e non mi è sembrata tanto male… in ogni caso è una scelta che spetta a Dylan… e se sarà la scelta sbagliata bè… si rialzerà, ed imparerà dai suoi errori. Devi farlo crescere Steph…”
Dylan guardò il rosso mimando un muto ‘grazie’ con le labbra.
Stephanie si sedette passandosi una mano sul viso. Le parole di Axl l’avevano fatta riflettere. Farlo crescere si, doveva imparare a camminare da solo, e a imparare da eventuali sbagli. E poi se lui amava quella ragazza, era giusto darle una possibilità, non poteva partire così prevenuta “Ok… e va bene Dylan… ti seguirò in questa pazzie, ma sappi che una volta uscito da casa mia non ci potrai più rientrare eh! Darò in affitto la tua stanza al primo che capita!”
“Grazie mamma, ti voglio bene anche io!” sorrise il ragazzo avvicinandosi e abbracciandola stretta.
Axl sorrise compiaciuto… era davvero il piccolo bambino piscialletto che un tempo teneva sulle spalle, e portava dietro ai backstage dei suoi concerti? In quel mentre si rese realmente conto di quanto aveva perso in quegli anni… 

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