Harry Potter e il custode della morte

di Kong
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fabbrica decadente ***
Capitolo 2: *** Luce verde alla tana ***
Capitolo 3: *** Il Custode della Morte ***
Capitolo 4: *** Incontri ***
Capitolo 5: *** Te caldo ad agosto ***
Capitolo 6: *** Agguato a Hogwart ***



Capitolo 1
*** La fabbrica decadente ***


-1-

Il vento infuriava, le goccie di pioggia sbattevano con grande fragore alla finestra che si appannava sempre più per il respiro affannato e triste di un giovane bel ragazzo con i capelli arruffati, gli occhiali rotondi e una cicatrice sulla fronte tristemente famosa in tutto il mondo.

Harry Potter guardava fuori da Grimmauld Place, la casa che fu del suo padrino, morto due anni prima, scomparso dietro ad un velo dal quale nessuno, a conoscenza della comunità magica, era mai tornato.

Le lacrime sgorgavano intense dai suoi occhi, lacrime che Harry non riusciva a trattenere, che non voleva trattenere. Isolato dal mondo intero, isolato dai rumori che lo circondavano, dai tuoni che impazzavano, dalle voci basse che provenivano dalla strada,dove dei ragazzi adolescienti si stavano divertendo a bagnarsi sotto la pioggia, Harry piangeva lacrime di dolore, invisibile a tutto e a tutti.

Non era passato molto tempo dalla fine tragica del suo sesto anno a Hogwarts, e dal suo ultimo, ennesimo trauma. Non poteva far altro che piangere, si sentiva rassegnato dal fatto che il destino, a suo modo di vedere assai crudele, l’avevo portato ad essere il prescelto, in poche parole una enorme calamita per ogni male del mondo. Silente, la persona che stimava di più, della quale aveva sentito sempre una calda protezione anche a distanza di chilometri, era morto, come tutti gli altri, quelli di cui si era preso il rischio di innammorarsi.

Non riusciva a pensare alle cause, a chi li aveva uccisi; era tutto cosi poco importante rispetto ai pezzi di cuore che aveva perso con la dipartita delle persone a lui più vicine, che l’unica cosa che voleva fare, era rinchiudersi nel tepore delle sue lacrime, a osservare il mondo che li passava davanti, al quale aveva voglia solamente di chiedere di lasciarlo in pace.

Tirò su col naso alla vista di tre amici,due ragazzi e una ragazza, che felici si spingevano nelle pozzanghere. Le lacrime ricominciarono a sgorgare copiose, quando pensò a come aveva salutato Ron e Hermione, i suoi amici del cuore, prima di raggiungere i Dursley, dai quali era fuggito appena appresa la notizia tanto schokkante.

Finito l’anno, morto Silente, Harry s’era promesso di non tornare più ad Hogwarts, di continuare la sua ricerca degli Hocruxes, i pezzi d’anima di Lord Voldemort sparsi per il mondo. S’era imposto di distruggerli, prendendosi l’impegno davanti alla tomba di Silente, come ultimo grande gesto di fedeltà al Mago che bene o male gli aveva cambiato la vita.

Aveva comunicato la sua scelta ai due amici, e con un grande rancore nel cuore verso chi aveva compiuto quell’atto orribile, li aveva salutati frettolosamente, dandogli appuntamento alla Tana per un giorno non ben definito, da chiarire tramite contatti via gufo.

Non aveva molta voglia di parlare dato che il suo istinto masochista gli suggeriva di covare rabbia, farla crescere fino al punto di marcirci dentro.

Una volta tornato dai Dursley,aveva vissuto nella completa solitudine, ignorando gli inquilini, mangiando poco o niente. Ron e Hermione gli inviavano molte lettere raccontandogli del loro viaggio in Italia, tra i resti della Roma antica, nelle strade medievali dei paesini di una regione a lui sconosciuta, chiamata Umbria. Non gli interessavano praticamente per nulla, dava una lettura veloce e poi le riponeva aperte nell’armadio, come a togliersele dalla sua vista, per non distrarsi dal compito autoaffidatosi di covare la sua rabbia. Non rispose mai.

Per due settimane non disse una parola, fino a che un giorno, per l’ennesima volta, il mondo non gli si ribaltò davanti.

Era molto tardi e Harry stava tornando da una passeggiata dentro alle rovine di una vecchia fabbrica oramai in disuso da tantissimi anni, che rispecchiava un pò il suo stato d’animo interiore, quando davanti ai suoi occhi gli si presentò una scena che non avrebbe mai potuto credere di vedere. Due persone, che al buio non riusciva identificare, stavano discutendo, o per lo meno cosi gli sembrava.

Harry si avvicinò per provare a sentire cosa si dicevano, ma non carpi altro che urla concitate e qualche parola che non poteva altro che essere terminologia da maghi. Non riusciva ne a distinguere bene le sagome ne a riconoscere nessuna delle due voci, era ancora troppo lontano, e decise di avvicinarsi maggiormente.

Quando si accostò dietro a un muretto a una decina di metri dai due, avvolti nel buio, sbirciò per una frazione di secondo, e senti il cuore prima gelato, poi in preda alle fiamme della rabbia che fino a quel momento aveva covato, ma non ne era sicuro, non poteva esserne sicuro, e preso dalla lucidità che gli rimaneva stette fermo ed ascoltò i due maghi, uno dei quali era ragazzo, litigare ardentemente...riconobbe le loro voci, ma rimase fermo.

“Draco ,per merlino, che diavolo stai dicendo, non sarai mai al sicuro già se la situazione non cambiasse, ma con quello che hai deciso di fare, la tua vita è al capolinea”

“Sta zitto tu, sporco doppiogiochista, non ho più niente da spartire con te, Piton”

Piton lo guardò accigliato, molto dispiaciuto, ma il piccolo Malfoy rifiutava di scambiare lo sguardo

“Che succede Draco, che diavolo ho fatto per essere trattato cosi? La mia protezione non è di tuo gusto signorino?” Nella voce dell’ex professore di hogwarts , nell’intento ironica, c’era un forte senso di preouccupazione e di dispiacere.

Malfoy non rispose, e anzi si accasciò contro il muro che si ergeva li dietro, si raggomitolò sulle gambe,abbassando il viso, e , Harry non potè non notarlo, cominciò a piangere, lacrime non da bambino a cui è stato rubato un gelato, ma da adulto a cui è stato rubato il senso della vita.

Harry era felice in modo quasi sadico, quel suono gli pareva angelico alle sue orecchie, avrebbe voluto uscire fuori , andare davanti a Malfoy e sputargli in faccia, poichè ogni altra cosa sarebbe stata superflua, e poi passare oltre ignorandolo...ma restò fermo.

Piton provò a richiamare Draco muovendo le braccia come se stesse aspettando anche una sola parola, ma dalla bocca del ragazzo biondo platino non usci niente, solo un pianto disperato, di chi non ha la forza di chiedere perdono, di chi sà che ha fatto un passo più lungo di quanto dovesse fare, di chi sa che oramai è irrecuperabile.Infine disse le sue ultime parole, con la voce che a malapena gli usciva dalla bocca, triste e rauca...Harry ebbe i brividi, provava tenerezza per colui che aveva in qualche modo causato la morte di Silente. Li respinse con Forza d’animo, si rifiutò di provare la benche minima emozione positiva per Draco, e porse l’orecchio.

“Severus....io....io non ce la faccio più; lasciami, lasciatemi in pace”

Piton rassegnato e ,Harry l’avrebbe giurato, con una lacrima che gli scalfiva il viso , guardò i suoi piedi, poi si girò e con tono funereo salutò per l’ultima volta il suo figlioccio “ se è così allora addio, e buona fortuna, perchè ne avrai davvero tanto bisogno, e sicuramente non ti basterà”. Senza un’ultimo sguardo tra i due, l’uomo adulto si smaterializzò, lasciando il ragazzo sempre più affranto e disperato tutto rannicchiato sotto alla leggera pioggierellina di quella sera.

Harry senza badare troppo a fare poco rumore usci dal suo nascondiglio, si avvicinò a Malfoy, che non prestava minimamente attenzione a ciò che aveva intorno. La rabbia assali nuovamente il ragazzo sopravvissuto, che arrivato davanti al rivale di sempre, tirò fuori la bacchetta.

“Crucio!”.

Si levò un forte grido, che non poteva essere colto da nessuno, perchè non c’erano case abitate abbastanza vicine. Malfoy si divincolava in preda al dolore , fortissimo e lacerante, della maledizione senza perdono che Harry gli stava infliggendo. Il suo viso però faceva trasparire quasi soddisfazione, o era più rassegnazione?Harry non riusciva a capirlo. Quando però vide che il ragazzo biondo davanti a se non ce la faceva più , alzò la bacchetta e interruppe l’incantesimo, barcollando all’indietro per la sensazione di malore che aveva provato infliggendo una delle tre maledizioni innominabili. Guardò Draco e si chiese se a fermare se stesso fosse stata la pietà verso la gente che sta male che a tante sofferenze l’aveva portato. Fissò gli occhi quasi senza espressione del ragazzo davanti a lui, della sua nemesi.

“Tu....Tu, come osi venire qua e farti vedere da me, sei uno stupido pazzo masochista forse?Vuoi morire?” disse Harry, cercando di farsi sopraffare dall’odio per il piccolo dei Malfoy.

“Accoglienza calorosa....ma ti capisco”rispose l’altro.

“Tu non puoi capirmi, tu sei feccia, sei un’assassino!!!” aveva le vene oramai gonfie più che mai.

“Harry ti prego” disse Draco con le ultime forze “ti prego...” e svenne.

Harry era sconvolto,Malfoy lo aveva chiamato per nome, con un tono di voce che faceva trasparire un rimorso enorme, un dispiacere terribile tanto da essere irrecuperabile, lo stesso tono con cui l’avevo sentito piangere poco prima, provando per lui pietà. E probabilmente per pura coincidenza Draco aveva usato le stesse, medesime parole di Silente prima che Piton li infliggese L’avada Kedavra.

Non sapeva che fare, non voleva uccidere Malfoy, piuttosto lo avrebbe torturato a vita, anche se quella voce, quella supplica lo frenavano, tantomeno non poteva portarselo dai Dursley, e neanche lasciarlo li. Decise che la cosa più intelligente sarebbe stata portarlo con se privo di coscienza in un posto sicuro.

Lo lasciò sul posto e di corsa rientrò a casa Dursley, riempì una valigia in fretta e furia, prese le cose più utili, la scopa, e senza farsi sentire uscì di casa, e volò nuovamente dove poco prima aveva visto Malfoy e Piton, chiedendosi se non fosse stato un sogno.

Arrivato si rese conto che no, era tutto reale. Draco giacieva sul praticello tra ruderi di muretti, dormiente. Lo caricò sulla scopa davanti a se, afferrandolo con un braccio. Appese la valigia a tracolla sulle spalle e si diresse sicuro e diretto a Grimmauld Place. Con un incantesimo entrò, posò Malfoy su un letto, lo copri e gli mise uno straccio bagnato in fronte, sperando di poterlo far riprendere, poi lui andò nel letto dove dormiva Sirius, e versò una lacrima prima di cadere tra le braccia di Morfeo. La mattina dopo avrebbe giurato di aver passato la peggiore nottata della sua vita.

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Capitolo 2
*** Luce verde alla tana ***


Lasciate dei commenti se vi piace ma anche se vi schifa...LOL

Ditemi qualcosina, mi farebbe un grande piacere.

Intanto vi metto il secondo capitolo, dove entriamo nei sogni di Draco Malfoy,e nei suoi ricordi.

-2-

Lontano dal suo oramai ex padrone, lontano dal suo protettore, disteso in un letto caldo seppur un bel pò polveroso e infuocato da una febbre altissima, Draco Malfoy sognava flash di vita reale a cui in un modo o nell’altro era stato costretto ad assistere o addirittura a partecipare attivamente.

Le immagini di Silente che cercava di convincerlo a venire dalla sua parte, in cima alla torre di astronomia, il suo indugiare alla richiesta cosi accogliente del preside, e il suo rifiuto controvoglia, per paura, mentre il suo cuore cercava di rispondere si all’appello del vecchio mago, lo facevano contorcere nel rimorso.

Ancora altri flash gli balzarono alla mente, uno più inquietante dell’altro. All’improvviso sognò nuovamente l’episodio che l’aveva portato a prendere la più grande decisione della sua vita.

In un sogno che gli appariva fin troppo reale, Draco si ritrovò al fianco di Severus Piton, e di una decina di altri mangiamorte, tra i quali poteva riconoscere solamente Bellatrix, giovane e crudele.

Erano nascosti dentro ad un boschetto limitrofo ad una casa di campagna, ben tenuta ma dall’aria antica e rustica, aspettando che le loro prede tornassero.

Era insolitamente freddo e assai buio, quando dal nulla sulla strada comparvero più figure che nascondevano la preoccupazione e la paura per un clima assai ostile ridacchiando di situazioni appena vissute un pò divertenti.

Draco si affacciò di soppiatto e riconobbe un signore adulto con la moglie ricoperti entrambi da sciarpe di lana grossa, con dietro una carovana di ragazzi, e due ragazze, una coi capelli un pò in disordine, l’altra invece coi capelli lisci, splendida.

“Ehi Ronald, sai che vestito da Centurione stavi proprio bene? Vuoi che ti spediamo indietro nel tempo cosi ci liberi della tua pesante presenza?”

Ron fulminò Fred con uno sguardo diabolico, ma tutto intorno a lui si alzarono le risate all’unisono del resto della famiglia, e anche di Hermione, che aveva deciso di passare l’estate coi Weasley per motivi di sicurezza, ma soprattutto perchè quel ragazzo dai capelli rossi l’aveva stregata, e non era più disposta a sopprimere i propri sentimenti

Ancora ridendo Hermione prese Ron per mano, e gli stampò un bacio sulla bocca, che placò subito la sua ira accarezzando i capelli della sua ragazza. Entrati in casa e sedutisi al tavolone della sala da pranzo, La Famiglia Weasley sorseggiò un tè preparato in un attimo da Molly. Poi, mentre tutti ancora ridacchiavano sulle figuraccie Italiane di Fred e George, sul successo che Ginny riscuoteva ovunque andava, Hermione prese per un braccio Ron, e di nascosto uscirono di casa, e si diressero nel deposito degli attrezzi nel retro.

Draco sussultò a vederli avvicinare, e temette di essere scoperto insieme a tutti gli altri mangiamorte, ma poi vedendo la scena si tranquillizzò, e anzi notò come la situazione fosse a loro favore.

Hermione con una spallata spalancò la porta, e buttò letteralmente Ron su del fieno rimasto li all’asciutto.

“Mione, ma che diamine...”

“Stia zitto signor Weasley, deve stare zitto e annuire”

“Miseriaccia....la situazione non mi dispiace affatto, sai?”

Ron aveva un sorriso a trentasei denti stampato sul viso, che Hermione notò subito.

“E’ meglio nasconderli quei denti bianchi, sennò rischi di abbagliare qualcuno....però lascia fare a me, amore” e si avvinghiò al suo ragazzo, baciandolo intensamente.

Rimasero uniti per tantissimo tempo, quando poi Hermione si alzò e si tolse alcuni pezzi di fieno che gli erano rimasti nei capelli.

Ron , che si sentiva realizzato, si sdraiò più comodo, e aprì le braccia.

“ah, che bello....a proposito Hermy, è inutile che ti togli il fieno dai capelli, tanto la consistenza è quella”

“Ronald Weasley!!!!preferisci che chiami il poderoso Victor krum a darmi qualche soddisfazione?No perchè tu non sei certo un professore in materie amorose eh?”

Colpito e affondato, Ron si zitti, ma la ragazza no.

“ A parte le vampate di passione, il mio intento era di avere un pò di privacy, Ron non abbiamo ancora parlato”

“ E di cosa?”

“Di cosa ci è successo, del nostro primo bacio”

“Beh molto suggestivo e romantico devo dire, non potevamo scegliere miglior posto, i giardini di Villa borghese a Roma son decisamente belli”

Hermione si era stufata

“RONDALD” sbottò.

“oh...che c’è?” fece Ron impaurito

“Non mi serve che tu mi faccia i commentini da Rita Skeeter, voglio parlare seriamente del nostro rapporto, tu sei d’accordo su ciò che stiamo facendo?”

Ron, malizioso rispose” tu che ne dici?”.

Hermione gli sorrise, e Ron riprese “Vedi è un tacito assenso, non abbiamo bisogno di parlarne, io ti amo e...” “ e io ti amo” aggiunse la strega. I due si guardarono negli occhi, felici come mai, poi Ron le fece uno sgambetto, la fece cadere di schiena sul fieno di fianco a se e le Sali sopra.

“Ron...” Hermione preoccupata ma curiosa cercò di fermare in manera assai poco convincente il compagno, ma il rosso le mise un dito ,ammutolendola, sulla bocca “zitta e taci...” disse sottovoce.

Draco era un pò schifato dalla conversazione origliata, ma si era sciolto nel momento della dichiarazione reciproca d’amore, perchè il rimorso di aver scelto la strada sbagliata cresceva in lui.

Non ebbe però tempo per riflettere ulteriormente, un mangiamorte lo spinse in avanti dicendogli sottovoce “tocca a te, è il tuo momento...non farti remure, sono due maghi da strapazzo, e senza di loro Potter sarà ancor più debole...Vai Draco, quando vedremo la luce verde sarà il segnale di missione compiuta”.

Draco si avvio verso il piccolo deposito, maledicendo chi gli aveva affidato quel compito come punizione per la mancata uccisione da parte sua di Silente. Lord Voldemort l’avrebbe felicemente torturato, ma Severus Piton lo aveva fatto ragionare, spiegandoli come poter utilizzare la situazione a sua vantaggio, e l’oscuro signore aveva approvato.

Draco non ne era per nulla felice “maledetto Piton e maledetto Voldemort” disse sottovoce. Non aveva praticamente nulla contro ron e Hermione che giustificasse la loro uccisione, anzi nel loro beccarsi e provocarsi per sei anni, li riteneva comunque due figure dignitose che non gli sarebbe dispiaciuto avere come amici, un pò come ciò che provava per Harry...ma il suo ruolo portava ad essere il loro più pericoloso nemico.

Draco si avvicinò alla porta, l’aprì pianissimo e la richiuse altrettanto piano...i due maghi non si erano accorti di niente e continuavano a baciarsi avvinghiati ad occhi chiusi. Con un incantesimo non verbale Draco insonorizzò la capanna.

“Weasley e Granger...che scena patetica!”

Ron si girò di scatto e di riflesso puntò contro Draco la bacchetta, o quella che credeva essere una bacchetta.

“Malfoy ma che diamine! Cosa ci fai qua brutto assassino, se solo alzi un dito io...IO TI ....”

“Cosa mi fai è Weasley?Cosa mi fai?” Hermione era sotto shock impalata.

“Ti ammazzo Malfoy, ti do ciò che ti meriti” e alzandosi puntò il suo braccio verso la gola del biondino.

“E con cosa? Con un pezzo di fieno?” Ron si guardo la mano, non aveva affatto la bacchetta puntata al collo di Malfoy, che ridacchio di gusto. Hermione rassegnata si mise le mani davanti alla faccia.

Subito dopo Draco spinse Ron verso la sua ragazza e sfoderò la bacchettà.

“Cosa vuoi fare, COSA VUOI FARE???” urlò Hermione sperando di farsi sentire dai genitori di Ron.

“E’ inutile che urli sporca mezzosangue, dovresti sapere che sono bravo negli incantesimi non verbali e che insonorizzare una stanza è piuttosto facile, miss so tutto io”, Hermione ringhiò.

“Allora che diamine vuoi Malfoy, fai quello che devi fare, fallo subito e poi lasciaci in pace” gli urlò rabbioso Ron

Draco adombrato in viso, abbassò lo sguardo, nascondendo quello che agli occhi di Hermione pareva una sguardo malefico, ma che in realtà era triste.

“Intendi pace eterna Weasley? Perchè voi ora dovreste.....dovreste morire.”.

i due fidanzati si guardarono allibiti, davanti a loro Draco gli stava puntando la bacchetta, e istintivamente si presero per mano.

“ o per Merlino, smettetela con queste scene patetiche, fatela finita e lasciatevi morire!”

Hermione era allucinata dalla situazione. “perchè si, sono qua per uccidervi, per ordine del mio.. mio...... dell’oscuro signore, maledizione” Draco si mosse nervosamente davanti a loro , mantenendo il contatto con la bacchetta.

“Malfoy ma che diamine stai dicendo, non puoi farlo, non devi....non sei riuscito con Silente, perchè vuoi uccidere noi?” Draco guardò Ron sconsolato ma rabbioso “perchè cosi mi è stato ordinato, e se fallisco un’altra volta per me è la fine.”

Hermione saltò su con una voce dolce “ ma è chiaro, Draco, che tu non vuoi farlo” e lo guardò con uno sguardo comprensivo.

“E PERCHè DIAMINE DOVREI VOLERLO? COS’AVETE FATTO VOI PER GIUSTIFICARE IL VOSTRO ASSASSINIO?” si calmò un’attimo “ e perchè io dovrei farlo, cos’ha m’ha dato in cambio l’oscuro signore, se non dispiacere, dolore, una famiglia spezzata e tante occasioni perse con gente che mi sarebbe piaciuto conoscere?”.

Hermione stava versando una lacrima “Draco tutto ciò è ammirevole, e se non vedi ragione per fare una cosa non puoi farla....che intenzioni hai?”

Il biondino si sedette su una cassa li vicino, con il viso tra le mani, da cui sgocciolavano lacrime. Con la voce ferma disse: “Pensavo...beh pensavo che cambiare fazione fosse la cosa giusta da fare, non ho avuto la forza di ammettermelo davanti a Silente, era troppa la paura per la ritorsione, ma ora non ne posso davvero più, non voglio uccidervi, assolutamente”. La mano di hermione si posò sulla spalla del biondo, mentre Ron gli fece un sorriso che mai avrebbe creduto poter fare a Malfoy...”ciò nonostante io sono sempre un Serpeverde e voi degli sporchi griffondoro, quindi non insudiciatemi i vestiti” .Tutti e tre si fecero una risatina, poi Ron prese a parlare.

“Dovremo parlarne con Harry, Draco, per lui non sarà difficile accettarè, anzi credo sia una missione impossibile, ma va fatta per il bene di tutti”. Hermione lo interruppe “in fondo tu non hai ucciso nessuno”.Draco accennò un sorriso.

“Non credo harry mi lascierà parlare, sarò morto prima di averlo guardato negli occhi” e riabbasso la testa. “Se eviti di sfotterlo magari no...e poi scusa, ma da quando in quà lo chiami Harry?” incalzò ron.

“L’ho sempre stimato per carattere, per quello che si porta dietro, per come risolve le situazione, per come supera le sofferenze enormi che deve passare...sai prima era solamente invidia e rabbia per il rifiuto, io da bambino ero proprio un brutto ceffo che si bullava con tutti” Ermione rise sotto ai denti “Non che da grande tu sia particolarmente migliorato”

“Beh chiaro, devo mantenere una dignità” fece Draco con un bel sorriso, e tutte e tre risero nuovamente.

“Comunque a parte la facciata, ho un cuore anchio, e un cervello per riflettere...ma il mio ruolo, prima da bullo, ora da seguace di Voldemort non mi ha mai permesso di esprimere ciò che sento...ma ora non ne posso più”

“allora andiamo da harry il prima possibile, al massimo lo pietrifichiamo cosicche tu gli spieghi tutto senza trovarti trasformato in furetto” disse Ron ridendosela di gusto...Malfoy gli fece una linguaccia.

“ora però torniamo in casa, si saranno insospettiti...Draco spiegherò io ai miei che è tutto a posto”

A queste parole Draco si terrorizzò, aveva dimenticato cosa gli aspettava fuori.” Dobbiamo scappare” disse concitato “smaterializzarci”

“Ma cosa diamine vai dicendo?” lo incalzò Ron.

“Dobbiamo fuggire, ora”

“ma perchè , non possiamo lasciare la famiglia cosi senza...l.”

“Hermione DOBBIAMO SCAPPARE....mi faccio schifo a dirlo, ma non sono solo, fuori ci sono dei...”

La porta si aprì di scatto.

Bellatrix Lestrange entrò puntando la bacchetta e pronunciando:”Mangiamorte”.Il suo ghigno era malefico.

“Buonasera piccioncini, buonasera Draco, vedo che hai problemi di lentezza, il nostro signore non ne sarebbe felice...lascia fare a me”.

Draco provò a protestare, ma Bellatrix lo zitti con uno sguardo diabolico.

“Signorina Granger” Hermione capi, era disarmata e nulla poteva fare, l’unica cosa che gli venne in mente fu prendere la testa di ron e portare le sue labbra verso quelle del suo ragazzo, poi si stacco nuovamente “ se ha finito di fare la romanticona” prosegui la Lestrange.

“Bene, dicevo, signorina Granger...sa qual’è uno dei voleri dell’oscuro signore?Immagino di si, a quanto mi dicono lei sa tutto”. Hermione fulminò Draco, che però stava piangendo ;lei gli sorrise e, Draco avrebbe giurato, pronunciò due piccole parole “comunque grazie”.

Ma Bellatrix riprese “ se non se lo ricorda, glielo dico io....niente mezzosangue in circolazione....AVADA KEDAVRA”

Una luce verde morte usci dalla bacchetta e colpi hermione al petto, che cadde senza vita.

Ron era inebetito, ma in poche frazione di secondo passò dal disperarsi a imbufalirsi, saltò addosso a la donna, ma fu scaraventato contro al muro.

“E ora Weasley è il suo turno”

“prima però devi passare su di me” con un balzo Draco si mise davanti alla Lestrange.

“Con molto piacere...ma facciamo che ne riparliamo piu tardi” e Draco fu schiantesimato contro un’armadio di scope.

Ron guardò in faccia Bellatrix :”tu....hai ucciso tuo cugino,hai ucciso il mio amore....sei l’essere più spregevole che le viscere della terra abbiano mai creato....mi fai schifo, sporca Purosangue”

“AVADA KEDAVRA” di nuovo la luce scoppio dalla bacchetta, e porto via la vita a Ronald Weasley; gli occhi dei bellatrix erano assatanati, ma pieni di rabbia...Ron prima di morire era riuscito a ferire la donna, in modo assai profondo.

“Ora tocca a te....piccolo traditore, lurido pezzente”

“Expelliarmus!” urlò Draco, e dalla bacchetta usci una luce rossa. Bella la evito.

“Ciao ciao piccolo Draco”.

“AVADA KEDAVRA”

Draco rimase immobile, come senza vita, ma il suo cuore batteva...riapri gli occhi, vide Bellatrix senz’anima cadere, e dietro di lei spuntare un uomo vestito di nero con i capelli lisci, rigido e austero nella corporatura.

“Mio Dio Severus”

“Quella donna lo merita, stava impazzendo...andiamo Draco, la missione è conclusa” e usci di corsa.

Draco rimase li, guardò i corpi di Hermione e Ron senza vita, si chiese cos’avrebbe pensato Harry quando avesse saputo, chi gliel’avrebbe detto. Sentì un’enorme bisogno di parlrgli, di stargli vicino, un bisogno di volergli bene che non lo aveva mai sfiorato minimamente. Certo la stima c’era, ma il legame no, e Draco se n’era precedentemente fatto una ragione. Ma ora non poteva più tirarsi indietro.

Da fuori Piton disse “Draco non c’è più tempo”.

Draco riguardò le due faccie, che per uno strano gioco del destino erano l’una a fianco all’altra, sorrise, e prima di uscire diede ad entrambi una carezza.

“Vado da lui”.

Che ve ne pare?Piano piano andrò avanti, per ora ho scritto poche cose, ossia questi due capitoli, anche se qualche idea ce l’ho...ditemi che ne pensate!Un salutone a tutti.

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Capitolo 3
*** Il Custode della Morte ***


Ehilà! C’ho messo tanto a scrivere il terzo capitolo soprattutto perchè Egoio non andava.

Qua la trama s’infittisce, nuovi vincoli magici, nuove situazioni tutte da scoprire, ci lanciano dentro a una storia che comincia a prendere il largo...

Spero vi piaccia ^__^

Commentate se vi va ;)

-3-

IL CUSTODE DELLA MORTE.

La mattina dopo Harry aprì gli occhi, abbagliato dai raggi del sole che sbattevano contro lo finestre sporche di casa sua. Aveva il fisico indolenzito per la posizione assai scomoda nella quale si era addormentato;gli occhiali erano caduti per terra e i suoi occhi erano decisamente secchi, come dopo un pianto prolungato.

Si alzo lentamente, soffrendo ad ogni movimento, e recuperato tutto ciò che gli serviva, aprì la porta e usci da camera sua, dirigendosi la dove aveva lasciato il suo sgradito ospite, dopo una notte cosi sconvolgente. Spalancò la porta, ma rimase di stucco a vedere che davanti a lui non c’era nessuno, se non un letto disfatto lasciato li.
Dov’era finito Malfoy, che fine aveva fatto?

D’istinto Harry tirò fuori la bacchetta.

“Quella non serve,Potter”

“Malfoy, che diavolo” Harry si girò e lo vide salire le scale proprio dietro di lui, gli puntò la bacchetta contro.

“Ho detto che non serve, dato che non ho la bacchetta....se non mi credi guarda ai piedi del letto”,Harry vide la bacchetta.

“Potter devo parlarti” incalzò Malfoy, “devo spiegarti tante cose, devo dirti cose sconvolgenti, e ho bisogno che tu stia tranquillo, anche se so di non poterlo pretendere”

In Harry cominciò a montare la rabbia e la tristezza, non verso il biondo, ma verso ciò che sapeva.

“credo....credo di sapere già tutto, ho visto cose che non avrei voluto vedere”.

Draco sembrò capire, il volto gli si scurì immediatamente “Legilimanzia....hai visto i miei sogni, hai violato la mia mente...beh non è importante oramai...mi dispiace...”

“CHE VUOI CHE TI DICA” urlò improvvisamente “ non costringermi a trovare spiegazioni...vattene e lasciami solo a marcire tra le mie cose”

Draco sembrò raccogliere le sue idee per un ultimo tentativo .

“Harry, tu hai visto ma non riesci a capire, sei accecato dal dolore e in più , probabilmente manchi di conoscenza”

Harry non poteva anche farsi offendere “Come osi Malfoy, come osi....” lo prese per il collo e lo sbattè contro il muro “non farti più rivedere, non giocare con la mia anima, o non avrai più nulla da fare tra un minuto” .Harry strinse la sua mano attorno al collo di Draco che sembrava totalmente vulnerabile non opponendo la minima reazione. Lo lasciò e il biondo cadde per terra.

Inbufalito col mondo, intontito da quella situazione e con un forte bruciore alla gola, Harry Potter si girò di scatto dirigendosi in cucina per bere qualcosa di freddo, qualcosa che gli facesse raffreddare i bollenti spiriti di rabbia. Dietro di Lui Draco Malfoy lo seguiva riprendendo fiato.

Dopo poco Arrivò in cucina, e sprangò la porta per rimanere solo. Una stanza scura e piena di polvere si presentò ai suoi occhi: Mobili mezzi rotti in stato di abbandono, ragnatele cresciute un pò ovunque, puzza di vecchio e di muffa sparsa dappertutto. Sogghigno al pensiero che ciò che si vedeva intorno rappresentava molto bene il suo animo. Non ebbe però il tempo di crogiuolarsi nei suoi pensieri che Malfoy già fuori dalla cucina si scagliò contro la porta, che rimase chiusa.

Immediatamente provò con l’incantesimo che nella testa di harry gli ricordò Hermione:” Alohomora” ma non successe niente, d’altronde Harry aveva messo un mobile davanti alla porta.

“Harry aprimi”

“Ho detto stammi lontano”

“E’ vitale che tu capisca, è stato un malinteso, aprimi”

“Vattene, VATTENE”

“Maledizione Potter, APRIMI o sfondo questa porta”

Harry era sconvolto, sposto con un gesto della bacchetta il mobile e fece entrare Malfoy, che immediatamente si andò a sedere, poggiando i gomiti sul tavolo e coprendosi la faccia con le mani.

Il vestito tutto nero e il pallore della pelle del viso accoppiata al biondo platino dei suoi capelli gli davano quasi un’immagine da fantasma, un’aurea funerea quasi fuori dal normale.

“Quando dicevo che manchi di conoscenza, non lo facevo per sfotterti, non l’avrei mai fatto dopo ciò che ho visto, e ciò che già mi hai fatto...” Lo guardò incalzandolo e invitandolo, silenziosamente, a non interrompere.

“devo dirti una cosa importante, una cosa che non puoi non sapere, che ora so solo io e nessun altro”

Harry non potè non interromperlo :” perchè non l’hai fermata, perchè non hai reagito contro la donna che mi ha privato del mio padrino e dei miei migliori amici”, la sua voce usci senza speranza, come dovessero essere le sue ultime parole.

Una lacrima solcava il viso di Draco, che si alzò sbattendo un pugno sul tavolo, e girandosi dando cosi le spalle a Harry “come potevo, come facevo? Lei era li a minacciarmi, e lo sai bene, se hai visto tutto...c’ho provato”. Malgrado tutto Harry dov’è ammetterlo, aveva visto nei suoi sogni Draco mettersi in mezzo.

“Cos’è che mi devi dire allora? Anche se dubito che qualcosa possa interessarmi, so già tutto”.

“No che non sai tutto, non sai tante troppe cose...non sai cosa mi è successo dopo quella sera, dopo la fuga da hogwarts”

“Preferirei che non ti fosse successo niente di niente, che la tua vita si fosse fermata in quel momento e...”

Draco era spazientito ma comprensivo, però non si perse d’animo e lo interruppe.

“Santo cielo Potter, lasciami finire” ma Harry Potter non ne voleva sapere.

“ e preferirei che quel lurido traditore, quel vigliacco idiota bastardo di Piton fosse morto tra le più atroci sofferenze”

Draco ricominciò a parlare “Dicendo ciò mi dimostri ulteriormente che non conosci molte, troppe cose, ma d’altronde non posso biasimarti, io quella sera sapevo quanto te , ma ciò che è successo dopo m’ha fatto capire a sufficienza, anche se certo non posso dirmi totalmente informato dei fatti....sicuramente so cose che tu non sai, non occorre ribadirlo oltre”

Harry era piuttosto arrabbiato nel sentirsi cosi tanto cojnvolto ma cosi poco informato dei fatti, e la brama di sapere si fece strada in lui, d’altronde doveva agire dopo tutto ciò che era successo.

“Dimmi tutto, Malfoy, tutto....e dimmelo adesso”

“Ci sarà tempo per dirtelo , ma non ora”

“Malfoy, non osare, voglio sapere tutto, ne ho diritto molto più di te”

Draco si era innervosito “Potter se mi lasci formulare una frase senza che il tuo super ego mi interrompa....scusami”

Harry aveva puntato la bacchetta al collo di Draco, costringendolo ad un angolo, e con l’altra mano aveva conficcato un coltello nel tavolo antico e sporco di polvere e muffa. “un’altra volta e ti garantisco che non parlerai più....e ora continua”

“Non voglio dirti tutto adesso, perchè ora c’è una cosa più importante che devi sapere, e vedere...e dopo ciò , se ti sarai convinto, dovrà essere il mio turno, ora siediti e chiudi gli occhi, concentrati e guarda dentro alla mia mente”

Entrambi si sedettero, e Harry cominciò ad agire viaggiando dentro a ricordi d’infanzia di Draco, coinvolto in situazioni che un bambino non dovrebbe vivere a quell’età. Cominciò a vedere come all’età di 6 anni Draco vedeva girare nella sua villa mangiamorte sotto falsa identità, e come una volta dentro si prendevano gioco di tutto e tutti; vide le punizioni che Draco Malfoy aveva dovuto subire per le sue giovani impertinenze, che gli apparvero come torture , vide i gesti d’affetto della madre che consolava il suo biondo figlio, vide gli scatti d’ira del padre che redarguiva la consorte, vide tante altre scene famigliari che giudicò racapriccianti, e d’un tratto i Dursley gli sembrarono a confronto una famiglia felice. Poi d’improvviso il contatto si blocco, con un’inaudita violenza.

“Non ti voglio mostrare queste cose Potter, non tollero che tu spulci nella mia vita”

“Sei un occlumante fortissimo....ma comunque, che devo fare? Non mi hai detto nulla”

“Devi cercare senza scoprire tutti i particolari, fino a trovare quel ricordo”

“Quale ricordo?”

“Quel ricordo, Potter, quello che già hai visto...sarà una cosa più lunga e difficile, perchè con l’arte della legilimanzia è molto più facile vedere un sogno che sta avvenendo, dato che coinvolge tutte le sfere mentali e sentimentali, rispetto a un ricordo che si tiene stretto”

Harry era innervosito e non avrebbe voluto per nessun motivo rivedere quella scena cosi amara.

“Dimmelo tu dato che sai già tutto”

“Senza di te non posso, Harry, ho bisogno che tu lo guardi, con un minimo di....lucidità”

“Potevi farti analizzare la tua mente malata da Piton cosi mi avresti già detto tutto quello che devo sapere!”

“Da lui mai e poi mai, comunque non potevo e mai potrò, ho preso un’altra scelta, un’altra strada...ma ora non distrarti, cerca quel ricordo e guardalo con attenzione”

Nuovamente i due chiusero gli occhi e nuovamente Harry si inoltrò nella mente di Malfoy. Questa volta aveva la sensazione di sorvolare i ricordi di del ragazzo di fronte a lui, infatti vedeva solo piccoli flash che subito scomparivano...infine arrivò al ricordo giusto, Ron e Hermione in piedi uno di fianco all’altro, e di fronte a loro Draco.

“Dobbiamo scappare” disse concitato il biondo “ Smateriallizzarci”

Poco dopo entrò Bellatrix Lestrange, e davanti a lui come in un disco rotto si ripetè la scena della morte dei suoi due migliori amici, gli vennero le lacrime a pensare che non era riuscito a vederli dall’addio del fine anno scolastico precedente, e che mai gli aveva risposto. Ridestò l’attenzione per non perdersi nessun particolare, Proprio come Draco gli aveva suggerito.

Poco dopo entrò Piton che immediatamente scaglio l’anatema che uccide addosso alla donna, che fini morta per terra, lontana da Ron e Hermione.

Poi Piton usci: “Draco non c’è più tempo”

Harry osservo la scena, sentì quel “vado da lui” pronunciato da Draco , poi lo vide uscire.

Controllò ovunque dentro la stanza prima che la fine del ricordo glielo impedisse, quando i suoi occhi caddero per terra, tra i due amici senza vita. Noto chiaramente un simbolo per terra, come stampato a fuoco raffigurante una chiave, con l’impugnatura formata da due lettere, la H e la R, e il fondo della lama che aveva chiaramente intagliata una D. Il ricordo s’interruppe immediatamente.

“Allora cos’hai visto?”

“Quella chiave, quelle tre lettere, che significa?”

“Non t’illudere, solo io posso vederla dal vivo, o meglio, solo io posso vedere quella bruciatura sul pavimento, tu l’hai vista grazie a me, alla mia mente”

“Ma che significa?dimmelo”

“Quando avvenne il fatto, non sapevo quale era il suo significato, e ho fatto in modo di venirlo a sapere chiedendolo a Piton, senza riverargli che il simbolo era riferito a Ron e Hermione, ma tuttavia sono portato a pensare che lui abbia immediatamente intuito...ciononostante non ha detto nulla”

“Non ti dilungare e spiegami” Intimò Harry a Malfoy.

“Pur non essendo sicuro di ciò, e avendo bisogno di conferme, dato che ipoteticamente ciò che ho visto io può essere anche un’allucinazione, so cosa potrebbe significare, ma prima di dirtelo ho bisogno che tu mi faccia entrare nei tuoi ricordi, in tre ricordi in particolare, tutti purtroppo assai dolorosi...solo dopo posso spiegarti in cosa consiste tutta questa storia...me lo concederai?”

Harry era preso un pò dal dubbio, ma all’analisi dei fatti non aveva alcuna alternativa.

“Non credo ci sia altre strade da percorrere, fai pure”

Nuovamente i due si sedettero e chiusero gli occhi, questa volta a parti ribaltate, Draco entrò nella mente di Harry, e in pochissimo tempo entrò nel ricordo della morte tragica di Silente.

“Ti prego, Severus” disse il vecchio “ti prego...”. di tutta risposta dalla bacchetta di Piton usci una luce verde che colpì in pieno petto Albus Silente, che cadde giù dalla torre. Sia draco che Harry notarono ancora una volta quella bruciatura sul pavimento, che questa volta aveva sull’impugnatura la lettera A e nel fondo della lama una H. Il ricordo s’interruppe, e Harry chiuse la mente.

“Non l’avevo mai notato prima, mai”

Draco molto serafico aprì gli occhi e disse “Normale, normalissimo, quando non si conosce una cosa, è come se non esistesse...ora però che sai , puoi vedere...tuttavia Hrry, non abbiamo finito”

Nuovamente Draco entrò nella mente di harry, per analizzare, questa volta, un altro ricordo infelice.

Entrambi videro Cedric Diggory intimare “Chi sei?” con la bacchetta puntata. Entrambi sentirono una voce serpentesca e totalmente viscida dire “uccidi l’altro”, ed entrambi osservarono il corpo senza vita di Cedric cadere a terra...entrambi poi notarono questa volta sull’erba, quella bruciatura a forma di chiave, oramai familiare, recare all’impugnatura la lettera C e in testa alla lama la H.

“Mi basta cosi” disse draco fermando il contatto “per questo ricordo....ce ne sarebbe un’altro, il più difficile, forse il tuo più intimo e segreto ricordo...ma potrebbe anche non essere chiaro, oppure talmente sotterrato dagli anni e dalla tua giovane età che non riuscirei a capire nulla...in quel caso non sarebbe alla mia portata”

“Tentar non nuoce” disse impazientemente Harry, che cominciava a comprendere cosa Draco avrebbe voluto vedere “anche se credo che quel ricordo a cui ti riferisci ci dirà ben poco, è mio e lo conosco forse come nessun altro”.

Draco entrò nuovamente nella mente di harry, mirò sicuro ad uno dei ricordi di Harry.

Un grido, un grande grido di una voce femminile che pronunciava il nome di harry.

Un lampo di luce verde. Una risata macabra e crudele. Ma alla vista niente di chiaro, niente di niente, solo verde.

I due interrupero il contatto, Harry aveva cominciato a lacrimare, non aveva retto all’ennesima pugnalata al cuore, all’ennesima scena di orrore a cui aveva dovuto assistere, alla morte di sua madre. Draco di tutta risposta gli posò una mano sulla sua, come a coprirla dal freddo.

“Mi dispiace....davvero”

Immediatamente però Harry si riprese, tolse la mano dal tavolo, e , scrollandosi di dosso ogni preoccupazione, incalzò il biondo.

“Ora devi spiegarmi”

“Harry, sai che cos’è il custode della morte?O meglio, sai chi è?”

“Ovviamente non ne so nulla” rimuginò pensieroso “però alla luce di ciò che ho visto posso provare a comprendere... solitamente lo strumento di un custode sono le chiavi”

“Esattamente, e tu ne hai viste nei tuoi ricordi ben due: con Cedric ad esempio, sono segnate le lettere del tuo nome e del suo nome...sono fermamente convinto inoltre che il tuo ricordo del fatto che ti ha lasciato quella cicatrice non sia, per ovvi motivi, clemente con noi, poichè credo che se tu dovessi tornare in quel posto, ad oggi potresti ancora vedere , suppongo, una chiave come le altre”

“Perciò dovremmo andare a vedere a Godic’s Hollow” intterruppe Harry.

“Ancora una volta suppongo proprio di si, se era li che da piccolo abitavi” rispose prontamente Draco. In giorni migliori avrebbe sicuramente ironizzato sulla caratteristica di Harry di essere grifondoro fino al midollo, tanto da nascere e vivere nel villaggio di uno dei quattro fondatori, quello della sua casata. Non era però questo il caso.

“Abitavo li, si.”

“bene, allora andremo...”

“Andrò, andrò, ho altre missioni da compiere Malfoy, e tu non sei contemplato come complice ne compagno di viaggio”

“Andremo, perchè, se mi lasci finire, non c’è alcuna possibilità che tu ti liberi di me, ne io di te, per quanto possa rivelarsi spiacevole....ora la mia missione è anche la tua”

“Balle” ribatte inferocito harry.

“Lasciami spiegare e cuciti la bocca un secondo” gli intimò Draco.

“Il custode della morte è colui che per un motivo od un altro è costretto ad assistere , appunto, alla morte di una persona. Avviene che quando un mago vuole impedire con tutto se stesso la morte di un altro ma non può, si crei un vincolo tra colui che muore e colui che sopravvive. Questo vincolo magico è indistruttibile, e rappresenta una sorta di impegno a perseguire la causa di colui che ha perso la vita; non è permesso venir meno all’impegno preso, poichè non rappresenta una costrizione, ma una scelta vera e propria fatta con tutto se stesso. Se un mago che è sopravvissuto riesce a vedere quel simbolo che tu hai visto, vuol dire che il vincolo è siglato e ufficiale”

“Ciò vuol dire che io sono il custode della morte di Cedric?” incalzò Harry, incredulo

“Esattamente” Rispose Draco, con molta tranquillità.

Subito dopo il biondo si alzò, andò a predere un bicchiere, lo sciacquò e lo riempì d’acqua, per po risedersi davanti a Harry.

“Ciò vuole anche dire che tu sei il custode della morte di Hermione e Ron...”

“Ancora una volta esatto, ma come ti ho già detto, bisogna verificare sul posto, per questo dovremmo andare anche alla Tana” rispose Draco.

“...quindi suppongo che di te mi possa fidare” disse fra se e se Harry.

“immagino di si”

Harry potter si alzò dalla sedia per andare verso il camino, e prendendo un’altra sedia, ci si sedette vicino, dando le spalle a Draco.

“ E quindi sarei anche il custode della morte di mia madre”

“Questo è tutto da verificare, il ricordo non ci ha detto nulla...ma supporrei di si anche questa volta, dato che immagino avresti voluto che tua madre vivesse”

Harry era preso da mille pensieri, tutto ciò significava ulteriore responsabilità, difatti questo nuovo vincolo magico gli imponeva di continuare sulla sua strada, che era la stessa di tutto coloro che aveva visto soffrire e morire. Rifletteva anche sul fatto che quell’ulteriore peso che si caricava sulle spalle era dovuto a una sua scelta, e che tirarsi indietro dalla sua missione era vigliacco, ma soprattutto non era possibile perchè era lui che voleva andare avanti nella ricerca degli Hocruxes e nella loro distruzione, per arrivare allla distruzione stessa di Voldemort. Gli venne subito in mente chi fino all’anno prima gli aveva spiegato e suggerito tante cose, chi gli aveva fatto conoscere Voldemort sin dalla nasciata, chi lo aveva preparato al futuro duello finale; impaziente incalzò nuovamente.

“Suppongo”

“Si?” disse Draco, tirato a forza fuori dai suoi pensieri.

“...che io sia anche il custode della morte di Silente”

Draco si stampò un ghigno preoccupato in faccia.

“E’ qui che viene il bello Harry....anche se avevo qualche sospetto, anche piuttosto grosso, non sapevo dove fossi esattamente quella notte, avresti potuto aver lasciato la scopa sulla torre di astronomia, ed essere sceso da qualche altra parte”

“ero li, nascosto dal mantello dell’invisibilità” disse Harry, mentre la rabbia cominciava a salirgli su per le vene.

“ Dovevo immaginarlo...fattostà che la cosa importante che tu capisce è che io nel momento cruciale, quando avrei dovuto agire, non avrei mai voluto che lui morisse...ero bloccato e impossibilitato dalla presenza degli altri mangiamorte”

Harry saltò in piedi con il viso sformato dalla rabbia “Questo è troppo, TROPPO...tu non avresti mai voluto che venisse ucciso?BALLE!”

“E invece è cosi!” ribattè draco con decisione “il mio carattere, la mia vigliaccheria e la presenza degli altri mi hanno impedito reagire, ma è cosi, te lo giuro! D’altronde...”

Tra i due ci fu una pausa di pochi secondi che parvero secoli, poi Draco Malfoy ricominciò a parlare.

“fattostà, Potter, che io non avrei mai voluto la sua morte, non nel momento cruciale, ma certo anche prima non ne ero convinto...come credo tu abbia capito ciò che è importante nel formarsi di certi vincoli magici è l’intenzione, in quanto l’azione può essere bloccata”

Harry era allibito, si girò verso Draco con gli occhi spalancati e un’espressione attonita.

“Questo significa che tu, anche tu hai...”

“Visto il simbolo, la chiave ....si” rispose il biondo col viso abbassato nascosto dai capelli mai cosi tanto disordinati.

Harry riprese a parlare, ancora più scioccato “Perciò anche tu sei il...”

“....custode della morte di Silente, si...”

Harry aveva l’impressione di aver capito poco, o forse aver recepito troppo per mettere ordine alle proprie idee.

“Ma è possibile?” si chiese ad alta voce.

“si, credo di si, i fatti lo dimostrano” disse stanco Draco, che subito riprese a parlare.

“Ma la cosa più importante, come già ti ho detto è che un vincolo di questo tipo porta a dover e voler perseguire nella missione di colui che muore, e come sappiamo entrambi, Albus Silente è un pò lo stratega e artefice della lotta a Voldemort. Credo che tu ora abbia capito perchè non posso, adesso, andarmene e combatterti. Pur mantenendo ruoli diversi nella storia, siamo entrambi custodi della morte di Silente, e come tali entrambi perseguiamo la...”

“Stessa, medesima missione....la stessa scelta, e chissà, forse la stessa fine” concluse Harry.

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Capitolo 4
*** Incontri ***


Ciao ragazzi, scusatemi i tempi lunghi, ma ho una mole di roba da fare non indifferente.

Questo quarto capitolo è un pò particolare, dato che come tono e persona che racconta si scosta dai tre precedenti non di poco. L’ispirazione m’è venuta ascoltando una canzone, Cannonball di Damien Rice, dall’album “O”. Sia chiaro, a livello di trama questa cosa doveva succedere, ma l’avevo pensata in maniera differente...poi ho deciso di modificare. Ditemi tutto quel che volete, ogni commento è ben accetto e mi rende felicissimo!

Conto di metterci di meno per il 5 capitolo.

-4-

Giusto pochi giorni fa mi stavo chiedendo come sarebbe andata a finire.

Dov’è che saremmo potuti fuggire, tutti insieme, isolarci e combattere. Mi chiedevo perchè davanti a noi c’era già un sentiero tracciato che si sviluppava su un’assurdo crinale , ai suoi fianchi due burroni, infiniti...guardare giù era e sarebbe tutt’ora inutile, non vedi nulla, non intuisci cosa possa nascondersi, ciò che è sicuro è che ti mette un sacco di Curiosità.

Di tutta questa situazione, la cosa che non continuo a capire è perchè ci siam trovati a camminare su quest’assurdo sentiero.

Sia chiaro, io qualche idea ce l’ho, dato che stupida non la sono...sarà per forza causa del destino, travolgente e influente come poche altre cose al mondo.

Fin da piccola mi raccontavano mamma e papà che le persone tendono a plasmare il proprio futuro, fanno scelte, cercano di sbracciare in acqua per salvarsi quando stanno affogando, si aprono strade impensabili nel mezzo delle foreste quando sono persi.

Mi hanno insegnato che le persone infelici cercano di cambiare le cose, di trovare altre vie.A volte ce la fanno,altre volte periscono...certo, in tutte e due i casi si cambia, al destino si sfugge(o no?).

Ora, perchè ho tanti problemi a comprendere questa situazione? E’ al di la di ogni limite pensabile.

Un mondo dove le persone vengono costrette dalla nascita a compiere un cammino arduo, e oramai già deciso, non è ciò che mi hanno raccontato.

Voi mi ribatterete “Ma è il signore oscuro che lo ha scelto” , e di certo avete più che ragione.

Ma che volete che vi dica, io da sola non riesco a capacitarmi del perchè tanto peso debba cadere solo su una persona.

Credo che sia facile da capire il mio punto di vista solo guardando la storia della vita di questo ragazzo, che in diciassette anni di vita sembra aver accumulato l’esperienza di un vecchio pronto a raccontare le sue storie, magari romanzate o addirittura inventate, ai nipotini e ai loro amici davanti a un fuoco di bivacco.

Provate a chiedervi che cos’avrebbe, in una situazione del genere, lui da inventarsi o romanzare.

Se non fosse che faccio parte anch’io di questa vicenda, avrei qualche serio dubbio di stare leggendo seriamente un romanzo; purtroppo o per fortuna così non è.

Non vi tedierò a lungo, tranquilli...solo voglio farvi capire quanto sia ingiusto che un ragazzo abbia, ben più di me o di qualunque altra persona, le scelte forzate. Nessuno come lui è incatenato al suo destino.

Tutto ciò che posso fare, e che ora sto facendo, è prendere una scelta, la mia scelta.

Posso solo inserire una variabile nel suo destino, se mi introduco, nuovamente, anch’io.

Tanto vale la pena provare, non ho nulla da perdere.

Entro in casa di Sirius, che ricordi...

Sento dei rumori dalla cucina, mi dirigo li, veloce ma silenziosa.

Apro la porta e lo guardo.

E’ stupendo, bello e malinconico...ancora non mi ha visto.

Busso una volta alla porta, piano piano.

Lui reagisce, si alza e si gira, mi guarda in faccia e sorride , un sorriso dolce e sincero.

Viene da me, io lo aspetto li, in piedi.

Mi abbraccia, io ricambio.

Sento di sfuggita solo un “grazie”.

Restiamo cosi per molto, molto tempo.

...

La porta poi si apre, mi stacco e osservo. Lui?

Che ci fa in questa casa? Non capisco, questa volta davvero non ne ho la più pallida idea. Mi irrigidisco.

“Ciao Ginny” mi fa il biondino. La cosa più strana e quasi buffa è la sua espressione. Non c’è arroganza, non c’è malizia, non c’è neanche disperazione nella sua voce e nei suoi occhi. Ci sono solo due sopracciglia alzate, sorprese da ciò che vedono, imbarazzate...come la voce.

Guardo Harry, che guarda Draco, poi di nuovo me e mi fa un sorriso.

Ho capito, capito tutto, almeno credo: deve aver fatto il mio stesso ragionamento.

“Ciao Draco” gli faccio.

Proprio buffa la vita, crudele si, ma buffa.

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Capitolo 5
*** Te caldo ad agosto ***


“Vuoi un te? Qualcosa di caldo? Non so cosa ti posso offrire...” disse Harry, con un’allegria del tutto inaspettata. Sembrava come se il suo cervello avesse rilasciato una dose fin troppo elevata di euforia nei vasi sangugni. Finalmente una bella notizia, un motivo di speranza. Quasi nervoso ripetè la domanda un’altra volta , e senza attendere risposta cominciò a lavare la teglia che , pensò, doveva essere sporca da un bel pò di tempo.

Ginny si era seduta e si stava rilassando massaggandosi la testa, incuriosita da una situazione del tutto inaspettata. Perchè Harry era a Grimmauld Place? Sapeva già tutto? Ma soprattutto, che ci faceva Malfoy li? Doveva indagare, doveva scoprire cos’era successo.

Alla quarta volta che Harry gli chiese se voleva del te, rispose affermativamente, ma solo per guadagnare del tempo da utilizzare per interrogare Malfoy, difatti sapeva perfettamente che il tè in un giorno afoso d’agosto sarebbe potuto essere letale.

“Malfoy!”

“Si Weasley?” gli fece immediatamente eco Draco, risvegliatosi da pensieri oscuri “vedo che abbiamo ripreso a chiamarci nel modo più consono”

“In effetti...ma non è questo il punto, ho bisogno che tu mi dica cos’è successo”

“E’ una lunga storia” disse Draco, guardandosi intorno “ e non ho granchè voglia di raccontarla”

“Mio fratello è morto, Hermione è morta, mamma e papà sono scappati e si sono nascosti, il ministero oramai è allo sfascio, non si distingue più tra un mangiamorte e un mago normale...e io ho rischiato la vita per arrivare qua, per aiutare Harry...è il caso che tu mi dica tutto”

Negli occhi di Ginny si leggeva una rabbia sopita enorme, che Draco non osò sfidare.

“Andiamo in camera” disse “cosi non ci interromperà”

Entrambi guardarono Harry, tutto preoccupato a lavare la teglia da te.

“Harry, vado a riposarmi cinque minuti sul letto” gli disse Ginny.

“Vai pure, quando torni ci sarà il te pronto”.

Ginny sali le scale e si sedette sul letto nel quale dormiva due anni prima, poco dopo la raggiunse Draco. Immediatamente il biondo prese a parlare e a raccontarle tutto ciò che era accaduto. Ad ogni frase Ginny era sempre più sorpresa, non avrebbe mai immaginato tutto ciò che era successo. Draco gli raccontò tutto, di come s’era sentito nel momento dell’uccisione di Silente, di cosa era venuto a sapere da Piton i giorni e mesi seguenti la fine della scuola, di come s’erano lasciati i due e di come aveva incontrato Harry. Infine, solo per ultima, gli raccontò tutto, nei minimi particolari, della sera della morte di Ron e di Hermione. Ogni parola era per Ginny una pugnalata al cuore, ogni particolare gli seccava la gola e gli prosciugava energia vitale, non avrebbe retto ancora per molto. Draco, imperterrito, gli raccontò tutto, perchè sapeva che doveva dirle ogni cosa, o sarebbe stato inutile.

Quando concluse il suo racconto, si accorse che la ragazza aveva il viso tra le mani, e sgocciolavano dai polsi copiose gocce di lacrime. Le si avvicinò, fece per dirle sottovoce qualcosa, ma non gli uscirono parole dalla bocca; non sapendo che fare gli diede una carezza sui capelli. Lei di tutta risposta lo abbracciò e lo strinse a se, cercando conforto e fiducia in una persona che fino a due o tre ore prima non avrebbe mai voluto vedere. Lui ricambiò all’abbraccio, sentendosi felice in una maniera che non aveva mai provato prima.

“E’ proprio vero, la vita è strana...” disse Ginny ad alta voce, come se stesse parlando con se stessa

“Grazie Draco”.

I due tornarono immediatamente in cucina, dove Harry stava per tirare via la teiera dal fuoco, e si sedettero. Harry non s’era accorto di nulla, e girandosi si spaventò, tranquillizzandosi subito dopo.

Versò del te a Ginny, poi a Draco.

“Potter, lo sai che siamo ad agosto? Non vorrei afflosciarmi per terra come uno schifoso mucchio di letame di Ippogrifo”.

“Se non lo vuoi non berlo...ho trovato anche della cioccolata nella dispensa, e pare sia buona, quantomeno la data di scadenza è tra due mesi” disse Harry.

“Data di scadenza???”si chiese immediatamente Draco.

“ I babbani utilizzano questo stratagemma per evitare di mangiare cibo avariato, se lo mangi prima di questa data vuol dire che è buono, sennò è a tuo rischio e pericolo”.

“Possiamo parlare di cose serie?” fece Ginny interrompendo i due ragazzi “credo che sia il momento di progettare ciò che andrà fatto”.

A queste parole Harry sembrò ricadere nella tristezza, si sedette e con voce rauca disse “non so che si possa fare, non saprei proprio da dove cominciare”.

Draco saltò in piedi e tirò un pugno contro il tavolo: “Diamine, è cosi semplice”

“Semplice cosa?” gli chiese Ginny.

“Era un modo di dire, diciamo che so cosa va fatto. Dunque, dobbiamo agire su più fronti, innanzi tutto è vitale essere informati su tutto ciò che accade nel mondo magico, ma non possiamo affidarci alla Gazzetta del Profeta, è in mano a scagnozzi di Voldemort...per ovvi motivi non possiamo neanche fidarci del Ministero. E’ importantissimo che ci sia una spia che per conto nostro possa osservare le mosse che accadono in quel palazzo”

Harry osservava incuriosito Draco parlare con foga, e ammirava il suo saper essere tanto risoluto in queste situazioni, inoltre lo faceva sorridere pensare a quanto era stato codardo nel passato, probabilmente in maniera eguale; si fermò a riflettere cercarndo di capire cosa fosse successo al ragazzo biondo che prima odiava tanto e verso il quale, ora, provava un imprevedibile sentimento di amicizia, e pensò, nel giusto, che dalla sera dell’assassinio di Silente qualcosa di molto importante era cambiato in lui.

D’improvviso intervenne Ginny “ Fred e George!”

“Chi?Cosa?” chiese Draco stizzito; non voleva essere interrotto.

“Al ministero possono pensarci Fred e George, sanno come entrare e hanno materiale necessario per eventualmente scoprire qualcosa di importante”

“Bene” riprese il ragazzo biondo “ Oltre al ministero bisogna anche sapere quali sono le mosse del nemico...sappiamo tutti dei giganti, credo che apprendere quali siano le loro eventuali mosse non sia un problema, dato che ad Hogwart c’è chi li conosce meglio di noi, uno zoticone che sa come trattarli...”

“Malfoy!!!” Harry si stava irritando “Non t’azzardare...”

“ Tranquillo, non devi scaldarti...sai benissimo che dobbiamo andarci....comunque, tornando al nemico, altro problema sono i lupi mannari”

“Questa è facile” lo interruppe nuovamente Ginny “Lupin... già prima lo faceva, forse tutt’ora...silente gli aveva detto di spiare i Lupi Mannari , sarà facile sapere quali sono le loro mosse o quantomeno intuirle”.

Draco era innervosito per le continue interruzioni, ma tuttavia soddisfatto nel vedere che certe situazioni non erano cosi poi disperate come pensava in precedenza; riprese immediatamente la parola.

“Abbiamo bisogno di avvertire queste persone, qualcuno di noi deve andarle a cercare”

I tre si guardarono in faccia, e Harry prese la parola : “Non possiamo andare tutti insieme?”

“No” gli rispose immediatamente Ginny “non possiamo correre il rischio di perdere tempo inutile”

“Esattamente...” Intervenne Draco “ io suggerirei che tu, Ginny vada ad avvertire tutti, tranne il mezzogigante zoticone, a lui ci pensiamo io e Harry”

Ginny guardò negli occhi Draco, con aria di sfida “E perchè mai?Secondo che logica bisogna fare in questa maniera? Perchè....” Ma fu interrotta da Harry, che facendole un cenno la zitti.

“ Allora faremo cosi, perchè cosi va fatto, Ginny!” le disse “e non chiedere di più, non posso aggiungere niente per ora, io e Draco, da soli, dobbiamo fare una cosa troppo importante”.

“Non avrei mai immaginato che questo momento sarebbe arrivato” disse sarcastica la ragazza, tuttavia un pò triste “ma non sono una testa di latta e capisco quando c’è da capire...e sia”

Tutti e tre si alzarono, si diressero verso la porta della cucina, poi nell’ingresso.

Ginny prese da parte Harry sotto il quadro coperto della signora Black, e gli diede un bacio sulla guancia “abbi cura di te, ci rivedremo presto” poi lo abbracciò.

Poco dopo Draco e Harry uscirono di casa. Un freddo anomalo li avvolgeva, un gelo che colpiva al cuore, e che il ragazzo sopravvissuto conosceva molto bene “sono vicini...” disse.

“lo so” gli rispose Draco “dobbiamo andare adesso, Hogwart ci aspetta”

“E come?” chiese Harry “smaterializzazione?”

“Esattamente”.

Quando già aveva iniziato a girare intorno a se stesso, fu bloccato dal braccio del compagno.

“Harry, ho dimenticato di dirti una cosa...ma devi avere fiducia in me”

“Nonostante la cosa mi preoccupi, non posso fare altro” gli rispose.

“Poco fa ho detto che bisognava sapere le mosse del nemico, e come tale, naturalmente, intendo Voldemort...ma non ho detto che dobbiamo conoscere esattamente ciò che Voldemort ha in mente”

Harry era spaventato e disorientato “Che cosa intendi?”

“Dobbiamo cercare chi possa informarci, ma la cosa non ti piacerà”

Harry cominciava a capire, ma lasciò continuare il biondo: “Prima andremo ad Hogwart, ma poi cercheremo il nostro uomo...io ho fatto una scelta, e ora sono al tuo fianco, perchè il nostro destino ci lega indissolubilmente...nonostante tu non possa o ancor meglio non voglia capirlo, lui ha ugualmente deciso, e la sua è stata una decisione ancora più difficile e rischiosa...per questo, quando sarà il momento, dovrai avere fiducia”

Harry era alterato e rabbioso “Possiamo andare ora?” disse con nervosismo che tradiva il suo stato d’animo. “ E sia” gli rispose immediatamente Draco.

-Crack-

Draco si era appena smaterializzato, ma Harry ancora indugiava davanti alla porta di casa Black che in quel momento scomparve ai suoi occhi, come schiacciata dalle case circostanti. Si guardò in torno, oramai era pomeriggio tardo. Ovattato da una nebbia grigia e densa, diede un ultimo sguardo a Grimmauld Place, non c’era nessuno in vista.

“Ma quale fiducia, appena lo vedrò, io ucciderò Severus Piton!”

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Capitolo 6
*** Agguato a Hogwart ***


Harry Potter ricomparve davanti ai cancelli della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, lo stomaco era in subbuglio e permaneva la sensazione spiacevole che aveva provato sin dalla prima volta in cui si era smaterializzato. Maledì dentro di se chi aveva inventato questo mezzo di trasporto magico, anche se in realtà sapeva benissimo che era una capacità innata per ogni mago o strega vivente che, se minimamente allenata, si sviluppava con successo. Harry pensava anche che in realtà con i mezzi di trasporto non Babbani non aveva mai avuto molta fortuna. I camini erano garanzia di guai, si ricordava ancora molto bene di essersi ritrovato, al primo anno, a Nocturne Alley invece che a Diagona Alley per una pronuncia leggermente imperfetta. Per non parlare poi delle passaporte, una sensazione, se possibile, ancor peggiore della smaterializzazione, per quanto fosse simile; la botta che prese cadendo rumorosamente a terra nelle vicinanze dello stadio di Quidditch per la coppa del mondo era viva e chiara nella sua testa, difatti tra le tante cicatrici, oltre quella più famosa, dovute alle continue battaglie, conservava ancora un piccolo bernoccolo dietro alla nuca.

C’era un unico mezzo di trasporto che amava sin dall’inizio, dalla scoperta di essere mago: La scopa. Quando ci saliva sopra si sentiva come libero da ogni costrizione, libero di fare, di dire, di urlare ciò che voleva al mondo senza che alcuno potesse sentirlo. Si sentiva un’unica cosa con la scopa che cavalcava, non avrebbe ne mai potuto ne mai dovuto liberarsene. Ricordi fantastici, come tutti quelli del quidditch, e ricordi tra i più brutti, come la Umbridge e i suoi infidi decreti ministeriali, lo legavano a quell’oggetto tanto umile e povero per i Babbani, tanto splendente e importante per Harry. Amava la scopa.

Appena riprese coscienza dai suoi pensieri, si guardò intorno per riconoscere il posto che gli era tanto familiare, vide subito Draco osservare la scuola con aria sorridente e sognante, poi spostò il suo sguardo anche lui. Davanti a loro si mostrava una scena splendida, che non avevano mai notato all’inizio degli altri anni, causa numerose distrazioni, principalmente l’orda di studenti affamati che regolarmente correvano verso il castello per accaparrarsi più cibo, ignorando come ogni anno che da mangiare ce n’era in quantità quasi infinita, e il banchetto d’inizio soddisfava ogni singolo studente. Si avvicinò a Draco che si era a sua volta affiancato al cancello ad ammirare il panorama.

“Che bello” disse il ragazzo biondo, rapito dalla visione.

“Eh si” gli fece eco Harry.

Davanti a loro la luna piena illuminava il lago nero, e la luce lunare, prima di essere assorbita dall’oscurità delle sue acque, illuminava una fitta nebbiolina che si era formata in superficie, dandole un aspetto tanto spettrale quanto affascinante. Ai lati la valle era chiusa dai monti alti e un pò ammorbiditi nelle cime, sulle quali persistevano ancora residui di neve invernale, che rifletteva la luce notturna donando un cappuccio chiaro a quelle montagne cosi scure. Arrampicata sul versante destro del lago nero, finalmente, c’era Hogwarts, coi suoi torrioni alti e forti, i tetti rotondi e spioventi, le mura cosi robuste alla vista da sembrare invalicabili, anche se Harry sapeva benissimo che cosi non era, poichè proprio il suo compagno di fianco a lui aveva reso Hogwarts assai vulnerabile ad attacchi esterni. Al pensiero si intristi e cominciò a crescere un pò di rabbia. Si girò e squadrò Draco, che nello stesso momento si girò verso di lui. I due si guardarono negli occhi, e Harry lesse senso di colpa nel volto dell’altro, e ne rimase sorpreso, quasi allibito. Com’era possibile? Avevano pensato alla stessa cosa nello stesso momento? Per quale motivo il biondo avrebbe dovuto provare sensi di colpa in quel preciso attimo? Si convinse poi che il motivo fosse più futile, Hogwarts ricordava a entrambi sei anni di dispute e di dispetti, di offese e di attacchi vigliacchi l’uno verso l’altro. Nulla che riguardasse amicizia, confidenza o anche semplici scherzi senza malizia li accomunava, ciononostante entrambi sapevano di conoscersi reciprocamente in maniera meno superflua rispetto ad altri con cui vivevano maggiormente a contatto. Harry si convinse che la situazione dovesse essere proprio quella, e a pensarci un pò su sorrise amaramente, dispiaciuto.

“E’ ora di muoversi, c’è qualcuno in sala grande” intimò draco, indicando le finestre della sala, dalle quali trapelavano lampi dei più svariati colori. Il cuore di entrambi si raggelò, non avevano la più pallida idea di che cosa succedesse dentro alla scuola, ne di chi ci fosse o la frequentasse in estate, dopo la dipartita di Silente. Cominciarono a correre e superarono prima i cancelli, poi la casa di hagrid che Harry scrutò con la coda dell’occhio, ma nella quale non colse alcun segno di vita. Proseguirono fino al grande portone, che era aperto e danneggiato. *Nessuno avrebbe potuto distruggerlo* pensò Harry *forse neanche Voldemort*. Cosa stava succedendo?

Corsero su per le scale, Harry aveva oramai la gola secca per la foga con cui stavano raggiungendo la sala grande, e cominciava a fargli male l’addome nella parte sinistra. Davanti a lui Draco procedeva senza alcun segno di cedimento, ma concentratissimo e decisamente più rapido di lui.

Lo perse di vista per un secondo, accelerò: salite le scale, infondo al corridoio, c’era la porta da cui si accedeva alla Sala Grande, dalla quale provenivano urli non di disperazione, piuttosto di rabbia.

Harry si avvicino, tirando fuori la bacchetta pronto ad usarla. Stava già per spingere il portone quando venne immobilizzato: un braccio gli bloccava le mani e l’altro li chiudeva la bocca. Si agitò cercando di divincolarsi dal suo aggressore, che però non voleva saperne di lasciarlo libero. Quando stava per liberarsi , fu scaraventato a terra con uno sgambetto, cadendo a pancia in su. Subitò reccolse la bacchetta, ma nello stesso momento fu sormontato da colui che alle spalle l’aveva aggredito.

“Lumos” pensò Harry. Dalla sua bacchetta uscì un lampo di luce a illuminare la faccia di colui che lo aveva immbilizzato sedendosi sul suo addome.

“Draco, ma che diamine...” non riusci a finire di inveire che Malfoy gli mise nuovamente la mano sulla bocca.

“Potter, zitto e ascolta...” disse sottovoce il biondo.

Harry si concentrò per sentire i rumori strani che provenivano dall’interno della sala grande.

Uno scaraventare continuo di panche , sedie e tavoli contro i muri produceva un frastuono che copriva ogni altro suono, quando a un certo momento un urlo, forte più di ogni altro rumore, blocco tutto.

“Hagrid, calmati, devi stare tranquillo, cosi non si risolverà nulla”, intimò la professoressa McGranitt “ in quanto a lei” disse rivolgendosi ad un altro individuo “pretende che noi gli diamo ciò che vuole quando è venuto qua, ci ha attaccato alla minima risposta negativa? Credo per caso che siamo pazzi? Può tornare quando si sarà tranquillizzato”, disse pronunciando le ultime parole come lo diceva agli studenti dopo interrogazioni andate male.

“Lei non ha l’autorità per fermarmi, perciò, glielo ripeto, mi dia ciò che voglio” disse una voce misteriosa e tutt’altro che chiara, sembrava come se parlasse attraverso una maschera.

“Io sono la preside di questa scuola, e non sarà lei a portare via ciò che deve rimanere qui, al sicuro” rispose la professoressa.

“Mi dia ciò che voglio, il signore oscuro lo ordina”, intimò il misterioso individuo.

Ai due ragazzi si raggelò il sangue, il peggior sospetto possibile si stava rivelando vero, un mangiamorte, uno scagnozzo di Voldemort, a quanto pare piuttosto potente tanto da impedire a Minerva McGranitt e a Hagrid anche solo a tentare di reagire, stava minacciando i professori che resistevano ad Hogwarts per acquisire un qualcosa di misterioso di cui ancora non avevano idea.

Harry pensò in fretta, e quando si ricordò di avre preso, prima di uscire, il mantello dell’invisibilità esultò dentro di se.

“mmmmmm”

“Che c’è Potter” disse draco.

“mmmmm...mmmm” replicò il ragazzo, ancora sdraiato per terra, con Draco che ancora era seduto su di lui e gli teneva la bocca chiusa.

“Ops...scusami” disse, spostandosi e aiutando Harry ad alzarsi.

“Ho il mantello dell’invisibilità dietro con me” disse, e lo tirò fuori dalle tasche “entriamo”

“Ho sempre desiderato vedere com’è...” disse malizioso Draco.

I due si avvicinarono e Harry ricoprì entrambi col mantello. Piano piano si avvicinarono alla porta.

“Ahi...Attento hai piedi, Malfoy!” soffiò Harry.

“Potter, mica stiamo ballando un valzer”.

Entrambi sorrisero, il che alleviò per pochi secondi la tensione che gli attanagliava.

Aprirono pian piano la porta , e guardarono davanti a loro. Nessuno aveva notato che la porta si era aperta da solo, ed era un vantaggio in più da sfruttare. Davanti a loro praticamente tutti i tavoli e le sedie sulla destra, soprattutto quelle di Grifondoro, erano rovesciate e ribaltate, e dietro c’era Hagrid che imbufalito guardava di fronte a se. La McGranitt verso il fondo della sala teneva la bacchetta puntata verso la parte sinistra della sala, dove, immerso nell’oscurità, si nascondeva una figura nera coperta da un mantello fino alla faccia, dalla quale spuntava una maschera di metallo, che impediva di individuarne l’identità.

“Dovrebbe saperlo, non tratto con i Mangiamorte, mai e poi mai su una cosa che Silente ha sempre difeso a costo della sua stessa vita” disse decisa la McGranitt, avanzando a baccheta puntata verso il mangiamorte.

“Dammi ciò che voglio o per te sarà la fine” intimò la figura incappucciata.

Harry era sicuro di aver già sentito quella voce, ma non riusciva a riconoscerla perchè era palesementre contraffatta e anche alterata dalla maschera stessa.

I due ragazzi si avvicinarono scansando tavoli e panche, alla parte più scura della sala.

Draco urtò contro uno spigolo, provocando un movimento rumoroso che attirò l’attenzione dei tre presenti nella sala. Tutti si girarono verso la zona dove Harry e Draco erano fermi sotto il mantello.

“Chi va là” urlò il mangiamorte puntando la bacchetta contro di loro, ma senza veder nessuno.

“Lei dovrebbe sapere che qua è pieno di fantasmi” incalzò la McGranitt, avvolta nel suo mantello nero in una veste tipicamente scozzese e col caratteristico cappello a punta dal quale raramente si separava “fossi in lei mi preoccuperei di stare in guardia....EXPELLIARMUS”.

Una luce rossa intensa usci dalla bacchetta della professoressa diretta contro il corpo del mangiamorte, ma il colpo andò a vuoto. Per un attimo la luce illuminò la sagoma di un uomo basso e corpulento, poi il buio tornò ad avvolgerlo.

“Bel tentativo, Minerva” urlò rabbioso e concitato il Mangiamorte “ma purtroppo per te, hai fallito la tua unica opportunità”.

“A me non mi ci importa niente di cosa mi succede, ma tu brutto sudicio incappucciato non la passi liscia” dall’altra parte della stanza Hagrid s’era destato ed era partito di slancio verso la figura incappucciata, con l’ombrello puntatogli contro.

“STUPEFICIUM”. Hagrid fu sollevato da terrà per poi ricadere privo di conoscenza, senza che potesse far nulla.

“E ora, CRUCIO!”. Quando Harry vide Hagrid dimenarsi dal dolore che lo attanagliava, non potè resistere alla visione; stava per uscire da sotto il mantello, ma Draco ancora una volta lo blocco e all’orecchio, nella maniera più silenziosa possibile gli disse: “dietro di lui, dobbiamo andargli dietro”. Harry capì cos’aveva in mente il biondo.

Si spostarono senza far silenzio, e arrivarono dietro il mangiamorte.

“Maledetto!” Esclamò Minerva McGranitt con la furia che divampava negli occhi.

“Dammela adesso...!” gli rispose il mangiamorte, puntandogli la bacchetta contro. Dalla finestra un fascio di luce lunare illuminò la figura incappucciatà “...O ti uccido”.

Draco stava osservando la situazione pronto a scattare; si spostò i fluenti capelli biondi, chiarissimi e più lunghi del solito dietro le orecchio, e strinse gli occhi come a voler impedire alla luce di toglierli il minimo campo visivo. Appoggio una mano sulla spalla di Harry :”E’ il momento”.

Agli occhi della McGranitt la situazione apparve estremamente imprevedibile, e inizialmente ci capì davvero poco di ciò che accadde successivamente. Vide Harry potter uscire dal nulla dietro al Mangiamorte e Pronunciare le parole “PETRIFICUS TOTALUS”, vide Draco Malfoy, una frazione di secondi dopo comparire dallo stesso punto e a sua volta pronunciare “INCARCERAMUS”. Vide il mangiamorte bloccarsi rigido e freddo come marmo, poi lo vide avvolto da funi e corde, intrappolato, e infine lo osservò cadere rovinosamente per terra.

“Professoressa, va tutto bene?” chiese Harry frettolosamente, correndo verso di lei.

“Io sto benone Potter!” disse ancora sorpresa la McGranitt, "...ma è Hagrid che non se la passa molto bene, è ferito da tagli profondi, e Madama Chips arriverà tra una ventina di minuti, è stata chiamata con l’inganno a Londra, per far si, immagino, che evitasse di curarci il prima possibile."

Harry si fiondò sul corpo sofferente di Hagrid, con le lacrime che gli colavano dagli occhi oramai copiose.

“Hagrid, tu sei forte, resisterai...hai la pelle dura” gli disse sorridente.

“Ciao Harry, è sempre bello rivederti” gli rispose il semigigante, coi capelli e la barba arruffati più che mai. Subito dopo perse i sensi.

“Ferula!” pronunciò Draco, arrivato in quel momento dai due.

Harry, inginocchiato davanti alla enorme massa del corpo dell’amico, vide uscire dalla bacchetta di Malfoy delle bende che andarono a arrotolarsi sopra alla ferita, fermando il flusso di sangue.

“Questo dovrebbe farlo stare meglio” disse ad alta voce Draco, per tranquillizzarlo “presto si riprenderà”.

“Grazie Draco, grazie davvero” gli sorrise riconoscente Harry.

Intanto la professoressa si avvicinò ad entrambi con aria investigativa ma felice.

“Potter, Malfoy, che significa tutto ciò?”

“L’abbiamo salvata professoressa McGranitt” fece Draco, con una punta di malizia; Harry sorrise a questa affermazione.

“Suppongo che cosi si possa dire, ma ciò non spiega la vostra presenza, in particolare la sua Malfoy...la sapevo in fuga con il traditore a tramare contro l’Ordine della Fenice...non credo di capirci molto” aggiunse la professoressa guardandosi intorno, come a cercare da qualche parte la spiegazione.

“Non si è aggiornata, evidentemente” incalzò ironicamente Harry, questa volta fu Draco a sorridere.

“Voi due, vi sembra il momento di fare giochetti e scherzetti stupidi? Quand’è che capirete come affrontare le situazioni serie?”. La McGranitt era ora abbastanza imbufalita, al chè entrambi smisero, e Harry prese la parola.

“Draco ora fa parte dell’Ordine, o quantomeno da esso dovrà essere protetto” disse.

“E perchè mai? Perchè proteggere un traditore? Perchè rischiare la disfatta per un nostro errore?” lo interruppe la McGranitt.

“Perchè non lo farà, mai e poi mai, lo so!” rispose spazientito Harry.

“E ora mi ascolti: io e lui siamo in missione, è una cosa di cui non possiamo parlare...”.

“Sai che novità...” aggiunse ironicamente la professoressa, ma Harry non aveva intenzione di fermarsi.

“Arrivati ai cancelli abbiamo visto che la sala grande era sotto attacco, siamo venuti qua a vedere se poter dare una mano, e l’abbiamo fatto...ma ora non capisco io, che diavolo sta succedendo qua dentro?”

Minerva McGranitt si destò dai suoi pensieri e andò a passo lento verso la finestra che dava sul panorama mozzafiato della vallata di Hogwarts, immersa tra foreste, prati e torrenti, illuminate oramai dalla luce rossastra dell’alba. Guardava all’orizzonte come un gatto chiuso in casa che desiderà di poter uscire per sapere e conoscere.

“Credo che vi debba dire tutto, oramai. Silente, quando ancora era vivo, da quando sei nato tu, Potter, ha protetto qualcosa che nelle mani del nemico sarebbe stato troppo pericoloso. Voi-sapete-chi, da quando ha scoperto uno dei grandi misteri che si celano dietro alla vostra oramai tristemente famosa storia, non fa altro da tanto e tanto tempo che cercare di catturarla, ma con Silente non ci aveva mai esplicitamente provato, perchè Silente, oltre a te , Harry, era l’unico mago che incuteva un certo timore al Signore oscuro. Ora che lui è stato ucciso, gli attacchi si moltiplicano incessantemente, è tutta l’estate che siamo alle prese, noi del corpo insegnanti, con continui tentativi di rapimento, ma fino a stasera non ci eravamo mai resi tanto vulnerabili...con uno stratagemma infatti quasi tutti, tranne appunto me e Hagrid, sono stati chiamati chi a Londra chi nelle immediate vicinanze. Subito dopo, è avvenuto l’attacco di questo perfido individuo”.

La luce mattutina illuminava gli occhi della professoressa, che pensierosa si era tolta il cappello e l’aveva appoggiato sul tavolo degli insegnanti. Tornò a guardare, riflessiva, il cielo.

“Ha parlato di catturare, di rapimento...”disse Draco, che stava pensando ad alta voce “possibile che ciò che Silente stesse proteggendo fosse una persona?”

“Ottima intuizione Malfoy, davvero eccellente...infatti, se fai attenzione, vedrai che tra i tavoli e le panche ribaltate da hagrid c’è una donna, è viva, non vi preoccupate, è stata schiantata da quell’infido essere”.

Harry si girò velocemente, i suoi capelli si mossero in maniera autonoma sparpagliandosi come d’abitudine. Corse verso il punto indicato dalla McGranitt, e man mano che si avvicinaiva avvertiva un odore che conosceva bene, assai caratteristico, l’odore di un particolare Liquore.

“Ma certo!” si tirò un buffetto in testa, “La Cooman!”

Draco lo guardò allibito: “E di grazia, che centra quella svitata indovina che non azzecca mai niente?”

“La profezia” disse Harry sopvrappensiero.

“POTTER!” tuonò la McGranitt, improvvisamente giratasi verso di lui, livida.

“Non si preoccupi professoressa, ne so qualcosa in proposito, non lo scopro ora” la interruppe Draco.

“Il mangiamorte voleva la Cooman per portarla da Voldemort” ragionò Harry.

“Esattamente” riprese la professoressa “ e tu meglio di me sai cosa avrebbe significato se costui...” indicò la figura incappucciata con la maschera, ancora legata a terra “...fosse riuscito nel sue intento, ma grazie al cielo siete arrivati voi e avete salvato tutti”.

Mentre il sole spuntava da dietro i monti a illuminare l’interno dell’immensa sala grande, e dalle cucine già si sentiva provenire l’odore di piatti di pancetta e uova per la colazione di chi al castello abitava anche d’estate, Harry Potter e draco malfoy stavano osservando una misteriosa figura incappucciata, un Mangiamorte, un seguace di Voldemort che era intrappolato da funi, steso a pancia in giù di fianco alla parte sinistra della sala. Tuttavia l’identità di costui rimaneva ancora segreta.

“Non resta altro che scoprire chi è” disse Harry.

“Io lo so già, l’ho riconosciuto...” gli rispose la McGranitt “...e mai e poi mai avrei immaginato tanto”. Incuriosito dall’affermazione della professoressa, Harry non perse tempo.

Raggiunse il Mangiamorte, con un piede gli mise la faccia in modo che guardasse verso di lui, poi puntò la bacchetta “Specialis Revelio”.

La Maschera si dissolse nel nulla, e ai suoi occhi, agli occhi di tutti si rivelò l’identità di colui che aveva minacciato la loro stessa vita: Un viso perennemente ansioso, che conoscevano bene, capelli tutti arruffati. Spostò anche il mantello, e come la prima volta in cui l'aveva conosciuto, lo soprese un particolare del suo abbigliamento: quell’uomo indossava ancora quei terribili stivali a punta color viola. Harry era allibito, mai e poi mai, se glel’avessero raccontato, avrebbe creduto a una cosa del genere. “Oddio” disse “Anche lui...”.

Draco , che ancora non aveva scoperto l’identità del Mangiamorte, si avvicinò agilmente a Harry. Arrivato verso metà della sala,gli si affiancò: “Cosa? Cornelius Caramell Mangiamorte?”, guardò allibito la persona sdraiata a terra davanti a se.

“Proprio lui” annui Minerva McGranitt.

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