Paranoid Android;

di mellapumpkin
(/viewuser.php?uid=59993)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Act 1: ***
Capitolo 2: *** Act 2: ***
Capitolo 3: *** Act 3; ***



Capitolo 1
*** Act 1: ***


 

Paranoid Android;

Act 1;

 Per la lettura di questa storia si consiglia l'ascolto del brano Paranoid Android, dei Radiohead.

 

Please could you stop the noise, I'm trying to get some rest. 

 

Ci sono quei giorni in cui vorresti morire. In cui vorresti non aver usato l’ultima bomboletta di lacca. In cui pensi che vorresti essere in uno di quei bei film romantici dove uno scrittore famosissimo si innamora di una donna qualunque e abbandona tutto per lei. Ci sono giorni in cui credi di essere davvero idiota, e ci sono giorni, come oggi, in cui decidi di avverare il primo desiderio.

 

Cammino come un demente da tutto il pomeriggio, con le mani in tasca, la mia felpa scolorita e i jeans strappati. A cosa penso? Penso a un modo per suicidarmi. Guardo la gente che cammina per strada. Le guardo in faccia, le fisso. La gente mi fa incazzare. Sembra che dia molto fastidio alla gente l’essere fissato. Ho girato tutta la città. Mi fanno male le gambe. Forse se cammino tanto entro in iperventilazione e muoio. Con questo caldo poi avrei più speranze. Magari vado al bosco e mi sdraio per terra aspettando qualche bestia che mi sbrani. Idee idiote. Non voglio soffrire. Voglio morire nel modo più invisibile possibile. Non so ancora come. E’ per questo che cammino. Guardo la gente. La gente mi fa incazzare.Ora sono nel parco. In questo posto dove i cani cagano come elefanti e i bambini urlano fino a farti scoppiare il cervello. In modo letterale, ovviamente. Mi piace prendere in mano un bignè, strizzarlo e succhiare tutta la crema che ha all’interno. Mi piace farlo a occhi chiusi, immaginando che quella dolcezza sia in realtà l’anima del bignè, immaginandomi un assassino. Ho ucciso centinaia di bignè nella mia vita, la cosa mi rende molto fiero. Non lo farei mai con gli esseri umani. No, non meritano un tale servizio, un tale favore. Dovranno viversi la loro vita schifosa fino in fondo. 

 

I may be paranoid, but not an android. 

 

 Cammino svelto. Guardo la strada. Non guardo nulla. Mi sento allo stremo. Non riesco a tenermi in piedi. Insomma, sono due giorni che non mangio, che non bevo e che non dormo. Non ho nemmeno trovato un modo degno per morire. Ma che cazzo sto facendo? Qualcuno mi sta venendo addosso. Lo vedo, non sto sognando, è davanti a me. Si, però non si ferma. Dio, che brutta cosa. Mi toccherà muovermi, cambiare direzione. Non lo farò. Infatti il tizio mi viene addosso. Sono a terra. Mi fa male il culo. Quel tizio mi guarda in faccia e ansima. Mi dice, frettoloso:“Baciami, ti prego. Poi ti spiego.” E mi bacia. Infila la sua lingua dentro la mia, mi prende la testa con le mani e mi accarezza e guance. Passano accanto a noi dei ragazzi incazzati. Sussurrano una cosa tipo “guarda che schifo” e corrono ancora. Il tizio si è messo il cappuccio della felpa. Continua a baciarmi. Non è cosi male, in fondo. Si stacca, finalmente. Mi guarda. Ma che cazzo vuole?

“Grazie. Grazie mille. Quelli la mi volevano uccidere. Sai, problemi con la droga”

Qualcuno vuole ucciderti e tu scappi? Ma vaffanculo.

No, fa nulla,dico. Quanto posso essere falso. E’ una dote naturale. Mi guarda come se avesse rotto il mio vaso di fiori preferito.Mi alzo e mi aggiusto la maglietta.Quanto odio la gente che non sa parlare. Devi essere sempre pronto alle parole.

E’ stato un piccolo contrattempo, comincio. Ora devo andare, ho in piano di morire entro domani e non voglio rimandare, concludo. Mi gira un po’ la testa.

“Aspetta!” dice il tizio, mi balza davanti. Hey, ha gli occhi azzurri.

“Ecco, posso venire con te?”

No.

“Ti prego”

No.

“Perché no?”

Perché fai troppe domande.

“Allora vengo con te.”

No.

“Dai. Ti prego.”

Lo guardo e sto zitto. E’ biondo il tizio. Ha gli occhi azzurri. E’ bello. Ha dei tagli sulle guance. E’ bello.

Ok, dico.

Lui mi guarda e tira su col naso. Sembra messo abbastanza male.

“Non dormo in un letto vero da un mese”

Chi ti ha detto che dormirai in un letto? Vorrei dirlo. Ma non lo dico. Mi fa davvero pena.

Comincio a camminare. Guardo la gente. La gente mi fa incazzare. Tantissimo.

Dopo mezz’ora siamo davanti casa. Dopo mezz’ora nessuno dei due ha parlato. E’ stato sempre dietro di me. Forse mi ha guardato il culo. Forse sta troppo male. Forse è solo un drogato. Si, è solo un drogato. Cerco le chiavi. Apro la porta del palazzo. Un palazzo del dopo guerra, che cade a pezzi. Credo fosse azzurro in origine. Ora è grigio. E cade a pezzi. Tu guarda che merda. Io volevo solo morire. Non chiedevo nulla a nessuno. Salgo le scale, sento i miei passi e subito dopo i suoi. E’ affannato. Non me ne frega un cazzo. Io voglio morire.

Entriamo in casa. Lui dice che è carino. Io dico, vaffanculo.

“Posso farmi una doccia?” chiede il tizio.

Il bagno è l’unica altra stanza di questa casa, dico. E indico una porta scorrevole, che però non scorre tutta.Lui ringrazia a dopo nemmeno un minuto è sotto l’acqua. Non ho altro da fare che guardarlo. E’ davvero bello. Ma io voglio morire.Prendo un coltello dalla cucina e mi taglio un pezzo di carne, tra l’indice e il medio. Il sangue esce piano piano, non ha fretta. Io si, per sfortuna. Chiudo gli occhi e sto fermo. L’unica cosa che sento è dolore. Dolore da tutte le parti tranne che alla mano. Credo di non essere mai stato felice in vita mia. Per tutta l’adolescenza sono andato a scuola, sono andato bene. Mi sono diplomato con 10 e lode. Un mese dopo me ne sono andato di casa ed eccomi qua, da quattro anni. nessuno mi aveva spiegato che la vita è una merda. Insomma, la vita non è una merda. Io sono una merda. Penso che sono un cretino. Quel tizio che ora è in bagno, Blondie, mi sta facendo impazzire. Lo chiamo Blondie perché è biondo. Si, sono banale da fare schifo. E’ la prima cosa che ho pensato quando l’ho visto. Un secondo prima che le sue labbra toccassero le mie. Di solito non prendo sul serio queste cose. In fondo baciarsi dopo le prime volte diventa una cosa da routine. E la routine da schifo.

 

I may be paranoid, but no android.

 

 Blondie esce dal bagno. Mi guarda. Guarda prima la mia mano, poi i suoi occhi scendono sulla chiazza di sangue che si è formata sulla mia maglia. E’ da buttare ormai. Non dice nulla, mi guarda con pietà. E’ pietà quella? Non lo so. Sono impegnato a guardare un’altra cosa. Mi sono dimenticato di dire che è nudo. Non sono uno che guarda le dimensioni. Infatti non le sto guardando. Sto guardando la perfezione di quest’uomo. Ci stiamo guardando a vicenda. Piccole gocce d’acqua cadono dai suoi capelli. Piccole gocce si sangue cadono dalla mia mano. Non diciamo nulla. Lui mi fissa senza espressioni. Se fossi umano mi alzerei e lo bacerei. Poi lo scoperei. Poi lo butterei fuori di casa. E’ la vita.

“Sei molto bello ora. Il sangue ti dona.”

Lo guardo. Poi guardo la mia mano. Ne prendo un po’ col dito e lo succhio. A me piace il sangue. Cosa dovrei rispondere? Grazie, lo so, non è vero. Non dirò nulla. Si sta avvicinando. Si siede sul divano, accanto alle mie gambe. Mi prende la mano e comincia a leccare il sangue. Lo guardo incerto. Mi piace. Sto male. Mi gira la testa. Forse è la vista del sangue. Ma a me piace il sangue. Forse è paranoia: il mio cervello crede che con un taglietto alla mano potrei morire dissanguato. Si, certo. Tolgo la mano e lo fisso. Sono 10 minuti buoni che non facciamo altro.

“Mi chiamo Thom” comincia Blondie.

Non te l’ha chiesto nessuno, dico io. Blondie mi guarda con aria incerta. Poi ride. Cazzo ridi? Non c’è niente da ridere. Non c’è quasi mai niente da ridere. E la gente ride lo stesso. La gente mi fa incazzare. Blondie, o meglio, Thom, si alza. Ha anche un bel culo. Il suo fisico è simile al mio. Solo che ha più muscoli. O più grasso. Non li so distinguere a vista. Il mondo è pieno di gente idiota che si crede intelligente. Il mondo è pieno di gente intelligente che si crede idiota. Non c’è mai un equilibrio. La gente mi fa incazzare. Faccio questi pensieri filosofici, e Blondie è già sparito. Ora Blondie è tornato. Indossa la mia maglietta degli Slipknot e i miei pantaloni. Com’è bello quando la gente ti chiede il permesso. Io non l’avrei fatto, quindi dovrei stare zitto. Ma non sto nemmeno parlando, di conseguenza sono già zitto. Allora dovrei usare di meno il cervello.  Potrei sbattere la testa contro il muro fino a spaccarmela, cosi da dover subire un’operazione che mi porterebbe ad avere traumi al cervello incurabili. Userei di meno il cervello. Una volta che il cervello viene toccato nulla è come prima. Nulla. Assolutamente. 

“Tu come ti chiami?”

Non te lo dico, è quello che vorrei dire.

Johnny, rispondo.

“Non è vero” dice lui. E ha ragione. Non sono affatto stupito però.

Ok, mi chiamo Jackson.

Ora Blondie sorride. Si avvicina a me e mi bacia. Mi bacia come la prima volta. Anzi, meglio.

Mi guarda negli occhi e mi dice:

“Sei cosi bello, Jackson”

Cazzate. Tutte cazzate. La gente bella non la incontri. Ti accontenti. La gente bella è solo nella tua testa, e non esistono fabbriche che producano quello che la tua testa dice. Non troverai mai qualcuno che corrisponda ai tuoi criteri di bellezza. E se la trovi, stai certo che non ti guarderà nemmeno. Quindi ti accontenterai di qualcuno. Qualcuno totalmente diverso da quello che avresti voluto. E’ quello che sta facendo Blondie. Perché io non sono scemo. E sono stanco. E sono in ritardo. Devo morire e non so ancora come. Solo la gente non sa come fare. Io odio la gente. La gente mi fa incazzare. E Blondie, o meglio, Thom, in questo momento mi sta toccando il pene. Si, il coccodrillo, il muscolo, il terzo braccio. Mi sto incazzando. Mi sta rallentando. Però mi piace.

Odio la gente. Odio Thom. La gente mi fa incazzare.

Non voglio star troppo a parlare. Saranno tre capitoli. Sarà una storia idiota e banale. Io la pubblico perchè mi va. Un omaggio a molte cose, che poi vi dirò. Se siete arrivati fino a qua avete tutto il mio amore.

Lotus Flower--

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Act 2: ***


 

 

Paranoid Android;

Act 2;

 

 

Ambition makes you look pretty ugly

 

“We are losing control”

Ma che cazzo dici?, chiedo.

“ Non ne ho idea. L’ho sentito oggi in una canzone”

“ Non fanno più musica “

“ Ma se non hai nemmeno sentito una nota?”

“ Non importa, me lo immagino”

“ Ti immagini troppo, amore mio”

Mi da parecchio fastidio quest' "amore mio".

“ Ieri ho visto una ragazza che suonava l’arpa. E’ stato emozionante”

Qualcuno te l’ha chiesto? Dico.

Blondie sorride e si gira dal mio lato. Mi guarda. Mi fissa. Mi fissa con quegli occhi chiari. E ride. Mi tocca il naso con un dito e mi tira verso di lui. Ma chi ti credi di essere?

 Perché non te ne vai? Chiedo, alzandomi lentamente.

“ Perché saresti morto senza di me”

E’ quello che vorrei, dico.

“ Non è vero. Ne soffrirei.”

Non crederci troppo, dico. Ce ne sono altri come me, dico.

“ Lo so”

Mentre parla sono già in bagno. Guardo la mia faccia allo specchio.

Il primo passo per poter conquistare una ragazza è conquistare se stessi,diceva qualcuno.

Credo di essere gay per quello. Non riesco a sopportare la mia immagine allo specchio per più di venti secondi. Facciamo dieci, meglio. Non è concepibile l’idea di amarsi. Amare se stessi. Chi amerebbe uno come me? Chi amerebbe qualcuno di cui sa tutto. O di cui non sa niente. Sarebbe come prendere il primo tizio che incontri per strada e portarlo a casa con te.

E’ quello che hai fatto, cretino. Dico a voce troppo alta, lasciando che un getto d’acqua mi colpisca la faccia.

In questo momento non penserai a nulla. In questo momento non penserai a nulla.

Se pensi a questa frase, non pensi ad altro. Cosi dicono.

Alla radio sento una canzone. Strano, perché io non ho una radio.

In questo momento non penserai a nulla. In questo momento non penserai a nulla.

E’ un attimo. Qualcosa mi sta prendendo dal dietro, mi sta toccando il culo, alzandosi fino alla schiena e scivolando giù per il petto. Scommetto che è una mano. Vorrei tanto che fosse un coltello.

Mi volto di scatto, un po’ seccato. Ovviamente è una mano. La sua mano. La mano di Blondie.

Credo di avere un’espressione buffa. Della serie “togliti dalle palle”. Quella dei film comici. Infatti Blondie ride.

E’ nudo. Beh, meno male. Siamo sotto la doccia. L’ultima cosa che necessito è una scopata. O un contatto fisico. O uno scambio di sguardi.

Blondie mi prende il pene, lo accarezza, e piano comincia ad fare avanti e indietro. Su e giù. Nord e sud.

Non vorrei stare al gioco, eppure sto giocando meglio di lui. Mi volto, ho gli occhi socchiusi. Sto gemendo, lo sto baciando, eppure non vorrei.

Il cervello umano è veramente brillante. Vorrei tanto vederne uno dal vivo. Magari toccarlo. Chissà, forse uccido Blondie e mi guardo il suo. Guarderei il suo cervello per ore. O almeno, guarderei lui per ore.

E’ cosi triste che questi pensieri stiano uscendo dal mio cervello. Ancora più strano è che stiano uscendo dal mio cervello in questo momento, quando sono a pochi secondi dall’orgasmo.

Mi viene in mente una canzone dei Pink Floyd, Time.

The time is gone, the song is over, thought I’ve something more to say.

E mentre penso a tutto, vengo  insieme a lui.

 

 Why don't you remember my name?

“Jackson?”

Lo guardo. Siamo distesi sul divano. Stiamo bevendo succo di ananas. L’unica cosa che sia entrata nel nostro stomaco questa settimana, tranne lo sperma, ovvio.

Lo guardo ancora, la gente mi fa abbastanza incazzare, soprattutto Thom.

“Jackson, cosa stiamo facendo?”

Sono sicuro che questa domanda non è spontanea. Credo abbia visto dei film strappalacrime, su coppie etero in attesa del loro primo bambino. Dove ad ogni due scene c’è questa domanda.

“Tesoro, cosa stiamo facendo?”

Ma per favore.

Non capisco cosa tu voglia dire, dico.

“ Non volevi morire? Ho deciso che morirò con te “

Momento, momento. Cosa sta dicendo? Forse l’ho tenuto a digiuno troppo tempo. Il sangue non arriva più al cervello. Forse l’ho sottovalutato, come tendo a fare con tutti. Forse sta delirando.

Decisamente. Delirio. Delirio totale.

E perché mai? Chiedo

Mi guarda. Prende una ciocca dei miei capelli in mano e comincia a giocarci. I miei capelli blu, già. Li ho tinti qualche mese fa, ormai avrò una ricrescita da paura. Come dicevo, non mi guardo molto allo specchio.

“ Perché se tu muori io rimango in vita, e sto male “

Allora trovati un altro, dico.

“ Non esiste, io ti amo”

No, tu non mi ami, dico.

“ Io ti amo, Jackson, anche se tu non vuoi nemmeno prendermi in considerazione”

Fuori sta piovendo. Le parole di Blondie mi hanno quasi riscaldato.

Il problema è che io voglio morire, ma lui non deve morire. Non è pronto.

Odio la gente. Odio Thom. La gente mi fa incazzare.

“ Perché sei cosi? “

Cosi come? Chiedo.

“ Cosi… non so nemmeno come definirti. Pessimista, stronzo, depresso, solo. Cosi, insomma “

Sto guardando fuori dalla finestra. Non riesco a vedere nulla.

 

 I guess he does...

“Tu non farai niente, con me”

“ Che cosa vuol dire?”

Prendo la sua mano, è calda. La metto sul mio petto. Sono sicuro che sente il mio battito.

Il mio cuore sta pompando molto più sangue del solito.

“Dico che…” deglutisco

Si mette di fianco a me. Prima eravamo sdraiati. Guardavamo un film banale, su persone banali, in questa casa banale, dimenticandoci della nostra vita banale.

Che cosa banale da fare.

No, non lo fare. Smettila, bastardo! Idiota! Non ti voglio guardare. Dammi agio. Perché da quando mi sei venuto addosso non riesco più a respirare? Dio, se quel giorno mi fossi semplicemente buttato nel Danubio. Danubio tanto per dire. Conosco solo quel fiume. Non è vero. Ci avevo pensato sai? “Affogare i dispiaceri nell’alcool”. Io volevo semplicemente affogare tutto. Nell’acqua. Se ci pensi non sarebbe nemmeno illegale. Buttarsi in un fiume, bere tanta acqua e poi mettersi alla guida della macchina di papà, magari con quattro amici che si divertono come matti mentre te, povero cristo, ti sei riempito lo stomaco d’acqua. Ma cosa dico? Se ti butti in fiume certamente dopo non ti metti a guidare. Insomma, in teoria dovresti morire. In teoria vorresti morire.

Blondie mi bacia. Com’è morboso. Mi fa schifo. Gli uomini vogliono solo quello. Non voglio fare il sessista, perché anche le donne pensano solo a quello. Però ho detto pensano, non vogliono. Riflettete su questo fatto, cari bambini. Voglio un tema di quattro pagine per sabato.

Ma sentiti, Jackie, vecchio mio, stai delirando. Questi sono i tuoi pensieri. Nessuno potrà mai vederli. Aspetta, i pensieri si vedono? Si ascoltano? Si sentono? Si annusano? Magari si gustano. Si assaggiano. Scusi, vorrei due etti di malinconia, un kilo di rabbia e sei grammi di autostima. Questi non sono pensieri, cretino.

“ A cosa stai pensando?”

Mai che mi lasci finire un pensiero, che maleducato.

“ Penso che vorrei pensare, ma tu non mi lasci in pace “

Calcolate, cari ragazzi, che questa conversazione è durata si e no due minuti. La domanda per la verifica è questa, come fa Jackson a fare tutti questi ragionamenti in meno di due minuti? Studiate tanto, mi raccomando. Ci interessano i vostri voti.

Quando avevo i brufoli che mi infestavano la faccia e altre parti del corpo, quando mi innamoravo di ogni ragazza barra ragazzo che vedevo per più di cinque secondi, quando stavo ore a fissare il muro e a pensare alla vita di altri, insomma, quando ero un adolescente, mia madre non aveva fiducia in me. Non ne ha mai avuta. Non ne avrà mai.

Non mi mandava nemmeno a prendere il pane, perché pensava che avrei preso quello più bruciato. Non mi mandava a portare fuori la spazzatura, perché pensava che sarei inciampato e avrei fatto cascare tutto.

Ma perché sto pensando a quella grassona di mia madre ora? Non sono dallo psichiatra.

Blondie ha i brividi. Vedo che i peli della sua mano si stanno rizzando.

Ora anche io ho i brividi. La finestra è aperta.

Sto guardando fuori dalla finestra. Non riesco a vedere nulla.

 

 

Un altro evidente sfogo. Il prossimo in teoria dovrebbe essere l'ultimo capitolo. Un grazie a coloro che hanno commentato. :D

 Lotus Flower--

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Act 3; ***


   


 

Paranoid Android;

 

Act 3;

 

 

You don't remember, you don't remeber.

 

 

Non ho mai riflettuto sugli occhi di Blondie. Di Thom, scusate. So che sto parlando da solo di nuovo, ma adoro sentirmi ascoltato.  Da tutti voi, tutti voi esseri disgustosi che vivete nel mio cervello. Sono una specie di Amèlie. Solo che non perdo tempo ad aiutare gli altri. Non aiuto nemmeno me stesso.

Insomma, non nasci davvero schizzato. E’ una mia idea eh, quindi stiamo calmi. Deve per forza succede qualcosa, qualcosa di davvero significante, che ti segni in un modo. Mi spiego, anche se non dovrei: da piccolo un cane gigante ti morde e tu perdi il braccio destro. Non sei mancino. Da quel momento tu odierai i cani. O avrai paura di loro. O sarai un fottutissimo religioso-perdona-peccati, allora vivrai in pace con tutti i cani della terra. Ecco, se quel cane non ti avesse morso, tu non saresti quello che sei ora. Non avete compreso un accidente, nevvero? Bene, quella era l’idea.

Comunque, tornando agli occhi di Thom. Vorrei sprecare anche questa nottata di sonno per pensare a Thom. Che poi si chiamerà Thomas. Ma chissenefrega. Non vivrò ancora molto per pensarci. Dicevo, è davvero strano il modo in cui una persona ti può marchiare. Esattamente come si marchiano i cavalli nel west. Con quel pezzo di ferro incandescente. Sul culo. Un pezzo di ferro incandescente dritto sul culo, cosi da farti un bel tatuaggio permanente. Che poi c’è gente che paga anche per farsi incidere qualche croce, qualche rosa scolorita o qualche scritta in una lingua che neanche loro conoscono. Se i cavalli, le mucche, le capre capissero, ci manderebbero tutti a fare in culo e se la riderebbero di brutto. Non siamo altro che animali da fattoria masochisti. La schiavitù siamo noi. Ma lasciamo perdere i discorsi da Orwell, stavo parlando degli occhi di Thom. Capperi, perché non riesco mai a finire un discorso? Forse perché i discorsi passano prima per il cervello. I pensieri credo che arrivino prima agli occhi e poi al cervello. So che è impossibile. Lasciatemi in pace. Una volta, prima di andare a dormire, ho pensato quasi due ore a un attore, James Franco, l’avete presente? Ecco, quella notte me lo sono sognato. Ho sognato che James Franco mi portava in riva al mare, mi prendeva tra le sue braccia e mi baciava, sotto la luna di agosto. Già. La mattina mi sono svegliato con un’erezione da paura. Questa cosa non vi interessava. Morale? Ragazze, ragazzi, potete essere brutti quanto volete, potete far piangere i bambini e  far scappare i gatti da quanto siete orrendi, non preoccupatevi. Lo farete sempre rizzare a qualcuno nella vita.

Ma la vera morale è che se vuoi fare bei sogni devi pensare a quello che vuoi sognare al contrario. Tipo, io avevo pensato di uccidere James Franco, avevo pensato di accecarlo con una matita da disegno AB, avevo pensato di strozzarlo con la cintura di nonna Kim, avevo pensato di morire da solo. Quello che ho sognato invece lo sapete tutti.

Ok, non ho ancora parlato degli occhi di Thom-Blondie. Thondie. Blhom.

Quando mia madre diceva a tutti che avevo gli occhi “ azzurri come il mare “ lottavo contro il mio Mr.Hide interiore per trattenere gli impulsi omicidi. Il.mare.non.è.azzurro. l’acqua è incolore, insapore e inodore. Le tre I che ho imparato alle elementari. Ora, supponiamo di avere: siamo 6 miliardi. Il mare è uno dei luoghi più popolati di questo mondo. Siamo acqua in fondo. Dunque ogni volta che andiamo al mare ci pisciamo dentro. Su, diciamocelo. Tutti. Ma proprio tutti pisciano in mare. Ora non farò calcoli matematici, perché dovrei sapere quant’acqua c’è sulla terra. Comunque, in conclusione, il mare non è azzurro. Al massimo è giallo piscio. Giallino. Giallo chiaro. Giallognolo. Poi c’è gente che pisca sangue, mettici le donne con il ciclo, mettici lo sperma che ci finisce dentro, mettici le carcasse morte di animali, di uomini, mettici il petrolio, gli scarichi industriali, mettici la merda ( tutta la merda, animali e persone ), mettici tutto quello che c’è sulla terra. Mischia questi colori. Cosa ottieni? Non ottieni il giallo. Non ottieni l’azzurro. Ottieni un nero-cacca-di-neonato. Dunque, avete ancora voglia di farvi un bagno?

Tutto questo per dire che il mare non è azzurro. A volte mi sento talmente un fallito da pensare che se ci fosse una gara di falliti, io arriverei ultimo, perché sono un fallito.

Gli occhi di Thom sono bianchi. Come quelli di un cieco. Sono biancazzurri.

Da quando lo conosco non so guardare altro. Ogni giorno lo fisso, dalla mattina alla sera. Voi non potete capire. Non è quel classico azzurro. Quello che hanno tutti gli attori fighi. Quelli che ho io.

Sono bolle d’aria, sono… che cazzo ne so io. sono e basta.

Mi sento un’orribile parodia di Palahniuk e Bukowski.

Non esiste più l’originalità. Odio la gente. la gente mi fa incazzare.

Non ho nessun motivo per odiare la gente. questo fa di me un semplice coglione. Divertente eh?

Without you I’m nothing.

Questa frase non l’ho pensata. L’ho cantata. L’ho sussurrata al muro, al cane che non ho, all’amante accanto a me. In realtà erano indirizzate proprio a Blondie.

Qualcosa si muove. Mi volto lentamente e vedo le bolle d’aria. Dio, uccidimi ora. Sono pronto. Dopo questa sono pronto.

“ Hai detto qualcosa, sugar? “

“Si, ho detto che odio il soprannome sugar”

Blondie sorride. Il suo volto è la luce immerso nel buio della stanza.

Ma come si può? Vorrei vomitare, ma non ho nulla nello stomaco. Quanto faccio schifo.

No, davvero, non ho detto nulla, dico.

In un attimo lui è sopra di me. Mi sta tirando i capelli, come per volermi tenere bloccato, in caso di fuga. Non scapperei da li neanche se qualcuno mi regalasse del Valium.

“ So che hai detto qualcosa, stronzo. E so che non dormivi. Quando dormi ti agiti di continuo. Sono ore invece che stai fermo a fissare il soffitto. Dimmi che hai detto”

Beh, ormai mi conosce. Non posso farci nulla.

“Ho solo detto che senza di te non sono niente, e quel te non era riferito a te, ovviamente

“Perché ovviamente?”

“Perché non sei mio marito. Perché non eri sveglio. Perché non mi piace il colore di queste tende, ma soprattutto, perché non dirò mai qualcosa di cosi..cosi..

“ Romantico?”

“ Si, cosi. Mai, potessi morire”

“Ti credi interessante vero?”

“Un pochino”

“Beh, non lo sei. Sei solo un patetico egoista succhia cazzi in crisi”

Comincia ad accarezzarmi il viso.

Senti, perché non la smetti e ti fai un’altra dose? Chiedo, alzando la voce.

La verità è che ha ragione. La verità è che odio vederlo lucido. La verità è che mi sento inferiore.

Si sta bucando ancora. Il bambino dei vicini piange. Le sirene della polizia mi spaccano i timpani. Avete mai visto Trainspotting?

 

Why don't you remember my name?

 

La verità è che non ho mai voluto bene a qualcuno. Insomma, forse si, ma non ricordo bene tutto. Potrebbe essere stata una stupida illusione. In effetti è stato più o meno cosi. La mia vita è andata in discesa, piano piano. Non cerco la compassione di nessuno, anche perché nessuno sta ascoltando. Osservo Thom mentre fuma. Si è appena bucato un’altra volta. Sembra che non gli interessi altro.

Se dovessi descrivere un’immagine bella non potrei. I miei pensieri invadono tutto. Mi appannano la vista quando guardo un fiore, mi tappano le orecchie quando ascolto qualcuno, mi tolgono la facoltà di parlare quando dovrei. Non riesco ad esporre nulla. Tutti mi considerano fuori dal mondo. Il bello è che pensano lo stesso anche di loro stessi. Si definiscono pazzi, matti, folli, tristi, depressi.

Avevo un’amica al liceo. Si credeva cosi orribile che si suicidò. Purtroppo non l’ho fatto io.

Mi sento a rallentatore.

Blondie è cosi bello ora. La luce del tramonto gli sfiora la fronte sudata e pallida. Sembra una statua d’oro. Il cielo cambia colore a seconda dello stato d’animo.

“ Non mi hai mai detto nulla di te “ sbotta Blhom dal nulla.

Nulla di te, dico.

“ Eddai, Jack, parlami della tua famiglia. Fai una cosa sintetica “

Non c’è tanto da dire, comincio. Insomma, non può chiedermi una cosa del genere. Io voglio bene solo a due persone. A te e a tutte le persone che non conosco. Quelle che non conosco possono benissimo essere considerate una sola persona, per risparmiare spazio. Potrei descrivere i miei come infelici senza un motivo. Per favore, parliamo d’altro. Concludo cosi la frase più lunga che abbia detto nell’ultima settimana.

Thom annuisce, butta fuori dalla finestra il mozzicone finito. Megot, lo chiamano i francesi. Posso far suonare bene anche questa frase: tua sorella è una puttana, tuo fratello è frocio e tu sei un drogato. Ta soeur est une pute, ton frère est un pèdè et tu est un toxicomane.

Come non amare un francese? Eppure morirò prima di amarne uno.

Già, non ricordo quanto tempo è passato. So solo che devo morire.

 

 Why don't you remeber my name, I guess he does.

 

Sole.

Bambini.

Cani.

Panchine.

Bambini.

Troppo sole.

Cani puzzolenti.

Merde per terra.

Bambini che urlano.

Panchine piene di merda di cane e bambini che urlano.

Sole di merda di bambini che abbaiano come cani puzzolenti.

Non ho ancora capito cosa ci faccio qua.

Cosa ci facciamo qui? Chiedo a Blondie.

“Ieri hai detto che mi vuoi bene”

La sua pelle riflette la luce come fanno le magliette bianche appena lavate. Non esce mai di casa. Potrebbe avere una di quelle malattie che si prendono nello stare sempre al buio. Si prendono malattie stando al buio? Non lo so. Forse. Si potrebbe diventare ciechi, o insensibili. Quello è sicuro. Una volta sono stato allergico al sole. Mi venivano delle bolle enormi sul collo.

Blondie sorride. Sorride sempre. Eppure non ci sarebbe davvero un cazzo da ridere. Sembra uscito da un video di Michael Jackson. Rincoglionito. Dorme sempre.

Avete presente la canzone degli Arctic Monkeys “ Don’t Sit Down ‘Cause I’ve Moved Your Chair”? Penso di si. L’avrete sentita in una pubblicità per I detersivi. O per i toast. O per l’ultimissima linea di assorbenti firmati. E’ quella la fine che fanno le canzoni rock al giorno d’oggi. Finiscono ad incorniciare due coglioni che sorridono e che puliscono di continuo la stessa parte di finestra, ripetendo a noi quanto sia bella e comoda la vita nel farlo.

Dicevo, avete sentito quella canzone? Bene. Stavo pensando che è carina.

E quindi? Chiedo strofinandomi gli occhi.

Vecchi.

Coppiette.

Uccellini.

Vecchi che domani moriranno.

Palloni.

Coppiette di uccellini.

Palloni che uccidono uccellini facendo piangere i vecchi.

Palloni vecchi.

C’è un sole micidiale. Potrei morire. Non chiedo altro.

Chissà, forse un giorno qualche gruppo di intellettuali si siederanno in un salotto pieno di tappeti dell’era mesozoica, con un bicchiere di Don Perignon del 23 a.C, vestiti come Oscar Wilde e discuteranno su quanto i miei pensieri fossero profondi e interessanti.

Verrei frainteso. Mi rivolterei nella tomba. I miei pensieri sono i più impuri che esistano.

Insomma, voglio solo morire, Cristo. Perché la fate tanto lunga?

“ Dovevamo uscire un’ultima volta “

Ultima volta? E’ stato annunciato l’Armageddon e io non ero presente?

Ah, capisco. Dico.

In realtà non capisco un cazzo. Non voglio capire. Guardare questa gente e respirare aria pulita mi fa stare effettivamente bene. Mi fa sentire un poveraccio, ma è quello che sono.

Ho scelto di vivere per la ragione, non con la ragione.

Sono un cinico, bastardo, egoista, sporco, frocio del cazzo.

Culattone. Orecchiello. Succhia cazzi. Invertito. Dirottato. Alieno.

Questa brava gente, che sorride quando un bambino cade per terra, o quando un cane abbaia a un uccellino, ha scelto di oscurare la ragione e di usarla come carta igienica.

A quel bambino tra qualche anno verrà diagnosticata un disturbo bipolare, alias psicosi maniaco depressiva, che porterà quel bambino ad avere, oltre all’alterazione di quello che è, ad avere crisi epilettiche ogni dieci minuti. Cadrà ogni dieci minuti e si frantumerà piano piano la scatola cranica. E pensare che, qualche anno prima, i suoi nonni ridevano e si divertivano quando il loro piccolo cadeva in terra.

Quel cane invece sta abbaiando perché quell’uccellino, si, quel delizioso e carino uccellino grigio con qualche spruzzatina di argento sulle ali, dal canto melodico e soave, sarà il portatore di un virus letale a ogni specie vivente. Cagherete sangue e organi. Solo perché non avete ascoltato quel cane che abbaiava.

“ Ti amo “

Che ha detto? Lo picchiamo?  Scopiamo? Ti chiamo?

“ Jackson, so che non ci crederai. Ma io ti amo davvero tanto “

Mi prende la mano e la bacia. Mi sono perso qualcosa? Che cazzo fa? Deve essersi drogato.

Tiro indietro la mano e la infilo in tasca.

Non stai bene, dico.

Sorride.

Giuro che la prossima volta che sorride lo picchio.

“ Non accetterai mai la realtà. Sei troppo cretino per capire che non è tutto una schifezza “

E tu chi sei? Dico.

“ Sono Thomas “

E ride. Avevo giurato di picchiarlo. Non credo che lo farò. Mi contraddico spesso e volentieri.

Questo lo sapevo, caro.

“ E ti par poco? “

Citazione Pirandelliana casuale, vero? Rido anche io ora. Non ridevo da tanto.

Il fatto strano è che lui conosca Pirandello. Letteratura italiana. Lontana anni luce da un drogato.

“ Il sole se ne sta andando “

Salutamelo, dico.

Blondie si alza. I capelli gli sono cresciuti. Sembra quasi Kurt Cobain. Anzi, non lo sembra affatto.

E’ davvero bello, tranne per gli occhi arrossati e scavati. Dice che ha problemi con il sonno. Insomma, anche io ne ho. Ma non sono problemi. Non riesco a non pensare. Appena sto fermo devo muovermi.

“ Andiamo? “

Non mi va nemmeno di chiedere dove. Lo seguirò anche in Columbia.

Mi prende per mano. Ci allontaniamo come una coppia di checche innamorate, guardando i bambini che cadono e i cani che abbaiano.

Sole.

Rumore.

Erba.

Sole che non brucia.

Erba che puzza.

Rumore d’erba bruciata.

Credo di non stare bene.

 

 

 

Stiamo camminando da molto tempo. Mi suda la mano. Non ho intenzione di scioglierla dalla presa di Blondie. Stranamente il sole non se n’è ancora andato. Forse la mia percezione del tempo è sbagliata e confusa. Forse siamo in viaggio solo da qualche minuto. Chi lo sa. Per strada non c’è nessuno. Mi ricorda la strada che facevo da piccolo per tornare a casa. Il periodo più brutto della mia vita. Andavo a scuola ed ero il bambino più calmo della Terra. Nessuno mi disturbava, nessuno mi parlava e nessuno mi guardava. Che bei tempi. Sapevo che tornare a casa sarebbe stato l’inferno. E lo era sempre. Ecco perché odiavo quella strada. Era il mio Caronte verso l’inferno. Non ricordo nemmeno che sia caronte. Forse sbaglio. Forse no.

“ Hai fame? “

Questa è la domanda più idiota che mi abbiano mai fatto.

No, rispondo.

“ Io si “ dice.

Lo guardo. Lo fisso. Lo squadro.

E quindi? Dico.

“ Quindi andiamo a mangiare “

Non accetto ordini da nessuno. Sia chiaro.

“ Dai, prendila come un’ultima cena “

Moment. Moment. Calmo Jackie, non dice sul serio. Mi sta prendendo per il culo.

 

 

Dieci minuti dopo siamo in uno squallido fast-food nel mezzo del nulla. Dico io, chi penserebbe mai di aprire un ristorante in cima a una collina. Qua le uniche forme di vita sono i procioni in fin di vita e gli insetti. Odiosi insetti. Eppure esiste. Si chiama “ Uncle Ken “.

Tutti i fottuti ristoranti si chiamano cosi. Oppure Joe. Si, mi ero dimenticato il Joe. Mio zio non si chiama Ken. E sicuramente non mi frega di sapere il nome del tuo.

Mi siedo ad un tavolo che puzza di acqua. Lo so, l’acqua non puzza. Cercate di capire. Se non capite avete poca fantasia. Mi dispiace per voi.

Nelle situazioni di delirio io mantengo il controllo. Io controllo tutto. C’è un terremoto, io sto fermo. Immobile. Fisso il muro davanti a me e penso, cosa succederebbe se un pezzo di soffitto mi cascasse in testa?

Quando cammino per strada invece è tutto diverso. La gente è tranquilla. E’ serena. Felice. Oh, la maggior parte, ovviamente.

Io invece mi sento a disagio da morire. Vorrei uccidere tutti. Nessuno merita di vivere. Anche se quando dico merita dovrei intendere delle persone che possono e altre che non possono. Allora sbaglio, avete ragione. Intendo che nessuno dovrebbe vivere. Non è triste. Nemmeno cattivo. Esempio: se tu non fossi mai nato, non ti dispiacerebbe morire. Non posso continuare il mio ragionamento spinoso perché Blondie mi sta infilando una patatina nel naso.

La bocca è più in basso, dico, seccato.

“ So benissimo dov’è la tua bocca, amore “

Quanto sei gay, dico.

Gli strappo quella specie di pezzo di plastica giallo dalle mani e lo butto in terra.

“ C’è gente che non ha da mangiare, sai “

Ora ne hanno ancora di meno, rispondo guardando dalla parte opposta.

Non mi sono mai soffermato sul fisico di Blondie.  Non lo farò. Vi dico solo, è il ragazzo perfetto.

Le ragazzine avranno pensato a un attore famoso e figo, io avrei pensato a Jude Law. I maschietti avranno pensato a loro padre. Lo so che è cosi.

Non pensare a un elefante rosa, dico.

Blondie mi guarda. Solleva un sopracciglio.

“ Non ho pensato a un elefante rosa “

Certo, dico.

“ Bevi un po’ “ dice, mettendomi tra le mani un bicchiere di plastica bagnato e appiccicoso.

Vuoi avvelenarmi? Chiedo.

Lui ride. E ride. E ride. Bene, ridi, che poi piangerai. Mi piace la sua risata.

Voglio una tazza di tè verde, dico.

“ Secondo te in questa stalla servono tè verde in una tazza? “

No, rispondo.

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio.

Hey, una mosca.

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio.

Silenzio.

No, era solo una caccola attaccata al vetro vecchia due settimane.

Quando dico Dio, a cosa pensi? Chiedo.

Mi guarda. Si è già mangiato un panino e quelle robe gialle.

Silenzio.

Silenzio.

“A te”

A un morto di fame? Chiedo.

“No, a un bastardo “

Potresti offendere qualcuno, dico.

“ Non mi ascolta mai nessuno, trust me “

Hai visto Sherlock Holmes? Chiedo.

“ Non di recente, è un po’ morto “

Non era nemmeno vivo, cretino, dico.

Sinceramente ho voglia di Irlanda. Di musica irlandese. Di quei pifferi di legno, di chitarre pizzicate e di accento impossibile. Si, non ci sono mai stato in vita mia. Era un sogno. Uno dei tanti.

 

 

 Rain down, rain down, come on rain down on me.

“Sta piovendo” sbotta.

Come sei perspicace, dico, sentendo le gocce d’acqua entrarmi nel naso.

Parlo davvero troppo in questi giorni. Sarà che piove. Certo, ha cominciato oggi, quindi dovrei stare zitto. E’ questo il mio problema maggiore. Non sto mai zitto. Il mio secondo problema maggiore è che non ho nessun problema serio di cui parlare.

“ Sei mai stato innamorato?” chiede.

Eheh, ecco le domande intelligenti. Se sono mai stato innamorato? Mi spieghi cosa cazzo vuol dire?

Ho avuto una migliore amica quando ero piccolo. Veniva a casa mia e nascondevamo le mutande di mio padre. Mentre era ubriaco. Le appendevamo sull’albero alla fine della strada. Quando si svegliava mi menava, ma era divertente. Ho amato il mio cane ciccione. Era veramente obeso. Andava a mangiare da tutte le parti. Faceva la vittima e tutti lo nutrivano. Eh, con gli uomini funziona poche volte cosi. Si chiamava Sid. Era grigio. Un pezzo di polvere. Non può esistere un pezzo di polvere. Stai zitto, Jackson.

Ho amato la pioggia. Ho amato l’odore di erba tagliata. Ho amato le ore spese a pensare sul letto. Ho amato diverse cose, alla fine.

No, non sono mai stato innamorato, rispondo.

Blondie mi guarda. Se non fosse in fin di vita potrebbe fare l’attore.

“Vabè, io ho ancora fame però”

Sei una bambina di quattordici anni che corre in bagno e vomita i cereali che ha mangiato la mattina. Sei il ragazzino di dodici anni obeso che mangia la Nutella di nascosto quando i suoi non ci sono. Sei l’ipocondriaca che si scola un litro di candeggina solo per sentirsi amata. Sei la ninfomane che si mette apposta le mutande bucate. Sei tutto e sei nulla. Sei un’idiota.

Ero innamorato di un ragazzo. Avevo sedici anni e odoravo di naftalina. La mattina scappavo di casa con un pezzo di torta in bocca. Arrivavo a scuola sudato e stanco. A ricreazione lo seguivo dappertutto. Ah, la storia della migliore amica è una bugia. Sono una bugia vivente. Quando non ti frega di te la sincerità non esiste più.

Blondie è piombato nella mia vita perché scappava dalla morte. Io la inseguo da mesi e niente. Non siamo riusciti a mantenere un equilibrio, non ci abbiamo nemmeno provato.

C’è un vento leggero. Fa freddo e piove. Siamo su un monte, circondati da alberi e ombre.

 

 

L’aria fresca della mattina mi entra nella testa. E’ cosi pungente. Cosi forte. Mi fa male. Mi lacrimano gli occhi. Con la manica mi strofino gli occhi e sbatto forte le palpebre. Sto piangendo. Dalla felicità. Ho davanti a me l’alba più bella del mondo. Non ne ho mai viste di cosi belle. Mai. Sono qua, in cima a un monte sconosciuto tenendo per mano la persona più stupida del mondo.

“Lo facciamo qua?” chiede Blondie, prendendomi per mano.

Lo guardo e sorrido. Non sorridevo da tantissimo tempo.

Si avvicina a me e mi bacia gli occhi. Mi ricorda tanto un film, non ricordo quale.

In questo momento potrei morire. Ci ho pensato tanto.

Ci ho pensato l’altra notte. Ci ho pensato due notti fa. Ci ho pensato ogni notte.

Credo di amare Blondie. Credo di amarlo più di tutto. Credo che l’averlo conosciuto sia stata la cosa migliore che potesse succedermi. Credo che mi ha cambiato.

Prendo la sua testa tra le mani e lo avvicino. Lo fisso negli occhi. Sento il suo respiro entrare dentro di me. Socchiude gli occhi e respira. E’ come vivere da morti. Le nostre labbra si sfiorano per un secondo. Sono morbide e calde, a differenza delle mie.

Comincia a succhiare il mio labbro inferiore, mente il mio fiato comincia a scappare. Sento di non aver bisogno d’aria. No, non ne ho bisogno. Vorrei morire proprio ora, in questo momento. Ora. Durante il bacio più significativo della mia vita.

Il vento leggero mi scompiglia i capelli. Ho freddo.

E’ la fine. Stavolta è la fine. La vera fine. Non aspettavo altro. E ora ho paura

Io e Thom stiamo per morire. Insieme. Qua. Ora. Subito. E ho paura. Non voglio farlo.

“E’ l’unico modo per stare insieme”

Non molla la mia mano, la stringe forte. Ci avviciniamo a quella che sarà la nostra tomba.

Mi guarda per l’ultima volta. Un piede tocca l’aria.

Lo fermo e dico,

Ti amo.

Sorride. Mi stringe la mano e si butta.

Si butta come me. Si butta nel burrone.

E concludo la mia vita cosi. Con la frase più banale del mondo.

 

That's it sir, you're leaving,

the crackle of pig skin,

the dust and the screaming.

The yuppies networking
,

the panic, the vomit,

the panic, the vomit,

God loves his children,

God loves his children, yeah.

 

 

The End;

 

Finale dalla banalità unica. Quanti di voi l'avevano immaginato cosi? Tutti. Beh. Un effetto a sorpresa è stato nel soprendervi con la banalità di una fine già pensata. Lasciamo stare. Questa fic non esisterebbe senza i Radiohead, senza il film "Luster", senza Ewan McGregor e senza di me.

 

 

LotusFlower--

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=753968