Stava realmente succedendo a me? -2° parte-

di strawberrymilk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un felice compleanno. ***
Capitolo 2: *** Tacchi blu e tanti sorrisi. ***
Capitolo 3: *** Una bellissima sorpresa. ***
Capitolo 4: *** Un altro bacio. ***
Capitolo 5: *** Un cavallo a dondolo. ***
Capitolo 6: *** Si può considerare come un nuovo inizio? ***
Capitolo 7: *** Esiste il lieto fine?(Ultimo Capitolo) ***
Capitolo 8: *** Ringraziamenti. ***



Capitolo 1
*** Un felice compleanno. ***


{ Sequel di "Stava realmente succedendo a me?" La storia continua ragazzi, spero vi piaccia :)
Due accorgimenti: sono passata dalla prima alla terza persona (mi ci trovo molto meglio) e la storia è ambientata due anni dopo la prima, quindi come se fossimo nel 2013. Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!}





La notte era passata in un turbinare di caldo e coperte arrotolate che, come per magia, le finivano sempre tra i piedi.
Sofia si svegliò, il posto di fianco al suo vuoto e freddo. Da quanto era vuoto, ormai?
Era passato più di un anno da quando Alessandro aveva deciso di andare via. Non perché non l’amasse, l’amava a sedici anni, l’amava a diciotto, l’amava a venti e probabilmente avrebbe continuato ad amarla adesso che ne aveva ventuno, se solo non fosse andato a lavorare in Austria.
Con tutti i posti possibili e immaginabili, proprio lì doveva andare?
Sei una persona fantastica, se quando tornerò tu sarai ancora libera, torneremo insieme.
Lei non ci credeva più di tanto ad essere sinceri, immaginava che lì finito di studiare avrebbe trovato un buon lavoro e fine, addio Sofia e il loro sogno di una vita allegra e felice insieme.
Quella mattina, comunque, era il suo compleanno e nessuno ancora le aveva fatto gli auguri. Non che fosse una novità, probabilmente la maggior parte della gente che conosceva, nemmeno sapeva quando faceva il compleanno.
Per lei non era un problema, ormai la sua vita era: ufficio-casa-supermercato-casa-a volte, alcune cene-ufficio.
Di rado si concedeva un’uscita con gli amici, che pian piano si erano dimenticati di lei.
I nuovi colleghi ci provavano a renderla partecipe, ma lei era così fredda, così distaccata, così scettica nei confronti del mondo, che preferiva rimanere per le sue e non concedersi troppo a chi le stava intorno.
Mise sul fornello il bollitore.
Nonostante fosse piena estate, amava il tè caldo con i biscotti. Lo sorseggiava sul balcone di casa, seduta sulla sua poltrona imbottita, e osservava il traffico della sua città muoversi sotto ai suoi piedi.
Attese qualche minuto, poi accese il computer. Immaginava le avessero chiesto di fare alcune foto per qualche mostra… certo era divertente. Aveva iniziato come “topo-reporter” per il giornalino Topolino e ora faceva la fotografa per una rivista di gossip.
Non amava il gossip, tanto meno la cronaca rosa, ma amava fare le foto e quel lavoro era ben retribuito… abbastanza da permetterle di pagare l’affitto della casa, l’assicurazione della macchina, di comprare i vestiti che pretendevano indossasse per le cene e cose del genere.
Stava per riempire la sua solita tazza gialla, quando il cellulare prese a squillare.
Chi poteva mai essere? Era troppo presto per qualche urgenza dal lavoro, e poi, era in ferie. Non avrebbe lavorato nemmeno morta. Le uniche settimane di ferie che aveva all’anno, di certo non le avrebbe buttate al vento lavorando.
Osservò il numero sul display. Non lo aveva in memoria ed era evidente non provenisse dall’Italia. Questa non era una novità, spesso doveva lavorare anche all’estero…ma le suonava terribilmente strano.
Rispose, con voce autoritaria, come era abituata a fare. << Pronto? >>
La voce che udì dall’altro capo del telefono, l’avrebbe riconosciuta tra altre mille. Non la sentiva da molto tempo, ma non avrebbe mai potuto dimenticarla.
Erano rimasti in contatto ma si sentivano unicamente per farsi gli auguri durante le festività, niente di più.
<< J-james? >> chiese con voce tremolante.
<< Sofia sì, sono io! Come stai? >> rispose lui con quel suo perfetto accento del Birminghamshire.
<< Oh bene. Tu? >>.
<< Bene anche io. Auguri comunque, ventun’anni è una bella cifra. >>.
<< Mai quanto la tua, caro mio! >>.
<< E che vuoi…sono vecchio! In ogni modo, ho pensato di farti un regalo… >>.
<< No, James. Non devi… >>.
<< Già fatto invece. Dovrebbe esserti arrivata una mail…puoi guardare il computer? >> domandò lui impaziente.
<< E’ già acceso, dammi qualche secondo. >> rispose Sofia perplessa.
Le aveva fatto un regalo, lei non gli aveva mai mandato un regalo di compleanno.
Effettivamente c’erano parecchie e-mail, c’era anche la sua. L’aprì curiosa e rimase quasi sconvolta, incapace di parlare.
<< Mi hai regalato un viaggio? >> domandò quasi incredula.
<< Non un viaggio qualsiasi. Sei mia –anzi- nostra ospite. >>
<< James, non posso accettare, lo sai. >> disse lei risoluta. Non poteva accettare un regalo simile. Perché non poteva regalarle un paio di orecchini, come chiunque?
E’ un attore straricco, mia cara. Rispose una voce dentro la sua testa.
Giusto.
<< Devi invece, ho già pagato il biglietto. Non vuoi farmi buttare dei soldi, non è vero? >> domandò ridacchiando.
<< Tanto, cosa ti cambia? >> domandò Sofia, ridendo anche lei.
<< Cambia il dispiacere di aver perso dei soldi e oltretutto, la delusione che tu non abbia accettato il mio invito. >>
<< Oh va bene, va bene! Verrò! >>
<< Perfetto, ti aspetterò domani allora. >>
<< Domani? >>
<< Sì, domani. Leggi bene la mail. Ora ti lascio ai tuoi impegni, sicuramente dovrai prepararti… a domani! >>
E riattaccò. Forse gli inglesi non avevano l’abitudine di salutare prima di chiudere il telefono… o forse era solo lui che faceva sempre così.
Lanciò il cellulare sul divano e stampò la mail, le occorreva per ritirare il biglietto.
<< Bene Sofia, andrai a Birmingham. >> disse ad alta voce, come per convincersi. Poi si alzò, lei e la sua abitudinaria tazza di tè, avevano un conto in sospeso.

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Capitolo 2
*** Tacchi blu e tanti sorrisi. ***


Una lunga doccia, i capelli acconciati per bene, un abitino estivo –lilla- addosso e un leggerissimo strato di rossetto sulle labbra.
Sì, era pronta.
Non era mai stata così nervosa per viaggio, prima di allora. Lui era uno abituato ad altro, non era come lei.
Vivevano in due mondi completamente opposti, possibile che realmente lui si fosse interessato a lei?
La poltrona dell’aereo era comoda, non aveva mai viaggiato in prima classe. Effettivamente, non aveva mai preso un aereo su cui ci fosse una “prima classe”.
Dalle cuffie le note di “Take a bow” risuonavano distrattamente, i suoi pensieri erano altrove. Erano a quel ragazzo, quel ragazzo altissimo e così bello.
Quel ragazzo che aveva avuto la fortuna di conoscere.
Non aveva una fama da ragazzo serio, a quanto sapeva cambiava ragazza molto spesso, ma a lei cosa importava? Era suo amico, nulla di più. Non era interessata ad inutili fidanzamenti.
Lo sapeva, se già gli uomini in sé sono immaturi e poco affidabili, figurarsi come poteva andare con uno che aveva milioni di fans al mondo!
Finalmente l’aereo atterrò.
L’aeroporto di Birmingham era grande…non l’aveva mai visto prima di allora. Strano, era stata praticamente ovunque nel Regno Unito, ma non lì.
Dopo aver recuperato la sua valigia, percorre il piccolo tratto di strada che la separava dall’uscita, dove qualcuno la stava attendendo.
Fece un profondo respiro e varcò le porte automatiche.
Come al solito, c’erano molte persone che attendevano l’arrivo dei parenti e degli amici. Tutti con sguardo felice, superavano lei con lo sguardo e attendevano impazienti.
Finalmente notò un uomo, in divisa, con un cartello bianco con su scritto “Sofia Rubini”.
La ragazza gli si avvicinò con un sorriso nervoso.
<< Ehm… >>
<< La signorina Rubini? >> domandò cortese.
<< Sì, sono io. >>
<< Perfetto. Se desidera seguirmi, l’auto ci attende proprio qui fuori. >>
Sofia fece un piccolo sorriso di rimando e seguì l’uomo in divisa fino ad un’uscita secondaria.
Effettivamente era vero, un’auto nera –di quelle con i vetri oscurati- era parcheggiata a pochi passi da loro.
L’uomo le aprì la portiera e la fece accomodare, poi si mise al posto di guida.
<< E’ l’autista di James? >> si azzardò a domandare.
L’uomo la osservò dallo specchietto retrovisore << Solo nelle occasioni speciali, spesso, ama guidare lui. >>
<< Capisco… >> mormorò. Era un’occasione speciale andarla a prendere? O non vedeva il suo arrivo come una cosa importante e quindi aveva mandato un autista –non molto socievole per giunta- a scortarla?
Immersa nei suoi pensieri, non si mise ad osservare il paesaggio intorno a lei.
Fissava l’angolo della sua gonna, invece, ma realmente non lo vedeva.
Finalmente raggiunsero la casa. Il ragazzo viveva in una specie di palazzotto.
Se fosse stata nel suo paese, di quel posto avrebbero fatto un residence probabilmente. Rise tra sé e scese, senza l’aiuto dell’autista imbalsamato.
Lui, lui, lui nel suo metro e novantuno era fermo davanti la soglia di casa, con un gran sorriso stampato in volto.
Indossava un paio di jeans e una maglietta bianca, con sopra una stampa colorata.
I capelli un po’ in disordine.
Non sembrava minimamente il possessore di quella specie di regia in cui abitava.
<< Sofia! >> le andò in contro sorridendo, allargando le braccia.
<< James, ciao! >> sorrise anche lei di rimando e si lasciò abbracciare, ricambiando delicatamente.
Poco dopo si scostarono. << Stai benissimo, bel vestito. >> le disse con un gran sorriso, poi le tese il braccio. << Prego, entriamo. >>
La ragazza lo prese sottobraccio timidamente, poi prese a camminare per entrare in casa.
<< Grazie per avermi invitata, James. E’ davvero una cosa inaspettata. >> sorride guardandosi intorno.
Non era per niente male, poi ebbe un lampo di genio. << Ti posso scattare delle foto, appena hai tempo? >>
<< Delle foto? >> le chiese lui guardandola con la fronte aggrottata.
<< Si ehm. >> ridacchia << Io lavoro per un giornale diverso ora…faccio la fotografa e tornare con qualche tua foto, potrebbe permettermi un aumento o non so..>> si guardò le mani, nervosa. Che stupida, che stupida era stata!
<< Oh.. ma certo! Sai…stavo pensando male. >>
Arrossì imbarazzata. << James! > rise. << Non..non…o diamine, lo sapevo che sarebbe finita così. >> rise e si fermò davanti ad una porta. Lungo il tragitto, non si era accorta di dove stessero andando.
<< Questa, è la tua stanza. >> sorrise ed aprì la porta davanti a se.
Più che una stanza, sembrava un mini appartamento. C’era un letto a due piazze, una grande scrivania che dava sulla strada, un grandissimo armadio guardaroba e da una porta socchiusa poteva vedere un bagno privato.
Le venne voglia di dire “sembra più grande di casa mia!” ma si trattenne.
<< E’ perfetta. >> disse sorridendo, guardandolo.
Lui osservò la stanza meglio, arricciando le labbra. << Purtroppo non ho potuto preparare di meglio, solitamente non vengono ragazze a dormire…in una stanza loro, intendo. >> replicò grattandosi la testa.
Sofia rise divertita << Non voglio sapere altro, grazie! >> poi tornò seria. << In ogni modo, è perfetta così. Davvero. >> sorrise sincera ed entrò.
<< Se lo dici tu… tra poco ti faccio portare la tua valigia allora! >>
<< Va bene! >>
<< Ah e..mi sono permesso una cosa. >>
<< Cioè cosa? >> domandò lei con una punta di curiosità.
James entrò nella stanza ed aprì la cabina armadio, dalla quale estrasse un vestito.
Era un abito da sera da donna. Corto sopra al ginocchio, blu, con dei piccoli decori fatti con delle pietre luccicanti –sempre sul blu- nelle spalline e attorno alla vita.
<< Nell’armadio ci sono anche un paio di scarpe e una borsa da abbinare. Me lo ha consigliato una mia cara amica… spero ti piaccia. >> le disse con un mezzo sorriso. Evidentemente temeva la sua reazione.
Sofia prese il vestito tra le mani e lo guardò avidamente. Doveva essere molto costoso e oltretutto, era bellissimo.
Alzò lo sguardo verso il ragazzo. << Grazie, è meraviglioso. Stai facendo tanto per me… il biglietto, la camera…ora questo… >>
<< E’ il minimo…è il tuo compleanno, no? >>
Sofia sorrise e lo osservò uscire dalla camera. Un attimo prima di sparire dalla sua vista, si voltò. << Stasera, alle otto, c’è una sorpresa per te. Spero lo indosserai… >>
Non attese che lei rispondesse, se ne andrò subito.
Evidentemente era proprio un vizio, quello di non congedarsi.
Si sedette sul bordo del letto con un sospiro.
Lo sguardo si spostava sognate da un capo all’altro della stanza. Era ancora meglio di un sogno, era qualcosa di indescrivibile.
E sì, sta realmente succedendo a lei.

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Capitolo 3
*** Una bellissima sorpresa. ***


L’abito era lì, sul letto, immobile.
Lei era lì, di fronte al letto, in intimo, intenta a fissare quel vestito.
Aveva un qualcosa di ipnotico, non riusciva a non guardarlo.
Finalmente, decisa, lo prese e con molta cautela se lo infilò. Le stava perfetto…o quel ragazzo aveva occhio, o qualcuno lo aveva avuto per lui.
Infilò le scarpe con tacco alto, mise in borsa il minimo indispensabile e scese le scale, (aveva imparato la strada andando a cena).
Il vestito le impacciava un po’ i movimenti e i tacchi alti non erano il suo forte, ma riuscì comunque a fare una comparsa dignitosa, raggiungendolo davanti alla porta. Anche lui indossava un abito blu, compreso di camicia e giacca, ma niente cravatta, fortunatamente.
<< James. >> sorrise.
<< Sofia! Stai benissimo! >> esclamò con un gran sorriso, osservandola.
<< Grazie. >> la ragazza arrossì lievemente. << Come hai fatto a trovare la misura? >>
<< Questo lo tengo un mio piccolo segreto. >> le diede un buffetto sulla guancia, poi aprì la porta << Andiamo in giardino, vieni. >> sorrise prendendole il polso e trascinandola fuori dalla casa.
Il giardino si estendeva sul retro della proprietà e per raggiungerlo, occorreva percorrere una lunga stradina costeggiata da piccoli alberelli e cespugli.
<< Come mai stiamo andando in giardino? >> chiese Sofia guardandosi intorno, raggiante. Posti così, li aveva visti solo di passaggio per fare i suoi set. Non ci si era mai fermata e oltretutto, non li aveva mai visitati con la tranquillità che aveva in quel momento.
<< Te l’ho detto, ho una sorpresa per te. >> replicò lui, mantenendo l’andatura veloce.
Voltarono l’angolo della casa e Sofia si fermò di botto, a contemplare lo spettacolo che le si presentò davanti.
C’era una panchina, una normalissima panchina in legno, tutta decorata con delle luci colorate rosse e azzurre.
<< E quella…>> non ebbe il tempo di chiedere nulla che lui la trascinò fin lì.
A dire il vero si stava stancando, farsi trascinare in giro non era il suo più grande divertimento.
Si sedettero sulla panchina, uno di fianco all’altro.
Sofia era tesissima, cosa stava succedendo?
<< James..puoi spiegarmi adesso? >> domandò la ragazza, voltandosi verso di lui.
<< Beh…è difficile a dire il vero. >>
<< Cosa è difficile? >>
Nuovamente la colse alla sprovvista, era un vizio il suo, uno dei tanti.
Fatto stava che due secondi prima si erano guardati e due secondi dopo lui la stava baciando.
Per Giove, la stava baciando!
Cosa fai lì impalata? Rispondi.
Non se lo fece ripetere due volte. Ricambiò il bacio del ragazzo, con tenerezza. Non riusciva a capire, non riusciva a pensare, aveva solamente in bocca il suo sapore e una musica incessante che le risuonava nelle orecchie.
Ci mise un po’ a capire che quella musica esisteva davvero e non era solo frutto della sua immaginazione.
Si staccò da lui quasi con forza e si guardò intorno, per cercare l’origine di quel suono.
<< La musica è opera tua? >> domandò aggrottando la fronte.
James rise di gusto, poi si alzò, mettendosi di fronte a lei.
<< E di chi altro altrimenti? >>
Le tese la mano. Lei la prese e si alzò.
<< Doveva essere una sorpresa fatta bene, no? >> disse mentre la portava nel mezzo del giardino.
<< Lo è stata. >> rispose lei con un sorrisetto.
Si fermarono, la prese per i fianchi e si avvicinò a suo orecchio abbassando la testa.
<< Credevo mi avresti schiaffeggiato…>> le sussurrò.
Sofia ridacchiò alzando lo sguardo. << Non solo tu sai sorprendere le persone. >>
<< Hai ragione. >> replicò lui, ricominciando a baciarla.
E la serata continuò così.
Il tempo trascorse veloce, come le note della canzone sulla quale ballavano, stretti l’no all’altra.
Come sarebbe andata a finire? Temeva l’idea di staccarsi da lui e andare di sopra. Temeva che svegliandosi il giorno dopo, sarebbe finito tutto o peggio, si sarebbe resa conto che era solamente frutto della sua immaginazione.
Ma a questo al momento non voleva pensare. Al momento c’erano solamente James e lei e ovviamente, le loro labbra.

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Capitolo 4
*** Un altro bacio. ***


Ecco una delle tante giornate uggiose, tipicamente inglesi.
La pioggia ticchettava copiosamente contro la finestra della sua camera, ma lei non aveva voglia di alzarsi, né di rattristarsi.
La serata precedente era stata a dir poco magnifica e l’unica cosa che voleva fare era fissare con sguardo assente i vetri bagnati e ripensare a quei baci, al sapore di lui dentro la sua bocca.
Aveva sempre sognato quel momento, anche quando era troppo grandicella per avere fantasie amorose sugli attori.
Dopo parecchi minuti, si alzò ed entrò in bagno. Aprì l’acqua calda e dopo aver lasciato cadere in terra i vestiti, si infilò sotto il getto caldo che le colpiva fortemente la schiena.
<< I’m singing in the raaaaain…>> canticchiava allegramente.
Finalmente, dopo essersi assicurata di essere ben pulita, uscì dalla doccia e si ricoprì con il suo caldo accappatoio giallo, così morbido e comodo.
<< Vediamo un po’…>> mormorò aprendo la valigia con i suoi indumenti. Non si era presa la briga di disfarla, per una settimana soltanto!
Prese un paio di pantaloncini in jeans e una maglietta a maniche corte, rossa. Amava il rosso, era il suo colore preferito.
Proprio mentre si legava i capelli in una lunga coda di cavallo, qualcuno bussò alla porta della sua camera.
<< Avanti! >> urlò dal bagno ed affacciò appena la testa fuori.
<< Sofia? Posso? >> domandò James entrando in camera e richiudendosi la porta alle spalle.
<< Oh si, certamente! >> rispose lei sorridendo ed uscendo dal bagno. << Stavo giusto scendendo…avevo bisogno di una doccia. >> lo guardò, poi distolse velocemente lo sguardo, imbarazzata.
Effettivamente non aveva pensato al post-serata. Cosa era stato per lui tutto quello? Forse un semplice bacio.
Ma il vestito, la panchina… possibile che non fossero stati nulla?
Sofia, piantala con i film e datti una mossa.
<< Capisco. >> disse lui sorridendole e si sedette sul bordo del letto. << Trascorso una buona notte? >>
<< Oh si, ho dormito benissimo. Soprattutto grazie al letto che è comodissimo…>> rispose li impacciata e si mise a sedere al suo fianco.
Potevano quasi sfiorarsi.
<< Soprattutto? E per quale altro motivo hai dormito bene? >> domandò lui guardandola in viso, con un piccolo ghigno divertito.
<< Ma non so, ieri è stato conciliante. >>
<< Ah si? >> domandò lui avvicinandosi al suo viso. << Quindi se lo faccio adesso, ti riaddormenti? >>
<< Mmmh, non so, si potrebbe provare… >> mormorò la ragazza e si avvicinò anche lei alle labbra di James.
Erano così invitanti, così appetitose, la invogliavano a collegarle alle sue.
Fu un attimo, erano nuovamente seduti a baciarsi.
Le mani della ragazza perse tra i capelli del ragazzo.
Le dita del ragazzo sfioravano le guance della ragazza.
Erano belli, perfetti, uniti come una ventosa.
Erano qualcosa che nemmeno lei era capace di intendere cosa fosse.
E continuarono. Continuarono, continuarono a lungo.
Solo dopo un tempo immisurabile si staccarono.
<< James, cosa significa tutto questo? >> domandò Sofia, rossa in volto.
<< In che senso cosa significa? Credevo fosse chiaro… >>
<< Forse ma io, preferirei non capire male. >>
<< Beh, io vorrei stare insieme a te. >>
Quasi non riusciva a credere alle sue orecchie. Lui voleva stare con lei.
Lui, lui, lui voleva lei!
<< Ance io vorrei, James.. >> prese le sue mani. << …ma come faccio? In Italia ho il mio lavoro e tutto il resto… >>
<< Possiamo pensarci dopo, no? >> chiese lui lasciandosi prendere le mani. << Dopotutto, sarebbe il primo giorno, no? >> rise e la tirò a se, facendola alzare in piedi.
<< Vero. >>
Sofia poggiò le mani al suo petto. James, era così alto. Possibile che fosse suo?

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Capitolo 5
*** Un cavallo a dondolo. ***


<< Uffa, non riesco! >> disse sbuffando la ragazza, lasciando ricadere il joystick sul cuscino.
James rise e mise in pausa la partita. << Guarda che te la stavi cavando! >>
<< Sì, infatti tu hai mezzo milione di punti e io solo…>> assottigliò lo sguardo per osservare meglio il punteggio sul televisore al plasma (quaranta pollici) su cui stavano giocando <<… solo venti! >>.
Fece il labbrino e si lasciò ricadere con la schiena sulla massa di cucini enormi e morbidosi su cui i due si erano seduti.
Come aveva fatto a farsi convincere ancora non ne aveva idea. Odiava giocare alla playstation.
E’ un’xbox, infatti.
Stava iniziando ad odiare quella voce nella sua testa che si faceva viva nei momenti meno opportuni. Stava forse diventando matta? Scosse la testa e lo osservò. SI era sdraiato a pancia in giù, poggiandosi sui gomiti e la stava guardando con un sorrisetto ben stampato in volto. << Beh per una che non sa giocare…diciamo che è normale. >> disse lui ridacchiando e si abbassò per baciarla delicatamente sulle labbra.
Ormai baciarlo era diventato di uso comune ma ogni volta che ciò accadeva, era un’esplosione di suoni dentro la sua povera testa.
Era lì già da tre giorni, significava che dopo altri tre sarebbe tornata in Italia, a casa sua, a riprendere la vita di tutti i giorni.
Come sarebbe andata a finire? Sarebbe terminato tutto? Avrebbero continuato a sentirsi?
Il separarsi delle loro labbra la riportò alla realtà. << Vuoi qualcosa da mangiare? >> domandò lui gentilmente.
<< Abbiamo mangiato la pizza circa un’ora fa, James.  Non ho fame. >> ridacchiò Sofia rimanendo sdraiata sui cuscini, si stava così comodi.
<< Perfetto… >> mormorò lui guardando altrove.
Il campanello d’allarme risuonò e la ragazza si mise velocemente a sedere. << E’ tutto ok? >>
Lui si voltò a guardarla negli occhi, sorridendo nervosamente << Certamente. >> si avvicinò nuovamente a lei e la baciò, con più forza, più foga.
Quasi non respirava, il cuore pulsava a mille e si diffondeva nella stanza.
BUM BUM BUM BUM.
Le mise una mano sotto la maglietta e le poggiò una mano sulla pancia. Sofia rabbrividì al tocco della sua mano calda.
Continuò a baciarlo, spostandosi sull’attaccatura dell’orecchio sinistro, sul collo e mentre lei assaggiava ogni centimetro della sua pelle, lui esplorava quella di lei, liscia e calda da sotto la maglietta.
In breve gliela sfilò e lei fece altrettanto.
Le venne da sorridere, ma non lo fece. Aveva un fisico esile…forse era questo il difetto dell’essere tanto alto: non riuscirai mai ad avere un fisco forte all’apparenza.
James la spinse sui cuscini, aderendo al suo corpo quasi perfettamente mentre con le mani scendeva lungo i suoi fianchi.
Le sbottonò i pantaloncini di jeans e subito dopo glieli sfilò via.
Lei non ragionava. Probabilmente la sua testa le avrebbe detto di fermarsi, di ragionare ma questa volta non le avrebbe dato spazio per esprimersi. Questa volta decideva il suo stupido cuore.
Non seppe mai dire con precisione quanto tempo trascorse realmente, ma per lei fu una cosa di qualche minuto.
Prima sparirono definitivamente i loro vestiti, in seguito sparì anche il resto.
Erano nudi, inermi. Era la situazione che probabilmente li avrebbe esposti ancor di più.
Lui ricominciò a baciarla, esplorando il suo corpo quando improvvisamente si fermò.
<< Forse avrei dovuto chiedertelo prima ma, te la senti? >>
Sofia rise. << Se non me la fossi sentita, ti avrei fermato molto prima. >>
Lui sorrise, prendendole il viso tra le mani e tornò a baciarla.
 
 
<< Cosa vedi? >> domandò Sofia a James.
Lui assottigliò lo sguardo ed osservò il pezzo di cielo che riuscivano a vedere dalla finestra della stanza. << Mi sembra un cavallo a dondolo. >> disse infine.
<< Un cavallo a dondolo? Ma come lo vedi? >>
<< Guarda. >> James allungò il braccio verso il cielo e unì virtualmente le stelle tra di loro. << Quella è la testa, quell’altra la coda…lo vedi? >>
La ragazza fece una smorfia e scosse la testa, in segno di dissenso.
Lui rise e la strinse ancora più a se, stringendola sotto quella leggera coperta che erano riusciti a recuperare. << Hai la fantasia di un sasso. >>
<< Hei, così mi offendi! >> replicò lei facendo il labbrino.
<< Il tuo scopo nella vita è farmi impazzire, vero? >> chiese mordendole delicatamente il labbro inferiore.
<< Probabile… >> sussurrò la ragazza divertita, scoccandogli un bacio.
<< Sei malefica. >>
<< Tu mi hai scelta. >>
<< E menomale che l’ho fatto prima di qualcun altro. >>
<< Non sono molto richiesta, James…>> mormorò la ragazza dopo un lungo sospiro.
<< Lo sei da me e questo basta. >>

{Non ho voluto violare più di tanto l'intimità di Sofia, a mio avviso non credo sarebbe stata felice che la sua notte d'amore fosse stat resa pubblica :) }

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Capitolo 6
*** Si può considerare come un nuovo inizio? ***


<< James sei un perfetto imbecille. >> sbottò Sofia cercando le mani del ragazzo.
<< Oh ma come siamo gentili! >> rise l’altro, spostandosi il più possibile da lei.
<< Beh se mi togliessi questa benda…forse…>>.
<< Eh no! No no, non se ne parla. La benda resta. >> disse lui deciso.
Sofia sbuffò fortemente. << Io ci ho provato. Almeno mi puoi accennare minimamente dov’è che stiamo andando? >>
Era da più di un’ora che l’aveva fatta salire bendata in auto. Aveva cercato di capire la strada nonostante non vedesse ma l’auto continuava a fare curve, rotatorie…probabilmente l’autista stava facendo una strada così complicata appositamente per sviarla.
<< Mi dispiace ma non posso dirti nulla, ti rovinerei la sorpresa! >>
Sofia ci rinunciò e si lasciò cadere pesantemente contro il sedile posteriore dell’auto.
<< Spero sia una cosa degna di tutto questo o ti riempirò di borsettaie fino a domani…te lo ricorderai finché vivrai. >>
Lui prese la mano della ragazza e la strinse << Ci sono tante cose che ricorderò finché vivrò mia cara, aggiungerò le borsettaie alla lista dei tuoi baci. >>
<< Ti odio. >> mormorò lei mordendosi il labbro.
<< Anche io…e sei fortunata, siamo arrivati. >>
L’automobile si fermò e James aiutò Sofia a scendere, tenendole le mani.
<< Fai attenzione…>> le sussurrò aiutandola nel camminare.
Era difficile camminare senza vedere e con uno spilungone che dirigeva era ancora più complicato.
<< Ora c’è un piccolo gradino, attenta…si ecco. >>
Finalmente si fermarono.
Sofia cercò di analizzare l’ambiente basandosi sui sensi ancora utilizzabili: c’era odore di vernice fresca.  Il vento leggero faceva scrosciare qualcosa come un telo in plastica.
<< Ora ti tolgo la benda, sei pronta? >>
<< Muoviti! >>
James le slegò la benda blu che le aveva legato sugli occhi e una forte luce inizialmente le fece bruciare gli occhi, abituati ormai all’oscurità.
Poi finalmente mise a fuoco l’ambiente.  C’era un lungo bancone rosso, il pavimento invece era di un grigio antracite, colore che amava.
In un angolo, c’erano un separé, un paio di riflettori, uno sgabello. In fondo alla stanza, una porta dipinta anch’essa di rosso.
<< Ti va di entrare? >> chiese il ragazzo, facendo attenzione ad ogni sua singola espressione.
<< Certo, andiamo. >>
Entrarono in quella che si scoprì essere una camera oscura attrezzata fino all’ultimo dettaglio.
<< Altri attrezzi del mestiere devono ancora arrivare, purtroppo in un paio di giorni non ho potuto fare altro. >>
<< Ti sei aperto uno studio di fotografia? >>
<< L’ho comprato da uno che lo stava vendendo e gli ho fatto fare qualche modifica. >>
<< In due giorni. >> puntualizzò lei aggrottando la fronte.
<< Non sai cosa si può fare in due giorni, quando si conoscono le persone giuste. >> disse James strizzando l’occhio.
Sofia percorse per un po’ la stanza, passando la mano sul bancone, poi si voltò di scatto verso il ragazzo. << Non mi avevi detto che ti piace fotografare >>.
<< Infatti, non piace a me >>.
<< E a chi? >>.
<< A te >>.
Disse quelle due parole con semplicità, quasi come fosse una cosa scontata.
Effettivamente lo era, tutti sapevano che lei amava fotografare.
<< Scusa ma non ti seguo…>> mormorò mentre un’idea balenava nella sua testa.
<< Questo studio…non è mio, è tuo >>. Disse James con semplicità.
<< Mio >>. Mormorò lei tornando verso il ragazzo, tenendo lo sguardo basso.
<< James…io domani ripartirò. >> disse Sofia in un sussurro.
<< Lo so >>.
<< E allora cosa significa tutto questo? >> domandò alzando lo sguardo.
<< E’ un modo originale e fino a pochi minuti fa credevo anche carino, per chiederti di restare. >>
<< R-restare? >> domandò strabuzzando gli occhi.
<< Sì Sof, restare. >>
<< Con te? >>
<< A volte mi sembri stupida, ragazza mia. >> disse lui ridendo, anche se sembrava parecchio teso.
<< E con il mio lavoro, come…>>
Le stava veramente chiedendo di rimanere con lei?
<< Qui avrai lavoro assicurato… insomma, io posso portarti molte persone, anche importanti. >>
<< Non stiamo un po’ correndo? >>
<< Sofia…ti conosco da quanto, due anni e mezzo? E allora mi ero già innamorato di te. So bene di non avere una buona nomina come fidanzato, ma questa volta sono sicuro di ciò che faccio. Per questo l’invito, questo negozio, la serata in cui ti ho chiesto di stare insieme.
Sin dal primo momento ho capito quanto tu fossi speciale…già una volta ti ho lasciata andare, ma non voglio accada nuovamente.
Rimani qui con me Sofia…ti prego. >>
La ragazza lo ascoltò con le lacrime agli occhi.
Era disposta a lasciare tutto per andare a vivere con lui?
Si guardò intorno con un sorriso. Se aveva fatto tutto quello, di sicuro non aveva intenzione di prenderla in giro…e poi, se così fosse stato, le sarebbe rimasta la carriera, no?
<< Resto, James. >> disse decisa, osservandolo.
<< Davvero? >>
<< Davvero. >>
<< Sofia tu…mi rendi felice. >>
Si spinse su di lei e la baciò, tenendola stretta a sé, come per dire “e adesso che è vero, non ti lascio più andare via”.

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Capitolo 7
*** Esiste il lieto fine?(Ultimo Capitolo) ***


Una cascata d’acqua rossa come sangue, si riversava su una massa brontolante e ribollente d’acqua del medesimo colore.
Un coniglio giallo correva, correva, correva. Spicca un salto e sta per addentarle il viso quando con uno spasmo violento, Sofia si risvegliò.
Era un sogno, un maledettissimo sogno. Da quanto tempo andava avanti?
Erano già alcuni giorni che continuava a stare male: mal di schiena, spesso mal di testa, nausea…
Era stata così impegnata in quegli ultimi tempi, aveva dormito poco, legava tutto a questo fatto.
Fare un set fotografico ad un ragazzino di dodici anni che si credeva il divo del cinema solo perché recitava in un’insulsa serie televisiva, non era un gioco da ragazzi.
Si mise a sedere sul letto, dando alle spalle al marito che ronfava profondamente.
La brocca sul comodino era vuota.
Maledetto lui! Aveva detto l’avrebbe riempita, lei stava troppo male per muoversi dal letto la sera precedente.
Si alzò a fatica e raggiunse il bagno con passo lento, trascinandosi.
Aveva un aspetto orribile, decisamente orribile. Fortunatamente la maggior parte della giornata era tranquilla..era solo alla sera e specialmente al mattino che la sua vita precipitava.
Si poggiò sul bordo del lavandino e dopo aver regolato l’acqua, se ne gettò una quantità abbondante in viso.
Finalmente andava minimamente meglio, minimamente però. La nausea rimaneva, quella non andava mai via del tutto.
Anzi, adesso che ci pensava, la colpiva nei momenti più improbabili. Mentre guidava, mentre girava per un negozio, mentre lavorava…era impossibile gestire il tutto.
Avrebbe dovuto farsi visitare, suo marito lo diceva da giorni…mannaggia a lei che non gli dava mai retta.
Si sedette sulla tavolozza chiusa del water e si guardò intorno, mettendo bene a fuoco l’ambiente.
Finalmente iniziava a sentirsi meglio.
Improvvisamente le balenò un’idea. Era un’idea stupida, dopotutto, era ancora presto.
Cioè insomma, non che non fosse possibile, anzi, era una cosa molto probabile, ma non credeva potesse accadere così in fretta.
Si alzò di scatto e aprì lo sportellino di fianco al lavabo.
E se poi non è quello e rimani…delusa?
Eh sì, quella dannata voce si faceva viva molto spesso, effettivamente, non l’aveva mai abbandonata.
Chi se ne importava, via il dente via il dolore, le dicevano un tempo.
Prese la scatolina decisa e si voltò.
 
 
 
Parecchi minuti più tardi uscì dal bagno.
I piedi scalzi scivolavano sul parquet laccato che avevano scelto anni prima per pavimentare la loro camera da letto.
Ancora era incredibile. La loro camera da letto.
Suo marito era sdraiato ma sveglio.
Non appena la vide si mise a sedere ai piedi del letto e la guardò preoccupato.
<< Sofia, stai ancora male? >>
<< Sì..>> mormorò la ragazza avvicinandosi a lui.
<< Vieni qua, siediti…>> le prese una mano e la costrinse a sedere sulle sue ginocchia.
<< Non sono moribonda. >>
<< Non voglio vederti schiantata per terra, l’ultima volta è andata così, ricordi? >> le chiese dandole un buffetto sulla guancia.
Sofia lo guardò con gli occhi lucidi, poi disse velocemente: << Ti devo dire una cosa. >> .
Lui si irrigidì, << Dimmi pure. >>
<< Ho capito perché sto male in questi giorni…>>
<< Davvero? Cos’hai? >> chiese lui ansioso.
<< James…avremo un bambino. >>
Il ragazzo strabuzzò gli occhi e la guardò con fare sorpreso. << Stai dicendo sul serio? >>
Sofia si limitò ad annuire.
James l’abbracciò forte. << Sei stata la cosa migliore della mia vita, Sofia. Sei stata prima la mia unica ragazza seria, poi la miglior moglie del mondo e adesso, dopo tanti anni che siamo ancora qui..>> si spostò e prese il viso della ragazza tra le mani << …sarai la mamma più bella del mondo. >>
E la baciò.
Baciò le sue labbra.
Bevve le sue lacrime.
<< Spero sia una femmina. >> le sussurrò a fior di pelle.
<< Perché? >>
<< Perché spero nasca bella come te…>> la baciò ancora.
Sofia si spostò lo stretto necessario per dire << Io spero sia rossa. >>, dopodiché, ricominciò a baciarlo.
 
 
FINE
 
Spero che questa mia breve avventura vi sia piaciuta.
So di scrivere poco ma in quel poco carico tutte le emozioni possibili e immaginabili.
Mi dispiace aver chiuso così presto ma, è stato meglio così.
Conoscendomi, molte persone pensavano che avrei fatto si che lui la tradisse o si lasciassero, ma volevo dare il lieto fine almeno alla mia Sofia..perché nella vita reale dobbiamo sempre scendere a compromessi, ma qui no. Qui era il sogno del mio alter ego..o forse mio stesso?

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Capitolo 8
*** Ringraziamenti. ***


Sono sempre stata una persona poco modesta ma ho sempre riconosciuto il momento giusto per ringraziare.
Eh si, queto è un breve –spero- ringraziamento per tutti voi.
Per tutti quelli che mi hanno consigliata nello scrivere questa Fan Fiction.
Per tutti quelli che mi hanno letta fin dall’inizio.
Per tutti quelli che seppure arrivati dopo, hanno deciso di leggere questa mia piccola impresa personale.
Per tutti quelli che mi hanno fatto i complimenti.
Per tutti quelli che mi hanno convinta a non mollare.
Per tutti quelli che mi hanno dato ottimi consigli su come continuare.
Per tutti i fan della mia pagina, Fred&George ﺕ, che mi riempiono sempre di sorrisi.
Per tutti quelli che mi recensiscono e mi sommergono di complimenti che credo di non meritare.
 
 
Devo solamente ringraziarvi. Grazie a tutti ragazzi. Questa è stata la mia prima esperienza seria qui su efp, spero di non deludervi mai.
 
Un bacio, vostra Shappy.

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