The Whisper of Love

di fraKHc
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Tu non hai mai capito. Non ti sei ma reso conto di quello che provavo. Anzi. Forse non te n'è mai importato più di tanto.
Però io soffrivo. Stavo così male e tu non eri mai li vicino a me, a capire il mio dolore, a consolare il mio cuore.

"Cosa stai facendo?"
una voce, la SUA voce mi sorprese alle spalle. Ero talmente sovrappensiero che non mi ero neanche accorto del suo arrivo.

"Tutto bene?" mi chiese con quel suo tono dolce, capace con due semplici parole di far saltare un battito al mio cuore per la felicità ma anche, allo stesso tempo di farmi sprofondare ancora di più nella sofferenza, nel pozzo di dolore che avevo ormai al posto del cuore.
Mi girai lentamente verso di lui stampandomi in faccia quel sorriso che era ormai diventato il muro con cui difendevo a spada tratta quel poco di raziocinio che ancora possedevo, dall'iconsapevole potere che aveva su di me la sua sola presenza.
Lo vidi e il mio cuore perse un altro battito.

"Tutto a posto" risposi "stavo solo pensando all'enorme mole di lavoro che ci aspetta oggi" continuai, riflettendo effettivamente sul fatto che oggi avremmo dovuto lavorare un sacco.

"Tanto tu non hai problemi: balli molto bene e canti ancora meglio, mentre io me la cavo e basta"
Nel dire questo abbassasti lo sguardo e in faccia ti apparve un'espressione da cucciolo maltrattato che incrinò il mio proposito, maturato negli ultimi mesi, di non saltarti addosso ogni volta che rimanevamo soli io e te. Mi avvicinai. Tu non te ne accorgesti visto che tenevi ancora gli occhi bassi; non notasti le mie braccia che si allungavano per stringerti al mio petto, né ti rendesti conto dell'espressione di desiderio e amore che si era dipinta sul mio viso.

Mi fermai all'improvviso e mi resi conto di quello che stavo per fare in preda alla stupidità. Non volevo fermarmi, non potevo fermarmi, dovevo almeno toccarti, farti sapere. Tu DOVEVI capire. Mi fermai in preda ad un pensiero che mi aveva tormentato a lungo in questi mesi e che mi aveva sempre fermato dal raccontarti tutto, dal farti sapere che nella mia vita non avrebbe mai potuto esserci nessun'altro a parte te. Non volevo perderti. Se non ti avessi detto nulla avremmo continuato a mantenere il nostro equilibrio, continuato ad essere amici e anche sapendo la sofferenza che avrei affrontato ogni giorno sarebbe stato sicuramente meglio del vedere la tua faccia sconvolta se ti avessi detto tutto, se avessi smesso di fingere. Sapevo come avresti reagito : mi avresti allontanato da te, in preda al disgusto e io non avrei mai, mai più potuto rimanerti accanto.

Alla fine ti posai una mano sulla spalla " Ma smettila! Si può sapere cosa stai dicendo??? Non c'è né un migliore né un peggiore tra di noi!E ora basta con questi discorsi e andiamo a raggiungere gli altri ok?" ti dissi con un'aria di rimprovero accompagnata da un sorriso a trentadue denti.

Il tuo viso si illuminò, mi sorrisi e annuisti senza dire niente, incamminandoti prima di me e lasciandomi indietro, a guardare la tua schiena alla quale avrei voluto aggrapparmi in momenti come questo.

Min...

Un'altra giornata era finalmente finita. Mi stiracchiai le braccia e le gambe indolenzite dalle troppe prove di oggi, e mi misi in bocca una caramella per alleviare un po' il dolore alle mie corde vocali ormai ridotte in tanti piccoli frammenti.
Avevo pronta la mia scaletta per la serata :andarmene via, arrivare al dormitorio, farmi una doccia, mangiare qualcosa e infilarmi nel letto a dormire della grossa. No. Ho dimenticato una cosa. Dovevo giocare a StarCraft. Assolutamente. Non mi importava essere un po' più stanco il giorno dopo.

Pregustando il programma della serata mi incamminai da solo verso il dormitorio. Sapevo che lo avrei rivisto in camera ma per il tempo che avrei impiegato a tornare a casa non volevo pensare a niente, assolutamente a nulla. Pensai di ordinare una pizza perché era da tanto che non la mangiavo, anche se da quando Ryeowook-hyung,Eunhyuk-hyung e gli altri erano andati in vacanza a Venezia ed erano tornati dicendo, tra le altre cose, quanto fosse buona la pizza in Italia, avevo una voglia matta di prendere il primo aereo disponibile e imbarcarmici senza pensarci due volte.

Preso dai miei progetti destinati a non realizzarsi arrivai al dormitorio senza neanche accorgermene. Presi l'ascensore e arrivai alla porta. Non avevo idee su quale pizza ordinare ma soprattutto volevo avere compagnia. La pizza va mangiata assolutamente con qualcuno! Avevo già in mente il mio qualcuno anche se sapevo, visto cosa era successo la mattina, che non sarebbe stato molto prudente chiederlo proprio a LUI. Mi incamminai verso la nostra camera pensando che magari avrei potuto chiedere a Yesung-hyung di farmi compagnia con la pizza che però non avevo ancora ordinato. Mentre mi avvicinavo alla porta sentii una voce provenire dall'interno della stanza. Era Min che parlava. Al telefono suppongo. Aveva una voce carica di tristezza. Non l'avevo mai sentito così. Aprii la porta lentamente e silenziosamente per sentire meglio e lo vidi. Era vicino alla finestra, con il viso illuminato dalla luce della Luna appena spuntata. Dio quanto era bello. Il mio sguardo si concentrò sul profilo del suo viso, sulla linea del suo naso perfetto fino ad arrivare alla sua bocca. Aveva una bocca splendida. Quanto avrei voluto poter assaggiare quelle labbra sempre leggermente imbronciate, quanto sfiorargliele anche solo con la punta delle mie dita. Aveva le spalle incurvate come se un peso enorme le schiacciasse, peso che non avrei esitato a caricarmi sulle spalle io stesso pur di alleviare quell'espressione di sofferenza che gli vedevo stampata in faccia. Mi risvegliai dalle mie fantasie.

"...No no stai tranquilla, andrà tutto bene" disse con quella sua voce carica di preoccupazione.

Ebbi un tuffo al cuore. Stava parlando con una ragazza? Non l'avevo mai sentito parlare di nessuna ragazza nonostante fossimo compagni di stanza da moltissimo tempo ormai. Cosa stava succedendo?

"Non essere così ansiosa! Ti ho promesso che appena avrei potuto sarei venuto a trovarti!" disse mentre un sorriso gli si disegnava sul volto "Anche tu mi manchi Chun Hee, non sai quanto!"

A quelle parole le ginocchia mi cedettero. Caddi per terra con un gran tonfo facendomi sicuramente sentire da lui anche se era così impegnato nella sua chiamata. Il mio cervello era vuoto. Non riuscivo a pensare a nulla se non al fatto che lui avesse una ragazza. Com'era potuta accadere una cosa simile? Perché io non ne sapevo nulla? Il mondo aveva iniziato a girare e non mi accorsi che era uscito dalla stanza, sicuramente per vedere qual'era stata la fonte del rumore.

"Kyu!" urlò quando mi vide per terra, incapace di alzarmi e con lo sguardo perso nel vuoto.

"Kyu cosa succede? Sei caduto? Ti sei fatto male? Aspetta fammi controllare!" si avvicinò, afferrò il mio braccio destro, se lo mise intorno al collo e mi sollevò. Non mi accorsi della fatica che faceva. Non pensai alla chiamata. Non pensai alla ragazza misteriosa. No. In quel momento l'unica cosa che davvero importava era il mio braccio a contatto con il suo collo, la sua mano che teneva la mia e l'altra che mi cingeva il fianco per tenermi in piedi.
Nient'altro aveva importanza se non quel contatto che in quel momento cancellava tutte le mie sofferenze. Si avevo fatto bene a sopportare in quei mesi, anche solo per questo falso semi-abbraccio. Avrei sofferto anche dieci volte tanto pur di avere la certezza che un giorno, di nuovo mi avrebbe stretto cosi.

All'improvviso le sue braccia mi lasciarono e io mi ritrovai sdraiato sul letto, senza il suo calore a rendermi felice, completo. Mi sentivo svuotato.

"Kyu adesso sdraiati, vado a prendere del ghiaccio da metterti deve ti fa male" disse incamminandosi verso la cucina.

Come se il ghiaccio potesse dare sollievo al mio cuore in frantumi.
Non avevo mai incamerato l'idea che potesse avere una ragazza. Non mi era neanche balenata in testa un'eventualità del genere; eppure, ora che avevo davanti l'evidenza, mi diedi dello stupido. Stupido per non averci pensato, stupido per non aver provato a cancellare i miei sentimenti con più decisione, stupido per aver continuato a coltivare la speranza che un giorno tu mi avresti ricambiato. Non riuscivo a capire il perché della mia sofferenza. Perché mi ero innamorato di te? Se avessi capito quello che sentivo mi avresti fermato prima, mi avresti impedito di ridurmi in questo stato, mi avresti evitato questa sofferenza struggente che mi impediva di respirare.

"Ecco il ghiaccio!" La sua voce, le sue parole, mi fecero sprofondare ancora di più nel dolore che avevo gli avevo nascosto in questi mesi.
"Vattene!!" urlai sfogando una minima parte della mia rabbia in quell'urlo liberatorio.
"Ma Kyu che ti succede? Dai stai tranquillo con un po' di ghiaccio e una buona notte di riposo il dolore passerà!" mi disse con quella voce che amavo.
"Vattene!" ripetei con più veemenza "Tu non sai nulla del mio dolore, non sai come mi sento, né quello che provo! Non sai niente di niente! Adesso lasciami in pace!"

Dovevo averlo lasciato perplesso con questo sfogo, visto e considerato che era convinto mi facesse male da qualche parte, tipo a una gamba; ma a quanto pareva lo avevo scioccato talmente tanto che posò la borsa del ghiaccio accanto al letto e uscì chiudendosi la porta alle spalle.

Mi rigirai nel letto e aspettai che il sonno mi prendesse e che il dolore, la sofferenza e l'amore si riversassero tutti insieme nei miei incubi.

Questa è stata la mia prima fanfiction xD spero possa piacere tanto quanto a me è piaciuto scriverla *o*

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


Mi svegliò la luce. Dalla finestra entravano dei gentili raggi di sole che arrivavano direttamente sul mio cuscino riscaldando il mio viso stanco e sporco di sale, asciugando le lacrime che avevano continuato a sgorgare nonostante dormissi. Mi alzai lentamente ancora intontito mentre la consapevolezza acquisita la sera precedente mi colpiva come una lama affilata mozzandomi il respiro.
Mi catapultai in bagno chiudendo la porta a chiave per evitare di farmi vedere in quello stato.
Mi osservai allo specchio.
Ero uno straccio.
Gli occhi gonfi e ancora rossi, i capelli scomposti e il sale delle lacrime sulle mie guance.
Mi lavai la faccia con energia e mi buttai sotto la doccia.
Il getto di acqua calda sulla mia schiena rilassò i miei muscoli contratti dalla tensione e mi snebbiò un po' la mente.
Sentii bussare alla porta e sapevo chi c'era dietro.

"Ti senti meglio rispetto a ieri?" mi chiese

"Si" risposi laconico

"Ah bene sono contento; vado a preparare la colazione, vieni quando hai finito" concluse e sentii i suoi passi allontanarsi dalla porta mentre si dirigeva verso la cucina.

Era bastato che mi rivolgesse la parola perché l'effetto rilassante della doccia sparisse e la mia mente tornasse all'unica cosa che in quel momento mi importava : Chun Hee. Chi era? Come si erano conosciuti? Perché Min non gliene aveva mai parlato?
Uscii dalla doccia, mi misi dei vestiti puliti dopo essermi asciugato e mi avviai verso il profumo che proveniva dalla cucina, imprimendo sulla mia faccia un bel sorriso.

"Allora cosa c'è di buono per colazione?" esordii entrando.

"Uova, toast, marmellata, miele e da bere puoi scegliere tra latte, the oppure succo" mi rispose sorridendo teneramente

"Penso che prenderò succo e toast con marmellata. Come mai questa colazione all'occidentale?" chiesi curioso

"Avevo voglia di cambiare rispetto al solito quindi ho optato per una colazione all'inglese."

Silenzio.

"Non ho fatto il bacon perché so che non ti piace la pancetta" aggiunse voltandosi a controllare le sue uova.

"Wow grazie Min non pensavo te ne ricordassi" gli dissi sinceramente stupito.

Si girò e si avvicinò al tavolo con il suo piatto in mano. Mi guardò in modo strano quasi offeso ma non disse nulla.

Gli dovevo una spiegazione ma non riuscivo a parlare. Non sapevo da dove cominciare ne come quindi me ne rimasi in silenzio a rimuginare.

"Per quello che è successo ieri sera..."

Alzai di scatto la testa stupito che avesse iniziato a parlare lui, che non aveva nessuna colpa di quanto era accaduto.

"Ecco appunto volevo parlartene anche io" lo interruppi "scusami per come ho reagito, non ce l'avevo con te ma ieri è stata molto pesante come giornata e ho sfogato su di te i miei nervi. La caduta e il male alla gamba non mi hanno aiutato ad essere più gentile. A proposito grazie per il ghiaccio! Mi ha aiutato un sacco! Avevi ragione tu: con un po' di ghiaccio e una notte di buon sonno mi è passato tutto" snocciolai in fretta e furia guardando un punto imprecisato sopra i suoi occhi.

La mia gamba stava benissimo ma speravo che la storia rendesse più credibile la bugia.

"Aaaaaaaaaaaah meno male" sospirò lui "Pensavo che ti facesse ancora male ed ero un po' preoccupato"

Mi guardò continuando a sorridere.

Mi sciolsi.
"No tranquillo tutto a posto, non darti pensiero" dissi con una voce carica di dolcezza e amore.
Amore che tu non avresti mai capito.

Quel giorno avevamo una pausa, una delle rare pause da riprese, programmi, interviste e volevo godermela appieno.

Stavo giusto pensando a come occupare giornata e mente quando mi raggiunse vestito e camuffato di tutto punto e mi disse:
"Io esco."
Tum - tum a quel paese il mio proposito di occupare la mente. Adesso si che sarebbe stata occupata, ma da qualcosa di malsano per la mia salute mentale.
"Tornerò nel pomeriggio ma sul tardi; hai bisogno che ti prenda qualcosa mentre sono in giro?"
"No tranquillo non ho bisogno di nulla" risposi mentre gli ingranaggi del mio cervello impazzivano e sfornavano risultati sul possibile programma del suo pomeriggio. Ero davvero senza speranza.

"Con chi esci?" buttai li simulando scarso interesse.
"Nessuno" rispose troppo velocemente. Beccato. I miei ingranaggi andarono letteralmente in tilt.
"Vado a farmi semplicemente un giro. A vedere posti che non siano la SMEnt o il dormitorio" aggiunse subito dopo.

"Ah divertiti allora e mi raccomando non farti riconoscere" gli risposi ghignando. Era noto che nonostante si camuffasse sempre quando usciva si ritrovava continuamente circondato da una folla di fan urlanti.
Mi guardò con faccia risentita e si incamminò verso la porta sbuffando. Eccoci di nuovo qui. Io che guardo la sua schiena mentre si allontana da me.

Bum! Aveva chiuso la porta.

Perché usciva?
Con chi usciva?
Perché non mi aveva risposto?
Nonostante tutto non eravamo ancora amici?
Pensai di seguirlo per vedere cosa avrebbe fatto ma non mi alzai nemmeno dal divano. Che razza di persona ero?
Aveva tutto il diritto di uscire e frequentare chi voleva senza che io mi intromettessi nella sua vita.
Volevo che fosse felice e se non poteva esserlo con me avrei accettato chiunque potesse renderlo felice.

Mi ritrovai completamente bagnato senza sapere come sentendo una risata demoniaca alle mie spalle.

Appena riuscii a rimettere in moto il cervello misi a fuoco la scena.
La voce proveniva Yesung - hyung che era letteralmente piegato in terra dal ridere. Non la finiva più.

Sentii dei passi alle mie spalle e mi alzai di scatto per evitare un'altra doccia ma vidi arrivare Shindong-hyung portando un asciugamano per me, con una faccia a metà tra il divertito e il rassegnato.
Heechul aveva iniziato con questi scherzi e figurati se non lo imitavano. Pure Shindong che era stato vittima dello stesso scherzo prima ancora di Donghae si era messo a dargli corda.

Presi l'asciugamano e me lo passai sui capelli; andai in camera a cercare dei vestiti asciutti con cui cambiarmi.
Tornai nell'altra stanza con i capelli che ancora gocciolavano.

Entrai e mi sedetti ben lontano dal divano, guardandoli con aria truce.
Yesung aveva finalmente smesso di ridere e si era messo a sedere sul pavimento a gambe incrociate con un'espressione compiaciuta dipinta in faccia.

"Allora cosa ci fate qui?" chiesi guardando il muro.

"Oggi è giorno di riposo e noi siamo venuti a salvarti da te stesso e dai tuoi giochini al computer" rispose immediatamente Yesung.
"Volevamo passare la giornata fuori ma sembra che tu non abbia molta voglia di uscire..." aggiunse lasciando la frase in sospeso "...preferisci rimanere qui, magari a guardare un cartone della Disney...?"

Intuii dove voleva andare a parare ma non riuscii a fermarlo.

"Shindong lo sai" iniziò tutto contento "che il nostro piccolo Kyu adora i cartoni della Disney soprattutto quelli di Topolino o meglio..." continuò con un ghigno "potrei dire che è letteralmente innamorato di Minnie!" concluse guardandomi con un sorriso malizioso e perfido.

Se gli sguardi potessero uccidere adesso Yesung sarebbe a terra morto stecchito.
L'unica persona che sapeva tutto di me, della mia situazione e del mio dolore era li che se la rideva della grossa alle mie spalle.
Lo odio.

Shindong non capì e si mise seriamente a blaterare sulla Disney.
"Allora che ne dici di uscire...?" ritornò all'attacco il mio demonietto personale

Non avevo molta voglia di uscire, soprattutto uscire e rimanere per tutto il giorno tra le grinfie di quell'aguzzino che certamente non si sarebbe risparmiato.
Già la giornata era iniziata male e non volevo peggiorarla ulteriormente.
D'altra parte che senso aveva rimanere solo in casa tutto il giorno a fantasticare su cose impossibili, su cosa realmente avrei voluto fare e a tentare di immaginare dove poteva essere in quel momento...?

Dovevo distrarmi.

"Perfetto, usciamo" dissi ad uno stupefatto Yesung mentre risvegliavo Shindong dalle sue fantasie sulla Disney.

Avevo fatto bene a uscire. Per tutto il pomeriggio la mia mente fu distratta, occupata, impegnata a divertirsi senza avere il tempo di pensare ad altro. Mangiammo sulle panchine del parco come fossimo ragazzi normali, provando ad assaporare la vita di tutti i giorni delle persone normali che noi potevamo solo osservare come spettatori.

Ci avviammo verso il dormitorio che era quasi il tramonto.

Ci eravamo fermati a bere lungo la strada per festeggiare quella giornata libera da tutto e tutti.
Avevo smesso di bere molto prima di essere ubriaco ma abbastanza tardi da essere brillo; provavo una sensazione di pace assoluta e sentivo un piacevole calore diffondersi per tutto il mio corpo. Che sensazione meravigliosa!
Yesung non reggeva l'alcool quindi l'avevo fermato prima che fosse troppo tardi mentre Shingdong l'avevamo perso dopo il primo bicchiere.
Fummo costretti a caricarcelo sulle spalle, io un braccio Yesung l'altro, mentre arrancavamo sulla via di casa.
Finalmente arrivammo in vista del portone. Un miraggio. Scaricammo quel peso morto che era Shindong su una panchina e tentammo di rimettere insieme i nostri poveri muscoli, che avevano dichiarato sciopero dopo i primi cinque metri.

Nel mentre dell'operazione sentii dei singhiozzi. Pensavo di essermelo immaginato, dopotutto il sonno gioca brutti scherzi.
I singhiozzi però ripresero, più forti di prima; mi girai verso Yesung, anche lui li aveva sentiti.

La voce proveniva da dietro un angolo del palazzo, sulla strada per andare al market.
Ci avvicinammo con faccia preoccupata per vedere chi fosse e se avesse bisogno di aiuto: dopo tutto era sera inoltrata.

Girammo l'angolo.

Il mio cervello si disconnesse e il mio cuore abbandonò il mio corpo per sempre.

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


allora prima di postare il terzo capitolo volevo ringraziare tutte le persone che hanno letto e lasciato una recensione *o* siete state carinissime grazie mille a tutte!!! 8D detto questo...TA-DAN! il terzo capitolo xD spero vi piaccia!!!


Non riesco ad immaginare la faccia che potevo avere in quel momento ma sicuramente non deve essere stato un bello spettacolo. Non posso neanche descrivere le sensazioni che provai in quel momento e che sicuramente erano ben visibili sul mio volto assente.

Dolore.
Tristezza.
Rabbia.
Rassegnazione.

Non riuscivo a credere a quel che vedevo. Non volevo crederci. In fondo chi mi diceva che non fosse un brutto sogno?

C'era una ragazza abbracciata ad un ragazzo di spalle. Avevo visto quella schiena così tante volte che non ebbi dubbi su chi fosse. Lei piangeva disperatamente cercando rifugio nell'incavo della sua spalla, aggrappandovicisi con gesti convulsi mentre LUI tentava di calmarla

"Su non piangere, stai tranquilla, sono sicuro che andrà tutto bene..."

La stava consolando.
La stava consolando così dolcemente.

Un rantolo involontario mi uscì dalla bocca. Non volevo farmi sentire. Non volevo che ci vedessero.

Sussultarono e si guardarono entrambi intorno, cercando la fonte del rumore.
Quando ci vide, la ragazza si staccò da lui con uno scatto, abbassando in fretta lo sguardo, evitando i nostri.
Abbassai lo sguardo anche io. Non volevo guardarlo. Non volevo leggere nei suoi occhi quella verità che in fondo conoscevo già. Volevo mantenere un po' di lucidità per evitare di crollare li, in quel momento e davanti a lui.

Sapevo che mi stava guardando.

"Ti chiamo un taxi" disse rivolto allontanandosi un po' con il telefono all'orecchio.

Saperlo un po' più lontano da me mi diede la forza di alzare lo sguardo e osservarLA bene.
Volevo vedere chi era la ragazza che era riuscita ad ottenere quel cuore e quell'amore che avevo sempre desiderato fossero miei e soltanto miei. Volevo capire. Volevo auto-infliggermi il colpo di grazia.

La guardai.

Teneva lo sguardo basso anche se si vedeva benissimo che era molto carina. Era magra e aveva dei capelli morbidi che le incorniciavano il viso fino a sfiorarle le spalle.
In una parola: adorabile. Adorabile come lui.
Erano come pezzi di puzzle perfettamente combacianti.

Sentii un macchina fermarsi lontano, alle mie spalle.

Abbassai di nuovo lo sguardo. Non ce la facevo a guardare. Non ne avevo la forza.

"Vieni ti accompagno" lo sentii dirle.

Gli rispose con un flebile "Si" e dalla poca visuale che avevo vidi l'unica cosa che non avrei voluto vedere.

Le aveva afferrato saldamente la mano mentre si incamminava verso quello che doveva essere il taxi.
Seguii le loro mani intrecciate con lo sguardo, finché potei ma non mi girai.
Non volevo rivederli abbracciati mentre si salutavano o peggio vederli scambiarsi un bacio carico di dolcezza. No.

La macchina partì e io sentii dei passi alle mie spalle. Sapevo che mi stava osservando.

"Allora Sungmin, ci siamo trovati la ragazza?" chiese con finta allegria Yesung ben sapendo quanto tutto ciò fosse insopportabile per me.

Non rispose e quel silenzio valse per me più di mille parole.
Trovai la forza di girarmi e senza guardarlo mi misi a correre.

Alle mie spalle una voce urlò "KYUUUUUU!" ma non mi girai.
Dovevo scappare.
Corsi e corsi finché le gambe non mi ressero più e fui costretto a fermarmi, col fiatone che mi mozzava il respiro.
Stavo per riprendermi quando una mano afferrò il mio polso.

Mi girai e lo vidi piegato in due, ansimante, mentre cercava di riprendere fiato.

"Si...può...sapere...cosa...ti...è...preso...?" riuscì a dire nonostante non respirasse più.

"Avevo voglia di correre, hyung" sentii uscire dalle mie labbra prima ancora che il mio cervello elaborasse.

Perfetto. Adesso si che mi avrebbe creduto.

Ero totalmente concentrato sul calore della sua mano che stringeva il mio polso facendomi quasi male, anche se quel dolore era niente in confronto alla gioia che provai nel vederlo li.

Ma...

In fondo che gli importava di cosa avevo? Lui era felice e io non avevo diritto di distruggere quella felicità che non io ma qualcun'altro gli aveva dato. Non potevo sopportare che mi chiedesse come stavo. No questo no.

"Non raccontarmi cazzate d'accordo? Voglio sapere cos'hai chiaro?"

"Nulla, hyung"

Mi strattonò senza lasciare la presa sul mio polso "Mi dici cos'hai??!!? Sei diventato silenzioso, scostante. Onestamente non so più come comportarmi...Non riesco più a capirti. Ma soprattutto da quando mi chiami 'hyung'?" urlò.

Aaaaah lui non mi capiva? Lui voleva sapere che cos'avevo?

"Non hai mai capito nulla di me e non hai mai cercato di capire. Tu non sai nulla!! Non sai niente di me, niente di quello che provo, niente dei miei sentimenti!" gli sputai contro con rabbia mista a dolore.

Alzai lo sguardo e mi ritrovai a fissarlo negli occhi, i nostri nasi a pochi centimetri di distanza.
Non continuai. Ero catturato dal suo sguardo, non sarei riuscito a staccarmi neanche se lo avessi voluto.

Il mio cervello non lavorava più. Volevo una cosa sola e me la presi.

Premetti le mie labbra sulle sue dopo averlo desiderato per troppo tempo.
Non posso descrivere. Nulla a che fare con le mie fantasie e nemmeno con i miei sogni.
Era perfetto. Le sue labbra erano morbide, calde, con un sapore inebriante.
Una lacrima scappò dai miei occhi.
Mi staccai. Troppo presto per i miei desideri, troppo tardi per tornare indietro.

Non lo guardai perché sapevo che sul suo volto avrei letto il disgusto e l'orrore che provava per me.
Non volevo fargli vedere le mie lacrime.
Mi liberai dalla sua presa e scappai.
Scappai dalla persona che più avrei voluto avere vicino. Scappai e non mi voltai.

Non so come feci a ritornare a casa ma ci riuscii. Ero sconvolto da quello che avevo fatto: dopo mesi di silenzio e dolore avevo liberato tutti i miei sentimenti dalle gabbie che io stesso avevo costruito per trattenerli.
Mi fermai davanti al portone e vidi che c'era qualcuno appoggiato al muro.

Yesung era lì. Mi stava guardando tranquillamente aspettando che dicessi qualcosa.

Rimasi in silenzio. Si staccò dal muro, mi venne incontro e mi abbracciò.
Lui, il mio demonio personale era li che mi stringeva e consolava, in silenzio.
Lo abbracciai anche io, lasciando che le mie lacrime gli inzuppassero i vestiti.
Avevo bisogno di sfogarmi e di qualcuno che mi consolasse.

Mi accarezzò la testa sussurrandomi "Su su, calmati" all'orecchio.
Ma i miei singhiozzi non si calmavano. Tutti i miei sentimenti avevano scelto di liberarsi in quel modo e io non potevo nulla contro la loro forza inarrestabile.

Sentii la mano di Yesung afferrare la mia e trascinarmi dolcemente verso la porta e poi dentro l'ascensore. Il pianto non si fermò, anzi mi sembrò aumentasse. Faceva così male che cercai io stesso le braccia del mio hyung per ottenere un po' do conforto. Lui mi fece spazio sul su petto accettando tutta la sofferenza che gli stavo riversando addosso.

Non mi rendevo conto di niente e non mi accorsi di essere arrivato in una stanza che non era la mia e che non conoscevo.

Non avevo smesso di stringere Yesung perché sapevo che se l'avessi fatto sarei sprofondato in un baratro senza via d'uscita. Tentai di riprendermi, inutilmente. Le lacrime non la smettevano di venir fuori.

Alzai lo sguardo e dall'incavo della spalla vidi il profilo perfetto della sua mascella, la pelle candida in contrasto con il nero dei suoi capelli

"Hyung..." mormorai e subito girò il suo sguardo verso di me.

Era davvero bello.

Non so come accadde ma d'un tratto le sue mani furono attorno al mio collo e le sue labbra sulle mie.
Automaticamente le mie mani lo afferrarono avvicinandolo di più mentre dischiudevo le labbra ansiose di ricevere baci più profondi; la sua lingua sfiorò le mie labbra, assaporandole dolcemente.
Non volevo la dolcezza in quel momento.

Piangevo ancora e anche se sapevo che questo avrebbe aumentato la mia sofferenza non volevo fermarmi.
Lo strinsi di più a me e gli aprii le labbra con forza. Le nostre lingue si incontrarono dapprima con un po' di incertezza poi sempre più decise, vogliose, profonde.

La mia maglia era sparita e mentre lo liberavo dalla sua camicia mi ritrovai sdraiato sul letto, schiacciato dal peso del suo corpo sul mio. Era una sensazione meravigliosa.

Si staccò per la prima volta dalla mia bocca spostandosi sul collo slacciandomi i pantaloni con gesti sicuri e impazienti.
Sparirono sia i miei che i suoi, ci ritrovammo in boxer, il caldo dei nostri corpi che sembrava mandare a fuoco la stanza.
Sentii le sue mani scendere verso il basso, tracciando il profilo dei miei fianchi fino ad incontrare l'elastico dei boxer; si fermò un attimo prima di varcare quel confine invisibile con la mano.

Non so cosa accadde ma avvertii che quello che stava succedendo era profondamente sbagliato, che non doveva accadere.

Mi allontanai di scatto, vigile guardando Yesung con aria spaventata e soprattutto intimorita.
Lui mi sorrise e quel sorriso mi lasciò scioccato. Perché sorrideva nonostante l'avessi fermato, nonostante gli avessi impedito di andare avanti quando anche a me sembrava di desiderarlo?

"Hyung, io..." iniziai senza sapere come andare avanti

"Shhh!" mi interruppe posando un dito sulle mie labbra "Lo so cosa stai pensando" continuò "e in effetti sono stupito che tu ti sia lasciato andare fino a questo punto, mi aspettavo di essere fermato molto prima!" esclamò quasi ridendo.

Non meritava di essere trattato in quel modo e io non meritavo un amico così.
Non resistetti. Mi avvicina e lo abbracciai stringendolo forte singhiozzando "Perdonami..." anche se io stesso non sapevo a chi stavo rivolgendo quella parola.

"Rimani qui stanotte" arrivò la sua voce dal mio petto "dormiamo insieme. Non penso tu abbia né la forza né la voglia di tornare nella tua stanza" concluse.

Annuii anche se lui non poteva vedermi.
Avvertii le sue braccia stringermi i fianchi e appoggiarmi delicatamente sul letto sfatto.
Lì con le sue braccia intorno a me finalmente mi addormentai.

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


eccomi!!! sono tornata a rompervi le scatole con questa FF xD *si nasconde*
allora diciamo che sono un pochino in ritardo ma spero mi perdoniate ^^ detto questo vorrei ringraziare tutti i recensori e le persone che hanno messo questa storia tra i seguiti/ricordati davvero non mi aspettavo tutta questa attenzione u_u
grazie mille *inchino profondo*
detto questo spero vi piaccia il quarto capitolo :3


Mi svegliai il mattino dopo al suono della musica che proveniva dall'altra stanza, probabilmente dalla cucina.
Mi resi subito conto che il letto era vuoto a parte me, ma non me ne curai; mi alzai stiracchiandomi e sbadigliando cercando di riordinare le idee straordinariamente confuse che avevo in testa.

Il ricordo della serata e della notte appena trascorsa furono un pugno allo stomaco che mi fece vergognare di me stesso.
Come avevo potuto baciare Min? Come avevo potuto baciare Yesung e non solo? Cosa mi era preso?
Con queste domande che mi frullavano in testa mi avviai verso la stanza da cui proveniva la musica.
Entrai e vidi il mio caro hyung che preparava la colazione vestito di tutto punto cantando sulle note di It's You, colonna perfetta per quella mattina.

"Buongiorno! Allora tutto bene? Ti va di fare colazione?" mi chiese sorridendomi appena si accorse della mia entrata.

"Si hyung tutto a posto! Grazie mille!" risposi pieno di gratitudine nei suoi confronti.

"Allora facciamo colazione, ci prepariamo e andiamo in agenzia ok?"

"Certo hyung facciamo colazione e andiamo!" risposi con un entusiasmo che non mi apparteneva, cercando di non pensare a chi avrei rivisto al lavoro.

"Magari è anche il caso che tu ti metta addosso qualcosa" disse con un sorriso strano, tra il malizioso e il divertito.

Guardai stupito prima la sua faccia poi me stesso e mi resi conto solo in quel momento che avevo indosso nient'altro che i boxer.

***

 

Dopo colazione ci preparammo. Mi feci imprestare dei vestiti da Yesung perché non potevo rimettermi i vestiti del giorno prima, avrebbe attirato un po' d'attenzione.
Non che il fatto di farseli imprestare avrebbe migliorato la situazione.

Arrivammo insieme e pure puntuali, anche se gli altri erano già tutti arrivati; salutai tutti con un sorriso evitando accuratamente il suo sguardo che sapevo stava mandando a fuoco l'invisibile bersaglio che avevo appena scoperto avere sulla schiena.

Lavorammo duramente per tutto il giorno e alla fine sembravamo tutti, senza eccezioni, degli zombie in cattiva salute.

Mi avviai da solo verso il dormitorio perché Yesung aveva un paio di commissioni da fare. Durante il tragitto lasciai vagare liberamente i pensieri che affollavano il mio povero cervello.
Era tutto mischiato: stanchezza, affanno, dolore, insicurezza,...amore.
Un cocktail che sarebbe diventato micidiale se non avesse saputo contenere le dosi con cui facevo uscire il tutto.

In effetti dovevo pensare: come comportarsi? Per oggi se me l'ero cavata ma come fare per i giorni a venire? Se avessi incominciato ad evitare Sungmin gli altri si sarebbero insospettiti visto che di solito eravamo inseparabili. Avrebbero iniziato a fare domande, a sospettare e io non avrei saputo come comportarmi.

In preda a questo alambiccamento di pensieri non mi resi conto di dove stessi andando e quando riemersi dalle profondità del mio cervello mi ritrovai davanti alla porta di una camera a me ben nota.
La camera di Sungmin.
La loro camera.

Una miriade di pensieri e sensazioni mi affollò la testa. Doveva andarmene.
Lui non c'era ancora quindi avevo ancora qualche speranza.
Fu complicato mettere in moto le gambe che non avevano nessunissima intenzione di sbloccarsi.
Mi voltai faticosamente e...me lo ritrovai davanti.

Lo guardai e solo in quell'istante mi resi conto di quanto mi fosse mancato il suo viso, anche se era trascorso appena un giorno dall'ultima volte che me l'ero trovato davanti.
Mi stava osservando con uno sguardo strano, un misto di tenerezza e rimprovero.
Non riuscii a capire il motivo di quell'espressione.
Non dissi nulla e avvertii come se una barriera invisibile si fosse creata tra noi.
Era a questo che aveva portato il mio gesto insensato?
Questo il risultato che avevo ottenuto dopo aver ceduto per un solo, piccolissimo istante?

"Parliamo"

Dovetti aspettare un po' prima che quell'unica parola mi entrasse in testa.
Parlare?
Voleva parlare?
Non sapevo cosa avrei potuto rispondergli. Non sapevo neanche se avrei avuto la forza di rispondergli.
Il coraggio di stare li a sentire le sue parole che sapevo mi avrebbero spedito all'inferno più nero.

Si era diretto verso l'altra stanza e io non sapevo se seguirlo o se rimanere li fermo impalato.
Magari il muro mi avrebbe assorbito o il pavimento sarebbe crollato facendomi sprofondare.

Come al solito il mio corpo reagì per me.
Mi ritrovai a percorrere i pochi metri che mi separavano dalla porta, che facevano da confine tra me e il futuro che mi attendeva.

Entrai e la prima cosa che cercai fu proprio lui.
Era seduto sul divano.
Stava osservando la soglia della porta, intensamente, quasi volesse mandarla a fuoco.
Onestamente mi spaventò.

Mi sedetti lontano dal divano, su una sedia e iniziai a fissare il pavimento.
Mi diedi del codardo ma non riuscivo a guardarlo per più di qualche secondo.

"Riguardo a ieri sera..."

Ahia.
Mi sentii male.
Ma perché andava sempre, subito al sodo?
Un po' di preambolo per prepararsi non poteva concedermelo?

"...penso di aver capito."

NO! NO! NO! NO!

Dovevo fermarlo.
Immediatamente.


Avanti! Fai muovere quei tuoi famosi neuroni di cui ti vanti sempre!
Inventati una storia credibile. Subito!

"Ahahahahah Min! Ci sei arrivato?" dissi ridendo forte. Sembravo un'idiota.
Il suono del suo nome pronunciato dalle mie labbra fu l'ennesima stilettata.
"E' stato tutto uno scherzo! Ti avevo visto triste e così ho pensato di sconvolgerti un po'!!" continuai ridendo.

Stupido.
Come storia faceva acqua da tutte le parti.

Ero io quello triste.
Io quello che era rimasto sconvolto.
Io quello che aveva pianto.

Mi guardò come se volesse tirarmi uno schiaffo e non avrebbe avuto torto a farlo.
Chiusi gli occhi.
Sapeva benissimo che gli stavo raccontando una balla, insomma se ne sarebbe accorto anche uno stupido.
Aspettavo la sua risposta o meglio la sua reazione ma non arrivò nulla. Silenzio.
Socchiusi leggermente le palpebre e sbirciai la situazione attraverso le ciglia.

Non vidi nulla.
Feci un bel respiro e aprii gli occhi tutto d'un colpo.

Non aveva smesso di guardarmi.
Maledizione perché non reagiva?
Perché non mi sputava addosso il suo odio?

"La ragazza di ieri sera è una mia vecchia compagna di scuola. E' una delle poche persone con cui ho mantenuto dei contatti al di fuori dell'agenzia."

Mi stava dando spiegazioni?!?!?

Lo guardai allucinato. C'era qualcosa che non funzionava nel cervello di quel ragazzo.

"Prima di entrare a far parte dei Super Junior lei era quella che si definirebbe la 'mia migliore amica'; eravamo inseparabili: passavamo giornate intere solo noi due a divertirci. Alle volte parlavamo e basta.
Era veramente bellissimo.

Non siamo mai stati insieme e, anche se probabilmente entrambi sicuramente avevamo pensato a quella possibilità, non era accaduto nulla.

Le nostre famiglie erano molto unite e capitava spesso che ci si ritrovasse a mangiare a casa di uno o dell'altra; i suoi genitori poi erano delle persone veramente fantastiche"
iniziò a raccontare

"Sai che è stata lei a convincermi a fare l'audizione alla SMEnt?
"

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


allora sono in ritardissimo >___<  *chiede perdono in ginocchio*
allora questi capitoli posso essere un pò noiosi perchè sono diciamo di "transizione", mi servono per far procedere la storia u_u
spero comunque che piacciano lo stesso ^^
come al solito ringrazio tutte le persone che hanno messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite *o* grazie ^^
e grazie ai recensori che mi dicono se il capitolo è piaciuto o no u_u se non vi piace mi fa piacere che me lo diciate così posso migliorare :D
detto questo ecco il 5° capitolo spero vi piaccia >.<


Lo guardai stupito

"Si. Io non volevo ma lei continuava a insistere: diceva che ero bravo a ballare, che avevo una voce angelica e che avevo una faccia così dolce che avrei fatto innamorare tutti di me.
Ogni volta che me lo diceva le rispondevo ridendo che non mi avrebbero mai preso e che ne avrebbero trovati di migliori; nonostante tutto però l'idea aveva attecchito nella mia testa e cresceva rapidamente.
Alla fine era diventato un tarlo che mi martellava la testa.
Anche lei si era accorta che stavo iniziando a vacillare e con la scusa di fare un giro in città mi portò dritto dritto nel luogo dei provini.

Non hai idea della mia sorpresa quando mi sono ritrovato nel bel mezzo dei provini senza avere la minima idea di cosa fare e di come comportarmi. Ero spaventatissimo. Senza contare che lei se la rideva un sacco alle mie spalle.
In mezzo a quel casino l'unica che avrebbe dovuto aiutarmi era in realtà quella che si stava divertendo di più. La odiai.
Che diritto aveva lei di mettermi in mezzo a quella messa inscena? Si ero interessato ma non aveva nessun diritto di catapultarmi dentro ad un'audizione a sorpresa e pensare che avrei fatto i salti di gioia.

Decisi di mollarla li e di andarmene.

Mi rincorse e iniziò a blaterare " mi dispiace...pensavo ti avrebbe fatto piacere...non credevo che ti saresti arrabbiato...".
Aveva le lacrime agli occhi.
Pensava davvero di aver fatto la cosa giusta.
Ma maledizione...non poteva avvisare il diretto interessato?
Insomma!

Detto fatto tornai dentro e feci l'audizione.
Mi presero anche perché se no non sarei qui a raccontartelo.
Quando glielo dissi saltava dalla gioia.
Mamma mia quanto era contenta.
Ero felice anche io ma lei era davvero entusiasta.
E' a lei che devo tutto quello che sono diventato da tre anni a questa parte."

Si fermò prima di riprendere con fatica.

"Nonostante tutti gli impegni che avevo continuavo a tenermi in contatto con lei e con moltissime difficoltà riuscivo anche a incontrarla una volta ogni tanto.
E' stata quella che mi è rimasta più vicino di tutti quando ancora non avevo familiarità ne con voi ne con l'ambiente dell'agenzia...
Non posso neanche descrivere tutto l'aiuto che mi ha dato.
Quindi adesso devo darle una mano io."

Si fermò e io lo guardai incapace di dire o fare alcunché.
Rimasi in silenzio a calcolare l'enorme montagna di idiozie che avevo fatto nelle ultime 72 ore.
Che idiota.
Non avevo capito nulla.
Avevo solo incasinato tutto.
Però dai...chi non sarebbe giunto ad una conclusione simile?
Non riuscivo neanche a elaborare qualcosa da dire.

"Lei e i suoi genitori hanno perso tutto e non sanno come andare avanti"

Lo guardai e dalla sua faccia capii quanto la situazione di Chun Hee lo facesse stare male e da quanto volesse liberarsi di queste parole.

"Per far studiare la figlia suo padre si è indebitato e non è riuscito a restituire i soldi.
Gli strozzini hanno preso tutto quello che avevano di valore lasciandoli praticamente senza nulla; hanno trovato posto a casa dei miei genitori ma non vogliono rimanere li per sempre.
Io ho provato a convincerla che non ci sarebbe stato nessun problema ma lei niente, non ne vuole sapere.
Non sanno cosa fare ma non vogliono creare 'disturbo' come continua a ripetermi.
Io devo aiutarla.
Io voglio aiutarla."

Ora era lui a piangere.
Sembrava davvero disperato.

Cosa potevo fare?

Mi alzai e lo raggiunsi sul divano.
Mi guardò con gli occhi rossi di lacrime.
Le asciugai con il lembo della manica della maglia.

"Calmati" sussurrai

La mia mano scivolò sulla sua spalla.
L'afferrai e lo strinsi a me.
Non sopportavo di vederlo in quella situazione.
Mi sentivo realmente inutile, senza poter far altro che rimanere lì ad abbracciarlo, in silenzio.

Anche lui mi abbracciò.

Mi stupii ma non mi mossi.
Anzi.
Lo strinsi più forte avvicinandolo al mio petto.
Non smetteva di piangere e io non sapevo come aiutarlo se non stando li, fermo, cercando di calmarlo.

"Min" dissi.
Non si mosse ma sapevo che mi aveva sentito.
Gli afferrai il viso e lo sollevai.
Quando piangeva era persino più bello.

No Kyu adesso pensa ad altro.

"Min" ripetei "Min ascoltami, ho un'idea" dissi prendendo il telefono.


***



La mattina dopo

"No. Assolutamente no. Mi rifiuto categoricamente."

Era un pochino arrabbiato.
Giusto un po'.

"E' l'unica soluzione che possiamo permetterci" ripetei per l'ennesima volta.
Iniziavo a scocciarmi.
Perché non capiva??

"No mi rifiuto" ripeté Min fermandosi di colpo.

Che voglia di legarlo e imbavagliarlo che avevo!

"Ascoltami. Non abbiamo molte altre possibilità e sicuramente io e te non riusciremmo a fare molto. Abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti per risolvere la situazione. Non possiamo lasciare Chun Hee in questa situazione e tu lo sai meglio di me: non puoi mollare per un minuto da parte l'orgoglio?Ti prego!"lo supplicai

Mi guardò come se fossi un essere proveniente da qualche strano pianeta.
Continuai a guardarlo e vidi passare emozioni diverse sul suo viso : c'erano orgoglio, dolore,imbarazzo e alla fine rassegnazione.

Avevo vinto.
Lo guardai sorridendo afferrandogli il braccio.
Mi guardò confuso, chissà a cosa stava pensando...
Mi girai e sempre sorridendo iniziai a camminare trascinandomelo dietro.

Razionalmente sapevo di starmi facendo del male ma il mio cuore non ne voleva sapere.

Meglio non pensarci se no avrei fatto cose di cui mi sarei pentito serissimamente.
Raggiungemmo la stanza e appena entri tirai un sospiro di sollievo.
Meta.

Gli lascia la mano. Non potevo continuare a stringergliela davanti a tutti e soprattutto davanti a Yesung.
Gli avrei fatto troppo male.
Questo glielo dovevo.

Mi guardai intorno e vidi che c'erano tutti.
Tutti avevano accettato.
Erano un famiglia in tutto per tutto.

Si girarono quando ci videro e per un attimo ci fu il silenzio più totale.
Ma fu solo un momento.
"Pensavamo vi foste persi!" esclamò una voce che capii provenire da Siwon

"Io credevo ti fossi incantato al computer..." aggiunse Ryeo ridendo

"Probabilmente dormivano..." concluse Shindong con la faccia più scazzosa del mondo.

Ok meglio farli tacere.
"Grazie a tutti per essere venuti" iniziai "mi dispiace avervi dato così poco preavviso ma abbiamo davvero bisogno del vostro aiuto."

"Min è incinto?" disse Heechul ridendo

Lo guardai stralunato.

"No niente di tutto ciò hyung, tranquillo" risposi con un peperone al posto della faccia.

"Allora che cosa succede?" intervenne Yesung

Lo guardai e lo vidi sorridere.

Ripresi.

"Prima di tutto dovete ascoltare una storia..."

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Capitolo 6
*** Chapter 6 ***


Oooooook eccomi di nuovo qui :D
sono stata più veloce vero?vero???VERO??? >__< molto più dell'altra volta *me orgogliosa*
detto questo io ringrasshio shempre tantisshhhimo tutti i lettori che recensiscono e che hanno messo questa povera storia stracciona tra le preferite/seguite/ricordate ecc..
un enorme grazie a tutti i recensori *w* mi fa davvero piacere cosa ne pensate e se avete dei consigli sono ASSOLUTAMENTE ben accetti ^__^
e grazie anche a chi legge la storia e basta ^_^ mi fa piacere vedere che non è abbandonata a se stessa :3
detto questo eccoci al capitolo 6!!! yeeeepppppeeeee *festeggia*
spero che possa piacervi anche questo :D
buona lettura! :]
detto ciò meglio che vada *fugge prima che qualcuno la insulti per il ritardo*






Quando smisi di parlare sentii il silenzio che c'era stato durante il racconto permeare anche la più piccola fessura.

Non si sentiva nessun rumore.

Abbassai lo sguardo.

Sapevo di essere li a chiedere molto e non avevo il coraggio di guardare in faccia i miei compagni, la mia famiglia.

Non sapevo come fare a rompere quel silenzio, semplicemente non ci riuscivo.

"Non avrei dovuto far parlare te"
una voce ruppe il silenzio.

Perché stava parlando?

"Quello che vi ha raccontato Kyu è la verità ma non avrei mai dovuto permettere che si prendesse la responsabilità di raccontare una storia che non gli appartiene.

Io non ero d'accordo fin dall'inizio a chiedervi aiuto per quanto riguardava mie questioni personali ma Kyu ha insistito talmente tanto che alla fine mi ha convinto.

Io voglio aiutare la mia migliore amica ma voi non siete obbligati ne dovete.
Non voglio dovermi appoggiare sempre a qualcuno per risolvere i miei problemi"

Lo guardai stupefatto.

Perché non voleva aiuto?
Sapeva meglio di chiunque altro che da solo non ce l'avrebbe mai fatta.

"Ci reputi così meschini...?" chiese un calmissimo Donghae

Sungmin abbassò lo sguardo.

"Sappiamo benissimo quanto ti costi chiedere aiuto e tu seriamente pensi che ti lasceremo li a piangerti addosso?" continuò imperterrito.

"Credi sul serio che non ti daremmo una mano?" intervenne Won con un tono scioccato

"Anche se non sei incinto ti aiuteremo comunque" disse Heechul, refrattario alle occasioni serie.

Tutti annuirono e iniziarono a discutere tra di loro.

Sentii qualcosa di caldo colpirmi la mano.
Guardai.
Era una lacrima.

Alzai gli occhi e vidi Sungmin che tentava di trattenere dei goccioloni strabordanti con scarso successo.

Sorrisi.
In fondo all'orgoglio e sicurezza che mostrava di solito sapevo che c'era un ragazzo dolce e sensibile.

Mi alzai e lo abbracciai.

Mi strinse e iniziò a piangere senza più ritegno.
Continuai a sorridere.

 

***




Un mese più tardi...


"Muoviamoci che siamo in ritardo!!!" urlò continuando a correre.

"Questa volta ci uccidono!!!!
Perché, perché sei sempre così lento??" continuò a gridare mentre correvamo a velocità supersonica verso l'agenzia.

Senti un momento caro Min, se ti presenti davanti a me bagnato, mezzo nudo e ti stravacchi sul divano, potrai darmi due minuti per riprendermi?

Ero rimasto chiuso in camera solo una ventina di minuti, il tempo necessario a fare in modo che in agenzia ci arrivassimo.

Se non mi riprendevo non saresti uscito dall'appartamento per dei giorni.

"Arrivati!!" ansimò spalancando con un colpo la porta del camerino.

Mi guardai intorno.

C'erano già tutti ma non sembravamo cosi in ritardo.
Dong e Hyuk erano tutti scarmigliati quindi supponevo non fossimo gli unici ad aver fatto un pochino tardi.

Anche se probabilmente non per lo STESSO IDENTICO motivo...

Nel gruppo tutti sapevano che qualcosa aleggiava nell'aria ma nessuno parlava.
Meglio così.
Tanto nessuno poteva essere geloso.
Nessuno poteva amare Hae più di Hyuk.
Nessuno poteva amare Hyuk più di Hae.

Li invidiavo.
Loro avevano trovato amore, anima gemella e felicità in un'unica persona.
Bastava osservare gli sguardi che si lanciavano credendo che nessuno li notasse.
Tsk,illusi!

Io osservo tutto e tutti, sempre.

"Kyuhyun ti vuoi cambiare?!?!?" sentii dire da una voce abbastanza irritata.
Mi girai e mi trovai faccia a faccia con Leeteuk, il LEADER.

Mi stava guardando come a volermi mandare a fuoco.
"Abbiamo già poco tempo e tu ti imbamboli pensando a chissà cosa!"

Non proprio a chissà cosa però non aveva torto.
"Scusa Hyung ero distratto, mi preparo subito" dissi sottovoce.
Dove finiva EvilKyu in questi momenti?? Mah...

Ci misi poco a cambiarmi.
Oggi avevamo delle semplici prove ballo, quindi niente fase "trucco-parrucco" grazie al cielo.

Oddio non che fare le prove fosse piacevole, ma almeno mi risparmiavo una delle parti del mio lavoro che meno mi piaceva.


La sera stessa

Fine prove. Ok forse potrei rimangiarmi l'affermazione sul trucco.

Non mi sento più le braccia e le gambe le ho sepolte sotto il parquet prima della pausa pranzo.
Voglio e pretendo doccia e letto.

Quel pover' uomo del mio manager ha avuto la gentilezza di aspettarmi fuori per portarmi al dormitorio.
Mi scaravento in macchina biascicando un "grazie" nel mezzo di uno sbadiglio.
Non mi risponde, ma io so che ha sentito.

Mi sistemo meglio sul sedile e chiudo gli occhi.

Non so per quale motivo mi ritornano in mente gli avvenimenti del mese precedente.

 

***



Un mese prima

"Leeteuk non puoi farlo!"
Stavo urlando al Leader senza neanche chiamarlo 'Hyung'.
Pessima mossa ma non sapevo come diavolo fermarlo.

Niente nessuna reazione.
Continuava per la sua strada senza neanche voltarsi.
Anzi saliva tranquillamente le scale.
Che nervi.

"Ho capito che ci vuoi aiutare ma ti abbiamo detto che saremmo andati noi a parlarci!
Sai bene che non ti avrebbe mai chiesto una cosa del genere!" ovviamente mi riferivo a Sungmin, chi altro?

Davanti a noi c'era un lungo corridoio che portava all'Inferno.

Niente continuava a non fermarsi.
Però stava accelerando il passo.
Merda! Era quasi arrivato a destinazione.

Mi misi a correre. Se ne accorse e iniziò a scappare.
Io correvo ma lui era più veloce.
Non riuscii a fermarlo prima che varcasse la quella porta.

Mi fermai col fiatone davanti a quella soglia che ora non potevo più varcare se non volevo causare problemi ancora maggiori.

Guardai la porta con aria di sfida prima di voltarmi e rincamminarmi per la mia strada.

La targa "Dirigente" appesa mi aveva sempre intimorito.

 

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Capitolo 7
*** Chapter 7 ***


sono in ritardo...? ormai non lo chiedo neanche più ç_ç
ho delle attenuanti però! davvero >_<
tra allenamento, scuola, conservatorio e corsi vari arrivo a casa tardissimo ogni sera TAT e devo anche far finta di studiare X°°
voglio davvero arrivare alla fine di questa ficci e premetto che ci stamo avvicinando (?) alla conclusione ù_ù
*stappano champagne perchè non dovranno più aspettare e si libereranno della sottoscritta*
quindi sono perdonata vero??:D grazie xD
come al solito ringrazio davvero tantissimo i recensori, quelli che hanno messo la mia storia tra le seguite/preferite e anche e soprattutto chi la legge (:
se ci sono lettori vuol dire che magari fa un pò meno schifo di come me l'aspettavo xD
detto questo e ringraziato tutti ecco il 6° capitolo :D




La mattina stessa

"Bene quindi come risolviamo il problema?" chiese con schiettezza Siwon.

Silenzio totale.

"Beh..." iniziai un po' titubante " io e Sungmin-Hyung pensavamo di pagare con i nostri risparmi e di andare a chiedere un anticipo di stipendio ai piani alti della SME. Dopotutto l'album uscirà tra poco e sarà sicuramente un successo quindi magari accetteranno.
Ovviamente non basterà ma riusciremo a calmare un po' gli strozzini mentre cerchiamo di trovare il resto dei soldi."

"Bene perfetto allora lo faremo anche noi!" mi girai verso quella voce, verso quel viso che per tutto il tempo avevo evitato.
Lo guardai imbambolato.

"Che ti succede Kyuhyun-ah? Pensavi che nessuno l'avrebbe proposto? Allora Starcraft ti ha davvero fritto il cervello!" disse ridendo Yesung.

Non riuscivo a muovermi.

"No." Ecco l'altra voce.
Figurati se rimaneva in silenzio.
Il suo orgoglio era imbattibile.

"Non accetterò che vi ragazzi sacrifichiate il vostro lavoro per qualcuno che neanche conoscete, solo perché lavorate con me.
Assolutamente no."

Mi ripresi e incamerai le parole di Min. Ovvio figurarsi se avrebbe mai accettato una proposta del genere.
Nemmeno io l'avrei fatto al posto suo.

"Non ti azzardare a rifiutare. Non ci pensare proprio.
Se anche Kyuhyun fosse d'accordo con te sareste in minoranza comunque.
Vuoi che ti rinfreschi quel reattore nucleare che hai al posto del cervello...?
Siamo una famiglia, te lo sei scordato caro Sungmin..?
Famiglia vuol dire che nessuno e dico nessuno viene abbandonato, nessuno non viene aiutato, consolato e sorretto nei momenti difficili.
E tu osi dire con quel tono che non accetti il nostro aiuto...?
Non accetti l'aiuto della tua famiglia..?
Abbiamo passato tanti brutti momenti insieme e ne siamo sempre usciti, abbiamo trascorso dei momenti bellissimi insieme e ci siamo divertiti.
Siamo più che amici. Siamo fratelli.
Quindi non aprire più la bocca se è per dire certe stronzate."

Voltai la testa e guardai esterrefatto Heechul.
Come poteva trattare così il mio amore?
Chi gli dava il diritto di parlargli con quel tono?
Stavo ragionando se tirandogli un pugno sul naso gli avrei rovinato quel bel faccino a cui teneva tanto quando Min parlò.

Non era la voce sicura che aveva ostentato fino ad ora ma un suono roco, probabilmente dovuto al fatto che era la seconda volta che piangeva nel giro di mezz'ora.

"Scusami Hyung" disse tentando di controllare la voce " é che non voglio pesare su di voi per un problema che non vi riguarda. Non so come comportarmi e voi mi offrite tutto questo aiuto. Io non posso e non voglio chiedervi di sacrificare il vostro lavoro per me."

"Ci siamo offerti noi, chi ha chiesto la tua opinione Sungmin..?" intervenne Yesung con voce un po' acida.
O forse solo io la percepii così.

Min lo guardò con gli occhi spalancati.

"Nessuno ti chiesto qualcosa quindi non c'è bisogno ne del tuo intervento ne del tuo permesso."
No era davvero acido.
Capivo cosa provava in quel momento ma perché prendersela con Min?
Per far soffrire me.
Io sapevo il perché e sapevo anche di meritarmelo ma avrei voluto comunque tirargli un cazzotto.

"Andrò io a parlare con i piani alti." disse Leeteuk.

"No." stavolta parlai io "Tu non devi andare hyung. Andremo io e Sungmin-hyung e nessuno di voi deve andarci al posto nostro"

"Io sono il leader io decido" ribatté con tono minaccioso.

Non mi feci intimorire, dopotutto ero l'evil del gruppo.
"Sarai anche il leader ma andremo io e Sungmin, d'accordo? Non potete mettervi in mezzo anche per questo.
Se va male potrete dire che non sapevate nulla e che abbiamo organizzato tutto alle vostre spalle."

Sembrava che tutti volessero protestare ma Leeteuk intervenne per primo.

"Va bene." disse sorridendo " facciamo come dici tu, se va male il resto del gruppo non ne sapeva niente e la colpa ricadrà interamente su di voi d'accordo? Io non voglio avere grane" concluse serissimo.

Lo guardai con degli occhi da pesce palla che avrebbero fatto invidia a Donghae.
"Perfetto" risposi guardandolo negli occhi.
Dopotutto aveva ragione. Che motivo avevano loro di distruggere la vita che si erano costruiti?
Non era giusto che si sacrificassero per noi.
Avevo però una strana sensazione. Non so perché ma il suo tono non mi convinceva.

"Bene allora direi di fare una festa di incoraggiamento per Sungmin e Kyuhyun!" esclamò Teuk tutto contento.
Non che ci fosse l'atmosfera per festeggiare sia chiaro.

Tutti si guardarono stupiti per tentare di capire il suo comportamento.
Non aveva mai reagito così quando gli altri membri del gruppo avevano qualche problema.

"Io vado a comprare da mangiare per tutti! Tornerò tra un po', mi raccomando aspettatemi" disse infilandosi le scarpe e uscendo dalla porta.

Quando sentii la porta sbattere capii.
Corsi fino all'entrata infilandomi il prima possibile le scarpe per poi scaraventarmi fuori dal dormitorio.

Arrivai al portone e vidi Leeteuk salire su un taxi che partì via sgommando.
Sapevo dove stava andando.
Dovevo fermarlo.
Non potevo permettergli di arrivare all'Inferno.

 

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Capitolo 8
*** Chapter 8 ***


Eccoci finalmente all'8° capitolo u.u sono tipo tre mesi (?) penso di aver perso un botto di lettori ç_ç
*mea culpa* però per farmi perdonare un pochino (?) posto un capitolo un pò più lungo u.u *scappa*
vi tedierò ancora per poco promesso xD detto questo buona lettura [se ancora qualcuno la legge ;_; dite di si vi prego (/ç_ç)/ ]



La macchina si fermò all'improvviso riportandomi al presente.
Mi guardai intorno e vidi che eravamo arrivati al dormitorio; scesi dalla macchina, salutai il manager e mi diressi verso l'entrata.
 
Notai che c'era qualcuno vicino all'ingresso, una ragazza.
Quella ragazza.
Mi fermai.
 
Non volevo vederla.
Non volevo parlarle.
 
Nonostante sapessi benissimo che tra lei e Min non c'era mai stato nulla, non riuscivo a non vederla come un' intrusa.
Una figura scomoda che apparteneva alla vita del mio Hyung molto più di me.
 
Mi guardai intorno cercando una via di fuga, un altro ingresso, come se non sapessi quanto ciò fosse inutile.
 
Lanciai uno sguardo all'ingresso e vidi che si stava avvicinando a me, sorridendo.
Perché sorrideva?
Cos' aveva da essere felice?
 
Mossi lentamente un piede e poi l'altro, incamminandomi per raggiungerla.
Era venuta per me, lo sentivo.
Voleva parlare con me da sola ma non riuscivo a capire il motivo.
 
Ci ritrovammo l'una di fronte all'altro.
Non smetteva di sorridere.
Dio se era bella.
Quanto poteva essere splendida una ragazza semplicemente sorridendo?
Continuai a fissarla.
 
"Oppa..." incominciò " speravo di trovarti da solo..."
Avevo ragione allora.
Ma che cosa voleva?
 
Voleva che chiedessi a Sungmin di lasciare i Super Junior perchè lei sentiva la mancanza del suo amico?
Poco probabile.
Dopotutto era stata lei a convincerlo a fare l'audizione quindi non aveva senso.
Voleva che stessi lontano da Min?
Non c'era problema, era lui quello che manteneva le distanze.
 
Ero rimasto in silenzio mentre tutti i motivi possibili sfrecciavano uno dietro l'altro nella mia povera testa.
La guardai.
Mi osservava.
Ovviamente si aspettava una risposta.
 
"Ah...Chun Hee come stai? Cosa ci fai qui a quest'ora?"
Idiota ha appena detto che sperava di trovarti da solo, ovvio che avrà i suoi motivi per essere qua.
 
"Kyuhyun oppa...Tutto bene?" mi chiese dubbiosa
 
"Si si tranquilla tutto a posto, è solo che torno da una giornata abbastanza dura quindi non sono proprio in forma smagliante" risposi parlando a vanvera.
 
In realtà ero sveglissimo.
 
"Perdona l'ora in cui sono venuta a cercarti ma volevo parlarti senza che Sungmin oppa assistesse"
 
Cosa?!?!?!?
Da quando non voleva che Sungmin assistesse??
Non ci stavo seriamente capendo più nulla.
 
"Prima di tutto" riprese "vorrei ancora ringraziarti per l'aiuto che tu, Sungmin oppa e tutti i Super Junior mi avete dato. Se non fosse stato per i soldi con cui avete saldato i nostri debiti non so davvero in che situazione mi troverei adesso, senza contare che avete dovuto rinunciare ad una parte dei guadagni per risarcire l'azienda a causa dell' anticipo che avete chiesto per me.
Per tutto questo ancora grazie"
 
La guardai basito.
Era venuta qui per ringraziare?
Ancora?
Aveva già ringraziato abbastanza.
 
"Chun Hee non c'è bisogno che ringrazi ancora, lo sai che siamo stati davvero contenti di poterti aiutare!" le dissi sinceramente.
 
Io l'avevo fatto per Min vero, ma anche, insieme a tutti gli altri, perchè siamo una famiglia.
In una famiglia ci si aiuta.
 
"Lo so però non so in che altro modo dimostrare agli altri la mia gratitudine, vi sono davvero molto grata.."
disse abbassando lo sguardo.
 
Pregai che non si mettesse a piangere.
Tentai di risollevare la situazione.
 
"Hai detto che sei venuta qui sperando di trovarmi solo" iniziai, provando a sviare il discorso "c'è qualcosa che devi dirmi che Min non deve sapere...?" chiesi un pò sospettoso.
 
Lei mi guardò e sorrise di nuovo.
"In effetti si"
 
"Di che si tratta?" chiesi ancora più sospettoso.
 
"Oppa devi promettermi che però mi lascerai finire il discorso senza interrompermi"
 
Annuii sempre più curioso.
 
"A te piace Sungmin oppa non è vero? O per dirlo in termini più chiari, ne sei innamorato giusto?" chiese a bruciapelo.
 
La guardai sconvolto.
Possibile che fosse così chiaro?
Se lei se n'era accorta allora tutti i miei compagni dovevano saperlo!
Perchè nessuno aveva detto nulla?
O forse...forse Yesung aveva spifferato qualcosa per vendicarsi...
No impossibile, per quanto potesse essere vendicativo non avrebbe mai giocato con i sentimenti delle persone.
Allora chi? Come?
 
Stavo per aprire bocca quando mi zittì
"Hai promesso di non parlare ricorda. Ora ascoltami. Vuoi sapere come mi sono accorta del tuo amore per lui? Semplice. La tua reazione quando ci hai visti abbracciati è stata il mio campanello d'allarme, lo ammetto.
Non ne ero sicura ovviamente ma dopo che voi avete risolto la mia situazione ho potuto osservarti meglio, con la scusa di venire a salutare Sungmin oppa. Mi ha anche sgridato perchè venivo praticamente ogni due giorni!" esclamò sorridendo.
 
"Per me era impossibile non notarlo essendo cresciuta col tuo hyung. Vedevo come ti comportavi quando eri con lui, come sorridevi quando ti parlava o guardava, come improvvisamente il tuo sorriso spariva quando arrivavo a farvi visita e lui si allontanava da te.
Come il tuo sguardo si riempiva di rancore e gelosia quando mi osservavi.
E' stato divertente osservarti lo ammetto, guardare sottecchi le tue reazioni per confermare la mia intuizione.
I tuoi compagni sono abituati ad avervi intorno, sanno che siete molto amici e molto affettuosi l'un l'altro quindi non penso si siano accorti di te e del tuo amore, possiamo chiamarlo col suo nome giusto?"
 
Amore.
Si sapevo cos'era.
Ne ero stato consapevole fin dal primo minuto in cui avevo capito che i miei sentimenti verso Min erano più forti e intensi rispetto a quelli che provavo verso i miei altri hyungs.
E quindi?
Cosa poteva importare a lei tutto questo?
 
Aprii la bocca.
Non ne uscì una parola. Ero come bloccato.
 
"Ne sei consapevole vero? D’altra parte non sei uno stupido. Bene, sono contenta di aver sempre avuto ragione.
E ora parliamo di cose serie”
 
“Zitta”.
 
Non so come la mia voce era uscita. Era cruda...e fredda.
 
“Fai silenzio” dissi guardandola negli occhi.
“Tu non sai nulla. Nulla di me, dei miei sentimenti, della mia situazione. Non sai niente di niente. Eppure sei venuta qua pensando di fare chissà che cosa. Che cosa avevi in mente? Cosa sei venuta a fare? Volevi umiliarmi? Bene. Se ti dico che ci sei riuscita te ne andrai soddisfatta!?” ormai stavo urlando.
“Hai sbagliato nel credere di potermi fare da maestria dei sentimenti, da consigliera dell’amore. Non impicciarti in situazioni che non ti riguardano, che non hanno nulla a che fare con te o con la tua vita, chiaro?”
 
Sorrisi.
 
“Vattene”.
“Qui non sei la benvenuta. Se vuoi incontrarti con Sungmin fallo, ma lontano da qui, lontano da me. Non voglio vedere più la tua faccia.”
 
Detto questo la osservai un momento prima di dirigermi verso il portone: stava tentando di non piangere, si capiva benissimo. Aveva gli occhi lucidi e i pugni stretti lungo i fianchi, la postura tesa di chi vorrebbe distruggere tutto quello che le si potrebbe parare sulla strada.
L’unica cosa che mi stupì fu il suo sguardo: dritto fisso verso di me, con un’espressione determinata, sicura di se.
 
Distolsi lo sguardo e mi incamminai verso il portone.
 
“Tanto lo so! Lo so che lo ami! Lo so che ti manca, anche adesso. Lo so che ti accontenteresti di un’ amicizia piena di sofferenza piuttosto che rischiare di perderlo, confessandogli quello che provi. E’ così facile capire quello che senti, leggerti in faccia le emozioni che ti tieni sempre dentro. Non pensare di essere così complicato sai? Perché non lo sei.
Sei una persona che non ha fegato. Una persona incapace di osare. Sei solo un codardo, Kyuhyun. Ecco cosa sei.”
 
Mi bloccai.
Come osava parlarmi in quel modo? Con quel tono? E senza suffissi?
Come si permetteva? Chi si credeva di essere?
 
“Ami Sungmin-oppa?”
 
Una domanda, una risposta. Si o no.
Non era ovvio? Certo che lo amavo.
Così tanto da non poterne più fare a meno.
Così tanto che la sua mancanza mi avrebbe distrutto.
Così tanto che se fosse sparito avrei voluto sparire anche io.
 
Si lo amavo. E non ero disposto a perderlo confessandogli dei sentimenti che non penso avrebbe potuto ricambiare. Non ero disposto a correre un simile rischio per un mio singolo capriccio.
 
“Allora, Kyuhyun…?”
 
Di nuovo niente suffissi. Ma chi si credeva di essere quella piccola peste?
Mi voltai e la osservai con odio.
Mi stava guardando anche lei. Niente più occhi lucidi. Solo lo sguardo determinato di chi sa di aver ragione ma vuole averne la prova assoluta per essere davvero soddisfatto.
 
“Si, lo amo. Talmente tanto che non potrei neanche descriverlo. La sua sola mancanza mi è inconcepibile. Contenta adesso? Soddisfatta? Io amo Sugmin. Cho Kyuhyun ama Lee Sungmin. Bene ora che l’ho detto cosa farai Chun Hee? Glielo dirai tu? Oppure te ne andrai immediatamente liberandomi dalla tua fastidiosa presenza…?”
Un mezzo sorriso mi increspò la faccia.
 
“Kyu...che cos’hai detto...?”

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