Hikari to kage (Luce e ombra)

di fran_buchanan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cross Academy ***
Capitolo 2: *** Now she's back, so my life is a bit better ***
Capitolo 3: *** 3. There is a danger near the Academy ***
Capitolo 4: *** 4. Dangers for them, especially for him ***
Capitolo 5: *** 5. A letter can change the fate of a person ***
Capitolo 6: *** 6. Epilogo! ***



Capitolo 1
*** Cross Academy ***


- Avviso very important: ho deciso di dare una ‘rimodernata’, diciamo, a questa storia, visto che la prima stesura risale agli inizi del 2011. Rileggendola dopo un bel po’, ho notato alcune cose nel testo che vanno rimesse a posto (okay, forse anche più di alcune). Indi per cui, ho deciso di riscrivere la storia. La trama non cambierà, il numero di capitoli nemmeno. Solo, varierà la lunghezza, visto che ho notato che sono abbastanza scarni e poco descritti; inoltre, ho anche notato vari errori riguardo i nomi, che mi prodigherò a mettere a posto, promesso.
Ho postato tutti i capitoli corretti in una sola volta, visto che sono solo 6.
Detto questo, vi auguro buona lettura, e mi raccomando, recensite <3

 
 
1. Cross Academy
 
Eccola lì, l’accademia Cross. Finalmente. Avevo viaggiato moltissimo, tra pullman, taxi, aerei e treni vari.
Era una struttura imponente, di architettura che a tratti richiamava il gotico, ma si capiva benissimo, che fosse un collegio.
Mi trovavo davanti al cancello. Sospirai, poi, con molta lentezza, lo varcai, inoltrandomi lungo il viale che portava all’edificio principale. Notai una figura familiare all’ingresso, che non appena mi scorse, iniziò a sventolare un braccio per salutarmi. Ricambiai con un movimento della mano.
- Benvenuta all’accademia Cross, Alyson. Spero che il viaggio sia andato bene – mi disse, con un gran sorriso non appena arrivai all’ingresso.
- Salve, Kaien. Si, è andato bene, grazie – risposi cortese, ricambiando il sorriso. Kaien Cross, il Direttore dell’accademia, colui che per primo aveva messo in pratica l’idea di far convivere umani, nella cosiddetta Day Class, ed i vampiri, nella Night Class. Kaien era molto amico di mio padre e mia madre, veniva sempre a trovarci con la sua figlioccia, Yuuki, per questo lo conoscevo.
- Bene, ne sono felice. Come stai? – mi chiese, mentre mi conduceva nel suo ufficio.
- Potrei stare meglio. – risposi solo. Avevo perso i miei genitori da pochi mesi, e non vedevo mia sorella gemella da altrettanti, come potevo stare?
- Immagino. – rispose Kaien, divenendo serio – Ora, parliamo della tua permanenza qui. Ho deciso, sotto consiglio dei miei figliocci e del capodormitorio Kaname Kuran, che la cosa migliore per te, anche per imparare ad affinare le tue capacità, sia frequentare in tutto e per tutto la Night Class. Lo so, tu vorresti poter essere inserita nella Day Class, ma data la tua natura di mezza vampira, ritengo migliore la scelta della Night Class, e questa è una scelta da Direttore, non si discute. – mi disse dopo qualche istante di silenzio.
- D’accordo – annuii solo. – Capisco perfettamente, non c’è problema, davvero – sorrisi comprensiva. Davvero, comprendevo le sue ragioni, e poi voleva darmi un’opportunità che nella Day non avrei avuto, e cioè quella di potermi confrontare con altri vampiri per migliorare le mie capacità.
- Bene, allora siamo d’accordo – mi fece, felicemente – Tra poco dovrebbe arrivare un tuo compagno di dormitorio per accompagnarti al tuo alloggio e per farti visitare l’edificio prima dell’inizio delle lezioni, da cui tu, per oggi e domani, sei esentata – mi sorrise, ed io annui di rimando, rispondendo al suo sorriso.
Dopo pochi istanti fece il suo ingresso un ragazzo, o meglio dire, un vampiro, dalla bellezza disarmante. Alto, capelli biondo grano, occhi azzurri, limpidi, ed un fisico asciutto. Dedussi che il mio fantomatico compagno fosse lui.
- Eccomi, Direttore – fece un piccolo inchino a Kaien, poi si rivolse a me – Il mio nome è Hanabusa Aido, e da oggi sarò tuo compagno di classe. Il tuo nome invece, bella fanciulla? – mi sorrise affabile, facendomi il baciamano. Arrossii di botto, non ero abituata a certe cose.
- A-Alyson Heiser – mormorai imbarazzata, ritirando la mano non appena Aido lasciò la presa.
- Bene, ora che vi siete presentati, è meglio che andiate, o non riuscirete a fare una visita al dormitorio prima dell’inizio delle lezioni. Su, forza – ci fece il direttore, sospingendoci verso la porta con un sorrisino innocente in faccia. Quando uscimmo, ci chiuse la porta davanti al naso. Che modi, umpf.
Io ad Aido ci scambiammo uno sguardo veloce, poi scrollammo le spalle, avviandoci verso il dormitorio Luna.
- Dal tuo nome deduco che tu non sia originaria di qui – mi fece il biondo dopo un po’, mentre camminavamo verso il dormitorio.
- Beh, mio padre era inglese, mia madre invece era giapponese. Ho vissuto in Inghilterra fin quando avevo due anni, poi siamo venuti a vivere qui in Giappone. – spiegai con calma, riuscendo a non far tremare la voce al ricordo dei miei genitori.
- Uh, okay – rispose Aido, senza approfondire, forse notando che ero abbastanza restia a parlare, perlomeno di certi argomenti.
Da l’, cominciammo a chiacchierare del più e del meno, iniziammo a conoscerci. Era davvero simpatico, Hanabusa.
Quando terminammo il ‘giro turistico’, in cui Aido si era premurato per bene di farmi vedere dove fosse precisamente la sua stanza, scendemmo nel dormitorio, dove conobbi gli altri membri della Night Class. Hanabusa si premurò di presentarmi per primo suo cugino, Akatsuki Kain. Simpatico anche lui, forse un po’ più distaccato rispetto ad Aido. Dopo circa una mezz’ora di chiacchiere, i vampiri si prepararono ed uscirono, diretti all’edificio delle lezioni.
Kaname si attardò un po’, per avvisarmi di una cosa.
- Tra poco, dovrebbe arrivare un’altra studentessa. La dovresti accogliere tu – mi disse. Io annuii, così il moro seguì gli altri suoi -miei- compagni. Era giorno di novizi, quello.
Mi sdraiai comodamente sul divano, tanto non c’era nessuno ad osservarmi, potevo fare come volevo. Stavo per appisolarmi, quando udii dei passi fuori dal portone, poi quest’ultimo che veniva aperto delicatamente. Andai a vedere chi fosse la fantomatica nuova studentessa, e mi trovai davanti l’ultima persona che mi sarei mai aspettata, e sentii gli occhi riempirsi di lacrime.
- Evelyn.. -

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Capitolo 2
*** Now she's back, so my life is a bit better ***


2. Now she's back, so my life is a bit better


- Evelyn.. – mormorai, incredula. Sentii le lacrime che iniziavano a scendere sul mio viso. Ero così felice di vedere un volto amico dopo la tragedia con i miei genitori.. Che dico, ero contenta, felice di vedere la mia gemella dopo quel che era successo.
- Ehi, Alyson – mormorò lei con un sorriso tremolante, avvicinandosi a me.
Le corsi subito tra le braccia, singhiozzando. Eve di rimando mi abbracciò dolcemente, come se mi stesse cullando.
- Shh, Aly, shh... Adesso ci sono qui io, stai tranquilla... – mi mormorò. Rimanemmo abbracciate così per qualche minuto, poi ci andammo a sedere sul divano.
- Senti Alyson... Mi vorresti... Se te la senti – precisò, interrompendosi – mi vorresti raccontare cos’è successo a mamma e papà quella notte? – mi chiese, mormorando. Mi si strinse il cuore, non volevo rivivere quei momenti, mi causavano un dolore incredibile. Ma Eve, lei non sapeva quel che era successo, ed era giusto che venisse a conoscenza dei fatti.
Presi un respiro profondo, e con voce tremolante iniziai a raccontare.
- Era un giovedì. Ero andata a scuola, quel giorno, e avevo deciso di fermarmi a studiare in biblioteca. Sono tornata a casa verso le cinque, saranno state al massimo le cinque e mezza. Quando sono entrata, ho sentito papà che gridava a qualcuno di stare lontano da nostra madre, e poi lei che gridava. Così, ho deciso di seguire le voci per capire che cosa stava succedendo. Sono arrivata fino in mansarda, dove c’era la porta socchiusa. Così ho deciso di.. Di dare un’occhiata – mi fermai un attimo, era la parte peggiore del racconto.
- Quello che vidi mi lasciò scioccata. C’era la mamma per terra, ricoperta di sangue, era piena di tagli e ferite.. Papà era davanti a lei, cercava di proteggerla, in qualche modo. Ma quell’individuo... Lui.. Non scorderò mai il suo viso, sembrava un mostro, aveva la faccia deformata dalla furia e dalla pazzia... Papà gli urlava contro, ha anche pronunciato il suo nome, Hizashi. Lui si è allontanato di un poco, poi... Poi ha tirato fuori una pistola anti vampiro, l’ha puntata verso papà e... – mi feci scappare un piccolo singhiozzo – E ha premuto il grilletto. Ho visto il corpo di papà accasciarsi a terra, e diventare polvere, a poco a poco. E come se non bastasse, si è avvicinato alla mamma, l’ha alzata da terra prendendola per il colletto e... E le ha.. Rotto il collo. Poi, se n’è andato, saltando dalla finestra – scoppiai a piangere, incapace di tenermi dentro tutto il dolore che provavo. Eve stava piangendo, e ci abbracciammo strette tra i singhiozzi. Rimanemmo così per non so quanto tempo, l’una nelle braccia dell’altra, a consolarci a vicenda. Poi, quando mi sentii più calma, decisi di riprendere con il racconto.
- Sono rimasta accanto al corpo di mamma a disperarmi fino a sera inoltrata. Poi, ho deciso di prendere le mie cose e andarmene. Oramai lì non avevo più nulla. Non sapevo dove fossi, Eve, se saresti mai tornata a casa. Così ho preso tutti i soldi che ho trovato in casa, una borsa con i miei vestiti, e sono uscita. Non volevo fare funerali, ne spiegare quel che era successo a qualcuno, così ho semplicemente dato fuoco alla casa. Poi, me ne sono andata. Ho viaggiato, sono andata in Inghilterra, poi sono venuta qui, non so nemmeno io perché, e ho deciso di iscrivermi al collegio di Kaien. E beh, eccomi qui – conclusi, con calma. La morte dei miei genitori era ancora una ferita aperta, faceva male, ma mi stavo abituando alla presenza di quel dolore; sentivo il bisogno di staccare la spina, di non pensare continuamente a loro.
-  Aly... – mormorò solo Eve, per poi lasciarmi un piccolo e dolce abbraccio.
- Su, ora smettiamo di parlare di questo, ci ho pensato fin troppo in questi mesi, ho bisogno di staccare la spina per almeno qualche minuto. Vieni, ti accompagno in camera – le feci, alzandomi. Ma, grazie alla mia solita e poco amata goffaggine inciampai sul tappeto, e caddi lunga distesa sul pavimento.
- Vai a quel paese – bofonchiai. Sentii Eve ridere leggermente, e sorrisi anche io. Ero riuscita a distoglierla dai pensieri negativi.
- Cosa ti ridi eh, antipatica? – borbottai scherzosamente, rialzandomi.
- Sempre la solita, Aly – mi rispose lei con un sorrisino.
- Umpf, parla lei – feci, per poi fare un sorrisino sadico a cui Eve rispose con uno sguardo fintamente spaventato. Poi, mi misi a farle il solletico, a cui lei rispose facendolo a me. Avevamo le lacrime agli occhi, questa volta dal ridere. Ci fermammo di scatto sentendo la porta aprirsi. Erano già finite le lezioni?
Guardai, e mi trovai davanti due bei faccini conosciuti.
- Ehi, ragazzi! – li salutai, sventolando la mano – Posso presentarvi una persona? – domandai loro, quando si furono avvicinati a noi.
- Certo – mi sorrise Hanabusa. Era così bello quando sorrideva.
- Bene – sorrisi di rimando – Lei è Evelyn, ed è la mia sorella gemella. Eve, loro sono Hanabusa Aido e Akatsuki Kain – li presentai, indicando il biondo e il biondo dorato.
- Incantato – fece Aido sorridendo. Kain fece lo stesso, aggiungendo anche un baciamano, a cui mia sorella arrossì vistosamente.
- Che ci fate qui, ragazzi? – domandai – Non dovrebbe esserci lezione? –
- Si, ma Kaname ci ha esentato dal resto delle lezioni di questa sera, quando ha visto tua sorella arrivare. Ci ha mandati a controllare che non aveste bisogno di qualcosa – spiegò Hanabusa sorridendo.
- Oh, okay – sorrisi leggermente di rimando. – Beh, direi che potreste far fare un giro del dormitorio a Eve, allora – i due cugini annuirono, e iniziammo a fare di nuovo il ‘tour’. Praticamente ci eravamo divisi in coppie, Kain e Evelyn davanti, ed io e Aido dietro, a poca distanza. Era più un momento di conoscenza, che di visita.
Finito il giro, ci ritrovammo davanti alla mia stanza.
- Beh, noi andremmo a dormire, ragazzi. Siamo stanche per il viaggio – fece Eve, dopo avermi lanciato uno sguardo. Tra noi non c’era nemmeno bisogno di parlare.
- Oh, okay. Beh, allora buonanotte – disse Aido, poi i due cugini ci sorrisero, quasi in sincro. A mio parere, loro due erano i più belli della Night Class.
- Buonanotte – rispose Eve.
- Notte – feci invece io. Poi, entrammo nella mia stanza, che condivideva il bagno con quella di Eve.
Mi cambiai velocemente, e mi infilai sotto le coperte del mio lettone. Eve riemerse dal bagno, in pigiama, e si mise seduta sul bordo del letto.
- Posso? – mi  chiese. Sapevo bene che voleva dormire con me. Io annuii, facendole spazio.
- Beh, i due cugini sono proprio carini – mormorò dopo un po’.
- Già – assentii io, sperando, con mia sorpresa, che intendesse Akatsuki e non Hanabusa.
- Poi, Akatsuki è stato molto gentile con me oggi – disse Eve, con un sorriso dolce. Sorrisi piano di rimando, tirando un sospiro, nella mia testa.
- Già, proprio gentile. Anche Hanabusa, appena sono arrivata, è stato davvero carino – mormorai, dando ragione alla mia gemella.
- Penso che qui ci troveremo bene – mormorò Eve dopo un po’.
- Si, anche secondo me – risposi, poi sbadigliai – su, a dormire, veloce! – scherzai, girandomi per abbracciare Eve. – Buonanotte, sorellina. –
- Buonanotte, Aly –
Nelle settimane seguenti, io e Evelyn passavamo tutto il nostro tempo libero con i due cugini, con cui stringemmo un forte legame di amicizia. Sembrava che ci conoscessimo da sempre.
Poi, dopo un po’, notai che verso Hanabusa stavo iniziando a provare una certa attrazione, abbastanza forte direi, visto che sentivo lo stomaco stringersi tutte le volte che faceva *bang* alle ragazze della Day Class quando andavamo a lezione; ero gelosa. Dopo averne parlato anche con Eve, capii che mi ero presa un’enorme sbandata per Hanabusa Aido. Mannaggia a lui e a quei suoi occhioni blu. Umpf.

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Capitolo 3
*** 3. There is a danger near the Academy ***


3.There is a danger near the Academy

Quella note non riuscivo a dormire, così decisi di andare a fare una passeggiata sotto le stelle; mi aveva sempre calmato camminare al chiaro di luna, fin da piccola.
Dopo circa una decina di minuti, arrivai ad una piccola radura. Era veramente carina, piccola, un cerchio quasi perfetto di erba, e piena di piccoli fiori colorati. Avanzai fino al centro dello spiazzo e mi sdraiai a guardare le stelle, che quella sera erano un qualcosa di magnifico.
Rimasi sdraiata fino a che non sentii dei passi a me conosciuti avvicinarsi.
- Ehi, Alyson, che ci fai qui? –
- Potrei farti la stessa domanda, Hanabusa. Comunque non riuscivo a dormire – gli risposi con un sorriso, mettendomi seduta.
- Nemmeno io – replicò il biondo facendo spallucce, per poi sdraiarsi accanto a me ad occhi chiusi.
- Uh, okay, allora siamo nella stessa barca – sorrisi, per poi sdraiarmi a mia volta.
Rimanemmo qualche minuto in silenzio, Hanabusa sempre ad occhi chiusi, così ne approfittai per guardarlo per bene da vicino, il più silenziosamente possibile. Viso d’angelo, capelli biondi come il grano, quelle labbra perfette... E gli occhi, di quel blu perfetto. Uh, occhi? Shit. Aveva riaperto gli occhi.
Come una scema rimasi lì ad osservarlo per qualche secondo, in stasi, poi voltai lo sguardo sopra la sua testa.
- Uh, perché mi stavi osservando, Al? – mi domandò il suddetto ragazzo in questione, con uno sguardo curioso. Ci mancavano solo i punti di domanda sopra la sua testa, e la faccia curiosa perfetta sarebbe stata completa. Ma ritorniamo a noi.
- Ehm... Stavo guardando i fiori dietro la tua testa – sorrisi angelicamente. Scusa pessima, davvero.
- Farò finta di crederti, solo perché  mi stai simpatica – mi fece, alzando un sopracciglio.
- Grazie eh, molta fiducia mi dicono – borbottai, mettendo il broncio, per scherzo.
- Suuu, non tenermi il broncio – mi fece Hanabusa, con il labbruccio. Ridacchiai, e per ripicca iniziai a fargli il solletico. Ma ahimè, come tutte le volte che provo a fare il solletico, quella che viene torturata e che muore dalle risate sono sempre io.
Infatti, mi trovavo sotto Aido. Quando aprii gli occhi, dopo essermi asciugata qualche lacrima a causa delle risate, mi ritrovai il naso di Hanabusa a neanche due centimetri dal mio.
Sentivo la tentazione di provarea sentire se quelle labbra erano davvero così morbide come pensavo. Inconsapevolmente iniziai ad avvicinarmi pian piano, ma a poca distanza dalle sue labbra mi bloccai. Non potevo. Non volevo rischiare di rovinare quell’amicizia fantastica tra noi. No.
Scivolai via dalla sua presa, rimettendomi in piedi. Hanabusa mi seguiva con lo sguardo. Sembrava quasi triste, deluso. Come se avesse voluto quel bacio..
- Uhm.. Forse è meglio tornare in dormitorio – biascicai dopo un po’, in imbarazzo.
- Hai ragione – rispose il biondo, poi si alzò.
Andammo verso il dormitorio fianco a fianco, in silenzio. Quando arrivammo davanti alla mia stanza, diedi la buonanotte ad Hanabusa. Lui replicò, dandomi anche un bacio sulla guancia. Poi mi sorrise e si avviò verso la sua stanza.
Rientrai in camera sfiorandomi la guancia. Ero terribilmente felice, e solo per un bacio sulla guancia. Che cosa mi hai fatto, Hanabusa Aido? Mi addormentai con questo pensiero in testa ed un sorriso sulle labbra.
Nei giorni seguenti, come fosse un comune e muto accordo, io ed Hanbusa sembravamo esserci dimenticati il quasi bacio di quella sera. Nel frattempo, io, Eve, Aido ed Akatsuki facevamo sempre più gruppo. Oramai eravamo un quartetto bello compatto. Insomma, tutti per uno, uno per tutti.
Dopo circa due settimane, una sera in cui stavo passeggiando per il parco, prima di andare a lezione, ebbi un presentimento. Come una sensazione, ecco. Con il tempo, fin da piccola, io e quelli che mi stavano intorno avevano imparato a fidarsi sempre delle mie sensazioni. Non avevano mai sbagliato. Erano un po’ come dei poteri divinatori. Non avevo visioni, ma sensazioni, che variavano in base all’evento, felice o tragedia che fosse, ed anche in base alle persone coinvolte.
Insomma, percepii questa sensazione, questa fitta alla bocca dello stomaco. Mi sentivo oppressa. Fu un attimo, ma avevo già capito a chi si riferiva. Hizashi.
Presi un repiro profondo, e corsi verso il dormitorio, dritta da Eve, per portarla con me dal direttore.
- L’hai sentita? – ci domandammo a vicenda quando ci incontrammo nell’atrio. Beh, direi che l’aveva sentita anche lei.
- Vieni, dobbiamo avvisare il direttore – dissi, prendendola per mano.
- Quindi, mi state dicendo che nei giorni seguenti la scuola si potrebbe ritenere sotto attacco?- chiese Kaien, serio, dopo che gli spiegammo la situazione.
- Esattamente. C’è questo Hizashi, penso sia un cacciatore, che non so perché, vuole sterminare la nostra famiglia. E ci ha trovate, sa che siamo qui. –spiegai io.
- Sì, ho già sentito parlare di lui. Dicono che da giovane fosse un cacciatore eccellente, ma che poi, dopo aver incontrato una vampira purosangue, abbia perso la testa, ed abbia iniziato ad eliminare i vampiri che non erano purosangue, oppure uccidere il purosangue che si era unito con un umana, e la relativa famiglia – ci spiegò Kaien. Quindi era per questo. Solo perche nostro padre aveva concepito con un’umana. Per questo insulso motivo io ed Eve avevamo perso le persone più importanti di tutta la nostra vita.
Rimasi in silenzio, non replicai.
- Bisognerà avvisare Yuuki e Zero, ed anche il capo dormitorio Kuran. Devono sapere tutti come difendersi, nel caso lo incontrino. –
- Kuran lo avvisiamo noi. Lei pensi ai due guardian – disse Eve, risoluta. Kaien annuì, firmando poi due fogli.
- D’accordo. Comunque vi ho firmato questi due permessi per il ritardo. Ora andate, ed avvisate tutta la Night Class –
- Certo. Arrivederci – salutammo io ed Eve con un piccolo inchino, poi, silenziose, ci dirigemmo a lezione.

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Capitolo 4
*** 4. Dangers for them, especially for him ***


4. Dangers for them, especially for him


Quando, a capo della fila, ci dirigemmo verso il dormitorio, notai che Eve era con la testa fra le nuvole, ed un sorrisino le aleggiava sulle labbra. Non ci diedi peso, in quel momento, dovevo pensare al discorso da fare a quelli della Night Class, a come spiegare per bene. Sospirai, sapendo che anche se avessi pianificato, avrei comunque improvvisato. Mi limitai a pensare agli argomenti, alle cose importanti da dire.
Quando varcammo le porte del dormitorio, mi schiarii la voce, chiedendo ai vampiri di concedermi qualche minuto. Era una questione importante.
Io ed Eve, dandoci il cambio, qualche volta, spiegammo dettagliatamente la situazione, ribadendo più di una volta che Hizashi era forte, come cacciatore.
- Siamo con voi. – ci disse Kaname, dopo qualche istante di silenzio generale.
- Perfetto – sospirai di sollievo – mi raccomando, tenete alta la guardia. Potrebbe arrivare da un giorno all’altro. – i vampiri annuirono, poi, stanchi, si diressero nelle proprie stanze.
Dopo poco, li seguimmo anche io ed Eve.
- Allora, mi dici perché sei così tra le nuvole? – chiesi, quando mia sorella uscì dal bagno, sempre con quel sorrisino ebete.
- Beh... – arrossì di botto – Akatsuki... mihabct! –
- Eh? – non ci avevo capito un’acca. Fece un respiro profondo, per poi parlare.
- Akatsuki mi ha baciata – scandì per bene le parole, questa volta.
- Oh cavolo! Quando? Racconta, cosa aspetti? – esclamai.
- Beh, prima, dopo lezione, mi ha vista un po’ giù di morale, così  mi ha passato un braccio sulle spalle, e poi, così, senza un motivo, mi ha girata verso di lui e mi ha baciata – mi raccontò, con un sorriso dolce e felice.
- Sono felice per te, sorellina – le dissi, abbracciandola stretta.
- Anche io sono felice per me – scherzò Eve.
- Dai scema! – le feci ridendo, poi mi misi sotto le coperte. – Buonanotte, Eve. –
- Buonanotte Aly. Ti voglio bene, scema di una sorella – mi fece lei, infilandosi nel letto.
- Ti voglio bene anche io, idiota -
La mattina dopo, quando aprii gli occhi mi ritovai una lettera sul comodino.
La aprii, con molta calma. Attorno a quel pezzo di carta aleggiava una brutta aura.

 
Salve, Heiser. Dormito bene? Spero di sì.
So che lì, per te, ci sono delle persone molto importanti, o sbaglio?
Oltre a tua sorella, c’è anche un ragazzo. Mi pare si chiami Hanabusa Aido. Sbaglio di nuovo?
Fai attenzione. Potrei prendere di  mira qualcuno dei tuoi. E potrei far loro cose che non ti piaceranno.
Ci vedremo molto presto, ragazzina.
H.


Era Hizashi. La battaglia, era aperta.
Avevo le mani che tremavano. Aveva preso di mira Hanabusa, e non potevo permettere che gli facesse del male. Presi e corsi da Eve.
- Aly, che è successo? – agitata, le diedi in mano la lettera.
- Mio dio... Dobbiamo avvisare il direttore, e Kaname. E anche gli altri. Io vado da Kanam, tu vai da Hanabusa e tienilo d’occhio. Forza. – mi disse Eve, per poi alzarsi, vestirsi velocemente e dirigersi dal capo dormitorio.
Io allora mi diressi verso la stanza di Hanabusa e Akatsuki, bussando con forza. Mi aprì un Hanabusa molto assonnato.
- Che c’è? – mi chiese, sbadigliando. Notai che Akatsuki non c’era.
- Devo tenerti d’occhio. – dissi, mettendogli la lettera in mano. Il biondo si stropicciò gli occhi e lesse.
- Uh. Sissignora – fece Hanabusa, mimando un saluto militare.
- Idiota – gli dissi, con un sorriso.
- Almeno ti ho fatta sorridere – mi rispose, facendomi l’occhiolino. Sorrisi, era così dolce quando faceva così.
- Già, grazie – gli dissi, lasciandogli un bacio sulla guancia. Ero rossa di imbarazzo, ma chi se ne frega.
- Su, ora se vuoi torna a dormire – gli dissi dopo pochi istanti.
- Nah, oramai sono sveglio. Piuttosto, vado in bagno a lavarmi e vestirmi –
- Okay. Ti aspetto qui – replicai. Lui annuì, e si diresse in bagno con i vestiti sottobraccio.
Lo aspettai una ventina di minuti, e ancora non si decideva ad uscire dal bagno. Sbuffai, poi bussai alla porta, non ricevendo risposta.
- Hanabusa? – lo chiamai. E ancora non ricevetti risposta. Così, aprii la porta, e trovai il bagno vuoto, la finestra spalancata.
- No... – mormorai, sporgendomi. Notai delle macchie di sangue sugli infissi. Le annusai velocemente. Non era sangue solo di Hanabusa. Aveva provato a difendersi, il mio biondino. Ma stava di fatto che Hizashi lo aveva preso, e non volevo nemmeno immaginare quel che avrebbe potuto fargli.
Mi passai una mano sul viso, poi andai alla ricerca di Eve. La trovai in soggiorno, stava spiegando la situazione ad Akatsuki, Rima, Shiki e Ichijo.
- Eve? Potresti venire un attimo? Anche tu, Akatsuki – dissi, attirando la loro attenzione. Loro annuirono, allontanandosi dal gruppetto.
- Hizasi... Ha preso Hanabusa – via il dente, via il dolore.
- Cosa? – esclamarono i due in sincronia perfetta. Spiegai dettagliatamente ciò che era successo, e quel che avevo visto nel bagno.
- Dobbiamo trovarlo. Avviso Kaname e mandiamo una squadra a cercarlo. Voi due state qui, potrebbe essere pericoloso per voi. Chiaro? – annuimmo, poco convinte. Akatsuki ci ammonì con lo sguardo, per poi dirigersi verso la stanza di Kaname.
Mogie mogie, io ed Eve ci dirigemmo nella nostra stanza.
- Eve? – chiamai, dopo un po’ che eravamo sdraiate sul mio letto, abbracciate.
- Mh? –
- Ho paura – pigolai piano. Non volevo perdere Hanabusa. Non volevo che Hizashi gli facesse del male.
- Andrà tutto bene tesoro, okay? Andrà tutto bene. Lo troveremo. – mi disse, stingendomi un poco di più. Io annuii, e ci appisolammo, io con il viso di Hanabusa impresso in mente.

 

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Capitolo 5
*** 5. A letter can change the fate of a person ***


5. A letter can change the fate of a person


Quando mi svegliai, ero sola in camera. Aprii gli occhi, ed inquadrai un biglietto sul comodino. Lo presi ed iniziai a leggere, sapendo perfettamente di chi fosse. Hizashi.

Sai benissimo che cercare il biondo è perfettamente inutile.
Se non voglio essere trovato, non vengo trovato. Dovresti saperlo ormai.
Ma, se proprio proprio vuoi riavere il tuo adorato Hanabusa, ti propongo uno scambio.
 Tu per lui. Fatti trovare vicino al lago che c’è nella foresta.
Se non ti presenterai entro ventiquattro ore da questo momento, puoi anche dirgli addio.
Ti aspetto, piccola Heiser.
Ah, non far parola di questa lettera con nessuno. E vieni sola.
H.


Riposi la lettera nel cassetto, assorta. Ero sola, e non potevo parlare con nessuno dello ‘scambio’. Dovevo agire, e basta. Presi un respiro profondo, poi mi diressi verso la finestra e saltai giù.
Controllai attentamente di non essere vista da nessuno, poi mi diressi verso il lago. Ci arrivai dopo poco.
Mi fermai accanto alla riva. Sorrisi sotto i baffi. Se Hizashi avesse voluto combattere, aveva proprio scelto il posto sbagliato.
- Avanti Hizashi, so che sei qui, vieni fuori. – lo precepivo nel bosco di fronte a me, leggermente a destra.
Sentii una risata, poi una figura spuntò fuori dalle ombre. Era uguale a quando l’avevo visto, un anno prima. Solo i capelli corvini erano cresciuti.
- Oh, la piccola Heiser. Sei stata veloce – mi disse, con un tono che mi fece venire i brividi. Era inquietante. Non replicai. Mi limitai ad osservarlo a braccia incrociate, a studiarlo. Aveva capito quel che pensavo, e cioè che volevo quell’accidenti di scambio.
- Uh, tu vuoi il biondino non è vero? – rise – Ma certo, ecco a te – diede un calcio a qualcosa davanti ai suoi piedi, e notai che la ‘cosa’ in questione era Hanabusa. Corsi verso di lui. Non poteva essere morto, no. Aveva una lunga ferita sul petto, ma quando gli arrivai affianco, notai che respirava. Sospirai di sollievo, poi lo trascinai il più delicatamente possibile, depositandolo accanto alla riva del lago, lontano dall’arena di un possibile scontro, e gli lasciai una leggera carezza sul viso.
Osservai Hizashi con odio, avvicinandomi a lui. Non solo mi aveva portato via i miei genitori, ma mi aveva anche quasi portato via l’uomo che amavo.
- Sei un bastardo, sai Hizashi? – dissi, con voce controllata, iniziando a richiamare i venti, grazie ai miei poteri. L’aria faceva sibilare le cime degli alberi, che si muovevano pericolosamente, da quanto era forte la corrente. Io ero immobile. Il vento mi evitava, come se ci fosse stata una bolla attorno a me. Hizashi invece faticava a stare dritto.
Dopo poco, aggiunsi delle schegge di ghiaccio all’aria, dirigendole tutte verso Hizashi. Si alzò una nube di polvere che in poco si diradò, mostrando il cacciatore con la spada sopra la testa, per proteggersi dai proiettili di ghiaccio. Strinsi i denti. Era forte. Sapeva bene come difendersi.
Iniziai a mandargli contro altri proiettili di ghiaccio, sassi e rami di varie dimensioni, da varie direzioni, spostando il tutto con il vento. Ma Hizashi parava tutto. Ero riuscita a fargli solo due graffi.
- Adesso mi hai stufato, ragazzina – ringhiò Hizashi, per poi correre verso di me, con la spada sguainata.
Spiccò vari salti, per poi arrivare davanti a me, ancora in corsa. Scartai di lato, evitandolo per un pelo, per poi richiamare, grazie all’acqua del lago, una lunga spada di ghiaccio. E no, non ghiaccio normale. Quello di chi possedeva un potere, era molto più resistente e duro del ghiaccio normale. Era quasi come avere una spada di acciaio.
Io è l’hunter combattemmo per un po’, muovendoci nella radura. Facevo attenzione a non avvicinarmi mai troppo alle rive del lago, dove c’era Hanabusa.
Mi distraetti un istante per controllare Aido, e subito Hizashi ne approfittò, venendo verso di me. Lo schivai, ma riuscì a colpirmi comunque, procurandomi una ferita alla spalla sinistra. Digrignai i denti leggermente. Se voleva la guerra, quella gli avrei dato.
- Forza, è solo questo che sai fare? Mi pare che questo incontro stia andando troppo per le lunghe - dissi, iniziando ad evocare completamente i miei poteri, ben consapevole che i miei occhi si sarebbero scuriti, passando dal normale e chiaro azzurro di sempre, ad un blu molto scuro. Posai le mani sul terreno, mentre Hizashi si avvicinava a me. La prima cosa che feci, fu quella di innalzare una barriera che potesse proteggere Hanabusa dai miei stessi colpi. Poi, dal terreno iniziarono ad emergere velocemente degli spuntoni di ghiaccio, più o meno grandi. Con quelli, iniziai a seguire Hizashi, che cercava di avvicinarsi agli alberi per arrampicarsi e sfuggire alle punte.
Ma si fermò, quando Eve gli spuntò davanti.
- Ehilà, cacciatore – sorrise falsamente innocente, per poi creare dal nulla un pugnale e piantarglielo nel petto. Hizashi cadde in ginocchio, per poi crollare a terra. Morto.
Staccai le mani dal terreno Era finita. Era finita davvero. Ero ancora immobile, quando d’improvviso mi ricordai di Hanabusa, così barcollante mi avvicinai a lui. Ero debole, creando gli spuntoni avevo dato fondo a tutte le mie energie, e la ferita alla spalle, che si era rivelata più profonda di quello che pensassi, non aiutava di certo.
Mi feci cadere in ginocchio accanto a lui.
- Hanabusa – mormorai – mi dispiace di averti fatto finire in questo casino – ero consapevole che non mi stesse sentendo, ma non mi interessava - Ma grazie, per tutto. Ti amo, Hanabusa – gli lascai una dolce carezza sul viso, poi sentendomi sempre più debole e stanca crollai sdraiata accanto a lui, ed il buio mi avvolse.

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Capitolo 6
*** 6. Epilogo! ***


6. Epilogo!
 

Mi risvegliai a causa di una luce fastidiosa che mi arrivava sugli occhi. Piano li aprii, iniziando a mettere a fuoco quel che c’era attorno a me. Non era la mia stanza. Aveva le pareti ed il soffitto verdino chiaro, e nell’Accademia l’unico posto ad avere le pareti di quel colore era l’infermeria.
Voltai di poco la testa e notai un altro letto poco distante dal mio. Strinsi gli occhi e notai che la persona che vi era sdraiata, era Hanabusa. Sembrava sveglio.
- Ha... – provai a chiamare, ma mi interruppi subito, avevo la gola secchissima, ed iniziai a tossire. Sentii un dolore abbastanza forte alla spalla sinistra, quindi cercai di calmare i colpi di tosse, anche se con poco successo.
- Al, al... Shh, bevi, poi andrà meglio – riconobbi subito la voce, era Hanabusa, che mi porse un bicchiere d’acqua con una cannuccia. Piano iniziai a bere, e subito andò meglio. Respirai profondamente, riprendendo fiato.
- Grazie Hanabusa – mormorai piano. Lui mi sorrise dolcemente, lasciandomi una carezza sui capelli.
- Di niente, piccola – arrossii di botto. Era strano farsi chiamare così da lui. Ma era bello. Davvero.
- Come stai? – gli chiesi dopo un po’, quando si fu seduto su una sedia accanto a me, o meglio, al mio letto.
- Bene, davvero. La ferita è già quasi guarita. Mi dimettono domani, mi tengono qui ancora per gli ultimi controlli – mi sorrise, di nuovo – Tu invece? –
- Oh, beh, bene. Non è che la spalla faccia cosi male. Almeno, fin quando non la muovo troppo – risposi.
Rimanemmo in silenzio qualche minuto, in cui Hanabusa, con molta nonchalance mi aveva preso una mano. Non mi sottrassi alla sua stretta.
- Comunque, non devi dispiacerti – mi disse dopo un po’. Lo guardai interrogativa. Che intendeva? Lui mi guardava con un sorrisetto. - Dico, di avermi fatto finite in questo casino – mi fece, allargando ancora di più quel sorrisetto furbo sulle sue labbra.
In un attimo collegai. Le parole che gli avevo detto prima di perdere i sensi.
«- Hanabusa – mormorai – mi dispiace di averti fatto finire in questo casino –» Oh. Se aveva sentito quello, significava che aveva sentito anche il resto. Shit. «- Ma grazie, per tutto. Ti amo, Hanabusa -»
Spalancai gli occhi, poi mi portai le mani a coprirmi il viso, piena di vergogna. Ero sicura che fosse svenuto.
Shit. Direi che ora ero nei casini. Perché io lo amavo, ma lui? Non volevo rovinare la nostra bellissima amicizia.
- I-io... È solo che quando ti ho visto lì, con quella ferita, eri tutto pieno di sangue... Lì.. Ho capito che non posso perderti, davvero... Ma se tu non provi lo stesso va bene, me ne farò una ragione, davvero, non voglio che questo rovini la nostra amicizia, davvero – iniziai a straparlare un pochino, con le lacrime che spingevano per uscire, al ricordo di quando lo avevo visto lì, a terra, insanguinato.
Dopo pochi secondi percepii due braccia forti stringermi dolcemente, poi delle labbra che mi lasciavano un bacio leggero sui capelli. Mi lasciai andare, ed iniziai a piangere. Avevo avuto paura di perderlo per sempre, e non volevo.
- Sai una cosa, piccola Al? – mi mormorò Hanabusa in un orecchio. Scossi la testa – Ti amo anche io – mi mormorò, lasciandomi un bacio sulla tempia. Cosa?
Staccai la testa dal suo petto, guardandolo in viso. Lo ritrovai con un sorriso dolce.
- Davvero? – lui di risposta mi posò una mano sul viso, lasciandomi delle carezze delicate.
- Si, davvero – vidi il suo viso calare sul mio, così, d’istinto, chiusi gli occhi. Dopo un po’, sentii le labbra di Hanabusa sulle mie. Era un bacio dolce, leggero. Ci staccammo dopo poco, ma io, non contenta lo ritirai verso di me, baciandolo di nuovo. Finalmente potevo assaporare quelle labbra che avevo sognato per così tanto.
- Ti amo Hanabusa – gli mormorai dopo un po’, fronte contro fronte.
- Ti amo anche io, piccola Alyson – mi sorrise il biondo, per poi lasciarmi un bacio leggero. Sorrisi anche io.
Ero felice, felicissima. Capivo come mai Eve fosse così sulle nuvole quando Akatsuki l’aveva baciata. In quel momento ero così anche io, mi sentivo leggera.
Rimanemmo un altro po’ a chiacchierare, Hanabusa sdraiato accanto a me su quel piccolissimo letto dell’infermeria, scambiandoci qualche bacio ogni tanto, fino a che non sentimmo un delicato bussare alla porta. Non ci muovemmo, rimanemmo così, abbracciati.
- Avanti – dissi solo. Poteva anche essere il direttore, ma non mi interessava.
- Ehi Aly – mi fece Eve, con un sorriso. – Hanabusa – fece un altro sorriso al biondo, che rispose con un cenno della mano, per poi staccarsi piano da me.
- Dove vai? – gli chiesi, quando fu sceso dal letto.
- Akatsuki? – chiese invece lui a Eve.
- Qui fuori – rispose lei con un leggero sorriso.
- Vado un poco qua fuori, vi lascio parlare – disse Hanabusa, rispondendo alla mia domanda di poco prima.
- Okay – risposi io. Lui sorrise, e mi lasciò un bacio veloce, poi uscì, lasciando me e la mia gemella da sole.
Eve si fiondò su di me, abbracciandomi. Ricambiai l’abbraccio.
- Dio Aly, non fare mai più un colpo di testa del genere chiaro? Mi hai quasi fatto venire un infarto – mi disse, la voce un po’ soffocata dall’abbraccio.
- Okay, Eve. Promesso – le feci, con un sorriso, mentre ci staccavamo.
Si sedette infondo al mio letto a gambe incrociate.
- Quindi, Hanabusa eh? – mi fece con un sorriso dolce.
- Già – mormorai arrossendo leggermente.
- Sei felice? – mi chiese, dopo un po’.
La guardai. A pensare a quella domanda, mi venivano in mente i bei momenti di quei mesi passati insieme, la ‘dichiarazione’ se così si può chiamare, i suoi baci dolci, il sentirmi protetta come non mai tra le sue braccia. Quella domanda aveva una sola ed unica risposta. Sorrisi.
- Sì, lo sono. –

 
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Bene, eccoci giunti alla fine dei capitoli corretti. È stato divertente, dopotutto, correggere i miei stessi capitoli. In certe parti ho letto alcuni svarioni che oddio, mi sono vergognata a morte hahaha
Beh, ringrazio di cuori tutti ( o dovrei dire solo tutte?) quelli che hanno letto questa storia, quelli che magari già l’avevano letta in precedenza, ed ora l’hanno letta ricorretta, ma ringrazio anche quelli che magari l’hanno letta per la prima volta.
Se volte magari farmi sapere cosa pensate della storia, basta che scrivete nel rettangolo bianco che c’è un po’ più giù in questa pagina, a me di sicuro non dispiace *fa una faccina dolce dolce*
Grazie ancora per aver letto questo obrobrio di una storia, e di essere arrivati fino a qui <3 Grazie mille <3

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