Ci sono scelte che la ragione non comprende.

di Jess_
(/viewuser.php?uid=138676)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Un lieve scoppiettio mi fece aprire lentamente gli occhi.
La prima cosa che vidi su un soffitto bianco. Niente baldacchino né tendaggi rosso-oro. Non ero nella mia stanza. Merda.
Scattai a sedere su quello che scoprii essere un enorme letto matrimoniale con lenzuola di seta nere e una leggera trapunta color crema.
Uno sguardo in giro e non riconobbi la stanza, mentre il panico cominciava ad assalirmi.
Ma quello fu niente, in confronto al collasso che minacciava di portarmi al creatore quando mi resi conto di essere nuda. Ero completamente nuda in un letto non mio, sfatto e in una camera che non avevo mai visto.
Dove diavolo era il mio vestito?!
Come se l’avessi chiamato, questo apparve tra le mie stesse mani in quel momento.
Ora era chiaro. Mi trovavo nella stanza delle necessità. Beh, se non altro ero ancora ad Hogwarts.
Scesi dal letto e un capogiro mi colse impreparata. Dovetti aggrapparmi al comodino per non cadere a terra.
Avevo come l’impressione di avere la testa spaccata in due. Sbornia. Quelli erano i sintomi di una colossale sbornia.
Mi infilai il vestito saltellando, cercando di ricordare come ero finita lì dentro.
Doveva esserci una spiegazione plausibile.
Allacciai l’abito con non poca fatica e cercai le scarpe. Forse era meglio non metterle. Troppo alte e scomode per portarle ancora.
Ancora un’occhiata alla camera in cerca di qualche dettaglio che mi sfuggiva, ma nulla. In men che non si dica aprii la porta e controllando che non ci fosse nessuno nei paraggi, uscii correndo diretta alla mia stanza nel dormitorio.
Non sapevo neanche che ore fossero e speravo con tutto il cuore di non incontrare qualche professore in giro. Di certo non era il massimo farmi trovare in questo stato.
Ma se pensavo di passarla liscia, evidentemente mi sbagliavo. Mi sbagliavo di grosso.
- Mezzosangue! Sembra ti sia passato sopra un Troll! -
Oh no, cazzo no!
Mi fermai di scatto, voltandomi e cercando di assumere un’espressione poco colpevole, incrociando due occhi grigi e un ghigno beffardo.
Ora si che ero nella merda.
 
 
 

Spazio Autrice:

Salve! Mi chiamo Jessica e questa è la mia prima vera storia.
Questo è solo un prologo e verrà ben presto spiegato tutto, non temete!
Spero sia di vostro gradimento e che qualcuno legga questo disastro! Ahaha!
Bè che dire…alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


48 ore prima.

 
La lezione sembrava infinita quella mattina e la voce della Mc Granitt risultava pallosa persino a me.
Avevo smesso da ben dieci minuti di prendere appunti, fissando quello squarcio di cielo che spuntava dalla finestra.
Cielo grigio, coperto di nuvole scure. Bel panorama.
Beh, d’altronde il mese di novembre era alle porte e con esso l’inverno.
Miracolosamente la lezione giunse al termine e fummo liberi di andare a pranzo.
Raccolsi in fretta i libri e uscii di corsa, raggiugendo Harry e Ron.
- Mio Dio. Pensavo non finisse mai… -
Commentò Ron .
Mi trovai d’accordo per una volta e annuii.
- In effetti era piuttosto pesante.-
Raggiugemmo la Sala Grande e Harry si volse a guardarmi con  espressione fintamente sconcertata.
- Piuttosto pesante, Herm? Era insostenibile!-
Il solito esagerato.
Risi e mi sedetti al mio solito posto al tavolo rosso-oro.
- Sempre meglio di Piton e le sue rivoltanti pozioni. –
Risposi allora mentre un turbine di capelli rossi si faceva largo e ci raggiugeva.
 - Ciao Herm!Harry… Fratello. -
Salutai Ginny con un sorriso, notando subito il rossore e l’imbarazzo di Harry. Scossi la testa divertita mentre i piatti si riempivano.
Il pranzo fu presto interrotto da uno sgradito arrivo.
Lavanda Brown e Calì si sedettero accanto a Ginny strillando come galline spennacchiate.
Le ignorai volontariamente, continuando a mangiare.
- Ci sarà il ballo di Halloween sabato!-
Sentii dire da Lavanda che era evidentemente su di giri per l’evento.
- hai sentito Herm? -
Ginny mi scosse per un braccio attirando la mia attenzione.
Ricevette solo un “mh” in risposta.Non vedevo come la cosa potesse interessarmi.
Non ero la classica ragazza che saltava di gioia per balli e feste di qualunque genere.
 - E dai!Un po’ di entusiasmo! -
Replicò Ginny in mia direzione per poi rivolgersi a Lavanda.
- E’ un ballo in maschera?-
La bionda annuii prontamente.
- Oh si!Per partecipare bisogna essere mascherati.Durerà fino a mezzanotte anche se credo che si prolungherà in Sala Comune.-
Continuò lei tutta eccitata.
- Noi andiamo ad Hogsmeade domani per cercare dei vestiti.Venite con noi?-
Ginny si voltò subito nella mia direzione con un sorriso diabolico.
- Certo!-
Ecco.Appuntai mentalmente di aggiungere Ginevra Weasley sul mio libro nero e finii il pranzo in tutta fretta.
- Ci vediamo all’ingresso alle 4 allora!Ciao!-
Lavanda e Calì sparirono lasciandosi alle spalle nuvole di profumo alla vaniglia nauseante.
Potei tirare un sospiro di sollievo e cominciai a pensare a qualche scusa da affibbiare a Ginny per evitare di andare in giro a fare shopping con quelle oche.
Decisamente non le avrei rette neanche 10 minuti.
Osservai Harry e Ron che discutevano con Dean della prossima partita del torneo e non sembravano minimamente toccati dal fatto che ci fosse alle porte un ballo.Come li capivo.
Peccato che loro non erano costretti da Ginny a girare per negozi con le pettegole di Hogwarts!
- Ci vediamo più tardi.-
Annunciai ai presenti alzandomi e dirigendomi in biblioteca.
Almeno lì nessuno avrebbe attentato al mio sistema nervoso per qualche ora.
La raggiunsi quasi di corsa e mi tuffai tra gli scaffali ricolmi di libri alla ricerca di una lettura leggera per impiegare il pomeriggio.
Presi un libro dalla copertina rossa e mi diressi al primo tavolo libero.
Lo sguardo però mi cadde su un grande annuncio ufficiale appeso alla porta che prima non avevo notato.
“Gran ballo di Halloween”
Recitava. Sbuffai scocciata a quella vista, distogliendo subito l’attenzione.
Che ci trovava di eccitante la gente in uno stupido ballo?
Non sapevo proprio rispondermi.
 
Il pomeriggio volò e quando staccai gli occhi, ormai stanchi, dal libro, la sera stava calando.
Chiusi il tomo, alzandomi e stiracchiandomi.
Uno sguardo all’orologio appeso in biblioteca e appresi che era quasi ora di cena. Bene. Avevo un certo languorino…
Ripresi la borsa e mi avviai all’uscita quando un rumore attirò la mia attenzione. Mi fermai di scatto, guardando in giro ma non scorsi nessuno.
Forse l’avevo immaginato. Scossi la testa e uscii tornando in Sala Grande.
La schiena e le spalle erano piuttosto indolenzite da tutte le ore trascorse seduta su quella sedia e fare due passi fu un toccasana.
- Herm! Per Merlino!Dove eri finita?-
La voce di Harry mi sorprese alle spalle e mi fermai per aspettarlo.
- Ero in biblioteca.-
Spiegai quando mi affiancò.
- Mi sono persa l’allenamento…qualche giocata degna di nota?-
Chiesi allora con un sorriso.
Lui mi fece una smorfia per poi rispondermi.
- Non ti sei persa nulla di che. Allenamento piuttosto noioso oggi. Siamo rientrati prima del solito per il freddo.-
Passando accanto alle vetrate del primo piano scorsi il cielo scuro e il vento che imperversava, scuotendo gli alberi della Foresta, in lontananza.
- Meglio cosi.Ron?-
Chiesi, mentre entravamo in sala Grande.
- Credo che sia già qui. Mi stavo facendo la doccia e quando sono uscito non c’era in Sala Comune.-
Ipotizzò il Bambino Sopravvissuto. E aveva ragione.
Trovammo Ron che chiacchierava con altri compagni e Ginny.
- sei resuscitata!-
Scherzò lei in mia direzione.
- Leggevo.-
Spiegai, sedendomi.
- Non avevo dubbi.Ti è venuta qualche idea per il travestimento per il ballo?-
Ora che mi ero finalmente scordata di quell’insulso ballo lei veniva a ricordarmelo.
- Eh?No.Anche perché non parteciperò.-
Le dissi allora, versandomi del succo di zucca.
- Cosa?! Certo che verrai! E’ uno degli eventi dell’anno!-
Ribattè lei prontamente.
E sapevo che era inutile darle contro. Il cipiglio di Ginevra era unico.
Sconfitta, osservai il piatto riempirsi per dare inizio alla cena.
Spolverai il primo in poco tempo per poi accantonare il secondo, piena.
Il rumore di forchette che sbattevano sui piatti cominciava a darmi sui nervi, così provai a distrarmi osservando l’immensa sala.
Gli occhi scorrevano senza particolare interesse in lungo e in largo ma si fermarono quasi inconsapevolmente quando incontrarono un altro paio d’occhi che mi fissava.
Grigi. Argento fuso. Bocca piegata in un ghigno. Draco Malfoy.
Sbuffai e distolsi lo sguardo per non sorbirmi le sue occhiate malevole anche da lì.
- Tutto ok  Herm?-
Mi chiese Ron, seduto di fronte a me.
Annuii, posando lo sguardo su di lui. Fino a qualche mese prima avrei pregato affinchè mi rivolgesse l’attenzione; ora mi era indifferente.
Eravamo stati insieme l’anno primo, al sesto anno in quel castello. Pochi mesi ma sereni e felici.
Stavo bene con Ron. Ma più il tempo passava, più mi rendevo conto che non ne ero innamorata. Lo consideravo un fratello. Come Harry.
Ci eravamo lasciati di comune accordo, anche se all’inizio lui ne aveva sofferto e aveva provato a convincermi a riprovarci.
Non durò molto tuttavia. La sua attenzione era stata ben presto catturata da Lavanda.
Infatuazione passeggera anche quella, per fortuna.
- Che ne dite di una partita a scacchi in Sala Comune?-
Stava proponendo Harry. Non gli badai, anche perché Ginny non me lo permise.
- Ho parlato con Lavanda.Ci ritroviamo tutte in camera sua per decidere le acconciature e il trucco per sabato.Andiamo!-
Era un incubo.Un vero incubo.
- Dai andiamo!-
Mi alzò letteralmente di peso dal tavolo e mi trascinò fino alla Sala Comune, dove finalmente arrestò la sua folle corsa.
Che le prendeva?
- Ginny va tutto bene?-
Un attimo di indecisione da parte sua. Sembrava tesa, lo potevo notare dalla rigidità delle spalle che ora mi rivolgeva.
Si volse nella mia direzione dopo pochi istanti, con un’espressione a metà tra il cupo e il preoccupato.
- Devi venire Herm.Te lo chiedo per favore.-
Quella richiesta mi spiazzò notevolmente.Non tanto per il contenuto delle parole, ma per il tono usato da lei.
Ebbi un attimo di smarrimento da cui mi ripresi, scoccandole un’occhiata dubbiosa.
- C’è qualche motivo serio?Ginny lo sai che puoi parlarmi di tutto.-
A dire la verità non riuscivo a trovare una sola motivazione per il quale Ginny avrebbe dovuto chiedermi di andare al ballo. Non con quel tono e quell’espressione di supplica. Come se da quel ballo dipendesse il resto della sua vita.
- andiamo in camera.Ti spiegherò tutto ma…non farne parola con nessuno per favore. –
Annuii subito e la seguii su per le scale e poi oltre la porta della stanza che condividevamo con altre due compagne.
Ci sedemmo sul suo letto e mi volsi subito a fissarla.
Osservavo ogni minimo movimento di Ginevra, cercando di capire cosa mi sfuggisse.
Si torse le mani per qualche istante, poi sospirò e cominciò a parlare.
- Questa mattina ho ascoltato involontariamente due ragazze che parlavano in bagno. Erano la Parkinson e la Greengrass. Parlavano del ballo e…la Greengrass ha detto chiaramente di voler sedurre Harry la sera del ballo.-
Fu un fiume di parole che scorreva velocissimo e a stento capii ogni parola per poi sbarrare gli occhi.
- Ginny ma..sei sicura? Cioè…la Greengrass sta con Zabini quindi non vedo per…-
Mi fermò, posando una mano sulle mie.
- Herm…ho bisogno del tuo aiuto.Sono sicurissima di ciò che ho sentito e loro sembravano serie. –
Ero a conoscenza del sentimento che legava Ginny a Harry anche se in tutti quegli anni non avevano ancora trovato il coraggio per dichiararsi.
Palese era l’interesse di lei, almeno quanto quello di lui. Se solo fossero stati meno timidi…
Ora le parole di Ginny risultavano ambigue, però. Come potevo aiutarla?
Probabilmente lesse quella domanda nei miei occhi e di riflesso abbassò lo sguardo verso il copriletto rosso-oro.
- Ginny… -
La chiamai, per ricevere spiegazioni.
- Herm…Ho bisogno che tu…che tu faccia ingelosire la Greengrass. –
Dovevo aver capito male. Senza dubbio.
- Lei sta con Zabini da quanto si dice in giro. Se tu provassi a sedurlo proprio sotto gli occhi di lei…probabilmente perderebbe ogni interesse verso Harry per difendere la sua reputazione e riprendersi Zabini.-
Era impazzita.Totalmente fuori di testa.
- Ginny ma stai scherzando?!? In quale vita credi che Zabini sarebbe attratto da me?! Per non parlare del fatto che sarebbe impossibile che la Greengrass si sentisse minacciata da me…figuriamoci…invidiosa! Ginny non se ne parla.-
Ero fermamente convinta delle mie idee…fino a quando dei lacrimoni non cominciarono a sgorgare dagli occhi azzurri della mia migliore amica.
Non so quanto tempo passammo in quella stanza. So solo che quando uscimmo per raggiungere la stanza di Lavanda, non ero più tanto sicura di ciò che avevo promesso a Ginny.
Mi stavo cacciando in un brutto guaio. Di questo ne ero assolutamente certa.
 
 

Spazio Autrice:

 
Eccomi qui con il nuovo capitolo! Come avete notato si torna indietro per spiegare ciò che accade nel prologo.Qui siamo a due giorni dall’evento. Commentate per farmi sapere che ne pensate, mi raccomando! Cosi capisco se è il caso di continuare a scrivere o meno! A presto! Un bacio!
Jess
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


Perché le ore passavano così dannatamente in fretta?
Mi sembrava quasi che il tempo si stesse prendendo gioco di me.
La sera prima l’avevo trascorsa immersa in riviste di moda, schizzi e prove di trucco.
Avevo creduto seriamente di impazzire e mettermi a urlare in faccia a Lavanda che a me, di tutta quella roba, non fregava un emerito accidente. Cosa mi aveva frenata? Gli occhietti ancora lucidi della mia migliore amica che mi guardavano, implorandomi, come un cucciolo bastonato.
Non potevo sottrarmi alla promessa, ne ero conscia. Ginny aveva sopportato di peggio, forse. Tutte le notti in bianco a piangere per Ronald quando credevo di amarlo alla follia. Ginny c’era. Era lì accanto a me a ripetermi che non mi meritava. Che tutto sarebbe andato bene.
Si, glielo dovevo.
Ero andata a dormire stravolta dopo tutte quelle chiacchiere. La mattina dopo mi aspettavano delle lezioni e poi un tour de force in giro per negozi nel pomeriggio.
Sarei sopravvissuta?
Me lo chiedeva continuamente, specchiandomi in ogni vetrina e notando che impallidivo sempre di più mentre i mei nervi stavano per abbandonarmi.
Per fortuna la tortura arrivò al termine e potei tornare a rifugiarmi nella mia camera ancora per un po’.
Avevo vagato come un’anima in pena per tutto il resto del tempo che mi separava dall’inizio del ballo. Avevo ignorato Harry e Ron e le loro preoccupazioni per il mio nervosismo inspiegabile; Avevo accantonato i compiti e allontanato ogni proposito di studiare. Un solo pensiero mi affliggeva: il ballo.
E questo arrivò.
 
Camminavo avanti e indietro per la stanza vuota, mordicchiandomi il labbro inferiore.
Stavo per fare un grosso sbaglio. Anzi. Stavo per fare una cazzata colossale e al diavolo la finezza.
Il mio vestito per il ballo sembrava una presenza inquietante in quella stanza. Dove era finita Ginny?
Stavo quasi per ripensarci e andare a nascondermi da qualche parte. Sarebbe stato da codardi, certo. Non potevo fare questo a lei.
La diretta interessata varcò la porta come un tornado pochi minuti più tardi, osservandomi con un sorriso smagliante.
-Ho parlato con Lavanda. Mi ha spiegato lei come fare. Stai tranquilla; L’incantesimo durerà solo poche ore, dopo di che i capelli torneranno del tuo colore naturale. E’ assicurato. –
Stavo per abbandonare il mio castano cioccolato per un nuovo colore. Motivo? Semplice. Non volevo che qualcuno mi riconoscesse visto che stavo per fare l’irreparabile.
Chiusi gli occhi, pregando silenziosamente che Ginny non combinasse disastri e, quando li riaprii ed osservai il mio riflesso nello specchio, trovai una cascata di boccoli rosso sangue al posto del consueto castano anonimo.
Sbarrai gli occhi e allargai la bocca all’inverosimile, pronta a rivolgere a Ginny qualunque insulto mi passasse per la testa.
-Herm! Stai benissimo!-
Mi bloccò lei, passando le dita in quell’orrore.
-Gin! Avevamo detto niente di appariscente! –
Le sbraitai contro, voltandomi a fissarla furibonda.
-Herm calma. Chi mai penserebbe che dietro a quel rosso ci sei tu? –
Effettivamente aveva ragione.
Hermione Granger, Mezzosangue so-tutto-io. La secchiona.
Quel colore non mi si addiceva per nulla. Forse l’idea di Ginny non era stata poi così male.
Evitai di commentare oltre e mi volsi verso il vestito.
Un semplice abito nero, lungo e leggermente svasato sul fondo, senza spalline.
L’avevo scelto con Gin e fummo subito d’accordo. Semplice ma elegante e fine.
Ginny aveva letteralmente sbavato davanti ad un tubino rosso quanto i suoi capelli. Avevo confermato la sua scelta e non era rimasto che scegliere le maschere.
Una semplice mascherina che copriva metà del viso, in pizzo nero con degli intarsi dorati.
Indossare il vestito fu un impresa ma nulla in confronto all’odio che provai nell’immediato per le scarpe.
Cercai di non badarci, facendo qualche passo avanti e indietro per abituarmi all’altezza, mentre Ginny si pettinava.
Insistette per truccarmi personalmente, dopo e dovetti cedere.
Non avevo molta esperienza con i trucci in generale e dovetti ammettere che Ginny aveva fatto un buon lavoro.
Fummo pronte in perfetto orario e, indossate le mascherine, uscimmo dalla stanza. Diedi una rapida occhiata ai corridoi pregando che non ci fosse nessuno, o il camuffamento non sarebbe servito a nulla.
Per fortuna sembravano tutti già di sotto, frementi per l’inizio del Ballo.
Percorremmo con calma le scale mentre cominciavo ad essere ancora più nervosa.
-Herm. Calma.-
Mi intimò lei quando ci ritrovammo nei pressi del piano terra.
Sentivo l’aria mancarmi. La faceva facile lei. Non era di certo LEI che doveva fare la gattamorta con un Serpeverde. Con Zabini, per di più.
-Senti..prendo una boccata d’aria in giardino e arrivo subito. Tu vai. –
Le dissi, superandola. Notai un velo di preoccupazione nei suoi occhi ma alla fine annuì e la seguii con lo sguardo mentre entrava nella Sala Grande. Dall’entrata proveniva la musica alta e lo schiamazzo. La festa era già iniziata, decisamente.
Senza pensarci, mi volsi in direzione del portone e raggiunsi il giardino.
Pochi passi e l’aria fredda di novembre mi colse impreparata, facendomi tremare. Strinsi le braccia attorno al busto, respirando a pieni polmoni. Sarebbe andato tutto bene. Dovevo solo provocarlo un po’ e poi avrei potuto lasciarmi il ballo alle spalle per sempre.
Un altro respiro a pieni polmoni per calmare i nervi e poi mi volsi un po’ più decisa verso l’ingresso, tornando sui miei passi.
Man mano che mi avvicinavo alla Sala Grande, la musica era sempre più alta e un principio di mal di testa, dovuto senz’altro al nervosismo, mi fece sperare che non peggiorasse all’interno.
Mi sistemai i capelli ora rossi, acconciati in morbidi boccoli, e spinsi il portone facendo capolino nella Sala.
Controllai che la mascherina mi coprisse abbastanza bene e feci qualche passo avanti.
Un gruppetto di studenti accanto all’entrata si volse ad osservarmi. Quel dannato colore di capelli attirava l’attenzione.
Tremai leggermente all’idea che mi avessero riconosciuta, ma dopo qualche istante distolsero lo sguardo e tornarono alle loro chiacchiere.
Un sospiro di sollievo e mi guardai intorno alla ricerca di Ginny.
Ci eravamo messe d’accordo sul fatto di non stare troppo vicine o tutti avrebbero capito chi ero.
Dovevo tenere le distanze anche da Ron e Harry. Ginny si sarebbe inventata qualcosa in proposito.
Scorsi una testa rossa a qualche metro di distanza e aguzzai la vista. Ginny parlava con Dean ma sembrava poco interessata; Lanciava continuamente sguardi verso qualcuno alla sua destra. Mi mossi di qualche passo e intravidi Harry. Ora era tutto chiaro.
Il portone nel frattempo si era aperto alle mie spalle, lasciando entrare quattro persone. Due coppie per l’esattezza.
Non vi badai, avvicinandomi al tavolo delle bevande, afferrando la prima cosa che capitava per calmarmi.
Una presenza alla mia sinistra mi fece trattenere il respiro.
-E’ appena entrata lei. –
La voce di Ginny mi tranquillizzò un po’, mentre mi voltavo nella direzione da lei indicata.
-Appena si allontana da lui tu vagli vicino. Sai cosa fare. –
Sembravamo due cospiratrici. Pochi istanti e Ginny si allontanò lasciandomi al mio compito ingrato.
Tenni d’occhio la ragazza che Ginny mi aveva indicato e con un’occhiata attenta riconobbi che infatti era la Daphne Greengrass.
Stava seduta su un divanetto con un ragazzo moro, senza dubbio Zabini, e un’altra coppia.
I capelli biondi di Malfoy non passavano di certo inosservati, tanto quanto il cipiglio altezzoso della Parkinson al suo fianco.
Indossavano tutti e quattro delle mascherine ma ora non servivano più a nulla. Li avevo riconosciuti.
Ringraziai mentalmente Ginny per l’incantesimo ai capelli. Era difficile riconoscermi cosi.
Bevvi un sorso di quella che scoprii essere burrobirra e attesi; Ritrovai Harry e Ron tra la folla e dovetti ammettere che erano entrambi molto eleganti.
Non quanto Malfoy e Zabini, ma facevano la loro figura.
Notai Ron che si allontanava con Lavanda dopo poco e un conato di vomito mi strinse lo stomaco al pensiero di ciò che avrebbero fatto dietro il primo angolo.
Lavanda era una vera piovra. Harry era rimasto solo al tavolo. Aggrottai la fronte, mentre lo osservavo con attenzione. Sembrava cercare qualcuno.
Forse cercava Ginny. O forse si stava chiedendo dove fossi io. Chissà che scusa si era inventata Ginny per coprirmi.
Niente di tutto questo.
La figura alta e slanciata, avvolta in un tubino verde smeraldo, della Greengrass si alzò dal divanetto sul quale sedeva con i suoi compagni Serpeverde, e si avviò a passo sicuro verso il tavolo di Harry.
Stavo quasi per spalancare la bocca e dar ragione a Ginny, quando Daphne virò, passando dietro la sedia sulla quale sedeva Harry, e si diresse al tavolo del buffet.
Forse mi stavo immaginando tutto, come Ginny; Però avrei giurato di aver visto una mano della Greengrass sfiorare la spalla di Harry.
Il respiro si faceva accelerato. Ginny forse aveva ragione. Dovevo fare qualcosa.
Posai il mio bicchiere sul tavolo e mi diressi spedita verso Zabini che parlava con Malfoy.
Malfoy avrebbe senza dubbio riconosciuto la mia voce, non potevo rischiare tanto; Così rallentai.
Per grazia di Dio la Parkinson tirò Malfoy in piedi, costringendolo a ballare sulla pista. La coppia si allontanò, lasciandomi campo libero.
Questo si che era un colpo di fortuna; Dovevo approfittarne subito.
Si, ma come?
Notai una poltroncina libera, a poca distanza dal divanetto dove sedeva Zabini e mi diressi lì, passando prima davanti a lui, sperando che mi notasse in qualche modo.
Mi sedetti con più grazia possibile, accavallando le gambe e assumendo un’espressione fintamente annoiata.
Dopo qualche minuto, lo sguardo di Zabini si posò su di me, mentre sorseggiava una bibita.
Ci fu uno scambio di sguardi iniziale, poi il suo si fece insistente. Aveva abboccato.
-Se continui a fissarmi così, finirai per consumarmi. –
Abbozzai, a voce bassa, pregando che non riconoscesse il tono.
Lui sembrò smarrito per qualche istante, forse non aveva sentito per la musica alta.
Un suo sorriso mi fece cambiare idea subito; Aveva sentito.
-Non è colpa mia se ti trovi in linea d’aria con la pista da ballo. Osservavo le coppie che ballavano.-
Replicò lui con un sorrisetto fasullo.
-Davvero? E io che pensavo stessi osservando le mie gambe… -
Risposi io, pentendomi subito dopo della mia sfacciataggine.
Ma che mi era preso?!  
Lui sembrò colpito dal mio ardore e rise di gusto per poi farmi l’occhiolino.
-Ebbene confesso. Le tue gambe hanno attirato molto la mia attenzione. E’ forse un crimine? –
Mi disse lui, lasciandomi senza parole.
Lo spacco del vestito metteva in mostra le gambe, ma non avevo mai creduto che potessero attrarre l’attenzione.
-N-no.. –
Borbottai, spostando lo sguardo altrove, ora in imbarazzo.
-Come mai tutta sola?-
Me l’ero aspettata quella domanda. A un ballo di solito ci si va con l’accompagnatore, no?
-Potrei farti la stessa domanda.-
Mi buttai e lui sembrò divertito dalla risposta.
-Ti va di ballare?-
Era impazzito? Voleva ballare con me?!
E ora che potevo fare? Rifiutare era scortese…accettare era impensabile.
Lo osservai mentre si alzava e posava il bicchiere, avvinandosi verso di me.
-Non mordo. –
Non ero certa. Era pur sempre una Serpe.
Mi tese la mano, attendendo la mia decisione e, non seppi nemmeno io come, accettai, stringendogli la mano per alzarmi in piedi.
Mi condusse a passo sicuro verso la pista e con una giravolta, ci ritrovammo uno di fronte all’altra.
Aveva una postura perfetta e sentivo le sua mani che i guidavano sicure. Per fortuna ricordavo vagamente qualcosa in quel campo, dal Ballo del Ceppo.
Ballammo in silenzio per alcuni istanti, poi lui si avvicinò un po’ di più e mi sussurrò all’orecchio:
-Non mi hai detto il tuo nome. –
Oh cazzo.
Dovevo prenderlo in contropiede.
-Siamo a un ballo in maschera. Che gusto ci sarebbe se ti dicessi il mio nome? –
Abbozzai, spostando lo sguardo sulle altre coppie. I suoi occhi blu mi mettevano a disagio. E se mi avesse scoperto?
Lui rise della mia risposta e annuì.
-Hai ragione, ragazza misteriosa. –
Mi rispose, ironico. Ora ero soprannominata ragazza misteriosa? Ma che bello.
Ballammo in silenzio per il resto del tempo, poi la canzone finì e mi guidò verso il tavolo delle bibite.
Prese due drink e me ne porse uno.
Appena lo assaggiai, mi pentii subito. Era alcool puro quel coso?!
Osservai lui, che lo bevve tutto d’un fiato e ora mi guardava con un espressione a metà tra il divertito e la sfida.
Ero pur sempre una Grifondoro no? Dovevo dimostrarlo.
Bevvi il drink e la gola sembrò andare a fuoco. Credetti di morire per un momento, poi tornò tutto normale e quel liquido mi scaldava lo stomaco, alleviando un po’ la tensione.
-Di che casata sei?-
Mi chiese lui all’improvviso, porgendomi un altro bicchiere.
Presi tempo, bevendo un altro drink, questa volta andò meglio della prima.
Che gli dicevo ora?
-Mh..co-corvonero. –
Decisi in fine. Dovevo sviare i sospetti. Non potevo dirgli che ero Grifondoro!
Fu un susseguirsi di chiacchiere senza senso e drink per un’altra mezz’ora; Finché una certa bionda acida non fece irruzione.
-Blaise.-
Lo chiamò con quel tono da gallina spennacchiata.
Lui non sembrò felice ma non capii se era per il fatto che l’aveva chiamato per nome davanti  a me, fregandosene del fatto che era un ballo in maschera, o per la sua presenza.
-Daphne… -
Replicò lui scoccandole un’occhiata.
-Chi è lei?-
Chiese subito la Greengrass, evidentemente infastidita.
-Una mia amica.-
Rispose lui prontamente, ma lo sentii di sfuggita. Ero impegnata ad osservare le stupende decorazioni della Sala che, fino a quel momento, avevo ignorato.
Erano davvero bellissime. Perfette per il tema di quella sera.
Ragnatele incantate e candele magiche che creavano giochi di luce piuttosto strani e inquietanti.
Mi ero persa il resto della conversazione e la testa sembrava girarmi. Anzi, mi correggo, la testa mi girava. Eccome se mi girava.
Me ne stavo lì, seduta su una poltroncina, con l’ennesimo bicchiere in mano.
Quanto avevo bevuto? Decisamente troppo.
Osservai i due che stavano ormai litigando, ma non mi interessava sapere il motivo.
Mi alzai, barcollando, e mi diressi all’uscita. Il mio compito era finito.
Mi diressi in giardino, incurante del freddo e mi sedetti sulle radici di un grande albero poco lontano dal portone.
Volevo solo chiudere gli occhi e dimenticare tutta quella serata. Non ero fatta per il ruolo della gattamorta, né mi importava di stupidi piani per attirare l’attenzione di Daphne. Perché mi ero lasciata coinvolgere da Ginny? Dovevo dirle che stava sbagliando tutto. Che doveva solo parlare con Harry e dirgli tutto ciò che provava una volta per tutte.
Ero andata a quella stupida festa solo per lei e ora? Ora me ne stavo lì da sola a chiedermi perché avevo fatto quella cazzata.
Le varie coppie uscivano dalla Sala, abbracciati, ridendo e pronti per concludere la serata altrove.
E io? Io non avevo uno straccio di cavaliere né qualcuno con cui ridere o commentare la serata.
Mi sfregai le braccia scoperte, cercando di scaldarmi un po’, ma alla fine la stanchezza e l’alcool mi vinsero, facendomi chiudere gli occhi, ora lucidi di pianto.
Non mi resi conto che alcuni fiocchi di neve cominciavano a cadere, imbiancando Hogwarts della prima nevicata dell’anno.
 
 

Spazio Autore:

 
Eccoci qui con Il ballo finalmente! Non preoccupatevi…naturalmente non si conclude qui…nel prossimo capitolo avremo un altro punto di vista e comincerà la vera storia!
Fatemi sapere che ne pensate…e vediamo chi di voi indovina cosa succederà a Hermione!
Un bacione, alla prossima!
Jess.
 

Risposta alle recensioni:

 
chihuahua: Previsione quasi azzeccata :) In realtà è Ginny che architetta tutto per Harry! Un po’ contorto eh? Ahah! Fammi sapere che ne pensi! Baci!
 
Black_Yumi: Che ne dici? Una seduttrice un po’ imbranata eh? Ahah! Fammi sapere che ne pensi.. baci!
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


Fino a pochi anni prima avevo creduto che l’essere un Malfoy comportava solamente dei vantaggi.
Da un anno a quella parte, avevo totalmente cambiato idea.
I motivi? Troppi per elencarli. Alcuni piuttosto facili da intuire, però.
No, non parlo di Mangiamorte, Signore Oscuro, omicidi o altro. No.
La cosa peggiore dell’essere un Purosangue, nonché Draco Lucius Malfoy, era avere a che fare con stupide oche come Pansy Parkinson.
Naturalmente le dimostravo apertamente il mio disprezzo ma lei dimostrava sempre una tale tenacia nel scassarmi i coglioni, che alla fine mi ero arreso.
Dovevo andare a quello stupido Ballo con lei appiccicata come una piovra.
Stupendo, no?
E così la serata si prospettava tremenda. Ma che potevo farci? Dovevo presenziare per forza.
Grazie a Merlino, c’erano tali quantità d’alcool entrate di straforo, da farmi vedere la serata da una prospettiva migliore.
Le avevo concesso un solo e breve ballo, poi mi ero circondato di bicchieri e avevo atteso lì il momento per poter tornare in dormitorio.
Avevo notato entrare Potter e compare; poco dopo la sorella dello sfigato. Mancava solo la so-tutto-io alias Granger.
Ad un’ora dall’inizio del Ballo non si era vista. Strano. Anzi, ora che ci pensavo non era poi così strano in effetti. Evidentemente non aveva trovato uno straccio di accompagnatore ed era rimasta in camera sua a disperarsi.
Sollevai l’ennesimo bicchiere sotto lo sguardo crucciato di Pansy, che ignorai bellamente.
L’unico che sembrava divertirsi era Blaise; In compagnia di una rossa tutta curve che non mi sembrava di aver mai visto.
Alquanto strano, visto che non era affatto male. La osservai con cura, mentre parlava con Blaise. Aveva qualcosa di familiare ma con la mascherina era difficile darle un nome.
Daphne sembrava svanita nel nulla per una buona parte della serata, ma alla fine era piombata su Blaise.
Ora mi sembrava chiaro che i sospetti di Blaise fossero fondati. Non restava che scoprire chi fosse il compagno di giochi della Greengrass. Povero Blaise. Innamorato e cornuto. E pure idiota, visto che si era lasciato scappare la Rossa.
La seguii con lo sguardo, sembrava piuttosto brilla. Ottimo.
Uno sguardo a Pansy che sembrava troppo impegnata a discutere con una delle sue amiche pettegole, per accorgersi di me, e mi alzai, dirigendomi al portone.
La Sala si stava svuotando, segno che il Ballo era quasi giunto al termine.
Appena misi piede in corridoio, una folata fredda mi colse e scorsi il portone d’ingresso socchiuso. Nel corridoio non vi era più traccia della Rossa.
Intuii che doveva essere uscita, così persi un po’ di tempo ad osservare alcune coppie che uscivano dalla Sala, poi mi diressi a lunghi passi verso il Giardino.
All’esterno, la prima cosa che notai, furono i fiocchi di neve che cominciavano a cadere e rendere gli scalini piuttosto scivolosi.
La prima nevicata dell’anno.
Diedi un rapido sguardo all’immenso giardino, per poi scorgere, sotto un albero, una figura indistinta.
Aguzzando la vista notai una chiazza rossa e capii subito che si trattata della ragazza. Quei capelli non passavano di certo inosservati.
Indeciso, cominciai ad avvicinarmi. In fondo Blaise se l’era lasciata scappare, no? Tanto valeva approfittarne io stesso.
Mani in tasca per ripararle dal freddo, testa china per evitare i fiocchi di neve e mi incamminai.
Lei non si muoveva, restando immobile e per un attimo pensai stesse male, perciò allungai il passo, avvicinandomi in poco tempo.
Una rapida occhiata e notai che aveva gli occhi serrati. Era svenuta?
Mi grattai il capo, pensando a cosa fare. Potevo lasciarla lì e far finta di niente. Non erano affari miei in fondo,no?
Colsi però un movimento da parte della ragazza, quasi un lamento, mentre si spostava leggermente sul fianco e cominciava a tremare.
Piegandomi in avanti, mi avvicinai al viso della Rossa. Le labbra stavano assumendo un colorito bluastro e il resto della pelle candida, risultava di un bianco innaturale.
Stava congelando. Il vestito era bagnato fradicio. Presto sarebbe andata in ipotermia.
Mi guardai attorno, sbuffando. Possibile che capitassero tutte a me le scocciature.
Alla fine mi decisi. Magari l’occasione non era ancora andata persa.
Mi piegai nuovamente su di lei, passandole un braccio attorno alla vita, sollevandola un poco, e l’altro dietro le ginocchia. Tornai eretto, stringendola tra le braccia. Era incredibilmente leggera.
Lo strascico del vestito dondolava e dovetti stare attento a non inciamparci.
Ora non restava che pensare a dove portarla. La Sala Comune era esclusa. Erano ancora tutti svegli e non sapevo di che casata facesse parte la Rossa.
Sarebbe stato imbarazzante scoprire che era una Grifondoro nel nostro dormitorio.
Non restava che la Stanza delle Necessità.
Così, sospirando, mi incamminai con la ragazza tra le braccia che dormiva beata, stringendosi in cerca di calore, probabilmente.
Dover percorrere mezzo castello con lei in braccio non era un’idea cosi saggia, ma non avevo altra scelta. Bastava fare attenzione e nascondersi in caso fosse passato qualche insegnante.
Mentre percorrevo le scale del secondo piano mi ricordai che non le avevo tolto la mascherina ancora e non avevo idea di chi fosse.
Appuntai mentalmente di levargliela, appena l’avessi posata. Non volevo brutti scherzi.
Fu a metà scala che portava al terzo piano che mi accorsi di una luce strana. Abbassando lo sguardo notai che proveniva proprio da lei. Dai suoi capelli, per essere precisi.
Mi fermai di botto, osservandola. Il rosso stava sparendo pian piano, lasciando spazio a un castano.
Ma che diavolo..?
In pochi istanti mi resi conto della possibile risposta a quel dubbio. La ragazza doveva aver fatto un incantesimo per cambiare colore di capelli. Semplice.
Sospirai un po’ meno convinto. Ora che il rosso stava svanendo la ragazza risultava più anonima.
Tuttavia, osservandola, mi resi conto che i tratti dolci del viso ora erano ancora più delicati.
Allora aumentai il passo, curioso ora di scoprire chi si celasse dietro quella mascherina.
Raggiunsi in tutta fretta la Stanza delle Necessità e, dopo esserci passato di fronte ben tre volte, questa si aprì, rivelando una stanza piuttosto vasta, con al centro un letto matrimoniale.
Sogghignai a quella vista, complimentandomi mentalmente con la stanza. Aveva capito le intenzioni.
Vi posai sopra la ragazza, che si accomodò ancor meglio, senza fare un fiato.
-Ma tu guarda… -
Borbottai, scuotendola lievemente per una spalla.
Niente. Dormiva come un sasso.
Toccai allora il vestito, posando una mano sul busto della ragazza ed effettivamente era ancora bagnato.
Mi volsi verso una parete della stanza, notando il camino acceso. Doveva togliersi quel vestito o i miei sforzi per portarla al caldo non sarebbero valsi a niente.
La scostai lievemente su un fianco, cercando una zip o dei bottoni e dopo vari tentativi trovai una lunga zip sul fianco destro.
La abbassai senza troppi complimenti, osservando il viso della ragazza. Neanche se n’era accorta. Doveva aver bevuto un bel po’.
Rimettendola supina, sfilai il vestito dalle gambe, tirandolo verso di me.
Preso il busto della ragazza venne scoperto, mostrando un reggiseno di pizzo nero che mi inchiodò per qualche istante.
Aveva un seno piccolo ma perfetto. Piuttosto invitante. Allontanai quel pensiero, continuando a tirare e ben presto riuscii a toglierlo definitivamente.
Di scatto, la ragazza, raccolse le gambe, infreddolita.
Lasciai andare il vestito a terra, sfilandole anche le scarpe, per poi spostarla leggermente e coprirla con il copriletto.
La vista del corpo pallido di quella ragazza non mi aveva lasciato per nulla indifferente.
Aveva senza dubbio un fisico esile ma con le curve al posto giusto e ciò giocava a suo favore.
Ma non era quello che mi teneva incatenato a quel letto. Piuttosto, era quel brivido di freddo lungo la spina dorsale.
Dovevo scoprire chi era.
Senza perdere altro tempo, feci mezzo giro del letto e mi sedetti sulla sponda, accanto al volto della ragazza beatamente addormentata.
Sfiorai il pizzo della mascherina e fu come scottarsi.  Era come se il mio stesso corpo volesse impedirmi di toccarla.
Allontanai quella brutta sensazione, scostando le dita sui boccoli della ragazza, ora perfettamente castani.
Vi immersi una mano, scoprendoli morbidi. Al contrario di ciò che avevo immaginato.
Sospirai, dandomi dell’idiota per la strana sensazione che stavo provando e mi impediva di strappare quella mascherina seduta stante.
Che cosa poteva mai farmi?
La scostai leggermente, con due dita, scoprendo un poco l’occhio destro. Non accadde nulla. Beh, che cazzo doveva accadere in fondo? Stavo andando in paranoia per una stupida mascherina!
Mi decisi allora, scostandola del tutto e per poco non caddi dal letto.
Restai in silenzio, immobile, osservando il viso della Mezzosangue. Non una Mezzosangue qualunque. Hermione Granger. QUELLA Mezzosangue.
L’amica di Potter era a due centimetri da me, quasi completamente nuda e addormentata.
Mille idee perverse si fecero strada nella mia testa a quel pensiero ma le allontanai tutte, tornando a guardarla.
Ora, così addormentata, mi faceva uno strano effetto. Era…bella.
Mi alzai di scatto, mollando a terra la mascherina, a quel pensiero. Avevo bevuto troppo anche io.
Un mormorio mi colse e mi voltai verso il letto. La mezzosangue si stava agitando. Forse sognava.
-N-no.No. Per f-favore. –
Si stava sognando. E doveva essere un incubo a giudicare dalla sua espressione contratta e quasi  sull’orlo del pianto.
Mi colse il panico. Se si fosse svegliata così che avrebbe pensato? Che volessi violentarla, come minimo.
Mi avvicinai titubante al letto e le accarezzai la fronte, cercando di essere gentile.
-Ma guarda che cazzo mi tocca fare… -
Borbottai tra me e me e lei parve sentirmi perché si immobilizzò.
Stavo quasi per sospirare di sollievo, quando un urlo atroce squarciò il silenzio calato. Temetti che si fosse svegliata, ma aveva gli occhi serrati. L’incubo doveva essere piuttosto realistico.
- Ti-ti prego no!basta!-
Era in preda al panico e non sapevo che fare. Se l’avessi svegliata probabilmente avrebbe fatto di peggio. Però non poteva continuare a urlare cosi.
Cercai allora di cullarla con una mano e sembrò apprezzare. Inconsciamente si mosse verso di me, tastando ad occhi chiusi il letto, fino ad afferrarmi per la giacca.
Strinse la presa e uno spasmo la colse nuovamente.
- NO!-
Quasi mi spaventai per l’urlo e mi chinai su di lei, posando gentilmente la mano sulla sua bocca per tapparla.
Almeno così il suono sarebbe stato un po’ attutito.
Lei si divincolò leggermente, afferrando con la mano libera la mia poggiata sulla sua bocca e strinse forte la presa.
La luce nella stanza era poca, ma riuscii comunque a scorgere due lacrime sulle sue guance.
Ora si che ero nel panico. Piangeva. Che cazzo dovevo fare? Andarmene di lì. Si, era l’unica soluzione.
Mi alzai con cautela, cercando di estrarre la mano dalla sua presa e vi riuscii con non poca fatica. Aveva una bella presa la Mezzosangue. Sciolsi con calma le dita che serravano la mia giacca e mi allontanai dal letto, restando ad osservarla.
Lievi singhiozzi le scuotevano le spalle e le lacrime scorrevano fino al collo bianco. Il tremore non cessava e capii che era indotto dall’incubo ora. Sospirai, passandomi una mano tra i capelli. Mormorava qualcosa nel sonno ma non riuscivo a capire molto.
Colsi solo delle preghiere. Invocava l’aiuto di qualcuno. Che cazzo stava succedendo alla Mezzosangue?
Faceva sempre sogni così?
Restai in silenzio ad osservarla, mentre lei si muoveva leggermente verso il lato del letto su cui poco prima ero seduto. Cercava la presenza di qualcuno forse. Mi avvicinai di nuovo, titubante e appoggiai la mano aperta accanto alla sua lasciata inerme sul copriletto.
La sfiorai leggermente e questa si mosse, afferrando le mie dita e stringendole convulsamente. Stava male.
Era palese che non potevo lasciarla così.
Certo, era la Mezzosangue e solo per ciò dovevo ignorarla e tornarmene nel dormitorio, però qualcosa mi spinse a non farlo.
Mi tolsi la giacca con una mano e le scarpe, poggiandole a terra e accanto ad esse scivolò la camicia bianca e i pantaloni dello smoking.
Sospirai, pregando che non si svegliasse proprio ora.
Scostai le coperte, spingendola lievemente dall’altro lato per farmi posto e mi infilai nel letto.
D’istinto lei si mosse nuovamente verso di me e la ritrovai attaccata come in cerca di calore.
Muovendo le gambe per allungarle, trovai le sue ed erano gelate. Le sfregai contro le mie, passandole un braccio attorno alle spalle e spingendola contro di me. Era tutta gelata a dire il vero. Il copriletto non era bastato a scaldarla.
Restai così, immobile, con la testa della Mezzosangue incassata tra la spalla e il collo, in ascolto.
Pian piano aveva smesso di tremare e si stava scaldando. Le lacrime avevano smesso di solcarle le guance e mormorava solo frasi spezzate. Sembrava tranquilla ora.
Fui tentato di svegliarla e chiederle che cazzo aveva sognato ma non mi sembrava il caso di affrontarla in quella situazione.
Si acquietò, tornando a dormire beata, con le gambe attorcigliate alle mie e una mano posata sul mio petto. Sembrava così fragile ora. Così piccola. Non vi ritrovavo nulla della so-tutto-io che conoscevo.
Non c’era quell’aria altezzosa sul suo volto ne quell’orgoglio ad accenderle lo sguardo fiero. C’era una ragazza addormentata, in cerca di un sostegno.
Scostai il capo per osservarla in viso e il suo braccio, che spuntava dalla coperta, attirò la mia attenzione.Lo alzai davanti agli occhi, lentamente, scoprendo una scritta impressa nella pelle candida della Mezzosangue. Un monito incancellabile.
- Dormi Mezzosangue… -
Le sussurrai, rimettendole il braccio sul mio petto, chiudendo gli occhi
 
Nel frattempo la neve continuava a cadere, imbiancando il castello, mentre la notte calava, portando con sé il gelo di una notte che avrebbe cambiato molte vite
.
 
 
 


Noi crediamo di condurre il destino, ma è sempre lui a condurre noi.
Denis DiderotJacques il fatalista e il suo padrone

 
 
 

Spazio autore:

 
Nuovo capitolo con il punto di vista di Draco!
Si chiarisce un po’ la situazione..che ne dite?
So che molti pensavano ad una notte di sesso selvaggio ma spero di non avervi deluso! Per quello c’è tempo (muahahah)!
Naturalmente aspetto i vostri commenti e siete pregati di non uccidermi! :P
A presto con il prossimo capitolo…il risveglio sarà brusco!
Jess.
 
 

Risposte alle recensioni:

 
Devo ringraziare per le recensioni che mi hanno davvero fatta felice. Non mi aspettavo che qualcuno potesse apprezzare ciò che scrivo…
Grazie quindi, di cuore a chi legge la storia…e ancora di più chi perde 5 minuti del proprio tempo per farmi sapere che ne pensa :)
 
Lady of The Night: Grazie mille! Si, si distacca molto dalla solita Hermione..e un po’ ci spero. Naturalmente cercherò di mantenere i suoi tratti caratteristici e spero di riuscirci almeno un po’ :) Alla prossima…e fammi sapere che ne pensi di questo capitolo!
 
HailieJade: carissima, è un piacere! Devo dire che la tua recensione mi ha fatto sorridere e mi trovo d’accordissimo con te! Sostituirmi ad Herm in caso di incontri hot con Draco sarebbe un’ottima prospettiva! Per il momento bisogna rimandare però…questi due sono piuttosto lenti!
Fammi sapere e spero alla prossima!
 
Stefy494: Stefania, piacere di leggerti :) Direi che ci hai preso in pieno, o quasi :) Spero di non aver deluso le aspettative in questo capitolo…ma la storia sarà lunga e ci sarà tempo per tutto quanto! Fammi sapere che ne pensi! Alla prossima cara!
 
Lally76: carissima Laura i tuoi complimenti sono davvero troppo per me :) Ti ringrazio di cuore. Posso assicurarti che si, hai ragione, ne vedremo delle belle! :) fammi sapere che ne pensi di questo Draco un po’ troppo toccato da Hermione :) Chissà che il Principe delle Serpi non si sciolga presto! A presto cara!
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***


 L’alba arrivo presto, risvegliando il castello addormentato e coperto da un leggero strato di neve candida che rendeva il tutto ancora più magico.
Gli elfi avevano già rimesso al loro posto ogni cosa, e la Sala Grande aveva ripreso il solito aspetto.
I quattro tavoli delle quattro casate troneggiava al centro, di fronte al tavolo degli insegnanti.
Niente più decorazioni alquanto realistiche e addobbi. Tutto era tornato alla normalità, o quasi.
Il raggi del sole del primo di novembre entrarono dalla finestra, illuminando il viso dell’erede dei Malfoy, dormiente nel grande letto della Stanza delle Necessità, risvegliandolo da un sonno tranquillo.
 
 
Se prima di quella sera, qualcuno mi avesse detto che una mattina mi sarei risvegliato nello stesso letto della Mezzosangue, probabilmente gli avrei riso in faccia.
Lei era l’amica di Potter, la sapientona mezzosangue so-tutto-io, nonché fidanzata di Weasley, o così mi era parso di capire.
Insomma, non mi era mai capitato nemmeno di pensare a lei come ragazza, senza avere un conato di vomito. Quindi è facile immaginare la mia prima reazione al trovarmi disteso in un letto con lei.
Dopo il panico iniziale, avevo cominciato a ricordare tutto, con molta fatica vista la quantità di alcool che mi aveva annebbiato la mente.
Lei dormiva ancora beata, appoggiata a me, come se nulla fosse. I nostri vestiti giacevano a terra dove li avevo lasciati e con essi la sua mascherina.
Ormai i capelli erano tornati del solito colore e dovetti ammettere che stava meglio così. Non che fosse bella, certo. Stava…meglio, solo questo.
Mi alzai cercando di fare meno rumore possibile e mi vestii in tutta fretta. Solo al pensiero che si risvegliasse in quel momento, mi mandava nel panico. Che potevo dirgli? Che l’avevo portata lì per non farla morire assiderata… certo! E la mia reputazione che fine avrebbe fatto?
Nono. Meglio evitare.
Per fortuna lei non sembrava avere alcuna intenzione di svegliarsi tanto presto.
Mi osservai nello specchiera vicino a uno dei comodini, chiedendomi che avrei potuto dire in mia scusante se un professore mi avesse trovato in giro per i corridoi con addosso ancora lo smoking della sera prima.
Una punizione non mi serviva di prima mattina, così pensai al mio mantello scuro che giaceva nella mia stanza e in pochi istanti era tra le mie mani.
Quella stanza era un vero genio!
Me lo drappeggiai addosso, coprendo perfettamente l’abito e mi guardai attorno sperando di non aver dimenticato niente.
Mi sentivo un ladro in fuga… Peccato che non avessi nessuna refurtiva da nascondere.
Osservai ancora per un istante la Mezzosangue che dormiva, poi le diedi le spalle ed uscì dalla Stanza, guardandomi attorno.
Non sembrava esserci anima viva. Mi incamminai verso destra, in direzione dei Sotterranei, ma non feci molta strada.
Un rumore di passi che proveniva da quella direzione mi fece fermare.
-Harry!Sta attento o rovesci tutto il succo!-
Porca puttana. Potter e la rossa Weasley.
Imprecai mentalmente, pensando ad una soluzione. Dovevo andare in quella direzione, ma Potter avrebbe potuto fare troppe domande e riferire alla McGranitt che mi aveva visto da queste parti. Punizione assicurata.
Potevo tornare indietro. Ma se la Mezzosangue si fosse già svegliata?
Indietreggiai fino alla Stanza, cercando di pensare velocemente.
Potevo nascondermi dietro una delle colonne e aspettare che Potter e la rossa passassero. Ottimo piano.
Mi nascosi di fretta, in silenzio, dietro una colonna poco più avanti, con un’ottima visuale sia sulla Stanza che sul corridoio.
Non passarono che pochi secondi, che la porta della Stanza delle Necessità si aprisse, rivelando il capo della Mezzosangue che controllava a destra e sinistra che non ci fosse nessuno e poi si avviava nella sua direzione.
Non poteva essere sicuro che non mi vedesse, in fondo c’era molta luce e un occhio attento mi avrebbe scovato senza troppa fatica. E se lei mi avesse trovato nascosto lì? Per giunta stavano arrivando Potter e la rossa. Troppo rischioso.
Fu proprio in quel momento, mentre osservavo la chioma ribelle della Mezzosangue che ondeggiava ad ogni suo passo, che lo spirito e la perfidia tipicamente verde-argento presero il sopravvento.
In fondo quale occasione migliore per mettere in difficoltà la Mezzosangue poteva presentarsi? Nessuna. Quella era perfetta.
Così, uscii dal mio nascondiglio e mi appoggiai con una spalla alla parete, con un ghigno stampato sul viso.
Pochi istanti e la Mezzosangue mi raggiunse.
Mezzosangue! Sembra ti sia passato sopra un Troll! –
Esclamai per attirare la sua attenzione, trattenendo a stento la risata.
Lei volse di scatto il capo nella mia direzione e la osservai impallidire.
-Malfoy che..che ci fai qui? –
Si guardava attorno impaurita, probabilmente sperando che non ci fosse nessun altro nei paraggi.
Quanto si sbagliava…
-Sono un Prefetto. Sto controllando i corridoi. E tu? Nottata intensa eh…-
La presi in giro, adocchiando il suo vestito sgualcito e le scarpe che teneva in mano.
Lei diventò paonazza e stava quasi per riprendere la sua corsa ma un’altra voce la impietrì.
-Harry la smetti di mangiare?!Se continui così non resterà nemmeno un pezzo di torta!-
La voce della Rossa era ora perfettamente udibile, segno che la coppietta aveva raggiunto il nostro corridoio.
Lessi il panico nello sguardo della Mezzosangue che si guardava attorno freneticamente, probabilmente alla ricerca di una soluzione.
In un secondo la acciuffai per un polso, tirandola con forza verso la colonna dietro la quale mi ero nascosto poco prima, intimandogli poi di fare silenzio con un gesto.
Lei sembrava scioccata dal mio gesto, probabilmente inaspettato. Bè lo era per lei, quanto per me effettivamente…
Restammo immobili ad ascoltare i passi che si avvicinavano pericolosamente e, quando raggiunsero lo spazio davanti alla nostra colonna, trattenemmo il fiato.
Pochi istanti e il rumore dei loro passi svanì, facendoci sospirare di sollievo.
Mi scansai, tornando nel mezzo del corridoio e l’espressione terrificata della Mezzosangue mi fece ridere.
-Sei in debito con me per tutta la vita, almeno, Mezzosangue. –
Le dissi,incrociando le braccia sul petto. Avevo trovato come volgere la situazione a mio favore, nonostante tutto.
Per lo più lei non sembrava essersi minimamente accorta che ero stato proprio io a portarla lì la sera precedente. Doveva aver bevuto abbastanza la sera prima!
Lei divenne paonazza, scatenando di nuovo la mia ilarità.
Probabilmente avevo solleticato il suo orgoglio. Non aggiunsi altro, limitandomi ad un altro ghigno soddisfatto, poi mi avviai verso il mio dormitorio lasciandomi alle spalle la Mezzosangue ribollente di rabbia.
 
Per fortuna non incontrai nessun altro sulla mia strada. Sicuramente erano ancora tutti nelle proprie stanze a riprendere le forze esaurite al ballo.
Ancora dovevo capire che diavolo ci facevano invece Potter e la rossa in giro…Maledetti Grifondoro.
Neanche Gazza sembrava incline a gironzolare per i corridoi e ciò mi permise di raggiungere la Sala Comune tranquillamente.
Entrai a passo deciso, rivolgendo solo un’occhiata ai presenti. Nott stravaccato sul divano che fumava con uno del quinto.
Regnava il silenzio lì, ad esclusione di alcuni urletti provenienti dal dormitorio femminile, facilmente riconducibili a Pansy. Un brivido mi corse su per la schiena. Probabilmente avrei dovuto affrontarla mentre pretendeva spiegazioni sulla mia sparizione della sera prima. Dannata Pansy. Dannate donne.
Aumentai il passo, raggiugendo in fretta la mia stanza e mi chiusi con forza la porta alle spalle. Almeno lì sarei stato in pace per un po’.
Mi diressi subito nel bagno per farmi una doccia e rilassarmi. Il getto dell’acqua calda era ciò che più mi serviva in quel momento. Mi crogiolai lì sotto per almeno mezz’ora, poi dovetti uscire e vestirmi.
L’ora della colazione era passata da un pezzo. Il pranzo si avvicinava per mia fortuna; Avevo una fame da lupi.
Mi stavo infilando la camicia, quando un ticchettio contro la finestra attirò la mia attenzione. Un gufo sostava sul davanzale in attesa che lo lasciassi entrare.
Posta. Chi rompeva anche di domenica?
Aprii la finestra, slegando la missiva dalla zampa del volatile e lui volò subito via. Una busta spessa con un sigillo che conoscevo troppo bene, stava tra le mie mani.
Un lieve tremore mi colse gli arti e andai a sedermi sul letto a baldacchino, aprendola busta ed estraendone con ansia la lettera.

“Tra un mese esatto. Sai cosa fare.
L.A.M.

 
Ciò recitava la grafia elegante ma frettolosa.
Accartocciai la lettera, in un moto di rabbia, buttandola contro la parete di fronte a me.
Tutto stava precipitando e me ne rendevo conto solo ora. Tutto stava andando in pezzi. Un mese e la mia vita sarebbe stata distrutta.
Mi passai le dita tra i capelli, trattenendo a stento la rabbia e l’urlo che premeva per uscire. Era tutto così sbagliato…





L'uomo forte crea lui gli eventi, l'uomo debole subisce quelli che il destino gli impone.

Alfred de VignyDiario di un poeta, 1867 (postumo) 


 
 
 

Spazio autrice:

 
Capitolo aggiornato e un po’ più corto del solito. Questo per fare un po’ di ordine e spiegarvi con calma tutto quanto.
Questa storia non tiene conto dei fatti scritti negli ultimi due libri di HP. Silente è vivo, Voldemort pure e i nostri ragazzi sono al loro ultimo anno ad Hogwarts. Non c’è ancora stata la grande guerra.
Quindi vedremo l’evolversi della storia tra Draco ed Hermione e in contemporanea la guerra.
Spero di non avervi creato confusione :)
L’estate mi tiene un po’ impegnata…quindi ci sarà un po’ di rallentamento nell’aggiornamento ma nulla di che :) In ogni caso io il 15 agosto parto e torno i primi di settembre. Farò un altro aggiornamento prima della partenza così vi saluterò :)
Intanto fatemi sapere che ne pensate eh! :)
Jess.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***


Una settimana era passata da quel Ballo che aveva portato fin troppi scompigli tra le mura del castello.
Coppie sfasciate per tradimenti indotti dall’alcool, amicizie infrante e qualche visitatore a Madama Chips per un pugno di troppo; Tanti erano stati però anche i flirt e le nuove coppie, nuovi legami che presto si sarebbero consolidati in eterne amicizie e tanto altro…
Quindi qualche lato positivo c’era no?
 
-Herm mi passi una ciamb… -
-PRESIDE SILENTE!-
Con un forte rumore sordo il portone della Sala Grande venne aperto e sbattuto.
Gazza, trafelato, entrò nella Sala urlando ad indirizzo del Preside che si alzò immediatamente in piedi con una strana espressione in volto.
Gli studenti, riuniti per la colazione, tacquero. Il silenzio cadde nella Sala, interrotto solo dal rumore dei passi del Preside che andava incontro a Gazza.
-Signor Gazza, che succede? –
Gli occhi erano tutti puntati su di lui e dopo pochi istanti parlò, riprendendo fiato dall’evidente corsa.
-Il Ministro…il Ministro è fuori dai cancelli! –
A più di un professore, caddero le tazze di mano a quella rivelazione e, per un attimo, anche il Preside sembrò preoccuparsi.
Non ci fu risposta da parte di Silente, che si limitò a voltarsi verso la Professoressa McGranitt, rivolgendole un’occhiata, per poi avanzare verso il portone e sparire.
Il vociare riprese tra gli studenti che, allarmati, si chiedevano quale fosse il motivo della visita improvvisa del Ministro della Magia.
La voce della McGranitt rimbombò tra le mura antiche, intimando il silenzio.
-Ragazzi! Per favore. Calmatevi. Sono certa che non è nulla di tragico. Tra poco avremo tutti i chiarimenti. Finite la vostra colazione. –
Poche parole concise e assoluto autocontrollo.La Vicepreside di Hogwarts sapeva come trattenere gli studenti.
Non passò molto tempo, che le porte si riaprirono e Il Preside fece nuovamente il suo ingresso, accompagnato dal Ministro e da altri cinque uomini.
IL nuovo Ministro, eletto proprio quell’anno, si era da subito dimostrato abile per la sua posizione.
Sfiorava la cinquantina d’anni e, anche l’età, aveva contribuito alla sua elezione.
Piuttosto alto, corporatura media, folti capelli castani con lievi spruzzi dati dal passare del tempo e vispi occhi scuri.
Un uomo di bella, quanto forte, presenza.
-Ragazzi, ho il piacere di presentarvi il nuovo Ministro della Magia: Adam Miller. La sua gradita visita è stata molto sorpresa quanto gradita. Accogliamolo, dunque, con un bell’applauso. –
Silente sembrava più tranquillo e ciò rasserenò anche gli animi degli studenti che si unirono al suo applauso.
-Grazie ragazzi e grazie al corpo docenti. Mi scuso per il mio arrivo così improvviso ma, come vi sarà presto spiegato, non ho potuto fare altrimenti. Albus…credo che questi ragazzi meritino delle spiegazioni. Non sono di certo qui per allarmarli. –
La voce del Ministro era chiara e forte. Aveva attirato subito l’attenzione di tutti.
-Certamente. Adam…cedo a te il compito con piacere, se preferisci. Credo che tu sia la persona più indicata per informarli. –
Silente gli rivolse un sorriso bonario e lo invitò a farsi avanti. La risposta giunse subito e, un lieve stupore nella voce dell’uomo, la rese più umana.
-Ti ringrazio. Bene ragazzi…come di certo sapete, il Mondo Magico è ancora sotto attacco. Ogni giorno leggiamo sui giornali i nomi di nuove vittime tra Babbani ma anche maghi. E non solo l’Inghilterra è sotto attacco, ovviamente. Ieri sera una famiglia originaria della Germania è stata brutalmente assassinata. Due coniugi, entrambi maghi, uccisi nella loro casa da un gruppo di Mangiamorte. Il Ministero ha richiesto il nostro intervento e subito ci siamo mobilitati. Non è stato possibile fare nulla per i coniugi, ma ciò che mi porta qui è l’animo di padre. La coppia assassinata ha un figlio che, al momento dell’assalto, si trovava a Durmstrang, dove ha sempre studiato. E’ stato prelevato da una nostra squadra di Auror e portato in Inghilterra per poter permetterci di tenerlo al sicuro, come sicuramente capite, è stato necessario. Lasciare un adolescente, reso orfano, senza sapere i motivi di tale gesto, sarebbe stato disumano. Io, da padre, mi sono preso la piena responsabilità di occuparmi del ragazzo. –
Una pausa, mentre faceva qualche passo verso le lunghe tavolate delle diverse casate.
-Sono consapevole del fatto che non sarà facile, ma vi chiedo di accettarlo in questa scuola come se fosse uno di voi e di non badare alle sue origini per stupidi pregiudizi. Durmstrang, Hogwarts…che differenza fa? E’ un ragazzo esattamente come voi. Niente di più, niente di meno. Quindi… Albus, spero che lo accetterai tra i tuoi studenti e gli permetterai di continuare qui i suoi studi, dove può essere al sicuro. –
Parole dure, che colpivano gli animi di ognuno dei presenti. Parole vere.
Gli occhi azzurri del Preside si levarono sul Ministro, mentre si avvicinava a lui, tendendogli la mano.
-Sarà il benvenuto qui, da tutti. –
Affermò sicuro il Preside, mentre una stretta di mano tra i due sanciva un patto più profondo di quanto sembrasse.
Fiducia.
Un cenno di intesa agli uomini che accompagnavano il Ministro e altri due uomini entrarono. In mezzo ai due, coperto da un mantello scuro, stava un’altra figura. Più esile in confronto alle altre due, ma altrettanto alta.
Passi rapidi e decisi, pochi istanti. Il nuovo venuto fu al cospetto del Preside che lo accolse subito con il suo spirito bonario, dandogli una pacca sulla spalla.
Il cappuccio calò all’indietro, rivelando folti capelli neri, spettinati. Carnagione chiara, viso perfettamente ovale, arricchito dalla linea forte della mascella che gli conferivano un aspetto molto virile. Un filo di barba, naso dritto e proporzionato. Ciò che colpiva di più, probabilmente, erano gli occhi.
Grandi occhi blu scuro che, da lontano, parevano neri.
Erano marcati da profonde occhiaie, segno che quella passata era stata la notte più brutta della sua vita.
-Ragazzi…Lui è Alexander Brandt. –
Informò per lui il Ministro.
-Direi di saltare i convenevoli e…si, Minerva? –
La Docente lo aveva raggiunto con una pergamena in mano.
Gli occhi coperti dalle lenti a mezzaluna del Preside lessero in fretta il contenuto e si voltò verso il ragazzo.
-Direi di saltare i convenevoli, Alexander. A quanto dicono i tuoi professori di Durmstrang eri all’ultimo anno e la tua media è eccezionale. Quindi non avrai problemi a frequentare il settimo anno qui ad Hogwarts. Non resta che scoprire quali saranno i tuoi compagni di Casa. Sei stato informato della nostra divisione in casate, vero? –
Un cenno di assenso da parte del ragazzo e Silente si volse verso la McGranitt.
-Minerva, procediamo. –
Un colpo di bacchetta e il solito sgabello comparve, mentre la docente di Trasfigurazione reggeva il Cappello Parlante.
-Prego Alexander. Siediti qui. Il Cappello sceglierà la tua destinazione. –
Sembrava titubante o forse scettico, ma si sedette e il Cappello gli fu calato sulla testa.
Passò un minuto abbondante in cui, probabilmente, il Cappello stava accuratamente scandagliando la testa del ragazzo, ma alla fine esso urlò forte e chiaro: GRIFONDORO!
Ci fu solo spazio per lo sgomento generale, ma durò qualche attimo. Fu glissato con un grande applauso e il nuovo studente fu spinto verso la sua tavolata.
Subitogli fu fatto posto tra gli studenti più grandi e accettato con grandi strette di mano.
-Per tutti i folletti! E’ veramente carino! –
-Lavanda taci.Calì smettila di fissarlo cosi.. –
La voce imperiosa di Ginny, che in quei momento sembrava in tutto e per tutto sua madre, spezzò i commenti poco delicati delle pettegole rosso-oro.
Inutile dire che l’attenzione di ogni singolo studente era puntato su di lui.
Ancora qualche parola tra il Preside e il Ministro, poi egli si congedò con grandi ringraziamenti e un grande applauso in risposta.
Il portone si richiuse alle sue spalle, mentre il castello tornava alla solita routine.
-Benvenuto. Io sono Ron Weasley, lei è mia sorella Ginny; Quello è il mio migliore amico: Harry Potter. Là invece c’è Hermione Granger. –
Ron sembrava più cordiale del solito e aveva abbandonato le ciambelle per conoscere il nuovo arrivato.
Ricevette in cambio solo un cenno di saluto e lo stesso per ogni compagno di casata.
Sembrò animarsi al nome di Harry e lo fissò per qualche istante. Il suo nome non passava mai inosservato, ovviamente.
Il resto degli studenti stava finendo la colazione, quando Minerva McGranitt raggiunse il nuovo componente della casata rosso-oro.
-Signor Brandt le dispiacerebbe seguirmi nel mio ufficio così possiamo parlare? Signorina Granger, gradirei anche la sua presenza, se non le dispiace. –
Hermione, che fino a quel momento, aveva osservato di sottecchi il nuovo studente, sobbalzò.
-C-certo professoressa. –
Si alzò in tutta fretta, seguendo la donna e il ragazzo fuori dalla Sala Grande e quell’uscita non passò inosservata a nessuno. Proprio nessuno.
 
 
-Sedetevi pure. Signor Brandt, le presento la Signorina Granger…la studentessa migliore di Hogwarts. Ho richiesto la sua presenza proprio per questo. Sono a conoscenza dei suoi ottimi voti ma il cambiamento sarà notevole e vorrei che lei riuscisse ad ambientarsi senza problemi. Per questo…la Signorina Granger potrebbe aiutarlo nell’ambientarsi, nel seguire le lezioni e ad aiutarlo con i compiti se necessario. Per lei va bene Signorina? –
Il volto della McGranitt era molto serio e la sua voce piuttosto decisa. Il capo di Hermione si mosse all’istante, in segno affermativo.
-Certo, Professoressa. –
La docente sembrò rinfrancata e si rivolse al ragazzo.
-Per lei? Crede che possa andar bene? –
Anche lui annuì, muovendosi un poco sulla sedia per mettersi comodo.
-Certo, certo. La ringrazio…e grazie anche a te. –
Un rapido sguardo in direzione della ragazza e vi era riconoscenza in quegli occhi.
-Benissimo.Le forniremo tutto il necessario. I suoi bagagli sono già nella stanza a lei assegnata, che dividerà con il Signor Potter e il Signor Weasley. D’accordo? Chiederò a Gazza di accompagnarlo in Sala Comune e mostrarle la stanza. La parola d’ordine è ‘Gorgosprizzi’. Per il momento può astenersi dalle lezioni ovviamente. Per quanto crede. Immagino che il preside vorrà avere un colloquio con lei oggi stesso… Signorina Granger lei può andare a lezione. –
La Grifondoro si congedò dopo un rispettoso saluto alla docente e un lieve sorriso al nuovo compagno di casata, per poi dirigersi di corsa in Aula di pozioni.
Piton le avrebbe tolto una marea di punti per il ritardo, ne era sicura.
Entrò di corsa, rompendo il silenzio all’interno della classe interrotto solo dall’incedere dell’unto docente per la classe.
-Granger, seduta. –
Lo sbigottimento contagiò tutti. Grifondoro e Serpeverde. Piton non aveva colto l’occasione per togliere punti alla casata tanto odiata…quella era una giornata memorabile per i rosso-oro.
Hermione sospirò di sollievo e si precipitò a sedersi in silenzio, ben attenta a non guardarsi attorno. Probabilmente le Serpi le stavano mandando qualche maledizione.
Per fortuna la lezione procedette tranquilla, escludendo un piccolo incidente che aveva coinvolto Harry e Ron nella preparazione di una pozione alquanto delicata.
Niente sangue, niente ossa rotte…quindi era tutto a posto.
L’ora successiva sarebbe stata più tranquilla a Divinazione in compagnia della Cooman. Beh…tranquilla per modo dire, dato che la docente sembrava particolarmente ferrata nel predire disgrazie sul conto di Harry.
Una lieve toccatina alle parti basse del suddetto per evitare brutte sorprese e la lezione inizio.
Tutti comodamente seduti tra i cuscini, divisi in gruppetti, cercavano un passatempo per ignorare il delirio della Cooman che, quella mattina, era più fuori del solito. Veniva da chiedersi se le foglie del thè le guardava o le fumava.
-Tempi oscuri per Hogwarts e la Regina del fuoco!Tempi oscuri! –
Stava blaterando in quel momento, mentre Harry attirava l’attenzione di Hermione che leggeva indisturbata.
-Che voleva la McGranitt? –
Le chiese quando riuscì a farla voltare.
-Oh nulla di che.Mi ha chiesto di aiutare il ragazzo nuovo.Una specie di tutor insomma. –
Spiegò lei brevemente, tornando alla lettura.
-Ci hai parlato? –
Questa volta fu Ron a interromperla.Nella voce una punta di gelosia.
-Per niente.E’ molto scosso…poverino. –
Tutti e due annuirono alle parole della ragazza. In effetti quella del ragazzo di Durmstrang era davvero una brutta situazione.
Hermione potè così tornare al suo libro mentre gli altri due ingaggiavano una gara a tris.
Per fortuna anche quella tortura finì e poterono liberarsi della psicotica prima che prevedesse la morte atroce di uno di loro.
La prossima lezione, prima di pranzo, era erbologia.Un po’ d’aria fresca avrebbe giovato a tutti.
Stavano camminando per il corridoio, discutendo sul pomeriggio di studio che li attendeva.
Hermione sempre prima davanti agli altri, Harry e Ron sulla sinistra intenti a pregarla di rimandare i compiti per un allenamento extra di Quidditch. Ormai giunti al Primo piano avevano perso le speranze, arrendendosi al volere della ragazza quando proprio lei, voltato un angolo, venne poco gentilmente travolta.
La ragazza perse l’equilibrio, cadendo a terra e venendo subito soccorsa dai due amici.
-Herm!Tutto bene? –
La aiutarono a rimettersi in piedi mentre il colpevole si era fermato a fronteggiarli.
Capelli neri e un’espressione glaciale sul viso. Neanche una parola uscì da quelle labbra rigide. Neanche una scusa.
-Ma che cazzo fai?!-
Un brusco spintone e il nuovo arrivato venne messo spalle al muro. A fronteggiarlo, una furia dai capelli biondi e due occhi come il cielo in tempesta.
Quella scena venne ricordata per molti, molti anni a venire…
Draco Malfoy aveva appena difeso Hermione Granger.
 
 
La gelosia è il più grande di tutti i mali e quello che ispira meno pietà alle persone che la provocano.
François de La Rochefoucauld

 
 

Spazio autrice:

Eccomi qui con il nuovo capitolo!
Un nuovo personaggio che metterà tutto in subbuglio. Che ne pensate di Alexander? Buono o cattivo?
Avremo tempo per conoscerlo, ve l’assicuro. ma vi chiedo di leggere con attenzione questo capitolo perché più avanti ci collegheremo spesso a questo ;)
Come sempre, per ogni dubbio o domanda, scrivetemi pure e sarò felice di rispondere a tutti!
Ringrazio inoltre tutte le persone che dedicano un po’ del loro tempo per leggere la mia storia e ancora di più chi mi fa sapere la propria opinione nelle recensioni. E’ grazie a voi se vado avanti, sappiatelo!
Grazie a tutti!
A presto!
Jess.
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***


Se c’era una cosa che non mancava mai ad Hogwarts era l’occasione per una rissa. Da motivi futili come una partita di Quidditch persa, a un tradimento tra fidanzati con successiva vendetta sull’amante a motivi più profondi come l’odio tra casate e bene e male.
In particolare, da sette anni a quella parte, il numeroso di risse era salito vertiginosamente e i contendenti erano sempre gli stessi: da una parte Gryffindor capitanati da niente meno che il Bambino Sopravvissuto, e dall’altra gli Slytherin dietro il Principe delle Serpi alias Draco Lucius Malfoy.
Ogni studente vi aveva ormai fatto l’abitudine a trovare le due fazioni in continuo contrasto a qualsiasi ora, in qualsiasi posto e per qualsiasi, futile e assurdo motivo. Da un po’ di tempo erano iniziate anche le scommesse su chi dei due l’avrebbe spuntata senza una punizione.
Ma mai, fino a quel giorno, nessuno si sarebbe immaginato che Harry Potter e Draco Malfoy sarebbero stati schierati dalla stessa parte.
 
-Blaise levami le mani di dosso cazzo! –
Con un tono imperioso e una violenta scrollata, Malfoy aveva spedito Zabini contro la parete opposta, liberandosi dalla stretta in cui il compagno di casata lo stava obbligando per tenerlo fermo.
Nessuno, tranne pochi Slytherin, era a conoscenza dell’amicizia tra i due e proprio uno di quei pochi, alla vista di quel gesto, si sentì ghiacciare il sangue nelle vene. Se Malfoy era arrivato a colpire il suo migliore amico, la situazione era più grave del previsto.
Daphne Greengrass si fece largo tra gli studenti sbigottiti che stavano assistendo alla furia di Draco Malfoy che in quel momento stava sollevando da terra Alexander Blandt, brandendolo per il collo.
La bionda Slytherin si accovacciò accanto al malcapitato Zabini, aiutandolo a rimettersi in piedi e scoccandogli uno sguardo a metà tra lo spaventato e il sorpreso.
Solo un lieve chiacchiericcio si udiva sopra i lamenti di Blandt e le frasi sconnesse di Malfoy. Ma il silenzio calò quando Harry Potter, buttata la borsa carica di libri a terra, si precipitò su Malfoy, tirandolo indietro per le spalle.
A primo acchito sembrò che Potter si stesse vendicando dell’affronto di Malfoy per aver malmenato un suo compagno di casata ma, in pochi secondi, le sue intenzioni furono chiare e lo sconcerto regnò sovrano.
-Ron!Zabini!Datemi una mano! –
Stava urlando in quel momento il Bambino Sopravvissuto mentre Malfoy si dimenava dalla sua presa. In men che non si dica il moro Slytherin si fece avanti aiutando Harry, mentre Ron rimaneva immobile e con la bocca spalancata. Non riusciva a crederci. Beh…nessuno riusciva a crederci. Ma se c’era una cosa che Harry aveva imparato su Draco Malfoy era che, come lui, fiutava guai prima di tutti gli altri.
E l’odore di guai, acre e nauseante, era entrato proprio quella mattina in Sala Grande, accompagnando la figura di Alexander Brandt come un’aura. Harry l’aveva avvertito distintamente quel lezzo e, evidentemente, anche Malfoy.
Spinto da Hermione, ancora scioccata per ciò che stava accadendo, anche Ron sopraggiunse ad aiutare i due a trattenere il biondo, riuscendo a spingerlo contro la parete e tenerlo ingabbiato tra loro.
-Draco calmati porca puttana!-
Gli stava dicendo in quel momento Zabini, dandogli uno spintone che lo colpì in pieno petto.
-Si può sapere che ti è preso, eh?!-
Era la domanda che si stavano ponendo tutti, o quasi.
Harry lo stava guardando di sottecchi per poi tornare calmo e rendersi conto della situazione.
-Herm… -
Un lieve richiamo che la riportò con i piedi per terra. Si guardò attorno e si rese conto di ciò che voleva dirgli l’amico.
-Forza tutti in classe!Dean ti spiace portare Alexander in infermeria?-
In pochi minuti la folla, seppur tra facce sgomente e commenti su ciò che avevano appena visto, si diradò e Brandt fu portato da Madama Chips. Il pugno che Malfoy gli aveva assestato l’aveva colpito in pieno, provocandogli una lacerazione al labbro inferiore.
Per fortuna Brandt non sembrava in vena di continuare la rissa e se ne andò senza fiatare, lasciando Malfoy, più incazzato che mai, circondato ancora da quello strano trio.
Con un sospiro di sollievo Harry e Ron furono più che felici di allontanarsi dalla Serpe e il moro gli scoccò un’occhiata. Non disse una sola parola, tuttavia, limitandosi a fare un cenno a Ron e con lui si allontanò, raggiungendo Hermione che era ferma accanto alle scale controllando che tutti se ne andassero a lezione.
-Ma l’avete visto? Sembrava impazzito!Secondo voi lo conosce? Brandt dico…-
Ron sparava parole a raffica mentre si dirigevano a lezione di Incantesimi.
-Non lo so e non mi interessa.Spero solo che la McGranitt non venga a sapere nulla o ci ritroveremo il Ministro alle calcagna. Farebbe espellere Malfoy in un battito di ciglia. –
Così Harry aveva coperto il suo intervento. Buttando lì la blanda scusa che se la rissa non fosse cessata subito la McGranitt se la sarebbe presa con tutti i presenti. In effetti Harry aveva ragione e trovò il consenso di tutti i compagni, che poterono tirare un sospiro di sollievo. La guerra tra lui e Malfoy non era ancora finita quindi il mondo non si era capovolto.
L’unica dubbiosa era Hermione che, anche in quel momento, rifletteva sulla strana reazione che il biondo Slytherin aveva avuto. Quello scatto così improvviso…
Un istante prima camminava accanto a Zabini, di fronte al portone. Un istante dopo lei si scontrava con Brandt e Malfoy lo aggrediva brutalmente.
Decisamente un comportamento strano anche per un come lui.
 
 
*****
-Potrebbero espellerti lo sai vero?! –
La voce imperiosa di Zabini fece scappare i pochi studenti presenti in Sala Comune e solo Malfoy rimase al suo posto, senza neanche degnarsi di guardarlo in faccia, accendendosi pigramente una sigaretta.
-Io mi chiedo che cazzo ti è preso!Mi vuoi spiegare?!Mi sembra assurdi che scomodi il tuo pigro sedere da purosangue, rischiando l’espulsione, per picchiare un Grifondoro a caso.-
Spiegare a Blaise che aveva letteralmente perso il controllo gli risultava troppo per uno come lui. Lui non si lasciava andare così, mai. Come poteva spiegargli che non era riuscito a controllare la sua reazione?
Lui, che non lasciava mai trapelare niente di ciò che provava. Proprio lui.
Spense con rabbia la sigaretta ancora a metà, alzandosi e ignorando Blaise senza ritegno. Quella poca dignità rimasta dopo quello scontro, gli impediva di dirgli la verità, doveva ammetterlo a se stesso.
Lasciò la sala comune per raggiungere i dormitori senza dire una parola a quello che era il suo migliore amico.
-Va tutto bene? –
La flebile voce di Daphne lo fece voltare e scuotere la testa in segno di diniego, stanco.
-No, non va affatto bene.Non va bene un accidente.Non mi parla da settimane.Non so che gli prende. L’hai visto stamattina, Daph? Era una furia, letteralmente. Non è da lui! –
La bionda si sedette su una delle poltrone vicino al camino, annuendo mentre gli occhi azzurri si posavano sulla figura imponente di Zabini.
-Ho visto , Blaise. E mi chiedo che cosa gli stia accadendo… Sono preoccupata anche io. –
Gli rispose lei, passandosi una mano sul volto perfetto. Draco e Blaise erano le uniche persone che contavano per lei, nel castello. Neanche Pansy era al loro pari. E non poteva vederli così.
-Dobbiamo fare qualcosa, al più presto anche. Tu conosci questo Brandt? –
Gli chiese a quel punto lei, aggrottando la fronte. Non ne aveva mai sentito parlare né l’aveva mai visto. Però Draco doveva conoscerlo se aveva reagito così, no?
-No ma sarà meglio informarsi.Quel tizio non mi piace…e a quando pare nemmeno a lui. –
Indicò con un cenno la scala che portava ai dormitori maschili; Quella che poco prima aveva imboccato Malfoy.
No, di certo Alexander Brandt non piaceva a Draco Malfoy e solo loro potevano sapere quanto questo fosse pericoloso per il neo-Gryffindor.
 
*****
La notizia di un colloquio tenuto in tardo pomeriggio tra il Preside e Brandt fece il giro della scuola poco prima di cena. In molti, raggiungendo il piano terra buttarono l’occhio sulle clessidre delle casate, osservando i punteggi che, tuttavia, erano invariati.
Quindi si osarono altre conclusioni: Malfoy era stato espulso direttamente. A confermare quell’ipotesi fu la sua assenza in Sala Grande per la cena.
A Gryffindor si respirava già aria di festa e tutti i rosso-oro colsero l’occasione per una serata tutta alcool e musica in Sala Comune dopo la cena.
Inutile immaginare lo sgomento quando, la mattina dopo, il biondo Slytherin fece il suo ingresso in Sala Grande per colazione, con il solito sguardo fiero e impassibile. Una serie di commenti e insulti si levò dalla tavolata rosso-oro e alcune espressioni poco carine tra i Ravenclaw che evidentemente avevano scommesso sulla sua espulsione certa.
Un lieve sospirare fece voltare all’unisono Hermione e Ginny verso Lavanda e altre Gryffindor tutta prese dall’osservare il didietro di Malfoy che avanzava verso il suo tavolo.
Se da un lato la Granger sbuffò schifata, Ginevra si concesse un’occhiata e un piccolo cenno di assenso verso le compagne. Beh…di certo Malfoy non era male, anzi.
La colazione riprese fino all’ingresso di Harry Potter accompagnato da Weasley e, poco più indietro, Brandt che era stato decisamente rimesso in sesto da Madama Chips.
In molti lo osservavano curiosi; Alcuni azzardarono anche un’occhiata nella direzione di Malfoy, pentendosi subito vista la reazione barbara di Zabini che li fece girare all’istante.
Hermione, dal canto suo, sollevò lo sguardo dal libro di pozioni solo quando Harry si sedette di fronte a lei. Ron lo seguì, affiancandolo, mentre Brandt proseguiva e andava a sedersi a qualche posto di distanza senza fiatare.
Aveva visto Harry chiacchierare proprio con Alexander in Sala Comune quando era scesa molto presto, appena sveglia. In quel momento faticava a capire Harry. Il giorno precedente si era apertamente schierato con Malfoy contro Brandt, anche se affermava che non fosse vero per lei era palese. Harry non era di certo il tipo da evitare una punizione a Malfoy per spirito d’amicizia.
Il giorno seguente lo ritrovava a chiacchierare amichevolmente con il povero Brandt. Qualcosa non quadrava.
Fissò Harry di sottecchi, con il naso infilato nella tazza piena di caffè fumante, studiandolo.
Lo conosceva meglio di chiunque altro lì e sapeva che gli stava tenendo qualcosa nascosto. Presto avrebbe scoperto anche cosa. In fondo Harry non riusciva a mantenere un segreto troppo a lungo.
-La volete sapere l’ultima?! –
Calì era scattata alla carica in modalità pettegola, interrompendo bruscamente la loro tranquilla colazione. Ginny la osservò un po’ infastidita ma, visto che quella non mollava, gli concesse un assenso.
-Pare che Malfoy abbia piantato la Parkinson al ballo di sabato e dopo qualche tempo sia stato visto entrare nella stanza delle necessità con un’altra!-
Fu solo un caso che Hermione rischiò di strozzarsi con un goccio di caffè che stava bevendo proprio in quel momento, vero?
Beh, rischiò veramente di morire soffocata tanto che gli occhi si levarono di lacrime mentre attaccava a tossire.
-Herm stai bene?-
Le chiese Ginny, dopo qualche pacca sulla schiena per aiutarla a respirare, mentre sul viso si apriva un ghigno degno di Malfoy.
La mora si riscosse, voltandosi subito verso Calì per chiederle altre informazioni ma lei si era volatilizzata chissà dove. Appuntò mentalmente di parlarle non appena l’avesse incontrata e lo sguardo le cadde meccanicamente su Malfoy, dall’altra parte della sala.
Parlava a bassa voce con la Greengrass, al suo fianco e teneva lo sguardo fisso sul piatto davanti a lui.
La voce di Calì le rimbombò ancora nella testa e lo stomaco si strinse in una morsa. Non poteva essere andata cosi. Doveva esserci una spiegazione. Avevano visto male.
Distolse lo sguardo da lui un istante dopo e così facendo non si accorse che due specchi argentei si erano posati su di lei, soffermandosi più del dovuto sulla linea del collo da cigno che terminava nel colletto della camicia candida dell’uniforme scolastica.
-Se quello che ha detto Calì è vero, sei nei guai. Guai grossi, Herm. –
La voce di Ginny le arrivò bassa, appena sussurrata, dietro la sua tazza di caffè ma potè scorgere la sua risata beffarda.
La sua migliore amica si prendeva gioco di lei! Perfetto!
-Gin, per favore. Sicuramente si sono sbagliati.Non può essere andata cosi! Malfoy mi avrebbe fatta crepare dal freddo in giardino! –
Per un attimo ebbe la netta e inquietante sensazione di aver urlato, visto che, non appena ebbe pronunciato il suo nome, lui si voltò nella sua direzione. Ma così non era stato.
Incrociò il suo sguardo di ghiaccio e un brivido le attanagliò le viscere. No. Non poteva di certo essere andata così.
-…Quindi non vedo perché no! Herm? Mi stai ascoltando? Herm? Sono incinta e il padre è Piton. –
Harry e Ron sputarono tutto il succo di zucco a quell’infelice uscita di Ginny che tentava di attirare l’attenzione dell’amica.
-Farai da madrina al bambino? –
Incrociò due paia d’occhi sbarrati, ma liquidò i due con un vago gesto della mano.
-Certo…certo. –
Ricevette in risposta dalla Caposcuola Granger. Si, non la stava decisamente ascoltando.
Azzardò un’occhiata in linea d’aria con ciò che aveva attirato l’attenzione dell’amica, pur sapendo già chi fosse e scorse proprio Draco Malfoy.
Trattenne la risata, nascondendo il viso nella tazza di caffè, sotto gli sguardi allucinati di Harry e Ron.
-Beh?Quella ciambella è tua? –
Chiese distrattamente afferrando una ciambella dalla mano inerme del Bambino Sopravvissuto che la guardava come se fosse appena atterrata con un astronave.
Senza aggiungere altro si alzò mordendo la ciambella e si apprestò ad uscire dalla sala.
Lo sguardo che Harry e Ron si scambiarono fu chiaro: Ginny era impazzita.
-Herm vieni con noi in aula? –
Chiese allora Ron in direzione della riccia, riprendendosi  dalla tetra conversazione avuta con la sorella.
La ragazza parve sobbalzare e annuì senza aggiungere altro, limitandosi ad alzarsi prendendo la borsa e correre fuori dalla Sala senza aspettare i due.
-Per Merlino! Ma cos’hanno tutti stamattina?! –
Sbottò Ron, guardandola a bocca spalancata mentre si allontanava. Il Bambino Sopravvissuto si limitò a scuotere la testa, del tutto sconsolato.
 
Intanto, dall’altra parte della sala, qualcun altro stava seguendo con lo sguardo l’uscita della Regina di Gryffindor.
-Hai sentito cosa si dice in giro? –
Blaise Zabini attirò la sua attenzione, per poi allungare la mano verso il vassoio dei cornetti.
Naturalmente non ricevette risposta degna di tale nome, considerando il grugnito che gli rivolse Malfoy. Ma lui non si perse d’animo, traducendo il grugnito in un “No, Blaise. Che si dice?”
Ormai andava avanti così da anni e non se ne stupiva più. Draco non era propriamente cordiale a quell’ora del mattino. Beh…a ben pensare Draco non era MAI cordiale, ma questi erano dettagli.
-Pare che un certo Draco Malfoy abbia piantato Pansy al ballo di sabato scorso per passare la notte in compagnia di una bella ragazza misteriosa nella stanza delle necessità. Ne sai qualcosa tu? –
Il tono di Blaise a metà tra il sogghignante e il curioso, fece voltare Malfoy che gli piantò gli occhi addosso.
-Nient’altro? –
Chiese, riprendendo il controllo per dare un’occhiata alla sala gremita di studenti. Notò un paio di occhiate verso di lui da parte dei Gryffindor e fu chiaro che la notizia si stava spargendo in quel momento, quindi…
In un istante sbarrò gli occhi grigi ripensando all’espressione della Granger di poco prima. Il modo in cui l’aveva guardato…
-Draco ci sei? –
Scosse la testa per allontanare quel dubbio riportando l’attenzione su Blaise che lo fissava stralunato.
-C’è qualcosa che devi dirmi?-
La domanda di Blaise lo lasciò in silenzio per qualche istante poi si alzò dalla panca di scatto, scoccandogli un’occhiata.
-Andiamo.-
Gli disse solo, cominciando a incamminarsi verso l’uscita della Sala Grande.
C’erano molte, molte cose che doveva dirgli e già immaginava le risate e le successiva battute che Blaise gli avrebbe riservato da lì fino al giorno del suo funerale…Magari l’avrebbe torturato anche all’inferno con quella storia, a pensarci bene.

 
 
 
Spazio autrice:
 
Nuovo capitolo e, ahimè, per il prossimo dovrete attendere un po’ di più.
Mi sono concessa un ultimo aggiornamento prima di partire per le vacanze per lasciarvi con un paio di domande in più, non torturatemi ahah!
Direi che la situazione comincia a delinearsi e i vari rapporti stanno diventando più chiari a partire proprio da Draco, Blaise e Daphne. Per Pansy ci vorrà ancora un po’ di pazienza.
Vi anticipo che dedicherò un po’ di tempo anche alle vicende Harry/Ginny e quelle di Ron che vedremo un po’ in difficoltà più avanti.
Che ne pensate di questo capitolo? Harry e Draco schierati dalla stessa parte anche se per pochi minuti. Strano eh? Spero di non avervi deluso ma presto capirete tutto quanto!
Aspetto i vostri commenti e sono qui per eventuali domande! Per il resto…ci rivedremo a settembre!
Buone vacanze a chi parte e a chi resta :)
 
A presto, Jess
.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***


I pettegolezzi, quando invecchiano, diventano miti. (Stanisław Jerzy Lec)




-Ti rendi conto? Non me lo sarei mai aspettato da lui! Non così! –
-Calmati dai…non è detto che sia tutto vero. Lo sai che le voci corrono per i corridoi…chissà per quante bocche sarà passata questa storia. –
Il fumo grigiastro e acre di una sigaretta accesa riempiva l’angusto spazio di uno dei gabinetti nel bagno di Mirtilla.
-Adesso esci da lì e vai da lui. Parlagli; E’ l’unico modo per capire qual è la verità. –
Daphne Greengrass stava appoggiata alla porta del suddetto bagno in attesa che una delle sue più care amiche si decidesse a calmarsi e uscire di lì.
-E va bene. Ma se è tutto vero voglio strozzare con le mie stesse mani quella puttana che si è portato a letto. –
Replicò la Parkinson spegnendo la sigaretta nel gabinetto e uscendo finalmente dal nascondiglio improvvisato.
-Non ce ne sarà bisogno, ne sono certa. Adesso muoviamoci. Abbiamo difesa. –
Così le due Slytherin si chiusero la porta del bagno di Mirtilla Malcontenta alle spalle, ignare che non erano state sole lì dentro.
La porta dell’ultimo gabinetto si aprì lentamente e una chioma rossa sbucò dall’interno per spiare il bagno.
Sinceratasi che non vi era più nessuno, uscì e una risatina la colse mentre ripensava alla conversazione della Parkinson e della Greengrass.
Solo al pensiero della faccia della Parkinson se mai avesse scoperto chi era la misteriosa ragazza, la faceva morire dalle risate. Sarebbe stato un bel colpo per la Slytherin.
Si affrettò ad uscire dal bagno per raggiungere l’aula di pozioni ma fu fermata dopo alcuni passi.
-Ginny aspetta!Hai dimenticato il tuo libro sul tavolo prima! Ma dov’eri? –
La rossa in questione si voltò verso la compagna di casata, facendole un gran sorriso.
-Grazie Calì. Ero nel bagno di Mirtilla…non puoi immaginare cos’ho sentito! –
Una cosa era certa: i pettegolezzi, ad Hogwarts, correvano veloci…molto veloci.
 
 
 
 
-Stai scherzando spero! –
-Vuoi abbassare la voce, cazzo! –
Draco Malfoy stava consumando una sigaretta dietro l’altra nel giardino della scuola, al riparo dietro un enorme faggio, quando l’urlo piuttosto stridulo del suo migliore amico gli ferì i timpani delicati.
-Draco ma ti rendi conto?! La Granger! Non una qualunque! Tu devi essere impazzito. –
-Ecco il motivo per cui non volevo dirtelo…E ti ricordo che tu ci hai ballato e hai passato la serata in sua compagnia. Hai poco da parlare quindi. –
Uno sbuffo e Blaise si portò una mano tra i capelli corvini.
-E’ diverso Draco! Io non sapevo che fosse lei! Tu…tu si, per Merlino! Se qualcuno scopre la verità è la fine per te… E lei? Lei lo sa? –
Ecco il punto cruciale. La domanda peggiore di tutte.
Si, lo sa.
-No. Non lo sa. –
Mentire proprio a Blaise non era corretto, ma che importanza poteva avere se lei sapesse o meno? Non si aspettava di certo un ‘grazie’ o altro. Vero?
Gli occhi grigi dello Slytherin si fissarono su un anonimo sassolino accanto alla sua scarpa destra.
Non gli importava la sua gratitudine. O, almeno, era ciò di cui si stava convincendo.
-Draco… -
Ecco quel tono: IL tono che Blaise gli riservava quando stava per spararne una grossa.
-La Granger non centra con la rissa con Brandt, vero? –
Eccolo lì il tarlo che gli penetrava nel cervello da più di 24 ore ormai. Quel dubbio che lo stava logorando. La verità? La verità era difficile da stabilire.
Lui, sempre padrone delle sue emozioni, schiacciato da…da cosa? Rabbia?
Na. Troppo banale.
Rivide l’esatto momento in cui il sangue aveva cominciato a montargli nelle vene. La spalla di Brandt che colpiva la Mezzosangue con violenza, facendole perdere l’equilibrio. L’espressione impassibile del Grifondoro. Non era riuscito a leggere nulla in quegli occhi blu. Solo…volontà? Decisione?  Soddisfazione?
Con uno scatto, il pugno chiuso dello Slytherin sbattè contro il tronco dell’albero su cui poco prima si era comodamente appoggiato.
Aveva già visto quell’espressione.
-Draco?! –
La voce di Blaise gli giunse ovattata. Il cervello galoppava tra mille domande e zero risposte. Mille volti che si accavallavano facendogli girare la testa.
Un puzzle su cui stava lavorando. Era solo al primo pezzo.
-Blaise…qualcosa non va. –
Gli disse solamente, alzando lo sguardo di ghiaccio sull’amico.
Non seppe tuttavia dire se l’assenso che aveva ricevuto in cambio, si riferiva a lui e alla sua follia momentanea o alla realtà dei fatti.
 
 
 
 
Trascorrere un’ora all’aperto di prima mattina faceva sempre bene. Qualche raggio di sole aveva illuminato la giornata oltre le coltri di nubi, migliorando l’umore di molti.
La neve era di certo uno spettacolo…però il calore del sole era impareggiabile.
-Quindi dobbiamo fare altre trenta righe del tema di pozioni? Ma sei sicura? –
La voce di Ron, piuttosto terrorizzata, arrivò alle orecchie di Hermione intenta a cercare gli appunti di trasfigurazione per ripassare nel tragitto dalle serre all’aula.
-Si Ron, sono sicura. Avrai copiato male dalla lavagna… -
Rispose lei senza neanche alzare lo sguardo. Sapeva già che cosa stava per chiederle.
-Ma Mione!Non ce la farò mai per domani! Ti prego, aiutami! –
Tutto nella norma, insomma.
-Ronald…sei sempre il solito. –
Lo rimbrottò lei, accelerando il passo e lasciando il rosso in compagnia del Bambino Sopravvissuto.
-Ma che hai ultimamente?è intrattabile. –
Si lamentò Ron con l’amico, sbuffando. Ottima prospettiva per quella sera: scervellarsi per terminare il compito per quell’idiota di Piton.
-Sarà stressata per i M.A.G.O. Lo sai com’è fatta Herm… -
Buttò lì Harry, osservando l’amica poco più avanti intenta a leggere chissà cosa. Solo Godric Grifondoro sapeva come faceva a leggere e camminare a quella velocità senza inciampare ad ogni passo.
 
Il tepore diffuso dal camino nell’aula di trasfigurazione fu un sollievo per gli arti indolenziti dal freddo.
L’inverno era alle porte, ormai. Il freddo cominciava a far compagnia.
Gli studenti si disposero nei banchi con il solito vociare che fu interrotto solo all’ingresso della professoressa McGranitt accompagnata da Alexander.
In molti avevano notato la sua assenza alla lezione di erbologia e in quel modo avevano avuto via libera i vari commenti sul nuovo arrivato.
Molti pareri positivi tra le file rosso-oro e ciò aveva lasciato perplesso Harry Potter. Era davvero l’unico a non vedere di buon occhio Brandt? (Oltre a Malfoy, s’intende.)
-Signor Brandt si accomodi accanto alla signorina Granger. –
Lo invitò la McGranitt e il ragazzo ubbidì di buon grado, affiancando Hermione che, d’istinto, si spostò lievemente verso il lato del banco libero.
A primo impatto quel ragazzo le aveva infuso un certo timore. Tutto di lui trasudava sicurezza.
Poi però, ne era rimasta affascinata. Aveva un comportamento decisamente educato (se si escludeva lo spintone datole in corridoio), regale e sofisticato. Ma anche pratico e deciso.
Le dava l’idea di essere un tipo che non badava a mezzi termini.
Distolse l’attenzione dal nuovo vicino, concentrandosi sulla lezione. Aveva un anno intero per studiarlo.
-…Dovete concentrarvi al massimo. Questa è la parte più difficile del corso come potete immaginare. –
La voce della McGranitt procedeva tranquilla e decisa mentre la maggior parte dei presenti sonnecchiava ad occhi aperti, scarabocchiava la pergamena degli appunti, pensava a quale vestito indossare per la prima uscita ad Hogsmeade dell’anno…
Di tutto insomma, fuorché ascoltare la docente.
L’unica intenta a prendere appunti sembrava Hermione anche se, quel giorno, faticava a scrivere frasi sensate. Si sentiva osservata costantemente e ciò la metteva in imbarazzo.
Con estrema difficoltà tentava di ignorare quel fastidio e continuare a seguire la lezione come se nulla fosse.
Un’ora più tardi la lezione finì, per la gioia di tutti. Uno scatto improvviso di Dean, che si alzava di colpo facendo stridere la sedia sul pavimento, fece sobbalzare Hermione dallo spavento che sembrava immersa in qualche altra dimensione.
Trasalendo aveva urtato il gomito del ragazzo accanto a sé. Gli occhi dorati della ragazza incontrarono quelli blu del compagno e fu come precipitare nel vuoto.
Si riscosse, dopo quelli che sembravano giorni interi, grazie a Harry che, schiarendosi bruscamente la voce, interruppe quel contatto fin troppo intimo.
Hermione, assumendo un colorito tendente prepotentemente al rosso, si alzò farfugliando qualche scusa in direzione di Alexander e uscì di corsa dall’aula senza badare a dove mettesse i piedi.
Mancò poco che urtasse proprio Malfoy che, con gli altri Serpeverde, stazionava di fronte alla porta per entrare e iniziare la lezione successiva.
Il biondo si scansò giusto in tempo, abbaiandole qualche insulto ma lei non sembrò badarci. Rallentò la sua corsa solo quando fu nei pressi dell’aula di Rune, affannata e rossa per la corsa e la magra figura fatta con il neo-grifondoro.
Qualche corridoio più indietro, c’era chi era rimasto immobile per quella fuga improvvisa, chi ancora borbottava insulti ai Babbani e all’intera casta Grifondoro e chi, invece, sorrideva soddisfatto al riparo da occhi indiscreti.
 
 
 
 
“Alle 11 di fronte alla stanza delle necessità. Devo parlarti.
H.J.P.”

 
La civetta che portava quel breve messaggio spiccò il volo prima che potesse scrivere una risposta che contenesse almeno un insulto. Ciò, se possibile, lo fece incazzare ancora di più.
Dava per scontato che si presentasse al suo cospetto?  Beh si sbagliava di gran lunga.
Così aveva accartocciato quel misero biglietto e aveva ripreso a sonnecchiare tra le coperte.
Continuava a rigirarsi nel letto, tentando di riaddormentarsi, ma ben presto vi rinunciò.
Un altro insulto borbottato ad indirizzo di colui che aveva deciso di interrompere il suo sonno e si alzò a sedere sul letto.
Era deciso a mancare all’appuntamento solo per fargli un dispetto. Il tono che aveva usato nel biglietto non l’aveva gradito affatto. Neanche un ‘per favore’! Come poteva pensare che corresse lì come se dovesse uscire con una bella bionda?
Assurdo. Era tutto assurdo.
D’altra parte però voleva sapere che diamine aveva da dirgli di così urgente da non poter aspettare di incontrarsi – pardon, scontrarsi – nei corridoi e parlarne lì. Magari tra un Cruciatus e un Avada Kedavra, anche.
La curiosità ebbe la meglio così si arrese e si alzò cominciando a rivestirsi dell’uniforme scolastica.
Ritardò di ben venti minuti apposta e per qualche momento, mentre percorreva il corridoio, si chiese se se ne fosse andato, stanco di aspettarlo.
Un ghigno comparve sul suo volto quando lo scorse appoggiato al muro con un espressione decisamente furibonda.
-Alla buon ora, Furetto! –
-Ringrazia che sono venuto, Sfregiato. –
Udì un respiro profondo da parte del moro, segno che stava tentando di calmarsi prima che finisse male, poi lo osservò mentre si dirigeva verso la porta appena apparsa sulla parete.
Lo seguì subito senza aggiungere altro, all’interno. Osservando il nuovo arredamento non potè trattenersi dal pensare che, proprio in quella stanza, giorni prima, aveva dormito con la Mezzosangue.
-Saltiamo i convenevoli. Sai di cosa voglio parlare. –
La voce di Potter fermò i mille flashback che cominciavano a fargli perdere il contatto con la realtà. Senza scomporsi minimamente fece finta di nulla, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni scuri.
-Brandt. –
Rispose solamente, avviandosi verso una delle due poltrone posizionate di fronte al camino acceso.
Ebbe modo di osservare la stanza mentre il Grifondoro si sedeva di fronte a lui.
Pareti spoglie, due poltrone scure, un tappeto, un camino acceso, qualche candelabro che illuminava la stanza.
-Esatto. Cosa sai su di lui? –
La domanda di Potter gli fece aggrottare le bionde sopracciglia.
-Io non so proprio nulla. –
Rispose meccanicamente mentre si passava una mano tra i capelli biondi.
-Andiamo Malfoy…E’ la prima volta che ti vedo aggredire in quel modo qualcuno che non sia io. Cosa sai su di lui? E’ un Mangiamorte? –
-Ti ho detto che non so niente. E poi non vedo perché debba darti spiegazioni su ciò che faccio. Fatti gli affari tuoi, Potter. –
L’atteggiamento schivo dello Slytherin non scoraggiò tuttavia Harry che non si diede per vinto.
-Un motivo deve esserci per forza per come hai reagito. –
Doveva arrivare al punto o con Malfoy non avrebbe cavato un ragno dal buco.
-Anche tu ti sei accorto che Brandt è piuttosto strano. Non mi fido di lui. Se sai qualcosa dimmelo. –
A dire il vero non si fidava neanche di Malfoy ma era la sua unica via d’uscita in quel momento. Ma rimembrava perfettamente le parole di Silente di qualche giorno prima su di lui.
L’espressione dello Slytherin era rimasta immutata e nulla dava a vedere ciò che in realtà stava provando.
Potter aveva appena confermato un suo dubbio. Non era stato l’unico ad accorgersi che qualcosa non quadrava in Brandt.
Ora la domanda era una sola: doveva scoprire le carte con Potter? Dirgli ciò che pensava su Brandt?
Era rischioso in parte ma ne andava della sicurezza di molti.
Lui compreso.
-L’ha fatto apposta. –
Se ne uscì così, alzando lo sguardo sul Gryffindor in un’espressione glaciale ora.
-Come? Che cosa ha fatto apposta? –
Poteva chiaramente leggere la confusione sul volto del Bambino Sopravvissuto. Possibile che non se ne fosse accorto?
-Ad andare addosso alla Mezzosangue in corridoio. L’ha fatto apposta. Poteva evitarla facilmente ma non l’ha fatto. Per di più n…-
Il gesticolare di Potter lo fece interrompere.
-E perché l’avrebbe fatto apposta, scusa? Ok, magari non gli sta simpatica Hermione, anche se non mi sembra corretto… Hai visto male. –
L’affermazione di Potter lo fece inviperire e serrò la mascella per qualche secondo, prima di rispondere.
-Non ho visto male, Sfregiato. L’ha fatto apposta! L’ha urtata con la spalla facendole perdere l’equilibrio. Avrebbe anche potuto trattenerla per un braccio prima che cadesse all’indietro. Invece non l’ha fatto. –
Si sentiva quasi ridicolo a discutere con Potter di una cosa così futile ma non gli avrebbe permesso di contraddirlo. Sapeva ciò che aveva visto.
-Hermione è caduta per colpa della borsa. Era troppo pesante e quella le ha fatto perdere l’equilibrio. Infatti, prima che tu lo aggredissi in quel modo, Brandt la stava raccogliendo per ridargliela. –
Stava quasi per ribattere e insultare Potter che aveva difeso Brandt, quando si fermò, restando di sale.
Brandt si era chinato sulla sua borsa…
La mente corse a quella mattina, ricordando quel dettaglio che gli era sfuggito. Era stato un istante, ma Brandt aveva toccato la borsa della Mezzosangue. La vista gli si appannò per lo sforzo con cui stava cercando di ricordare ciò che aveva visto con esattezza.
Rivide lo scontro, la borsa che scivolava verso terra mentre la Mezzosangue perdeva l’equilibrio. Poi quella mano che toccava la borsa di cuoio scuro… Un istante solo.
Un altro pezzo del puzzle tornò al suo posto.
-Potter…Brandt non aveva preso in mano la borsa per ridargliela in puro spirito di cavalleria. Ha messo una mano all’interno. Ha preso qualcosa…o… -
-Ha messo qualcosa!
Potter finì la frase per lui e si sentì cadere. Per fortuna era seduto o sarebbe scivolato a terra. Il volto cereo del Gryffindor doveva essere la copia del suo. Poi fu una corsa contro il tempo.
-Muoviamoci! Dobbiamo trovare quella borsa! –
Gli urlò il moro, scattando in piedi e cominciando a gesticolare.
Si alzò in men che non si dica, deglutendo e cercando di respirare in modo regolare. Cos’era quella morsa allo stomaco? Preoccupazione?
-Vuoi darti una mossa?! Hermione potrebbe essere in pericolo! –
Harry sembrava essersi dimenticato di non essere in compagnia di Ron ma bensì di Malfoy e lo sospinse verso l’uscita della Stanza per poi cominciare a correre a perdifiato per i corridoi.
Una mano reggeva la bacchetta, l’altra la Mappa del Malandrino per controllare che nessuno li sorprendesse in giro a quell’ora.
Attento a non sbattere su qualche pilastro, raggiunse l’entrata della Sala Comune di Gryffindor, pronunciando in un soffio la parola d’ordine con il poco fiato rimastogli dopo la corsa.
Malfoy, alle sue spalle, sembrava affannato quanto lui.
La Signora Grassa si lamentò non poco per essere stata svegliata a quell’ora ma, per grazia di Merlino, sembrò non accorgersi della presenza del Serpeverde con lui.
Richiusa la Mappa, ora al sicuro nella tasca dei pantaloni, si zittirono pregando che nessuno si fosse attardato in Sala Comune.
-Dormono tutti. Da questa parte… -
Disse il moro dopo qualche istante, guidandolo verso la scalinata che portava al dormitorio femminile.
-Cazzo le scale… -
Ricordò all’ultimo momento Harry, salvandoli appena in tempo.
Con un accio perfettamente eseguito richiamò la sua scopa e il mantello dell’Invisibilità dalla sua stanza, sotto lo sguardo perplesso del Serpeverde.
-Dai sali, Malfoy. –
Borbottò Harry, sbrigativo, salendo sulla scopa e aprendo il mantello per nascondere entrambi.
Lo Slytherin sembrò contrariato ma alla fine cedette, salendo alle sue spalle e coprendosi con il mantello.
Appena furono al sicuro sotto al Mantello paternò, Harry fece scattare la scopa in avanti salendo le scale e fermandosi davanti alla porta della stanza di Hermione.
Insieme spostarono il mantello e smontarono dalla scopa e, mentre Harry la posava a terra senza fare alcun rumore, Malfoy apriva lentamente la porta della stanza cercando di non far cigolare i cardini.
Se qualcuno tempo prima gli avesse detto che avrebbe fatto una cosa del genere si sarebbe sbellicato dalla risate.
-E se sono sveglie? –
Domandò Harry alle sue spalle, in un mormorio appena udibile.
-Ma sei scemo? Non senti come russano?! Farebbero impallidire Goyle! –
In un’altra occasione probabilmente avrebbe riso ma, la preoccupazione per la sua migliore amica era troppo forte in quel momento e ciò lo spinse a scavalcare Malfoy appena la porta fu aperta per raggiungere il letto di Hermione accanto alla finestra.
Ginny, Lavanda e Calì dormivano beatamente e non sembravano essersi accorte della loro intrusione.
Con un bisbiglio, Malfoy pronunciò ‘Lumos’ e una fiammella di luce uscì dalla sua bacchetta illuminando a malapena i loro visi.
Malfoy gli fece strada tra scarpe e vestiti buttati a terra verso il letto della Mezzosangue, illuminando il pavimento con la bacchetta.
Anche Hermione sembrava tranquillamente addormentata e entrambi sospirarono di sollievo. Rivedere l’espressione tranquilla sul volto della Mezzosangue dormiente calmò l’animo dello Slytherin che ricordava ancora bene le sue urla in quella maledetta notta.
Ancora si chiedeva che cosa diamine avesse sognato di tanto realistico.
-Silencio. –
Pronunciò Harry a quel punto, accostando la sua bacchetta alla gola della ragazza. Se si fosse svegliata all’improvviso si sarebbe spaventata di certo a trovarli lì e sarebbe scoppiato il finimondo.
Dopo essersi assicurati che la voce di Hermione fosse stata magicamente incantata, Harry la scrollò delicatamente tentando di svegliarla.
Ci volle qualche istante prima che la Gryffindor aprisse gli occhi e proprio in quel momento Harry e Draco ringraziarono il successo dell’incantesimo vista la faccia agghiacciata e la bocca spalancata della ragazza.
-Herm sta calma o sveglieremo le altre!Dai vieni…usciamo di qui. –
Le sussurrò Harry non appena si fu ripresa dallo spavento, tirandola giu dal letto.
Impossibile per Malfoy non osservare con attenzione l’abbigliamento notturno della Mezzosangue. Solo per pena del momento, probabilmente, trattenne la risatina di fronte al suo imbarazzante pigiama azzurro con tanto di nuvolette.
Lo sguardo di pure odio che gli lanciò la ragazza fu solo un assaggio di ciò che li aspettava non appena ebbero chiuso la porta della stanza alle loro spalle.
L’incantesimo fu revocato da Harry e la voce della ragazza, seppur mantenuta bassa, gli fece incassare la testa nelle spalle. Malfoy, mollemente appoggiato alla porta, la guardava con poco interesse. Come al solito, ovviamente.
-Ma che cazzo ti è saltato in mente? E che ci fa lui qui? –
Una cosa sapeva bene della sua migliore amica: quando diceva parolacce la situazione era critica ed era molto, molto incazzata. Consiglio? Sfoderare la bacchetta ed elencare ogni incantesimo di protezione che conoscesse.
L’espressione furibonda dell’amica gli suggeriva di cominciare subito.
Sarebbe stata una notte molto lunga, la loro
.
 
 
 

Spazio Autrice:
 
Sono tornata! E con un capitolo particolarmente lungo e ricco di cose.
Ammetto che mi sono divertita a scriverlo. Non amo buttare tutto sull’oscuro e la tragedia. Quindi fatevi anche voi quattro risate con questo trio improvvisato!
Aspetto le vostre opinioni e considerazioni su questo capitolo e su ciò che sta accadendo riguardo Alexander?Secondo voi avranno ragione Harry e Draco? Lo scopriremo presto!
Jess
.

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8. ***





Il cucchiaino girava ritmicamente in senso orario nella tazza, facendo vorticare il contenuto ambrato.
Il sole entrava dalla finestra dietro la grande scrivania, illuminando la stanza. Un giorno normale, una normale chiacchierata, come ne aveva fatte a bizzeffe con il Preside.
-Vedi Harry, forse non è tutto così scontato, non credi? –
Gli occhi antichi e così profondi del Preside si fissarono nei suoi. Gli occhiali a mezzaluna gli cadevano sul lungo naso, mentre lo fissava.
Scontato? Quando mai aveva dato qualcosa per scontato in quegli anni?
-Il fatto che Voldemort abbia… -
-Nono mio caro Harry. Non è di Voldemort che parliamo. –
In un certo senso l’aveva sospettato. In fondo non ci erano state novità nelle ultime settimane quindi non aveva capito il motivo per cui era stato convocato lì. Un incontro informale, certo. Ma pur sempre un incontro con il Preside.
Aveva sospettato si trattasse di Brandt e forse, in un certo senso, ci sperava. Voleva sapere qualcos’altro su di lui.
Il Preside non ne aveva fatto parola, però.
-Forse è ora che tu dia più fiducia, Harry. Non è la tua guerra questa. E’ la guerra dell’intero Mondo Magico. Non sei solo. –
Lo sapeva questo. C’era proprio lui, Silente. Poi c’era Hermione, Ron, Ginny, Luna e tutti gli altri. Sapeva di non essere solo.
-Lo so, Preside e so che ce la faremo in qualche modo. –
Inutile mentire a se stessi. La situazione era difficile e in molti erano scettici sulla loro vittoria. Ma non era da lui arrendersi così. Avrebbe combattuto fino alla fine.
-Forse c’è una speranza Harry. Sta solo a te scegliere di fidarti o meno. –
Il cucchiaino smise di girare nella tazza di thè ma non la toccò.
-Una speranza? –
La domanda sorse spontanea e non riuscì a trattenerla.
-Abbiamo l’opportunità di prevedere le mosse di Voldemort. –
-E in che modo? L’Ordine non  ha.. –
-Draco Malfoy.
 
 
 
 
-Draco!Draco ci sei?!-
La voce di Pansy proveniva da dietro la porta della sua stanza in un tono decisamente incazzato.
-Entra… -
Sbuffò lui, volgendo un’occhiata obliqua a Blaise, sdraiato sul suo letto. Una risatina provenne proprio dal moro che ricevette un cuscino dritto in faccia, in risposta.
Nel frattempo la porta si era spalancata e Pansy aveva fatto il suo regale ingresso, sbattendola poi alle sue spalle.
-Blaise potrei parlare da sola con Draco? –
-Qualunque cosa tu debba dirmi, puoi farlo davanti a lui… -
Rispose Draco pigramente, facendo ridere ancora il moro sotto i baffi. L’ira di Pansy ora era palpabile e il giovane Malfoy si chiese se fosse il caso di prendere la bacchetta, per ogni evenienza…
-Bene! Allora Draco…vuoi spiegarmi che cazzo hai fatto la sera del Ballo con quella sgualdrina nella stanza delle necessità?! Ne parla tutta la scuola! Ho fatto la figura dell’imbecille. –
Ricevette in cambio una boccata di fumo dal biondo, mollemente seduto sulla sedia. Era già piuttosto irritato da quella voce gracchiante, ma il nervosismo aumentò a quella parola.
‘Sgualdrina’.
Lei, Pansy Parkinson, puttana per eccellenza di tutta la casta Serpeverde che dava della sgualdrina alla Granger? Alla so-tutto-io che al 1000% era vergine?
Evviva la coerenza!
Non espresse tuttavia il suo pensiero; Sarebbe risultato alquanto strano da parte sua in fondo. Era sempre stato il primo a cogliere ogni buona occasione per insultare l’amichetta di Potty.
-E allora? –
Le chiese quindi, riuscendo solo a innervosirla ancora di più. Cominciava a divertirsi.
-E allora?!? E allora sei uno stronzo, Draco! Come hai osato?! Tradire ME, in quel modo…e poi… -
-Tradire te? Pansy credevo di essere stato abbastanza chiaro su questo argomento: NOI NON STIAMO INSIEME. Quindi fatti gli affari tuoi e lasciami in pace. –
Il tono duro di Malfoy non ammetteva repliche e Pansy, in un moto di amor proprio, girò sui tacchi lasciando la stanza con le lacrime agli occhi per l’umiliazione subita.
Prima o poi gliel’avrebbe pagata, però.
Nessuno poteva permettersi di trattare in quel modo Pansy Parkinson.
 
 
 
La notte precedente, trascorsa insonne a discutere su Brandt in compagnia di Malfoy e di un Hermione piuttosto sversa in pigiama era stata a dir poco massacrante.
Ci avevano messo un bel po’, i due, a spiegare per quale assurdo motivo avevano svegliato in quel modo la ragazza; Senza contare che lei gli aveva riso in faccia una volta ascoltate le loro supposizioni su Brandt.
Loro si erano quasi fatti espellere (ancora non capiva perché Malfoy avesse voluto aiutarlo) e lei gli rideva in faccia. Decisamente comico.
-Che facce…ma avete dormito? –
La voce di Ginny fu come ricevere una martellata in testa. Neanche stesse urlando.
-No, per niente. –
Rispose per lui Hermione, sconvolta tanto quanto lui. Le occhiaie e l’umore a dir poco nero parlavano per loro.
Notte pessima, a dir poco.
Diede un morso ad un cornetto alla marmellata prima di rischiare di strozzarsi quando Malfoy fece il suo ingresso in Sala Grande.
Non un accenno di occhiaia o di stanchezza. Era fresco come una rosa.
Anche Hermione sembrava averlo notato visto lo sbigottimento sul suo viso.
-Ma come diavolo fa? E’ un vampiro?! –
Sfuggì dalla bocca di Harry, appena ebbe deglutito il boccone.
-Beh non lo escluderei se non lo avessi visto fuori alla luce del sole. –
Rispose lei per poi finire il suo caffè fumante.
Era la seconda tazza che buttava giu. Aveva bisogno di energie e di restare sveglia. Quella mattina avevano due ora di pozioni con Piton. Una meraviglia insomma.
Si alzò dalla panca, riprendendo i suoi libri tra le braccia. Aveva dovuto dire addio alla sua tracolla nuova dopo che Harry e Malfoy gliel’avevano letteralmente bruciata nel camino anche se non vi avevano trovato nulla di strano all’interno.
“Meglio prendere precauzioni.” Aveva detto Harry prima di buttarla tra le fiamme.
Ora le sarebbe toccato andare ad Hosgmeade per comprarne una nuova.
Senza contare la fatica di portare tutto a mano. Perdeva qualcosa ad ogni passo.
-Passo un attimo in biblioteca prima della lezione. Ci vediamo dopo .-
Così dicendo, salutò i compagni e si dileguò fuori dalla Sala Grande.
Non fece che pochi passi. Un libro in fondo alla piglia che aveva tra le braccia scivolò finendo sul pavimento.
Stava percorrendo la scalinata che portava al piano superiore e dovette fare attenzione a non sbilanciarsi sul gradino per colpa di tutti quei tomi.
Qualche gradino più in basso, giaceva il libro caduto.
-Maledizione! –
Borbottò la ragazza, per poi chinarsi per raccogliere il libro. Tese la mano ma il libro schizzò via e dallo sbigottimento quasi perse l’equilibrio.
Alzando lo sguardo quasi rischiò di cadere sul serio ma questa volta per lo spavento.
Draco Malfoy era qualche gradino più in basso e, con la bacchetta in una mano e il libro dall’altra, la guardava.
-Tieni. –
Le disse solo per poi posare il libro sulla piglia che reggeva la ragazza.
Un istante dopo, con un incantesimo perfettamente riuscito, il ragazzo duplicò la sua tracolla per poi puntare la bacchetta sulla piglia di libri tra le braccia della ragazza.
-Reducto. –
Tutto fu messo con accuratezza nella nuova tracolla e una volta soddisfatto, il biondo gliela porse.
-A cosa devo l’onore? –
Impossibile per Hermione credere che il ragazzo volesse semplicemente aiutarla. Era pur sempre Draco Malfoy.
I sospetti erano iniziati già quella notte. In fondo perché uno Slytherin, per di più proprio lui, avrebbe dovuto preoccuparsi tanto per lei?
-Vorrei evitare di rompermi l’osso del collo scivolando su qualche libro seminato per strada, Mezzosangue. Così non rischierò di farmi male. –
Non le diede neanche il tempo di rispondere, che si dileguò lasciandosi alle spalle un’Hermione più che oltraggiata.
Inutile stupirsi. Era sempre il solito stronzo.
 
 
 
-Hermione? –
Una voce più roca, decisamente maschile, richiamò l’attenzione della mora ancora intenta a maledire Malfoy. Si era comunque sistemata la tracolla sulla spalla. In fondo le aveva risparmiato una spesa ad Hogsmeade.
Si voltò subito verso la fonte di quel richiamo e vi trovò niente meno che Alexander Brandt.
-C-ciao… -
Era decisamente stupita di trovarlo lì e non poteva comunque ignorare ciò che Harry e Malfoy le avevano detto quella notte su di lui. Era davvero pericoloso?
-Scusa ma la McGranitt mi ha detto che potevo rivolgermi a te per ogni evenienza e..ecco.. –
-Oh si certo! Dimmi pure! –
Non poteva deludere la McGranitt dimostrandosi scortese con quel ragazzo. In fondo c’erano solo dei sospetti su di lui. Non avevano nessuna prova che volesse farle davvero del male.
-Il professor Piton mi ha dato dei compiti extra e dei titoli di libri che devo leggere per portarmi in pari; Ha detto che li avrei trovati tutti in biblioteca, ma… Beh non ho la più pallida idea di dove si trovi. Questo castello è immenso…mi sono perso già una ventina di volte. –
Osservandolo meglio sembrava un ragazzo qualunque. Affascinante e anche…bello. Si, era bello.
Ma non sembrava avere brutte intenzioni. Aveva l’aria del bravo ragazzo, ecco tutto.
Hermione gli sorrise divertita facendogli cenno con la mano di raggiungerla.
-Stavo giusto andando in biblioteca…ti mostro la strada se vuoi. –
Il ragazzo sembrò gradire la proposta e insieme si avviarono su per la scalinata mentre due occhi blu cobalto li osservavano.
 
 
-Che fai qui? –
Il ticchettio dei suoi tacchi sul pavimento lo fece sorridere, riconoscendola subito.
-Osservo. –
-Osservi la Granger? –
Un sorriso in risposta.
-gelosa? In realtà osservavo Brandt…Non che la Granger sia così male… -
Ricevette una gomitata tra le costole e rise di gusto.
-Una cosa è certa…a Draco non farà piacere vederli insieme. –
-Stanno andando in biblioteca?! –
Il tono allarmato della bionda richiamò l’attenzione di un gruppetto di Corvonero lì accanto che furono presto spediti ai loro affari da un’occhiata gelida della Serpeverde.
-Si. –
Blaise aveva proprio ragione.
Draco non avrebbe gradito affatto vederli insieme. Non restava che pregare Salazar che non lo assalisse di nuovo.
-Andiamo? –
-Si, è meglio. Ah Daphne… Scherzavo sulla Granger. Draco sarebbe in grado di soffocarmi nel sonno. –
Si morse la lingua un istante dopo ma ormai era tardi.
-E perché scusa? –
-Niente, lascia stare. –
Cercò di liquidarla, aumentando il passo su per le scale.
-Blaise Zabini!Dove credi di andare?! –
Aveva imparato a sue spese che era meglio non far arrabbiare Daphne, perciò si arrese. In fondo sarebbe stato divertente vedere la sua reazione.

 
 
 
 

Spazio autrice:
 
Nuovo capitolo!
Scusate se vi ho fatto aspettare di più ma con l’inizio della scuola e le lezioni di scuola guida ho davvero poco tempo :( Sto facendo del mio meglio :)
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo… e alla prossima gente!
Jess.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=758145