Love is old, love is new, love is all, love is you.

di Desir de Lilas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pro... ***
Capitolo 2: *** ..logo ***
Capitolo 3: *** Flora... ***
Capitolo 4: *** ...e fauna. ***



Capitolo 1
*** Pro... ***


Pro...

“Salutala.”
“No.”
“Salutala.”
“Non ci penso nemmeno.”
“Sei tanto codarda?”
“Ma non sono codarda. Solo che è inutile sentirsi dire un altro no.”
“Ma che ne sai? Magari stavolta ci riesci.”
“Ah - ah, certo. Se non l’hai capito non abbiamo alcuna possibilità contro il Riccio.”
“Ma lo sa anche lei che con il Riccio è solo una questione mentale, non le piace più, è solo una scusa, uno scudo…”
“Eh, certo, però mica ne esce!”
“E vabbè, tu dalle tempo. E poi se tu, diciamo, manifesti la tua presenza, lei può sapere che se ha voglia di affetto, di un’amica, eccetera, troverà te.”
“Ti odio.”
“Quindi la saluti?”
“Non voglio rovinarmi la giornata, ok?”
“Bene, quindi getti la spugna.”
“Ehi, no! Io non rinuncio.”
“E allora salutala.”
“Ma…”
“Lo sai com’è, non ha nemmeno il coraggio di salutarti, specialmente dopo la poesia che le hai inviato.”
“Ma se sei tu che mi hai suggerito di inviargliela!”
“E vabbè, pensavo muovesse a pietà…”
“Che pessima persona che sei, Co.”
“Vorrei proprio sapere come faresti senza di me.”
“Uffa.”
“Smile!”
Grugnito.
Sposto il mouse sulla sua icona, rossa. Stato personalizzato: “Writing”. Eh, certo. Lei writes, mica scrive. Però che spettacolo la foto. È proprio….proprio….
“Non ti vedo scrivere.”
“Quanta impazienza!”, sbuffo.
Clicco rapidamente, la tavola di scrittura già aperta. Eh…e che ti dico, ora?
“Ciao?”
“Zitta, mi sto concentrando.”
Ciao!, no, cancella.
Oi!, no, no, così sembra che le devo dire qualcosa di importante.
Ok, calmati Ele. Calma.

•÷±‡±:Mayako:±‡±÷• : Hei!

-.*Comfortaly numb*.-°:  Auto-messaggio: Sto scrivendo e…se volete disturbare fatelo solo in caso di estrema urgenza o subirete pene degne dell’Inferno Dantesco.

“Ecco, te l’avevo detto.”
“Vabbè, aspetta…mettiti a leggere una fan fiction, che ti devo dire?”
“Ma…tu non provi niente di niente o capisci che mi è impossibile leggere in questo stato di incertezza?”
“Ehi, sveglia. Sono la creazione del tuo cervello che ti consente di credere che tu abbia una coscienza e non sia pazza, quindi non te la prendere con me se…”

-.*Comfortably numb*.-°:  Eleeeee!!!!!!! Come stai mogliettina?

“Ecco, ora tu spiegami il perché di queste reazioni esagerate!”
“Shh…non è dolcissima?”
“In realtà è solo una ragazzina testarda, capricciosa, strana e lunatica che fa sempre il contrario di ciò che dovrebbe e denigra ciò che provo per lei.”
“Eh, certo, ora sono io quella che le va dietro da…quanti sono ormai, 4 mesi?”
“Ma che c’entra, adesso?”

-.*Comfortably numb.-°:  morta sul PC, rapita dagli alieni, seminante il panico tra i biscotti in cucina o leggente fan fiction?

“Ecco, idiota, per colpa tua non le ho risposto nemmeno in tempo!”
“Ah! Insolente! Non contare su di me, sa’!”

•÷±‡±:Mayako:±‡±÷• : Eh, no, scrivevo anch’io…

-.*Comfortably numb*.-°:   La yaoi?

•÷±‡±:Mayako:±‡±÷• : Veramente era una...canzone.


“Non vorrai passarle anche quella cosa oscena che hai scritto ieri sera?”
“Non dovevi tacere?”
“Ti impedisco ti fare cose di cui potresti pentirti, sciocca!”

-.*Comfortably numb*.-°:   ah... spero non sia il tema dell’altro giorno...

“Ecco fatto, ora scappa.”

•÷±‡±:Mayako:±‡±÷• : beh, lo sai che non riesco a non pensarti.

Silenzio.
Tombale.
“Mi raccomando, non mi ascoltare mai!”

-.*Comfortably numb*.-°:   oi Ele, scusami! Devo studiare tipo 30 pagine di storia per domani e l’ho scoperto solo ora, scusa! Ci sentiamo! Scusa davvero, ma sai che la prof mi odia dopo la cosa di filosofia…SCUSA!!!

•÷±‡±:Mayako:±‡±÷• : Aspetta!

Il contatto si è disconnesso.

“Complimenti.”
“Taci.”
“No, davvero, congratulazioni, hai un nuovo record.”
“Zitta.”
“Quante parole? Nemmeno cento con le scuse?”
“TI HO DETTO DI CH...”
“Ele sei al telefono?”
La sedia scricchiola mentre giro lentamente verso la porta.
Guance rosse fino alla punta dei capelli.
Sguardo mortificato.
Ho davvero urlato contro la mia coscienza.
“Scusa mamma, non si ripeterà.”
“È successo qualcosa?”, i suoi occhi sono preoccupati almeno quanto la sua voce.
Certo, preoccupati. Se le dicessi di essere follemente innamorata della persona più ipocrita di questo mondo da circa quattro mesi, possibile che mi darebbe una pacca consolatoria sulla spalla. Se aggiungessi che è una ragazza, però… non oso immaginare.
Direi che al posto del calore, emanerebbero direttamente una bomba nucleare sulla mia testolina vuota.
Ecco, taci che è meglio.
 Ispira, voce calma e controllata di chi non sta raccontando una bugia, espira, inspira:“No, mamma, nulla, litigavo con Internet.”
Che attrice! Dovrebbero prendermi per il prossimo film di Twilight, così almeno per un’ora i suoi occhi sarebbero incollati su di me.
Sorriso soddisfatto, cappotto sulle spalle, borsa al polso e chiavi dell’auto in mano,“Ok…io sto andando a lavoro, ci vediamo dopo…baci!”
Certo mamma, baci.

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Capitolo 2
*** ..logo ***


...logo


Certe cose, all’alba, fanno male.
Male sul serio.
Insomma…può raggomitolarsi sul sedile di fronte al mio, col capo appoggiato sulla spalla muscolosa di Lorenzo, il viso quasi totalmente coperto dai boccoli corvini sotto i quali si intuiscono solo le palpebre tremanti e la bocca lievemente socchiusa, il collo sottile che svanisce nella leggera giacca di pelle che aderisce al suo busto, la delicata piega del seno, la maglietta viola dell’Hard rock che si intravede sul petto e si intona con la piccola goccia lilla che brilla sua narice destra, le cuffiette bianche che terminano nella mano dalle dita piccole, ma affusolate?
Sospiro…è davvero malsano lo stomaco che si attorciglia pur essendo solo pieno di caffè.
“Doveva essere benedettino.”
Gli occhi di Anna, seduta invece al mio fianco, sembrano pronti a uscire dalle loro palpebre: “Chi?”
Uno sbadiglio parte senza che io possa frenarlo, contagiando nel giro di cinque secondi l’intero autobus…possibile che in realtà sia un’epidemia sradicata migliaia e migliaia di anni fa ma che continua a colpirci ogni volta che…
“Eh? Ma c’è Luca?”la voce di Ilaria è tanto impastata dal sonno da non riuscire a comprendere la natura del suo tono, i riccioli che saltellano sul suo viso candido, poi, non aiutano certo.
“Mi riferisco a colui che ha deciso di farci stare tra le grinfie di una come la Grimaudo alle otto del mattino”, specifico.
“Cannetta prima di prendere l’autobus, stamattina?”, Lorenzo non smette mai di essere simpatico.
“No, ma pensateci,” insisto, trovandomi sempre più sveglio “chi ha messo in mezzo l’ora et labora? Chi si svegliava all’alba solo per mettersi a pregare? Se sostituiamo la preghiera e come mezzo di elevazione dello spirito ci mettiamo lo studio, ci troviamo. Potremmo benissimo torturare e martirizzare l’intero ordine per una cosa del genere…”
“Secondo me era seriamente buona come erba, chi te l’ha procurata?” ci si mette in mezzo anche Anna…vabbè, che causa persa…
“Quello che mi hai consigliato tu, non ricordi?”
“Ah beh, non me ne ha mai data una tanto pregiata…”
“Eh lo so, l’ho pagato in natura e allora…”
“Non sapevo avesse, e avessi, questi gusti…”
“Aspettate, aspettate…” si stropiccia gli occhi come una bambina, lei, “sono in coma celebrale, che mi sono persa sui gusti di Luca?”
Io e Anna ci guardiamo sospirando. Che caso disperato. E infinitamente dolce. In questi momenti sembra davvero priva di tutto il suo acume e la sua brillante parlantina.
“No, sai, parlavamo d’erba, ma tu ti sei sentita male per un tiro di sigaretta, figurarsi una canna che ti farebbe…”l’immagine di lei che tossisce l’anima da una mia sigaretta mi fa sorridere. Bei tempi quelli in cui voleva mostrarsi grande per conquistarmi…peccato che poi abbia cambiato idea…
Le sue gote sono totalmente in fiamme, sicuramente per lo stesso ricordo.
“Anna, dimmi che scherza e tu non hai intenzione di farti depravare da lui” dice seria alla sua migliore amica. Eh già, bei tempi…
Ma Anna ride, chissà, forse nasconde segreti più grandi di tutti noi messi assieme dietro la sua calma serafica.
“Vi annuncio che l’incontro di box sta per iniziare” asserisce Lorenzo, guardando lei, che ricambia con uno sguardo troppo mielatoli preferisce con i muscoli, ora?
Il suo sorriso si apre solo per lui, uno di quelli abbacinanti che nascono col solo intento di corromperti l’anima: “Fai strada tu, vero?”
“Certo Ila, come sempre.” Ah, mani! Smettete di prudere, contro di lui non avremmo nemmeno una possibilità…
Si porta indietro i boccoli che le erano caduti sulla frangia liscia, mentre si schiarisce la voce.
“Mi hanno detto che vuoi candidarti, Luca” il suo tono ora è pimpante, la politica scolastica è il suo caffè naturale.
“Sì, beh, me lo hanno proposto, anche se ce ne manca uno…o una”i miei occhi sono fissi nei suoi, che ora mi hanno tanto catturato che…
“Io mi candido con Camilla e Simone”, risponde sorridente.
Ah.
Non ne avevo idea.
Quindi saremo avversari.
“Idea-Lista, quindi?”chiedo, in cerca di conferma.
“Esatto...e tu nella…ok, non mi ricordo, scusami” il suo sorriso è così dannatamente falso! Mi verrebbe da odiarla…
“S.B.S.” ringhio per quel nome che non mi è mai piaciuto.
“Giusto”, ora è quasi pensierosa…
Vorrei sollevarle il mento, avvicinarla, piano, e…
“Si scende!” urla quell’energumeno, cominciando a sgomitare tra gli altri dormienti.
Faccio passare Anna, poi mi accodo dietro di lei, cercando di mantenere un minimo di distanza, anche se una spinta mi fa aderire totalmente a lei.
“Scusa”, borbotto.
“Niente” sussurra appena.
La folla si muove un po’, rimaniamo ancora imbottigliati a metà tragitto, ancora spiaccicati l’una all’altro. La vedo armeggiare con qualcosa, goffamente, poi un lieve tonfo sale dal pavimento.
Sospira, esasperata.
Il suo iPod viola è finito al lato del mio piede. Si gira di quarantacinque gradi, esitante, sembra studiare la tattica per toccarmi il meno possibile.
Dopo circa tre secondi, ci abbassiamo simultaneamente, nello stesso, tragico, momento in cui la folla si muove e dovremmo andare avanti. Stendiamo bruscamente le gambe, le ripieghiamo, ristendiamo, sembriamo quei russi del cartone dello zecchino d’oro, ma invece della neve, siamo immersi in un brodo di studenti. Lascio che lo prenda lei, quando un colpo mi arriva da dietro. Ed ecco l’effetto domino.
Io la urto, lei sbanda, si raddrizza, perde totalmente l’equilibrio, finisce su Anna, che si aggrappa all’energumeno e sottraendosi alla presa di Ilaria, che scivola dritta verso il pavimento. E io che faccio, non peggioro la situazione?
Tento di darle una mano, lei l’afferra, io mi sbilancio in avanti e cado interamente su di lei. Ecco. Questo, all’alba, è ancora più nocivo. Cioè. Perché solo a me capitano queste cose?
“Luca?” chiede lei. Ti prego. Ti, prego, ti prego, ti prego. Qualsiasi divinità tu sia, fa che non se ne accorga.
Ti prego.
“Luca?” il suo tono è più alto. Ti prego.
“Eh?”riesco a formulare come frase di senso compiuto.
“Riusciresti ad alzarti?” quasi impreca, tentando di divincolarsi. Eh, certo. Come se il mio metro e ottanta di corpo fosse facile da gestire con tutta quella folla pressante. Mi aggrappo ad una maniglia blu, faccio leva…e il cretino dietro mi spinge di nuovo. E sono di nuovo su di lei, che era riuscita a sollevarsi quasi a gattoni. Era. Ora siamo quasi abbarbicati l’una all’altro, incapaci di muovere un dito.
Ti prego.
“Ehi, voi due, volete fittare una stanza?”
Sospiro, poi riesco finalmente a tornare in posizione eretta. Purtroppo in troppi sensi.
Ti prego, fa che non se ne accorga.
Dopo un istante è anche lei in piedi, tonalità pomodoro-ciliegia. Si gira all’istante verso l’uscita e marcia per i due metri liberi. Siamo quasi pronti ad uscire, l’ultima muraglia da superare.
Ti prego, fa che non se ne sia accorta…è vero!
Le dovevo chiedere di… Le blocco un polso, mi chino su di lei, le labbra vicine al suo orecchio.
“Possiamo parlare, a ricreazione?”
Si volta appena, ancora bordeaux, “Riguardo a…?”
“Una cosa importante.”
“Importante quanto? Perché avrei da fare.”
L’irritazione che mi monta dentro è a dir poco bollente. Calmo Luca, calmo. Lo sai com’è fatta. Eh, se lo sai perché la vuoi invitare alla festa d’inizio anno?
“Cos’hai da fare?”
“Saranno affari miei, tu che dici?”
Dico che non ti spacco la faccia solo perché poi non saprei come vivere senza.
“Vabbè, lascia perdere…”
Sento il suo polso tendersi, le dita si chiudono contro il palmo. Il suo sguardo è arrabbiato almeno quanto il mio. Perché non possiamo comunicare come due persone civili?
“Non puoi dirmelo ora?” la sua voce è tagliente. Troppo.
“Non mi sembra il momento, tu che dici?”
“Allora non è importante.”
Trova un varco verso l’uscita, ci si infila, mi lascia qui.
Solo.
Un’altra volta.
Col cuore tormentato da una rabbia suicida.

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Capitolo 3
*** Flora... ***


Flora...


“Ok, tre minuti e ventidue secondi, poi la campanella suonerà e…Co, mi stai ascoltando?”
“Veramente divagavo, sai com’è, non fai che ripetere il piano da circa…quand’è che ti sei svegliata stamattina?”
“Ma che sofista, guardala come evita le domande…e allora vediamo, in cosa consiste il piano?”
Si è mai sentita una coscienza che sospira?
“Dunque, scattiamo verso la porta, salutiamo la Ghinetti, ci scapicolliamo per le scale, attraversiamo il corridoio e ci appostiamo di fronte la sua aula.”
“Bene Co, 7 meno.”
“Così poco?”
“Poca proprietà di linguaggio, devi lavorarci.”
“Capisco…posso farti una domanda?”
“Solo se attinente alla materia.”
“E che sarebbe, Ilarialogia?”
“Questa è la tua domanda?”
Un nuovo sbuffo. “Mi chiedevo…ecco…e dopo?”
“Dopo cosa?”
“Dopo l’appostamento.”
“Ah…beh…OH PORCA PALETTA, PERCHÈ NON ME LO HAI CHIESTO PRIMA, CO?”
“Devo pensarci io a queste cose, ora?”
“Ma sei la mia coscienza!”
“Appunto, sei tu la mente.”
“Ma non mi dire! Guarda Co, se va male è tutta colpa tua!”
“Eh certo, mi pare giusto! Piuttosto, perché non la saluti, le chiedi come sta e vedi che..." DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN!
“Ma è suonata con due minuti e 13 secondi di anti-” "SCATTA!”
“Giusto.”
Stendi le gambe, passo a destra, salto degli zaini, “Arrivederci professoressa!”, curva a sinistra, aggira il cestino, porta-porta-porta-Aperta!, Curva a gomito verso destra, ci sei quasi-ci sei quasi, SINISTRA! Scalino-scalino-scalino-scalino-scalino-scalino-scalino-scalino, gira!, scalino-scalino-scalino-scalino-scalino-scalino-scalino-scalino, curva a sinistra, un’altra volta, attraversa il corridoio laboratori, veloce, ci sei quasi! Gira a sin- Riccio!
Che ci fa il Riccio al termosifone?
Non sta sempre fuori a bruciarsi i polmoni a ricreazione?
"Vabbè, tu mettiti proprio sulla porta…"
"Toh, Pel Di Carota!"
“Ciao Marta!” esclamo affannata, ma allegra.
La ragazza di Alessio si gira radiosa…anche se negli occhi c’è qualcosa…qualcosa di strano…che lei abbia raccontato ad Alessio?…vabbè, sarebbe un suo diritto, è il suo migliore amico e…eh…è un puritano del cavolo….senza contare che gli sto antipatica dalla prima volta che ci siamo incontrati…
“Ele, come stai?”la sua voce è cristallina…forse sono tutte pippe mentali….
“Ehhoappenapresounimpreparatoinfilosofiamafanientesirecuperatuchemidici?”
“Respira quando parli, almeno!”
“Co, è un momento delicato, non ti ci mettere anche tu.”
"D'accordo, taccio."
“Niente di speciale, abbiamo vinto un’intervista sul Tutto in provincia, ma non è niente di speciale.” Loquace, originale e mai ripetitiva. Che gran gusto Alessio! Naturale che non mi sopporti, non comprende la mia perf…
“La smetti, per cortesia?”
“Certo Co, scusa.”
 Dietro di noi arrivano altri tre ragazzi, fidanzati memorabili di Anna, Silvia e Fiorella. Quella classe mi ricorda un fioraio o un giardino botanico…con api di ogni genere, che svolazzano su fiori come minimo incantevoli, tutti con una particolarità (se non celebrale almeno fisica) che li fa splendere. Poi dicono che non è vero che la Mendini non sceglie solo i più attraenti per le sue classi…quella si fa di estetismo…
“Non ti convertirai al giardinaggio, spero.”
“Sai Co, non sarebbe una cattiva idea…che dici, Ilaria che sarà, un girasole?”
“Io stavo pensando di più ad un Raponzolo di roccia …”
“Un che?”
“Lascia perdere, un fiore raro che cercavano in un anime che hai visto all’età di tipo 6 anni, non puoi ricordartene…”
“Ma chi hanno in classe che non li fa uscire?” sbotta il ragazzo di Anna.
Pel sospira, con lo sguardo di chi la sa lunga: “Quella di latino...la frustrata che non fa sesso da una vita e impedisce anche i suoi alunni di pensarci con tutta quella marea di roba che gli assegna…” sbuffa sonoramente.
"Hai capito la bassista!"
"Hai capito il puritano, direi!"
Alle nostre spalle suonano altri passi: la ragazza di Lorenzo, quello di Valentina e infine quello di Federica…
“Si sta creando la fila, ma pensa.”
“Io non so più cosa pensare, Co…”
“…l’altro giorno ho aiutato Ale per una ricerca sulla struttura del teatro greco…cioè, con tutti i termini tecnici, nemmeno dovessero costruirne uno nel suo cortile…”
Annuisco, lei mi aveva raccontato qualcosa del genere….
“Ma è passata metà ricreazione!” esclama una voce maschile e profonda dietro di noi.
Mi giro con gli occhi ridotti a fessure. Non solo- NON SOLO- lei ha scritto non so quante fantastiche poesie su di lui, lei ha passato non so quante notti a sognare di lui, non so quanti giorni a pensare a lui, non so quante parole a parlare di lui... e osa anche lamentarsi per…sette minuti?!
“Beh, va’ se è tanto importante ciò che hai da fare.”
Mi guarda sconvolto, poi sgrana gli occhi, annuisce. Sposta il peso da un piede all’altro, ma rimane al suo posto.
“Idiota”, ringhio sotto voce.
Un  improvviso brusio giunge da dietro la porta, tutti ci animiamo di speranza. Dei passi decisi arrivano verso di noi, poi l’ingresso del giardino si apre. La potatrice capa, la prof. di latino, ci scruta malignamente, poi richiude la porta e torna indietro. Sentiamo la sua voce fastidiosamente acuta trillare qualcosa e un leggero boato che sa di “Ma noooo!”.
Altri passi giungono presso la porta, ma siamo tutti troppo protesi verso l’interno del III C per curarci di notarli.
Poi la porta si apre di scatto, la faccia disperata di Alessio che si tuffa nella massa rossastra di Marta è l’ultima cosa sensata che vedo.
Dentro, la voce di Ilaria risuona furiosa: “Professoressa non può farci questo! Assegnare tre versioni dall’oggi al domani è una pazzia, oltremodo domani c’è la prova generale di matematica e non possiamo esentarci, per non parlare delle interrogazioni di inglese e spagnolo! Se dovremo fare anche tutte queste versioni, non chiuderemo occhio stanotte e poi… non c’è solo lo studio! C’è lo sport, ci sono gli hobby, c’è la vita, non possiamo stare solo chini sul dizionario di latino a imparare i paradigmi e le particolarità dei verbi più disparati tutto il pomeriggio! Così ci porterà all’esaurimento nervoso, la mancanza di tempo per le inclinazioni personali ci annienterà e dei suoi alunni resteranno solo zombie che sanno come si traduce Cicerone! È questo che vuole ottenere, questo?”
Beh, anche piuttosto veemente, a dire il vero.
“Bonucci, se non riesce a fare quanto assegnatole, domani prenderà un’insufficienza e sarà affar suo, non mi sembra che i suoi compagni siano afflitti dal suo stesso problema.”
Lanciai un’occhiata alle espressioni degli altri: i più felici osservavano sconsolati le lame dei righelli e tentavano di tagliarsi le vene con esse.
“A me non sembra che le loro facce siano allegre e spensierate.”
“Perché loro hanno accettato la serietà dell’impegno scolastico, non cercano diversivi come lei, Bonucci. Anzi, sa che le dico, vista tutta questa insoddisfazione, per domani mi porta un approfondimento su Seneca, le sue opere, il suo pensiero e una critica analitica su tutto ciò.” Un sorriso da strega di Biancaneve solca il viso della quarantenne.
“Ma Seneca è nel programma di quarto!” un tonfo accompagna le sue mani che colpiscono il quaderno ancora aperto sugli appunti densi di inchiostro.
“Se vuole rappresentare l’istituto, Bonucci, non dovrebbe porsi questi limiti. E non accetto rimostranze, arrivederci.”
Si diresse verso di noi, che ci aprimmo come le acque al bastone di Mosè, ringraziando di non averla come insegnante.
Tornai a guardare Ilaria dall’angolo della porta mentre gli altri si facevano strada nella classe, ormai monumento ai caduti, osservando il suo viso contorto in una smorfia iraconda. Anna le poggiò una mano sulla spalla, ma lei la allontanò. Non l’avevo mai vista reagire tanto male all’amica. Gettò con furia i libri nello zaino, ma caddero a terra insieme la borsa. Diede un calcio al povero Eastpack versione araba e si tuffò verso l’uscita.
“Ei, Ila, mi dispia..”la voce mi morì in gola sotto il suo sguardo inceneritore. Faceva paura.
Si allontanò a passo di marcia verso le scale, dietro cui sparì nel giro di  venti secondi seguita dal Riccio.
Perché, perché, perché doveva mettersi sempre in mezzo quel dannato ragazzo?
“Perché un Raponzolo di roccia si può trovare una volta sola nella vita, a non meno di 1400 metri di altitudine...e se riesci a superare gli artigli dei suoi petali, non potrai comunque estrarla dal terreno…”
“Perché?”
“Perché altrimenti perde tutti i suoi colori.”

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Capitolo 4
*** ...e fauna. ***


Ok,ok. Avevo detto comico.
Questo capitolo è una sbandata.
Ma ci sta. (Spero!)
Ringrazio tutti voi che avete aggiunto la storia tra le seguite, le preferite e quelle da ricordare...Grazie!!! :$

Bene...buona lettura u.u




...e fauna.


Il suo volto è impassibile.
Di ghiaccio, quasi.
Ed è assurdo come i suoi occhi nocciola sembrino neri come la pece.
O forse il petrolio, come se una nave cisterna di rabbia e delusione avesse riversato il suo contenuto sudicio in un mare limpido e cristallino.
Quasi, cristallino.
E la cosa più sconcertante sono i colpi che è capace di affondare, con quello sguardo.
Soprattutto evitando a tal punto la tua presenza da farti dubitare che ti abbia visto.
Eppure di solito sembrate magneti.
E quando poi ti volta le spalle, fuggendo via dalle parole che vorresti pronunciare per veder tornare il mare dello stesso colore del cielo, le carezze per trasformare il ghiaccio in splendide gote infuocate, è davvero un’accettata nel cuore.
 Però non riesci a non seguirla.
E forse è per questo che sulle scale non sono solo.
Che dietro di me sento altri passi decisi a raggiungerla, a confortarla con un abbraccio.
Sbircio, anche se non c’era bisogno di troppe conferme. L’espressione sul volto bronzeo del musicista è preoccupata almeno quanto la mia.
Il Musicista. Non penserò nemmeno il suo nome.
Come fa a meritarlo la persona che più l’ha allontanata da me?
La rincorriamo a breve distanza l’uno dall’altro, ma sono sicuramente in testa. Stavolta sarò io a raccogliere le sue lacrime.
Si tuffa, quasi, sulla porta del cortile, le converse nere e viola che risuonano come zampate di un rinoceronte attraverso i varchi tra studenti e professori, l’eco che termina nell’angolo più in ombra.
Ora scorgo le sue spalle schiacciarsi contro il muro, i pugni serrati che in un moto di stizza colpiscono la parete lattiginosa.
Rallento, incerto su cosa dirle davvero.
Come confortarla.
Sento una mano stringersi intorno al mio braccio: “Luca, ti prego, non fare l’eroe idiota, sfogherà solo tutta la rabbia su di te e poi se ne pentirà perché il tuo orgoglio non ti permetterà di parlarle e il suo di scusarsi.”
La sua voce è calma, deve averci pensato per tutto il tragitto. Non è carica come mi aspettavo. Evidentemente sono l’unico che l’ha vista quasi come una gara. Che stolto.
Scrollo il braccio, non m’importa. La perdonerò, anche se dovesse accadere questo, non sono tanto idiota quanto l’anno scorso.
Faccio un altro passo verso di lei, ma la mano del musicista mi ferma di nuovo.
“Non fare lo stronzo, per favore.”
Ed è anche capace di insultarmi con calma. Di insultarmi. Dopo che ha rovinato tutto, dopo che è stata tutta colpa sua, dopo tutta la sofferenza che… “Non osare darmi dello stronzo.”
Anche la mia voce è gelidamente calma. Solo il volume forse è un po’ più alto.
“Ecco, per piacere, sta male, vattene.”
Mi giro. È la volta buona. Gli spacco quegli occhiali di merda che si ritrova sulla faccia e magari lo mando in ospedale. Così ne assaggerà un po’, del mio fottutissimo dolore.
“Non osare darmi ordini.” Il mio tono ormai non ha nulla di calmo.
“Sei idiota sul serio, allora, non capisci che non è il caso?!”
La mia spalla indietreggia da sola come per prendere una rincorsa migliore. Le dita sono già serrate, già pronte allo scontro con la sua mandibola dura del cavolo.
Affinché la reazione chimica avvenga, l’urto dev’essere efficace ed in un punto preferenziale, detto specifico, della materia.
I miei muscoli sono tutti tesi verso la sua faccia, quando qualcosa mi graffia il braccio, lo attira verso qualcosa di caldo e spigoloso.
Si è aggrappata al mio braccio per fermarmi.
Una lacrima sottile e veloce sguscia sulla sua guancia sinistra, affondando sulla mia pelle. Brucia come un acido. Perché i suoi occhi sono più radioattivi di una centrale nucleare.
Sento le sue unghie affondare ancora un po’ nella carne, insieme al suo sguardo, poi il mio braccio torna al gelo.
Guardo il Musicista per osservarla andare tra le sue braccia.
Ma non c’è.
È qualche passo più distante da entrambi.
“Siete tanto sottosviluppati da non sapervi controllare?!”
La sua voce è quasi atona dalla rabbia.
“Ila, ma è lui l’idiota che…”
“Ale prendi anche tu le tue responsabilità e tu, tu…oh, che palle! Io vado a chiedere a Misurini se mi esenta da pallavolo per oggi così faccio la ricerca su Seneca.”
I suoi capelli vorticano mentre si volta, allontanandosi da noi quasi più arrabbiata di prima.
“Complimenti.” La sua voce è tagliente, non si aspettava la predica anche per se.
E forse condividiamo la stessa delusione per noi stessi.
Io però ho un piano.
Corro dentro, faccio le scale tre scalini alla volta, mi precipito in classe, svuoto lo zaino sul banco.
Eccoli, i quaderni di latino e filosofia. Con i magnifici appunti. I leggendari riassunti. Dovrò scolpire una statua per Chiara.
Mi precipito fuori mentre la campanella suona, quasi non guardando dove metto i piedi, finché non inciampo nella Bittoni. “Spoletti, che ci fa fu-” “Prof è urgente torno in 5 minuti scarsi!”
La schivo, corro giù per le scale, ma la sua voce mi rincorre tagliente “Guarda che ti ammonisco!”
Al diavolo,  il mio misero 8 in condotta sfumato di già.
Ma per una buona causa.
Un’ottima, causa.
“Come vuole!”
Mi lancio nella biblioteca, cerco i volumi di filosofia e latino mentre il professore delegato è impegnato a far colazione al bar. Ce ne sono un paio di accettabili, li stringo tra il fianco ed il braccio, mi scaravento sui dizionari e pesco uno dei 12 IL della scuola.
E poi sento i suoi passi avvicinarsi alla porta. Una pausa, forse mi ha visto.
Sbircio, mi guarda esasperata.
“Cosa diamine vuoi, ancora, Luca?” bisbiglia furente.
Che cosa voglio? Voglio…vorrei spezzarlo.
 I want to break the spell you’ve created.*
Mi dirigo verso il largo tavolo di plastica rivestito di carta color mogano, lascio cadere tutta la roba che mi ritrovo in mano. Mi volto titubante, ma lei mi ha seguito, lo sguardo perplesso su ciò che c’è alle mie spalle non domanda più cosa voglia.
 Anche perché mettermi a cantare come Matt Bellamy è abbastanza fuori luogo.
Senza riflettere, mi avvicino a lei, scosto la frangia che le cade sugli occhi. Sposta il cipiglio su di me. Sembra un cucciolo impaurito.
Il mio viso si protende spontaneamente verso di lei, il suo respiro è sempre più vicino. Sa di sale.
E poi invece della sua epidermide, il mio naso sfiora i suoi riccioli scuri. Non posso fare a meno di sentirne il profumo delicato di lillà. Non l’ha cambiato.
“Devo studiare.”
La sua voce è piatta.
Però trema.
Accarezzo la sua spalla, si allontana.
Dovrei tornare in classe.
“Se vuoi, posso aiutarti.”               
È una supplica, ormai.
“Faccio da sola, grazie per l’aiuto.”
Sospiro.
No, non sarà tanto facile.
“Come vuoi.”
Poso le labbra sul suo capo, poi mi allontano.
Sulla porta non posso fare a meno di guardarla.
Le sue braccia sono incrociate appena sotto il seno, il volto inclinato verso il basso, in un punto imprecisato di uno scaffale.
Trema.
Come me.
Forse speriamo entrambi che il cacciatore porti alla strega il cuore di un cervo, invece del nostro.



* Our time is running out, Muse.
Avevo la canzone che mi frullava in testa per tutto il tempo...pardon u.u
Ecco il link, se vi va di ascoltarla :D http://www.youtube.com/watch?v=pzpGk44UXKQ

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