Crash, Crash.

di Beautiful Disaster
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I’m running from the light, running from the day to night. ***
Capitolo 2: *** La Nuit du Chasseur ***
Capitolo 3: *** Burn Slow ***



Capitolo 1
*** I’m running from the light, running from the day to night. ***


Ok, mi sento abbastanza in vena di scrivere ultimamente. Probabilmente perché sono disoccupata e non ho di meglio da fare (a parte un trasloco, ma vabbè). Come al solito decido di dedicare questa fanfic a delle ragazze speciali, le mie compagne di vita e di avventura Alessandra, Alice, Valentina e alle due new entry Alessia e Rosita che sicuramente apprezzeranno molto lo stampo ‘letiano’ della storia. Non so se questa storia sarà all’altezza delle vostre aspettative, spero vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate, accetto tutto, anche le recensioni negative, che sono le più importanti.
Un bacio e buona lettura tutti!

xoxo
Consu

 
 

 
 

 
 

Caro Diario,
anche stasera lui era lì. I suoi occhi mi fanno stare dannatamente male.

 
Sarebbe stata una serata come tante altre se non avessimo finito così tardi, tra un bis, una birra di troppo, quattro chiacchiere, magari una canna e poi ognuno per la sua strada, ognuno a casa propria, dalla persona che si ama che ti aspetta sotto le coperte e ti accoglie con un sorriso tra le sue braccia o dal proprio cane che ti accoglie scodinzolando… o da un’altra birra nel frigo di casa mentre le tue amiche dormono già e tu ti siedi davanti alla tv… ecco, questo è decisamente il mio caso. Amiche, colleghe… chiamatele come vi pare. E a volte i piedi ti fanno talmente male che devi mettergli sotto due cuscini per riattivare la circolazione. Una doccia fredda è quello che ci vuole, ma a volte non riesce a lavare via quello che vorrei, non riesce a togliermi di dosso la sensazione di sporco che ogni dannata sera provo al mio ritorno a casa. Mi sfilo il corpetto facendo attenzione a non piegarlo, poi le calze a rete, fottutissime maglie sottili che si sfilano ad ogni esibizione.
 
L’acqua fredda colpisce la mia schiena accaldata e mi provoca un brivido di piacere, intenso ma non più intenso dei suoi  occhi. Era di nuovo lì stasera, perso come al solito tra i suoi pensieri mentre si rigirava tra le mani il suo cocktail, probabilmente analcolico o, data la tristezza dei suoi occhi, tutt’altro. E mi fa rabbia non riuscire a catturare il suo sguardo per più di un millisecondo, mi fa rabbia incredibilmente. Perché viene se non ha intenzione di vedermi sculettare sul palco? Va bene, non è solo, forse accompagna suo fratello ma sarebbe stato una volta o al massimo due eppure lui è sempre lì, scostante, come se vivesse in un mondo parallelo, ogni tanto sorride a qualcuno, poi torna a fissare il suo bicchiere. Mi guarda di sottecchi, poi fa l’indifferente. E sorride sotto i baffi, velatamente. Mi prende in giro ed evita accuratamente di regalarmi più attenzioni del dovuto. Solo una volta mi ha guardata, questa sera, trapassandomi con uno sguardo fulmineo… e lo so a cosa stava pensando: se non fossi così superiore a te una botta te la darei, ecco cosa stava pensando. Poi nel giro di due o tre secondi tornava a fissare il suo cazzo di bicchiere mezzo vuoto, o mezzo pieno, non so come volesse vederlo. E non so nemmeno perché sto qui a pensare a lui visto che suo fratello, uno di quelli che prima vedi arrivare i bicipiti, non fa altro che fissarmi, sexy e ammiccante. Shannon caro, che spendi più soldi ad offrirmi drink che per qualsiasi altro motivo… qualche giorno dovrò spiegarti che io bevo gratis sul posto di lavoro. Non che possa farlo, ma mi diverte trasgredire ogni regola, o quasi. Lo so che mi aspetti, è un’infinità di tempo che mi aspetti, ma non è perché infrangerei una regola che non ti dedico particolari attenzioni. Oh no, non è quello il motivo… e non credo di potertelo mai rivelare sai, perché non lo so nemmeno io. Forse se venissi da solo qualche volta…
 

XXX

 
“No Mike! Non sono una spogliarellista, sono una ballerina!” riattacco. Anzi, spengo direttamente il cellulare. Ecco come rovinare una giornata che non è ancora iniziata. Cazzo! Perché bisogna avere soldi per vivere? Non si potrebbe coltivare la terra o pascolare le pecore o boh? Meglio non pensarci. Sono quasi le due e Chloe non è ancora tornata. Tra mezz’ora ho la visita ortopedica e devo andarci se voglio guadagnarmi la giornata visto che quello stronzo non sa nemmeno cosa voglia dire ‘infortunio sul lavoro’… e nemmeno posso lamentarmi se non voglio essere sostituita. Se non amassi così tanto ballare l’avrei già salutato da un bel pezzo! E poi quando si mettono certe cose di mezzo, quelle vocine a cui inevitabilmente devi dare ascolto, quel pensiero fisso che ti trascinerebbe ovunque anche zoppa o con 40 di febbre o moribonda. Quei due cerchi blu che vorresti dimenticare ma che ti travolgono improvvisi la notte prima di addormentarti e al mattino prima di aprire gli occhi e capire che è arrivato un nuovo giorno nel quale farsi dolcemente del male.
 
“Sono a visita, ti ho lasciato dei tramezzini nel forno. A dopo.
Dakota”
 
Fuori è un inferno! Ci saranno almeno 35 gradi e la macchina sembra trasformatasi in un forno a microonde. Scendo e decido di andare a piedi, magari mi servirà per schiarirmi le idee. Poco male, tanto non uso mai i tacchi se non al lavoro e la caviglia effettivamente non fa poi così male adesso… o forse cerco solo di auto-convincermi che sia così.
 
Chissà se verrà anche stasera… probabilmente sono in vacanza, se non ho capito male. Non riesco mai a capire Shannon quando mi parla, non capisco se farfuglia così di natura oppure è impacciato solo in determinati momenti, tipo quando si fa un bicchierino di troppo. No, ma mi pare di aver capito bene, a parte qualche festival qui nei dintorni credo che siano fermi per il momento. Chi lo sa, magari su internet trovo qualcosa. Anche se non è detto che se viene Shannon se lo porta dietro… anche se nel 90% dei casi è stato sempre così e qualche volta si sono portati dietro quel fotografo tutto basette, Terry, mi pare che si chiami proprio così… non so nemmeno perché mi è venuto in mente questo particolare. Anzi, lo so bene il perché… l’unica volta che l’ho visto ridere, ma proprio ridere gioioso, era in sua compagnia, mentre Shannon immaginava tutti i modi più fantasiosi di palparmi il sedere lui rideva e scherzava con il tizio in questione. E mi rendo conto di essere un tantino messa male. Avrei un miliardo di cose per le quali preoccuparmi aka l’affitto in arretrato, l’assicurazione che non ho per farmi curare la caviglia, Chloe che è stata licenziata… ed io sto a pensare ad uno stupido cantante rock. Che nemmeno conosco tra l’altro. Anzi, credo che suo fratello abbia accuratamente evitato di presentarmelo… non so cosa me lo faccia pensare, avete presente quelle cose che si sanno e basta? Ecco questo è proprio quello che intendo.
 

XXX

 
“Com’è andato il colloquio?” ma so già cosa mi risponderà, il suo viso non promette nulla di buono. “Male. Non mi prenderanno mai” si getta sul divano, sconsolata. Chloe, amica mia. Sei sempre stata come una sorellina minore per me e vederti così mi fa stare davvero male. “Ma che dici, i tuoi bozzetti sono stupendi!” eh si, li sfoglio tra le mani e sono stupendi davvero, il suo talento è innato. La raggiungo, mi getto sul divano accanto a lei, le sorrido magari riesco a tirarla su. “A te invece com’è andata la visita?” la guardo e mi toglie il sorriso con questa stupida domanda. È andata male, come vuoi che sia andata! E dovrò impegnare i miei prossimi 100 dollari a pagare l’ortopedico. “Beh, il medico mi ha detto che non è niente di grave ma che dovrei stare un po’ a riposo” mi guarda sospettosa e ha capito che a riposo non ci starò nemmeno per una sera. “Allora stasera rimani a casa…” mi guarda e si aspetta un si. “No!” mi esce, spontaneo, come se mi avesse chiesto di uccidere qualcuno. No, io… no no, non se ne parla. Io devo andare al locale stasera. “No vabbè, me la sento di ballare… non preoccuparti per me “ le do un bacio sulla guancia e vado a preparare un po’ di caffè in cucina, lei mi segue. “Dak, lo sai che se peggiori poi devi operarti!” faccio finta di non sentirla, ma lei continua ad urlarmi dietro e santo cielo se ha ragione, ma non posso… “è per quel ragazzo vero?” mi volto, di scatto, gli occhi mi escono quasi dalle orbite e non potevo mai immaginare che lei avesse capito qualcosa. “Dai, sono venuta solo un paio di volte a vederti ballare ed ogni volta i tuoi occhi erano incollati su di lui!” Ci ha visto bene la mia Chloe… che ormai è un chiodo fisso è chiaro anche a me, malgrado vorrei non fosse così. Cazzo, sono pronta a rischiare la carriera e non so nemmeno darmi una spiegazione. Lascio la mia amica in cucina, col caffè quasi pronto e vado a distendermi in camera mia, ne ho bisogno. Tre ore e poi vedrò. Lo vedrò.

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Capitolo 2
*** La Nuit du Chasseur ***


Caro Diario,
non mi importa un fico secco della parola di un ortopedico poco più che trentenne: io stasera ballo. E, per la cronaca, non era nemmeno carino.


“Davvero stai andando al lavoro?” Chloe non è per nulla contenta ma sa benissimo che non potrà fermarmi se vorrò andare. Non le rispondo mentre preparo il borsone con il ricambio per il dopo serata. Ma lei non demorde, mi segue e continua a ripetermi la domanda all’infinito. “Ci andrò comunque, qualsiasi cosa tu possa dire. Quindi perché non vieni con me?” dopo la durezza gli occhioni dolci ed è fatta… so come prenderla. “Mi lascio sempre abbindolare…” mi guarda con la sua solita aria di rimprovero, poi sorride ed è come se accontentarmi la rende felice, in parte. Siamo davvero agli opposti, lei è più giovane ma è molto più matura e posata, anche se la sua ingenuità le occlude molte strade e gliene apre altre poco consone spesso e volentieri. Ma è una persona determinata,.. fossi stata io al suo posto a fare colloqui dalla mattina alla sera e non essere assunta davvero avrei iniziato a drogarmi. “Va bene, verrò con te ma non so se riesco a rimanere fino alla chiusura, sto già morendo di sonno” dice sempre così, ma poi mi aspetta e mi aiuta anche a mettere a posto la mia roba nei camerini.
 
La strada da casa al ‘Babilon’ sembra più lunga del solito. Mi soffermo a guardare fuori dal finestrino, le palme scorrono l’una dietro l’altra, umide di quell’afa che sta iniziando a calare sulla città degli angeli già a metà Giugno e gli skater improvvisano acrobazie da far rabbrividire Oudini. Il sole sta tramontando e le stelle iniziano a fare capolino, riesco già a sentire il tintinnio dei bicchieri di Roxanne al bar e le prove di Steve al mixer e per la prima volta da quando lavoro al night non vedo l’ora di metterci piede. E occhio. Primo tavolo a sinistra, quello con la visuale migliore al palo decentrato.. sono sempre lì, almeno quando lavoro io, a meno che non abbiano qualche concerto. Non so se prima di sei mesi fa erano clienti abituali, credo di si, la confidenza tra loro e Mike è tanta e conoscono praticamente ogni mosca che vola lì dentro.
“Dak, mi stai ascoltando?” Chloe interrompe il flusso sconnesso dei miei pensieri. Non è la prima volta che mi capita di non sentirla parlare e le cerco sempre la scusa delle orecchie abituate al fracasso. E lei fa finta di credermi, fino ad oggi. “Basta pensare a quel tizio, vai da lui e parlagli” le risa incontrollate superano ogni mia aspettativa, vengono fuori come se qualcuno avesse raccontato la barzelletta più esilarante mai sentita. Io non andrò mai da lui, non gli darò mai questa soddisfazione. Sono i clienti che vengono da me, non è il contrario. Devo solo aspettare. “E’inutile aspettarlo, sai come sono fatte le star, non farà mai il primo passo!” grazie, proprio quello che volevo sentirmi dire. Ma è quello che penso anche io. Ed è dannatamente vero, dal primo momento ho creduto di impazzire guardando i suoi occhi e da quel preciso istante ho capito che avrei solo potuto guardarli da lontano. Per il momento… e non so nemmeno perché queste convinzioni mi si accavallano opposte e intriganti nella mia mente.
 

XXX

 
“Ciao! Sei uno schianto lo sai?” mi stritola da morire la mia Roxy, l’unica che riesce coi suoi drink a dimezzare lo stress e la fatica. Bella, bionda e vulcanica, la regina del Babilon. Troppe file di bei ragazzi che prendono i drink invece di guardare le ragazze seminude sul palco e non è un caso signori. Mi porge il mio solito Malibù e coca di inizio serata e la ringrazio con un sonoro bacio. Lui non c’è ancora, il tavolo è vuoto e non c’è nemmeno il segnaposto con la prenotazione. Non ballerò sulla mia stramaledetta caviglia slogata senza un buon motivo stasera.
 
Chloe mi accompagna in camerino, ha già notato il mio volto scuro ma non mi chiede nulla e per questo la ringrazio… riesce sempre a capire quando è il momento di parlarmi e quando invece è meglio tacere. Metto la borsa nell’armadietto mentre la reginetta delle ballerine è già arrivata, si sentono le sue urla lamentose al di là dei pannelli. Audrey, tanto bella quanto stronza, la veterana del locale, balla qui da quando aveva diciotto anni… a volte mi chiedo se è nata così o se lo è diventata alla luce di qualche circostanza a me sconosciuta. La sua vestaglia rosa semiaperta sventola a causa del suo passo veloce, mi siede di fianco e, come al solito, nemmeno un saluto tra di noi. Non che sia mai successo qualcosa… non ci piacciamo, tutto qui. Per lo meno apprezzo la sua onestà e la sua coerenza. Lancia il pennellone del fard sullo specchio, cerco in tutti i modi di far finta di niente ma non è proprio serata per me e non mi serve altro su cui sclerare. “Potresti, per piacere… rilassarti?!” la mia voce trema dai nervi e Chloe assiste divertita all’ennesimo battibecco. Dice che dovremmo fare teatro insieme. “Ho colpito il tuo specchio?? No! Il mio!” continua a gettare trucchi ovunque, getta anche un’asciugamani all’indietro che Chloe afferra prontamente, mi guarda e trattiene una risata, poi mi fa un cenno e torna in sala. Probabilmente farà compagnia a Roxy finché non finisco la mia esibizione… solo una, ecco il compromesso che ho trovato con me stessa e la mia caviglia dolorante. “Accidenti!” urla la mia cara collega mentre si alza e inizia scalciare tutto quello che si trova davanti. “Si può sapere che succede??” mi guarda inviperita e ride di un sorriso avvelenato e smorzato da un urletto isterico. “Succede che Mike ha tagliato il mio numero!” sempre colpa sua. a me ha rovinato la giornata, a lei la serata. Il nostro coreografo, per l’appunto. A Audrey non è mai andato giù e, in un certo senso, posso capirla… alla luce dell’esperienza potrebbe essere lei a fare da coreografa a lui. E anche al suo fidanzatino Stewart, il proprietario del locale. Non è facile trattare con due donnine invidiose di te, del tuo corpo e della tua professione, non è per nulla facile e quei due… non si tollerano, riuscirebbero a tirar fuori l’animale che è in Gesù.
 
Tonight I’ll be your naughty girl, I’m calling all my girls
We’re gonna turn this party out, I know you want my body.
 
Lo sapevo che ti avrei trovato lì poco prima dell’inizio del mio numero, non so perché ma lo sapevo. Il mio palo è lì, ad un centimetro da te, lo faccio mio, lo accarezzo. Bevi il suo drink e mi guardi, sto impazzendo. Voglio sentire il mio nome uscire dalle tue labbra, voglio i tuoi occhi dentro i miei stanotte. Ridi, guardi tuo fratello, dici qualcosa poi torni a guardarmi. Odio il tuo modo di fare così arrogante e altezzoso… e odio il fatto che non mi hai mai rivolto la parola. Cosa ti passa in quella testa? Un dollaro per saperlo. O forse non basta… una parola mi basterebbe per capire. No, non per capire te ma per capire me.
 
Uno strano rumore e la caviglia si blocca, il mio caro palo diventa sostegno di una gamba che non mi regge più. Mi viene quasi da piangere quando Mike viene sul palco per aiutarmi ad uscire. Non ho mai pianto tanto in vita mia e adesso sono io a gettare per aria tutto ciò che trovo nel camerino… non è possibile, no no non stasera! Chloe mi raggiunge, si siede accanto a me e mi accarezza la testa. “Dai, forse è meglio così, almeno devi per forza stare a riposo” mi dice alzando le spalle. Forse ha paura di una mia reazione esasperata ma non l’avrà perché ha assolutamente ragione. Che scema sono stata, fare i salti mortali per venire qui e poi? Le sorrido ed è un tantino sollevata. Nel frattempo arriva Audrey tutta un sorriso, si siede e scioglie i capelli nella sua migliore mossa vamp. “Il mio numero è stato ripristinato, sai c’è un buco…” fa cenno alla mia caviglia “Comunque guarisci presto” mi da due pacche sulla testa e corre sul palco. Chloe mi guarda, sa che da un momento di ritrovata calma potrei esplodere di nuovo ma è fortunata, non ho proprio voglia di arrabbiarmi, non ho voglia di litigare e nemmeno di stare lì rinchiusa.
 
Ci avviciniamo al bancone dove Roxy sta servendo un ragazzo niente male, tratti orientali, capelli raccolti in un toupè, canotta nera e pantalone militare. Un bocconcino. Lei ammicca, gli passa una birra e chiacchiera sotto gli occhi invidiosi degli altri clienti che fanno la fila principalmente per incrociare il suo sguardo e sfiorare le sue mani tra un bicchiere e l’altro. Il caro Shannon si avvicina al banco, ci saluta galantemente e ci offre da bere. Accidenti se è bello, porta gli occhiali da sole… sarà l’influenza delle sue ultime amicizie targate CB7, non so. Il fatto è che decisamente preferisco guardarlo negli occhi.
E mi fa ridere quando mi saluta con un baciamano, non è per niente galante e non è il tipo da queste cose è più il tipo da ‘ti afferro il fianco, ti tiro verso di me e ti bacio’… la guancia, ovvio. Non che non abbia mai fatto pensieri sconci sul suddetto, ma adesso ho davvero altro per la testa. E per gli occhi. Dio mio. Audrey sta facendo il suo numero ed è molto più motivata del solito. Balla con una grazia divina, sensuale come la notte e profonda come l’oceano. Scende sulle ginocchia, risale sorride mentre i capelli le ricadono sul viso. E lui la guarda, lui le sorride, lui le parla. Ha avvicinato la sedia al palco, ha assunto la postura di chi si sta godendo lo spettacolo. Dovevo rimanere a casa, cazzo. Chloe si accorge di tutto, anche Roxy e senza che ne abbiamo mai parlato sanno. E Shannon… credo che da tempo ormai faccia finta di non capire.
Sanno quello che adesso c’è nei miei occhi ma poco possono sapere di quello che c’è nel mio cazzo di cuore che improvvisamente sta per esplodere e non capisco il perché. Gelosia. No, non se ne parla. Rabbia. Ecco già ci siamo… una giornata storta, come tante altre… storta e impossibile da raddrizzare, una di quelle giornate che devono finire davanti la tv con una vaschetta di gelato. La confusione mi offusca la vista, tutto quello che so è che voglio andare via.

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Capitolo 3
*** Burn Slow ***


Caro Diario,
non so se riuscirò a resistere in questi due giorni di pausa.
Cazzo quanto odio non poter ballare e sfogare la rabbia!

 
Il mio sonno è agitato, non so da quanto sono in questa semi incoscienza a voltarmi, girarmi, respirare a fatica. Sudo e mi tiro su. Le lenzuola scivolano sul pavimento, anche se ormai l’estate è nel suo pieno corso ho sempre avuto il vizio – o la necessità – di coprirmi almeno i piedi. Mi alzo per bere un po’ d’acqua, sperando di non svegliare Chloe che ha l’orecchio perennemente sensibile e riesce anche a sentirmi sospirare dalla stanza accanto. Non che la nostra – per modo di dire – casa si enorme, anzi. Ha un bagno, due camerette piccole e incollate però ha una cucina molto comoda e spaziosa, dove praticamente passiamo la maggior parte delle nostre giornate quando non siamo impegnate. Sono appena le 4 del mattino, e mai momento è stato migliore per un nervoso spuntino notturno, o per una inopportuna pre-colazione volendo. Frutta, ci vuole un po’ di frutta… non posso permettermi di prender peso in due giorni, rischio il posto e non posso assolutamente farlo. E non riesco a farci nulla se involontariamente la mia mente quando corre al locale corre anche a lui. Devo trovare il modo di essere lì, domani, una scusa, qualsiasi pur di andarci. Potrei chiamare Roxy oppure potrei… si. Prendo il telefono, ignorando l’orario decisamente inappropriato, e compongo il numero. “Tesoro… scusa se ti ho svegliato. È importante… possiamo vederci domani? Si, alle 7 a casa mia così andiamo insieme… ciao.” Che brutto tiro. Comunque avrei dovuto chiamarla, le avevo promesso un provino e gliel’ho procurato… e visto che io non devo preparare e ripassare nessun numero posso anche assistere, di certo le farà piacere. Ci siamo conosciute in un bar quando ancora io cercavo lavoro e lei veniva sfruttata e presa a botte dal titolare ubriacone. L’ho salvata da quel burbero senza cuore più di una volta, quando ha davvero rischiato di romperle l’osso del collo l’ho portata via con me, affidandola ad un istituto competente. Certo che io non avrei potuto offrirle nulla di meglio. Piccola e piena di talento Yasmeen, ha lasciato l’India quando aveva solo 13 anni a causa di un padre, influente sporco politico, che l’aveva ‘promessa’ in sposa ad un amico di altrettanto rango, cinquantenne. Le peripezie che ha affrontato per tentare di diventare una cittadina americana nemmeno sto qui a dirvele… questa è la sua grande chance di venire assunta e risolvere i suoi problemi con l’immigrazione adesso che ha raggiunto la maggiore età e adesso che ha superato molto dei traumi che l’hanno accompagnata durante la sua crescita.
 
“Hai pensato che magari preferirebbe andare a scuola? All’Università?” vorrebbe salvare il mondo la mia Chloe, non so se crede davvero in quello che dice ho ha solo paura di aprire gli occhi e rivolgerli a questa feccia di mondo. E se così fosse, nessuno potrebbe biasimarla, men che meno io. “Preferisco averla vicino a me piuttosto che mandarla in un ambiente che non conosce. E poi esistono le lezioni private, può riprendere i suoi studi in qualsiasi momento, da dove li ha lasciati…” cerco di infilarmi gli stivali ma puntualmente la mia amica mi dissuade dal mettere i tacchi alti. Seguo il suo consiglio indossando un paio di sandali alla schiava. Mi tiro su lentamente mentre Chloe mi sorregge da un braccio. La caviglia è decisamente migliorata ma cerco di non far ricadere il peso del corpo sulla parte lesionata… voglio guarire al più presto e tra due giorni voglio, categoricamente, tornare a ballare. Yasmeen ci aspetta sul pianerottolo, bellissima come al solito coi suoi neri capelli, lunghissimi che le cadono mossi sulle spalle, la pelle olivastra e il sorriso smagliante. Ci abbraccia calorosamente… e non vede l’ora di arrivare al locale. In macchina non fa altro che chiedere consigli… e l’unico che mi sento di darle non riguarda l’ambito lavorativo. “Finchè stai bene con te stessa questo lavoro ti darà tante soddisfazioni. Balla perché lo senti dentro”.
 
Sono da poco passate le 7 e Mike non è ancora arrivato. In compenso Audrey ha appena finito di provare il suo numero di punta, quello che chiuderà la serata, che riscuoterà applausi, fischi d’apprezzamento e per il quale lei probabilmente, ammiccando a suo modo, concederà il bis. Chloe raggiunge Roxy al bar mentre io e Yasmeen andiamo in camerino a sistemare la roba. Le aggiusto il trucco, i capelli e le faccio coraggio… ma non credo ne avrà bisogno, sta letteralmente esplodendo di gioia e impazienza. Audrey rientra in camerino, come al solito invece di un saluto fa un cenno con la testa, poi vede la mia amica e si trasforma… “Ma ciao care!” si avvicina e accenna un abbraccio a entrambe “Allora… è lei la ragazza da scrutinare?” le fa un occhiolino e ovviamente Yasmeen rimane impressionata e affascinata da quella donna tanto bella e prorompente. Non so se ridere e sputtanarla a più non posso o se continuare a godermi la pantomima. Opto per la seconda, non voglio rovinare la giornata a Yasmeen, ad un passo dal suo sogno. “Oggi Mike tarderà un po’, sarò io a farti il provino. Preparati!” e sparisce dietro la tenda che porta ai bagni. Il suo tono sdolcinato è insopportabile. La mia amichetta è ancora a bocca aperta e continua a fissare la tenda che ancora ondeggia piano. Le spiego, riluttante, che è una mia ‘cara’ collega e che si è guadagnata il posto di prima ballerina solo perché ha molta più esperienza e non certo perché ha più talento delle altre. Non che non ne abbia, anzi… vorrei avere la sua sfacciataggine e la sua sensualità. Vorrei qualcosa che lei ha ed io no.
 
“Bene tesoro. Vai avanti” Audrey  osserva Yasmeen sul palco che balla, volteggia e ammalia col suo corpo anche le sedie del locale. Roxy e Chloe mi mandano occhiate stupite e divertite allo stesso tempo, non si aspettavano che in quella piccoletta ci fosse tanto fuoco. Io la guardo da dietro le quinte, la incoraggio sorridendo e lei va avanti, entusiasta e appassionata. Mi ricorda me stessa quando misi piede qui. Delusa e stanca dalle porte sbattute in faccia avevo trovato il mio mondo che non era certo il Cirque du Soleil ma era comunque quello che desideravo per esprimermi e finché mi permetteranno di farlo non chiedo altro. Persa nei miei pensieri, con Yasmeen che continua a ballare  la sua presenza compare come per magia. Si avvicina piano al palco, prende Audrey tra le braccia e le sussurra qualcosa all’orecchio. È solo… e non è mai venuto solo, anzi, non sarebbe mai venuto se non trascinato da Shannon. Devo prendere aria, sto soffocando. Rientro nei camerini, quasi correndo, apro una finestra e prendo il pacchetto delle sigarette, mi scappa dalle mani ed è una fatica abbassarmi a riprenderlo, finalmente tiro una boccata, poi un’altra. Mi tremano le mani e distruggerei il muro che ho davanti con la sola forza del pensiero se solo Yasmeen non entrasse e corresse verso di me. “Ce l’ho fatta!” mi stringe forte e mi sento dannatamente in colpa per non riuscire a gioire con lei. Ho la voce spezzata ma ciò non impedisce di ricambiare il suo abbraccio. È eccitatissima ed io sono davvero fiera di lei, anche se non riesco a mostrarlo. “Complimenti!” Audrey entra in camerino applaudendo, col suo modo di fare gioviale ed esagerato, seguita da lui, Jared che segue il suo passo, incurante del fatto di essere in un camerino di sole donne. D’altronde è stato invitato, perché dovrebbe farsi dei problemi? E non credo sia il tipo che se ne faccia… di problemi… sembra dannatamente a suo agio. E ha sul viso quel sorriso beffardo stampato, sempre, ogni volta che incrocio il suo sguardo. Si accomodano sul divano e offrono dello champagne a Yasmeen. Io rifiuto con un cenno del capo, ma continuo a guardarle. Lo so, sta cercando di ingraziarsela per farmi un dispetto… ma è l’ultima cosa che mi disturba. Audrey mostra il camerino a Yasmeen, i bagni, poi si allontanano in esplorazione, sento le loro voci allontanarsi. Lui è lì seduto, beve in un sorso il suo champagne, poi posa il bicchiere nel tavolino davanti a lui. Incrocia le braccia, mi scruta con le sopracciglia inarcate, poi corruga il viso. Non mi ha mai dedicato così tanto il suo prezioso tempo. E il suo prezioso sguardo. Non mi ha nemmeno mai guardata ballare, non capisco, il suo comportamento mi mette ansia. E mi fa incazzare. Dannatamente. “Non balli stasera?” scostante, mi rivolge la parola, per la prima volta da quando ci siamo visti e mai presentati, in realtà… o forse qualche volta, ma ero così sbronza che nemmeno me ne ricordo. Non mi guarda adesso, abbassa gli occhi e si versa un altro po’ di champagne, come se la mia risposta, arrivi o non arrivi, non gli interessa. “Chi te lo fa pensare che sia una ballerina?...” gli rispondo quasi senza accorgermene. Non riesco ad essere gentile e non me ne pento nemmeno, i suoi atteggiamenti mi infastidiscono tanto quanto i suoi occhi. Mie azzurre fonti di dolore e frustrazione. Sorride, non risponde. Finisce il suo champagne e si aggiusta i capelli, poi si alza. Scosta la tenda e va via. Come se non esistessi. Dio che nervi! Scaglio il pachetto di sigarette nel posto dove qualche secondo fa era seduto, poi mi ricompongo, Yasmeen e Audrey sono appena tornate. Lei va in bagno per rivestirsi mentre Audrey sorride. E sembra quasi sua sorella. Dio… si sono proprio trovati. “Stai attenta cara… è molto brava la tua amichetta, potrebbe non esserci più posto per te.” libera i capelli dai fermagli, abbassa la maglia  sul décolleté, come se non fosse già abbastanza scollata, ed esce dal camerino. Il solo pensiero che sta per raggiungerlo mi lascia lì, pietrificata. Mi butto sul mio sgabello, davanti al mio specchio e mi osservo… mi faccio quasi pena.
 

XXX

 
“Hey ci sei??” Roxy deve urlare al mio orecchio per fare in modo di attirare la mia attenzione, poi mi versa del rum nel bicchierino accanto la pera. Butta giù. “Dovresti mangiare qualcosa! È già il quarto che bevi!” Chloe si preoccupa come al solito e si scambia strane occhiate con Roxy. Credono che io non le noti e non potrebbero pensare una cosa più stupida. Yasmeen è in prima fila, seduta ad un tavolino con Shannon e Jared e si aspetta che la raggiunga... cosa che non succederà mai. Guarda con attenzione ogni numero, scruta ogni minimo particolare di ogni ballerina del locale, vuole imparare di continuo e soprattutto vuole essere alla nostra altezza. Ma è già dannatamente brava e col tempo, quando se ne renderà conto e prenderà ancor più confidenza col suo corpo, potrà far morire chiunque la guardi ballare lì su quel palco. Mi fa dei cenni, la saluto facendo finta di non capire e mando giù il mio quinto shortino. Shannon mi fissa già da un pezzo e non ha l’aria da marpione, non questa volta. Sembra quasi preoccupato quando mi raggiunge al banco e prende il mio viso tra le mani. “Sei ubriaca?” mi chiede. Gli sorrido e sposto le sue mani dal mio volto. È dannatamente sexy e profuma di buono. “No… non ancora per lo meno”. Guarda Roxy e le fa cenno di non servirmi più… lei, che ha un debole per lui… mai dichiarato, ma molto chiaro, annuisce. “Hey, come ti permetti?” cerco di dargli un ceffone ma i miei riflessi sono talmente lenti che ha già bloccato la mia mano ancora prima che la muovessi. Dice qualcosa a Chloe poi mi sento trascinare. Non sono ubriaca, sono solo molto rilassata e non voglio essere trattata come una bambina Cristo. Mi dimeno con grande sorpresa di Shannon che non credeva avessi ancora un po’ di forza. “Ho detto che non sono ubriaca!” mi guarda, sorride. Mi lascia e alza le braccia in segno di arresa, fa per voltarsi e andarsene poi con uno scatto mi prende in braccio e a grandi falcate mi porta nel privè, chiude la porta alle sue spalle e mi getta sul divano in modo decisamente poco delicato. Lo guardo sconvolta, capisco che vuole solo proteggermi isolandomi dalla confusione, ma non riesco a dargliela vinta. Vedo la somiglianza con suo fratello adesso, nei suoi occhi. “Tieni, bevi questo” mi porge un caffè, amaro, che inevitabilmente sputo sul pavimento. Le mie lamentele lo fanno solo sorridere, poi si prende una sedia e si siede vicino a me. Sono ancora distesa sul divano, adesso inerme anche se i nervi non mi hanno del tutto abbandonata, ho quasi voglia di dormire se non fosse che Shannon Leto è qui a fissarmi e suo fratello è di sotto, al tavolo con una mia amica mentre una grandissima zoccola balla davanti a lui mandandogli proposte di sesso con gli occhi. La musica è lontana, sento la sua mano che accarezza la mia testa, poi, piano, scivolo nel sonno.

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