All I Need

di jarjar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perdonami ***
Capitolo 2: *** Ecco cos'è l'amore ***
Capitolo 3: *** Svegliati! ***
Capitolo 4: *** Famous last words ***
Capitolo 5: *** L'unica paura che non ho ***



Capitolo 1
*** Perdonami ***


All I Need

Perdonami

 

Era una notte come le altre, Dora dormiva al suo fianco tranquilla nonostante il fatto che si girasse e rigirasse ingombrando molto più che metà letto, ma era da lei, Remus lo sapeva e si era abituato, anzi gli piaceva proprio perché la rendeva l'uragano che aveva abbattuto ogni barriera che il mannaro aveva cercato di porre fra loro.

Effettivamente, mentre ci pensava sdraiato sul materasso a guardare il soffitto della loro piccola camera da letto, amava tutto di lei: ogni minimo dettaglio, come quel piccolo neo dietro la spalla e ogni piccolo difetto che era niente in confronto a quello che aveva accettato lei.

Erano passati tre giorni da quando gli aveva confessato di aspettare un bambino e ancora non se ne era fatto una ragione. Sapeva che sua moglie si era accorta di tutto: della sua paura, dell'incertezza e della rabbia contro sé stesso, ma non ce la faceva a fingere con l'unica persona che non gli aveva mai mentito.

Ninfadora era felice e ad un buon marito questo sarebbe dovuto bastare, per non parlare della gioia di essere padre, ma per Remus tutte quelle belle cose erano offuscate dai suoi incubi peggiori: rendere infelici due persone che non c'entravano nulla; forse i suoi simili avevano ragione, lui era un licantropo e non poteva accoppiarsi con un'umana, ne sarebbe derivato solo dolore, per tutti.

Probabilmente ormai era un chiodo fisso; continuava a ripetersi che il piccolo sarebbe stato come lui, che nessuno lo avrebbe accettato e, come d'abitudine ormai, gli scorreva davanti tutta la sua vita, come sarebbe stata senza l'aiuto dei Malandrini e l'amore della splendida ragazza sdraiata al suo fianco in quel momento.

Non riusciva più a dormire da giorni, la notte lo tormentava proprio perché ormai Lunastorta, come lo chiamavano i suoi amici, era consapevole che non appena si fosse coricato, tutte le preoccupazioni sarebbero tornate a dargli il tormento.

Non poteva più resistere, non così.

Si alzò, si infilò la maglietta tolta per il troppo caldo sul torace nudo e si diresse verso il piccolo bagnetto vicino alla camera da letto.

Remus si sciacquò il viso e si guardò allo specchio. Il riflesso gli rimandava l'immagine di un uomo distrutto: dal tempo, da quello a cui era dovuto sopravvivere e soprattutto da quello che aveva recentemente fatto.

Era da vigliacchi e da stolti ma in quel momento di follia, Lupin, prese una delle decisioni più dolorose della sua vita.

Raccattò le poche cose che gli servivano e le infilò in un borsone mal ridotto con il quale era andato anche ad Hogwarts, c'erano le sue iniziali sopra: RJL e non se ne sarebbe mai separato, era tutto quello che gli rimaneva dei suoi genitori.

Si fermò sulla soglia della camera dove dormiva sua moglie.

Sono un coniglio amore mio, ma so che mi perdonerai e magari, con il tempo capirai perché l'ho fatto. Ti amo, mi dispiace non potertelo dire un'ultima volta, amo anche nostro figlio ma non posso restare; continua a dormire o non troverò mai il coraggio di uscire da quella porta. Scusami.

Non poteva lasciarle un biglietto o l'avrebbe illusa e non poteva farle anche questo.

Nessun ripensamento, si avviò verso la porta e si premurò di non chiuderla troppo forte per non svegliare la sua amata, la quale era sempre più distante ogni passo che il mannaro metteva fra sé stesso e la sua casa.

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Capitolo 2
*** Ecco cos'è l'amore ***


Ecco cos'è l'amore

Erano passati si e no due giorni da quando, quella mattina, Andromeda aveva ricevuto la chiamata della figlia. Si era precipitata da lei appena aveva potuto e lo spettacolo che la aspettava le aveva, a dir poco, spezzato il cuore. Sua figlia giaceva rannicchiata sul letto con una camicia di Remus tra le mani. Sul suo viso il segno evidente delle lacrime che avevano colto impreparata perfino lei, la guerriera e l'auror più coraggiosa che il ministero avesse a disposizione. Ma Andromeda lo sapeva bene, l'amore fa capitolare anche il più duro e freddo dei combattenti.

Aveva abbracciato la sua bambina, le aveva sfilato di mano l'indumento appartenuto al marito, l'aveva portata nel piccolo salottino con angolo cottura, di quei tempi, i due sposi, non avevano potuto permettersi una dimora più grande.

Certo, secondo lei, la colpa era soprattutto di Remus. Il genero non le andava a genio ovviamente, come non aveva mai mancato di far notare a sua figlia. Se avesse trovato un uomo con un lavoro dignitoso e che non la mettesse in pericolo durante ogni luna piena, la madre ne sarebbe stata, a dir poco, sollevata.

Nonostante tutto, però, non si sarebbe mai aspettata da Lupin un gesto simile.

Se da una parte gli era riconoscente, dall'altra era furiosa: non solo aveva fatto soffrire una volta di più Ninfadora, l'aveva anche lasciata da sola a crescere loro figlio; pasticcio del quale, era responsabile anche lui per un buon cinquanta per cento.

Mentre le preparava il tè, Dora continuava a singhiozzare ed a parlare fra sé e sé riflettendo su quello che era successo.

Non poteva davvero vederla così.

Durante i giorni successivi, nulla era andato molto meglio. L'aveva ovviamente riportata a casa, dove la poteva accudire e sorvegliare meglio. Il problema più grande era che la sola ed unica cosa che Dora sembrava volere era restare in uno stato di semi-incoscienza ed attaccarsi a qualsiasi cosa le ricordasse Remus.

In quel momento, mentre Andromeda ordinava un po' in casa, la figlia era nella sua vecchia cameretta a stringere qualche altro oggetto appartenente al marito, su questo, la donna, era pronta a scommettere.

Dopo aver sbrigato tutte le faccende decise, allora, di andare a dare un'occhiata a nella camera dove era cresciuta Ninfadora.

Non credevo che mi avrebbe lasciata di nuovo, non dopo quello che è successo a papà.” Esordì la figlia non appena Andromeda trovò il coraggio di aprire la porta. Sapeva che quella di Ted era una ferita ancora aperta per lei quanto lo era ancora per Dora. Ma adesso la sua “piccolina” doveva combattere anche con questo e doveva uscirne vincitrice, per suo figlio.

Non gliene faccio una colpa, se lo incontrassi non gli chiederei di tornare. Semplicemente gli chiederei se ho sbagliato qualcosa.” Ninfadora pronunciò quelle parole con semplicità, le faceva male parlare di Remus, ma era riuscita a fare una cosa che Andromeda non riusciva neanche a pensare: lo aveva perdonato.

Fu in quel momento, più che in mille altre volte in cui li aveva visti insieme, che la signora Tonks si accorse di quanto quei due si amassero. Quanto Dora, lo amasse.

Come ti senti tesoro?”

Sto bene. Lo amo mamma, questo voglio che tu lo capisca. Non sono arrabbiata con lui, sto cercando di capirlo.”

Voglio solo che tu stia bene.”

Lo so. Anche io ti voglio bene, ma non ho bisogno di tutte queste attenzioni.” Ecco cosa, sua figlia, aveva ripreso dalle donne Black: la fierezza.

D'accordo, vado a preparare una tisana. Ne vuoi?”

No, grazie.”

Andromeda si richiuse premurosamente la porta alle spalle e si recò in cucina. Sempre più consapevole che forse, la cosa migliore per tutti, era che Remus tornasse.

Nda Ehi, scusate il ritardo ma ecco a voi il nuovo capitolo. Può sembrare banale, ma vi assicuro che cercherò di inventarmi qualcosa per i prossimi capitoli. Nel frattempo, che dite, me lo lasciate un commentino?
baci

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Capitolo 3
*** Svegliati! ***


Svegliati!

Ti sei comportato da bastardo, non ho altro da dire.”

Avanti Kingsley! Non farmi la paternale, so benissimo quello che ho fatto...Voglio solo sapere come sta.”

Come pensi che stia, Remus? Uno schifo, ecco come!”

Il mannaro aveva immaginato in quali condizioni potesse essere sua moglie al momento, ma sentirselo dire da un suo collega, da chi, come Shacklebolt, era a contatto con lei anche sul lavoro, fu una coltellata al petto per Remus.

Aveva fatto carte false per riuscire ad incontrare l'auror, quella mattina.

Si trovavano al “Paiolo Magico” ovviamente, dove il licantropo alloggiava da quando era fuggito di casa. Ormai quel poco denaro che aveva con sé scarseggiava e Lupin non sapeva per quanto tempo avrebbe potuto continuare a pagare l'affitto della stanza visto e considerato che uno come lui pagava il doppio per quel buco in cui a malapena entrava.

In ogni caso, non era mai stato un tipo schizzinoso: gli bastava un materasso, un gabinetto ed un pasto al giorno, per il resto dopo tutto quel tempo riusciva anche a passare sopra alle ingiustizie di carattere razzista che venivano commesse nei suoi confronti.

Le riflessioni di Remus furono spazzate via quando l'altro ricominciò a parlare:

Credo davvero che abbia bisogno di te, Lupin.

Voglio dire, non l'ho mai vista così giù neanche quando non volevi stare con lei. Se continua così, la sospenderanno dall'incarico del ministero.”

L'uomo sapeva bene quanto a sua moglie fosse caro la propria posizione di auror, ma da una parte la sospensione da un lavoro di quel genere, nelle sue condizioni, non gli dispiaceva così tanto, anzi, lo tranquillizzava.

Dovrà smettere comunque...lei è...”

Era come se avesse la gola bloccata, come se il suo corpo rifiutasse di dire quella parola.

...incinta.”

Beh, questo spiegherebbe molte cose, in effetti. Ma a maggior ragione non capisco perché te ne sei andato.”

Non puoi capire...” sussurrò il licantropo.

Non credo che un figlio in arrivo possa cambiare i tuoi sentimenti nei confronti di Tonks, al contrario dovrebbe amplificarli.”

Tu non capisci!” abbaiò Lupin alzandosi di scatto dal letto e facendo cadere il libro poggiato su uno sgabello di legno che sarebbe dovuto essere un comodino.

Infatti Remus... Se non mi spieghi, se non LE spieghi, nessuno capirà mai nulla. Sai una cosa?! Non voglio sapere niente, è a Ninfadora che devi una spiegazione.”

Colpito e affondato vecchio mio...

Kingsley cominciò a rimettersi il mantello per uscire.

Fuori era inverno e a Londra comparivano già i primi tetti innevati della stagione.

Dove posso trovarla?” chiese Remus con tono talmente basso che solo le grandi orecchie di Shacklebolt furono in grado di udire.

Hai carta e penna? Qualcuno potrebbe sentirci.”

Nonostante fosse molto improbabile che ascoltassero le conversazioni all'interno della stanza di un lupo mannaro, di quei tempi non si era mai troppo prudenti e già una volta il licantropo stava per essere riconosciuto come membro dell'Ordine della Fenice.

Porse così all'amico l'occorrente per scrivere un biglietto e lo salutò pacatamente.

Solo dopo che Kingsley fu fuori, Remus ebbe il coraggio di aprire il foglio, su cui era scritto, con la calligrafia ordinata e marziale dell'auror:

 

 

Casa di Andromeda e Ted.

Svegliati Lupin!

 

Dopotutto l'uomo si era aspettato fosse lì.

Infilò il mantello, uscì dalla stanza e si ritrovò a vagare in strada.

Dopo aver trovato il coraggio necessario, Remus si smaterializzò nella via parallela a quella di casa Tonks, non voleva destare troppi sospetti.

Era un gran bel quartiere quello, niente a che vedere con il piccolo appartamento che si erano potuti permettere appena sposati lui e Dora.

La caratteristica principale erano le villette a schiera con relativo giardino pulito e ben curato.

Il mannaro aveva una paura fottuta di suonare quel campanello.

Erano tre mesi che non la vedeva e il cuore gli batteva come quello di un adolescente in piena crisi ormonale.

Andiamo Remus, sei un uomo maturo, premi quel maledetto pulsantino!

 

Che ci fai tu qui?” chiese furiosa Andromeda dopo aver aperto la porta.

*Angolo dell'autrice*
Quant'era che non aggiornavo??
Bah...in ogni caso mi scuso ma davvero non avevo idee...
Spero che questo capitoletto non faccia del tutto schifo, ringrazio chi recensisce e vi invito a farlo per sapere se posso continuarla, questa storia, oppure è meglio che tagli :)

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Capitolo 4
*** Famous last words ***


Famous last worlds

 “Ciao Andromeda. Vorrei vedere Dora.” sussurrò l'uomo in preda all'ansia.

Remus non smetteva di tormentarsi le mani, aveva paura: paura di non poterla vedere; paura che lo avesse dimenticato; paura che non lo volesse più con lei; paura che amasse un altro.

Non voglio che tu veda mia figlia.” ribatté la donna secca.

Il suo tono non ammetteva repliche, ma lui non si sarebbe arreso. Non questa volta.

Ti prego Andromeda, io...”

NO, Remus!! Non pensarci neppure per scherzo, è chiaro? Hai idea di quanto abbia sofferto mia figlia senza di te?! Di quanto soffra ogni giorno per te?! Tu non sai nulla: te ne stai lì con quell'aspetto trasandato ad aspettare che gli altri ti compatiscano. Mia figlia è forte e se la caverà benissimo anche senza di te ma se vuoi un consiglio, un consiglio sincero Remus, ti dico che continuando a buttar via la tua vita non andrai avanti per molto.”

Tutto ciò che voglio è parlarle.”

La gola si era fatta secca dopo aver ascoltato tutto ciò che Andromeda gli aveva sputato in faccia. Si sentiva ridicolo, impotente e tremendamente inappropriato.

Non sapeva da quanto tempo la nuora pensasse quelle cose di lui, ma pareva tempo che voleva dirglielo.

La madre di sua moglie lo fissava dall'uscio della porta, che probabilmente avrebbe richiuso da un momento all'altro.

Vattene, credo sia meglio per tutti.”

Remus avrebbe preferito molto volentieri un “Avada Kedavra” in pieno petto, piuttosto che udire quelle parole. Si incamminò sul vialetto, verso il cancello.

L'aveva persa. Aveva perso...o forse no.

L'attenzione del mannaro fu catturata dalla finestra che dava sul salone. Dietro le curate tende si poteva distinguere l'esile figura di Ninfadora, la SUA Dora. Indossava un felpone che le stava evidentemente due volte nonostante il ventre arrotondato dalla gravidanza; i capelli erano grigi ma sembrava serena mentre sorseggiava il suo tè, leggendo quello che pareva un libro babbano.

Lupin si arrestò a metà strada e continuò a fissarla. Dopo un tempo che gli sembrò infinito lei si voltò verso la finestra. Il cuore del licantropo voleva saltar fuori dal suo petto nel momento in cui incrociò lo sguardo del suo amore.

La ragazza faticò a credere alla propria vista, stropicciò più volte le palpebre per capire se fosse un'illusione ottica e quando ebbe la certezza che lui era realmente lì, gli occhi le divennero lucidi.

L'uomo non sapeva come comportarsi, avrebbe voluto sbattere i pugni sulla porta finché non si fosse aperta, ma non lo fece. Non fece nulla. Restò impalato al centro del viale di casa Tonks. Nel frattempo Ninfadora si era alzata e correva verso la porta. Correva piangendo. Correva sperando che lui non fosse già sparito. Correva da lui perché non se la sentiva di perdonarlo, ma nemmeno di vederlo sparire ancora come aveva fatto con lei troppe volte.

Dora? Tesoro vuoi dei biscotti con il tè?” chiese Andromeda dalla cucina. Ma la richiesta non giunse a destinazione. La figlia era sulla porta di entrata e guardava il marito.

Remus non sapeva cosa fare. Il primo impulso quando l'aveva vista precipitarsi di là, era stato quello di scappare, ma non poteva farlo, non stavolta.

Si avvicinò alla porta; si avvicinò a lei fino ad averla a meno di un braccio di distanza.

Si sarebbe aspettato qualunque cosa, ma non quella reazione.

Dora gli diede un sonoro schiaffo in faccia.

E dopo lo abbracciò. Gli si gettò addosso con impeto, con malinconia e con passione. Quel gesto significava: “Perché sei scappato?”; significava: “Ti amo comunque.”; significava: “Scusami ma non sono ancora forte abbastanza per perdonarti”; significava: “Perché mi hai fatto soffrire tanto ed ora sei qui?”. Nessuno dei due, tuttavia, fiatò.

Lupin non riusciva a credere ai suoi occhi. Lei lo stava abbracciando...nonostante tutto quello che lui aveva fatto.

Quando la ragazza si scostò, disse semplicemente: “Entra.”



*Angolo dell'autrice*
Ehilà!! Come va gente?? Ecco qui il quarto capitolo, vi preannuncio che ci sarà da divertirsi nei prossimi...Perciò fatemi sapere se vi piace o se dovrei effettuare correzioni e cosa varie ;)
La canzone del titolo del capitolo è dei MCR, li adoro.
jarjar

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Capitolo 5
*** L'unica paura che non ho ***


L'Unica Paura che Non Ho






Andromeda si era defilata in fretta, nonostante Remus era sicuro che avrebbe dimostrato la sua disapprovazione, nei confronti del comportamento della figlia, più tardi.
Dora gli aveva offerto del tè e adesso si trovavano seduti uno di fronte all'altra nel salone di casa Tonks.
Remus si era tolto il mantello e appariva ancor più sciupato del solito sulla poltrona su cui abitualmente sedeva Ted; Dora, invece, si era rifugiata sotto una coperta di lana ed era accoccolata sul divano.
Nessuno dei due aveva fatto un fiato, ma gli sguardi feriti che Dora, la sua Dora, gli aveva inviato bastavano per una vita intera.
«Dove sei stato durante tutto questo tempo?» chiese Ninfadora senza guardarlo negli occhi.
«Dappertutto e da nessuna parte...diciamo che ho girovagato un bel po'...» rispose l'uomo molto concentrato nel tentativo di raffreddare il proprio tè.
«Per Merlino Remus!! Non ti vedo da mesi; ad ogni santa riunione dell'Ordine
ho sperato di vederti entrare dalla fottuta porta della Tana o semplicemente ho pregato che qualcuno mi dicesse che stavi bene e adesso che finalmente sei qui, mi rispondi che hai girovagato un bel po'?!» esplose Dora buttando all'aria la sua tazza senza curarsi del pasticcio combinato. Era stufa di aspettare limitandosi a guardarlo, voleva sapere che fine aveva fatto suo marito, voleva sapere se quell'involucro di pelle e ossa era ancora il suo Remus.
Le lacrime ricominciarono a scorrere copiose sul volto della strega.
«Dannazione! È tutta colpa tua: erano giorni che i miei ormoni si stavano dando una calmata e adesso mandi tutto all'aria come sempre.» disse rivolta al licantropo, mentre si asciugava il viso con la coperta gettata sul divano.
«Sono stato in parecchi posti: al Paiolo Magico e anche da Harry, ma non sono stato in nessuno di essi nel senso che con la mente tornavo sempre qui da te e dal bambino...»rispose Remus, accecato dall'impeto di abbracciare la sua piccola ma frenato dal suo autocontrollo.
«Potevi pensarci prima di abbandonarci.» Tonks adesso singhiozzava sonoramente.
«So bene di averti fatta soffrire. Purtroppo non ho fatto altro da quando ti conosco e nonostante questo mi sei stata vicina. Lo capisco se non puoi perdonarmi ma spero di poter far parte della vostra vita comunque.»
Era finita, Remus sentiva che uscendo da quella casa non l'avrebbe avuta mai più.
Tuttavia si apprestava ad infilarsi il mantello, mentre Dora non smetteva di piangere. Lo guardava comunque negli occhi, in quegli occhi in cui il mannaro riconobbe la tenacia dei Black, lo guardava come se volesse che sparisse ma allo stesso tempo volesse che restasse con lei.
Sei stato uno stupido pensando che ti avrebbe perdonato, va via adesso. Gli diceva la sua mente.
Abbracciala cretino, ora! Urlava dal profondo, il suo cuore.
Spazzando via ogni briciolo di razionalità, Remus lasciò che i sentimenti avessero il sopravvento e gettando in terra il mantello, si fiondò sul divano.
In quell'abbraccio c'era tutta la paura di perdersi a vicenda.
Finalmente dopo troppo tempo, le loro labbra si fusero regalandosi una delle magie più naturali e meravigliose che esistessero.
«Non lasciarci mai più.» sussurrò Dora fra le sue braccia.
«Sei lo sbaglio più bello che io abbia mai commesso, Dora. Sei l'unica paura che non ho e sono qui per dimostrartelo, adesso.» rispose lui, commosso.
«Ti amo.» gli disse lei all'orecchio.
«Vi amo.»urlò lui al mondo.



*Angolo Autrice*

Ehilà!! Finalmente sono riuscita a finirla!! Okay, so che non sia la fic più originale che abbiate mai letto su Rem e Dora, ma ci tenevo a scrivere qualcosa su questi due :)
Non lapidatemi vi prego D: e lasciatemi un commentino per farmi sapere se è un ultimo capitolo deludente o può andare
P.S. Fra non molto aggiornerò la mia Long Delena


jj

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