Due universitarie a spasso tra i mondi

di Ilune Willowleaf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Qualcuno ha giocato troppo a D&D ***
Capitolo 3: *** Pic Nic a Bosco Puffo ***
Capitolo 4: *** a caccia di bei fustacchioni... ma attenzione agli imprevisti! ***



Capitolo 1
*** prologo ***


PROLOGO

Siamo Ilune Willowleaf ed Eternal Fantasy. NON viviamo vicine, ma per motivi di trama si, dato che siamo entrambe universitarie ed entrambe costantemente sull'orlo del collasso per nevrosi da esami.

Questa storia a quattro mani è un divertente modo per scaricare gli istinti omicidi, e al contempo, speriamo, per far divertire i lettori!

se qualcuno si sentisse offeso dai riferimenti ai politici, a fatti e persone realmente esistenti... beh, noi abbiamo avvisato nell'intro, sconsigliato ai leghisti. Che volete de più dalla vita nostra?

PROLOGO

Nell’appartamento ammobiliato tipico di qualsiasi città che ospiti un grosso complesso universitario, le due ragazze cercavano di ignorare il caldo umido e appiccicoso, mentre il condizionatore spiccava per la sua assenza e il ventilatore portato da casa ronzava al mondo il suo lavoro senza requie, giorno e notte.

Caldo.

Beh, d’estate è normale, no?

Ma meglio restare nell’appartamento ammobiliato, che tornare a casa. Almeno, erano entrambe d’accordo, lì nessuno faceva loro storie per l’ora a cui rientravano, con chi uscivano (poca gente, comunque, e tornavano sempre presto) e su come occupavano il tempo libero.

Una delle due ragazze buttò di lato il libro che stava sfogliando. Una volta esaurite le provviste scritte da casa, c’erano tre alternative. A) comperare libri nuovi; B) rileggere quelli vecchi; C) effettuare un omicidio dei pochi giorni di libertà e leggere i libri per il prossimo esame.

La biondina aveva preferito l’opzione b, dato che le librerie erano state passate al setaccio di recente.

-Miky, tu l’hai letto “Il castello d’acciaio”, vero?-

-Si, ne ho una copia a casa, Giu, perché?- la brunetta alzò gli occhi dall’omicidio delle vacanze, cioè il tomo per l’esame successivo, il cui corso sarebbe iniziato a ottobre. Ma dato che le si accavallavano sempre i corsi, preferiva portarsi un po’ avanti.

-Secondo te è possibile? Passare da un mondo all’altro con una “sillogismobile”…-

-Mah, la teoria è interessante. Pensa come sarebbe bello poter passare le vacanze a ronzare attorno a Raistlin, anziché a morire di caldo qui!-

-Raist te lo lascio di tutto cuore, io mi fionderei su Tanis. Oppure, sarebbe interessante visitare i miti greci… ci sono un paio di eroi greci che, secondo le descrizioni, erano dei bei fustacchioni. -

-Puoi dirlo forte! È da quando ho letto per la prima volta l’Iliade a 13 anni che sono innamorata persa di Patroclo!- sul suo volto comparve un’espressione estatica -Ma dopo che direbbe il tuo ragazzo?-

La bionda raccattò il libro, e si alzò dal letto tutto umido di sudore, scostando una ciocca di capelli sfuggita alla treccia.

-Lui, mah, sai com’è fatto. La gelosia non rientra nelle opzioni delle sue ghiandole. Non so se è perché ha una totale fiducia nella mia fedeltà, o perché confida nel fatto che per molti sarei una “ultima scelta”, con le manze che girano per la città…-

La brunetta, che rispondeva al nome di Michela, scrollò le spalle.

-Se no, mi piacerebbe tanto catapultarmi per una settimana o due a Rothia, il mondo da noi creato per quella storia… dovremmo portarla avanti, un anno o l’altro. -

-Si, ma non abbiamo l’ispirazione. È come se neanche io sapessi cosa deve succedere ora che i protagonisti sono impantanati così…- la bionda, rispondente al nome di Giulia, si lasciò cadere sul letto, giocherellando con una ciocca color oro scuro (un tempo i suoi capelli erano molto più scuri, un castano chiaro, ma l’uso accorto e metodico di acqua ossigenata sulle radici, shampoo alla camomilla e asciugature al sole li avevano schiariti a un oro scuro dai riflessi ramati).

-Senti, io provo a farla. Una sillogismobile. Con anche gli schemi per tornare indietro. Possiamo provare a fare un saltino…- propose la mora.

Giulia guardò l’amica e compagna di stanza, poi squadrò sé stessa.

-Se anche fosse possibile, dovremmo andare con abiti adatti. Questi ci farebbero prendere per pazze. O per donnacce. Sarà bene anche che io mi procuri la spada…-

E così dicendo, si immerse, carta e penna, in un inventario del necessario.

-Allora, proviamo?- chiese Michela.

-Beh, male che vada, avremo portato qui il necessario per una sessione di gdr live. Se va bene, domani cavalcheremo per i pascoli e i boschi delle montagne Rastia. - annunciò Giulia -Vado a prendere tutto il necessario. La parte logistica la lascio a te!- e così dicendo, afferrò le chiavi della macchina e la borsa.

-Allora, ricapitolando: la tua spada da scherma storica, una veste lunga di lino da maga per me e un completo da avventuriera per te. Dove ti sei procurata il corpetto e le polsiere di cuoio?-

-Una mia amica me li doveva fare per la prossima rievocazione storica, mi ha telefonato mentre scendevo per dirmi che erano pronti…-

-Ah, ok. Arco e frecce… cribbio, sono davvero perfetti!-

-Ci credo, li uso per le rievocazioni, ma sono perfettamente funzionanti. Ho anche un sacchetto di punte, si da mai. -

-Coltelli vari con manici in legno, scodelle e posateria varia… sicura che non ci sia nulla in nichel o altro? Sai che non esistono certe leghe…-

-Lo so. Mi sono occupata io dell’ambientazione economica, no?-

-Già. Allora, fiale, libro di incantesimi. Fortuna che abbiamo fatto nell’ambientazione la lingua e la scrittura come l’italiano, per lo meno il Comune. Cibo secco, borraccia… cosa sono queste scarpe?-

-Sandali di cuoio. Non possiamo certo usare scarpe con la gomma!-

-Ma io volevo mettermi i miei caterpillar! ç_ç - sospirò la mora.

-Niente da fare. Ok, ho controllato la lista tre volte. Cambiamoci e partiamo!-

Così le due ragazze si tolsero le magliette e i calzoncini, per indossare la mora una tunica di lino bianco, con maniche ampie e gonna a metà polpaccio. Cinture, borse e borselli le pendevano addosso. Un mantello di lino sulle spalle, e un involto fatto con una coperta, il mantello di lana più pesante, effetti personali e cibo. Un bordone alto quanto lei, con le estremità rivestite in metallo per trenta centimetri buoni, sarebbe servito sia da sostegno, che da difesa.

Stesso bagaglio per la bionda, con la differenza che lei indossava pantaloni di stoffa robusta, con toppe di cuoio alle ginocchia, e una camicia bianca dello stesso tessuto, a manica corta. Un gilet di pelle sottile celava appena un corpetto di cuoio elegantemente decorato con il ferro caldo, con spalline borchiate e inserti decorativi di pelle di altri colori. Polsiere di cuoio borchiato, pesante, le proteggevano gli avambracci. Portava al fianco meno borse e borselli, ma aveva una grossa faretra piena di frecce, e un arco a tracolla, oltre a una spada nel fodero in vita. Era una spada piuttosto sottile per la lunghezza, attorno al metro e dieci, ma era di ottimo acciaio, elastico, con l’elsa a croce, semplice, e l’impugnatura resa comoda da strisce di cuoio grezzo arrotolato attorno.

-Ok, siamo una maga e una guerriera arciera. Abbiamo speso metà dei soldi del mese per tutto il materiale, e spero funzioni, sennò staremo a pane e caffelatte fino alla fine del mese prossimo. - commentò la bionda, sistemandosi la fascia di lino che le cingeva la fronte.

-Fidati. Ci sono stata su un sacco di tempo, e sono sicura che funzionerà.-

-Spero solo che non siano tutte fantasticherie, Miky. -

-Hai ripensamenti, Giu?-

-No. Proviamo, se non tentiamo, non sapremo mai se è possibile!-

La mora annuì, iniziando a leggere la complicata serie di analogie e sillogismi logici che avrebbero trasferito due ragazze del XXI secolo in un mondo totalmente differente…

Mano a mano che l’amica proseguiva nel leggere le formule, Giulia sentiva un senso di straniamento dalla realtà, accompagnato alla sensazione di sentirsi leggera… leggera… come un palloncino nel vortice.

E d’un tratto, nella stanza ammobiliata, non ci fu altro che la polvere che si depositava, lenta, e una zanzara un po’ stupita per la scomparsa di due potenziali pasti…

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Capitolo 2
*** Qualcuno ha giocato troppo a D&D ***


QUALCUNO HA GIOCATO TROPPO A D

QUALCUNO HA GIOCATO TROPPO A D&D?

Un morbido fruscio di foglie accolse i loro sensi, mentre la vista si stabilizzava, come durante la messa a fuoco di un televisore da quattro soldi.

-Ehi… foresta… aria pura…- Giulia inspirò a fondo -Ce l’abbiamo fatta!- esclamò.

Michela guardava stupita, incredula, la risma di fogli che aveva ancora in mano.

Si riscosse quando l’amica la abbracciò.

-Ce l’abbiamo fatta, Miky!!!-

La mora quattrocchi (si erano entrambe categoricamente rifiutate di lasciare a casa gli occhiali: meglio farli passare come un manufatto magico che sbattere contro ogni albero dicendo “Mi scusi signore!”) sbatté lentamente le palpebre per capacitarsi dell’accaduto; poi nel suo cervellino si fece largo la consapevolezza che l’amica aveva ragione, e un lento sorrisino di comprensione si fece strada sul suo volto… assumendo poi una sfumatura sinistra…

-Giulia… sai cosa significa questo?-

-Si. Siamo nel mondo fantasy che avevamo creato!-

-E quindi, secondo le coordinate sillogistiche che abbiamo impostato, la magia funziona… in tutte le sue forme e manifestazioni; *evocazioni* comprese… ti dice nulla?-

Sul dolce viso della bionda fanciulla comparve un sorrisetto obliquo molto simile a quello della maga che, invece delle vesti bianche, avrebbe fatto meglio a indossarne di un colore decisamente più scuro:

-Perché non approfittarne per procurarci un paio di *guardie del corpo* gratis? Magari abbastanza potenti da garantirci l’eliminazione di eventuali ‘ostacoli’ al nostro progetto di un tranquillo soggiorno?-

-Esatto! Hai avuto la mia stessa idea!-

-Allora devo cominciare a preoccuparmi!- ridacchiò. -Hai già in mente il tuo accompagnatore?-

-Più di uno. Se fossimo in un libro marinaresco sceglierei il corsaro Leviathan, in un horror mi porterei il licantropo Lotus, in un thriller quel terrorista di Midnight Hawk… Ho solo l’imbarazzo della scelta! Ma data l’ambientazione strettamente fantasy evocherò il mio Demone Custode, Hiro Kurosuzaku no Shinigami. ^^ -

-Come pensi di fare?-

-Bah, teniamoci sul classico: cerchio magico disegnato per terra- e mentre parlava col bastone tracciò sul terreno argilloso un cerchio con pentacolo e rune protettive (non si sa mai che mister simpatia sia di umore più nero del solito) che circondava lei stessa e l’amica -Poi conoscendo il tipo non sarebbe una cattiva idea sacrificare un qualche animale; pecore nere non ne abbiamo (Odisseo docet!) magari sventriamo un coniglio…- ma davanti agli occhioni sgranati e supplicanti dell’amica, colmi di lacrime al pensiero di uccidere un tenero coniglietto, cedette: -Ok, niente spargimento di sangue, dovrà arrangiarsi. Comincio?-

-Niente citazioni dall’Inferno di Dante, per favore!-

La mora fece la sua faccina delusa: -Neanche una terzina?- ma non riuscì a smuovere la bionda, così s’arrese: -Vabbè, allora improvviserò.- E distendendo le braccia cominciò a recitare:

-O Nera Fenice, oscuro portatore di morte, spiega le tue ali di tenebra

e sorgi dall’abisso delle anime perdute, tua dimora!-

Un mistico silenzio calò nella radura. E silenzio. Ancora silenzio.

Poi una voce sepolcrale che sembrava provenire dagli abissi dell’oltretomba parlò:

“Risponde la segreteria telefonica di Shinigami. Adesso ho da fare. Se avete il coraggio di lasciare un messaggio, vi conviene pregare che sia una faccenda DANNATAMENTE importante. Altrimenti, lasciate ogni speranza o voi che scocciate!”

Con molteplici venuzze pulsanti sulla fronte, Miky sbraitò: -Qualunque cosa tu stia facendo aspetterà! Vieni subito qui, o parola mia ti farò pentire di non essere vivo per poter morire!-

Detto, fatto: una colonna di tenebra scaturì dal terreno plasmandosi in un’evanescente forma di enorme rapace, che si condensò in una forma antropomorfa coperta da un nero mantello. Ne emergeva solamente una mano bianca come la cera; essa puntò la falce che impugnava al collo dell’improvvisata evocatrice: -Dammi solo una buona ragione perché non debba accorciarti di tutta la testa!-

-Fallo e…- Giulia non riuscì a sentire quel che l’amica sussurrò al tetro figuro, ma s’accorse con sua incredula meraviglia di un tenue rossore che si diffuse sulle guance ombreggiate dal cappuccio. Un’imprecazione irripetibile e il lampo d’argentea furia che illuminò per un attimo le iridi feline furono la prova che il Guardiano degli Inferi aveva dovuto cedere al ricatto.

La mora gli rivolse un sorrisino dolce e innocente: -Anch’io so essere molto persuasiva!- Lasciò l’immusonita (tanto per cambiare…) Fenice Nera e s’avvicinò nuovamente all’amica:

-E tu? Hai deciso chi portarti in questa prima avventura?-

-Beh, di personaggi miei ne ho diversi, tutti oltretutto di ambito fantasy… ma voglio restare in tema demoniaco. Dessran andrà benissimo, se non si mette a scannarsi con Hiro…-

-Li faremo stare buoni. - assicurò la mora.

-Come hai fatto a farlo accettare?- chiese Giulia in un sussurro -Hai minacciato di spedire le sue foto senza veli a Lotus?-

-No, neppure io riuscirei ad essere COSI’ cattiva, con lui… anche perché poi si coalizzerebbe col Falco per organizzare ritorsioni agghiaccianti ^^;;; L’ho semplicemente minacciato di scrivere una melassosissima storia romantica con LUI come protagonista…- abbassò ancor di più la voce -Non ne sarei mai capace, tu lo sai, ma finché funziona tanto vale farglielo credere!-

Le due ridacchiarono sotto i baffi, poi si ricomposero cercando di darsi un contegno.

-Beh, allora, a Dess-chan ci penso io...- e così dicendo, la spadaccina novella tracciò, col bastone prestatole dall’amica, un pentacolo con rune, decisamente meno di quelle necessarie allo Shinigami. Dessran era molto più controllabile, da quel punto di vista, e l’essere una ragazza era un ottimo vantaggio su di lui.

Tracciato il cerchio, Giulia lasciò cadere al centro di esso, a mo’ di sacrificio… un reggiseno di pizzo nero?!?!?!

-Spero gli vada bene, è l’ultimo che ho comperato…- la sentì mugugnare Michela.

Deponendo la spada, Giulia alzò le braccia e intonò, salmodiando (ma non è la parte per contralto di un brano della liturgia russa, quello? Si, si, che quelli li sa a memoria)

-Sorgi sulle ali di sangue antico, Wivern!

dispensatore di lussuria e di morte, io ti chiamo!-

Il secondo demone apparve molto più in fretta del primo. Un bel morettino in calzoni di pelle nera al ginocchio, cinghie sul petto nudo, una coda nera guizzante, terminante a picca, e lunghi capelli pure neri da cui spuntavano cornetti smussati.

Afferrò tra le dita dei piedi artigliati il reggiseno, prendendolo poi in mano senza neanche chinarsi.

-Solo una terza, Giulia? Ero convinto portassi almeno la quarta…-

*STONK*

Una spadata di piatto sulla testa fu il benvenuto al demone.

(nota per i lettori: Dessran è sia Cavaliere dell’Apocalisse della Morte, sia Dispensatore di Lussuria, in due schieramenti demoniaci sotto lo stesso ex-padrone. Questo per compensare la sua effettiva potenza di attacco inferiore ad altri suoi pari grado. Lui preferisce la seconda carica)

-Sei un inguaribile hentai…- commentò con una venuzza pulsante la ragazza.

-Ehi, sei tu che hai offerto un reggiseno in sacrificio! Ah, tra l’altro, si può sapere perché mi hai evocato? Ero in ferie su una spiaggia pullulante di bellezze in costume!-

-Perché mi devi fare da guardia del corpo.-

-Ho alternative?-

-No. Se non vuoi subire il ricatto, intendo…-

-Allora accetto.- il demone uscì dal cerchio evocativo. Poi notò Hiro.

-Oh, no. Non dirmi che lui…-

-Lui è la guardia del corpo di Michela. Fate i bravi e non scannatevi a vicenda, ok?

Se le coordinate sono giuste, a due ore da qui c’è una città. Andiamo!-

Così, il neoformato gruppo si mise in marcia: una Fenice Nera in forma umana immusonita in testa, una maghetta e una guerriera al centro, e un demone viverna pure in forma umana dietro, avvolto anche lui in un mantello nero, con la falce trasformata in bordone e un’aria di chi si vede le sacrosante ferie pagate trasformarsi in un lavoro forzato.

Axia dalle Porte d’Argento si stendeva davanti a loro, la più grande e prospera città che le due avessero immaginato in quel loro mondo fantastico.

Guglie slanciate si innalzavano nel cielo pervinca del tardo pomeriggio, merletti di madreperla e vetri che scintillavano al sole. I bianchi edifici intarsiati di madreperla e argento rilucevano di un candore accecante, e tutto pareva perfetto e intonso. Gli edifici più antichi erano in piedi da millenni, e si dicevano essere stati costruiti dagli Elfi Antichi prima che abbandonassero le terre dei mortali.

-Che fregatura, le porte sono solo di ferro, placcato argento!-

Shinigami aveva uno straordinario talento per rovinare l’atmosfera… e non mancò di farlo scoprire anche a Giulia. Miky ribatté acida:

-Mi sembra ovvio, farle davvero in puro argento manderebbe in rovina le casse statali!-

-Però almeno sarebbero sicuri che nessuno le ruberebbe! Come si fa a portar via un’enormità del genere?-

-Vuoi sempre avere l’ultima parola, tu!-

Giulia tentò di placare l’ennesimo litigio tra i due, dato che attiravano non poco l’attenzione degli abitanti che incontravano lungo il tragitto con scambi di battute velenose, intervallati da indispettite pause condite dai rabbiosi borbottii da pentola di fagioli di Hiro e gli smozzicati rimbrotti della mora. La bionda decise di farli concentrare su un problema più impellente: trovare un alloggio e i soldi per pagarlo.

-Non possiamo certo stare per strada, presto calerà la notte; dobbiamo trovare una locanda!-

-Perdipiù quelle rispettabili sono costose: in questa città così grande ci sono diverse bande di ladri e solo gli ostelli dei quartieri alti garantiscono un buon livello di sicurezza!- aggiunse Dessran, sfoggiando un paio di occhialetti da lettura e sfogliando una guida turistica della città apparsa dal nulla…

Hiro posò il suo sguardo cupo e pensoso sulle colline dove sorgevano le ville dei nobili, circondate da ampi parchi:

-Perché sprecare soldi che non abbiamo? Basta intrufolarsi in una di quelle case circondate da muri e giardini e far fuori tutti gli occupanti. Così abbiamo risolto in modo più che soddisfacente il problema di una sistemazione lussuosa e sicura a costo zero per la notte. Domattina ripartiamo presto cancellando le tracce della nostra presenza e nessuno potrà accusarci di nulla.-

Tre paia di occhi pallati si posarono sul Demone della Morte; la prima a riprendersi fu Miky, che con un gocciolone enorme emise un sospiro rassegnato:

-Ma perché mi stupisco ancora di certe tue uscite? Come se non ti conoscessi… sono sicura che tu agiresti così, ma noi non siamo persone che si macchierebbero di una strage solo per rimediare un tetto sopra la testa!-

-Un tetto di lusso.- Sottolineò Hiro. Alla faccia furibonda di lei scrollò le spalle e sentenziò: -Era solo un’idea, nel vostro interesse; io non ho certo bisogno di dormire, e i mortali, di qualunque risma siano, non destano in me alcuna preoccupazione.- concluse lanciandole un’occhiata molto esplicita.

Per evitare di attaccare nuovamente briga con l’indisponente mazoku, Miky si rivolse in cerca d’aiuto all’amica, ma vedendola immersa in una profonda riflessione dimenticò la rabbia e curiosa chiese: -A cosa pensi?-

-A un metodo per guadagnare bene e in fretta, e che non ci metta nei guai…-

Dessran impallidì e ridacchiò con un sopracciglio inarcato: -Non vorrai mica ‘noleggiarci’ alle signore desiderose di compagnia, vero? Anche perché dubito che esista qualcuno tanto disperato da raccattarsi Hiro… tranne forse un suicida!-

Shinigami fissandolo di sbieco ringhiò: -In ogni caso non sopravvivrebbero abbastanza da potermi neppure sfiorare!-

-Ecco, che ti dicevo?- rincarò il moro dai lunghi capelli.

-Tranquillo, Dess, l’emergenza non è ancora COSI’ grave.- decretò la bionda; ma al sospiro di sollievo dell’altro, un sorriso birichino le spuntò sulle labbra: -Però terrò presente il tuo suggerimento, se il piano A non funzionasse…-.

-Quale sarebbe il piano A?- chiese Miky, mentre Dessran pensava tra sé e sé che come piano B avrebbe preferito quello proposto da Hiro…

Giulia sorrise a trentaquattro denti: -Applichiamo il ‘metodo Lina Inverse’! Se in questa città ci sono tante bande di ladri, avranno pure un covo, da qualche parte; lo troviamo, li sconfiggiamo (grazie all’aiuto dei nostri ‘assistenti’ non dovrebbe essere troppo difficile; scommetto che Hiro si divertirebbe pure!) e perdipiù ci cucchiamo il loro malloppo! Così risolviamo in un colpo solo tutti i nostri guai!-

-Approvato!- esclamò entusiasta l’amica.

Dunque, secondo voi dove ci sono maggiori probabilità di trovare un covo di ladri? Risposta: nei bassifondi.

Certo, come bassifondi avrebbero fatto invidia a parecchi altri bassifondi di altre città, ma erano pur sempre i bassifondi. Illuminazione assente, strade sporche (anche se si intuiva che in origine dovevano essere state decenti), case addossate le une alle altre.

Giulia e Michela si guardavano attorno con l’aria di fanciulle smarrite. Due facili prede, dato che avevano lasciato le armi ai loro bodyguard.

Infatti, meno di 20 secondi dopo che i loro demoni custodi si erano nascosti nel piano astrale, un paio di tipi che parevano lo stereotipo del tipaccio da bassofondo le abbordò.

-Ehi, cosa ci fanno due fanciulle così carine tutte sole per la strada? Non sapete che per passare qui occorre pagare pedaggio?- chiese uno, i cuoi denti storti e cariati davano l’impressione di non aver mai sentito parlare di igiene orale e spazzolino da denti.

-Già. Non molto… diciamo, tutto quello che avete, e magari anche qualcos’altr- il secondo non fece a tempo a finire la frase, mozzata dal dolore di un calcio ben piazzato dove non batte il sole.

Un pugno ben piazzato sul naso e una ginocchiata nello stomaco lo lasciarono rantolante sul terreno, mentre l’altro veniva steso da una bastonata sulla nuca appioppata da Dessran.

-Certo che ti sprechi a fare il tuo lavoro, tu!- rimbrottò Giulia a Hiro, comparso con tutta calma.

-Beh, mi pare che te la cavi bene, come teppista. - fu la gelida replica dello Shinigami.

-Modestamente, cinque anni di scuola superiore in un istituto frequentato al 90% da maschi insegnano molte cosette.- fece con falsa modesta la bionda, tirando un altro calcio alla sfortunata vittima.

-Per non parlare del sette in condotta per rissa che ti beccasti a tredici anni, eh, Giu?- rincarò la dose Dessran, mentre iniziava a frugare lo sfortunato.

-Bene, questo ha un buon borsello. - sollevò un borsello tintinnante, aprendolo -Che pidocchio, solo monetine di rame… Non ci facciamo neanche un pasto.- passò all’altro, ma il risultato non era migliore.

Prese per la collottola quello pestato da Giulia, scuotendolo per farlo rinvenire.

-Allora, bello, facciamo così: tu ci dici quello che vogliamo sapere, e FORSE il mio collega qui dietro non ti apre in due lasciando le tue budella appese come festoni per tutto il vicolo, ok?- fece Dess, indicando con un gesto del pollice Hiro, sulle cui pallide labbra un sorrisino sadico ben s’accompagnava al rumore della pietra da cote sulla lama della falce (non che ce ne fosse bisogno, di affilarla, ma il suono era inquietante e molto, molto “suggestivo”…).

Il poveretto annuì, pallido come un cencio nel notare i particolari demoniaci dei due, tra cui le corna di Dessran e il colorito cereo di Hiro.

-Bene. Dov’è il covo di ladri e/o briganti più vicino con un discreto bottino? E vedi di non rifilarci una ciofeca, o la morte ti sembrerà piacevole a confronto a quello che possiamo farti…-

-I-in città c’è la gilda, ma non so dove si riunisce, io sono un l-libero, non ho superato gli e-esami, ma po-potete trovare dei membri a-alla “Vecchia Vacca”, è una bettola so-sotto le mura… f-fuori città nelle colline ci s-sono delle caverne, ma non s-so in quali ci sono i banditi… vi giuro, è tutto quello che so…-

-Portaci a questa bettola, allora. - Dess mise giù lo sfortunato, tenendogli comunque le dita artigliate attorno al collo. Hiro lo seguiva con la falce in bella vista, mentre le due ragazze passeggiavano dietro come se si trovassero in una gita scolastica.

La “Vecchia Vacca” era la classica bettola da poco. Soffitto basso, aria appestata dal fiato di troppi avventori ubriachi, dal cibo pessimo e da odori di latrina. Chiasso, battute oscene, bestemmie, donnacce e brutti ceffi.

-Propongo che le ragazze restino fuori. - fece Dess, dopo una rapida occhiata all’interno. Il ladruncolo che aveva fatto, volente o nolente, da guida, era stato rilasciato più o meno intero (anche se probabilmente avrebbe avuto incubi per il resto dei suoi giorni) dopo aver indicato la bettola e aver fatto un paio di nomi.

-Niente affatto! Siamo maggiorenni, vaccinate e-

-E troppo carine per entrare in un posto del genere. Giulia, se devo farti da guardia del corpo, lo voglio fare per bene. Non ho intenzione di vederti palpata da quei tipi. Romperesti troppe mascelle perché poi si possa passare inosservati. -

*gocciolone di Hiro e Michela*

-Neanche restare qui fuori è molto sicuro. - fece notare Miky.

-Senti, io entro, tu resti qui fuori a controllare che non ci rapiscano le due rompiscatole. - tagliò corto Hiro, aprendo la porta ed entrando.

-Uffa, sempre il solito. - mugugnò Dessran, facendo distrattamente lo sgambetto a un tipo che si stava avvicinando troppo a Michela e alla sua borsa.

Quando lo Shinigami entrò nella locanda, l’aria parve raffreddarsi di diversi gradi, e tutte le conversazioni si cristallizzarono alla vista del pallido, elegante straniero in nero.

-Cerco Richard il guercio… e non ho tempo da perdere. - disse, con un tono di voce che non si sarebbe udito normalmente, ma che nel silenzio innaturale che s’era creato al suo ingresso risuonavano come porte di piombo in corridoi pieni di echi.

Un uomo, con capelli neri e unti, tirati all’indietro, si alzò.

-Io sono Richard il guercio. Chi sei, straniero, e perché mi stai cercando?- fece, andando verso Hiro.

Si muoveva con la sicurezza del predatore nel suo territorio. Gli abiti di velluto scuro erano di ottima fattura, anche se avevano visto tempi migliori ed erano lisi qui e là. Una benda di cuoio copriva l’occhio destro, ma non riusciva a celare un’orrenda cicatrice frastagliata. Il mantello nero era elegante rispetto alla media del locale, ma appariva quello di uno straccione rispetto all’oscurità fatta tessuto che avvolgeva Hiro.

-Il mio nome non ha importanza. Cosa voglio da te, lo scoprirai tra poco. Seguimi. -

Richard il guercio si era guadagnato il rispetto e la posizione che aveva non obbedendo mai a nessuno, colpendo prima e chiedendo poi, e soprattutto sospettando di tutto e di tutti. Ma alla gelida voce dello straniero, non riuscì a rifiutare, seguendolo come un burattino fuori del locale, fino a una strada dove, su una panca fatta di un’asse su due botti, due ragazze aspettavano, accanto a un giovane con una falce in mano.

Solo in quel momento, Richard il guercio si accorse che anche il misterioso straniero aveva una lunga, inquietante falce in mano, che riluceva alla pallida e malsana luce di un fuoco fatuo, retto in mano dalla ragazza mora.

Il pallido fuoco verdognolo gettava ombre strane e ballerine, e rendeva inquietanti i volti delle due giovani donne e dei due figuri paludati di nero.

Uno schiocco di dita del giovane con i capelli lunghi, e Richard si trovò stretto da catene invisibili, legato al muro.

-Ragazzi, niente sventramenti non necessari, per favore: sapete che noi due non amiamo lo splatter. - fece la biondina, giocherellando con la spada, mentre la bruna si divertiva a tirare piccole sfere di fuoco contro il muro, che poi esplodevano in scintille colorate.

Richard il guercio, vice capo della gilda dei ladri di Axia, si rese conto di essere nella cacca fino al collo…

-Senti, cocco, facciamola breve. Tu ci porti al covo della tua bella gilda, ci dai senza storie tutto il bottino, e FORSE loro due non giocheranno a shangai con le ossa delle tue dita, ok?- fece Giulia. Non era necessario mettere in pratica le minacce, ma aveva sempre desiderato poter dire cose del genere…

Le falci dei due demoni scintillavano sotto la luce del fuoco fatuo, divenuto rosso arancio, come se fossero fatte di sangue.

D’improvviso, il ladro si rese conto che quei due erano la morte. E se gli andava bene, era una morte rapida e indolore. Altrimenti… Lo sguardo del più pallido dei due, quello che gli aveva incatenato la volontà, era quello di un grosso gatto dinnanzi a un piccolo, succulento topolino.

Annuì, la gola seccata dal terrore. Poi riuscì a squittire –va bene… vi porterò alla sede…-

A un cenno di Giulia, Dess fece sparire le catene invisibili che legavano il ladro al muro, o meglio, le fece spostare, perché questi si sentì una catena invisibile al collo, a mo’ di guinzaglio.

Quella notte Richard il ladro ritrovò la fede, dato che i nostri lo udirono borbottare a mezza voce preghiere a molteplici e svariate divinità mentre faceva loro da apripista attraverso le ultime propaggini dei bassifondi. Entrarono nel retrobottega di un macellaio, a giudicare dall’odore non uno che vendesse carni particolarmente fresche; il proprietario comparve armato di un pesante coltellaccio, ma alla vista della guida (e delle armi di coloro che lo seguivano) si affrettò a riporlo e a mostrare l’accesso di un passaggio segreto nascosto dietro una fila di quarti di manzo appesi ai ganci del soffitto.

Tappandosi il naso, le due ragazze varcarono quella poco attraente tenda; ma in seguito la situazione non migliorò, anzi, l’odore di fogna era talmente forte che Michela dovette estrarre dalla borsa un paio di fazzoletti e passarne uno a Giulia affinché potesse posarselo su bocca e naso.

I due mazoku erano avvantaggiati: Dessran materializzò una maschera antigas, Hiro si limitò ad escludere dalla sua percezione olfattiva quel puzzo micidiale.

Riemergere “a riveder le stelle” fu una benedizione, anche se ciò comportava una scarpinata nella boscaglia che ricopriva la collina; al buio della notte, non era esattamente rassicurante.

Michela sobbalzò vedendo brillare nel buio due occhi ferini: ma un attimo dopo riconobbe quelle schegge argentee: -Caspita, Hiro, non mi ero mai accorta che i tuoi occhi s’illuminassero al buio!-

-Tutti i mazoku vedono di notte, anche meglio che di giorno. Semplicemente, al buio la nostra energia agisce in modo più visibile.-

-Comodo per leggere a letto!- sorrise.

-Demente…- borbottò Hiro allungando il passo.

Giulia si avvicinò ridacchiando: -Ogni occasione è buona per punzecchiarvi, vero?-

L’amica sospirò rassegnata: -Già; a volte invidio il rapporto che avete tu e Dess… Però se Hiro cominciasse ad essere gentile con me non lo riconoscerei più!- concluse ritrovando il sorriso.

Giunsero all’ingresso di una caverna, mimetizzato tra i rovi; Richard, che negli ultimi minuti era diventato sempre più nervoso, ora rabbrividiva:

-Ho fatto quel che volevate, vi ho portato alla base principale della gilda, ora lasciatemi andare! Non avete più bisogno di me, il nostro capo è dentro, cercate lui!-

Giulia gli si avvicinò (a non meno di tre passi: tra la tensione e la scarpinata il ladro non emanava un afrore molto piacevole): -Come mai tanta reticenza di punto in bianco?-

-Già; non è che ci stai nascondendo qualcosa?- indagò insospettita l’altra.

-Magari qualche trappola nascosta?- ipotizzò Dessran.

-O forse quel mostro non-tanto-nascosto oltre l’entrata?- sbuffò Hiro.

-MOSTRO???-

Hiro si rivolse all’altro mazoku: -Dovresti prenderti il disturbo di sondare le aure, ogni tanto. È la prima regola che insegnano ai Demoni degli Inferi, o te ne sei già dimenticato?-

Dessran rispose piccato a denti stretti: -Questo è proprio il motivo per cui mi dà fastidio seguire certe regole… o meglio, le *vostre* regole! Io non sono come te!-

-Ci mancherebbe altro!- ribatté sdegnato Hiro.

-Beh, almeno IO faccio qualcos’altro, oltre ad andare in giro ad ammazzare come un sociopatico scorbutico!-

-Si, fare ‘l’infermierina caritatevole’ e abbassarti in atti carnali degni di un misero mortale con un’altra degenerata che chiami “fidanzata”…-

-Ehi, vola basso cocco, ti ricordo che anche tu sei nato umano. E poi, parla quello che probabilmente è ancora vergine… Accidenti, ora mi spiego il tuo caratteraccio: mille anni in bianco farebbero inacidire chiunque… oh, scusa, ma forse tu hai gusti diversi… -

Ilune si spatasciò una mano sulla faccia, estraendo poi dalle profondità della borsa un harisen (con si scritto “riservato ai cretini”) e colpendo con una precisione frutto di allenamento la zucca di entrambi i demoni.
Prima che Hiro, con occhi fiammeggianti, potesse però ritorcersi sulla ragazza, l’altra intervenne.

-Piantala, Hiro!- si intromise Miky, a disagio per la piega che la discussione stava prendendo.

Giulia posò una mano su un braccio al suo moretto per impedirgli di iniziare una rissa con l’altro mazoku -Comunque, tu non tirare fuori certi argomenti, specie di fronte a un prigioniero! Torniamo al problema attuale, ok? A quanto pare c’è un mostro a guardia dell’entrata… che tipo di…- voltandosi verso il loro ‘ostaggio’ s’accorse però che aveva approfittato della discussione (e quindi dell’indebolimento del ‘guinzaglio’ mentale) per svignarsela, ed ora correva a rotta di collo lungo il fianco della collina.

-Forse dovremmo riprenderlo… prima che cada e arrivi a valle rotolando…-

-Troppo tardi!- fece notare Hiro con un ghigno sadico, vedendo l’uomo inciampare e precipitare tra rocce e rovi…

Le due amiche si guardarono con una gocciolina sulla tempia -Mi sa che se il poveretto sopravvive, non si alzerà mai più dal letto…-

-Per me ci si nasconderà addirittura sotto, vita natural durante!-

Dessran guardò verso l’entrata della caverna: -Beh, diamo un’occhiata al mostro in questione?-

I quattro sbirciarono all’interno: un largo cunicolo conduceva nelle viscere del colle, ma il passaggio era ostacolato da una creatura vagamente somigliante a un leone oversize, con seri problemi d’alitosi, dato che soffiava fiamme! Sulla schiena spuntava una testa da capra inca**ata e zannuta; la coda invece s’agitava e sibilava come un serpente… anzi, lo era!

-Una Chimera da guardia… un po’ meno tradizionale di un cane a tre teste, ma sempre efficace.- Commentò atono Hiro.

-Già; peccato però che non abbiamo nessun Pegaso e Bellerofonte a portata di mano!!!- sbottò Miky.

-Beh, possiamo ucciderla noi due, ma preferirei un’altra soluzione…- disse Dessran guardando l’espressione da salviamo-gli-animali-indifesi (o quasi) di Giulia… che ebbe un’idea geniale:

-Miky, puoi lanciare un incantesimo che l’addormenti?-

-Temo che quel mostro sia immune a questo tipo d’incantesimi…- ma vedendo Hiro scrocchiarsi le dita, s’affrettò ad aggiungere: -Però posso provare a stregare uno dei nostri panini della scorta d’emergenza: la chimera lo mangia e crolla addormentata!-

-Tentar non nuoce!- approvò l’amica.

Michela recitò in fretta la formula e lanciò il tramezzino nella grotta: -Speriamo gli piaccia il prosciutto cotto…-

-Lo spero si, dato che è quello alla brace che si trova SOLO in quel negozio di specialità tipiche…-

A quanto pare il mostro non era di gusti difficili, poiché si pappò tutto in un boccone. Dopo un paio di minuti i nostri temevano che non avesse avuto effetto, e già Hiro s’apprestava a prosciugare la creatura da tutte le sue energie vitali, quando la Chimera barcollò e crollò a terra.

-Starà dormendo?-

Un poderoso ruggito fu la risposta… certo che il mostro russava forte!

I nostri poterono passare incolumi lungo il cunicolo, che sbucò in una sala molto più lavorata ed ariosa. Su una grande poltrona intarsiata stava stravaccato un uomo grosso e dall’aria brutale, ma essa non celava negli occhi stretti e scuri il freddo bagliore di un’astuzia malvagia.

-Voi chi…- sbottò, ma Miky lo interruppe immediatamente.

-Senti, saltiamo tutta la parte delle domande retoriche tipo ‘chi siete - che ci fate qui - come avete superato il mostro’ che tanto i lettori lo sanno già; passiamo subito al sodo.-

-Ben detto: siamo qui per prenderci il vostro tesoro!- dichiarò allegramente Giulia.

Il capo dei ladri rise e schioccò le dita: -Divertente. Uomini, fatele a pezzi!-

Da delle alcove laterali uscì un cospicuo numero di brutti ceffi armati fino ai denti… Sospirando per l’ennesimo clichè, le due ragazze si misero in posizione di guardia, fiancheggiate dai due demoni.

Giulia scambiava colpi su colpi (di cui parecchi bassi… la lealtà, quando sei in inferiorità numerica, non è la cosa più intelligente…) con i banditi, dei quali i più intraprendenti venivano rapidamente messi al tappeto dal protettivo Dessran; Miky invece si divertiva a scagliare sui malcapitati proiettili di fuoco e scariche elettriche che li lasciavano non poco abbrustoliti, resistendo alla tentazione di mirare piuttosto sul suo cosiddetto ‘aiutante’, che preferiva spronarla a modo suo deridendo la sua scarsa mira, ma squarciando con gli artigli le gole di quelli che osavano avvicinarsi troppo.

Alla fine rimase solo il capo della banda, che, persa tutta la sua baldanza, quando vide avvicinarsi le due ragazze strisciò a nascondersi dietro il suo ‘trono’ tremando come una foglia:

-Due fanciulle perbene come voi non torturerebbero mai un povero ladro come me, vero?-

Giulia sorrise angelica: -Oh no, NOI no… ma LORO si!- indicò Dessran che si scrocchiava allegro le nocche e Hiro che lanciò all’uomo uno sguardo da inquisitore.

Miky provando un briciolo di pietà per quell’uomo che nel giro di cinque minuti era diventato l’ombra di sé stesso, gli consigliò: -Pensaci bene: ti conviene dirci dov’è il tesoro, perché se quei due si giocano la tua sorte alla morra cinese e vince Hiro, ne uscirai A RATE.-

-Come, scusa?- piagnucolò il tapino.

-Vuol dire che ti spedirò all’inferno un pezzo alla volta. Capito, audioleso?- specificò Hiro.

Non si capì se fecero più effetto quelle parole fredde come una pietra tombale o gli occhi lampeggianti d’ira trattenuta che prometteva di trasformare in realtà i peggiori incubi immaginabili… Fatto sta che il poveraccio assunse il colorito di un gorgonzola andato a male e, espellendo all’istante un litro e mezzo di sudore gelido barcollò verso un arazzo che nascondeva una porta blindata.

La aprì, e i nostri si rifecero gli occhi con un piacevole e luccicante ammasso di monete, gioielli e oggetti di natura apparentemente magica. Le due ragazze si sorrisero a sessantaquattro denti:

-Abbiamo risolto i nostri problemi di budget!- e cominciarono a servirsi a volontà di quella fortuna ben meritata!

Tutto quello che non riuscirono a caricare nelle borse, fu cacciato in grossi sacchi e conservato nel piano astrale dai due mazoku, uno dei quali (indovinate chi?) borbottava sul dover fare da facchino a una piccola mortale che *groumblegroumblegrouble*.

Mentre percorrevano baldanzosi il cunicolo che li avrebbe riportati verso l’aria aperta, i quattro udirono un rumore come di balzi… Immediatamente, i due demoni, in testa, fecero comparire le falci… un istante prima di essere travolti da una chimera festosa che prese a sleccazzare allegra le due ragazze!!!

-Ehm… credo che gli siamo simpatici… Miché, che diamine di incantesimo hai fatto a quel panino?- riuscì a chiedere Giulia, tra una leccata e l’altra.

-Semplice incantesimo del sonno…- rispose Michela, un po’ schifata per via della bava… e del fiato non esattamente al sentore di violetta…

-Ma perché allora adesso ci tratta come se ci volesse un bene dell’anima?-

-Basta chiedere…- Dess prese per la collottola di leone la chimera, scambiando con diversi borbottii e ringhi.

-Non sapevo parlassi il chimerese, Dess-chan…- fece Giulia stupita.

-È la lingua delle bestie magiche: in quanto viverna, la comprendo e la parlo. E non chiamarmi Dess-chan!!!-

-Vabbé: che ha detto?-

-Ha detto che è molto grato alle fanciulle che gli hanno dato quel buon boccone… di solito, tutto quello che gli danno sono ossa e cadaveri… Ha detto che non aveva assaggiato mai nulla di simile. Ah, e ha detto che è molto grato perché abbiamo ucciso il mago che l’aveva magicamente incatenato qui. Adesso potrà tornare alla sua famiglia. Ha detto anche che ha una moglie e quattro cuccioli che l’aspettano…-

-E avrebbe detto tutto ciò con quei pochi borbottii?- chiese perplessa Michela.

-Il Bestiale non è fatto solo di suoni, ma anche di mimica facciale, postura, e una buona fetta telepatica. Beh, alla prossima, e a buon rendere!-

Dessran salutò la chimera, che uscì con una corsetta, spalancò le ali di drago e si levò in volo, diretto verso la sua famiglia.

-Oh, com’è commovente… non sapevo che anche i mostri come quello avessero una famiglia!- commentò Ilune, fazzoletto in mano e occhioni umidi e stellati.

*GOCCIOLONE* degli altri tre.

-Beh, in qualche modo dovranno pur riprodursi anche i mostri, giusto?- commentò l’amica passandole dei kleenex.

Più tardi le due ragazze sorridevano beate sedute a un tavolo coperto di piatti vuoti che fino a poco prima avevano contenuto i migliori manicaretti offerti dall’ottima locanda in cui si trovavano. Il fuoco scoppiettava nel grande camino della sala da pranzo, ancora piena d’avventori nonostante l’ora tarda.

Mentre le due si abboffavano come se non avessero visto cibo da giorni, Dessran aveva fatto l’inventario dei manufatti sottratti ai banditi assieme al cospicuo mucchio di denaro:

-Perlopiù sono comuni ninnoli senza alcun valore oltre a quello commerciale; tranne questo strano ‘coso’ di ferro, con queste escrescenze che spuntano da tutte le parti… e che non capisco a cosa possa mai servire.-

-Forse è il simbolo di qualche assurda divinità locale…- tentò Giulia.

-Oppure è un orribile esempio di quella che qui passa per arte moderna.- Ridacchiò Miky.

Hiro lanciò una rapida occhiata allo sgorbio improponibile e sbuffò con tono scocciato, come se fosse ovvio:

-È una chiave.-

Dessran gli rivolse una smorfia irritata per il suo tono di sufficienza e rimbeccò: -E potresti degnarti di dirci con quale mirabile procedimento deduttivo sei giunto a questa conclusione?-

L’altro demone mostrò una targhetta attaccata a un laccetto di cuoio: -Questa era legata a quell’affare, ti è caduta mentre lo raccoglievi; c’è scritto, in geroglifici antichi: *Chiave della tomba del Sommo Kermes; da non smarrire. I profanatori saranno colpiti dalla maledizione del Sommo e perderanno tutti i capelli.*-

GOCCIOLONISSIMO sulle teste degli altri tre.

Un’allegra risata giunse alle loro orecchie: -Allora per te non c’è pericolo, Rude!-

-Argh! Stavolta ti strangolo davvero, Reno!-

-Ragazzi, vi prego! Non attiriamo l’attenzione!-

-Tseng, è davvero quel brutto coso quello che stiamo cercando?-

-Zitta Elena!-

I nostri si voltarono verso il tavolo vicino e assistettero a una strana scena: un colosso pelato come una palla da biliardo stava cercando d’afferrare con intento omicida un ragazzo magro dai lunghi capelli rossi; un terzo uomo dall’aria pacata cercava di quietare gli animi, mentre una biondina dall’aria allegra ma un po’ svampita cercava di attirare la sua attenzione aggrappandosi a una sua manica.

Notando gli sguardi interrogativi dei nostri quattro viaggiatori, l’uomo più calmo, che sembrava il capo del gruppo, s’avvicinò per spiegare la situazione:

-Vi prego di scusarci per l’indiscrezione, ma non abbiamo potuto fare a meno di ascoltare: da settimane cerchiamo il modo di entrare nel labirinto sotterraneo dov’è posta la tomba di Kermes, una malvagia divinità che secondo le leggende sarebbe prossima al risveglio. Noi siamo stati incaricati di affrontarlo e sconfiggerlo.-

-E magari ripulire il tempio segreto da tutti i tesori che si dice vi sarebbero ammucchiati!- intervenne il rossino sorridendo a sessantaquattro denti. Il suo compagno più alto e taciturno gli assestò un pugno in testa con una venuzza pulsante.

Il capo si ricompose con un colpetto di tosse imbarazzato per la sfrontatezza del più giovane e proseguì: -Per questo motivo vorrei chiedervi di cedere a noi il manufatto; vi assicuro che sapremo ricompensarvi generosamente.-

Giulia e Miky si scambiarono un’occhiata: -Consultazione!- e si riunirono a capannello.

-Che dici? Mi sembrano onesti…- valutò la mora.

-Detto da una diffidente come te, non è poco; ma a volte pecchi d’ingenuità. Chi ci dice che non si siano inventati quella storia?- ribatté la bionda.

-No, sono sinceri.- intervenne Shinigami -Posso vedere le loro aure, e non ci sono state oscillazioni psichiche che indicassero menzogna. Però potrebbero non averci detto tutto. Quel tipo, Tseng, dietro la calma nasconde grande intelligenza.-

Le ragazze osservarono di sottecchi l’altro gruppo: il capo vestiva come uno spadaccino, i lunghi capelli neri che scendevano lisci sulle spalle e gli imperscrutabili occhi scuri ispiravano carisma e senso di responsabilità. L’uomo più alto, l’inconfondibile Rude, era indubbiamente un guerriero di forza non comune, vista la corporatura possente; l’atteggiamento serio e intimidatorio denunciava una notevole esperienza: non abbassava mai la guardia. Creava un contrasto notevole con il fisico snello e dinoccolato del ragazzo chiamato Reno, dagli spettinati capelli di un rosso brillante, legati in un codino sulla nuca; gli abiti leggermente in disordine e la postura scomposta davano l’impressione di un temperamento ribelle e anticonformista, allegro e vivace fino all’impertinenza. Anche la giovane ragazza dai biondi capelli a caschetto, che avevano capito chiamarsi Elena, aveva quell’aria spensierata, ma decisamente meno dispettosa; le sue vesti erano del modello che indossavano i maghi, ma il colore blu intenso non dava indizi sulla natura dei suoi poteri… senonchè alcune bruciature lasciavano intuire una certa inesperienza, o sbadataggine, che tuttavia rendeva in qualche modo tenera la sua vispa premura, rivolta in particolare al leader di quella buffa accozzaglia di strani personaggi.

La domanda era una sola: potevano fidarsi di loro?

-Beh, ragazzi, detto tra noi e un panino al prosciutto…-

-Ma tu ragioni con lo stomaco, Giu?-

-Zitto o ti lascio a digiuno, Dess! E sai che ne sono capace… dicevo, detto tra noi, possiamo anche fidarci… se poi fossero dei voltagabbana, beh, abbiamo due bodyguard d’eccezione, no? Ehi, Michela, tu che ci hai giocato di più… ma a te non ricordano un po’ i Turks di Final Fantasy VII? Anzi, se non ricordo male, anche i nomi sono IDENTICI!-

-In effetti, ora che me lo fai notare… mah, coincidenze: forse questa realtà ha qualche punto in contatto con quella… Ok, io dico di fidarmi. Inoltre, erano le avventure che volevamo, no? Allora, mettiamola così: noi andiamo con loro, e daremo il manufatto nel momento in cui serve. Voi, ragazzi, che ne dite?-

Hiro fece spallucce come a dire “per me…”. Dess dette un’occhiata al gruppetto che attendeva la loro risposta -Oh, beh, sarà certo più eccitante che strisciare nelle fogne dietro a un prigioniero… ok. -

Le due ragazze annuirono, poi Giulia raggiunse i quattro in attesa.

-Ok, sentite qui: noi veniamo con voi, e al momento in cui serve tiriamo fuori la chiave. Non trattabile: siamo in cerca di avventure, e questa sembra proprio da non perdere…-

Il capo del quartetto osservò, valutandole, le due ragazze. Principianti, pesi morti. Poi guardò i due giovani che le accompagnavano. Beh, quei due non erano certo principianti della morte. In particolare il più pallido, dava l’impressione di essere la morte in persona. Non sarebbe stato piacevole combatterci contro. Meglio averli come alleati.

-Va bene. La partenza è per domattina alle otto. Puntuali qui. -

Le due ragazze annuirono, felici come due bambine a cui viene preannunciata una gita…

La stanchezza si faceva sentire sulle due ragazze: tante, troppe emozioni in un giorno solo. Così, presero la chiave della loro camera, prenotata ancor prima di ordinare la cena, e, augurando la buonanotte ai loro demoni custodi, se ne andarono nella stanza con due letti singoli che avevano prenotato.

-Voi che stanza avete? Io la 107… - fece Reno, in vena di conversazione.

-Non l’abbiamo: ce ne staremo qui al tavolo fino all’alba, probabilmente. Al massimo, mi accomoderò su un divano, mentre Mr. Simpatia qui probabilmente se ne starà seduto tipo statua di marmo su quella sedia per tutta la notte. -

-Ma come, non dormite?-

-Non ne abbiamo bisogno. - fece spallucce Dess, ignorando le occhiate omicide di Hiro. Stava parlando troppo, per i gusti dello Shinigami. Il portatore di lussuria ignorò gli sguardi assassini della fenice nera, ma stette attento a non scucire troppe informazioni.

-Ma non è possibile, tutti hanno bisogno di dormire!-

-Tu per primo, quindi vai a letto, e a domattina. Un giorno, forse, se non fai domande troppo invadenti che possano indurre l’allegrone lì dietro ad accorciarti di una testa, saprai il perché. - e, tornando al suo solitario a tre mazzi, Dess non fece più parola, malgrado le domande di Reno. Alla fine, il rosso decise che, in effetti, era meglio andare a letto, raggiungendo Rude nella loro doppia. Tseng si era preso una singola, e ovviamente Elena si era cuccata una singola anche lei.

-Spiegami una cosa: perché Giulia ha minacciato di farti digiunare. Non mi sembra sia una gran fonte di sentimenti negativi. Ascolta metal, ma dentro è irrimediabilmente buona.- chiese dopo un po’ Hiro, quando oramai la sala era deserta.

-Beh, io mi nutro anche di lussuria. Principalmente di lussuria. E lei ha un ragazzo a cui tiene molto… -

-E allora?- fece Hiro, non capendo il nesso logico.

-Fai due più due, frigido. Mi nutro della sua lussuria, è una dispensa ambulante, basta che pensi al suo ragazzo in costume e subito va nel VM18. - spiegò Dess, con l’aria di chi spiega una cosa ovvia a un bambino.

Hiro alzò un sopracciglio: -Come mi hai chiamato, disertore?-

-Frigido, e se vuoi, aggiungo anche culattone!-

Hiro scattò in piedi, falce in pugno, scagliandosi su Dessran, anche lui con la falce prontamente evocata in pugno.

-Preparati a morire in modo lungo e doloroso, vergogna del clan!- sibilò

*SCIAFF SCIAFF*

Doppia harisenata da parte di una Giulia in pigiama (con la pecora carcerata che lavora ai ferri stampata sopra).

-Un’altra discussione come questa, e giuro che mi metto a cantare con molto sentimento la sigla di Kiss Me Licia, Mio Mini Pony, Candy Candy e Lady Lovely!!!- minacciò la biondina.

Al che, i due mazoku decisero che forse era più conveniente cercare di scannarsi un altro giorno…

-Discutevano?-

-Parecchio. Dess ha chiamato Hiro Mr. Simpatia, e poi frigido; Hiro ha risposto con disertore, e Dess ha ribattuto con culattone…-

-Accidenti, questa è pesante… ma credo che la cosa che ha azzerato la tolleranza di Hiro verso Dess sia il fatto che prima gli ha rinfacciato la sua nascita umana: Hiro non tollera che venga nominata ciò che considera la sua peggiore umiliazione.-

-Infatti, a momenti si scannano. Cosa dobbiamo fare, tenerne uno qui e uno di sotto?- Giulia tornò sotto le coperte, riponendo l’harisen sul comodino.

-Se prendevamo due doppie e ognuna si teneva il suo in camera era meglio…-

-Tu dormiresti con Hiro seduto in poltrona a guardarti come contasse i secondi che ti restano da vivere?- chiese Giulia dubbiosa.

Miky sospirò rassegnata: -Lo farebbe senz’altro… Ma sempre meglio che temere che da un momento all’altro facciano esplodere la città litigando…-

La nottata trascorse tranquilla… nel senso che il mattino dopo la città era ancora in piedi.

Quando Reno scese per la colazione, ritrovò i due pressappoco nella stessa identica posizione della sera prima: Dess che leggeva un libro e Hiro con lo sguardo perso nel vuoto dietro a chissà quali misteriosi pensieri. Poiché il suo saluto fu a malapena ricambiato con un cenno distratto dal demone coi capelli lunghi, si sedette ad aspettare i propri compagni. Estrasse dalla camicia un sottile pugnale e cominciò a giocherellarci per passare il tempo.

-Bel coltello.- Commentò Dessran, notando l’ottimo acciaio della lama e la raffinata lavorazione dell’impugnatura.

Reno sorrise orgoglioso e una luce vivace illuminò i suoi chiari occhi verdi: -Puoi dirlo forte! Ma anche se fosse brutto, me lo porterei dietro comunque: è un portafortuna, regalo da parte di una persona specialissima!- ammiccò allegramente.

-E chi?!- indagò curioso il demone, che cominciava a trovare simpatico quell’esuberante testarossa, che gli si avvicinò con aria da cospiratore:

-Nientemeno che di Rufus!-

-Il Principe Rufus?-

Reno trasalì: Tseng e gli altri due erano comparsi nella sala, e avevano sentito chiaramente il nome del loro sovrano. Reno arrossì all’istante, e cercò disperatamente di correre ai ripari:

-Si cioè no… intendevo… Rufus… è… il mio gatto!!!-

Elena sbatté le palpebre sorpresa: -Il tuo gatto si chiama come il principe?-

-Il tuo gatto ti regala coltelli?- indagò Tseng, dimostrando di avere un ottimo udito.

Il viso di Reno divenne in tinta unita con i suoi capelli: -È una bestiola molto intelligente!-

-Più del suo padrone, senz’altro…- sbuffò Rude.

Fortunatamente per Reno, la discussione venne interrotta dall’ingresso delle due ragazze: la mora avanzava barcollando come accecata dal sonno (o come se avesse dimenticato gli occhiali; ma essi erano saldamente sul suo naso, quindi era tutto da imputarsi alle palpebre che si rifiutavano di restare alzate); la bionda invece brandiva un’enorme tazza invocando -Caffèèèèè- con una voce sepolcrale da dare i brividi. Si sedettero al tavolo e chiamarono il cameriere, ordinando una più che abbondante colazione. Hiro storse il naso davanti alla montagna di brioches calde che fu deposta sul tavolo, ma Michela gli fece un sorrisetto insonnolito e commentò: -Ho bisogno di carburante! Prevedo una giornata intensa!-

-Lo sarà senz’altro. Ma prima di entrare in azione dovremo procurare dei travestimenti anche per voi.- Decretò Tseng.

-Travestimenti?- chiesero a una voce le due ragazze.

Hiro fulminò l’uomo con lo sguardo e stabilì: -Mi rifiuto di indossare chissà quale stupido costume!-

-Andiamo, Hiro- cercò di mediare la mora -non sai neppure di che si tratta!-

Dessran, evidentemente in cerca di rivalsa dalla sera prima, ghignò: -Magari saresti carino vestito da donna…- ma prima ancora di finire la frase dovette nascondersi sotto il tavolo, divenuto un puntaspilli per dodici lame di diversa fattura ma ugualmente affilatissime comparse come dal nulla…

Giulia tentò di rimediare alle facce allibite dei loro nuovi compagni ridacchiando: -Non fateci caso, è un po’ permaloso… quei due si divertono a scherzare così!-

-Quale scherzo? Io volevo fermamente ucc…- Hiro fu azzittito da una brioches alla doppia crema che Miky s’affrettò a cacciargli in bocca.

Tseng sbatté un tantino allibito le palpebre ma proseguì la spiegazione: -L’entrata per il dungeon di Kermes si trova nei sotterranei del Tempio principale di questa città; l’accesso è proibito al pubblico, quindi dobbiamo travestirci da chierici per poter accedere alle zone riservate.-

Giulia alzò la manina per fare una domanda: -Scusi signor Tseng, ma non sarebbe più facile introdursi furtivamente di notte?-

-Purtroppo di notte il Tempio è protetto da un maggior numero di guardie e da incantesimi-barriera molto ardui da annullare… ci ho già provato, ma niente da fare!- sorrise imbarazzata Elena mostrando l’orlo bruciacchiato della sua tunica.

Tseng le pose gentilmente una mano sulla spalla per consolarla, Reno invece ridacchiò: -Dai, sarà più divertente far fessi quei bietoloni passandogli sotto il naso senza che se ne accorgano! Anche se personalmente non avrei detto di no a una bella rissa con le guardie…- e il rossino fu zittito come al solito da uno scappellotto di Rude.

Miky lanciò un’occhiata a Giulia: -Allora, che ne dici? Ti senti la vocazione da chierica?-

-Perché no? Invece temo che Dessran non farà i salti di gioia, a stare in un tempio dove vige il voto di castità!- ridacchiò alla vista dell’espressione depressa del Demone della lussuria. -Hiro invece può passare per un addetto all’estrema unzione, vista l’allegria!- lo prese bonariamente in giro la bionda.

-O direttamente alle sepolture!- rincarò la mora.

Il Demone della morte si limitò ad ignorarle.

Così il nostro gruppo si ritrovò entro metà mattinata davanti ai cancelli del Tempio, intabarrati in mantelli e tuniconi molto ampi e lunghi, adatti a nascondere le armi e l’equipaggiamento… l’unica difficoltà era data dal fatto che, in piena estate e con trenta gradi all’ombra, non era esattamente l’abbigliamento più fresco che si poteva desiderare!!! ^^;;;

Miky sudava le proverbiali sette camicie e guardava in cagnesco Hiro, invidiandogli l’insensibilità termica dei mazoku. Giulia, conoscendo l’intolleranza al caldo dell’amica, cercò d’incoraggiarla: -Resisti, una volta nel Dungeon potremo levarci di dosso questa roba!-

-Non vedo l’ora!-

Rude richiamò la loro attenzione raccomandando: -Silenzio ora, e non fatevi notare!-

Miky non riuscì a trattenersi dal sussurrare: -Parla lui! Non credo ci siano molti preti formato armadio in questo tempio!-

Giulia ridacchiò ed entrambe seguirono l’alto uomo.

Il Tempio sorgeva su una collina ed era formato da una struttura composta da numerosi edifici, posti su vari livelli in cerchi concentrici fino al vertice. I nostri attraversarono senza particolari difficoltà le cappelle e i luoghi di culto aperti ai fedeli che occupavano i circoli più esterni.

Era difficile non notare i bassorilievi, le statue e i dipinti raffiguranti fenici, in ogni posa e colore, ovunque.

-Il loro culto adora la Fenice, o pare a me?- chiese ironica, sottovoce, Giulia.

-Ma va’? Come hai fatto a capirlo?- sghignazzò Dess, che stava pensando che lì, l’unica fenice presente, era quella che camminava davanti a lui.

Un immenso quadro raffigurante la battaglia epica di una fenice dorata contro una specie di drago senza zampe anteriori, una viverna o qualcosa di simile, fu ammirato da Giulia per la tecnica pittorica, e dovettero trascinarla via per impedirle di tenere loro un sermone sulle tecniche pittoriche e sull’uso di fogli d’oro per le ali che…

-Ma lei, non studia biotecnologie, o come cavoli si chiamano?- Hiro si degnò di rivolgere la parola a Dessran, dato che il demone della lussuria era quello che meglio conosceva la bionda.

-Si, ma è appassionata di arte, dal medioevale al rinascimentale. E non ne sbaglia una!-

Al terzo livello Tseng mostrò alle guardie i lasciapassare contraffatti, così poterono accedere nel Tempio interno. Nel quarto cerchio erano collocati gli edifici dove risiedevano gli ecclesiastici; qui era più difficile non essere sospettati, dato che i canonici si conoscevano tra loro, ma facendosi passare per una delegazione straniera in pellegrinaggio, il gruppo di ‘agenti in incognito’ riuscì a superare anche questa prova.

Fino a quel momento, l’ostacolo più insidioso era stato tenere a bada l’ossessiva pulsione di Reno a fare boccacce a tutti i quadri di santi dall’espressione estatica in cui s’imbattevano; ma adesso s’imponeva di trovare un modo per entrare nel cuore del Tempio. Infatti proprio dietro il naos era celato il passaggio che conduceva al sotterraneo.

-Vediamo un po’, che cosa mai potrebbe distrarre un esercito di prelati fino al punto di dimenticarsi di fare la guardia al loro sancta sanctorum?- rifletté Miky… e lo sguardo le cadde sulla coppia di mazoku; s’avvicinò a Giulia e le due confabularono per qualche istante, poi ENTRAMBE fissarono i loro Demoni Custodi. I due, a causa delle emanazioni di energia sacra, avevano già una cera un po’ pallida (per Hiro persino più del solito), ma quando colsero quell’occhiata si preoccuparono ancora di più.

Giulia, cogliendo lo sguardo di puro panico di Dessran, tiratisi in disparte, s’affrettò a rassicurarlo: -Tranquillo Dess, non intendo immolarti sull’altare della causa… dovrete solo combinare qualche scherzetto, seminando qua e là un po’ di magia demoniaca, per ‘distrarre’ i preti di guardia… sarà divertente, vedrai!-

-Già! Tu che ne dici, Hiro?- chiese Miky.

L’altro rispose con uno sguardo irritato tendente all’omicida: -Io non scherzo mai. Faccio sempre, mortalmente sul serio, dovresti saperlo!-

Miky sospirò e cercò di nascondere il gocciolone con tanto di pelle d’oca dietro la nuca -…cerca di non perpetrare una strage, però.-

-Aspetta, forse ho un’idea migliore…- fece la biondina, ricordandosi del quadro.

-Che idea?- si intromise Tseng, gettando occhiate nervose attorno: rischiavano di attirare troppo l’attenzione, confabulando così!

-Dess, estremità nord del secondo cerchio di mura; Hiro, tu a quella sud. Avevano delle torri abbastanza robuste per sostenere il peso delle vostre forme beast. Apparite come fenice e viverna, fate un po’ di casino, fuochi pirotecnici, un voletto dimostrativo. - diede istruzione. Hiro la guardò con occhi di ghiaccio, non tollerando di prendere ordini da un’umana, men che meno da quella che trattava Dessran come il suo cucciolo personale.

Dess invece parve leggere nel pensiero a Giulia, perché sfoggiò un sorrisetto che non prometteva nulla di buono.

-Roger, Giu! Vieni, musone, dobbiamo dare spettacolo, e TU devi recitare l’eroe, quindi cerca di non ammazzare troppi passanti, ok?- e con l’aria di chi andava a mettere un secchio di vernice sopra la porta dell’aula prima che entri il prof di matematica, Dessran afferrò per un braccio Hiro, e teleportò sé stesso e il “musone” fuori.

-Vi degnate di spiegarci CHI o COSA sono quei due?-

Giulia e Michela si scambiarono un’occhiata.

Poi parlò Michela -Loro due sono creature antiche e potenti, che abbiamo vincolato al nostro servizio… con le buone o con le cattive. Ora sono andati ad assumere la loro vera forma: Dessran è una viverna, e Hiro una fenice nera. Dato che sono esattamente gli animali al centro della mitologia di questa religione, la loro comparsa…-

-… paragonabile a una apparizione mistica, a un miracolo, o come dir si voglia, farà accorrere TUTTI a vedere il loro spettacolino…- poi alla bionda venne in mente una cosa –Speriamo che non si mettano a litigare sul serio, o radono al suolo la città!!!-

-Se Hiro si mette a fare casini… di Dessran non mi preoccupo, almeno LUI ti obbedisce. Ma se Hiro fa casini, quella melassosissima storia la scrivo eccome, a costo di fare una full immersion in Candy Candy e Lady Lovely!- promise la bruna.

Ovviamente, il quartetto non poté capire i riferimenti, ma la gocciolona comparsa sul capo della bionda stava a indicare che si trattava di qualcosa di MOLTO pesante.

Dieci secondi dopo, il grido “MIRACOLO!!!” e “APPARIZIONE!!!” risuonava per tutti i corridoi, mentre sacerdoti in vari stadi di senilità correvano o rotolavano (su rudimentali e ingioiellate sedie a rotelle) verso l’esterno, ad assistere con i loro occhi al prodigio della Fenice della Guerra, dalle piume nere, che lottava contro la Viverna Oscura.

Con un inchino e uno svolazzo di un inesistente cappello, Giulia indicò la porta, lasciata aperta, per il cuore del tempio.

Penetrati così nel tempio incustodito, i sei avventurieri furono investiti da una nube di incenso talmente forte, che persino Giulia storse il naso, lei che aveva la camera perennemente avvolta da nubi di fumo di incensini vari.

-Cappero, fanno i santarellini, ma non si risparmiano le erbette, i venerabili monaci, eh?- fece Reno, meritandosi per ciò un affettuoso e rude cazzotto sulla testa da parte di Rude.

Michela, che si premeva sul volto un fazzoletto, fece un cenno, e subito fu raggiunta da Elena e da Giulia. Aveva trovato una porta, dietro a un arazzo.

Le tre ragazze esaminarono per un attimo una serratura: grossa e massiccia, come la porta che chiudeva e che sigillava il passaggio. Anche gli altri la esaminarono, ma neanche il robusto Rude avrebbe potuto sfondarla.

Potevano aspettare Hiro e Dessran con le loro falci soprannaturali, ma intanto non era male dare un’occhiata in giro.

-Qui c’è una teca con vari oggetti, tra cui una chiave… che sembrerebbe proprio quella della porta! Solo che è protetta da un campo di forza: non si può sfondare!- chiamò Tseng.

-Chiusa con la stessa magia della barriera notturna. - decretò tristemente Elena, dopo aver analizzato la barriera che rendeva infrangibile la teca.

Ma con sua grande sorpresa, Giulia scoppiò a ridere!

-Non ci posso credere! È quasi identica alla credenza di casa mia!!!-

E sotto gli occhi interrogativi dei presenti, prese una forcina che le fermava i capelli e il diadema che portava in testa (se c’era una cosa di cui non scarseggiava, erano le forcine: non meno di dieci erano state piantate qui e là per fissare la catenella d’argento e il ciondolo a forma di foglia che le poggiava sulla fronte). Poi, prese il coltellino a serramanico col manico di legno che aveva portato con sé.

I vetri erano leggermente più corti della cornice di legno, e se adeguatamente sollevati, lasciavano una fessura di un paio di millimetri.

Incastrato il coltello sotto, aveva una fessura di due millimetri in corrispondenza del gancio che teneva chiusa un’anta.

-A casa usavo un’asticella di metallo per gli spiedini per tenere su e un’altra, ma una forcina andrà benissimo…- spiegò ai presenti, con gli occhi pallati.

Una volta sganciato il semplicissimo fermo, le due ante dovevano essere allargate contemporaneamente … et voilà! Malgrado il blocco della serratura fosse ancora fuori, la bionda aprì la teca, prese la chiave e aprì la porta.

-La rimetto dentro, così non desteremo sospetti. - annunciò. Sotto lo sguardo ammirato dei presenti, richiuse la teca così come l’aveva aperta, cancellando le ditate di sudore con la manica.

La porta ora era chiusa, ma non inchiavata: girando il pomello, la si apriva.

In quel momento, arrivarono Dessran e Hiro, il primo con un’aria divertita, il secondo scazzato.

-Ho dovuto impedirgli di mangiarsi la gente accorsa: se doveva interpretare il buono, non poteva mangiarsi i fedeli!- spiegò allegro Dess.

-Ottimo lavoro, ma ora venite!- li incitò Michela, aprendo la porta. In pochi secondi, tutti e otto furono nel cunicolo, e Tseng richiuse con cura la porta dietro di sé, lasciando che l’arazzo ricadesse a coprire la porticina segreta.

-Ok, ci siamo. Inizia l’avventura!- sospirò emozionata Giulia all’amica.

-Non per smontare il tuo entusiasmo, ma temo sarà un’esperienza tutt’altro che igienica…- sospirò l’amica, indicando lo stretto corridoio stillante muffa e umidità; alle due parve di sentire persino lo squittire di qualche topo.

-Vi aspettavate una passeggiata?- sbottò sarcastico Hiro.

-Suvvia, considerato che ci dirigiamo verso la tana di un Signore del Male, potrebbe andarci molto peggio!- incoraggiò Dessran movendo un passo avanti… e venendo bersagliato da una raffica di dardi avvelenati!, che prontamente parò con la falce.

Hiro strappò una delle frecce rimaste incastrate nell’arma e l’annusò leggermente:

-Cianuro. Tipico.-

Tseng estrasse la sua spada sottile e osservando i dintorni guardingo ricordò: -Il posto dev’essere disseminato di trappole; occhi aperti e attenti a dove mettete i piedi.-

Dopo un cenno d’assenso generale, la squadra si mise in formazione e s’incamminarono lungo il cunicolo. Miky prestò il suo bastone a Tseng, che all’avanguardia con Rude sondavano il pavimento, attenti a non calpestare per sbaglio qualche altro meccanismo di attivazione dei simpatici trabocchetti con cui il dungeon sembrava tappezzato. Alcuni però non riuscirono ad evitarli:

-Attenti in alto! Pezzi di soffitto in caduta libera!!- esclamò Reno

-E in basso! Ci sono lance che spuntano all’improvviso dal pavimento!!- avvertì Giulia.

Colti tra due fuochi, i nostri furono costretti a un imbarazzante slalom per evitare i proiettili dall’alto e dal basso; Dessran ed Elena eressero uno scudo magico per bloccare le pietre a mezz’aria, utilissimo fino a che Hiro non perse la pazienza (come al solito) e con un’onda psichica disintegrò le rocce riducendole in polvere… riducendo tutti quanti a pupazzi infarinati, simili a involtini da infilare in padella. Il demone ignorò totalmente gli sguardi incavolati e si recò ad aiutare Rude, che incurante aveva continuato a spezzare lance col suo spadone a due mani.

Il successivo ostacolo fu un’infestazione di erbacce velenose pericolosamente vivaci; annidate ai bordi del corridoio, estendevano le loro foglie lunghe ed elastiche come lacci verso i piedi delle vittime, facendoli inciampare per trascinarli nel loro intrico stillante un liquido che prima intontiva la preda, poi lentamente la uccideva. Falciarle con la spada sembrava inutile, così le maghe furono costrette a ricorrere al fuoco magico… rischiando però d’incendiare anche i vestiti dei loro compagni!!

-Prima infarinati, poi cotti! Cosa ci toccherà ora?- sbottò Reno –Mi si è pure rovinata la giacca!-

-Tu sei proprio l’ultimo che dovrebbe lamentarsi di questo; vai sempre in giro con gli abiti stropicciati come se ti fossi appena alzato dal letto…- sbottò Elena.

-Scusa tanto mammina, ma non devo renderne conto a te!- rimbeccò il rosso.

-Non è il luogo né il momento adatto per discutere di questo!- per l’ennesima volta Tseng sedò il litigio tra i suoi colleghi.

-Giusto. Concentriamoci piuttosto sul terminare la missione restando vivi!- ricordò Giulia.

Rude scrollò le spalle e annuì, riprendendo il cammino: -Occhi aperti. Chissà quali altre diavolerie ci salteranno addosso…-

Non ebbe neanche il tempo di terminare la frase che un enorme ragno deforme, grigio e peloso gli piombò addosso, scivolando sulla testa calva (se la situazione non fosse stata critica, Reno sarebbe sicuramente scoppiato a ridere) e aggrappandosi alla camicia del grosso uomo. Le tre ragazze strillarono per la sorpresa e lo schifo, ma il guerriero non si fece prendere dal panico: con una calma invidiabile, riempì di ceffoni il ragno finché lasciò la presa e ne schiacciò la testa sotto lo stivale. Poi come se non fosse successo nulla, ripeté: -Occhi aperti.-

Miky e Giulia annuirono con gli occhi sgranati, un tic al sopracciglio e una smorfietta disgustata per la fine del ragno… ma capirono che non era certo finita: dal corridoio provenne un tramestio furioso di zampe, e presto avanzò verso di loro un intero plotone delle stesse, repellenti creature aracnidi.

L’arco di Giulia e i pugnali da lancio di Reno ebbero buon gioco a tenerli a distanza, mentre gli ardimentosi che osavano avvicinarsi erano rapidamente finiti dagli altri. In breve, dei ragni non restava altro che uno schifoso impiccio che insozzava il corridoio.

Dopo la moltitudine di ragni, arrivò quello che doveva essere la loro mamma... o forse anche il papà, date le dimensioni.

Le zampe aderenti al corpo, occludeva del tutto il cunicolo...

-AAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

mandalo via, Dess, MANDALO VIAAAAAAA!!!!!!-

Giulia era letteralmente saltata al collo di Dessran, che se non fosse stato un demone, sarebbe sicuramente finito con un paio di costole incrinate dal febbrile e terrorizzato abbraccio della bionda.

-Aracnofobia?- fece cinico Hiro.

-Beh, una volta era peggio. Ma questo coso fa schifo bene. Levatevi. -

E, con Giulia sempre abbarbiccata al collo (ora si era portata sulla schiena, stile koala, con occhi chiusissimi), il mazoku si portò davanti agli altri, brandendo la falce con un unico movimento.

-WYVERN'S FANGS!!!- decine di lame simili ad artigli fantasma si avventarono sulla bestia.

Un istante dopo, il ragno si sezionò in innumerevoli parti, spandendo l'icore e viscere varie per tutto il corridoio.

-Carino. È nuovo?- commentò Michela, riferita alla tecnica di attacco.

-Elaborazione recente risultato di un paio di allenamenti con Garv-sama.- spiegò placido il moro, cercando di staccarsi la ragazza che ancora gli stava appiccicata stile koala alla schiena.

Il gruppo di Tseng stava pensando che in effetti quei quattro erano stati un buon acquisto...

Alla fine, la bionda venne schiodata, ancora tremante, dalla schiena del suo demone, solo grazie alle rassicurazioni di Michela e di Elena che non c'erano altri ragni giganti in giro. Tremava visibilmente.

-E adesso a che tocca? Ratti extralarge?- sbottò Reno, schiacciando un ultimo ragnetto fuggiasco, non più grande di un piattino da tè, sotto il tacco dello stivale.

-Non dirlo neppure, Reno! Odio i topi!- gemette Elena.

-E in che rapporti sei con i serpenti?- chiese atono Hiro, passando all’avanguardia e sussurrando un incantesimo di svelamento.

L’illusione che ricreava un pezzo di corridoio scomparve, e ai piedi dei nostri eroi si spalancò una fossa profonda e buia, da cui proveniva un inquietante sibilare… sporgendosi prudentemente, i nostri poterono scorgere sul fondo un contorcersi di spire attorcigliate, ogni tanto l’aprirsi di occhi neri e freddi, e il saettare di lingue biforcute.

-Ok, scendere non se ne parla, come attraversiamo?-

Miky rifletté tra sé: -Questa cosa mi fa sempre più ‘Indiana Jones e il tempio maledetto’… lui però aveva la frusta con cui fare il Tarzan sulle fosse piene di cose schifose!-

-Indiana Jones? Tarzan?- la guardò stranito Reno.

Miky si grattò la nuca con una gocciolina sul capo: -No, niente d’importante, dimentica quel che ho detto!-

-Però l’idea della frusta era buona!- la incoraggiò Giulia -Qualcuno ha una corda?-

Tseng, da bravo boy-scout… o meglio, capo spedizione ^^ si era ben equipaggiato: estrasse dallo zaino una solida fune e, fatto un cappio, riuscì ad agganciarlo ad un’orrida statua al di là della fossa con un lancio che avrebbe fatto invidia a un vero cowboy. Il tutto, mentre Giulia canticchiava la musichetta di Indiana Jones!

Assicurato l’altra estremità, i quattro avventurieri procedettero sul ponte improvvisato chi a forza di braccia, come Rude e Tseng, chi scivolando aggrappandosi con braccia e gambe come Elena, chi in equilibrio esibendosi in acrobazie da funambolo come Reno, impertinente e sbruffone fino all’ultimo.

Arrivato il suo turno, Michela dovette ammettere: -Non ce la farò mai. A scuola odiavo quando ci facevano fare questi esercizi a educazione fisica; crollavo in pochi secondi. Non arriverò neanche a metà prima di andare a fare una visitina a quei serpenti.- gemette.

Hiro ghignò: -Secondo me faresti prima a buttarti, ti risparmi l’umiliazione. Inoltre puoi sempre sperare che quei serpenti siano buongustai: in tal caso non si azzarderebbero a mangiarti!-

-HIRO!- lo rimproverarono in coro Giulia e Dessran -Come puoi essere così crudele? Acido e cattivo, sei più velenoso di quei rettili!- -Meriteresti il titolo di ‘sadico bastardo ad honorem’!- -Anzi, di ‘suocera ad oltranza’!-

Sulle labbra sottili del demone comparve un sorrisetto: -Grazie, sono lusingato.-

-Solo tu potresti prenderli come complimenti…- sbottò rassegnata la bionda.

Dessran fece una smorfia sdegnata in direzione dell’altro mazoku: -Guarda e impara come ci si prende cura della propria creatrice!- e con gentilezza prese in braccio Giulia e la trasportò in levitazione dall’altra parte della fossa, posandola delicatamente sul pavimento accanto al resto del gruppo.

Giulia ridacchiò: -Certo che potevamo pensarci prima a questa soluzione, Dess-chan!-

-Non chiamarmi Dess-chan, non sono un cucciolo!-

Giulia replicò facendogli un grattino dietro il cornetto. Dess preferì ignorare, onde salvaguardare quel po' di dignità rimasta. -Vado a prendere anche Miky?- chiese, sottraendosi alle dita coccolose della ragazza.

-Aspetta. Vediamo se riesce a convincere Hiro a collaborare.-

Intanto dall’altra parte del baratro la bruna osservava seccata il suo insopportabile Demone Custode personale: -Beh? Siamo rimasti qui solo noi. Hai intenzione di fare qualcosa?-

-Tipo guardarti mentre ti suicidi attraversando la fune? Sarebbe già qualcosa.- ghignò malefico.

-Dannazione, Hiro! Ti costerebbe così tanto fare una buona azione, per una volta?- ruggì esasperata.

-Dipende; costerà a te. Tutto sta in cosa sei disposta a darmi in cambio.-

-Maledetto mazoku ricattatore!-

-Lusingarmi non ti servirà.- ribadì diabolico. -Potremmo anche restare qui in eterno. Io sono immortale, non ho fretta. Anche se ad essere sinceri avrei di meglio da fare che stare qui a guardarti imputridire.-

-ARGH! Non dire certe cose! Ok, facciamo alla romana, ‘do ut des’: cosa vuoi in cambio?-

Il Demone in nero s’avvicinò a sussurrare le proprie condizioni all’orecchio della ragazza, che infine annuì.

-Temevo peggio. D’accordo, ti accontenterò, ma ora fai la tua parte.-

Soddisfatto, Shinigami la afferrò per la collottola e attraversò la fossa con un balzo sovrumano, scaraventando la sua zavorra sul pavimento all’atterraggio.

-Ohi ohi!- si lamentò la suddetta ‘zavorra’ -Hiro, non so come, ma questa te la farò pagare molto cara!!!-

L’altro sogghignò sardonico e scrollò le spalle: -Non cercare di fare la dura con me. Ti ricordo che tra noi due resto sempre IO quello furbo e cattivo!-

Non potendo contestare la verità dell’affermazione, Miky si limitò a borbottare imprecazioni tra sé all’indirizzo della propria irriverente metà oscura.

Il tortuoso corridoio costantemente in pendenza sfociò infine in una vasta sala sotterranea. Il gruppo si arrestò sulla gradinata che scendeva nella stanza: all’altra estremità si scorgeva un portone, ma… un occhio attento avrebbe potuto scorgere un gran numero di fili, sottili e trasparenti come ragnatele, tesi attraverso l’intero salone.

-Fammi indovinare: se sfioriamo uno solo di quei fili, ci piomberà addosso chissà quale diavoleria facendoci secchi tutti quanti.- sospirò Giulia.

-Temo proprio che tu abbia ragione.- confermò Tseng.

-Allora che si fa?- rincarò la bionda.

La risposta venne da Rude, che con uno spintone fece avanzare Reno che incespicò, recuperando l’equilibrio a un soffio dal cascare proprio su uno dei fili.

-Dannazione, Rude! Volevi farmi fuori?- strepitò il rosso.

-Datti da fare.- fu la sola replica del colosso.

Il ragazzo esibì un sorrisetto saputo e un movimento per sciogliersi simbolicamente i muscoli:

-State a guardare il maestro in azione, dilettanti! Assisterete alla vera arte… ah, cosa fareste senza di me!-

Ignorando l’ennesima smargiassata del rossino, il resto del gruppo lo osservò mettere piede nella sala; piegandosi come un contorsionista, rischiando pure il collo o peggio in acrobazie davvero sul limite delle leggi fisiche, lo snello ragazzo si esibì in un esercizio che all’apparenza aveva la fluidità e la leggerezza di una danza; ma lo sforzo e la concentrazione che necessitava erano rivelate dalle gocce di sudore che presto imperlarono il viso serio e pallido di Reno.

Per un paio di volte i compagni trattennero il fiato, vedendo l’amico sull’orlo della caduta, ma l’agile ladruncolo riuscì sempre a cavarsela per il rotto della cuffia. Infine un profondo sospiro di sollievo generale accolse il termine della rischiosa traversata. Reno li salutò allegramente con la mano, mostrando un radioso sorriso pieno d’orgoglio; neppure Rude ebbe di che ridire, anzi, pareva proprio l’ombra di un sorrisetto quella che si dipinse sul viso del guerriero.

Il giovane dai capelli rossi s’avvicinò alla colonna di fianco al portale: era avvolta dai fili, pareva che l’intera trappola fosse collegata a quell’unico fulcro. Con un sorriso impudente, Reno sfoderò il suo pugnale portafortuna e tranciò i cardini della ragnatela. Il punto d’ancoraggio, evidentemente creato con la magia, cedette con una nota acuta; tutti i fili che impedivano il passaggio caddero a terra, depositandosi senza suono e dissolvendosi in pochi istanti.

Il resto del gruppo raggiunse il compagno, che nel frattempo cercava invano di decifrare i geroglifici sul portone.

-Ma che cosa c’è scritto? Per caso dà indicazioni su dov’è nascosto il tesoro?-

Elena sbuffò: -Reno, ti ricordo che siamo qui per compiere una missione, non per profanare tombe! Non ti facevo tanto venale!-

-Ehi, è il mio lavoro! Se mi capita di mettere le mai su un guadagno extra, non dico certo di no!- si giustificò il rossino, allontanandosi di qualche passo; ma non abbastanza perché Giulia e Miky non lo sentissero mugugnare tra sé qualcosa sul fatto di voler portare un souvenir speciale a Rufus...

Nascondendo un sorrisetto, Giulia si rivolse a Dessran: -Allora, ci capisci qualcosa di quegli orridi segnacci sull’architrave?-

Dess fece comparire un enorme librone e posandosi gli occhialetti da lettura sul naso, decretò:

-Il mio dizionario delle “lingue demoniaco-barbariche misconosciute e stramorte” traduce più o meno così: “Tomba del Sommo Kermes; non disturbare, a meno che non desideriate una truculenta, sanguinosa e orribile morte. Astenersi piazzisti, assicuratori, comunisti o rompicoglioni vari. E in ogni caso, bussate.”-

Tutti fissarono la porta con un enorme gocciolone sul capo.

-Bhe? Che femo?- fece Giulia, guardando gli altri –Il tesoro probabilmente è lì dietro…-

detto e fatto. Reno aveva strappato di mano la chiave a Michela, e si era precipitato ad aprire… per sua fortuna, non c’erano trappole.

La pesante porta di dubbio gusto si apriva su una stanza piuttosto vasta, con piccole nicchie alle pareti.

Quando il gruppo entrò, Reno era già impegnato a frugarle tutte.

-Trovato nulla?- fece Tseng.

-Solo polvere…- fu la sconsolata risposta del rosso…

*STALK*
-AAAAHIIIIIIII!!!!!!!!!- l’incauto e quantomai imprudente ladro aveva appena messo il dito su una…

-TRAPPOLA PER TOPI!?!?!?- fu l’unanime grido del gruppo.

I convulsi movimenti del rosso, che tentava di liberare il dito offeso dal letale marchingengo per roditori, avevano tirato un filo, che aveva azionato un meccanismo, che ora stava leeeeentameeeente spalancando una sezione del muro, rivelando una cripta piena di mummie dalle braccia protese.

Incidentalmente, le due studentesse universitarie riconobbero, anziché i consueti scarabei infilati nelle bende, quelle che parevano tessere e simboli a rilievo di un certo partito politico…

-Giucchaaaaan… quei simboli non sono per caso…-

-Michela, tu che ne pensi?-

-Leghisti mummificati!!! Non poteva capitare di peggio!!!-

-Leghi che?- fece Elena, con un vistoso gocciolone sul capo.

-Schifosi bastardi che non muoiono neanche se li ammazzi, e che reagiscono alla presenza di tessere del partito comunista entro cento metri con…-

-cerveeeeeelloooooooo…..-

Troppo tardi: Dess non aveva fatto a tempo ad allontanare Giulia (portatrice della famosa tessera), prima che le mummie si attivassero.

Ora, una dozzina di leghisti mummificati tendeva le mani bendate, mugolando alla ricerca di cervelli comunisti…

-Hiro! Presto, il fuoco!!!-

Hiro se ne stava in un angolo con patatine e cocacola (no, non erano patatine e cocacola: erano salatini e sangue umano con assenzio, il suo drink speciale), a godersi lo spettacolo…

*GOCCIOLONE di Michela*

Lo sguardo disperato cadde su Elena, che, date le bruciacchiature sul vestito, pareva quella che meglio (meglio?) padroneggiava il fuoco.

La ragazza mostrò le mani, da cui deboli scintille magiche scoppiettavano senza risultato. Leggasi: ho finito il mana

-Le cassette!!!- esclamò Giulia, tirando fuori il mangianastri.

-Vuoi usare quella roba? Ma se il loro capo è quello che ha fatto fare quella porcheria!- fece caustico Dessran (che si era allontanato per prudenza).

-No, QUESTA!!!- La bionda estrasse trionfante la cassetta “I migliori Inni Rossi da Lenin a Oggi!”; la bruna mise il mangianastri con le casse a palla…

“…Alla riscossa

bandiera rossa!

Bandiera rossa”

Sotto gli occhi pallati del gruppo di Tseng, le mummie presero a contorcersi, ritirandosi…

Alla fine, tornarono nella loro crpita, fecero scendere il muro che li divideva dal gruppo di avventurieri, e prima che esso si chiudesse, qualcuna delle mummie mise il cartello “non disturbare - in casa non c’è nessuno”…

*GOCCIOLOOOOONEEEE*

-E ancora non abbiamo trovato il tesoro!!!- fu la frase di Reno, che ruppe il silenzio esterrefatto.

*secondo GOCCIOLONE*

-Ok, ladro da due soldi, vedi di trovare l’entrata, e non un’altra stupida trappola a leghisti mummificati…- fece acida Ilune, riponendo lo stereo nello zaino.

-Io a questo punto comincio ad avvere qualche sano dubbio sulla reale identità di questo Kemres… Tseng, cosa dicono le leggende a proposito?-

-Mah, tutto quello che so, è che era alto… molto alto…-

-No , allora non è chi pensiamo noi. – le due ragazze si scambiarono uno sguardo dubbioso.

-E con folti capelli. – continuò il carismatico capo.

-NAAAAAAA proprio non è lui. – fecero le due, scuotendo la testa.

-“Lui” chi?- chese Rude.

-Niente, un nano malefico che dal posto dove proveniamo noi scassa le palle e combina disastri… un pelatino alto un cass e un barattul che non sa dove stia di casa il buon gusto…- fece Giulia, con un accento romagolo che ben s’adattava agli inni appena ascoltati.

-Eppure… tutti quei leghisti… io continuo ad essere convinta che…- pensava a mezza voce Michela –E TU, non potresti dare una mano, quando c’è bisogno di te?- si rivolse inviperita al suo demone guardiano, che in realtà guardiava ben poco…

Il demone interpellato rispose con un’alzatina di spalle, finendo il suo drink e mangiando con aria altezzosa il suo ultimo salatino.

-Ehi, ho trovato qualcosa!!!- chiamò Reno –C’è un sarcofago!-

Tutti accorsero al sarcofago in questione.

Un coso assurdo, tutto pieno di scritte che, a detta di Dess e del suo dizionario, era un’insieme di autoproclamarsi profeta, santo, martire, inviato di Dio, unto, e chi più ne ha più ne metta.

-IO continuo a sostenere che si tratta di LUI…- disse saputa Michela.

-E IO continuo a sperare che non lo sia. Ho ancora una colazione in corso di digestione, e ci tengo troppo per liberarmene così…- replicò Giulia, prendendo a calci il sarcofago per verificare che non suonasse a vuoto. Non suonava a vuoto, quindi i baldi e forzuti uomini (leggasi: Reno e Rude, perché Hiro non si sarebbe abbassato a sporcarsi le mani con lavoro manuale, e Dess accanto a Reno appariva mingherlino), porconando in una mezza dozzina di lingue, aprirono il pesantissimo sarcofago (di pietra, Reno, non farti illusioni!

*Sigh* n.d.Reno).

Dentro c’era un altro sarcofago.

Di legno.

Altre porconate in lingue stramorte, le cui traduzioni Hiro si rifiuta di divulgare …

Dopo aver rimosso ANCHE il sarcofago in legno, si trovarono davanti a uno di… peltro?

-Ma… non dovrebbe essere d’oro massiccio?- fece un povero Reno sull’orlo delle lacrime.

-Ma che è, il gioco delle matrioske?- sbottò Elena.

Sotto il sarcofago in peltro, una figura fasciata da un lungo sudario.

Un coro di voci accompagnò il levarsi maestoso dell’essere, coronato da fumi e effetti di luce…

-Da quando nelle tombe ci sono stereo, fumogeni e faretti per effetti speciali?- chiese Dess, guardando dietro.

*GOCCIOLOOONEEE di tutti (anche della mummia)*

-CHIIII OSAAAAA DISTURBAREEEEE IL SONNOOOOOO DEL SOMMOOOOO KERMES?- tuonò la voce.

Le due ragazze dell’altro mondo si guardarono…

-IO mi rifiutavo di sentire i suoi discorsi: non so se è la sua voce…-__- -

-Non ho detto nulla!-

-Ma l’hai pensato. –

La figura uscì dal sarcofago, avanzando di un paio di passi…

Per poi inciampare miseramente nel sudario, rivelando un ometto in giacca e cravatta grigia, su due pertiche lunghe mezzo metro, con una folta e lunga parrucca (“made in china”, puro poliestere 100%), che franò ai piedi degli avventurieri.

Cercando di ricomporsi, sfoderò un sorriso a 36 denti, esclamando –Mi consenta!-

-TE L’AVEVO DETTO IO!!!!- sbottò la mora.

-Ok, avevi ragione. Uno a zero per te. Che ne facciamo del nanetto?- fece placida la bionda.

Il nano si trovò circondato da una serie di svettanti (al suo confronto, TUTTI sono svettanti! N.d.Giulia) e minacciosi avventurieri.

-Hiro, risucchiagli l’energia vitale!- fece Michela.

-Mi rifiuto: mi fa troppo schifo!-

*gocciolina*

-Dov’è il tesoro, nano?- fece… indovinate chi? Reno!

-AAAHHH!!!! Rosso comunista!!! Non darò mai, MAI i fondi della gloriosa Mediaset a un ROSSO COMUNISTA COME TE!!! –

Prese il libretto degli assegni e… lo ingoiò!!!

*gocciolone*

-Reno… vedi quella piccola cosa che ha appena ingoiato? Se riesci a farmela avere e a procurarmi la sua mano destra, ti posso procurare montagne d’oro. – fece tranquilla Michela.

Un brillio attraversò gli occhi del rosso…

-Levatevi. – disse tranquillamente, facendo roteare i coltelli. I presenti ebbero appena il tempo di allontananrsi, che il nano venne inchiodato da sei coltelli. In terzo mozzò la mano di netto, e poi, con un’abile operazione chirurgica, fu asportato il libretto, che nel corpo mummificato, era finito al posto del cuore, il che fa ben capire le priorità nella vita del suddetto nano alto un metro e uno sputo (e in effetti, c’è davvero da sputare, su certa gente… -_-).

-Hiiirooooo…. Vero che muovi questa bella manina perché firmi questo bel libretto degli assegni?- fece Michela con un sorriso.

-Per una buona causa si può anche fare…- fece Hiro sogghignante.

Detto fatto, Dess passò le dimensioni andando a cambiare gli stratosferici assegni, e tornando con una selezione di gioielli, lingotti d’oro, gemme sfuse, e un preziosissimo cesto-regalo con:

- fucile ottocentesco incrostato di madreperla e d’argento con certificato di autenticità

- PSG-1 (fucile da cecchino già letale di suo) modificato dalla mafia per aumentarne le prestazioni omicide.

- un grazioso, puccettoso, ADORABILE cucciolo di pantera, sempre sequestrato di riffia o di raffia al mafioso ex-proprietario del fucile.

-Ho pensato che volevi portare qualcosa di speciale al tuo capo… ho indovinato?- chiese, porgendo il cesto al rossino.

-Alla grande! Pucciolo…- terminò, facendo i grattini al cucciolo di pantera… che scambiando il dito per un biberon, ci si attaccò, con gli aguzzi dentini da latte!

Elena si impossessò del “micino”, coccolandoselo e facendogli i grattini.

-Brutto bastardo, perché a me mi mordi e a lei le fai le fusa?!- imprecò e mugugnò il rosso.

-Tu non ci sai fare, con i cuccioli… prendi il bottino, piuttosto!-

Ok, Reno aveva voluto l’oro.

E TANTO.

Però non ha tenuto conto di una cosa.

L’oro pesa.

E TANTO

Così, sbuffando e porconando (ormai sta diventando un’abitudine -_- n.d.lettore), Reno e Rude vennero caricati come asini da soma.

Tseng portò una sacca. Le tre ragazze non potevano essere caricate, povere care, Hiro dedicò un’occhiata omicida al povero Reno che aveva chiesto una mano (ah, si, e aveva tirato al rosso in faccia la mano mozzata), mentre Dess aveva gentilmente preso una borsa piena di gemme (poi ne aveva fatto sparire la metà, ma questo è un altro discorso… che ci volete fare, ha una fidanzata, e le donne, si sa…).

Alla fine, nel bene o nel male, riuscirono a tornare all’ingresso del dungeon.

Il canto salmodiante dei preti li avvisò che i nonnetti erano tornati alle loro preghiere, avvolte nelle sospette nubi di inceneso…

-Dess-chaaaaaaaan…. Servizio taxi!!!- Giulia mise un cappellino giallo con scritto “Taxi” sul capo del suo demone.

-Io prima o poi ti pianto in asso…- sospirò il poveretto, che stava guadagnandosi una medaglia alla pazienza e una candidatura a santo.

-Vergognati…- fece piatto, ma tagliente come una lama, Hiro.

-Verginello culattone. – fu l’altrettanta tagliente risposta di Dess.

Il sopracciglio di Hiro aveva iniziato una preoccupante tarantella.

Tra i due correvano scariche elettriche visibili.

Lo sguardo dei quattro avventurieri di quel mondo si posarono sui due demoni.

-Lasciate perdere, fanno sempre così… LA PIANTATE VOI DUE?!- l’urlaccio di Giulia ebbe la facoltà di distrarre i due per un istante dal loro duello di sguardi. L’urlo, o il calcione che la ragazza mollò agli stinchi di entrambi?

-Dess, piantala scassare le palle a Hiro! Hiro, piantala di rompere i coglioni! FUORI potrete legnarvi finché vi pare, ma prima, PORTATECI FUORI DI QUI! O parola mia, vi controevoco nel mondo degli Orsetti del Cuore!!!-

*Glom*

Forse fu la minaccia, forse il tono incazzereccio di una che a tredici anni legnava di diciottenni, ma i due decisero di rimandare la loro piccola discussione.

Senza parlare, i due afferrarono chi i mantelli, che i capelli, chi le maniche, e teletrasportarono tutto il gruppo alla locanda della sera prima.

Si scambiarono un’occhiata di fuoco, e poi sparirono nell’aria.

Un istante dopo, sulle montagne in lontananza iniziarono le esplosioni.

Michela e Giulia si spalmarono sulle sedie, grate del sollievo che esse portarono al mal di schiena da lunga camminata.

-Ok, lasciamoli giocare, per domattina torneranno.- commentò placida la bionda.

-Gio… giocare? O_o - fece Tseng, guardando dalla finestra un pezzo di montagna vaporizzato da un colpo della fenice nera.

-Si… non coinvolgeranno nessuno della città nella loro discussione privata sui limiti dei rispettivi insulti. – fece la mora.

-Però stavolta Dess era davvero arrabbiato… “verginello culattone”! Ma come gli vengono in mente certi abbinamenti?- fece la bionda, tranquilla.

Mattino.

*cip cip cip*

-AAAAAAAAHHHHHHHHHH- ß grido di Rufus, il principe di Axia dalle Porte d’argento, alla vista delle bellissime montagne poetiche e millenarie, rese un gruviera dai poteri demoniaci dei due demoni.

Giulia si stiracchiò in camera sua. Un certo morettino leggeva, seduto in poltrona.

-Good Morning sunshine. Dormito bene?-

-Avrei dormito meglio senza i vostri schiamazzi. – fece placida lei…

Altra stanza, altra bella addormentata che si sveglia, senza principe ma in compeso con un morettino assai meno cordiale.

-Buon giorno. –

-…-

-Litigato abbastanza, per questo millennio?-

-…-

-Anno?-

-…-

-Settimana?-

-…-

-Giornata?;__;-

-Forse. –

-Grandioso. Scendi o preferisci ammirare le mie beltà mentre mi cambio?-

-Ne faccio volentieri a meno, grazie. – fu l’atona risposta del demone… prima che gli arrivasse una spazzola in testa, ovvio.

Da analoghi proiettili veniva colpito l’altro ospite maschile della stanza accanto.

-FILA VIA, CHE SOLO PERCHE’ SEI IL MIO DEMONE CUSTODE CIO’ NON TI AUTORIZZA A CERTE COSE, MANIACO!!!-

Si, insomma… capite, no?

-Che caratterino…- commentò allegro Dess, scendendo le scale, diretto a un’abbondante e calorica colazione.

-Bene, qui ci salutiamo. È stato davvero un piacere vivere questa avventura con voi. – fece Tseng, cerimoniosamente. –

-Piacere nostro!- rispose Michela

-Che farete, ora? Gente come voi farebbe carriera alla svelta, alla corte del principe. – continuò il moro.

-Abbiamo altre mete in programma. Ma per il momento, torneremo a casa. – fece Giulia, mentre Michela frugava per trovare le carte per i sillogismi che le avrebbero riportate a casa.

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Capitolo 3
*** Pic Nic a Bosco Puffo ***


PIC NIC NEL BOSCO PUFFO

PIC NIC NEL BOSCO PUFFO

-Casa dolce casa!- esclamò Giulia, mentre Michela scaricava zaino e souvenir vari (compreso una tartaruga di conchiglie di Axia… peccato che Axia NON fosse sul mare…-_-).

-Ehi, Giuchaaan! C’è solo questa roba qui in freezer?- chiamò Dess dalla cucina.

Lui e Hiro si erano accomodati al tavolo, e come parziale vendetta per la convocazione e i “lavori forzati”, si stavano pappando tutto il gelato che le due ragazze avevano comperato!

-NUUUUU il mio affogato al cioccolato! ;___; -

-Molla, lo so che te lo mangi solo per farmi dispetto!- Michela aveva già iniziato una lotta a tira e molla con il suo menta-e-pezzetti-di-cacao contro Hiro… lotta che finì quando la scatola schizzò via di mano ai due, finendo… sulla testa di Hiro!

Censuriamo qui le imprecazioni silenziose che il demone tirò alla sua “datrice di lavoro temporanea”, al gelato, al mondo intero che ancora non aveva provveduto ad eliminarla in modo il più truculento possibile.

La lotta invece a solletico, ganascini e ditate nei fianchi di Giulia contro Dess finì a favore di quest’ultimo, più che altro perché la bionda era terribilmente solleticosa…

Mangiandosi a cucchiaiate il gelato, il demone chiese -Qual è la vostra prossima meta?-

-Mah, non so… facciamo così: prendiamo un libro a caso dalla libreria, e andiamo in quella realtà!- fece Giulia, allungando distrattamente una mano verso lo scaffale eufemisticamente chiamato libreria, che minacciava di cedere sotto il titanico peso di una massa di libri.

-…

“Esempi di storie per bambini di animali antropomorfi”?! Come diamine c’è finito qui?!- esclamò Giulia, col suddetto libro in mano.

-Mea culpa: preso per un laboratorio facoltativo. – fece Michela, cercando di recuperare il recuperabile da un Hiro furioso coperto di gelato alla menta, in via di scioglimento per la collera del demone.

-Si va? ^__^ abbiamo detto che andavamo nel mondo del primo libro preso!!!-

Tre paia di occhiate incredule la trafissero.

-Beh, si era detto che si andava, no?-

Altre occhiate nere.

-Okeeeeeiiiiii….- disse la bionda –Michela, andiamo a comperare altro gelatoooo…- disse, trascinando l’amica fuori.

-Ho un brutto, bruttissimo presentimento. – fece placido Dessran, ripulendo la vaschetta che conteneva il gelato.

Hiro imperterrito, immobile, gocciolava menta.

-Non c’è altro da fare, dobbiamo portarceli dietro alla traditora. Hiro in particolare. - commentò Giulia, che aveva convinto Michela che un viaggetto in un universo di furry non sarebbe stato male.

-Beh, le carte dei sillogismi è ok. – la bruna aveva già sistemato le carte da leggere -Occorrerebbe prenderli a tradimento. –

-Per Dess so come fare… ma per Hiro?-

In quel momento stavano passando davanti a un’edicola…

-Ragazzi, pensierino!- La bruna gettò in grembo a Hiro il nuovo numero di Berserk (che in copertina recava il titolo “non adatto ai minori di 99 anni per le scene di violenza presenti”), e a Dess arrivò in testa il nuovo numero di Bastard (con i personaggi femminili sempre più tettuti di vignetta in vignetta).

Era strano vedere due demoni millenari immersi nella lettura di manga, uno sogghignando come chi ha trovato nuove idee (o ha riconosciuto una sua creazione?), l’altro sghignazzando scompostamente per la sboronaggine di Dark Schnaider.

E mentre i due leggevano, sorridevano o sghigazzavano, Michela aveva già iniziato a recitare i sillogismi.

Un attimo prima di terminarli, le due afferrarono per mantello (Hiro) e coda (Dessran) i rispettivi demoni, partendo per…

-DOVE DIAMINE SIAMO?!-

-Racconti furry, Hiro!- fece giuliva Giulia analizzandosi.

Era diventata un kawaissimo istrice.

-OMMIODDIO!!! Hiro è diventato un FURETTO!!! AAHHHH SONO UN RICCIO!!!-

Dess analizzava sconvolto i cambiamenti apportati al passaggio ai loro corpi.

-Adattamento somatico - fece un corvo occhialuto dall’aria saputa, che tutti riconobbero per Michela.

-Oh, Hiro, sei TROPPO PUCCIOLO!!!!- notò Giulia.

Il demone della morte era diventato un pelosissimo furetto nero, con occhietti neri come bacche di mirtillo, e un mantello nero. Una piccola falce gli comparve tra le mani.

-CHI SAREBBE PUCCIOLO?!?!?!- *CHOMP*

……

………

Azione: Hiro tenta di mordere Giulia

Risultato: Giulia ora è un istrice, e Hiro si trova un aculeo di istrice piantato nel naso.

*GOCCIOLOOOONEEEEE*

-NO! Quello che troppo è troppo. Io mi rifiuto: me ne vado!- fece il demone con un tono così freddo da poter congelare un pinguino in tuta termica.

Con uno sbuffo di fumo, si contro-evocò tornandosene a casa.

Dess commentava tra sé e sé –Mi piacciono i ricci… dicono che sc****o da matti…-

-Pervertito… non farti strane idee, siamo specie diverse. – fece Giulia con una gocciolina sulla tempia. Poi si avvicinò a Michela.

-Dai, puoi evocarne un altro, di custode… e poi gli ho scattato una foto!- fece la ragazza-istrice, estraendo vittoriosa la macchina fotografica!

Michela stette pensierosa per alcuni istanti. Poi gridò –TORTA DI MELEEEEEE!!!!!!-

Un ululato spettrale squarciò l’aria tranquilla del bosco, mentre piccole creature terrorizzate schizzavano nei nascondigli, sicuramente insufficienti a proteggerle dalla terribile creatura che s’avvicinava volando su quattro zampe lupesche che quasi non sfioravano il sottobosco di foglie secche…

*arf arf arf* ß scodinzolio -Qualcuno ha detto “torta di mele”?-

-Ciao Lotus. Sei appena stato comandato volontario per farmi da bodyguard. La paga è una torta di mele al giorno…-

-ALL RIGHT!-

Il lupo dal pelo dorato scodinzolava, mettendo in mostra in un sorriso tutto lupesco una chiostra di denti candidi e letali.

-Voglio vedere se ora ci prova…- fece Dess, appallottolandosi e mostrandosi al lupesco collega come una palla si aculei ben poco appetitosa.

-la la lalalallala puffa una canzon!-

un allegro coretto fece voltare le due ragazze-furry con sguardo allucinato.

-Oh, no…

-On, no no no…

-Oh nononononoNOOOO!!!!!! I PUFFI!!!! DOVE HO SBAGLIATO?!- si disperò la mora.

-Puffi? Quei cosini blu alti quattro dita tutti zuccherosi ripieni di puffbacche?- fece Lotus interessato.

-Si, quelli che abitano in funghetti rossi a puntini bianchi, notoriamente allucinogeni, e sicuramente è per questo che vanno in giro canticchiando in quel modo assurdo…

Lotus? Lotus?-

-Buoni. Gustosi e teneri. – fece il lupo, leccandosi i baffi. Un cappellino bianco spuntava tra le labbra, impigliato in un dente. Il lupo lo sputò.

*gocciolone degli altri tre*

Giulia ebbe un’idea -Beh, sicuramente li cercheranno… perché non andiamo al villaggio dei puffi… per “aiutarli”, è ovvio, a ritrovare i loro puffolini scomparsi!- fece la bionda, con occhiata mefistofelica.

Seguendo a ritroso la pista dei puffolini, arrivarono a una distesa di rossi funghetti che nessuno mangerebbe… ma che qualcuno abita.

-Salve! Volete puffare con noi una crostata di puffbacche?- li accolse Puffo Cuoco.

-Io pufferei una puffosa polpetta di puffo…- fece sogghignando Lotus *CHOMP*

-Lotus, se ti vuoi mangiare i puffi, almeno non lasciare prove… hai una gambina che ti spunta dalla bocca…-

-‘cufa *GLOM* scusa… era bello cicciottello…-

-Ora, non ti pappare ogni puffo che vedi… fai fare a noi, e vedrai che te ne procureremo tanti di più! E poi, fa male mangiare fuori orario! Rischi di ingrassare!- fece Michela, graziosamente appollaiata sulle spalle del suo lupacchiotto preferito.

Si vide il lupo tirare un’immaginaria cintura, e dire sconsolato –Hai ragione… non posso permettermi di mettere su altri due etti, o la mia linea da strafigo ne risentirà!- fece con aria drammatica.

Così, il bizzarro quartetto arrivò al fungone più grande, la casa del Grande Puffo.

-Grande Puffo! Grande Puffo!- l’inconfondibile voce di Quattrocchi squarciò l’aria tranquilla della pacifica mattinata de villaggio.

Stava sventolando il cappellino di Bontina, inconfondibile perché rosa.

-Grande puffo, Bontina e i puffetti sono scomparsi!-

-Oh accipuffolina! Questo è grave! Dobbiamo subito cercarli! Vorreste aiutarci, nuovi amici?- fece il puffo dal cappello rosso ai quattro animali antrpomorfi che si erano appena presentati al villaggio.

-Sarà un PIACERE!- esclamò la corvettina appollaiata sul lupo.

-Io vi aiuterò!- esclamò Quattrocchi, tirando fuori da non si sa dove una lente d’ingrandimento e una mantellina da Sherlock Holmes.

-Iniziamo le indagini! I puffolini stamattina sono usciti… e sono andati verso la diga!-

Il puffo occhialuto si mise a capo del gruppetto, dirigendosi verso il fiume, dove Puffo Ingegnere e Puffo Inventore stavano aiutando i castori a costruire la diga…

Parlarono con i due, che confermarono che i puffolini, dopo aver portato loro la colazione di crostata di puffbacche, erano andati a raccogliere fiori con Puffetta al prato.

Mentre Quattrocchi guardava con la lente d’ingrandimento ogni briciola di terra…

*chomp*

*chomp*

-Cos’era quel rumore?- chiese Quattrocchi con la sua voce nasale.

-Quale rumore? ^____^- fecero Giulia e Dess, facendo schermo a un Lotus che sputava una squadra e un righello.

-Ma, chissà…- rincarò Michela, imboscando i residui –te lo sarai sognato! Andiamo, su…-

Al prato dei fiori, Puffetta stava facendo collane di fiori…

-Lalalalallalla puffa una canzon… ciao Quattrocchi!-

-Ciao Puffetta. Hai visto i puffolini?-

-Si, hanno raccolto fiori con me, poi sono andati a portare una collana di fiori a puffo Vanitoso…-

-Grazie!- e mentre Quattrocchi correva a casa di puffo vanitoso…

*chomp*

Lotus sputò un rossetto, delle scarpine col tacco e… un paio di CALZE A RETE?!

*gocciolone*

-Beh, una femmina con tanti maschi… farà il mestiere più antico del mondo. – commentò Dess, con un gocciolone puntuto.

Per strada si imbatterono in Puffo Forzuto che si allenava sollevando Puffo Pigrone, che dormiva beato.

Anche loro confermarono la direzione presa dai puffolini…

*chomp chomp*

-Lotus, lavati i denti, o ti verrà una carie!!!-

Piccola pausa al fiume: il lupo estrasse uno spazzolino violetto e un dentrifricio alla fragola, iniziando a lavarsi metodicamente le zanne, e mangiandosi già che c’era Puffo Nuotatore e Puffo Selvaggio, che facevano un sospetto bagnetto assieme.

In pochi balzi, raggiunsero Quattrocchi, che impegnato com’era a guardare con la lente d’ingrandimento ogni minima traccia sul terreno, non solo non si era allontanato troppo, ma non aveva minimamente notato la dipartita dei due puffi amanti… della natura (e non solo di quella).
Con un sorrisone, Lotus, seguì l’eterogeneo gruppo (ricordiamolo: una istrice in blue jeans, una corvettina occhialuta con maglietta nera, un riccio con calzoni di pelle, e un puffo saputello…)

Anche Puffo Vanitoso, rimirandosi allo specchio con i fiori freschi, confermò che i puffolini erano passati, e poi erano andati a raccogliere le puffbacche per Puffo Cuoco.

Puffo Cuoco non fu chompato solo perché già riposava (rest in peace… ohps, in piece), in quel pozzo senza fondo che è lo stomaco di Lotus.

Alla fine, arrivarono a dove Quattrocchi aveva trovato il capello di Bontina.

-È un mistero… proviamo a rifare il giro…-

……

………

-GRANDE PUUUFFOOOO! GRANDE PUUUUFFOOOO!!!- lo sconvolto Quattrocchi reggeva tra le braccia i resti dei puffi precedentemente incontrati… tranne le calze di Puffetta (quelle se l’era imboscate lui) –PUFFO GEOMETRA, PUFFO INVENTORE, PUFFO FORZUTO E PUFFO PIGRONE, E PUFFETTA E PUFFO VANITOSO E PUFFO CUOCO SONO TUTTI SPARITI!-

-Calma, Quattrocchi, e raccontami che cosa è successo!- fece Grande Puffo.

Dopo che Quattrocchi ebbe raccontato a Grande Puffo quanto accaduto, questi prese i reperti per analizzarli, e si chiuse nel laboratorio.

Puffo Quattrocchi convocò un’assemblea dei puffi…

Lotus sfoggiava un grazioso bavaglino con scritto “mum’s baby”. Gli altri tre avventurieri furry se ne stavano tranquilli a bere the e a mangiare crostata di puffbacche…

-Loootuss… non ti ingozzare, ok?- fece Michela, lisciandosi le penne.

Il lupo sogghignò.

Appena il branco di esserini blu fu radunato, Lotus si leccò le labbra…

-Vuoi un digestivo?- chiese Dessran, porgendo un bicchierone di grappa di mele.

-Grazie, si… l’ultimo mi è rimasto in gola…- fece il licatropo, accucciato sul palco puffoso per le riunioni puffose dei defunti puffi che si stavano lentamente sciogliendo nel suo stomaco tritatutto.

Puffo Quattrocchi era andato a chiamare Grande Puffo, e quando i due uscirono, si trovarono davanti il desolate spettacolo della piazza vuota.

-Ma voi non avete visto nulla?- fece Grande Puffo.

-Noi? NOOOO…-

-Che mistero…- fece Grande Puffo, grattandosi la barba.

-Sono stati ELIMINATI!!!!- disse una voce dalla foresta. Un ragazzino di forse otto anni, in giacca, farfallino e calzoncini corti, emerse con… un aquilone rotto?!

(Beh, ero a un pic nik con Ayumi e gli altri, e l’aquilone è volato via, e seguendolo sono arrivato qui… n.d.Conan).

-AAAAHHHHH!!! IL DETECTIVE PORTASFIGA!!!- gridarono Giulia e Michela, mentre Dess toccava parti basse per fare scongiuri. Le due ragazze, in mancanza d’altro e non volendo importunare Dess per ciò, tirarono fuori ferri di cavallo e cornetti di corallo, gobbetti e zampe di coniglio, spargendo una miniera di sale…

-Esagerate… non è vero che porto sfortuna!-

In quel momento, un aereo passò in cielo, qualcuno tirò lo sciacquone, e un blocco di ghiaccio merdoso azzurro di liquido da wc precipitò in testa a Puffo Quattrocchi.

*GOCCIOLOOONEEEE*

-Davvero? – fece Giulia, un sopracciglio che incontrollato danzava all’impazzata.

-Davvero… ora, analizzando tutti gli indizi…-

-Mah, veramente io avrei già capito chi…- fece Grande Puffo…

-E stabilito chi sono i vostri nemici privi di alibi… il colpevole è… GARGAMELLA!!!-

*caduta generale*

-MA SE NON SI E’ MANCO VISTO IN GIRO!!!- esclamò Michela, tirandosi faticosamente su.

-Eheheheheh….^^;;; - ridacchiò Conan.

*chomp*

-BLEARGH! ‘chifo!!!- Lotus, che aveva tentato di mordere e mangiare Conan, sputacchiava qui e là con aria schifita.

-Oh, no, adesso è lupo mannaro pure lui! Qui ci vogliono misure drastiche!- esclamò Dessran. Schioccò le ditine da riccetto, e una colata d’argento scese sul piccolo detective portasfiga, trasformandolo in una statua a perpetua memoria della fine che fanno i rompicoglioni.

Poi lo impacchettò, e lo mandò nel giardino di una certa villa di Arcore… tanto, nano lo è già, un nano da giardino in più o in meno, chi lo avrebbe notato?

(notizia speciale del tg: sulla villa del Premier B. è appena caduto un meteorite!!!)

-Bene bene… Lotus, non ti pappare Grande Puffo…lo impacchettiamo per Gargamella…-

Così, malgrado le proteste de Grande Puffo, il capo del villaggio dei nanetti blu venne impacchettato in una scatola regalo ben infiocchettata.

-Io sento ancora odore di puffo…- fece Lotus, sradicando le case alla ricerca della sorgente di quell’odore.

Lo trovarono.

Era chiuso in una cantina, con sguardo folle, un turbante in testa e una strana cintura imbottita…

-Ehi, tu chi sei?- chiese il lupo, fiutandolo.

-Io sono Puffo Kamikaze! Posso esplodere? Posso? Posso?-

-Ehm…magari più tardi…ok?- fece Giulia, ficcandolo in una scatola imbottita.

“Terminati” i puffi, ripresero misteriosamente sembianze umane, e si incamminarono verso casa di Gargamella…

Garghy stava discutendo con un nano alto un metro e un pinolo…

-Ti avevo pagato profumatamente e in anticipo per sterminare quei piccoli comunisti blu!-

-ma… ma… ma…Io non li trovo! Si sono nascosti nel bosco!-

-Chi, quei piccoli bocconcini blu? Te ne abbiamo portato uno come souvenir, Garghy!- esclamò Lotus, avanzando a grandi passi.

-E… e tutti gli altri?- chiese il mago straccione. Lotus si batté significativamente la pancia.

-Buoni. Molto. – fece placido Lotus, ignorando la faccia triste di Gargamella, che voleva papparseli tutti lui.

Notando poi che il sovuenir era Grande Puffo, corse in casa a metterlo… in pentola per il brodo? Arrosto? allo spiedo? Peccato, un solo puffo e così tanti modi per cucinarlo.

Riconosciuto il mandante di Gargamella, Giulia porse, con un sorriso falso come una carta da tremilalire, il pacchettino col puffo kamikaze. Il nano aprì il pacchetto… che gli esplose in mano, lasciando intatte solo le scarpe…

-Ok, anche per oggi, abbiamo fatto la nostra buona azione… Lotussino, torniamo a casa che ti faccio la torta di mele che ti piace tanto?- fece Michela, facendo “pat pat” al suo furry preferito.

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Capitolo 4
*** a caccia di bei fustacchioni... ma attenzione agli imprevisti! ***


A CACCIA DI BEI FUSTACCHIONI
A CACCIA DI BEI FUSTACCHIONI... MA ATTENZIONE AGLI IMPREVISTI!
Mentre Lotus divorava allegramente una torta di mele appena uscita dal forno, raschiando pure la teglia ancora bollente, le nostre due universitarie protagoniste constatavano che le loro avventure non erano durate più di un paio di giorni; considerato il lungo periodo prima del ricominciare delle lezioni, nonché il caldo letale che stava facendo sciogliere Michela al pari dell’ormai sparito gelato alla menta, urgeva trovare un altro posto, possibilmente FRESCO, dove emigrare temporaneamente…
-Caaaaaaldoooooo…- boccheggiò la bruna scolandosi una bottiglia di the freddo.
-E il ventilatore pare proprio deciso a morire…- Giulia stava smanettando con il ventilatore, sotto lo sguardo curioso di Dessran, ottenendo soltanto però che la carcassa rugginosa cedesse definitivamente in pezzi.
-Basta: prepara i sillogismi. Fuga strategica in un posto fresco!!!-
-Si, a caccia di belle ragazze! E anche di bei ragazzi, io non mi formalizzo!- si intromise giulivo Lotus, facendo l’occhiolino a un Dessran armato di cintura di castità antistupro in argento.
Silenzio…
-Per una volta, ti do perfettamente ragione!- esordì Michela, afferrando un quaderno (che chiamava affettuosamente ‘catalogo delle meraviglie’) su cui erano appiccicati tutti i ritagli dei bei fusti di anime e manga che le sarebbe piaciuto poter rapire e sfruttare per i suoi racconti. Caso strano, erano quasi tutti cattivi… perlopiù con seri problemi di equilibrio mentale ^^;;;
-Propongo di cominciare con un intervento umanitario: salvare dalle grinfie di sgallettate pseudoeroine cariogeniche alcuni bei ragazzi seriamente bisognosi di farsi nuove amicizie femminili…- decretò con tono affettuoso e preoccupato la mora mostrando all’amica le pagine su cui faceva bella mostra di sé la scritta: “casi da rieducare riguardo al tipo di ragazza da corteggiare”.
Sotto la scritta comparivano le immagini di tre bellissimi ragazzi: il Principe Diamond e suo fratello Zaffiro, dalla terza serie di Sailor Moon; e un adolescente dalle kawaissime orecchie a punta e i vispi occhioni dorati, l’alieno Kisshu di Tokyo MewMew.
Giulia sbatté incredula le palpebre: -Credevo che tu non sopportassi quelle serie… ne hai viste poche puntate…-
-Puntate che ho visto unicamente per rifarmi gli occhi con simili tesori nascosti! È proprio vero che anche nella melma possono nascondersi delle pepite d’oro!- ribadì con tono deciso. –Eppure i loro indegni autori hanno il fastidioso vizio di farli innamorare non corrisposti delle rispettive protagoniste, eroine deficienti con le fette di salame sugli occhi, dato che non fanno altro che spezzar loro il cuore nei modi più crudeli! E poi pretendono di essere le paladine del Bene!- decretò indignata con occhi fiammeggianti.
-Certo che sei un tipo singolare, tu!- ridacchiò la bionda davanti all’adamantina determinazione dell’altra.
-Che male c’è? Se non altro ha ottimo gusto!- mormorò Lotus sfogliando il Catalogo.
-Incredibile, per una volta uno dei miei personaggi è d’accordo con me! Devo riprendermi dallo shock…- poi si accorse che il mezzodemone si stava letteralmente mangiando con gli occhi la sua ‘collezione’ –ARGH, Lotus, smettila di sbavare sui miei tesorucci!-
Mentre la mora e il licantropo si litigavano il quaderno, Dessran s’avvicinò con circospezione (cercando di mantenere la maggior distanza consentita dal lupo allupato) alla bionda:
-E tu, Giulia, hai già in mente le tue prime vittim…ehm, obiettivi?-
-Mmm… vediamo un po’… non so… forse Aiolos di Sagitter da Saint Seya, ce lo cucchiamo dopo che ha consegnato la mocciosa dea portasfiga a il nonnino adottivo, quell’allupato maniaco sessuale di… come cacchio si chiama?…E…andiamo anche a prelevare André e Oscar, così magari ti aiutano per l’esame di letteratura francese…- *occhioni sbrilluccicosi*
-Senza contare che tu hai un debole per quella coppia, e che quando hai visto per la prima volta il finale a cinque anni ti sei messa a piangere come una fontana…- puntualizzò Dessran, sfogliando il quaderno degli appunti per fanfiction e romanzi di Giulia, in cui tre o quattro pagine erano dedicate alla sfortunata coppia sbocciata durante la rivoluzione francese, in una fanfiction ideata e mai realizzata.
-Mica male come idea. Magari però li passiamo a prendere per ultimi, dopo aver portato in un bel posticino tranquillo le nostre “prede”: perché se passiamo dal Santuario di Atene, io devo assolutamente scendere a Capo Sunion a salvare Kanon dalla prigionia (con rischio d’affogamento compreso nel soggiorno) impostagli dal suo *affezionatissimo* gemello. – commentò Michela, iniziando a disporre le carte coi sillogismi.
-Che ne dici di cominciare rapendo Eagle Vision, attualmente in semi-coma, rimetterlo in sesto, e magari vedere se ci ripara il ventilatore?- propose Giulia.
-Eagle… *sbaaaav*- *lago di bava* la mora esibiva uno sguardo estatico come in contemplazione di una visione mistica al pensiero del bellissimo Comandante di Ootozam -Approvato! Si parte per Sephiro!!!-
-Rapiamo anche Clef, già che ci siamo?- propose Giulia.
-Solo se è la versione OAV: non ci tengo a farmi passare per pedofila!-
-Ma ha trecento e passa anni!-
-E sembra un moccioso. Un moccioso petulante. Scommetto che nel tempo libero gioca a biglie con Fibrizio. Non capisco perché Umi gli faccia il filo malgrado ci sia Ascot che stravede platealmente per lei…-
-Ok, solo Eagle. Lantis lasciamo perdere, è un figaccione ma è perso dietro Hikaru… che poi, con quella differenza di altezza, mi domando cosa ci combineranno…-
-Giuliaaaaa… lo so che stai facendo pensieri sconci…- la prese in giro Dess, che girava attorno a lei con forchetta e coltello.
-Sono semplici riflessioni anatomiche! Lei è alta un metro e mezzo, lui due metri e venti! Lei gli arriva si e no all’ombelico!-
-Beh, e con questo? Almeno Hikaru può mettersi dei tacchi a gradino senza essere poi più alta del suo ragazzo.– fece notare Michela.
-Mia candida e innocente fanciulla, tu non sai cosa la mia dispensa qui sta pensando a proposito di certe differenze di altezze…- fece giulivo Dess, facendo pat pat sulla testa di Giulia (che è più bassa di lui di 20 centimetri buoni, e che inizia ad avere un complesso sulla sua altezza assai scarsa).
Mentre partiva un’ennesima amichevole rissa a base di ganascini, ditate nei fianchi e solletico, rissa a cui si unì Lotus (poi Giulia e Dess si coalizzarono contro il lupo), la mora preparò i sillogismi, nascondendo un ghigno (che la faceva assomigliare a Hiro in modo preoccupante) sotto i baffi: Lantis non le era mai andato a genio, e se avesse avuto l’opportunità di organizzare qualche tiro mancino ai suoi danni… che lo spilungone imbalsamato cominciasse a pregare!
Un risolino spettrale sfuggì dalle sue labbra, che provocò un brivido lungo la spina dorsale agli altri tre: interruppero il loro ‘intrattenimento’, ma notando l’espressione sadica di cui era imbevuto il suo sorriso inquietante, Lotus mormorò:
-Il mio sesto senso animale prevede guai…-
-Giulia, forse dovresti controllare i sillogismi prima che li reciti… quel genere di formula tende a reagire in modo imprevedibile agli stati d’animo di chi li esegue…- sussurrò Dessran.
Un ottimo consiglio, ma forse avrebbe dovuto giungere un po’ prima: la mora emotivamente instabile aveva già cominciato a pronunciare le coordinate di viaggio con un’espressione che non prometteva nulla di buono… e infatti…
-Dove DIAVOLO siamo finite?- sbottò Giulia, cercando di fendere con lo sguardo la leggera foschia che nell’oscurità del crepuscolo dava al paesaggio circostante un aspetto assolutamente poco raccomandabile.
-Si direbbe una città.- fu l’ovvia constatazione di Michela, che cominciava a rendersi conto di aver combinato uno dei suoi soliti pasticci megagalattici.
-Una città fantasma.- puntualizzò Dessran, osservando meglio le strade deserte e gli edifici in stato di abbandono. -Non c’è anima viva, qui.-
-Confermo.- ribadì Lotus; ma al licantropo bastò una sola annusata all’aria pesante e malsana per emettere uno sbuffo disgustato e arricciare il delicato nasino: -Ma ciò non significa che la zona sia disabitata; anzi, forse sarebbe stato molto meglio. Non credo che ci piaceranno gli attuali residenti.-
Dessran fu messo in allarme dall’espressione seria come non aveva mai visto prima sul viso leggermente impallidito del mezzodemone; sondò le aure nell’area, ma di nuovo non percepì la presenza di nessuna creatura vivente. Tuttavia, l’odore sgradevole che ammorbava l’aria aveva qualcosa di spiacevolmente familiare, che gli riportava alla mente suo malgrado ricordi di un passato molto lontano che avrebbe preferito dimenticare…
Giulia notò un grande cartello stradale posto all’altro lato della strada: Benvenuti a Racoon City. Un’indicazione più piccola, sotto, indicava: laboratori Umbrella, 1 km.
-Questo mi dà una brutta sensazione…- commentò Giulia, con una gocciolina sulla tempia. –Miky, ho un orribile dubbio: dov’è che era ambientato, Resident Evil?-
-Quale dei tanti?- chiese la mora, cercando di fare mente locale… ma venendo distratta da una mano che le si posò pesantemente sulla spalla. Irritata dal contatto fisico non richiesto, ringhiò voltandosi verso l’importuno –Non distrarmi, Lotu… AAAAAHHHHH!!!!!!!- @________@
L’urlo disumano fece voltare i tre compagni verso la mora, prigioniera di un putrescente cadavere semovente.
In preda al panico, Miky strattonò violentemente il braccio; la manica si strappò, ma il non-morto aveva una presa terribilmente forte nonostante l’avanzato (e rivoltante) stato di decomposizione dei suoi tessuti.
-Ehi, ammasso di vermi! Non sai che le fanciulle non si toccano neanche con un fiore?- senza scomporsi, Lotus trasformò il suo bracciale destro un una frusta e con uno schiocco umido tranciò l’arto del cadavere, che rimase a fissarsi ebete il moncherino da cui non usciva sangue.
Dessran ghignò sardonico: -Certo che tu sei un tipo che, a offrirti un dito, ti pigli tutto il braccio!-
-Non distraetevi! Quell’obbrobrio è venuto in compagnia!- esclamò Giulia, mentre aiutava l’amica, schifatissima, a staccarsi di dosso la disgustosa appendice puzzolente.
Dessran fece comparire la falce, e si applicò con ammirevole impegno a ridurre in cotolette gli zombie che continuavano testardamente ad avvicinarsi; in una pausa, approfittando della lentezza degli avversari (per fortuna il rigor mortis danneggia gravemente l’agilità ^^;;;) lanciò un’occhiataccia all’indolente Metallium:
-Starsene a guardare mentre gli altri sgobbano è forse un’abitudine di famiglia? Non startene lì impalato e fai la tua parte!-
Il lupacchiotto esibì un capriccioso broncetto: -Così, a freddo, senza neanche il sottofondo musicale? Non riesco a danzare al ritmo dei gemiti rantolanti di questi cosi… senza contare che sono così sgraziati! Assolutamente non coreografici!-
*GOCCIOLONE sulle teste di tutti, zombie compresi*
Sulla fronte di Michela cominciarono a pulsare una dozzina di venuzze:
-Allora trova tu una soluzione migliore, scansafatiche!-
Sul volto di Lotus comparve un sorriso radioso e corse a sussurrare qualcosa nell’orecchio a Dessran, che prima sgranò gli occhi guardando il licantropo come se fosse pazzo, poi scrollò le spalle e fece comparire dal nulla…
Un podio da comizio elettorale, con tanto di fanfare e bandiere multicolori al vento. Lotus salì sul pulpito e con tono da imbonitore cominciò a urlare in un megafono a volume tanto alto da svegliare i morti (quindi abbastanza da attirare l’attenzione degli zombie):
-Zombie, non morti, cadaveri putrescenti, prestatemi orecchio!-
L’esordio fu preso tanto sul serio che alcuni dal pubblico si staccarono il padiglione auricolare e lo lanciarono verso l’oratore. Le due ragazze repressero un conato di vomito.
Lotus non si lasciò smontare da così poco:
-Siete stanchi di trascinare le vostre membra marcite senza scopo? Vi opprime la noia di gemere invano i vostri rantoli d’agonia? Siete frustrati da questa continua, ossessiva ricerca di carne umana da divorare e contaminare con la vostra marcescenza? Allora, abbiamo la soluzione che fa per voi: una magnifica vacanza! Alloggio lussuoso e vitto assicurato, tutto compreso in una splendida ed esclusiva località, completamente gratis!!! Chi vuole approfittare di questa straordinaria offerta, aderisca subito alzando il braccio e dica – o rantoli – si!-
Una selva di braccia in diversi stadi di putrefazione si sollevarono entusiaste (per quanto entusiasmo possa esserci in una mandria di carne morta), e chi ne era sprovvisto raccolse da terra gli arti tranciati precedentemente da Dessran e agitarono quelli.
Con un sorriso smagliante, il licantropo si rivolse alle due allibite ragazze e chiese:
-Ok, dove li mandiamo questi gentili vacanzieri?-
Giulia si riprese e un sorrisetto malefico illuminò il suo bel viso divertito: -Chissà se una *certa* villa di Arcore è abbastanza grande per ospitare tutti questi ospiti…-
-Ma non era stata distrutta da un meteorite insieme al detective menagramo?- chiese l’amica grattandosi la nuca.
-Acciderbolina, è vero! Allora vediamo… che ne dici di mandarli in Parlamento? Tanto, tra loro e quelli che stanno lì, non si nota quasi la differenza!!- ^____^
-Sono perfettamente d’accordo!- ^____^
-Dess-chan! Ci pensi tu a organizzare il viaggio ai nostri ‘turisti per caso’?- cinguettò Giulia.
Il Demone rassegnato sbuffò: -Prima facchino, taxi, e ora pure agenzia di viaggi!- ma obbediente aprì un passaggio tra le dimensioni che conduceva dritto dritto in mezzo a una riunione delle Camere.
Michela però con un ghignetto perfido, si avvicinò al primo zombie che aveva incontrato e gli diede in mano un biglietto su cui aveva frettolosamente scritto: “All’attenzione del Presidente del Consiglio” e con un’amichevole pacca sulla schiena (dopo dovette pulirsi la mano dalla melma) lo inviò a contattare la persona indicata.
Quando il passaggio fu richiuso, mentre cominciavano ad udirsi appaganti urla di terrore provenienti da politici usciti all’improvviso dal loro stato di morte apparente, Giulia si congratulò con Lotus per l’ottima idea.
Il licantropo la gratificò del suo sguardo più seducente e fuseggiò senza falsa modestia: -Il mio charme è infallibile; da oggi potrò affermare senza dubbio di poter affascinare qualunque creatura, vivente oppure no!-
-Sbruffone!- mugugnò infastidita Michela.
-Tutta invidia la tua, mia cara; solo perché finora l’unico che si sia interessato a te è stato quello zombie!- ghignò di rimando.
Con un tic che gli faceva sobbalzare incontrollabilmente il sopracciglio, Michela entrò in modalità berserk, raccolse una gamba abbandonata a terra e cominciò a rincorrere Lotus minacciandolo di prenderlo a calci con quella fino al prossimo universo…
Con un gocciolone sul capo, mentre i due allegri compagni giocavano ad acchiapparello Giulia recuperò i fogli con i sillogismi e li corresse rapidamente. Infine, Michela si arrese esausta all’impossibilità di riuscire a colpire l’agilissimo Beastmaster, e mentre riprendeva fiato si avvicinò all’amica lasciando a lei il compito di recitare le formule per dirigersi alla tappa successiva.
Tokyo.
Una Tokyo uguale a sé stessa, in tutti i cartoni di sgallettate paladine della giustizia che salvano il mondo dagli alieni che prendono di mira sempre e solo il Giappone, partendo sempre e solo da Tokyo.
Detto tra noi, se partissero… chessò, da Roma, o da Parigi, che sono sguarnite di Supereroi (in America no, c’è l’infestazione perenne di X-man e supereroi vari), farebbero molto, molto prima.
-WAAAAAAHHHH La torre di Tokyo!!! Dess, fammi una foto!!!- Giulia prese sottobraccio Michela, e le due si fecero fotografare dal loro demone di fiducia con l’immancabile segno della vittoria sotto la torre di Tokyo, mentre Lotus gironzolava qui e là a caccia di belle Gals.
*KABOOOOM*
Esplosione!
Sulla cima della torre, un combattimento a suon di fulmini, bolle di nebbia, cuoricini vari e petali di rose era in corso.
-Ehi, dai colpi, sembrerebbe il gruppo delle Sailor. – commentò Giulia.
Michela aveva letteralmente strappato dal collo di un turista svedese un cannocchiale…
-HIIIIII!!!! Ma è Zaffiro quello lassù! Dobbiamo salvarlo!- gemette, nel notare come il bel principe dai capelli blu fosse maltrattato dalle eroine con le cosce al vento –Lotus, vallo a salvare!!!-
-Cosa mi dai in cambio?- fece sardonico il licantropo, che aveva scoperto i fumetti hentai venduti in un’edicola lì vicino, e se li stava leggendo beato.
-MUOVITI E NON FARE STORIE!!! ALTRIMENTI TE LA SOGNI UN’ALTRA TORTA DI MELE!- strepitò Giulia, che non avrebbe mai permesso a una creatura, sua o di Michela, di discutere un ordine.
Già si vedeva Dessran che, per riflesso condizionato e lacrimoni di autocommiserazione, correva ad eseguire…
-E va bene, va bene… toh, tienimelo e non rovinarmelo!-
Ora, le sgallettate rispondenti al nome di Guerriere Sailor avevano circondato il principe Zaffiro, ma si videro gabbate quando un enorme lupo dal pelo dorato, scalando la Torre di Tokyo saltando da una trave metallica all’altra, ruppe lo schieramento circolare, afferrò il bel principe, già bruciacchiato, per la collottola, e lo portò giù, con tanta buona grazia che gli occhi del poveretto divennero due girandoline… @__@
Mentre le guerriere Sailor si preparavano a inseguirlo, una viverna squarciò l’aria col suo urlo, facendola fare addosso in modo assai poco dignitoso ad una o due di loro…
-Ehi, ma che è ‘sto robo?! Nel contratto di Guerriera Sailor non rientravano mostroidi più grossi di tre metri!- si lamentò Sailor Venus, che si stringeva a una ancor più terrorizzata e tremante Sailor Moon.
-Non lo so, Venus, ma con la forza dell’Amore lo sconfiggeremo!!!- fece la bionda.
-Si, l’amore e l’amicizia vincono su tutto!- l’altra biondina si riprese, con gli occhi sbrilluccicosi. Anche le altre si rialzarono, iniziando a tempestare il povero Dess, che aveva la funzione di diversivo, dei più svariati colpi cariogenici…
Alla fine, la viverna decise che ne aveva avuto più che a sufficienza, e scese in picchiata, afferrando con gli artigli Giulia, Michela, Lotus ancora in forma di lupo e uno svenuto Zaffiro.
-DEEEESS!!! DOVE STAI ANDANDO!?- urlò la bionda, per farsi sentire attraverso il sibilo del vento.
-Dove non ci verranno mai a cercare!- replicò il demone, sibilando nella bocca draconica.
Osaka.
Giulia c’era già stata, e Dess aveva intuito che era l’occasione buona per visitare di nuovo il parco del palazzo imperiale…
-WAAAAHHHH proprio come ricordavo, è bellissimo!!!- Giulia guardava qui e là, estasiata dalla perfezione dei laghetti, dei giardini, degli angoli perfettamente progettati per apparire deliziosamente naturali.
-Già, bellissimo…- Michela, con gli occhioni a cuore, guardava invece Zaffiro, ancora addormentato.
Scostò con un colpo d’anca Lotus, che si mangiava con gli occhi il bel morettino.
Dess, seduto all’ombra di un masso con un filo d’erba in bocca, pareva tranquillo e rilassato.
-Come facevi a sapere che non ci avrebbero seguito?- fece Giulia, sedendosi accanto a lui.
-Beh, perché quelle sgallettate non si muovono mai da Tokyo, salvo per andare al polo nord e sulla luna… vero?-
-Già, è vero. Appena Zaffiro s’è ripreso, passiamo a prelevare Diamond, e poi andiamo a fare razzia a Tokyo Mew Mew. Poi possiamo passare a prendere Eagle, e poi una capatina al santuario…-
-Ce li portiamo dietro tutti, o li riportiamo prima a casa?- chiese Michela –Non abbiamo spazio per ospitare tutti questi fustacchioni…- ragionò, con i lacrimoni agli occhi.
-Beh, c’è l’appartamento accanto al nostro che si è liberato due settimane fa, e la strega diabolica – nota: la strega diabolica è l’”affettuoso” soprannome dato alla padrona di casa che affitta gli appartamenti –ha tanti difetti, ma un paio di bei ragazzoni così sarà lieta di averli come affittuari. E vuoi che lui e suo fratello non abbiano gemme con cui pagarsi l’affitto? Senza contare che Eagle potrebbe brevettare qualche ciaffettino di Ootozam, e potrebbero vivere tutti di rendita finché campano… dai, un modo si troverà…-
-Giulia… *_* - ß occhioni lacrimosi di Dess –Ho risparmiato le ferie per due anni… me le lasci godere con Nerea? Ti preeeeeegoooo….-
Giulia rifletté un attimo. Certo, Dessran era il suo personaggio più efficiente e adattabile, ma aveva anche lui il sacrosanto diritto alle ferie…
-E va bene… preleviamo Diamond, e poi ti rimando alla tua spiaggia con la tua ragazza…- fece pat pat sulla testa di Dess –Al tuo posto chiamerò Siryana. Ha una sfiga pazzesca in amore, ma è perfetta su Sephiro: ha un caratterino da spaccare le pietre con la sola volontà. –
-Ehi, anche io voglio andare a casa! Mammina si starà preoccupando di non trovarmi nel mio mondo!-
*gocciolone*
Lotus era l’unico che poteva chiamare una dark lady “mammina”… e probabilmente la dark lady era l’unica donna con cui, per ovvi motivi, non ci avesse provato. Era sua madre carnale, in effetti.
-Uff… va bene, vai pure anche tu, ora… chiamerò qualcun altro. – sospirò sconsolata (ma nascondendo un certo sollievo) Michela.
-Prima vado a cercare qualche pensierino per mamma e per Xelloss-san!- fece giulivo il semidemone, correndo a vedere quali specialità alimentari e souvenir riusciva a trovare…
Dieci minuti dopo, Michela stava passando in rassegna gli acquisti di Lotus… tra cui rientrava anche una gal (trad: ragazza giovane, teenager, iper alla moda… leggetevi l’omonimo fumetto per capire!) abbronzata!
-Lotus… niente persone!-
-Ma… dai, sembra così appetitosa!- *occhioni supplicosi di Lotus*
*occhiata omicida di Michela*
-E va bene, va bene, la lascio qui…- sospirò il licantropo, prendendo le buste con i famosi ramen istantanei, bottiglie di the verde, cestini pranzo con sushi e sashimi, una statuetta a forma di gatto, bambole di carta, sacchettini coi pesciolini rossi, portafortuna, ciaffi e controciaffi che neanche Giulia di ritorno dal Giappone ne aveva così tanti… ah, si, e una NUTRITA collezione di manga hentai (meno due che Dess gli ha fregato dalla busta).
Quando il biondo mezzodemone scomparve con tutti i bagagli al seguito, la mora tirò un profondo sospiro: -Santo cielo, Lotus ha il potere di logorare i miei nervi più di chiunque altro…-
-E con chi pensi di sostituirlo?- Chiese Giulia. Dessran incrociò le dita dietro la schiena; conosceva il genere di personaggi che la ragazza frequentava più assiduamente, e le possibili scelte NON lo tranquillizzavano affatto.
-Credo che aspetterò a convocare il prossimo pazz… personaggio, per amore della mia sanità fisica e mentale.- detto questo, la sua attenzione si concentrò nuovamente su Zaffiro. Nel corso della conversazione si era finalmente ripreso, ma non aveva spiccicato parola; fosse per via del suo carattere taciturno e riservato, o per la comprensibile diffidenza verso quel gruppo di gente strana (strane NOI?? *occhioni sgranati e innocenti delle due fanciulle*).
Miky gli si avvicinò esibendo il suo sorriso più rassicurante (anche se un certo luccichio nei suoi occhi gli conferiva qualcosa di poco incoraggiante) e cercò di avvicinarsi… a non meno di tre metri, dato che il Lord dai capelli blu aveva innalzato tra loro una delle sue mistiche barriere.
Giulia, più diplomatica (o forse meno sfacciatamente interessata) gli rivolse la parola a distanza di sicurezza:
-Puoi stare tranquillo, siamo dalla tua parte; non vorresti mettere fine all’inutile guerra contro le Sailor e trasferirti con tuo fratello in un posto lontano e tranquillo?-
Al sentire quella proposta che realizzava esattamente il suo desiderio di pace e tranquillità, il bel giovane decise di abbassare la barriera.
-Volevo semplicemente proporre a te e Diamond di venire con noi, nel nostro mondo; noi vi troviamo un alloggio, e voi mi fornite l’ispirazione per uno dei miei racconti.- confermò la mora.
L’espressione guardinga di Zaffiro si fece riflessiva; uno dei lati della sua personalità che Miky apprezzava particolarmente era proprio il suo temperamento pacato e responsabile, non era persona che prendesse una decisione importante senza averla ben soppesata, a differenza del fratello che tendeva a seguire di più l’istinto. Uno ragionava col cervello, l’altro col cuore: ma le piacevano entrambi proprio perché erano così. ^^
Alla fine, gli occhi azzurro intenso lasciarono intendere la propria risoluzione, accompagnata da un misurato cenno d’assenso. Tanto bastava perché le due ragazze sorridessero a trentaquattro denti e si scambiassero esultanti un cinque.
-Bene! Recuperiamo tuo fratello e ripartiamo! Dove si trova?- chiese Giulia.
Zaffiro si concentrò per rintracciare la sua presenza; ma improvvisamente impallidì:
-Si trova alla torre di Tokyo! È venuto a cercarmi… ed è stato attaccato dalle Sailor! Devo aiutarlo!-
Giulia e Miky si scambiarono uno sguardo serio, determinato e duro come l’acciaio, e concordarono; la bionda ordinò a Dessran il teletrasporto immediato, e nonostante qualche sbuffo del Demone, stanco per l’eccessivo lavoro, si ritrovarono nuovamente sulla Torre teatro di ogni battaglia tra supereroi e cattivoni dell’animazione giapponese che si rispetti.
Alla vista dell’adorato fratello maggiore in difficoltà, Zaffiro scattò per soccorrerlo, ma Miky lo fermò afferrandolo per il braccio; quando lui si volse per liberarsi, l’espressione malevola che vide su quel viso lo raggelò:
-Lascia fare a un professionista, mio caro.- Dopo di che alzò le braccia al cielo e invocò:
-Falco di Mezzanotte, terrore delle umane genti,
Cacciatore d’Inferno, maestro dei tormenti,
io t’invoco, la nuova Caccia è cominciata
cala implacabile sulla Preda condannata!-
Dal cielo giunse un acuto stridio, e un grande Falco nero solcò l’aria come una freccia, calando in picchiata verso il gruppo delle esterrefatte pseudoeroine. Midnight Hawk individuò all’istante il capo del gruppo di sgallettate, e puntò su di lei; gli artigli protesi distrussero la stupidissima pettinatura della mocciosa urlante, strappando brutalmente le ciocche gialle; tutti i tentativi di lei e delle altre isteriche di respingere la furia alata vennero respinti da micidiali beccate che le lasciarono con le mani coperte di sangue.
-Harold è un gentilfalco, in fondo. Pensavo che ci avrebbero rimesso parecchie dita.- commentò vagamente sorpresa Giulia.
Dessran scettico scrollò il capo: -Non t’illudere. Se le ha risparmiate, significa che conserva il meglio del peggio per *dopo*.-
Il Falco si librò nuovamente; a mezz’aria si trasformò in un ragazzo dai lunghi capelli neri come una notte senza luna, che ricadevano in parte a nascondere un lieve sorriso… che aveva in sé qualcosa di orribilmente raggelante. Spalancò le braccia, e le ali oscure di cui non si era privato, lanciando
Piume Stinfalidi!-
un uragano di schegge impazzite e scintillanti dalla forma di piume s’abbatté vorticoso sulle Sailor, che tentarono con ogni mezzo di difendersi da quella grandinata infernale di lame taglienti come rasoi. Ma era impossibile sfuggire alle Piume Stinfalidi: con esse il miglior Cacciatore degli Inferi stanava la sua preda… ma non avrebbe concesso tanto in fretta il colpo di grazia.
Il Demone ammirò vagamente compiaciuto le sue vittime torturate da ferite non letali (il *vero* gioco doveva ancora cominciare) ma grondanti rubineo liquido.
Miky sgranò gli occhi: -Ma allora hanno qualcosa, nelle vene! Anche durante le peggiori battaglie non versano una goccia di sangue!-
Giulia annuì saputa: -Non possono. Per contratto: il sangue potrebbe impressionare i bambini.-
-Ah, si? Beh, temo che Harold non avrà simili premure. Anzi… Ehi, Midnight! Fagliene versare dell’altro, così, almeno una tantum…-
Il mezzo sorriso del Falco s’ampliò facendo balenare per un istante il candore dei denti ferini. Dopo di che, si scatenò l’incubo.
Letteralmente.
Harold, Demone Maggiore degli Incubi, rivelò il proprio schiacciante potere psichico: le sue avversarie furono scaraventate in una visione ad occhi aperti dove inermi subirono tutte le loro fobie e terrori più nascosti (il fatto che per Sailor Moon fosse ingrassare ed essere mollata dal moroso la dice lunga sulle profondità della sua mente… =_=). Le cosiddette ‘guerriere’ tentarono di reagire… e non trovarono di meglio che lanciare le loro tecniche più potenti, che però colpirono le loro stesse compagne. Questo le fece inviperire a tal punto che cominciarono a scambiarsi insulti sempre più pesanti e volgari, fino ad arrivare alle mani.
Harold interruppe il proprio incantesimo e raggiunse Miky e Giulia che, al fianco dei riuniti Zaffiro e Diamond, osservavano con gli occhi pallati le Sailor prendersi vicendevolmente a schiaffi e graffi in faccia. Il Falco si strinse nel suo lungo soprabito nero di pelle senza maniche; leggermente seccato, commentò:
-Che delusione. Mi aspettavo avversari migliori, da te; è la prima volta che mi fornisci prede tanto stupide da annientarsi da sole!-
*GOCCIOLONE*
Ad un tratto una voce (accompagnata da un assurdo suono di nacchere O.o?) comparve dal nulla:
-Creatura malvagia, io ti punirò per aver attentato a Sailor Moon e alle sue compagne!-
Un tizio vestito da pinguino appollaiato in cima a un lampione lanciò una rosa rossa in direzione di Midnight Hawk. Lui l’afferrò al volo e senza battere ciglio la sbriciolò lentamente tra le dita.
-Provaci.-
disse soltanto. Una sola parola adamantina che non ammetteva replica, unita allo sguardo di una calma terrificante, che rendeva i suoi occhi due pozze oscure in cui brillavano riflessi dorati apparentemente calmi come le onde di un lago notturno.
Milord fece il terribile errore di guardare nelle profondità di quelle pupille feline, oltre l’ingannevole quiescenza delle iridi enigmatiche. Sbiancò, e il suo corpo fu percorso da un brivido incontrollabile. Harold esibì un sorriso pacato che risultò più spaventoso di qualsiasi minaccia e ordinò, con velenosa gentilezza:
-Cameriere, per me un bicchiere d’assenzio, succo di frutta per la mia mandante… voi signori cosa gradite?- chiese voltandosi verso gli altri quattro.
Prima che potessero rispondere però Dessran fece notare che l’idiota in smoking se l’era squagliata, sparendo non appena gli occhi rapaci si erano distolti da lui. Il Falco sbuffò:
-Se non fosse un avversario talmente insignificante, gli darei la caccia per questa scortesia.-
Giulia con una gocciolina sulla tempia cercò di ‘consolarlo’: -Credo che avrai presto modo di ottenere soddisfazione. La confusione ha attirato un altro gruppo di sgallettate cariogeniche!-
Infatti balzarono sulla scena cinque marmocchie caramellose che con l’immancabile ballettino spastico si presentarono come le Mew Mew; le accompagnava una specie di elfo nano con una lunga coda bionda e vestito tutto di blu che si presentò appunto come il Cavaliere blu (ma chi l’avrebbe mai detto… >.>).
Una venuzza pulsante sulla tempia e un tic incontrollabile al sopracciglio cominciarono a ballare in sincrono la tarantella sulla faccia di Miky, che, cercando di controllare nausea e crisi di nervi contemporaneamente, sussurrò all’amica:
-Giu, qui urge una disinfestazione RADICALE.-
-Allora temo di sapere cosa accadrà nei prossimi minuti; credo manderò la mia coscienza umanitaria a farsi un giretto, nel frattempo.-
-Grazie, sei un’amica.- poi la mora si rivolse ad Harold e sibilò, con ferocia: -Midnight: infierisci senza pietà.-
Il Falco la degnò appena di un’occhiata: -Ti risulta che io abbia mai mostrato pietà?-
-Era solo per chiarire! Non essere pignolo!-
-Già, dettagli…- fece Giulia da dietro, agitando la mano come a disinteressarsene.
Diamond e Zaffiro avevano requisito un paio di sdraio, un paio di bibite, e stavano regalmente preparandosi ad assistere allo spettacolo.
Dess aveva invece pop corn e cola…
Con nonchalance il Demone si avviò verso i nuovi arrivati, ma il tappetto blu gli sbarrò la strada brandendo una spada quasi più grossa di lui:
-Prima dovrai sconfiggere me! Non ti permetterò di toccare Mewichigo…- ma non riuscì neppure a terminare la sua solita ritrita tiritera che Harold sfoderò i suoi Sai e si mise in posizione di guardia, lasciando con un ghigno di scherno il primo attacco all’avversario.
Beh, almeno il mocciosetto blu ci provò: il suo primo fendente venne però bloccato immediatamente a mezz’aria dall’impugnatura a tridente di uno dei Sai, mentre con l’altro Harold affondò all’altezza dello stomaco.
Dessran sfece una smorfia di dolore per simpatia: -Ulcera *perforante* davvero, quella!-
-Bah, lo sanno anche i merli che non è importante quanto grosso ce l’hai, ma come lo usi…- fece Giulia -Lo spadone, pervertiti! Che andate a pensare?!- rintuzzò la bionda alle tre (no, quattro… o cinque?) paia di occhi vagamente stupefatti che le si erano posati addosso a quella battuta - poi quello scemo impugna la spada come se fosse una scopa! Potrei batterlo anche io… -_- -
Harold si stava intanto divertendo a far venire altri forellini allo scemo con uno spadone così grande (forse per compensare qualche altra carenza, pensò maligno Dess).
Miky gridò: -Non perdere tempo con quella piattola, occupati piuttosto delle bambinette ibride!-
Con una scrollata di spalle, Midnight Hawk estrasse il lungo pugnale, afferrò la coda di capelli del nemico e gliela passò attorno al collo, poi balzò sul lampione che era stato usato da Milord e glielo impiccò in cima.
Ridisceso, rivolse un sorriso cortese alle Mew Mew inorridite da tanta crudeltà:
-Preoccupate, MGM? Non abbiate paura, tra poco sarà tutto finito, per voi… *definitivamente*.-
Dess si grattò la nuca con la punta della coda da viverna: -MGM? Ma non erano le MM? O gli OGM?-
Giulia lo corresse: -MGM: mocciose geneticamente modificate. Una nuova specie di esperimento. Questo sì che dovrebbe essere perseguito eticamente come danno per l’umanità!-
Miky ghignò: -A lui interessano solo due categorie di persone PFC: Promettenti Feroci Carnefici oppure Prossimi Futuri Cadaveri. Nel loro caso, vale la seconda.- giudicò, vedendolo lanciare un’altra delle sue tecniche segrete:
-Nekron Pneuma!-
E le sgallettate vennero investite da una folata di vento oscuro; non era una tecnica immediatamente letale: uccide mooolto lentamente per soffocamento, avvelenando il sangue e i tessuti interni in modo che non possano più ricevere ossigeno. Harold amava giocare un po’ con le proprie prede, prima di ucciderle… il più crudelmente possibile: era uno dei passatempi preferiti di lui e Shinigami sperimentare sempre modi diversi per fare il loro lavoro; altrimenti, dopo millenni, tendeva a diventare troppo ripetitivo.
Infatti il Falco decise di utilizzare un’altra delle sue tecniche: la contaminazione demoniaca, ovvero il trasferimento di energia maligna in oggetti o esseri animati che aveva l’effetto di trasformarli in mostri sanguinari. Uno stormo di piccioni che sorvolò la zona in quel momento fu la sua cavia: il potere malefico del Demone degli Inferi li trasformò in creature simili ad avvoltoi mutanti da film dell’orrore, che si avventarono sulle agonizzanti ‘eroine’ cariogeniche. Midnight meditò se fosse il caso di smetterla di torturarle e lasciarle in pasto ai suoi nuovi ‘cuccioletti’… ma un attimo dopo però cambiò idea e con uno schiocco di dita le fece… SALTARE IN ARIA con tutta la Torre di Tokyo!!
-Dovranno scegliersi un’altra location.- commentò scrollando le spalle il Falco.
-Accidenti! Hai appena fatto saltare in aria il portale di comunicazione al 99,99% di tutti gli universi paralleli!- constatò Giulia.
Lo scontro però aveva avuto un attento, seppur invisibile, spettatore che pensò *Al diavolo quel fallito di Deep Blue!* Il kawaissimo alieno Kisshu, storico nemico delle MM, comparve con un sorriso a trecentosessanta denti e s’inginocchiò adorante davanti ad Harold: -Maestro! Prendetemi come allievo!-
Harold osservò attentamente quegli occhioni dorati e astuti, poi un sorrisetto d’approvazione si dipinse sui suoi lineamenti: -Hai del potenziale; ti prendo in prova.-
A quelle parole gli occhi di Miky persero le stelline comparse alla vista del bell’alieno dai capelli di scuro smeraldo e allibita protestò: -Niente da fare!! Siamo venute fino a qui per prenderlo con NOI! Non ti permetto di fregarcelo!!!- ruggì.
Senza fare una piega, Harold sentenziò: -Se il ragazzo diventa mio allievo, automaticamente parteciperà ai tuoi racconti, no?-
La mora rimase interdetta con una faccia da pesce lesso mentre le rotelline del suo cervello giravano assimilando il concetto… poi lentamente la sua espressione divenne sorridente e serafica: -Ma ceeeerto!! Fantastico, magnifico, perfetto! Approvo incondizionatamente! Tu che ne pensi, Giu?-
L’amica fissò la sua sorprendente trasformazione da Erinni inca**ata a cherubino peace&love con un enorme gocciolone sulla nuca: -Quando fai così mi preoccupi…- poi però rifletté su un particolare: in questo mondo non era comparso il loro Nemico, il Nano… NON il Cavaliere blu, ancora penzolante dal lampione, agonizzante con un palmo di lingua di fuori e la bavetta, ma quello Malefico! Beh, allora, dato che un certo Presidente americano considerava legale la guerra preventiva, perché non approfittarne? Così propose:
-Kisshu, come esame d’ingresso per diventare un Demone degli Inferi potresti andare a mettere a soqquadro la sede dell’emittente televisiva che ha mandato in onda l’abominevole sequela delle sconfitte che hai ingiustamente subito dalle ibride caramellose. Ecco qui l’indirizzo della Mediaset, divertiti... e fai del tuo PEGGIO!!!-
L’alieno, sorridendo maligno quanto il suo nuovo Maestro (impara in fretta, il ragazzo ^____^) prese l’indirizzo e si teletrasportò.
-Ci raggiungerà appena finito…- fece Harold.
-Bene, fanciulle, io vi lascio, torno dalla mia dolce demoniaca metà, anche se prima vorrei fare un po’ di shopping per portare qualche pensierino ad amici e superiori…-
-Divertiti, e abbronzati!- Giulia stampò un bacio (senza rossetto) sulla guancia del suo demone preferito -Sta tranquillo, chiamerò Siryana per proteggermi. Ha una sfiga in amore che rasenta la tragedia, ma è una maestra di spada e una capoccia dura… -
-Ok, alla prossima!!!- e con un sorrisone e la crema solare in mano, Dess se ne andò, andando a fare acquisti e poi diretto alla spiaggia tropicale.
-Siry la chiamerò una volta arrivate a Sephiro. Ora, andiamo a casa, e facciamoci una bella pizza con i nostri nobili ospiti ^__^ -sorrise a 360 denti Giulia.-
-Purché il tuo ragazzo non arrivi, e non ci trovi in così affascinante compagnia…- ghignò Michela a riguardo.
-Chi, mister non-sono-geloso-manco-se-lo-fai-apposta? Ci ho rinunciato…- sospirando, Giulia passò all’amica le carte coi sillogismi standard per tornare a casa.
-Non è come la reggia che abbiamo lasciato… ma per non avere le sgallettate con le cosce al vento tra i piedi, anche una topaia andrebbe bene!- commentò Zaffiro. Diamond stava inorridendo per le piccole dimensioni del bagno e l’assenza di servitori.
-Più avanti, potremo aiutarvi a cercare una sistemazione migliore. Comunque, la strega malefica deve aver ceduto al vostro fascino… oppure alle occhiate di Harold, perché ha addirittura abbassato il prezzo normale!- fece serafica Michela, aprendo una finestra e mostrando il panorama, una delle piazze della città, ben gremita di ragazzi e ragazze.
-Troverete un sacco di compagnia. Tutta la città brulica di ragazzi, con l’università e tutto il resto… gli unici adulti che vedrete saranno professori, bidelli, le vecchiette che affittano le case agli studenti, e i commessi dei negozi in cui gli studenti comprano libri, cibo, fotocopie e quant’altro serve a sopravvivere. L’alimentari è qui sotto, tra l’altro. -
Le due ragazze non erano sicure che i due principi potessero cavarsela da soli, ma Zaffiro, che dei due a Giulia era sempre parso quello con la capoccia più sulle spalle, assicurò che si sarebbero adattati in fretta. In fondo, se le quattro sorelle persecutrici erano diventate commesse in un negozio di cosmetici (solo nel cartone, nel manga schiattano una dopo l’altra… e nel manga, Zaffiro cerca di strangolare Bunny/Serenity, dopo che Diamond s’era preso una sbandata per lei e l’aveva rapita… de gustibus -_- n.d.Giulia)…
Sistemati i due principi, si presero le ordinazioni e si telefonò al fattorino del pronto pizza, che dopo venti minuti recapitò cinque pizze fumanti e gustose. Michela era infatti riuscita a convincere Harold ad assaggiarla, e il demone aveva preso, tanto per essere in tema con la sua natura, la “diavola lucifero”… al che, le due ragazze avevano spalancato gli occhi, ma prima che la bruna potesse dire o fare alcunché, la bionda le aveva tappato la bocca con un sorrisino sadico.
La “diavola lucifero” venne consegnata a parte, in una scatola di cartone doppio, e il fattorino portava una mascherina… è già questo dovrebbe bastare a capire che…
Quando il demone aprì la scatola, le esalazioni piccanti fecero lacrimare tutti, e Giulia, molto sensibile anche all’odore piccante, quasi svenne…
-Buona. Saporita.- commentò tranquillo Harold, mangiando una fetta di una pizza che conteneva pepe di cajenna nell’impasto in quantità quasi pari alla farina, ed era coperta dai peperoncini più piccanti esistenti, che in confronto quello che Homer Simpson mangiò alla fiera era acqua di rose.
La bionda lo guardò con gli occhi fuori delle orbite…
-Non mentire… ti sta andando a fuoco la bocca, non è vero?- riuscì infine a dire.
-Affatto. Ho semplicemente tarato le mie percezioni su scala diversa. Io avverto un piacevole piccantino…-
Scrollando la testa sull’assurdità dei demoni, Giulia attaccò la sua margherita doppia mozzarella. Miky ridacchiò: -Credo di avergli trasmesso il mio gusto per i cibi piccanti… ma io non riuscirei MAI ad arrivare a simili livelli!- e con un sorrisone a trentasei denti che fece rabbrividire la prosciutto e funghi nel suo piatto, s’avventò sulla sciagurata pizza, che ebbe vita breve.

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