Boy meets Girl (inside version)

di Andy Grim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 (Giorno 0): A una nuova vittoria! ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 (Giorno 1): Stavolta ci farà morire! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 (Giorno 6): Non ritengo che lo farà davvero! ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 (Giorni 7, 8, 9): Però ci spero…! ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 (giorno 10): Qualcuno ci deve provare! ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 (Giorno 0): A una nuova vittoria! ***


Capitolo 1 (Giorno 0): A una nuova vittoria

Capitolo 1 (Giorno 0): A una nuova vittoria!

 

 

Tante ragazze hanno catturato i miei occhi.

Ma solo tu, Lamù, hai catturato il mio cuore.

Ataru Moroboshi

 

A

lle ore 20 in punto del fatidico giorno nel quale la Principessa degli Oni, al secolo Lamù, aspirante signora Moroboshi, aveva dichiarato le sue condizioni per mezzo dell’ologramma proiettato nel cielo di Tomobiki (in gran parte oscurato dalle innumerevoli cappelle dei giganteschi funghi alieni che continuavano tragicamente a riprodursi) il severo Christopher Wimpey[1] Wellington (in codice A1) Organic Coordinator dell’organismo di Ataru Moroboshi, entrò risoluto nella sala riunioni della direzione, facendo scattare in piedi l’intero Consiglio Organico, da vari minuti già in nervosa attesa del suo arrivo.

“Riposo, signori…” disse blandamente.

Gli otto responsabili di sezione tornarono a sedere, scambiandosi brevi sguardi preoccupati. Dopo averli imitati, il comandante incrociò le braccia venendo subito al punto: “Signori… come avrete appreso tutti, la signorina Lamù, che ci onora da quattro anni delle proprie affettuose attenzioni, ha lanciato una seconda sfida al nostro beneamato assistito. In pratica, per convincere il suo ex pretendente Rupa a risolvere l’incombente problema micologico, ha posto la medesima condizione irrevocabile concessaci a suo tempo dal di lei corpulento genitore (che potesse inghiottirselo un buco nero!) per rinunciare alla conquista della Terra…”

“Sarebbe a dire un’altra gara di corsa?” domandò strabuzzando gli occhi il capo della Cerebrale.

“Esattamente, signor Fewer: il balzano signorotto di quel tenebroso pianetucolo farà divorare quel maledetti funghi dai suoi suini volanti soltanto qualora il signor Moroboshi riesca, entro dieci giorni, a riacchiappare miss bikini tigrato… nonché ad afferrarne le corna!”

La rivelazione di A1 gettò nello sgomento più nero l’intero staff dell’organismo moroboshiano. Alla rottura del pesante silenzio provvide logicamente poco dopo il responsabile della Motoria: “Questa non è una condizione” gemette “è un rifiuto! Lo sappiamo benissimo tutti che quella volta eravamo riusciti a prenderla soltanto perché lei c’era venuta incontro per riprendersi il reggiseno… ma ora non disponiamo di alcun elemento atto a procurarci un’opportunità analoga!”

“Questa è la cruda verità, signor Racer” sospirò Wellington “vi ho perciò convocati per trovare tutti assieme un sistema che ci consenta di… SI PUÒ SAPERE COSA C’È DI TANTO DIVERTENTE, SIGNOR SIMONS??!!”

Il capo della sezione Emotiva, colto suo malgrado in un improvviso atteggiamento ilare del tutto inopportuno, sussultò tutto rosso in faccia: “Mi… mi scusi, signor Wellington. Inconsciamente m’era venuta in mente una cosa buffa! Non volevo affatto…”

“Oh, ma la prego” lo fermò il Coordinatore con apparente bonarietà “non ci tenga all’oscuro delle sue argute considerazioni, Hugh. Dato il momento, una breve parentesi di buon umore non potrà farci che bene. Avanti, faccia ridere anche noi!”

“Non… non credo sia il caso, signore. Io…”

“È un ordine, Simons!” lo incalzò il direttore, con tono che non ammetteva ulteriori repliche.

Rassegnato, il responsabile neurologico si terse rapidamente la fronte: “Pensavo…” balbettò “…che si potrebbe provare… col pezzo di sotto… signore!” concluse penosamente, per poi chiudere gli occhi in attesa della sfuriata.

Che non si fece attendere, dopo che A1 ebbe zittito i colleghi di Simons, tesi nel vano sforzo di trattenere le risate: “TACETE, MALEDETTO BRANCO DI IDIOTI!!” per dire infine all’improvvido umorista “Complimenti, signor Simons. Era proprio questo che mi aspettavo da lei quando contavo sull’apporto dei miei fidati collaboratori!”

“Mi… mi perdoni, signore. Io… cercavo solo di sdrammatizzare!”

A1 lo incenerì con lo sguardo: “ECCO!! È proprio quel che nessuno di noi deve più permettersi di fare, d’ora in avanti” tuonò, squadrando rapidamente tutti gli altri “sono diciassette anni che qui dentro si sdrammatizzano tutte le situazioni e guardate dove siamo! Non c’è proprio nessuno che cominci a sentire il bisogno di un piccolo salto di qualità?”

“Ha ragione, signore” confermò Brad Fewer “sono sicuro che il nostro collega non aveva che buone intenzioni… ma diamo un taglio alle battute e mettiamoci al lavoro per uscire da questo pasticcio!”

“C’è un unico modo per uscirne” intervenne nuovamente il capo della Motoria “fare esattamente quanto ci chiede miss bikini tigrato!”

“Cioè ridisputare la corsa?” domandò scherzosamente August Percival, responsabile della Genetica.

“Non fare lo spiritoso” s’affrettò a contraddirlo Racer “voglio dire che il signorino dovrà decidersi una volta per tutte a confessare i suoi veri sentimenti”[2] e qui si voltò verso il capo della Neuro “mi hai sentito, Hugh?”

“Chiaro e tondo” rispose quest’ultimo “ma te lo puoi togliere subito dalla testa!”

“Oh, ma insomma” il responsabile della Muscolare non si trattenne dal mollare un pugno sul tavolo “qui mi sembra che l’unico che non voglia contribuire a risolvere questa situazione di merda sia proprio tu! Ma è possibile che il tuo intero staff non riesca a trovare un modo per neutralizzare la testardaggine e l’orgoglio di quel disgraziato?!”

Il responsabile emotivo sospirò, giungendo le mani mentre volgeva lo sguardo al soffitto: “Qui l’orgoglio non c’entra e neppure la testardaggine. Purtroppo la signorina Lamù ci ha cacciato, forse inconsciamente, in un vero e proprio vicolo cieco!”

“Sarebbe a dire?” s’informò il collega della Cerebrale.

“Sarebbe a dire, mio caro Brad, che pur avendo da sempre richiesto una conferma di quanto il nostro assistito provava per lei, pretendendo adesso che lui le si dichiari in una circostanza tecnicamente coercitiva - per non dire ricattatoria - se anche il signor Moroboshi l’accontentasse, la signorina Lamù non potrebbe mai sapere se dietro le sue parole ci sarebbe la verità o piuttosto il mero proposito di risolvere il problema contingente!”

“Beh, vediamo di fare un passo per volta” intervenne nuovamente A1 “la priorità sta ora nell’eliminare quei maledetti funghi che minacciano di ricoprire l’intera parte emersa del pianeta. In un secondo tempo vedremo come appianare anche il rapporto con la Principessa degli Oni.

“No, signore” obiettò Hugh Simons, scuotendo la testa “non aggiusteremo mai il rapporto con Lamù, se il nostro assistito le si dichiarerà in un modo così ambiguo. Glielo posso assicurare!”

A tale incisiva dichiarazione, Chris Wellington emise un sonoro grugnito, per poi piantare due occhi di fuoco sul povero subordinato: “E allora cosa consiglia di fare, Simons?”

Un lungo sospiro precedette la risposta di quest’ultimo: “Mi duole riconoscerlo, ma la sola via d’uscita è appunto quella di rivincere la corsa. Soltanto allora il signor Moroboshi potrà dichiarasi con tutta chiarezza. Le assicuro, signore, che oramai non desidera altro.”

“Sei un idiota” saltò su nuovamente Racer “come fai a non capire che le nostre controparti ci hanno teso una trappola? È ovvio che non riusciremo mai ad acchiappare quella maledetta orca senza nessun’altro asso della manica!”

“Burt, questo lo so perfettamente anch’io” gli ribatté il collega “ma la nostra unica speranza starà proprio nel trovarlo, questo asso. Ci siamo pur riusciti quattro anni fa: perché non dovremmo riuscirci ancora?”

“Temo che tu t’illuda, Hugh” gli disse pacato Fewer “le nostre gentili colleghe non saranno così sprovvedute da farsi sorprendere una seconda volta!”

“Sono perfettamente d’accordo” convenne A1 “e credo che il solo modo per uscire da questo casino sia convincere quel dannatissimo Rupa a intervenire coi suoi maiali, senza tener conto del parere di Lamù.”

“E cosa le fa supporre che ci darebbe ascolto, signore?” domandò a questo punto il capo delle Sensitiva, Jerry Humper, rimasto silenzioso fino ad allora. 

“Beh, ma porca miseria” imprecò Wellington con veemenza “al di là dei suoi pessimi precedenti, non posso credere che voglia farsi complice di una simile bassezza: coinvolgere l’intera umanità nelle beghe di una coppia di adolescenti immaturi, mi sembra proprio del tutto abominevole!”

“Anche a me appare strano che quel tizio abbia dato manforte a Lamù” commentò il capo della Cerebrale “capirei se lo avesse fatto su pressione della sua pretendente… ma, a quanto mi consta, Lady Carla non si è più messa in contatto con lui, dopo avergli riferito quanto stava accadendo sul nostro pianeta.”

“Allora non resta che rivolgersi a Lady Carla, per chiederle di metterci in contatto con Lord Rupa.” disse A1 dopo avere annuito a quanto diceva Fewer.

Malauguratamente, arrivò questa doccia fredda: “Non funzionerà!”

Il Coordinatore di Ataru sentì come un crampo allo stomaco. Quando il capo della Sensitiva emetteva un giudizio era praticamente impossibile che venisse smentito dai fatti.

“Cosa glielo fa credere, signor Humper?” gli chiese comunque A1.

“Primo, sarà praticamente impossibile parlare con Rupa all’insaputa di Lamù. Secondo, non è escluso che Rupa non intenda cogliere quest’occasione per incasinare definitivamente il suo rivale. Terzo, non è detto che anche Lady Carla non darebbe manforte a Lamù nello spingere Ataru nell’angolo, proprio allo scopo d’allontanarla dal proprio amico d’infanzia.”

“E quindi…?” lo incalzò il comandante, con un tono parimenti minaccioso e preoccupato.

“E quindi non posso che concordare col collega della Neuro” sospirò Humper, prima di concludere “non ci rimane che rivincere quella corsa…”

“Ma lo volete capire che è assolutamente impossibile?!” tornò a protestare Racer.

“Non lo sapremo mai se non ci proviamo.” obiettò Humper, alzando le spalle.[3]

“Già, fai presto a dirlo, tu” ribatté il collega con amaro sarcasmo “tanto me la dovrò risgrugnare io solo, questa faccenda!”

“No, Burt” intervenne il responsabile cerebrale “non sarai solo: ci siamo anche noi dentro a questa maledetta carcassa e metteremo tutte le nostre competenze a tua disposizione. Come ha detto prima Hugh, se esiste un sistema per far pendere di nuovo la bilancia dalla nostra parte, noi lo troveremo!”

“E se non esiste?” insistette il collega della Motoria “Se falliremo? Cosa ne sarà della Terra? E che ne sarà di noi?!”

“Questo è un problema che affronteremo in caso di fallimento” dichiarò perentorio A1 “per adesso dobbiamo preoccuparci di non fallire!”

“Ben detto, signore” approvò Brad Fewer “ce la metteremo tutta.”

“Ai voti, allora” replicò A1 “c’è qualche membro del Consiglio che si oppone alla mozione del signor Simons e del signor Humper?”

Nessuno si sentì di contraddire il Coordinatore dell’Uomo più allupato di tutto l’Universo, che allora dichiarò, compiaciuto: “Benissimo: comunicherò immediatamente via telefono rosso a Rowena Starlet[4] che la loro sfida è stata accettata!”

Detto ciò, premette un pulsante davanti alla sua postazione. Pochi istanti dopo due inservienti entrarono nella sala riunioni recando un vassoio con nove bicchieri e una bottiglia di pregiato sakè. Quando i bicchieri furono colmi, Chris Wellington si levò in piedi, imitato da tutti, alzando il proprio calice all’indirizzo dell’assemblea: “Signori… a una nuova vittoria!”

“A una nuova vittoria…!” esclamarono tutti, più o meno convintamente.

 



[1] Ho prelevato il secondo nome di A1 dall’omonimo personaggio disegnato dal fumettista americano Elzie C. Segar, creatore del celeberrimo Popeye (Braccio di Ferro). J.Wellington Wimpey (in Italia Poldo Sbaffini) era l’amico del fortissimo marinaio divoratore di spinaci. I tratti salienti del carattere di Poldo erano un’insaziabile golosità accompagnata da un opportunismo sfrenato… e direi che come affinità col “marito” di Lamù ci siamo perfettamente.

[2] Come ben sanno coloro che hanno visto il film Boy meets Girl, la condizione posta da Lamù per lasciarsi prendere era che Ataru le si dichiarasse davanti a tutti!

[3] Il capo della Sensitiva moroboshiana si mostra sempre molto propositivo…

[4] La Coordinatrice Organica di Lamù.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 (Giorno 1): Stavolta ci farà morire! ***


Capitolo 2 (Giorno 1): Stavolta ci farà morire

Capitolo 2 (Giorno 1): Stavolta ci farà morire!

 

 

Q

uand’era uscito dall’Accademia Biologica col suo bel diploma di Fisiologia, ottenuto col massimo del punteggio, il futuro responsabile della Muscolare moroboshiana aveva sperato di doversi occupare di un atleta o almeno di un uomo d’azione: un soldato, un pompiere o un tutore dell’ordine. Mai avrebbe immaginato di ritrovarsi ad azionare le membra d’un mediocre adolescente immaturo e svogliato, con soltanto cibo e sesso come unici interessi prevalenti!

Lui, Burt Racer, che aveva addirittura presentato una tesi sull’energia muscolare, ritenuta dalla stessa commissione d’esame meritevole di un Nobel, per via delle innovative dissertazioni sui sistemi per raggiungere il massimo rendimento di fluidi e comburenti, miranti a minimizzare il consumo calorico dell’organismo. Non v’è dubbio che, se l’unico figlio dei signori Moroboshi si fosse interessato a una qualche disciplina sportiva, avrebbe potuto, in tempi relativamente brevi, aspirare senz’altro alla conquista dell’oro olimpico!

Macché… tutta la scienza del suo insigne responsabile biologico era stata adoperata soltanto per vuotare innumerevoli bento a velocità supersonica (col sommo disappunto del collega Larry Meals[1]) o per correre dietro alle gonnelle. Che spreco!

Poi, all’improvviso… ecco arrivare dallo spazio profondo una singolare rappresentante del gentil sesso a lanciare alla sezione di Racer una sfida tanto sciocca quanto vitale per l’intero consorzio umano. La questione aveva certamente stimolato in modo forte il capo della Motoria di Ataru, se non altro per l’importanza della posta in gioco. Tuttavia, nei giorni susseguitisi verso la fatale conclusione della corsa, il malcapitato capo-sezione aveva dovuto affrontare le dodici epiche fatiche d’Ercole - seppur scontate a dieci, quanti erano i giorni della gara - rassegnandosi gradualmente al fatto che non sarebbe mai e poi mai riuscito ad afferrare le fatidiche corna di quella formidabile avversaria.

Alla fine, quando tutto sembrava perduto per l’umanità, ecco il colpo di genio di Fewer:[2] utilizzare il reggiseno dell’aliena come esca, in modo da farle scordare per un attimo essenziale il contesto della corsa, potendole quindi agguantare le corna nell’istante in cui fosse stata occupata a riprendersi l’indumento, strappatole in precedenza dallo stesso Ataru!

“È stata la vittoria più ridicola che potessimo ottenere!” aveva commentato Racer.

“E anche l’unica!” aveva precisato poi Fewer.  

Unica o ridicola, era stata comunque una vittoria di Pirro. Certo, la Terra era libera (sempre che quegli strambi alieni avessero veramente avuto l’intenzione di occuparla) ma più non lo era il suo malcapitato salvatore, ritrovatosi per conseguenza impalmato proprio dalla sua stessa concorrente… che adesso, in circostanze di gran lunga più gravi, si ripresentava ancora come tale nel rimettere il destino del Pianeta sulle spalle di quel discusso dongiovanni. E sulla sua Motoria in particolare…

 

***

*Ma perché sono sempre io che ci devo andare di mezzo?!* si chiese il malcapitato pilota mentre sedeva sulla sua poltroncina di comando. Fatto questo, fece un rapido check-up della situazione cardio-energetica, per aprire poi il collegamento con la Sensitiva.

Subito il display visivo gli rimandò l’immagine della fiera Lamù, pronta alla sua linea di partenza. L’affascinante aliena si voltò verso il suo antagonista, scuotendo armoniosamente i capelli verdi e lo sguardo scambiato con l’ex promesso sposo aumentò, se possibile, le preoccupazioni di Racer.

“Guarda i suoi occhi, Brad” disse questi al collega della Cerebrale, che stava in piedi dietro di lui “le hai mai visto quello sguardo? È furiosa…!”

“E dove starebbe la novità?” chiese Fewer, bonariamente.

“Non è la solita rabbia da gelosia” tentò di spiegarsi il capo della Motoria “stavolta è veramente in collera con lui, Brad: una collera ferita. Ci farà morire…!” gemette, a mo’ di conclusione.

“Senti, Burt…” Fewer gli posò una mano sulla spalla “…lascia questi problemi sul groppone di Simons e pensa a far muovere quelle gambe! Intesi?”

“Ricevuto” sospirò l’altro “farò del mio meglio!”

“Bravo… vado in Centrale.” disse Brad, nel congedarsi.

Il comunicatore intersezionale era già aperto; il capo della Motoria poté quindi udire, attraverso i ricevitori di Humper, le parole di Lord Rupa, che aveva assunto il ruolo dello starter: “Spiegherò ancora le regole del gioco: se entro dieci giorni Ataru riuscirà ad afferrare almeno una delle corna di Lamù, manderò i miei maiali a eliminare i funghi…”

“Ma non è giusto” protestò con veemenza la folla degli astanti “Lamù può volare…!!”

“Non preoccupatevi per questo” ribatté il Signore del Pianeta dell’Oscurità “verrà penalizzata: non potrà volare più in alto delle cappelle dei funghi!”

“E questo, secondo lui, sarebbe un handicap?” commentò Racer, sarcastico “Buffone!!”

Lo sparo a salve della pistola di Rupa fu peggio d’una frustata per il pilota di Ataru, il quale, mettendo alfine mano sui comandi degli arti, sospirò stancamente: “Bene… anzi, male… partiamo!”

***

L’uomo più allupato di tutto l’universo ritornò così a rincorrere quella che - gli piacesse o no - era la donna più importante della sua vita, se non altro perché, unica fra tutte le persone con le quali aveva interagito, aveva potuto mettere in discussione il suo originale modo di essere.

“Per me è una coglioneria…!” commentò asciutto Meals.

“Avevamo forse altra scelta?” chiese Dick Hoffman, dall’Immunitaria.

“Naturalmente no” rispose Percival, dalla Genetica “come al solito!”

“Silenzio al comunicatore” ordinò Wellington “Motoria da Centrale, prepararsi al piano 1.”

“Ricevuto, Centrale!” rispose Racer, con un tono assai poco entusiasta.

Lungo il percorso della gara, fra la folla degli spettatori, pullulavano decine di giovani ragazze (e Simons si chiedeva per chi stessero facendo il tifo) e, all’improvviso, Ataru Moroboshi si fiondò fra di esse, producendosi nel consueto rituale: “Ehi, bellezza… usciamo, stasera? Dove abiti? Mi dai l’indirizzo e il numero di telefono?”

Alcune di loro (non troppe, a dire il vero) trasecolarono: era mai possibile che quel disgraziato non prendesse sul serio nemmeno una situazione così drammatica?

“Cosa fai, idiota?!” gli urlarono “Vattene via, disgraziato!!” “Non lo vedi che ti sta lasciando indietro?”

Quelle gentili donzelle non potevano certo immaginare che stavolta, dietro al comportamento dell’incorreggibile libertino, risiedeva la speranza di Brad Fewer che Lamù interrompesse la corsa pur di scendere a fargliela pagare… ma purtroppo la bella oni, dopo avergli lanciato uno sguardo di puro astio, manifestò la sua totale indifferenza con un energico Pfui e riprese il suo volo a media quota. Non rimaneva che accettare la sfida.

“È andata male!” commentò Fewer.

“Chissà perché, ma me lo sentivo!” aggiunse A1 con una smorfia.

“Tocca a te, Burt” disse allora il capo della Cerebrale, nel comunicatore “vedi se ti riesce di scalare uno di quei funghi: dobbiamo cercare di piombarle addosso.”

“Io so per certo che piomberemo a terra: dite a Hoffman di metterlo nel conto!”

“Tutte le squadre d’emergenza sono pronte” confermò il responsabile immunitario “confidiamo naturalmente sulle tue doti di cascatore.”

“Contenti voi…!” replicò l’altro, ironico, affondando le dita di Ataru nella polpa di un fungo particolarmente alto.

Grazie alle potenziali doti atletiche del suo organismo, Ataru riuscì facilmente a raggiungere la quota di volo dell’aliena, arrampicandosi lungo il gambo. Ma quando l’avversaria fu a portata di tiro e Racer diede ai muscoli il comando di saltare, a Lamù bastò appena uno scarto leggero per evitare la sua “presa al volo”…

“Reggetevi” annunciò Burt “comincia la discesa!!”

Tutto il personale biologico s’affrettò a distendersi sul fondo delle camere operative e dei condotti, aggrappandosi a degli appigli opportunamente preparati. Per fortuna l’impatto col terreno venne discretamente attenuato dal’ottima tecnica caprioleggiante adottata dalla Motoria.

“Uno a zero per l’orca assassina!” commentò Percival, con filosofia.

L’inseguimento riprese, implacabile. Ma tutti i ripetuti tentativi d’acchiappare la Principessa degli Oni si rivelarono costantemente vani. A parte le volte in cui la tenacia di Racer non riusciva a vincere la scivolosità di quei maledetti gambi, sprecando preziose quantità d’adrenalina mentre il loro assistito ricadeva verso il suolo, sperare d’avere la meglio sull’estrema agilità di una ragazza che poteva fluttuare nell’aria con la leggerezza di una libellula spendendo porzioni irrisorie di energia, era semplicemente ed eufemisticamente assurdo!

A un tratto l’inseguitore si vide affiancare da un furgoncino che trasportava il Lamù Fan Club al completo, con Megane che si sgolava ad un megafono, imitato dai suoi degni compari: “LAMÙ… LAMÙ… LASCIA PERDERE ATARU… TE LO DICIAMO NOI TI AMO!! VIENI GIÙ…!!”

Preoccupanti scariche di frustrazione furono registrate dagli strumenti di Humper, incidendo negativamente sul tasso psicofisico a disposizione della Motoria.

“Racer, faccia tacere quegli imbecilli!” ordinò il Coordinatore.

Il “motorista” non se lo fece ripetere. Appressatosi al camion, strappò il megafono dalle mani di quel fanatico, rivolgendolo contro di lui…

“Emissione vocale a tutta potenza!!” affermò Humper, dopo che la Cardiaca gli ebbe riempito i polmoni.

“FATTI I CAVOLACCI TUOI, CHIARO??!!” urlò Ataru direttamente nei timpani dell’ossessionato spasimante di Lamù, per poi sbattergli l’apparecchio in testa.

“Ben fatto, Sensitiva e Motoria” commentò Wellington “c’è costato un po’ d’ossigeno, ma ne valeva la pena! Ora, via col piano 2.” dispose infine.

Portato alle labbra lo strumento, Ataru lanciò quindi un accorato appello alla sua testarda concorrente: “Lamù, lascia perdere… dammi retta, ti stai sbagliando! Non serve a niente dire ti amo o non ti amo. Non capisci che…”

Ma poi, visto che l’aliena faceva orecchie da mercante, tappandosi pure le medesime, il tenace orgoglio di Moroboshi ebbe il sopravvento: “Sei una stupida testarda bisbetica…” urlò, nel megafono “STUPIDA, STUPIDA, STU…”

Per tutta risposta la bella aliena si girò su sé stessa, tese le candide braccia e gli sparò una scarica micidiale, che Humper constatò essere una delle più alte mai registrate dall’organismo: non meno di 4 Gigavolt![3]

“È TUTTO QUI QUELLO CHE HAI DA DIRMI?!!” urlò subito dopo, mentre il suo “caro nemico” si accasciava al suolo, friggendo disinvoltamente…

 

***

“Immediato rapporto danni da tutte le sezioni...!” ordinò A1, non appena fu nuovamente in grado d’intendere.

Anche il povero Hoffman dovette metterci un po’ a rispondere: “Sezioni Sensitiva e Neuro completamente inibite… Cardiaca in pieno stato di fibrillazione… Cerebrale e Genetica sembrano non aver subito danni!”

“Non avevo dubbi” grugnì A1, con eloquenza[4] “e la Motoria?”

“Fuori uso per almeno tre ore” rispose lo stesso Racer, dalla sua postazione “ho tutti i relais dei muscoli saltati!”

“Bene… per oggi è finita” dichiarò Wellington dopo aver dato un’occhiata all’orologio “il primo round se l’è aggiudicato la squadra di Rowena… come volevasi dimostrare!”

Il Coordinatore scrutò quindi profondamente Fewer, che ritenne di dover ribadire: “Ce ne rimangono sempre altri nove…”

“Ottima risposta, Brad” gli sorrise A1 “mi compiaccio altamente della sua fiducia: è proprio questo lo spirito che ci vuole!”

“Certo, signore…” rispose il subordinato, ostentando un artificioso ottimismo.

Dopo avergli dato due pacchette sulla spalla, il Coordinatore si ritirò nel suo alloggio, lasciando alle varie equipes il gravoso compito di rianimare il povero Ataru, per poterlo poi trascinare fino al suo letto.

Il primo giorno della singolar tenzone era infine giunto al termine.



[1] Il responsabile della Metabolica.

[2] E di chi, se no?

[3] Giga è il prefisso per indicare il miliardo di unità.

[4] Anche Minerva Platos, l’omologa lamuttiana di Brad Fewer, si sarebbe detta sicura che la Cerebrale di Ataru si rivelasse refrattaria ai danni, dal momento che conteneva assai poco da danneggiare!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 (Giorno 6): Non ritengo che lo farà davvero! ***


Capitolo 3 (Giorno 6): Non ritengo che lo farà davvero

Capitolo 3 (Giorno 6): Non ritengo che lo farà davvero!

 

 

“R

allentare al minimo le funzioni vitali: pressione, ritmo e frequenza… ottimizzare rilassamento muscolare… attivare dispositivi anti-onirici…” ordinava enfaticamente A1 “…dobbiamo recuperare quanta più energia possibile. Esigo un sonno da ibernazione, mi avete capito?”

Queste erano state le direttive impartite dal Coordinatore al termine del primo giorno di gara, che furono prontamente seguite. Ma i giorni successivi della sfida non furono affatto migliori: Racer e Fewer si resero conto ben presto (sempre ci avessero mai creduto) che stavolta non esisteva alcun modo per acchiappare quella maliarda orca svolazzante, se lei stessa non avesse avuto intenzione di farsi prendere. Era tutto pienamente sprecato: ossigeno, calorie e fluido sudorifero!

Alla tarda sera del 6° giorno Ataru Moroboshi si accasciava presso una catasta di legname, in uno spiazzo abbandonato non troppo distante da casa sua, disfatto nel fisico e nel morale, mentre i responsabili cardio-metabolici - coadiuvati dai colleghi immunitari - erano all’opera per rimetterlo in sesto quanto più possibile, mentre la Triade Decisionale si riuniva nella cupa atmosfera dell’ufficio di Wellington.

“Le cose non stanno andando per niente bene…” esordì proprio quest’ultimo.

“Signornò” gli fece eco debolmente Fewer, che si era inutilmente spremuto le meningi per tutto il giorno “è molto più dura di quel che temevamo!”

“Vero” aggiunse Simons, tenendo il volto basso “dobbiamo purtroppo constatare che Racer aveva pienamente ragione.”

Il teso silenzio successivo fu bruscamente interrotto dopo pochi istanti dal violento pugno sferrato sul tavolo da A1: “Maledette sgualdrine! Femministe di merda!! È solo colpa loro se ci troviamo in quest’assurda situazione…!”

“Non è del tutto esatto, signore” obiettò timidamente il responsabile della Neuro “forse abbiamo la nostra responsabilità per averle spinte fino a questo punto.”

“Non le difenda, Hugh: ammesso e non concesso che noi si abbia davvero esagerato, il ricatto che ci hanno mosso stavolta è troppo abominevole per essere anche giustificato!”

“Ma, signor Wellington… se solo Ataru mi avesse permesso di far intendere alla mia corrispondente lamuttiana che almeno un po’ …”

“Una donna conosce miliardi di modi per sedurre un uomo o per scaricarlo” ribatté il Coordinatore, con veemenza “quella sconsiderata non aveva affatto bisogno di coinvolgere l’intera Terra!!”

“Il problema, signore, è che miss bikini tigrato non vuole sedurre il nostro assistito, né tanto meno mollarlo” intervenne il collega della Cerebrale “vuole sposarlo e vuole che sia lui stesso a chiederglielo!”

A1 sbottò in una risata sarcastica: “Ma certo… una cosetta da niente per un maschilista libertino come lui! Non mi dica cose che so già, Fewer. Cerchi di farsi venire una buona idea, piuttosto.”

Il subordinato sospirò: “Più mi concentro sul problema e più mi trovo di fronte ad un vuoto mentale. E temo proprio che l’unico metodo per vincere questo secondo onigokko sia ingoiare una spagnoletta di Superpippo!”[1]

“Ho detto un’idea, Brad” ruggì il capo, per nulla divertito “non una gag da fumetto americano!”

“Mi scusi” si affrettò a rimediare Fewer, alzando con rammarico le mani “ebbene, parlando seriamente, l’unica cosa che potrei proporre è…”

“È…?” lo incalzò Simons, fissandolo ansioso.

“Forse, se Ataru riprovasse a parlarci” propose Brad, senza troppa convinzione “può darsi che in questi ultimi giorni anche la signorina Lamù sia venuta a più miti consigli…”

“Non sperarci” lo gelò il collega, scuotendo la testa “ho provato a sondare il terreno ieri sera con la Venus, al telefono rosso… la controparte è irremovibile.”

“Maledette bastarde…!” tornò a imprecare Wellington.

“Dopotutto anche Ataru è così” continuò il direttore emotivo “quei due sono cocciuti oltre ogni dire…”

“Sono uguali” sentenziò Fewer, sforzandosi di non ridacchiare “non ci voleva meno d’un computer per individuare l’anima gemella del nostro assistito!”

“Che proprio a me dovevano affibbiare…!” concluse rabbiosamente il Coordinatore, prima che il comunicatore sulla sua scrivania cominciasse a trasmettere la voce di Humper: “Signore, stiamo ricevendo una conversazione interessante dagli amici di Ataru, appostati qui intorno. Desidera riceverla in ufficio?”

“Va bene, Jerry… metta in linea!”

***

“È proprio così” diceva la voce dell’intrigante Benten “se Ataru non dice a Lamù di amarla, non soltanto il ricordo di lei svanirà dalla sua mente, ma anche tutti i ricordi che riguardano noi extraterrestri svaniranno da quella di tutti gli abitanti di questo pianeta!”

“Insomma, tutto svanirà nell’oblio!” commentò la procace Sakura.

“Credo che stavolta Lamù abbia esagerato…!” si rammaricò la dolce Shinobu, ex fidanzata di Ataru ed ex rivale dell’aliena.

“Tutta colpa di quel dannato idiota!” borbottò astiosamente l’altezzoso Shutaro.

“Ma Moroboshi ne è al corrente?” chiese ancora la dottoressa.

“No, non sa ancora nulla.” rispose la Dea della Fortuna.

“Se anche lo sapesse, non cambierebbe atteggiamento.” valutò il rampollo dei Mendo con sdegnata convinzione.

“È vero” confermò amaramente Shinobu “anzi, diventerebbe ancora più testardo!”

“Ripensandoci, forse è meglio che rimanga all’oscuro di tutto.” rifletté pacata l’affascinante Oyuki.

“Troppo tardi!” fu l’improvviso commento del diretto interessato.

“Moroboshi… dove sei?! Non nasconderti, vigliacco!” s’agitò il suo “rivale” spaziando lo sguardo intorno a sé, per venire poi attratto dal movimento d’un tronco nella catasta di legna “Ah, sei lì, eh? Vieni fuori!”

Esasperata, Shinobu afferrò un bidone vuoto e lo scagliò oltre i tronchi, andando dritta a colpire la zucca di Kotatsuneko…!

Shutaro non si scompose, ricominciando a reclamare imperioso la presenza di Ataru e quest’ultimo si concretizzò subito dopo, tirandogli una martellata in testa: “Eccomi qua…!”

Il povero Mendo non fece in tempo a riprendersi dalla zuccata, che il pacifico gattone, colpito per sbaglio da Shinobu, lo scaraventò trenta metri più lontano…

“Hai sentito tutto, presumo!” disse Sakurambo ad Ataru.

“Devi subito dire a Lamù che la ami, se non vuoi dimenticarla per sempre!” lo esortò Benten.

“Non lo farò.” fu la cocciuta risposta del giovane.

“Razza d’imbecille” lo investì Shutaro, ripresosi dal volo di prima “guarda che non abbiamo più molto tempo…!”

“Piantala” gli ribatté seccato l’altro “è inutile, io non mi dichiarerò mai. Dillo pure anche a quell’imbrogliona!”

“Chi sarebbe l’imbrogliona…?”

Gli aghi di tutti i galvanometri della Sensitiva e della Neuro saltarono con perfetto sincronismo al suono di quella voce. Sul monitor personale di A1 l’immagine di una indignata Lamù, sospesa a mezz’aria e circondata da bluastre scariche elettrostatiche, era apparsa all’improvviso, aumentando la tensione fra la Triade Decisionale moroboshiana.

“Chi mi ha costretta fino a questo punto? Coraggio, dillo…!!”

“Pfui” ribatté l’ex fidanzato, con disprezzo “considerati tutti i metodi meschini che stai usando ultimamente…” la Cardiaca prese fiato “…non sarà poi un gran male se ti dimenticherò per sempre!”

“Oh, ma davvero?” chiese lei, sarcastica.

“Temo il peggio” disse Simons, pallido come un cadavere “torno in sede, devo fermarlo…!”

“Non farai in tempo.” lo avvertì Fewer.

“Ma devo tentare, perdio, prima che…”

“Vada!” tagliò corto Wellington.

Il capo della Neuro si precipitò fuori dalla direzione, correndo come un folle verso la sua camera di controllo… ma, prima che potesse raggiungere la sua console per azionare i comandi vocali, l’anima di Ataru aveva già emesso la sua sentenza: “Accidenti, sono stanco di rincorrerti!! Perché non cancelli la memoria una volta per tutte e te ne torni sul tuo pianeta?!”

“Ma sei impazzito??” gli gridò Shutaro, scandalizzato.

“Dopotutto…” iniziò a rispondere la bella spaziale, accentuando le sue scariche “…non è una brutta idea…” ciò detto, puntò gli indici verso il suo bersaglio prediletto e convogliò un megafascio di elettroni che colpirono nel segno senza eccezione alcuna…

“PERICOLO… PERICOLO… FIBRILLAZIONE IN ATTO… ATTIVARE SISTEMI DI SICUREZZA… TUTTE LE SQUADRE IMMUNITARIE MOBILITATE…” gracchiavano gli altoparlanti, alternati agli avvisatori acustici, mentre le luci d’emergenza rischiaravano lugubremente a intermittenza il buio dei corridoi.

“E va bene, l’hai voluto tu” gridò Lamù con estrema durezza “farò come mi hai detto: cancellerò ogni briciolo di memoria! Addio per sempre… tesoruccio!!”

La oni volò via per smaltire la bile, seguita dalle amiche del cuore, Benten e Oyuki, decise a tentare di farla recedere se ancora ve n’era la possibilità.

Fewer e Wellington, sempre in direzione, rimasero a guardarsi cupamente in viso.

“Temo non ci sia più nessuna speranza…” si lamentò il capo della Cerebrale.

A1 parve indeciso su cosa rispondere, aumentando in modo progressivo il corrugamento della sua fronte: “Io non ritengo che lo farà davvero!”

“Che gli Dei l’ascoltino, signore…!” scongiurò Brad Fewer, con un ultimo sospiro.

 



[1] Come tutti sanno, il migliore amico di Topolino può diventare un supereroe volante, grazie al potere delle sue prodigiose arachidi. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 (Giorni 7, 8, 9): Però ci spero…! ***


Capitolo 4 (Giorni 7, 8, 9): Però ci spero…

Capitolo 4 (Giorni 7, 8, 9): Però ci spero…!

 

 

“P

er lo Shinto, Burt… non puoi farlo andare più forte?!” sbottò esasperato Brad Fewer.

“Questo è il massimo che mi concedono le riserve psicofisiche, collega” rispose il pilota “non posso fare di più, credimi.”

“Ma come sarebbe? Ieri sera quel disgraziato s’è ingozzato a quattro palmenti!!”

“Infatti ho detto psicofisiche, non energetiche. Anzi, avrei dovuto dire soltanto psichiche. Ormai il campione ha gettato la spugna, Burt… perché la tua sezione sa benissimo che non ce la faremo mai, per quanto i colleghi di Hugh si prodighino nel tentare di convincerli del contrario!”

“Banda d’incapaci” il responsabile cerebrale si lasciò ingiustamente sfuggire questo duro giudizio “nemmeno la minaccia di dimenticare per sempre Lamù sta servendo a qualcosa!”

La tremenda conferma che la macchina cancella-memoria era stata incidentalmente azionata da Benten la sera stessa del sesto giorno, senz’alcuna possibilità di resettarla, era giunta tempestivamente sul telefono rosso. La povera Eileen Venus aveva scongiurato, con le lacrime agli occhi, il suo omologo Hugh Simons di spingere il suo assistito alla capitolazione, dichiarandosi subito a Lamù. Ma il capo della Neurologica aveva dovuto risponderle che forse ci sarebbe anche potuto riuscire, se quella fosse stata l’unica possibilità effettiva. Ma purtroppo (o per fortuna?) ce n’era una seconda: la stessa Principessa degli Oni avrebbe potuto farsi prendere lei stessa, fingendo magari un’improvvisa distrazione o un accumulo di stanchezza, giusto per salvare la faccia.

Se avesse agito in questo modo ci sarebbero state delle buone probabilità che l’ego di Ataru si considerasse soddisfatto e - probabilmente - sarebbe arrivata anche la dichiarazione d’amore. Al contrario, sperare che il patrono universale dei maschilisti e dei libertini porgesse alla sua aspirante consorte una completa vittoria sul piano morale e su quello pratico, era pretendere decisamente troppo!

“Ve ne pentirete…!!” aveva urlato singhiozzando la Venus, sbattendogli la scarlatta cornetta in faccia e il povero Hugh era tornato tristemente al suo posto, con l’animo straziato.

Nel frattempo l’intraprendente Shutaro Mendo aveva, per così dire, preso in mano le redini della situazione nel cercare di mettere fuori uso la famigerata macchina cancella-memoria, occupata a svolazzare provocatoria sul cielo di Tomobiki nella sua grottesca foggia demoniaca. Ma i risultati erano stati regolarmente disastrosi.

Come illustrato dal piccolo Ten, l’unico modo per resettare l’ordigno era colpirne il pulsante di blocco con speciali palle da baseball di fabbricazione urusiana, ma il tentativo di tirarle sul pupazzo meccanico effettuato da Shutaro, Shinobu, Inaba, Ran, Rei e Ryunosuke mediante l’utilizzo di speciali levitatori personali era fallito miseramente: l’Oni volante li aveva arrostiti con un getto di fuoco nel più puro stile tennico!

Miglior fortuna non aveva arriso all’intera divisione corazzata personale della Famiglia Mendo: tutti i Leopard II mandati a sparare le palle neutralizzanti coi loro cannoni da 120 millimetri erano stati distrutti dal sistema difensivo del bersaglio.

Come ultima carta Shutaro aveva chiamato in azione l’SRX Polpo 7000, un gigantesco robot ultrasofisticato che aveva lanciato una palla di stazza king-size contro l’oni meccanico, con una performance degna del migliore Joe di Maggio… salvo vedersela ribattere dal suo stesso avversario con una battuta alla Babe Ruth e spedire direttamente sul centro vitale della testa, con la conseguente disintegrazione dell’SRX!

Mendo s’era salvato per un soffio e agli sconsolati amici, spettatori di quegli ultimi patetici tentativi, non era rimasto che annuire alla funesta sentenza della graziosa Shinobu: “Non ci resta che contare su Ataru…!”

***

Il quale Ataru, lottando con la sempre più avvertita stanchezza, s’ostinava imperterrito a rincorrere la propria svolazzante concorrente, sordo alle voci delle sue compagne d’infanzia che cercavano di ridurlo alla ragione: “Ma non lo capisci che è impossibile che tu riesca a toccarle le corna?!” gli gridava Benten.

“Ti prego, Ataru, dammi retta” aggiungeva Oyuki con la sua voce soave “dì a Lamù che la ami!”

“No, mai…!!!” ruggì quell’incosciente, piccato dal tono con cui la regina di Nettuno aveva pronunciato quel verbo. L’elaboratore emotivo di Simons aveva infatti confermato quanto la Dama delle Nevi intendeva dire: l’uomo più allupato di tutto l’universo non aveva che da confessare il suo sentimento per Lamù, dato che questo esisteva ormai da tempo e non semplicemente accontentare la oni per chiudere in tal modo la questione.

“Non so chi è più testardo fra te e Lamù…!!” si sfogò l’imparziale Benten, prima di dare una sgassata alla moto e allontanarsi con l’amica.[1]  

*Tesoruccio, ti prego…* lo appellava a sua volta una Lamù sempre più depressa *…basta una sola parola!*

E il povero Simons, che recepiva chiaramente quei messaggi telepatici, grazie all’acuta sensibilità degli apparati del collega Fewer,[2] non poteva far altro che battere i pugni sulla sua console, giusto per sfogare la propria frustrante impotenza. Contemporaneamente, per quanto il versatile Burt Racer stimolasse i muscoli degli arti inferiori con potenti scariche di adrenalina (ma la scorta era sempre più esigua) il corpo del loro assistito si trascinava pateticamente alla risibile velocità di pochi decametri l’ora…

“Basta così, signor Racer” dispose il Coordinatore, dalla Centrale Operativa “portiamolo a dormire: è inutile!”

“Ricevuto…!” rispose sospirando il pilota.

“Così, anche oggi abbiamo fallito” commentò sconsolato il capo della Sensitiva “e domani è l’ultimo giorno!”

“Farai bene a inventarti qualcosa” grugnì il collega della Cerebrale “dov’è finita la tua inventiva leggendaria?”

“L’ho spremuta ben oltre l’inimmaginabile, amico mio” rispose Humper, con voce neutra “purtroppo l’unica soluzione che farebbe al caso nostro si trova del tutto al di fuori dalla mia portata.”

“E sarebbe?” s’interessò il collega, accarezzando un infimo residuo di speranza.

“Quella di farlo volare!” precisò Jerry, non del tutto sarcastico.

Fewer scosse la testa con amaro disincanto: “E pensare che basterebbe farlo parlare! Che ne dici, Hugh?”

“Di tenerti per te le tue insinuazioni” replicò il capo della Neuro, con malcelata esasperazione “cosa credi che abbia fatto in tutti questi giorni?! Pensi proprio che, se ci fosse soltanto una minima possibilità di convincerlo, non l’avrei saputa trovare? O magari credi che me ne sia strafregato di tutta la faccenda? Dillo, se hai coraggio!!”

“Hugh, io non volevo affatto…”

“Vuoi che non lo sappia che, almeno la metà di voi, qui dentro, mi considera un incapace, a cominciare dal capo?! Chi non pensa che, se la relazione fra quei due sciagurati non si è evoluta in modo normale, la colpa è stata tutta mia? Beh, avreste dovuto esserci voi, nei miei panni e in quelli della mia equipe…!”

“Ehi, calmati: anche noialtri abbiamo avuto i nostri problemi!”

“Oh, ma certo… è sicuramente difficile escogitare sistemi per sgusciare dalle grinfie di Lamù e corteggiare decine di altre sventole. È notevolmente problematico digerire tutte le cibarie che quel complessato s’ingurgita in continuazione. Dev’essere poi del tutto inverosimile farlo correre a velocità olimpionica per distanziare la sua pretendente e rincorrere le sue prede femminili. Altro che risolvere la grana che competeva alla sezione del sottoscritto… cosa volete che sia rendere monogamo e fedele un incallito maschilista e potenziale misogino?!”

Misogino? Questa sì che è buona…!” non seppe trattenersi Humper.

Simons si voltò furiosamente verso di lui: “No, Jerry: è tragica! Ed è ora che lo sappiate bene tutti: se io, da quando quel disgraziato ha cominciato a camminare, non ho potuto indirizzarlo verso un rapporto sereno con l’altra metà del cielo, è proprio perché la maggior parte delle mie risorse ho dovuto impiegarle per non fargli odiare le donne! Mi dite come si può indurre un individuo a rispettare e ad amare il sesso opposto, se il suo esponente più importante, la persona che ti ha sputato fuori dai visceri, dichiara a ogni piè sospinto di non averlo mai voluto?!”

“Ma dai, Hugh” intervenne Jerry, punto sul vivo “pensavi davvero che la signora Moroboshi dicesse sul serio?”

“Ma cosa caspio c’entra cosa potevo pensare io? È ovvio che si trattava di sfoghi o provocazioni… ma credi proprio che lo possa intuire un bambino di pochi anni?!”

“Hai ragione” dovette ammettere Fewer “ma crescendo…”

“Certi errori sono madornali, Brad” scosse la testa Simons “e certi danni sono esiziali e permanenti. Il nostro assistito l’ha sempre sentito sulla pelle di non essere stato desiderato, quand’è venuto al mondo. Questo l’ha portato ad avere un carattere ribelle nei confronti dei genitori che, maldisponendoli, li ha spinti a comportarsi in modo da consolidare, anziché far regredire, la convinzione del figlio!”

“Questo lo sappiamo, Hugh” cercò Fewer di tagliar corto “anche se continuo a non capire perché il pessimo rapporto con sua madre abbia promosso questo spropositato libertinismo…”

“Brad, quello con la madre è il primo rapporto intercorrente fra un individuo maschile e un membro dell’altro sesso. Concepimento, gestazione e parto sono relazioni ben più carnali di quanto lo siano i futuri accoppiamenti esterni con una o più partner. Se si parte male con quello, sono guai. Ecco perché lo abbiamo indotto a essere un libertino!” rivelò il capo della Neuro, così semplicemente.

Siete stati voi??!!” esclamò il collega della Cerebrale, cogli occhi fuori dalle orbite.

“Ma certo. Dietro l’ovvio ed espresso ordine di A1 e col debito apporto di Jerry, che ha potenziato i ricettori degli impulsi sensuali.”

“Ma vi aveva dato di volta il cervello?!” Fewer non riusciva a credere alle proprie orecchie “Così, tutti questi casini…”

“Non c’era altra scelta per non compromettere definitivamente le relazioni interpersonali: o allupato o misogino! Oppure omosessuale… avresti preferito questa soluzione?”

“Non fare l’idiota” ribatté il collega, reprimendo un brivido “dico solo che potevate via via attenuare questo suo allupamento cronico, una volta che…”

“Ed è esattamente ciò che contavamo di fare” spiegò con veemenza Simons “e tutto sarebbe filato liscio, se non si fosse messa di mezzo Lamù, colla sua pretesa di far subito di Ataru il proprio marito, a tutti gli effetti!”

“Abbiamo più volte cercato di spiegare alle nostre controparti spaziali che ci serviva del tempo, per sistemare le cose” intervenne il capo della Sensitiva “purtroppo quelle testone non hanno mai voluto darci retta…”[3]

“E siamo giunti a questo punto…!” annuì Fewer, dimostrando la sua comprensione finale.

“Proprio così” aggiunse la voce del Coordinatore, giunto silenzioso dietro a loro, assieme ai capi della Cardiaca, della Metabolica e della Motoria “al punto che dovremo sfidare l’impossibile per non far precipitare l’esistenza del nostro assistito in un baratro senza ritorno!”

“Lei pensa davvero che si possa ancora farcela?” chiese timidamente Simons.

“Siamo appunto qui per tenere un consiglio di guerra” confermò A1 “che mi dice del livello energetico, signor Meals?”

“Un buon sonno e una buona colazione ci permetteranno di correre ancora per tre o quattro ore. Non di più!”

“Signor Moore, qual è il grado di efficienza della sua sezione?”

“Ancora al di sopra della soglia di sicurezza. Ma non di molto, temo” rispose il capo della Cardiaca “saremo comunque costretti a rallentare il passo, anche nella giornata di domani, concedendoci solo dei brevi spunti.”

“Che è come dire non gareggiare affatto” commentò aspramente il collega della Cerebrale “tanto varrebbe finirla subito, con questa farsa!”

“Non possiamo, signor Fewer” scosse la testa il Coordinatore “l’orgoglio di Ataru non lo permetterebbe. Dobbiamo combattere fino a che ci rimarrà una sola oncia di fiato!”

“Ma, signore… lei lo sa bene che abbiamo contro tutte le probabilità!” osservò il capo della Sensitiva.

“Non proprio tutte, signor Humper” lo smentì A1, con fare sornione “ne abbiamo una, teoricamente, a nostro favore…”

“Vale a dire?” s’informò Fewer.

“Che la Principessa degli Oni si lasci prendere.”

Tutti gli altri ammutolirono, cercando di capire se la frase del capo fosse stata una semplice battuta. Certo, almeno in teoria, era anche una prospettiva possibile… ma non era del tutto probabile!

“Lei però non ci crede” puntualizzò Simons “non è vero, signore?”

“No” rispose asciutto Wellington “però ci spero…!”



[1] Questa scena si svolge in effetti prima dei vani tentativi di Mendo & C. di neutralizzare la macchina cancella-memoria, ma non credo che la cosa abbia eccessiva importanza. Ho operato tale scelta soltanto per semplificare la mia trama.

[2] Ovviamente la Sensitiva di Humper non viene interessata dai messaggi telepatici, data la loro natura extra-sensoriale.

[3] Sta alludendo alle responsabili organiche di Lamù.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 (giorno 10): Qualcuno ci deve provare! ***


Capitolo 5 (giorno 10): Qualcuno ci deve provare

Capitolo 5 (giorno 10): Qualcuno ci deve provare!

 

 

S

puntò infine la tragica alba dell’ultimo giorno per quella mai così singolar tenzone…!

Dopo essere scivolato giù dal grosso gambo fungino che da dieci giorni gli faceva ormai da letto dopo avere sfondato la sua stanza, Ataru Moroboshi si trascinò stancamente in bagno, dove, dopo essersi liberato del pigiama, entrò nella vasca, tirò la tenda della doccia e aprì il rubinetto dell’acqua fredda a tutto volume.

“Vacci piano, Burt” esclamò Humper, constatando lo sbatacchiamento degli aghi dei galvanometri collegati ai dermo-sensori “vuoi fargli venire una sincope?”

“Lascialo fare” gli rispose Dick Hoffman “qui ci vuole una terapia d’urto, se vogliamo che si presenti almeno alla partenza!”

“Come stiamo, a calorie?” s’informò il Coordinatore.

“Siamo ancora in carica” rispose Meals, dalla Metabolica “il livello è ancora al di sotto della media giornaliera di consumo.”

“Allora sarà bene farlo mangiare!”

“Sì, ma non troppo” intervenne Racer “se sfora il peso-forma, è finita!”

*Finirà comunque…!* pensò amaramente Fewer.

“Mamma, la colazione…” chiese Ataru, dopo essersi seduto al tavolo del tinello.

La signora Moroboshi comparve poco dopo sbattendo sgarbatamente sul tavolo una ciotola piena di riso. Il suo rampollo afferrò allora una boccetta di salsa di soia e la versò sul cibo, per mettere poi mano alle bacchette. Mentre mangiava rialzò lo sguardo, andando a incrociare quello cupo e corrucciato della genitrice.

“Qualcosa non va?” domandò, incautamente.

“Perché, c’è forse qualcosa che sia mai andato liscio, in questa casa disgraziata?” fu infatti la risposta di ritorno.

Ataru alzò le spalle: “Non sono stato io a volere tutto questo.”

“No, eh?” ribatté ironicamente la signora.

“No. Devi prendertela col tuo aspirante consuocero e con la sua idea di conquistare questo pianeta del piffero!”

“L’idea di sposarne la figlia, però, è stata tua.”

“Balle e lo sai bene! Fu tutto un equivoco: io volevo sposare Shinobu.”

“E perché non glielo avevi detto?”

“Gliel’avevo detto. Non ha voluto credermi!”

“Se volevi Shinobu, perché non l’hai lasciata per lei?”

Ataru cominciò a perdere la pazienza: “Come fai a lasciare una che ti punta un’arma contro, da fuoco o elettrica che sia? Lo volete capire, sì o no, che mi costretto a vivere con lei, con la forza?!”

“E tu non volevi vivere con lei…”

“MA CERTO CHE NO, PER GLI DEI!!”

“E allora perché sei andata a riprenderla da quel bel tenebroso?” domandò, implacabile, la madre.

Il suo unicogenito la fissò intensamente, poi abbassò gli occhi e si versò un bicchiere di latte: “Per principio!” rispose, prima di vuotarlo tutto d’un fiato.

Quale principio?”

Ataru s’alzò in  piedi: “Non era in quel modo che intendevo sbarazzarmi di lei! A parte che non sono la carogna che tutti credete: quell’esaltato poteva anche farle del male.”

“Che animo nobile, figliolo” commentò la donna, sarcastica “e ora?”

“E ora vincerò questa corsa. Semplice.”

“Sai bene che non è possibile!”

“Lo vedremo…!” rispose lui, facendo per andarsene.

“Ne vale la pena?” riuscì a chiedergli la signora, prima che varcasse l’uscio.

A quella domanda Ataru si bloccò, per tornare a girarsi verso la madre, drizzando la schiena e gonfiando il petto: “Sì, ne vale la pena, mamma! Comunque vada a finire, ne varrà la pena. È ora che cambino le cose, in questo fottuto universo al femminile. Sono millenni che ci manipolate, tirandoci i fili da dietro le quinte: la donna sceglie l’uomo che la sceglierà… è ora di finirla! Dobbiamo essere sempre noi a dichiararci, noi a scusarci, noi a capirvi, noi a proteggervi, noi a soddisfarvi… ecché…!!”

“Oh, povero piccolo” lo commiserò la signora, a braccia conserte, con uno sguardo fra il materno e il malizioso “e pensi di essere proprio tu a poter cambiare le cose?”

“Non lo so! Forse no. Forse non cambieranno mai… ma, per tutti i diavoli dell’inferno, almeno un uomo, per una volta, ci deve provare, perdio!! CI DEVE PROVARE…!!!”[1]

Detto ciò se ne andò definitivamente, sbattendo la porta di casa. Al che la signora Moroboshi, dopo avere riflettuto per un attimo, si ritrovò a mormorare, sorridendo: “Buona fortuna… bambino mio!”

***

E, per l’ultima volta, l’essere umano terrestre Ataru Moroboshi si presentò sul martoriato campo di battaglia della semidistrutta Tomobiki.

La sua bellissima controparte era già là, stupenda come sempre, con un’espressione indecifrabile sul volto. Che poi tanto indecifrabile non era, visto che l’esausto Simons poteva leggerne l’elaborazione emotiva sul proprio computer: malinconia, fierezza, muto rimprovero e diverse altre cose, che ora come ora non c’era sicuramente tempo d’interpretare.

“Qui Centrale Operativa a tutte le sezioni: siete pronti?” domandò il Coordinatore A1.

Uno dopo l’altro, tutti i reparti diedero conferma. Ai comandi della Motoria, Burt Racer appoggiava le mani sulle leve degli arti inferiori, cercando d’esercitare la minor pressione possibile, come a evitare il minimo spreco di energia.

*Coraggio* pensò, tergendosi frettolosamente la fronte sudata *stasera sarà tutto finito… in un modo o nell’altro!*

L’ultimo sparo della pistola di Rupa fu peggio d’un tuono e un brivido gelido riscosse le membra del capo-sezione: “Via…!” sospirò.

Così, quella macchina meravigliosa (per lo meno dal punto di vista atletico) si rimise ancora in moto a passo di corsa, anche se con uno sprint decisamente più moderato rispetto ai giorni precedenti.

“Ehi, Burt” lo appellò Fewer, dal comunicatore “guarda che, se non aumenti la velocità, tanto vale che stiamo fermi!”

“Sta’ calmo, genio” ribatté il pilota, seccato “devo sciogliergli un po’ i muscoli, prima!” “Tanto a che serve?” commentò malinconico il capo della Neuro.

“Stia zitto, Simons” ordinò A1 “aspettiamo almeno il tramonto, per piangerci addosso!”

“Signorsì…!” rispose l’altro, mentre il collega della Muscolare affondava rabbiosamente le dita di Ataru nella polpa carnosa d’un gambo.

Con perizia degna del miglior sestogradista, il ragazzo s’arrampicò fin quasi sotto la cappella del vegetale, con la sua avversaria che fluttuava a pochi ma fondamentali metri di distanza.

“Se solo la smettesse di fissarlo in quel modo…”

“Taci, Hugh!” gridò Racer, dando poi il comando per il balzo. Che andò come al solito a vuoto, grazie ad un minimo spostamento del bersaglio.

“Pronti al colpo…!” annunciò il pilota.

Dopo l’urto della caduta, Ataru non ci rimise comunque molto a rialzarsi e, riprendendo la corsa dietro a Lamù, arrivò poco dopo quasi a portata delle sue gambe…

“Forza, Burt: quasi ci sei” lo spronò Fewer, ringalluzzito, nuovamente dietro di lui “ancora un piccolo sfor… NO, CHE FAI??!!”

Il corpo di Ataru si tuffò all’improvviso sopra quello di Lamù, ma quest’ultima eseguì una lievissima accelerata e le braccia del suo inseguitore si richiusero su sé stesse, senza risultato. Ancora una volta il corpo del giovane finì a mordere la polvere del selciato…

“Burt… che ti succede? Il colpo di reni non serve a niente!!” lo rimproverò il capo della Cerebrale.

Il collega si voltò, mostrando un’espressione psicologicamente distrutta. Credeva forse Brad che lui non lo sapesse? Quante volte lo aveva detto agli omologhi Tergison e Kirby, quando chiedevano consiglio a lui su come vincere gli inseguimenti di loro competenza?[2]

“Perché, credi forse che tutto il resto serva a qualcosa?!” gli chiese allora, esasperato.

Fewer sospirò, stringendogli una spalla: “Su, coraggio… coraggio, amico mio!”

Ma non era più una questione di coraggio. Al di là di tutte le sue risorse, Burt Racer non poteva fare miracoli. Ormai la giornata volgeva inesorabile verso il crepuscolo, come mostravano i raggi del sole, sempre più obliqui. E l’andatura del povero Ataru era sempre più fiacca, nonostante le scariche di adrenalina che Simons lanciava di continuo alla Cardiaca, attingendo a scorte sempre più scarse.

“Adesso basta, Moroboshi” gli gridò il professor Onsen, dopo averlo affiancato, spinto da un inedito impulso paternalistico “dille che l’ami. Su, coraggio…!!”

Ma il giovane non si curò nemmeno di rispondere, probabilmente perché non ne aveva più nemmeno il fiato. Nel frattempo, tale questione se la poneva la stessa Lamù…

*Perché non puoi dire che mi ami? Mi accontenterei anche di una menzogna! Ma vorrei che, almeno una volta…*

Tuttavia la risposta di Ataru, muta come la sua domanda, era sempre monocorde: *Sei una stupida! Se te lo dicessi ora, come potresti capire se sto mentendo o se sto dicendo la verità?!*

Poteva Hugh Simons dargli torto? Solo per tale motivo il capo della Neuro moroboshiana continuava a respingere tristemente tutti gli isterici appelli che la sua omologa Eileen Venus gli mandava dalla Neuro lamuttiana.

*Non ce la faccio più…* si lamentava il povero capo-sezione *…basta, basta…!!*

E intanto Ataru si trascinava ancora sui gambi di quei maledetti funghi… e sempre Lamù lo faceva fesso all’ultimo istante, per vederlo precipitare in fondo, logorandosi sempre più con quei pesanti impatti al suolo. Wendy Neblos, responsabile della sua Immunitaria, si chiedeva come potesse quell’organismo resistere al dolore, non considerando probabilmente che i muscoli di Ataru erano ormai talmente irrigiditi, da non protestare più di tanto!

Sembrava però che la bella oni cominciasse a titubare, nel suo continuo sfuggire all’amato libertino. Jerry Humper aveva notato che lo sguardo di lei andava mano a mano ammorbidendosi e le sue onde cerebrali non manifestavano più quell’indignazione riscontrata all’inizio della corsa. Era forse anche questo particolare che contribuiva a tenere in vita l’ostinazione del terrestre!

Ci fu persino un momento in cui, mentre Ataru stava per spiccare l’ennesimo balzo improduttivo verso Lamù dopo avere risalito un fungo, lei lo guardò quasi con pena e tenerezza, tanto che Racer s’illuse, per un attimo, che non si sarebbe mossa…

Anche Fiona Mercury sentì di dover rivolgere una muta interrogazione alla collega della Cerebrale. Tuttavia Minerva Platos, dopo un istantaneo consulto con Eileen Venus, che scosse la testa quasi piangendo, ruotò il pollice verso il basso e la Mercury sottrasse ancora Lamù dalla presa del suo concorrente.

*Tesoruccio…!!* si disse penosamente la oni.

Stavolta, però, all’ennesimo urto col terreno, il povero Racer si trovò nei guai. Il contatore energetico era praticamente a zero e lui ebbe un bel sollecitare i comandi delle gambe e delle braccia: la carcassa del suo assistito non si spostava d’un millimetro, a parte i vitali movimenti della respirazione.

“Che succede, Burt?” gli chiese il collega della Cerebrale, costantemente alle sue spalle.

“Temo sia finita, Brad… le calorie sono del tutto esaurite!”

Poco dopo i ricevitori della Sensitiva cominciarono a captare incitazioni dalla folla circostante, fra le quali spiccava la voce imperiosa di Megane: “ALZATI, MOROBOSHI… ALZATI!!!”

Humper non poteva naturalmente recepire anche i messaggi partiti dagli altri amici che assistevano alla corsa attraverso un monitor, predisposto sotto la tenda dove si erano sistemati. Alla vista del corpo esamine del suo perenne “rivale in amore”, l’altezzoso Shutaro aveva stretto il pugno: “Su, alzati, Moroboshi… e non venirmi a dire che non hai più forze, perché non lo accetto! Forza: alzati e prendi Lamù…!”

“Esatto, Moroboshi” replicò Benten, punta sul vivo “alzati e vai!!”

“Ti scongiuro” lo implorò persino la dolce Shinobu “alzati, Ataru…!”

“Muoviti, Moroboshi…!” aggiunse infine Ryunosuke.

Perché tutta questa insistenza? Era il solo dispiacere di non rivedere più Lamù e tutti gli altri amici alieni, che sarebbero stata cancellati dalla loro memoria? O era forse il più celato desiderio di veder coronata una volta per tutte quella lunga quanto difficile love story interstellare?

“Accidenti… non puoi fare qualcosa?” scappò chiesto a Fewer.

La calma del pilota si esaurì definitivamente: “E COSA CAZZO PRETENDI CHE FACCIA?! CHE ESCA DI QUI E LO PRENDA A CALCI IN CULO?! TI DICO CHE È FINITA!!”

“Proprio adesso” si rammaricò la voce di Simons “ora che sembrava che Lamù stesse per cambiare idea. Non può essere… non è giusto…!!”

“Non rimane che dichiararsi” sentenziò Fewer “a quanto sembra, il povero sesso forte rimarrà per sempre succube di quello gentile!” concluse, con filosofia.

“NO…!!!”

Tutti i responsabili di sezione sussultarono a quell’esclamazione perentoria. Che non proveniva affatto dal Coordinatore, bensì dal responsabile della Metabolica.

“Che le prende, signor Meals?” domandò Wellington, sorpreso che proprio lui si fosse spinto a intervenire “Avrebbe trovato forse una qualche alternativa?”

“Io… ecco… forse sì, signore!” rispose l’altro, con leggera titubanza.

Facendo uno sforzo per reprimere il suo scetticismo, A1 ribatté: “Beh, se è così, cos’aspetta a illuminarci?”

“Ecco… io ritengo che… si possa ricavare ancora un po’ di energia da… dal…”

“Da dove, Larry? Sbrigati a dircelo!” lo spronò Fewer, impaziente.

“Dall’STF…!”[3]

“Ma sei tocco, Sweeper?!” rimpallò subito Humper “Dall’STF?! E che ce ne facciamo degli spermatozoi?”

“Non sto parlando degli spermatozoi” ribatté il capo della Metabolica “sto parlando del liquido di trasporto: calcio, fruttosio, magnesio, potassio, vitamine… ecco l’energia che ci occorre!”

Il capo della Cerebrale restò in apnea per qualche istante: “Insomma, stai suggerendo… di introdurre l’STF nel circuito di alimentazione. Ho capito bene?”

“Affermativo…!”

Fewer e Wellington si scambiarono un’occhiata confusa. Poi il secondo s’avvicinò al comunicatore: “Ripro, da Centrale!”

“Parlate, Centrale…”

“Ha sentito tutto, signor Percival?”

“Purtroppo sì… signore!”

“Bene. La procedura è fattibile?”

Trascorsero altri secondi preziosi.

“Sì… è possibile!” dovette poi ammettere il capo della Genetica.

“Occorre molto tempo?”

“No…”

“Controindicazioni?”

“Una…”

“Quale?” s’informò subito il responsabile dell’Immunitaria.

“Beh… al termine della procedura i circuiti renali, utilizzati in senso inverso per immettere l’STF nel sangue, vanno risterilizzati e anche i mixer dei riproduttori[4] devono essere risettati” il responsabile genetico si tamponò il sudore, poi proseguì “inoltre, per motivi di sicurezza, il circuito erettivo viene automaticamente inibito durante tutto il tempo occorrente a riconfigurare lo scambiatore prostatico per la sua funzione ordinaria…”

“Tradotto in parole povere?” lo incalzò Hugh Simons, che si perdeva in tutti quei dettami biotecnici.

“Saremo impotenti per 36 ore…!” rispose August Percival, con voce piatta.

Il capo della Neuro sbiancò in volto e indirizzò lo sguardo verso A1 e il collega della Cerebrale.

“Beh…” replicò quest’ultimo, dopo aver soppesato la faccenda “…se perdiamo la gara, una temporanea pace dei sensi sarà l’ultimo dei nostri problemi!”

“Ben detto” annuì il Coordinatore “signor Percival e signor Meals, mettete la procedura in atto!”

“Ma, capo” intervenne il responsabile emotivo, in preda a una certa preoccupazione “e se, invece, poi noi…”

“Ci penseremo al momento, signor Simons” lo bloccò deciso A1 “per adesso non c’è altro da fare!”

“Signorsì…!” rispose il neurologo, con voce flebile.

E così, nei dieci secondi successivi, gli staff della Genetica e della Metabolica furono impegnati nella più assurda e complessa procedura congiunta che mai avrebbero pensato di dover applicare e che il loro stesso assistito non si sarebbe potuto immaginare nemmeno nelle sue fantasie più perverse!

Nondimeno l’espediente parve funzionare, giacché, con sollevata meraviglia, il capo della Motoria poté rilevare sul contatore energetico una provvidenziale riserva di 2000 calorie!

“E vedi di farne buon uso” gli comunicò esplicitamente Percival “ci siamo intesi?”

“Ma dove le avete tirate fuori?” domandò, incuriosito, il pilota.

“È meglio se non te lo diciamo…!” gli rispose Sweeper Meals, con tono ancora sconvolto.

Masticando qualche battuta salace, Burt Racer scosse la testa, per rimettere quindi mano alle leve degli arti: “Vebbé… ritiriamo su questo sfigato!

 

***

E, ancora una volta, l’uomo più allupato di tutto l’universo fu in grado di stupire il mondo (o, quanto meno, il quartiere di Tomobiki): mentre tutti gli spettatori si aspettavano già il suo ritiro per sopravvenuto sfinimento, Ataru Moroboshi si rialzò lentamente: sporco, sudato e scarmigliato… ma ancora in piedi!

“Mo… Moroboshi…!” mormorò il professor Onsen, con sincera ammirazione, seppur rammaricandosi che il suo allievo non avesse mai applicato nello studio una tenacia simile.[5]

“Beh, è riuscito ad alzarsi!” commentò Benten, davanti al monitor, sotto la tenda.

“Bene, andiamo a seguire coi nostri occhi come andrà a finire” propose Sakura “forza, ragazzi…!”

“Sì, eccoci!” risposero gli altri.

Di lì a poco, molto più impressionata e commossa di quanto avesse preveduto di esserlo suo malgrado, la dolce Lamù contemplava il suo tesoruccio arrancare lentamente lungo il piano inclinato del tetto semidistrutto del liceo, con tutta la forza della sua determinazione disperata (e grazie alla manciata di calorie fortuitamente estratte dalla Ripro).[6]

Lo sconcerto della oni era perfettamente logico: in quelle condizioni lo sciagurato conquistatore del suo cuore non l’avrebbe mai più catturata. Eppure non cedeva!

Era pura testardaggine? Era semplice orgoglio? O era soprattutto la ferrea volontà di non perderla che trasudava dai suoi stanchi occhi marroni?

Tuttavia, aggrappandosi a quest’ultima felice ipotesi, giacché il tempo era quasi scaduto, perché il suo coatto compagno non voleva risolvere il problema nell’unico modo possibile?

“Come fai a essere così stupido, tesoruccio?!” sbottò infine Lamù, dopo averlo visto stramazzare per l’infinitesima volta “Vuoi veramente dimenticarmi? Dimmelo!!”

Ripetuti respiri affannosi le giunsero solo in risposta, mentre le membra del bramato nemico si sforzavano ancora di risollevarlo…

“Pat, ossigeno… mi serve più ossigeno!!” gridò disperatamente Racer, osservando il livello energetico, già prossimo a un nuovo esaurimento. 

“Te lo sto dando, Burt” rispose il capo della Cardiaca, aumentando la frequenza di pompaggio “cerca di stare calmo…!”

*Come potrei…? Come potrei dimenticarti…?!* si chiese Ataru mentre sullo schermo mnemonico di Simons scorrevano le immagini dei momenti più teneri fino ad allora vissuti dalla coppia più scoppiata dell’intero spazio. Quando l’aveva trattenuta, dopo che Lamù gli aveva avvolto al collo la sciarpa fatta a mano quella certa sera di Natale, dopo averlo salvato dal brutto tiro di Megane[7]… quando aveva recuperato la memoria dopo essere stata “rapita” da Mendo e lo incitava a raggiungerla per riportarla via con sé… quando era rientrata a Tomobiki dopo essere scomparsa lasciandogli la “bambolina-spia”, che lui aveva inzuppato di lacrime amare e assordato con le sue invocazioni a ritornare… eccetera, eccetera, eccetera. Come pure tutte le espressioni del suo splendido viso: da quelle più iraconde, quando gli lanciava le sue terribili saette, a quelle più dolci, quando riposava sul tappeto tigrato.

*Io non posso… non posso dimenticarti…* continuava imperterrito Ataru a ripetersi mentre finiva di rialzarsi e riprendeva a barcollare verso di lei *…no… non posso…*

“…DIMENTICARTIIIIII…!!!” urlò terminando la frase, facendo sussultare la Cardiaca e l’Emotiva di Lamù, che rimase a fissarlo immobile, colla bocca spalancata…

 

***

“Centrale Operativa da Neuro… centrale da Neuro…!!”

“Qui Centrale” rispose A1 “parlate, Neuro…”

“Ricevo in quest’istante una conferma dall’elaboratore: si tratta di un’autorizzazione a procedere!”

Chris Wellington masticò un’imprecazione: “Le spiacerebbe chiarire, benedetto tecno-burocrate?”

“Ataru ci sta dicendo di dirglielo…!”

Il Coordinatore rimase interdetto un istante, per poi deglutire: “Significa che vuole esternare la dichiarazione?”

“Affermativo, signore!”

Con una lieve punta di rammarico, A1 avallò allora la disposizione verso la Sensitiva: “Ha sentito, signor Humper? Trasmetta…”

“Subito, signore!”

“Non abbiamo altra scelta…” borbottò Wellington, con seccata rassegnazione.

“Provare, abbiamo provato” disse il capo della Cerebrale “ma, a quanto pare, vincono sempre loro!”

“Per favore, signor Fewer” ribatté A1, notevolmente piccato nel suo ego di organico maschile “non mi butti altro sale sulla ferita…!”

 

***

“Lamù… io…”

Nel protendersi verso di lei lo sfinito campione perse però l’equilibrio e rovinò nuovamente per terra. Fu allora che, dalla sua mano destra, schizzarono fuori due piccoli oggetti giallognoli che rimbalzarono sonoramente sul legno sconquassato del tetto. E che Lamù riconobbe subito…

*Ma… sono le mie corna! Le hai conservate fino ad ora…!!* esclamò, mentalmente, non sembrando vedere più nulla, intorno, tranne quelle due piccole parti di sé stessa.

Tanto che, con uno dei suoi soliti guizzi proverbiali, il valente Brad Fewer comprese all’istante tutto il partito che si poteva trarre da quell’inaspettata situazione: “Centrale a Motoria…”

“Qui Motoria…”

“Burt: ce la fai ad arrivare fin là…?”

Senza bisogno di ulteriori delucidazioni l’altrettanto impareggiabile pilota organico rispose, dopo aver dato uno sguardo al calorimetro: “Sì… e anche ad acchiapparla, se non si sposta!”

Tale congiunzione non aveva mai pesato così tanto nell’animo di un uomo. Ma, d’altra parte, perché non tentare?

Gli arti inferiori di Ataru, manovrati con la consueta perizia da Racer, attento a non sprecare una sola caloria di troppo, lo mossero così verso la meta… che avrebbe ben potuto vanificare ancora tutto, ma gli arti corrispondenti dell’organismo lamuttiano non eseguirono stavolta il benché minimo movimento!

“Cosa fa, miss Mercury? Se non la muove, quel disgraziato finirà per raggiungerla!”

Dopo un paio di tentativi a vuoto la pilota di Lamù dovette comunicare alla sua Coordinatrice: “Mi perdoni, signora… ma è lei che non vuole spostarsi!”

Sconcertata, L1 si rivolse alla responsabile cerebrale: “C’era da aspettarselo…!” rispose questa.

Rowena Starlet sospirò seccamente: “Miss Venus, è opera sua?” chiese poi alla responsabile emotiva.

“No, signora. È tutta opera di Lamù!”

“E va bene” concluse, rassegnata, la Coordinatrice “diamogliela pur vinta anche stavolta!”

“Tesoruccio…!” esclamò la oni mentre le stelle dei suoi occhi si riempivano di lacrime che scintillavano ai raggi del tramonto.

Con imperterrita costanza il suo tesoruccio continuava a procedere verso di lei, con uno slancio sempre più marcato, che manifestava un ritrovato vigore. Di colpo la ragazza non resistette più e gli volò incontro, abbracciando il suo stanco corpo e sollevandolo nel cielo serotino, mentre gli bagnava il viso con i suoi singhiozzi: “Sei un testone, tesoruccio…!!”

“E tu una sciocchina, Lamù…!” mormorò Ataru, in risposta.

***

“Ottimo lavoro, Racer…!!” gridò Wellington, ritrovata di colpo la sua prosopopea.

“Le corna, Burt” s’affrettò ad aggiungere Fewer, temendo che il collega se ne dimenticasse nella foga “toccale le corna!!”

“Con piacere…!” rispose il salvatore del mondo, con l’identico e compiaciuto tono del capo. Quest’euforia gli svanì però quasi subito, allorché si rese conto che la riserva energetica era nuovamente - e stavolta definitivamente - azzerata. Le braccia di Ataru erano perciò diventate due inutili appendici e i cornini rinnovati di Lamù un fatale traguardo vicino, quanto irraggiungibile.

“Oh, no… questo no…!!!” mugugnò Racer, al colmo dello sconforto, sollecitando frenetico le leve di comando.

“Che succede, Burt?” chiese Fewer “Muoviti, presto!!”

“Siamo di nuovo a secco…!!” rispose il collega, con voce isterica.

La faccia del Coordinatore tornò più smorta di quella d’un cadavere: “La nostra sfiga paperinica ha colpito ancora!”[8]

“Stavolta è proprio finita…!” sospirò il capo della Cerebrale, crollando mestamente il capo, assieme a tutti i membri dell’organismo.

D’un tratto lo scorato Racer si rese però conto che la leva del braccio sinistro si stava muovendo… il pilota guardò nuovamente il calorimetro, con l’ago inchiodato sullo zero.

“Ma com’è poss…”

Poi Jerry Humper capì, rilevando dai sensori tattili un calore delizioso. Lentamente, la mano di Ataru, sollevata da quella di Lamù, si diresse verso la sua testa, finché le dita non si chiusero, sempre sollecitate dalla controparte, sul piccolo corno della fanciulla extraterrestre: “Mi hai preso… tesoruccio!” annunciò questa, con voce piangente di gioia.

“Sì, sì” commentò Rowena Starlet, sempre guardando la Venus “continuiamo pure così… facciamoci del male!”

Un felice boato d’entusiasmo si levò quasi subito dalla folla sottostante, seguito da un sibilo sempre più forte: la famigerata macchina cancella-memoria, disinnescata dal tocco sulle corna di Lamù, stava precipitando al suolo. Un sordo boato, che confermava la distruzione dell’ordigno, mise anche la parola fine a tutta quell’assurda vicenda.

“È stata lei…” mormorava intanto lo stupefatto Racer “…è stata lei a muoverlo!”

“Ma… allora non abbiamo vinto!” osservò Hugh Simons, dopo avere riflettuto.

“No, non abbiamo vinto” convenne serafico Wellington, che si trovava in quel momento vicino al subordinato “abbiamo stravinto!”

“Non capisco, signore…!”

“Simons” gli disse allora il Coordinatore, fissandolo con uno sguardo fra il severo e il faceto “credo proprio che farebbe bene a frequentare un corso di aggiornamento, presso la sua Facoltà di Psicologia…!” gli batté quindi una mano sulla spalla e s’allontanò fischiettando.

“Brad, secondo te cos’avrà voluto dire?” chiese allora il malcapitato al collega della Cerebrale.

“Mio caro Hugh” rispose lui, sorridendo bonariamente “in questi casi è meglio comportarsi come davanti a uno spogliarello: non indagare come lo fanno, ma goditi lo spettacolo!”[9]

***

Dopo essere rimasti in aria per almeno un quarto d’ora, stringendosi e baciandosi, ubriacandosi di quella tenerezza che per tanto tempo si erano ostinatamente negati, i due componenti della coppia più scoppiata dell’universo erano ritornati giù, accovacciandosi per terra, davanti al rottame dell’enorme oni metallico che aveva fatto da involucro all’ormai defunta macchina cancella-memoria. Rimasero lì, come a riflettere e ad assimilare quant’era accaduto. Su in alto, le torme dei suini volanti di Rupa stavano divorando tutti quei famigerati vegetali, in modo da riportare finalmente la normalità su quel povero pianeta travagliato.

In poco tempo, attorno ai due ex contendenti, si era radunata nuovamente la gran parte degli spettatori che li avevano seguiti, col cuore in tumulto, per quei dieci lunghi giorni.

“Comunque non le ha detto di amarla…!” commentò asciuttamente la dottoressa Sakura.

“Sei un disastro…!!” le fece eco un’esasperata Benten.

“Allora, voi due” continuò la bella esorcista “avete per caso intenzione di continuare a litigare per il resto della vostra esistenza?”

“Noi ne abbiamo abbastanza, chiaro?!” dichiarò minacciosa la Dea della Fortuna, mostrando il pugno. Presso di lei, come sempre, la Regina dei Ghiacci non aveva bisogno di aprire la bocca: il suo sguardo tagliente li stava gelando più d’una tormenta polare.

Dopo queste prime rimostranze, altre voci si levarono via via da tutta la moltitudine di persone e ben presto i due ragazzi dovettero realizzare che, dopo l’iniziale entusiasmo, i loro supporters stavano assumendo un’aria sempre più ostile. Tanto che, a un certo punto, dovettero tagliare la corda, inseguiti da una folla sempre più inferocita…

“Fermo: dove credi di andare?”

“Ti decidi o no a dirglielo??!”

Correndo e volando i due cominciarono però a scambiarsi occhiate che, forse per la prima volta, sorridevano da entrambe le facce. Anche se quel birichino di Ataru si concesse lo sfizio infantile di lanciare una piccola pernacchia alla sua bella, come a dirle che, dopo tutto, aveva vinto lui!

Dopodichè, sia che avesse sprecato un’oncia di fiato in più del dovuto, sia che fosse rimasto preda d’un crampo, il campione della Terra cominciò a barcollare…

“Che succede?” domandò miss Venus, preoccupata, al monitor visivo.

“Devono essere proprio sfiniti!” diagnosticò facilmente miss Neblos, dell’Immunitaria.

“Ma stanno per cadere!” esclamò la responsabile della Neuro “Signora, possiamo…?”

L1 sospirò: *Devono proprio avere scambiato le destinazioni fra la mia responsabile emotiva e quella di Maria Goretti!*

“Meriterebbero che li lasciassimo in pasto alla furia popolare” ripose poi “ma tant’è… proceda pure, miss Mercury.”

“Ricevuto!” disse la responsabile Motoria.

E fu così che la generosa Lamù, afferrate le reni del suo beneamato, tornò a sollevarlo verso una quota sicura e lui, senza nemmeno stupirsene, si abbandonò fra le sue braccia, cedendo subitaneo al torpore.

“A casa, signora Starlet?” chiese la pilota.

“A casa, Fiona” confermò L1. Per poi specificare “la nostra casa, non quella terrestre!”

Eileen Venus, cogli occhi che le brillavano, fece un energico cenno d’assenso, mentre la loro assistita dirigeva felice verso il suo disco volante…

 



[1] Questa frase l’ho presa in prestito dal procuratore Jim Garrison (Kevin Costner), nel film JFK (1991).

[2] Bill Tergison e Rip Kirby sono rispettivamente i responsabili delle Sezioni Motorie di Toshio Utsumi (Matthew Isman) e Daiki Asuka (Alan), gli eterni inseguitori di Cat’s Eye (Occhi di Gatto) e Kaitou Saint Tail (La ladra Seya).

[3] Acronimo di Seed Transfert Fluid (fluido di trasporto del seme).

[4] I testicoli…

[5] Meglio incolti e trombatori che dottori e segaioli! Era il motto di Moroboshi…

[6] Vale a dire dalla sua Sezione organica più tenace. E come poteva essere altrimenti?

[7] Vedasi la parte finale dell’episodio del cartone Un natale mozzafiato.

[8] Al di là del Pacifico, sulle coste della Calidornia, in una Duckburg anch’essa devastata dai funghi dell’oscurità, il mitico Donald emetteva un telepatico starnuto…

[9] Battuta del comandante Sherman (Cary Grant) nel film americano Operazione Sottoveste (1959).

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Capitolo 6
*** Epilogo ***


Epilogo

Epilogo

 

 

C

hris Wellington stava nel frattempo informandosi sullo stato generale dell’organismo.

“I sistemi di sicurezza sono scattati” spiegò il responsabile immunitario “il ragazzo è piombato in un sonno più profondo della Fossa del Giappone!”

“Capisco, signor Hoffman” rispose A1 “ne avrà per molto?”

“Almeno un giorno e mezzo, signore.”

Alla notizia, Wellington e Fewer si scambiarono un’occhiata significativa.

“Quando si dice il caso” commentò il capo della Cerebrale “esattamente il tempo che occorre per ripristinare la Genetica!”

“Roba da non credersi! Che la nostra sfiga proverbiale ci abbia mollato una volta per tutte?”

“E chi lo sa” rispose Hugh Simons “ma di certo promette bene per il futuro!”

“Allora sarà meglio approfittarne e andare tutti a riposare” concluse Wellington “perché, se l’intuito non m’inganna, quando il signorino si risveglierà, lo aspetta una maratona erotica degna del principe Trasimeno!”[1]

“Qualcosa mi dice che ci ha azzeccato, signore” convenne Fewer “e seguiamo con piacere il suo consiglio. Hai sentito Percival?” domandò poi, al comunicatore.

Silenzio. Nessuna risposta dalla sezione interpellata. Solo dopo ripetute sollecitazioni rispose la voce sommessa di Barry Pitt, coadiutore del responsabile: “Sono desolato, signor Fewer… ma il nostro capo ha perduto i sensi!”

“C’era da aspettarselo, da quel coniglio” brontolò A1 “spero che almeno lei, signor Simons, si dimostrerà in grado di… ehi, che le prende?”

“Mi scusi, signore” gemette l’interpellato premendosi il ventre, quasi piegato in due “temo di non sentirmi troppo bene…!”

“Accidenti” esclamò Fewer “dai, vieni, che ti accompagno in infermeria.”

I due abbandonarono allora la Centrale Operativa, accompagnati dalle irose imprecazioni di A1, Coordinatore Organico dell’Uomo più Allupato di tutto l’Universo… il quale avrebbe, fra non molto tempo, dovuto dimostrare quanto la sua fama non fosse usurpata!

Se non che, viste quelle sconfortanti premesse, il povero Chris Wellington doveva suo malgrado comprendere che i veri problemi della sua gestione organica erano, in realtà, appena incominciati…

 

FINE

 



[1] Trasimeno, figlio del re degli Etruschi Meonio Tirreno, rapito e sedotto dalla Ninfa Agilla, che dopo l’abbandono da parte di lui, pianse fino a formare l’omonimo lago detto anche Il Mare dell’Umbria… non lontano dalle cui rive nacque, millenni più tardi, l’individuo che ha scritto queste strambe trame biologiche!

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