La calma è la virtù dei forti, vero Lily?

di Drusilla Belask
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***



C’era una ragazza che si chiamava Petunia Esther Evans, e se lo meritava.
Mancava davvero poco per far sì che la sua vita fosse perfetta, l’unico neo della sua esistenza era la sorella minore: Lily. Erano passati così tanti anni, per lei un’eternità, d’averle fatto quasi dimenticare il perché dell’astio nei suoi confronti, ovviamente tralasciando il nome. Poi, occasionalmente, succedeva qualcosa d’insolito come, ad esempio, l’arrivo di una graziosa civetta entrata dalla finestra della cucina, e tutto le tornava alla mente. Così l’odio, se possibile, tornava più forte di prima. A lei sarebbero bastati i genitori e il suo Vernon, fidanzato che presto le avrebbe concesso il suo stesso cognome, e le capitava spesso di chiedersi come mamma e papà avessero potuto far nascere una simile stranezza. Non voleva incolparli ingiustamente, i suoi erano due persone per bene e normali, quindi decise di prendersela unicamente col crudele destino. E con Lily.

La mattina di quel 25 luglio 1977 non era iniziata nei più tranquilli dei modi, a casa Evans.
Petunia, scesa al piano di sotto per fare colazione, iniziò a gridare con quanto più fiato in gola, così da far svegliare anche il resto della famiglia, sebbene fossero solo le otto.
Fortunatamente per lui, al signor Evans era stato donato un sonno molto pesante e dunque non dovette preoccuparsi dell’apparente dramma che si stava svolgendo in cucina, di cui la figlia maggiore si era resa protagonista. Per sua moglie, invece, era tutt’altra storia.
Scese dal letto, cercando a tastoni la vestaglia, per poi raggiungere il più velocemente possibile la fonte dei suo traumatici risvegli. Ormai nessuno se ne stupiva più; era normale routine.

-Tesoro, cosa succede?- chiese, soffocando uno sbadiglio, mentre controvoglia varcava la porta.

Petunia sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. Era decisamente sbiancata, e la signora Evans si chiese mentalmente se dovesse preoccuparsi per la figlia; era normale avere paura di un gufo?

-L’ha fatto di nuovo!- sbraitò la bionda, sbattendo con foga un piede sul pavimento. La donna adulta guardò l’uccello, sperando che Petunia non lo spaventasse al punto di farlo scappare. Si mosse in direzione del pennuto, sperando di poterlo coprire tramite il suo corpo alla vista della figlia.

-Tesoro, è giusto che anche tua sorella riceva notizie dai suoi amici…- tentò allora la madre, cercando di sembrare il più naturale possibile mentre, da una parte copriva il gufo e dall’altra cercava invano di riempirsi un bicchiere con il succo d’arancia. Non poteva sbilanciarsi troppo, altrimenti l’animale sarebbe risultato nuovamente visibile, e le grida di nuovo nell’aria.

In risposta Petunia fece una smorfia di pieno disgusto. Sua madre non l’avrebbe mai capita, così come suo padre. L’unico che riusciva a comprendere i suoi spasmodici bisogni era il caro Vernon.
-Ma mamma! Esistono i postini per la consegna delle lettere! E poi avere quel coso in giro per la cucina non è affatto igienico! Potrebbe attaccarci qualche malattia, potremmo morire! - esclamò a raffica la maggiore, senza nascondere i suoi pensieri. Il bicchiere con dentro la spremuta fu l’unica cosa che trattenne la signora Evans nel battersi una mano sulla fronte. Sì, Petunia avrebbe sicuramente avuto un futuro nelle recite melodrammatiche, eppure non riusciva ad inquadrarla bene come attrice.

-Non siamo morti in sette anni, non vedo perché dovremmo morire proprio ora. - fu la risposta spiccia che lasciò a bocca aperta Tunia. Era evidente che sua madre non avesse voglia di discutere, forse perché si era alzata da poco, forse perché faceva troppo caldo.

-E, ti prego, smettila di fare queste scenate di prima mattina. Lavoro fino a tardi e gradirei dormire. - continuò il capo della famiglia, lanciando un’occhiataccia alla figlia.

-Non dovresti sforzarti troppo, mamma. Se non fosse per lei non dovresti lavorare fino a tardi; tutte quelle pergamene, calderoni, piume! Ah! Non può andare a raccoglierle al mare, le piume? I gabbiani servono pure a qualcosa. - replicò, usando inizialmente un tono affettuoso per poi finire nell’acido più totale.
La signora Evans alzò gli occhi al cielo, esasperata. Petunia perdeva il senno quando si metteva a discutere della sorella e, sebbene non volesse ammetterlo, succedeva molto più spesso di quello che Lily osasse pensare.

-Almeno hai fatto colazione?- chiese, sorvolando il commento privo di ogni senso sui gabbiani. Insomma, cercò di cambiare argomento. Perché era l’unica cosa che potesse fare al momento, visto che con discorsi del genere non l’avrebbe mai avuta vinta. Era troppo orgogliosa per lasciare l’ultima parola ad altri, la forte Petunia.

-Non mangerò niente finché quel coso non se ne va. - rispose, risoluta. A volte la mamma avrebbe voluto tanto fare cambio con suo marito. Lui dormiva molto e di solito cercava di stare fuori da qualsiasi lite, facendoci finire inevitabilmente dentro lei. Ma non le importava, intanto dormiva. Era questo l’importante.

-Si può sapere cos’è tutto questo baccano?- chiese all’improvviso una voce assonata.
Petunia si girò di scatto verso la porta della cucina, assumendo un’espressione di pura rabbia. La signora Evans era certa che stesse preparando parole velenose da lanciarle addosso, e il peggio era che, per quanto potesse sforzarsi, non poteva evitarlo.

-Quel piccione è piombato sul tavolo mentre stavo facendo colazione!- sbraitò, rispondendo almeno in parte alla domanda postale poco prima.
Lily, d’altro canto, non riusciva ad immaginare un risveglio peggiore di quello. E per sua sfortuna mancava più di un mese al rientro della scuola. Ma, si sa, Lily Evans non era una strega molto fortunata.
Dopo un profondo sospiro, varcò la soglia dell’inferno, entrando a sua volta nella stanza.

-Non è un piccione. E’ un gufo. Il gufo di Mary, per essere precisi. - la corresse, con una calma non sua. Si avvicinò al tavolo dov’era poggiato l’animale e prese la lettera. Di solito di pomeriggio giungeva, all’insaputa di tutti, un altro gufo, ma questa volta direttamente in camera sua; le portava la Gazzetta del Profeta. Perché a Lily piaceva restare informata su tutto.

Il gufo volò via, attraverso la finestra aperta, e Petunia si rilassò all’istante. La signora Evans si stiracchiò la schiena ed iniziò a fare colazione comportandosi finalmente come una persona normale, ma restando comunque in guardia.

-Tu e le tue diavolerie!- esclamò la bionda, per poi uscire rapendo un toast bruciacchiato appena uscito dal tostapane. La rossa non parve minimamente colpita dalle sue parole, come già detto; era semplice routine.
-Caffè?- chiese la madre, sorridendole. Tra lei e la figlia minore valeva un detto. Un detto che entrambe si ripetevano spesso mentalmente.
La calma è la virtù dei forti.
E di calma, in una famiglia come quella, ce n’era sempre troppo poca.



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Potete anche uccidermi. ù.ù
Be', è da un po' che avevo in mente di scrivere una Long Fic su Lily e i Malndrini, quindi finalmente mi sono messa a scrivere.
Le recensioni mi farebbero tanto, tanto, tanto felice. *OO*
Aaah, la prima frase è presa da 'Le cronache di Narnia e il viaggio del veliero'. <3 mi sembrava adatta. xD

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***



Quella mattina Lily si svegliò con addosso la sensazione di un imminente catastrofe. Probabilmente la professoressa Cooman l’avrebbe chiamato presagio, e questo non faceva altro che peggiorare lo stato d’animo della ragazza.

Mentre indossava un vestito semplice sul verde acqua, fece cadere a terra la lettera, che in realtà era risultata essere un disegno, speditole cinque giorni prima da Mary. La rossa continuava a non capire il perché non incrociasse mai sulla sua strada delle persone mentalmente stabili. Di fatti, McDonald aveva passato le vacanze estive in giro per il mondo con la sua famiglia, e fin qui, riflettendoci, non vi era nulla di strano. Anzi, fortunata lei. Peccato che ogni qual volta arrivasse in una nuova città, che fosse Madrid, Barcellona, o Berlino non importava, Mary spedisse un disegno del monumento più importante a Lily. Cinque giorni prima era toccata alla brutta copia della Tour Eiffel. Al povero giglio faceva piacere ricevere lettere fuori dal comune, ma le sarebbe piaciuto ancora di più avere qualche notizia su come stava la sua amica. E invece doveva accontentarsi dei disegni. Beh, perlomeno se riusciva ancora a fare quei capolavori era perché, evidentemente non le era successo niente di male.

Era quasi mezzogiorno quando Lily scese al piano di sotto per aiutare la madre nell’apparecchiare la tavola. Di solito non usava la magia, in parte per evitare attacchi isterici da parte di Petunia, e in parte perché era contenta di poter ancora condividere qualcosa con la signora Evans. Però, quando la sorella la vide impegnata nel posare un piatto covo sopra quello piano, tutto rigorosamente nel più normale dei modi, gridò ugualmente.

-Cosa ci fai tu qui?- chiese, senza nascondere il disgusto mischiato ad un insolito timore. La bionda non poteva credere che quel mostro fosse ancora in casa a quell’ora. Non voleva che l’episodio successo l’anno prima accadesse di nuovo. Non poteva assolutamente rischiare di perdere il suo fidanzato per colpa della sua non-sorella.

-Ci vivo.- fu la palese risposta. Lily non riusciva a capacitarsi di come certe frasi e/o domande riuscissero ad uscire dalla bocca di Petunia. Era una ragazza intelligente, la maggiore, eppure quando parlava con lei sembrava che il suo quoziente intellettivo scendesse fino a sfiorare lo zero.

-Ti credi divertente? Intendo ora,non puoi restare! Vattene!- esclamò, cercando di allontanarla con degli strani movimenti delle braccia.
-E perché mai, di grazia?-
-Vernon sta arrivando, pranzerà con me, mamma e papà. Tu devi andartene.- ribadì con una certa foga.

Lily rimase basita per qualche istante. Non fu difficile per lei individuare il vero problema; Petunia credeva che fosse lei la fonte di tutti i suoi mali, ma la piccola Evans sapeva bene che in realtà la colpa di quello che successe l’anno prima era unicamente del suo adorato Vernon.

-In questo caso lascio volentieri il mio posto, visto che a Vernon uno non basta. - replicò la minore, senza scomporsi.
Finì di apparecchiare, perché odiava le cose lasciate a metà, e poi si rifugiò in cucina con l’intento di bere un un po’ d’acqua fresca. Sorprendentemente Tunia la seguì, sul volto un’espressione ancora più minacciosa. Per poco Lily non rise, era conscia che sarebbe bastato estrarre la bacchetta per farla tacere e correre in camera, poiché era evidente che al momento Tuns fosse troppo impegnata ad essere arrabbiata invece che ricordare con chi stava parlando; una strega brutta e cattiva.

-Non osare! Per colpa tua ha rischiato di morire!- gridò, con voce acuta.
La signora Evans passò proprio in quel momento davanti alla porta della stanza, ma, appena individuata la situazione, pensò bene di fare retro front e tornarsene in salotto. Ma suo marito almeno si era alzato dal letto?
-Io non ho...- ma le parole di Lily vennero interrotte dal suono che emise il campanello.
Il ciccione era arrivato.
Petunia corse verso l’ingresso e andò ad aprire la porta.
In quei casi, purtroppo, alla rossa non restava altra scelta se non quella di assecondare i desideri di sua sorella.
Uscì dalla porta del retro e si smaterializzò, senza dire niente a nessuno.

Lily Evans era una strega piuttosto singolare. A scuola aveva molti amici, ma, come succede solitamente, si era affezionata a delle persone in particolare; per questo motivo si era ritrovata in Scozia, davanti a quello che i Babbani avevano etichettato come il castello più infestato del Regno Unito: Glamis.
La ragazza sapeva che in estate la sua migliore amica, Amber Malory, passava la maggior parte del tempo dagli zii, la famiglia Strathmore, residente in quel posto. Si divertiva a giocare con i fantasmi, Amber. Senza contare che amava progettare piani di conquista del mondo con il suo elfo domestico. Anche lei, in effetti, poteva essere considerata una strega singolare.

Lily non dovette aspettare nemmeno una decina di minuti che la mora le saltò al collo. Di solito era la signorina Malory ad andarla a trovare, e non viceversa.

-Lils! Qual buon vento ti porta qui?- chiese, una volta staccatosi dal corpo di Evans. La guardava sorridente, ma aveva già capito che qualcosa non andava. Era un bel rapporto il loro. Bastava uno sguardo e riuscivano a capirsi.

-Petunia mi ha sfrattato da casa, di nuovo.- rispose la diretta interessata, cercando di non dare troppo a vedere la frustrazione che quella situazione le faceva gravare sulle spalle.
-Petunia è un’idiota.- commentò l’amica, facendo un cenno col capo in direzione del castello.

Le due si avviarono, entrando negli immensi giardini che, Lily constatò, fossero più curati del solito. Amber parve accorgersene ed iniziò a ridacchiare, divertita.

-Crixy continuava a ripetermi che avrei fatto meglio a trovarmi un hobby, così ho optato per il giardinaggio. A casa mia ho piantato anche due di quelle cose carnivore, ma qui zia Valinier non ha voluto.- rispose, allegra. Crixy non era niente popodimeno che l’elfo domestico dei Malory. Probabilmente Amber era l’unica Purosangue di tutto il Regno Unito ad avere un rapporto così stretto con quelle creature.
-Ma dimmi di te, cos’ha fatto questa volta quell’arpia?- chiese subito dopo, aprendo il portone con un colpo di bacchetta.

Lily entrò dentro il maniero e ne rimase ancora una volta meravigliata. Non era la prima volta che restava ospite degli Strathmore, ma continuava a non essere una cosa di tutti i giorni passare del tempo in un castello del’600.

-Oggi veniva Vernon a pranzo, e Petunia mi ha accusato di averlo quasi ucciso.-
-Avresti avuto tutta la mia più sincera stima, anzi, potevi prendere due piccioni con una fava e ammazzare anche lei.-
-Amber! Io non ho cercato di ucciderlo!- esclamò Lily, indignata, peccato che non riuscì a trattenere un sorrisetto.
-Non importa, ricorda che se in futuro ti servisse una mano, io sono sempre disponibile- replicò la morettina, con una strana luce negli occhi azzurri.
-Quindi cos’è è successo?- chiese poi, iniziando ad incuriosirsi. Amber non aveva mai avuto la disgrazia di conoscere Vernon, ma dai racconti di Lily aveva subito inquadrato il tipo. E non le piaceva affatto.
-L’anno scorso era venuto a cena e, dopo aver saputo che ero una strega, si è quasi strozzato con l’ossicino del pollo. Sia lui che Petunia mi hanno accusato di avergli fatto il malocchio. E oggi non voleva che riaccadesse- rispose tetra, la strega dagli occhi smeraldo.
Quella volta la scena fu così assurda che, quando l’accusarono, si era messa a ridere senza alcun ritegno, cosa che convinse i due quasi coniugi che fosse stata proprio lei la fattucchiera.
-In pratica lui non sa mangiare e tu ne hai le colpe. Mi sembra giusto. - concluse Amber ironica, alzando gli occhi al cielo.
-Prima che mi salgano i conati di vomito sarà meglio cambiare discorso. - disse Lily, facendo un’adorabile smorfietta.
-Giusto! Vuoi sapere chi sarà Caposcuola con te?- domandò Malory.

Era chiaro che morisse dalla voglia di dirlo. Pochi giorni prima, infatti, si era svolto un ricevimento dove diverse famiglie Purosangue erano state invitate a partecipare. Amber amava quei tipi di feste, o meglio, amava i vestiti che indossava a quei tipi di feste. Si era stupita, e non poco, nell’incontrare alcuni suoi compagni di classe, compagni che di solito non vedeva mai in quel genere di raduni. Era lì che aveva appreso la notizia.

-Remus?- tentò la rossa, facendo spallucce. Le sembrava una cosa ovvia.
-No, Potter.- la corresse l’amica, con un sorriso sornione. Non perse tempo nell’infrangere i castelli di carta che aveva costruito. Lily respirò pesantemente, ma era certa di aver perso qualche battito.
La calma è la virtù dei forti, Lily.



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Grazie a Crash, Seso Buck e virginiawoolf per le recensioni. <3
Non preoccupatevi, le vacanze da ora in poi passeranno molto velocemente,in modo che si trovino subito di ritorno ad Hogwarts. xD
Grazie anche a robertina che ha messo la storia nelle seguite.
Un bacio. **

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***



Nessuno era a conoscenza che a Lily piacesse James Potter. Tranne Amber, ovviamente. E Alice. E la signora Evans. Forse anche Mary aveva iniziato a sospettare qualcosa, ma, come sapevano ormai tutti, a lei interessavano principalmente due cose nella vita: il Quidditch e i pastelli colorati.

In ogni caso, Lily aveva passato l’ultimo mese nella più totale angoscia. Ad Hogwarts aveva una reputazione da difendere, anche se non ne capiva bene il motivo. Sapeva solo che era giusto così. Era come se la vita avesse dato ad ognuno di loro un ruolo da interpretare e i poveri studenti non potessero far altro che eseguire il suo volere.
Parlando chiaramente, però, ci fu un periodo in cui Lily credette davvero di odiare Potter. Ma, a differenza di Mary, la rossa era sempre stata un’ottima osservatrice e durante tutto il sesto anno aveva visto un, seppur leggero, miglioramento nel comportamento del ragazzo dai perenni capelli arruffati.

-Non sarà facile reprimere gli ormoni che scalceranno come cavalli imbizzarriti- disse Amber con leggerezza, mentre addentava con passione un biscotto al cioccolato.

Era il 31 agosto, e le due se ne stavamo tranquillamente a chiacchierare nella camera di Lily. Malory avrebbe passato lì la notte, così da andare insieme all’amica in stazione il giorno seguente. Era come un supporto morale, ecco.
In quel momento la mora se ne stava spaparanzata sul letto, a mangiare biscotti e a dire frasi sconnesse. O meglio, un senso lo avevano, ma Lily lo ignorava.

-Non cambierà molto. Ci toccherà solo fare le ronde insieme, tutto qui- cercò di minimizzare, invano.
-Certo. Ma stare troppo vicino al ragazzo che ti attrae non è mai una buona idea, di solito si finisce per cedere agli istinti- continuò Amber, senza muoversi dalla sua postazione strategica.
-Primo: io non sono attratta da lui. Secondo: non cederei mai a nessun istinto che lo riguardi- replicò la rossa, lanciandole un’occhiataccia ammonitrice.

Amber Malory non si scompose. Lei aveva sempre ragione, punto.

-Eppure ti piace. E poi è un bel ragazzo, e noi abbiamo diciassette anni; è normale provare certe cose-
-Ma perché insisti?-
-Perché se capitasse a me con Black, lo sbatterei contro un muro-
-Questo perché sei una ninfomane-
-No, questo perché non vedo l’ora di rompergli la faccia-

Lily si girò lentamente verso l’amica con un grande punto interrogativo stampato in viso. Da quando in qua, la dolce e tenera Amber provava istinti omicida verso Sirius Black?
Amber, dal canto suo, si limitò a fare spallucce, come a voler sorvolare il discorso. Almeno per il momento.

-Lily, come si mette questa cosa? E sei sicura che suonerà davvero? Non possono svegliarci i tuoi genitori? Non che non mi fidi degli aggeggi Babbani, però... -

La diretta interessata alzò gli occhi al cielo, prendendo in mano la sveglia e sistemandola per far sì che suonasse alle 8 in punto, poi la risistemò sul comodino di fianco al letto.

-Domani i miei genitori lavorano, quindi non potranno accompagnarci. E’ la ventesima volta che te lo ripeto, Amber- ripeté con calma, accovacciandosi nel letto vicino all’amica. La ragazza mugugnò qualcosa in risposta, ma nessuno riuscì mai a capirne bene il significato.

Le due si addormentarono poco dopo. Ed era anche ora, si disse Petunia. Ormai era tardi ed era venuto sonno anche a lei, ma non poteva andare a dormire prima di vendicarsi.

Lily si rigirò nel letto più volte e, non essendo questo molto grande, la sua mano andò inavvertitamente a schiaffeggiare Amber che si svegliò di colpo. Sbatté le palpebre più volte e si inumidì le labbra. Avevano dormito solo poche ore eppure si sentiva riposata. Si alzò lentamente e andò in direzione del comodino per vedere che ore fossero. Durante il breve, ma pericoloso, tragitto calpestò la propria bacchetta, caduta a terra da chissà dove, e andò a sbattere contro un baule non identificato.
Quando finalmente raggiunse la sveglia restò a fissare imbambolata le lancette per diversi minuti prima di tirare un grido agghiacciante che svegliò Lily.

-Ma cosa... - biascicò la rossa, ancora assonnata, mentre si stropicciava gli occhi.
-Lily! Lily! Lily! Sono le 10 e mezza!- urlò, in preda al panico. Sapeva per esperienza che la casa della rossa si trovasse dall’altra parte della città, e che da lì a mezz’ora avrebbero chiuso il passaggio che dava al loro binario.

Lily scattò in piedi come una molla, un’espressione di puro terrore misto a rabbia dipinta in viso.

-Quell’infame!- sbraitò, prima di correre fuori dalla camera da letto, diretta verso il bagno.

Amber si ripromise di uccidere Petunia Evans. Se avessero perso il treno per colpa di quella bionda isterica, l’avrebbe legata per i polsi nello sgabuzzino della sua residenza a Oxford e avrebbe dato fuoco all’abitacolo, dando poi la colpa a qualche piromane. Ed era certa che Lily avrebbe approvato in pieno il suo piano.

In un batti baleno si vestì, indossando i primi abiti che trovò per terra, abbastanza sicura che non fossero nemmeno suoi, ed aspettò che tornasse Lily.

-Ha sabotato la sveglia! Ti rendi conto!? Che senso ha? Quella brutta... - la piccola Evans non riuscì nemmeno a terminare la frase. La sua bocca si spalancò, e il suo corpo si bloccò. Portò un braccio in posizione orizzontale ed indicò qualcosa sul pavimento. Amber seguì il suo braccio con lo sguardo e si rese conto che Lily non stesse indicando qualcosa, bensì il pavimento stesso. Entrambe non avevo più parole.

I loro bauli erano stati svuotati e i diversi abiti, libri, oggetti e chi più ne abbia, più ne metta ,erano stati buttati sparsi a terra.
Lily ebbe come l’impressione di dover svenire da un momento all’altro. Amber s’infuriò.
La sveglia segnava le 10.45.

Quando finalmente raggiunsero la stazione di King’s Cross, si stupirono entrambe di aver passato il varco senza restare spiaccicate contro il muro di pietra.
Gli studenti erano già sui vagoni, e a terra vi era rimasto solo qualche genitore dalla lacrima facile che si accingeva ancora a salutare il proprio bambino attraverso il finestrino.

Le due riuscirono a sistemare i proprio bauli all’interno del treno, quando esso partì.
Amber gridò e si tuffò alla rincorsa riuscendo a salire sui gradini, allungando la mano a Lily che le si arrampicò sul braccio.

La ragazza dai folti capelli rossi e gli occhi smeraldini aveva il fiato corto e i capelli arruffati. Iniziò a dirigersi per il stretto corridoio alla ricerca dello scompartimento preso dalle sue amiche, e Amber la seguì a ruota, cercando di assumere un’espressione che si addicesse al suo rango. Ma con i pantaloncini rossi e la maglia a mezze maniche verde che indossava era un’impresa assai ardua.

-Lily,cara!- gridò una voce, sempre più vicina alle due. Lily cara si voltò lentamente verso la fonte del rumore e, con uno sforzo immane, sorrise.
-Ehm... salve professore- salutò di rimando, cercando di non dare a vedere la sua stanchezza.

Lumacorno non calcolò minimamente la povera Malory, e per un momento Lily la invidiò. Dal canto suo, Amber era molto contenta; insomma, a pozioni era un completo disastro, ma almeno l’insegnante non la metteva in condizioni critiche come spesso succedeva alla compagna.

-Lily cara, ho ideato una piccola festicciola nel mio scompartimento, dovrebbe iniziare tra circa un’ora, e mi farebbe piacere che anche tu partecipassi- spiegò Horace, sorridendo giulivo.

-Oh, mi farebbe molto piacere, ma purtroppo non credo di poter venire... sa, tra non molto ho la riunione dei Caposcuola, poi devo mettermi d’accordo con Potter, e iniziare a fare avanti e indietro nel treno per controllare che i suoi studenti non facciano troppi danni- rispose spiccia, Lily cara.

Lumacorno continuò a fissarla sorridente, era abituato a commenti del genere riguardo i suoi Serpeverde. Annuì con foga e le toccò una spalla, comprensivo.

-Ma certo, capisco. Silente non poteva scegliere una Caposcuola migliore di lei! Per quanto riguarda Potter... oh, povero ragazzo...-

Il professore se ne andò così com’era venuto, probabilmente cercando qualche altra vittima sacrificale da invitare ai suoi non allettanti festini.

-Simpatico. Dopo sei lunghi anni ancora non sa nemmeno che esisto- sentì borbottare Amber, evidentemente contrariata.

Evans si limitò a scuotere il capo, sorridendo, per poi continuare la ricerca dello scompartimento, quand’ecco che un’altra voce la inchiodò dov’era.
Sheldon Clark:Caposcuola Corvonero, nonché persona odiosa.

-Ehi,Evans! Ti ho cercata ovunque, dov’eri finita? Beh, non importa! La riunione sta per cominciare, mettiti la spilla e andiamo- disse questo non prima di aver analizzato il suo vestito rosa con fiori, con aria critica. Ovviamente lui era già all’interno della sua impeccabile divisa.

Lily si pietrificò seduta stante ed Amber si chiese mentalmente se qualcuno le avesse fatto un incantesimo.

-Certo, arrivo subito Clark. Tu intanto... vai, vai-

-Ehi, Lils, che succede?- chiese Malory, una volta che il ragazzo fosse abbastanza lontano.

-La spilla. Ho dimenticato la spilla.- rispose lei, con un filo di voce.

La calma è la virtù dei forti, Lily.



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Ringrazio: lule brando che ha messo la storia tra i preferiti. <3

Poi:
1 - fay90
2 - Isabella Lovegood
3 - Lia G
4 - malandrina4ever
5 - Pro
6 - Silvialunastorta
7 - virginiawoolf


Insomma, se l'avete messa nelle seguite vuol dire che non vi fa proprio schifo, no? ç.ç

Infine grazie a Buck che ha recensito. *--*
Continua a farlo! *assale*

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