before it all began

di touritup
(/viewuser.php?uid=128028)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Non avrei mai immaginato che un giorno avrei detto questa frase "non voglio arrivi l'estate, sarà frustrante". Già, proprio frustrante, andrò anche a Londra, ma non penso che me la godrò facilmente. Lavorerò nel posto più duro dell'Inghilterra, "Harrods", sembra tanto bello e pacioso, ma dicono che chi fa domanda per lavoro in quel negozio 'sta tentando il suicidio
«Giuls, svegliati immediatamente! Farai tardi a lavoro!» Feci un grugnito e mi portai pigramente il cuscino sul viso. Mi alzai lentamente dal letto e mi sedetti sulla scrivania osservando il mio volto riflettuto nello specchio. I miei occhi verdi erano stanchi, i miei capelli rossi/arancioni erano tutti scompigliati come se un uccello ci avesse fatto il nido. Mi alzai dalla sedia lentamente e aprii la porta per andare a fare colazione, ma appena aperta mi ritrovai davanti Anna appoggiata allo stipite della porta con affare arrabbiato. Non ci feci caso. Scesi le scale e mi diressi in cucina per fare colazione.
«Finalmente la nostra festaiola si è svegliata!» Sorrisi e mi feci una tazza di latte. Francesca era quel tipo di ragazza che scherzava sempre su ogni cosa, una volta, quando avevamo fatto un viaggio in Colorado avevamo investito un cervo con l’auto, e lei aveva detto che gli avevamo fatto un favore perché era meglio morire in quel modo piuttosto che essere squarciato da un cacciatore e ritrovarsi la propria testa appesa ad un muro.
Invece Anna era quel tipo di ragazza seria che prima di agire pensa alle conseguenze. E io? Io non so che tipo di ragazza sono. Finita la colazione mi preparai e uscii di casa per incamminarmi verso Harrods. Entrata nel negozio una ragazza o signora (non si capiva bene) mi si fiondò addosso e mi sorrise.
«Tu devi essere la nuova commessa» Non era una domanda, ma annuii lo stesso. «Bene, seguimi, ti faccio vedere dove devi lavorare» Mi accompagnò in una sala strapiena di cd, spartiti musicali, chitarre, pianole ed altre cose inerenti alla musica. Già mi piaceva quel posto. «Adesso ti presento il tuo collega» Bè in un posto così grande era ovvio che… Un ragazzo mi interruppe e misi tutta la mia attenzione su di lui. La prima cosa che notai furono i suoi capelli. Erano ricci e tutti scompigliati da una parte, i suoi occhi erano celesti, le sue labbra erano bellissime, rosee e anche un po’ sottili. La donna me lo “presentò” (disse solo che ero la nuova commessa e che dovevamo lavorare insieme) lui fece un gran sorriso e io cercai di ricambiare. Non dovevo innamorarmi, ne avevo incontrati troppi di ragazzi stronzi e non volevo aggiungerlo alla lista. La donna se ne andò e ci lasciò soli al lavoro.
«Piacere, mi chiamo Harry, tu sei…» Mi tese la mano e continuò a farmi quel sorriso. «Giulia, mi chiamo Giulia» Lo dissi impacciatamente e ricambiai la stretta di mano. Cercai di sorridergli, ma con scarsi risultati. «E dimmi di dove sei? Anche se il tuo accento è fantastico, si sente che non sei né inglese e né americana. Mi stupii sentendomi dire che avevo un bell’accento. Ignorai la domanda dicendomi che non erano affari suoi e cercai di capire come funzionasse la ricerca dei cd sul computer. Sempre con scarsi risultati.
«Guarda funziona così…» Lo sentii dietro di me che cercava di farmi capire come funzionasse quel coso e così fu. Si staccò da me e sorrise come un’ebete. Distolsi lo sguardo e vidi salire delle persone al nostro piano. «Meglio prepararsi, sta per cominciare l’inferno» «Ma non preoccuparti, durerà solo sei ore» Mi fece l’occhiolino e si avvicinò alla porta per mettere il cartello con scritto “siamo aperti, ma non rompete nulla per la confusione creata per l’uscita del cd di Justin Bieber”. Già di solito c’era molta gente in questo negozio, poi per l’uscita del nuovo cd di Justin Bieber, pensa quanta gente sarebbe venuta.
Già mi sentivo la testa girare. Passate solo tre ore dall’inizio mi sentii in dovere di mettere il cartello con scritto “Siamo in paura per il troppo stress”. Mi sedetti dietro al computer e sospirai di sollievo per non dover più sentire quelle urla. «Sai che tra un po’ dovremmo riaprire vero?» Harry me lo disse come se quella di ricominciare fosse una condanna, e lo era.
«Metti una canzone» Ne cercai una e misi “Just Tonight” dei Pretty Reckless, amavo quel gruppo e Taylor Momsen è una bellissima ragazza. «Bella, non pensavo ti intendessi di musica» Cominciò a ridere e gli lanciai il cuscino che era sotto la mia sedia. «Pensi che una ragazza come me non abbia dei buoni gusti musicali?» Lui ci pensò su. «Facciamo un altro test, metti un’altra canzone» Annuii e ne cercai una abbastanza Hard Rock quasi Metal per stupirlo un po’ e fargli vedere che avevo buoni gusti. Trovata la canzone adatta, misi “Lost in Hollywood” dei System of a Down, mi piaceva molto. Lo guardai e lo vidi tutto concentrato sulla canzone e che stava battendo il tempo con il piede. Finita la canzone lo guardai fiera della mia scelta e aspettai una sua reazione.
«Sei la prima ragazza che incontro a cui piace vera musica» Per me ognuno ha i propri gusti musicali, quindi definire qualcosa “vera musica” non era carino, ma avevo capito il senso della frase. «Bè grazie» Non sapevo cos’altro dire. «Andiamo a mangiare qualcosa dopo?» Più che una domanda sembrava me lo stesse imponendo, ma annuii.
Dopo aver ripreso a lavorare, una ragazza entrò come se stesse cercando qualcuno e non qualcosa. Lei girò lo sguardo verso Harry e cominciò ad urlare e a saltare di gioia. Harry la vide e le andò incontro abbracciandola. «Da quanto tempo Harry!» «Già hai ragione, ma come mai sei qui? Non ti eri trasferita in Irlanda?» Lei scosse la testa. «Sì ma non è questo l’importante, poi ti spiego. Andiamo a mangiare qualcosa?» Harry annuì e mi lasciò lì sola insieme a tutte quelle ragazzine e ragazzini scatenati.
“Questa non gliela perdonerò mai” pensai mentre me ne stavo andando a casa infuriata con quel riccetto. “Non solo mi ha lasciata in quell’inferno da sola, ma anche perché mi aveva promesso che avremmo pranzato insieme!”. Pensai sempre tra me e me. Entrai in casa sbattendo la porta e mi ritrovai davanti Francesca sbalordita per il mio comportamento. Lei mi capiva subito, sia quando ero arrabbiata che quando ero triste oppure anche quando avevo preso una cotta. In questo caso ero tutte e tre. Lei mi fece cenno di sedermi. «Dai su, racconta tutto alla mammina» Per fortuna mi fece sorridere. Quando finii di raccontarle tutto cercai di scrutare il suo sguardo. Ma leggerla era praticamente impossibile. «Cazzo! Lui sì che è un vero stronzetto!» Sorrise e andò avanti. «Non preoccuparti cara, vedrai che si accorgerà di aver snobbato una ragazza stupenda in tutti i sensi, e quello fregato sarà lui e non tu!»
Come al solito riusciva a tirarmi su di morale, e pensavo sempre di più che avesse ragione. «Grazie Fra, per tutto». Me ne andai in camera a convincermi che forse Francesca avesse ragione. Quella ragazza faceva sentire bene tutte le persone che stavano male. Piano piano mi addormentai sul letto, quella giornata era stata davvero stressante.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


Allora prima che leggiate volevo dirvi che questa in seguito non sarà una ff romantica con rose e fiori.
Se la seguirete ve ne accorgerete, ma non dico altro. Mi scuso perché questo è un pò lungo e pesante da leggere.
Comunque... buona lettura, spero vi piaccia.

Il giorno dopo mi svegliai senza le urla di Anna, e mi accorsi che erano le 5:30 di mattina. Mi alzai, come ogni giorno, pigramente e andai in bagno a farmi la doccia. Era decisamente presto per andare a lavoro, quindi decisi di prendermela comoda e di rilassarmi prima di andarci. Finita la doccia guardai il mio riflesso nello specchio, i capelli erano sul mio viso, avevo le guance rosse e i miei occhi erano verde scuro.
Erano così solo quando ero triste oppure stavo per piangere.
Ero triste per il fatto che non importassi a Harry, l’avevo conosciuto soltanto ieri, ma nessun ragazzo mi aveva mai fatto quell’effetto. Volevo conoscerlo meglio, ma dopo quello che era successo non so se l’avrei voluto ancora o no. Ero troppo confusa, dovevo parlare con Francesca. Uscita dal bagno avevo ancora l’asciugamano addosso e scesi per fare colazione. Cominciò a piovere e decisi di vestirmi dato che faceva un freddo cane. Alle sette e un quarto mi incamminai verso Harrods, continuava a piovere, speravo non nevicasse. Entrata nel negozio non vidi Harry, forse anche oggi avrei lavorato da sola. Cominciai a lavorare, stavo impazzendo, quando vidi entrare dalla porta una massa di capelli ricci, era lui, forse aveva deciso di lavorare oggi … era entrato ridendo come non mai e accanto a lui c’era quella ragazza che non mi aveva nemmeno presentato.
Cercai di far finta di niente, come se lui non ci fosse, ma era impossibile con tutti quegli schiamazzi. «Ah, quasi dimenticavo, grazie Giulia per avermi sostituito ieri, posso andarmene anche oggi o hai bisogno di me?» No, questo era troppo, non potevo tralasciare questa volta. Mi girai verso di lui con un’espressione arrabbiata. «Tu cosa? Io ieri mi sono fatta tutta la giornata da SOLA e ho perso il conto per quante persone mi stavano addosso! Non puoi lasciarmi sola un’altra volta, ti lascerei io da solo con più di mille persone che non capiscono un cazzo di musica e ti chiedono consigli per regali. E se lo rifarai un’altra volta giuro che non la passerai liscia!»
Finito il discorso, lo guardai infuriata. La sua espressione era come quella di un cane bastonato. Abbassò lo sguardo e si diresse verso di me. «Scusami, davvero, hai ragione sono stato uno stupido. E’ ancora valida per te quella richiesta del pranzo fuori?» Annuii. Mi accarezzò il viso e mi sorrise. Era impossibile dire di no a lui, sfiderei chiunque.
Harry si girò verso quella ragazza. «Scusami, adesso devo lavorare, devi andare» Questo per lui era un bel modo per dirle hai rotto i coglioni a tutti adesso vattene oppure scatenerai l’ira di Giulia che grazie a Dio non mi ha ancora ucciso.
Lei se ne andò fulminandomi con lo sguardo, e io non fui da meno.
Harry si scusò ancora e ricominciammo a lavorare, ogni tanto prendeva anche qualche cliente da me e se lo metteva in fila da lui, apprezzavo questo gesto. Finito di lavorare, almeno per la pausa pranzo, Harry venne da me e si appoggiò al balcone. «Andiamo a mangiare qualcosa signorina? Devo ancora farmi perdonare del tutto» Mi accompagnò fuori.
Camminammo in silenzio, ma non mi metteva a disagio. Arrivati a StarBucks, mi misi seduta ad un tavolo, e vidi due ragazzi che guardavano sia me che Harry. «Vado a prendere due cappuccini, tu resta qui» Lui si mise in fila per prendere i cappuccini, e non appena mi girai, vidi uno dei due ragazzi che ci fissava avvicinarsi al mio tavolo. Aveva i capelli marroni e gli occhi celesti. «Nuovo acquisto?» Mi fece l’occhiolino, ma non capii quello che voleva intendere. Penso che avesse intuito che non capivo ciò che dicesse e si mise seduto di fronte a me per parlarmi. «Non ti conviene stare insieme a Harry, non appena andrai a letto con lui ti mollerà e non vorrà più saperne di te. Questo è un consiglio, poi fai come ti pare» Nemmeno si era presentato che già mi accusava di una cosa che non pensavo neanche lontanamente. «Forse tu non hai capito, ma io e Harry non usciamo insieme» Glielo dissi e lui sospirò. «Okay, comunque sta attenta, sei molto carina, quindi penso che prima o poi ti chiederà qualcosa» disse e continuò. «Comunque … piacere, io mi chiamo Louis, tu?» Mi tese la mano e io ricambiai. «Piacere moi, io sono Giulia» Non feci in tempo a finire la frase che mi sentii Harry dietro alle spalle.
«Cosa vuoi Louis? Vai dal tuo amichetto Liam e non rompere le palle a noi» Avevo già intuito che loro due non si erano molto simpatici, ma dal tono e dalla frase di Harry, capii che proprio non si sopportavano. «Calmati, stavo solo chiacchierando con la mia amica Giuls» Mi fece un altro occhiolino e se ne andò.
Mi piaceva quando la gente mi chiamava Giuls invece del solito e noioso nome “Giulia”.
Vidi l’espressione di Harry, ed era molto irritato per il fatto che stessi parlando con Louis «Ti ha detto qualcosa di male su di me? Perché se così fosse beh non credergli, non sono più come una volta e non cercherò di portarti a letto. A meno ché tu non me lo chieda …» Gli diedi una piccola botta sulla spalla e gli sorrisi.
Finito di bere, a Harry gli arrivò un messaggio sul cellulare. «Scusami, devo andare, ci vediamo dopo Giuls» Mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò. Vidi Louis con la coda dell’occhio avvicinarsi un’altra volta vicino a me. «Vieni a sederti al nostro tavolo, ti va?» Era molto carino Louis, ma non mi piaceva come Harry, lui lo vedevo più come un amico. Mi alzai e andai al suo tavolo dove c’era seduto anche il suo amico, che doveva essere Liam. «Liam, Giulia. Giulia, Liam. Adesso mangiamo che ho fame» Liam aveva i capelli quasi biondi e anche se era seduto si capiva che era un ragazzo abbastanza alto e mascolino. Era molto bello, e ogni tanto notavo che mi guardava. Per rompere il ghiaccio dissi la prima cosa che mi venne in mente. «Anche voi lavorate a Harrods?» Louis annui.
«Noi due lavoriamo al reparto abbigliamento» Liam aveva una bella voce, profonda e da solito ragazzo inglese. Mi piaceva. Passammo il resto della pausa pranzo, che sembrava eterna, a parlare dei nostri gusti personali, fino a quando mi suonò la sveglia del BlackBerry su cui c’era scritto “devi tornare all’inferno, ci sono le ragazzine che aspettano solo te per rovinarti il resto della giornata”. Sbuffai e salutai i ragazzi che anche loro dovevano ricominciare a lavorare. Entrata non vidi Harry, “speriamo non me lo stia rifacendo” pensai. Prima di aprire misi una canzone, “The Only Exception” dei Paramore, adoravo quella canzone. Cominciai a canticchiarla fin quando mi ritrovai a cantarla ad alta voce.
Mi piaceva molto cantare, è sempre stata una mia grande passione sin da piccola.
Finita la canzone alzai lo sguardo e vidi Harry che mi stava osservando. In quel momento mi imbarazzai moltissimo. Ad uno spettacolo della terza media avevo cantato davanti a tutta la scuola, ma con una mia amica, mai da sola.
Mi stava sorridendo, in mano aveva uno scatolone pieno di cd probabilmente prima stava in magazzino. «Lo sai canti davvero molto bene. Hai una bellissima voce» Sentivo le mie guance andare a fuoco, in tanti mi avevano detto che avevo una bella voce, ma mai un ragazzo che mi piaceva.
Finite le tre ore strazianti, non vedevo l’ora di andarmene a casa. Nevicava, e molto forte. «Harry io vado a casa. Ciao» Gli diedi un bacio sulla guancia e uscii dal negozzio. Tornata a casa mi buttai sul divano e chiusi gli occhi con una faccia ebete sopra. «Cos’è tutta ‘sta felicità ragazza che prima di partire aveva detto « non dovrò innamorarmi di nessuno neanche se mi compare davanti un Adone greco”?» Erano davvero le mie parole, avevo detto davvero così.
Mi alzai sedendomi sul divano. «Credimi, per me e per qualunque altra ragazza sana di mente, è meglio di un Adone greco !» Anna mi guardò perplessa, era da tanto che non mi piaceva una persona per davvero. «Oh no, Fra ! La nostra Giuls si è innamorata ! » Disse Anna rivolgendosi a Francesca che si sentiva che stava sotto la doccia. « Che cazzo hai detto ? Non dirai sul serio » Vidi Francesca che era dietro di noi con l’asciugamano addosso. « Ho sentito solo Giuls e Innamorata » Mi guardava come se avessi fatto qualcosa di male. « E’ il riccetto vero ? » Si mise una mano sul fianco e mi guardò male. Tutte e due mi capivano sempre subito. Anna mi guardò confusa, dato che era stata occupataa a cercare un lavoro, non avevo fatto in tempo a raccontarle del “riccetto”. «Adesso mi spieghi tutto » Disse Anna tutta incuriosita. Mi scappò un sorriso e cominciai a raccontarle tutto.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=764391