Il vaso di Pandora

di Kiya_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


«Piove ininterrottamente da due giorni» osservò Lluvia guardando fuori dalla finestra. Arrossendo violentemente, precisò subito: «Non è colpa mia!».
«Forse è colpa di qualcun altro» disse Lily indicando con un cenno della testa Gazille, seduto al tavolo con loro ma il quale sguardo era fisso da tempo al tavolo di Levy.
E mentre lui non si accorgeva di nulla, Lluvia e il gatto ridacchiavano maliziosamente; si scambiarono uno sguardo d’intesa: dovevano agire.

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«Spiegatemi ancora perché ci troviamo qui, dato che invece dovremmo essere alla stazione pronti a partire per la missione che abbiamo preso» disse Gazille con tono infastidito.
Lluvia continuava a camminare con passo deciso tra file di scaffali piene di libri di ogni genere cercando di scorgere tra una scansia e l’altra ciò per cui realmente erano lì.
«Abbiamo ritenuto necessario documentarsi correttamente prima di intraprendere questa missione» rispose serio Lily.
I tre continuarono a camminare a lungo in quel labirinto letterario: Gazille rimase sorpreso pensando a quanto diamine fosse grande quella biblioteca sebbene da fuori sembrasse molto modesta.
Improvvisamente Lluvia si bloccò di fronte all’insegna “Magia – Antichi manoscritti”.
Sempre senza fiatare, prese un paio di libri e li poggiò su un tavolo rotondo lì vicino.
Finalmente parlò: «Gazille, tu occupati di questi. Annotati qualsiasi cosa che possa avere a che fare con un manufatto chiamato “Vaso di Pandora”. Lily ed io cercheremo altre informazioni in altre sezioni».
Il dragon slayer si sedette al tavolo e avvicinò a sé i libri: non sapeva da dove iniziare, dato che non era mai stato un gran lettore.
Ne aprì uno in una pagina a caso e si ritrovò davanti una fittissima foresta di lettere che lo scoraggiò immediatamente.
Iniziò a leggere ma tutti quelle frasi complesse e termini arcaici lo spinsero ben presto a distrarsi.
Così, mentre osservava distrattamente il soffitto con travi a vista, un tonfo lo richiamò alla realtà.
Si voltò di scatto e vide Levy che aveva appena poggiato un volume di almeno un chilo sul tavolo affianco al suo e già era immersa nella lettura, tanto che non l’aveva nemmeno notato.
Gazille rimise subito gli occhi sul libro: voleva dare l’impressione di essere un ragazzo ligio che preferisce informarsi prima di agire, ma dopo una frase il suo sguardo andava inevitabilmente a finire sul profilo di Levy che leggeva assorta.
A questo punto tanto valeva la pena di chiederle aiuto, pensò.
«Ehm…Levy?» la chiamò timorosamente Gazille, ma lei era talmente concentrata che non lo sentì nemmeno.
Fu costretto a chiamarla a voce più alta. Finalmente si voltò.
«Gazille?» disse sorpresa «non pensavo fossi un frequentatore di biblioteche».
«I-infatti non lo sono. A dire il vero non so nemmeno che ci faccio qui».
«Oh, beh! Se non lo sai tu!»
«Non volevo interromperti mentre leggevo ma…ecco…non sono un gran lettore e così…mi chiedevo se…».
«Se potessi darti una mano?»
«Esatto».
Rimasero in silenzio per un po’.
«Gazille? Devi dirmi di cosa hai bisogno prima che io possa aiutarti».
«Ah, sì! Vero! Scusami…Ecco».
Il ragazzo poggiò il suo libro al tavolo di Levy e le si sedette accanto.
Lasciò che la ragazza sfogliasse un po’ il manoscritto e poi prese a parlare: «Dunque: io, Panther Lily e Lluvia abbiamo accettato una missione riguardante un manufatto magico chiamato “Vaso di Pandora” e siamo venuti qui a informarci meglio prima di partire».
«COSA?!» Levy sembrava molto stupita «È da mesi che cerco informazioni su quel vaso! Accetto di aiutarti solo se posso partecipare alla missione con voi! ».
«E-ecco…non saprei. Dovrei prima chiedere agli altri…».
Levy caricò allora il suo sguardo di lacrime di coccodrillo e assunse una tenerissima aria da cucciolotto abbandonato.
«Per favore» sussurrò con una vocina da far sciogliere il cuore.
Gazille non resistette e lasciò andare un rassegnato “e va bene”.
D’istinto e senza alcuna malizia, Levy lo abbracciò mentre lui divenne bordeaux e rigido come una statua, seppure sentisse pulsare fastidiosamente ogni muscolo del suo corpo.
Non aveva mai ricevuto un abbraccio e la cosa lo metteva in imbarazzo.
In più la situazione era aggravata dal fatto che a gettargli le braccia al collo era una ragazza, o meglio, l’esile e adorabile ragazza che tempo prima aveva malmenato e poi umiliato appendendola così malconcia a un albero accanto ai suoi amici più cari.
Forse era proprio il senso di colpa che da quando era entrato in Fairy Tail lo attanagliava a fargli provare una particolare simpatia per Levy.
E pensando ciò gli venne spontaneo ricambiare l’abbraccio, ma appena la ragazza sentì le braccia di Gazille cingerla si sciolse dalla sua stretta tornando a fissare il manoscritto di fronte a lei.
Il dragon slayer, mortificato, interpretò la reazione di Levy come un chiaro segno di fastidio e disapprovazione.
Si maledisse cento volte tra sé e sé incolpando anche a quei dannati di Fairy Tail che con tutti i loro discorsi da hippie sull’amicizia e sul volersi bene lo stavano rendendo un mollaccione.


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Dopo aver abbandonato Gazille in compagnia dei libri, Lluvia e Lily si nascosero dietro ad uno scaffale.

«Come fai a sapere con certezza che lei verrà?» chiese il gatto.
«Fidati: Lluvia ha osservato per due settimane le abitudini di Levy e ha anche chiesto alla bibliotecaria altre informazioni sulle sue consuetudini qui».
«A giudicare da come ti ha guardata terrorizzata quando siamo arrivati, non devi essere stata molto cortese mentre le chiedevi ciò che ci serviva».
«Il fine giustifica i mezzi» fu la risposta seria e della maga intenta a fissare Gazille mentre guardava il soffitto.
Lily sospirò, ma gli veniva da sorridere teneramente pensando a quanto quella ragazza all’apparenza così insicura potesse dimostrarsi straordinariamente decisa quando si prefissava un obiettivo.
«Eccola».
Nascosti tra un libro e l’altro, i due assisterono alla conversazione tra Levy e Gazille.
Non appena il ragazzo pronunciò il suo “e va bene” i complici si guardarono soddisfatti sussurrando all’unisono «Missione compiuta!» sebbene sapessero benissimo entrambi che si trattava ancora dell’inizio di una lunga e complessa impresa.
Tuttavia rimasero colpiti osservando la reazione di Levy.
«La situazione inizia già a prendere una piega interessante. Non pensavo sarebbe stato così facile» disse Lily, ma subito dopo vide la ragazzina sfuggire dalle braccia di Gazille.
«Abbiamo parlato troppo presto» sospirò delusa Lluvia.
















Bonsoir! Innanzitutto grazie per aver letto questo primo capitolo del mio nuovo lavoretto. Mi scuso per il titolo poco originale ma non riuscivo a trovare un'idea migliore che non risultasse ridicola. -.-"
Dopo un'ispirazione lampante, ho deciso di iniziare la mia prima fanfic romantica. Generalmente sono contraria alle coppie negli shonen ma per Gazille e Levy ho deciso di fare un'eccezione. Infatti ho preso questo pairing in simpatia da subito! Assieme sono così originali e buffi, soprattutto Gazille che da orgoglioso e spaccone diventa più...gentile e sensibile! QUASI umano direi! XD
Credo proprio aggiornerò spesso perchè sono piuttosto piena di idee. 
Salutoni!!! ^^

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Lluvia e Lily attesero alcuni minuti prima di raggiungere Gazille e Levy, che dopo diversi attimi di silenzio imbarazzante avevano ripreso a parlare del Vaso.
Fecero gli ingenui quando gli raccontarono che la ragazza si era unita al loro gruppo.
«Posso esservi molto utile» spiegò Levy togliendosi gli occhiali da lettura «perché da tempo sono a caccia di informazioni su questo manufatto».
In realtà Lily e Lluvia sapevano già tutto sul Vaso di Pandora essendosi informati per organizzare il loro piano, ma proprio per la sua buon riuscita lasciarono che l’altra maga gli spiegasse ciò che sapeva.
«È praticamente certo che il suo creatore è Zeref quindi dovremo stare molto attenti e non sottovalutarlo. Per quanto ne so io, al suo interno sono racchiusi 15 potenti spiriti dai poteri strabilianti. Su di loro non so molto ma so che per liberarli non basta solo aprire il Vaso ma è necessario pronunciare una qualche litania (differente per ciascuna creatura) che non sono riuscita a ritrovare».
«Ottimo Levy. Lluvia è sicura che ci sarai di grande aiuto».
«Se Gazille non te l’ha già spiegato…» disse Lily, ma Levy lo interruppe: «Mi ha riassuntivamente detto che il Vaso è stato rubato dal luogo in cui era custodito. Ci conviene partire subito, prima che sia troppo tardi. Mi direte i dettagli sul treno».

Prima di andare in stazione fecero un salto al dormitorio femminile di Fairy Tail per permettere a Levy di fare velocemente i bagagli.
«Sto prendendo solo le cose indispensabili» disse la ragazza mentre preparava la valigia in tutta fretta.
Gazille, appoggiato al muro con le braccia conserte, osservò la stanza.
I muri erano completamente nascosti da librerie piene zeppe di libri, tanto che alcuni erano ammucchiati a terra probabilmente per la mancanza di spazio sugli scaffali.
Anche la scrivania era ricoperta di volumi, taccuini e penne che lasciavano a malapena lo spazio a una piccola abat-jour.
Il letto, sfatto e anch’esso coperto di libri, era nascosto dietro a una scansia apparendo così quasi superfluo, come se Levy ce l’avesse messo solo perché obbligata a farlo: certamente sarebbe riuscita a dormire su quel tappeto di tomi, forse anche meglio che su un materasso.
Gazille la immaginò addormentata lì a terra, con gli occhiali ancora indosso e un libro aperto tra le mani e sorrise per la tenerezza che quella visione gli causò.
«Perché ridi?» gli domandò Levy notando lo sguardo ebete.
«Eh?» il dragon slayer parve cadere dalle nuvole per poi arrossire ed iniziare a giustificarsi balbettando: «Ehm, io…pensavo! Sì, pensavo a una cosa divertente!».
Gazille si maledisse tra sé e sé. Come poteva un potente drago di ferro farsi mettere così k.o. da un gamberetto? E per giunta due volte nel giro di un’ora. Non trovando spiegazioni sensate a tutto ciò si convinse che erano i libri a far diventare Levy mostruosamente forte. Giocava in casa, lei, in posti zeppi dei suoi amici libri, certamente sconosciuti al dragon slayer.
La ragazza alzò le spalle e chiuse la valigia.
«Andiamo».

Il capotreno fischiò seguito dal treno che cominciò a muoversi stancamente.
Gazille guardava fuori dal finestrino riflettendo a quanto si sentisse stupido quel giorno.
Ma giurò a se stesso che l’avrebbe fatta franca ora che i libri non li avrebbero circondati più per tutta la durata della missione. Chiuse gli occhi per ritrovare il drago forte e impassibile dentro lui e li riaprì quando si sentì più sicuro di sé.
«Questo» disse a un tratto Levy tirando fuori dal bagaglio l’ennesimo libro (con grande gioia fi Gazille)  «è il manufatto che contiene più informazioni di tutti».
Lo aprì e iniziò a sfogliarlo: si fermò in una pagina illustrata e la mostrò ai compagni.
«E questo è il “Vaso di Pandora”».
Era una semplice anfora con alcuni disegni tribali.
«Cercherò di essere breve e riassuntiva circa quello che so. Come sapete per liberare gli spiriti vanno recitate delle particolari litanie. Sono 15 in totale e si trovano su altrettante pergamene ma solo due di queste sono state finora trovate e sono conservate in un museo…».
Lluvia la interruppe: «Che è esattamente il luogo dove stiamo andando».
«Saprai certamente» prese parola Lily « che quando l’anfora venne ritrovata 30 anni fa si cercò invano di distruggerla. Si decise allora di affidarla al museo, il migliore in campo di sicurezza».
«Non abbastanza se sono riusciti a rubarla lo stesso» borbottò Gazille.
Lily lo ignorò continuando a spiegare: «Le pergamene erano custodite nello stesso edificio ma si trovavano in una cassaforte diversa dal Vaso. Pochi giorni fa qualcuno è riuscito a trafugarla ma fortunatamente non ha trovato le litanie».
«Speriamo solo non abbiano le altre» disse Levy «ma esattamente la nostra missione in che consiste?»
«Ritrovare e distruggere l’anfora».
«Ma ci hanno già provato! È impossibile!».
A risponderle con tono sicuro fu Gazille: «Forse per loro».
Levy sorrise: quei diavoli avevano certamente qualcosa in mente.


Il museo si trovava all’interno di una stupenda struttura piena di fontane e giardini, forse una ex-tenuta reale.
Un maggiordomo condusse i quattro maghi al lussuoso ufficio del direttore.
L’uomo, grossi baffi e capelli brizzolati, si aggiustò la cravatta e si presentò col nome di Will Joyce.
«Credo sappiate già tutto sulla missione, nevvero?» disse «Aggiungo soltanto che non abbiamo trovato alcun segno di manomissione degli infissi e gli allarmi non hanno suonato, nevvero? Abbiamo trovato solo la cassaforte aperta e vuota, nevvero?».
I quattro nakama si guardarono perplessi: chiedeva conferma a loro con quel “nevvero?”?.
«Avete dei sospetti?» domandò Lluvia perplessa se il direttore stesse aspettando una risposta.
«Purtroppo no, nevvero?».
«Vero, vero…» sussurrò la maga imbarazzata.
«Come fa a saperlo?» disse stupito il direttore.
«No, no!» si corresse Lluvia arrossendo «Stavo solo…ehm…confermando!».
«Adam!» chiamò ad alta voce l’uomo. In un attimo comparve il maggiordomo.
«Dica signore».
«Sono le 20: portali ai loro alloggi all’hotel; cominceranno le loro ricerche domattina».
Adam fece un inchino e pregò i quattro ospiti di seguirlo fino alla carrozza.










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CHIEDO UMILMENTE PERDONO IN GINOCCHIO! Fustigatemi, lapidatemi, scegliete voi di quale morte farmi morire ma sono costretta a ricordarvi che se mi ucciderete vi sarà impossibile leggere i prossimi capitoli quindi forse vi conviene lasciarmi vivere. XD Okay, questo era un terribile tentativo di chiedere scusa a tutti coloro che stanno seguendo la fanfic e aspettano il nuovo capitolo da secoli. In realtà ne ho già scritti diversi solo che non mi soddisfacevano e quindi non aggiornavo ma adesso, spinta da quattro adorabili recensioni, ho deciso di rivedere un po' quello che non mi andava e aggiungere un altro episodio. Spero di non deludervi. A presto (promesso!). :) E grazie a tutti i lettori e recensori!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Levy, seduta sul lettone di una stanza d’albergo piccola ma graziosa, stava leggendo l’ennesimo libro mentre Lluvia sistemava gli indumenti sparpagliatisi nella valigia.
«Chissà cosa sta facendo ora Gray-sama» sospirò come tra sé e sé ma consapevole di andare a parare in un argomento ben preciso.
«Sei proprio presa da lui, eh?» commentò l’altra distogliendo lo sguardo dalle tanto amate pagine.
«Lui e così…speciale» disse sinceramente trasognata per poi tornare al suo “piano” con tono malizioso «E tu, non hai qualcuno di speciale?».
Levy esitò. «Beh, Lucy è una persona stupen…»
«Lluvia intendeva qualcosa di diverso; pensava a qualcuno come Jet, Droy…Gazille» precisò sottolineando l’ultimo nome.
«L-loro sono…Amici! Quindi sono speciali anche loro» rispose la ragazza visibilmente imbarazzata.
Sorridendo a Levy come a una bimba ingenua, Lluvia lasciò cadere il discorso. Era meglio evitare di metterle la pulce nell’orecchio e lasciare che il loro piano desse più discretamente la giusta spinta a una relazione che probabilmente era iniziata già da sola.

«È una fortuna che Levy ci dia una mano, vero?» chiese Lily con finta spontaneità come se quel pensiero non l’avesse già preparato ore prima.
Gazille, uscendo dalla doccia, si limitò a un mugugno di approvazione.
«Ma cosa ci faceva Levy in biblioteca?».
«E che ne so io».
«Beh, a dire il vero non lo trovo una cosa strana».
«Già, tra quelle pile di libri si trova a suo agio. Diventa quasi potente» si lasciò sfuggire Gazille distrattamente per poi pentirsene.
«Potente?» chiese Lily con un sorrisetto e incuriosito da quella strana confessione.
«Intendevo dire che…»
«È come se fosse in grado di respingere un attacco?» lo incalzò il gatto alludendo a qualcosa di specifico.
«Non so» borbottò il dragon slayer nella speranza che l’amico, deluso da una risposta vaga, lasciasse perdere il discorso.
E così fu ma solo perché questi non voleva rischiare di rivelare che lui e Lluvia li avevano spiati.




Levy fu svegliata dal tepore di un raggio che le illuminava la guancia.
Lentamente si sollevò e guardò l’ora: era presto ma non aveva più sonno. Non era mai stata una dormigliona.
Lluvia dormiva ancora. I lineamenti seri si addolcivano quando riposava. Levy pensò banalmente che stesse sognando di Gray e sorrise intenerita.
Si lavò e si vestì. Quindi scese a fare colazione: la giornata sarebbe stata lunga e intensa; era meglio mettersi in forze.
Il salone, graziosamente elegante e luminoso, era invaso da un dolce profumo di cornetti chela mise di buon umore. Poche persone sedevano consumando silenziosamente quasi a non voler svegliare gli altri ospiti. Tra queste il più silenzioso era una figura nera che spiccava dal chiarore della tappezzeria.
Messo in un tavolo all’angolo più remoto della stanza c’era Gazille che si rigirava tra le mani una brioches quasi annoiato.
«Non sembri molto convinto di quel cornetto» osservò Levy sedendosi di fronte a lui dopo aver preso una tazza di caffelatte e dei biscotti.
Gazille sollevò lo sguardo sorpreso e poi tornò a guardare la sua poco gradita pietanza.
«Non mi sono mai piaciute queste cose…soffici» borbottò.
«Scommetto che avresti preferito una manciata di bulloni» disse ironica la ragazza.
«Poco ma sicuro».
Levy prese una penna dalla tracolla appesa alla sedia e scrisse in grassetto la parola “ferro” e quella magicamente si materializzò, grigia e lucida, di fronte a lei.
Entrambi sorrisero ripensando all’esame di livello S dove questa magia si era già rivelata molto utile.
Gazille l’afferrò e la mangiò con gusto.
«Ti va di fare un giro?» chiese Levy indicando il bel giardino aldilà della vetrata.
«Ma sì» si lasciò convincere il ragazzo.
La maga finì l’ultimo sorso della sua colazione e si alzarono in piedi.

Gazille camminava a fianco a Levy con le mani in tasca. Forse non si era rivelata una grande idea quella della passeggiata: un silenzio imbarazzante era calato su di loro mettendoli a disagio.
«Sediamoci lì» disse la ragazza indicando una panchina a lato del vialetto.
Il silenzio rimase lì, immobile come loro.
Levy estrasse un libro dalla tracolla; piuttosto che starsene lì zitta preferiva sfruttare quell’ambiente tranquillo per immergersi nella lettura.
Gazille, solo nella sua mente, sussultò. Si stava trasformando nell’invincibile mostro dei libri.
«Ma cosa ci trovi in quelle pagine scritte di così speciale?» non trattenne dal chiedere.
Levy parse stupita e forse un po’ stizzita da quella domanda, ma non ne era certo. Comunque si pentì di quello che aveva detto. Aveva osato sfidare il mostro dei libri!
«Leggere un libro per me è come leggere mille storie. Prima di cominciarne uno leggo i nomi dei protagonisti e inizio a immaginare una storia, poi leggo una frase e ce ne costruisco un’altra, poi un altro nome, un’altra frase e così via finché non decido di leggere la storia vera». Sfogliò il libro e si fermò a una pagina casuale. Indicando una frase la mostrò a Gazille. «”Serrò i pugni tanto che le nocche sbiancarono del tutto”. Tu cosa ci vedi in questa frase?».
Il drago si pentì sempre più della sua domanda ma rispose con spontaneità.
«Beh, vedo una persona pronta a sferrare un pugno; magari è l’inizio di una bella lotta».
«Prevedibile per te» disse sorridendo la ragazza.
Gazille si offese: «Perché tu che ci vedresti?».
«Una ragazza che a testa bassa stringe i pugni per sopportare un dolore».
Il mago non parlò subito ma la sua mente tornò istantaneamente a svariati mesi prima.
«Magari è un’esile ragazzina che ripensa a come un ceffo violento l’ha aggredita umiliando lei e i suoi amici senza farsi troppe remore» disse piano infine.
«No» sussurrò lei. Tirò su lo sguardo e lo posò sul suo profilo con dolcezza e delusione allo stesso tempo. «Gazille io ti ho perdonato, Fairy Tail ti ha perdonato e perfino Jet e Droy lo hanno fatto. Quando lo farai anche tu?».
Il dragon slayer sobbalzò e la guardò andare via, diretta all’ingresso dell’albergo col suo passo leggero come l’aria.










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Per farmi perdonare il ritardo della volta scorsa ho aggiornato presto. Tra l'altro ho tagliato un po' di cose inutili per evitare di rendere il capitolo troppo lungo e pesante. Questa volta mi sono dedicata più ai sentimenti che alla storia vera e propria ma al prossimo aggiornamento vedremo qualcosa di più concreto su questo benedetto Vaso. Beh, che dire? Al solito spero che il capitolo vi piaccia e ringrazio gli adorati recensori e tutti coloro che stanno leggendo la mia fanfic! ♥

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Lily entrò nella sala da pranzo pervasa dal dolce profumo della colazione.
Improvvisamente una mano spuntò da sotto un tavolo da buffet alla sua sinistra e dopo averlo afferrato lo trascinò sotto la tovaglia.
«Accidenti, spero non ti abbiano visto!» sussurrò preoccupata Lluvia a cui evidentemente apparteneva la mano autrice del “ratto”.
«Accidenti a te! Mi hai fatto prendere un colpo!».
Levy e Gazille intanto si stavano alzando per recarsi all’esterno.
Una brioches cadde dal carrello proprio di fronte a Lluvia, che cedette alla pressione dello stomaco e la mangiò.
Purtroppo, però, la donna che l’aveva fatta cadere notò le dita furtive che la derubavano della sua colazione e alzando la tovaglia svelò i due latitanti senza riuscire a trattenere un grido di stupore. Tutta la sala si voltò nella direzione dell’urlo mentre Lluvia e Lily correvano via imbarazzatissimi dopo aver buttato all’aria il tavolo.
Si fermarono soltanto solo quando furono arrivati alle loro camere.
«Che figuraccia!» esclamò la donna nascondendosi il volto rossissimo tra le mani.
Lily, orgoglioso com’era, doveva sentirsi anche peggio.
«Grazie al cielo almeno loro non ci hanno visti» disse «ma è meglio non esporci di nuovo oggi».

Quando Gazille rientrò in camera nessuno proferì parola: sia lui che Lily erano troppo scuri per dire qualcosa.
La stessa cosa avvenne nella stanza delle ragazze che si limitarono a salutarsi.
Poco dopo il rientro, i quattro maghi si incontrarono nel corridoio.
«Levy, hai già dei sospetti?» chiese il gatto con aria scura.
«Sì ma non vorrei trarre conclusioni affrettate: preferisco verificare. Andiamo nel bosco a est della città».
Vi si recarono in completo silenzio circondati da un’immaginaria aura nera di malumore.
Il bosco era piuttosto fitto ma illuminato; tuttavia di notte doveva apparire alquanto buio e sinistro.
«Per quel che sono riuscita a scoprire, il Vaso e le due litanie, prima di essere affidati al museo, appartenevano ad una gilda oscura di cui, dopo la privazione del manufatto di Zeref, non si seppe più nulla».
Lily e Lluvia parvero stupiti dell’informazione: questo dato, sebbene importantissimo, non era saltato fuori durante la loro documentazione.
Improvvisamente Gazille si irrigidì: «Silenzio! Sento qualcosa. Presto, saliamo su un albero».
Un uomo passò furtivamente sotto di loro: sulla spalla scoperta, in bella vista, un tatuaggio arancione risaltava sulla pelle.
Gazille e Lluvia spalancarono gli occhi e non appena l’uomo fu lontano, rivolti a Levy, esclamarono all’unisono: «Splitting Orange?».
La maga sorrise argutamente. Lily si sentì stupido apprendendo di essere l’unico a non capire.
Rimasero immobili così per qualche secondo, Levy sorridente e Lluvia e Gazille sbigottiti, finché il gatto, insolitamente nervoso, chiese spiegazioni.
«Splitting Orange è una gilda oscura piuttosto importante; avevamo dei contatti con loro quando eravamo in Phantom Lord» fu la risposta di Gazille.
«Il primo fidanzato di Lluvia era di Splitting Orange…» sussurrò Lluvia tra sé e sé ma appena si accorse che Levy, sorpresa, l’aveva sentita si affrettò a dire: «Vi prego non ditelo a Gray-sama!!! Lluvia ama solo lui ora!».
«Chissà, magari la cosa lo farebbe ingelosire» le disse intenerita l’altra maga.
«Puah, quante smancerie» borbottò Gazille.
«Comunque» riprese Levy «Splitting Orange era la gilda a cui venne sottratto il Vaso con le due litanie poi affidate al museo. Temo che stiano tentando di riappropriarsene».
«Sarebbe un problema se però nel frattempo fossero entrati in possesso delle restanti litanie» constatò Lily.
«Già…questa storia sta prendendo una brutta piega. Non vorrei che avessimo accettato una missione troppo grande per noi».
«Eppure non era per i maghi di livello S».
«Tanto meglio» intervenne il dragon slayer «Sarà ancora più divertente».
«Come procediamo?» chiese la maga dell’acqua.
Optarono per accamparsi nel bosco nell’attesa dell’arrivo di qualche altro membro della gilda che, pedinato, li avrebbe guidati al rifugio di Splitting Orange.

Seduti in un piccolo spiazzo erboso, i quattro maghi tacevano ognuno pensando al motivo della propria giornataccia.
Per quel giorno Lluvia e Lily scelsero di trascurare la loro romantica missione secondaria (o forse era la primaria?).
Tuttavia alla proposta di Levy di dividersi in due gruppi, scelsero subito di fare coppia per lasciare i due “piccioncini” a farsi compagnia.

Gazille stava poggiato con la schiena a un tronco d’albero mentre Levy, seduta a terra, giocherellava con un fiore raccolto poco prima.
Non si parlavano né si guardavano ancora neri per l’episodio mattutino.
Ad un tratto un fruscio sospetto li fece rizzare.
Rimasero immobili per qualche secondo.
«Forse è solo un’animale» sussurrò la maga, ma una voce maschile la smentì.
«A terra!».
Gazille si gettò sull’erba trascinando la ragazza con sé, che inevitabilmente gli cadde addosso.
Rossa dalla testa fino alle unghie dei piedi, quella cercò di spostarsi da quella imbarazzante posizione ma il dragon slayer la trattenne con le braccia forti su di sé.
«Shhh! Non fare alcun rumore» le sussurrò severo.
Mentre due uomini della gilda passavano ignari vicino a loro, Levy stava premuta al corpo di Gazille, col busto aderente ai suoi addominali, le gamba intrecciate e mani e volto sul suo petto.
Si trovava paradossalmente rassicurata e intimorita al tempo stesso da quella presa salda e dalla posizione sconveniente.
Gazille invece temeva più che mai di poter sbriciolare quel minuscolo corpicino avvolto tra le sue braccia.
Appena i due uomini furono passati, Levy si tirò su coi gomiti.
Gazille la fissò per qualche secondo, avvicinando involontariamente il suo volto a quello adorabilmente arrossito della maga.
I respiri si confusero.
Pochi centimetri dividevano le loro bocche.


«Dobbiamo seguirli prima che li perdiamo».


Levy, spaventata e intontita, aveva interrotto l’attimo romantico.
Non sapeva se maledirsi o congratularsi con se stessa, ma la missione andava messa in primo piano.
Gazille intanto si domandava quale incantesimo era in grado di rendere le donne capaci persino dell’ipnosi










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Anche questa volta ho aspettato troppo, ma per fortuna la mia nuova casetta delle vacanze mi ha ispirata per terminare il quarto capitolo. Quindi non posso far altro che ribadire: VIVA LE VACANZE! :3 Al solito ringrazio tutti i carinissimi recensori e coloro che, anche solo leggendola, stanno seguendo questa fanfiction. Grazie mille a tutti. Ovviamente colgo l'occasione per augurarvi buona Pasqua, ma mi raccomando di non esagerare con la cioccolata o dalle vacanze ci potrete tornare solo rotolando (come probabilmente farò io! XD) Bacioni!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Levy, seduta sul lettone di una stanza d’albergo piccola ma graziosa, stava leggendo l’ennesimo libro mentre Lluvia sistemava gli indumenti sparpagliatisi nella valigia.
«Chissà cosa sta facendo ora Gray-sama» sospirò come tra sé e sé ma consapevole di andare a parare in un argomento ben preciso.
«Sei proprio presa da lui, eh?» commentò l’altra distogliendo lo sguardo dalle tanto amate pagine.
«Lui e così…speciale» disse sinceramente trasognata per poi tornare al suo “piano” con tono malizioso «E tu, non hai qualcuno di speciale?».
Levy esitò. «Beh, Lucy è una persona stupen…»
«Lluvia intendeva qualcosa di diverso; pensava a qualcuno come Jet, Droy…Gazille» precisò sottolineando l’ultimo nome.
«L-loro sono…Amici! Quindi sono speciali anche loro» rispose la ragazza visibilmente imbarazzata.
Sorridendo a Levy come a una bimba ingenua, Lluvia lasciò cadere il discorso. Era meglio evitare di metterle la pulce nell’orecchio e lasciare che il loro piano desse più discretamente la giusta spinta a una relazione che probabilmente era iniziata già da sola.

«È una fortuna che Levy ci dia una mano, vero?» chiese Lily con finta spontaneità come se quel pensiero non l’avesse già preparato ore prima.
Gazille, uscendo dalla doccia, si limitò a un mugugno di approvazione.
«Ma cosa ci faceva Levy in biblioteca?».
«E che ne so io».
«Beh, a dire il vero non lo trovo una cosa strana».
«Già, tra quelle pile di libri si trova a suo agio. Diventa quasi potente» si lasciò sfuggire Gazille distrattamente per poi pentirsene.
«Potente?» chiese Lily con un sorrisetto e incuriosito da quella strana confessione.
«Intendevo dire che…»
«È come se fosse in grado di respingere un attacco?» lo incalzò il gatto alludendo a qualcosa di specifico.
«Non so» borbottò il dragon slayer nella speranza che l’amico, deluso da una risposta vaga, lasciasse perdere il discorso.
E così fu ma solo perché questi non voleva rischiare di rivelare che lui e Lluvia li avevano spiati.



Silenziosissimi per l’imbarazzo e per la tensione, Gazille e Levy pedinavano i due di Splitting Orange.
Non capivano esattamente di cosa parlassero, ma le parole che sentivano a sprazzi non si collegavano al Vaso di Pandora: sembravano più che altro appartenere a una comunissima, amichevole conversazione.
Dopo pochi minuti i due ignari si fermarono; cautamente si guardarono attorno e levarono una pietra poggiata vicino alla radice di un grosso albero.
Scoprirono così una buca nel terreno, non enorme ma grande abbastanza perché un uomo di possente corporatura potesse infilarvici senza troppi problemi.
E difatti i due uomini, che non erano proprio dei fuscelli, vi entrarono e la ricoprirono, da dentro, con la pietra.
«Accidenti: se c’infiliamo là dentro probabilmente verremmo scoperti subito» osservò Gazille «Rischieremmo di trovarci all’improvviso nel loro covo senza nemmeno poterci nascondere: due agnelli in mezzo a cento lupi».
«Se solo ci fosse Lucy potremmo chiedere a Virgo di scavarci un passaggio secondario» sospirò Levy.
D’improvviso le si illuminò il volto.
«Hai detto che avevate contatti con Splitting Orange quando facevate ancora parte di Phantom Lord, giusto?».
«S-sì» fece il dragon slayer un po’ spaventato da ciò che avrebbe seguito quella domanda.
«Potremmo sfruttarlo a nostro vantaggio! Ovvero, potresti fingerti ancora interessato ad avere dei contatti con loro».
«E come la mettiamo con Fairy Tail? Anche se sono una gilda oscura molto nell’ignoto, saranno comunque informati del fatto che ora ne faccio parte. Ho anche il tatuaggio».
«Potresti fare come facesti con Ivan, il figlio del master».
«Cioè fare la parte “del cattivo” infiltrato in Fairy Tail per distruggerla da dentro?».
«Esattamente».
«Beh, si può fare. Ma tu? Quale sarà il tuo ruolo».
«Mi metterò un mantello con un cappuccio e sarò la tua silenziosa partner di viaggio» disse ghignando Levy entusiasta per il suo nuovo ruolo in quella pericolosa farsa.
«Speriamo bene» disse dubitoso Gazille.
Ma d’altronde lei era la mente e lui il braccio: poteva solo fidarsi.

Procuratisi il mantello per l’emozionata interprete, Levy e Gazille tornarono al punto in cui pareva esserci l’ingresso al covo di Splitting Orange. 
Gazille spostò il masso dal buco.
Levy, guardandovi dentro, commentò: «È piuttosto profondo, ma c’è una scaletta sulla parete».
«Scendiamo» disse il ragazzo pronto già a calarsi nel tunnel. Tuttavia si bloccò subito arrossendo quando vide la maga tenersi con le mani la gonna visibilmente imbarazzata.
«F-forse dovresti scendere prima tu, non mi sembra il caso...ecco…» si corresse.
«Grazie» lo interruppe Levy iniziando a scendere.
Il fondo della cavità era illuminata da una torcia sul muro e terminava in uno stretto corridoio.
Lo percorsero in silenzio fino ad arrivare a una porta di legno.
La ragazza si abbassò di più il cappuccio sul volto per rendersi il meno riconoscibile possibile.
Aldilà dell’uscio si sentiva un vociare allegro e confuso. Lo aprirono cautamente.
Si ritrovarono di fronte una cinquantina di uomini con boccali in mano che li fissavano alcuni arcigni, altri stupiti.
Dopo alcuni attimi di silenzio, Gazille strafottente intervenne: «Beh, che avete da fissare? Dov’è Kaiman?».
«Cosa cerchi da noi Gazille? Sei di Fairy Tail ormai: non hai nulla da spartire con noi» disse uno degli adepti che l’aveva riconosciuto.
«Non sono affari tuoi. Voglio solo parlare col master».
«Come ci hai trovati, e lei chi è?».
«Ribadisco: non sono affari tuoi. Parlerò solo col vostro master».
L’uomo lo guardò ancora scuro per qualche secondo, poi si girò e chiese a un ragazzone lì vicino di avvisare Kaiman.
Scomparve dietro a una porta per riapparire neanche un minuto dopo.
«Venite» disse facendo un cenno con la mano.
Levy e Gazille obbedirono.
La stanza che li accolse era piuttosto buia e tutta arredata con mobili di ebano e tessuti arancioni.
Era un arredamento piuttosto elaborato e all’apparenza costoso: il master non si faceva trattare affatto male nonostante la latitanza.
Lui sedeva dietro a una scrivania tarsiata con le braccia conserte nascondendo il volto nell’oscurità della camera e permettendo la vista soltanto degli abiti neri con pochi decori arancioni.
Tuttavia fu costretto a mostrarlo alzandosi per accogliere gli ospiti.
Levy, che fino ad allora non l’aveva mai visto, si stupì nello scoprire un viso giovane e piuttosto attraente.
Gli occhi verdi dell’uomo di fronte a lei erano fissi in un espressione seria e creavano un forte contrasto con i folti e lunghi capelli rossi.
«Qual buon vento» disse con voce grave e calda, sorridendo appena.
La maga dovette riconoscere anche con sole tre parole e pochi gesti quell’uomo aveva dimostrato di avere un gran carisma.
Gazille rimase in silenzio.
«Dunque? Quali sono le tue intenzioni?».
«Cosa intendi?» chiese il dragon slayer nonostante avesse capito tutto.
«Beh, ti trovi nel covo di una gilda oscura nonostante tu faccia parte di una legale».
«È proprio per questo che sono qui».
«E lei?» domandò Kaiman indicando Levy.
La ragazza s’intimorì, ma si sforzò di non fare una piega per la buona riuscita del piano.
«È la mia compagna di viaggio» rispose Gazille.
«Sarebbe carino ci mostrassi il tuo viso» disse l’altro questa volta rivolto alla ragazza e sorridendo nuovamente.
«Non è necessario: è una persona fidata» intervenne il drago.
«Quanta gelosia» insinuò il master senza nascondere ironia.
«Quanta simpatia».
«Non può nemmeno dirci il suo nome con la sua stessa voce?».
Gazille si bloccò.
Che stupidi: non avevano nemmeno pensato a un nome!
“E ora?” pensò lui, che di inventiva e creatività improvvisata era evidentemente carente.
Fortunatamente per loro, la cosa non valeva affatto per Levy.
Prontamente disse piano con voce atona: «Lilith».
Gazille riprese a respirare.
«Facciamo progressi» disse Kaiman nuovamente sarcastico, poi tornò serio «Bene: cosa cerchi esattamente da noi Gazille. Da quando sei entrato a far parte di Fairy Tail i nostri contatti si sono palesemente interrotti».
«Credevi davvero non mi sarei più fatto vivo?».
«Non ne avevi motivo dal momento che sei in una gilda legale».
«Non sembri comunque temermi».
«Se sei venuto qui ci sarà pure un motivo. E poi sai bene non potreste niente in due contro una gilda intera».
Sembravano essersi guadagnati la sua fiducia, ma il dragon slayer conosceva bene le doti di Kaiman: non abbassava mai davvero la guardia e non lasciava in nessuna occasione trasparire i suoi pensieri reali.
«C’è un motivo esatto per cui sono entrato in Fairy Tail…».
«…E non è il pentimento, vero?».
«Vendetta».
Diversi attimi di silenzio riempirono la stanza.
Gazille provò uno strano brivido: non pronunciava quella parola in quel modo proprio dall’ultima lotta contro Fairy Tail.
Perfino Levy fu un attimo scossa.
«Vuoi dire che vorresti il nostro appoggio per distruggere la tua stessa gilda dall’interno per rendere giustizia a Phantom Lord?».
«Più che a Phantom Lord, al mio orgoglio».
«Nonostante tutto non sei cambiato affatto, Gazille».
Di nuovo silenzio.
Kaiman, col suo fare elegante e misterioso, si rimise a sedere dietro la scrivania.
«Non ti nascondo che l’idea è allettante, decisamente. Tuttavia per ora siamo impegnati in un progetto piuttosto grande per accettare anche la tua richiesta».
«Di cosa si tratta?».
«Non fare lo gnorri Gazille. Non sei capace di fingere» altro sorrisetto sarcastico.
«Il Vaso di Pandora: siete stati voi vero?».
«Perspicace».
Nascosta dal cappuccio del mantello, Levy sorrise soddisfatta.
«Peccato, Kaiman: dovrò cercare l’aiuto di qualcun altro per il mio progetto. Se cambi idea».
«Buona fortuna».
Scortati dalla stessa persona che li aveva fatti entrare, Levy e Gazille uscirono dalla stanza.
La porta non si era ancora chiusa quando dietro di loro sentirono Kaiman dire con voce forte e seria: «Alle prigioni».
I due si voltarono stupiti.
Aveva fatto finta di credere alla loro farsa: chissà da quanto tempo aveva intuito tutto.
«Te l’ho detto, Gazille: non sei capace di fngere».










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Eccoci qua! So che questa volta mi sono dedicata poco all'aspetto sentimentale e troppo a quello narrativo, ma non volevo anticipare i tempi. Cioè? Cioè presto avremo tante belle sorpresine! ;) Al solito ringrazio tutti i lettori (come potrei non farlo?). A prestissimo romanticoni! XD

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


«Maledetto Kaiman: sapevo non sarebbe stato così facile!» imprecò Gazille battendo un pugno sul muro della cella spartana che li ospitava.
«È colpa mia. Sono stata troppo ingenua e avventata. Avremmo dovuto pensare a un piano più cautamente avvisando anche Lily e Lluvia» si scusò Levy.
«Non ti scusare: sono io di norma quello impulsivo e anche questa volta non sarei stato da meno. Perlomeno abbiamo avuto la conferma che volevamo».
«Già, anche se non sappiamo se gli Orange Splitting siano riusciti ad avere tutte le litanie».
«Ma come diventa eloquente la nostra Lilith in privato» esordì Kaiman entrando nel corridoio delle prigioni col suo solito fare elegante.
Levy si abbassò di più il cappuccio sul volto e chinò il capo per nascondere il più possibile la faccia.
«Cosa intendi fare con noi?» ringhiò Gazille.
«Non lo so. Per decidermi dovrei sapere cosa voi avevate intenzione di fare con me».
«C’è pure da chiederlo? Fermarti, è ovvio».
«Sapevi che non sarebbe stato così facile, mi conosci bene. Eppure sei stato così ingenuo».
“È stata lei a farlo sembrare così facile; è quel suo maledetto potere che ha di abbindolarmi!!!” pensò tra sé e sé il dragon slayer senza rispondere al suo interlocutore, che comunque aveva capito tutto.
«Sarà tutto quell’ottimismo che circola in Fairy Tail, vero? O forse è colpa di qualcun altro?» nuovamente sarcastico, nel pronunciare la seconda frase Kaiman guardò Levy.
«Avete o no le altre litanie?» chiese Gazille ignorandolo.
«Non ho alcun interesse nel dirtelo ma nemmeno nel non dirtelo dal momento che presto scoprirai tutto».
«Lo prendo come un sì, allora».
L’ironia del master riaffiorò: «Che acuto il nostro dragone!».
Con un mezzo sorrisetto carismatico rivolto a Levy, che era rimasta seduta in un angolo per tutta la durata della conversazione, se ne tornò da dov’era venuto.
La ragazza arrossì: quel fare misterioso e affascinante unita all’aura tenebrosa che lo circondava l’attraeva non poco.
«Vi farò sapere quale sorte vi aspetta» continuò quello mentre spariva nel buoio del corridoio.



Lily e Lluvia, affannati, proseguivano la loro ricerca nel bosco.
«Sono passate un paio d’ore ormai» disse la ragazza «È strano che ancora né noi né gli altri abbiamo trovato niente».
«Non è detto» intervenne il gatto «Forse non si sono fatti vivi perché loro hanno trovato il covo. Avremmo dovuto trovare un metodo per metterci in contatto prima di separarci».
«Lluvia è d’accordo. Ora non possiamo far altro che cercarli».
Un rumoroso brontolio giunse dallo stomaco di Lily che arrossì visibilmente imbarazzato.
«Piuttosto potente per un felino di quelle dimensioni» disse sorridendo la maga.
«Ricordati che sono una pantera».
«Ad ogni modo, anche Lluvia è molto affamata. Non mangia dal fatidico cornetto di stamattina».
«Almeno tu sei riuscita a mangiare qualcosa».
Entrambi si sedettero in una piccola radura tra gli alberi e chiusero gli occhi, troppo affamati per proseguire.
«Ci vorrebbe una bella bistecca» disse una voce remota, che entrambi immaginarono essere nella loro testa.
«Oppure un’enorme  torta» continuò la voce.
I due iniziarono a immaginarsi un banchetto esagerato quando una risata infantile li riportò alla realtà.
Aprendo gli occhi videro di fronte a loro un ragazzino con capelli rossi, lentiggini e l’aria da discolo.
Prima che potessero chiedergli chi fosse, fece una linguaccia e fece apparire dal nulla un lecca-lecca coloratissimo iniziando a gustarselo.
«Chi sei?» domandò Lily «E cosa cerchi nel bosco?».
«Mi chiamano Fame» rispose quello.
«Fame?» ripeté stupita Lluvia «Non dirmi che…».
«Finalmente posso sgranchirmi un po’ dopo secoli in quel maledetto Vaso!».



Ancora seduta a terra con la schiena poggiata al muro, Levy guardava il terreno polveroso ascoltando Gazille imprecare.
«Maledizione! E ora come diamine usciamo di qui? Queste sbarre poi sono elettrificate con qualche incantesimo, non posso nemmeno mangiarle».
«Inoltre un sigillo annulla l’utilizzo dei poteri qua dentro. Anche avendo carta e penna non potrei fare nulla» disse la ragazza seriamente rassegnata.
Il drago le si sedette di fianco.
«Scusami se mi arrabbio così facilmente, non voglio scoraggiarti» le disse.
«No, è normale. Non preoccuparti».
«Puoi anche levarlo il cappuccio, ormai la farsa è finita» e le sfilò il manto dalla testa.
Lei lo guardò con occhi lucidi, uno sguardo sinceramente dispiaciuto che non passò inosservato al ragazzo.
Quell’aria da bambina sull’orlo del pianto la rendeva…adorabile! “Sì, è questo il termine giusto” pensò Gazille, che quell’aggettivo non l’aveva mai usato in vita sua.
Sentiva dentro sé la strana necessità di consolarla.
Più gentilmente che poté, con la mano le girò ancora di più il viso verso il suo; i loro volti si stavano nuovamente avvicinando pericolosamente.
«E così è questo il volto della silenziosa Lilith!».
Kaiman aveva volontariamente interrotto i due prigionieri esordendo col suo sarcasmo.
«Ora non ho più dubbi su quale sia la vostra giusta punizione. Grazie dell’aiuto, carissimi» poi si rivolse alle due guardie che lo accompagnavano «Uno di voi tenga fermo il drago, l’altro porti fuori la ragazza».
I tentativi di opporsi di Gazille risultarono vani: Splitting Orange non era una gilda con cui scherzare; ogni uomo lì era molto potente anche senza l’uso della magia.
«Che intenzioni hai?» gli chiese minaccioso.
«Come se te lo dicessi» rispose il master; poi con una mano sollevò leggermente il mento di Levy continuando a guadarla negli occhi, e le disse: «Tu ed io dobbiamo farci quattro chiacchiere, a partire dal tuo vero nome».
Mentre rimaneva solo nelle prigioni, Gazille udì una voce femminile dietro di sé (o forse era DENTRO di sé).
«Chissà se le faranno del male» diceva la voce.
Di scatto il ragazzo si voltò.
Di fronte a lui una donna dal volto scarno e gli occhi cerchiati dalle occhiaie scuoteva lievemente la testa tenendo le mani sulle guance spigolose.
Sembrava parecchio ansiosa.
«Forse la tortureranno!!».
«Chi sei?» le chiese il mago.
«Sono la tortura di chi vuole bene, l’ansia della possibilità, l’inquietudine del futuro. Sono Preoccupazione».
«V-vuoi dire che…quei maledetti hanno già aperto il Vaso?».
Lo spirito non rispose, concedendo semplicemente un silenzio assenso.
Un urlo di Levy fece risuonare la sua eco nelle prigioni.










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Visto che velocità? Un nuovo capitolo è già arrivato e il prossimo è in corso d'opera. E' un periodo fecondo: la primavera mi ispira! ♥ No, davvero! Io amo la primavera! :3 Bene, smetto di divagare e ringrazio tutti gli assidui lettori! Besitos!
P.S.: sono stata un po' concisa ma sono di fretta, gomen!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Lily e Lluvia guardavano stupefatti la piccola peste di fronte a loro.
«E tu saresti uno dei 15 mali del Vaso di Pandora?» chiese sconcertato il gatto.
La maga dell’acqua pensò che Zeref doveva aver esaurito la fantasia per ideare uno spirito maligno come quello: da ciò che aveva sentito da Gray, Deliora non aveva esattamente un aspetto così innocuo.
Certo, i bambini pestiferi potevano essere una bella piaga ma non fino a quel punto!
Il ragazzetto annuì con decisione continuando a leccare avidamente la sua chicca.
Lo stomaco di Lily brontolò nuovamente e all’udire quel suono lo spiritello sorrise con l’aria furba e un po’ maligna.
«Avete fame?» chiese.
«Un po’» rispose Lluvia carezzandosi la pancia.
«Solo?».
I due maghi capirono il senso di quell’ultima domanda solo quando il bambino tese il palmo verso di loro creando nei loro stomaci una sensazione di vuoto.
Si sentivano come se li avesse svuotati in un colpo solo: fu un comico concerto di brontolii che scaturì l’ilarità del ragazzino.
Non avevano mai sentito tanta fame in vita loro: sembrava non toccassero cibo da diverse settimane.
Nonostante il suo aspetto, Fame non stava scherzando.
Da bambino quale era, prendeva il gioco sul serio e Lily e Lluvia erano diventati i suoi nuovi giocattoli su cui sfogare il suo sadismo.
Si arrampicò su un albero e, tenendo in bocca il lecca-lecca, estrasse una fionda da una tasca e una caramella dall’altra.
Senza troppi indugi ne scagliò una a terra: non appena questa toccò la superficie esplose come una piccola fialetta di nitro corrodendo l’erba circostante nel raggio di trenta centimetri.
Con aria pestifera annunciò: «Ora che avete visto l’esempio, possiamo iniziare a giocare».
Cominciò a scagliarne un paio che i malcapitati scansarono facilmente, ma subito dopo aumentò il ritmo e la quantità di munizioni mettendoli in difficoltà.
Stremati dalla fame com’erano non riuscivano a muoversi con troppa agilità e ogni volta che provavano a scagliarsi sullo spiritello, questo scompariva per materializzarsi subito dopo su un altro albero.
Non erano certo tipi da perdere la calma troppo in fretta, ma Lluvia e Lily stavano incominciando a temere il peggio; era partito quasi come uno scherzetto da ragazzini ma la cosa si stava facendo pericolosa.
Anche se fossero scappati, non avrebbero risolto niente: Fame li avrebbe velocemente raggiunti comparendo magicamente di fronte a loro.
Pian piano la loro velocità stava calando e tra le cadute e qualche colpo preso di striscio, si stavano procurando piccole ma numerose ferite.
Lily, che era rimasto nella sua forma di gatto per risultare un bersaglio più piccolo e agile, non riusciva quasi più a volare.
Lluvia aveva sperimentato con gran dolore che nemmeno tramutarsi in acqua bloccava quegli insoliti proiettili e si era ferita piuttosto seriamente al braccio.
«Scappa via!» gridò l’exceed all’amica «Non potrà inseguire entrambi se ci dividiamo!».
«Non se ne parla nemmeno: Lluvia non abbandona i suoi compagni».
Mentre schivavano i vari colpi tra le risate crudeli del bambino, i due continuavano a parlarsi.
«Lo so, ma ti prego, ragiona: se uno degli spiriti è qui da noi, nel migliore dei casi ce ne sarà con certezza un altro nelle vicinanze! Devi trovarlo prima che possa fare del male a qualcuno».
La maga si trovò costretta a concordare: se Splitting Orange aveva già trovato le altre litanie, la situazione era anche più grave di quella descritta da Lily.
«Resisti» disse correndo via tra la selva.
«Scappa pure» ghignò Fame «tanto, quando tra poco avrò finito con lui, sarà uno scherzetto trovarti per concludere anche con te: sono un asso a nascondino!».
Prima di mettersi alla ricerca di un altro spirito maligno, Lluvia cercò da mangiare.
Fortunatamente non dovette aspettare molto per trovare delle bacche e ne ingoiò alcune sperando non fossero velenose o allucinogene: avrebbe voluto portarne alcune anche a Lily, ma se davvero fossero state tossiche avrebbe peggiorato la situazione.
Si rimise quindi in cammino, portandosi nelle tasche dei frutti di scorta.
Sperava di incontrare Gazille e Levy prima di un altro spirito per potergli chiedere di aiutare il gatto; inoltre  con il braccio ridotto in quel modo, in battaglia avrebbe avuto ben poche possibilità di vittoria.
 
«Cosa diamine le stanno facendo?» chiese furioso Gazille allo spirito.
«Forse qualcosa di terribile» rispose la donna.
«Smettila di prenderti in giro!» ringhiò il drago scagliandovisi addosso, ma quella si smaterializzò per riapparire dietro di lui.
«Io non ti prendo in giro» disse con aria un po’ offesa «Ti sto solo esprimendo delle probabilità».
Protendendo i palmi delle mani verso il nemico, Preoccupazione lo investì con un’onda d’urto facendolo cadere in trance per qualche minuto.

Gazille si sentiva come un essere inconsistente, trapassabile da tutta la materia e invisibile agli occhi di chiunque.
Mentre aleggiava nella stanza di Kaiman, vedeva Levy trattenuta da un adepto di Splitting Orange mentre il master la interrogava su chi fosse realmente.
Lei, però, scuoteva la testa a tutte le domande finché dopo l’ennesimo rifiuto di rispondere, Kaiman le tirò un schiaffo.
«Maledetto!» gridò Gazille gettandosi su di lui, ma non riuscì né a colpire l’avversario né a farsi sentire.
Levy negò la risposta ad un’altra domanda e nuovamente l’uomo la colpì, poi un’altra volta e un’altra ancora finché gli schiaffi non si fecero sempre più frequenti e forti.
La maga piangeva con le guance arrossate e qualche rivolo di sangue iniziava ad affiorarle dalle labbra rotte scendendo fino al collo sottile.
Kaiman e il suo sottomesso ridevano crudeli mentre Gazille iracondo tentava invano di fermare quel supplizio non sopportando più quella visione.
Il pianto e le risate echeggiavano sempre più forti nella sua testa frastornandolo e improvvisamente tutto ciò che riuscì a vedere era soltanto sangue.
Era il sangue della sua compagna, ne era certo, e lui non era riuscito a salvarla da quella sadica tortura.
Si portò le mani al volto scoprendo con disgusto che anche quelle erano sporche di rosso.
«LEVY!!!!!!!!».

Gazille aprì gli occhi sentendo rimbombare il suo urlo tra le pareti delle prigioni.
Ancora stranito si guardò intorno finché non individuò lo spirito della preoccupazione.
«Bastarda!» gridò tirandole un pugno.
Quella incassò il colpo stupita e lo guardò negli occhi rossi e sottili chiedendosi come avesse fatto improvvisamente a diventare tanto veloce da non permettergli di evitarlo.
Questa volta preoccupata per se stessa, la donna cercò inutilmente di sfuggire alle furiose percosse dell’avversario finché il colpo di grazia arrivò gettandola violentemente contro il muro.
Cadde a terra inerte, abbandonata al suo peso e chiudendo gli occhi si dissolse in una nuvola di fumo azzurrino.
Incurante del dolore causato dall’elettricità, Gazille allargò le sbarre per uscire dalla cella mantenendo un’aria seria e impassibile.
Senza perdere tempo si precipitò verso l’uscita mentre nascosto nell’ombra lo spirito dell’ira lo seguiva silenziosamente.

Levy si dimenava invano cercando di sottrarsi alla presa dell’uomo che la teneva stretta ai polsi facendole male.
La condussero nell’ufficio del master per poi legarla saldamente a una sedia.
«Quindi chi sei veramente?» le domandò Kaiman sedendosi dietro la sua pregiata scrivania.
Mantenendo un aria corrucciata, la maga non aprì bocca.
«Ti conviene fare poca resistenza altrimenti ci basterà spogliarti per trovare il marchio della tua gilda e fare delle veloci ricerche su di te. E comunque è praticamente palese che tu sia di Fairy Tail».
Imbarazzata, ma comunque irritata, la ragazza disse il suo nome.
«Levy, eh? Se non sbaglio tu sei la maga che usa il Solid Script, giusto? Molto interessante…» osservò soddisfatto l’altro rialzandosi.
Sempre elegantemente, le si avvicinò sorridendole e guardandola con i suo intensi occhi rossi.
Si abbassò alla sua altezza e con una mano sotto il mento le alzò il volto verso il suo.
«Grazie per la collaborazione come ostaggio» le sussurrò a un soffio dalle sue labbra per poi poggiarvici le sue con delicatezza.
Quando Gazille arrivò nella stanza, una guardia aveva appena finito di slegare Levy per condurla da qualche altra parte.
La maga, ancora imbarazzata e stupita per il bacio, si meravigliò maggiormente nel vedere l’espressione del drago.
Aveva la solita aria seria a combattiva, i pugni serrati e i nervi tesi pronti a scattare, ma c’era qualcosa nel suo sguardo torvo che non la convinceva e lo faceva apparire diverso dal solito.
Senza dare il tempo a nessuno di parlare, il ragazzo si fiondò su Kaiman che abilmente parò il colpo.
«Quanta fretta» lo canzonò.
Gazille non proferì parola e scagliò un altro pugno, che nuovamente venne bloccato.
I suoi colpi erano sempre più incalzanti e meno precisi: c’era pochissima tecnica nei suoi attacchi ed era proprio questo che straniva Levy.
Certamente l’impulso e la velocità erano una componente rilevante della sua forza, ma non per questo aveva mai rinunciato alla precisione.
Anche Kaiman parve capirlo e con pochi movimenti lo sbatté al muro.
In quello stesso istante un adepto di Orange Splitting fece irruzione nella stanza.
«Master!» gridò trafelato «Uno degli spiriti è già stato eliminato!».
Per la prima volta, Levy lo vide stupito, ma fu solo un attimo.
«Qual è?» chiese trattenendo Gazille sul muro senza troppe difficoltà.
«Preoccupazione».
«E chi è in azione in questo momento?».
«Solo Fame ed Ira».
«Molto bene, vai pure» disse lasciando finalmente il drago.
Quello non ci pensò un istante a riprendere ad attaccare, di nuovo con scarso successo.
Kaiman aveva iniziato a reagire mentre l’altro, sempre più stanco, incassava colpi su colpi andando inevitabilmente verso la sconfitta.
«Smettetela, vi prego!» implorò Levy che non riusciva a sopportare la visione di un nakama maltrattato.
«Basta così» disse il master bloccando nuovamente Gazille al muro «Vieni fuori».
La figura di un uomo con il volto rosso e i denti digrignati si materializzò davanti ai loro occhi.
«Se avessi voluto occuparmi io del dragon slayer, non avrei chiesto il tuo intervento. Qui non mi servi più. Vai altrove» continuò Kaiman.
Così come se n’era andato, l’uomo scomparì.
Gazille parve svegliarsi da un sogno: di primo acchito si trovò spaesato e confuso.
«Cos’è stato?» chiese.
«Era Ira, vero?» domandò Levy.
«Esatto, carissima».
Con uno strattone, il mago di Fairy Tail provò a svincolarsi.
«Lasciaci andare!» ringhiò.
Con lo stupore di tutti i presenti il master rispose «Perché no? Sarà più divertente vedervi scannare tra di voi che non eliminarvi io stesso» poi, rivolto ai suo sottomessi, disse «Bendateli e disperdeteli nel bosco».
Gli uomini di Splitting Orange obbedirono senza fiatare.

Camminarono per una mezzora buona prima di essere abbandonati nel verde più sperduto.
Prima che i due di Fairy Tail potessero sbendarsi, le guardie erano già fuggite lontane.
Gazille tirò un pugno contro un albero.
«Ora siamo punto e a capo» sospirò rassegnata Levy.
«Ti hanno fatto del male?» chiese serio il mago.
La ragazza si ricordò del bacio e arrossì.
«N-no, no…affatto».
Il dragon slayer le si avvicinò insospettito: questa volta non c’era stato nessun mantello a nascondere le sue emozioni che si manifestavano sul viso.
Ma prima che potesse dire qualunque cosa, Lluvia spuntò dal fitto dei boschi.
«Finalmente!» sospirò sollevata.
«Lluvia!» Levy le corse incontro felice di aver scampato qualsiasi cosa stesse per succedere.
Preoccupata le sfiorò il braccio, mentre non vedendo Lily, Gazille chiese del suo gatto.
«Siamo stati attaccati dallo spirito della fame» fece la maga dell’acqua «Ma Lily mi ha lasciato l’occasione per fuggire e chiedere aiuto. Dobbiamo correre ad aiutarlo».
Senza esitazione, i tre si misero a correre nella direzione indicata da Lluvia.










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Eccoci finalmente al settimo capitolo. Scusate il ritardo, ma come alcuni di voi avranno notato, ultimamente mi sono dedicata a questa nuova raccolta ("Pillole di ghiaccio e amore") sul rapporto Lluvia-Gray. E' un capitolo molto lungo e neanche questa volta mi sono dedicata troppo a Levy e Gazille, ma almeno vi ho regalato questo bacio inaspettato dal tenebroso Kaiman (che nella mia mente, fidatevi, è proprio un gran bel pezzo d'uomo). XD Comunque, era un capitolo necessario. Non posso saltare passaggi importanti rendendo insensata la storia. Spero comunque continuiate a seguirmi. Grazie mille recensori/lettori! Alla prossima ;)

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