Ci sono un americano, un francese e un polacco.... di Pinca (/viewuser.php?uid=9306)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ci sono un napoletano e un francese... quella misera copia di una baracchell ***
Capitolo 2: *** Ci sono un francese e un inglese... sul punto di farsi 'o strascin ***
Capitolo 3: *** Ci sono un tedesco e un napoletano... preferisco passare le mie ultime ore trascinando un cannone per il deserto ***
Capitolo 4: *** Ci sono un papà e il suo bambino... margherita bianca e gialla tra i capelli ***
Capitolo 5: *** Ci sono un italiano e una bell'abissina... e aspetta e spera che già l'ora si avvicina ***
Capitolo 1 *** Ci sono un napoletano e un francese... quella misera copia di una baracchell ***
fr
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- Francia era allibito, scandalizzato. Fissava a bocca aperta
il palazzo bianco di fronte a se incredulo ai propri occhi. Si voltò infine
verso Lovino, che con soddisfazione, mani sui fianchi, continuava a guardare la
propria opera oramai quasi terminata.
- -Togliti quell’aria soddisfatta, ragazzino! La tua è solo
una misera copia della mia Versailles!- sbottò inviperito.
- Lovino parve sorpreso. –La copia?- chiese scrutandolo con
aria di sufficienza. Schioccò la lingua e tornò a osservare la reggia di
Caserta. –Lascia che ti spieghi un paio di cose Francis… questa non è per un
re, è per me. Per questo è una reggia, marmi bianchi e ori, non ‘na baracchèll
e legnàm in miez a’ campàgn!-
- Un vero e proprio schiaffo morale per Francia! Era talmente
assurdo che Romano si fosse permesso di definire la sua reggia di Versailles
una baracca di legname che, dopo un attimo di completo sbigottimento, girò sui
tacchi e se ne tornò a casa indignato.
- Marmi bianchi e oro! Tsk, ma l’originale era sua e solo sua
e quindi quella di quell’italianotto buzzurro restava sempre e comunque una
misera copia!
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- Salve! Lo so che ho una marea di ff da finire, ma dai è solo
un pensierino a questi due! Si è capito che non sopporto il francese, vero?
spero che vi piaccia! La discussione tra i due a proposito della reggia di
Caserta (chissà come mi è venuta XD).
- Angolo-che non frega a nessuno-di storia: perché romano dice
che la reggia non è per un re ma per lui? la reggia di versailles fu voluta dal
re luigi 14° per sfizio suo, la reggia di caserta fu voluta da re carlo 5° per
creare un centro amministrativo esterno a napoli, che potesse dare ulteriore
lustro al regno.
- Ho pensato che delle
scenette istantanee siano le più adatte per hetalia visto che l’anime e il
manga è proprio così.
- Ciao ciao da pinca^^
- Ps traduzione: una baracchella di legname in mezzo alla campagna
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Capitolo 2 *** Ci sono un francese e un inglese... sul punto di farsi 'o strascin ***
fascioda
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- -Ehi, fratellone, che guardi?-
- -Quei due fessi…- con un cenno del capo Romano indicò oltre
il mediterraneo, il francese e l’inglese intenti, come loro solito, a razziare
per il mondo creando colonie. Questa volta si trovavano in Africa.
- Feliciano li fissò per un po’ ma rimase perplesso
dall’interesse che invece quei due riuscivano a suscitare in suo fratello con
tanto di ilarità, perché sì, sembrava divertito, ci avrebbe scommesso, ma quello
era proprio un sorrisetto.
- -E quindi?-
- -Non noti niente di strano?- chiese Romano.
- -Kesesese! Che state facendo?- Gilbert spuntò alle loro spalle
e passò un braccio intorno al collo di Feliciano.
- -Stiamo guardando il fratellone Francia e Inghilterra, ma
non so perché…-
- Allora anche Gilbert si mise a guardarli quei due
indaffarati. Sembravano normali, i soliti che facevano le solite cose, ma poi
scoppiò nella sua solita risata.
- -Secondo te quanto tempo ci metteranno?-
- -Meno di dieci minuti!- disse con sprezzo Romano.
- -Che idioti, non se ne sono resi conto…-
- -E non se ne renderanno conto nemmeno una volta giunti al
centro.-
- -Ma di che parlate?!- chiese esasperato Feliciano.
- -Non l’hai notato?- gli chiese Romano.
- -Ma cosa?-
- -Osservali bene!- lo invitò Gilbert.
- Feliciano si sforzò e strizzò gli occhi analizzando i due
fare banchetto dall’altra parte del mare. Perché non riusciva a vedere niente
di strano?
- Scosse la testa e guardò i due.
- -Si sono messi d’accordo quei due su come spartirsi
l’Africa: l’inglese da nord a sud, il francese da ovest a est.- spiegò Romano.
- -E quindi?-
- -Ancora non ci arrivi piccolo Itachan? Farai strada…-
ridacchiò Gilbert scompigliandogli i capelli con affetta.
- -Proprio come quei due!-
aggiunse Romano ma subito si mise in allerta. –Ecco, ecco…-
- Un rumore sordo e quei due “fessi” finirono col sedere per
terra tenendosi la testa tra le mani per la gran capocciata che si erano dati
vicendevolmente.
- -Maledetto francese, che cosa ci fai qui!?- sbraitò
inviperito Arthur.
- -Tu cosa ci fai qui, ciuccia tè! Questo posto è mio!-
- -Col cavolo che è tuo! I patti erano chiari, questo posto
sta sulla mia traiettoria!-
- -No, sta sulla mia!- si infervorò Francis già indispettito
dal dolore lancinante alla testa, che prese per il collo della camicia l’inglese
e lo scosse forte. –Vedi di rispettare gli accordi inglese da strapazzo!-
- Arthur non fu da meno e lo allontanò da se con uno spintone.
–Ma come ti permetti? Sparisci, io devo arrivare al Cairo…-
- -E io sul mar Rosso!-
- E intanto che quei due si prendevano a parole, i tre che
fino ad allora li avevano osservati erano scoppiati a ridere. E risero per un
bel po’ a crepapelle, finché non si accorsero che quei due stano addirittura
arrivando alle mani… a quel punto a continuare a ridere fu solo Feliciano, che
non si rese conto del rischio del potenziale conflitto.
- -Forse è meglio se interveniamo….- chiese Romano sconcertato
da tanta idiozia e suscettibilità per un pezzo di terra sperduto nel centro
dell’Africa.
- -Non lo so, non voglio essere coinvolto nelle loro crisi
isteriche!- disse Gilbert. –Però sembra si stiano calmando…-
- E difatti i toni calarono e cambiarono accordi.
- Era il 1898, e questo piccolo incidente passò alla storia
come la crisi di Fascioda come esempio massimo di imbecillità di due che
tengono tanto a farsi definire potenze coloniali ma che furono sul punto di farsi, citando Romano, 'o strascin.
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- Ecco altro piccolo episodio. Incidente di fascioda, mi
rimase impresso per l’idiozia di quei due, tanto che ancora oggi stento a
crederci XD ahahahaha. Ho voluto fa assistere Romano e Feliciano, poi ho
aggiunto anche Gilbert per Gilbert ci sta sempre bene ed è awesome, e questa è
una ragione più che valida, e se non siete d’accordo farò invadere le vostre
regioni vitali dall’awesome!
- Mi dovrei mettere qui a spiegare le varie controversie a
livello internazionale e implicazioni di un incidente del genere e di una
eventuale guerra, di come avrebbe inciso sull’equilibrio del concerto europeo,
ma voglio andare a mare quindi per oggi niente lezione di storia anche perché a
voi non frega niente immagino. se invece di interessa, chiedetemelo lasciando
una recensione, se appunto non ve ne frega niente della storia lasciate un
commento lo stesso che fa sempre bene.
- Spero
che vi sia piaciuta ^^ po: o strascin in napoletano sarebbe il tirarsi
i capelli tra donne quando litigano, ma non essendo proprio napoletana
chi lo è può correggermi se non è proprio esatto.
- Grazie a chi legge e un bacione a bazylyk per il commento!ps: straordinariamente qualcuno (lali cof cof) mi ha chiesto dell'incidente di fascioda, quindi inserisco anche qui la vergognosa spiegazione che ho dato anche al sopracitato qualcuno XD: c'era una volta... allora, in pratica col congresso di vienna in europa si era voluto creare un equilibrio per evitare nuove guerre tra le nazioni chiamato anche concerto europeo. e si deve dire che più o meno erano riusciti tutti a convivere pacificamente, sai... tutte quelle nazioni in una così piccola casa. intanto quello era anche il periodo degli imperialismi e della colonizzazione e esplorazione dell'africa. in questo campo spiccavano maggiormente francia e inghilterra. in sostanza i due si misero in testa di colonizzare l'africa, il primo da ovest a est e l'altro da nord a sud, però non avevano considerato che esplorando e colonizzando alla fine si sarebbero incontrati al centro dell'africa, giustamente. e questo avvenne a fascioda (somalia) quando i generali francesi e quelli inglesi si incrociarono in questo villaggio (immagina le loro facce sorprese XD). da quel momento si litigarono il posto, ciò aumentò le tensioni tra i due che si fecero una guerra diplomatica, e mobilitarono anche le flotte mettendo in pericolo pure la pace in "casa europa". alla fine però la francia abbassò i toni perchè non era all'altezza di affrontare la flotta britannica e per un pezzo di terra così lontano non ne valeva la pena, e anche perchè più che altro aveva intenzione di prepararsi per una eventuale guerra contro la germania, cosa che accadde a distanza di qualche anno alla fine.
in sostanza è un piccolo episodio che fa capire come era falso e forzato il concerto europeo e come le nazioni invece si rodevano dentro per darsi addosso senza poterlo fare.
- Ciaooooooooo!!!!!!!!!!!
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Capitolo 3 *** Ci sono un tedesco e un napoletano... preferisco passare le mie ultime ore trascinando un cannone per il deserto ***
deserto
- Il sole a picco sulla testa, il calore che si sprigionava
dal terreno distorcendo l’aria. Questo era il deserto, questa l’Africa, lo
scatolone di sabbia.
- Gli inglesi, avevano annunciato. Gli inglesi stanno
arrivando. In ritirata!
- Dovevano andare immediatamente via, non c’era più tempo,
dovevano abbandonare il campo.
- I tedeschi erano già pronti, loro anche, ma non ce l’avrebbero
fatta, li avrebbero raggiunti sicuramente.
- -Tu, dove vai?- il comandante della truppa tedesca frenò il
furgone con un gesto, e con tono intransigente si era rivolto al collega
italiano che era saltato giù e stava tornando nel campo con a seguito due
uomini dei suoi.
- Lovino Vargas non nascose l’irritazione nel rivolgersi a
Ludwig. Odiava il suo modo minaccioso di parlare, il modo in cui gli si
rivolgeva, i suoi occhi di ghiaccio che lo guardavano dall’alto in basso.
- -Dobbiamo prendere il Flak Krupp.-
- Ludwig perse la pazienza. Scese dalla cabina guida del
furgone sbattendo lo sportello e si incamminò con falcate veloci verso i tre
che intanto avevano preso ad aggirarsi intorno al cannone.
- -Non c’è tempo per caricarlo sul furgone! Dobbiamo abbandonare
tutto!-
- -Lo so che stanno arrivando!- sbottò Lovino saldando la
corda intono alla canna. –Andatevene, io e gli altri porteremo il Flak via di
qui….-
- -È una cosa stupida e inutile! Tornate immediatamente sul
camion o sarò costretto ad abbandonarvi qui!-
- -Lo so che è stupido!- questa volta si voltò e fronteggio guardando
quel tedesco dritto in quegli odiosi occhi azzurri. –È solo un cannone tra i
tanti che già hanno, ma preferisco passare le mie ultime ore trascinandolo per
il deserto piuttosto che lasciarlo agli inglesi! Già ci stanno facendo scappare
come conigli, non voglio che ci puntino contro anche le nostre armi!-
- Lo sguardo corrucciato del capitano tedesco vacillò per
qualche attimo per il forte sconcerto. Non si aspettava tanto ardore e orgoglio
da quello smidollato, non un gesto così deciso per sferrare un colpo al nemico
da uno che stava lì solo perché ce lo avevano portato con la forza.
- -Come volete allora!- disse infine.
- Qualcosa era cambiato nel suo sguardo di ghiaccio, ma la
scontrosità di Lovino non gli permise di leggervi il rispetto che ora gli
portava il comandante delle truppe del Reich.
- Ludwig si voltò per tornare sul furgone, a passo di marcia,
ma l’italiano lo chiamò ancora e lo raggiunse.
- Estrasse una busta bianca dall’interno della giacca e gliela
porse.
- -Consegnatela a Maruzzella.- gli disse.
- Questa volta l’espressione di Ludwig mutò radicalmente
abbandonandosi alla sorpresa. Sconcertato ora a maggior ragione da quel nobile sacrificio
non richiesto che il comandante italiano stava facendo. Aveva una donna che lo
aspettava a casa. Tutti loro volevano tornare a casa dalla propria amata.
- -Mi raccomando, tenete le mani a posto o non vi darò pace!-
disse infine tornando dagli altri due. Iniziarono
a spingere il cannone verso l’interno del deserto, mentre i furgoni con le
truppe si muovevano dalla parte opposta.
- Ludwig rimase parecchio a fissare la busta che aveva tra le
mani, seduto nella cabina impolverata, sballottato dai dossi della strada
sterrata. Nella mente solo lo sguardo duro e determinato dell’italiano, l’ultima
immagine prima che si voltasse e andasse via. Gli occhi di un ragazzo forte e
combattivo che nascondevano tante emozioni.
- Sul retro della lettera vi era segnato l’indirizzo con una
calligrafia graffiante.
- Maruzzella
Vargas, Napoli, Posillipo.
- Vargas….
- -Bella testa, ne? Avessi avuto io una sorella così, non l’avrei
lasciata sola!- disse dopo un po’ il ragazzo alla guida, lanciandogli di
sottecchi l’ennesima occhiata curiosa, attirando per un attimo l’attenzione del
comandante.
- -Io e Vargas siamo stati chiamati lo stesso giorno in
caserma. E che bella sorella che lo accompagnava! Tre o quattro di noi si
beccarono pure qualche pugno per un commentino di troppo…. Una testa calda, ma
lei ne valeva la pena!- disse ridacchiando.
- Ludwig fu infastidito da quel modo irrispettoso e sciocco di
parlare del comandante italiano. Era quella leggerezza che non tollerava negli
alleati italiani, la totale assenza di una minima idea di cosa volesse dire
farsi onore sul campo.
- Tornò a guardare la lettera.
- Lovino Vargas gli aveva appena dimostrato di essere un vero
soldato.
- L’avrebbe consegnata di persona, avrebbe alleviato la
sofferenza della famiglia informandoli del grande valore che aveva dimostrato
quel ragazzo.
- Maruzzella,
era intestata solo a lei. Le ultime parole minacciose del comandante Vargas gli
tornarono alla mente.
- -I genitori?- chiese dopo qualche attimo.
- -A quanto ne so sono morti, ma anni fa! Il padre era già
vecchio, aveva partecipato alla grande guerra, si figuri!- spiegò il sottufficiale
informatissimo. –Chissà adesso che ne sarà della bella sorellina…-
- Ripose la lettera nella tasca interna della giacca e guardò
avanti l’orizzonte indefinito del deserto.
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- Salve, non è decisamente una drabble, una piccola shot che
mi intriga abbastanza da farmi venire in mente un secondo capitolo.
- Episodio questo reale. Tre soldati italiani spinsero nel
deserto un cannone (ora non ricordo se è proprio il Flak) pur di non farlo
finire nelle mani degli inglesi. Questo è uno dei tanti episodi ignorati che
fanno onore a quei tanti coraggiosi soldati semplici italiani che si
sacrificarono, per dimostrare che non erano un gruppo di smidollati svogliati e
piagnucolosi come si vuol far credere. La debolezza dell’esercito italiano
stava nella corruzione delle alte cariche, cosa che anche i tedeschi capirono
immediatamente, ma questa è un’altra storia.
- Ho deciso di dare la parte a Lovino perché è il più
cocciuto, e poi mi sembrava anche abbastanza cazzimmaro come gesto, quindi chi
meglio di un napoletano poteva trovare la forza di trascinarsi un cannone per
il deserto per far dispetto agli inglesi?
- Forse alla fine ho messo l’accento troppo su Ludwig e la
sorella (che ho deciso di chiamare Maruzzella come la bellissima canzone
napoletana), ma mi intrigava troppo. Il mio amore per la germano non ha confini
*_*!
- Il sottufficiale dovrebbe essere Feliciano, comunque è
svampito come lui insomma, anche se io personalmente Veneziano me lo immagino
sul fronte di nord est con Gilbert a frenare Russia.
- Che altro dire? Bo, fatemi sapere, ne! Mi raccomando!
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Capitolo 4 *** Ci sono un papà e il suo bambino... margherita bianca e gialla tra i capelli ***
sleucio
- Lo guardava con gli occhi di un innamorato, il suo piccolo
bambino.
- Passava ore seduto per terra ad osservarlo, tenendolo
stretto tra le braccia affascinato dal candore che si irradiava dai suoi occhi celesti
come il cielo. Ne osservava minuziosamente ogni particolare, dalle manine al
visino roseo, incredulo che quella creatura così splendida fosse opera sua.
- Una margherita tra i capelli scuri spiccava per semplicità.
- E il piccolo Ferdinando si lasciava ammirare senza scomporsi,
continuando a sorridere, incantando Romano che non aveva mai visto tanta serenità.
- Ed era il suo, era il suo bambino, suo figlio e niente gli
avrebbe potuto donare più gioia che vederlo camminare, giocare, correre e
creare.
- Ora correva da una parte all’altra della sua casetta nel
verde, impegnato, indaffarato ma senza lamentarsi, amava ciò che faceva. E poi
si avvicinò al suo papà innamorato e silenzioso.
- Gli donò una carezza con la sua manina paffuta che Romano
accompagnò inclinando il capo.
- -Questo è per te!- gli disse porgendogli il suo lavoro.
- Una seta pregiata dal colore amaranto e i ghirigori aurei,
tessuta finemente che Lovino tenne tra le mani per l’ennesima volta sbalordito.
Il suo piccolo era riuscito oltremodo a superare le sue aspettative.
- Era corso via, era tornato a filare e a giocare spensierato,
senza fare caso alle emozioni che aveva suscitato nel suo papà. Semplicemente non
si rendeva conto quanto fosse speciale.
- Era spensierato, semplice e puro, come una margherita bianca
e gialla tra i capelli, vulnerabile come una margherita tra i capelli che
scivola sul terreno polveroso, sgraziandosi sotto i passi dei soldati.
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- Piccola shot su Romano e il piccolo Ferdinando.
- Ferdinandopoli, ex colonia reale di San Leucio è un paese
vicino a Caserta (si può raggiungere anche passando dall’estremità dei giardini
reali mi pare). Precedentemente residenza reale per la caccia, il re
Ferdinando di Borbone (ricordato anche come re nasone) lo fece diventare una
colonia dove sperimento un nuovo modello di società utopica basata sulla
uguaglianza e il lavoro. Ferdinandopoli, in suo nome, aveva uno statuto a se,
redatto con la collaborazione di sua moglie, la regina Maria Carolina, ed era
autonoma e indipendente su tutti i piani, politico, economico e sociale. Era la
seconda metà del ‘700, qualche decennio (… mi pare) prima della rivoluzione
francese.
- Famosa ancora oggi per le sue sete, il sogno sociale di San
Leucio venne infranto con l’unità d’italia quando le seterie, il cuore
produttivo, vennero convertite in deposito d’armi.
- Spero vi sia piaciuta l’immagine di Lovino papà, io me lo
sono immaginato così, emozionatissimo fino a perdere la parola. Non è tenero
lui!? <3
- Grazie e ciao!!!!!!!!!
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Capitolo 5 *** Ci sono un italiano e una bell'abissina... e aspetta e spera che già l'ora si avvicina ***
fn
- Feliciano si chinò vicino al muro di pietra mezzo distrutto
seguendo sempre più catturato quel curioso singulto che lo aveva guidato fin lì
quando poco prima, per schiarirsi un po’ le idee, si era allontanato dalla sua
truppa accampata poco distante da quelle rovine. Il giorno prima avevano vinto
una battaglia proprio lì, ad Amba Aradam, cosa che aveva rincuorato i suoi
commilitoni.
- Un ennesimo singhiozzo, più forte dei precedenti, e
Feliciano girò attorno al muretto scoprendo la fonte di quel pianto che lo
aveva guidato fin lì.
- Rannicchiata in quei pochi centimetri di ombra che offriva
gelosamente il muretto dal sole cocente d’Eritrea, una bambina piangeva
nascondendosi dietro le braccia incrociare intorno alle ginocchia, la schiena
appoggiata alle rocce e i piedini scuri e scalzi erano impuntati nel terreno
polveroso.
- Feliciano rimase basito a fissarla dall’alto. I singhiozzi
la scuotevano leggermente e le ditina dei piedi a ogni tremito si stringevano
sotto gli alluci rotondi e pallidi.
- Fu ad un certo punto, forse si accorse della presenza di
qualcuno la piccola eritrea, ma alzò il viso dalle braccia e alzò lo sguardo
percorrendo la figura che aveva di fronte, fino ad incrociare una bocca appena
schiusa e due occhi, grandi e sinceri.
- Feliciano la fissò ora incantato. I grandi occhi neri erano
incorniciati dalle sopracciglia scure, e splendevano preziosi inondati da
lacrime che scendevano enormi rigando la sua faccetta nera.
- Si chinò portandosi alla sua altezza. Le labbra le tremavano
per il pianto, e continuava a fissarlo, ma era troppo addolorata per allarmarsi
per quella improvvisa presenza. E fu proprio quella sofferenza che si
prigionava da quei due grandi occhi neri a colpire Feliciano.
- La prese da sotto le braccia e la sollevò in alto, sempre
più in alto, verso il cielo limpido e le sorrise.
- Tornò al campo, portandola seduta in braccio. Si era
aggrappata alla sua divisa e stava con la schiena ben dritta e la testa alta a
guardare di fronte a se, ben attenta mostrando ancora con incuranza i suoi
occhi afflitti.
- Avrebbe asciugato quelle lacrime e fatto brillare quegli
splendidi occhi di serenità.
- -Se tu dall'altipiano guardi il mare,
Moretta che sei schiava fra gli schiavi,
Vedrai come in un sogno tante navi
E un tricolore sventolar per te.- aveva intonato Romano, osservandola.
-Faccetta nera,
Bell'abissina
Aspetta e spera
Che già l'ora si avvicina!
quando saremo
Insieme a te,
noi ti daremo
Un'altra legge è un altro Re.-
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- Ok, dubito che qualcuno si metta a fare storie e moralismi
su questa shot, ma se vi viene in mente evitate perché non li sopporto. La guerra
è guerra, i colonizzatori sono colonizzatori, e penso che gli italiani fra
tanto schifo abbiano fatto molto meno schifo di molti altri.
- Mi ha ispirato la canzone “faccetta nera”, non so se la
conoscete, è una canzone del ventennio fascista, e la storia che si pensava l’avesse
a sua volta ispirata. Colonizzazione dell’Eritrea, anno 1936, un soldato della
legione non mi ricordo il numero ma era “indomita” mi pare, dopo la battaglia di Amba Aradam, trova
questa bambina eritrea rimasta sola. Viene accolta dalla truppa e le viene dato
il nome di Maria Vittoria. Questa storia però non ispirò la canzone perché avvenne
dopo se non sbaglio.
- Comunque, questa volta ho dato la parte a Feliciano, perché lui
è puccioso! Romano intona la canzone solo perché chi la scrisse era palermitano
se non sbaglio. Wahahaha solo io scrivo note a botte di “mi pare” e “se non
ricordo male”!
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