Ci sono un americano, un francese e un polacco....

di Pinca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ci sono un napoletano e un francese... quella misera copia di una baracchell ***
Capitolo 2: *** Ci sono un francese e un inglese... sul punto di farsi 'o strascin ***
Capitolo 3: *** Ci sono un tedesco e un napoletano... preferisco passare le mie ultime ore trascinando un cannone per il deserto ***
Capitolo 4: *** Ci sono un papà e il suo bambino... margherita bianca e gialla tra i capelli ***
Capitolo 5: *** Ci sono un italiano e una bell'abissina... e aspetta e spera che già l'ora si avvicina ***



Capitolo 1
*** Ci sono un napoletano e un francese... quella misera copia di una baracchell ***


fr
 
Francia era allibito, scandalizzato. Fissava a bocca aperta il palazzo bianco di fronte a se incredulo ai propri occhi. Si voltò infine verso Lovino, che con soddisfazione, mani sui fianchi, continuava a guardare la propria opera oramai quasi terminata.
-Togliti quell’aria soddisfatta, ragazzino! La tua è solo una misera copia della mia Versailles!- sbottò inviperito.
Lovino parve sorpreso. –La copia?- chiese scrutandolo con aria di sufficienza. Schioccò la lingua e tornò a osservare la reggia di Caserta. –Lascia che ti spieghi un paio di cose Francis… questa non è per un re, è per me. Per questo è una reggia, marmi bianchi e ori, non ‘na baracchèll e legnàm in miez a’ campàgn!-
Un vero e proprio schiaffo morale per Francia! Era talmente assurdo che Romano si fosse permesso di definire la sua reggia di Versailles una baracca di legname che, dopo un attimo di completo sbigottimento, girò sui tacchi e se ne tornò a casa indignato.
Marmi bianchi e oro! Tsk, ma l’originale era sua e solo sua e quindi quella di quell’italianotto buzzurro restava sempre e comunque una misera copia!
 
 
 
 
 
Salve! Lo so che ho una marea di ff da finire, ma dai è solo un pensierino a questi due! Si è capito che non sopporto il francese, vero? spero che vi piaccia! La discussione tra i due a proposito della reggia di Caserta (chissà come mi è venuta XD).
Angolo-che non frega a nessuno-di storia: perché romano dice che la reggia non è per un re ma per lui? la reggia di versailles fu voluta dal re luigi 14° per sfizio suo, la reggia di caserta fu voluta da re carlo 5° per creare un centro amministrativo esterno a napoli, che potesse dare ulteriore lustro al regno.  
 Ho pensato che delle scenette istantanee siano le più adatte per hetalia visto che l’anime e il manga è proprio così.
Ciao ciao da pinca^^
Ps traduzione: una baracchella di legname in mezzo alla campagna

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Capitolo 2
*** Ci sono un francese e un inglese... sul punto di farsi 'o strascin ***


fascioda
 
 
 
 
-Ehi, fratellone, che guardi?-
-Quei due fessi…- con un cenno del capo Romano indicò oltre il mediterraneo, il francese e l’inglese intenti, come loro solito, a razziare per il mondo creando colonie. Questa volta si trovavano in Africa.
Feliciano li fissò per un po’ ma rimase perplesso dall’interesse che invece quei due riuscivano a suscitare in suo fratello con tanto di ilarità, perché sì, sembrava divertito, ci avrebbe scommesso, ma quello era proprio un sorrisetto.
-E quindi?-
-Non noti niente di strano?- chiese Romano.
-Kesesese! Che state facendo?- Gilbert spuntò alle loro spalle e passò un braccio intorno al collo di Feliciano. 
-Stiamo guardando il fratellone Francia e Inghilterra, ma non so perché…-
Allora anche Gilbert si mise a guardarli quei due indaffarati. Sembravano normali, i soliti che facevano le solite cose, ma poi scoppiò nella sua solita risata.
-Secondo te quanto tempo ci metteranno?-
-Meno di dieci minuti!- disse con sprezzo Romano.
-Che idioti, non se ne sono resi conto…-
-E non se ne renderanno conto nemmeno una volta giunti al centro.-
-Ma di che parlate?!- chiese esasperato Feliciano.
-Non l’hai notato?- gli chiese Romano.
-Ma cosa?-
-Osservali bene!- lo invitò Gilbert.
Feliciano si sforzò e strizzò gli occhi analizzando i due fare banchetto dall’altra parte del mare. Perché non riusciva a vedere niente di strano?
Scosse la testa e guardò i due.
-Si sono messi d’accordo quei due su come spartirsi l’Africa: l’inglese da nord a sud, il francese da ovest a est.- spiegò Romano.
-E quindi?-
-Ancora non ci arrivi piccolo Itachan? Farai strada…- ridacchiò Gilbert scompigliandogli i capelli con affetta.
-Proprio come quei due!-  aggiunse Romano ma subito si mise in allerta. –Ecco, ecco…-
Un rumore sordo e quei due “fessi” finirono col sedere per terra tenendosi la testa tra le mani per la gran capocciata che si erano dati vicendevolmente.
-Maledetto francese, che cosa ci fai qui!?- sbraitò inviperito Arthur.
-Tu cosa ci fai qui, ciuccia tè! Questo posto è mio!-
-Col cavolo che è tuo! I patti erano chiari, questo posto sta sulla mia traiettoria!-
-No, sta sulla mia!- si infervorò Francis già indispettito dal dolore lancinante alla testa, che prese per il collo della camicia l’inglese e lo scosse forte. –Vedi di rispettare gli accordi inglese da strapazzo!-
Arthur non fu da meno e lo allontanò da se con uno spintone. –Ma come ti permetti? Sparisci, io devo arrivare al Cairo…-
-E io sul mar Rosso!-
E intanto che quei due si prendevano a parole, i tre che fino ad allora li avevano osservati erano scoppiati a ridere. E risero per un bel po’ a crepapelle, finché non si accorsero che quei due stano addirittura arrivando alle mani… a quel punto a continuare a ridere fu solo Feliciano, che non si rese conto del rischio del potenziale conflitto.
-Forse è meglio se interveniamo….- chiese Romano sconcertato da tanta idiozia e suscettibilità per un pezzo di terra sperduto nel centro dell’Africa.
-Non lo so, non voglio essere coinvolto nelle loro crisi isteriche!- disse Gilbert. –Però sembra si stiano calmando…-
E difatti i toni calarono e cambiarono accordi.
Era il 1898, e questo piccolo incidente passò alla storia come la crisi di Fascioda come esempio massimo di imbecillità di due che tengono tanto a farsi definire potenze coloniali ma che furono sul punto di farsi, citando Romano, 'o strascin.
 
 
 
 
Ecco altro piccolo episodio. Incidente di fascioda, mi rimase impresso per l’idiozia di quei due, tanto che ancora oggi stento a crederci XD ahahahaha. Ho voluto fa assistere Romano e Feliciano, poi ho aggiunto anche Gilbert per Gilbert ci sta sempre bene ed è awesome, e questa è una ragione più che valida, e se non siete d’accordo farò invadere le vostre regioni vitali dall’awesome!
Mi dovrei mettere qui a spiegare le varie controversie a livello internazionale e implicazioni di un incidente del genere e di una eventuale guerra, di come avrebbe inciso sull’equilibrio del concerto europeo, ma voglio andare a mare quindi per oggi niente lezione di storia anche perché a voi non frega niente immagino. se invece di interessa, chiedetemelo lasciando una recensione, se appunto non ve ne frega niente della storia lasciate un commento lo stesso che fa sempre bene.
Spero che vi sia piaciuta ^^ po: o strascin in napoletano sarebbe il tirarsi i capelli tra donne quando litigano, ma non essendo proprio napoletana chi lo è può correggermi se non è proprio esatto.
Grazie a chi legge e un bacione a bazylyk per il commento!ps: straordinariamente qualcuno (lali cof cof) mi ha chiesto dell'incidente di fascioda, quindi inserisco anche qui la vergognosa spiegazione che ho dato anche al sopracitato qualcuno XD: c'era una volta... allora, in pratica col congresso di vienna in europa si era voluto creare un equilibrio per evitare nuove guerre tra le nazioni chiamato anche concerto europeo. e si deve dire che più o meno erano riusciti tutti a convivere pacificamente, sai... tutte quelle nazioni in una così piccola casa. intanto quello era anche il periodo degli imperialismi e della colonizzazione e esplorazione dell'africa. in questo campo spiccavano maggiormente francia e inghilterra. in sostanza i due si misero in testa di colonizzare l'africa, il primo da ovest a est e l'altro da nord a sud, però non avevano considerato che esplorando e colonizzando alla fine si sarebbero incontrati al centro dell'africa, giustamente. e questo avvenne a fascioda (somalia) quando i generali francesi e quelli inglesi si incrociarono in questo villaggio (immagina le loro facce sorprese XD). da quel momento si litigarono il posto, ciò aumentò le tensioni tra i due che si fecero una guerra diplomatica, e mobilitarono anche le flotte mettendo in pericolo pure la pace in "casa europa". alla fine però la francia abbassò i toni perchè non era all'altezza di affrontare la flotta britannica e per un pezzo di terra così lontano non ne valeva la pena, e anche perchè più che altro aveva intenzione di prepararsi per una eventuale guerra contro la germania, cosa che accadde a distanza di qualche anno alla fine. in sostanza è un piccolo episodio che fa capire come era falso e forzato il concerto europeo e come le nazioni invece si rodevano dentro per darsi addosso senza poterlo fare.
Ciaooooooooo!!!!!!!!!!!
 

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Capitolo 3
*** Ci sono un tedesco e un napoletano... preferisco passare le mie ultime ore trascinando un cannone per il deserto ***


deserto
Il sole a picco sulla testa, il calore che si sprigionava dal terreno distorcendo l’aria. Questo era il deserto, questa l’Africa, lo scatolone di sabbia.
Gli inglesi, avevano annunciato. Gli inglesi stanno arrivando. In ritirata!
Dovevano andare immediatamente via, non c’era più tempo, dovevano abbandonare il campo.
I tedeschi erano già pronti, loro anche, ma non ce l’avrebbero fatta, li avrebbero raggiunti sicuramente.
-Tu, dove vai?- il comandante della truppa tedesca frenò il furgone con un gesto, e con tono intransigente si era rivolto al collega italiano che era saltato giù e stava tornando nel campo con a seguito due uomini dei suoi.
Lovino Vargas non nascose l’irritazione nel rivolgersi a Ludwig. Odiava il suo modo minaccioso di parlare, il modo in cui gli si rivolgeva, i suoi occhi di ghiaccio che lo guardavano dall’alto in basso.
-Dobbiamo prendere il Flak Krupp.-
Ludwig perse la pazienza. Scese dalla cabina guida del furgone sbattendo lo sportello e si incamminò con falcate veloci verso i tre che intanto avevano preso ad aggirarsi intorno al cannone.
-Non c’è tempo per caricarlo sul furgone! Dobbiamo abbandonare tutto!-
-Lo so che stanno arrivando!- sbottò Lovino saldando la corda intono alla canna. –Andatevene, io e gli altri porteremo il Flak via di qui….-
-È una cosa stupida e inutile! Tornate immediatamente sul camion o sarò costretto ad abbandonarvi qui!-
-Lo so che è stupido!- questa volta si voltò e fronteggio guardando quel tedesco dritto in quegli odiosi occhi azzurri. –È solo un cannone tra i tanti che già hanno, ma preferisco passare le mie ultime ore trascinandolo per il deserto piuttosto che lasciarlo agli inglesi! Già ci stanno facendo scappare come conigli, non voglio che ci puntino contro anche le nostre armi!-
Lo sguardo corrucciato del capitano tedesco vacillò per qualche attimo per il forte sconcerto. Non si aspettava tanto ardore e orgoglio da quello smidollato, non un gesto così deciso per sferrare un colpo al nemico da uno che stava lì solo perché ce lo avevano portato con la forza.    
-Come volete allora!- disse infine.
Qualcosa era cambiato nel suo sguardo di ghiaccio, ma la scontrosità di Lovino non gli permise di leggervi il rispetto che ora gli portava il comandante delle truppe del Reich.
Ludwig si voltò per tornare sul furgone, a passo di marcia, ma l’italiano lo chiamò ancora e lo raggiunse.
Estrasse una busta bianca dall’interno della giacca e gliela porse.
-Consegnatela a Maruzzella.- gli disse.
Questa volta l’espressione di Ludwig mutò radicalmente abbandonandosi alla sorpresa. Sconcertato ora a maggior ragione da quel nobile sacrificio non richiesto che il comandante italiano stava facendo. Aveva una donna che lo aspettava a casa. Tutti loro volevano tornare a casa dalla propria amata.
-Mi raccomando, tenete le mani a posto o non vi darò pace!- disse infine tornando dagli altri due.  Iniziarono a spingere il cannone verso l’interno del deserto, mentre i furgoni con le truppe si muovevano dalla parte opposta.
Ludwig rimase parecchio a fissare la busta che aveva tra le mani, seduto nella cabina impolverata, sballottato dai dossi della strada sterrata. Nella mente solo lo sguardo duro e determinato dell’italiano, l’ultima immagine prima che si voltasse e andasse via. Gli occhi di un ragazzo forte e combattivo che nascondevano tante emozioni.
Sul retro della lettera vi era segnato l’indirizzo con una calligrafia graffiante.
Maruzzella Vargas, Napoli, Posillipo.  
Vargas….
-Bella testa, ne? Avessi avuto io una sorella così, non l’avrei lasciata sola!- disse dopo un po’ il ragazzo alla guida, lanciandogli di sottecchi l’ennesima occhiata curiosa, attirando per un attimo l’attenzione del comandante.
-Io e Vargas siamo stati chiamati lo stesso giorno in caserma. E che bella sorella che lo accompagnava! Tre o quattro di noi si beccarono pure qualche pugno per un commentino di troppo…. Una testa calda, ma lei ne valeva la pena!- disse ridacchiando.
Ludwig fu infastidito da quel modo irrispettoso e sciocco di parlare del comandante italiano. Era quella leggerezza che non tollerava negli alleati italiani, la totale assenza di una minima idea di cosa volesse dire farsi onore sul campo.
Tornò a guardare la lettera.
Lovino Vargas gli aveva appena dimostrato di essere un vero soldato.
L’avrebbe consegnata di persona, avrebbe alleviato la sofferenza della famiglia informandoli del grande valore che aveva dimostrato quel ragazzo.
Maruzzella, era intestata solo a lei. Le ultime parole minacciose del comandante Vargas gli tornarono alla mente.  
-I genitori?- chiese dopo qualche attimo.
-A quanto ne so sono morti, ma anni fa! Il padre era già vecchio, aveva partecipato alla grande guerra, si figuri!- spiegò il sottufficiale informatissimo. –Chissà adesso che ne sarà della bella sorellina…-
Ripose la lettera nella tasca interna della giacca e guardò avanti l’orizzonte indefinito del deserto.
   
 
 
 
 
 
Salve, non è decisamente una drabble, una piccola shot che mi intriga abbastanza da farmi venire in mente un secondo capitolo.
Episodio questo reale. Tre soldati italiani spinsero nel deserto un cannone (ora non ricordo se è proprio il Flak) pur di non farlo finire nelle mani degli inglesi. Questo è uno dei tanti episodi ignorati che fanno onore a quei tanti coraggiosi soldati semplici italiani che si sacrificarono, per dimostrare che non erano un gruppo di smidollati svogliati e piagnucolosi come si vuol far credere. La debolezza dell’esercito italiano stava nella corruzione delle alte cariche, cosa che anche i tedeschi capirono immediatamente, ma questa è un’altra storia.
Ho deciso di dare la parte a Lovino perché è il più cocciuto, e poi mi sembrava anche abbastanza cazzimmaro come gesto, quindi chi meglio di un napoletano poteva trovare la forza di trascinarsi un cannone per il deserto per far dispetto agli inglesi?
Forse alla fine ho messo l’accento troppo su Ludwig e la sorella (che ho deciso di chiamare Maruzzella come la bellissima canzone napoletana), ma mi intrigava troppo. Il mio amore per la germano non ha confini *_*!
Il sottufficiale dovrebbe essere Feliciano, comunque è svampito come lui insomma, anche se io personalmente Veneziano me lo immagino sul fronte di nord est con Gilbert a frenare Russia.
Che altro dire? Bo, fatemi sapere, ne! Mi raccomando!
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Ci sono un papà e il suo bambino... margherita bianca e gialla tra i capelli ***


sleucio
Lo guardava con gli occhi di un innamorato, il suo piccolo bambino.
Passava ore seduto per terra ad osservarlo, tenendolo stretto tra le braccia affascinato dal candore che si irradiava dai suoi occhi celesti come il cielo. Ne osservava minuziosamente ogni particolare, dalle manine al visino roseo, incredulo che quella creatura così splendida fosse opera sua.
Una margherita tra i capelli scuri spiccava per semplicità.
E il piccolo Ferdinando si lasciava ammirare senza scomporsi, continuando a sorridere, incantando Romano che non aveva mai visto tanta serenità.
Ed era il suo, era il suo bambino, suo figlio e niente gli avrebbe potuto donare più gioia che vederlo camminare, giocare, correre e creare.
Ora correva da una parte all’altra della sua casetta nel verde, impegnato, indaffarato ma senza lamentarsi, amava ciò che faceva. E poi si avvicinò al suo papà innamorato e silenzioso.
Gli donò una carezza con la sua manina paffuta che Romano accompagnò inclinando il capo.
-Questo è per te!- gli disse porgendogli il suo lavoro.
Una seta pregiata dal colore amaranto e i ghirigori aurei, tessuta finemente che Lovino tenne tra le mani per l’ennesima volta sbalordito. Il suo piccolo era riuscito oltremodo a superare le sue aspettative.   
Era corso via, era tornato a filare e a giocare spensierato, senza fare caso alle emozioni che aveva suscitato nel suo papà. Semplicemente non si rendeva conto quanto fosse speciale.
Era spensierato, semplice e puro, come una margherita bianca e gialla tra i capelli, vulnerabile come una margherita tra i capelli che scivola sul terreno polveroso, sgraziandosi sotto i passi dei soldati.
 
 
 
 
 
Piccola shot su Romano e il piccolo Ferdinando.
Ferdinandopoli, ex colonia reale di San Leucio è un paese vicino a Caserta (si può raggiungere anche passando dall’estremità dei giardini reali mi pare). Precedentemente residenza reale per la caccia, il re Ferdinando di Borbone (ricordato anche come re nasone) lo fece diventare una colonia dove sperimento un nuovo modello di società utopica basata sulla uguaglianza e il lavoro. Ferdinandopoli, in suo nome, aveva uno statuto a se, redatto con la collaborazione di sua moglie, la regina Maria Carolina, ed era autonoma e indipendente su tutti i piani, politico, economico e sociale. Era la seconda metà del ‘700, qualche decennio (… mi pare) prima della rivoluzione francese.
Famosa ancora oggi per le sue sete, il sogno sociale di San Leucio venne infranto con l’unità d’italia quando le seterie, il cuore produttivo, vennero convertite in deposito d’armi.
Spero vi sia piaciuta l’immagine di Lovino papà, io me lo sono immaginato così, emozionatissimo fino a perdere la parola. Non è tenero lui!? <3
Grazie e ciao!!!!!!!!!
 

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Capitolo 5
*** Ci sono un italiano e una bell'abissina... e aspetta e spera che già l'ora si avvicina ***


fn
Feliciano si chinò vicino al muro di pietra mezzo distrutto seguendo sempre più catturato quel curioso singulto che lo aveva guidato fin lì quando poco prima, per schiarirsi un po’ le idee, si era allontanato dalla sua truppa accampata poco distante da quelle rovine. Il giorno prima avevano vinto una battaglia proprio lì, ad Amba Aradam, cosa che aveva rincuorato i suoi commilitoni.
Un ennesimo singhiozzo, più forte dei precedenti, e Feliciano girò attorno al muretto scoprendo la fonte di quel pianto che lo aveva guidato fin lì.
Rannicchiata in quei pochi centimetri di ombra che offriva gelosamente il muretto dal sole cocente d’Eritrea, una bambina piangeva nascondendosi dietro le braccia incrociare intorno alle ginocchia, la schiena appoggiata alle rocce e i piedini scuri e scalzi erano impuntati nel terreno polveroso.
Feliciano rimase basito a fissarla dall’alto. I singhiozzi la scuotevano leggermente e le ditina dei piedi a ogni tremito si stringevano sotto gli alluci rotondi e pallidi.
Fu ad un certo punto, forse si accorse della presenza di qualcuno la piccola eritrea, ma alzò il viso dalle braccia e alzò lo sguardo percorrendo la figura che aveva di fronte, fino ad incrociare una bocca appena schiusa e due occhi, grandi e sinceri.
Feliciano la fissò ora incantato. I grandi occhi neri erano incorniciati dalle sopracciglia scure, e splendevano preziosi inondati da lacrime che scendevano enormi rigando la sua faccetta nera.
Si chinò portandosi alla sua altezza. Le labbra le tremavano per il pianto, e continuava a fissarlo, ma era troppo addolorata per allarmarsi per quella improvvisa presenza. E fu proprio quella sofferenza che si prigionava da quei due grandi occhi neri a colpire Feliciano.
La prese da sotto le braccia e la sollevò in alto, sempre più in alto, verso il cielo limpido e le sorrise.
Tornò al campo, portandola seduta in braccio. Si era aggrappata alla sua divisa e stava con la schiena ben dritta e la testa alta a guardare di fronte a se, ben attenta mostrando ancora con incuranza i suoi occhi afflitti.
Avrebbe asciugato quelle lacrime e fatto brillare quegli splendidi occhi di serenità.
-Se tu dall'altipiano guardi il mare,
Moretta che sei schiava fra gli schiavi,
Vedrai come in un sogno tante navi
E un tricolore sventolar per te.- aveva intonato Romano, osservandola.
-Faccetta nera,
Bell'abissina
Aspetta e spera
Che già l'ora si avvicina!
quando saremo
Insieme a te,
noi ti daremo
Un'altra legge è un altro Re.-
 
 
 
 
 
Ok, dubito che qualcuno si metta a fare storie e moralismi su questa shot, ma se vi viene in mente evitate perché non li sopporto. La guerra è guerra, i colonizzatori sono colonizzatori, e penso che gli italiani fra tanto schifo abbiano fatto molto meno schifo di molti altri.
Mi ha ispirato la canzone “faccetta nera”, non so se la conoscete, è una canzone del ventennio fascista, e la storia che si pensava l’avesse a sua volta ispirata. Colonizzazione dell’Eritrea, anno 1936, un soldato della legione non mi ricordo il numero ma era “indomita”  mi pare, dopo la battaglia di Amba Aradam, trova questa bambina eritrea rimasta sola. Viene accolta dalla truppa e le viene dato il nome di Maria Vittoria. Questa storia però non ispirò la canzone perché avvenne dopo se non sbaglio.
Comunque, questa volta ho dato la parte a Feliciano, perché lui è puccioso! Romano intona la canzone solo perché chi la scrisse era palermitano se non sbaglio. Wahahaha solo io scrivo note a botte di “mi pare” e “se non ricordo male”!

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