Come una rosa in un giardino d'inverno. | A Mudblood’s Memories.

di AllysonW
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Un Dolce Risveglio. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Il mio posto preferito è dove ci sei tu. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Una piacevole conclusione delle vacanze e il rientro ad Hogwarts ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Proposte e sospetti. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Qualcosa d’inaspettato. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 – E’ solo un incubo. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 – George. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 – “..Ma per me tu sei tutt’altro che un idiota.” ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - Il Ballo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


- Prologo -

Ho sempre trovato meraviglioso svegliarsi al mattino con quell’aria di primavera.
I caldi raggi del sole che entrano dalla finestra e si posano sul viso, e sentire il cinguettio degli uccellini appollaiati sul davanzale e sugli alberi.
Era il quattro agosto del 1989, quando per la prima volta andai a Diagon Alley con mia madre e le zie a comprare l’occorrente per la scuola.
Ne erano tutti così entusiasti. Nessuno di noi si aspettava che ricevessi la lettera di ammissione da Hogwarts, la scuola di Magia e Stregoneria più antica del nostro mondo; essendo nata da genitori babbani. Ed io più di tutti non l’avrei mai sperato, al contrario delle mie zie; due streghe eccezionali.
E’ lì che li vidi per la prima volta. Me lo ricordo ancora come se fosse ieri.
Ero al Ghirigoro a comprare i libri, quando mi passò di fianco, urtandomi una spalla, un ragazzo apparentemente della mia stessa età, con i capelli rossi, e le guance coperte di lentiggini. Per qualche secondo ci fissammo, poi un altro ragazzo uguale a lui, lo chiamò: «Ehi George, vieni a vedere qui!»
George.. George.. ripetei il suo nome nella mia testa.
Poi vidi che si avvicinarono ad altre persone, che sicuramente dovevano essere altri membri della loro famiglia: Avevano tutti i capelli rossi. Un rosso brillante. Il più bello che avessi mai visto.
La gente con i capelli rossi mi colpiva sempre in modo particolare, non so perché, forse in fondo ho sempre desiderato averli io stessa. Per me, i miei capelli erano di un banale e scontato castano scuro.
L'unica cosa che mi piaceva di me stessa erano gli occhi. Mia madre ha sempre detto, che papà li aveva allo stesso modo: di un verde chiarissimo, contornati di un verde molto scuro. Lei diceva sempre con aria sognante, sicuramente pensando a mio padre “due occhi che t'incantano, due calamite, che se abbastanza a lungo guarderai, più staccartene, non potrai”. Probabilmente quella fu la prima cosa che la fece innamorare di lui.
Non ho davvero mai considerato mia mamma una semplice babbana, era molto più di questo.
Non era solo una donna meravigliosa ed una madre fantastica, lei aveva qualcosa di particolare rispetto alla gente comune. Dopo tutto chi ha detto che le persone non dotate di poteri magici, non abbiano nessuna particolare facoltà? Per lei non era stato di certo così.
Lei era in contatto col mondo. Sapeva con sicurezza che ero una femmina ancora prima che nascessi, già da quando si scoprì incinta. E sapeva che avrei avuto gli occhi verdi di mio padre.
Sentiva che soffrivo anche quando non lo dimostravo, sapendo con certezza chi era la causa del mio male. Vide mio padre quando morì, e spesso mi sembrava di sentirla parlare con lui, nella sua stanza. E non come fa qualunque persona che parla da sola con chi non c'è più, ma come se parlasse realmente con qualcuno, una persona in carne ed ossa.
Quando fui diventata più grande, all'età di 8 anni, capii davvero quello che riusciva a vedere e sentire lei. Perchè li sentivo anche io.
Ah si.. ho anche un secondo nome: Violet.
Violetta.. mi fa pensare alla primavera. Amo la primavera. Sarà anche per questo motivo che amo il viola. Ma non tanto il viola scuro, quello pesante,no.
Proprio un viola chiaro. Un violetto, appunto. Mia madre diceva che s'intonava con i miei capelli e con i miei occhi. Ma.. sinceramente non ho mai capito esattamente cosa volesse dire.

Ci sono sempre state alcune cose nel mio passato che non mi erano chiare, cose di cui mia madre era sicuramente a conoscenza, ma che mi ha sempre voluto celare.
Per un po' di tempo restai all'oscuro di questi fatti... almeno finché non andai ad Hogwarts; Perchè dopo tutto, essa c'era all'origine di tutto ciò che mi hanno sempre nascosto, tutto era cominciato da lì.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Un Dolce Risveglio. ***


Capitolo 1Un dolce risveglio.

Stanotte ti ho sognato. Uno di quei sogni tanto meravigliosi e impossibili, che per farli avverare venderesti anche l'anima. Non credere chissà cosa facevamo nel mio sogno. Semplicemente parlavamo un pò...
Ricordo i tuoi occhioni dolci che mi parlavano, sotto le coperte nel tuo letto, con la luce che entrava dal sottile lenzuolo bianco.
Poi mi abbracci, dandomi un dolce bacio sulla guancia. Come se fosse la più banale del mondo; come se lo facessi da una vita.
Mi guardi ancora negli occhi e mi dici “Non cercarmi altrove.. io sono qui, Con te”. Mi chiesi cosa volesse dire mai questo sogno, perchè finì così. Riprovai a riaddormentarmi, ma niente. 'Eddai, cavolo, riaddormentati!' pensai tra me e me.
Che nervi quando un sogno s'interrompe sul più bello. Se non ti svegli da sola, arriva sempre qualcuno a farlo; e vorresti proprio mandarlo a quel paese! Ma scusa, se proprio devi svegliarmi, aspetta almeno che siano finito il mio sogno!
Anche perchè con lui non potevo avere altro. Queste cose potevo farle solo nei miei sogni. Almeno lì.
Ecco, infatti, che quella volta a svegliarmi fu mio fratello, Jonathan.
«Sveglia! Basta dormire! Avanti, in piedi!»
«Mmm.. ma che diavolo vuoi da me..»
«Ma come, non sai che giorno è oggi?!»
«Il giorno in cui hai deciso di rompermi le scatole, per caso?!?»
« ah – ah – ah! Che spiritosa! Dai muoviti, o faremo tardi! » rispose mentre usciva dalla stanza.
Rimasi nel letto ancora un po’, guardando verso la finestra. Non riuscivo a non pensare a quel meraviglioso, e maledettamente illusorio, sogno.
Alcuni sogni a volte, sono talmente belli e coinvolgenti da farti credere che sia quella la vera realtà. Non è solo un sogno, sta accadendo realmente.
Poi ti svegli, rimanendo profondamente delusa. Ti resta quell’amaro in bocca. Che maledetti bastardi i sogni a volte!
«Oh! Allora?! » Jonathan mi risvegliò dai miei pensieri rientrando nella stanza. «Se vuoi fare colazione, ti conviene sbrigarti»
«Si.. Arrivo» risposi esasperata.
Scesi le scale dirigendomi in cucina, ed ecco mia zia Rose venirmi incontro.
«Oh, ciao tesoro! Dormito bene?»
«Molto! Grazie zia.» le rivolsi un gran sorriso.
Zia Rose è sempre stata una donna dolcissima, adorabile. Aveva dei stupendi occhi azzurri come il cielo limpido nelle giornate primaverili, e dei, altrettanto meravigliosi, capelli ondulati e lunghi fino alla spalla.. anche se ormai quasi del tutto bianchi.
Seduti al tavolo c’erano già John, mentre zia Frances finiva di preparare la colazione.
Era una donna loquace e piena di umorismo, aveva gli occhi di un castano stupendo, brillante come il miele che brilla al sole, e a differenza di zia Rose, aveva ancora quasi tutti i capelli del suo castano scuro, anch’essa lunghi sulle spalle. «Buon giorno mia cara. Corri a sederti, le frittelle sono deliziose! »
«Oh, frittelle! Fantastico!» quanto adoro le frittelle! Ne mangerei a quintali ogni giorno!
«Mmm.. non dovresti mangiarne, quelle ti fanno ingrassare come una vacca. Lo sai?» mio fratello come al solito molto simpatico.
«Ah si grazie John, davvero molto carino.» Ecco cosa mi ferma dal rimpinzarmi di frittelle.
«Comunque … ancora non mi hai detto che giorno sarebbe oggi.. »
«Ah giusto! Nel pomeriggio andremo dai Weasley. Ci hanno invitato. Così passeremo le ultime settimane di vacanza li.»
E all’improvviso, da ancora mezza addormentata che ero, divenni perfettamente sveglia: «Davvero?! » dissi con voce entusiasta, ma non troppo, per non svelare la mia reale euforia sentendo quella notizia.
«Felice vero?!» rispose sorridendo.
«Oh! Bè.. è una notizia fantastica ovviamente.»
«Aaah si si.. lo immaginavo che saresti stata felice come una pasqua..» disse facendomi l’occhiolino.
Lo fulminai con lo sguardo: «Scusa ma… cosa vorresti dire??»
«Ma no dai, nulla! Assolutamente nulla!» disse, e mi fece un altro occhiolino.
Stavo per aprir bocca, quando le zie ci mandano su nelle nostre camere a preparare la valigia. E io avevo capito benissimo che John, ormai, aveva capito tutto!


Qual’e il modo migliore di viaggiare, se non smaterializzandosi? Così io e John armati della nostre valigie ci avviammo verso la Tana. Ovviamente era mio fratello che guidava me. Io ancora non potevo farlo.
Non amavo moltissimo la smaterializzazione, ma sicuramente era uno dei modi più veloci di spostarsi da un luogo all’altro. Spesso desideravo di imparare anche io al più presto, ma dovetti aspettare ancora un pò.. sarebbe stato solo l’anno successivo.
Arrivati lì ci accolsero con il solito calore di sempre. Quando sono li mi sento come a casa.
«Ciao mia cara! Come stai?» mi venne incontro la signora Weasley, abbracciandomi, con l’affetto che solo una mamma può darti.
«Sto bene, si..» io le sorrisi e ricambia il suo dolce abbraccio.
«Oh, ciao caro!» disse poi rivolgendosi a John «mi auguro che anche tu stia bene!»
«Benissimo, la ringrazio!» rispose lui, addentando un pezzo di dolce che gli aveva gentilmente offerto il signor Weasley.
«Hermione! Anche tu qui?»
«Ovviamente! Dove mai potrebbe essere altrimenti?» s’inerì Ron, parlando con in bocca un grosso pezzo di dolce.
«Ronald, protesti ingoiare ciò che hai in bocca, prima di parlare!» lo sgridò Hermione.
«Che c’è? Che ho fatto, scusa?» replicò Ron.
Io scoppiai in una risata: «Ma siete sempre gli stessi voi due!» e mi guardarono, ridendo anche loro.
«Guarda, guarda chi c’è qui!» arrivò improvvisamente Fred alle mia spalle, con un gran sorriso.
«Ehi Fred!»
«Ma sogno o son desto?!» arrivò poi anche George. E alla sua apparizione sentii già che cominciava a girarmi la testa.
Non lo vedevo dalla fine del quinto anno. Tranne per qualche lettera durante l’estate. Erano passati solo, si e no, tre mesi, ma mi sembrò un eternità.
«Wow! Ti sono cresciuti in fretta i capelli!» Gli dissi con un gran sorriso.
Erano stupendi. Lucenti e morbidi gli arrivavano quasi sulle spalle. Improvvisamente mi accorsi di adorarlo ancora di più con i suoi lunghi capelli color rame.
Anche se lo amavo comunque.. in qualunque modo li portasse.
«Perché scusa, i miei non sono forse cresciuti?!» intervenne Fred, interrompendo i miei pensieri. «Noti solo i suoi! Mi sento offeso!» concluse con tono falsamente adirato.
«Ma si certo, è ovvio!» replicai con un sorriso palesemente imbarazzato.
A Fred raccontavo tutto. Era quel genere di migliore amico per me, a cui puoi confidare ogni cosa.
Infatti sapeva tutto di me, su ciò che riguardava George, e trovava divertente sfottermi di tanto in tanto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Il mio posto preferito è dove ci sei tu. ***


Capitolo 2 - Il mio posto preferito è dove ci sei tu.

Ricordo ancora perfettamente il giorno che li conobbi, il momento in cui parlai per la prima volta con loro. Anche se più che parlare, fu un continuo provocarsi... non tanto con Fred, ma quanto con George.
Eravamo al Binario nove e tre quarti, e mentre salutavo mia madre e le mie zie, li riconobbi subito: erano quei due ragazzi con i capelli rossi insieme alla loro famiglia.
Chissà che anno frequentavano ad Hogwarts e in quale casa stavano, pensai.
Anche loro salirono sul treno ovviamente, e mentre camminavo dirigendomi a sistemare le mie cose in un vagone con mio fratello, mi scontrai proprio con uno di loro.
«Ehi, guarda un po’ dove cammini!»
«Io? Attento tu, piuttosto! Non sono mica invisibile!» replicai con tono abbastanza infastidito.
«Ehi George, che fai, neanche saliamo in treno che già ti metti a litigare?!» disse, inserendosi tra noi il suo gemello. Poi si rivolse a me: «Scusalo, oggi è alquanto nervoso! Comunque piacere, io Fred Weasley.. tu, invece?»
«Oh.. mi chiamo Evelyn. Evelyn Owens. Piacere mio.» risposi stringendogli la mano.
«Lui invece è mio fratello gemello George» disse indicando il fratello. «Avanti George, saluta!» gli diede una gomitata al braccio.
«Uhm.. piacere di conoscerti, Evelyn.» disse porgendomi debolmente la mano.
«Piacere mio, George.» io ricambiai la sua stretta di mano, abbozzando un sorriso.
«Bè.. se ti va potresti stare con noi! C’è posto sicuramente per un'altra persona.» disse Fred, mentre guardava suo fratello che gli buttava un’occhiataccia.
«Ehm.. con piacere. Ovviamente se non sono un disturbo..»
«Assolutamente. » Fred prese una mia valigia, e mi fece strada.
Una volta sistemati, io cercavo comunque di essere amichevole con entrambi, ma con George non funzionava moltissimo. Aveva sempre un’aria infastidita.. quando parlava con me.
Alla fine ci rinunciai, e feci altrettanto.
«In.. che casa state ad Hogwarts? O anche per voi è il primo anno?»
«Si esatto! Primo anno! Sarà sicuramente fantastico! Noi speriamo di finire in Grifondoro ovviamente, come tutta la nostra famiglia. Tu, sai dove vorresti andare?» disse Fred allegramente.
«Sinceramente non saprei.. non mi hanno mai parlato molto delle case.. conosco quasi solo il loro nome. Ma penso che una delle quattro a cui mi assegneranno, sarà sicuramente la più adatta per me..»
«Ah certo, se pensi che Serpeverde ti possa andar bene..» George sembrò un po’ offeso dalla mia risposta, come se non avere particolari preferenze fosse disdicevole.
Lo guardai con aria confusa. «Perché scusa?!»
«Sai com’è.. i maghi e le streghe che finiscono in Serpeverde, non sono questi gran simpaticoni..» rispose Fred con una smorfia.
«Tutt’altro che simpatici! Ma magari tu ci saresti bene lì..» George mi parlava guardandomi con tono di sfida. «Ovviamente parlo per me! Tanto sicuramente non sarà la mia casa quella.»
Potrei dire che, senza dubbio, cominciammo con il piede sbagliato.

Il bussare di qualcuno alla porta della stanza, dove dormivo con Ginny ed Hermione, mi fece risvegliare dal sonno e dai quei ricordi, così riaprì gli occhi.
«Buongiorno! Si dorme ancora qui?» ed eccolo entrare facendomi sentire un po’ in imbarazzo, perché giusto un secondo prima pensavo e sognavo proprio lui. E direi anche perché ero a letto ovviamente poco vestita e con i capelli arruffati.
«Ehm.. giorno a te! Però.. scusa che fai ora ti metti anche a sbirciare nella stanza mentre dormiamo?»
Mi guardò con un espressione tra l’offeso e l’adirato: «Ma cosa ti fa credere che io sia venuto a chiamare te? Sono venuto a svegliare solo mia sorella ed Hermione!»
Mentre stavo per rispondergli più furiosamente di lui, Ginny intervenne. «Ma la finite? Qui c’è gente che vuole dormire!»
«Mamma ha detto di chiamarvi» le rispose George. «Scendete..» e rivolgendomi un ultima occhiataccia usci dalla stanza quasi sbattendo la porta.
«Ma che gli è preso?» disse poi Hermione rivolta a me.
«Non lo so…»
«Ma mi chiedo quando andrete un po’ d’accordo voi due.» mi sorrise.
«Non so nemmeno questo..» risposi un po’ scocciata, pensando:
‘Ah Hermione, non immagini quanto avrei voluto avere con lui quel tipo di rapporto che avevamo solo nei miei sogni.’

Stranamente a colazione proseguì tutto tranquillo. Ci limitavano solo a mandarci sguardi irritati ogni tanto.
Io, Fred, George, insieme a Harry, Ron, Bill e Charlie restammo poi a giocare sfidandoci con le bacchette e a Quidditch in giardino per tutta la mattinata, fino all’ora di pranzo, con Hermione Ginny che facevano da spettatrici.
Mio fratello invece preferiva guardarlo il Quidditch piuttosto che giocarci, quindi partecipava solo alle sfide di bacchette.
Sia il Quidditch che le sfide “magiche” ci facevano sempre divertire un mondo ed entusiasmavano un pò tutti. L’unica che non ne sembrava molto entusiasta era Hermione, che lo trovava un divertimento pericoloso:
«Secondo me prima o poi finirete per farvi male!» diceva ogni volta con il suo solito tono saputo.
Io invece ho sempre trovato che fosse un buon modo per tenersi in allenamento con gli incantesimi, «Dai Hermione, ci alleniamo solo un pò!» le rispondevo tutte le volte.


Mentre eravamo a tavola mi accorsi di quanto eravamo numerosi, all’improvviso mi sentì un po’ in imbarazzo come se approfittassi della ospitalità, considerando già le loro difficoltà economiche.
Poi quando tutti eravamo intenti a mangiare e chiacchierare, la signora Weasley si rivolse a me, come se dopo una lunga conversazione seguita una pausa, gli fosse sfuggito di dirmi qualcosa:
«Cara, tu sapevi nulla del Tiri Vispi Weasley?» mi domandò con tono di chi sospetta qualcosa.
«Ehm.. oh, bè ecco..» mi guardavo intorno in cerca di un suggerimento, cercando gli sguardi dei gemelli, che ridacchiavano silenziosamente.
La signora Weasley socchiuse ancora di più gli occhi «Non dirmi che appoggi quei due scavezzacollo?!»
«Bè.. magari li aiuto solo un pochino..» dissi con un imbarazzato sorriso.
«Possiamo dire anche più di un pochino!» Intervenne Fred.
«Potremmo perfino dire che ormai è la nostra socia in affari!» Continuò George.
Sorpresa mi girai verso di lui «Dici sul serio?» E’ strabiliante quanto a volte riesca ad essere cosi gentile con me ed io riesca ad adorarlo, mentre altre volte ho solo tanta voglia di prenderlo a insulti.
«Penso di si..» mi sorrise. E io ricambiai con il sorriso più luminoso che gli avessi mai rivolto.
«Giusto Fred?!» disse poi distogliendo lo sguardo imbarazzato.
«Non ci posso credere che tu assecondi quei due! Oh speravo che almeno tu riuscissi a tenerli buoni, e non ad aiutarli!» esclamò la signora Weasley. Ma né Fred, né George sembravano darle retta.
«Certamente» rispose Fred, e facendomi poi l’occhiolino, quando George distolse lo sguardo e tornò a mangiare.
Si è limitato ad un occhiolino fortunatamente. Avrei giurato che avrebbe fatto una delle sue battute che avrebbe reso il momento ancora più imbarazzante di quanto già non lo sia stato. Oh, grazie Fred.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Una piacevole conclusione delle vacanze e il rientro ad Hogwarts ***


Capitolo 3 - Una piacevole conclusione delle vacanze e il rientro ad Hogwarts.

Le vacanze trascorsero divinamente. I battibecchi con George non mancarono, erano sempre presenti o forse solo ogni tanto ma a me sembravano perennemente esistenti. Ho dovuto però, ammettere con me stessa, che alla fine li trovavo divertenti.. almeno i nostri discorsi non erano noiosi.
Andammo anche alla Coppa del Mondo di Quidditch.. una serata prima piuttosto divertente e poi alquanto movimentata, grazie all’attacco dei mangiamorte, ma fortunatamente tornammo tutti a casa sani e salvi.
George come Fred, in quell’occasione mi stettero incollati, delle volte erano protettivi quanto mio fratello. Da Fred me lo aspettavo, non era nulla di così strano, ma da George.. non era qualcosa che solitamente faceva, il preoccuparsi per me.
Sentivo quasi sempre il suo braccio che mi cingeva da un fianco. Sentire la sua mano mi provoca dei piacevoli brividi alla schiena. E come si dice mi faceva ‘sentire le farfalle nello stomaco’.
Come una volta, che li sentì per quasi tutto il giorno.
Dopo la coppa di Quidditch, George non stette molto bene per qualche giorno.
Nella settimana in cui fu malato, i Weasley dovettero andare a Diagon Alley a comprare materiale per l’anno scolastico che stava per iniziare.
«Ascoltate: voi tre rimarrete a casa, mentre noi andremo a fare spese. Vi raccomando di non combinare guai!» la signora Weasley, ovviamente, come potrebbe astenersi dal fare le sue raccomandazioni?!
«Mamma io sono a letto, che cosa potrai mai combinare?!» disse George rassegnato.
«Bene!» disse lei, mentre usciva dalla stanza dei gemelli.
Fred però la fermò: «Aspetta mamma! Vengo anche io con voi!» Mi guardò con aria maliziosa e poi continuò rivolgendosi alla madre. «Voglio fare anche io dei rifornimenti!»
«Va bene. Almeno così sarò sicura che non ci saranno problemi qui mentre saremo via.» cosi detto, mamma Weasley uscii insieme a Fred dalla stanza. Io li seguii per parlare con lui.
«Non dirai mica sul serio! Mi vuoi lasciare qui da sola con George?!» dissi sottovoce a Fred.
«E perché no? Potrebbe essere interessante!» ridacchiando mi fece l’occhiolino.
«No, te ne prego! Non so come comportarmi con lui messo così. Raramente siamo soli, e non siamo mai molto amichevoli. Ti prego non lasciarmi sola!» gli dissi quasi implorando.
«Mmm.. allora è ora di iniziare ad andare d’accordo!» mi lanciò un sorrisetto malizioso e scese di sotto.
Io rientrai nella stanza rassegnata al pensiero di rimanere da sola con George.
«Sono andati via?» mi chiese.
«Si..» Andai alla finestra e vidi la macchina partire.
Avvertivo l’atmosfera di terribile imbarazzo nella stanza, come credo avvertisse anche lui.
«Magari è meglio che tu non stia molto vicino a me. Non vorrei essere infettivo..»
«Mi stai forse cacciando Weasley?!» lo fulminai con lo sguardo.
«Cosa?! Ma no dai, volevo solo essere gentile» rispose con un certo imbarazzo. Io gli sorrisi.
«Gentile eh.. questa si che è una novità.»
«Si dai, ogni tanto non è male esserlo..»
«Se hai bisogno di qualcosa, puoi dirmelo. Sono qui per questo.» dissi avvicinandomi alla porta.
«Grazie, ma per ora non ho bisogno di nulla» mi sorrise. Dopo una breve pausa continuò:
«Anzi, magari vorrei solo.. che tu restassi qui con me.» concluse. Lessi l’imbarazzo nel suo viso mentre pronunciava quelle parole.
Mi ha davvero chiesto di restare con lui e fargli compagnia?? Non mi sembrò vero che quelle parole fossero uscite dalla sua bocca.
«Certo. » sorrisi, felicemente sorpresa e al contempo imbarazzata della sua richiesta.
Mi sedetti sul letto e rimasi nella stanza insieme a lui.
Continuammo a parlare fino al ritorno di Fred e gli altri. Alla fine non andò poi tanto male; fu piacevole parlare tranquillamente insieme.
Mi bastava anche solo questo: restare da sola con lui, anche semplicemente a parlare.. come una ragazza, innamorata del suo migliore amico.


Il ritorno ad Hogwarts fu tranquillo fortunatamente, rispetto invece all’avventura alla Coppa del Mondo del Quidditch.
«Il treno è già pieno! Spero che ci saranno ancora dei posti liberi!» eravamo alla stazione di King’s Cross al Binario nove e tre quarti.
«Sicuramente! E se non ce ne sono, vorrà dire che butteremo qualcuno fuori dal suo vagone.» rispose Fred con tono divertito.
«E se poi provano, arrabbiati, a schiantarci, noi li corromperemo con un pò di buonissime caramelle!» George mi mostrò dalla sua tasca dei pantaloni una manciata di Mou Mollelingua.
«Ah, certo! Cosi poi ci relegano nel vagone bagagli come dei ragazzini indisciplinati e combina guai!» dissi sarcastica.
«Ma noi siamo dei ragazzini indisciplinati e combina guai!» ribatterono all’unisono.
«Bè, magari indisciplinati e combina guai si, ma ragazzini.. ormai cominciamo a non esserlo più. E dovremmo cominciare a comportarci meno da tali.»
«Questo è solo un piccolo dettaglio!» disse Fred ridacchiando, e tutti e tre salimmo sul treno, che poco dopo si mise in viaggio verso Hogwarts.
Quando arrivammo alla scuola stavamo morendo di fame. Per nostra fortuna lo smistamento del primo anno non durò moltissimo. Ma comunque la cena cominciò solo dopo che furono presentate le due scuole di magia che Hogwarts quell’anno ospitava per il Torneo Tre Maghi: l’Accademia di Magia di Beauxbatons e Istituto Durmstrang.
Quando entrarono le allieve della scuola di Beauxbatons, Fred e George sembrarono diventare due bambocci senza cervello.
«Guarda George, ma quelle non sono Veela?» disse Fred.
«Oh si..» esclamò George. In quell’attimo mi voltai verso di lui con uno sguardo fulminante, ma lui era troppo impegnato ad ammirare le Veela per notarlo. Sentii dentro di me le budella contorcersi dalla gelosia.
Io che ero seduta al centro tra loro, per cercare di svegliarli da quello stato, diedi contemporaneamente una gomitata ad entrambi.
Loro si voltarono verso di me con lo sguardo di chi ti domanda “ma che diavolo vuoi?!”
«Idioti!» risposi con tono rabbioso. Poco dopo iniziò la cena, e cominciammo a mangiare senza più fiatare.
Per il resto del pomeriggio io rimasi in biblioteca a cercare un pò di calma. Di solito era per quello che ci andavo; solo qualche volta era effettivamente per studiare. La biblioteca aveva un effetto calmante su di me.
Ma la tranquillità quella volta rimase tra gli scaffali pieni di libri della biblioteca.
Uscendo incontrai Fred e George nei corridoi.
«Oh, eccoti finalmente! Dov’eri finita? » chiese George.
«Il luogo da cui sono appena uscita si chiama biblioteca!»
«Ma che simpatica! Siamo nervosette??» disse Fred con aria alquanto divertita.
«Assolutamente no, mai stata più calma.» dissi mentre camminavamo, con un tono che voleva sembrare pacato.
«Bando alle ciance.. hai sentito del Torneo Tre Maghi? Fantastico!» entusiasmò Fred.
«Ovviamente proveremo anche noi a partecipare mettendo i nostri nomi nel calice..» disse George con altrettanto entusiasmo.
«Forse ero accanto a voi quando Silente l’ha annunciato! E comunque non avete considerato un piccolo problema: per partecipare dovreste essere maggiorenni.»
«Sei in errore sorella! Abbiamo pensato anche a questo.» rispose Fred compiaciuto.
«Faremo una pozione invecchiante, la berremo e metteremo i nostri nomi nel calice!»
«Ah certo! Che piano geniale! Sicuramente riuscirete ad ingannare la linea dell’età! Oh si, funzionerà..» dissi sarcastica.
«Lo vedrai!» Esclamarono all’unisono.
Ovviamente la pozione non funzionò, e tutto ciò che ne ricavarono furono solo due belle barbe bianche e una figuraccia davanti ad almeno una trentina di studenti delle varie scuole.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Proposte e sospetti. ***


Capitolo 4 Proposte e sospetti.


Il Torneo iniziò, e Fred e George non trovarono modo migliore per passare il tempo, se non vendendo ai spettatori i loro prodotti e le scommesse, su quali dei campioni partecipanti riusciva ad ammazzarsi per primo. Tra questi c’era anche Harry.
Il Torneo Tre Maghi quell’anno ebbe quattro campioni, anziché tre, e la cosa mi destò non pochi sospetti. Harry mi assicurò di non essere stato lui a mettere il nome nel calice, e di non averlo fatto mettere da qualcun altro.
Ma il suo nome non era finito per caso lì, qualcuno stava cercando palesemente, un modo per farlo fuori. E avevo qualche idea su chi potesse essere quel qualcuno.
Un pomeriggio eravamo in sala grande a studiare, e ne parlai, con quei due perditempo.
«Ma non vi sembra strano??» dissi ad entrambi sottovoce.
George si girò di scatto, come preso da una scossa: «Eh? Cosa?»
«Di che parli?» aggiunse Fred.
«Di Harry. Non mi piace…»
«E per fortuna, direi. Se ti piacesse potrei cominciare a preoccuparmi! E poi Ginny non te lo perdonerebbe mai.» rispose Fred con un sorrisetto da furbastro.
«Ma smettila stupido!» sbottai lanciandogli uno sguardo fulminante. Non volevo che George andasse a pensare chissà cosa.
«Parlavo del torneo» continuai. «Questa cosa del nome.. non so..»
«A chi stai pensando?» intervenne George.
«Oh dai, pensaci! Non è difficile.. Chi vorrebbe Harry morto?! Già alla prova con i draghi ci stava quasi lasciando le penne!»
«Malfoy magari?»
«No, Malfoy è solo un codardo figlio di papà, non penso che sia così…» mi bloccai per un attimo, presa da un’illuminazione «Ma certo! A meno che non gliel’abbia detto qualcuno altro di farlo!»
«Non sarai mica pensando che ‘lui’.. abbia detto a Malfoy..» disse Fred.
«Ti sembra cosi strano?»
«Riguardo tu-sai-chi no, ma su Malfoy.. bè, si. Non credo abbia rapporti cosi stretti con ‘lui’..»
«Comunque, che sia coinvolto Malfoy o no, c’è dietro tu-sai-chi. Ne sono certa.»
«Ma per me comunque ci stai fantasticando troppo. Magari hanno voluto fare qualcosa di diverso quest’anno, e far partecipare un quarto campione, dando la possibilità anche hai minorenni...» Concluse Fred divertito.
«Fred non possono farlo! In questo torneo metti in gioco anche la tua vita! Se non hai diciassette anni non puoi partecipare.»
«Oh dai, ammetti che vorresti che ci fosse stato il tuo nome invece di quello di Harry! E ora stai cercando una motivazione che abbia a che fare con tu-sai-chi perché è stato scelto lui e non tu.» aggiunse George.
«Ma dai finitela! E’ ovvio che mi sarebbe piaciuto molto partecipare e mettermi alla prova»
«E farti ammazzare, come hai detto prima tu stessa» aggiunse Fred sornionamente.
Gli scoccai un occhiataccia. «Ma non per questo avrei partecipato ad ogni costo e con ogni mezzo, come invece avrebbero fatto altri di mia conoscenza..»
«Stai forse alludendo a noi, Owens?»
«Mah! Chissà..» risposi sorridendo «Comunque ora vado in biblioteca. Devo cercare alcune cose..» dissi chiudendo il quaderno e riponendo le mie cose nella borsa.
«Lì non troverai niente su i tuoi oscuri sospetti.» ridacchiò George, sussurrandomi all’orecchio.
«Devo finire il compito, scemo.» mi alzai sorridendo e scuotendo la testa, e mi avviai.

Una volta lì, ci misi poco a completare il mio compito, ma comunque rimasi seduta al tavolo a pensare. Non solo alla faccenda del Torneo. Cominciò a tornarmi in mente anche l’imminente Ballo del Ceppo che si teneva in occasione del Torneo Tre Maghi, la sera di Natale.
Ovviamente, si può immaginare benissimo la persona con cui ci sarei voluta andare.
Decisi di tornare in sala grande, e mi andai a sedere al solito posto.
Erano ancora li. Di fronte a me c’era un ragazzo del Tassorosso che mi guardava con insistenza; abbastanza carino. Era del mio stesso anno.
Girai lo sguardo verso George che era tre posti più in là da me. Mi osservava con aria nervosa, ma non riuscivo a capirne il perché. Sembrava che un pò tutti parlassero della faccenda del ballo.
Poi lo sentii parlare con Fred che era al suo fianco. «A quanto pare anche tu, come Harry e Ron, andrai da solo al ballo» gli disse Fred ridacchiando.
Guardandolo di sottecchi, lo vidi abbassarsi con la testa sul libro, sbuffando. Poi d’un tratto, con la coda dell’occhio lo vidi muoversi verso di me.
«Ehm.. Visto che tu per il ballo sei sola come me, perché non uniamo le nostre solitudini? »
«E cosa ti fa pensare che io sia sola?? Se me lo chiedessi in una maniera più decente, forse ci sarebbe la possibilità di un si come risposta.. »
«Ah bene! Allora è un si?!»
Gli lancia uno sguardo di sfida: «Qualora me lo chiederai perché vorrai venire sul serio al ballo con me, e non come riserva quando non hai nessuno da invitare, allora sarà un si!»
Poi lo guardai con aria furiosa. Mi alzai, presi nervosamente i miei libri e andai via.
Mi sentivo arrabbiata come non mai! Chissà da quanto aspettavo la sua proposta, e poi sentirmelo chiedere così, mi lasciò una, non piccola, delusione. Contavo così tanto per lui, che mi considerava una ‘riserva’?? Fui ancora più sicura del fatto che lui non ricambiasse assolutamente i miei sentimenti. Non avevo alcuna speranza.

Passeggiavo scoraggiata per i corridoi avvolta nei miei pensieri, quando un ragazzo mi urtò una spalla. Dei flash di immagini confuse mi comparirono davanti agli occhi.
Un cimitero, notte e oscurità. Le sensazioni che provai alla visione di queste immagini fu tutt’altro che positiva. Qualcosa stava per accadere.
Il ragazzo continuò a camminare.
«Scusami!» mi urlò voltandosi indietro. Era Cedric Diggory, del Tassorosso.
Che quello che avessi visto riguardasse lui? Sperai vivamente di no. Comunque decisi di avvisare Harry, lui sicuramente avrebbe creduto a ciò che avevo visto. Lui, come i gemelli, sapeva delle mie 'visioni'.
Andai per i corridoi alla ricerca, sperando di trovarlo al più presto. Mi sentivo friggere dall’ansia e dalla paura, e dovevo mettere Harry assolutamente al corrente di quello che, probabilmente, stava per avvenire.
Lo trovai finalmente nei pressi della sala comune del Grifondoro.
«Ah! Harry, ti stavo cercando. »
«Ehm. Si, dimmi.» mi apparì alquanto nervoso.
«Tutto ok?» »
«Si si, certo» rispose con lo stesso tono nervoso. Poi lo vidi guardare verso un gruppo di studentesse, che andava giù per la scala, tra cui c’era anche Cho Chang.
«Oh..Capisco. » Feci una pausa, guardandolo dispiaciuta di averlo interrotto, in quello che probabilmente stava per essere un invito a Cho per il ballo, e poi ripresi. «Senti, scusami se ti ho disturbato, ma devo dirti qualcosa di molto importante.»
«D’accordo..»
«Ascolta: poco fa ho avuto una visione. Credo riguardasse il torneo. Non so esattamente quandò accadrà, ma so che accadrà e devi stare attento.»
«Cosa hai visto per l’esattezza?»
«Un cimitero. Era buio..»
«Pensi che ci sia di mezzo Voldemort, vero?» disse interrompendo le mie parole.
«Credo di si.»
«L’ho sognato. Qualche notte fa, il cimitero che mi dici. Non era solo un sogno, allora. »
«Devi stare molto attento Harry. Sia per te, che per gli altri partecipanti al torneo.» dissi in tono preoccupato.
«Va bene. Ti ringrazio di avermi avvisato. » mi sorrise e si allontanò.
Sperai davvero che sarebbe andato tutto bene, non volevo immaginare cosa sarebbe potuto succedere.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Qualcosa d’inaspettato. ***


Capitolo 5 - Qualcosa d’inaspettato.

Passarono poche settimane da quella chiacchierata con George. Dopo quel momento, per la maggior parte delle volte che eravamo nella stessa stanza, ci limitavano a salutarci o poco più, ma nient’altro. Lui non me lo chiese nuovamente, anche se io lo aspettavo tanto.
Io ero troppo orgogliosa per parlargli, e a quanto sembrasse, lui altrettanto.
Fred mi chiedeva sempre ‘Ma quando la finirete?’ Io non sapevo mai cosa rispondergli, mi limitavo solo ad un alzata di spalle.
La mia visione delle settimane precedenti tornò spesso a tormentarmi durante le notti. Era ancora più paurosa, e ogni volta c’erano sempre più dettagli che non c’erano la volta precedente.
Cercavo in ogni modo di non pensarci, immergendomi nella lettura dei miei libri preferiti, e chiacchierando con le mie amiche. E parlando con Fred, nella rare volte in cui non c’era George.
Poi un pomeriggio mentre ero al tavolo nella sala comune a leggere in tranquillità, sento arrivarmi alle spalle e sedersi accanto a me proprio lui, con aria abbastanza arrabbiata.
«Ok, basta!» sbottò.
Io lo guardai con occhi spalancati.
«Dai finiamola, vieni con me e basta..»
Era quasi dolce mentre lo diceva. «Ti sei svegliato di colpo?» risposi con un sorrisetto malizioso.
Ma poi il mio sguardo divenne triste. «Però io.. ecco non.. non posso. Me l’ha chiesto qualcun altro.»
«No, dai! Non dirmi che è quell’idiota? Quello del Tassorosso?! Michael.. qualcosa??»
«Si chiama Michael Cooper! E non è un’idiota. E’ un tipo gentile..»
«Certo, si! Però dai chi se ne frega! Mollalo!»
«Gli ho detto di si, non sarebbe educato nei suoi confronti! »
«Preferisci essere accompagnata da un cretino, che magari ti potrebbe anche dare fastidio, anziché dal tuo fidato migliore amico?!» disse cercando di convincermi. Già, il mio fidato migliore amico.
«Veramente tu sai essere più fastidioso di lui!»
«Bè, meglio che ti dia fastidio io che lui.. non lo conosci quasi. Non credi?» disse avvicinando il suo viso al mio, fissandomi negli occhi.
Io restai immobile a ricambiare il suo sguardo. Le mie parole furono come paralizzate.
Il suo braccio poggiato sulla spalliera della mia sedia e il suo viso a pochi centimetri dal mio.
Poi d’improvviso sentii un rumore provenire dall’entrata, dietro il quadro.
«Fred!» dissi distogliendo lo sguardo da George.
«Oh, George sei qui!» rispose lui. Notai un certo imbarazzo nella sua voce. «Ehm, ti stavo cercando!»
«Si, l’avevamo capito!» gli scoccai uno sguardo fulminante.
Fred trascinò il fratello su nei dormitori, con il pretesto di parlare.
George mentre saliva le scale mi guardò sorridendo: il suo sguardo voleva chiaramente dire che ci avrebbe sicuramente riprovato.

*

Il giorno seguente mi svegliai abbastanza presto grazie a Fred che venne a tormentarmi per aiutarlo con alcuni compiti che ovviamente non aveva alcuna voglia di fare.
«Fred devi imparare a fare da solo, senza venire ogni volta da me!»
«No, non ci capisco nulla io qui.» rispose sbuffando.
«Non è che non ci capisci nulla! E’ che non vuoi capirci nulla! Pigro.» dissi scuotendo la testa.
«Ok, dai aiutami! Basta blaterare.»
«Prendi il libro..» lo fulminai con lo sguardo.
C’era molta calma quella mattina nel cortile. Un leggero venticello sfiorava i miei capelli, cosi come quelli di Fred. Si poteva stare tranquillamente li seduti a studiare e parlare. Io aprii il mio libro sulle gambe.
«Uh, ma cos’è questa? Una letterina d’amore?» Fred prese un foglio di carta piegato a metà che era nel mio libro. C’era disegnato su un cuore.
«Fred! Fred! Ridammelo immediatamente!» Urlai buttandomi addosso a lui, cercando di prendere il foglio dalle sue mani.
«Che cos’è? Una lettera d’amore per mio fratello?» disse con il suo sorrisetto malizioso.
«Eddai ti prego smettila! Se dovesse arrivare George..» aveva il foglietto in mano dietro la sua schiena, ed io buttandomi su di lui mi allungavo cercando di prenderlo. E proprio in quell’istante il suo gemello si avvicinò a noi. Io mi bloccai di colpo.
«Oh! Vedo che stai aiutando Fred a studiare.» disse sardonico.
Fred senza farsi notare mi ridiede quel pezzo di carta, ed io lo rimisi nel libro, richiudendolo velocemente.
«Ehm.. si, certo!» lo fissai imbarazzata. «Vuoi stare.. qui con noi?»
«No grazie.» disse serio. «Preferisco andare dentro, cosi voi potrete studiare in pace.» strizzò l’occhio con uno strano sorriso e si allontanò.
Io e Fred per un attimo ci guardammo in viso confusi. Poi tornammo a pensare ai libri, sicuramente più seriamente di prima, quel momento imbarazzante col suo gemello.
Sapevo che Fred pensò la stessa cosa che pensai io: George aveva creduto che noi eravamo lì da soli a far tutt’altro che studiare.
Mentre facevamo i compiti Fred si accorse della mia aria malinconica.
«Dai, non pensarci! E’ solo uno stupido.» mi sorrise.
«Sei carino.. ma sono comunque un po’ giù..» cercai di ricambiare il suo sorriso.
Poi d’un colpo il sorriso di Fred sparì, lasciando posto ad un’espressione più seria ed a uno sguardo più intenso. Con le dita mi spostò un ciuffo dei miei capelli scuri che scendeva morbido sul mio viso.
Inaspettatamente la sua bocca toccò la mia. Così come la sua mano toccò la mia gamba e salì su, fino al mio fianco.
In un primo momento ricambiai il suo bacio, senza rendermene conto di quello che stava accadendo. Portai le mie mani sul suo viso, accarezzando poi i suoi morbidi capelli rossi. La sua mano ormai era poggiata sulla mia schiena, che mi spingeva sempre più verso di lui. Il suo bacio diventava sempre più intenso.
Mi sembrò di baciare George per un pò. Poi sconvolta inquadrai che stavo baciando Fred e mi distaccai subito da lui.
«Io.. ehm.. non so cosa mi sia preso, mi dispiace..» disse lui mortificato.
Io non riuscii a dir nulla, mi sentivo solo confusa. Cosi presi le mie cose e me andai.
Quando mi avvicinai all’arco per rientrare George era li davanti. Aveva visto tutto.
«Vedo che avete socializzato bene..» disse voltandomi le spalle e camminando.
«No aspetta, quello che hai visto non è stato nulla. E’ stato solo uno errore momentaneo..» cercavo di tenere il suo passo veloce restandogli affianco.
Si girò di scatto verso di me: «Ascolta, non devi darmi nessuno spiegazione! Io non sono il tuo ragazzo, sono solo tuo amico e se vuoi baciare mio fratello o chiunque altro della scuola, sei libera di farlo!» il tono con cui lo disse sembrò quasi arrabbiato.
Lo lasciai andar via. Del resto era vero: lui era solo il mio migliore amico.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 – E’ solo un incubo. ***


Capitolo 6E’ solo un’ incubo.

Per il resto del giorno non vidi più George, come neanche Fred.
Per qualche giorno, il primo non mi rivolgeva quasi nemmeno uno sguardo se lo incontravo per i corridoi; e il secondo aveva sempre un aria di forte imbarazzo, e quindi non riuscivo neanche a iniziare un dialogo con lui. Se capitavamo nella stessa stanza finivamo col stare per tutto il tempo in silenzio.
Cosi un giorno a pranzo decisi di parlarci. Non sopportavo ancora questa situazione.
Ero seduta dall’altra parte del tavolo, allora mi spostai e mi sedetti vicino a Fred.
Lui mi guardò avvicinarmi.
«Ok. Credo che dovremmo parlare, e smetterla con questa situazione, non la sopporto davvero più.»
«Nemmeno io. E.. bè, volevo dirti che mi dispiace molto. Davvero, non so perché l’abbia fatto.. forse ero posseduto da mio fratello!» sorrise.
Io lo guardai con occhi spalancati.
George che era accanto lui, subito disse la sua. «Che diavolo stai dicendo Fred? Negli incubi peggiori potrei sognare di baciarla!» mi rivolse un occhiataccia.
Fred si voltò verso di lui. Dall’espressione adirata di George, dedussi che il suo gemello l’avesse guardato come per dirgli “ma che diavolo dici?”
«Al massimo potresti essere stato posseduto da quell’idiota del suo accompagnatore, Michelle. Secondo me quel tipo è un pervertito.» continuò George, con un sorriso sprezzante e beffardo.
«Si chiama Michael, ed è più educato di te!» gli lancia uno sguardo di sfida.
«Ah, lascialo perdere!» Fred si voltò nuovamente verso di me. «Comunque sia, davvero mi dispiace. Spero mi perdonerai e ci passeremo su.» concluse con tono amichevole.
«Certamente. Come se non fosse successo nulla.» lo tranquillizzai.
«Oh si, assolutamente nulla..» s’intromise ancora una volta George col medesimo tono beffardo, guardando nel suo piatto.
«Ma si può sapere qual è il tuo problema?» dissi alquanto infastidita. Tanto lui era solo un mio amico, cosa diamine gliene poteva importare?
«Qual è il mio problema?? Ti sbagli! Io non ho nessun problema.» mi rivolse un sorriso palesemente finto.
«Idiota..» borbottai tra me.
George borbottò anche lui qualcosa sicuramente contro di me, che però non riuscii a capire, e sentii Fred in mezzo a noi due, che tornò a mangiare sospirando rassegnato.

*

Quella stessa notte il mio sonno fu abbastanza agitato. Ma ricordo perfettamente il sogno inquietante che lo accompagnò.
Ricordo che mi trovavo sempre nella scuola. Io ad Hogwarts mi sentivo come a casa ma le sensazioni che mi provocò quel sogno erano tutt’altre che positive.. Era buio, e c’era molto silenzio. La scuola sembrava deserta. Camminai per i corridoi bui e deserti fino alla biblioteca.
Lì mi ritrovai con un ragazzo dai capelli scuri e lo sguardo intenso.. aveva un’aria familiare. Sapevo con certezza di conoscerlo.
«Non dovresti metterci cosi tanto a venire fin qui.. potrebbero vederti.» mi disse, con la sua voce profonda.
«Sta tranquillo. Ormai non c’è più nessuno in giro a quest’ora.» risposi io. Non mi sembrò affatto che fui io a parlare. La mia voce era diversa. Il mio tono era pacato e profondo quasi quanto il suo.
«Dobbiamo andare nella sezione proibita.» continuò il ragazzo.
«Cosa stai cercando esattamente, Tom?» Anche il suo nome mi suonò molto familiare.
«Lo vedrai. Sai bene che mi piace curiosare tra i libri di arti oscure..»
«Credevo che avresti smesso di farlo Tom. Se qualche professore lo scoprisse..» il mio tono da pacato, diventò irritato e nervoso.
Lui fermò di colpo il suo passo, e si girò verso di me. «Ma non lo scopriranno.. Vero?» la sua voce profonda, diventò quasi minacciosa.
Credo poi, che capì dalla mia espressione, che non l’avrei detto a nessuno.
«Bene.» disse serio, e riprese a camminare davanti a me. Io continuai a seguirlo senza fiatare.
«Sento dei passi in lontananza» dissi preoccupata.
«Non è un problema.»
Un ragazzo fermo sulla porta ci vide. «Ehi voi!» Probabilmente un prefetto in giro a controllare. Si avvicinò a noi. «Non credete che sia un po’ tardi per andarvene in giro?»
Guardai la sua divisa, e notai il distintivo di Serpeverde. Come quello che indossava Tom.
«Non direi.» il ragazzo che chiamavo Tom, gli rivolse un sorriso sprezzante, quasi malvagio. Poi alzò la sua bacchetta puntandola contro il prefetto.
«Abbassa la bacchetta! Cosa pensi di fare!»
«Ma assolutamente niente.. Se ti toglierai di mezzo e non dirai nulla del nostro piccolo giretto notturno..» lo minacciò.
«Solo per questa volta, Riddle.» disse il ragazzo e si allontanò, continuando a perlustrare i corridoi.
«Andiamo.» mi disse poi, e proseguimmo.
Continuai a camminare osservandomi intorno.
Guardando in una vetrinetta notai il mio riflesso, illuminato dalla punta della bacchetta.
Mi avvicinai come per guardare meglio.
Il mio volto era diverso, così come i miei capelli e i miei occhi. I capelli erano di un rosso acceso e gli occhi erano color nocciola. Il mio sguardo sembrò quasi maligno.
In quel riflesso vidi un'altra persona, non potevo essere io.
La cosa che mi spaventò più di ogni cosa, fu la sensazione che tutto fosse cosi terribilmente reale.
Più che un sogno mi parve essere un ricordo che mi apparteneva.
Mi risvegliai da quel sogno abbastanza stordita e confusa. Non capii cosa volesse dirmi.
L’unica cosa che capii chiaramente fu che quel ragazzo si chiamava Tom Riddle.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 – George. ***


Capitolo 7 - George.
(eh si, non sapevo come chiamarlo questo capitolo XD)

Mi preparai e andai a fare colazione. Non riuscivo a pensare ad altro. Non era la prima volta che lo sognai.. Ormai mi capitava di sognarlo fin troppo spesso.
Ovviamente, lì a mangiare, come chi non mangiasse da una vita, c’erano già quei due. Io mi sedetti in mezzo a loro.
«Oh buongiorno! Ma che faccia sveglia.. » disse Fred osservandomi.
«Sta zitto! Ho dormito da schifo» risposi sfregandomi le mani sul viso.
«Sogni? »
«Già.. L’ho sognato ancora.»
«Uh interessante! E stavolta cosa facevate?» disse alzando un sopracciglio.
«Ma smettila! Ho sognato Tom, non era un sogno a luci rosse! Stupido!» gli diedi uno piccolo schiaffo sulla nuca.
«Nuovi particolari interessanti allora?» rise.
«Non ciò che pensi! Ho visto che aspetto ho.. cioè della ragazza che è con lui, che impersono nel mio sogno..»
«Interessante.. e dimmi: sei carina?» sorrise maliziosamente.
«Fred.. » Lo guardai con aria rassegnata e continuai. «Avevo i capelli rossi e degli occhi castani, che non mi trasmisero nulla di positivo..»
«Magari eri tu nella tua vita precedente» disse ridendo. «E in questa vita sei circondata da gente con i capelli rossi.. che coincidenza!»
Lo guardai scettica.
Poi riprese: «In questa vita se magari ti sposassi con un rosso, potreste avere tanti bei bambini con i capelli rossi..» disse con un finto fare pensieroso e prendendomi in giro.
«E magari quello lì saresti tu, giusto?» intervenne George, interrompendo per un secondo di mangiare.
Mi girai verso George quasi compiaciuta. Gli dava davvero fastidio che, ipoteticamente, tra me e Fred ci fosse qualcosa?
«In verità pensavo più a..» Fred stava rispondendo, ma gli impedii di completare la frase dandogli una gomitata nel fianco.
Massaggiandosi il fianco, girò lo sguardo verso di me e mi sorrise. «Che c’è?»
«Finiscila!» dissi sottovoce.
Guardai George che trangugiava come un morto di fame. «Per la miseria, prendi fiato!»
Si bloccò «Vicino a te preferisco trattenerlo il fiato.» rispose acidamente e fingendo un sorriso.
Lo fulminai «Imbecille! Ti odio..»
«Ma quanto amore in questo angolo della tavolata!»
Ecco che arrivò anche quell’idiota di mio fratello.
«Guarda, guarda chi si vede.. devo dire che il tuo tempismo con le tue battute simpatiche, è perfetto!»
«Avevi dubbi?» si sedette di fronte a noi.
«Vabbè, ormai dovresti esserne abituato.. è sempre cosi.» rispose Fred divertito, guardando me e George.
«Pensate un pò agli affari vostri!» dissi ad entrambi.
«Questa volta sono miracolosamente d’accordo con te.» mi sorrise George.
John e Fred si guardarono con un’espressione scioccata in viso «Miracolo!!!» dissero insieme.
«Sono circondata da idioti!» esclamai portandomi la mano sulla fronte.

*

Nel pomeriggio rincontrai George, stranamente da solo, nel cortile innevato. Era seduto esattamente sulla panchina dove ci sedemmo quel giorno io e Fred.
«George!» lo chiamai.
Ma appena mi vide, si alzò di tutta fretta e si avviò per rientrare. Così, corsi verso di lui e lo fermai.
«Ehi! Ma che fai mi eviti?»
«No! Perché? Stavo solo ritornando dentro..» disse fingendo indifferenza. Anche se era palese che mi stesse evitando.
«Non mi prendi in giro! Perché sei solo qui? Dov’è Fred?»
«Ah certo! Cerchi Fred.» lo vidi alzare gli occhi al cielo.
«No, io cercavo te! Stupido. E guardami!»
«Ero qui perché volevo stare un pò da solo. Per cosa mi cercavi?» lo disse con uno strano tono triste.
«Volevo dirti che.. beh, sai.. Michael si è rotto una gamba. Credo cadendo dalla scopa.» ero in imbarazzo, e speravo tanto nel sentirgli dire ciò che desideravo. Ormai Natale era vicino.
«Bravo! Gli faccio i miei complimenti.» riprese a camminare verso l’entrata.
Tenni il passo accanto a lui.
«Uhm.. già.» lo guardai con la coda dell’occhio. Notai che lui fece altrettanto.
«Quindi sei…»
«Si.. è già tanto se può camminare..» in fondo mi dispiaceva per Michael, ma ero troppo contenta che fosse accaduto ciò. Ora, ero libera di andarci con George.
«Oh.. che sfortuna..» continuò a fare l’indifferente.
«Ma insomma George! Diamine, ti sto dicendo che sono sola!»
Rimase spiazzato. Evidentemente non si aspettava questa mia reazione.
«Ci vuoi andare ancora con me, anche se t’insulto e ti tratto sempre in malo modo?» chiese sorpreso.
«Si..» risposi sorridendo lievemente e abbassando lo sguardo.
«Scusa non preferiresti Fred? Lui è più gentile con te, rispetto a me.»
«Perché dovrei preferire lui?!» mi sentii quasi offesa.
«Andiamo! Vi siete perfino baciati!» disse scuotendo la testa.
«No, è stato solo uno sbaglio senza alcun significato. E poi io non ho ricambiato quel bacio..»
«No certo, non eri tu avvinghiata alle sue labbra. Vi ho visti! Non prendermi in giro.» si bloccò voltandosi verso di me.
Stava per ritornare nella direzione di prima, quando lo fermai prendendogli la mano.
«Io non ho pensato di baciare lui..» lo guardai fisso negli occhi.
«Pensavi a Michael?!» il suo tono era sarcastico.
Dall’altra parte del cortile sentimmo un fischio. Era Fred che alzando una mano cercava di farsi notare. Lasciai andare immediatamente la sua mano.
«Fred ti chiama. Dovresti andare..» gli dissi, almeno cosi deviai la sua domanda.
«Non cerca me. E’ te che sta chiamando.» disse con un sorriso sardonico, ma il suo sguardo era severo.
Io mi girai di nuovo verso Fred e vidi che gesticolava con la mano, dicendomi di andare da lui.
Mi voltai verso George, che allontanandosi mi rivolse uno dei sui sguardi gelidi. Li ho sempre odiati.
Stavo per lasciarlo andare, ma decisi di andargli dietro.
«No, aspetta! Sta volta non ti lascio andare via cosi!» feci cenno a Fred di aspettare, e che sarei andata da lui dopo aver parlato con George.
Quest’ultimo mi guardò. «Io non ho nulla da dirti.»
«Secondo me invece è esattamente il contrario. Così come per me..» il mio sguardo si fece dolce.
«Ok, potresti avere ragione… Allora.. ci vieni con me al ballo la vigilia?»
«Va bene..» gli dissi con delusione. Mi sembrò che me lo avesse chiesto come per farmi un piacere.
«Quale onore!» rispose con un sorriso sprezzante di sarcasmo e si allontanò.
Io andai da Fred, che mi fissava malizioso e divertito.
«Sta zitto, ti prego!» dissi.
E ridendo tornammo dentro.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 – “..Ma per me tu sei tutt’altro che un idiota.” ***


Capitolo 8“..Ma per me tu sei tutt’altro che un idiota.”

L’attesa finì e finalmente la vigilia di Natale arrivò. E con essa anche il Ballo del Ceppo.
Quella mattina camminavo tranquillamente per il corridoio con aria spensierata dirigendomi alla Sala Grande. Dopo tanto tempo, finalmente facevo sogni tranquilli in quegli ultimi giorni.
Mentre camminavo avvolta nei miei pensieri, improvvisamente mi trovai di fronte a George, con cui non parlavo da quella conversazione nel cortile.
I nostri occhi si fissarono in attesa che uno dei due facesse il primo passo.
Nel suo sguardo però, lessi nervosismo e forse rabbia. Secondo me, mancò poco a che diventasse uno scontro con le bacchette.
Quante volte avrei voluto schiantarlo nei momenti di rabbia. Anche se poi nelle mie fantasie lo facevo riprendere sempre con un bacio.
«Oh.Tu.. » cercai di dire qualcosa, introdurre una conversazione decente, ma con scarso risultato.
«Oh.. io. Wow! Sei rimasta ad Hogwarts!» disse sarcastico.
«Ma che… Stasera forse c’è il ballo!» risposi quasi furiosamente.
«Bè, pensavo che alla fine te la saresti svignata da una serata noiosa col sottoscritto!»
«Che diavolo vai blaterando, George?!»
«Oh, dopo tutto per te sono solo un’idiota, un fannullone, buono a nulla senza cervello, che sa solo perdere tempo inventando scherzi altrettanto idioti!»
Non riuscivo a capire cosa gli fosse successo, non sembrava scherzasse. Sembrò arrabbiato sul serio.
Io non riuscii a far uscire parola, e continuai a guardarlo sbigottita.
«Oh si! Lo so!» Concluse con altrettanta rabbia, e si allontanò entrando nella sala grande.
Poi mi tornò in mente: una volta le dissi davvero quelle cose su lui. A Fred. Ma fu in un momento di collera, non pensavo realmente ciò. Non l’ho mai pensato sul serio. Tutt’altro.
Certo, ogni tanto.. anzi.. forse spesso, lo trovavo irritante con le sue battutacce e i suoi scherzi stupidi, che secondo lui dovevano essere divertenti, ma poi pensandoci bene, mi piaceva riceve attenzioni da lui, anche se non sempre gentili. Almeno sapevo di essere nei suoi pensieri. Poi farlo arrabbiare mi piaceva molto, suscitare in lui, anche se minima, una vena di gelosia. E sono sicura: se una persona si infuria cosi tanto con te, vuol dire che a te ci tiene.

Confusa entrai nella sala grande, ma rimanendo alla porta. Cercai con gli occhi Fred, volevo assolutamente una spiegazione. Vidi che, ovviamente, era seduto accanto al fratello.
Cosi gli andai vicino, ma non mi sedetti; di certo era meglio parlare lontano da George.
«Dobbiamo parlare! Subito!»
«O-ok» Fred sembrò incerto.
Lo trascinai lontano, quasi all’entrata, sotto gli occhi di George che ci guardava irritato.
«Che cavolo gli hai detto??» sbottai.
«A chi?»
«Come a chi?! A tuo fratello! Sembrava davvero furioso! Prima è venuto da me, dicendo che lo sapeva! Io di lui penso che è un idiota senza cervello, che perde tempo inventato stupidi scherzi..» presi fiato cercando di calmarmi e continuai. «Cosa gli hai detto Fred?»
«Oh, beh.. ecco.. magari mi sarà sfuggito un tuo sfogo..» disse massaggiandosi la nuca.
«Cosa?!?»
«Ma senza volerlo eh! Non era mia intenzione! Io stavo solo cercando di tranquillizzarlo e involontariamente… scusa» sembrò dispiaciuto.
«Fantastico! Ora mi odia sicuramente.» mi portai le mani sulla fronte.
Per una volta che sembrava che finalmente avremmo passato una serata diversa dal solito insieme, ecco la fregatura. Ora potevo anche prepararmi anche all’idea di essere da sola come un’idiota, al ballo, e di vedere George arrabbiato con me per chissà quanto tempo.
«Ma dai, non credo proprio che ti odi. Non essere esagerata..»
«E tu cosa ne sai?!» gli chiesi incuriosita.
«Nulla. Lo so e basta. Parlaci e chiaritevi.» mi fece l’occhiolino e tornò a sedersi al suo posto.

Qualche ora dopo ero di nuovo lì, davanti a quella sala, acconciata e vestita nel mio bell' abito da sera di raso blu. Era semplice ma bello. Non volevo essere troppo appariscente, ma nemmeno passare inosservata. Quanto piaceva quel vestito! Aveva un corpetto morbido che mi avvolgeva la vita, e scendeva altrettanto morbido fino alle caviglie.
Mi sentivo un bel po’ nervosa.. Cosa gli avrei detto non appena l’avrei incontrato?
Rimasi un po’ appoggiata al muro accanto alla porta della Sala Grande a pensare a qualcosa di efficace da dire.
«Evie! Ciao!»
«Hermione, Ciao! S-sei.. bellissima!» non mi accorsi affatto che Hermione si fosse avvicinata a me.
«Grazie. Tu sei davvero stupenda! Stai aspettando qualcuno?» mi rivolse un sorriso d’intesa.
«Oh.. bè.. no! Non aspetto nessuno. In effetti non so nemmeno cosa ci faccio qui!» sorrisi cercando di nascondere il mio imbarazzo.
«E’ tutto ok?» chiese guardandomi come se sospettasse che fossi vicina allo scoppiare in lacrime, ma non sono una persona che piange cosi facilmente.. e non per così poco.
«Si, si! Tranquilla! Credo che me ne tornerò nei dormitori.. sono stanca..» dissi scostandomi dalla porta, rivolgendo le spalle verso il corridoio. «Divertiti anche per me!» cercai di sorridere. E lei fece altrettanto.
Ma mentre mi voltavo per avviarmi verso la sala comune, non mi accorsi che dietro di me c’era proprio colui che stavo cercando di evitare. Quasi gli andai addosso.
«S-sei tu..» rimasi quasi incantata a guardarlo. Era meraviglioso nel suo smoking nero. Poi cercai di riprendermi e sembrare indifferente.
«Eh già.. sono solo io.. peccato» la sua espressione sembrò triste.
«Ascolta, io devo parlarti! Voglio dirti che non penso sul serio ciò che ti ha detto Fred.. » lui rivolse lo sguardo altrove, come per non voler ascoltare le mie parole, ma io continuai il mio discorso. «Fu in un momento di rabbia.. E poi è stato molto tempo fa. George ti prego, ascoltami!»
«Perché? E poi anche se fosse stato molto tempo fa, cosa è cambiato da allora?»
«Bè.. intanto potremmo passare questa serata insieme e amichevolmente.. cosa ne dici?» abbozzai un sorriso.
«Uhm.. non sembra una cattiva idea..» disse provando a sorridere, facendo sparire quell’espressione triste dal suo volto.
Mi porse il suo braccio ma io esitai inizialmente. Poi gli sorrisi a mia volta, poggiai la mano intorno al suo braccio, ed entrammo insieme nella Sala Grande.
Mi sentii abbastanza strana nell’essere al suo fianco, ma altrettanto felice.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - Il Ballo. ***


Capitolo 9 – Il Ballo.

La serata proseguì piacevolmente, e al contempo la trovai insolita. Non ero abituata a tutto questo.. accanto a lui oltretutto.
Ballammo insieme per quasi tutta la sera. Era una bella sensazione avere il suo braccio che mi stringeva intorno alla vita, stringere la sua mano.. avrei fatto durare quella serata all’infinito.

Decisi di andare a sedermi un attimo, mentre George prendeva qualcosa da bere per entrambi. Vidi Fred seduto anche lui, faceva un pausa tra un ballo e l’altro, guardandosi intorno come un galletto impiccione. Così mi avvicinai a lui.
«Ehi!» dissi con un gran sorriso sulla faccia.
«Wow! Dal tuo sorriso a mille denti, suppongo che la serata stia andando bene.»
«Beh, si! Direi di si!» risposi sedendomi accanto a lui.
«Allora.. suppongo che stia per accadere qualcosa d’interessante..» il suo sorrisetto era, come al solito, malizioso.
«No. Nulla di ciò che pensi!»
«Andiamo! Questa è la sera giusta! Quando glielo farai capire, se non ora?!»
«No, non posso, non ce la faccio! E se..»
«E se nulla!» Sbottò, interrompendo le mie parole. «Diglielo e basta! Poi ti sentirai come se ti fossi tolta un gran peso, vedrai.»
«Certo, come no! Poi lui non farà altro che evitarmi, perché non vuole urtare i miei sentimenti, visto che non ricambia ciò che provo..»
«Questo lo pensi tu!»
«Perché tu che pensi?» M’incuriosì.
«Ecco... sssh, zitta sta arrivando..» mi zittì, cosi evitando di rispondere alla mia domanda.
Ebbi solo il tempo di un occhiataccia, quando George era già arrivato da noi.
«Fratellino! Allora, che mi racconti?» disse sghignazzando.
George lo guardò come se fosse in forte disagio. «Ehm..cosa?!» abbozzò un sorriso.
Mi alzai avvinandomi di fianco a lui e lo guardai con un certo interesse.. ero curiosa di sapere perché si sentisse cosi in imbarazzo.
«Ah, guarda! Torna la tua ragazza. Sembra abbia finito di ciarlare con le sue amiche. Ci vediamo dopo fratellino.» Così dicendo, appoggiò una mano sulla mia schiena, trascinandomi lontano da Fred.
«E’ tutto ok?» domandai.
«Ma si, certo. Perché?»
«Chiedevo.» avrei voluto sapere se ci fosse qualcosa che non andasse, ma non volevo metterlo nuovamente a disagio.
«Ti va di andare a fare due passi.. fuori? In cortile?»
«Perché no..» sorrisi. Anche se questa non era una cosa che facevamo normalmente.. Mi fece sentire ancora più nervosa di prima.
Se un ragazzo ti chiede di allontanarsi dalla folla, vuol dire che vuole star da solo con te; e se vuol star da solo con te…
«Fa freddo qui! Ecco, tieni..»
Prima che me ne potessi accorgere, eravamo già fuori e lui mi posò sulle spalle la sua giacca.
«G-grazie.» dissi, con ancora stampato sul viso il mio sorriso imbarazzatissimo. Il suo gesto però mi fece davvero piacere.
Me la infilai poi, cosi da potermi riscaldare… sentirne anche il suo profumo, e magari cosi mi sarebbe rimasto addosso.
Lui mi guardò con quasi un sorriso divertito. «Ah si, con la mia giacca sembri davvero ancora più tappa del solito.»
«Eddai! Stupido..almeno stasera sii gentile.» sorrisi.
Questo volta però, il mio ‘stupido’ ebbe un suono diverso. Come a volergli dire che era “adorabilmente stupido”.
Ecco poi uno di quei silenzi.
Quelle terribili ed imbarazzanti pause, in cui pur di spezzare il silenzio, avresti detto qualunque stupidaggine.
‘Oddio! Ti prego dì qualcosa, per la miseria!’ Pensai.
Il mio sguardo rimase fisso sui suoi occhi, spaventosamente vicini e fissi sui miei.
Eravamo l’uno accanto all’altra, seduti alla nostra panchina, nel silenzio serale del cortile innevato e deserto. Si poteva udire solo una musica di sottofondo provenire dalla sala da ballo, all’interno del castello.
E poi inaspettatamente vidi il suo viso avvicinarsi al mio sempre di più… Che diavolo stava succedendo? Tutto questo non poteva accadere sul serio! Si, era sicuramente un sogno.. o forse mi trovavo in uno strano universo parallelo. Non poteva essere altrimenti.
Potei avvertire le sue labbra avvicinarsi alle mie, il suo respiro quasi nel mio..
«Ahia!» Sentii qualcosa provenire dalle nostre spalle colpirmi in testa.
Quando ci voltando dietro di noi, vedemmo Ron abbastanza arrabbiato che imprecava, per chissà quale motivo.
«Ron! Ma che diavolo ti è preso?? Ora ti metti anche a colpire la gente in testa?!» gli urlò George infastidito.
«S-scusate! Non volevo!» urlò di risposta e rientrò.
«Cavolo, ti ha fatto molto male? Mi dispiace.. mio fratello è un idiota.»
«Ma no, tranquillo! E’ tutto apposto. Sto bene.» gli sorrisi per far sembrare che stessi bene, quando in realtà mi fece un male della miseria! E per di più ci interruppe in un momento che non so da quanto aspettavo. Maledizione a te, Ron!
«Sai forse è meglio se rientriamo. Non vorrei che mi arrivasse qualcos’altro in testa.» risi, cercando di sdrammatizzare. Non mi andava che la conversazione finisse su ciò che stava per accadere un attimo prima.
«Si, credo sia meglio.»
Ci rialzammo e rientrammo anche noi.
Posso giurare però, proprio nel momento in cui ci accorgemmo di Ron, di aver sentito qualcuno urlare qualcosa del tipo “Ecchecazzo Ron!”. In quel momento non risi per non far capir nulla a George, ma potrei metterci la mano sul fuoco che quella voce era proprio di Fred, nascosto, che osservava da lontano.
Infatti, a quel tempo di certo non ero al corrente della conversazione che solo qualche ora prima era avvenuta tra Fred e George nel dormitorio mentre si preparavano.
«Allora?» disse Fred guardando George rassegnato.
«Allora cosa? Non le parlo, a meno che lei non mi chieda scusa.»
«Lo farà.» rispose tranquillo allacciandosi una scarpa.
«Come mai ne sei così sicuro?» George sembrò infastidito, come se avesse visto nuovamente suo fratello strapparmi un bacio.
«Perché io so cosa le passa per la testa.»
«Ah si, ho notato. Lei con te parla, si sfoga.. ti confida tutto eh?»
«Ok, d’accordo. Fa finta che non ti abbia detto nulla, ok?!»
«Di che parli Fred?»
«Lei si confiderà pure con me, ma è di te che parla.»
George lo guardò incredulo. «Tu sei pazzo! Fantastichi troppo!» rise.
«Va bene, come ti pare, però penso che comunque stasera sia il momento perfetto..»
«Per cosa?» George non capiva cosa volesse dire.
«Fai meno il tonto e agisci di più! Ascoltami: ballate un po’, poi verso la fine della serata vi allontanate da tutti, magari andate fuori, chiacchierate.. blablabla.. e poi..» sogghignò e fece l’occhiolino al fratello.
«Poi?!»
«Poi le dai una botta in testa e scappi via!» disse Fred sarcastico e riprese «ma le fai la tua confessione no?! Senti, non pensi che sia ora che tu le dica.. insomma.. che..»
George spezzò le sue parole. «Cosa?! No, no, no! Non accadrà. Per lo meno non stasera. Lei mi riderà in faccia.» Rispose mentre nervosamente si annodava il papillon.
«Avanti George! Non lo farà. Altrimenti se proprio non riesci a dirglielo con le parole, dillo..» Avvicinò la mano alle sue labbra e simulò un bacio.
«Ah, certo molto più facile.» rispose George sardonico.
«Avanti! Puoi farcela.» Fred gli diede una pacca sulla schiena sorridendo, e scese verso la sala comune.
George si guardò nello specchio sospirando, e infilandosi la giacca, si diresse anche lui verso la sua serata.

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