SETTEMBRE
Lupin si stava dirigendo verso l'enorme portone di quercia della sala d'ingresso
di Hogwarts, mancava ormai pochissimo al sorgere della luna e doveva fare in
fretta. Si fermò di scatto, la mano già sulla maniglia, sentendo dei passi
affrettati dietro di sé. Si girò verso lo scalone che portava ai piani superiori
del castello e vide Tonks corrergli incontro, saltando gli ultimi due scalini e
rischiando di cadere, atterrando sul pavimento di pietra.
-
Che cosa ci fai tu qui? - le chiese brusco.
-
Vengo con te, - rispose lei semplicemente.
Lupin la guardò allibito, non credendo alle sue orecchie. - Scusa, credo di non
aver capito bene, - le disse lasciando la maniglia e voltandosi completamente
verso di lei in modo da fronteggiarla direttamente.
-
Hai capito benissimo invece, vengo con te.
-
Scherzi vero? Guarda che non ho tempo adesso, sono già in ritardo, voglio essere
lontano al sorgere della luna, - le rispose girandosi di nuovo verso l'uscita.
Tonks fece una passo, seguendolo. - Ho detto che vengo con te!
-
Ma sei uscita di testa? - sbottò lui girandosi di scatto e ritrovandosela
davanti, lei lo fissò negli occhi e fece un passo indietro. Non aveva mai visto
Lupin arrabbiato, ma adesso sembrava furioso.
-
Voglio venire Remus, non ho paura.
-
Ma cosa vuol dire che non hai paura? Lo sai che quando mi trasformo non
riconosco più nessuno. Ti ucciderei senza neanche rendermene conto.
Lei
scosse la testa. - Non credo che sia così.
-
Come sarebbe non credi che sia così? Certo che è così.
-
Allora come mai non hai ucciso Sirius o James o Peter?
-
Perché erano trasformati e in grado di difendersi da me.
-
Peter? Ma se era un topo, - disse lei con tono ironico, guardandolo con gli
occhi lucidi per l’eccitazione, sapeva di aver ragione.
-
C'erano James e Sirius che mi tenevano sotto controllo.
-
Non li hai mai attaccati, o li avresti contagiati, anche da trasformati.
-
Solo se li avessi morsi, cosa che non è successa solo per pura fortuna. Sono
stato un incosciente, ma ero giovane.
-
Volevano starti vicino, perché a me non lo permetti?
-
Te l'ho detto sono stato un imprudente, non ho intenzione di ripetere gli stessi
errori di quando ero un ragazzo.
Lei
lo fissò negli occhi, la rabbia era svanita improvvisamente come era insorta,
ora lo sguardo di Remus esprimeva solo tristezza.
-
Capisco quello che volevi fare, e ti ringrazio, - le disse alzando una mano come
se volesse accarezzarle il volto. - Ma non te lo permetterò, - concluse tirando
fuori la bacchetta e, muovendola senza che lei potesse fare nulla per
difendersi, mormorò. – Stupeficium.
Tonks barcollò schiantata, Lupin la prese tra le braccia facendola appoggiare al
freddo pavimento di pietra della stanza, poi mosse di nuovo la bacchetta
facendone uscire una nube argentea che prese forma, muovendosi verso le scale. -
Avvertirà Silente, - le disse fissando il patrono che si muoveva rapido per lo
scalone, diretto verso l’ufficio del preside. - Ti verrà a prendere e impedirà
che tu faccia sciocchezze per questa notte, - concluse girandosi, dopo averle
lanciato un ultimo sguardo.
Tonks sentì gli occhi bruciarle e una lacrima di rabbia e impotenza scivolarle
lungo la guancia.
-
Mi dispiace, - disse solo lui prima di uscire nel parco illuminato ancora solo
dalla luce delle stelle..
Lei
rimase a terra per qualche minuto, poi sentì dei passi provenire dal piano di
sopra e vide Silente comparire dalle scale, sul volto un espressione
indecifrabile. – Innerva, - mormorò il preside agitando lievemente la bacchetta.
Appena fu possibile Tonks si alzò in piedi, senza staccare gli occhi da quelli
azzurri dell’uomo che le stava di fronte, aspettando che la rimproverasse per
quello che aveva appena cercato di fare, ma lui rimase in silenzio e poi
inaspettatamente sorrise.
-
Mi dispiace ma per questa notte ho promesso che non ti avrei fatto uscire dalla
scuola.
-
Dovrei tornare a casa, - disse lei piano.
-
Temo che dovrai rimanere qui fino a domani mattina, - le rispose Silente, ma
senza usare un tono di rimprovero, sembrava anzi dispiaciuto.
-
Ma...
Silente fece un gesto con la mano, impedendole di proseguire. - Permettimi di
offrirti almeno una tazza di thè, - disse allungando il braccio e poggiandolo
sulla spalla della ragazza, lei annuì e seguì l’uomo per le scale, fino al suo
ufficio. Passarono qualche ora a chiacchierare, senza mai fare riferimento a
quello che era successo quella notte però, infine Tonks fu scortata in una
stanza libera della scuola e li rimase per il resto della notte.
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