La casa del sole nascente.

di Giulz95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Questo è il The House ***
Capitolo 2: *** Come una brutta droga ***
Capitolo 3: *** Una frase, una condanna a morte ***
Capitolo 4: *** Non dirlo nemmeno, non ti azzardare. ***
Capitolo 5: *** Sono contento di averla qui, nonostante tutto. ***
Capitolo 6: *** Credi che abbia scelta? ***
Capitolo 7: *** Starmi intorno troppo a lungo le sta facendo male ***
Capitolo 8: *** Inizi a diventare brava. ***
Capitolo 9: *** Dimmi che non sei stato tu. ***
Capitolo 10: *** Fondamentalmente, è così che abbiamo incasinato tutto. ***
Capitolo 11: *** Le mattine di gennaio sono tremende. ***
Capitolo 12: *** Smile. ***
Capitolo 13: *** La verità. ***
Capitolo 14: *** Toccala con un dito, e ti uccido. ***
Capitolo 15: *** Rose. ***
Capitolo 16: *** L'ufficio di Vinnie. ***
Capitolo 17: *** Sì, sei stata stupida. Ma sei stata anche coraggiosa. ***
Capitolo 18: *** Lei è quello che mi spinge ad andare avanti. ***



Capitolo 1
*** Questo è il The House ***


Detesto il freddo. Specialmente quello di gennaio, quello bastardo, che non perdona con le sue nevicate e le sue gelate durante la notte. I bambini sono contenti, certo, perché possono uscire in strada a giocare, io che devo rimanere fuori da questo buco a controllare che la serata dentro fili liscia come l'olio posso dire solo una cosa: detesto il freddo.
Qualche anno fa pensavo di trasferirmi, magari in un posto caldo, tipo Miami o Orlando. Già, un posto tremendamente caldo e asciutto che mi libererebbe da tutta questa merda. Poi però mi sono reso conto che questa merda mi trattiene qua, mi impedisce di scappare, vietandomi di lasciare lo stato, nel senso giudiziario e penale del termine. Per un detective ci sono due cose insopportabili nella vita: dover riconsegnare il distintivo e dover essere costretto a vedere uno dei tuoi colleghi che ti sbatte in una cella. Beh, posso dire di averle passate tutte e due. 
Forse me lo sono meritato tutto questo schifo. Forse avrei potuto fare scelte migliori, forse dovrei smettere di fumare questa merda e ricominciare a vivere. Ma Dio Santo, guardati intorno. Guardali, tutti questi stronzi che arrivano davanti al locale, pronti a godersi un strip fenomenale, e magari per portarsi a letto una delle spogliarelliste. Idioti, falliti, malati e drogati, certo. Ma sono pronto a scommettermi il culo che tra quelli c'è almeno un avvocato, o un ingegnere, o magari un dirigente di qualche banca di questo schifo di posto. Mi fa solo ridere il pensiero che loro dovrebbero essere quelli che stanno vivendo la bella vita.
La ricetrasmittente gracchia per la chiamata entrante proprio mentre respiro l'ultimo centimetro di catrame dalla sigaretta.
-Rays?-
-Qui Rays.-
-Abbiamo bisogno di sotto.-
-Sto arrivando.- Chiudo mentre do un'altra occhiata alla massa, prima di aprire la porta del locale ed entrare nella prima sala.
Il piano terra non è altro che un bar, una grande sala verde e marrone con al centro un tavolo da biliardo e un bancone. Qualche tavolinetto sparso in giro e qualche coppietta di allupati sui divanetti. Qui di solito è tutto tranquillo, nulla di più che qualche rissa, ogni tanto. L'azione è quasi sempre nei sotterranei, nel cuore del "The House". Questo schifo di posto nasce come nightclub, ma morirà come bordello. Già, perché anche se è proprietà di uno dei pezzi grossi della mafia come Vinnie Marcello, questo buco sta diventando sempre più difficile da gestire, dopo le recenti sparatorie e almeno un paio di ragazze trovate morte dopo l'orario di lavoro. Tutto sta andando a puttane, letteralmente.
In ogni caso, scendo le scale dirigendomi verso la porta del sotterraneo, proprio mentre una delle spogliarelliste si avvicina, costringendomi a scansarmi un filo. Mi lancia un sorrisetto malizioso mentre raggiunge un "cliente" sul divanetto. Al diavolo. Quattro ragazze, tanga di pizzo, tacchi alti e seni scoperti si muovono in modo provocante sopra i quattro piccoli palchi agli angoli della stanza. Bello spettacolo, non c'è che dire. Una di loro mi sorride mentre gli passo davanti, ammirandola. Si avvicina al mio viso e appoggia delicatamente le labbra sulla mia guancia ruvida. Le sorrido, prima di imbattermi nell'unica di queste donne che ho avuto il piacere di vedere in azione.
-Dave.-
Jenny, bionda, occhi chiari, labbra rosse e aria della ragazza della porta accanto. Una di quelle che ti fanno perdere la testa, che ti confessano il loro amore prima di pugnalarti alle spalle. Già, Jenny, che dopo sei anni di relazione con me ha pensato bene di scoparsi lo stronzo che mi ha sbattuto dentro per cinque anni.
-Hey, Jenny.-
-Pete ha detto di chiamarti. Hanno bisogno di te all'entrata principale.-
-E si è curato di dirlo a te.- La supero, senza guardarla ngli occhi.
Ho sempre avuto un certo controllo sulle donne, non chiedetemi il perché. Forse è il fascino del galeotto, forse è il mio metro e novanta oppure sono i miei bicipiti. In ogni caso, quello che fa effetto su Jenny è la consapevolezza di essere stata un stronza, e il tentativo di voler mettere le cose a posto. Povera illusa. 
-Non è come pensi, Dave.-
-No? Com'è allora?-
-Mi ha solo chiesto un favore.-
-Bene. Levati di torno.-
Sento il suo sguardo chiaro che cerca di mandarmi a fuoco la schiena, anche se non ci riesce. 
Ho passato la bellezza di trentaquattro anni a farmi fregare dalle persone che ritenevo care. Sì, perché ci sono cose per le quali la gente è pronta a fottere un amico: soldi, sesso, droga... Tutte le schifezze che girano qui a Washington DC, insomma. 
Pete è fuori dalla porta e con un mezzo sorriso da bambino controlla le tessere di chiunque voglia entrare nel locale. E quando dico sorriso da bambino, intendo dire che Pete dovrebbe avere intorno ai vent'anni. Lavora qua perché è il figlio di Vinnie, e il padre ha assunto me anche per dare un occhio al figlio, ma non ce n'è bisogno. Pietro Marcello, come è scritto sul cartellino di riconoscimento, è sempre stato un bravo ragazzo.
-Hey Pete,- Gli dico avvicinandomi -Che ci fa quaggiù? Vinnie lo sa?-
-No, e non lo deve sapere, Dave. Cristo Santo, si gela stanotte.-
-Hai visto Walter? Quel tizio è di nuovo in ritardo.-
-No, a dire il vero sè circa mezz'ora che mi congelo le chiappe qua fuori. Doveva darmi il cambio, ma non si vede da nessuna parte.-
-Perché non entri? Ti copro io qua.-
-Grazie, amico.- e dandomi un pacca sulla spalla torna dentro al locale.
Davanti a me le luci delle macchine sfrecciano a velocità elevate, anche se l'asfalto è ghiacciato. Una condanna a morte, praticamente. Ma d'altronde il quartiere sud di Washignton è anche questo: condanne a morte, gente che si è stancata di vivere in questo buco e di soffrire la povertà e i problemi di un ghetto come questo. Ci siamo tutti dentro. Anche io una volta c'ero dentro. Spaccio di droga, soldi falsi, aggressione a pubblico ufficiale, possesso di arma da fuoco... La solita merda. 
La porta dietro di me si apre, e una donna avvolta in una pelliccia si fa avanti ancheggiando sui tacchi a spillo.
-Lavori qui, giusto?- mi chiede, senza nemmeno guardarmi.
-Sì.- le rispondo, subito prima che mi metta davanti al muso un paio di chiavi.
-Honda Civic blu metallizzato.-
-No, grazie, sono a posto.-
La mia battuta la spiazza un secondo, prima di puntare il suo sguardo snob e superiore nel mio, guardandomi dall'alto verso il basso anche se mi arriva a mala pena alle spalle.
-Sai chi sono io?!-
-Ti sembra che me ne freghi qualcosa?-
Gira i tacchi e se ne va, in un fruscio di pelle di animale. Questa gente mi da il vomito. Ricconi che si credono superiori a te solo per i bei vestiti firmati che indossano. Poveri stronzi che si abbassano ad entrare in un posto come questo per passarsi una serata come tante. Patetici.
Un tizio a qualche passo da me è chinato sul secchio dell'immondizia. Non me ne fregerebbe nulla, se Vinnie non avesse esplicitamente chiesto di tenere alto il livello del locale, e un ubriaco che vomita  davanti all'entrata principale non è esattamente quello che puoi chiamare "alta pubblicità". 
-Amico, non puoi stare qui davanti. Mi dispiace, è un posto di classe.-
 Accade tutto velocemente, senza lasciarmi il tempo di realizzare che lo stronzo mi sta adesso puntando una calibro nove dritta in mezzo agli occhi. Da una macchina parcheggiata sbucano altri tre idioti, uno dei quali con un fucile a pompa. 
-Girati, stronzo!-
-Hey, datevi un calmata.- dico io, cercando di mantenere la calma in prima persona.
-Portaci alla cassa, muoviti!-
Generalmente avrei optato per aprirgli il culo, ma visto che ho una pistola puntata al centro della schiena, faccio come dice, continuando a dirgli di stare calmo. Non è la prima volta che sono coinvolto in una rapina, so la procedura. Lascia i soldi, salva il culo. In men che non si dica siamo tornati davanti alla cella della cassa. Il tizio con la pistola rimane coperto dietro la colonna, per non farsi vedere dalla ragazzina che lavora lì dentro.
-Dille di aprire la porta.- mi sussurra.
-Apri la porta.-
La ragazzina si gira, regalandomi un sorriso di cortesia.
-Certo,- continua poi, avvicinandosi all'interruttore -Tutto a posto?-
-Sì, apri la porta.-
Non appena la porta scatta aprendosi, i quattro rapinatori sovrastano me e la biondina, spingendoci a terra e tenendoci le armi puntate addoso.
-Rimani calma, non urlare e andrà tutto bene.- le dico a voce bassa, senza guardarla. Annuisce, ma inizia comunque a piangere.
-Stai calma, andrà tutto bene.-
-ZItto, pezzo di merda!-
Dopo aver riempito un sacco con tutti i soldi della cassa, il tizio con la pistola mi tira in piedi davanti a lui, e mi intima, sempre con la pistola puntata dietro la schiena, di portarlo all'uscita. Chiaramente, faccio come mi chiede, anche per non fare un casino qua dentro. Non appena entriamo nel nightclub, vedo Pete che mi guarda con lo sguardo terrorizzato.
-Va tutto bene, Pete.-
Uno dei clienti si butta addosso al tizio con il fucile, e si becca una botta con l'impugnatura, mentre sento la voce di Pete urlare.
-Sono armati!!-
-NO!- urlo anche io, prima di urtare il tizio che ha già la canna della calibro nove puntata verso il bancone. Da lì parte il caos generale. Le spogliarelliste si sdraiano a terra, qualcuno corre fuori dalla porta mentre qualcuno, come me, tenta di disarmare questi stronzi. Sento un colpo di fucile, e dopo essermi liberato con una gomitata da qualcuno che mi voleva prendere alle spalle, mi lancio dietro al bancone, seguito dagli spari della calibro nove. Dopo qualche minuto, il tizio esce dal locale, lasciando tutto in silenzio. Mi rialzo, e quello che vedo mi fa mancare un battito. Pete è qualche passo dietro di me, steso sotto il bancone con due pallottole nel petto. 
-Pete!- Mi inginocchio di fianco a lui e sono raggiunto da un collega. 
-Chiudi tutto e chiama il 911- Gli dico, prima di alzarmi e battere i pugni sul bancone per la rabbia.
Questo è il The House. Questi sono i piani bassi di Washignton DC. Questa è la vita di merda che facciamo tutti.



David Rays: David Batista http://www.justbatista.com/wp-content/uploads/2010/07/Dave-Batista-Bald-Headed1.jpg
 

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Capitolo 2
*** Come una brutta droga ***


Ci sono un paio di persone al mondo che odio particolarmente. Non sono molte, ma sono quelle che prenderei a pugni finchè non sputano sangue. Una di queste è sicuramente Paul "Anthony" Rest. Tony, così è conosciuto nel giro, è un poliziotto: la razza peggiore. Sono quelli che se vedono uno del giro agonizzante in mezzo alla strada gli passano sopra con la macchina. Credo che soffra del complesso dell'inferiorotà, o che so io, fin da quando lavoravamo insieme ad un caso di omicidio. Non è un gran poliziotto, non è nemmeno molto grande a dire il vero. Ma ha avuto la fortuna di tirare Vinnie fuori da un'indagine con la polizia, e per questo si è guadagnato qualche privilegio.
Ah, dimenticavo: Tony è il figlio di puttana che si portava a letto la mia ragazza mentre io ero in prigione.
-Fanculo, Dave!- Mi spinge contro il muro del ripostiglio, tenendomi il colletto della giacca con un mano, -Mi stai dicendo che ti sei buttato dietro al bancone come una puttana terrorizzata? Eri così quando stavi al dipartimento?- Un ghigno compare su quella faccia da culo che si ritrova -La prendevi nel culo così, ogni volta?-
-No, quello lo lascio fare a te, stronzo.- Gli rispondo sorridendo, prima che un suo gancio allo stomaco mi levi il fiato.
-Dillo di nuovo.- Mi dice, guardandomi dall'alto verso il basso mentre gli do la schiena, inginocchiato a terra.
-Fottiti.- Riesco a dirgli quando ricomincio a respirare. -Stavo cercando di non far coinvolgere la polizia. Se scoprono chi è il proprietario di questo posto siamo tutti nella merda.-
-Sei sempre stato bravo a prendere per il culo la gente, Rays.- mi dice, avvicinandosi -Non capisco ancora come Jenny sia riuscita a resistere sei anni con uno stronzo come te.-
Lo fulmino con lo sguardo, mentre si rialza.
-Andiamocene ragazzi,- si rivolge ai tizi che lo hanno accompagnato qua sotto. -Lasciamo perdere questo idiota.-
Finalmente, portano tutti il culo fuori dallo sgabuzzino. Aspetto qualche secondo prima di uscire per andare di sotto, dove la scentifica sta scattando qualche foto della scena del crimine. Cazzo, suona quasi strano dirlo dopo sei anni. Un tizio mi chiede se saprei riconoscere gli aggressori mentre fumo una sigaretta. Gli rispondo che non gli ho visti in faccia e lui se ne va ringraziandomi, mentre una delle altre persone che odio al mondo si avvicina seguito da un paio di ufficiali.
-David Rays.-
-Detective Loundry.-
John Loundry è uno di quei figli di puttana che sono entrati al dipartimento perché il padre è il capo della polizia di Washignton, e ne va abbastana fiero. Quello di cui Loundry non va fiero è che suo padre ha lasciato lui e sua madre qualche mese fa e che è stato trovato da degli amici con un uomo, il che è davvero scioccante sia per un buon capo della polizia come lui sia per una famiglia per bene come la loro. Anche lui, come Tony, non è mai riuscito davvero a chiudere un caso definitivamente e non è stato mai promosso a detective come me. 
-Ho sentito che sei stato tagliato fuori.-
-Già.-
-Ho avuto un sacco di tempo per lavorare senza di te fra i piedi.-
-Sei riuscito anche a chiudere almeno un caso?-
Sorride alla mia provocazione. Poi si rivogle ad uno degli ufficiali.
-Sai Ross, non so da quanto tempo sei nella polizia, ma Rays qua era uno di noi. Uno dei migliori effettivamente. Lavorava nell'anti-mafia, giusto?-
-Giusto.-
-E ora lavora per i Marcello. Ditemi voi se non è una curiosa coincidenza.- Sorride prima di continuare -E ho visto che anche tu stai facendo un gran bel lavoro qua. Spero che quel ragazzino dietro il bancone non fosse un tuo amico.-
-Che diavolo vuoi, Loundry?-
-Voglio le chiavi della città, se capisci cosa intendo.- mi sorride -E voglio che tu personalmente ci porti al piano di sopra.-
Lo guardo, prima di spegnere la sigaretta e lasciarmi scappare una risata a denti stretti e di superarlo, facendo strada mentre lo prendo in giro. -Come vuoi, detective.-
-Allora, Dave.- mi dice mentre saliamo le scale -Quanto tempo sei stato dentro? Cinque anni?-
-Circa.-
-Deve essere stato traumatizzante per un ex poliziotto stare in mezzo ai cattivi.-
-Detective, John. Detective.-
Finalmente riesco a zittirlo. Una volta arrivati al piano del bar, si guarda intorno. 
-Sai John, è un po' che non vedo in giro tuo padre. Non è più venuto a farci visita. Qualche problema?-
Si gira e mi lancia uno sguardo d'odio, prima di avvicinarsi e prendermi per il bavero della giacca. 
-Dovresti stare attento quando apri la bocca, Rays. Perché fai un'altra battuta di spirito su mio padre, e io ti uccido. Chiaro?-
Annuisco e sorrido, prima che si giri e torni verso le scale.
-Hey Loundry.-
-Rays?-
-Ho sentito che tuo padre ci sa fare con la bocca.-
Lo sento, ma non lo guardo, mentre i suoi colleghi cercano di tenerlo lontano da me. Davvero, è esilerante come Loundry sia un cagasotto. Non è stato nemmeno in grado di licenziarsi per stare lontano da suo padre perché sa che non potrebbe fare nessun'altra cosa. Credo sia il primo dei falliti. 
-Non finisce qui, Rays.-
-Come vuoi, amico.- dico mentre mi accendo una sigaretta.
Scende le scale, mentre sento dei tacchi salirle. 
-Va tutto bene?- Mi chiede Jenny, avvicinandosi a me.
-Sì.-
-Ho sentito che hai avuto una discussione con Tony.-
-Sì, beh, a dire il vero il tuo fidanzato parla poco. Preferisci di gran lunga le maniere forti.-
-Tony non è il mio fidanzato.-
-Non da quello che ho sentito.-
Mi guarda leggermente ferita.
-Si può sapere perché continui a fare così? Ti fa sentire meglio comportarti come uno stronzo.-
-Effettivamente sì.-
Quando i nostri occhi si incontrano, a volte, ripenso a come le cose andavano prima di tutti i casini. A quando lei era mia e a quando passavamo le giornate come una coppia vera. Poi però ripenso subito che sono tutte stronzate. Che per lei non era vero un cazzo, che non ci ha pensato due volte a correre nel letto di quel bastardo nonappena i casini sono iniziati, e improvvisamente la nostalgia di quei tempi mi passa.
-Ti conosco Dave.-
-No, non più Jenny. Quindi perché ora non torni di sotto con le altre troie?-
Se ne va, ferita. Beh, direi che lei ha ferito me più di una volta. Questa è solo una vendetta che si sta prolungando nel tempo. Ero innamorato di Jenny. Ero davvero preso da quella cazzo di biondina, e perderla come è successo mi ha spezzato in due. Lei mi ha spezzato in due. Quindi fanculo. 
Però non è una delle persone che odio. Non potrei mai odiarla, nemmeno dopo tutto quello che è successo. Anche se sono cambiato da come ero quando stavamo insieme, Jenny rimane sempre una di quelle voglie che ti bruciano sotto pelle, che più cerchi di rinnegare più ti uccidono. Come una brutta droga.



John Loundry: Jordan Belfi http://api.ning.com/files/rmiGDwO7eUW-HpSMUKnDOqyGh51P-*yYE0815jO5ZJWDkOedOCtYjMDp2Iw7onoQkqefZvEPWEJM0HyY5xVDre7YdT16z3qs/normal_jbelfi_season1_01.jpg

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Capitolo 3
*** Una frase, una condanna a morte ***


Lavorare come buttafuori da dei privilegi, certo, ma da anche dei problemi. Per ora, sono capitati solo problemi. Ad esempio quello di ieri sera. Un altro dei problemi è che lavorando durante la notte, generalmente fino alle cinque, le sei del mattino, di giorno dormi. Ma la gente no. Quindi se qualcuno ha bisogno di parlarti, il tuo bisogno di dormire non vale un cazzo.
Il sole scotta già sulla mia testa, quando il telefono vibra dal comodino svegliandomi. Senza nemmeno guardare, rispondo con voce stanca.
-Sì?-
-Dimmi che sei tutto intero, per favore.-
Julie. L'unica ragione per cui forse non mi sono ancora suicidato è mia sorella Julie. Eravamo molto legati fino a quando ho iniziato ad uscire con Jenny, dato che non le andava a genio. D'altronde, Julie aveva ragione su di lei e io avevo torto. Ma in qualche modo c'è sempre stata. Ha una vita, un bravo uomo al suo fianco e due bei pargoletti che probabilmente non sanno nemmeno della mia esistenza, però quando sono uscito di prigione, se non ci fosse stata lei non avrei davvero saputo che cosa fare: conosceva Vinnie da un pezzo e mi ha dato una mano ad entrare al The House. Non è un angelo ma so che si sa difendere. So anche che si merita una vita migliore, ma sfortunatamente anche lei, come me, sembra aver la sfiga attaccata addosso.
-Che ore sono?-
-Hai idea del colpo che mi è preso quando ho visto il telegiornale?-
-Sì... Lo posso immaginare.- Mi metto a sedere sul bordo del letto -Sono tutto intero. Tu? Tutto okay?-
-Sì, tutto bene. Cosa succederà adesso, Dave?-
-Cosa intendi?-
-Beh, Pete è morto. A sentire Vinnie era compito tuo proteggerlo... Credi che la storia finirà qua?-
Ha ragione. Non so nemmeno io perché non ci ho pensato prima. Io dovevo proteggere Pete, e Vinnie mi staccherà la testa se non gli do un buon motivo per non farlo. Forse non ce n'è uno, a dire il vero. Avrebbe tutti i motivi per darmi la colpa della morte di suo figlio.
-Non lo so. Ma se dovesse succedere qualcosa, voglio che tu ne stia fuori.-
La sento ridacchiare dall'altra parte, e riesco quasi a vedermela davanti, anche se abita a chilometri di distanza.
-Sai che sono attenta a queste cose, Dave. Mi conosci. E poi, io ho te dalla mia parte.-
-Sempre e comunque.- Sorrido.
-Idem. Ora devo andare, i bambini si stanno di nuovo prendendo a botte. Ci sentiamo.-
-Avvisami se i Marcello ti danno problemi. Ciao Julie.-
Non faccio in tempo a chiudere la chiamata che ne ricevo un'altra.
-Sì?-
-Rays,- Mi ringhia Tony dall'altra parte -porta il tuo culo nell'ufficio di Vinnie, ti vuole vedere. E muoviti.-
La linea cade, o forse ha volontariamente troncato la conversazione per impedirmi di rispondere. Lancio il telefono sul letto e guardo fuori: nevica ancora. Si preannuncia una vera giornata del cazzo.
 
Salgo le scale verso l'ufficio di Vinnie Marcello, e quando sono davanti alla porta uno dei suoi ragazzi mi viene incontro.
-Sei in ritardo.-
-Ho fatto più in fretta che ho potuto.-
Apre la porta e mi fa entrare, mentre Tony e Vinnie stanno già discutendo.
-Come hai potuto lasciarlo succedere?- Lo riprende Vinnie, senza accorgersi di me.
-Non guardare me, Vinnie. Non sono stato io a farli entrare dalla porta principale.- Finisce lanciandomi un'occhiata.
-Non è andata così.-
-Il tizio che stavi aspettando, Walter. L'hanno visto andarsene un paio di minuti dopo il casino.-
-E quindi?-
-Ti conosce!- Alza la voce. -E si presuppone che tu conosca lui, almeno da quando gli abbiamo parlato l'ultima volta, perché è sparito nel nulla.-
-Non vuol dire un cazzo.- dico rivolto a Vinnie, che ci guarda con la sua aria di superiorità che si porta dietro da una vita.
-Suo figlio è morto per colpa tua.-
-Basta!- Si fa sentire il capo della mafia. -Sai chi è quest'uomo?- mi chiede indicandomi un tizio alto e moro in piedi di fianco a lui. -L'ha mandato mio fratello Carlos. Charlie è qui per impedirti di lasciare questa stanza sulle tue gambe.-
-Potrei avere una possibilità per spiegare la mia versione dei fatti?-
-Non vedo l'ora di sentire questa merda.- Sghignazza Tony di fianco a me.
-Mi dispiace per quello che è successo a Pete, era un bravo ragazzo. Ma ho fatto tutto il possibile per mantenere la situazione sotto controllo.-
-Quindi hai fatto aprire la cassa.- Mi incalza Charlie da dietro la scrivania.
Respiro a fondo. 
-Sì.-
-Beh, è stata una bella mossa. Ha cercato di proteggere la famiglia.-
-Fanculo. Avrebbe dovuto impedire a quegli stronzi di prendere i tre milioni di dollari.-
Che cosa?!
-Tre milioni di dollari?! Perché diavolo avevamo tre milioni di dollari nella cassa del locale?!-
-Non sono affari tuoi, Rays.- risponde Vinnie. -Ti do una possibilità: trova quei bastardi, e io non ti torcerò un capello.- poi si rivolge a Tony -Non fargli lasciare la città.-
-Signor Marcello, non posso farlo.-
-Eri un detective, Rays. Il tuo lavoro era quello di trovare le persone che non volevano essere trovate.-
-Con tutto rispetto, per trovare qualcuno hai bisogno di informazioni, agganci... Non posso arrivare a nulla senza questi!-
-Usa i tuoi contatti al dipartimento, per quanto ti potranno essere utili.-
-Fanculo,- Ci interrompe Tony -Ci penso io.-
-No.- Vinnie si alza dalla sedia sulla quale era seduto -Il sangue chiede altro sangue. Rays, trova l'uomo che ha assassinato mio figlio e portalo qui.-
Una frase, una condanna a morte.

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Capitolo 4
*** Non dirlo nemmeno, non ti azzardare. ***


La neve continua a cadere anche nelle prime ore del pomeriggio, mentre cammino verso il bar più vicino all'ufficio di Vinnie Marcello per entrare e schiarirmi le idee con un wiskey. Sono nella merda fino al collo. Se non trovo quei bastardi Vinnie mi staccherà la testa, e poi forse andrà da Julie e gliela porterà su un piatto d'argento. Bevo un sorso di wiskey prima di far cadere la cenere dalla sigaretta, proprio mentre Charlie entra e si avvicina al bancone.
-Fammi un wiskey.- Dice al barista prima di sedersi vicino al bancone. -Mi ci è voluto un po' per trovarti.-
-Ed è così che speri di tenermi sotto controllo?-
-Mi pagano per questo.-
Arrivano i bicchieri.
-Sai, cinque anni per aver sparato a un ufficiale non sono poi tanti.-
-Come lo sai?-
-Ho i miei informatori. So praticamente tutto di te.-
-Inquietante.-
Sorride, mentre insieme alziamo i bicchieri di wiskey.
-Ad un giorno di merda.-
Sorrido anche io, subito prima di scolare tutto il contenuto del bicchiere in un sorso. 
-Ed è solo il primo.- inizio, e dette ad alta voce queste parole fanno quasi più male. Come l'evidenza della fine.
-Cos'è che esattamente ti preoccupa?-
-Ho un centinaio di uomini che mi stanno addosso e aspettano che faccia qualche stronzata per rompermi il collo. Ho lavorato così a lungo per loro che conoscono perfino la mia famiglia. Rischio anche di mettere in pericolo loro.-
-Vinnie non ucciderà nessuno se non lasci DC, lo sai. Rimani nei confini e tutto andrà bene.-
-Non lo so...- sospiro -E tu? Non hai paura che facciano fuori anche la tua famiglia?-
-Beh, io sono qui solo per tenere d'occhio te.- sorride.
-Già...- do un tiro alla sigaretta. -Non so nemmeno da dove iniziare.-
-Hai qualcosa per cui combattere?- mi giro a guardarlo -Qualcosa per cui non puoi sparire e basta?-
Mi fa la domanda che io faccio a me stesso da mesi. Per cosa vado avanti? La mia vita non ha più un vero senso da quando sono stato sbattuto fuori dalla polizia. Non so nemmeno se ne uscirò vivo da questa storia, ma di certo non mi farò ammazzare senza provarci. Devo farlo per me e per Julie. Devo impedire a Vinnie di farle del male.
-Sì.- dico guardando in avanti -C'è qualcuno.-
Mi sorride prima di lasciarmi un biglietto da visita e di uscire dal locale. 
Decido di iniziare dalla casa di Walter. Per quello che ne so, vive in un appartamento in affitto al Ghestner Apartment. La temperatura è notevolmente più alta nella hall, e devo dire che la cosa mi fa piacere. Mi avvicino al bancone, dove un uomo di mezz'età mi sorride.
-Posso aiutarla?-
-Sì... Sto cercando un amico che dovrebbe alloggiare qui. Si chiama Walter Rendall, l'ha visto?-
-Non da un paio di giorni.-
Bene, fantastico. L'unica idea che avevo è andata a farsi fottere.
-Grazie comunque.- gli dico mentre mi allontano.
-Sa, non è la prima persona che mi chiede di lui.-
-Davvero?- dico tornando sui miei passi. -è un problema se do un'occhiata alla sua stanza?-
-Lei è della polizia?-
-No.-
-Allora sì, è un problema.-
-D'accordo.- 
Mentre esco dalla hall, la vibrazione del cellulare mi avvisa che qualcuno mi ha inviato un messaggio.
Appena puoi, telefonami.
Inoltro la chiamata per mia sorella nello stesso istante in cui leggo il messaggio, e lei mi risponde subito.
-Wow, che tempestività.-
-Va tutto bene?-
-Dimmelo tu.- dice lei con voce ferma. -Anzi no, dimmi perché Vicky, la moglie di Vinnie, mi ha appena chiamato per dirmi che hai incontrato Vinnie nel suo ufficio un paio d'ore fa.-
-Perché è quello che è successo.-
-Cosa voleva, Dave?-
Sospiro, indeciso per un secondo tra il dirle la verità e il mentirle per proteggerla. So che Julie mi conosce così bene che non potrei mai mentirle senza venire scoperto, è troppo facile per lei capire se sto dicendo la verità.
-D'accordo... Vinnie vuole che io trovi i tizi che hanno sparato a suo figlio.-
-Cosa?! Pensavo non fossi più un detective.-
-Oh, sì. Lo pensavo anche io.-
-Cosa farai? Non puoi trovarli da solo, non hai i mezzi!-
-Ho provato a dirglielo, ma ha detto che se non glieli porto su un piatto d'argento o se lascio la città...-
-Non dirlo nemmeno.- mi interrompe -Non azzardarti.-
La sento sospirare.
-Senti, so che probabilmente non è una grande idea, ma forse dovrei venire a stare con te per un po'.-
-Sei fuori di testa?!- alzo la voce -No. Non ora, è troppo pericoloso.-
-Proprio per questo! Vinnie mi conosce, se tu mandi tutto a puttane verrà anche da me. Devo stare lontana dai bambini e da Josh. In più Virginia lavora ancora al dipartimento di Washignton. Potrei rendermi utile in qualche modo.-
-Julie, sto per ritrovarmi davvero in un brutta situazione. Preferirei che tu stessi fuori da questa storia.-
-Io ci sono più dentro di te, Dave.-
Ha maledettamente ragione, e sapere che la causa di tutto questo sono io mi fa sentire ancora di più una merda. Però se questi sono davvero i miei ultimi giorni, voglio rimanere con lei, e tenermela vicina è l'unico modo per proteggerla sul serio.
-D'accordo Julie. Fammi solo il favore di stare attenta.-
-Sarò lì per questa sera, dopo cena.-
-Ti aspetto.-
Chiudo la chiamata mentre maledico me stesso per averle permesso di venire fin qua.

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Capitolo 5
*** Sono contento di averla qui, nonostante tutto. ***


Quando apro la porta del mio appartamento sono ormai le undici. La prima cosa che fa e buttarmi le braccia al collo, abbracciandomi per una manciata di minuti. La stringo più più forte che posso, perché sappiamo entrambi che se le cose andassero male potremmo non farlo più per molto tempo.
-Sei in ritardo.-
-Sì, beh, New York è abbastanza lontana.-
Entra in casa, tirandosi dietro un trolley grosso quanto lei, mentre si guarda intorno incuriosita da casa mia.
-Dave, ti serve una donna, seriamente.-
Sorrido mentre prendo il trolley, portandolo nella camera degli ospiti, proprio di fronte alla mia.
-Come hai fatto con i bambini?-
-Sono con Josh dai suoi genitori,- Mi risponde buttandosi sul divano -Non mi sembrava una buona idea lasciarli a casa. Vinnie sa dove abito.-
-Sai, non ho mai capito come hai conosciuto Vinnie Marcello.-
-Beh, che tu ci creda o no, io e sua figlia andavamo d'accordo ai tempi del liceo.-
-Davvero? Non me la ricordo.-
-No, non la conoscevi. Era abbastanza riservata.-
Sorrido, sedendomi di fianco a lei.
-Sai, le cose non stanno andando affatto bene qui. Tutto è un gran casino e la metà della gente che conoscevi è morta. Gli altri sono quasi tutti in prigione.-
Sembra quasi incupirsi, e ha ragione. Ma deve sapere come sono cambiate le vite di quelli che non hanno avuto la fortuna di andarsene.
-Me lo aspettavo.- dice abbassando lo sguardo -Hai una pista per gli assassini di Pete?-
-No. Pensavo di cercare un ex collega che è stato visto scappare dal locale subito dopo il casino, ma non abita più dove credevo.-
-Come si chiama?-
-Walter. Walter Rendall.-
-Potrei chiamare Virginia domani mattina e chiederle una mano.-
-Non vi vedete da una vita. Credi davvero che voglia aiutarti?-
-Lo spero tanto per lei.-
-Oh, ci credo.- Le dico sorridendo. -Perché non vai a letto? Sarai stanca.-
-E tu?-
-Arrivo tra un attimo. Dammi il tempo di sistemare un paio di cose.-
Si alza dirigendosi verso la stanza che le ho mostrato, ma prima si gira sullo stipite della porta.
-Buonanotte, Dave.-
-Buonanotte, Julie.-
Sono contento di averla qui. Nonostante sia in pericolo, sono contento di poterle stare accanto almeno per ora. 
 
-Ho chiamato Virginia, ha detto che mi manda per messaggio la posizione di Rendall.-
-Bene,- le dico mentre accendo la macchina per scaldarla. 
-Non ci sono più le foto di Jenny per la casa.- Mi dice poi, fissando in avanti.
-Già.-
-Quindi avete rotto definitiamente.- Si gira a guardarmi. 
-Jenny era una stronza, Julie. Ha sbagliato con me e io forse ho sbagliato con lei, ma quello che ha fatto lei non è perdonabile.-
-So che forse non dovrei chiederlo, ma con chi... Sì insomma...-
Julie sa la storia con Jenny, le ho raccontato tutto, ma ho omesso di farle nomi.
-Rest.-
-Tony?!- Sembra scioccata -Tony Rest?!-
-Proprio lui.-
-Quel porco bastardo!- Sorrido alla sua uscita poco femminile.
-Complimenti per la classe.-
Il telefono le vibra fra le mani, e il display segna il nome della sua amica Virginia.
-Ecco,- dice aprendo il telefono -Un motel appena fuori dal centro. Lazy T, stanza numero 25.-
-Magnifico.-
Inizio a guidare verso il motel, mentre Julie continua a guardare fuori dal finestrino. Ha l'aria triste, come se vedere in che stato è il quartiere dove sia io che lei siamo cresciuti le stesse facendo male.
-Hey,- le dico ad un tratto. -Tutto bene?-
-Sì,- si gira di scatto sorridendomi -Sì, è solo che... Insomma, tutta questa situazione è pazzesca. Ormai sono quasi otto anni da quando me ne sono andata. Mi aspettavo di trovare una situazione del genere in città, ma è davvero orribile.-
-Già... Puoi dirlo forte.-
Abbassa lo sguardo sulle sue ginocchia e prende fiato, prima di scostarsi una ciocca di capelli dagli occhi e guardarmi.
-Dave mi dispiace di non essere rimasta con te quando le cose hanno iniziato a mettersi male. Davvero, non sarei dovuta andarmene.-
-Non dirlo neanche per scherzo, Julie. Hai fatto bene ad andartene, qui saresti finita in qualche schifo come quello in cui mi sono ritrovato io. Questa città ti succhia la vita dalle vene. Ti distrugge. Nessuno dovrebbe essere costretto a rimanerci.-
-Magari quando tutto sarà finito potresti trasferirti a New York. Non è il massimo della sicurezza, però con tutti i film catastrofici che ci hanno costruito intorno ci siamo guadagnati una certa dose di culo.-
Sorrido alla sua battuta. 
-Non male come idea.-
Già, se ne uscirò vivo. 
Parcheggio la macchina, e mi fermo un secondo dopo averla spenta. Lei si slaccia la cintura e fa per aprire la portiera.
-Aspetta,- le dico fermandola. -Apri il cruscotto.-
Mi guarda per un secondo, ma poi fa come le dico. La vedo sgranare gli occhi mentre osserva la calibro otto nascosta nel mio cruscotto.
-Dimmi che non è quello che penso.-
-Mi spiace, ma è quello che pensi.-
Alza la voce arrabbiata. 
-Sei già stato arrestato una volta per questa merda, e continui a tenere armi da fuoco illegali?!-
-Sono braccato dalla mafia, d'accordo? Non ho intenzione di andarmene in giro senza precauzioni.- Dicendo questo, scosto la giacca mostrandole la calibro nove che tengo addosso.
-Tu sei matto.-
-Prendila.-
-Che cosa?!-
-Non so se lì dentro c'è Walter, ma se c'è e se Tony ha ragione non sarà felice di vederci. Prendi la pistola.-
Mi guarda spaventata, poi però fa un lungo respiro e prende la pistola, nascondendola sotto la giacca. Dopo aver annuito, apro la portiera seguito da lei e ci incamminiamo verso le scale del Motel. Arriviamo fino a davanti la stanza, quando scosto leggermente Julie dalla porta, facendole segno di rimanere di fianco all'entrata e busso.
-Walter?-
Niente. Scambio il mio sguardo con quello di Julie, poi busso di nuovo.
-Walter sono io, Dave.-
Ancora un volta, nessuno viene ad aprirci. Tiro fuori il mio coltellino dalla tasca e mi chino per scassinare la serratura, ma mi accorgo che la porta non è chiusa a chiave. Guardo mia sorella che sembra quasi sollevata nel sapere che può mettere via la pistola, ed entro seguito da lei.
La stanza è totalmente sottosopra. Sembra sia passato un ciclone, o magari gli uomini di Vinnie. I letti sono sfatti, il comodino ribaltato e la moquette è sporca di roba che non voglio nemmeno sapere. Ad un tratto sento la voce di Julie che mi chiama da davanti alla porta del bagno, a qualche passo di distanza da me.
-D-Dave...- Sembra spaventata.
Mi avvicino e le passo di fianco, rimanendo disgustato dal cadavere di Walter, vecchio di ormai qualche giorno, buttato nella vasca piena d'acqua macchiata di rosso con la gola squarciata.
-Vieni via.- Dico a Julie tirandola per un braccio e richiudendo la porta. Fa dei lunghi respiri profondi. Non è abituata a vedere scene del genere, e la cosa deve essere abbastanza nauseante quando non si ha mai visto un cadavere in decomposizione.
-Dovremmo... Chiamare qualcuno?- Mi chiede mentre io mi chino sul cestino della spazzatura, svuotandolo a terra e prendendo il sacchetto di plastica al suo interno per usarlo come guanto.
-Non toccare nulla.-
Inizio a rovistare tra le cose di Walter, nella speranza di trovarci qualcosa di utile, ma non c'è niente di importante.
-Andiamocene.- Dico infine, tornando verso la porta.
-Lo... Lo lasciamo lì?-
-Julie, non possiamo chiamare la polizia. Chi ritrova il cadavere è sempre il primo indiziato. Dobbiamo andarcene, qualcuno lo troverà.-
Rimane pietrificata. Mi avvicino e le poggio una mano sulla spalla.
-Va tutto bene. Ora andiamocene.-
Annuisce e mi segue fuori dalla stanza. Dal balcone, vedo una donna che arriva con un cesto di biancheria. Porca puttana. Mi giro verso Julie.
-Copriti la faccia con la sciarpa, muoviti.-
Obbedisce, mentre io mi tiro il colletto del giubbotto sopra il viso. L'inserviente ci passa di fianco sulle scale senza darci troppo peso, permettendoci di arrivare alla macchina in fretta e indisturbati.


 

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Capitolo 6
*** Credi che abbia scelta? ***


Entro in casa lanciando le chiavi sul mobile d'entrata e mi lascio cadere sul divano, prendendomi la testa fra le mani.
Julie mi segue e si siede di fianco a me guardandomi. So che è ancora scioccata da quello che ha visto, so che sta pensando che al posto di Walter avrei potuto esserci io e so che la cosa non la farà dormire stanotte. Rimane con lo sguardo vuoto, fino a quando non si decide a parlare.
-Era tuo amico, vero?-
Alzo la testa guardandola.
-Qualcosa del genere.-
Appoggia la mano sulla mia spalla, probabilmente nel tentativo di consolarmi. 
-Mi dispiace.-
-E a me dispiace che tu abbia dovuto vedere tutto questo. Quindi questo è il patto d'ora in poi: la prossima volta che entriamo in una stanza dove potrebbe esserci stato un omicidio, tu mi stai incollata alle chiappe, chiaro?-
-Chiaro.-
Anche dopo tutti questi anni, benché sia una donna, Julie rimane sempre un po' bambina. Non so il motivo per cui mi da questa impressione, ma è come se avesse sempre qualcosa di bambino nel suo viso. Gli occhi grandi e scuri certo non aiutano a farla sembrare più adulta, anzi. Quand'eravamo bambini, mia madre la chiamava Bambi, proprio per i suoi grandi occhi nocciola con i quali ora sta fissando il pavimento, ancora spaventata da quello che ha visto.
-Cosa facciamo ora?-
-Non lo so. Rendall era l'unica pista che avevo. Non ho nessun altro.-
-Te l'ho detto Dave. Non puoi andare avanti senza un contatto vero alla polizia!-
-Che mi dici di Virginia?-
-No, Virginia non ha accesso a tutti i file della polizia, lavora alla scrivania...-
C'è un attimo di silenzio.
-Io non ci credo che non c'è neanche uno dei tuoi vecchi colleghi che ti darebbe una mano.-
Già, ha ragione. C'è qualcuno con il quale potrei parlare, visto che è quello che mi ha venduto a quel figlio di puttana di Rest. James Daurling, il mio vecchio partner. 
Mi alzo e afferro il telefono, inoltrando la chiamata per Jim, che però non mi risponde.
-Chi chiami?-
-Un vecchio amico che a quanto pare non vuole farsi trovare. Vieni,- le dico afferrando il giubbotto. -Dobbiamo andare alla centrale di polizia.-
 
Fermi in macchina davanti alla centrale di polizia, aspettiamo che Jim esca da lavoro per fargli un paio di domande.
-Credi che ti aiuterà?-
-Eravamo amici, me lo deve.- Le dico prima di girarmi a guardarla -Tu rimani in macchina. Se vedi che le cose si mettono male, scappa.-
-Pensavo foste amici!-
-James non si è fatto problemi a fregarmi una volta, e non se ne farà per fregarmi di nuovo. Non voglio che ti veda in faccia.-
-Questa storia fa davvero schifo.-
-Ci puoi giurare,- Le sorrido, prima di vedere il mio vecchio amico incamminarsi verso la macchina. -Vado. Rimani qua.-
Dopo averla vista annuire, esco dalla macchina attraversando il parco coperto di neve e andando incontro a Jim.
-Jimmy!-
Si gira, lanciandomi un'occhiata sorpresa, ma poi continua a camminare.
-Jim, maledizione!-
-Che diavolo ci fai qui, Dave?-
-Ho bisogno del tuo aiuto.-
-Non posso farmi vedere in giro con te!- Mi dice, finalmente guardandomi negli occhi con disprezzo -Usa il telefono e chiamami, e magari potremmo farci una chiacchierata.-
-Ti ho chiamato circa tre volte, mi da sempre staccato!-
-Sono stato occupato!-
-Hey,- Lo fermo per un braccio -Noi lavoravamo insieme.-
-Prima che ti facessi sbattere fuori dal dipartimento.-
-Credi che avresti ancora un lavoro se non fosse per me? Ti ho parato il culo per tutto questo tempo, dovresti mostrare come minimo un po' di riconoscenza.-
-Senti, Dave, apprezzo molto quello che hai fatto, ma...-
-Cinque fottuti anni, Jim. Sai quanto tempo è?- Si gira a guardarmi -Se non fosse stato per me lo sapresti. Mi devi un favore.-
Mi fissa per un secondo con uno sguardo che non riesco a decifrare.
-D'accordo,- dice guardandosi intorno, prima di indicarmi un vicolo -Parliamo laggiù.-
Prima di seguirlo, mi giro a guardare Julie nella macchina, annuendo per farle capire che va tutto bene. Mi guarda spaventata, ma anche lei annuisce. Seguo Jim in un vicolo largo e deserto, e improvvisamente lo vedo aprire il portafogli, mostrandomi una foto di famiglia.
-Ho una moglie e due bambine, Dave. Non posso più farmi coinvolgere nella tua merda.-
-Non voglio vedere la foto della tua famiglia.-
-Sono l'unica ragione per cui continuo a lavorare alla polizia!- Alza la voce -Sai, Loundry mi ha detto che stai lavorando al The House.-
-Sì, esatto.-
-Se sei nella merda con i Marcello, io non ci voglio avere niente a che fare.-
-Tu hai accesso a tutti i file del caso: interrogatori, lista degli indiziati... Ho bisogno che me li mostri.-
-Non posso farlo! Se vengo scoperto...-
-Hey,- alzo la voce. Jim è sempre stato un po' cagasotto, in più è piuttosto fuori allenamento. Indietreggia mentre io cerco di spaventarlo -Non ti preoccupavi di essere o non essere scoperto quando spacciavi informazioni su di me nel parcheggio di un supermercato.-
-Abbassa la voce!-
-Hai visto il rapporto di quello che è successo al The House?-
-Sì, l'ho visto.-
-Deve esserci qualcosa che posso usare lì dentro.-
-Maledizione, Dave!- dice sbuffando e abbassando lo sguardo. -D'accordo... Nel rapporto compare il nome di un venditore di armi illegali che si pensa abbia venduto le armi agli aggressori.-
-Come fate ad esserne certi?-
-Perché abbiamo perquisito casa sua: non un'arma, non un indizio... Ha fatto sparire tutto.-
Bene. Una consolazione che porta ad un altro problema. So già che dovrò far sputare quello che voglio sapere da quel tizio insieme a qualche suo dente, ma la cosa non mi disturba tanto.
-Dammi quei file, Jim.- gli dico, incamminandomi verso l'uscita del vicolo.
-Hey Dave!- mi chiama lui, facendomi girare -Perché lavori per i Marcello?-
-Pensi che abbia scelta? Dammi quei file.-
Torniamo verso il dipartimento, dove lui entra tornando fuori con una busta sigillata che mi porge subito, sparendo verso la macchina senza dire un parola. Dopo alcuni minuti, anche io mi incammino verso la mia Mustang del 65, dove Julie mi aspetta sul sedile del passeggero.



James Duarling: Robert Redford http://immagini.tipiace.it/gallery/robert-redford/medium_robert-redford-2.jpg

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Capitolo 7
*** Starmi intorno troppo a lungo le sta facendo male ***


-Tutto bene?- Mi chiede mentre entro in macchina. Le porgo il fascicolo.
-Dobbiamo fare visita a questo tizio.- le dico, riaccendendo il motore. -Dove abita?-
Apre il fascicolo sfogliandolo.
-Imani Lee Wrose. Abita in un vicolo sulla diciassettesima.-
-Perfetto.-
Guidiamo fino a trovare la strada ricoperta di ghiaccio, mentre Julie mi fa da navigatore. Una volta nel vicolo giusto, mi fermo e spengo le luci della macchina. 
-Lo aspettiamo in macchina?-
-Aspettiamo che entri in casa, dopodiché tu aspetterai noi in macchina.-
-Si può sapere perché io devo sempre aspettare in macchina?!-
-Perché la polizia è già venuta a perquisire questo posto, e non ci hanno trovato niente. Potrei aver bisogno di dargli una scrollata.-
-Non mi sembra una grande idea- scrolla testa -Devi per forza partire in quarta con la certezza di doverlo pestare?-
-Shh!- la spingo in basso sul sedile quando i fari di una macchina entrata nel vicolo rischiano di illuminarci. Quando un tizio di colore e ben piazzato esce dalla macchina e si incammina verso una delle case, torniamo seduti.
-Sembra lui.-
-Aspettami qui.- esco dalla macchina andando verso la casa. 
Busso alla porta.
-Chi è?!-
-Cerco Imani Wrose.-
Apre la porta, e mi accorgo solo ora che è uno di quei tizi grossi e palestrati. Porca puttana.
-Che cazzo vuoi.-
-Dovrei farti un paio di domande.-
-Hai un mandato, stronzo?-
-No, non sono un...- 
La porta mi si chiude in faccia con un tonfo e io mi giro verso Julie allargando le braccia, prima di dare una spallata alla porta e aprirla.
-Come cazzo di permetti, figlio di puttana!- mi urla Lee, mantenendo però una certa distanza e tenendo le mani rivolte verso l'alto. Probabilmente pensa che io sia un poliziotto. -Questa è casa mia, stronzo!-
-Devo solo parlarti.-
-Gira il culo e vattene o fammi vedere il tuo cazzo di mandato!-
-Non sono un agente!-
Si ferma per un attimo e abbassa le mani.
-Non... Non sei della polizia?-
-No devo solo...-
Non riesco a finire la frase, perché Imani mi carica sbattendomi contro un mobile. Ogni pugno che mi tira dritto in faccia sembra quasi staccarmi la mascella. Con un calcio all'addome ben assestato mi sbatte contro la parete, lasciandomi per un attimo senza fiato.
-Proprio così, figlio di puttana. Ti insegno io ad entrare in casa mia, stronzo.-
Mi prende per la giacca prima di lanciarmi contro la cucina, ma spreca troppo tempo ad insultarmi. Mi alzo e con un gancio micidiale al viso lo faccio cadere a terra. Afferro uno straccio da terra e lo tengo per il collo con questo.
-Lavoro per i Marcello.-
-Levati di dosso, stronzo!-
-Qualcuno a distrutto il loro locale e ucciso il figlio di Vinnie Marcello, con una delle tue armi!-
-Sì, ho sentito quello che è successo, ma non ho niente a che fare con questa merda!-
-A chi hai venduto quelle armi?-
-Vaffanculo, stronzo!-
-Se non mi dici a chi le hai vendute e dove abita giuro che ti porto dai Marcello, e dirò loro che sei stato tu ad organizzare tutta questa merda! Se non parli con me, dovrai parlare a loro!-
C'è un attimo di silenzio.
-D'accordo...- Lo lascio andare, cade sulle ginocchia tossendo.
-A chi hai venduto le armi?-
-Daniel Scoopie. Un paio di settimane fa è venuto qui e mi ha chiesto una calibro nove e un fucile a pompa.-
-Andiamo, grosso stronzo.- Lo tiro in piedi afferrandolo per la spalla. -Muoviti.-
 
Quando usciamo dalla porta insieme, vedo gli occhi di Julie rilassarsi un po'. Le faccio cenno di sedersi sul sedile posteriore, e così fa. Imani si siede di fianco a me, sul sedile del passeggero.
-Ci hai messo davvero tanto.-
-Già...- Guardo il tizio mentre chiude la portiera. -C'è stato un imprevisto.-
Guidiamo in silenzio fuori dal vicolo, prima che Imani inizi a dirmi la strada per arrivare a casa di Scoopie, che si trova poco lontana dalla sua. 
-Qui, parcheggia qua davanti.- mi indica un appartamento -Porta numero 707.-
-Che macchina ha?- Chiede Julie guardandosi intorno. Mi giro a fulminarla con lo sguardo.
-Sentite, vi ho già detto dove abita. Basta, ho chiuso. Dite ai Marcello che non ho niente a che fare con questa storia.- E così dicendo apre la portiera per uscire, prima che io gli blocchi un braccio. -Cosa?!-
-Dimenticati di averci visti o dirò al tuo amico come ho fatto ad arrivare qui.-
Mi fissa per un attimo prima di scansare violentemente il braccio. -Ma levati.-
Aspetto che si allontani di qualche metro prima di girarmi verso Julie.
-Fallo un'altra volta e sei morta.-
-Fai cosa?-
-Non devi parlare con nessuno della genta che incontriamo. I Marcello non devono sapere che sei qui, d'accordo? Tutta questa gente ha avuto contatti con loro. Quel bastardo potrebbe chiamare Vinnie e dirgli che sono andato a casa sua con te.-
-Ha detto che non ha niente a che fare con i Marcello.-
-Non lo possiamo sapere!- mi accorgo di avere alzato leggermente la voce. -Senti, fammi un favore. Tieni il motore acceso, qui si gela.-
-Non ci penso nemmeno. Sono stufa di rimanere in macchina mentre tu rischi di farti ammazzare. Vengo con te.-
-Julie...-
Non faccio in tempo a finire la frase che lei ha già chiuso la portiera dietro di sè, e sta già camminando lungo il vialetto di cemento. Spengo il motore e la raggiungo.
-Sei davvero testarda.- 
-Ho imparato dal migliore.- mi sorride mentre saliamo i gradini del solaio.
Busso un paio di volte alla porta che mi ha indicato Imani, ma al posto di quella si apre quella di fianco. Una donna dall'aspetto devastato compare sul ciglio della porta 708.
-Cosa volete?-
Julie si fa avanti posandomi una mano sul braccio.
-Siamo amici di Daniel Scoopie.-
-Sembrate della polizia.- Mentre le lascio discutere, mi chino per prendere una delle lettere che sono ammucchiate davanti all'appartamente di Scoopie, e leggo il nome di un certo Lawrence Tefford. 
-Non lo siamo. Sa se è in casa?- continua Julie, mentre sembra proprio una detective fatta e finita. "Starmi intorno troppo a lungo le sta facendo male" sorrido in me stesso.
-Scoopie è morto. La notte scorsa è sceso in strada a buttare l'immondizia e gli hanno sparato da una macchina incorsa.- Dicendo questo, sbatte la porta e torna in casa.
Julie mi guarda per un attimo, prima di ritornare verso la macchina accompagnata da me.

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Capitolo 8
*** Inizi a diventare brava. ***


-Inizi a diventare brava.- Le dico mentre guido verso un telefono pubblico.
-Sta andando male, vero Dave?- mi giro a guardarla per un secondo mentre sono fermo ad un semaforo. -Sembra che tutti quelli coinvolti nella rapina siano morti. Cosa porteremo ai Marcello se non trovi gli assassini di Pete?-
-Porteremo? No, Julie. Io porterò. Mancano ancora due persone, se non dovessimo trovarle, tu riporti il tuo culo a New York dai genitori di Josh.-
-Non pensarci nemmeno. Non ti lascio nella merda di nuovo, Dave.-
-E io non ti tirerò nella tomba con me.-
-Non dirlo neanche per scherzo. Tu non finirai in nessuna tomba. Se non troviamo questi altri due tizi troveremo qualcuno che ti darà una mano a sparire dalla città...-
-No! Mi troveranno, Julie. Prima o poi mi troveranno. Devo liberarmi di questa storia in qualche modo, non importa dove mi porterà.- fermo la macchina e apro la portiera, prima che lei mi fermi. 
-Ti ho già lasciato solo una volta. Non succederà di nuovo. Ne usciremo insieme, vedrai.-
Le sorrido ed esco dalla macchina, avvicinandomi alla cabina telefonica prima di fare il numero di Jim.
-Pronto?-
-Jimmy sono io, Dave.-
-Mi hai chiamato a casa? La mia famiglia è qui con me!-
-Sì, beh, salutameli tanto.- Sorrido al telefono -Ho bisogno del verbale di un certo Lawrence Tefford.-
-Ora è tardi, ci penserò domani mattina.-
-No, ce l'ho bisogno ora. Ci vediamo tra un'ora dove ci siamo visti l'ultima volta.- Chiudo la chiamata senza dargli il tempo di controbattere.
Torno in macchina e guido in silenzio verso la centrale di polizia.
 
Spengo la macchina in un vicolo, e aspetto quella di Jim, che non tarda ad arrivare. Scendo, imitato da lui. 
-Hai portato il verbale?-
-Sì, che ho portato il verbale.- mi da il fascicolo mentre lo vedo sporgere la testa oltre la mia spalla, guardando la macchina. -Chi è quella?-
-Non ti riguarda,- Gli dico sfogliando il verbale e guardando le foto. -Ha un tatuaggio a forma di ragno sul braccio.-
-Come tanti altri.-
-No, l'ho sbattuto in prigione nove anni fa.- Continuo sfogliando le pagine -Figlio di puttana.-
-Ti avviso, Dave, questa è l'ultima volta. Sono fuori.-
Sento la portiera dietro di me aprirsi e mi giro verso mia sorella.
-Ti avevo detto di stare in macchina.-
-Sono stufa di stare in macchina.- Finisce lanciando un'occhiata di odio a Jim, prima di avvicinarsi e guardare il fascicolo. -Questo è il tizio che dobbiamo cercare?-
-Chi sei tu?-
-Ti ho già detto che non sono affari tuoi.- Rispondo io per lei. Cacciarla a calci in macchina desterebbe troppo sospetto. 
-Sai Dave, ti assomiglia parecchio. E assomiglia parecchio anche a quella ragazzina che ti portavi dietro al dipartimento ai tempi.-
Beccato. Non deve sapere chi è. La guardo, ma lei non ricambia il mio sguardo. Anzi tende una mano a Jim, che si fa avanti per stringerla.
-Sono Julie. Julie Rays. E sì, mi ricordo anche io di te Jim.- gli lancia un sorriso -Eri il partner di Dave, giusto?-
-Sì...- Sembra totalmente imbambolato -Sì, è stato tanti anni fa.-
-Prima che lo pugnalassi alle spalle, insomma.-
-Julie torna in macchina.-
-Hai la stessa lingua di tuo fratello, ragazzina.- Jim avanza di un passo tenendo lo sguardo fisso su quello arrogante di mia sorella. -E anche tu dovresti imparare a tenerla a freno.-
-Non credo tu sia la prima persona a poter dire alle persone di tenere a freno la lingua, o mi sbaglio?-
-Ora basta!- Mi metto davanti a Julie fissando Jim negli occhi. -Gira la macchina e sparisci Jim. E prova a dire una parola a chiunque e vengo a cercarti.-
-Non se mai stato bravo con le minacce, Rays. Ci si vede.-
Dicendo questo, entra in macchina e sparisce nella notte.
-Sei impazzita?!- Mi giro verso di lei, che salta al mio tono di voce decisamente alto -Ti avevo detto di restare in macchina!-
-Hai capito qual'è il problema Dave?!- Alza anche lei la voce davanti a me -Ti preoccupi troppo per me e troppo poco per te. Non sono una bambina, so come funziano le cose qui e so difendermi. Finché giro con te sono in pericolo, è vero, ma mi sembrava di aver già chiarito che non mi interessa. Ci sono già dentro, ci siamo tutti dentro fin da quando siamo nati in questo posto.-
Rimango senza parole. Maledizione ha ragione. Siamo tutti marci, anche se qualcuno a provato a scappare. Una volta che entri nei casini, non ne puoi più uscire. La guardo mentre mi sta davanti, i pugni i chiusi e gli occhi pieni di rabbia. Non posso mentire, ho paura per lei. Una paura fottuta. Ma comunque sia ho bisogno che mi stia accanto. 
-Io ti seguo nelle indagini, punto. Non ci sono "ma". So badare a me stessa e non ho intenzione di aspettare un'altra volta in macchina, è chiaro?!-
-Sali.- Le dico mentre io faccio lo stesso. La sento sbuffare dietro di me, ma fa quello che le ho detto, e rimane in silenzio durante il tragitto verso casa.
 
Voce narrante.
James Duarling ha una famiglia, una bella casa e un labrador di nome Max che non sanno quello che fa. Già, è così che Jim vive: nella menzogna. Si costruisce un'immagine con una persona per poi liberarsene appena ne ha la possibilità. L'ha sempre fatto. L'ha fatto con David Rays, il suo vecchio compagno alla polizia. Hanno lavorato per dieci anni insieme, fino a quando non si sono trovati immischiati in un guaio con droga e polizia. Jim ha testimoniato contro Rays senza pensarci due volte. "L'ho fatto per la mia famiglia", così ha cercato di giusticficarsi alla sua coscenza. La realtà è che lui sa che l'ha fatto per se stesso e per i soldi, e sa anche che anche Rays non ha dubbi su questo. Quindi deve levarselo di torno. David Rays deve sparire dalla sua vita.
Tony Rest è seduto al tavolo del bar, mentre sorseggia un invitante vino rosso.
-Detective Duarling! Ne è passato di tempo, eh?-
-Ne è passato e come.-
-Hai sessanta secondi.-
-So che avete assoldato Rays per trovare i ragazzi che hanno rapinato il The House la scorsa settimana.-
-E con questo?-
-Sapevi che Dave ne conosceva due? Uno è vivo, mentre l'altro è stato trovato morto nella sua stanza d'albergo.- fa una pausa prima di continuare -Ti ricordi Julie Rays, la sorella di David?-
-Vagamente.-
-Beh, una delle donne delle pulizie giura di aver visto un uomo che coincide perfettamente con la descrizione di Rays accompagnato da una donna lasciare la stanza del morto subito dopo il ritrovamento del cadavere.-
-Chi altro sa di questa storia?-
Un ghigno attraversa il viso di Jim.
-Voglio David e Julie Rays fuori dalla mia vita. Senti, lo so che gli affari non stanno andando bene ultimamente per te. Organizzare quel casino dentro il locale di Vinnie Marcello dopo che ti accolto come uno della famiglia... Cosa succederà se scopre chi è stato?-
Tony si congela letteralmente, messo di fronte al fatto che quel bastardo di Duarling potrebbe spifferare tutto a Vinnie, che lo ucciderebbe all'istante. Jim estrae una busta dalla tasca interna della giacca e la posa sul tavolo.
-Mi aspetto che sia piena per la prossima volta che ci incontriamo.- E detto questo si alza, incamminandosi verso l'uscita.
Tony apre la busta, controllandone il contenuto, e un'idea gli attraversa la mente.
 
-Ti fidi di questo poliziotto?- Chiede Vinnie Marcello da dietro la sua scrivania, mentre osserva il viso di Lawrence Tefford nel fascicolo della polizia.
-Lavorava con Rays, è tutto quello che so.-
-Se erano colleghi, allora cosa lo spinge a fargli questo?-
-Il denaro, è chiaro. Vuole dei soldi per le informazioni che ci ha dato su Rays e su sua sorella.-
-Anche Julie è convolta?-
-Sembra di sì. Senti,- Tony si sporge sulla scrivania, avvicinandosi al proprietario del The House -David Rays è l'unico indiziato per la rapina. Non ci sono controprove. Se non scopriamo ora la verità, potrebbe farsi aiutare da sua sorella per lasciare la città.-
-Mi sono fidato di Julianna Rays quando mi ha chiesto di accogliere suo fratello nella mia famiglia. Mi sono fidato di lui.-
-Ci siamo fidati tutti.-
Vinnie abbassa lo sguardo, prima di rialzarlo pieno d'odio.
-Portameli qui, entrambi.-

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Capitolo 9
*** Dimmi che non sei stato tu. ***


Una volta nel parcheggio, spengo la macchina prima di girarmi verso Julie, che non ha aperto bocca per tutto il viaggio.
-Mi dispiace.- Le dico senza guardarla 
-Quando inizierai a fidarti di me e a capire che non ho più dodici anni, potrai scusarti.-
-Mi fiderò di più di te.-
-Non credo mi basti, ma per ora è sufficiente.- mi sorride mentre scende dalla macchina.
Saliamo le scale del cortile fino ad arrivare davanti alla porta di casa. Apro la porta ed entro con Julie dietro di me, quando qualcuno mi colpisce alla nuca con qualcosa di pesante. Cado sulle ginocchia mentre vedo una sagoma prendere Julie per un braccio e tirarla dentro, bloccandola da dietro. Nonappena  la luce si accende, quello stronzo di Tony mi compare davanti. Julie è bloccata tra le sue braccia, con una pistola puntata alla tempia e la mano di lui sulla bocca. Un altro stronzo mi tiene inginocchiato a terra, pronto a rompermi un braccio.
-Come va, Dave?-
-Cosa cazzo vuoi?- Gli urlo.
Guarda il suo collega, mentre io guardo Julie di sfuggita, quel tanto che basta per accorgermi che sta iniziando a piangere. Distolgo subito lo sguardo per non far capire a Tony chi è.
-Vinnie vuole sapere dove hai nascosto i soldi.- gli occhi di Julie si sgranano mentre mi fissano. Non ci posso credere. Non può credere che sia stato io. -E perché hai ucciso suo figlio.-
-Cosa?!-
Sorride, lo stronzo, mentre fa scorrere la pistola dalla tempia di Julie al suo collo, facendole chiudere gli occhi.
-Si è fatta carina con gli anni, non è vero?-
-Di cosa stai parlando?!-
-Di tua sorella.- Torna a guardarmi -Non me la ricordavo così carina.-
Julie mi guarda, con lo sguardo pieno di lacrime mentre io cerco di contenere la rabbia e l'impulso di saltargli alla gola. 
-Non è mia sorella, idiota. Non so nemmeno come si chiama.-
-Te lo dico io. Si chiama Julianna, Julie da una vita per te, per me e per chiunque altro la conosca da quando era bambina, no? Julie Rays. Due bambini e un marito di nome Josh Stanning, di New York.- All'ultima frase, Julie ha un fremito e uno dei suo singhiozzi riempie la stanza. -La tua cara sorellina che è scappata da DC nonappena io ho sbattuto il tuo culo in galera.- Sghignazza -Sai Dave, non sei l'unico per cui Duarling fa l'informatore.-
Maledico me stesso per esseremi fidato di nuovo di quel figlio di puttana, mentre nella mia mente mi prendo l'appunto di rompergli il culo nonappena lo vedo.
-Rays,- continua poi, tenendo la pistola puntata alla gola di Julie. -Uccidere Pete è stato stupido, ma prendere i soldi... A cosa cazzo pensavi?-
Non so cosa stia cercando di fare, ma credo che c'entri con il dipingermi come un mostro agli occhi di mia sorella, che mi fissano increduli tra le lacrime che ormai scendono copiosamente dal suo viso.
-Non c'entro un cazzo con la rapina, e tu lo sai, stronzo!-
Dopo avermi dato un'occhiata di stizza, alza la pistola dalla gola di mia sorella per puntarla alla mia testa. Guardo Julie di sfuggita, sperando che la nostra sintonia le abbia fatto capire il mio piano.
-Dovresti moderare i termini.-
-Fanculo, non sono stato io!-
Mi colpisce alla tempia con l'impugnatura della pistola, mentre tra le sue braccia Julie soffoca un urlo troncato dal pianto. Quando torno a guardarlo negli occhi, Tony ha ancora la pistola puntata su di me. L'errore più idiota che potesse fare.
-Mi sei sempre stato sul cazzo, Rays. Come Jenny.-
Nel momento in cui abbassa la sicura della pistola, mi libero dalla presa del tizio dietro di me e lo disarmo, mentre Julie gli morde la mano e gli assesta un calcio dritto in mezzo alle gambe. Corriamo fuori dalla porta, dove le urlo di prendere le scale poco prima di scavalcare la ringhiera, lasciandomi cadere su un furgoncino li parcheggiato. Entro subito in macchina accendendo il motore e spostandomi proprio davanti a Julie, che intanto arriva di corsa dalle scale. Sento ancora gli spari dietro la macchina, fino a quando non imbocchiamo una strada secondaria poco illuminata che ci fa sbucare su una traversa della strada principale.
Quando mi sono assicurato che non siamo seguiti, entro in un vicolo spegnendo il motore.
Mi giro a guardare Julie, che respira ancora affannosamente e tiene lo sguardo fisso in avanti. Per chi non la conosce, quella potrebbe essere una reazione alla corsa e allo shock provato, ma io so che sta avendo una crisi di panico. Soffre di crisi di panico sin da quando nostro padre è morto e ogni volta mia madre la abbracciava e le accarezzava i capelli fino a quando non le passava. Chiude gli occhi e lascia cadere la testa all'indietro sul sedile, cercando di respirare profondamente.
-Tutto bene?- le chiedo dopo qualche minuto, prima di vedere il suo viso allargarsi in una risata isterica.
-Cristo, Dave. Hai anche il coraggio di chiedermelo?!- Apre gli occhi, che si riempiono velocemente di lacrime. -Dimmi che non sei stato davvero tu.-
-Come puoi pensare ad una cosa del genere?! Credevo mi conoscessi!-
Si prende il viso tra le mani piangendo. 
-Sanno di Josh e i bambini...- dice tra i singhiozzi.
Vederla così mi distrugge. Le passo una mano sulle spalle, attirandola a me. Senza farselo dire due volte, si rifugia a piangere nel mio petto mentre inizio ad accarezzarle la testa.
-Andrà tutto bene, vedrai. Non lascerò che si avvicinino ancora ne a te ne alla tua famiglia, te lo giuro. Jim me la pagherà per questo.-
Si alza asciugandosi le lacrime e riacquistando la regolarità del respiro. 
-Devo chiamarli.- Dice poi, cercando il telefono nella tasca della giacca. -Devo assicurarmi che stiano bene.-
-Fai pure,- apro la portiera. -Sono qua fuori.-
La vedo annuire, mentre sedendomi sul cofano della Mustang mi accendo un sigaretta nel gelo di gennaio. Non so nemmeno dove andremo a dormire. Non se ne parla nemmeno di tornare a casa mia, e prendere una stanza d'albergo con le conoscenze di Vinnie è troppo pericoloso.  Potrei andare da Jenny, se solo Julie non la detestasse. La guardo mentre parla al telefono gesticolando troppo come al solito e mi scappa un sorriso. Spengo la sigaretta nel momento in cui lei spegne la chiamata e torno in macchina, accendendo il motore.
-Tutto bene?-
-Sì, stanno bene. Cosa facciamo adesso?-
-Innanzitutto, troviamo un posto per passare la notte.-
Guarda per un attimo fuori dal finestrino mentre ricomincio a guidare.
-Che ne dici di Jenny? Hai tenuto i contatti con lei?-
La guardo negli occhi.
-Tu odi Jenny.-
-Non abbiamo altra scelta, o sbaglio?-
Tasto la giacca cercando il telefono, e mi accorgo di non avere più il mio coltellino. Deve essere caduto mentre scappavamo. Trovo il telefono e inoltro la chiamata per Jenny, che dopo un paio di squilli mi risponde.
-Pensavo avessi cancellato il mio numero.-
-Pensavo di farlo.-
-Che cosa vuoi, Dave?-
-Un posto per passare la notte. Gli uomini di Vinnie aspettavano me e mia sorella a casa con l'artiglieria.-
C'è un silenzio prolungato
-D'accordo, ci vediamo a casa mia tra dieci minuti.-
-Grazie.-
Chiudo il telefono e guido fino a destinazione in silenzio, pensando alle parole giuste da dire a Jenny.

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Capitolo 10
*** Fondamentalmente, è così che abbiamo incasinato tutto. ***


-Sembra che tu sia stato investito da un tir.-
Jenny entra in casa davanti a noi, mentre io chiudo la porta dietro a Julie, che rimane in disparte.
-Questo è perché il tuo fidanzato ha deciso di usarmi come punginball.-
-Sai una cosa?- Alza la voce mentre mi viene incontro fissandomi negli occhi. -Se hai intenzione di parlarmi così, potete anche andarvene.-
Faccio un lungo respiro. 
-Mi dispiace.-
Sbuffa, mentre lancia la prima occhiata a Julie. Sembra scocciata, ma si gira verso la cucina. Afferra uno straccio, lo bagna e me lo porge.
-Tieni, usa questo.-
Il freddo dello straccio da un po' di sollievo alla mia tempia sanguinante. 
-Grazie.-
Mi fissa per un attimo.
-Allora? Cos'è successo esattamente?-
Julie non mi lascia rispondere, e si fa avanti raggiungendoci.
-Vinnie crede che sia stato lui a mettere in piedi la rapina.-
-Ha mandato Tony e Joey per farmi fuori.- continuo guardando la biondina.
-Sei stato tu?- mi chiede guardandomi.
-A fare cosa, ad organizzare la rapina?-
-Sì.-
-Tu eri lì, maledizione, hai visto cos'è successo!- alzo la voce, prima di allontanarmi dal tavolo sbuffando. -Non è possibile. Non c'è nessuna connessione.-
Qualcuno bussa alla porta, proprio dietro di noi.
-Chi è?- urla Jenny, guardandomi.
-Sono Tony, apri questa cazzo di porta.-
Sgrana gli occhi, tenendoli fissi sui miei. 
-Cazzo!- Sussurra, prima di sparire in salotto. Mette la catena alla porta e fa segno a me e a Julie di spostarci dall'altra parte. Poi apre la porta, tenendola bloccata con la catena.
-Cosa vuoi, Tony?-
-Leva la catena.-
-No. L'ultima volta hai mandato tutto a puttane.-
-Voglio parlarti.-
-Davvero? Fallo da lì fuori.-
Dopo qualche secondo di silenzio, sento Tony che cerca di sfondare la porta e mi metto sull'attenti, ma Jenny gli urla di stare fermo.
-Hai visto Rays?-
-No, non l'ho visto. Credi che verrebbe qui?- Sorride infine.
Ancora una volta, la porta trema davanti a noi, mentre sento Julie sussultare.
-Whoa!- Urla di nuovo Jenny.
-Apri questa cazzo di porta!-
 -Tony, vattene o chiamo la polizia.- Afferra il telefono di fianco a lei, sventolandoglielo di fronte agli occhi. 
-Allora?-
-Fottiti, Jenny.-
Lo sento scendere le scale, mentre le chiude la porta appoggiandoci la schiena.
-Grazie, Dave.- Ci passa davanti, lanciando il cordless sul letto. -Grazie tante.-
 
-L'hai messa a letto?-
Jenny si avvicina, tenendo in mano una delle mie vecchie maglie che avevo lasciato qua quando stavamo insieme.
-Sì. Ha avuto una giornataccia.-
-Non dirlo a me.- abbassa lo sguardo, mentre mi porge la maglia.
-Non posso credere che l'hai tenuta.- Sorrido.
-La uso per lavarci la macchina.- Anche le sue labbra si stendono in un sorriso spontaneo.
Poi abbassa lo sguardo scostandosi una ciocca di capelli dal viso.
-Ti chiedi mai come saarebbero andate le cose, se non avessimo mandato tutto a puttane?-
-Ogni giorno.-
-Sei sicuro di non voler andartene?-
-Non posso. Devo chiudere questa storia, anche per Julie. Vinnie conosce la sua famiglia e sa che abita a New York. Non posso abbandonarla.-
-Forse dovresti solo ammettere a te stesso che quello che sei è stato costruito dalla scelte che hai fatto.-
-Parli bene per una che fino a qualche mese fa faceva la prostituta.-
-Non ero una prostituta, ero una escort. E ho smesso quando sei uscito perché volevo rimettere le cose a posto.- Continua fissandomi. -Ma tu eri un poliziotto corrotto. Ti facevi pagare per altri motivi, certo, ma questa è stata la tua scelta sbagliata.-
Non posso dire niente. Ha ragione. E in più è estremamente bella, mentre storce il naso ridacchiando.
-Fondamentalmente è così che abbiamo incasinato tutto quanto.-
Si avvicina, e dopo due anni, il suo bacio sa ancora dello stesso sapore di fragole di cui sapeva prima. 

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Capitolo 11
*** Le mattine di gennaio sono tremende. ***


Julie's Voiceover:
 
Mi trovo in una stanza buia, con una sola porta davanti a me. Deve essere un sogno, lo so che non è reale, però è tutto così nitido che sembra quasi vero. Mi avvicino alla porta aprendola piano e il sangue mi si gela nelle vene. La stessa scena già vista, con il corpo senza vita gettato nella vasca da bagno, con tanto di gola tagliata. Solo che questa volta, guardandolo in viso, un urlo mi si soffoca in gola.
-DAVE!!!-
Mi sveglio di soprassalto, nella penombra di una stanza non mia. La luce che filtra dalle tapparella mi fa capire che è giorno, e che è chiaro che mi trovo ancora a casa di Jenny. Quasi chiamata dai miei pensieri, o forse dal mio grido, Jenny compare sulla porta. Sembra arrivata di corsa, con addosso solo una maglia larga e lunga fino al ginocchio, e i capelli legati in una coda di cavallo.
-Si può sapere cosa diavolo hai da urlare?!-
-Io...- La fisso per un attimo, mentre l'immagine del cadavere di Dave è ancora impressa dietro le mie palpebre. -Scusami, stavo avendo un incubo.-
Sembra capire. Entra nella stanza e tira su la tapparella, prima di spalancare la finestra per fare girare l'aria.
-Tuo fratello è uscito presto, ha detto che doveva incontrare un certo Charlie per farsi dare delle dritte sul caso.- poi si gira a guardarmi e respira a fondo mentre viene a sedersi di fianco a me. -Sia ben chiaro, Julie: io non ti odio. E spero che tu non odi me. Quello che ho fatto a tuo fratello è stato sbagliato, è vero, ma non ho nulla ne contro di lui ne contro di te. Quindi mettiamo da parte i conflitti e le battute di spirito fino a che questa storia non sarà finita, d'accordo?-
Sospiro, guardando verso il basso.
-D'accordo, Jenny. Sai dov'è andato?-
-No,- Mi dice alzandosi -E comunque ha detto di non seguirlo. Penso che per oggi saremo sole.- Finisce prima di uscire dalla camera.
Prendo il telefono dal comodino e controllo i messaggi vocali arrivati durante la notte.
Mia suocera che mi chiede dove sono e se sta andando  tutto bene con il mio nuovo lavoro, dicendomi che i bambini mi vogliono chiamare. Sorrido nel sentire le mie piccole pesti giocare in sottofondo. Rose, la più grande, ha otto anni mentre Ricky ha quattro anni ed è l'immagine di mia madre, con la stesse bocca che appartiene anche a Dave. Hanno tutti un sorriso meraviglioso. 
Mi alzo da letto e dopo essermi vestita, torno nel salotto con Jenny, che intanto ha preparato due tazze di caffè fumante.
-Previdente.- Le sorrido mentre me ne porge una.
-Più di quanto credi.- ricambia sorridendo.
Osservandola, mi accorgo della maglia che indossa.
-Quella è di Dave?- Mi lascio scappare ad alta voce.
-Mmh?- Alza lo sguardo dalla tazza affondandolo nel mio.
Oh, ok. Ho afferrato.
-Non importa.-
C'è un momento di silenzio.
-Julie, so che non dovrei chiedertelo, ma,- inizia poi, fermandosi per prendere fiato -Come è morto vostro padre?-
Parlare dei miei genitori è sempre stato difficile per me. Quando sono nata, i miei si sono separati. Per i primi dodici anni della mia vita la parola "famiglia" significava "Dave", dato che mia madre non c'era quasi mai. Eravamo sempre insieme. Qualsiasi cosa faceva lui, dovevo farla anche io. Insomma, eravamo davvero fratello e sorella. Andava tutto bene, fino a quel giorno.
-Beh,- comincio, cercando di non piangere -I miei erano separati. Un giorno nostro padre venne a casa nostra per parlare con nostra madre. Le cose sono sfuggite di mano e...- mi fermo, tentando di mantenere il respiro regolare -C'è stato uno scontro. Papà ha iniziato ad urlare, e ad un tratto ha attaccato nostra madre.-
Mi fermo un secondo, perché non riesco più a tenere a freno il dolore.
-Hey, se non riesci a parlarne non fa niente. David non me l'ha mai detto. O meglio, mi ha detto che è morto d'infarto, ma mi sembrava che mentisse.-
-Lo ha fatto.- le dico tra le lacrime. -Ha mentito. Non è stato un infarto ad uccidere papà, è stato lui.-
Jenny rimane pietrificata alle mie parole, mentre anche io inizio a respirare a fatica, avvertendo un'altra crisi di panico in arrivo.
-David gli ha sparato per proteggere la mamma e me.-
 

Le mattine di gennaio sono tremende. Il freddo ti entra nelle ossa, mentre l'aria gelata ti taglia la faccia. Charlie mi ha mandato un messaggio stamattina, chiedendomi di incontrarlo. Ha detto che sa qualcosa che potrebbe essermi utile, e anche se sto cercando di dare meno fiducia possibile a chiunque, mi serve una dritta, perché non ho davvero idea di che cosa fare.
Lo vedo seduto sulla gradinata di fronte alla pista di pattinaggio e lo raggiungo.
-Quando mi hai detto che c'era qualcuno per cui andare avanti non pensavo che l'avresti fatta venire fino a qui.-
-Di cosa parli?-
-Ti assomiglia molto, lo sai?.- lo squadro con sguardo preoccupato. -Vi abbiamo tenuto d'occhio questi giorni.-
Bene, non posso fidarmi nemmeno di lui. Tutti ormai sanno di Julie, tutti possono avvicinarsi abbastanza da farle del male. Mi guardo intorno, cercando un altro degli scagnozzi di Vinnie.
-Hey,- mi chiama Charlie. -Rilassati. Non sono qua per fregarti. Siediti.-
Dopo averlo fissato per un attimo, mi siedo di fianco a lui.
-Cosa vuoi, Charlie?-
-Voglio che tu sappia la verità, Dave. Voglio che questa storia finisca.-
Lo guardo negli occhi per qualche secondo, prima di dirgli di spiegarsi.
-Ho parlato con Carlos al telefono ieri sera, e mi ha spiegato tutto: Tony Rest ha organizzato la rapina perché vuole prendere il posto di Vinnie. Vuole fare credere a Vinnie che tu hai ucciso suo figlio per liberarsi di te e poter arrivare a farlo fuori.-
-Vuole il The House.-
-Esatto. E tutto il denaro sporco che ci gira intorno. Farà qualsiasi cosa per riuscirci, Dave. Io conosco Carlos da moltissimo tempo, e ti assicuro che non si ferma davanti a nulla, nemmeno davanti ad una donna disarmata.-
Rimango pietrificato, capendo che si sta riferendo a Julie.
-Quindi, visto che Tony gli ha promesso metà del ricavato, il mio consiglio è quello di mettere tua sorella su un treno e rispedirla a casa all'istante. Per quanto riguarda questa storia, devi provare a Vinnie che a mettere in piedi tutta questa storia è stato Tony, e l'unico modo per farlo è trovare uno degli aggressori e costringerlo a testimoniare.-
Dopodichè, si gira afferrando un bicchiere di caffè e si alza dopo avermi dato una pacca sulla spalla. 
-Buona fortuna, Dave.-
Si allontana nel freddo, poco prima che io faccia lo stesso.

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Capitolo 12
*** Smile. ***


Jenny's voiceover:

Sono ancora seduta sul divano con questa ragazzina tra le braccia. Sì, perché anche se ha poco meno della mie età, in questo momento è una ragazzina. La storia di quello che ha dovuto vedere, di come ha dovuto perdonare suo fratello... è semplicemente orribile. E io che pensavo mi odiasse. Ora sta piangendo appoggiata alla mia spalla mentre cerco di farla smettere di tremare. Credo anche che abbia avuto una crisi di panico, anche se mi ha detto che stava bene. Ora capisco perché David non mi ha mai parlato della sua famiglia, perché ogni volta che si toccava l'argomento di suo padre si chiudeva in stesso e anche perché è così protettivo nei confronti di Julie. Lei è debole, fragile come un ramoscello, e lui si sente il dovere di proteggerla per farsi perdonare per quello che ha fatto da ragazzo. I sensi di colpa per averlo incastrato non tardano ad arrivare, ma ormai ci sono dentro. Non ne posso più uscire.
Il telefono vibra dal tavolino, e mi giro appena per vedere chi è. Leggo il messaggio di Dave e gli rispondo velocemente con un okay.
-Era lui?- mi chiede asciugandosi le lacrime.
-Sì, ha detto che passa da casa a vedere se è tutto in ordine e torna, tranquilla.- le mento, come scritto nel messaggio. -Si preoccupa molto per te. Devi essere davvero importante per lui.-
Le scappa una risata nervosa mentre fissa il pavimento.
-Dave è sempre stato così. Ha sempre cercato di proteggermi da tutto. Sai, è lui che mi ha convinto ad andare via da DC.-
-Davvero?-
Annuisce. -Aveva paura che potesse succedermi qualcosa, che venissi coinvolta nei suoi casini con la polizia... Non ero con lui quando il giudice gli ha dato quei cinque anni. Quando è uscito mi sono sentita in dovere di dargli una mano, così ho pensato alle uniche persone abbastanza potenti da potergli dare una mano.- Si ferma per un secondo. -Non avrei mai pensato che saremmo arrivati a questo.-
-La mafia è pericolosa, Julie. DC è pericolosa. Però David ha fatto quello che ha fatto per il tuo bene. Mandarti via da New York è stata la cosa più intelligente che abbia mai fatto. E sai una cosa? Io ero con lui quando è andato in galera, e non faceva altro che ripetermi quanto fosse grato a Dio che non ci fossi stata tu al suo posto.-
Mi sorride, e per un secondo nel suo sorriso rivedo David. Mi accorgo di quanto gli assomigli solo ora e una morsa mi stringe lo stomaco.

Jenny, ho parlato con Charlie. Assicurati che Julie stia bene e tieni gli occhi aperti, conoscono i miei spostamenti. Sto andando a casa di un altro dei rapinatori a vedere se riesco a farmi dire i nomi degli altri. Dille che faccio un salto a casa e torno. Ci sentiamo più tardi.
Invio il messaggio prima di salire in macchina. La casa di Lawrence Tefford si trova in un sobborgo di DC, fuori città. Una volta parcheggiata la macchina scendo e scavalco un paio di staccionate, fino ad arrivare nel giardino del tizio. Guardando infondo al giardino, posso distintamente vedere una busta di plastica con all'interno un fucile a pompa, nascosta malamente sotto un cumulo di terra. Beh, per lo meno è la casa giusta. Busso, tenendomi sul lato della porta.
-Chi è?- mi urla da dentro.
-Uno dei vicini.-
-Cosa vuoi?-
-Perché hai un fucile sotterrato in giardino?-
Inizia a sparare verso l'entrata e i proiettili attraversano la porta. Riesco a schivarli spostandomi appena in tempo, quando sento che ha finito le munizioni. Apro la porta e lo carico sbattendolo sul divano. Sento le sue costole rompersi sotto un mio gancio ben assestato all'addome, seguito da un suo urlo di dolore. Lo prendo per la gola puntandogli la mia calibro nove alla testa.
-Non ho tempo da perdere. Hai una possibilità per rispondere alla mia domanda.-
-Vaffanculo!-
Poso una mano sul suo costato facendo pressione sulle costole rotte, subito prima di sentire le sue grida.
-Chi altro c'era con te quando hai rapinato il The House?-
-Non so di cosa stai parlando.-
Ripeto lo stesso procedimento di prima, solo che sta volta le urla si sfumano in pianto.
-La prossima volta faccio saltare la tua cazzo di testa.-
-Sono rimasto solo io.- mi dice tra le lacrime.
-Dove sono gli altri?-
-Sono morti.-
Meraviglioso.
-Dammi i nomi!-
-Uno dei ragazzi si chiamava Fred Tisdale. Scoopie gli ha sparato non appena siamo usciti dal locale e Walter è scappato con i soldi. Tutto quello che so è che qualcuno è andato da lui e se li è ripresi! Ci hanno promesso una percentuale per fare il colpo, ma quando quell'idiota se l'è data a gambe hanno iniziato ad ammazzare tutti quanti.-
-Chi?-
-Non lo so... Non ho visto nessuna faccia.-
Mi allontano tenendo la pistola puntata.
-Tu vieni con me.-
Nonappena mi giro verso la porta, lui tira fuori una pistola dal divano.
-Io non parlo con nessun poliziotto, stronzo!-
Inizia a spararmi, ma sono più veloce di lui. Miro al braccio, ma un proiettile mi sfiora costringendomi a spostare la mira, e lo colpisco dritto in mezzo al torace. Cade con un tonfo a terra.
Porca puttana.

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Capitolo 13
*** La verità. ***


Voce narrante:

Carlos Marcello è uno dei pezzi grossi del giro. Lui e suo fratello Vincent sono arrivati in cima con la droga e con gli agganci alla polizia, ma il lavoro di famiglia è rimasto in mano a Vinnie, il maggiore. Carlos si è traferito a New York da qualche anno, a godersi la bella vita. Quando il suo pranzo con due modelle in cerca di lavoro viene interrotto da Tony Rest, è comprensibilmente incazzato. Tuttavia, gli affari che sta trattando con Tony sono più importanti di qualunque altra cosa. Fa segno alla guardia del corpo di lasciarlo pasare e congeda le due modelle.
-Spera che sia importante, Tony.-
-Sono affari.-
Dopo uno momento di sguardi, Tony si siede di fronte a Carlos.
-Un mio aggancio mi ha chiamato stamattina. Mi ha detto che David Rays e Charlie si sono incontrati per scambiare due parole sulla questione del The House.-
-Chi è stato ad avvisarti?-
-Un mio aggancio.-
Carlos afferra il bicchiere di vino e ne beve un sorso, lentamente.
-Charlie lavora per me da molto tempo. Mi fido di lui.-
-Il mio aggancio ha passato la notte scorsa con Rays, ed ora è a casa con la piccola Julianna.-
-Julianna? La sorella di Rays?-
-Esatto. Sembra che voglia in qualche modo aiutare il fratello ad allontanarsi dalla città. Se lui ci sfugge, non ci saranno soldi o profitti da dividere.- 
-Non possiamo permetterlo.-
-Cosa vuoi che faccia?-
Carlo posa il bicchiere sul tavolo, prima di prendere una rosa dal mazzo di fiori al centro del tavolo e porgerla a Tony.
-Portala a Julie da parte mia. Ma prima fai in modo che Charlie non parli più con nessuno.-
 
Charlie's voiceover:

-Papà, mi dai una mano con i compiti dopo cena?-
-Scusami, Bobby. Devo fare un salto fuori.-
Detto questo, mi alzo e bacio sulla fronte prima Beth e poi lui.
-Vi voglio bene.- Dico uscendo, dato che so che è l'ultima volta che posso farlo.
Avrei dovuto saperlo. La prima volta che ho aiutato Rays sapevo che mi sarei messo nei guai. Ma rispetto le promesse. La promessa che ho fatto a suo padre era quella di dargli tenerlo fuori dai guai, e ci ho provato. Il suo unico sbaglio è stato quello di lasciare che Duarling avesse contatti con lui. Apro la porta di casa per l'ultima volta, prima di sentire uno sparo al mio torace e le urla di Bobby e Beth.


Carlos Marcello: Gabriel Garko http://www.blogtivvu.com/wp-content/uploads/2010/09/gabriel-garko_onore-e-rispetto-2.jpg

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Capitolo 14
*** Toccala con un dito, e ti uccido. ***


Il telefono squilla mentre sono in macchina. Dopo aver visto il nome di Jenny, rispondo.
-Hey.-
-Dave! Julie! Loro sono arrivati, io,- La voce rotta dal pianto le impedisce di finire la frase. -Io non gli ho visti in faccia! Dio, Dave, mi dispiace!-
-Jenny, cosa diavolo è successo?!-
-Tony e Joey hanno sfondato la porta di casa e mi hanno drogato. Quando ho riaperto gli occhi Julie non c'era più!-
Il sangue mi si gela nelle vene e la salivazione scende a zero.
-Esci di casa.-
-Cosa?-
-Esci di casa subito! Ci vediamo tra mezz'ora al R'King motel, muoviti!-
Guido come un pazzo verso la mia destinazione, cercando di non pensare a Julie. Quando arrivo, trovo Jenny tra le lacrime, con gli occhi gonfi e rossi, seduta sul cofano della sua macchina. Nonappena mi vede, mi viene incontro, rifugiandosi tra le mie braccia. Dopo qualche minuto, prendiamo una stanza ed entriamo, appoggiando le giacche sul letto.
-Allora, cosa è successo?-
Si siede sul letto, tenendosi la testa fra le mani e respirando profondamente.
-Stavamo cenando, quando hanno bussato alla porta. Ti giuro, sono stata attenta! Ho guardato dallo spioncino ma non ho visto nessuno, così ho aperto e...- riprende fiato. -Joey mi ha inniettato qualcosa nel braccio. Ho cercato di fermarli, davvero, ma non ci sono riuscita! L'hanno presa e portata via.-
Deglutisco a vuoto.
-C'era anche Tony, hai detto?-
-Sì. Mi sembra di averlo visto, ma avevo la vista annebbiata.- Si gira a guardarmi negli occhi. -Mi dispiace.-
Chiudo gli occhi, prendendomi la testa fra le mani. Le avevo promesso che non le si sarebbero più avvicinati, e loro l'hanno rapita. 
-Non avrei dovuto fidarmi di Duarling. Giuro che se devo tornare in prigione per aver ucciso qualcuno, quel qualcuno sarà lui. Lui, e Tony subito dopo.-
La guardo, ma lei non ricambia il mio sguardo. Gli occhi azzurri fissano il pavimento, ancora rossi per il pianto. Quello che non riesco a capire è come abbiano saputo che eravamo a casa sua, perché io non ho più incontrato Jim, e non ho detto nulla a Charlie. C'è solo una persona che sapeva dove eravamo. Un fulmine mi attraversa la mente. Lei. Jenny. Lei ha detto a Tony dove ci trovavamo. Ha insistito tanto perché io uscissi di casa da solo, dicendomi che l'avrebbe tenuta al sicuro lei, quando invece mi ha allontanato per permettere a Tony e Joey di rapire Julie senza dover passare attraverso di me. Ha fatto il doppio gioco. Mi alzo e vado alla finestra.
-Hai scoperto qualcosa?-
-Oh sì.- le dico senza guardarla. -Ne ho scoperte molte. Ho scoperto che a mettere in piedi la rapina è stato Tony, ho scoperto che sta lavorando con Carlos per far fuori Vinnie e prendere il suo posto. Ho scoperto che vogliono farmi fuori per avere la via libera verso Vinnie, e che hanno catturato Julie per farmi andare dritto nella tana del lupo, senza dover venire a cercarmi. Ha messo in piedi la rapina per far ricadere la colpa su di me. E che tu ci creda o no, ho scoperto anche che per tutto questo tempo ho avuto una talpa al mio fianco.- pianto il mio sguardo nel suo, che mi fissa con paura dal letto. -Qualcuno di cui mi sono fidato, che ha fatto in modo che mi allontanassi per poter consegnare l'esca dritta nelle mani del cacciatore, no?-
Lei si alza di scatto e inizia ad indietreggiare verso il muro, con le mani avanti
-Dave...-
-Cosa ti ha promesso, Jenny?- alzo la voce. -Spero almeno per te che il gioco valga la candela. Sennò sarebbe molto più umiliante.- mi avvicino, fino a bloccarla al muro. -Noi ci siamo fidati di te.-
-Non è come pensi! Sì, è vero, quando mi hai chiamato ieri sera io ho chiamato Tony. Gli ho detto che saresti venuto da me a passare la notte, è per quello che è arrivato a casa subito dopo di te. Mi ha chiesto di aiutarlo, perché se non avesse chiuso questa storia in fretta Carlos l'avrebbe fatto fuori. Non è Tony che ha organizzato la rapina, è stato Carlos! Gli uomini che sono entrati al The House erano suoi! Poi ha mandato Charlie per tenerti d'occhio, ma quando ha saputo che vi eravate incontrati, ha mandato i suoi a farlo fuori.-
-Charlie è morto?!-
-Mi dispiace.- Abbassa lo sguardo, a pochi centimetri dal mio viso, iniziando a piangere.
-Come sapeva che ci siamo incontrati?-
-Gliel'ho detto io. Dave, io volevo solo evitare che uccidessero Tony, te lo giuro! Ma non sapevo che avrebbero preso, Julie! Non lo avrei permesso! Devi credermi, ti prego!-
-Come posso fidarmi di te?! Come credi che possa fidarmi di una che per tutto questo tempo non ha fatto altro che mentire?!-
Non mi risponde, facendomi imbestialire ancora di più. Senza rifletterci sopra abbastanza, tiro fuori la calibro nove e gliela punto dritta in mezzo alla fronte, mentre lei si lascia scappare un urlo interrotto dal pianto.
-Se sai dove la tengono, ti conviene dirmelo subito.-
-Se vai là ti uccideranno David. Lo sai. Julie è solo un'esca.-
-Se non ci vado, uccideranno lei.-
-Dave devi credermi, non volevo che lei venisse coinvolta. Ma non puoi andarci adesso. Vai prima da Vinnie, spiegagli quello che è successo. Ti prego, Dave, fidati! Non la uccideranno!-
-Come lo sai?-
-Conosco Tony. Non ha organizzato lui tutta questa merda, è stato Carlos! Tony non la ucciderà, ma ucciderà te, perché è così che gli ha detto Carlos Marcello! Lei è solo un'esca, devono tenerla in vita se vogliono arrivare a te. Vai da Vinnie. Digli quello che sai, convincilo che è stato Carlos ad organizzare la rapina.-
Maledizione.
-Chiamalo.-
-Cosa?-
-Chiama Tony.-
Mi guarda per un attimo, poi prende il telefono dalla tasca digita il numero, prima di portaselo all'orecchio. Con un movimento veloce, la blocco, levandogli il telefono dalle mani.
-David...-
-Pronto?-
-Ti sei fottuto da solo, stronzo.- continuo, tenendo la pistola puntata su Jenny. 
-David!- ridacchia lui dall'altra parte. -Che piacere sentirti! Immagino che tu e Jenny abbiate fatto due chiacchiere, e che tu adesso sia parecchio incazzato, vero?-
-Puoi dirlo forte. Rest, tu mi conosci, sai come reagisco alle prese per il culo.-
-Non sei nella condizione di fare il duro, Rays.-
-Jenny ti ha coperto con Carlos, giusto? Se ti sei rivolto a lei, suppongo che ti fidi di lei, no?-
-Sì...- inizia a sembrare intimorito.
-Beh, io sono in una camera d'albergo, e ho una calibro nove puntata alla tempia della tua ragazza.- Jenny inizia a piangere. -Tocca mia sorella con un dito, e giuro che la uccido.-
-Non lo faresti mai, David.-
Faccio in modo che dall'altra parte del telefono si senta lo scatto della sicura appena tolta, che produce un attimo di silenzio.
-Passami Julie o le sparo nella rotula.-
Sento vociferare, prima che Tony torni a parlarmi.
-D'accordo. Questi sono i patti: finché una rimane viva, l'altra farà lo stesso.-
-Ho detto passamela.-
Dopo un altro momento di silenzio, sento la voce di Julie piangere al telefono. 
-Dave...-
-Rimani calma, ci penso io a te.- Inizio, cercando di trattenere le lacrime. -Non ti faranno nulla di male, te lo prometto.-
-Dave, Charlie è morto. Carlos ha ucciso lui e la sua famiglia. Ti prego, chiamali. Assicurati che stiano bene, ti prego.-
-Lo farò, Julie. Cerca solo di rimanere calma. Io arrivo tra poco.-
-Ti uccideranno.- Riesco a malapena a sentire quello che mi dice, perché la sua voce mi arriva all'orecchio come un sussurro. Prendo fiato e chiudo gli occhi.
-Rimani calma.-
Chiudo la chiamata e abbasso la pistola, reinserendo la sicura. 
-Tu vieni con me da Vinnie.-
Detto questo, usciamo dalla stanza diretti verso la macchina.

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Capitolo 15
*** Rose. ***


Julie's voiceover:

Vorrei morire in questo momento. Se avessi saputo che dietro a tutto questo c'era Carlos, non sarei mai venuta a Washignton. Mi aveva avvisata di rimanere lontana dalla sua zona, ma non l'ho ascoltato. Ho cercato di proteggere Dave, ho cercato di aiutarlo. Ma non ci sono riuscita. Carlos è troppo potente.

Otto anni fa:

-Che cosa ti fa pensare che ti potrei aiutare, piccola Julianna?-
-Tienilo fuori dai guai, e ti prometto che uscirò dalla tua vita. Nessuno saprà della bambina. Fallo uscire di prigione, e non avrai niente a che fare con lei.-
Carlos sorseggiò dal calice di vino lentamente, avvicinandosi alla giovane Julianna.
-Piccola Julie, la prossima volta che ci vedremo, io ti ucciderò. E ucciderò tutta la tua famiglia. Porta via il tuo culo insieme alla bambina. Non ti voglio più vedere, è chiaro?-
-Aiuterai David?-
-Mio fratello è di Washignton. Farò in modo che lo sistemi una volta uscito.-
Julianna prese per mano la piccola Rose, che strinse forte nel suo abbraccio, mentre uscivano dalla villa di Carlos Marcello.
-Chi era quello, mamma?-
-Quello, Rose, è un uomo cattivo.- le sussurrò Julie -Così cattivo che mi stupisco di come abbia potuto creare una bambina dolce come te.

Ora:

Non sento più le gambe, e il taglio sul braccio inizia a fare davvero male. Respiro a fatica, credo di essere andata in iperventilazione e svenuta più volte. Sono accasciata sul divano, dietro alla scrivania di Carlos, che però fortunatamente non è con noi. Tony Rest cammina avanti e indetro nella stanza, e sembra preoccupato dopo aver parlato al telefono con David. Deve avergli promesso di uccidere Jenny, credo. Ma so che non lo farà. Lui la ama, lei ama lui. Forse ama di più Tony però, perché quello che ha fatto lo ha fatto per amore. L'ultima volta che David ha ucciso per me è stato mio padre, ora rischia di portarsi dietro una scia di sangue lunghissima, e tutto a causa mia e della mia idea di venire a Washignton. Infondo, anche l'ultima volta è stata colpa mia. Sento un'altra crisi di panico in arriva. Il respiro accellera, e Tony se ne accorge. Mi viene incontro con gli occhi lucidi.
-Sei stata stupida. Dovevi rimanere a New York. Se Carlos scopre che non ti ho ancora ucciso, mi taglierà la testa.-
Non gli rispondo.
-Perché ti vuole morta a tutti i costi, Julie?-
-Mia figlia... Lui è il padre di mia figlia. Gli ho... Gli ho promesso che sarei sparita dalla sua vita, ma non sapevo che fosse coinvolto con la storia di Dave.- Dico respirando a fatica. -Tu ami Jenny?-
-Più di qualsiasi altra cosa.-
Inizio a chiudere gli occhi, svenendo di nuovo, ma prima sento i passi di qualcuno dentro la stanza.
-Rays e la tua ragazza sono andati da Vinnie. Carlos ha detto di spostarci lì. Vuole che la ragazza lo veda morire.-
Mi scende una lacrima mentre vengo sollevata da qualcuno.

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Capitolo 16
*** L'ufficio di Vinnie. ***


Entro nella stanza di Vinnie forzando la serratura, con Jenny dietro di me. Lui cerca di afferrare la pistola sulla sua scrivania, ma sono più veloce di lui ad estrarre la mia e puntargliela contro.
-Non pensarci nemmeno, Vinnie. Voglio solo parlarti.-
-Fanculo, Rays, hai ucciso mio figlio.-
-Non ho niente a che fare con la morte di Pete.-
-Allora perché vuoi scappare dalla città con tua sorella.-
-Non andrò da nessuna parte senza aver messo in ordine questa storia.-
-Tony ha detto...-
-Tony e Carlos hanno organizzato tutto questo! Perché c'erano tutti quei soldi nella cassa del locale?-
-Li abbiamo portati qui dal deposito. Carlos ha detto che non era più sicuro.-
-Carlos ha mandato quei quattro a rubare i soldi, poi li ha uccisi tutti e ha fatto ricadere la colpa su di me per farmi sparire. Carlos vuole arrivare a te e ucciderti, così potrà spartirsi i soldi con Tony e prendere il tuo posto.-
Dopo un attimo di sguardi intensi, Vinnie abbassa la pistola, e io faccio lo stesso.
-Carlos vuole il tuo posto. Ha ricattato Tony per farsi aiutare.-
-Ci sei arrivato, eh Rays?-
Mi giro in direzione della voce che ho appena sentito, e quello che vedo mi gela il sangue nelle vene. Carlos è in piedi di fronte a me, con una pistola puntata alla tempia di Julie, che è appoggiata a lui a peso morto. Ha una manica della camicia bianca sporca di sangue e un taglio alla tempia sinistra. Mi guarda con lo sguardo perso, ma pieno di lacrime. Deglutisco a vuoto. Insieme a lui, Tony è corso ad abbracciare Jenny, felice di vederla viva, dopo aver buttato una sacca a terra, ai piedi di Carlos.
-Non avresti dovuto farla venire qui, David. L'avevo avvisata.-
-Che cosa?!-
Carlos la guarda sorridendo.
-Non gli hai mai detto niente, vero?-
Julie alza lo sguardo sul mio, per poi riabbassarlo.
-Vinnie, Julie ti ha mai chiesto aiuto per suo fratello?- Gli chiede poi improvvisamente.
-Lo hai fatto tu, stronzo. Tu mi hai chiesto di assumerlo.-
-Esatto. Julie mi ha ricattato, minacciandomi di dire di chi era veramente sua figlia Rose. Di confessare ai giornali che il grande miliardario Carlos Marcello aveva una figlia illegittima con una troia da quattro soldi.-
La rabbia mi fa alzare la pistola verso di lui, che prontamente leva la sicura contro la tempia di Julie.
-Ah, ah. Getta la pistola, Rays. E già che ci sei, apri questa.- mi dice indicando la sacca ai suoi piedi. 
Faccio come mi dice, cercando di respirare profondamente, e una volta fatta scorrere la cerniera, vedo i tre milioni di dollari.
-Tu mi hai derubato. Tu hai ucciso mio figlio!- tuona Vinnie, da dietro la scrivania.
-Sì, esatto, fratello. Ho aspettato una vita, questo momento. Ho costruito con te questo posto e come mi hai ripagato? Nominando socio questo figlio di puttana, invece che me.- finisce indicando Tony.
-Tu sei mio fratello, Carlos. Pietro era tuo nipote. Sangue del tuo sangue! Come hai potuto?-
-Come sto per fare questo.-
Alza la pistola, sparando al torace di Vinnie, che subito dopo cade a terra con un tonfo.
Julie urla tra le sue braccia, insieme a Jenny, che cerca di avvicinarsi per disarmarlo ma viene bloccata subito da Tony. Carlos si gira verso di loro, guardando Tony e porgendogli la pistola appena presa dalla scrivania di Vinnie. 
-Forza.- dice, accennando a me.
Jenny spalanca gli occhi iniziando ad urlare, insieme a Julie.
-Tony, no! Ti prego non farlo!-
Tony guarda per un secondo Carlos negli occhi, per poi scendere con lo sguardo su Julie, che ormai non ha più le forze per piangere. Poi prende la pistola, e prima di avvicinarsi a me, spinge Jenny sul divano, che viene subito bloccata da Joey.
-Inginocchiati, David.-
Un silenzio elettrico invade la stanza. Carlos si sposta, permettendomi di vedere lo sguardo congelato di Julie osservarmi mentre mi inginocchio davanti a Tony.
-Scusami...- mi sussurra appena.
-Ti voglio bene.-
-Basta con queste stronzate! Tony, fallo fuori!-
Guardo gli occhi di Tony, prima di abbassare la testa, e chiudere gli occhi, pronto ad andarmene per sempre tra le lacrime di Julie.
-Hey, Rays.- mi chiama, imponendomi di guardarlo. -Fanculo.-
Dicendo questo, lascia cadere la pistola nelle mie mani. In un battito di ciglia, si gira estraendo dalla giacca un'altra pistola, putandola verso Carlos, che prontamente alza la sua, iniziando a spararci addosso. Joey lascia Jenny, prima di venire colpito da un proiettile di Tony dritto sotto la spalla. Tony stesso, però, cade di fianco a me con un proiettile nella gamba. Non posso sparare, non mentre ha Julie fra le braccia. Mi lancio dietro la scrivania, poco prima che lui afferri la borsa e sparisca con mia sorella oltre la porta.

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Capitolo 17
*** Sì, sei stata stupida. Ma sei stata anche coraggiosa. ***


Julie's voiceover:

Carlos mi trascina lungo tutto il locale stringendomi per il braccio ferito, ma non riesco nemmeno più a sentire il dolore. Sento che David è dietro di noi, lo so. L'ho sempre saputo che non mi avrebbe mai abbandonata, ne ero certa. Ma allora perché non gli ho mai detto di Rose? Forse per proteggerlo. Sì, per proteggerlo da Carlos. Lui si gira, lasciandomi e puntando la pistola con due mani verso le scale dalle quali siamo appena scesi. In un attimo, prendo la borsa con i soldi e salgo su uno dei tavoli, lanciandoli in aria.
-Hey, che diavolo fai, stronza!?-
-Fottiti, idiota. Sei finito!-
Mi salta addosso, tirandomi uno schiaffo potente e facendomi cadere a terra. Sbatto contro qualcosa, e la vista inizia ad appannarmisi di nuovo. Lo vedo sfuocato, mentre mi sovrasta puntando la pistola su di me.
-Ti avevo detto di non tornare, brutta puttana.- lo sguardo viaggia dietro di lui, e finalmente lo vedo: Dave, con la sua calibro nove puntata in avanti, ci guarda congelato.
-Hey, stronzo!-
Lo sparo è doppio: Dave cade all'indietro, tenendosi il braccio e soffocando un urlo, mentre Carlos mi cade davanti, e non sembra muoversi. Mi alzo, ancora traballante, e mi avvicino a mio fratello.
-Dave! Stai bene?-
-Sì,- dice alzando lo sguardo dalla sua ferita -Sì, mi ha preso di striscio.-
Non riesce a finire la frase. Mi butto tra le sue braccia iniziando a piangere.
-Mi dispiace. Dovevo dirtelo! Sono stata una stupida!-
-Sì, sì sei stata stupida. Sei stata anche incredibilmente coraggiosa.- mi stringe a se, con un braccio solo. 

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Capitolo 18
*** Lei è quello che mi spinge ad andare avanti. ***


Esco dal locale, cercando di aiutare Tony insieme a Jenny e Julie ad arrivare all'ambulanza che è appena arrivata. I paramedici ci vengono in contro, non appena ci vedono.
-Cosa è successo?-
-Gli hanno sparato alla coscia destra, credo che abbiano preso l'arteria. Ha perso molto sangue.-
Jenny piange, dopo aver capito che Tony è in pericolo di vita. Quando lo sdraiamo a terra, è tra le braccia di Julie. Iniziano ad armeggiare sulla sua gamba, tentando di bloccare l'emorraggia. Ad un tratto, sento le sirene della polizia, e Loundry esce dalla volante, insieme a Jim.
-Julianna e David Rays! Siete accusati dell'omicidio di Walter Rendall e di Charle Bradshaw e la sua famiglia.-
-Che cosa?!-
Si avvicinano, accerchiandoci e tenendoci le pistole puntate addosso. Non ha senso. Lancio uno sguardo a Jim.
-Tu, brutto bastardo. Mi sono fidato di te!-
-Non peggiorare la tua situazione, Rays. Conosci la procedura. Inginocchiatevi!-
Julie mi guarda, stringendomi i polsi. Poi torna a guardare Jim.
-Signor Loundry, Tony Rest è stato ferito mortalmente alla gamba.- Continua, girando lo sguardo a metà frase su John. -Ma se si salva, si faccia dire come sono andate le cose.-
-NO!- Tony urla, cercando di rimettersi a sedere. -Testimonierò ora.- 
Sia io che Julie ci giriamo, guardandolao con gli occhi spalancati.
-Sono stato io. Io ho ucciso Rendall e gli altri rapinatori, per conto di Carlos Marcello.- continua, con il fiato corto.
-Dove si trova Marcello?-
-Sono morti. Sono morti tutti, sia Carlos che Vincent.- dico guardando Loundry. 
-Agente Loundry!- chiama ancora Tony, fissando il suo sguardo annebbiato su Jim. -Non sono stato solo. Il detective Duarling ha fatto da informatore sul conto di Julie e Dave, in cambio di soldi. Hanno cercato di incastrarli.-
Jim spalanca lo sguardo, prima di ricevere quelli confusi dei suoi colleghi. Con un sorriso nervoso, si gira e afferra Jenny per un braccio, puntandole una pistola alla tempia.
-Duarling!- urla l'agente Loundry. -Jim, sei finito. Ti sei incastrato da solo. Non avresti dovuto scappare. Ora lasciala e seguimi in centrale.-
-Io non andrò in prigione, John. Non riuscirai a portarmi via.-
-Si vuole uccidere.- sussura Julie dal mio fianco.
-Cosa? Come lo sai?-
-Jim!- urla -Jim, non farlo. Pensa alla tua famiglia. Pensa alle tue bambine. Non puoi lasciarle sole. Non farlo.-
-Lo faccio per loro.-
-NO!-
Uno sparo, ed è tutto finito. Jenny scappa lontana dal cadavere che cade a terra con un tonfo. 
Dopo qualche minuto, Tony sta meglio e io e Julie veniamo medicati dai paramedici.
 

-Quindi è tutto finito.- mi chiede, mentre torniamo a casa in macchina.
-Sì, è tutto finito.-
-Verrai a New York?-
-Non lo so. Tu domani torni a casa. I tuoi stanno bene, ho chiamato Josh mentre venivo al The House.-
C'è un momento di silenzio.
-Quindi Rose non è figlia di Josh.-
Ridacchia nervosamente, prima di rispondermi.
-Certo che è figlia di Josh. Ma non ne ero sicura, e tu eri nei guai. Ho pensato che magari poteva darti una mano se pensava che era sua figlia. Quando Carlos ha scoperto che gli avevo mentito è andato fuori di matto.-
-Avresti dovuto dirmelo. Non ti avrei mai permesso di venire qua.-
-Non sapevo ci fosse coinvolto Carlos.-
-Ma perché mentirmi? Pensi che ti avrei giudicato?-
-No. Avevo paura che se avessi saputo qualcosa di quello che mi ha fatto saresti andato fuori di matto. E poi c'era Rose. L'ho fatto anche per proteggere lei.-
Sospiro prima di tornare a guardare la strada. 
-Tu te lo ricordavi Charlie?-
-In che senso?- gli chiedo, senza guardarla.
-Era un amico di papà. Sennò perché ti avrebbe aiutato?-
-Tu non l'hai nemmeno visto.-
-Mi ricordo il cognome! L'ha fatto per papà.- Continua a guardare fuori dal finestrino, mentre sembra quasi che inizi a piangere. -Sai, credo che papà ci volesse comunque bene.-
-Papà ci voleva bene, Julie.- dico, cercando di rimangiarmi le lacrime. -Ce ne vuole ancora, dovunque sia. Quello che è successo quel giorno... Io ho sbagliato.-
-No, non è vero. L'hai fatto per proteggerci! Chiunque avrebbe fatto la stessa cosa. Sono sicura che papà è fiero di te, anche se...-
-Basta. Non mi va di parlarne.-
Mi guarda per un secondo, prima di sorridermi. Arriviamo a casa. Lancio le chiavi della macchina sul divano, prima di prendere del ghiaccio per la sua tempia. Lei rimane seduta sul divano, guardando in avanti.
-Per un minuto solo, ho creduto che Tony ti avrebbe ucciso.-
-Sì,- le dico sedendomi e porgendole lo straccio. -Sì, anche io.-
-Non credo l'avrei sopportato.- sposta lo sguardo sul mio, fissando dritto negli occhi. -Vieni via da qua, Dave. Vieni con me a New York.-
-La mia vita è qui, Julie. Magari il The House rimarrà aperto.-
-Sì, certo. Dopo tutto questo casino.-
Le accarezzo la guancia sorridendo, e per un attimo è come guardarsi allo specchio. Tutte le emozioni riflesse dentro di lei. La abbraccio, stringendola forte.
La mattina dopo, la accompagno alla stazione e la guardo andare a casa. Io rimango a vivere qui a Washignton, tornando a lavorare nella polizia come partner di Loundry. Vado a casa di Julie durante tutte le festività, dopo aver capito che loro sono tutto quello che ho in questo momento. 
Questi sono i piani bassi di Washignton DC. Questa è la vita di merda che facciamo tutti. 
Ma tutti andiamo avanti finché ne vale la pena. Tutti abbiamo qualcuno o qualcosa da proteggere. Questo è quello che ci spinge ad andare avanti.

Lei è quello che mi spinge ad andare avanti.

The End

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