Higher.

di GrumpyTrolla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Another world. ***
Capitolo 2: *** Feel. ***
Capitolo 3: *** Lullaby. ***
Capitolo 4: *** Meaningful. ***
Capitolo 5: *** Overrated. ***



Capitolo 1
*** Another world. ***



HIGHER:


When dreaming, I’m guided to another world;
Time and time again, at sunrise I fight to stay asleep.
 

 
Capitolo 1: Another world.
 

Ad un certo punto della sua storia, in quella casa è stato commesso un orrore. Nessuno sa quando o cosa, ma perfino all'osservatore meno allenato l'oppressiva atmosfera della casa, particolarmente ai piani superiori, è inequivocabile. C'è un ricordo ed una promessa di sangue nell'aria del numero 65, un odore che aleggia nelle narici e torce lo stomaco più forte. L'edificio ed i suoi dintorni sono infestati di parassiti, dagli uccelli, perfino dalle mosche. Gli onischi strisciano nella cucina, nessuno storno fa il nido nella mansarda. Qualsiasi violenza fosse stata perpetrata lì, ha aperto la casa, proprio come un coltello taglia la pancia di un pesce; ed attraverso quel taglio, quella ferita nel mondo, i morti si affacciano fuori, e dicono la loro.
Lo guardo, in silenzio, e se un brivido mi percorre la schiena è solo a causa del vento. Lui distoglie lo sguardo dalla Stamberga Strillante, lo posa su di me e con un sorriso – forse più un ghigno che altro – alza le spalle.
“O queste sono le voci, almeno.”
Le mie labbra si piegano in una smorfia che non è esattamente disgusto, ma ci si potrebbe avvicinare.
“Vedo che ti diverti, eh.”
“Andiamo signor Malfoy, nessuno ti ha mai raccontato storie di fantasmi, prima?”
E lo odio, quando mi chiama signor Malfoy. Soprattutto perché so che lui sa che lo odio.
Non dico niente, continuo a guardarlo negli occhi mentre lui fa lo stesso, come in una sfida; ci sono delle volte poi, in cui mi ritrovo a pensare a com’era questo ragazzo appena qualche anno prima, uno sgorbietto piccolo e malandato, e mi fa perfino rabbia: ora è cresciuto, indossa gli abiti che gli regalo io ma nonostante questo, è come se fosse sempre una spanna sopra di me. Lui riesce sempre in quello che fa tranne beh, qualche significativa eccezione, il che è consolante.
“Perché sei venuto oggi?” Mi chiede, a bruciapelo, ed io sollevo un sopracciglio.
“Mi sono liberato dal lavoro. Mi avevi scritto di avere un weekend a Hogsmeade e sono passato.”
“Ah sì?” Domanda ancora, ed ora so che lui sa che io so.
Lascio andare uno sbuffo dalle narici, decido di vuotare il sacco.
“Ho saputo dell’incidente dell’altro giorno.”
“A-ha?”
“Mi hanno detto che hai insultato miss Evans, quando ha tentato di intervenire.”
“A-ha.”
“Mi hanno detto che l’hai chiamata sudicia sanguesporco, o qualcosa del genere.”
“La qual cosa ti riempie di gioia, immagino.”
Volto la testa, tornando a guardare verso la Stamberga Strillante.
Il primo anno scolastico di Severus era stato anche il mio ultimo, quindi per anni avevamo mantenuto un rapporto esclusivamente epistolare e solo di recente questa tendenza si era invertita; nelle sue lettere mi teneva informato sui suoi successi scolastici, scendendo sul personale solo quando ero io a chiedere e questo a tutt'oggi non è mai cambiato.
La nostra non poteva certo definirsi amicizia: prima di tutto siamo dei Serpeverde e si sa, il nostro concetto di rapporto si ferma all’orgoglio di appartenenza ed al bisogno di restare uniti contro l’odio delle altre Case, e poi c’erano troppi interessi di mezzo.
Perché lui ha talento ed io contatti, soldi e tutta l’intenzione di usarli per aprirgli qualsiasi strada, gesto naturalmente molto meno altruista di quanto possa sembrare.
“No vorrei essere indelicato… però è proprio quello il tipo di amicizia di cui liberarsi per fare strada.”
Lui non risponde subito, per un attimo strofina la mano sulla staccionata ed alcuni granelli di polvere rossastra fluttuano fino a terra.
“Taci, signor Malfoy. Sei solo geloso.”
Dice, senza guardarmi ed io mi lascio sfuggire una breve risata.

 
 
 
-          Le frasi all’inizio del testo sono tratte dalla canzone “Higher” dei Creed.
-          La sua traduzione è: “Quando sogno sono guidato in un altro mondo; ancora ed ancora, all’alba lotto per restare addormentato.”.
-          Il racconto di Severus sulla Stamberga strillante è un pezzo – tradotto da me, per cui non vogliatemene se fosse incorretto – del primo dei “Books of Blood” di Clive Barker.

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Capitolo 2
*** Feel. ***


HIGHER:


I held my hand over your mouth as you screamed at me to feel,
You felt my scars with understanding, but I can’t promise anything.


Capitolo 2: Feel.

Siamo in Luglio e fa caldo.
Sorseggiando da un calice, osservo gli ospiti che riempiono il salone e quasi per caso, con la coda dell’occhio scorgo una figura che, in tutta fretta, attraversa la stanza fino ad una porta dalla quale esce senza mai guardarsi indietro.
Sollevo un sopracciglio e poggio la bevanda su un vassoio vagante, al disotto del quale un elfo domestico cerca di sollevarsi più che può sulla punta dei piedi per risparmiarmi la fatica di piegare il busto.
Dondolando il bastone da passeggio tra le mani seguo la scia immaginaria di quell’ombra appena intravista fino ad un corridoio. Apro la prima porta che trovo sul mio cammino, senza bussare, poi mi appoggio contro di essa, incrocio le braccia e sorrido.
“Ti diverti, signor Malfoy?”
La risata con cui rispondo è breve, di circostanza ed evidentemente fasulla.
“Beh. A quanto pare il terribile Piton non regge il confronto col mondo dei grandi.”
Dico, e lo sguardo che lui mi lancia è minaccioso ma non in senso buono: mi accorgo di aver detto qualcosa di sbagliato. Abbandono la cornice della porta per andare a sedermi al suo fianco sul piccolo divano.
“Sai.” Dice, poi ci ripensa, si blocca e scuote la testa. Poi cambia ancora idea e riprende a parlare. “Checché tu possa pensare, sappi che non basta un vestito costoso ed una nuova pettinatura.”
“Strano!” Esclamo, voltandomi a metà per guardarlo in faccia. “Di solito bastano sempre, ma per cosa in particolare?”
Lo vedo perdere tutta la verve della rabbia ed il suo corpo si scioglie leggermente mentre allontana lo sguardo da me e si abbandona contro lo schienale.
“Non mi avevi detto che sarebbe venuto pure Black.”
“Black come Sirius Black?”
“Già.”
“Credevo avrebbe preferito morire, che partecipare alla mia festa.” Dico, sincero e sinceramente stupito. “Qual è il problema?”
“Lascia stare.”
Sospirando profondamente col naso, incrocio le mani, i gomiti poggiati sulle ginocchia e aspetto, in silenzio, che dica qualcos’altro; gli lancio un’occhiata e lui si rifiuta perfino di guardarmi. Sospiro di nuovo, raddrizzandomi a sedere dritto e mi schiarisco la voce con un colpo di tosse.
Lui non si volta.
“Sei carino.” Dico, ed è come se mi stessero cavando un dente. “Checché ne dica Black, anche se solo per stasera.” L’ho appena detto e già me ne sono pentito.
Lo vedo voltarsi verso di me, il suo sguardo è strano.
“Lucius Malfoy, tu sì che sei il re dei complimenti.” Dice, sarcastico, ma lentamente inizia a sorridere. “Mi hai guardato a lungo come si saggia un bimbo con lo sguardo. Mi hai detto poi, con gentilezza: ti voglio bene, perché sei tanto triste.
Non rispondo nulla, lui ora mi sta fissando negli occhi ma il mio sguardo resta incollato più in basso, all’altezza degli zigomi, perché so che non reggerei nessun tipo di confronto con lui in questo momento.
Volto la testa tornando a guardare in avanti, mi appoggio contro lo schienale e lui fa lo stesso, senza smettere di sorridere.


- Le frasi all’inizio del testo sono tratte dalla canzone “Bleed like me” dei Trapt.
- La sua traduzione è: “Ti ho tappato la bocca mentre mi gridavi chiedendomi di sentire. Hai tastato le mie cicatrici con comprensione, ma non posso prometterti nulla.”
- La citazione in corsivo pronunciata da Severus è tratta dalla poesia “Io ti chiesi”, di Herman Hesse.

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Capitolo 3
*** Lullaby. ***


HIGHER:


 
On candystripe legs, the spiderman comes,
Quietly he laughs and shaking his head,
creeps closer now, closer to the foot of the bed.
And softer than shadow and quicker than flies,
His arms are all around me.

Capitolo 3: Lullaby

 
Con l’andare del tempo ho capito che Severus segue una visione del mondo tutta sua: i suoi personalissimi concetti di giusto e sbagliato, di normale o strano, lo portano spesso ad assumere comportamenti o curiosamente graziosi o estremamente irritanti.
Estremamente irritante potrebbe essere, per esempio, l’ossessione per il quartetto di Grifondoro chiamato i Malandrini, che lo spinge ad attaccare briga con loro, a tentare di incastrarli perché vengano puniti ed a mettere la loro espulsione in pole position nella sua lista di sogni nel cassetto.
Stranamente grazioso invece, è il modo in cui cerca di rendere piacevole la vita delle persone a cui tiene  (o almeno, di insegnare loro il significato delle parole pole position).
Come quando gli confessai di non trovare odiosa l’idea di qualcuno che mi regala biscotti o maglioni fatti in casa per dimostrare quanto tenga a me e lui, settimane dopo – pensando forse che mi fossi dimenticato della scomoda conversazione -, senza preavviso e piuttosto brutalmente, mi ficca in mano un sacchetto di carta spiegazzato.
“Non dire una parola, mangiali e basta. Ma guai a te se lo fai qui.” Disse, e sembrava alquanto a disagio.
Il ricordo imbarazzante di quella bustina aleggia ancora tra noi, anche se – ma non glielo direi mai - una volta a casa, mi ritirai in camera mia con un sorriso stupido come pochi per mangiarli insieme ad un bicchiere di latte.
“Stanco, signor Malfoy?” Mi chiede, seduto al mio fianco sull’erba senza staccare gli occhi dal Partenone.
“È stata una giornata pesante.” Rispondo, storcendo il naso al pensiero della faticosa smaterializzazione che mi sarebbe toccato eseguire per tornare a Londra.
“Ti ricordo che è stata una tua idea, venire qui.” Dice, ed ha tanto l’aria di un rimprovero.
“Non t’innervosire.” Rispondo, e portando una mano a coprire uno sbadiglio mi piego fino a poggiare la testa sulle sue gambe incrociate. Lo sguardo che mi lancia è basito a dir poco. “Non vorrai mica lasciare qualche arto in Grecia, no?” Mi giustifico, sorridendo in modo furbo.
Conciliato dalle luci basse del crepuscolo chiudo gli occhi, e lo sento sospirare; poco dopo, le sue mani scendono tra i miei capelli ed inizia a mormorare una canzone.
Non me ne stupisco, d’altronde ero stato proprio io a confessargli della riluttanza di mia madre a cantarmi ninnenanne.
“Au claire de la lune, mon ami Pierrot. Prête-moi ta plume, pour écrire un mot.”Se mi sento uno sfruttatore? Un po’ sì, ma il bello è proprio questo. “Ma chandelle est morte, je n’ai plus de feu. Ouvre-moi ta porte, pour l’amour de Dieu.
“Cos’era?” Chiedo, assonnato.
“Non lo so. Mia madre la cantava sempre per farmi dormire.”
“Mah. Perché mai qualcuno dovrebbe inventare una ninnananna tanto breve…” Dico, ma la mia voce è ormai un mormorio impastato.
“Beh, funziona no?” Chiede, ed il suo tono acido mi fa sorridere.
 
 
-          Le frasi all’inizio del testo sono tratte dalla canzone “Lullaby” dei The Cure.
-          La loro traduzione è: “Su delle zampe a righine bianche e rosa arriva l'uomo ragno, silenziosamente ride, e scuotendo la testa, furtivamente si avvicina ai piedi del letto. E più leggere di un’ombra e più veloci di una mosca, le sue braccia mi avvolgono.”
-          La canzone in corsivo cantata da Severus, è una classica ninnananna francese che sì, mia madre effettivamente cantava tutte le notti per farmi dormire.

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Capitolo 4
*** Meaningful. ***


But I never loved her ‘till the day she laid her eyes on me.
Now I’m jumping up and down, she’s the only one around,
And she means every little thing to me.



Capitolo 4: Meaningful.

È Sabato, nel tardo pomeriggio, ed io sono di pessimo umore.
All’inizio i miei incontri con Severus erano rari: mi recavo ad Hogsmeade quando sapevo che Hogwarts aveva programmato una gita, ma con l’andare del tempo questa frequenza è aumentata e capita anche spesso che io approfitti della mia carica di dipendente del Ministero per entrare nella scuola.
Ovviamente però, una cosa del genere non poteva passare inosservata e prima di lasciarmi congedare, Silente mi ha fatto un discorso. Il vecchio preside era tranquillo ovviamente, e nonostante non abbia usato parole dirette, il messaggio ai miei occhi era chiaro: secondo lui io avrei una pessima influenza sul giovane Piton.
Avere una cosa simile su qualcuno presuppone un legame più o meno profondo, e scoprire che la connessione tra me e Severus non passa inosservata, in qualche modo mi ha fatto piacere; di certo però, non mi ha reso felice la richiesta di eliminare, o quanto meno ridurre drasticamente, la frequenza delle mie incursioni.
“Possiamo scriverci signor Malfoy, e vederci durante le gite.” Commenta Piton, con un’alzata di spalle ed anche questo non manca di irritarmi. “Non vedo perché rischiare di far prendere una sincope al professor Silente.” Scherza, con un’espressione furba sul viso, per poi prendere a parlare del più e del meno, come al solito.
Passano i minuti, uno dietro l’altro, ed all’improvviso è come se fosse calato il silenzio.
Severus continua a raccontarmi della sua settimana, vedo le sue labbra muoversi ma lo fanno tanto più lentamente e non distinguo – probabilmente perché non mi và - i suoni; forse è colpa del vento che gli sta spazzando i capelli, della luce oro ed arancio che s’insinua tra loro, accecandomi di tanto in tanto, distraendomi.
Lui mi guarda e non mi guarda, poi torna a guardarmi e non riesco neppure a tenere conto del tempo che passa; continuo ad annuire, senza sapere a cosa, ma non mi dispiace affatto perdermi questo discorso.
“Signor Malfoy?”
“Eh?”
Mi fissa, senza parlare, si aspetta una risposta ovviamente, che anche volendo non saprei dargli. D’un tratto sorride ed è una cosa preziosa, senza malizia né superiorità, poi torna a guardare il lago, senza insistere…
“Dicevi?” Chiedo, mantenendo un tono neutro.
“Niente.”
“Niente?”
Niente.” Risponde, calcando la parola, poi si volta verso di me e per la prima volta da quando ci conosciamo, mi abbraccia, ma non lo fa nel modo che ci si aspetterebbe da un amico.
I nostri corpi collidono, lui poggia il mento sulla mia spalla, mentre quasi di loro spontanea volontà, come se non stessero aspettando altro da tempo, le mie braccia lo circondano completamente all’altezza della vita.
Lasciami qui, lasciami stare, lasciami così. Per me, per la mia vita che è tutto quello che ho; è tutto quello che io ho, e non è ancora finita .”
Dice, e dopo appena qualche attimo si allontana, cercando il mio sguardo ma io non dico niente mentre lo vedo scivolare via da questo momento, lontano da me, per tornare al castello e solo quando lo vedo sparire entro le sue mura, mi guardo intorno.
Non c’è nessuno, ed il malumore pare passato.


- Le frasi all’inizio del testo sono tratte dalla canzone “Fall for you” dei Secondhand Serenade.
- La loro traduzione è: Ma io non l’avevo mai amata fino al giorno in cui poggiò gli occhi su di me. Ora salto su e giù, lei è l’unica qui, ed è tutto per me.
- Le frasi in corsivo pronunciate da Piton sono tratte dal testo della canzone “Annarella” dei CCCP, perché secondo me non può essere altro che poesia.

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Capitolo 5
*** Overrated. ***


I’ve heard this life is overrated,
But I hope that it gets better as we go.

 
 
Capitolo 2: Overrated.
 
“Certo che ne disegnava di giovincelli ignudi, eh?”
Dico, un sopracciglio sollevato mentre, più scettico di quanto io stesso mi sarei voluto mostrare, osservo il quadro davanti a me. Quello che immagino essere un Cupido bambino mi fissa di rimando, col suo sorrisetto innocente e malizioso allo stesso tempo.
“Non bestemmiare signor Malfoy, questa è arte.” Dice Severus, e nonostante il tono di rimprovero, le sue labbra si incurvano leggermente; ora il suo ghigno somiglia a quello del dipinto, solo un po’ più furbo. “E poi mi hai invitato tu, no?”
“So che a te questa roba piace.” Dico, alzando le spalle con disinvoltura per apparire incurante, più di quanto vorrei in realtà essere. “Se devo dirla tutta, la pittura è l’arte che meno apprezzo.”
Ci allontaniamo, appena qualche passo più in là, ed un altro quadro ci aspetta, circondato di gente; alcuni di quei babbani inebetiti si voltano indietro, mi lanciano sguardi strani. Non ci faccio troppo caso, visto che i non maghi riescono ad impressionarsi per pochi stupidi dettagli fuori dall’ordinario mentre il quadro più ampio gli sfugge completamente.
“Quella babbana poi, men che meno.” Concludo in un bisbiglio gelido, sto iniziando ad irritarmi.
Mi rendo conto che, probabilmente, non c’è nulla che non vada in me. Tranne il fatto che non potrei facilmente passare per un fratello o un qualsiasi altro parente del mio ancora minorenne compagno.
Incrocio uno sguardo estraneo, una signora dall’aria sospettosa, ha le labbra ridotte ad una linea strettissima; sollevo il mento in aria, mi do un’aria dignitosa, quasi di sfida. Quando torno a guardare Severus, lui mi sorride di nuovo ma stavolta la sua espressione è completamente differente e non saprei neppure descriverla.
A veces van mis besos en esos barcos graves,
que corren por el mar hacia donde no llegan.
Ya me veo olvidado como estas viejas anclas.*”
“…”
In piedi al suo fianco, ora lo osservo con la coda dell’occhio; il suo sguardo è fisso davanti a sé, continua a scrutare La conversione di San Paolo come se non avesse appena detto nulla ed io mi chiedo se non sarebbe meglio lasciar morire qui la discussione, far finta di non aver inteso il significato completo di quelle parole.
Tengo la testa bassa e gli occhi ancora più bassi; con tutta la nonchalance del mondo, muovo appena un passo di lato, verso di lui e la mia mano trova immediatamente la sua, la stringo e lo sento stringermi di rimando.
 
 
 
*A volte vanno i miei baci su quelle navi gravi,
che corrono sul mare dove non arriveranno.
Mi vedo già dimenticato come quelle vecchie ancore.
 

-          Le frasi all’inizio del testo sono tratte dalla canzone “Here without you” di 3 Doors Down.
-          La sua traduzione è: "Ho sentito che questa vita è sopravvalutata, ma spero che migliorerà andando avanti.

-         Le frasi in corsivo pronunciate da Piton sono tratte dal testo della poesia “Qui ti amo” di Pablo Neruda.

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