I Belong to You

di Lety_90
(/viewuser.php?uid=939)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** scusate!! ***



Capitolo 1
*** 1 ***


“...sì, lo ammetto, un po’ ti penso ma

non mi tocchi più…”

“Non me lo so spiegare” by Tiziano Ferro

Quanto tempo era passato?

Tantissimo… forse un’intera vita!

Eppure, provava una sensazione strana all’interno del suo cuore. Paura, rabbia, forse voglia di dimenticare.

Dimenticare il loro ultimo incontro, così pieno di sguardi e così vuoto di parole. Parole troppo dure per essere dette.

Parole che sicuramente li avrebbero feriti entrambi.

A volte si diceva che la vita era stata troppo ingiusta con lei. Con loro.

Che forse si meritavano un’occasione.

Una vera occasione!

Ma, ormai, era tardi.

Gliel’avevano detto tutti.

E l’aveva accettato.

Ora lui stava con un’altra. Gliel’aveva detto chiaramente Aya.

“No, non è Fuka…” aveva detto, con la sua voce dolce e quasi timida.

Per un istante aveva voluto morire.

Davvero.

Non è un’esagerazione.

Voleva morire, andarsene, dimenticare i suoi occhi che per quei tre, lunghissimi anni, non l’avevano mai abbandonata.

Le piacevano tantissimo, i suoi occhi.

Così profondi.

Così sinceri.

Mai visto occhi più sinceri!

Eppure, non capiva nemmeno tanto il suo stato d’animo. In fondo, anche lei aveva qualcun altro.

Un ragazzo fantastico. Dolce, e profondamente innamorato.

Un ragazzo che le aveva detto “Ti amo”.

Quelle due paroline che lui, invece, non le diceva quasi mai.

“Sbagliato, Sana!”.

Già, perchè lui glielo diceva tutti i giorni.

Con i suoi occhi.

Con i suoi gesti.

Con il suo silenzio.

Ma non era bastato.

Non era bastato per tenerla lì, in Giappone, vicino a lui.

Ed era partita.

Per diventare qualcuno.

Forse per diventare un’altra Sana.

Una Sana che magari lui non avrebbe mai amato.

Sospirò, accarezzandosi i capelli rossicci. Quei capelli che lui amava tanto.

Sorrise. Possibile che, alla fine, tutti i suoi pensieri tornassero su di lui?

Il ragazzo accanto a lei sospirò.

Sorrise di nuovo.

Strano, due volte nel giro di un minuto.

Già, un tempo era sempre così solare. Invece, ultimamente, era sempre più giù, sempre più mogia.

All’improvviso, una mano prese la sua. Guardò il ragazzo, e incontrò i suoi occhi blu come il mare.

“Stai bene?”. Annuì.

“Sì… è solo che…”. Si morse un labbro. Faceva sempre così quando era nervosa.

“Che cosa?”. Le accarezzò una guancia dolcemente.

Sana non sapeva cosa rispondere. Si perse ancora per un secondo negli occhi profondi di lui.

“Mai profondi come quelli di…Oh, Sana… possibile che pensi sempre a lui?”.

scosse la testa, per impedirsi di pensare.

“Sana?”.

… chiuse gli occhi…

“Kurata?”.

Li spalancò.

Solo lui la chiamava con il suo cognome.

“Dimmi Sean?”.

“Sei preoccupata?”.

Chissà come, lui riusciva sempre a capirla con una sola occhiata. “Io… ho solo un po’ d’ansia, tutto qua.”

Sean la strinse a sé, respirando il suo odore.

Pesca.

I suoi capelli profumavano di pesca. Un odore che aveva imparato ad amare.

Adorava tutto di lei. Non perchè fosse famosa. Ma perchè illuminava con il suo sorriso qualsiasi cosa. Ma ora lei stava per ripartire.

Per tornare in Giappone, per sempre.

Sapeva che non sarebbe tornata.

Ma aveva deciso di farle una sorpresa.

Sorrise, mentre gli occhi di Sana si chiudevano contro il suo petto.

Sì… sarebbero stati insieme per sempre.

***

“Akito Hayama, vuoi rispondermi?”.

Il biondo aumentò ancora il volume nelle cuffie, per evitare di sentire i piagnistei di Fuka.

Lei, con stizza, glieli sfilò dalle orecchie, guadagnandosi tuttavia un’occhiata di gelo da parte del proprietario delle cuffie in questione.

“Mi sono guadagnata la tua attenzione, ora?”.

Il ragazzo stese le lunghe gambe davanti a sé, stiracchiandosi.

“Sono tutto tuo, Matsui!”.

Quell’espressione fece arrossire la moretta, che gli tirò uno scappellotto sulla testa.

“EHIII!!! Sei diventata matta?” disse Akito, massaggiandosi la testa.

“Ho bisogno che mi ascolti prima che arrivi quella… La tua ragazza.” Fuka si fermò appena in tempo. Non era il caso di lasciarsi andare a commenti poco carini sulla dolce, piccola ragazza appena diciottenne di Hayama. Era come condannarsi a morte.

“Su, muoviti. Fra poco Kyoko sarà…”.

“Sì sì. Non voglio disturbare la tua… amichetta” disse con noncuranza la mora, agitando una mano.

Hayama sorrise fra sé a quel gesto. Nonostante gli anni, Fuka non era proprio cambiata. Era sempre la stessa solare ragazza che aveva creduto di amare… che era riuscita a fargli “dimenticare”, anche se per poco tempo, Sana.

Sorrise ancora di più.

Non poteva proprio crederci.

Per quanto ci provasse, ogni pensiero si ricongiungeva inevitabilmente al suo… primo…

Non voleva finire.

Avrebbe sofferto troppo.

“Hayama, mi ascolti o no?”.

Scosse la capigliatura bionda, decidendosi finalmente a dare tutta la sua attenzione a Matsui.

“come ti dicevo… Sana torna fra qualche giorno, e…”.

Ecco.

Aveva sganciato la bomba.

Ora, bisognava solo sperare che non facesse troppi danni.

Gli occhi di Akito si chiusero per un istante. Poi, si riaprirono, come per darle il consenso di continuare.

“…e pensavamo di fare un’uscita insieme, noi del gruppo. Che ne dici?”.

Akito sospirò brevemente. “Non c’è problema.”

Fuka sorrise, e gli scoccò un breve bacio sulla guancia. “Grazie Aki, ti adoro!”.

Aki… Aki…Aki… Aki…

“Ti adoro, Aki…”.

Solamente lei lo chiamava così… e gliel’aveva concesso dopo anni di conoscenza.

Anni passati ad amarla.

E lei lo amava.

Si amavano, insomma.

E allora, perchè lei se n’era andata in America?

Perchè lui era rimasto in Giappone?

Tre anni… erano rimasti tre anni senza vedersi. Senza parlare.

Le poche volte che si erano rivolti la parola, a Natale e per l’anniversario della morte di sua madre, si erano parlati a stento. Parole di cortesia.

“Coma va?”

“Tuo padre?”.

“Il lavoro?”

“A quando le future nozze fra gli eterni fidanzati?”.

Eppure, nell’ultimo anno non si era fatta sentire.

Il motivo l’aveva scoperto poco tempo dopo.

“ho parlato con Sana…”. Il tono di Aya non gli era piaciuto molto, ma non aveva risposto.

“Le ho parlato di Kyoko.”

Si fermò per un istante.

Da quel giorno, non l’aveva più sentita.

E, piano piano, aveva cominciato a pensarla sempre di meno.

A sfuggire il suo ricordo.

E Kyoko lo aiutava senza dubbio, con la sua dolcezza, la sua spensieratezza. Gli sembrava una piccola bambina da proteggere. Voleva darle la stessa protezione che Sana, sin da quando erano ragazzini, aveva dato a lui.

Sorrise. Tutti i suoi pensieri tornavano su di lei, e ora che stava tornando, tutto si sarebbe complicato.

Forse non era pronto.

Chiuse gli occhi, proprio mentre il campanello suonava.

***

Ore 06.00 a.m. Los Angeles

Strinse la sua valigetta con apprensione.

Ancora qualche minuto, e l’America sarebbe stata solo un ricordo.

E, un po’, le dispiaceva. Era arrivata lì, diciassettenne, ed era cresciuta. Aveva frequentato un’importante scuola di Arti Sceniche, dove aveva migliorato le sue capacità in Danza, Canto e Recitazione.

Solo un anno prima,aveva ricevuto il suo primo lavoro in un film molto importante, e da quel momento il suo successo era cresciuto.

Allora, aveva conosciuto Sean. Un attore non tanto famoso, ma che l’aveva aiutata con le battute, con l’americano, e a cui aveva imparato a voler bene.

Ora, tutto questo sarebbe sparito.

Ma, d’altra parte, non vedevo l’ora di rivedere i suoi amici: Tsuyoshi, Aya, Fuka… e Mama, Rei, Naozumi… sarebbero stati tutti lì, per lei.

Anche Akito?

Sbuffò.

Ormai era un anno che non si sentivano. Lei aveva voluto lasciargli il suo spazio, quando aveva saputo da Aya che aveva trovato un’altra.

Certo, sapeva che sarebbe potuto accadere…

Ma si sentiva comunque… strana.

“Si avvisano i gentili signori che l’aereo diretto a Tokyo…”.

Sana non prestò attenzione alla voce di donna che parlava.

Si girò verso i suoi “amici” di Los Angeles, e sorrise con gli occhi lucidi.

“Allora, è proprio il momento”.

Una ragazza mora dai profondi occhi verdi le si avvicinò, e l’abbracciò dolcemente.

“Mi mancherai tantissimo, Sana”.

La giovane sorrise. “Anche tu mi mancherai, Faith”.

Si abbracciarono forte.

Un’altra ragazza dagli occhi scuri, un poco più bassa e dalle curve prosperose si avvicinò alla giovane, e la stritolò in un abbraccio da camionista. “Divertiti un fracco Sa’, eh? E, mi raccomando, racconta ai tuoi amici dei tuoi Friends americani!”.

Sana rise, stringendola. “Tranquilla Kam, non mi dimentico certo di te… nemmeno quando sarò vecchia e grinzosa.”

Dopodiché, si voltò verso Sean. Lui le accarezzò una guancia, prima di baciarla dolcemente sulle labbra.

“Io ti amo, Sana Kurata.”

Lei sorrise, stringendolo.

Tuttavia, non rispose.

Non l’aveva mai fatto, e lui non l’aveva mai pressata. Eppure, anche in quel momento, non se la sentiva.

Guardò per un’ultima volta negli occhi blu di quel ragazzo americano che le aveva riempito con il suo sorriso e il blu dei suoi occhi le grigie e difficili giornate dei primi tempi in America.

“Mi mancherai, Sean… da morire.”

E non mentiva.

Si incamminò con passo deciso verso l’entrata per imbarcarsi, quando si girò per un’ultima volta.

I tre le sorrisero, con le lacrime agli occhi, e Sana riprese a camminare verso l’aereo che l’avrebbe riportata a casa.

TBC...

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2 ***


“For so many years we were friends

“For so many years we were friends

and, yes, I always knew what we could do…

but so many tears in the rain

felt the night you said

that love had come to you…”

“Per così tanti anni siamo stati amici

e, sì, ho sempre saputo cosa avremmo potuto fare…

ma molte lacrime nella pioggia

versai la notte che dicesti

che l’amore era venuto da te…”

“From Sarah with Love” by Sarah Condor

Tre anni prima…

“Sono qui, Kurata.”

Lei alzò gli occhi per un istante.

“Lo so. Ti vedo.”

Ultimamente le loro conversazioni erano così.

Scarne.

Prive di colore.

E lei non ne poteva più.

La fissò per un istante.

Da quando lei, la sua migliore amica, la sua ragazza… la sua anima gemella, era diventata una perfetta sconosciuta?

Perchè la sentiva così incredibilmente distante?

“Allora… cosa mi dovevi dire?”.

La vide mordersi il labbro inferiore, e provò una sensazione di dolcezza. Adorava quando lo faceva.

Ancora silenzio.

Poi…

“Parto, Akito.”

Nessuna risposta.

“Vado in America.”

Niente.

“Frequenterò la scuola d’Arti Sceniche a Los Angeles.”.

Lui non dava segno d’averla sentita.

“E non so quando tornerò.”

Alzò gli occhi profondi verso di lei.

Voleva morire.

“è la tua vita, Kurata. Non devi rendere a me…”.

Lei lo guardò con stizza.

“Non devo rendere a te? Non devo…”. Sospirò. “è tutto qui? non hai altro da dirmi?”.

Lui sorrise senza allegria. “Tanto, qualsiasi cosa io ti dica, tu partirai lo stesso, no?”.

Sana abbassò gli occhi velati di lacrime.

E se ne andò.

***

“Fiori?”.

“Ci sono!!” disse allegramente Tsuyoshi, stringendo poi con forza la mano della bella fidanzata.

“Palloncini?”.

Rei guardò Fuka. “Sana odia i palloncini!”.

Fuka gli scoccò un’occhiataccia. “lo so, proprio per questo voglio sapere se ci sono.”.

“Negativo, Fuka!”

“Akito?”.

Il biondo alzò gli occhi. “Cosa?”.

Fuka sbuffò.

“Sto facendo l’appello, Hayama. Ripeto: Akito?”.

Il ragazzo alzò la mano, sventolandola. “Presente signora maestra.”

Fuka sorrise, alzando il pugno in aria.

“Tutto perfetto ragazzi, ora manca solo…”

“Sana…” sussurrò Aya, lo sguardo fisso davanti a sé.

Fuka la guardò.

“Mi hai proprio letto nel pensiero, Aya. Sei diventata telepatica?”

La ragazza diede un calcetto all’amica, indicando una figura lontana, che stava uscendo dalla porta.

“No, idiota… SANA!”.

Tutti si girarono.

E, all’improvviso, Akito si sentì svenire.

“O – MIO – DIO…” disse Tsuyoshi, senza riuscire a non spalancare la bocca.

“è uno splendore” disse ridendo Fuka, correndo verso l’amica.

Akito, per una volta, non poté non dar ragione alla sua prima ragazza.

Sana era bellissima.

Avanzava verso di loro con passo sicuro di una donna ventenne pienamente realizzata di sé stessa. I capelli rossicci le ondeggiavano dolcemente dietro le spalle, ed era anche un po’ dimagrita.

L’abbraccio fra le due amiche fu interminabile. Entrambe avevano gli occhi lucidi, e si stringevano fra le risa.

“Sei tornata.”

“Sì”

“E sei sempre più brutta…”.

“Mai quanto te, Matsui!”.

Si sorrisero, prima di stringersi di nuovo.

“Non azzardarti a sparire di nuovo, Kurata.”.

Sana si asciugò una lacrima, e finalmente la paura lasciò il posto alla gioia più completa.

Improvvisamente, qualcuno l’abbraccio stretta stretta, e riconobbe il suo amico d’infanzia, Tsuyoshi. Lo strinse energicamente, e lui sputacchiò un po’, prima di guardarla.

“sei un fiore, Sana. Un vero fiore.”

Aya appoggiò una mano sulla spalla del fidanzato.

“Ehi, vacci piano, Tsuyoshi, o comincerò ad essere gelosa.”.

I quattro scoppiarono a ridere, sotto gli occhi profondi di una quinta persona.

Sana si girò, e quando incontrò le iridi scure di Akito, vi si perse dentro per un istante.

Un istante in cui il mondo scomparve. C’erano solo loro due, e il tempo sembrava non essere passato.

“Come… come stai?”.

Akito si infilò le mani nelle tasche dei jeans. “Bene. tu?”.

Sana scosse le spalle con noncuranza.

Attimo di silenzio.

“Kyoko?”

Il biondo la fissò. “Ti interessa davvero?”.

Altra scrollata di spalle.

Attimo di silenzio.

“Oh, al diavolo” disse all’improvviso lei.

Lo abbracciò di slancio. Voleva sentire il suo profumo ancora per una volta.

Dapprima Akito spalancò gli occhi, incredulo. Era la prima volta, da quando la conosceva, che era lei a prendere l’iniziativa.

L’odore di lei gli giunse dolcemente. E sorrise.

Non era proprio cambiato.

Pesca.

Era lei… la sua Sana. E non gli interessava se ormai da 3 anni non era più così.

Lei sarebbe sempre stata sua.

“Mi sei mancata da morire, Kurata.”

Sana gli sorrise, dandogli un buffetto sulla guancia.

“Anche tu, Hayama.”

***

Il volo l’aveva stressata, ma non era riuscita a riposare per niente.

Era nel suo vecchio letto, nella sua vecchia casa.

Quello stesso letto che l’aveva accolta per tanti anni. Che aveva custodito le sue lacrime, le sue risa, ed i suoi baci.

I suoi primi veri baci. Sempre e solo con lui.

Lo stesso letto in cui era diventata una donna, e in cui lui era diventato un uomo.

Lei era diventata la sua donna, e lui il suo uomo.

Eppure qualcosa c’era, di diverso.

Quel letto non avrebbe più ospitato il suo ragazzo di sempre.

Guardò l’orologio. Era ancora presto per chiamare Sean?

“Oh, fa niente!”. Prese il telefono e fece la sua prima chiamata internazionale.

“Pronto.”

La voce di Sean le giunse lontana, e si ritrovò a sorridere.

“Ciao, sono io!”.

“Sana, tesoro, com’è andato il viaggio?”.

“Benissimo. E voi, là, tutto ok?” chiese con interesse, nonostante la lontananza si facesse già sentire.

“Tutto ok. Kameron sta già andando di matto, e Faith non vede l’ora di rivederti.”.

Sana provò una certa malinconia. Non aveva ancora detto ai suoi amici americani che lei, purtroppo, aveva deciso di non tornare.

“Non so quando potrò tornare, Sean. Vi farò sapere presto.”

Parlarono ancora un po’ del più e del meno, fino a quando il campanello dell’enorme casa non suonò.

“Ti devo lasciare, Sean. Qualcuno a suonato.”

“A presto, Kurata.”

Silenzio.

“Ti amo…”.

Lei rise. “Mi manchi anche tu.”

***

Il giovane si stropicciò le mani con foga, e fece vagare i suoi luminosi occhi celesti per tutto il giardino.

Aveva sentito alla Tv che lei sarebbe tornata, ma non sapeva quando.

La conosceva. Faceva sempre tutto con discrezione, perchè odiava che gli altri entrassero all’interno della sua vita privata.

Sentì la porta schiudersi, e i suoi occhi si soffermarono su quelli di una giovane donna davanti a sé.

Erano occhi luminosi e allo stesso tempo profondi e pieni di una celata malinconia.

I capelli lunghi e sciolti dietro le spalle incorniciavano un visino dolce e allo stesso tempo deciso.

Il suo sguardo corse lungo il corpo della ragazza. Un corpo sempre più femminile, con le curve piene e dolci.

Rialzò gli occhi, giusto in tempo per vedere gli occhi di lei illuminarsi e un sorriso si schiudeva sulle sue labbra.

“Naozumi !!”.

Lo abbracciò stretto, e lui si ritrovò a stringere i fianchi magri di quella bellezza.

La sentì incredibilmente fragile fra le sue braccia. Eppure, sapeva benissimo che lei non lo era.

Era forte, incredibilmente forte. Aveva una tenacia incredibile, e anche nei momenti di dolore era riuscita ad andare avanti, passo dopo passo.

“Mi sei mancata, Sana!”. Lei gli sorrise, scompigliandogli i capelli.

“Anche tu Nao !”.

Entrarono nell’enorme casa dalle ragazza, e si sedettero per parlare del più e del meno.

“Ho saputo che hai avuto molto successo negli USA.”.

Sana rise. “Mai quanto te. Ho visto parecchi tuoi poster a L.A. Ciò significa che hai anche tu molto successo.”.

Naozumi scosse una mano, imbarazzato. “Sì, sì. Ma, sai com’è… io sono comunque più riservato di te, Sana. Circolavano sicuramente più gossip sul tuo conto che sul mio!”.

La giovane sorseggiò un po’ del suo the. “Oh, la maggior parte di quei pettegolezzi erano solo baggianate.”.

Naozumi la fissò con i suoi occhi celesti. “E l’ultimo pettegolezzo? Quello sulla tua relazione con Sean Peterson?”.

Sana arrossì.

“Allora è vero?”.

La ragazza appoggiò la sua tazza sul tavolino. “è vero… ma…”.

“Ma?”.

Si morse il labbro inferiore, e Naozumi sospirò.

“Centra ancora lui, non è vero?”.

Sana si stropicciò le mani, sbuffando. “Oh, Nao … tu non capisci!”.

“Cosa non capisco?”. Le prese la mani morbide e ben curate, stringendogliele dolcemente. Cercò il suo sguardo, ma lei lo evitò accuratamente.

“Sana, guardami!”.

Quando i loro occhi si incontrarono, Naozumi poté scorgere nello sguardo profondo della ragazza un velo di lacrime.

“Sana… perché? Da quel che so, Sean ti ama, davvero. Hai degli amici sinceri, in America. Un lavoro assicurato. Una carriera fantastica, sia a L.A., sia a Hollywood…”.

Lei scuoteva dolcemente la testa, e i suoi capelli si muovevano con lei.

“Dio Sana, è così semplice!”

“No… -lo interruppe – non è ‘così semplice’…”.

Sospirò.

“Non è mai stato semplice, Naozumi . E tu lo sai meglio di chiunque altro.”

Naozumi si appoggiò allo schienale del divano. “E quando hai intenzione di dirglielo. A Sean, intendo?” .

Sana si passò una mano fra i capelli rossicci. “Dirgli cosa? Con Akito le cose sono… ferme. Lui ha un’altra.”

“Sì, lo so. Kyoko Miyazaki, frequenta la scuola di Karate che frequenta anche Hayama. Ottima atleta, ha gia vinto i campionati nazionali.”

Sana sorrise. “vedo che hai raccolto parecchie informazioni sul conto di questa ragazza.”

“Mai come ne ho raccolte su di te.”

Si sorrisero.

“Non cambierai mai, Naozumi , vero?”. Lui scosse i capelli con fare da divo.

“Perchè? Non sono già abbastanza perfetto?”.

Chiacchierarono ancora un po’, quando il telefono squillò, costringendo Sana ad andare a rispondere.

“Pronto?”.

“Kurata!”.

“Matsui, sono felice di sentirti!”.

“Festona stasera?”.

“Festona, vecchia mia”.

“A casa mia, ok?” chiese Fuka.

“A casa tua. Ah… E posso chiedere a Naozumi di venire?”.

***

“Allora?” domandò Aya.

“Affermativo ragazzi. La nostra Star americana verrà. E si porterà qualcuno dietro!”.

“Un nuovo fidanzato?” chiese con noncuranza Tsuyoshi. In realtà, il ragazzo era fermamente convinto che Sana e Akito dovessero stare insieme. Ma entrambi, purtroppo, sembravano essere andati avanti.

“No. Naozumi.”

Aya arrossì violentemente, sotto lo sguardo irato di Tsuyoshi.

“Naozumi Kamura verrà questa sera… a casa mia!” disse allegramente Fuka, dandosi una sistemata ai capelli scuri e sorridendo con sicurezza.

“Già. Ma non hai pensato alla cosa più importante.” continuò Tsuyoshi guardando male l’amica.

“E quale sarebbe, tesoro?” domandò Aya stringendosi al braccio del proprio ragazzo.

“Akito…”.

“Io cosa?” chiese una voce dietro di loro.

I tre si girarono con falsi sorrisi verso l’amico, che aveva in mano un bicchiere di aranciata e un panino nell’altra.

“Tu… cosa? Tu… niente, Akito, davvero!”.

Akito li guardò cupo, prima di scrollare le spalle.

“Allora, questa festa. Si fa o non si fa?”.

Fuka gli si avvicinò quatta quatta, prima di puntargli un dito in fronte. “Come mai tutto questo interessamento, Hayama?”.

Il biondo per la seconda volta in 2 minuti scrollò le spalle.

Matsui incrociò le braccia. “Comunque sì. La rimpatriata si farà… e ci sarà anche Naozumi.”

Akito si irrigidì. “Kamura?”.

Fuka sbuffò. “Quanti ‘Naozumi’ conosci?”.

“Uno solo, per quel che so.”

Tutti e quattro si guardarono.

Era solo l’inizio, e lo sapevano bene.

La serata si sarebbe rivelata molto più lunga del previsto.

***

20.30 p.m. Casa Matsui

Fuka si passò un’ultima volta la mano fra i capelli scuri. Per un secondo invidiò i capelli di Sana. Erano sempre perfetti e lucenti. E anche lei. Stupenda.

Si ricordò il loro primo incontro, e quanto fosse cambiata da allora la sua amica.

Durante il periodo che erano state lontane, l’aveva sentita un po’ distante.

E, naturalmente, non si era mai persa uno dei suoi film. Era pur sempre un modo per vederla, e per sentirla vicina.

Tsuyoshi e Aya erano già arrivati, e sedevano sul divano. Stavano confabulando su qualcosa, li poteva vedere benissimo, ma non voleva intromettersi.

Sana e Naozumi non erano ancora arrivati, ma se l’aspettava. In fondo, erano o non erano due star di fama internazionale?

La cosa che l’insospettiva, comunque, era il fatto che Hayama non fosse ancora arrivato. Era un tipo piuttosto puntuale.

Come se qualcuno stesse ascoltando i suoi pensieri, il campanello suonò, e lei si precipitò alla porta, pronta a sgridare l’amico per il ritardo.

“Hayama, brutto…”.

Invece, si trovò davanti il sorriso splendente di Naozumi, che la guardava con i suoi occhi azzurri celesti.

“Ehm… tu devi essere Fuka, immagino. Sana mi aveva detto che eri una tipa piuttosto… focosa” scherzò il ragazzo.

Fuka avrebbe preferito sprofondare, piuttosto che continuare a essere guardata in quel modo dal giovane attore. Tuttavia, si riprese giusto in tempo per salvare il salvabile: sfoderò il suo sorriso migliore e disse: “Piacere, Fuka Matsui, e tu sei…” fece con finta noncuranza. In realtà, sapeva benissimo chi era il ragazzo che le stava davanti.

“Naozumi Kamura. Sana si è fermata a prendere una cosa, sarà qui fra un paio di minuti.”

Lei scosse una mano, facendogli segno di entrare.

“L’aspetteremo con piacere. Vieni, ti presento gli altri, anche se credo che tu li abbia già conosciuti in precedenza!”.

Mentre Naozumi si apprestava ad entrare nella casa, Sana si accingeva a scegliere i pasticcini per la serata.

In fondo, quale modo migliore per festeggiare il suo ritorno?

Stava osservando con interesse i dolci, quando si lasciò distrarre da una coppietta che stava “dolcemente” litigando.

“Perchè non me ne hai parlato prima?” chiedeva con insistenza la ragazza al suo fidanzato, che aveva un’aria tremendamente familiare.

“Perchè me lo sono ricordato adesso, ok?”.

Quella voce…

Avrebbe potuto riconoscere quella voce fra mille.

“Hayama, si può sapere che hai in questi giorni?”.

Sana si ritrovò a fissare la ragazza.

Era bella, davvero tanto.

I capelli erano lunghi e legati in una fantastica coda di cavallo, permettendole così di lasciare il viso libero. Un viso su cui erano incastonati due splendidi smeraldi, incorniciati da meravigliosi capelli scuri.

Dio… era così diversa da lei…

Abbassò lo sguardo. Quella visione le faceva troppo male. Così, si affrettò a scegliere i pasticcini, e s’incamminò velocemente verso l’uscita, dopo aver pagato.

Come per uno strano scherzo del destino, la coppia era uscita, forse per litigare meglio.

“Kyoko, te l’ho già detto. Stasera si va da Fuka, e…”. Ma le parole gli morirono in gola, non appena si ritrovò davanti la giovane Star.

Sana arrossì violentemente, decidendosi finalmente a salutare. “Ciao… Hayama.”

“Ciao… Kurata.”

Poche parole, eppure racchiudevano così tanto. Così tante frasi, parole, sospiri non detti. E forse era davvero giunto il momento.

Kyoko fissava con i suoi occhi verdi la giovane che aveva davanti. “Kurata? Cioè… quella Kurata?”.

Sana le sorrise, tendendole la mano, che prontamente la diciottenne strinse. “Esatto. Sana Kurata. Tu devi essere Kyoko, vero?”.

“Esatto. Kyoko Miyazaki. È un vero piacere conoscerti!”.

Akito le guardò. Erano così diverse.

E lo erano davvero.

Proprio per questo si era messo con Kyoko, un anno prima. Perchè non aveva nulla in comune con Sana.

Era tutto l’opposto: dolce, timida e insicura. Tuttavia c’era qualcosa nel suo modo di combattere che l’aveva stregato. Qualcosa che non riusciva a spiegarsi.

Eppure… non riusciva ad amarla davvero, forse proprio perchè era così diversa da Sana.

*nessuna è come Sana* si ritrovò a pensare.

Guardò l’alta figura della sua ex.

Dio, solo in quel momento si rendeva conto di quanto fosse cambiata.

Le dolci curve del suo corpo erano coperte da una leggera camicetta bianca e da una gonna lunga poco più sotto le ginocchia, di raso nero. Portava sandali con il tacco alto, e i capelli, un tempo sempre legati, erano lasciati liberi e fieri dietro le spalle.

E il suo cuore ebbe un sussulto. Aveva riconosciuto nella splendida ventenne la fantastica ragazzina di 12 anni che l’aveva fatto innamorare, e anche la luminosa sedicenne che gli aveva donato sé stessa, completamente, per la prima volta.

“Kyoko, che ne dici di andare avanti? Io e Sana dobbiamo andare a prendere una cosa…”.

Le due ragazze lo guardarono confuse, Sana in primis.

“Ma… Hayama…”.

Akito fissò la propria ragazza con sguardo tagliente, e quella si allontanò con la testa bassa.

***

Le altalene scricchiolavano sotto il loro peso.

In fondo, chissà da quanto tempo erano lì?

*Proprio adesso devo mettermi a pensare queste cose?* si chiese la giovane ventenne.

Lanciò uno sguardo al suo compagno di fianco, che ondeggiava lentamente, il vento che gli scompigliava dolcemente i capelli biondi.

“è… carina” si decise a dire.

Akito la guardò per un istante, prima di spostare il suo sguardo lontano.

“Kyoko, intendo. È davvero una bella ragazza.”

Non si era mai sentita tanto imbarazzata come in quel momento.

Sospirò.

Era come fare un tuffo nel passato di tre anni.

Odiava quegli interminabili silenzi da cui era fuggita, e lui doveva saperlo. Doveva averlo capito.

Si alzò, lisciandosi la fine gonna di raso, e parandosi davanti a lui.

“Sì?” gli chiese, ormai al limite della sopportazione.

“Cosa?” le domandò lui.

Sana spalancò gli occhi, senza parole.

“Perchè ce ne stiamo qui, in silenzio? Perchè non dici niente?”.

Restarono un secondo a guardarsi, prima che Akito trovasse le parole.

“Perchè te ne sei andata?”.

Lei si passò una mano fra i capelli

“Davvero non l’hai capito?”.

Il biondo scosse la testa. Doveva sapere. Sapere perchè l’unica donna – non ragazza – che avesse mai amato se ne fosse andata.

“Dio, Hayama, è così difficile da capire?”.

Non riusciva a capire la sua reazione. Quella donna che aveva davanti era un mistero, per lui.

Un mistero che voleva svelare.

Sana sorrise amaramente.

“è semplice. Non riuscivo più… ad andare avanti. Non sopportavo più questa città… il genere di lavoro che facevo qui. Non mi piacevo più… non mi sopportavo. E soprattutto… non riuscivo più a sopportare questi… silenzi.”.

I loro silenzi.

“I nostri silenzi”.

Hayama spalancò gli occhi castani. Era fuggita… da lui?

“Sei fuggita da me?”.

Sana scosse la testa. “Sono fuggita da me, Akito. Da quello che stavo diventando. Una persona che non mi piaceva più.”

Si morse un labbro. “Ero piena d’insicurezza. Piena di dubbi… e… e così l’ho fatto. Ho deciso di partire.”

“E non hai pensato minimamente a come mi sarei potuto sentire io, vero?”.

Sana chiuse gli occhi. Erano proprio alla resa dei conti.

“è qui che ti sbagli.”

Il ragazzo incrociò le braccia.

“Ah, davvero?”.

“Mi sembra di averti reso partecipe della mia decisione, Hayama”.

“Lo so, Kurata. Ma sbaglio o mi hai messo davanti al fatto compiuto?”.

Sana sorrise amaramente. “Io ero lì davanti a te, quando te l’ho detto. E ti ho anche chiesto se non avessi qualcosa da dirmi.”.

Lui si avvicinò impercettibilmente. “Che cosa avrei potuto dirti?”.

Un attimo di silenzio. Quando Sana posò i suoi occhi sul ragazzo, Akito poté scorgere delle lacrime. Per la prima volta.

“Resta.”

Guardò la donna che aveva davanti, incredulo.

Non poteva essere. Non poteva essere partita solo perchè…

No.

“Non ero io a decidere, Sana, e…”.

Ma lei lo bloccò prima che potesse finire.

“Sei sempre stato tu a decidere, Akito.”

I suoi occhi furono attraversati dalla malinconia.

“Sei sempre stato solo tu!”.

Scoppiò in un pianto liberatorio. Era riuscita a dirgli quello che gli avrebbe dovuto dire, forse, tre anni prima.

Come se niente fosse, poi, continuò il suo discorso, guardandolo negli occhi.

“Siamo stati amici per così tanti anni, Akito… e, in fondo… ho sempre saputo cosa saremmo potuti essere insieme. Lo abbiamo sempre saputo, entrambi.

Credevo di essere riuscita ad andare avanti.

Eppure… non sai quante lacrime versa la notte che Aya mi disse che… che… che tu eri di un’altra.”.

Ormai le lacrime bagnavano le sue guance morbide, senza ritegno. Non le interessava più di sembrare fragile. Non doveva più recitare, perchè davanti a lei c’era lui.

L’unico che aveva sempre guardato oltre, parlando alla sua anima.

Proprio come stava facendo in quel momento.

Piangeva per la Sana che era stata, e per paura della Sana che sarebbe diventata, senza di lui al suo fianco.

Akito la vide così fragile, e non poté resistere dal prenderla fra le sue braccia.

L’abbracciò stretta, e riuscì a leggere nel profondo della sua anima guardandola negli occhi. C’erano così tante domande, così tante richieste, da spaventarlo a morte.

Perchè lui avrebbe voluto accoglierle tutte.

Perchè sapeva che lei, in fondo, non l’aveva mai dimenticato, nemmeno quando usciva con quegli attori da quattro soldi di Los Angeles e Hollywood. Nemmeno quando aveva giurato che sarebbe andata avanti.

E nemmeno lui l’aveva dimenticata. Questo gli urlava il suo cuore.

Ma tutto era così dannatamente complicato.

C’era Kyoko, con il suo sorriso che gli aveva riempito le grigie giornate senza Sana; con il suo bisogno di protezione, e di fiducia.

Kyoko era stata la sua ancora di salvezza.

*proprio come Fuka*.

Strinse gli occhi.

Sì, Fuka era stata come un’ancora, per lui: qualcosa a cui aggrapparsi, o presto si sarebbe perso in quell’enorme mare che era Sana.

Ma ora, quel mare si era ampliato: era diventato un vero e proprio oceano.

E, che Dio lo perdonasse…

Lui voleva solo perdercisi dentro…

TBC…

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3 ***


“ Now your pictures that you left behind

“ Now your pictures that you left behind
Are just memories of a different life
Some that made us laugh, some that made us cry
One that made you have to say goodbye…”

“ Ora le tue foto che hai lasciato
sono solo ricordi di una vita diversa
alcune ci hanno fatto ridere, altre piangere
una che facesti tu per dire addio…”

Always” by Bon Jovi

“Non mi scappi, Kurata!!”.

La ragazzina corse più forte.

In realtà, non vedeva l’ora di farsi “acchiappare” dal biondo.

Finalmente, lui aveva vinto quella maledetta cintura nera!

L’aveva vinta, e ora era arrivato il loro momento.

Il momento di dirsi tutto, di confessarsi quell’amore che in quei tre anni non erano riusciti a dirsi.

“Non mi prendi, Hayama!!”.

Il ragazzo non se lo fece dire due volte.

In realtà, sapeva benissimo che lei non vedeva l’ora di farsi “acchiappare”.

Finalmente, lei era diventata un’attrice famosa!

L’aveva promesso, e ora aveva mantenuto la sua promessa!

Ed era il momento di predente coraggio, di dirle tutto. Tutto quello che in quei tre anni aveva provato.

*prendimi, Akito*

“Non mi prendi!!”

*fermati, Sana!*

“Se ti prendo ti riduco in poltiglia!”

Le afferrò una mano, e lei si girò, sorridendogli.

Le codine già da qualche tempo avevano lasciato il posto ad una bellissima coda di cavallo.

Ed era anche cresciuta.

Non era più la ragazzina a cui toccava la schiena per sentire se aveva il reggiseno, com’era successo quella volta a casa sua, quando l’aveva portata via dalla sua villa assediata dai giornalisti.

“Mi hai presa!”

* e non lasciarmi mai!*

“Ti ho presa!”

* e non ti lascerò mai!*

“c’è qualcosa che devi dirmi?” gli chiese lei sorridendo.

Akito le sorrise di rimando, circondandole la vita con il braccio.

“ti ricordi la nostra promessa, Kurata?”

“Non potrei mai dimenticarla!” scherzò la ragazzina, ma il cuore dentro di lei stava battendo ad una velocità pazzesca.

Akito la fissò negli occhi, proprio come alla vigilia di natale, qualche tempo prima.

“Ti amo, Sana” le disse, dolcemente, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Il cuore della giovane attrice si fermò.

“Ti amo, Akito” gli disse, sorridendo, come se non aspettasse altro da una vita.

Il cuore del giovane atleta si fermò.

E poi, dolcemente, i loro cuori ricominciarono a battere, insieme, non appena le labbra di Akito toccarono quelle di Sana.

In una danza senza fine.

***

Fuka fissava l’entrata, preoccupata. Sana e Akito erano in ritardo, e lei era sempre più imbarazzata.

La bellezza di Naozumi la confondeva, facendole sentire lo stomaco tutto sotto sopra.

All’improvviso, il campanello suonò, una, due, tre volte.

E Fuka si diede un pugno in testa, sotto gli sguardi terrorizzati di Aya e Tsuyoshi.

“non… non può essere lei, vero, Fuka?” chiese spaventala Aya, spostando lo sguardo dall’amica al suo ragazzo.

Lei chi, scusate?” domandò confuso Naozumi, mentre dalle orecchie della bella mora cominciava ad uscire del fumo.

“… Hayama questa me la paga… oh, come me la paga.”

Sorrise, falsamente, prima di aprire e dire: “Ciao Kyoko, che piacere vederti!”.

La giovane diciottenne sorrise alla padrona di casa.

“Il piacere è tutto mio, Buka!”.

Tsuyoshi rise, mentre il fumo uscente dalle orecchie della mora si intensificava.

“Fuka, Kyoko. Il mio nome è…”.

All’improvviso, Kyoko urlò.

“Ma… ma tu sei. sei Naozumi Kamura?!”.

Il ragazzo guardò preoccupato i due fidanzati, che lo guardarono sconsolati.

Kyoko si avvicinò a Naozumi, stringendogli la mano con sicurezza.

“Kyoko Miyazaki, piacere.”

“Piacere mio!” rispose Kamura con gentilezza.

La ragazza diede il cappotto a Fuka, che la guardava con stizza.

“Non posso davvero crederci. In una sola serata ho incontrato due famosissime Star internazionali.”.

A quest’affermazione, l’intero gruppo si voltò verso di lei.

“Chi avresti incontrato, scusa?”.

Kyoko sorrise soddisfatta, sicura che avrebbe suscitato la gelosia di tutti gli amici del suo ragazzo.

“Sana Kurata, naturalmente!”.

I quattro si guardarono e, sotto lo sguardo confuso di Kyoko, scoppiarono a ridere.

“Ora capisco perchè Hayama è così in ritardo!” disse fra le risate Fuka, mentre Tsuyoshi, Aya e Naozumi ridevano, lanciandosi occhiatine complici.

***

Sana si scostò da quell’abbraccio così rassicurante e allo stesso tempo imbarazzante.

“Credo che sia il momento di… di raggiungere gli altri.”.

Akito s’infilò le mani in tasca, annuendo. “Già… e poi, Naozumi ti starà aspettando.”.

Sana lo guardò. “cosa vorrebbe dire questo?”.

“niente, solo che siete venuti insieme.”

La giovane sorrise.

Era sempre così tenero quando faceva il… geloso?

Era forse geloso di Naozumi?

“sei geloso, Akito, ammettilo!” gli disse, puntandogli un dito contro.

Il ragazzo alzò lo sguardo castano.

Sembravano essere tornati indietro nel tempo, quando lui ancora negava di amarla e lei sembrava ancora troppo immatura per capirlo.

“Io, geloso di quel pallone gonfiato? Ma fammi il favore!” le rispose allontanandosi lentamente.

“Ehi, Hayama!!! Non osare lasciarmi indietro! HAYAMA!!!”.

Il biondo sorrise a quelle parole.

*Io non ti lascerò mai*.

Eppure tante cose erano cambiate in quegli anni. Alla fine, anche loro si erano lasciati. Almeno gli restavano Tsuyoshi e Aya come luce in fondo al tunnel.

Era così assorto nei suoi pensieri, che non si accorse dello scappellotto che Sana gli tirò.

“Uno a zero per Kurata!! Hayama è una schiappa!!” disse ridendo mentre correva veloce verso la casa dell’amica.

Akito sorrise.

Sana non cambiava proprio mai!

“Non mi prenderai mai, schiappa!!”

*prendimi, Akito*.

Lui le corse dietro, ridendo.

Sembrava che il tempo non fosse mai passato.

“Se ti prendo sei un’attrice morta, Kurata!”

*fermati, Sana!*

Eppure, quel giorno, nessuno dei due diede ascolto al proprio cuore, e arrivarono indenni davanti a casa di Fuka.

“Hayama, ti rendi conto che mi hai fatto correre per interi isolati con i tacchi alti!?”.

Il biondo le scoccò un’occhiata di fuoco.

“Non è colpa mia se sei tappa!”.

Intanto, all’interno, tutti avevano sentito il dolce litigare dei due.

Aya sorrise, ricordando gli incredibili litigi dei due, quando stavano insieme. Sembrava che fosse tornato tutto a quella magnifica sera di quattro anni prima, quando Akito aveva annunciato loro che aveva vinto i campionati nazionali!

Fuka si avvicinò alla porta con un sorrisone a trentadue denti, e accolse gli amici con un: “Eccovi qua, Carissimi!”.

Akito e Sana si guardarono stupiti, prima di scoppiare a ridere.

Kyoko intanto guardava con occhi sbarrati Sana. “ma… anche tu qui?”.

La giovane Kurata sorrise alla diciottenne. “Certo… questa bella rimpatriata è in mio onore!”.

Fu come se un fulmine avesse attraversato il cervello di Kyoko. I suoi occhi s’indurirono, e andarono a posarsi sopra il proprio fidanzato.

“Akito, ti posso parlare?”.

Ma prima che il biondo potesse rispondere, Fuka disse: “Oh, no Kyoko. Adesso si comincia a festeggiare!”.

Sorrise ai suoi ospiti, e specialmente a Naozumi. “Tutti a tavola, ragazzi!!”.

***

“Hai solo avuto culo, Hayama!”.

Lui socchiuse gli occhi.

“Ah, davvero?”.

“Esatto. Se quello non scivolava, sicuramente ti avrebbe fatto secco!!!”.

Sana lo guardò di sottecchi. Adorava troppo punzecchiare il suo ragazzo troppo orgoglioso.

“Andiamo Kurata, tu ne capisci di Karate come io di Fenicotteri!”.

La ragazza girò la testa stizzita. “Va all’inferno, Akito!”.

Akito le afferrò la vita con un braccio, baciandola dolcemente.

“Mai senza di te!”.

Sana rise, buttandogli le braccia al collo, proprio mentre la porta di casa si apriva.

“Eccovi qua, Carissimi!!”.

Sana e Akito la guardarono sbalorditi, prima di entrare in casa.

Tsuyoshi e Aya erano già seduti sul divano, puntuali come due orologi svizzeri.

Aya si sporse dal divano, guardando l’amico con i suoi grandi occhi marroni, mentre Fuka si andava a sedere sopra le ginocchia di Takashi.

“Allora Akito, com’è andata?” gli chiese con apprensione, mentre Tsuyoshi guardava speranzoso l’amico.

Sul viso di Sana c’era un’espressione sconsolatissima, tanto che tutti abbassarono gli occhi scoraggiati.

“non posso crederci, Akito. Ti sei allenato per tanto tempo, eppure… ma non ti scoraggiare, vedrai che fra due anni ci riuscirai, ne sono sicuro!” ecco… Tsuyoshi come suo solito era partito in quarta, pronto a rincuorare l’amico.

Era così preso dal suo discorso da non accorgersi che sul volto del suo amico di sempre era nato un raro sorriso. Uno di quei sorrisi genuini, che solo una volta gli aveva visto: quando Sana era diventata ufficialmente la sua Ragazza!

“Non ci sarà bisogno di aspettare ancora due anni, Tsuyoshi.”.

I quattro si voltarono a guardarlo, mentre Sana lo abbracciava stretto.

“vi presento il nuovo Campione Nazionale di Karate!!!” disse la giovane Attrice, sorridendo.

Il casino che vi fu dopo è quasi indescrivibile.

Aya saltò in piedi sul divano, gridando “URRÀ!!!!” e saltellando, con i capelli che saltavano insieme a lei.

Tsuyoshi si alzò in piedi, esterrefatto, e diede una gran manata all’amico, che si ritrasse, cosicché la manata se la beccò Sana dritta dritta sulla fragile spalla.

Fuka, dal canto suo, aveva alzato il pugno in aria, aveva baciato il suo ragazzo per festeggiare, e dopo si era alzata in piedi gridando: “Ragazzi, bisogna festeggiare!”.

Tutti, compresa una Sana ancora dolorante, annuirono contenti.

“Tutti a tavola!” urlò la mora, e la ciurma la seguì contenta.

***

“Complimenti Fuka, la cena era davvero fantastica. Proprio come quella di quattro anni fa” disse Sana.

Fuka alzò il pugno in aria in senso di vittoria, ridendo. “Modestamente, sono una formidabile cuoca. Peccato che Takashi non l’abbia capito!”.

Non le mancava molto il suo ex. Ormai erano anni che non si vedevano.

“Come mai vi siete lasciati?”.

Fuka alzò le spalle, continuando a sparecchiare. “Semplicemente abbiamo capito che non avevamo futuro insieme. Punto.”

Poi la mora guardò l’amica, che la stava fissando ancora con curiosità.

“E tu perchè hai lasciato Hayama?”.

Le orecchie di Sana diventarono rosse all’improvviso.

“Sì, Aya, arrivo subito!!” gridò, come se qualcuno l’avesse realmente chiamata.

“Non potrai fuggirmi in eterno, Sana Kurata!”.

Mentre Sana usciva, Naozumi si apprestava ad entrare.

“I miei complimenti, signora cuoca. La cena è stata perfetta!”

Fuka arrossì per un istante, per poi scoppiare a ridere. “Contenta che ti sia piaciuta, Naozumi. Ci tenevo a fare bella figura con te.”

Il ragazzo arrossì impercettibilmente, imbarazzato dall’esuberanza di Matsui.

E così, come spinto da un desiderio irrefrenabile, si buttò.

“Ti piacerebbe uscire con me?”.

Fuka sorrise imbarazzata, prima di rispondere un piccolo e timido: “Sì, mi piacerebbe molto.”.

Erano ancora entrambi impicciati, quando la voce di Aya li raggiunse.

Tuttavia, c’era qualcun altro che stava parlando, nella stanza di Fuka.

“Mi vuoi spiegare?” gli stava chiedendo la mora, ma lui non ne aveva proprio voglia. Voleva solamente fuggire, fuggire lontano.

Quella serata era tremendamente uguale a quella di quattro anni prima, quando era diventato campione nazionale di Karate sezione Juniores.

“Non ne sento davvero il bisogno, Kyoko.”

I suoi occhi verdi erano umidi. “Perchè non mi hai detto che quella era la tua ex?”.

Akito scosse le spalle. “Non mi sembrava rilevante…”.

“Rilevante? La ragazza che è seduta di là è Sana Kurata, la famosissima attrice. Famosa in tutto il mondo, Hayama.”

“E con questo?”.

Kyoko era incredula. “tu mi vuoi dire che non sapevi chi lei fosse quanto ti sei messo con lei?”

Akito sorrise fra sé. “Sapevo benissimo chi fosse quando l’ho conosciuta. La ragazza più pestifera e tremendamente impicciona che avessi mai incontrato!”.

Gli occhi di Kyoko si allargarono ancora di più. “Da… da quanto tempo la conosci?”.

Hayama sospirò. Era proprio il momento della verità.

“Avevamo entrambi 11 anni, quando l’ho conosciuta.”.

“Oh…”.

Kyoko cominciò a capire. “Quindi… è lei la ragazza che chiami per cognome.”.

“cosa?” chiese incredulo il biondo.

“Quando incontrai i tuoi amici, blaterarono su una ragazza e il suo cognome, e che lei sarebbe sempre stata l’unica per te. E che solamente se avresti chiamato una ragazza per cognome, voleva dire che te n’eri davvero innamorato…”.

Akito era incredulo. “Cosa stai blaterando, non è vero!”.

“Ah, no? Ti ricordi come l’hai chiamata quando l’hai incontrata?”.

Il giovane fece mente locale.

Cazzo…

Aveva ragione…

“Dio, non posso credere che…”.

In quel momento qualcuno bussò alla porta, e la giovane attrice comparve in tutta la sua bellezza.

“Akito, Ayachan ha chiesto se ci raggiungete…”.

Lui la guardò, incontrando i suoi occhi profondi. “Arriviamo subito Kurata…”.

Non l’aveva fatto apposta, davvero. Gli veniva naturale chiamarla così. Anche quando stavano insieme, lui aveva continuato a chiamarla per cognome, per abitudine.

Ma Kyoko non sembrava pensarla allo stesso modo. Difatti uscì velocemente dalla stanza, afferrò il suo cappotto e abbandonò la casa sbattendo la porta, sotto lo sguardo confuso di tutti – e raggiante di Fuka.

Sana guardò stupefatta il ragazzo davanti a lei, che alzò le spalle di rimando.

“lascia stare, Kurata.”

La voce di Tsuyoshi giunse forte e chiara.

“Sana, Akito, vi decidete a venire di qua!”.

I due raggiunsero gli amici, apprestandosi a sentire le parole degli “eterni fidanzati”.

Tutti poterono notare così le gote rosse di Aya e le mani sudaticce di Tsuyoshi, e provarono come una scarica elettrica.

Qualcosa stava sicuramente per cambiare.

“Io e Aya dobbiamo fare un annuncio”.

Gli occhi di Sana presero ad inumidirsi.

“Come ben sapete, ormai sono quasi 10 anni che io e Aya siamo fidanzati, e…”.

La voce di Tsuyoshi era rotta dalla commozione, così fu la bella Ayachan a finire.

“… e abbiamo deciso di sposarci.”

Sana e Fuka si alzarono in piedi, correndo ad abbracciare la bella “sposina”, mentre Naozumi sorrideva a Tsuyoshi, congratulandosi.

Solamente Akito continuava a guardare rapito l’amico, preso forse da pensieri più lontani e profondi.

“A quando le nozze” domandò euforica la moretta, mentre abbracciava stretto il suo amico con gli occhiali.

“Il 30 Maggio.”

Sana spalancò la bocca. “Ma è incredibilmente presto. Bisogna organizzare ancora tutto: festa di fidanzamento, addio al nubilato, e i fiori, gli inviti…”.

Aya rise. “calma Sana… ti ricordo che è il mio matrimonio!”.

L’attrice rise insieme all’amica, ma una strana fitta le aveva pressato il cuore nel sentire le parole della bella Aya.

Tsuyoshi si avvicinò all’amico di sempre, sorridendogli. “allora, Akito, non mi dici proprio nulla?”.

Hayama stette in silenzio ancora qualche secondo, prima di sorridere e di abbracciare il suo migliore amico.

“Sono davvero felice per te, Tsuyo.”

Sana guardò il suo ex mentre abbracciava il futuro sposo, e gli sorrise.

Akito, vedendola, le sorrise a sua volta.

Era nata una nuova intimità, una nuova intesa fra di loro.

Il chiarimento di qualche ora prima era servito.

Ora Akito sapeva.

Sapeva che lei non l’aveva lasciato perchè non lo amava più… ma forse perchè lo amava troppo.

Ma il prezzo da pagare era stato davvero alto.

L’aveva persa.

* ne sei così sicuro, Akito?* si chiese.

Forse aveva ancora bisogno di parlare.

Così, si avvicinò alla bella attrice.

“Kurata, avrei ancora delle tue cose a casa… cose che hai dimenticato. Magari… vorresti riaverle con te.”

Sana sorrise.

Aveva capito benissimo.

Lui non si voleva liberare delle loro cose, voleva semplicemente parlarle ancora, magari per chiarire, o per capire se quella specie di intesa fra di loro fosse qualcosa di più profondo.

“Passo domani mattina, va bene?”.

***

Il buio gli piaceva.

Gli faceva pensare a quando, ragazzino, stava sveglio per lei.

Erano i momenti in cui le sue difese cadevano, e in cui ammetteva che – sì – poteva permettersi di amarla.

A volte, ma proprio raramente, lo diceva anche ad alta voce.

“Ti amo, Sana.”

E subito si sentiva meglio. Si sentiva completo.

Tante notti era rimasto sveglio a pensarla, a ricordare le sue espressioni, le sue parole così buffe come lei era.

E si stava chiedendo se anche lei le ricordava.

Si ricordava quando lui era rimasto sveglio per non farla addormentare, chiamandola puntualmente con il cicalino?

Certo. Un pregio di Sana era quello di ricordarsi tutto, come una piccola agendina.

Si alzò, e tirò fuori dall’armadio il suo scatolone. Lo scatolone di Sana, pieno di loro foto, di dediche, lettere, video, film che lei aveva fatto. Pieno di ricordi.

Aprì la copertina di un enorme album fotografico. Per quanto Sana fosse disordinata e pazza, pretendeva che i ricordi fossero a posto, e che tutte le foto fossero raccolte in un album.

Sana&Akito’s Album

*Lei e la sua mania dell’inglese!* si ritrovò a pensare il biondo.

La prima foto li ritraeva il giorno che si erano messi insieme.

Così perfetti, giovani ed incredibilmente innamorati.

*è forse cambiato qualcosa?* pensò per un nanosecondo.

Poi, i suoi occhi ricaddero su una foto di lei al mare.

I capelli erano scompigliati da una brezza leggera, ed era incredibilmente sexy con quel bikini provocante.

Ma, soprattutto, era l’antefatto della notte più bella della sua vita.

Una notte che non avrebbe mai dimenticato.

Ma non voleva pensarci. Non voleva, perchè il ricordo era così dolce da farlo soffrire ancora.

Ricordava i suoi occhi, così luminosi di felicità.

Le sue mani piccole e calde mentre stringevano le sue, con delicatezza.

E ricordava il suo sorriso. Un sorriso dolcissimo che lo aveva fatto sciogliere, perchè subito dopo lei gli aveva detto: “Ti amo”.

Lui l’aveva guardata, baciandole le labbra e sussurrandole. “Ti amo anche io, Kurata.”

Scosse la testa.

Quelle foto stavano risvegliando ricordi e vecchi istinti.

Una polaroid scivolò fuori dall’album, e Akito si apprestò a raccoglierla.

Come i suoi occhi si posarono sull’immagine, un sorriso nostalgico si dipinse sulle labbra del biondino.

Lui e Sana, insieme, un mese prima che lei partisse.

E per la prima volta vide “davvero” il suo viso. Aveva lo sguardo perso, assente, velato dalla malinconia.

Tante volte si erano urlati addosso cattiverie, colpa dei loro caratteri un po’ orgogliosi e fieri.

Eppure, non si erano mai presi sul serio.

Ma lei aveva qualcosa di strano, e forse avrebbe dovuto accorgersene.

Ciononostante, quando lei se ne andò, il suo cuore smise di battere lo stesso.

Forse era arrivato il momento di dirle davvero addio… oppure di tornare con lei?

Doveva solo capire quello che voleva davvero…

TBC

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4 ***


“Adesso no, non voglio più difendermi,

“Adesso no, non voglio più difendermi,

supererò dentro di me gli ostacoli…

I miei momenti più difficili,

per te.”

“There is no reason, there’s no rhyme:

It’s crystal clear.

I hear your voice and all the darkness disappears.

Every time I look into your eyes…”

“Non c’è una ragione, non c’è rima…

è chiaro.

Sento la tua voce e tutta l’oscurità scompare.

Ogni volta che guardo nei tuoi occhi…”

“I Belong to you” by Eros Ramazzotti feat. Anastacia

Si sistemò i capelli rossicci dietro le orecchie, sorridendosi con sicurezza.

Lui l’aveva invitata.

Ok… con una scusa banalissima, ma era pur sempre un passo avanti.

Ricordava il suo sorriso, i suoi occhi.

E le sembrava di essere ritornata indietro nel tempo, quando erano ancora ragazzini e non si erano ancora detti quello che provavano l’uno per l’altra.

Si girò su se stessa. I jeans le stavano particolarmente bene, e anche il maglioncino panna che aveva indossato.

Mentre si apprestava a raggiungere l’ingresso, Rei le passò accanto, sognante.

La ragazza si fermò, guardandolo stralunata.

“Rei-kun, che cos’hai fatto?”.

Il manager si risvegliò dal suo “coma”, guardando la giovane. “io… nulla. Sono assolutamente…”.

Sana incrociò le braccia. “Andiamo, cosa c’è?”.

“Ecco… stavo ripensando a ieri pomeriggio sulla pista di pattinaggio con Asako… e…”.

ma Sana già non lo ascoltava più.

La pista di pattinaggio, davvero un’ottima idea!

S’infilò il cappotto, e uscì in strada, respirando a pieni polmoni l’aria fresca. L’anno era iniziato da poco, e si sentiva molto meglio. I suoi problemi sembravano sempre più lontani, e anche la sua vita precedente a Los Angeles.

Sentiva un po’ di nostalgia ripensando a Sean, Kameron e Faith, e alle mille cose che faceva con loro.

Kameron, con la sua esuberanza, era riuscita a farle dimenticare l’ultimo periodo in Giappone, e Faith, grazie alla sua dolcezza e alla sua innata sensibilità, riusciva a leggerle dentro come un libro aperto.

E poi… c’era Sean.

Con il suo amore incondizionato.

Passavano interminabili pomeriggi a camminare per le strade di L.A. solo per guardare le persone intorno a loro, oppure prendendosi un film e guardandolo senza pensare a nulla.

Le bastava guardare nei suoi occhi blu e sentirsi in pace con sé stessa.

Invece, quando guardava Hayama negli occhi…

Oh… le sembrava di morire e rinascere nello stesso istante.

Le si piegavano le gambe, e la voce le tremava all’improvviso.

I suoi sentimenti per quel ragazzo impossibile erano così forti da spaventarla e farla sentire viva.

Non esistevano occhi più belli di quelli di Akito. E nessuno era come lui.

Nessuno avrebbe mai preso il suo posto all’interno della sua vita e del suo cuore.

Stava ancora pensando a tutto questo, quando si ritrovò davanti alla casa del ragazzo.

Sapeva che la Natsumi era a Kyoto per studiare, e che il signor Hayama al lavoro, perciò Akito doveva essere a casa da solo.

Prese un respiro profondo, e suonò.

Nessuno gli rispose, ma la porta era aperta.

Conosceva abbastanza Akito per sapere che non gli avrebbe dato fastidio se fosse entrata.

“Hayama?” chiamò, mentre si chiudeva la porta dietro le spalle.

Quante cose rappresentava quella casa, per lei. Tanti ricordi e sensazioni indecifrabili che le facevano girare la testa. Era un po’ stata il suo rifugio quando il mondo le faceva una paura tremenda.

E Hayama era stato la sua salvezza, la sua unica certezza. Una certezza che, tuttavia, si era fatta scivolare via dalle dita.

“Hayama…” sussurrò, mentre si apprestava ad entrare nella camera del ragazzo.

Sorrise non appena scorse il suo viso rilassato e così dolce.

Le era sempre sembrato un angioletto, mentre dormiva.

Gli accarezzò i soffici capelli biondi, respirando il suo profumo, che l’aveva sempre fatta impazzire.

“Il mio angelo biondo” sussurrò sorridendo.

“…Sana?”.

La ragazza spostò immediatamente la mano, arrossendo.

“Ma… non stavi dormendo?”.

Lui sorriso appena, mettendosi seduto.

“stavo riposando gli occhi.”

Sana si allontanò dal letto, tremendamente imbarazzata.

Si era appena accorta che lui era senza maglietta.

Non che fosse la prima volta, ma… era comunque una situazione compromettente. C’erano Kyoko e Sean…

Due persone che probabilmente erano davvero innamorate, e lei non poteva arrivare e rovinare tutto.

Oppure si?

Si guardò intorno, evitando il biondo.

Vide un album appoggiato sul pavimento davanti alla televisione. Per un istante, l’immagine di una sé stessa dodicenne le apparve davanti agli occhi, mentre dormiva insieme ad un Akito dodicenne all’indomani della pubblicazione del libro di sua madre, la famosissima signora Kurata.

Si avvicinò all’album, sorridendo non appena lo prese in mano.

Erano i loro ricordi, quelli più belli.

E se lui li aveva tenuti, voleva dire che, in fondo, ancora ci teneva.

“Sei venuta qui per le tue cose?” le domandò, alzandosi in piedi e guardandola con i suoi penetranti occhi castani.

Sana accarezzò la copertina dell’album. Era morbida.

E le pagine consumate.

Lo aprì. Forse non aveva sentito le parole di Akito.

“Che bei tempi, vero?”.

Akito non rispose. Sapeva che, più che essere una domanda rivolta a lui, quella era una domanda rivolta a sé stessa.

Vide una lacrima attraversarle il viso, mentre accarezzava con dolcezza una foto che li ritraeva insieme sulla neve.

Le si avvicinò, accarezzandole la testa rossa.

Sana si voltò a guardarlo, sorridendo.

Era triste pensare che quei giorni non sarebbero più tornati.

* ma se lo volessimo entrambi…* si ritrovò a pensare il biondo, prima di scacciare quel pensiero.

forse, era per paura. Paura che lei potesse scappare di nuovo, lasciarlo solo.

Aveva paura di donarle ancora il suo cuore e vederlo calpestato.

E poi c’era Kyoko.

Ok, magari non provava per lei quello che aveva provato…

*Che provi, Hayama! Lo sai benissimo!* gli sussurrò la sua coscienza.

Dio…

Era tornata da pochi giorni, ma era riuscita a scombussolargli la vita.

Lui le aveva permesso di scombussolargli la vita.

Forse doveva solo accettare il fatto che da quell’amore non ne sarebbe mai uscito.

Prima l’avrebbe fatto, e meno persone avrebbero sofferto.

Doveva superare tutte le sue paure e le sue difficoltà.

Solo allora, sarebbe stato degno di riaverla.

Prima non l’aveva capito.

Lei era speciale, speciale davvero.

Non era più la lunatica ragazzina che l’aveva fatto arrabbiare, e che gli aveva fatto perdere la testa.

Ora era una donna. Cresciuta, maturata, cambiata.

Forse, ora erano davvero pronti.

Mentre il ragazzo stava pensando a tutto questo, Sana si guardava in giro. Quella camera non era cambiata affatto.

Era la stessa in cui lei aveva passato le serate con lui.

Quella stanza parlava ancora di loro.

Akito si vestì lentamente, rimuginando.

Poi le parlò.

“Allora, vuoi un caffè o prendi subito la tua roba?”.

Sana si voltò verso di lui quasi timidamente.

“Veramente volevo chiederti se volevi venire sulla pista di pattinaggio con me…”.

Dal suo sguardo profondo, l’attrice capì che lui ci stava pensando.

Poi, lo vide infilarsi il cappotto, e avviarsi verso la porta.

Lei rimase ferma esattamente dov’era, non sapendo come comportarsi.

Hayama si voltò a guardarla.

“Che fai lì impalata? Andiamo!”.

Sana sorrise felice.

***

Fuka aprì gli occhi.

Le era sembrato di sentire dei colpi alla porta.

Ma forse aveva solo sognato.

Poi, quelli tornarono, insistenti.

Guardò l’orologio, imprecando.

Erano le 11.30

Solamente le 11.30 del mattino!

*chi scoccia a quest’ora del mattino?*

Si alzò svogliatamente, senza nemmeno infilarsi la vestaglia. Non vedeva l’ora di scacciare la persona dall’altra parte della porta.

Soprattutto perchè non era una persona gradita.

Infatti, non appena spalancò la porta, incontrò un paio di occhi verdi che la fissavano.

Aveva una gran voglia di uccidere quella ragazza.

“cosa vuoi, Kyoko?”.

La moretta entrò senza nemmeno chiedere il permesso, sedendosi disperata sul divano.

“Ho bisogno di parlarti, Matsui. Con urgenza.”

La ragazza chiuse la porta, irritata.

“Ti avverto: deve essere una cosa particolarmente importante. E vedi di fare in fretta.”.

Si sedette davanti alla campionessa di Karate, incrociando le gambe e passandosi con sicurezza una mano fra i capelli scuri.

Kyoko abbassò lo sguardo, e Fuka riuscì a scorgere le lacrime nei suoi occhi.

“Ho davvero paura, Fuka.”

Lei sbuffò. “e di cosa?”.

“Della tua amica… di quell’attrice.”

“Preferirei che tu la chiamassi per nome” le disse in tono di sfida Fuka.

Kyoko risposò con sguardo minaccioso. “Sana Kurata.”

Fuka sospirò. Aveva capito benissimo cos’aveva la giovane davanti a lei.

Lei stessa c’era passata, tanti anni prima.

Sorrise con tenerezza a quei giorni.

Sapeva di aver tradito la sua migliore amica… e di essere in qualche modo stata lei a far capire a Sana quanto in realtà lei tenesse al biondo.

Sì… in fondo era stata particolarmente utile.

“Ti ascolterò, Kyoko, perchè so cosa stai per dirmi. Ci sono passata anch’io.”

Incontrò gli occhi verdi della ragazza.

“Ma non ti aspettare gentilezza da me. Quindi, se stai cercando una spalla amica su cui piangere…”.

Kyoko scosse la testa.

“voglio sapere… come hai fatto a dividerli.”.

Matsui spalancò gli occhi. “Io? Dividerli?”.

Kyoko annuì. “Tu sei riuscita a portarle via Akito… sei stata la sua prima ragazza…”.

Fuka rise. “Ti sbagli. Io non sono stata la sua prima ragazza.”

“Ma lui…”.

Prese un bel respiro.

“Ti dirò le cose come stanno, Kyoko. Non ti faranno piacere, davvero, ma è la verità.

C’è qualcosa, fra Sana e Akito.

Qualcosa che no si può distruggere. Ne hanno passate troppe, insieme. Incomprensioni, gelosie, baci rubati, abbracci intensi.

Nessuna ragazza sarà importante per Akito quanto è Sana.

Sì, io sono stata la sua prima ragazza, ma avrai certamente notato che fra me e lei c’è una somiglianza quasi comica.

Lui è uscito con me perchè gli ricordavo lei. E ora esce con te perchè non gliela ricordi affatto.

Quando si sono ‘lasciati’ tre anni fa, la loro storia non era davvero conclusa.

E per quanto mi dispiace dirtelo, Kyoko… la loro storia non finirà mai.”.

Erano riflessioni che aveva fatto da sola tanto tempo prima, pensando al rapporto fra i suoi due amici.

Nulla li avrebbe potuti separare.

Kyoko la guardava con gli occhi pieni di rabbia e tristezza.

“Ma lui… lui tiene a me. Me la detto.”

“Sono sicura che tenga a te” ci tenne a precisare la mora “ ma, per quanto sia brutto da dire… non sei Sana.

Non rappresenti per lui quello che rappresenta lei. È la sua migliore amica, e allo stesso tempo la sua sfida più grande.”.

Kyoko la guardava confusa, così Fuka semplificò.

“Quello che c’è fra loro è qualcosa di indistruttibile, che va oltre l’amicizia, e addirittura oltre l’amore.

si apparterranno per sempre. Proveranno sempre qualcosa l’uno per l’altra, che sia amore o odio, rancore o totale armonia. È una cosa indistruttibile. Io al mio tempo non ci sono riuscita, e dubito che ci riuscirai tu!”.

gli occhi verdi davanti a lei si lasciarono sfuggire un’unica lacrima.

Doveva parlare con lui…

Si alzò in piedi, avviandosi verso la porta.

“Grazie mille, Fuka. Non sei un’amica, è vero… ma sei stata sincera, e lo apprezzo”.

Per un istante, la padrona di casa provò una strana fitta al petto.

Solo quando Kyoko se ne fu andata, capì che si trattava di pena.

Per la giovane campionessa, e per la ragazzina che era stata.

Perchè anche lei, a suo tempo, aveva provato le stesse sensazioni di Kyoko.

***

“Hayama… ti prego, aiutami.”

La ragazza faceva una fatica tremenda a reggersi in piedi, mentre il biondo sembrava completamente a suo agio sui pattini.

Si avvicinò all’attrice, tranquillo.

“Non dirmi che non riesci a reggerti in piedi.”.

Lei annuì con sguardo triste da cerbiatta.

Hayama sbuffò, afferrandola per un braccio.

“Vieni, ti tengo io!”.

Sana mosse qualche passetto, prima di scivolare quasi a terra.

Il ragazzo, per non farla cadere, le cinse la vita, tirandola a sé.

Erano lì…

Occhi negli occhi…

Poteva quasi sentire il suo fiato sulle labbra.

Akito si perse negli occhi profondi di lei. Occhi che conosceva benissimo, perchè erano lo specchio della sua anima. Un’anima così simile alla sua.

E mentre la guardava si convinse.

Non poteva più andare avanti senza di lei.

Gli era bastato riaverla accanto, per capire quanto fosse importante per lui.

Era una battaglia. E forse non voleva difendersi.

Voleva essere sconfitto. Perchè aveva capito che in fondo era una battaglia già persa in partenza.

Oh… sarebbe stata dura. Veramente.

Questa volta più che mai.

Perchè lei ora era una donna. Era cresciuta ed era più…

Cosa?

Era sempre la sua Sana.

Quella bisbetica ragazzina ficcanaso ma così dolce da fargli girare la testa.

Era sempre la dolce sedicenne che gli aveva donato la sua verginità.

Ed era sempre la risoluta e tremendamente triste ragazza di diciassette anni che l’aveva lasciato per andarsene in America.

E avrebbe combattuto per lei. Perchè se lo meritava.

Avrebbe superato tutti i momenti duri che la vita gli avrebbe messo davanti, solamente per starle accanto.

Tutto… solo per riaverla accanto a sé, nella sua vita.

Sana lo guardò negli occhi, in imbarazzo.

Come erano profondi, in quel momento.

Sembravano leggerle dentro, e non si stupì. Hayama era sempre stato molto bravo a farlo.

Guardarlo negli occhi era come annegare nel mare più profondo e magnifico del mondo.

*nessuno ha occhi come Akito*. Non era la prima volta che lo pensava.

Era un momento così perfetto.

Si sentiva così bene fra le sue braccia, come se il tempo non fosse passato.

Come se tutto si fosse fermato a quella notte di tre anni prima…

A alla notte della prima volta in cui avevano fatto l’amore.

Eppure… non c’era una ragione.

Non riusciva a capire come facesse ad avere quell’effetto su di lei… ma non le importava.

Era sempre stato così, con Akito.

Mai nessuna ragione, nessuna parola davvero svenevole, né rime sdolcinate.

Era tutto chiaro attraverso i suoi occhi.

Guardandolo in quelle iridi magnetiche, riusciva a leggere tutto quello che provava per lei…

Tante volte si era sentita sola, impaurita… aveva avuto paura di non farcela, ma le era bastato sentire la sua voce, e tutta l’oscurità che le riempiva il cuore scompariva.

Le bastava guardare in quegli occhi castani, per capire che lui ancora le apparteneva, e che lei apparteneva a lui.

Non sarebbe mai cambiato.

Erano così presi nel guardarsi, che nemmeno si accorsero del mondo che li circondava. Quindi, nemmeno udirono il FLASH che risuonò per un secondo.

Akito le accarezzò i capelli rossi, sorridendo.

“Credo che ci convenga pattinare” le sussurrò, prendendola poi per mano.

Sana cominciò a muoversi, finalmente sicura.

Sapeva che lui non l’avrebbe lasciata.

TBC…

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5 ***


“I may have made it rain

“I may have made it rain
Please forgive me
my weakness caused you pain “

“Ho fatto in modo che finisse
Ti prego perdonami
La mia debolezza è stata
la causa del tuo dolore.”

“Every time” by Britney Spears

Sorrise, mentre apriva gli occhi.

I ricordi del giorno prima l’assalirono, rendendole dolce il risveglio.

L’aveva tenuta stretta a sé, e nei suoi occhi non aveva visto né paura, né rabbia, ma solamente tanto, tantissimo amore.

Tutto quell’amore che entrambi si erano tenuti dentro.

Purtroppo però si sentiva anche in colpa.

Con Kyoko… e soprattutto con Sean. Doveva dirglielo.

*Dirgli cosa, Sana?* le chiese la sua coscienza.

Già, dirgli cosa?

Lei e Akito non ne avevano parlato, nemmeno avevano accennato l’argomento.

Forse doveva solo decidersi e chiedergli qualcosa.

Magari era il giorno giusto.

Dio… quanto si sbagliava.

Le era bastato accendere la televisione un attimo, per restare a bocca aperta.

Era pressoché impossibile.

Quella ragazza non poteva essere lei.

Certo… aveva il suo stesso viso…

E anche i suoi stessi capelli… e vestiti.

*Oh Dio Santo* pensò *Sono IO*.

Si portò una mano alle labbra, incredula.

Era sicuramente una foto scattata da qualche paparazzo. Dio, com’erano potuti essere stati così sconsiderati?!

E la donna del TG certo non l’aiutava a sentirsi meglio.

Guai in paradiso!” stava dicendo quella disgraziata. “Sembrerebbe proprio che la giovane e brillante attrice Sana Kurata, tornata da pochi giorni in Giappone dopo la sua esperienza Americana, abbia dimenticato anche il suo ultimo ‘fidanzato’ attore, Sean Peterson…”.

Mentre la donna pronunciava la parola “fidanzato”, il telefono squillò, ridestando la ragazza.

Era Fuka.

“Scusami Sana, ma sto guardando il TG, e non vorrei allarmarti, ma…”.

Sana la zittì un secondo, continuando ad ascoltare l’orrida donna in Tv.

“… e abbia deciso di darsi al Karate. Il ragazzo che è stato fotografato con lei è, infatti, niente – popò – di – meno – che Akito Hayama, già campione nazionale dell’under 21 ai campionati nazionali di Karate.”.

“Non so come sia potuto accadere, davvero!” stava balbettando Sana, sbiancata all’improvviso.

***

“Com’è potuto accadere, Hayama!!” stava urlando ormai da un quarto d’ora la mora.

Akito fissava la foto senza in realtà veramente vederla.

Non gli erano mai interessati molto i pettegolezzi, in realtà, ma tuttavia continuò ad ascoltare.

“ In realtà, non è la prima volta che i due sono stati visti insieme. Tutti ricordano il ragazzo che accompagnava ogni tanto Sana agli studi o in giro prima che partisse per gli USA. Ebbene, è anche lo stesso ragazzo che sembra aver stregato il cuore dell’idolo dei Teenagers. Ma, cosa più importante… cosa ne pensa Sean Peterson di questa storia?”.

Cercò di spegnere la tv, ma la sua ragazza gli si parò davanti, furiosa.

“Allora, vuoi spiegarmi?”.

Hayama si alzò, sbuffando. “Non c’è niente da dire, Kyoko.”

Già… come spiegarle che era ancora innamorato della sua ex… che lo era sempre stato?

“Concordi con quello che dicono alla tv?”. Il biondo le lanciò un’occhiata di fuoco.

“Non mi pare di aver visto alcun bacio, Kyoko. O forse mi sbaglio.”

La mora si sedette. “dobbiamo parlare, Akito. Seriamente.”

Lui si sedette di fronte a lei, pronto ad ascoltare.

“Avanti, ti ascolto” le disse, ma Kyoko non era dello stesso parere.

Scosse la testa.

“Credo che sia tu quello che deve parlare, Hayama.”.

Akito sbuffò. Lo sapeva benissimo che odiava parlare, eppure lo forzava.

“Fammi delle domande, e io ti risponderò.”.

“Benissimo. Dimmi cos’è per te Sana.”

Hayama sorrise ironico. “Ecco la domanda da un milione di dollari, vero?”.

La guardò brevemente, ma non c’era alcuna traccia di allegria in lei.

“Vuoi la più totale sincerità?”

Kyoko annuì.

“Sana… è Sana, la persona più irritante che io conosca. E allo stesso tempo la più dolce e sensibile ragazza che io abbia mai incontrato.”.

Sorrise a quei ricordi. “Era una sfida. Farla arrabbiare, e vederle gli occhi lampeggiare… erano sensazioni indescrivibili.”.

Kyoko lo guardò, incitandolo a continuare.

“Cioè… era naturale, capisci? Farla arrabbiare, sfotterla, e allo stesso tempo confonderla. Come se fossimo nati apposta per questo, per prenderci e lasciarci, in un circolo senza fine. Era il nostro scopo…”.

Si passò una mano fra i capelli biondi.

“Vuoi dirmi che ti mancano quei giorni?” le chiese lei, scossa.

Akito la guardò. “No!”. Abbassò lo sguardo. “Sì… non lo so, forse. Eravamo ‘nemici’, eppure questo rendeva tutto più magico…”.

“E…?”.

Lui strinse i pugni.

“Siamo sempre stati… l’uno la sfida dell’altra. Io ero il ragazzo da cambiare, e lei la terribile e sprizzante Sana Kurata che tutti amavano, ma che io non riuscivo ad apprezzare. Era la mia sfida… la nostra sfida.”

Kyoko annuì. “Lo era o… o lo è?”.

Akito guardò la giovane dagli occhi verdi.

“è molto difficile rispondere a questa domanda, Kyoko.”.

Ma sapeva che doveva provarci.

Per la ragazza che aveva davanti.

E anche per Sana.

“Puoi provarci…” gli disse lei timidamente.

Sospirò.

“Sai... ho sempre pensato che se fossi stato una ragazza… non so, sarei stato Sana.”.

Kyoko sorrise, e con lei anche il biondo.

“Cioè… intendo dire che siamo simili. È vero, a volte litighiamo senza fermarci mai, e siamo entrambi due testardi orgogliosi. Eppure… ogni volta che guardo nei suoi occhi… capisco quanto in realtà io e lei siamo uguali.”.

La ragazza sentì una fitta al cuore.

“Lei mi conosce meglio di chiunque altro. Quando mi comportavo in modo orribile, alle elementari, lei sapeva esattamente perchè. Le è bastato guardarmi dentro, e ha capito che in fondo era solo perchè sentivo la mancanza di una vera famiglia. A volte ci pensavo anche io… ma non ero mai riuscito ad ammetterlo. Poi è arrivata lei e… Puff. Ha risolto il problema. Sapeva proprio cosa provavo”

Guardò Kyoko nei suoi occhi verdi.

Doveva davvero capire.

“Quel giorno, ho capito quanto in realtà Sana mi conoscesse. E credo che anche lei provi la stessa cosa per me.”.

“Puoi spiegarti meglio?” chiese lei.

“Ecco… quando lei mi ha parlato dei problemi con il libro di sua Madre… potevo leggere i suoi pensieri. Sapevo che potevo fidarmi di lei e lei di me, perchè… dio, è difficile da spiegare…”.

Non aveva mai parlato tanto in vita sua.

Kyoko gli sfiorò una mano gentilmente. “Non ti preoccupare, credo di aver capito un po’. Insomma… per quanto voi possiate sembrare diversi, in realtà siete uguali. Siete entrambi orgogliosi, e attaccabrighe, e…”.

Akito rise. “Esatto. Siamo così.”

“Però forse tu sei quello più irritante” cercò di scherzare lei.

Lui scosse la testa. “ti assicuro che sa esserlo anche lei. E forse questo ci univa, più che dividerci. Per quanto litigassimo… eravamo troppo simili perchè uno potesse battere l’altro. E lo siamo ancora… simili, intendo.”

La guardò, cercando di spiegarsi meglio. “Noi siamo… pari, ecco.”

“Che cosa provi per lei?”.

Akito non poteva rispondere. Non voleva farla soffrire. “Io… ecco…”.

Kyoko gli andò incontro, mentre in realtà voleva solamente piangere.

“Ok… magari proviamo a cambiare domanda…”.

Ma prima che potesse formularla, Hayama parlò. Forse più per sé stesso che per la ragazza che aveva davanti.

“Io… credo di aver bisogno di lei. Ho bisogno di sapere che c’è qualcuno là fuori come Sana. Non so… è come le galline, no? Nessuno dice ‘ehi, che carine le galline’, ma senza di loro non potresti fare le uova. Okay, esempio idiota…”.

Chiuse gli occhi, concentrandosi.

“Lei mi capisce. Riesce a capire quello che dico. Mi intende. Quando faccio dei doppi sensi… è brava in questo senso. Riesce a vedere in me come nessun’altro.”

Kyoko si alzò.

“Capisco…”.

Si avvicinò verso la porta. “Quello che non capisco è come mai ci hai messo così tanto ad esprimere un concetto che, in fondo, per me è così lampante.”.

Stava per chiederle di più, quando la ragazza uscì.

E Hayama capì che era finita…[1]

***

Si spazzolò velocemente i capelli.

Doveva andare da Hayama, e chiarire. Sicuramente Kyoko aveva visto la Tv, e sicuramente avevano litigato.

Non poteva permetterlo.

Era tornata da qualche giorno, ma aveva già sconvolto la vita del suo ex ragazzo e della sua fidanzata.

Uscì di corsa, e nello stesso istante andò a sbattere addosso ad una persona.

Come aprì gli occhi dopo l’impatto, si perse in un paio di iridi blu, che la guardavano ferite.

Sana spalancò la bocca, incredula, prima di pronunciare il nome della persona che aveva davanti.

“Sean…?”.

Il ragazzo l’aiutò ad alzarsi, prendendole la mano e stringendogliela un poco.

“Ciao Sana.”

La ragazza si perse nel suono della voce dell’americano.

All’improvviso, la consapevolezza di quello che aveva fatto la colpì, forte, come un grosso schiaffo in pieno viso.

Poteva leggerlo in quegli occhi tristi che la fissavano.

Le labbra di Sean erano strette in una smorfia di dolore.

L’aveva ferito.

“Sean, cosa…?”.

Lui le lasciò immediatamente la mano, infilandosela in tasca.

“Volevo farti una sorpresa… ma a quanto pare ne hai fatta tu una a me” disse ironico, gli occhi che gli luccicavano.

La coscienza cominciava a roderle.

“Io…”.

Sean la superò. “Credo che sia meglio parlare, Sana.”

La ragazza lo fece entrare. Il ragazzo si guardò intorno.

Inutile dirlo… la casa di Sana era davvero fantastica. Del resto, la madre di Sana, la signora Kurata, era una scrittrice famosa in tutto il Giappone, e da qualche anno i suoi libri erano stati conosciuti anche in Europa e negli USA.

“Bella casa” le disse, guardandola per un secondo.

Sana si stropicciò le mani, nervosa.

“Senti, Sean… so che hai visto la foto, ma ti posso spiegare che…”.

“Era Akito, quello, non è vero?”.

L’attrice annuì, tenendo gli occhi bassi. In quel momento il pavimento dell’ingresso le sembrava particolarmente interessante.

“e… vi siete già rimessi insieme?”.

Sana alzò gli occhi. “Noi… non stiamo insieme. È stato solo…”.

“Cosa, un caso?”. Sean incrociò le braccia, incapace di guardarla negli occhi.

“Non è stato un caso.”

“è la cosa più vera che tu abbia detto fino ad ora!”.

Sana alzò lo sguardo, risentita.

“Cosa credevi, che non l’avrei più rivisto?”.

Sean strinse i pugni.

“No, ma che almeno fossi sincera con me.”

La ragazza lo guardò negli occhi, risentita. “E lo sono, Sean. Sono sempre stata sincera con te.”

“Allora che ne dici di rispondere ad una semplice domanda?”.

Sana guardò quegli occhi profondi, spaventata. In certe cose non era proprio cambiata, era sempre la solita ingenua.

“Sei ancora innamorata di lui?”.

Dlin Dlon, la strega è morta.

“Sean…”:

“Ti ho fatto una semplice domanda, Sana, e se è vero che tu sei sempre sincera con me…”.

La ragazza stinse i pugni con rabbia. Non aveva il diritto di piombare così, in casa sua, e…

… e cosa? Era o non era il suo ragazzo? Quel ragazzo perfetto che le era stato vicino quando aveva più bisogno?

L’unico che l’avesse consolata e stretta a sé, quando la permanenza in America si era rivelata dura. Quando la mancanza di Akito era più forte che le altre volte.

Era davvero disposta a perderlo? Lui, con il suo amore incondizionato, smisurato, semplice.

Un amore sicuro e confortevole, come una calda coperta.

In fondo… che amore le poteva offrire Akito?

Quell’amore passionale, forte… che brucia e non lascia nulla intorno a sé?[2]

Eppure… sapeva, in cuor suo, che l’amore vero fa soffrire. Che spaventa, ti fa piangere.

Che amore poteva offrirle davvero Sean?

“Io…”.

In quel momento qualcuno entrò nella villa. Non bussò, non chiese il permesso. Ormai era abituato ad entrare in quella reggia quando voleva.

Così, vide chiaramente la donna che amava *perchè io la amo, ne sono sicuro!* insieme ad un bell’imbusto sicuramente straniero, dagli inconfondibili occhi blu.

L’aveva già visto, nell’ultimo film di Sana.

“Sean Peterson, immagino” disse Hayama tranquillamente, avvicinandosi per stringere la mano all’Americano, che ovviamente rifiutò di toccarla.

“Akito Hayama, se non erro?”.

Il biondo guardò la ragazza. “vedo che gli hai parlato di me.”

Sana stava per rispondere, quando Sean l’anticipò. “Già, Hayama. La tua fama ti precede. Se non sbaglio sei stato ex teppistello delle elementari… un ottimo karateka, e anche…”.

Hayama guardò l’attore davanti a sé. Se non altro una cosa era positiva… Sana gli aveva parlato di lui.

“…Ah, già – fece Sean, come se si fosse appena ricordato di una cosa – Ex fidanzato di Sana.”.

Akito ricambiò lo sguardo freddo dell’americano.

soprattutto, l’Ex fidanzato di Sana.”

L’attrice spalancò gli occhi chiari. Akito non la chiamava mai per nome.

Significava forse qualcosa?

Sì. Certo che sì.

Sean guardò ancora per un istante il ragazzo di fronte a sé, e poi la ragazza dai capelli rossi.

E la sentì.

Quella speciale connessione, quel filo indistruttibile che li univa.

Akito era fra loro due, come per proteggerla. Sicuramente non l’aveva fatto apposta, ma era una cosa naturale.

Stava chiaramente dicendo “questa ragazza è mia”.

Incontrò gli occhi profondi della donna che amava. Erano pieni di paura. Sapeva di essere un punto di riferimento per lei, ma aveva capito. Doveva lasciarla andare.

“Sarà meglio che io vada.”

Li superò, uscendo dalla porta.

Si sentiva morire… voleva solamente piangere.

“SEAN!”.

La voce della ragazza lo fermò. Sentì la piccola mano della ragazza che gli toccava la spalla timidamente.

“Cosa vuoi?” le chiese duro. Dio… era così difficile.

Gli strinse forte la spalla, e sentì il pianto romperle la voce.

“Mi spiace davvero tanto…”.

La sentì tremare. Ma non voleva girarsi, perchè sapeva che dietro di lei avrebbe visto l’alta figura di Hayama.

“So che è colpa mia… avrei potuto evitare di andare con lui sulla pista, ieri…”.

Ogni parola era come una pugnalata al cuore.

“Forse… era proprio questo che volevo. Magari dovevamo capirlo prima.”

I suoi occhi blu si riempirono di lacrime mentre ancora le dava le spalle.

“Non riesco neanche a definire cosa sono. Ho fatto in modo che la nostra storia finisse…”.

Si fermò un secondo. Aveva una voglia terribile di perdersi ancora per un solo istante – per un ultimo istante – in quel mare blu che erano i suoi occhi.

“Non ti chiedo molto… solo di perdonarmi.”.

Strinse i pugni mentre le sue parole gli accarezzavano le orecchie.

“Perdonami perchè la mia debolezza…”.

Debolezza… debolezza…

Ma in realtà Sean sapeva benissimo che significava Amore…

“… è stata causa del tuo dolore.”

E si girò. Voleva guardarla negli occhi per un’ultima volta.

Come poteva odiarla? Lo guardava con quegli occhi sempre pieni di luce, ma che in quel momento erano velati dalle lacrime.

Non poteva avercela con lei.

Così la strinse a sé, impossessandosi del suo profumo avvolgente e delicato.

Le accarezzò i capelli rossi delicatamente, come aveva fatto tante volte nelle calde notti di Los Angeles.

E le disse esattamente quello che provava. Perchè loro erano stati sempre sinceri l’uno con l’altra.

“Ti amo, Sana.”

La ragazza sorrise dolcemente, mentre gli accarezzava una guancia e si perdeva in quegli occhi così magici e profondi. Che per una volte le ricordavano tantissimo gli occhi di Akito.

“Ti voglio bene, Sean.”

E lui seppe che era finita.

TBC



[1] L’impostazione del dialogo, e le domande che Kyoko fa a Hayama, le ho prese da una FF su Buffy “Communication”. Quello che diceva era così bello che non ho potuto fare a meno di “Scopiazzarlo”. Solo un poco, per il resto è farina del mio sacco.

[2] Frase presa dal telefilm “Buffy the Vampire Slayer”

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6 ***


“Volevo dirti che ti amo

“Volevo dirti che ti amo

perchè sei troppo uguale a me…

quando per niente litighiamo

e poi ti chiudi dentro te.”

“… da ogni mio fallimento,

dal bisogno di credere

da un telefono del centro

dalle mie rivincite.

Dalla gioia che sento

E dalla febbre che ho di te…

Da quando mi hai insegnato a ridere… “

“Volevo dirti che ti amo” by Laura Pausini

“Sana, voglio presentarti il tuo compagno in quest’avventura!”.

Sana sentì a malapena le parole del regista.

Aveva appena sentito al telefono Naozumi, che le aveva detto che non avrebbe preso parte a quel progetto.

Ci teneva molto a rivedere il suo amico.

Ma presto si dimenticò di tutto questo, perchè si perse in un paio d’occhi blu come la notte.

“Piacere, Sean Peterson” le disse, stringendole la mano con forza.

Un brivido le percorse la schiena. Era dai suoi tempi che non si sentiva così.

“S – Sana Ku – Kurata” balbettò arrossendo.

Il giovane le sorrise con dolcezza, lasciandole andare la mano piccola e calda.

Era indubbiamente una ragazza bellissima, eppure i suoi occhi erano così malinconici.

Gli venne una gran voglia di aiutarla… di farle passare quella malinconia.

“Sana, Sean, che ne dite di fare qualche prova?” chiese l’aiuto regista.

I due si voltarono, annuendo.

Tuttavia, Sana sentiva gli occhi del giovane attore su di sé, e la cosa la imbarazzava.

Certo, aveva avuto vari flirt, da quando era in America, ma nessuno era servito.

Lei pensava ancora ad Akito.

Però… quando i suoi occhi avevano incontrato quelli del giovane Californiano… aveva intuito qualcosa.

Forse era diverso.

Forse era quello giusto.

Quello che le avrebbe fatto dimenticare Hayama.

Chissà…

***

Sana si asciugò le lacrime, il cuore che le scoppiava dentro il petto.

Improvvisamente, aveva provato il desiderio di fermare Sean, di farlo restare.

Non era ancora pronta a farlo andare via, a lasciarlo andare.

Sentì una mano stringerle la spalla, ed incontrò gli occhi profondi di Hayama, sentendosi immediatamente protetta.

“Stavo giusto venendo da te, prima che…”:

lui annuì. “Ho capito, tranquilla.”

All’improvviso, Sana si sentì malissimo.

Non riusciva a capire perchè, ma le lacrime avevano cominciato a rigarle le guance morbide.

Hayama la strinse a sé, percependo la sua tristezza.

Da un lato, però, era contento. Il suo cuore stava scoppiando dalla felicità, e dopo tanto tempo si sentiva leggero come una piuma.

Le accarezzò i capelli morbidi, quasi sorridendole. “Che ne dici di rientrare in casa?”.

Sana scosse la testa.

“andiamo nel nostro posto!” gli chiese.

Akito capì. Quando si sentiva giù, si andavano sempre a rifugiare nel loro posto speciale.

Le prese una mano, tirandosela dietro, e Sana si sentì protetta. Aveva bisogno di un po’ di tempo per riabituarsi a riavere al suo fianco il ragazzo biondo. Ma che importa, quando si ha tutta la vita per amare?

Il gazebo era sempre lì. Forse un po’ vecchio, un po’ cambiato, ma anche loro lo erano, no?

Si sedettero l’uno vicino all’altra, stranamente silenziosi. Oddio… era normale che Hayama lo fosse, ma Sana raramente se ne stava zitta, a guardarsi le scarpe.

All’improvviso Akito la guardò, sorridendole. La rossa non riusciva a capire, non le sembrava proprio il momento di ridere.

“Allora, perchè stavi venendo da me?” le chiese.

Sana all’improvviso si ricordò del motivo che l’aveva spinta fuori casa.

“Ecco, Hayama… volevo parlarti di quel servizio alla Tv…”.

Perchè all’improvviso si sentiva così in imbarazzo?

“Ah, già, il servizio.”

Sana prese un bel respiro. “Mi dispiace veramente tanto, non potevo immaginare che…”.

“Non c’è bisogno che ti scusi… anzi, era un servizio fatto veramente bene!”.

la ragazza spalancò gli occhi. “Cosa?”.

“Sì. Era fatto molto bene. Si ricordano addirittura che io e te stavamo insieme.”

Tacque per un secondo, prima di continuare.

“A Kyoko non è piaciuto molto, però!”.

Sana lo guardò. “Ha reagito molto male?”.

Il ragazzo si stirò le gambe. “In realtà, è stata piuttosto comprensiva. Abbiamo parlato un po’, così…”.

“Davvero? Di cosa avete parlato?”.

Akito la guardò per un istante. “Di te. E di noi.”

“C’è ancora un voi?”.

*Fa che dica di no…. Fa che dica di no!* si ritrovò a pensare l’attrice.

Akito sospirò.

“No, non credo.”

Sana si ritrovò a sorridere, e il biondo se n’accorse.

“Perchè?”.

Lei lo guardò negli occhi. In quegli occhi profondi e rassicuranti, ma che allo stesso tempo le facevano venire i brividi.

Così, prese un po’ di coraggio.

“Perchè vorrei che ci fosse ancora un Noi”.

Hayama la fissò immobile, mentre dentro si sentiva tutto scombussolato.

Lei voleva tornare con lui.

Voleva ancora essere la sua Sana.

“E perchè vuoi che ci sia ancora un noi?”.

Sana continuò a perdersi in quelle iridi color miele. Era comprensibile.

“Perchè non ho mai smesso di credere in quello che siamo, Hayama. Non ho mai smesso di credere in me e in te.”

Lui sorrise ironico. “Non è quello che mi hai fatto capire quando sei partita.”

Gli prese le mani: erano grandi e calde, proprio come le ricordava. Le erano mancate da morire, negli States.

“Ascoltami bene, Hayama, ok? Perchè non so se riuscirò a ridirti quello che sto per dirti adesso!”.

Il biondo incontrò gli occhi di lei. Brillavano.

“Io non ti ho lasciato per colpa tua. Non devi pensarlo nemmeno per un istante. E se durante questi anni l’hai fatto, allora non hai capito nulla

Ero diventata un’altra persona, capisci? Una persona che non mi piaceva più. Dovevo ritrovare me stessa, e nemmeno in America ci sono riuscita.”

Akito continuò a guardarla. “Cosa?”.

“Non capisci, vero?” gli sorrise. “In America non ha trovato quello che cercavo. Sì, ho trovato successo, e ho avuto vari, e soprattutto inutili flirt. Ma ho ritrovato la vera Sana solamente quando sono scesa da quell’aereo, pochi giorni fa.”

Hayama si alzò in piedi, furente. “ E c’era bisogno di andare in America, quando la Vera Sana era ancora qui?”.

Lei annuì. Ma lui, evidentemente, non aveva capito.

“Non avrei mai capito che la vera era qui…se non fossi andata via. Sarei rimasta con te senza sapere se ti amavo davvero!”.

Aveva le lacrime agli occhi.

“anche se questo significava perdermi?”.

Sana abbassò la sguardo.

“Ero disposta a tutto, Akito. E ora lo so.”

Si avvicinò un poco a lei.

“cosa sai?”.

La giovane alzò lo sguardo, ed i suoi occhi s’incatenarono a quelli di Hayama.

“che ti amo ancora.”

Il cuore di Akito ebbe un sussulto.

“Tu… cosa?”.

La ragazza avvicinò il suo viso a quello del biondo, sorridendogli.

“Vuoi fare il simpatico?”.

“Io sono sempre simpatico Kurata”.

Lei alzò un sopracciglio. “Mi prendi in giro?”.

“Lo hai capito solo ora?”.

“Hayama!”.

Si guardarono in cagnesco, prima di scoppiare a ridere. Lei di gusto, lui un po’ più contenuto.

“sul serio, Hayama. Devo veramente ripetertelo?”.

“Forse…”.

“Ti amo” gli sussurrò.

Akito sorrise.

“Ti amo perchè sei l’unico che riesce a farmi reagire quando sono giù. Riesci sempre a dire qualcosa che mi fa arrabbiare…”.

“Altrimenti non sarei io!”.

“Ecco… come in questo momento.” Gli scoccò un’occhiata fulminante.

Stette in silenzio un secondo.

“Ti amo perchè in fondo, sei uguale a me. Quando guardo nei tuoi occhi vedo esattamente quello che provo io.”

Fece per parlare, ma la vide così presa dal suo discorso che non riuscì a dire nulla.

“Ti amo addirittura quando litighiamo, anche per una sciocchezza.…”.

“Addirittura?” le chiese scherzando.

“Già. Ti rendi conto? Ti amo quando mi fai arrabbiare, quando urli… ti amo quando ti chiudi in te stesso, lasciando il mondo fuori. Tuttavia mi permetti sempre di rientrare… ti amo perchè mi perdoni.”

Gli sorrise.

“E ti amo perchè mi dai sempre una seconda possibilità!”.

Akito si stiracchiò. Non voleva darlo a vedere… ma era realmente colpito.

“E tu?”.

“Cosa?”.

“Non devi dirmi niente?” gli chiese Sana. non sapeva perchè, ma si stava quasi irritando. Sembrava che lui non la stesse prendendo sul serio.

Hayama rimase in silenzio per un istante, prima di guardarla negli occhi.

“ Voglio ringraziarti, Sana, perchè ho capito quanto tengo a te, e quanto tu tieni a me.”

le afferrò una ciocca rossa, stirandola. “Da ogni mio fallimento… le volte che sono stato sospeso, o alle elementari mi comportavo come un idiota incompreso e…”.

“Non sei mai stato un idiota incompreso… solo un po’ idiota…”.

“Kurata…”.

Lei rise. “Ok, Ok. Vai avanti.”

“Ho capito che avevo bisogno di te. Avevo bisogno di credere in qualcosa, in qualcuno… e tu c’eri. Ci sei sempre stata, e piano piano ho cominciato a credere anche in me stesso.”

La guardò negli occhi. “ Capivo quello che provavo per te anche solo parlandoti al telefono, quando tu eri lontana… dalle mie mille rivincite. Ogni cosa era per te.”

Sana sorrise.

“Ogni cosa è per te. Lo è sempre stata.”

Le prese una mano.

“Capisco che sei importante dalla gioia che sento quando stiamo insieme, quando chiacchieriamo.”

Le accarezzò i capelli

“Mi fai impazzire. Ho una specie di febbre, per te. Una febbre che non mi è mai passata.”

Le prese il viso fra le mani.

“Io ti amo Sana… ti amo da quando mi hai insegnato a ridere.”

Lei spalancò gli occhi. “Io… cosa?”.

“Andiamo, Kurata.”

“Eh No. Adesso me lo ridici” gli bisbigliò sulle labbra.

Le baciò gli angoli della labbra, il naso, le palpebre. Era vera, era lei.

“Ti amo Sana.”

La rossa rise, felice, buttando le braccia al collo del suo unico amore.

Tutto il resto del mondo lontano…

Sean…

Kyoko…

Il mondo dello Spettacolo…

Il Karate…

Erano ancora loro, lì, per sempre.

Akito la guardò negli occhi, prima di unire le sue labbra con quelle della ragazza che amava.

E allora il mondo sembrò riacquistare colore. Si muoveva di nuovo in modo perfetto, aveva di nuovo un senso.

I cuori battevano lo stesso ritmo.

Lei persa in lui…

Lui perso in lei.

Si riappropriò del sapore di quelle labbra così morbide e adorabili, proprio come lei.

La vide sorridere quando la lasciò andare un secondo.

“Dimmelo Sana.”

La giovane spalancò gli occhi.

“Ho bisogno di sentirtelo dire.”

Sana gli prese il viso fra le mani.

Era il momento di mettere da parte il sarcasmo… di ricominciare a vivere.

“Ti amo Akito.”

Le strinse la vita.

“Per sempre?”.

Lo baciò.

“Per sempre!”.

TBC

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7 ***


“Lui non ha più paura di stare insieme a lei,

“Lui non ha più paura di stare insieme a lei,

adesso lui lo sa che è lei la sua vita

Lei non ha più paura di lui che se ne andrà

Adesso lei lo sa che è lui la sua strada”

“Supereranno i giorni e le difficoltà

si copriranno nelle notti d’inverno

Saranno padre e madre dell’alba che verrà

Tra lui è lei sarà per sempre così”

“Lei gli donerà il suo amore

lui col cuore la difenderà

lei gli guarirà il dolore

lui col cuore la proteggerà

la proteggerà.”

“Lui&Lei” by Paolo Meneguzzi

La mora aprì la porta assonnata, quando incontrò gli occhi color miele della sua migliore amica.

“Che cosa ti porta qui alle 11 del mattino, Sana?”.

La rossa entrò senza essere nemmeno invitata.

Si guardò intorno, sotto gli occhi attenti della mora.

“Fuka… puoi dire tu a Takaishi di uscire, che l’ho scoperto?”.

Il ragazzo uscì dal bagno, tenendo gli occhi bassi, mentre Matsui arrossiva.

“Prima o poi me lo dovrai dire… come capperi fai a capirlo con un solo sguardo?”

“Dì… non so da quando tu porti i boxer, ma…”.

Fuka si buttò sul divano, facendo svanire velocemente le mutande.

“Sei impossibile.”

“E tu sei…”.

La mora la guardò malissimo. “Finisci la frase e sei un’attrice quattordicenne morta!”.

“…La migliore amica del mondo!”. Le arrivò una martellata. “Ma pensi sempre a quello.”

In quel momento il ragazzo della padrona di Casa entrò nella stanza, sorridendo.

“Sei vestito, Takaishi. Ma non dovevi, ormai sono abituata a…”.

“Per cosa sei passata, Sana?” le chiese a voce alta Fuka, spingendo il suo ragazzo verso la porta e salutandolo con un bacio.

“Tutta tua, Kurata”. Si sedette a gambe incrociate sulla sua poltrona preferita. La rossa davanti a lei aveva gli occhi che brillavano.

“è successo, Fuka.”

La mora spalancò gli occhi, confusa. “Cosa… hai vinto un oscar?”.

“No…”.

“Hai… hai deciso di emigrare in Australia?”.

“Io… Ma mi prendi in giro?”.

“Ma va?” le disse Fuka, abbracciando un cuscino. Aveva una gran voglia di tornare a dormire.

“Andiamo Fuka, prova ad indovinare!”.

“Beh… gli occhi ti brillano come mai nella tua vita.”

Sana annuì.

“Hai le guance rosse per l’emozione…”.

La incitò a continuare.

“Hai i capelli che sembrano stati pettinati da un procione impazzito…”

L’attrice si alzò in piedi, isterica. “COOOOOOSA???”.

Fuka scoppiò a ridere, mentre la rossa sbraitava: “I Miei capelli… i miei bellissimi capelli.”

“andiamo Kurata, stavo scherzando.”

“Non credo sia il caso di scherzare.”

Matsui la guardò attentamente, prima che le parole le morissero in gola.

“Che c’è?” le chiese Sana.

“Hai… hai un grosso…”.

La rossa la fissò spaventata. “Grosso… cosa?”.

Fuka indicò il collo della rossa, e finalmente anche lei lo vide.

“Sana… chi diamine ti ha fatto un succhiotto?”.

La ragazza sorrise imbarazzata.

E Fuka capì.

Si alzò in piedi, urlando come una scema, e correndo ad abbracciare l’amica.

“FINALMENTE!!!! FINALMENTE VI SIETE MESSI INSIEME!!”.

“SI’,FINALMENTE CI SIAMO MESSI INSIEME!!!”.

La mora alzò di 5 centimetri l’amica, ridendo come un pazza.

“Qui bisogno festeggiare. Corri subito al frigo e porta qui una bottiglia di spumante.”

La rossa non se lo fece dire due volte, e si versarono lo spumante in due calici.

“alla tua, Amica mia!”.

“Alla nostra!”.

E bevvero, ebbre di felicità.

***

la strinse un po’ più forte a sé, inspirando il suo profumo.

Era ancora più bella quando dormiva, il suo meraviglioso corpo snello e nudo che si stringeva al suo.

Il viso era rilassato, e i capelli erano sparsi dolcemente sul suo cuscino. Per fortuna la sua famiglia era fuori, non voleva svegliare ancora il suo angelo.

“Uhmmm” borbottò dolcemente la rossa, mentre stringeva un po’ più forte la mano calda del biondo.

Akito sorrise, scostandole una ciocca dal viso, e baciandole la punta del naso, prima di alzarsi.

Scostò le coperte con delicatezza, mentre un raggio di sole gli colpiva il viso.

Era proprio una bellissima giornata.

Si infilò la maglietta, mentre si affrettava lungo il corridoio che l’avrebbe portato in salotto.

Vide la spia del telefono lampeggiare. Qualcuno doveva avergli lasciato un messaggio, quella notte.

La segreteria contiene 2 messaggi” disse la voce meccanica.

“Avanti, donna del telefono. Illuminami!” disse il biondo passandosi una mano sugli occhi.

Primo messaggio.” La voce di Natsumi riempì l’appartamento. “ Akito, sono io, Natsumi. Ho visto la Tv… e volevo sapere se sì… insomma… se è tutto vero. Scusa l’ora, ma ho dovuto studiare fino a questo momento, e… sai com’è!”. Akito sorrise. Sapeva perfettamente com’era. “voglio solo dirti che, se è vero… beh, sono davvero contenta. Sana è una ragazza fantastica e piena di allegria, e poi… dai, lo sai. Tu, lei… papà è quasi svenuto!”. Il biondo rise. “Comunque, fatti sentire presto, mi raccomando!”.

Il ragazzo cancellò il messaggio, ripromettendosi di telefonare alla sorella.

“Secondo Messaggio……… Ciao Akito, sono Fuka. Volevo sapere se Sana è con te. Sai… avrei bisogno di parlarle con urgenza. Ma se è vero che siete insieme… ok, scherzavo, dille che non c’è fretta. Divertitevi ragazzi!”.

Si avviò verso la cucina, sedendosi. Di lì a poco la ragazza si sarebbe svegliata, lo sapeva, così decise di preparare la colazione. Un po’ di uova, una bella tazza di caffè… e poi, chissà, magari sarebbero finiti rotolando di nuovo a letto, ridendo, proprio come ai bei vecchi tempi.

Non voleva pensare al passato, né paragonare la Sana quattordicenne a quella ventenne, e non voleva nemmeno pensare al futuro.

Sapeva solo che non aveva più paura di stare insieme a lei. Di vivere le sue giornate, sia belle che brutte, con quella fantastica ragazza che stava dormendo nell’altra stanza.

Non aveva più paura, perchè aveva capito forse per la prima vera volta che lei era la sua vita.

***

un raggio di sole le colpì il viso, facendole aprire gli occhi. Un odore forte di caffè le fece brontolare lo stomaco, e sorrise.

Le sembrava di essere tornata indietro nel tempo, quando lui era un sedicenne pieno di desideri e di sogni di grande Karateka, e lei ancora un’attrice conosciuta solo a livello nazionale.

Si infilò con lentezza la camicia di lui, ridendo poi. Quante volte nei film aveva visto fare la stessa cosa alle attrici quando si rivestivano “il giorno dopo”?

Si avviò a piedi nudi verso la cucina, mentre il suo naso continuava a sentire l’ottimo profumo di caffè e uova.

Dio, quanto amava il caffè di Akito!

Lo vide, bello, alto, illuminato dal sole e da qualcosa che non riusciva a capire. Forse stava diventando troppo mielosa, chissà. Ma era l’amore, quello vero. Ora lo sapeva, non l’avrebbe più lasciato andare.

Lei non aveva più paura. Di stare con lui, di andare via… e soprattutto di vederlo andarsene. Tante volte, dopo una delle loro litigate senza senso, l’aveva visto girarsi ed allontanarsi da lei. E tante volte aveva avuto paura che non tornasse più. Ma ora aveva capito. Era cresciuto, e sapeva che lui non se ne sarebbe più andato.

Aveva capito tutto questo quando aveva finalmente realizzato che senza Hayama lei non era nulla.

Ora, davvero, era lui la sua strada… forse lo era sempre stato.

Fece un movimento inopportuno con i piedi nudi, e lo vide girarsi.

***

La vide, bella come il sole, anzi, ancora di più. Le sorrise quasi con timidezza, una timidezza che non era sicuramente sue, e le indicò il caffè pronto insieme alle uova e alle frittelle.

Gli occhi di Sana si illuminarono quando vide le cose che le aveva preparato e corse da lui, sfiorandogli velocemente le labbra.

“Buon giorno, Hayama!” gli disse sorridendo.

“Buon giorno a te, Kurata. Pensavo che nemmeno i cannoni ti avrebbero potuto buttar giù da quel letto!”.

Lei gli batté una mano sul braccio muscoloso, mentre una ciocca rossa le sfuggiva da dietro l’orecchio.

“Sei un essere…”.

Le afferrò la mano, attirandola verso di sé. “Meraviglioso, lo so!”.

Sana mise il broncio, cercando di divincolarsi. “Lasciami andare, Hayama. Non sopporto la tua vicinanza!”.

Il ragazzo sorrise, stringendola ancora di più. “Andiamo, Kurata, a chi vuoi darla a bere?”.

L’attrice smise di dibattersi, e sorrise. “Sbaglio o sono un’attrice, biondino? Sai che fingere è il mio mestiere!”.

Le baciò il naso, prima di lasciarla libera di godersi il suo caffè.

“Ha chiamato Fuka, ieri sera.”

Sana guardò il ragazzo con i suoi occhi castani, mentre addentava una frittella. “Fai davvero?”.

Akito le lanciò un’occhiata fulminante. “Secondo te ho la faccia di uno che scherza?”.

La ragazza sventolò una mano, prima di dedicarsi alla sua colazione. “La chiamerò più tardi.”

Era tutta intenta a godersi la colazione, che non si accorse del biondo quando le piombò addosso.

“Non penso ne avrai tempo, Kurata.”

Sana non fece in tempo a dire “Cosa?” che lui l’aveva attirata a sé, baciandola con una passione quasi incontenibile, e portandola con sé verso la sua camera.

Entrambi varcarono la soglia ridendo, con i cuori colmi di gioia e anche di qualcos’altro.

Forse d’amore.

Forse di speranza.

Forse erano solo sicuri che questa volta sarebbe stato per sempre.

E sempre.

Le loro menti, completamente sintonizzate.

Gli stessi pensieri, gli stessi identici sentimenti.

Avrebbero superato tutte le difficoltà, questa volta. Tutti i giorni, stringendo i denti, e donandosi forza.

Perchè amare significa anche questo, sostenersi.

Si sarebbero coperti nelle fredde notti d’inverno, mentre fuori la neve cadeva. E si sarebbero persi nel loro calore, traendone conforto.

Avrebbero visto l’alba sorgere sul loro amore un giorno dopo l’altro, ne sarebbero stati padroni, quasi genitori.

Mentre si guardavano negli occhi, se lo giuravano.

Nulla sarebbe cambiato, sarebbe stato sempre così.

Loro due, insieme.

Sana sorrise, mentre gli accarezzava con un dito il palmo della mano.

Gli avrebbe donato tutto il suo amore.

E Akito sapeva che l’avrebbe difesa con tutto sé stesso, e con tutto il suo cuore.

Come sapeva che lei lo avrebbe sempre aiutato, e che gli avrebbe lenito le sue sofferenze, e guarito il suo dolore.

E per questo lui l’avrebbe protetta con tutto il suo cuore, la sua anima.

Si sarebbero protetti a vicenda.

Ne erano certi.

***

“Lui stringe le sue mani

e giura insieme a lei

di non tradire mai la grande promessa”

“Lei stringe le sue mani

E giura insieme a lui

Che d’ora in poi sarà per sempre così.”

“Lei gli donerà il suo amore

lui col cuore la difenderà

lei gli guarirà il dolore

li col cuore la proteggerà

[…]”

“Lui&Lei” By Paolo Meneguzzi

Fuka si ravviò un attimo i capelli.

Era seduta nel più importante ristorante di Tokyo… e non poteva nemmeno crederci!

Ancora pochi minuti, Naozumi Kamura sarebbe arrivato, più bello che mani, e avrebbe cenato insieme a lei.

Si erano sentiti la sera precedente, e l’aveva spiazzata.

ci tengo davvero a rivederti, Fuka. Mi sei subito… sembrata una ragazza interessante.”

In un primo momento, non aveva saputo cosa dire, e soprattutto come reagire. Ringraziare, oppure fingere indifferenza?

Ma lui non aveva perso tempo, invitandola subito. E Fuka aveva avuto paura.

Per la prima volta, dopo Takaishi, aveva sentito qualcosa nel cuore. Qualcosa di più che semplice attrazione.

Naozumi le ispirava… sicurezza. Una sensazione che non aveva mai avuto. Forse era questo a spaventarla un po’.

Sicurezza per lei significava stabilità… e stabilità significava fiducia.

Dove portava tutto questo?

Irrimediabilmente a quello che le faceva più paura. Quel sentimento che ti fa sentire strano, malato quasi, sempre fra le nuvole…

L’amore.

Stava ancora pensando a tutto questo, quando una voce maschile la fece girare.

“Fuka Matsui, immagino!”.

La mora sorrise con sicurezza, le paure di qualche istante prima finite chissà dove.

“E tu dovresti essere… Naozumi Kamura, giusto?”.

Lui fece un inchino. “Proprio io, in carne ed ossa. Lo stesso ragazzino che nessuno di voi sopportava, ai tempi delle medie.”

Fuka si stirò una ciocca di capelli scuri, sorridendo. “Non è propriamente vero, Naozumi…”.

“chiamami Nao!” le disse, mentre osservava con disinteresse il menù.

“Bene…Nao. Diciamo che… eri nella mia stessa situazione. Insomma, stavamo entrambi con due persone che erano destinate l’uno all’altra.”

Lui si finse pensoso, prima di sorridere. “Non hai tutti i torti. Così… non mi odi, Fuka?”.

La mora scosse la testa decisa. “No che non ti odio… non sarei qui, altrimenti. O sbaglio?”

Kamura la guardò con i suoi profondi occhi chiari, facendole andare il cuore in subbuglio.

“No, non sbagli.”

Le sorrise.

Quella ragazza aveva qualcosa di… diverso.

All’inizio pensava che gli piacesse perchè era incredibilmente somigliante a Sana.

Ma poi, guardandola bene, e soprattutto parlandoci, aveva capito che non era assolutamente come la sua amica attrice. Era più posata, forse più ingenua.

Sana era cambiata tantissimo in America. Era cresciuta, aveva imparato a conoscere di più sé stessa, i suoi bisogni. E soprattutto aveva capito che quello che voleva era Hayama.

E lui, Naozumi, non era nessuno per negarle quella felicità che da tanto aspettava.

***

“Che ne dici di fare due passi?”.

La ragazza si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, sorridendo imbarazzata.

“Certo, perchè no?”.

Camminarono vicini, l’uno immerso nel proprio silenzio.

Fuka non poteva fare a meno di pensare a quanto, dopo tanto tempo, si sentisse bene. Lo conosceva da poco, certo, ma aveva qualcosa che riusciva a rassicurarla. Forse erano i suoi occhi color del mare, o la sua risata cristallina e piena di vita. Ogni volta che incontrava il suo sguardo chiaro, qualcosa dentro di lei si muoveva, urlando. E allo stesso tempo una vocina dentro di lei le diceva che era lui… che l’aveva riconosciuto.

Nao guardò la stupenda ragazza accanto a sé, incredulo. Aveva passato la serata più piacevole della sua vita, ed era stato tutto merito di quella donna conosciuta solo qualche giorno prima.

Ma lo sentiva. Lei gli era entrata dentro, più di quanto effettivamente se ne rendesse conto. Aveva uno sguardo così… orgoglioso e allo stesso tempo bisognoso d’affetto, che l’aveva fatto sciogliere.

Forse, era davvero la ragazza giusta per lui.

Camminarono ancora un poco, senza che nessuno dei due avesse il coraggio di dire o fare qualcosa.

Poi, Naozumi si decise.

Le prese delicatamente la mano, intrecciando le sue dita con quelle della giovane, che lo guardò con i suoi occhi profondi.

La fronteggiò, guardandola con le sue iridi azzurre, e accarezzandole dolcemente una guancia.

Fuka sorrise insicura, mentre il cuore le batteva a mille all’ora.

Le strinse la mani, come per giurarle qualcosa.

“Cosa…?”.

Le appoggiò un dito sulla labbra morbide.

“Ci credo davvero, Fuka.”

La mora lo guardò confusa.

“Credo davvero in quello che ci sta succedendo.”

Fuka abbassò lo sguardo. “Non lo so… io…”.

“Te lo giuro, Fuka” le disse, stringendole la mani con un po’ più di forza.

La ragazza lo guardò negli occhi… occhi spaventati, che le chiedevano solo di amarlo. Di stargli vicino…

E lei non voleva altro.

Strinse le mani di Nao, sorridendogli con dolcezza. Una dolcezza che davvero poche volte aveva mostrato.

“E io ti credo, Naozumi.”

Il ragazzi sorrise, mentre con una mano le accarezzava i capelli scuri.

“sarà così per sempre, Fuka?”.

Lei gli strinse le mani, promettendoglielo. Sarebbe stato sempre così.

Naozumi le prese il viso fra le mani, e poi non ci furono poi parole. Solo baci, dolci, lenti, carichi di passioni e di promesse.

E i loro cuori non avevano più dubbi: erano arrivati davvero a destinazione.

TBC…

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8 ***


“Non ho bisogno più di niente

“I'm tyring to remember
Why I was afraid
To be myself and let the
Covers fall away
I guess I never had someone like you
To help me, to help me fit
In my spirit”

“Sto cercando di ricordare

Perchè avevo paura

Di essere me stessa e di lasciare

che le mie difese cadessero

credo di non aver mai avuto qualcuno come te

che mi aiutasse, aiutasse a stare bene

nel mio spirito”

“Naked” by Avril Lavigne

Il campanello suonò con insistenza, costringendo il ragazzo a svegliarsi.

Lanciò uno sguardo accanto a sé, e vide che la ragazza era ancora profondamente addormentata.

Inutile, gli era proprio entrata nel sangue. Le baciò la punta del naso, mentre lei sorrideva, e si apprestò ad alzarsi, intanto che quel maledetto aggeggio continuava a suonare.

S’infilò un paio di pantaloni prima di aprire la porta, ed incontrare un paio di occhi castani, che lo fissavano con stupore.

“Tu…Qui?”.

Lui si passò una mano fra i capelli ancora un po’ scompigliati, sorridendo timidamente.

“Io… qui!”.

La ragazza spalancò la bocca, incapace di realizzare.

Il ragazzo insieme a lei arrivò quasi di corsa, borbottando qualcosa, prima di udire la voce dell’amica assonnata dire: “Ma dove diavolo ti sei cacciato?”.

Quando alzò gli occhi, vide una cosa che avrebbe preferito non aver mai visto.

Le urla dei due si mescolarono, mentre la diretta interessata cadeva nell’imbarazzo più completo.

“FUKAAAAAAA!!!!!!!!!!” urlò la ragazza sulla porta, coprendo con una mano gli occhi del compagno, mentre l’amica si rigettava quasi completamente nuda all’interno della camera da letto.

Akito era sbiancato, non riuscendo a credere ai suoi occhi, mentre Naozumi scoppiava a ridere come un matto.

“Che hai da ridere tu?” gli chiese un’imbarazzatissima Sana, lasciando il viso del proprio ragazzo, ancora sconvolta.

Il giovane però non riuscì a rispondere, preso com’era dalla strana situazione in cui li avevano beccati Sana e Hayama.

“Vedo che la serata di ieri si è conclusa bene, eh, Kamura?” gli chiese il biondo seccato.

Era ancora un po’ scombussolato per quello che era successo pochi secondi prima.

“Vedo che voi due siete insieme, eh, Hayama?”.

I due si guardarono seccati, anche se il viso di Naozumi era attraversato da un sorriso divertito.

Intanto, Sana aveva raggiunto la sua migliore amica che, rossa in viso, stava preparando un po’ di caffè.

“Allora… ti va di raccontare o devo giungere a giuste conclusioni da sola?” disse Sana con un largo sorriso sulle labbra.

Fuka si girò seccata, sbuffando. “Andiamo, non credo ci sia bisogno di spiegarti chissà che, Sana.”

L’altra alzò un sopracciglio, scettica.

“credi veramente che riuscirai a liquidare il tutto in questo modo?”

La mora accese il gas, sospirando impercettibilmente.

“è successo!”.

“Questo lo vedo. Ma come?”.

Fuka si voltò verso l’amica. “Siamo usciti a cena, e lui… Dio, Sana… era perfetto.”

Gli occhi le brillavano, sognanti, e per un istante rivide davanti a sé quello che era accaduto la sera prima, le sue parole, i suoi sorrisi.

“Ci credo davvero, Fuka.”

… era così perfetto…

“Credo davvero in quello che ci sta succedendo.”

Sana le batté le mani davanti gli occhi. “Fuka, sei ancora nel mondo dei vivi?”

La mora abbassò lo sguardo, e l’amica capì.

“No… non mi dirai che…”.

Matsui annuì.

“Ti stai innamorando di lui?”.

Sana non poteva crederci. Era così strano.

Naozumi e Fuka.

Non capiva. Le sembrava strano che gli ex suoi e di Akito stessero insieme. Ma, comunque, era al settimo cielo.

Sapeva della difficoltà di Nao di innamorarsi, e della storia finita fra Takaishi e la sua amica.

Gliel’aveva raccontato Aya.

Un giorno, lui aveva deciso di lasciarla. Era già da un po’ che le cose andavano male, e Fuka l’aveva capito. Aveva fatto la forte, dicendo che anche lei voleva che finisse.

N’era uscita a fronte alta, ma con il cuore spezzato.

Mille volte Sana si era maledetta per non esserle stata vicina in un momento così difficile.

Fuka dal canto sua fissava gli occhi espressivi dell’amica. Stava aspettando qualcosa, forse il suo consenso.

Sorrise radiosa. “Dobbiamo festeggiare!”.

La mora abbracciò di slancio l’amica, mentre il peso che le opprimeva il cuore veniva magicamente tolto.

“Come mai siete passati, comunque?” chiese Fuka mentre spegneva il gas e versava il caffè.

A rispondere fu Akito, che era appena entrato nella piccola cucina. “Ha telefonato Aya. Vi vuole vedere per andare a fare Quella – cosa – che – solitamente – fate – Voi – donne – in – compagnia!” spiegò il biondo passando lo sguardo da un mobile all’altro.

Fuka fissò confusa l’amico, prima di guardare Sana. “Perchè Aya ha bisogno di noi per andare in bagno?”.

La rossa scoppiò a ridere senza ritegno, mentre Akito nascondeva il viso fra le mani, sconvolto.

Kamura udì le risate dalla camera da letto, mentre s’infilava la canottiera, passandosi poi una mano fra i capelli scuri.

Attraversò sicuro il corridoietto, prima di entrare con tutta la sua bellezza nella cucina. Trovò gli altri tre comodamente seduti al tavolo. Guardò Fuka, che gli sorrise timidamente dietro la tazzina da caffè.

Le si avvicinò, baciandole dolcemente la fronte, dopo essersi versato il caffè, sotto gli sguardi divertiti di Sana e Akito.

“Allora, cosa voleva Aya?” chiese infine Fuka, non appena Naozumi si fu seduto.

Sana tirò fuori il cellulare dalla borsa per guardare l’ora. “Diciamo che fra esattamente un quarto d’ora dobbiamo essere nel parco per andare con Aya a cercare il suo vestito.”

Il viso della mora s’illuminò. “Davvero? Potevi dirlo subito” e si precipitò nella camera a vestirsi.

“Veloce, Matsui!” le urlò dietro Akito “Altrimenti chi la sente più a Sugita!”.

***

“Ma ci pensi, Aya e Tsuyoshi, marito e moglie!”. Sana rideva al fianco del biondo, che la guardava con occhi tremendamente espressivi, così lontani da quelli che aveva fino a poco tempo prima.

Le passò una mano intorno alle spalle, mentre camminavano per le strade di Tokyo, incuranti di chi c’era intorno a loro.

Parecchie persone, tra cui parecchi teen agers, avevano riconosciuto nella ragazza l’attrice nota a livello internazionale Sana Kurata. Lei non ci badò. Quando era con Hayama non vedeva altro.

“Veramente quei due stanno insieme da ormai 10 anni… era anche ora che si sposassero, no?”.

“Riesci sempre a smorzare il mio entusiasmo!”.

“Non sarei io, no?”.

“No.”

Naozumi e Fuka sorrisero nell’ascoltare il botta e risposta dei due davanti a loro.

“Non cambieranno mai quei due, vero?”.

“Non credo. Ma in fondo è meglio così, no? Meno cose cambiano e meglio è!” disse Fuka lanciando un’ennesima occhiata alla coppia.

“Perchè?”.

Gli sorrise radiosa. “Diciamo che sono una piccola certezza. Come Aya e Tsuyoshi.”

“E noi cosa siamo, Fuka?” le chiese, con sguardo profondo.

Lei gli prese la mano.

“Siamo qualcosa di reale.”

Le circondò la vita, baciandola con dolcezza, incurante di quello che c’era intorno a loro. In quel momento erano solo loro due, le loro sensazioni. Non esisteva né Sana, né Akito, e nemmeno le persone che li guardavano.

Loro due.

Akito li guardò, seccato. “Da quando Fuka è così mielosa? Con Takaishi non era così!”.

Sana gli scoccò un’occhiata fulminante. “oppure con te non era così?”.

Lui la guardò. “Non so proprio di cosa tu stia parlando, Kurata.”

Gli tirò uno scappellotto. “Ti conviene, demonio dei baci!”.

Il biondo alzò la testa di scatto. “Come mi hai chiamato?”.

La ragazza scorse i due futuri sposi in tempo per essere salvata dall’attacco omicida del suo ragazzo.

“AYA!!! TSUYOSHI!!!! CHE BELLO VEDERVI!!!” esclamò ridendo e correndo come una matta la giovane Attrice.

I due si voltarono e scoppiarono a ridere: videro Akito correre dietro alla ragazza pronto ad ucciderla, mentre quella si avvicinava a loro veloce, per essere salvata.

“Quando cambierete voi due, eh?” chiese divertito Tsuyoshi quando Sana li ebbe raggiunti.

“Perchè dobbiamo cambiare? Non saremo più noi due, no?” rispose la rossa con voce allegra mentre il biondo si univa a loro.

“Ha ragione, Tesoro. Perchè dovrebbero cambiare?”.

Il moro scosse le spalle. “E Fuka dov’è?”.

Sia Sana che Hayama indicarono una coppietta a pochi metri da loro. Aya e Tsuyoshi spalancarono la bocca.

“Non ci credo!!!!”.

Fuka raggiunse i quattro tenendo per mano l’attore, che guardava imbarazzato i futuri sposi.

“Ci siamo anche noi!!” disse allegramente la mora di Osaka.

Aya ci mise qualche secondo per riprendersi, mentre il fidanzato sorrideva timidamente a Naozumi.

Hayama guardò l’amico. “Allora, come mai tutta questa fretta di incontrarci?”.

“Come ben sapete, il matrimonio è fra tre mesi e…”.

“Si, insomma. Andiamo a fare Shopping!!!” riassunse Aya allegramente, mentre il viso delle sue due migliori amiche s’illuminava.

“Sì! Andiamo a fare shopping!” esclamarono insieme.

“Ci vediamo stasera da te, ok?” disse Sana al proprio ragazzo, baciandolo brevemente sulle labbra.

“Esatto. Perchè non ci vediamo tutti da Akito, stasera, dopo aver fatto compere?” chiese Fuka. Chiaramente non aveva capito quello che intendeva la sua amica.

Sana e Akito riuscirono a mascherare perfettamente la delusione sui loro visi, mentre quest’ultimo diceva “Perchè no… tanto la mia famiglia non c’è…”.

“Perfetto… allora a dopo!!!”

E le tre si allontanarono allegramente a braccetto.

“Certo che sono strane quelle tre!” disse Naozumi, divertito dalla scenetta.

“Non solo loro…” incominciò Tsuyoshi.

“… tutte le ragazze sono strane!!” concluse Akito per lui, cominciando ad allontanarsi.

“Dove stai andando?” gli chiese Tsuyoshi. Sapeva perfettamente che il negozio per smoking era dalla parte opposta.

Il biondo nemmeno si girò. “Al bar…”.

Si fermò.

Guardò l’amico.

“Non avrai davvero intenzione di andare a fare compere, vero, Tsuyoshi?”.

Il moro scosse la testa sconsolato.

“Andiamo al bar!”

***

Si alzò lentamente.

La realtà fa molto più male appena ci si sveglia.

Da qualche giorno si sentiva così.

Vuota.

Sola.

E in fondo era un po’ anche colpa sua. Avrebbero potuto parlare, chiarirsi. Avrebbero potuto superare il momento duro che avevano davanti, ma lei aveva preferito la via più facile e breve.

Lasciarlo.

In realtà aveva solo capito che non poteva tenerlo legato a sé. Sarebbe stato ingiusto per entrambi.

Ci aveva creduto davvero, ma non poteva più continuare a vivere in un’illusione.

Sana esisteva.

Lui l’amava.

E lei doveva lasciarlo libero di andare da lei.

Le tornarono in mente le parole di Akito durante il loro ultimo incontro, quello chiarificatore.

Quello che li aveva divisi.

“Siamo sempre stati… l’uno la sfida dell’altra”

“Era la mia sfida…”

- lei voleva essere la sua sfida… -

“…siamo simili…ogni volta che guardo nei suoi occhi… capisco quanto in realtà io e lei siamo uguali.”.

- lei voleva essere simile a lui… -

“Lei mi conosce meglio di chiunque altro…… Sapeva proprio cosa provavo”

- lei voleva conoscerlo meglio di chiunque altro… sapere quello che prova… -

“Sapevo che potevo fidarmi di lei e lei di me”

- Lei voleva essere quella di cui lui potesse fidarsi… -

“Noi siamo… pari”

- Lei voleva essere pari a lui… -

“Lei mi capisce. Riesce a capire quello che dico. Mi intende. Quando faccio dei doppi sensi… è brava in questo senso. Riesce a vedere in me come nessun’altro.”

Ma purtroppo lui parlava di un’altra.

E si ritrovò a pensare a quello che lei gli aveva detto prima di uscire.

“Quello che non capisco è come mai ci hai messo così tanto ad esprimere un concetto che, in fondo, per me è così lampante.”.

già… perchè lei riusciva a riunire in solo due parole quello che Akito aveva descritto con così grande fatica.

Tutto quello che lui aveva detto era per Kyoko l’esatta definizione di Anima Gemella. [1]

stette ancora qualche minuto nel letto, prima di alzarsi a osservare la foto di loro due che teneva ancora sul comodino. Sapeva che avrebbe dovuto toglierla, ma non ne aveva il coraggio. In cuor suo nutriva ancora la speranza di poter tornare con il biondo.

Decise di uscire. Non se la sentiva di restare in casa. Magari un po’ di shopping l’avrebbe giovata.

Si specchiò nello specchio all’ingresso, e vide i suoi occhi verdi pieni di tristezza e voglia di lui, che le mancava tantissimo.

Tutti i luoghi le ricordavano lui.

Il bar in fondo alla via, dove erano soliti prendere il caffè la mattina, prima di andare agli allenamenti di Karate.

La palestra dove si allenavano insieme.

La panchina dove lei gli aveva dichiarato il suo amore, e dove si erano baciati la prima volta.

E infine quel negozio di abiti da sposa, dove lei lo aveva trascinato davanti alla vetrina, descrivendogli per filo e per segno l’abito che le sarebbe piaciuto indossare in un futuro prossimo, facendolo sorridere.

Quello stesso negozio in cui ora vedeva girare Sana Kurata insieme a Fuka e Aya.

Si fermò. Cosa ci faceva in un negozio di abiti da sposa?

Possibile che avessero già deciso di sposarsi, quando lei e Akito si erano lasciati da solo pochi giorni?

Non sapeva nemmeno se si erano rimessi insieme.

Prima che potesse fermarsi, era già partita alla volta del negozio, continuando a fissare la rossa.

***

“Questo mi sembra perfetto, Aya!” stava dicendo Fuka mentre guardava l’amica con occhi sognanti.

Era veramente una vestito bellissimo, anche se Aya non se lo sentiva.

“Non lo so… non mi piace molto chiuso al collo… quell’altro mi sembrava molto meglio.”

Sana intanto era immersa da una nuvole di pizzi bianchi e di tulle, con gli occhi accesi per l’entusiasmo.

A Los Angeles aveva visto un vestito fantastico, e se n’era innamorata.

Certo, in quel momento lo aveva guardato con tristezza, pensando ad Akito e allora loro rottura.

Ma ora… ora volevo soltanto indossarlo al più presto.

Si vedeva già in chiesa, mentre camminava raggiante verso un Akito elegantemente vestito.

Sorrise imbarazzata, come se qualcuno l’avesse scoperta.

* non devo correre così tanto. In fondo ci siamo riavvicinati solo da pochi giorni.*

era così immersa nei suoi pensieri, da non accorgersi della giovane che le stava dietro e che la guardava con occhi infinitamente tristi, ma decisi.

Sentì una mano che le picchiettava sopra la spalla, e si voltò, incontrando gli occhi verdi di Kyoko.

“K – Kyoko… cosa ci fai tu qui?”.

la ragazza alzò un sopracciglio, e Sana si riprese.

“Volevo dire… Ciao…”.

La voce le si spense, mentre il senso di colpa cominciava a farsi sentire sempre più forte.

“Senti… possiamo parlare?” le chiese la giovane. Per la prima volta Sana guardò attentamente nei suoi occhi, e vi lesse dolore, solitudine, rimpianto. Ma anche tanta voglia di sfogarsi.

“Certo!”.

***

Fissavano entrambe i due caffè che avevano di fronte, senza incrociare mai gli sguardi.

Ognuna era persa nei propri pensieri, nelle proprie insicurezze.

E entrambe erano innamorate dello stesso ragazzo.

Situazione più che imbarazzante, no?

Kyoko guardò la giovane donna davanti a sé, ritrovandosi ancora una volta ad invidiarla e ammirarla. Si possono provare sensazioni così opposte nello stesso momento?

“Allora…” cominciò la mora, grattandosi il collo.

“Allora”. Sana strinse a tazza fra le mani, prima di cominciare.

“Senti… mi dispiace davvero per quello che è successo… ma…”.

Kyoko la guardò scettica. “Davvero ti dispiace?”.

Sana chinò il capo, imbarazzata. In fondo, non poteva biasimare la giovane diciottenne davanti a sé.

“Capisco perfettamente come ti senti… l’ho provato anche io, due anni fa.”

Kyoko si fece interessata.

“Quando eri in America?”.

La rossa annuì. “Esatto. Quando ho saputo di te e Hayama… mi sono sentita…”

Morire?”.

Sana scosse la testa. “Come se avessi perso la mia unica ragione di vita.”

Kyoko guardò la donna davanti a sé.

La vedeva così forte, così sicura di sé, che non riusciva ad immaginarsela tremendamente sola e triste a piangersi addosso per un amore perduto.

In quel momento capì che Akito, per lei, era tutto. Che si appartenevano davvero.

Ma ciò non significava che voleva arrendersi.

Anche lei lo amava.

Anche lei stava malissimo senza di lui.

Eppure, sapeva che sarebbe anche potuta andare avanti. Che non aveva perso la sua unica ragione di vita.

Era questo che la distingueva da Sana.

Strinse i pugni sopra le ginocchia.

“Voglio solo dirti una cosa”.

Sana la guardò.

“Quando io e Akito abbiamo parlato… lui ha detto delle cose. Cose che mi hanno fatto molto male e che allo stesso tempo mi hanno liberata da un peso enorme.”

Sorrise amaramente.

“Mi ha descritto cosa siete l’uno per l’altra, e mi ha detto cosa rappresenti tu per lui. in un certo senso ha confermato quello che presumevo e che avevo capito già dalla prima volta che vi ho visti insieme.”

Una lacrima le rigò il viso.

“Sono qui,solo,per dirti una cosa…”.

Alzò il volto rigato di lacrime, con occhi duri.

Non azzardarti a farlo soffrire mai più, o dovrai vedertela con me!.”

Sana spalancò gli occhi, sorpresa.

Quella ragazza le stava offrendo un consiglio. Certo, lo sapeva da sola che non avrebbe più dovuto far soffrire Akito, però sentirselo dire dalla propria rivale d’amore… la fece sentire ancora più in colpa.

Si alzò in piedi, lasciando un paio di monete sul tavolino.

“Non preoccuparti, Kyoko…”.

Si guardarono, ed entrambe avevano le stesse lacrime.

“Non lo farò…”.

***

“Ciao, ci vediamo domani!”.

Hayama chiuse la porta di casa, stanco. Finalmente i suoi amici avevano deciso di levare le tende e di lasciare lui e la sua ragazza da soli.

Sana era stata strana per tutta la sera. Aveva parlato pochissimo e aveva preferito ascoltare i discorsi degli altri piuttosto che chiacchierare allegramente come sue solito.

Si sedette accanto a lei, cingendole le spalle con un braccio.

“coraggio, cosa c’è che non va?”.

Sana si voltò verso di lui. “cosa ti fa credere che ci sia qualcosa che non va?”.

Le accarezzò una guancia con un dito.

“Andiamo… posso dire ormai che ti conosco abbastanza…”.

Silenzio.

“Sana?”.

“Sana che c’è?”.

… … … … ..

“Sana, ma cos…”

“Ho incontrato Kyoko.”

Lo guardò con occhi stranamente lucidi.

“Akito… Cosa c’è che non va in me?”.

Hayama spalancò gli occhi, incredulo. “Non c’è niente che non va in te.”

Una lacrima le rigò il volto. “Riesco solamente a far soffrire le persone che ho accanto.”

La strinse.

“Prima te… adesso Kyoko. Io non…”.

La zittì, accarezzandole le labbra con un dito.

“Tu vai bene così come sei, Sana.”

“Ma Kyoko è perfetta, Akito, e…”.

le afferrò il viso, costringendola a guardarlo negli occhi.

“Ascoltami Sana. Tu non devi essere perfetta, perchè le cose perfette non esistono. Tu vai bene così, con le tue paure, le tue insicurezze, il tuo essere sclerotica…”.

“Ma io non voglio avere paura…”.

“Sana, avere paura ci rende umani.”

Lei lo fissò con i suoi occhi spauriti, e Hayama capì di doversi aprire completamente con lei, per scacciare quel demone che le si era annidato dentro.

“Kurata, ti dirò una cosa che ti dovrai ricordare finche vivi, d’accordo?”.

Annuì.

“Da quando sto con te, da quando ti conosco, sono cambiato. E ancora oggi sto cercando di ricordare perchè avevo così tanta paura di essere me stesso e di lasciar cadere tutte le barriere che avevo innalzato intorno a me.”

le baciò la punta del naso, facendola arrossire.

“Credo di non aver mai avuto nessuno come te.”

Sana spalancò gli occhi, colpita da quelle parole.

“Qualcuno che mi aiutasse…nelle cose della vita. che mi aiutasse a stare bene.”

Le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Nel mio spirito.”

Sana lo abbracciò di slancio.

A poco a poco le sue paure erano scomparse, mano a mano che le parole di Akito le accarezzavano l’anima.

Immerse una mano nei suoi capelli biondi, accarezzandoli dolcemente.

“Grazie, Akito.”

La strinse più forte a sé, appropriandosi del suo profumo.

“Di niente, Sana.”

TBC…



[1] Pezzo sempre ispirato alla bellissima fanfiction di Kantayra. La sua Fanfiction è bellissima e vi consiglio di leggerla veramente!! Grazie ancora!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9 ***


“Seems like just yesterday

“Seems like just yesterday

you were a part of me

I used to stand so tall

I used to be so strong

Your arms around me tight

Everything, it felt so right

Unbreakable, like nothing could go wrong

….

Now I can’t breathe

No, I can’t sleep

I’m barely hanging on…”

“Sembra soltanto ieri

Tu eri una parte di me

Ero solita rimanere così fiera

Ero solita essere così forte

Le tue braccia strette attorno a me

Tutto sembrava così giusto

Infrangibile, come se niente potesse rovinarsi

…..

Ora non riesco a respirare

No, non riesco a dormire

Faccio fatica ad andare avanti…”

----------

---------

“Behind this hazel eyes” by Kelly Clarkson

-------------

------------

------------

----------

“Il vincitore è… AKITO HAYAMA!!!!”.

La mora scattò in piedi, sorridendo. “Vai, Vai!” urlò in direzione del biondo, mentre alcune ragazzine la guardavano stralunate.

----------------

Dove l’avevano già vista?

---------------

L’atleta si voltò verso la voce, sorridendo. O almeno, provò a sorridere. Non gli riusciva tanto bene.

--------------

Gli occhi verdi della giovane si accesero di gioia, mentre il diciannovenne si apprestava a ritirare la sua coppa. Non che fosse la prima volta, ormai c’era abituato.

Corse verso di lui, sorridendogli radiosa.

“Hai visto che ce l’hai fatta, Aki!”. Lui scosse le spalle, per niente sorpreso.

“Sapevo che sarebbe finita così!”.

Gli cinse il collo con le spalle, baciandogli delicatamente le labbra. “Sei troppo forte, Hayama!”.

I suoi occhi si incupirono. “Akito, Kyoko. Mi chiamo Akito.”

----------------

Si affrettarono ad uscire, mentre fuori pioveva a dirotto, e si fermarono per attraversare.

Lo guardò, notando che il suo viso era rivolto verso un immenso cartellone pubblicitario.

“Oh, ma quella è Sana Kurata, vero?”.

Il ragazzo abbassò la testa. “già.”

“Non trovi che sia veramente bella! E poi è così famosa e…”.

-------------------

Verde.

---------------

Akito attraversò la strada senza aspettarla, lasciandola interdetta.

“Akiiii! Che fai?”.

------------------

gli afferrò il braccio, mentre vide parecchi ragazzini riconoscere nel biondo il loro idolo di Karate.

Sorrise fiera verso quei “marmocchi”, stringendosi al braccio del suo fidanzato famoso.

Lui fece passare un braccio attorno alla sua vita.

-------------------

Era tutto perfetto.

-----------

***

-----------

--------

Febbraio si era lentamente trasformato in Marzo, e ormai la primavera cominciava a farsi sentire, portando con sé tanto buon umore e tanta voglia di festeggiare.

Soprattutto perchè il matrimonio degli “eterni fidanzati” si avvicinava sempre di più, coinvolgendo anche gli amici in un turbine di gioia e di tensione.

-------------

La sposa cercava il suo vestito senza sosta, costringendo le due damigelle d’onore a passare interminabili pomeriggi fra tulle, pizzi e sete.

Fuka e Sana guardavano Aya mentre si provava i vestiti sempre con un sorriso sulle labbra, con i piedi gonfi per la stanchezza ma le guance arrossate per l’emozione e la voglia di festeggiare un matrimonio che ormai da 10 anni l’amica stava organizzando.

-----------------

Tsuyoshi, in realtà, era molto più agitato della sua bella fidanzata, ma c’era Akito che frenava il suo entusiasmo.

--------------------

------------------

Fuka e Naozumi erano diventati una vera e proprio coppia, e venivano fotografati continuamente, quando erano fuori o per cena o per fare una passeggiata.

Il bell’attore a volte si doveva assentare per qualche giorno, ma il legame fra di loro si rafforzava sempre di più.

-------------------

Sana e Akito, invece, erano tornati quelli di un tempo.

Sempre allegra lei, e sempre sarcastico lui.

Ma entrambi avevano una nuova luce negli occhi, una nuova voglia di andare avanti e di dimenticare il passato.

----------------------------

Ma c’era qualcuno che soffriva, che da un mese pensava ad un amore che forse non c’era mai stato, ma che sentiva forte, vivo.

---------------------

Una sofferenza non meno forte di qualsiasi altra.

----------------------

***

------------------

Da un mese non vedeva quella casa.

Da più di un mese non ci entrava e, sinceramente, non voleva nemmeno entrarci.

Ma doveva.

Lui aveva ancora la sua roba.

------------------

Si fece coraggio, e attraversò quel cancello che le faceva così paura, pronta a bussare.

-------------------

Non era tardi, quindi non correva il rischio di svegliarlo.

Perfetto.

---------------

Suonò.

Nulla.

Suonò di nuovo.

Possibile che dormisse ancora?

Ancora pigiò il bottone del campanello, quando vide la porta aprirsi.

------------------

Tu… qui?” le chiese ancora mezzo assonnato.

“Io…qui!” rispose la ragazza, imbarazzata.

-----------------

Silenzio.

--------------

“Forza, entra!”.

----------------

Kyoko non se lo fece ripetere, ed entrò nella casa del biondo, che conosceva tanto bene e che un po’ le mancava.

La trovava diversa, però.

Era un po’ più…trasandata, forse più calda, più normale.

------------------

Notò una maglietta poco maschile appoggiata al bracciolo del divano. Forse era di Natsumi.

------------------

Akito si passò una mano fra i capelli biondi, e Kyoko rimase estasiata dalla sua bellezza. Non indossava alcuna maglietta, e i jeans gli stavano perfettamente. Ricordava ogni singolo centimetro di quel corpo così perfetto. Sorrise al ricordi lontani di quando stavano insieme, prima di ricordarsi il motivo della sua venuta.

-------------------

“Dovrei… riprendere la mia roba” disse con un po’ di fatica.

--------------------

Hayama annuì impercettibilmente, mentre controllava che la segreteria non contenesse messaggi.

“Certo, te la preparo e poi te la porto a casa…”.

------------------

* Sta cercando di mandarmi via? *

-----------------

“Preferirei portarla via ora. Sai, hai alcune cose che mi servono…”.

Akito annuì con un po’ più vigore.

“D’accordo.”

Sbuffò un secondo. “Se vuoi seguimi. Come preferisci.”

---------------

Il biondo si avviò verso la sua camera, mentre Kyoko lo seguiva con i suoi occhi verdi.

------------------

“Che faccio, vado o non vado” si chiese sussurrando la giovane, torcendosi una ciocca di capelli neri.

“Ma sì, che mi costa!”.

----------------------

Camminò lungo il corridoietto di casa Hayama, entrando due secondi dopo all’interno di quella camera che conosceva tanto bene.

-----------------------

“Aki…”.

Akito si voltò, un po’ scosso, mentre Kyoko arrossiva imbarazzata. “Scusa. Sai, la forza dell’abitudine.”

Annuì, continuando a cercare le cose della ragazza all’interno del suo armadio.

In realtà, molte le aveva già riposte in uno scatolone, e la cosa non sfuggì a Kyoko. Infatti, notò un vestito rosso all’interno dell’armadio del ragazzo, e non poteva essere di Natsumi.

La più grande di casa Hayama non avrebbe avuto l’occasione di indossare un abito così elegante.

---------------------

Si sedette sul letto, e si accorse per la prima volta di quanto la camera di Akito, in un mese, fosse cambiata.

Su un comodino, da due dinosauri che erano, ora ce n’erano tre. [1]

---------------------

Ma la cosa che la colpì più di tutte, era una cornice proprio sopra il comodino affianco al letto.

Si avvicinò, mentre qualcosa dentro di lei s’incrinava.

--------------

* dimmi che non è vero! *

…---------------

Invece lo era.

----------------------

Il sorriso di Sana la abbagliava. Tante volte, vedendo le sue foto nei cartelloni pubblicitari, le aveva invidiato quel fantastico sorriso spontaneo.

-------------------

Ma la cosa che le faceva più male era vedere il sorriso di Akito. Un sorriso caldo e sincero, che raramente con lei aveva fatto.

Un sorriso che si estendeva agli occhi castani.

--------------------------

Li vedeva abbracciarsi, lei che gli cingeva il collo mentre il sole rendeva tutto più magico.

Akito le stringeva una mano, con le dita intrecciate in quelle di lei.

-----------------

Una foto vera.

La foto di due innamorati.

--------------

Mettere una foto della propria ragazza sul comodino è una cosa da niente, forse, ma non per Akito.

---------------------

La cosa che faceva più male a Kyoko era che, Akito, non aveva mai voluto mettere una loro foto sul comodino. La considerava una cosa insulsa e inutile.

---------------------

Ora, davanti a lei, vedeva la foto dell’altra. Vedeva il suo sorriso, il suo sguardo. E più la guardava più provava odio verso quella ragazza che si era realizzata in pieno, che dalla vita aveva tutto.

-------------------

“Ecco… ho trovat…”.

“Perchè?”.

Akito si voltò verso di lei, stupito. “Perchè cosa?”.

------------------------

Gli occhi della mora si riempirono di lacrime.

------------------------

“perché hai messo la sua foto sul comodino?”.

Il biondo guardò la foto con la sua ragazza, e Kyoko riuscì a scorgere il bagliore di tenerezza che apparve in quelle iridi profonde.

--------------------

“Perché lei è… è Sana!”.

--------------------

La mora si asciugò le lacrime che le inumidivano gli occhi, con un sorriso triste sulle labbra.

“Ok… ma perché? Perché non hai mai voluto mettere una nostra foto?”

---------------------

Era una domanda complicata, e ancora più complicato era rispondere.

“Ti prego… Parliamo, Akito”.

Lo fissò con i suoi occhi verdi, ed era così triste, così bisognosa di risposte, che non riuscì a tirarsi indietro.

---------------------

“Parliamo, Kyoko.”

-----------------

***

----------------

Uscì da quella casa quasi correndo.

Una delle poche cose positive che aveva ottenuto da quella visita era chiacchierare con Akito.

-----------------------

Ma che diavolo stava pensando?

Non era affatto una cosa positiva! Le sue parole… il suo Amare Sana in modo così incondizionato, la facevano stare male.

---------------

Lei…

Proprio lei, che era sempre stata perfetta

------------------

Sembrava soltanto ieri, quando lui era ancora con lei.

---------------------

Quando lui era una parte di lei.

------------------

Così bello… così famoso…

Era abituata ad essere così fiera…

Ad essere così forte, solo perché lui aveva scelto lei tra tante.

-----------------

Non riusciva a dimenticare il suo calore.

Quelle braccia forti che la stringevano.

--------------------

Tutto le sembrava giusto, perfetto.

--------------

Infrangibile.

------------------

Una cosa che nessuno avrebbe potuto rovinare.

----------------

Invece era finito tutto.

-----------------

Non riusciva più a respirare, perché le mancava la sua aria.

Non riusciva più a dormire, perché i suoi incubi si erano avverati.

---------------------

Era distrutta…

Non riusciva più ad andare avanti.

------------------

E quella foto, lì, l’aveva distrutta.

Anche lei voleva una sua foto sul comodino di lui.

Voleva essere importante.

Voleva sorridere per sempre, almeno finché l’immagine non si sarebbe schiarita. Ma allora sarebbe stata immortalata di nuovo, e la vecchia foto non avrebbe più avuto importanza.

-----------------

Non poteva finire così, semplicemente. Due anni non si possono dimenticare nel giro di un mese.

----------

Ma quello che Kyoko non sapeva, e che soprattutto non riusciva a capire, è che non bastano due anni per dimenticare il Vero Amore.

---------------

***

---------------

Akito chiuse la porta come vide la ragazza oltrepassare il cancello della sua casa. Sospirò forte, mentre un grosso peso gli opprimeva il cuore.

------------------

Dio… odiava vederla soffrire.

-----------------

Ogni volta che vedeva i suoi occhi verdi velarsi di lacrime si sentiva malissimo, e provava l’irrefrenabile desiderio di abbracciarla.

Ora, non poterlo più fare lo faceva stare male.

-------------------

Entrò nella sua camera, accarezzando la coperta del letto, mentre guardava la foto sul suo comodino.

------------------

Pace.

------------------

Ogni volta che la guardava si sentiva così. E guardare Sana, guardarla negli occhi, lo mandava in inferno e in paradiso nello stesso istante.

---------------------

Il suo sorriso era caldo, i suoi occhi espressivi e pieni di vita.

-------------------

Dio… gli era mancata tantissimo quando era partita. Si era sentito morire. Come se gli avessero strappato il cuore e glielo avessero calpestato. Addirittura saltandoci sopra ripetutamente, con tanto di scarpe da calcetto.

-------------------

Ma Kyoko…

Solo ora si ritrovava a pensare a lei. A quanto doveva aver sofferto e a quanto stava male tutt’ora.

Tante volte, durante la notte, mentre la giovane diciottenne gli riposava sul petto, si era detto che mai, per nessuna ragione, l’avrebbe abbandonata.

------------------

Perché non sopportava saperla triste.

----------------

Perché i suoi occhi erano bellissimi quando rideva

-----------------

Perché rappresentava tutto quello che lui era stato per Sana, almeno all’inizio: un piccolo cucciolo da difendere e da salvare dalle angherie del mondo.

----------------

Chi l’avrebbe fatta ridere, ora?

--------------

Chi avrebbe visto i suoi occhi verdi brillare, mentre rideva?

----------------

Per chi avrebbe rappresentato il mondo?

---------------------

Ripensò alle mille volte che lei gli aveva preso la mano, sorridendogli dolcemente e senza chiedergli nulla, quando la lontananza di Sana non bastava per fargli dimenticare quanto ancora gli mancasse e quanto la sentiva vicina a sé.

--------------------

“Non voglio sapere, Akito. Non mi devi spiegare nulla. Io sono qui!”

----------------------

Mille volte gli aveva ripetuto quella frase, e lui sapeva che era vera. Che lei non lo avrebbe mai costretto a parlare, ne gli avrebbe chiesto per chi lui soffrisse così tanto.

-----------------------

Dolce e sensibile Kyoko.

-------------------

Una dolcezza che lo faceva riflettere.

-----------------

Ma perché, poi? Lui aveva Sana

---------------------

Sana…

-----------------

Sana…

--------------

La sua vita. Il suo Vero Amore.

----------------

V maiuscola.

--------------

A maiuscola.

---------------

E il solo pensiero di lei gli bastò per sfuggire quei pensieri sulla giovane dagli occhi verdi.

-----------------

Afferrò il telefono.

----------------

Doveva sentirla.

-----------------

***

--------------

--------------
”Here I am, once again
I'm torn into pieces
Can't deny it, can't pretend
Just thought you were the one
Broken up, deep inside
But you won't get to see the tears I cry
Behind these hazel eyes”
----------------

“Eccomi, ancora una volta
Sono spezzata in mille pezzi
Non posso negarlo, non posso fingere
Solo pensavo fossi l’unico
Spezzata, nel profondo
Ma non riuscirai a vedere le lacrime che piango
dietro questi occhi nocciola

--------------
-------------------

La sua suoneria prese a suonare con insistenza.

--------------

Sbuffò.

Doveva ancora finire di prepararsi, ma era sicura di sapere ci la stesse chiamando.

----

Rispose quindi senza nemmeno leggere il nome della persona che la stava cercando.

-----

“Nao, ma si può sapere che vuoi? Ci vediamo fra poco” esordì ridendo Fuka. Quel ragazzo era davvero incredibile.

-----

Tuttavia, quando sentì la voce della persone “dall’altra parte, il sorriso le svanì dalle labbra.

-----

“Fuka… sono Takaishi.”

------

Si pietrificò.

----

Milioni di ricordi cominciarono ad assalirla. Immagini e sensazioni che aveva ricacciato perché le facevano troppo male.

-----

Non era pronta. Definitivamente.

-----

Solo da poco aveva cominciato a fidarsi di Naozumi. A considerarlo una cosa seria. Forse la sua Ultima Storia. Quella definitiva.

------

“Cosa… cosa vuoi?”.

----

Dio… era davvero la sua voce, quella? Da quando lei, Fuka Matsui, aveva paura di parlare con il suo ex fidanzato.

----

“Vorrei parlarti. Vederti.”

-----

* Perché… perché proprio ora? *

-----

“Io…”.

------

“Ti prego Fuka. Sono a Tokyo domani. Ti aspetto a quel caffè.”

-----

Buttò giù il telefono, sconvolta.

-------

Perché adesso?

------

Perché…

Perché e basta!!!

------

Lei non voleva vederlo.

Non solo non ne aveva voglia, ma non era pronta. Era da tanto che non si vedevano.

-------

Le squillò il telefono.

-------

Lo guardò con terrore, prima di accorgersi che era Nao.

--------

“Ehi Nao… hai presente domani? Credo che non potrò esserci…”.

--------

-------

***

-------

Si aggiustò l’unica ciocca che le sfuggiva dalla coda che si era fatta “per l’occasione”.

-------

Era ansiosa.

-------

Inutile nasconderlo, no?

Accettare qualcosa è il primo passo per sconfiggerla. E il suo carattere le impediva di perdere.

--------

Quel carattere che Nao adorava tanto.

--------

Che anche Takaishi amava tanto.

------

Scosse la testa.

------

Non doveva pensare a lui, a quello che li aveva legati, perché ormai non c’era più. Era morto e sepolto, come tutti ricordi dolorosi. Ricordi che per quei mesi interminabili prima dell’incontro con Nao l’aveva fatta soffrire.

------

Uno scampanellio la distolse dai mille pensieri che le occupavano la testa, e i suoi occhi incontrarono quelli scuri e profondi del suo ex.

------

“Takaishi” sussurrò lentamente, mentre sentiva le gote infuocarsi.

------

“Ciao, Fuka.”

Si baciarono sulle guance, imbarazzati.

------

“Allora… si può sapere cosa vuoi?”.

------

Il moro la guardò confuso. Non gli aveva mai parlato con quel tono.

Fuka si contorse una ciocca bruna fra le mani.

------

Cosa aveva detto?

Anzi, riformulo la domanda…

------

CHE DIAMINE AVEVA DETTO?

------

Mai, nella sua vita, le era capitato di rivolgersi in quel modo a Takaishi.

------

Ma si rivedeva davanti tutte le lacrime che aveva pianto, tutta la sofferenza che aveva nascosto anche ai suoi amici, e che l’aveva fatta sentire terribilmente sola.

-------

“Fuka… io… ho pensato”.

------

* che strano!! * si disse la mora.

-------

“Mi manchi!”.

------

Fuka spalancò gli occhi scuri, fissandoli in quelli del ragazzo, incredula.

-------

Takaishi, da suo canto, la guardava attendendo una sua risposta.

Aveva visto, qualche giorno prima, al suo rientro dall’Italia, una foto della sua Ex con Naozumi Kamura, noto attore internazionale, e qualcosa dentro di lui si era mosso.

------

Gelosia, forse?

-------

Possessione, magari?

------

Che importanza aveva? Lui la rivoleva. Voleva essere sicuro che lei lo amasse sempre e comunque.

---------

“Sei davvero un’egoista, Takaishi!”.

Guardò la giovane che aveva di fronte, stupito.

--------

“ti rendi conto di quello che stai dicendo!”. Fuka si era scaldata. Non riusciva a capire il comportamento del suo ex.

-------

Sorrise tristemente, mentre gli occhi le si velavano di lacrime.

--------

“Dai… eccomi qua, ancora una volta. Ti ho davanti, e l’unica cosa che vorrei dirti è che ti odio e che vorrei che tu sparissi dalla faccia della terra!”.

--------

Takaishi la fissò in silenzio. Davvero non si aspettava quella reazione.

---------

Tutto… tranne quella reazione.

---------

“ti ho qui, davanti a me, e mi sento… spezzata in mille pezzi. Come se il mio cuore non si fosse mai ricomposto. E la cosa che mi spaventa di più è che non riesco a nasconderlo. Non posso fingere di fronte a te, mi conosci troppo bene.”

-------

Si asciugò gli occhi scuri, sorridendo.

--------

“Sono spezzata dentro… lo ammetto, okay? Sono insicura.”

---------

I suoi pensieri corsero a Naozumi.

--------

“ma ora ho qualcuno dalla mia parte. Qualcuno che tiene davvero a me, che mi ama profondamente.”

-------

Gli sorrise radiosa, mentre lui, il suo primo amore, continuava a fissarla.

------

“Per questo non riuscirai mai a vedere le lacrime che piango… o che ho pianto, dietro questi occhi nocciola.”

------

Prese il cappotto, salutandolo con un’occhiata di… gratitudine? Takaishi non lo sapeva. Non era riuscito a capirlo.

-------

Quando Fuka uscì, l’aria calda di quella serata di Marzo le accarezzò il viso. Rise di gusto, finalmente libera di vivere la sua storia con Naozumi.

--------

A proposito di Naozumi…

-------

Afferrò il telefono e compose il numero che ormai conosceva a memoria. Attese.

--------

“Pronto?”.

--------

“Ciao Amore… non indovinerai mai cos’è successo…”.

-------

La luna era alta nel cielo, le stelle brillavano serene.

--------

Il giorno dopo sarebbe stata una bellissima giornata di sole…

--------

------

-------

TBC…



[1] Nel manga Akito, prima di ricevere quello di Sana, ha già due dinosauri che gli ha comprato il padre.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** scusate!! ***


Mi scuso per questo ritardo IMPERDONABILE, ma nel mese di maggio e giugno sono stata impegnatissima con la scuola e ho appena cominciato a lavorare. Vi prometto però che tornerò preso con il 10 Capitolo, visto che ho già scritto una trama di tutti i prossimi capitoli! Un bacio e scusate ancora Le

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=76808