capitolo primo
Salve a
tutti, siamo Vale e Sara, due
grandi fan di Hp, rispettivamente Eris95 e Lakrimosa su EFP. Useremo
questo
account insieme, non appena ci verrà modificato il nome.
Abbiamo deciso di
scrivere insieme questa fic, perché, finito Harry Potter
anche sugli schermi,
abbiamo avuto voglia di riprenderlo, per non farlo sentire "finito"
sul serio. Questa storia vede protagonisti due ragazze di nostra
invenzione,
Jennifer e Dakota, che vivranno la storia di Hogwarts con i loro occhi,
come
può averlo fatto qualsiasi studente coetaneo ad Harry,
interagendo addirittura
con i personaggi veri della serie. Non stravolgeremo la trama, questa
storia
vuole solo farvi ridere un po', e magari commuovere! Grazie a
chiunque ci
farà sapere se gradisce o meno...
Il primo
capito sarà scritto a due
voci, ovvero delle protagoniste, il primo scritto da Vale, il secondo
da Sara,
mentre i prossimi capitoli saranno scritti in un unico testo.
Buona lettura! ^^
Capitolo 1
: Lo smistamento.
Jennifer
Trovavo
davvero molto interessante come mia madre si applicasse a leggere quei
strani
libri, già bhe non era una cosa normale leggere dei libri di
Stregoneria, mi
avvicinai con aria fuggitiva verso la libreria di casa e presi un
grosso libro,
aveva la copertina in cuoio di color verde smeraldo e aveva delle
rifiniture
color oro sui bordi,sopra di esso c’era scritto: Storia della
magia. Di
Adalbert Incant. Alzai un sopracciglio, e mi guardai in torno, non
volevo che
mia madre mi pizzicasse mentre gironzolavo fra le sue cose.
Vedendo
che non c’era nessuno nelle vicinanze, mi sedetti sulla
poltrona e aprii il
libro, tossicchiai il libro era pieno di polvere e cominciai a leggere
una, due
pagine, dove parlavano dei roghi delle streghe ed del perché
furono inutili,
Nel medioevo,i non-maghi ( o comunemente noti come Babbani) nutrivano
un
particolare timore per la magia, ma non erano molto abili nel
riconoscerla.
Nelle
rare occasioni in cui catturavano una vera strega o un vero mago, i
roghi non
avevano comunque effetto. La strega o il mago in eseguivano un semplice
incantesimo Freddafiamma e poi fingevano di urlare di dolore mentre i
realtà
provavano una piacevole sensazione di solletico.
Guendalina
la Guercia era cosi contenta di farsi bruciare che si lasciò
catturare non meno
di quarantasette volte sotto vari travestimenti.
-Babbani?-
pensai tra me e me, ero più confusa di prima, ma
la mia piacevole lettura
fu interrotta –Jen, cosa stai combinando? Dai vieni
è tardi!-
sentii la voce di mia madre che si faceva sempre
più vicina, -cavolo!- mi
alzai di fretta e furia dalla poltrona e misi rumorosamente il libro al
suo
posto –No, niente mamma!- le dissi trovandomela davanti che
mi fissava
–Raccogli quel foglio e muoviti.- disse lanciandomi
uno sguardo veloce,
poi prese il mio zaino e scese da casa.
Mi
guardai i piedi, e notai che per terra c’era una lettera , la
presi e
l’osservai, era un peccato buttarla aveva una carta
raffinata, quindi la misi
nella giacca e scesi anche io raggiungendo mia madre, -Hai messo tutti
i libri
nello zaino?- mi chiese appena entrai in auto, feci cenno di si e
guardai fuori
dal finestrino.
Mi
rilassava molto osservare le cose, specialmente quando ero in
macchina,
mi faceva pensare –Bene siamo arrivati. Vieni fatti
aggiustare.- già eravamo
arrivati a quella noiosissima scuola, feci un broncio alla vista di
alcuni
studenti, poi mi feci aggiustare i miei lunghi capelli castano ramato,
che quel
giorno erano sistemati con delle codine.
-A
presto tesoro.- mi baciò affettuosamente sulla
guancia e poi uscii dalla
macchina –Ciao mamma.- mi affrettai ad entrare in
classe, alla prima ora
avremmo avuto la maestra Padmul, ovvero quella di francese,
è inutile dirlo che
in quella materia facevo pena, vero?
Quando
arrivai in classe mi misi al mio solito posto, all’ultimo
banco della prima
fila –Giorno Jen!- mi salutò la mia compagna
Amelia, andavo d’accordo con lei,
anche se avvolte assumeva un’aria troppo da snob, ma ci avrei
scommesso
mille sterline che era solo un modo per difendersi.
-Ehi…-
mi sedetti sulla sedia e appoggiai la testa sul banco, non avevo voglia
di
parlare con nessuno, e a quanto parve Amelia l’aveva capito
visto che chiuse la
bocca e si girò dall’altra parte.
Passarono
minuti fino prima che arrivò anche quella befana della
maestra – Bon jour -
disse con quella sua voce
gracchiante, sembrava un condor obeso! Alzai sullo sguardo e alzai la
mano in
segno di saluto mentre gli altri la salutavano in francese, mi
scoccò uno
sguardo maligno e poi ritornò sul registro, la lezione
passò in modo lento e
noioso, e mentre gli altri leggevano o scrivevano eccetera ,eccetera.
Io
guardavo i muri con aria assente quando poi…- Miss
Fox, nous avons le grand plasir d’attier son attention? -
sentii quella voce orribile e il suo respiro pesante sulla mia testa,
alzai lo
sguardo e vidi il suo doppio collo con quella enorme faccia piena di
nei,
la guardai con un senso di confusione, cavolo avevo solo 11
anni non
potevo mica capire tutto! –Emh...- la guardai imbambolata, ma
lei ancora più
infastidita mi aprii sgarbatamente il libro di francese
–Legga!- mi urlò
contro, wooow cavolo faceva davvero paura specialmente dal punto di
vista
che avevo io.
Guardai
il libro e cominciai a leggere -Il était une fois
une petite fille nommée
Elais-
Driiiiiiiiiiin,
sospirai sollevata mi alzai chiudendo di botto il libro, e con essa la
mano
della Padmul che mi guardò cosi furiosa che cominciai a
pensare che le sarebbe
uscito il fumo dalle orecchie!.
Okay
quella giornata non era iniziata per niente bene, mi allontanai dalla
mia classe
e andai in biblioteca, dovevo consegnare un libro, ci entrai
tranquillamente e respirai quel aria che profumava di libri
scritti con
l’inchiostro, okay no… In realtà
c’era puzza di chiuso e c’era polvere
dovunque. Riportai il libro alla bibliotecaria e andai in cerca di
altri libri,
quando mi venne in mente la lettera di stamattina, la presi e
l’aprii :
Cara
signorina Pamela Wilford , lei stata ammessa alla scuola di
magia e
stregoneria di Hogwarts!
Gli
studenti del primo anno dovranno avere:
Almeno
un completo da lavoro in tinta unita (nero) (fornito dalla scuola)
Un
cappello a punta in tinta unita (nero)da giorno
Un
paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)
Un
mantello invernale (nero con alamari in argento)
Libri
di testo
Manuale
degli incantesimi, Volume secondo di Miranda Gadula
Storia
della Magia di Bathilda Bath
Teoria
della Magia di Adalbert Incant
Guida
pratica alla trasfigurazione per Principianti di Emeric Zott
Mille
erbe e funghi Magici di Phyllida Spore
Infusi
e Pozioni magiche di Arsenius Brodus
Gli
animali fantastici: dove trovarli di Newt Scamandro
Le
forze oscure: guida all'utoprotezione di Dante Tremante
Accessori
vari
1
bacchetta magica
1
calderone (in peltro misura standard, 2)
1
set di provette di vetro o cristallo
1
telescopio
1
bilancia d'ottone
Animali
Nece.ssariamente
servirebbe un gufo per la propria posta
*Animali
facoltativi : 1 gufo/1 gatto/1 rospo/1topo.
Rilessi
più volte quella lettera, e più lo facevo
più mi sentivo cofusa… che c’entrava
mia Madre con quella lettera? E quei libri??.
Le
ore che vennero a seguire dopo non mi aiutarono affatto,
matematica,scienze e
inglese,
Ma
non ero attenta alle lezioni, infatti non riuscivo a
cacciarmi dalla
testa quella stramaledetta lettera. Passarono giorni, settimane
dopo quel
fatto, e le cose strane non erano finite, infatti quando ero arrabbiata
succedevano delle cose… tipo che scoppiavano bicchieri e se
dovevo essere
sincera, la cosa mi preoccupava molto.
L’unica
cosa positiva era che la scuola era finita e che finalmente avrei
potuto
dormire quanto volevo.
Ma
le cose strane non finirono…. Una settimana prima
dell’inizio della scuola…..
Mi
stiracchiai ancora assonnata, erano le undici della mattina e mi ero
appena
alzata, ero sola in casa con mia madre, mio padre Alexander Fox era al
lavoro.
Afferrai
il becon e cominciai a mangiarlo quando un qualcosa di strano fuori
dalla
finestra attirò la mia attenzione –Mamma
perché c’è un gufo che mi fissa?- le
chiesi stropicciandomi gli occhi, forse lo stavo
immaginando…ah no era ancora
li! In tutta risposta mia madre fece un urlo e si diresse verso la
finestra
facendo entrare il gufo, io la guardavo scioccata, mentre mangiavo le
uova,
-c’è ma questa qua è scema!-
-Finalmente! Cominciavo a pensare che non
arrivasse più- detto quello prese una lettera, che era
legata alla zampetta del
gufo e me la consegno, riconobbi subito la busta della lettera, era
identica a
quella che avevo letto tre mesi fa… la aprii e:
Cara
signorina Jennifer Fox, lei stata ammessa alla scuola di
magia e
stregoneria di Hogwarts!
Gli
studenti del primo anno dovranno avere:
Almeno
un completo da lavoro in tinta unita (nero) (fornito dalla scuola)
Un
cappello a punta in tinta unita (nero)da giorno
Un
paio di guanti di protezione (in pelle di drago o simili)
Un
mantello invernale (nero con alamari in argento)
Libri
di testo
Manuale
degli incantesimi, Volume secondo di Miranda Gadula
Storia
della Magia di Bathilda Bath
Teoria
della Magia di Adalbert Incant
Guida
pratica alla trasfigurazione per Principianti di Emeric Zott
Mille
erbe e funghi Magici di Phyllida Spore
Infusi
e Pozioni magiche di Arsenius Brodus
Gli
animali fantastici: dove trovarli di Newt Scamandro
Le
forze oscure: guida all'utoprotezione di Dante Tremante
Accessori
vari
1
bacchetta magica
1
calderone (in peltro misura standard, 2)
1
set di provette di vetro o cristallo
1
telescopio
1
bilancia d'ottone
Animali
Necessariamente
servirebbe un gufo per la propria posta
*Animali
facoltativi : 1 gufo/1 gatto/1 rospo/1topo.
-Tu
sei una strega!- disse tutta allegra mia madre, io la guardai con uno
sguardo
passivo –Mi stai prendendo per i fondelli?- ma a quanto pare,
non scherzava per
niente visto che ora mi trovo sull’espresso per Hogwarts, con
un topolino
albino in tasca e una bacchetta di Biancospino e corde di cuore di
drago di 10
pollici.
Bhe
almeno una cosa positiva c’era, non sarebbe stata una scuola
noiosa io amavo la
magia, quindi non avrei avuto problemi a gestirla, o almeno credo.
Il
viaggio duro per qualche ora, in cui feci amicizia con dei ragazzi del
terzo
anno che mi spigarono come funzionava ad Hogwarts, c’erano
quattro casate, Serpeverde
dove andavano i puro sangue ( che io ho nominato come snob con la
puzzetta
sotto il naso.) Tassorosso dove andavano le persone leali, buone e puri
di
cuore ( beh un po’ mi sapeva da sfigati però sarei
potuta finirci io li quindi
mi limitai a pensarli come leali.) Corvonero li finiscono le menti
più
brillanti e geniali ( “secchioni” si
vabbè dai mo mi hai visto la! Anche se in
un certo senso ero geniale, ma insieme ero anche contorta e perversa
quindi…)
Grifondoro dove vanno i coraggiosi,cavallereschi (spacconi ma gente
okay.)
–Allora hai capito?- mi fece uno dei tre che era Corvonero,
in quel momento
nella mia mente stavo pensando ad altro( alle gelatine tutti gusti +
1!!!
Buonissime!) quindi usai la tecnica del “annuisci e
sorridi” –Oh cavolo tu
sarai una Corvonero, si vede già dalla faccia!- disse
entusiasta il biondino, a
sentire quelle parole scattai a ridere.
Il
viaggio per il resto fu abbastanza tranquillo, quando scesi dal treno
non ebbi
nemmeno il tempo di posare per terra la valigia che mi ritrovai bagnata
fradicia dalla testa hai piedi, sentii delle risate e mi voltai verso
quel
gruppetto di ragazzi –Ma siete scemi?- urlai fulminandoli con
lo sguardo, i
ragazzi smisero di ridere, li guardai con attenzione erano tre due
gemelli con
i capelli rossi e uno un po’ più basso dei due con
la carnagione scura e le
treccioline nere –Scusa, pensavamo che eri una serpe.- si
scusò uno dei due
gemelli – Hpf...- presi indignata le mie cose e mi incamminai
verso un omone
grande che ci fece salire su delle barche, se non fosse
l’orribile figura
che avevo fatto prima, mi sarei goduta quello stupendo spettacolo,
guardai
incantata il castello quando un rospo mi salì sulle gambe,
trattenei a stento
di gettarlo con un calcio nel lago oltre a una gridata di disgusto,
quando
sentii un ragazzo dietro di me: -Oh no, Oscar dove vai?- mi voltai
verso il
ragazzino e glielo diedi –Tieni… Ehm, è
carino- mentii sorridendogli –Comunque
piacere io sono Jennifer Fox- gli offrii la mano –Oh grazie!
Io sono Neville,
Neville Paciok!- gli sorrisi poi ci fu un botto, che ci
avvisò che
eravamo a riva, io e Neville seguimmo gli altri ragazzini e infine ci
ritrovammo su una scalinata, io ancora bagnata zuppa di prima per
poco
scivolai, mentre Neville perse di nuovo Di vista il
suo rospo.
A
quanto pareva, dovevamo aspettare una professoressa, nel frattempo
tutti si
scambiarono qualche parola, io mi guardavo in torno, ma non mi andava
di
parlare poi il mio sguardo andò su due ragazzi uno biondo e
uno con i capelli
neri e con gli occhiali, non diedi molto importanza al loro discorso,
non ero
una ficcanaso avevo solo capito che quello biondo era un certo
“Draco Malfoy” e
l’altro “Harry Potter” tutti guardavano
Harry come se fosse chissà chi,sbuffai
e guardai altrove –ma che diamine di nome
è Draco?- risi tra me stessa.
–Eccoti!-gridò Neville andando incontro a Oscar,
ma facendo anche una brutta
figura visto che quando si piegò si ritrovò
davanti hai piedi della
professoressa, lei lo guardò con compassione e si mise a
parlare dello
smistamento-Benvenuti a Hogwarts! Dunque, fra qualche minuto varcherete
questa
soglia e vi unirete ai vostri compagni, ma prima che prendiate posto
verrete
smistati nelle vostre case. Sono Grifondoro, Tassorosso,Corvonero e
Serpeverde.
Per il tempo che starete qui, la vostra casa sarà la vostra
famiglia: i trionfi
che otterrete le faranno guadagnare punti e ogni violazione delle
regole le
farà perdere punti. Al fine dell'anno, alla casa con
più punti verrà assegnata
laCoppa delle Case!-, poi il suo sguardo andò su
di me, -E lei signorina
Fox, perché è bagnata fradicia?- tutti mi
fissarono e udii una voce che diceva
– Ehi, te la sei fatta addosso? – e si misero a
ridere, mi voltai e guardai con
tutto il disprezzo che possedevo quel ragazzino biondo –Taci
testa ossigenata!-
dissi e un altro coro di risate apparve, -Professoressa, due ragazzi mi
hanno
fatto uno scherzo.- la professoressa McGranitt , che parve aver
già capito chi
erano, agitò la bacchetta e in un lampo ero asciutta,
perfino le mie trecce lo
erano.
Finalmente
ci fecero entrare nella sala grande, e io come una sciocca rimasi a
bocca
aperta per la bellezza di quella sala, ma soprattutto di quel soffitto,
quando
ci trovavamo di fronte tutti i professori, una ragazza dai capelli
biondo scuro
vedendomi in quello stato disse: - Il soffitto non
è vero, sembra un
cielo stellato, ma è una magia. È nel libro
Storia di Hogwarts. Io l'ho
letto!.- la guardai e in risposta dissi –Fico!- bene ora era
il momento
cruciale, la professoressa prese un capello, non tanto messo bene per i
miei
gusti, cominciò a chiamare –Abbott
Hannah!- la ragazza si avvicinò e si
sedette sullo sgabello, e quando le si avvicino il cappello sulla testa
prese vita –
Uhm……Tassorosso!- e una folla di applausi venne
da un
tavolo, bhe continuarono cosi per molto quando finalmente dissero il
mio nome,
- Jennifer Fox!- feci un respiro profondo, e con tutto il
coraggio che
avevo mi feci avanti, nemmeno fossimo in guerra oh!, mi sedetti e mi
appoggiarono il cappello parlante sulla testa –Oh- disse io
scattai e per un
po’ non mi misi a gridare, cavolo faceva senso, e poi con
tutti quei occhi che
ti fissavano, come se fossi un fenomeno da
Baraccone,
- Umh, complicato…. Hai una mente geniale, ma hai anche
grinta da vendere…dove
ti colloco…- il cappello ci ragionò su, e per
qualche secondo cominciai a
pensare che sarei stata senza casata –Oh, ma no
sciocchina…Grifondorooooo!-
per qualche secondo pensai che mi avesse letto nella mente ma
quel
pensiero sparì mentre mi incamminavo sorridente
verso il tavolo e mi
godei gli applausi.
Dakota
Ricordo
come se fosse ieri il mio primo giorno ad Hogwarts…
Avanzavo
incespicando nei miei stessi piedi, sbattendo le palpebre confusa
davanti al
binario nove e tre quarti. Era davvero strano… Io Dakota
Sanders, una strega?
Nel senso letterale, una ragazzina dotata di poteri magici? Non
riuscivo ancora
totalmente a capacitarmene.
Eppure,
non doveva essere così difficile, considerando che prima di
me c’era già
passata mia sorella Christine, che mio passa due anni. Ma, considerando
che i
miei genitori sono due babbani, la cosa era comunque sorprendente,
immaginate
la mia espressione alla vita della lettera d’ammissione!
Chissà
se anche i miei fratelli minori, James, un anno più piccolo
di me, e Sophie, che
era la più piccola di casa e all’epoca aveva solo
sei anni, avrebbero ricevuto
la loro lettera compiuti gli undici anni. Il sangue magico scorreva
anche nelle
loro vene?
Accarezzai
il mio gufo, Gwen, nuovo di zecca, guardandomi intorno. Un paio di
settimane
prima, mia madre, che aveva sempre preferito alla bellezza la
praticità, mi
aveva fatto tagliare i capelli molto corti, e la cosa mi imbarazzava un
pochino. Ogni estate ci costringeva ad esibire il caschetto che io
avevo ora.
Salii sul treno insieme a mia sorella, che poi si allontanò
con un paio di
amiche Tassorosso come lei. Mi chiesi per l’ennesima volta
dove sarei finita io
: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero, Serpeverde? Mi sedetti al primo
posto
libero in uno scompartimento, con altri primini.
Non
spiccicai parola per quasi tutto il viaggio. Il mio umore
migliorò quando passò
una signora anziana che spingeva un carrello colmo di dolci colorati e
stravaganti. Comprai qualcosina, iniziando proprio dalle gelatine tutti
i gusti
+1 . Sapeva di uova marce. La sputai disgustata e ne provai
un’altra nella
speranza di essere più fortunata al secondo tentativo. Fu
così: pizza! Dopo
aver mangiato divenni più loquace, e scambiai qualche parola
con i miei
compagni di viaggio. Da loro appresi che con noi, per il primo anno,
c’era il
famoso Harry Potter. In realtà all’inizio io non
sapevo neanche chi fosse, ma i
più esperti mi spiegarono, dopo una smorfia, la sua storia.
Al termine di essa
restai sbalordita, e molto emozionata all’idea che il Bambino
Che è Sopravvissuto
si trovasse tra di noi… Peccato che non sapevo nemmeno che
faccia avesse.
Proprio
in quel momento vidi passare dei ragazzini che avevano più o
meno la nostra
età, per il corridoio esterno. Due erano alti e tozzi, e la
loro infantilità si
poteva leggere semplicemente nei tratti del viso, quello biondo che
stava in
mezzo, però, quello che aveva l’aria di comandare,
aveva un’aria che ricordava
di meno un lottatore di wrestling. Quello coi capelli più
ispidi si teneva il
dito, probabilmente dolorante, ma tutti sembravano contrariati. Restai
a
fissarli finché non scomparirono dietro il primo angolo,
poi, con espressione
imbambolata, spostai gli occhi di fronte a me. Infine, decisi di
ricorrere alla
lettura, passatempo ideale per il lungo viaggio che ancora ci aspettava.
Qualche
tempo dopo giungemmo a destinazione. Scesi, e presi i bagagli,
facendomi spazio
tra la folla che ora riempiva ogni angolo di spazio del treno. Cercai
qualche
volto noto tra i tanti, senza riuscirvi. Alla fine arrancai verso le
barche che
avrebbero portato a destinazione tutti noi del primo anni. Hagrid ci
fece segno
e aiutò tutti a salire. Da lì vidi bene, nel buio
della sera ormai inoltratosi,
le luci che splendevano dall’imponente castello che si
ergeva, alto e svettante
con le sue torri appuntite. Lo guardai estasiata col fiato mozzo.
Arrivammo
all’interno del castello, e mentre camminavo per i corridoio
cercavo di
memorizzare con gli occhi tutte le strade e i quadri che incrociavamo,
per non
perdermi. Stavamo andando nella Sala Grande, per il tanto temuto
smistamento.
All’improvviso, tra i toni che ormai erano diventati bassi e
bisbiglianti, si
levò una voce maschile e strascicata: – Ehi, te la
sei fatta addosso? –
Apparteneva
la ragazzo biondo platino e pallido che avevo visto nel treno, era
difficile
sbagliarsi con quei capelli. Si stava rivolgendo a una ragazzina dalle
lunghe
trecce castano ramato, bagnata fradicia. Si sentì una risata
generale, a cui
non mi unii. Questa si amplificò dopo che la ragazza,
inviperita, replicò: – Taci,
testa ossigenata! –
–
Scusate, – obbiettai, perplessa, – ma come avrebbe
fatto a farsela in testa? –
La
frase mi sfuggì senza che me ne rendessi neanche conto, in
realtà, l’avevo
pronunciata inconsciamente, in parte sicura che nessuno, in quella
piccola
confusione, mi avrebbe udito. Invece la mia voce partì
chiara, complice del
silenzio che l’ingresso della McGranitt con il suo arrivo
aveva portato.
Avvampai e abbassai lo sguardo. Era una donna alta e magra, con i
capelli
stretti in uno chignon severo come la sua espressione.
Asciugò la ragazzina con
un colpo di bacchetta e fece segno a tutti di proseguire. Guardai con
un po’ di
curiosità l’ex-fradicia allontanarsi: magrolina,
capelli lunghi, pelle chiari e
occhi da cerbiatta. Non ero abbastanza socievole da andare e
presentarmi, anche
se non sembrava antipatica. Al contrario di quella che
l’aveva presa in giro,
insomma, chi attacca briga non appena mette piede in un nuovo posto?
Entrammo
nella Sala Grande. Era piena di ragazzi che si erano già
accomodati degli
studenti degli anni superiori. L’ansia mi assalì
nuovamente. Grifondoro,
Tassorosso, Corvonero o Serpeverde?
Mia
sorella, che avevo riempito di domande in quel periodo più
che mai, mi aveva
spiegato che generalmente nella casata rosso-oro finivano i
più audaci, in
quella nero-gialla invece coloro che manifestavano un’indole
buona e leale, o
semplicemente erano inadatti alle altre, e a Corvonero quelli con un
igegno
particolarmente aguzzo, come ogni membro della casata nero-blu. Infine,
in
quella verde-argento, i più astuti, e a tratti, subdoli,
maghi dal sangue puro.
A parte l’ultima, la scelta era davvero difficile. Non sapevo
se avevo le
capacità adatte a una qualsiasi di quelle casate, e non
avevo neanche idea di
quella a cui avrei dovuto aspirare. Ero solo una bambina, che mi
costasse
ammetterlo o meno, alla fine!
La
McGranitt iniziò a chiamare i ragazzi che dovevano essere
smistati uno a uno.
Vidi quindi molti ragazzini andare fino alla pedana vicino al tavolo
dei
professori, e venire smistati dal Cappello Parlante, dopo che esso ebbe
intonato la sua canzone sulle casate di Hogwarts, che mi
mandò solo in più
confusione, ed aumentò la mia aspettativa. Ma
l’unica cosa che potevo fare era
attendere il mio turno e scrutare chi veniva prima di me. Il capello
sussurrava
nelle loro orecchie chissà quali segreti, per poi urlare a
tutti il luogo
prescelto per il giovane studente. Sbirciavo di tanto in tanto anche ai
tavoli
dei professori, cercando di ricordare i nomi che Christine mi aveva
ripetuto
così tante volte. Silente, il preside, però,
sembrava quello più interessante,
con la sua lunga barba bianca e i capelli come zucchero filato. Sul suo
naso
brillavano un paio di occhiali a mezzaluna.
Quando
giunse il turno di Harry Potter, lo fissai come se fosse un alieno
mentre si
sedeva sullo sgabello, pronto ad essere scansionato dal Capello
Parlante, di
nome e di fatto. Era un giovane occhialuto dagli occhi verdi e i
capelli neri e
scompigliati. Sulla sua fronte si intravedeva la famosa cicatrice a
forma di saetta.
Ci impiegò un po’ più tempo degli
altri… Era un Grifondoro! Battei le mani con
entusiasmo. Altro che il ragazzo biondo, noto come Draco Malfoy. A lui
era
toccata, dopo un brevissimo colloquio, Serpeverde, la casata di tutti i
futuri
maghi oscuri. Certo, a vedere noi ragazzini di undici anni sembrava un
po’
drastica come selezione. Ma io, dove sarei finita? Iniziai ad agitarmi.
Anche
la ragazzina di poco prima venne chiamata. Grifondoro anche lei. Questo
spiegava l’antipatia già nata con Malfoy,
Grifondoro e Serpeverde di rado
andavano d’accordo, come mi aveva anticipato Christine.
Arricciai il naso.
Finalmente
arrivò al mio nome. – Dakota Sarah Sanders.
–
Mi
feci largo tra gli studenti con le gambe che tremavano. Credevo di
essere sul
punto di vomitare. Non mi piaceva avere gli occhi di tutto addosso. Mi
sedetti
sullo sgabello e sentii il capello che mi veniva messo sulla testa. Una
voce
profonda mi penetrò nella mente:
–
Perché tutta questa agitazione, Dakota? – Mi
domandò, allegro. Mi mossi un po’
sullo sgabello, non sapendo bene cosa dire. Cosa voleva che provassi in
quel
momento?
–
Dakota… Un nome molto particolare, per una nata babbana, non
trovi? –
–
Già… – Risposi, con la gola secca.
– Significa “amico” in antico indiano.
–
Aggiunsi, quasi inconsciamente. Amavo trovare i significati dei nomi,
suonavano
quasi come presagi, ed erano una parte di noi. E mi piaceva
particolarmente il
significato del mio, ero una persona amichevole, anche se mi piaceva
stare per
conto mio in alcuni momenti.
–
Uhm… interessante. Smettila di tremare come una foglia, mia
cara, sto solo
frugando un po’ nel tuo cervello! Ma ho visto abbastanza,
finora… Credo tu
sarai una perfetta… – pausa ad effetto
–
CORVONERO! –
Vi
fu uno dei tanti applausi scroscianti di quella serata. Spalancai gli
occhi. Mi
aveva già smistata? Avanzai fino al mio tavolo, sentendomi
stranamente leggera
ma al tempo stesso con la testa che mi scoppiava. Mi sentivo felice,
anche se
stordita… Ero un’insieme ingarbugliato di
emozioni! Ci trovavamo solo al
principio eppure, sì, era fatta. Non mi poteva andare
meglio, vero? Cioè, ero
finita nel gruppo dei cervelloni! Okay, mi piaceva sentirmi dire che
avevo
delle capacità intellettuali, ma non pensavo che sarei
arrivata a quel punto!
Presi le posate in attesa del banchetto.
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