Figli degli Anziani

di Melisanna
(/viewuser.php?uid=9715)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Festa ***
Capitolo 2: *** La partenza ***



Capitolo 1
*** La Festa ***


Please title this page. (Page 1)

Adwila si strofinò l'occhio sinistro con il piccolo pugno, un gesto languido e pigro, sbadigliò e stirò il braccio allontanandolo dal viso. Si sedette appoggiandosi sulle mani e gettò uno sguardo fuori dalla finestra attraverso cui la luce del sole sgorgava, riversandosi sul copriletto di pesante lana ricamata e accendendo la filigrana dorata di mille luci. La fanciulla scivolò fuori dalle coperte e si avvolse nella vestaglia di velluto, che la aspettava adagiata sulla grande sedia di legno scuro posta accanto al letto. Adwila si sciacquò il viso nella bacinella d'argento che una servetta dal viso sciabo le porse e lasciò che un'altra, più robusta con lunghe trecce brune, le pettinasse i setosi capelli corvini. Ulla,quella dal viso scialbo le allungò uno specchio d'argento e Adwila studiò la propria immagine: i grandi occhi grigi, i lunghissimi capelli, la pelle candida e perfetta. Sfiorò le labbra rosee chiedendosi se ravvivarle con un poco di tintura e piegò leggermente la testa per studiare l'effetto che il suo naso all'insù faceva di lato. Non era male, preferiva lo spiritoso nasino a patata di Anyra, ma era sicuramente meglio del severo naso diritto di Deirdra. Rin, la servetta con le trecce, le mostrò alcuni abiti e Adwila scelse quello azzurro e nero con le maniche in pizzo d'argento. Si assicurò che Rin stringesse a sufficenza il corpetto, soprattutto all'altezza della vita, nel tentativo di mettere in evidenza le sue acerbe curve e ordinò a Ulla di portarle la sua tiara di turchesi. Ulla gliela allacciò, avendo cura che la pietra più grande ricadesse esattamente al centro della fronte, mentre Rin le infilava le scarpette di seta blu.
La servetta stava allacciandole l'ultima delle tre serie di nastri colorati intorno alle caviglie sottili, quando qualcuno bussò alla porta con un tocco deciso, ma delicato. "Adwila, sei pronta? Tua madre ha già mandato due volte a chiamare, arriveremo in ritardo alla colazione se non ti sbrighi." Adwila agitò il piedino per segnalare a Rin di sbrigarsi e, appena, il nastro fu annodato si alzò, aggiustò un piega sul corpetto e uscì dalla stanza. Fuori la attendeva una fanciulla all'apparenza non molto più grande di lei, con tratti più comuni dei suoi, ma in un qualche modo nobili e uno sguardo fiero. "Sei pronta finalmente, non sai che non sta bene arrivare in ritardo?"
Adwila sorrise con garbo "Scusa Shizuka, ho dovuto prepararmi con particolare cura per la festa di Anyra. Perdonami ti prego!"
Shizuka scrollò la testa e sospirò in un modo che sembrava esserle usuale "Sei sempre la solita bambina, comunque non temere, non sono arrabbiata con te. Andiamo"
Le due fanciulle scesero l'ampia scalinata di legno affiancate, Adwila che discuteva animatamente della giornata che le attendeva, Shizuka che l'ascoltava,con malcelata curiosità.

"A colazione ci saranno solo i miei cugini e alcun amici intimi" Adwila sospirò "Sono tutti così vecchi! Ma per lo meno Iliusa ha promesso di suonare, ormai lo fa così di rado per noi."
Shizuka la guardò con interesse "Tuo fratello è un maestro nell'uso dell'arpa a cinque corde, ho sentito che suona soltanto a palazzo. Vorrei che potesse darmi qualche lezione, sarebbe splendido."
Adwila apparve per un attimo perplessa, poi la comprensione le iluminò gli occhi "Giusto, sei così brava a suonare, Iliusa sarà felice di insegnarti qualcosa, glielò chiederò io. Allieterai sicuramente tuo marito, quando sarai adulta, suonando la tua arpa."
La ragazza più grande scosse la testa, gettando indietro i capelli con un gesto orgoglioso "Non ho nessuna intenzione di avere un marito, almeno per parecchio tempo, voglio diventare una musicante professionista e suonare a palazzo."
Adwila spalancò i grandi occhi e abbraccò istintivamente l'amica "Oh Shizuka, sei così forte e decisa, sai sempre cosa vuoi. Io non potrei mai, mai rinunciare all'amore per diventare una musicista, eppure suonare mi piace così tanto!"
Shizuka sospirò di nuovo "E tu sei così bambina Adwila, un marito è qualcosa che non c'entra niente con l'amore. Hai già dodici anni, dovresti aver capito, ormai, che un matrimonio è solo una questione di interessi."
Adwila spinse leggermente in fuori il labbro inferiore, in un accenno di broncio "Anche in un matrimonio combinato può nascere l'amore e io farò sì che mio marito mi ami alla follia."
Lo sguardo che Shizuka le restituì era a metà tra il divertito e il preoccupato "Forse è meglio che la pensi così, in fondo non riusciresti mai a cavartela senza un uomo che si occupi di te"

La giornata trascorse splendidamente per Adwila. La fanciulla seguì deliziata gli spettacoli dei musicanti, dei ballerini e degli attori che Peleps Issandora aveva radunato da tutta l'isola per venire a festeggiare l'esaltazione della figlia, assistè con il fiato sospeso ai tornei di discipline marziali che il padre, Ragara Daron, aveva organizzato, attirando i combattenti più abili di tutto il regno con promesse di premi prestigiosi e discorrendo con grazia di futili, ma interessantissimi argomenti con i giovani che la invitavano a danzare. Prima della sera Adwila si era innamorata almeno dieci volte.
La parte meno interessante dei festeggiamenti fu la cena. Il cibo era ottimo, gustoso, ma leggero, per non appesantirsi ulteriormente dopo le augurali cinquantacinque portate del pranzo, e la giovane arpista che rallegrava l'atmosfera con la sua musica era di ineguagliabile bravura. La compagnia, però, era decisamente poco effervescente. Alla cena partecipavano solo la famiglia e gli insegnanti dell'Eptagramma che Issandora aveva invitato per parlare dell'avvenire di Anyra. Issandora era stata, ed era tutt'ora, una delle principali ragioni d'orgoglio dell'istituto e la figlia sembrava in grado di seguire le sue orme. Gli insegnanti dell'Eptagramma si erano dichiarati onorati di poterla accogliere fra le loro file e non avevano ancora cessato di fare le loro congratulazioni a Issandora, per la fortuna che i Draghi le avevano accordato, dandole dei figli di cui essere così orgogliosa.
Ad Anyra gli occhi splendevano di gioia e di orgoglio, mentre gli insegnanti le prospettavano la vita futura ed Adwila era così felice per lei, Anyra era la sua sorella preferita, intelligente e spiritosa, sempre gentile con tutti e protettiva nei suoi confronti. E se solo avesse curato un poco più il suo aspetto sarebbe stata così bella! Ma Anyra non sembrava interessarsi a cosa indossava, purchè fosse caldo e non le impacciasse i movimenti e i suoi splendidi capelli castani erano sempre raccolti in un nodo scomposto alla base del cranio.
Il discorso di ringraziamento di Anyra agli insegnanti, per aver accettato di esaminarla, e ai suoi genitori, per avergliene dato l'opportunità, era ancora a metà, quando l'interesse di Adwila per l'argomento si spense definitivamente. Dalla parte opposta del tavolo, seduto a pochi posti di distanza dal suo, sedeva un giovane monaco Immacolato, Adwila era quasi sicura che l'avessero presentato come l'insegnante di teologia. La fanciulla si chiese oziosamente quale ragione potesse spingere un uomo giovane a rinchiudersi in convento. Forse i Draghi stessi lo avevano chiamato e lui era lieto di dedicarsi al loro servizio o forse era stata la sua famiglia a spingerlo in quella direzione. Il giovane aveva tratti molto regolari e caldi occhi castani, Adwila era convinta che, se non fosse stato rasato, sarebbe stato molto attraente. Il monaco, voltandosi, incrociò il suo sguardo, la fanciulla arrossì, vergognosa di essere stata colta in fallo mentre lo fissava e lui, dopo un attimo di imbarazzo, le sorrise divertito. Adwila si trovò a fantasticare su una storia proibita con un giovane religioso "Sarebbe meraviglioso, un amore tragico come quelli dei romanzi, ma non so se saprei mai farmi piacere un uomo senza capelli".
A distrarla dai suoi sogni a occhi aperti, fu la voce acuta di Deirdra. La bambina parlava, come sempre, a voce un poco più alta di quanto la buona educazione avrebbe voluto per una dama. Adwila strinse leggemente le labbra con disapprovazione, sua sorella non sapeva mai come comportarsi.
"Madre, madre, il giorno in cui io mi esalterò mi iscriverete alla Casa delle Campane, non è vero?"
Issandora si voltò verso la figlia minore con sguardo severo, benchè ingentilito dall'affetto: "Vogliate scusare mia figlia, è giovane e irruente, a volte scorda le buone maniere".
Buona parte della tavolata ridacchiò sottovoce, mormorando parole di comprensione per la bambina.
"Quando ti esalterai ti faremo una festa splendida come quella di Anyra e ti iscriveremo alla Casa delle Campane, ma dovrai comportarti bene nel frattempo."
Daron rivolse alla figlia uno sguardo carico di orgoglio "Deirdra diventerà una guerriera degna di suo fratello. Deidra, se continuerai a esercitarti tutti i giorni, il giorno della tua esaltazione ti porterò all'armeria e ti lascerò scegliere l'arma che preferirai."
Deirdra saltò quasi in piedi sulla sedia dall'eccitazione "Padre posso avere la lancia di giada blu? Padre vi prego!" "Continua ad esercitarti e vedremo"
"Lo farò padre, lo farò, mi eserciterò tutti i giorni, lo faccio di già con Dasu. Vero Dasu? Diglielo!"
Ormai l'argomento aveva risvegliato anche l'interesse di Adwila: "E per il giorno della mia esaltazione cosa farete? Avrò anche io la mia festa?"
Le rispose sua madre: "Per te faremo la festa più bella di tutte. Organizzeremo un torneo e porterai la corona di regina d'amore e di bellezza, ci saranno balli per tutta la notte e musicanti, chiameremo teatranti dal tutto il paese e inviteremo tutte le personalità del regno. I festeggiamenti dureranno tre giorni e tre notti e la mattina del quarto giorno sceglieremo a chi darti in sposa fra tutti coloro che avranno chiesto la tua mano. Sarà il più ricco, nobile e forte di tutti" la madre sorrisedolcemente "E il più bello."

Adwila e Shizuka salivano le scale verso le loro camere, camminando fianco a fianco. Adwila descriveva eccitata all'amica la festa che i suoi genitori avrebbero organizzato per il giorno della sua esaltazione e l'uomo che avrebbe sposato. "Verrai al mio matrimonio, Shizu, non è vero? Sarà così bello!"
Shizuka le rivolse uno sguardo strano, che Adwila non riuscì ad interpretare "Vostro fratello mi ha fatto l'onore di promettermi che mi prenderà come apprendista appena finite le scuole, per cui probabilmente non sarò qui."
"Davvero Iliusa ha detto qualcosa del genere? Ma dovrai andare via, Shizuka, se andrai con lui non ci vedremo più! Rimarrò da sola, sei la mia sola amica! Shizuka non te ne andare ti prego, non hai paura ad andare così lontano dalla tua famiglia?" "Non ti preoccupare mancano ancora parecchi anni a quel giorno e nel frattempo tu ti sarai esaltata e sarai promessa all'uomo dei tuoi sogni e non avrai più bisogno di me."
Adwila abbassò lo sguardo poco convinta "Se lo dici tu. Buona notte Shizu".

Prima di addormentarsi Adwila ripensò a tutti i fatti della giornata, la festa era stata così splendida! Si perse di nuovo nelle fantasticherie su quella che sarebbe stata la SUA festa. Ma il ricordo dello sguardo che Shizuka le aveva rivolto mentre salivano le scale la infastidiva impedendole di godersi i suoi sogni. C'era qualcosa in quello sguardo che Adwila non riusciva a interpretare. Dopo essersi rigirata un po'nel letto la fanciulla si alzò e andò a versarsi un bicchiere d'acqua dalla brocca di porcellana che stava sul davanzale. Guardò il suo riflesso nella finestra scura e improvvisamente capì: lo sguardo di Shizu era stato uno sguardo di compatimento. Adwila si sedette sul letto colpita da quella rivelazione come da un pugno. Perchè mai la sua migliore amica avrebbe dovuto compatirla? La sua famiglia era meno ricca e potente di quella di Adwila e Shizu litigava in continuazione con i suoi genitori sul suo futuro, mentre quelli di Adwila erano sempre gentili e la lasciavano fare ciò che preferiva. Le avevano persino promesso, appena poche ore prima, di darle il marito migliore che una ragazzina potesse desiderare. E a quel punto un'altra rivelazione, ancora più crudele della prima, la colpì: i suoi genitori le lasciavano fare ciò che voleva perchè non si aspettavano niente da lei. Shizu era figlia unica, e i suoi genitori l'avevano caricata di aspettative, invece Adwila aveva ben sette, tra fratelli e sorelle, ognuno dotato e brillante in qualche campo. Per ciascuno di loro i suoi genitori si erano assicurati i migliori insegnanti e le scuole più dure e prestigiose ed erano orgogliosi dei loro risultati. Ma lei non sarebbe stata iscritta ad alcuna scuola, dopo le primarie. Lei non aveva avuto altri insegnanti se non quelli di etichetta, di danza e di ricamo. Da lei non ci si aspettava altro che grazia, buona educazione e un bell'aspetto e che si sposasse dolclemnte con il marito scelto per lei.

Adwila si voltò di nuovo verso la finestra. Era sempre stata orgogliosa della sua bellezza e fiera dei complimenti che le meritava. Tra i suoi fratelli e le sue sorelle c'era chi la superava in intelligenza, forza, astuzia, ma nessuno aveva mai messo in dubbio che lei fosse la più bella. Adwila era sicura che sua madre e suo padre provassero per lei lo stesso orgoglio che provavano per gli altri suo fratelli. Cercò indietro nella memoria un sorriso di suo padre per lei, fiero come quelli che gli illuminavano il viso quando parlava dell'ultima impresa di Deirdra. Sicuramente sua madre l'aveva guardata almeno una volta come guardava Anyra o Esam. Lei era sempre gentile, educata, affabile, sapeva ballare e cantare e ricamare, non disubbidiva mai e studiava le sue lezioni, certamente i suoi genitori erano orgogliosi di lei. In fondo essere bella per una dama è meglio che essere intelligente. Ma non le tornò in mente nessun sorriso e nessuno sguardo. Invece le tornarono in mente moltissimi sguardi simili a quello che le aveva rivolto Shizu, carichi di compatimento e condiscendenza.

Quella notte Adwila non riuscì a dormire e il mattino dopo aveva le occhiaie.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La partenza ***


Please title this page. (Page 1)

Anyra aprì lentamente gli occhi. Con gli occhi ancora annebbiati dal sonno, contemplò la stanza intorno a sè. Pur nel grigiore di quella giornata nuvolosa, la stanza risplendeva di mille colori diversi. Inspirò profondamente, gustando il lieve, antico odore di quercia del parquet e l'odore salato della pietra. Si concesse qualche minuto per pensare a come fosse curioso che un odore potesse essere salato, eppure era proprio questo che era. Un rumore di passi la riscosse, era Talia che veniva a svegliarla ed ad aiutarla a vestirsi. Anyra non si era mai accorta di come il suo passo rimbombasse nella tromba delle scale. Come era stato possibile? Ogni suo passo risaliva fino alla sua camera amplificato mille e mille volte, sussurato e ripetuto da ogni asse, da ogni pietra, un concerto di passi. Da quando si era esaltata, due giorni prima, il mondo le sembrava completamente diverso.

I passi si fermarono davanti alla porta. Anyra sapeva che Talia stava per entrare e non voleva farsi trovare a letto. Detestava venire chiamata quando era già sveglia, non avrebbe saputo spiegare perchè, ma le era insopportabile. Preferiva alzarsi in fretta e furia e bloccare il primo richiamo sul nascere. Gettò le coperte da un lato e si alzò, spingendosi con le mani. "Sono sveglia Talia, sono già in piedi". La sua voce raggiunse la cameriera mentre questa entrava, già con la bocca aperta per chiamarla. In tutti quegli anni Talia sembrava non aver mai afferrato quell'idiosincrasia di Anyra, eppure sapeva tutto di lei, quali erano le sue scarpe preferite, che vestiti indossava quando era innamorata e, ovviamente, qual era il suo sogno. Ma questo non valeva. Tutti sapevano qual era il sogno di Anyra, era sempre stato lo stesso, fin da quanto era nata, per quanto potesse ricordarsi. E ora stava per avverarsi. Anyra sorrise, il volto nascosto dalla camicia da notte che si stava sfilando. Era stata ammessa all'Eptagramma. Ancora due anni, poi avrebbe finito le scuole primarie e il suo sogno sarebbe cominciato.

Talia la aiutò ad infilarsi la veste crema e le allacciò dietro la schiena i nastri del corpetto grigio perla, con i gesti veloci ed energici frutto di una lunga esperienza. "Domani sarà il suo primo giorno di scuola come Sangue di Drago, signorina. E' eccitata? Dovrebbe esserlo, sarà tutto diverso d'ora in poi, un'altra classe, nuovi compagni, nuovi doveri. Trattenga il fiato". Anyra cercò di protestare, il corpetto troppo stretto la impacciava nei gesti, ma Talia non si lasciò commuovere, tirò i nastri con tanta foga da mozzarle il fiato. Anyra si arrese, in fondo da domani sarebbe stata di nuovo a scuola e non avrebbe più avuto la cameriera che la aiutava a vestirsi. Per oggi avrebbe portato il corpetto stretto. Talia era anziana, per un'umana e aspettarsi che cambiasse le sue abitudini per lei era chiedere troppo. La donna le infilò gli stivaletti e le acconciò i capelli. Anyra li avrebbe raccolti appena salita in carrozza, fuori dallo sguardo di Talia, per cui era inutile pettinarli così accuratamente, ma questa era un'altra delle cose a cui la cameriera non avrebbe rinunciato per niente al mondo.

Così vestita ed acconciata Anyra scese le scale che portavano nel grande salone e lì voltò a destra per la piccola stanza, vicina alla cucina, dove aveva fatto sempre colazione con le sue sorelle e i suoi fratelli. Mentre stava per imboccare il corridoio al cui termine la stava aspettando l'accogliente e intima stanzetta, incrociò sua madre. Issandora le accarezzò i capelli, salutandola. "Cosa fai qui, bambina? Ora che ti sei esaltata è tempo che tu venga a sederti al nostro tavolo, nella sala rossa. Vieni coraggio, la colazione è già in tavola." Anyra chinò leggermente il capo "Naturalmente madre, scusatemi, non sono ancora abituata alla mia nuova condizione."

La colazione nella sala rossa fu ricca e appetitosa, con pietanze ben più pregiate di quelle che venivano servite nella piccola stanza accanto alla cucina, ma Anyra rimpiangeva il fuoco allegro della stanzetta. Nella sala, le pareti erano così lontane dal tavolo che il calore che spirava dal focolare di marmo non riusciva quasi a raggiungerla e dalle grandi finestre a sesto acuto entravano spifferi gelidi. In compenso la compagnia era piacevole: suo padre era uscito il mattino presto per seguire l'addestramento delle reclute e Gadesh era ripartito la sera prima per tornare alle sue truppe, ma tutti gli altri suoi fratelli non erano ancora tornati alle rispettive abitazioni e Issandora era con loro. Anyra non potè fare a meno di pensare come solitarie dovessero essere normalmente le colazioni di sua madre, con i figli lontani e il marito che usciva sempre all'alba. In quella grande sala, con solo i cavalieri rossi degli arazzi a farle compagnia, quanto doveva sembrarle vuota e fredda quella casa! Ma adesso la madre chiaccherava animatamente con Esem e per una volta sembrava essersi scordata perfino della politica. Anyra si affrettò ad unirsi alla conversazione, che verteva su un esperimento a cui la madre si stava dedicando da alcuni giorni e che Esem sembrava trovare di grande interesse. Sia il fratello maggiore che la madre le spiegarono il più chiaramente possibile di cosa si trattava e entrambi lodarono la sua capacità nell'afferrare il punto della questione. Anyra si immerse completamente nell'argomento. Le scienze naturali ed occulte erano la sua grande passione, che condivideva con la madre, ed era in grado di parlarne per ore.

I saluti furono più lunghi del solito: era raro che si ritrovassero tutti insieme, di solito a salutare lei e i suoi fratelli alla partenza c'erano solo la madre e il piccolo Yun, a volte il padre. Oggi, invece, fu accompagnata alla carrozza da un allegro cicaleggio. Le sue sorelle e i suoi fratelli minori li avevano raggiunti e tutti insieme formavano una bella comitiva. Anyra baciò e abbracciò tutti i familiari che lasciava e lo stesso fecero Deirdra, Adwila e Dasu, che ripartivano con lei. Il tutto prese un bel po' di tempo. Fu Issandora a interrompere i convenevoli e a spingerli a salire sulla carrozza che li attendeva. "Non vorrai fare tardi proprio oggi Anyra, una dama deve sempre rispettare i suoi impegni, tanto più se quella dama è una Sangue di Drago. L'esaltazione non porta solo diritti, ricordalo, d'ora in poi dovrai impegnarti dieci volte più di prima." Anyra baciò la madre e salì sulla carrozza.

Mentre il cocchiere faceva schioccare la frusta e i cavalli partivano, Anyra si sporse dal finestrino agitando, mentre dall'altra finestra facevano lo stesso Deirdra e Dasu. L'unica a rimanere compostamente seduta al suo posto fu Adwila. Quando la carrozza svoltò nel vialone e il filare di querce nascose loro gli altri, i ragazzi si rimisero finalmente ai loro posti. Deirdra iniziò a raccontare con voce eccitata e dovizia di particolari l'ennesima avventura al fratello, abbassando la voce con aria cospiratoria e fissando Adwila con sospetto quando arrivava ai punti più interessanti e, Anyra sapeva, più contrari alle regole. Adwila normalmente l'avrebbe fissata con riprovazione, ma la fanciulla si limitava a guardare un punto davanti a sè con espressione vacua. Anyra si domandò cosa potesse avere, forse non stava bene? Ma, in fondo, il giorno precedente Adwila si era probabilmente stancata molto ed era andata a letto tardi, forse non aveva dormito bene per l'eccitazione ed adesso aveva sonno. Altri pensieri scacciarono ben presto la preoccupazione per la sorella dalla mente di Anyra. Il meraviglioso profumo dei tigli in fiore e il lieve odore del temporale che si avvicinava incantavano Anyra, ma l'irreale bellezza che la Creazione svolgeva sotto i suoi da quando si era esaltata avevano perso un poco di attrattiva. Il modello di Anyra era sempre stata sua madre, l'attiva, intelligente e energica Peleps Issandora e la ragazza aveva sempre desiderato esaltarsi per avere accesso a quei poteri che le sarebbero stati negati come umana. Adesso si trovava a domandarsi, però, se a sua madre l'esaltazione avesse portato la felicità. Se non fosse stata una Sangue di Drago sua madre avrebbe potuto dedicarsi indisturbata ai suoi esperimenti, sposare un uomo che amava e dedicarsi a i suoi figli. Invece con l'esaltazione le erano stati caricati sulle spalle nuovi e più pesanti doveri. Le era stata affidata la direzione del suo ramo di famiglia e Issandora si era immersa nella politica irta di intrighi dell'isola, senza tirare più un respiro da decine di anni. Aveva sposato un uomo scelto per le truppe che portava come dote. Certo aveva trovato con lui un'invidiabile complicità, ma Anyra si domandava se i suoi genitori si fossero mai veramente amati. Amati come lei amava Shun. Anyra sorrise pensando al ragazzo. Shun era ciò che di meglio aveva trovato a scuola. Si erano conosciuti solo l'anno prima ed era stato fantastico come si fossero capiti fin dal primo momento. Shun era il solo in tutta la scuola che condividesse fino in fondo i suoi interessi ed era brillante e capace, parlare con lui era un piacere. Anyra e Shun avevano passato interi pomeriggi chiusi insieme nel laboratorio, lieti di aver trovato un valido compagno con cui condivedere i loro esperimenti. Era destino che la perfetta sintonia che avevano sviluppato sul piano intellettuale sfociasse prima o poi in qualcosa di più fisico. E c'era anche di più. Anyra si crogiolava nel tranquillo ottimismo del ragazzo, nella sua dolcezza e adorava il suo umorismo. quando erano insieme i due non facevano che ridere. Il ricordo di Shun rallegrò Anyra, che dimentica delle sue preoccupazioni, prese uno dei suoi libri e si immerse nella lettura, la felicità per la sua esaltazione nuovamente senza macchie.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=77004