Car(t)a Bianca

di Lachesis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'assioma di Sartori ***
Capitolo 3: *** "Ottimi consigli" ***
Capitolo 4: *** L'appassionato di aforismi ***
Capitolo 5: *** Il Faustino errore ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

 

Tanti auguri, Alba.

 

 

 

 

 

Prologo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovedì 16 dicembre 2010,

ore 19.13

 

La lettera è una visita inaspettata,

e il postino è il mediatore di scortesi sorprese.” (*)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da:  ‘Pietro Ricci < capored _pietroricci@econews.it >

A: < snowwhite1727@hotmail.it > (**)

Oggetto: Congratulazioni!

 

 

Cara signorina Marini,

ti comunico che, dopo aver vagliato con attenzione tutte le domande del concorso, la nostra redazione ha scelto te come new entry del gruppo!

Ti aspettiamo lunedì 20 nella Sala Consiliare, alle ore 18.30, per l’abituale meeting di inizio settimana!

 

 

 

Il caporedattore

Pietro Ricci

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

 

(*) Friedrich Nietzsche.

(**) Gli indirizzi e-mail sono del tutto inventati.

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** L'assioma di Sartori ***


 

 

 

L’assioma di Sartori

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lunedì 20 dicembre 2010,

ore 19.45

 

 

 

 

 

 

 

 

Avrebbe dovuto essere contenta.

In fondo non era forse sempre stato il suo sogno, quello di collaborare alla realizzazione di un giornalino scolastico?

Alle scuole medie aveva scritto un articolo per la prima volta: una pseudo riflessione sui servizi segreti americani e su uno scandalo scoppiato all’epoca; grazie ad esso, il suo professore di italiano e storia aveva suggerito il suo nominativo ad un’altra professoressa, incaricata di pubblicare su un sito web i migliori scritti degli alunni della scuola.

Era stato l’inizio della realizzazione della sua aspirazione, purtroppo interrottasi quasi subito: durante i successivi cinque anni di liceo scientifico, non aveva avuto né tempo né opportunità di intraprendere ancora quella strada, anche perché non esisteva un giornale d’istituto. Aveva perciò accantonato, sulla lista dei suoi desideri da realizzare, la sua ambizione, fino a quando, matricola iscritta alla facoltà di economia della sua città, non aveva trovato un volantino affisso in bacheca:

Le parole sono le tue armi per esprimere ciò che sei?

Mandaci la tua domanda di presentazione! La redazione di ‘EcoNews’ cerca proprio te!

Compila la tabella sottostante, scrivi un articolo sulla traccia proposta ed invia tutto all’indirizzo di posta elettronica...”

Non aveva avuto esitazioni: scritta una paginetta sul fatto di cronaca indicato, già dieci minuti dopo lampeggiava, sullo schermo del suo portatile, la scritta ‘E-mail inviata con successo’.

Ciò era avvenuto verso i primi di ottobre; in quei due mesi aveva controllato assiduamente la sua casella di hotmail, sperando in una risposta. Quando questa era arrivata, prima aveva fissato incredula il notebook, poi iniziato ad esultare.

Chissà quale sarebbe stato il suo primo incarico!

E se avesse dovuto intervistare qualcuno di famoso? Wow!

Bianca, non fantasticare troppo!, si era detta, seppur continuando ad avere un’espressione ebete in faccia.

Il venerdì sera si era recata in un pub con la sua migliore amica, Gaia, annunciandole la bella notizia; aveva avvisato i parenti stretti e si era festeggiata anche da sola, comprandosi un libro alla Feltrinelli.

Aveva passato il weekend non vedendo l’ora che finisse, augurio alquanto diverso dai soliti ‘Ogni settimana dovrebbe essere composta da sette sabato!’ e ‘Perché non è sempre domenica?!’. Quel lunedì mattina si era svegliata addirittura dieci minuti prima che la sveglia suonasse, talmente era euforica; la lezione di storia economica al mattino e le tre ore di economia aziendale al pomeriggio le erano sembrate infinite.

Poi, finalmente, erano giunte le 18.30.

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 

 

 

Lunedì 20 dicembre 2010,

ore 20.55

 

La probabilità che un determinato evento si presenti,

è inversamente proporzionale all'impegno profuso per ottenerlo,

moltiplicato per il grado di speranza riposto in esso.” (*)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quella di trasferirsi in un monolocale a nemmeno cinquecento metri dalla facoltà si era rivelata un’ottima idea.

Sentiva ogni giorno i suoi ‘colleghi’ lamentarsi per il ritardo del proprio treno regionale, oppure degli autobus sempre stracolmi di persone; la settimana prima aveva anche nevicato, creando parecchi disagi alla circolazione dei veicoli e dei mezzi.

Lei era originaria di Cividate Camuno, un comune della Val Camonica, distante più di un’ora di auto da Brescia; parlando con i suoi genitori, era riuscita a convincerli sull’affittare una stanza nei pressi dell’università, trovandosi un lavoretto estivo e poi facendo ripetizioni ai ragazzi delle superiori per contribuire alle spese. Pertanto, non doveva preoccuparsi minimamente di nessuna corriera o linea ferroviaria, in quanto le bastavano dieci minuti a piedi per tornare in quella che ormai era diventata casa sua.

Inizialmente aveva ricercato una stanza singola, senza ottenere un accordo accettabile.

Quando mancavano circa dieci giorni all’inizio del semestre, si era fatta sentire una cugina alla lontana di sua madre a cui lei e la sua famiglia erano particolarmente legati; raccontandosi gli ultimi aneddoti al telefono, era saltata fuori anche la questione ‘appartamento per Bianca’.

Et voilà, sorpresa!

La parente abitava proprio a Brescia città, in un condominio, vicino a Corso Martiri; il fatto più interessante era che aveva ereditato, qualche anno prima, un locale di 75 mq in zona Santa Chiara, in pieno centro. Poiché lo aveva sempre utilizzato come magazzino, non era stato affatto un problema proporre alla ragazza di traslocare lì. E Bianca aveva accettato. A distanza di due mesi, riusciva a sentire quelle quattro mura molto confortevoli, nonostante la malinconia e la nostalgia della sua vera casa la colpissero di continuo.

 

Quel lunedì tornò verso le 20.00, decidendo di farsi subito una doccia per rilassarsi e scaldarsi, soprattutto i piedi, diventati pezzi di ghiaccio.

Telefonò a Cecilia per raccontarle com’era andata, si preparò una cotoletta, come contorno un’insalata, e si sedette al tavolino nell’angolo cottura. Sparecchiò, lavò piatti e pentole accumulatesi la sera prima, guardò un po’ di televisione, non trovando nulla di interessante.

Decise perciò di andare a dormire, nonostante fosse ancora presto. Si infilò sotto le coperte, spense la luce e la delusione rifece capolino dentro di lei.

Eppure al cominciare della riunione si era sentita così emozionata!

 

 

«Buonasera a tutti! – aveva esclamato colui che doveva essere Pietro Ricci – Scusate il leggero ritardo, ma la profe non ci mollava più! Allora, diamo innanzitutto il benvenuto a Bianca Marini», disse indicandola.

Si era seduta al tavolo grandissimo della Sala Consiliare un quarto d’ora prima dell’ora prestabilita, osservando entrare una quindicina di persone. Una quindicina di teste che in quel momento si erano voltate tutte verso di lei, salutandola.

«Grazie», rispose.

Alcuni di loro si erano anche presentati, ma lei aveva già dimenticato ogni nome dopo nemmeno trenta secondi. E non è strano…, aveva pensato.

Pietro cominciò a parlare dell’obiettivo della riunione: la nuova uscita di “EcoNews”, da mandare in stampa entro mercoledì 22, in modo da distribuire le copie prima del termine delle lezioni il giorno seguente.

Bianca ascoltò ognuno dei presenti descrivere la propria situazione: c’era chi aveva già terminato il proprio compito e perciò era a posto; chi doveva ancora intervistare Tizio o Caio e prometteva di farcela entro il termine stabilito; una studentessa – più simile ad una Barbie che ad una ragazza qualunque – diceva che era stata “troppo occupata nel weekend” – nel dirlo aveva lanciato un’occhiata maliziosa al caporedattore – “ma la volta prossima sarò in anticipo”.

Il giovane caporedattore replicò a tutti, cercando di essere allo stesso tempo conciliante ma autorevole.

Finalmente si rivolse a lei, mentre gli altri presenti confabulavano tra di loro.

«Bianca! Posso chiamarti così, vero?»

Ricordò il tono in parte informale – le aveva dato del tu nell’e-mail – e in parte formale – “Signorina Marini” – e le venne da ridere: osservando i suoi modi di fare ed il lessico che utilizzava, oltre all’evidente aspetto fisico di un giovane, quel ragazzo doveva avere al massimo ventisette anni.

«Scherzi? Certo!» assentì.

«Bene; per quanto riguarda te, io e gli altri redattori abbiamo un’idea che dovrebbe proprio appassionarti!»

Le sorrise incoraggiante, mentre la sua immaginazione continuava ad inventare interviste ed articoli, ogni incarico più entusiasmante e soddisfacente dell’altro.

«Ci siamo consultati, cercando di trovare qualcosa di innovativo, rispetto agli altri anni…»

‘Uno scoop riservato alla nuova giornalista?’

«… in fondo, per quanto il giornalino sia diffuso solo in università, noi ci teniamo molto…»

‘Oddio, sarà qualcosa di sensazionale!’

«… proprio in occasione del nuovo anno, volevamo modificare parzialmente la grafica, il layout e qualche rubrica…»

‘Una rubrica, sarebbe meraviglioso! Cavolo, e se avrò uno spazio tutto per me, per esprimere le mie opinioni sui fatti di attualità o sulla politica?’

«… Naturalmente le tue mansioni qui inizieranno dopo le vacanze natalizie, sempre tenendo conto dei giorni in cui avrai gli esami e dovrai studiare... – fece una pausa, osservandola. – Su, non sei curiosa di sapere cosa ti aspetta?»

«Molto», disse Bianca sinceramente, senza smettere di fantasticare.

«Ottimo! Abbiamo pensato che, per una ragazza, questo spazio debba essere proprio il massimo!»

A quelle parole, smise immediatamente di sognare.

Guardandosi attorno aveva constatato di essere circondata da individui per il settanta per cento appartenenti al genere maschile. Degli uomini avevano pensato di affidarle qualcosa che, per una ragazza qualsiasi, avrebbe dovuto essere il massimo? Iniziò a temere che non sarebbe stato niente di ciò che si era aspettata.

«Pronta a scoprirlo?» insistette ancora Pietro.

Ora non più così tanto, pensò di rimando lei, mentre annuiva con il volto.

Lui prese un foglio ripiegato dal tavolo, si alzò dal suo posto, si avvicinò e glielo porse.

«È una bozza di una pagina del 23 dicembre; l’abbiamo messa apposta per farti conoscere, in anteprima!»

Bianca, titubante, lo prese e rimase immobile.

«Dai, leggi, leggi!»

Se, nella prima parte della riunione, Pietro Ricci le era parso divertente, ironico e simpatico, durante quegli ultimi momenti Bianca non aveva potuto non notare quanto fosse anche insistente e assillante; per di più, lui poteva essere anche giovane e tutto, ma rimaneva il caporedattore. Ovvero, il capo e basta, colui dal quale sarebbe dipesa la sua carriera – se era possibile chiamarla così – al giornale. Tutti i suoi sogni, le sue ambizioni in quel campo… lui poteva – non ‘avrebbe potuto’, l’indicativo era più reale, rafforzava il concetto –  cancellarli in un attimo. Ecco la ragione per cui lo trovava, tralasciando gli altri aggettivi, soprattutto inquietante.

Per questo, obbedì il più in fretta possibile ed aprì il foglio.

« ‘Cara Alba…’ – lesse ad alta voce le prime due parole, in grassetto – Cosa significa?» domandò.

Lui fece una leggere smorfia.

«Cara, vai avanti! La spiegazione è scritta proprio lì sotto!»

Lei prese un respiro, e rimise lo sguardo sul pezzo di carta.

« ‘Cara Alba…’, – ricominciò – la nuova rubrica di EcoNews! E sarà uno spazio dedicato solo a voi, lettori e lettrici! Potrete scrivere ad Alba, una nostra collaboratrice che diventerà la vostra amica più fidata, a cui chiedere consigli su tutto! Inviate le vostre lettere a: caraalba@econews.it (**). Da gennaio, EcoNews spalanca le porte al mondo delle emozioni! Sarà tutta un’altra storia.’ »

Bianca fissò il ragazzo davanti a lei.

«Cosa vuol dire?» richiese, abbastanza incredula.

Pietro sbuffò. «Ma è evidente! ‘Alba’ è un nome fittizio, l’abbiamo creato per mantenerti anonima nei confronti di tutti coloro che scriveranno, in modo che non possano esserci ritorsioni, nell’ipotesi più tragica! Abbiamo scelto proprio quello perché deriva dal latino ‘albus – alba – album’, che vuol dire ‘bianco’, o ‘bianca’ nel tuo caso, dovresti saperlo!»

Lei era rimasta a bocca a spalancata, aspettando invano che saltasse fuori qualcuno, all’improvviso, dal nulla, urlando “Sei su scherzi a parte!”. Cosa che non successe, ovviamente, e si dette dell’illusa.

Aveva richiuso la bocca, prima che qualche mosca vi entrasse dentro, senza proferir parola.

«Ah, comunque – aggiunse Pietro – abbiamo già sparso la voce tra i nostri amici, quindi preparati perché arriveranno presto un sacco di lettere!»

Benissimo, ironizzò lei mentalmente.

Lui le aveva lasciato un biglietto con l’indirizzo e-mail e la password della rubrica e poi era tornato al suo posto, richiamando l’attenzione e congedando tutti. Augurò, già che c’era, pure di passare delle buone festività.

Bianca aveva recuperato il suo giaccone beige, si era infilata la tracolla su una spalla ed era uscita infine da lì, sospirando.

 

 

Sistemò il cuscino, che stava quasi cadendo dal bordo del letto, al suo posto.

Come era solita fare ogni sera, si rannicchiò in una posizione fetale, ponendo la mano destra tra il guanciale e la guancia; un brivido di freddo, dato dall’aver mosso le coperte quando si era assestata, la scosse.

Maledetto riscaldamento che funzioni solo quando ti pare, imprecò silenziosamente.

Ripercorse tutti i momenti della giornata, sin da quando si era svegliata spegnendo – come sempre controvoglia – la sveglia, fino all’ultima azione che aveva compiuto prima di coricarsi, ovvero lavarsi i denti. Cercò di analizzare obiettivamente le emozioni provate, trovando loro cause e conseguenze.

L’effetto generale, di quel 20 dicembre, era il senso di sconforto che la pervadeva.

Bianca sorrise mestamente.

«Sintetizziamo – disse ad alta voce, il suono che rimbombava nell’appartamento vuoto, ad eccezione di lei – Per prima cosa, non hanno proprio accennato all’articolo di cronaca nera per il concorso; in secondo luogo, mi hanno etichettata, senza conoscermi, come una ragazza qualsiasi, probabilmente sulle nuvole, svampita o chissà cos’altro…»

Accese la luce fioca dell’abat-jour, e si mise supina, appoggiata con la schiena alla testiera del letto.

«‘Alba’ è un nome fittizio, l’abbiamo creato per mantenerti anonima nei confronti di tutti coloro che scriveranno […]»

Il terzo fattore, maggior propulsore del suo avvilimento, riguardava proprio il dover mantenere l’anonimato; non che fosse in cerca della gloria, o che volesse diventare famosa all’interno della facoltà, più che altro ci teneva per una questione di autostima e, perché no, anche di orgoglio personale. In fondo, significava – o era più corretto usare ‘avrebbe significato’? – raggiungere un obiettivo che si era posta.

L’amara verità? La quarta ragione per cui era giù di morale? Doveva prendersela solo con sé stessa: aveva fantasticato troppo, sognando addirittura di arrivare a scrivere per Il Sole 24 ore, visti i suoi studi.

Le vennero in mente le parole di Gaia al telefono.

«Prova a vedere il lato positivo! È comunque un inizio!»

Se poteva considerarsi tale… Aveva già timore di ciò che avrebbe potuto – e dovuto – leggere.

Era proprio contenta, già.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

(*) Assioma di Sartori, corollario alla Legge di Murphy.

(**) Come nel prologo, l’indirizzo è completamente inventato.

 

Grazie mille a pinkgirl che ha recensito e messo la storia nelle seguite e a coloro che hanno letto.

 

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Capitolo 3
*** "Ottimi consigli" ***


 

 

 

“Ottimi consigli”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lunedì 27 dicembre 2010,

ore 17.28

 

Chi non ha poveri o matti nel parentado,

o di tuono o di lampo deve esser nato.” (*)

 

 

 

 

 

 

 

 

            Era piena come un uovo.

Chissà poi perché si dicesse così.

Aveva trascorso quei giorni di festa – dalla Vigilia a Santo Stefano – a casa, tra genitori, zii e zie, cugini e cugine, nonni e nonne…. Tralasciando mamma, papà e i suoi dolcissimi nonni materni – quelli paterni abitavano in Umbria –  per quanto riguardava i fratelli e le sorelle dei suoi genitori, li vedeva praticamente due volte l’anno: Natale e Pasqua; per i restanti trecentosessanta giorni circa, alcuni non sapeva nemmeno se stessero bene; solo in uno o due si ricordavano del suo compleanno. Perciò, tornare al suo paesino e trovare la casa letteralmente invasa per la maggior parte da persone che avrebbe potuto quasi considerare estranee, le aveva fatto venire voglia di riprendere il treno per Brescia.

Lei necessitava soltanto di poche cose: un pizzico di tranquillità, un altro di calma; semplicemente, un po’ di riposo prima di seppellirsi per tutto il mese di gennaio sotto le pagine minacciose di economia aziendale, storia economica e matematica generale. Le era toccato invece fare da babysitter ad un tanto carino quanto vivace cuginetto di due anni, alla sorella che di anni ne aveva sei ed era viziatissima, e ad un terzo bambino che frequentava la quinta elementare.

Erano solo in tre, l’avevano stancata come se fossero stati in dieci.

Bye bye, tranquillità e calma.

Sayonara, riposo.

Per non parlare delle domande insistenti e soprattutto indiscrete del trio delle zie pettegole.

«Quanti esami hai già dato?»

Spiegar loro che l’appello - «E cos’è un appello, cara, il momento che dicono il tuo nome? Spiegati meglio che non capisco, sai» - ecco, spiegar loro cos’era un appello e che avrebbe avuto delle prove solo a gennaio era stato inutile, l’avevano rimosso subito.

«Vabbè, devi stare in linea con il programma, mi raccomando, niente distrazioni. Lo sai che tua cugina Laura si è laureata in anticipo?»

Il confronto con la bellissima, bravissima, perfettissima Laura era una tradizione di ogni ritrovo, almeno fin da quando si ricordasse; la tentazione di dire alla zia che la cugina – bellissima e sempre vestita in modo provocante, bravissima pur uscendo tutte le sere durante semestri ed appelli –  fosse perfettissima nel prendere sempre trenta e lode in tutti gli esami, senza mai aprire un libro – piuttosto ricorrendo ad aprire qualcos’altro – era stata forte.

«E cosa ci dici sui ragazzi? Gira voce che ci siano dei bei esemplari»

Non aveva commentato, cercando di sviare la domanda.

Purtroppo, si era ritorto contro di lei.

«Quando ci presenterai qualcuno? Che io mi ricordi, non ho mai conosciuto un tuo… amico, chiamiamolo così» aveva detto la zia numero uno.

«Già, è vero!» Figurarsi se le altre si sarebbero fatte scappare un’occasione del genere per ciarlare sulla nipote trasferitasi in città.

La sua vita sentimentale era piatta e sottile, come un foglio di carta A4, o forse anche uno più piccolo. Dapprima era arrossita, imbarazzata; poi le era venuta in mente una risposta sarcastica e adatta.

«Non avevate detto che ‘devo stare in linea con il programma, niente distrazioni’ aveva citato con un tono quasi innocente. Erano rimaste tutte e tre sorprese, con la bocca spalancata, e lei ne aveva approfittato per scappare via.

Non ne poteva più di quella punta di gentilezza mista a spudorata curiosità ed ipocrisia, ne era piena.

Come lo era il suo stomaco di antipasti, primi, secondi, contorni e dolci, in quantità industriale.

Quanto era stata felice di tornare al suo monolocale, alla pace.

Era arrivata in stazione a Brescia verso le due del pomeriggio, passeggiando per le vie addobbate ed illuminate a festa, cariche ancora di atmosfera natalizia.

Una volta entrata in casa, aveva sistemato il borsone che si era portata dietro, aveva afferrato il notebook e si era collegata ad internet, controllando la posta elettronica.

24 nuovi messaggi da leggere.

Facebook, facebook, ancora facebook, la newsletter settimanale con gli aforismi… Oddio!, aveva pensato sgranando gli occhi e leggendo ancora “Da:  ‘Pietro Ricci < capored_pietroricci@econews.it >”.
Era una semplice frase: “Bianca, controlla la casella di posta della rubrica! PS: mi servono tre risposte per il numero in uscita il 10 gennaio, quindi mandami qualcosa entro il 03! PPS: ah, ancora auguri!

Con un po’ di angoscia si era disconnessa dal suo account personale per accedere a quello del giornale, ricordando per fortuna a memoria indirizzo e password.

47 nuovi messaggi da leggere.

Il giornalino era uscito giovedì 23 dicembre.

Quattro giorni prima.

Quarantasette mail da leggere.

Ottimo, pensò.

Pure la sua casella di posta elettronica era piena.

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 

 

 

Mercoledì 29 dicembre 2010,

ore 15.42

 

 

 

 

 

 

 

E-mail #1:Uuh, che bello!! Dai i consigli come quelle della tv? ;)”

 

Sì, la prossima volta ti invito al mio salottino con i migliori – o peggiori, dipende dai punti di vista – giornalisti televisivi…, pensò Bianca sarcastica.

 

 

#5: “Il mio ragazzo mi ha detto ‘Forse è meglio finirla qui…’ e sono quattro giorni che non si fa sentire! Devo preoccuparmi? E poi cosa avrebbe finito?!”

 

Dura di comprendonio, la ragazza.

 

 

#12: “Che cazzata…”

 

Finalmente! Un messaggio con cui concordo!

 

 

#21: “Sono stato con la migliore amica della mia ragazza, ed ora mi odiano entrambe; capisco la mia ormai ex, ma con l’altra è stata una bella sc****a, mi sai dire perché ce l’ha con me ora?!?!?!”

 

…uomini, tsk. Mi verrebbe da chiedergli quasi quasi perché non ha proposto loro una cosa a tre, già che c’era.

 

 

#28: “Un mio amico non vuole più impegnarsi con nessuna; io cerco di convincerlo del contrario e l’altra settimana mi è venuta questa idea fantastica di presentargli delle ragazze ogni sabato sera, solo che quando gliel’ho spiegata mi ha guardato stramale… Pota non so cosa fare!”

 

Ci sarà un motivo se non vuole impegnarsi con nessuna… Che razza di amica sei, se vuoi imporgli il tuo pensiero?!

 

 

#32:Ffff, sarai la solita gioppina idiota che risponde alle lettere smielate delle ragazzine petulanti…

 

Che ‘Gioppina idiota’ lo dica a sua sorella, ignorante! Non mi conosce affatto. Anche se sulle ‘lettere smielate delle ragazzine petulanti’ ci ha azzeccato.

 

 

#34: “Sai qnd sarà la proxima supermegafestixima dell’uni? Vorrei rintracciare un rgzzo! Il my di cell è: 327******* Help me, plz!”

 

Sì, ti ‘helpo’ volentieri: ti compro un dizionario di italiano. Un giorno mi ringrazierai.

 

#37: “Metti anche gli annunci? Ho bisogno di un lavoro, di un appartamento e magari di un ragazzo!”

 

E poi? Qualcos’altro?

 

 

#39:Aaaaaaahhh!!!! Quanto ti invidio Albaaaaaa!!! Vorrei essere al tuo postooooo!!! So dare dei consigli meravigliosiiiiiii!!! Posso farti da aiutanteeee??!!?!”

 

Certoooooooo! Quando smetterai di scrivere trentamila vocali in fondo alla frase, ci farò un pensieroooooo!

 

 

#47:Alba, un nome splendente. Mi dai il tuo numero? Sono libero il martedì e il giovedì, chiamami al 345*******… ;P

 

No, per favore, il maniaco no.

E tra tutte queste devo sceglierne due da pubblicare sul giornalino?!

 

San Faustino(**), aiutami tu!,

pensò Bianca disperata, chiudendo nervosamente il portatile.

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 

 

 

Lunedì 03 gennaio 2011,

ore 14.26

 

Domanda consiglio a chi ben si corregge.” (***)

 

 

 

 

 

 

 

 

Alla fine, dopo aver letto attentamente ogni singolo messaggio che le era stato inviato in quei dieci giorni – la casella di posta in quel momento segnava ‘83 messaggi nella Posta in arrivo) – il giorno prima ne aveva scelti due che sarebbero potuti andar bene per la stampa del 10 gennaio.

Aveva fatto copia/incolla su un documento word, aggiungendo le sue righe di risposta, ed aveva mandato tutto rispettando la scadenza impostale da Pietro.

Nel pomeriggio si era concessa una pausa dall’estenuante preparazione dell’esame di storia economica, guardandosi le ultime due puntate di ‘Fringe’ e rimettendosi in pari con la programmazione americana. Purtroppo, verso le 19 era suonato il suo telefonino.

 

 

«Pronto?»

Una voce l’aveva letteralmente aggredita.

«Bianca Marini! Dimmi che quello che mi hai spedito era solo una bozza e che la versione definitiva è un’altra!»

Oh-oh.

A Pietro non concordava con ciò che aveva scritto.

Si era schiarita la voce, cercando di assumere un tono deciso. «No, Pietro, è quella definitiva. C’è qualcosa che non va?»

« ‘Qualcosa che non va’ ?! Forse non ti rendi conto di quello che hai scarabocchiato.»

«Evidentemente no.»

«Evidentemente – le fece il verso lui, irritato – domani sarai obbligata a venire in università, così ne parliamo di persona. Fatti trovare alle 14.30 nell’atrio del chiostro», aveva concluso riagganciando.

 

 

Perciò eccola lì, in anticipo, ad aspettare l’arrivo del capo furente, il quale non si fece attendere più di tanto.

«Buon pomeriggio, Pietro» disse lei, accennando un sorriso.

Forse avrebbe dovuto dirgli “ben svegliato”, considerando l’espressione sul suo viso: gli occhi ancora mezzi chiusi, i capelli spettinati e soprattutto i continui sbadigli.

«Buongiorno a te, Bianca.»

Iniziò ad incamminarsi verso le scalinate marmoree in mezzo al chiostro del monastero di Santa Chiara. L’aria fredda dell’inverno si faceva sentire; Bianca si coprì meglio il collo con la sciarpa, infilando poi le mani in tasca. C’era una leggera brezza che, gelida, muoveva piano le foglie ed i rami degli alberi in cui l’università era immersa. La prima volta che era entrata nella sua facoltà le era sembrato di essere catapultata in un altro posto, in un altro tempo; i colonnati, gli antri, le terrazze e gli infiniti gradini la trasportavano agli albori di ciò che era stato quell’edificio, quasi sempre ospite di comunità conventuali femminili.

La scalinata l’aveva colpita fin da subito; veniva spesso usata per le foto di laurea, ma nella sua immaginazione era stata teatro, centinaia di anni prima, di processioni verso il tempietto alla sua sommità, quasi incastonato nella collinetta soprastante l’università, come una pietra preziosa in una collana. Una piccola bomboniera, la chiamavano alcuni, da cui ammirare il paesaggio cittadino.

Lì, arrivati in cima, sulla sinistra c’era un viottolo che portava a vari dipartimenti della facoltà ed alla redazione del giornale, o meglio, all’aula adoperata come redazione.

Una volta chiusasi la porta alle spalle e tolto il cappotto, Pietro si recò dietro ad una scrivania ed invitò Bianca a sedersi di fronte, mentre lui rovistava tra dei fogli vicino ad un computer.

«Questo no… Questi neppure… L’articolo sulla riforma… La rubrica sull’oroscopo… Oh, ecco!» esclamò, estraendo un foglio con quelle che lei riconobbe essere le sue mail.

«Bianca, per prima cosa volevo scusarmi con te per ieri. Temo di essere stato troppo… come dire, impetuoso, al telefono.»

Lei assentì.

«Non posso dire il contrario, scuse accettate.»

«Vedi, il problema è che sei troppo pungente nelle tue risposte.»

A Bianca venne quasi da ridere.

«Pungente? Ma se mi sono trattenuta!»

«Forse non abbastanza. – Pietro sospirò – Ci ho riflettuto su un po’, tra ieri e oggi, e penso di aver capito quale sia il problema: la rubrica non ti piace, giusto?»

Lei storse lievemente la bocca. «Sinceramente?»

«Sì, sinceramente.»

«Non è proprio quello a cui ambivo.»

«…e

«… e sì, non mi piace. Anzi, la verità è che non sopporto il novantacinque per cento dei messaggi che mi arrivano: sono a dir poco stupidi ed inutili.»

Lui prese una matita sul bancone ed iniziò a giocherellarci.

«Un po’ temevo sarebbe stato così. Presumo quindi che tu abbia fatto un’accurata selezione, per ricavare i due che hai preparato.»

«Sì, è stato abbastanza difficile.»

Pietro si alzò, cominciando a camminare in tondo per la stanza.

«Una soluzione sarebbe stata quella di affidarti un’altra rubrica; purtroppo non è possibile perché ormai questa l’abbiamo pubblicizzata e non sarebbe corretto cancellarla senza nemmeno provarla una volta. Allo stesso tempo però, non mi va che tu faccia un lavoro che non ti piaccia: ne uscirebbe di sicuro qualcosa di negativo. È risaputo che quando si è forzati a fare una cosa non gradita il risultato non è dei migliori.»

Bianca si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e chiese «Cosa suggerisci di fare allora?»

Lui smise di passeggiare avanti e indietro e recuperò il foglio stampato.

«Ti propongo un patto: tentiamo almeno una volta, modificando un po’ ora le tue risposte. Io cercherò di venire incontro a te, tu cercherai di venire incontro a me, e vediamo come andrà la prima uscita. Magari possiamo introdurre delle varianti, argomenti anche da richiedere agli stessi lettori. Se poi non dovesse ancora piacerti, e soprattutto se mi piacerà come scrivi, ‘Alba’ dopotutto resta un nome inventato; se dovessi rimanere al giornale, basterebbe fare scambio di rubrica con una collega. – le tese la mano – Affare fatto?»

Lei la osservò un attimo e poi, con seppur qualche esitazione, gliela strinse. «Affare fatto.»

«Bene; – affermò lui – guardiamo la prima lettera: una ragazza ti ha chiesto un consiglio su come affrontare la situazione con una sua amica che, da quando si è fidanzata, non la cerca quasi mai; tu le hai risposto…

«…di cercarsene un’altra.»

«Che sintetica! Cito testualmente una tua frase: “Non so quali persone consideri valide di essere chiamate ‘amiche’; una ragazza che si dimentica di te non appena inizia ad uscire con un ragazzo, senza più contattarti, dubito che si meriti un tale appellativo. Lasciala perdere.”. Bianca, non sto dicendo che sia sbagliato il concetto… Piuttosto, sei troppo fredda e distaccata.»

«Cosa dovrei fare, immedesimarmi e riempire la risposta con tutti “Quanto mi dispiace!” ?» rispose lei.

«Vedi? Anche adesso: sei sarcastica.»

«Ed è un male?»

«No, però… prova ad essere più empatica verso gli altri.»

«Ok... »

«Fai finta che sia la tua migliore amica.» le suggerì lui.

«Allora... – Bianca pensò a Gaia – Potremmo rielaborare il concetto scrivendo prima qualcosa come “Hai provato a sentire tu, questa amica? Magari ha qualche problema familiare, le potrebbe essere successo qualcosa…”»

Pietro sorrise. «Sì, così va meglio. Continua.»

« “Se però ti ha davvero scordata perché ormai ha con chi passare il suo tempo, allora forse sarebbe meglio non darci troppo peso e non preoccuparti più del dovuto, perché non ti merita.” Cosa ne dici?»

«Ora va bene! Guarda, con la tua prima risposta, di sicuro non intenzionalmente, attaccavi proprio la capacità di giudizio della ragazza, quasi offendendola. Il suggerimento è quasi lo stesso, tuttavia…»

«… in questa maniera è più cortese. Ok, messaggio ricevuto, proverò così. Anche se rimango dell’idea che la schiettezza sia la cosa migliore.»

«Sì, in parte concordo con te. Ma meglio che loro là fuori non lo sappiano.» concluse, sorridendole.

Successivamente avevano revisionato anche l’altra risposta, riuscendo facilmente a trovare una soluzione che li mettesse d’accordo.

Quando finirono, il sole stava tramontando.

«Perfetto, la tua rubrica è pronta per andare in stampa!» Pietro si complimentò con lei dandole una pacca sulla spalla.

«Splendido. – affermò lei sincera – Si è fatto tardi, è meglio che vada.»

«Già, aspetta un secondo però, controlliamo la casella di posta; chi lo sa, potrebbe esserci un messaggio più interessante spedito nell’ultimo minuto!»

Detto, fatto. Aprì il browser e si recò nella casella di posta di hotmail.

«Uh, tre nuovi arrivi!» Pietro li lesse velocemente, mentre anche Bianca scrutava il monitor del pc.

«Il primo è la solita richiesta di un parere amoroso...» vagliò lei.

Lui annuì. «Niente di nuovo quindi. Il secondo anche, è abbastanza noioso… Diamo un’occhiata al terzo e poi ti lascio andare.» disse cliccando due volte sull’ultimo messaggio ancora evidenziato in grassetto.

Bianca lo lesse ad alta voce.

« “Di solito Alice si dava degli ottimi consigli, però poi li seguiva raramente.” – Lewis Carroll »

«Cosa significa?» domandò lei ad alta voce.

Pietro si prese il mento con la mano, riflettendo. «Non so a te, ma a me pare poter essere due cose: o un suggerimento di un aforisma, per cominciare bene la tua rubrica, oppure una sfida bella e buona, su quanti seguiranno i tuoi consigli e pertanto su come tu sarai capace di darli.»

Bianca sorrise.

«Non sia mai che io non raccolga una sfida.»

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

(*) proverbio italiano;

(**) San Faustino è il patrono della città di Brescia;

(***) citazione di Leonardo da Vinci.

 

 

 

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Capitolo 4
*** L'appassionato di aforismi ***


 

 

 

L’appassionato di aforismi

 

 

 

 

 

 

 

 

Mercoledì 12 gennaio 2011,

ore 11.16

 

 

 

 

 

 

 

 

«Bianca! Bianca, aspetta!»

La ragazza si fermò, sentendosi chiamare, mentre attraversava il cortile pieno di giovani come lei, stremati per l’esame scritto di Matematica appena terminato. In mezzo a tutte quelle persone, cercò di vedere chi l’aveva pregata di fermarsi, finché non si sentì afferrare per un braccio.

Era Pietro, seguito da altri tre ragazzi, un biondo e due mori.

Arrivò trafelato e con il fiatone, indice che aveva corso per raggiungerla.

«Per fortuna sono riuscito a beccarti!»

«Ciao!» salutò Bianca, rivolgendosi anche agli altri.

«E’ un successone!» esclamò il suo caporedattore.

Lei lo guardò interrogativa. «Cosa?»

«Come ‘Cosa’?! Ma la tua rubrica, ovvio!»

«… Davvero?» chiese incredula.

«Sì, non so se hai già controllato la casella di posta, ma possiamo dirti che in redazione ci avranno recapitato almeno una ventina di lettere, in soli due giorni dalla nuova uscita!»

«Cazzo, Pietro, ti brillano gli occhi! – lo scherzò uno dei ragazzi, quello moro con gli occhiali, porgendole la mano destra - «Ah, piacere di conoscerti, Bianca, io sono Nino; alla prima riunione non abbiamo avuto occasione di presentarci, mi occupo della sezione sullo sport.»

Lei lo riconobbe: era uno dei redattori del giornalino.

«Piacere mio. E voi invece siete…?» domandò, rivolgendosi agli altri due.

Il biondo fu il primo a rispondere, facendo persino un inchino e facendole quasi un baciamano. «Enzo Salvetti al suo servizio, madame!»

L’altro ragazzo moro scosse la testa. «Il solito Casanova. Non preoccuparti, Bianca, è un farfallone ma è innocuo. Io sono Carlo»

«Non sorprenderti se ci proverà anche con te, lo fa con tutte» disse Nino.

«Già, forse è meglio che gli stai alla larga, Bianca», concordo Pietro.

Il diretto interessato arrossì di imbarazzo. «Ma… ma…! Come mi state presentando?! Sembro un maniaco, cavolo!»

Bianca scoppiò a ridere, alla vista di quel teatrino. «Ragazzi, siete uno spasso. Fate sempre così?»

Enzo alzò le mani. «No!»

Carlo scosse la testa. «Mah»

Pietro annuì. «Certe volte…»

Nino sospirò. «Sì, sempre.»

Bianca rise ancora. «Quindi? Io a chi dovrei credere?»

«A me! Perché sono il tuo capo! – rispose Pietro – Comunque, Bianca, il prossimo numero uscirà tra due settimane, verso il venticinque gennaio e devi assolutamente preparare la rubrica entro il venti; pensi di farcela?»

«Sì, ho ancora uno scritto dopodomani ed un altro martedì prossimo, quindi avrò due giorni di tempo dopo.»

«Ottimo!»

Enzo diede una gomitata a Pietro. «Poverina, è piena di esami e tu la sfrutti così? – non gli diede nemmeno il tempo di rispondere, rivolgendosi a Bianca – Cara morettina, se hai bisogno di rilassarti, puoi contare su di me!»

«ENZO!» lo richiamarono gli altri.

«Che ho detto ora?!»

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 

 

 

Mercoledì 12 gennaio 2011,

ore 13.05

L’amicizia raddoppia le gioie e divide le angosce.” (*)

 

 

 

 

 

 

 

 

«Uffa! Perché tocca sempre a te conoscere dei bei ragazzi?!»

«Non erano dei modelli di Abercrombie, Gaia»

«Sì, ma erano lo stesso dei bei ragazzi, stando a quanto mi hai riferito!»

«Ok, ti racconto un aneddoto: l’altro giorno in stazione ero sul binario ad aspettare il treno e mi sono seduta su una panchina libera. Nei miei sogni arriva sempre lui, un giovane affascinante che si siede accanto a me, che con una scusa mi rivolge la parola per conoscermi, magari parlando del tempo, chiedendomi l’ora… E invece no! È arrivata una donna sui quarantacinque anni e, nonostante fossi impegnata a leggere un libro, mi ha interrotto cominciando a discutere dei ritardi dei vari treni, che secondo le statistiche sei su dieci in Italia sono in ritardo e bla bla bla… Tu invece finisci un esame che probabilmente sarà andato alla grande, e cosa ti accade? Il cielo ti premia per i tuoi studi e le tue fatiche inviandoti non uno, non due, non tre ma ben quattro ragazzi che volevano parlarti e conoscerti! E dire che ingegneria dovrebbe essere il paradiso, in questo senso… Invece metà dei maschi sono impegnati a giocare sul cellulare, sul computer, sulla Settimana Enigmistica Una piccolissima parte prende appunti, molti dormono sempre anche in piedi, e tutti, dico tutti – anzi dai siamo buone – il novantanove per cento di loro sono dei pervertiti! Scherzano, fanno battute sceme e disturbano la lezione… Sono dei bambini! E a me ne basterebbe uno, acciderbolina

 

Gaia frequentava Ingegneria Informatica, a dieci minuti di filobus dalla facoltà di economia, vicino all’ospedale civile.

Era la sua migliore amica dal liceo, compagna di mille avventure e soprattutto figuracce compiute insieme, per cui ridevano ancora certe volte raccontandosele.

Il mercoledì a pranzo era tutto per loro: i loro orari delle lezioni erano completamente diversi ma avevano cercato di conciliarli almeno per una pausa a settimana da passare insieme; certe volte poi Gaia andava a seguire qualche lezione da Bianca, o viceversa.

Gaia faceva avanti e indietro con il pullman, da un paese più vicino a Brescia rispetto a Cividate; ogni tanto restava anche a dormire nell’appartamento di Bianca, e le due passavano le serate uscendo e chiacchierando, o guardando qualche puntata di telefilm che appassionava entrambe.

Quella volta si erano accordate di incontrarsi nel bar dell’università in San Faustino, di fronte alla segreteria degli studenti; preparavano dei primi piatti buonissimi, sempre diversi a seconda del giorno.

 

Una volta che cominciava a parlare, Gaia si trasformava in una macchinetta, sembrava che avesse in corpo una carica infinita, delle batterie inesauribili; gesticolava con le mani e si attorcigliava i riccioli corti color miele sulle dita.

Non era affatto noiosa, anzi, qualche volta era spassosissima, eppure finiti i suoi discorsi si preoccupava spesso di averla tediata, e le rassicurazioni di Bianca non bastavano.

Le aveva detto di come aveva conosciuto quei tre nuovi simpatici ragazzi, e lei era partita in quarta commentando, aggiungendo particolari sulla sua vita universitaria. Bianca sapeva che, per quanto all’apparenza di quel discorso Gaia sembrasse stressata dalla sua facoltà, la sua amica fosse contenta della scelta e, sotto sotto, anche delle compagnie che frequentava là. Ovviamente aveva ancora qualche dubbio sul suo futuro, ma ciò era assolutamente normale.

 

«Insomma, Bianchetta mia!»

Quanto odiava quel soprannome! Le ricordava troppo la scolorina (**).

«Hai chiesto il numero ad almeno uno di quei bei maschietti?»

Bianca scosse la testa.

«No? Come ‘No’?! Ma non ti ho insegnato proprio niente io allora! Ascolta, un giorno vengo da te e faccio io una figuraccia, tanto chissà quando mi rivedono…»

«Ma va, la tua è tutta una scusa per conoscerli, dì la verità, Gaia!»

«Ouch, beccata!» Scoppiarono a ridere entrambe.

 

Finito di mangiare, Bianca tirò fuori dalla borsa a tracolla il portatile.

«Guardiamo se sono già usciti i risultati dell’esame…»

«Quello che hai fatto stamattina?»

«Già.»

«Guarda, se il tuo professore è come il mio di informatica, allora puoi stare fresca: avremo l’esame il trentuno e da tempo ci ha detto che ci vorranno mesi prima che lui possa correggere tutte le prove e darci i risultati… Tanto il prossimo appello per la sua materia è a luglio, quindi saperlo presto o tardi non ci cambierà la vita, secondo lui.» Gaia sbuffò.

«Beh, non ha tutti i torti… - la sua amica la guardò male – Toh! Sul sito c’è scritto che le votazioni verranno esposte entro stasera alle 18.30; le soluzioni degli esercizi invece sono già disponibili…»

Si mise a frugare nel giubbotto, estraendo da una tasca un foglietto piegato in quattro.

«Ecco! Vediamo un po’…» disse, iniziando a confrontare i dati.

«Dai! Su! Commenta!» continuava ad esclamare curiosa Gaia.

«È andata bene, i dati sono tutti uguali a parte un segno…»

«Wow, questo vuol dire almeno 29 cara!» gioì l’amica.

«Infatti, anche se quel segno già mi rode…! Aspetta che do un’occhiata anche all’indirizzo della rubrica…»

«Qualche altra mail incredibilmente stupida?»

«Sì, probabile… Anche se negli ultimi tempi ne arrivano anche di più serie… No, ancora lui!» sbottò Bianca.

«Chi? Cosa?»

 

Bianca spostò il portatile di fronte all’amica.

Sullo schermo aveva visualizzato una mail, speditale il giorno prima.

 

 

Da:  < anonymous_xyz @hotmail.it (***)>

A: < caraalba@econews.it >

Oggetto:L'effetto sorpresa è l'essenza del racconto.”Jeffery Deaver

 

Ho saputo che stai avendo successo con questa rubrica.

E dire che pensavo sarebbe stata un’epic fail!

 

Mi è piaciuta la prima risposta, forse leggermente prevedibile…

Dai, prova a sorprendermi la volta prossima! ;)

 

 

 

«È sempre lo stesso che mi dicevi la scorsa settimana?» domandò Gaia.

«Sì, o almeno credo…  È proprio fissato con le citazioni» osservò Bianca.

«Il che non è male, finalmente un uomo che sappia qualcosa che non siano playstation, sport e donne famose!»

«Beh, su quello hai ragione… Ma mi mette su un nervoso! – disse con veemenza – “Leggermente prevedibile… Ma come si permette?! Ci abbiamo lavorato su un pomeriggio intero! E poi guarda l’indirizzo mail: è anonimo, quindi non vuole farsi riconoscere in nessun modo… »

«Uhm, io ancora sono incapace, però magari posso chiedere a qualcuno del mio corso se conosce qualche programmino per rintracciare un po’ di informazioncine…»

«L’ho sempre detto che voi vi state preparando per diventare hacker!»

«No, è un luogo comune della gente, informatica non vuol dire hacker per forza… Forse qualche conoscenza basilare sì, però» concluse Gaia, facendole una linguaccia.

«Ecco, vedi! Comunque lascia stare, non c’è bisogno… Cosa dici, meglio che lo ignoro o gli rispondo?»

Gaia rifletté due secondi. «Uhm… Ci sono! Chiedi se è una ragazza o un ragazzo: nel primo caso, smetti di risponderle; nel secondo, continua!»

Bianca scosse la testa, sorridendo. «Non avevo dubbi che avresti risposto così…»

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 

 

 

Venerdì 21 gennaio 2011,

ore 21.25

 

 

 

 

 

 

 

 

Mancava ancora poco più di una settimana ai cosiddetti ‘giorni della merla’, famosi per essere i più freddi dell’anno secondo la tradizione; eppure, con il riscaldamento acceso in casa, il pigiamone di pile ed una coperta, sdraiata sul divano con il portatile, Bianca non riusciva nemmeno ad immaginare che potesse fare ancora più freddo.

La riscaldava tuttavia – nel senso di rincuorarla – il fatto che avesse già quasi finito la prima sessione d’esami, in netto anticipo rispetto alla fine ufficiale, a metà febbraio: era stata una faticaccia studiare tutte le materie per superare i primi appelli, praticamente le vacanze di Natale non le aveva vissute, se non per quei due giorni di festa quasi obbligatori.

Eppure la soddisfazione ora era grande: le rimaneva un singolo orale, da svolgersi il 26 gennaio, poi sarebbe stata ufficialmente libera fino all’inizio delle lezioni del secondo semestre, il 16 febbraio. Ovvero, venti giorni di puro relax.

Controllò il televideo: non avrebbero trasmesso niente di interessante.

Un po’ come sempre, considerò. Ogni tanto seguiva qualche fiction o vedeva un film, altrimenti la televisione restava spenta e lei godeva della compagnia di un buon libro.

Aveva già preparato e risposto alle domande per la rubrica, avendo ricevuto persino il consenso di Pietro che non aveva cambiato quasi niente.

A proposito della rubrica e a proposito di consigli.

Non aveva ancora seguito quello di Gaia.

Afferrò il portatile che aveva appoggiato sul tavolino di fronte al divano e se lo mise sulle gambe.

La tentazione di rispondere al misterioso anonimo direttamente la settimana prima era stata forte; complice un po’ la contentezza per l’esame superato brillantemente – maledetto in ogni caso quel segno – un po’ per via delle prove ancora da effettuare, aveva lasciato perdere e non aveva più risposto.

Quella sera però l’appassionato di aforismi era tornato a stuzzicarla.

 

 

Da:  < anonymous_xyz @hotmail.it >

A: < caraalba@econews.it >

Oggetto: Offesa…?

 

Mi aspettavo una risposta l’ultima volta, cara Alba!

Non ti sarai offesa…?

 

Non ti fidare di chi ti ha offeso.” – Proverbio italiano

 

 

Bianca si era fermata cinque minuti a ponderare bene cosa scrivere.

Poi aveva deciso di lasciar fare all’istinto.

 

 

Da:  < caraalba@econews.it >

A: < anonymous_xyz @hotmail.it >

Oggetto:

 

Buonasera, a te che ti diverti a mandare e-mail per sfottermi.

Scusami se non ho trovato il tempo di risponderti e ti ho deluso – o delusa?, qualcuno ha di meglio da fare che intasare le caselle di posta altrui.

 

 

Aveva schiacciato il tasto di invio appena finito di digitare l’ultima parola, senza nemmeno rileggere.

Vediamo un po’ se hai la sfrontatezza di scrivermi tu, una risposta.

Risposta che non si fece attendere: mezz’ora dopo, il portatile emise un bip all’apparire, sul monitor, di una finestrella che diceva “1 nuovo messaggio nella Posta in arrivo”.

 

 

Da:  < anonymous_xyz @hotmail.it >

A: < caraalba@econews.it >

Oggetto: :-)

 

Chiedere è lecito, rispondere è cortesia.”

 

Wow, una risposta! Grazie!

Ma rispondi a tutti quelli che ti scrivono o gli altri li ignori?

Oppure è solo una mia esclusiva… Potrei esserne onorato, Dear!

 

Volevo dirti che le risposte dell’ultima uscita sono migliorate, sai?

 

PS: tre messaggini e li consideri “intasare le caselle di posta”?

 

 

Meglio fingere di non aver mai ricevuto neanche una parola o rispondergli per le rime?

Il formicolio delle sue mani era troppo forte per poter essere ignorato, e la faccina sorridente come oggetto del messaggio parecchio canzonatoria.

 

 

Da:  < caraalba@econews.it >

A: < anonymous_xyz @hotmail.it >

Oggetto: RE: :-)

 

Anche a te proprio il sarcasmo non manca,

mister “appassionato di citazioni”.

 

PS: sì, se stressi.

 

 

 ---

 

 

Da:  < anonymous_xyz @hotmail.it >

A: < caraalba@econews.it >

Oggetto: RE: RE: :-)

 

Ammettilo: non sono bellissime? ;-)

 

PS: io non stresso, cosa dici?!

 

 

---

 

 

Da:  < caraalba@econews.it >

A: < anonymous_xyz @hotmail.it >

Oggetto: RE: RE: RE: :-)

 

Tanto per citarti un proverbio, “Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace.”

 

 

---

 

 

Da:  < anonymous_xyz @hotmail.it >

A: < caraalba@econews.it >

Oggetto: RE: RE: :-)

 

Touché (anche se non credo proprio che non ti piacciano gli aforismi).

 

 

 

Bianca si mise le mani nei capelli.

Quel tizio l’avrebbe fatta impazzire.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

(*) – Francesco Bacone;

(**) – la scolorina è il bianchetto o correttore;

(***) – come negli scorsi capitoli, gli indirizzi mail sono del tutto inventati.

 

 

Mi dispiace avervi fatto attendere così tanto per questo capitolo, spero almeno ne sia valsa la pena e via sia piaciuto!

Grazie a tutti coloro che recensiscono, a chi ha inserito la storia nelle seguite e grazie anche ai lettori silenziosi ;)

 

A presto!

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Il Faustino errore ***


 

 

 

Il Faustino errore(*)

 

 

 

 

 

 

 

 

Martedì 15 febbraio 2011,

ore 15.53

 

 

 

 

 

 

 

 

Che barba, si ricomincia.

Le sembrava ieri, eppure erano trascorsi già più di venti giorni dalla data dell’ultimo esame che aveva fatto, dall’inizio delle sue vacanze. Vacanze che erano – purtroppo – terminate: le lezioni del secondo semestre sarebbero riprese il giorno successivo.

Bianca aveva approfittato di quel periodo di relax per andare a trovare la sua famiglia, recuperare le puntate dei telefilm che seguiva, uscire con Gaia ed altri suoi amici, divertirsi e togliere finalmente l’allarme di quella maledetta sveglia che l’aveva fatta alzare sempre alle 7.00. Invece ora avrebbe dovuto reinserirlo, mannaggia.

Anche il giornalino si era preso una pausa, ed il nuovo numero sarebbe uscito soltanto ai primi di marzo; in compenso, Bianca aveva già preparato il suo articolo: almeno non si sarebbe dovuta sorbire le urla isteriche di Pietro, come aveva avuto occasione di ascoltare già una volta, perché un redattore non aveva consegnato nel tempo concordato.

Bip-bip.

Il suono dell’avviso di un nuovo messaggio sul cellulare la distrasse da quei pensieri.

Si alzò dal divano diretta verso il ripiano della cucina, dove aveva messo a caricare il telefono.

1 nuovo messaggio.

Lo aprì,  per scoprire poi che si trattava di Gaia.

Ciao disgraziata! È l’ultimo giorno di vacanza per te e tu dove sei? Aspetta, indovino… Sei a casa! Fuori c’è festa grande per il patrono(**), e tu sei a casa! Per fortuna che ci sono io, che passo a prenderti (a piedi, ma questi sono dettagli). Quindi, fatti trovare pronta tra mezz’ora ;)”.

Non provò nemmeno a contraddirla, la sua ira sarebbe stata più funesta di quella di Achille in persona(***).

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 

 

 

Mercoledì 16 febbraio 2011,

ore 10.35

 

 

 

 

 

 

 

 

Era stato un trauma il doversi alzare prima delle dieci – il suo orario preferito -, fare colazione in fretta e furia per via del suo solito ennesimo ritardo, correre disperata per prendere la linea 10 della filobus per poi – naturalmente – perderla ed attendere la successiva.

Era già un trauma così, ricominciare le lezioni e lo stress mattutino per alzarsi, figurarsi poi con due ore intense di contabilità aziendale! Nella sua testa continuava a sentire la voce di Donatella Rettore che cantava “Dammi una lametta che mi taglio le vene”.

Il professore era un imbecille unico, di quelli che l’unico comportamento in risposta è ridere per non piangere, soprattutto alle sue “barzellette economiste”, come le chiamava lui. Per la serie: il nome è tutto un programma.

In quel momento, a metà lezione, solo uno studente su dieci stava seguendo; gli altri nove? Erano intenti a chiacchierare anche ad alta voce, a dormire spudoratamente sul banco, a leggere tranquillamente il quotidiano gratuito distribuito la mattina, o a tentare di risolvere un complicatissimo sudoku, come lei.

Il professore terminò la spiegazione e guardò l’orologio.

«Va bene ragazzi, è il momento della pausa. Ricomincio tra dieci minuti massimo perché, ricordatelo sempre, chi dorme, non piglia soldi. A dopo.»

Pessima battuta.

Tutti si risvegliarono al suono di quelle parole, alzandosi e dirigendosi all’uscita dell’aula per una boccata d’aria.

Bianca contò i soldi necessari per un caffè e andò verso le macchinette.

Era in fila in attesa del suo turno, quando sentì un tocco sulla spalla sinistra. Si voltò da quel lato ma non vide nessuno.

«Ah! Te l’ho fatta!», disse una voce proveniente dall’altra parte.

Bianca guardò il ragazzo a cui apparteneva quella voce, e riconobbe Enzo, uno degli amici di Pietro, sulla cui faccia aleggiava ancora un ghigno per lo scherzetto riuscito.

«Scusa ma non ho resistito.»

«Tranquillo, nessun problema – ammise lei – Ci casco sempre e quindi ci sono abituata.»

Lui sorrise. «Uffa, allora non ci proverò più gusto. Sei in pausa?»

«Sì, da contabilità. Ma forse sarebbe meglio dire che è come se fossi ancora in vacanza, con la mente.»

«Già, ti capisco.»

«E tu? Lezione o studio?» gli chiese, rigirandogli la domanda mentre prendeva la sua bevanda preferita dal distributore.

Lui si passò una mano in testa, scompigliandosi i capelli biondi. «Studio. Più o meno. Più “meno” che “più”. Troppe distrazioni.»

Lei rise.

«Per esempio?»

«Per esempio una biondina seduta al tavolo di fronte al mio, con un vestitino con le spalline che a malapena le arriva a metà coscia. A metà febbraio. I miei ormoni mica sono in letargo come gli orsi, tutt’altro!» esclamò lui, ordinando un cappuccino.

Bianca scoppiò a ridere. Non si era scordata dell’esuberanza di Enzo, forse era per quella ragione che riusciva a chiacchierarci insieme così spontaneamente, nonostante lo conoscesse da poco.

«Ed, ovviamente, continuava ad accavallare le gambe!» proseguì lui.

«Ovviamente! – ripeté lei sempre ridendo, poi controllò l’ora sul cellulare – Ops, devo scappare, pausa terminata!»

Enzo prese il suo bicchiere. «Tornerò a guardare la biondin… ehm, volevo dire, tornerò a studiare.»

«Certo certo…»

«Ah, Bianca, quasi dimenticavo! – disse lui battendosi una mano sulla fronte – Eri tu ieri pomeriggio assieme ad un’altra ragazza, sotto i portici in piazza Loggia?»

«Sì, può essere… Ero da quelle parti verso le cinque.»

«Allora ti abbiamo vista! Eravamo anche io e i ragazzi in giro per la festa del patrono… Molto carina la tua amica! È single?»

«Oddio, ma allora gli altri hanno ragione, pensi solo a quello!»

«Cosa ci posso fare, sono un maschio!» cercò di giustificarsi lui.

Bianca rifletté un secondo.

Gaia avrebbe voluto conoscerli, gliel’aveva già detto, quindi perché non sfruttare quella coincidenza?

«Sì, è single.»

«Perfetto! Quando me la presenti? Magari è la donna della mia vita.»

Lei scosse la testa. «Ci vediamo, Enzo!»

È proprio irrecuperabile, pensò sorridendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 

 

 

Mercoledì 16 febbraio 2011,

ore 17.22

 

 

 

 

 

 

 

 

Prima giornata del nuovo semestre conclusa.

Dopo essersi fatta una doccia, Bianca aveva afferrato il suo portatile per sistemare alcuni appunti, quei pochi che era riuscita a prendere quella mattina; come di consueto, aveva anche controllato la posta elettronica.

Mister “appassionato di aforismi” o “aforista”, come lo chiamavano lei e Gaia, si faceva sentire regolarmente almeno due volte alla settimana.

Lei era ormai avvezza a ricevere puntualmente qualche frase ironica, forse lui aveva ormai accettato le sue risposte sarcastiche. Purtroppo, Bianca non aveva ancora idea di chi lui potesse essere.

Dai toni provocatori delle prime e-mail, erano passati a delle conversazioni “civili” e normali, come quelle di due conoscenti. Non le era più antipatico come all’inizio, e non credeva che fosse un maniaco o un pervertito; era piuttosto intelligente, ma lei stava attendendo comunque un suo errore per capire qualcosa in più.

 

16 nuovi messaggi da leggere.

Rubrica, rubrica, rubrica… Oh, eccolo, il mister, pensò Bianca, cliccando sul messaggio del misterioso ragazzo inviatole qualche ora prima.

 

 

Da:  < anonymous_xyz @hotmail.it >

A: < caraalba@econews.it >

Oggetto: Sempre qualcosa di nuovo, di rado qualcosa di buono.

 

Semestre nuovo: la sveglia ti ha ucciso stamani? :P

 

 

La mattina mangia pane e simpatia, questo qui.

 

 

Da:  < caraalba@econews.it >

A: < anonymous_xyz @hotmail.it >

Oggetto:

 

Buonasera, aforista.

Ti rispondo con una citazione (non è “colta” come le tue, quindi evita pure di sforzarti per scrivere una critica :P ): “Si ma la sveglia smette di suonare quando la sbatto al muro e mi da il tempo di riaddormentarmi.” – Lorelai Gilmore, Una mamma per amica.

 

 

La risposta di lui non si fece attendere.

 

 

Da:  < anonymous_xyz @hotmail.it >

A: < caraalba@econews.it >

Oggetto: “Di notte leoni, di giorno…

 

…finisci pure tu il proverbio!

 

 

Ah-ah-ah, gentilissimo proprio.

 

 

Da:  < caraalba@econews.it >

A: < anonymous_xyz @hotmail.it >

Oggetto: E tu …

 

… che ne sai di cosa faccio io?

 

 

Trenta secondi dopo.

 

 

Da:  < anonymous_xyz @hotmail.it >

A: < caraalba@econews.it >

Oggetto: RE: “Di notte leoni, di giorno…

 

Era solo una supposizione... Vista la tua risposta ci ho azzeccato, evidentemente.

 

 

 

Da:  < caraalba@econews.it >

A: < anonymous_xyz @hotmail.it >

Oggetto:

 

… il solito presuntuoso che pensa troppo.

 

 

 

Da:  < anonymous_xyz @hotmail.it >

A: < caraalba@econews.it >

Oggetto: RE: RE:

 

Dai, in fondo era abbastanza prevedibile: ieri c’era la festa del patrono, cara Alba! Probabilmente sarai stata in giro fino a tardi a divertirti, a gironzolare per la città, a guardare le vetrine sotto i portici, a mangiare qualche frittella e sarai andata a dormire tardi…

 

 

Bianca notò ancora quel “cara Alba!” in corsivo, come se lui volesse evidenziarlo….

 

 

Da:  < caraalba@econews.it >

A: < anonymous_xyz @hotmail.it >

Oggetto: Ho paura.

 

Hai azzeccato quasi tutto, aforista.

 

 

 

L’aforista aveva indovinato quasi tutto ciò che lei aveva fatto il pomeriggio e la sera precedenti: aveva davvero un intuito così sviluppato oppure…?

Bianca aveva appena inviato l’ultima mail, quando si bloccò all’improvviso, e delle parole le vennero in mente.

 

«Ah, Bianca, quasi dimenticavo! – disse lui battendosi una mano sulla fronte – Eri tu ieri pomeriggio assieme ad un’altra ragazza, sotto i portici in piazza Loggia?»

«Sì, può essere… Ero da quelle parti verso le cinque.»

«Allora ti abbiamo vista! Eravamo anche io e i ragazzi in giro per la festa del patrono…»

 

Andò a rileggere l’ultima mail di lui, trovando una corrispondenza.

 

«Probabilmente sarai stata in giro fino a tardi a divertirti, a gironzolare per la città, a guardare le vetrine sotto i portici, a mangiare qualche frittella e sarai andata a dormire tardi…»

 

Eccola, la défaillance che aspettavo…

Possibile che fosse solo una coincidenza?

Si mise a riflettere.

Enzo aveva detto “io e i ragazzi”, pertanto chi avrebbe potuto intendere? Qualcuno che probabilmente conosco o ho conosciuto…

Pensandoci bene, le uniche persone che aveva in comune con il biondino erano Pietro e gli altri due redattori, Nino e Carlo.

Un momento: erano dei redattori.

Perciò potevano benissimo sapere di me come Bianca e non come Alba… Ecco spiegato il motivo di scrivermi sempre in corsivo quel nome!

Nella lista dei plausibili “aforisti” comparivano Pietro, Enzo, Nino e Carlo.

Escluse subito i primi due: Pietro aveva lavorato a fondo con lei per pubblicare delle risposte adeguate, non riteneva possibile che avesse creato un account per criticarla contemporaneamente; Enzo… beh, Enzo non ce lo vedeva a fare il pungente rompiscatole, e poi non si sarebbe fatto scappare in una mail quel particolare.

Rimanevano gli altri due, che aveva visto di sfuggita qualche volta e basta.

Si pentì di non aver fatto qualche domanda ad Enzo quella mattina, forse avrebbe potuto scoprire qualche particolare in più.

E non avrebbe saputo come fare per introdurre di nuovo quell’argomento con lui senza destare sospetti.

Di colpo, le venne un’idea.

Prese il cellulare e compose un messaggio.

Novità del giorno: ti sto organizzando un appuntamento al buio. Ti farò un’offerta che non potrai rifiutare (****).

Destinatario: Gaia.

 

Invio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

(*) e (**) – come già detto in un capitolo precedente, San Faustino è il patrono della città di Brescia; il titolo è un gioco di parole: “fausto” è sinonimo infatti di “fortunato”, “propizio” e “favorevole”.

(***) – commento direi quasi inutile: riferimento all’Iliade di Omero.

(****) – frase celebre de Il Padrino di Francis Ford Coppola.

 

 

Dopo mesi sono riuscita a scrivere l’aggiornamento, scusate!

Spero – soprattutto per voi – di finire il prossimo capitolo più velocemente.

Grazie a yunas e _Jessica per aver commentato ed inserito la storia nelle seguite, e un ringraziamento anche ai lettori silenziosi.

 

A presto!

 

 

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