la vita riserva molte sorprese

di FuckingPerfect
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'inizio di tutto ***
Capitolo 2: *** iniziava l'inferno ***
Capitolo 3: *** e come se non bastasse... ***
Capitolo 4: *** uno bagliore di luce ***



Capitolo 1
*** l'inizio di tutto ***


La vita riserva sorprese Sono una ragazza di venti anni e vengo da Parigi e mi chiamo Cintià. Sono la classica francesina capelli castani occhi verdi e nasino all'insù. Mi sono trasferita in Italia sette anni fa. La mia vita è stata molto particolare ma proverò a raccontarvela. Nacqui a Parigi nel 1991 da padre italiano Lorenzo e madre francese Monique. La storia dei miei genitori sembra quasi un romanzo. Lui venne a Parigi in vacanza quando aveva neanche diciassette anni e incontrò mia madre. Lei era bellissima sembrava un'attrice... un'attrice di quelle che si invidiano per la loro terribile perfezione. Il loro incontro fu fatale per entrambi, si innamorarono immediatamente l'uno dell'altra. Lui scappava varie volte da casa, prendeva il treno e raggiungeva mia madre per stare anche solo trenta minuti a guardarla. Si frequentarono molto tempo, poi annunciarono il fidanzamento, a Parigi quando ci si fidanza ufficialmente significa che si è prossimi alle nozze, infatti dopo neanche 5 mesi si sposarono. La mia nascita avvenne dopo ben tredici anni di matrimonio, in quegli anni viaggiarono quasi tutto il mondo New York, Mosca, Roma, Pechino e tantissime altre città. Stanchi di viaggiare e di non avere una casa si trovarono un piccolo appartamento in centro a Parigi. Il 14 febbraio 1991 venni alla luce proprio in quel appartamento. Monique aveva sempre avuto il terrore degli ospedali li riteneva poco igenici e forse anche perchè aveva il terrore di contrarre malattie. Fin da subito io nutrii un amore morboso verso mia madre. Era come se quel cordone ombelicale non fu mai spezzato, vivevamo in simbiosi. Lei era un po' possessiva ma a me piaceva il suo modo di fare la gelosia che nutriva verso di me, mi piacevano le sue attenzioni. All'età di otto anni la mia vita per così dire perfetta cambiò radicalmente

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Capitolo 2
*** iniziava l'inferno ***


Marzo 1998 lei morì. Un giorno passandosi le mani tra i capelli sentì sulla nuca di avere un rigonfiamento, non gli diede peso. Poche settimane dopo cominciava a dimenticare ciò che doveva fare, se si trovava per strada dimenticava dov'era o dove doveva andare o peggio ancora dimenticava la strada per tornare a casa. Di rado aveva allucinazioni. Mi ricordo che un giorno corse fuori di casa urlando che la casa stava andando a fuoco che dovevamo scappare. Consultammo molti dottori ma tutti ci diedero la stessa risposta “Non Possiamo operare la signora il cancro è in una posizione difficile e in più è molto diramato... ci dispiace”. Io ero piccola... Troppo piccola per perdere la madre in quel modo... Ma fu inevitabile. Io passavo tutti i pomeriggi a casa non volevo staccarmi da quel letto che presto si sarebbe ingoiato la vita di mia madre... Non volevo sprecare neanche un minuto facendo altro che non fosse stare vicino a lei, stringerle la mano, farle capire che io le volevo bene veramente. Mio padre si consumava sempre di più. Si stava spegnendo insieme a lei. Vedendo mia madre immobile ad un letto perchè era arrivata ad uno stato vegetativo e mio padre in condizioni pietose mi resi conto che stava arrivando la fine... Mia madre inevitabilmente morì portandosi dietro la felicità e il buon umore che c'era sempre stato. Io avevo otto anni continuai a vivere con mio padre, un uomo consumato che dimostrava vent'anni in più di quelli che aveva. Ma le cose peggiorarono sempre di più mio padre cadde in depressione e nell'alcool passai cinque anni di inferno tra botte e insulti, mio padre non era più quello che mi rimboccava le coperte. In casa mia all'età di tredici anni c'era una libertà assoluta, io entravo e uscivo quando volevo come in un hotel, così conobbi nuova gente nuove amiche se si possono chiamare così. Alèx era una di quelle. Una ragazza libera di quindici anni il suo modo di vestire e di atteggiarsi faceva si che tutti le davano molti anni in più e molta popolarità. L'avevo conosciuta a una festa, quella sera ero uscita di casa perchè mio padre era più ubriaco del solito e io non lo sopportavo più. Quella sera mi colpì subito il vestiario di Alex tanto da farle notare che io la fissavo. Indossava un tubino nero di pelle con sotto delle calze a rete e calzava dei tacchi vertiginosi mi ricordava una donna che stava sulla statale a sventolare una borsetta. A un certo punto si avvicinò mi guardò dritto negli occhi e mi disse “vieni con me...” mi porto in un posto più calmo dove si poteva parlare e mi chiese -“tu chi sei?” io risposi un po' titubante -”ehm io mi chiamo Cintià” e lei -”bene bene andiamo a ballare”, mi prese per manoe mi portò in mezzo alla gente e cominciò a ballare come una ballerina in un locale che sventola le mutante. Alèx era completamente diversa da me ma mi piaceva cominciammo a uscire insieme, cominciai a cambiare, diventai più sfacciata, più sensuale nel movimenti, più femminile. E mi piaceva. Uscivamo tutte le sere, trovavamo sempre un party a casa di qualcuno o un bar aperto. Noi crescevamo avevamo sperimentato quasi tutto volevamo provare emozioni diverse ed è lì che feci le più grandi cazzate. Rubavamo nei negozi, ci facevamo gli spinelli, partecipavamo a corse clandestine di macchine e moto, facevamo uso di stupefacenti. Io non ero più in grado di gestire la mia vita... era le che gestiva me... A piccoli passi arrivammo anche alla cocaina, uscivamo sperando di trovarla. Volevamo sballarci farci di brutto... Ma la situazione stava sempre più degenerando, ci era scappata dalle mani.

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Capitolo 3
*** e come se non bastasse... ***


Una sera del 2007 io e Alèx siamo uscite siamo andate a casa di un amico, un pucher era rifornito bene aveva marijuana cocaina e altra roba un po' più pesante come LSD o funghi allucinogeni. Aléx sembrava in paradiso, era al settimo cielo. Prese un po' di coca poi ancora un po' e poi ancora fino a quando cadde a terra con la bava alla bocca, non mi dimenticherò mai di quella scena. Mi piombai su di lei cercando di rinvenirla ma era troppo tardi... Overdose. Tutti scapparono dalla casa io non sapevo cosa fare. Qualcuno chiamò la polizia e io finì al commissariato. Dopo alcune settimane dall'accaduto mi ritrovai gli assistenti sociali in casa mi volevano portare via da mio padre, e forse era un bene, mettermi in una sorta di comunità di riabilitazione, e questo non so quanto poteva essere un bene. Da quella cazzo di comunità ho cercato di scappare non si sa quante volte ma era a dir poco impossibile.

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Capitolo 4
*** uno bagliore di luce ***


Alla fine mi abituai a tutto e mi trovavo anche bene e fu lì che scoprì il mio amore per la danza. Vicino allo stabilimento in cui io stavo c'era una scuola di danza classica io dalla finestra potevo assistere alle lezioni e in camera provavo a fare quei passi così eleganti e maestosi. Sempre da quella finestra vedevo anche il maestro un uomo così affascinante che probabilmente faceva perdere la testa alla maggior parte delle ragazze che frequentavano il corso. Volevo andare là volevo imparare a danzare e soprattutto volevo danzare con lui... Passarono mesi e io sempre alla finestra a guardare i ballerini volteggiare e io per quanto potevo ballavo davanti allo specchio proprio come facevano loro. Mi correggevo da sola e provavo sempre guardandomi e guardando come facevano loro poi un giorno decisi di andare nell'ufficio del mio tutor e chiedergli se potevo frequentare quella scuola di danza. La risposta fu sorprendente e io ne fui felicissima. Dopo pochi mesi riuscì a entrare nella scuola mi impegnavo come non avevo mai fatto. Danzare mi rendeva felice, serena, mi dava una sensazione di pace, emozioni che ormai non provavo più da molto tempo... Diventavo sempre più brava provavo sempre mi dedicavo alla danza totalmente, era divenuta una valvola di sfogo, sembrava quasi che volevo attirare l'attenzione del maestro e se era quello l'obbiettivo lo avevo raggiunto. Entro pochi mesi Raphael, il mio insegnante, mi chiese di uscire, da lì cominciammo a frequentarci sempre di più.

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